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Periodico di informazione musicale dell’Associazione Amici del Carlo Felice e del Conservatorio N. Paganini Autorizzazione del Tribunale di Genova del 22/1/92 Carlo Felice: si riparte ma… A l Don Giovanni spetta dunque aprire la mini stagione lirica del Carlo Felice, improntata al più che sicuro baluardo del repertorio. La crisi è evidente, i problemi del Carlo Felice oggetti- vi ed arcinoti, ma nessuno sembra avvertire come pro- blema il fatto che la maggioranza degli ex enti lirici pro- ducano sempre gli stessi titoli ripetuti stancamente da una stagione all’altra. Vien da rimpiangere i tempi non troppo lontani in cui piccoli teatri periferici proponevano inaspet- tatamente inconsuete delizie. Ma il reperto- rio appaga come scri- ve Mario Bortolotto nel suo bel compen- dio di articoli “Corri- spondenze”: “Del re- sto pare che il pubbli- co li gradisca (gli stes- si titoli!!) o almeno che non ammetta il minimo allargamento! Succede un po’ do- vunque come all’Are- na di Verona: o il Na- bucco (con coro bis- sato) o i mangiatori di cocomero si eclissa- DINO BURLANDO ORAFO Pezzi unici di laboratorio 16121 GENOVA - PIAZZA COLOMBO, 3/10 TEL. E FAX 010 589362 [email protected] Il dissoluto punito (purtroppo!!!) S e il banchetto di Don Giovanni offre piatti pre- libati, con succulenti fagiani annaffiati da un ottimo marzimino, il menù che propone il Carlo Felice per la fine del 2012 e il primo scorcio di 2013 è assai più modesto, riso in bianco, pollo ai ferri e acqua minerale. La stagione lirica, lunga- mente attesa, inizia a giorni proprio con il libertino personaggio mozartiano e regala pochi titoli ben co- nosciuti dai melomani genovesi, da “Turandot” a “Macbeth”, da “Rigoletto” a “Traviata”. Il tutto, per la verità, impreziosito da qualche buon nome fra le bacchette e fra le voci. Di questi tempi bisogna accontentarsi: fino a qual- che settimana fa era reale il rischio che il sipario po- tesse rimanere abbassato. Certo da troppi anni, or- mai, si spera in una rinascita e si è invece costret- ti, ogni volta, a rinviarla ad altra data. Segni di stan- chezza affiorano ovunque. Molti melomani guardano con interesse altrove, emigrano chi a Torino, chi a Nizza. La Giovine Orchestra Genovese ha significati- vamente incrementato i propri abbonati. Il rischio di un abbandono da parte del pubblico è reale e va scongiurato in ogni modo. E del resto anche all’in- terno del Torrione si respira un’aria di stanchezza e di rassegnazione. Si torna alla gestione ordinaria, al- lo scadere dei due anni di contratti di solidarietà, ma mancano certezze sul futuro anche immediato. Il Teatro mandi, insomma, segnali concreti di fi- ducia. Ma anche la città, con le sue forze econo- miche, pubbliche e private, deve raccogliere la sfi- da e ricordare che il teatro è, prima di tutto, un be- ne della collettività. Roberto Iovino n. 104 - Novembre 2012 Simone Alberghini, Don Giovanni Lorenzo Costa (continua in seconda pagina)

Carlo Felice: Il dissoluto punito · 2019. 9. 16. · Don Giovanni è stato ambientato nelle epoche e nei luoghi più di-sparati, senza (a dispetto dei po-veri diavoli che ad ogni

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Page 1: Carlo Felice: Il dissoluto punito · 2019. 9. 16. · Don Giovanni è stato ambientato nelle epoche e nei luoghi più di-sparati, senza (a dispetto dei po-veri diavoli che ad ogni

Periodico di informazione musicale dell’Associazione Amici del Carlo Felice e del Conservatorio N. PaganiniAutorizzazione del Tribunale di Genova del 22/1/92

Carlo Felice: si riparte ma…

A l Don Giovanni spetta dunque aprire la ministagione lirica del Carlo Felice, improntata alpiù che sicuro baluardo del repertorio.

