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CAPITOLO SESTO Non giudicare 37 Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Ecco altre tre piccole regole che dovranno attestare la differenza tra chi è discepolo di Gesù e chi non lo è: Undicesima regola: Non giudicate e non sarete giudicati. Lo abbiamo detto già diverse volte nella trattazione di questo capitolo sesto: Gesù è persona concreta, pratica. Il suo insegnamento non è mai fumogeno, mai etereo, mai lasciato alla libera interpretazione dei suoi discepoli. Gesù chiama ogni cosa per nome e dice ciò che si deve fare e ciò che non si deve fare. Chi fa ciò che Lui dice di fare è suo discepolo. Chi non fa ciò che Lui dice di fare non potrà mai dirsi suo discepolo. In queste tre ultime regole ci sono due cose che mai bisogna fare e una cosa che si deve sempre fare. La prima cosa che non bisogna fare è quella di giudicare. Gesù vuole che i suoi discepoli non giudichino, non si giudichino. Cosa è il giudizio? È entrare nella coscienza dell’altro e dare una valutazione della sua vita, se è buona, meno buona, perfetta, meno perfetta, malvagia, cattiva, pessima. L’uomo vede sempre l’esterno dell’uomo. L’interno non lo vede. L’interno lo vede solo il Signore. Un brano della Scrittura Antica ci aiuta a comprendere cosa è il giudizio: 1 Il Signore disse a Samuele: «Fino a quando piangerai su Saul, mentre io l’ho ripudiato perché non regni su Israele? Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». 2 Samuele rispose: «Come posso andare? Saul lo verrà a sapere e mi ucciderà». Il Signore soggiunse: «Prenderai con te una giovenca e dirai: “Sono venuto per sacrificare al Signore”. 3 Inviterai quindi Iesse al sacrificio. Allora io ti farò conoscere quello che dovrai fare e ungerai per me colui che io ti dirò». 4 Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato e venne a Betlemme; gli anziani della città gli vennero incontro trepidanti e gli chiesero: «È pacifica la tua venuta?». 5 Rispose: «È pacifica. Sono venuto per sacrificare al Signore. Santificatevi, poi venite con me al sacrificio». Fece santificare anche Iesse e i suoi figli e li invitò al sacrificio. 6 Quando furono entrati, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». 7 Il Signore replicò a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore». 8 Iesse chiamò Abinadàb e lo presentò a Samuele, ma questi disse: «Nemmeno costui il Signore ha scelto». 9 Iesse fece passare Sammà e quegli disse: «Nemmeno costui il Signore ha scelto». 10 Iesse fece passare davanti a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi».

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CAPITOLO SESTO

Non giudicare 37

Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Ecco altre tre piccole regole che dovranno attestare la differenza tra chi è discepolo di Gesù e chi non lo è: Undicesima regola: Non giudicate e non sarete giudicati. Lo abbiamo detto già diverse volte nella trattazione di questo capitolo sesto: Gesù è persona concreta, pratica. Il suo insegnamento non è mai fumogeno, mai etereo, mai lasciato alla libera interpretazione dei suoi discepoli. Gesù chiama ogni cosa per nome e dice ciò che si deve fare e ciò che non si deve fare. Chi fa ciò che Lui dice di fare è suo discepolo. Chi non fa ciò che Lui dice di fare non potrà mai dirsi suo discepolo. In queste tre ultime regole ci sono due cose che mai bisogna fare e una cosa che si deve sempre fare. La prima cosa che non bisogna fare è quella di giudicare. Gesù vuole che i suoi discepoli non giudichino, non si giudichino. Cosa è il giudizio? È entrare nella coscienza dell’altro e dare una valutazione della sua vita, se è buona, meno buona, perfetta, meno perfetta, malvagia, cattiva, pessima. L’uomo vede sempre l’esterno dell’uomo. L’interno non lo vede. L’interno lo vede solo il Signore. Un brano della Scrittura Antica ci aiuta a comprendere cosa è il giudizio: 1Il Signore disse a Samuele: «Fino a quando piangerai su Saul, mentre io l’ho

ripudiato perché non regni su Israele? Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». 2Samuele rispose: «Come posso andare? Saul lo verrà a sapere e mi ucciderà». Il Signore soggiunse: «Prenderai con te una giovenca e dirai: “Sono venuto per sacrificare al Signore”. 3Inviterai quindi Iesse al sacrificio. Allora io ti farò conoscere quello che dovrai fare e ungerai per me colui che io ti dirò». 4Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato e venne a Betlemme; gli anziani della città gli vennero incontro trepidanti e gli chiesero: «È pacifica la tua venuta?». 5Rispose: «È pacifica. Sono venuto per sacrificare al Signore. Santificatevi, poi venite con me al sacrificio». Fece santificare anche Iesse e i suoi figli e li invitò al sacrificio.

6Quando furono entrati, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». 7Il Signore replicò a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore». 8Iesse chiamò Abinadàb e lo presentò a Samuele, ma questi disse: «Nemmeno costui il Signore ha scelto». 9Iesse fece passare Sammà e quegli disse: «Nemmeno costui il Signore ha scelto». 10Iesse fece passare davanti a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi».

11Samuele chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuele disse a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». 12Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto. Disse il Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!». 13Samuele prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi. Samuele si alzò e andò a Rama. (1Sam 16,1-13).

Giudicare è lasciarsi ingannare dall’aspetto esteriore degli uomini, mentre noi non ne conosciamo l’intimo del loro cuore. Giudicando il loro aspetto esteriore potremmo escluderli o elevarli, santificarli o gettarli all’inferno da vivi. Questo il Signore non lo vuole. Per questo è giusto che ci asteniamo da ogni giudizio, da ogni valutazione, da ogni peso. Pesare gli uomini è opera solo di Dio. Il cuore solo Dio lo conosce e solo Lui lo può pesare, valutare, giudicare.

1Il cuore del re è un corso d’acqua in mano al Signore: lo dirige dovunque egli vuole. 2Agli occhi dell’uomo ogni sua via sembra diritta, ma chi scruta i cuori è il Signore. 3Praticare la giustizia e l’equità per il Signore vale più di un sacrificio. 4Occhi alteri e cuore superbo, lucerna dei malvagi è il peccato. 5I progetti di chi è diligente si risolvono in profitto, ma chi ha troppa fretta va verso l’indigenza. 6Accumulare tesori a forza di menzogne è futilità effimera di chi cerca la morte. 7La violenza dei malvagi li travolge, perché rifiutano di praticare la giustizia. 8La via di un uomo colpevole è tortuosa, ma l’innocente è retto nel suo agire. 9È meglio abitare su un angolo del tetto che avere casa in comune con una moglie litigiosa. 10L’anima del malvagio desidera fare il male, ai suoi occhi il prossimo non trova pietà. 11Quando lo spavaldo viene punito, l’inesperto diventa saggio; egli acquista scienza quando il saggio viene istruito. 12Il giusto osserva la casa del malvagio e precipita i malvagi nella sventura. 13Chi chiude l’orecchio al grido del povero invocherà a sua volta e non otterrà risposta. 14Un dono fatto in segreto calma la collera, un regalo di nascosto placa il furore violento. 15È una gioia per il giusto quando è fatta giustizia, mentre è un terrore per i malfattori. 16L’uomo che si scosta dalla via della saggezza, riposerà nell’assemblea delle ombre dei morti.

17Diventerà indigente chi ama i piaceri, chi ama vino e profumi non si arricchirà. 18Il malvagio serve da riscatto per il giusto e il perfido per gli uomini retti. 19Meglio abitare in un deserto che con una moglie litigiosa e irritabile. 20Tesori preziosi e profumi sono nella dimora del saggio, ma l’uomo stolto dilapida tutto. 21Chi ricerca la giustizia e l’amore troverà vita e gloria. 22Il saggio assale una città di guerrieri e abbatte la fortezza in cui essa confidava. 23Chi custodisce la bocca e la lingua preserva se stesso dalle afflizioni. 24Il superbo arrogante si chiama spavaldo, egli agisce nell’eccesso dell’insolenza. 25Il desiderio del pigro lo porta alla morte, perché le sue mani rifiutano di lavorare. 26L’empio indulge tutto il giorno alla cupidigia, mentre il giusto dona senza risparmiare. 27Il sacrificio dei malvagi è un orrore, tanto più se offerto con cattiva intenzione. 28Il falso testimone perirà, ma chi ascolta potrà parlare sempre. 29Il malvagio assume un’aria sfrontata, l’uomo retto controlla la propria condotta. 30Non c’è sapienza, non c’è prudenza, non c’è consiglio di fronte al Signore. 31Il cavallo è pronto per il giorno della battaglia, ma al Signore appartiene la vittoria. (Pro 21,1-31).