La crisi è evidente, i problemi del Carlo Felice oggetti-vi ed arcinoti, ma nessuno sembra avvertire come pro-blema il fatto che la maggioranza degli ex enti lirici pro-ducano sempre gli stessi titoli ripetuti stancamente dauna stagione all’altra. Vien da rimpiangere i tempi non

troppo lontani in cuipiccoli teatri perifericiproponevano inaspet-tatamente inconsuetedelizie. Ma il reperto-rio appaga come scri-ve Mario Bortolottonel suo bel compen-dio di articoli “Corri-spondenze”: “Del re-sto pare che il pubbli-co li gradisca (gli stes-si titoli!!) o almenoche non ammetta ilminimo allargamento!Succede un po’ do-vunque come all’Are-na di Verona: o il Na-bucco (con coro bis-sato) o i mangiatori dicocomero si eclissa-

DINO BURLANDOORAFO

Pezzi unici di laboratorio16121 GENOVA - PIAZZA COLOMBO, 3/10

TEL. E FAX 010 [email protected]

Il dissoluto punito(purtroppo!!!)

Se il banchetto di Don Giovanni offre piatti pre-libati, con succulenti fagiani annaffiati da unottimo marzimino, il menù che propone il

Carlo Felice per la fine del 2012 e il primo scorciodi 2013 è assai più modesto, riso in bianco, polloai ferri e acqua minerale. La stagione lirica, lunga-mente attesa, inizia a giorni proprio con il libertinopersonaggio mozartiano e regala pochi titoli ben co-nosciuti dai melomani genovesi, da “Turandot” a“Macbeth”, da “Rigoletto” a “Traviata”. Il tutto, perla verità, impreziosito da qualche buon nome fra lebacchette e fra le voci.Di questi tempi bisogna accontentarsi: fino a qual-

che settimana fa era reale il rischio che il sipario po-tesse rimanere abbassato. Certo da troppi anni, or-mai, si spera in una rinascita e si è invece costret-ti, ogni volta, a rinviarla ad altra data. Segni di stan-chezza affiorano ovunque. Molti melomani guardanocon interesse altrove, emigrano chi a Torino, chi aNizza. La Giovine Orchestra Genovese ha significati-vamente incrementato i propri abbonati. Il rischio diun abbandono da parte del pubblico è reale e vascongiurato in ogni modo. E del resto anche all’in-terno del Torrione si respira un’aria di stanchezza edi rassegnazione. Si torna alla gestione ordinaria, al-lo scadere dei due anni di contratti di solidarietà, mamancano certezze sul futuro anche immediato. Il Teatro mandi, insomma, segnali concreti di fi-

ducia. Ma anche la città, con le sue forze econo-miche, pubbliche e private, deve raccogliere la sfi-da e ricordare che il teatro è, prima di tutto, un be-ne della collettività. Roberto Iovino

n. 104 - Novembre 2012

Simone Alberghini, Don GiovanniLorenzo Costa

(continua in seconda pagina)

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la lirica

no”. Su quattro titoli forse osarneuno fuori repertorio avrebbe forsepotuto pagare, anche se siamo aGenova, dove i più per musicacontemporanea intendono Stra-vinsky, Ravel, Prokofiev ecc.Ritorna El Burlador in veste

Mozartdapontiana e certamenteritorna un capolavoro assolutoper sublimità di scrittura, per ca-pacità rivelatrici di un’epoca eper contemporaneità ed univer-salità di messaggio. Non a casoDon Giovanni è stato ambientatonelle epoche e nei luoghi più di-sparati, senza (a dispetto dei po-veri diavoli che ad ogni novità siindignano) perdere mordente esignificato come accadrebbe atante altre opere.Fiumi di parole sono stati scrit-

ti sull’opera tanto cara, assurta amodello di riferimenti etici altri edulteriori e pagine memorabili fu-rono a lei dedicate da penne insi-gni quali quelle di Wagner e so-prattutto quelle di Soren Kirge-gaard e Massimo Mila (illuminan-te il suo Lettura del Don Giovan-ni, assolutamente da leggere). Inpiù il dongiovannismo è un com-portamento semi patologico de-scritto nei manuali di psicologia,ricordo che anni fa perfino l’an-nuale meeting di Comunione e Li-berazione fu intitolato a Don Gio-vanni. Un mito universale, un archeti-

po (positivo o negativo), un simbo-lo, un personaggio rivelatore diutopie nuove e moderne? Chi haletto Tirso De Molina, Molière econosce a memoria la partitura diMozart ed il libretto di Da Pontesa che nelle intenzioni di tali si-gnori Don Giovanni è un “burla-dor”, un gaudente, un amante del-la vita, determinato e coerente.Mozart, alieno da propositi filo-

sofici ed utopistici (il primo ad in-trodurre l’idea di utopia universa-listica nella musica sarà Beetho-ven), dipinge con la genialità su-prema del proprio estro e con lasapienza indicibile della propriatecnica, pagine memorabili che ri-