1Non invidiare le persone malvagie, non desiderare di stare con loro, 2poiché il loro cuore trama rovine e le loro labbra non esprimono che malanni. 3Con la sapienza si costruisce una casa e con la prudenza la si rende salda; 4con la scienza si riempiono le sue stanze di tutti i beni preziosi e deliziosi. 5Il saggio cresce in potenza e chi è esperto aumenta di forza. 6Perché con le strategie si fa la guerra e la vittoria dipende dal numero dei consiglieri. 7È troppo alta la sapienza per lo stolto, alla porta della città egli non potrà aprire bocca. 8Chi trama per fare il male si chiama mestatore. 9Il proposito dello stolto è il peccato e lo spavaldo è aborrito da tutti.

10Se te ne stai indolente nel giorno della sventura, ben poca è la tua forza. 11Libera quelli che sono condotti alla morte e salva quelli che sono trascinati al supplizio. 12Se tu dicessi: «Io non lo sapevo», credi che non l’intenda colui che pesa i cuori? Colui che veglia sulla tua vita lo sa; egli renderà a ciascuno secondo le sue opere. 13Mangia il miele, figlio mio, perché è buono e il favo è dolce al tuo palato. 14Sappi che tale è la sapienza per te; se la trovi, avrai un avvenire e la tua speranza non sarà stroncata. 15Non insidiare, come un malvagio, la dimora del giusto, non distruggere la sua abitazione, 16perché se il giusto cade sette volte, egli si rialza, ma i malvagi soccombono nella sventura. 17Non ti rallegrare per la caduta del tuo nemico e non gioisca il tuo cuore, quando egli soccombe, 18perché il Signore non veda e se ne dispiaccia e allontani da lui la sua collera. 19Non irritarti per i malfattori e non invidiare i malvagi, 20perché non ci sarà avvenire per il cattivo e la lampada dei malvagi si spegnerà. 21Figlio mio, temi il Signore e il re, e con i ribelli non immischiarti, 22perché improvviso sorgerà il loro castigo e la rovina mandata da entrambi chi la conosce? 23Anche queste sono parole dei saggi. Avere preferenze personali in giudizio non è bene. 24Chi dice al malvagio: «Tu sei innocente», i popoli lo malediranno, le genti lo detesteranno; 25a chi invece lo punisce tutto andrà bene, su di lui si riverserà la benedizione. 26Dà un bacio sulle labbra chi risponde con parole giuste. 27Cura prima il tuo lavoro di fuori e prepàratelo nel tuo campo, e poi costruisciti la casa. 28Non testimoniare senza motivo contro il tuo prossimo, non ingannare con le labbra. 29Non dire: «Come ha fatto a me così io farò a lui, renderò a ciascuno come si merita». 30Sono passato vicino al campo di un pigro, alla vigna di un uomo insensato: 31ecco, ovunque erano cresciute le erbacce, il terreno era coperto di cardi e il recinto di pietre era in rovina.

32Ho osservato e ho riflettuto, ho visto e ho tratto questa lezione: 33un po’ dormi, un po’ sonnecchi, un po’ incroci le braccia per riposare, 34e intanto arriva a te la povertà, come un vagabondo, e l’indigenza, come se tu fossi un accattone. (Pro 24,1-34).