traggono con evidente simpatia ilprotagonista ed il suo ambivalen-te servitore. La tensione alla qua-si parodia e l’incombere della tra-gedia, quasi esagerata, sono ladiade in cui Mozart (e Da Ponte)inquadrano i due, affiancandoli aduno stuolo di comprimari di diver-sa statura. Donna Anna e Don Ottavio so-

no la rappresentazione della cop-pia nella sua declinazione più ov-via e scontata ed anche la musi-ca li fotografa come tali. Don Ot-tavio è noioso come noiose sonole sue arie ed i suoi interventi,musicali e verbali, Donna Annavola su pagine musicali più ispira-te ma rimanda di continuo il ma-trimonio con il suo cicisbeo comeda copione, mentre già discorsodiverso riguarda Masetto e Zerli-na. Di freschezza prorompente lacontraddanza che per prima li in-troduce “Giovinette che fate all’a-more” (Contraddanza è l’italianiz-zazione di country dance!) e Zerli-na è protagonista di uno dei nu-meri più celebri dell’opera quelduetto basato su una progressivatensione verso il desiderio che sirisolve nel catartico (anche armo-nicamente) “Andiam andiam miobene…” interrotto da Donna Elvi-ra “Fermati scellerato”. Anche Masetto è figura reale e

simpatica e ci svela tutta la suanaturalezza nella scena del trave-stimento, in quel memorabilescambio di battute tra lui e DonGiovanni travestito da Leporello.C’è poi Donna Elvira dal cuore

spezzato ma ancora attratta dalseduttore. Per lei pagine di altis-

sima ispirazione ma che sono lon-tane mille miglia dalle vette musi-cali che Mozart crea per Don Gio-vanni e Leporello. Magicamentedipinti i due singolarmente ed in-sieme (L’incipit del Secondo atto“Eh via buffone eh via buffone nonmi seccar!” è gioiello assoluto nel-la sua immediatezza, così comela scena nel cimitero “Oh statuagentilissima” irresistibile nellascorrevolezza “inevitabile” del flui-re musicale). Impossibile citare e descrivere

tutti i vertici di quest’opera, limi-tiamoci a ricordare il variegato fi-nale primo e la scena pre finale,quella che vede l’alternarsi di DonGiovanni prima con Leporello, poicon Donna Elvira poi con il Com-mendatore, un alternarsi datodalla più nobile mutevolezza delfluire musicale che fa sfigurare adesempio il Finale vero e proprio,necessaria appendice ma di qua-lità imparagonabile rispetto ai ba-gliori disseminati nella partitura.Don Giovanni privo di dubbi,

Don Giovanni privo di zone emo-tive doloranti, Don Giovanni de-terminato a conquistare il piùpossibile è personaggio di disar-mante attualità e Mozart credoabbia tradotto la sua simpatia inmusiche che sono tra i vertici ditutta la musica scritta. Quindi Don Giovanni, impeniten-

te e divertito conquistatore, rap-presenta in modo giocoso l’esserediversi, il pensare diverso, il viverediverso ed in questa sua dimen-sione è portatore di un’universa-lità auspicata ed auspicabile.

Lorenzo Costa

(segue dalla prima pagina)

Il dissoluto punito(purtroppo!!!)

Teatro Carlo Felice, 24 novembre, ore 20.30W.A. Mozart, Don Giovanni

Giovanni Di Stefano, direttoreElisabetta Courir, regiaGuido Fiorato, scene e costumi

Con:Andrea Concetti e Simone Alberghini (Don Giovanni), Jessica Pratt eEsther Andaloro (Donna Anna), Paolo Fanale (Don Ottavio), Luigi Roni (ilCommendatore), Sonia Ganassi e Mina Yamazaki (Donna Elvira), Mau-rizio Nuraro e Domenico Balzani (Leporello), Vassiliki Karayanni (Zerli-na), Francesco Verna (Masetto).

Repliche:martedì 27 e venerdì 30 novembre, sabato 1 e domenica 2 dicembre.

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l’intervista

I l prossimo 24 novembre,Giovanni Di Stefano salirà sulpodio del Carlo Felice per di-

rigere “Don Giovanni” di Mozart,già proposta al Priamar di Savonala scorsa estate nell’ambito di unacollaborazione fra l’Opera Giocosae il teatro genovese.Attivo come direttore dal

1985, Di Stefano ha studiato conBernstein, Marvulli, Ferrari, Cou-raud e Ferrara. E’ stato assisten-te di Gandolfi, De Bernart, Gavaz-zeni.Contemporaneamente all’atti-

vità di direttore d’orchestra si èoccupato attivamente di organiz-zazione musicale.Attualmente è direttore artisti-

co dell’Opera Giocosa e titolaredella cattedra di esercitazioni or-chestrali al Conservatorio “G.Puccini” di La Spezia.“Sono molto contento di questa

collaborazione e spero che prose-guirà anche in futuro - dice Gio-vanni Di Stefano – Per la verità, sitratta di una coproduzione a treperchè l’opera mozartiana verràreplicata anche l’11 e 12 dicem-bre al Teatro Sociale di Rovigo. Lacollaborazione tra i tre teatri (Ope-ra Giocosa di Savona, Teatro CarloFelice di Genova e Teatro Sociale diRovigo) nasce proprio da una vo-lontà di mettersi insieme in mododa creare una sinergia. Questa in-tenzione è già stata messa in attodue anni fa quando l’Orchestra delTeatro Carlo Felice inaugurò la sta-gione estiva del Priamar.”

Qual è la sua visione musicaledel Don Giovanni?“Come tutta la musica scritta

Di Stefano: dalla Giocosa al Carlo Felice nel nome di Amadeusda Mozart, “Don Giovanni” è in-nanzitutto un’opera molto difficilea livello direttoriale. Personalmen-te ritengo che non si possa nontenere conto dell’insegnamentodei grandi direttori del passato(come Böhm o Furtwaengler) iquali hanno fatto scuola a tutti idirettori più importanti di oggi. Ioparto proprio dalle esecuzioni sto-riche per avvicinarmi a quest’ope-ra, ma ritengo che pur avendo bi-sogno di una idea filologica si deb-ba cercare un’interpretazione vici-na agli anni in cui viviamo.”

È la prima volta che dirige alTeatro Carlo Felice?“Si, è la prima volta, anche se

in passato mi avevano già contat-tato ma poi il progetto non ebbealcun esito”.

Da nove anni è direttore arti-stico del Teatro dell’Opera Gio-cosa; com’è la situazione della li-rica a Savona?“Io credo che i teatri più picco-

li, come il nostro, abbiano il com-pito di ricercare e lanciare giova-ni cantanti e nello stesso tempoallargare gli orizzonti dei titoli pro-posti. È quello che facciamo pro-ponendo lavori nuovi, non di re-pertorio, durante i mesi invernali,mentre nella stagione estiva pun-tiamo su opere più conosciute ov-viamente per ragioni turistiche.”

È direttore a Savona, abita aGenova e insegna a Spezia. Co-nosce, insomma la realtà ligure.Secondo lei cosa si potrebbe fa-re a livello regionale per l’operae per la musica in generale?“La mia idea è di creare un pal-

coscenico della Liguria nei mesi

... dal Kindergarten alla Maturità.Divertirsi da piccoli per essere internazionali da grandi

Via Mylius 1, 16128 GenovaTel. 010564334 - E-mail: [email protected] - Homepage: www.dsgenua.de

estivi, durante i quali non succedenulla dal punto di vista lirico-sinfo-nico. Anni fa esistevano ad esem-pio i Balletti di Nervi, i quali furo-no creati per primi e rimasero alungo gli unici in tutta Italia ed era-no famosi a livello mondiale.Adesso non esistono più.Bisognerebbe avere il coraggio

di unire le forze. Anche i Conser-vatori, secondo me, dovrebberoprodurre qualcosa da portare ingiro per il territorio.”

Un ricordo di Bernstein...“Nel 1989 Leonard Bernstein

fece un corso di direzione d’or-chestra a Roma e io ebbi l’onoredi essere tra gli otto allievi effetti-vi. Fu un’esperienza stupenda, miricordo che faceva esempi spa-ziando in tutto il repertorio sinfo-nico non soffermandosi mai su ununica cosa: questo dimostrava lasua vastissima conoscenza.Un’altro ricordo della sua ine-

stimabile lezione è che ritenevanon importante la gestualità in undirettore d’orchestra ma sola-mente ciò che si ha dentro e siriesce ad esprimere.”