Questo è il giudizio: avere la pretesa di scrutare, pesare, valutare il cuore dei fratelli. Il Signore non ha dato a nessuno questo potere. A volte lo dona a dei suoi servi particolari. Come si è potuto notare neanche Samuele aveva ricevuto questo potere. Anche lui vedeva l’aspetto esteriore, ma non l’intimo dei cuori. Vedendo l’aspetto esteriore facilmente cadiamo in inganno e valutiamo ma non con giusta valutazione. Evitando noi di scrutare e di valutare o pesare gli altri, il Signore fa’ sì che noi non veniamo né valutati e né scrutati. Chi non vuole essere pesato dagli altri che neppure pesi gli altri. È vera regola di saggia prudenza. Dodicesima regola: Non condannate e non sarete condannati. La condanna è una sentenza proferita in seguito ad una colpa commessa, ad un fatto operato. Perché non possiamo condannare? Perché noi non conosciamo il cuore e quindi l’intenzione che ha mosso una persona ad agire. Ci dobbiamo astenere per la nostra grande non conoscenza, che è veramente impossibile, avendo Dio nascosto il cuore di ogni uomo nel suo intimo e lo ha reso non conoscibile dinanzi al mondo intero. Solo il Signore ci conosce così come noi siamo e solo Lui ci può condannare, dopo averci giudicati. Il Salmo 138 rivela questa scienza di Dio che è solo sua:

1 Al maestro del coro. Di Davide. Salmo.

Signore, tu mi scruti e mi conosci, 2 tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,

intendi da lontano i miei pensieri, 3 osservi il mio cammino e il mio riposo,

ti sono note tutte le mie vie. 4 La mia parola non è ancora sulla lingua

ed ecco, Signore, già la conosci tutta. 5 Alle spalle e di fronte mi circondi

e poni su di me la tua mano. 6 Meravigliosa per me la tua conoscenza,

troppo alta, per me inaccessibile. 7 Dove andare lontano dal tuo spirito?

Dove fuggire dalla tua presenza? 8 Se salgo in cielo, là tu sei;

se scendo negli inferi, eccoti.

9 Se prendo le ali dell’aurora

per abitare all’estremità del mare, 10

anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra. 11

Se dico: «Almeno le tenebre mi avvolgano e la luce intorno a me sia notte», 12

nemmeno le tenebre per te sono tenebre e la notte è luminosa come il giorno; per te le tenebre sono come luce. 13

Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel grembo di mia madre. 14

Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda; meravigliose sono le tue opere, le riconosce pienamente l’anima mia. 15

Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, ricamato nelle profondità della terra. 16

Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi; erano tutti scritti nel tuo libro i giorni che furono fissati quando ancora non ne esisteva uno. 17

Quanto profondi per me i tuoi pensieri, quanto grande il loro numero, o Dio! 18

Se volessi contarli, sono più della sabbia. Mi risveglio e sono ancora con te. 19

Se tu, Dio, uccidessi i malvagi! Allontanatevi da me, uomini sanguinari! 20

Essi parlano contro di te con inganno, contro di te si alzano invano. 21

Quanto odio, Signore, quelli che ti odiano! Quanto detesto quelli che si oppongono a te! 22

Li odio con odio implacabile, li considero miei nemici. 23

Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri; 24

vedi se percorro una via di dolore e guidami per una via di eternità. (Sal 139 (138),1-24).

È questo il vero motivo per cui non dobbiamo condannare. Non dobbiamo condannare anche per un altro motivo: perché non conosciamo le molteplici responsabilità che precedono l’atto di una persona. Esistono precise responsabilità familiari, sociali, ecclesiali, professionali. Siamo persone dagli altri e per gli altri. Ad esempio: un Parroco trascura il suo ministero, non annunzia il Vangelo, non forma le coscienze, tralascia ed omette l’educazione religiosa. Di tutto il male che si compie a causa della sua omissione e negligenza lui è anche responsabile.

Dio glielo accredita nel giorno del giudizio. Ezechiele potrà aiutarci a comprendere questo infinito intreccio nelle responsabilità dovute al proprio ministero.