Carolina Pivetta

Giovanni Di Stefano

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l’approfondimento

I l modello innovativo e sorpren-dentemente efficace propostoda Richard Wagner sconvolse

profondamente il modo di “fare musi-ca” europeo. Anche i francesi non nefurono immuni, attratti in particolarmodo dalle innovazioni armoniche edalla tecnica del Leitmotiv; da qui i lo-ro frequenti pellegrinaggi a Bayreuth,finalizzati all’apprendimento dei nuovi“trucchi del mestiere”. Quando De-bussy, dopo un estenuante lavoro dirifinitura, portò infine in scena il suoPelléas et Mélisande (1902), serven-dosi del testo del poeta simbolistaMaeterlinck, c’era dunque incertezzatra il pubblico… legittima l’attesa di chisi aspettava un’opera di struttura wa-gneriana, come di chi pronosticava lareviviscenza della forme tradizionalidell’opera francese. Fu un evento sen-za precedenti. Lo sviluppo conseguen-te di situazioni narrative e musicali erasostituito dalla giustapposizione di mo-menti emozionali isolati: non più arie epezzi chiusi, ma un declamato melodi-co sostenuto da un’orchestra di un’i-nedita ricchezza timbrica. Debussy non si accontentò dell’a-

bolizione degli schemi operistici con-sueti, ma scardinò anche la dramma-turgia tradizionale. I cinque atti dell’o-pera consistevano in vari episodi checoglievano solo alcuni momenti dellavicenda, collegati tra loro da interluditra ciascun atto. Significativo il con-fronto con Tristan und Isolde, l’operawagneriana tradizionalmente acco-stata al Pelléas: in Debussy ci sonoatmosfere brumose, personaggi dallafragile psicologia alla ricerca di un de-stino a loro stessi ignoto … dominanosilenzi là dove (in Wagner) le parole in-

calzano … si nota una semplicità qua-si infantile, là dove la passione è spa-smodica … Mélisande muore senzamotivo e in silenzio, là dove un cantostraziante porta trionfalmente allamorte. Tutti i sentimenti e le emozioni so-

no vissuti misteriosamente, l’intimitàrimane segreta, celata. Nella scenadella fontana nel momento in cui Pel-léas e Mélisande si dichiarano il loroamore - ove probabilmente Wagneravrebbe spinto l’orchestra al delirio,in modo da esternare a tutti i senti-menti che agitano gli eroi - gli stru-menti, che fin qui suonavano forte,tacciono, poi riappaiono per accom-pagnare delicatamente il recitativo diPelléas. Il registro acuto non corri-sponde quasi mai con un’emissione inforte, mentre proliferano espressioniche rendono il senso di estinzione del-la musica: allontanandosi, svanendo,perdendosi, (…).

Non c’è nulla, o quasi nulla, di Wa-gner, nel Pelléas et Mélisande, affer-mavano categoricamente molti critici

Debussy contra Wagner? Qualche riflessione tra un anniversario e l’altro

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rivolgendosi a tutti quelli che parlava-no dell’influenza wagneriana sull’operadel compositore francese... né la for-ma drammatica, né il rapporto tra lamusica e il testo, né le voci, né l’ar-monia, né l’orchestrazione vengonoda Bayreuth. Eppure, se anche un rovello co-

stante fu per Debussy proprio l’evi-tare il più possibile di cadere nellatentazione wagneriana o, peggio, difar assomigliare la sua opera a unTristan und Isolde francese, la suaformazione e la sua squisita sensibi-lità estetica non potevano non am-mirare, e profondamente, il genio diBayreuth. Così, se Pelléas si allonta-nava dal dramma musicale wagne-riano per la scelta di un testo in pro-sa e per la conseguente rigenerazio-ne del canto sul tono di conversazio-ne, d’altra parte Debussy fece suo ilsistema dei motivi conduttori, siapur spostandone il dispiegarsi nellasola orchestra. Di origine wagneriana anche l’idea

di un discorso musicale aperto e con-tinuo, seppur rivisitata attraverso unaconcezione drammaturgico-musicalediversificata e assolutamente perso-nale. Profonda e persino invadentepoi, come ha sottolineato Pierre Bou-lez, l’influenza di un’opera come il Par-sifal, perfino nella strumentazione …a lungo considerata un aggressivomanifesto antiwagneriano, il Pelléaset Mélisande trovava alcune delle sueprincipali fonti di ispirazione proprionel “grande seduttore”… in un certosenso dopo Wagner tutte le strade,anche quelle in direzione contraria, ri-conducevano a Wagner stesso.

Aureliano Zattoni

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Nardis e Bonuccelli per Beethoven

Da anni il GruppoPromozione Mu-

sicale Golfo Paradisopropone, stagione do-po stagione, l’integra-le delle opere beetho-veniane procedendoper generi, dalle sona-te pianistiche a quelleviolinistiche, dai quar-tetti alla liederistica.Scelta quest’ultimaassai coraggiosa con-siderando che il pub-blico italiano non amail settore della lirica cameristica che trova platee ben più di-sposte all’estero. Gli sforzi, però, sono stati premiati e il pub-blico è gradualmente cresciuto. L’integrale vocale è statosuddiviso in tre annate e affidato al tenore Marcello Nardis,voce elegante, uno degli interpreti più raffinati in ambito lie-deristico nell’attuale panorama nostrano, accompagnato conrara sensibilità e eccellente controllo di suono e di fraseggiodal pianista Dario Bonuccelli. Lo scorso mese di agosto ilpubblico ha potuto ascoltare il terzo e ultimo appuntamentocon il ciclo ed ha trovato, incisi su CD (acquisibili diretta-mente presso la Associazione) i due primi incontri.Nardis e Bonuccelli hanno affrontato la ricca e variegata

letteratura vocale beethoveniana affrontando nel primo con-certo (2010) essenzialmente alcuni cicli particolarmente ri-levanti: si citano i sei Lieder di Alois Jeitteles (“An die ferneGeliebte”, “All’amata lontana”) e i sei op. 48 su versi di Chri-stian Fürchtegott Gellert. Da segnalare anche sette lavoriispirati a Goethe, autore venerato da Beethoven che non ri-cambiò tuttavia questa ammirazione.Nel secondo CD (2011) i due autori hanno spaziato in

maniera più varia fra autori differenti, da Tiedge a Bürger, daReissig a Herder, senza dimenticare, ancora una volta, l’a-mato Goethe.Ne emerge una antologia di notevole interesse che rivela

una parte meno conosciuta di Beethoven (se si eccettuano“Fidelio”, la “Missa solemnis” e naturalmente il finale della“Nona”), la sua attenzione alla vocalità, costruita natural-mente sul verso tedesco, ma ispirata anche, in certi slancilirici, dalla frequentazione dell’opera italiana e dalla cono-scenza diretta di uno dei suoi, sia pur temporanei, maestri,Antonio Salieri. Non a caso, nel terzo concerto del 2012 i due artisti han-

no inserito anche alcune, piacevoli pagine su testi italiani. Maquesti troveranno spazio nell’ultimo, prossimo CD.

A Milano con Verdi

Si avvicina-no le ce-

lebrazioni peri duecento an-ni della nasci-ta di Verdi(1813) e lapur ricca edi-toria verdianacomincia ap r o d u r r equalche no-vità. Meritauna segnala-zione il bel vo-lumetto diGiancarla Mo-scatelli, “AMilano conVerdi”, editoda Curci. È un’agile e spigliata guida tra il turistico e il cul-

turale. Dopo la prefazione di Mirella Freni, CarlaMoscatelli racconta la Milano di Verdi e Verdi a Mi-lano, procedendo per periodi: le due sezioni sonograficamente riconoscibili da una bordatura rispet-tivamente rossa e verde. Il lettore può insommadocumentarsi sulla città lombarda nell’arco dell’in-tero secolo e andare poi a vedere la vicenda di Ver-di nell’ambiente milanese. È un modo originale, indubbiamente, di riper-

correre la vicenda umana e artistica dell’illustrecompositore che a Milano fu sempre legato nono-stante qualche dissapore, qua e là, dalla bocciatu-ra (meritata e plausibile) in Conservatorio (intitola-to successivamente a lui!) a passeggere incom-prensioni con la Scala e con l’editore Ricordi. I due itinerari, dunque, accompagnano il lettore

dai primi dell’Ottocento fino al 1901, l’anno dellamorte del musicista con la città che, nei giorni del-l’agonia, si fa silenziosa (la paglia gettata sulla stra-da davanti all’Hotel Milan) per non disturbare le ul-time ore del Maestro. Nella parte conclusiva del libro, infine, la Mo-

scatelli propone quattro itinerari pedonali alla sco-perta della Milano dei tempi verdiani, dal TeatroManzoni alla Scala, dal Grand Hotel de Milan al Pa-lazzo Bigli-Samoyloff-Besozzi, da casa Ricordi allaPasticceria Marchesi.

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attualità

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Quote socialisocio ordinario da € 85,00Socio sostenitore da € 145,00Socio familiare € 50,00Giovani € 30,00

(fino al 25° anno di età)Per coloro che desiderano iscriversi o rinnovare con bonifico:IBAN: IT 12 V 05608 01400 000000021647

Andar per mostre e per teatri1 - 2 DICEMBRE GITA A VICENZAVisita alla Mostra “RAFFAELLO VERSO PICASSO”STORIE DI SGUARDI, VOLTI E FIGURE

P ianista di fama internazionale, docente alConservatorio Paganini, Massimiliano Da-merini vanta anche una interessante atti-

vità di compositore che lo ha portato spesso acollaborare con letterati di prim’ordine, basta ri-cordare, Edoardo Sanguineti.Sabato 17 novembre (ore 17,30) nell’Audito-

rium del Grand Hotel Castagnola di Lugano, Da-merini presenterà in prima assoluta il suo brano“Utopia”, per soprano, violino, violoncello e pia-noforte.“Da tempo – ha spiegato l’artista - conosco l’a-

mica Thea De Benedetti e desideravo sceglieretre sue poesie da mettere in musica. La scelta ècaduta su “Utopia” (che dà il titolo all’intera ope-ra), “Sans toi” e “Occulto addio”. Nella mia musi-ca ci sono molti riferimenti al primo Novecento,insieme a un recupero di memorie storiche. Oltre al sottoscritto al pianoforte, “Utopia”

sarà eseguito dal soprano Laura Catrani e da duearchi (Damiano Baroni al violino, e Jacopo Risto-ri al violoncello), ottimi ex allievi del nostro Con-servatorio. La nostra esecuzione sarà precedutadalla lettura delle tre poesie da parte dell’autrice.

Damerini, una prima assoluta a Lugano

Sempre in tema di “Andar per mostre e per teatri” de-sideriamo segnalare la nostra gita a Modena per assiste-re ad una recita del ”Don Carlo” di Verdi rappresentato nel-la “versione di Modena” in cinque atti. A nostro parere, l’o-pera dovrebbe essere sempre rappresentata in questaversione che permette all’ascoltatore che la sente per laprima volta di comprendere bene il senso del groviglio disentimenti che agita i protagonisti. L’esecuzione è stata diottimo livello con interpreti giovani e ben preparati, asse-condati da una precisa orchestra e favoriti da un’accortaregia. L’allestimento, tradizionale, evidenziava esattamentele diverse situazioni con appropriati elementi e senza inuti-li sovrastrutture. Bellissimi i costumi e ben calibrate le lu-ci. Una piacevole “trasferta” culturale accompagnata an-che da un’ottima “trasferta gastronomica”.

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Il secondo concerto ha visto protagonista ungiovane pianista selezionato dal Conservatorio Pa-ganini tra i suoi migliori allievi: Francesco Guido.Ilprogramma prevedeva una Fantasia di Mozart, laSonata “Appassionata” di Beethoven, la Ballata op.24 di Grieg e Tre movimenti da Petrouchka diStravinskij.Tutte le composizioni, pur molto diverse tra loro

sono stata interpretate da Guido con musicaleprofessionalità suscitando l’entusiasmo del foltopubblico di soci presenti con inviti al presidentedell’Associazione di far tornare il giovane artistaanche nelle prossime stagioni.

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i nostri concerti

Lo scorso 9 ottobre è iniziata la nostra stagione dei con-certi presso il Circolo Unificato dell’Esercito con uno splen-dido programma curato dal Duo Sivori: Massimo Marin,violino e Franco Giacosa, pianoforte.Il programma, come ovvio, presentava musiche di Sivori

e Paganini interpretate con accenti virtuosistici e musica-lissimi da entrambi gli artisti. Faceva corona e contrappun-to ai due strumentisti la preziosa voce del mezzo sopranoDorina Caronna che, con grande perizia ha interpretato ro-manze da opere di autori contemporanei di Sivori e Paga-nini. Un grandissimo successo!

Il nostro anno sociale si è aperto, come ormai di consueto, presso la Gal-leria Nazionale di Palazzo Spinola con un omaggio a Verdi e Wagner in atte-sa dei due Centenari.Il concerto dedicato a Wagner, oltre all’Idillio di Sigfrido, morte di Isotta e

Santo Spirito cavaliere dal Rienzi, prevedeva l’esecuzione, per la prima voltaa Genova, dei Wesendonk Lieder nella trascrizione per violoncello e pia-noforte. Gli interpreti del concerto, festeggiatissini per le loro interpretazio-ni, sono stati Raffaele Ottonello, violoncello e Giacomo Battarino con Giovan-ni Piana al pianoforte.Il concerto dedicato a Verdi ha visto esibirsi Lilia Gamberini, soprano e Ca-

terina Arzani al pianoforte in un programma che prevedeva l’interpretazionedi Arie da camera e da opere di Verdi, la “Parafrasi da Rigoletto” di Liszt ealtre composizioni sempre riferite alle opere di Giuseppe Verdi. Il concerto èstato molto apprezzato dal pubblico che riempiva i saloni di Spinola anche se,una festa organizzata all’esterno, ha disturbato l’ascolto della musica.

Page 8: Carlo Felice: Il dissoluto punito · 2019. 9. 16. · Don Giovanni è stato ambientato nelle epoche e nei luoghi più di-sparati, senza (a dispetto dei po-veri diavoli che ad ogni

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i nostri appuntamenti

Periodico d’informazione musicaleDirettore responsabile

Roberto IovinoAssociazione

Amici del Carlo Felice e del Conservatorio N. Paganini

Presidente: Giuseppe IsoleriSegreteria: Adriana Caviglia

Maria Grazia RomanoTel. (010) 352122 - (010) 589059

Cell. 3470814676 - Fax (010) 5221808

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Si ringrazia

per la concreta collaborazione

ATTIVITÀ SOCIALE DAL 10 NOVEMBRE 2012 AL 22 GENNAIO 2013Salone di Rappresentanza del Circolo Unificato - Concerti del Martedì, ore 16,00dell’Esercito - Via S. Vincenzo, 68: - Conferenze Musicali del Martedì e

- Un Palco all’Opera, ore 15,30Auditorium “E. Montale” del Teatro Carlo Felice: - Audizioni discografiche e

Storia della Sinfonia, ore 16,00Concerti nei Musei, ore 16.30

Sabato 10 novembre, ore 16INCONTRI ALL’AUDITORIUM: AUDIZIONI DISCOGRAFICHEDON GIOVANNI di W.A. MozartRelatore Lorenzo Costa,

Martedì 13 novembre, ore 15,30P.I.CAIKOVSKIJ E L’ORCHESTRA: NON SOLO SINFONIEA cura di Guendalina Cattaneo della Volta,

Sabato 17 novembre, ore 16INCONTRI ALL’AUDITORIUM: STORIA DELLA SINFONIA (II)HECTOR BERLIOZRelatore Alberto Cantù,

Martedì 20 novembre, ore 16CONCERTO DEL DUO “8 e 15”, sassofono e pianoforteMusiche di Schumann, Rachmaninov, Musorgskij, Chopin, Ravel,

Martedì 27 novembre, ore 15,30DEBUSSY E L’IMPRESSIONISMOA cura di Roberto Iovino con Caterina Picasso al pianoforte,

Sabato 1° dicembre, ore 16INCONTRI ALL’AUDITORIUM: STODRIA DELLA SINFONIA (II)FELIX MENDELSSOHN BARTHOLDYRelatore Massimo Arduino,

Martedì 4 dicembre, ore 16CONCERTO DI ELENA PICCIONE, pianoforteMusiche di Beethoven, Liszt,

Venerdì 7 dicembre, ore 15,30UN PALCO ALL’OPERA: JERUSALEM di G. VerdiA cura di Maria Teresa Marsili,

Martedì 11 dicembre, ore 15,30IL CINEMA E LA MUSICA CLASSICAA cura di Massimo Arduino e Enrico Cinquini,

Sabato 15 dicembre, ore 16INCONTRI ALL’AUDITORIUM: AUDIZIONI DISCOGRAFICHETURANDOT di G. Puccini,Relatore Lorenzo Costa,

Martedì 8 gennaio 2013, ore 16CONCERTO DI GIULIA VAZZOLER, pianoforteMusiche di Beethoven, Liszt, Chopin,

Venerdì 11 gennaio, ore 15,30UN PALCO ALL’OPERA: STIFFELIO di G. VerdiA cura di Claudia Habich,

Sabato 12 gennaio, ore 16INCONTRI ALL’AUDITORIUM: AUDIZIONI DISCOGRAFICHEMACBETH di G. VerdiRelatore Lorenzo Costa,

Martedì 15 gennaio, ore 15,30LA MUSICA DI GIORGIO FEDERICO GHEDINIA cura di Flavio Menardi Noguera,

Martedì 22 gennaio, ore 16CONCERTO DEL QUARTETTO MISTRALIAMusiche di Mendelssohn, Bruch e musiche tradizionali Kletzmer.

MUSEO E. CHIOSSONE