1Mi fu rivolta questa parola del Signore:

2«Figlio dell’uomo, parla ai figli del tuo

popolo e di’ loro: Se mando la spada contro un paese e il popolo di quel paese prende uno di loro e lo pone quale sentinella e

3questi, vedendo sopraggiungere la spada sul paese,

suona il corno e dà l’allarme al popolo, 4se colui che sente chiaramente il suono del corno

non ci bada e la spada giunge e lo sorprende, egli dovrà a se stesso la propria rovina. 5Aveva udito il suono del corno, ma non vi ha prestato attenzione: sarà responsabile della

sua rovina; se vi avesse prestato attenzione, si sarebbe salvato. 6Se invece la sentinella

vede giungere la spada e non suona il corno e il popolo non è avvertito e la spada giunge e porta via qualcuno, questi sarà portato via per la sua iniquità, ma della sua morte domanderò conto alla sentinella.

7O figlio dell’uomo, io ti ho posto come sentinella per la

casa d’Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia.

8Se io dico al malvagio: “Malvagio, tu morirai”, e tu non parli perché il malvagio

desista dalla sua condotta, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te.

9Ma se tu avverti il malvagio della sua condotta perché si

converta ed egli non si converte dalla sua condotta, egli morirà per la sua iniquità, ma tu ti sarai salvato.

10Tu, figlio dell’uomo, annuncia alla casa d’Israele: Voi dite: “I nostri delitti e i

nostri peccati sono sopra di noi e in essi noi ci consumiamo! In che modo potremo vivere?”.

11Di’ loro: Com’è vero che io vivo – oracolo del Signore Dio –, io non godo della

morte del malvagio, ma che il malvagio si converta dalla sua malvagità e viva. Convertitevi dalla vostra condotta perversa! Perché volete perire, o casa d’Israele?

12Figlio dell’uomo, di’ ai figli del tuo popolo: La giustizia del giusto non lo salva se

pecca, e il malvagio non cade per la sua malvagità se si converte dalla sua malvagità, come il giusto non potrà vivere per la sua giustizia se pecca.

13Se io dico al giusto: “Vivrai”, ed

egli, confidando sulla sua giustizia commette il male, nessuna delle sue azioni buone sarà più ricordata e morirà nel male che egli ha commesso.

14Se dico al malvagio: “Morirai”, ed

egli si converte dal suo peccato e compie ciò che è retto e giusto, 15

rende il pegno, restituisce ciò che ha rubato, osserva le leggi della vita, senza commettere il male, egli vivrà e non morirà;

16nessuno dei peccati commessi sarà più ricordato: egli ha praticato ciò

che è retto e giusto e certamente vivrà. 17

Eppure, i figli del tuo popolo vanno dicendo: “Non è retta la via del Signore”. È la loro via invece che non è retta!

18Se il giusto si allontana dalla giustizia e fa il male, per

questo certo morirà. 19

Se il malvagio si converte dalla sua malvagità e compie ciò che è retto e giusto, per questo vivrà.

20Voi andate dicendo: “Non è retta la via del Signore”.

Giudicherò ciascuno di voi secondo la sua condotta, o casa d’Israele». 21

Nell’anno dodicesimo della nostra deportazione, nel decimo mese, il cinque del mese, arrivò da me un fuggiasco da Gerusalemme per dirmi: «La città è presa».

22La sera

prima dell’arrivo del fuggiasco, la mano del Signore fu su di me e al mattino, quando il fuggiasco giunse, il Signore mi aprì la bocca. La mia bocca dunque si aprì e io non fui più muto.

23Mi fu rivolta questa parola del Signore:

24«Figlio dell’uomo, gli abitanti di quelle

rovine, nella terra d’Israele, vanno dicendo: “Abramo era uno solo ed ebbe in possesso la terra e noi siamo molti: a noi dunque è stata data in possesso la terra!”.

25Perciò dirai loro: Così dice il Signore Dio: Voi mangiate la carne con il sangue,

sollevate gli occhi ai vostri idoli, versate il sangue, e vorreste avere in possesso la terra? 26

Voi vi appoggiate sulle vostre spade, compite cose nefande, ognuno di voi disonora la donna del suo prossimo e vorreste avere in possesso la terra?

27Annuncerai loro: Così dice

il Signore Dio: Com’è vero ch’io vivo, quelli che stanno fra le rovine periranno di spada; darò in pasto alle belve quelli che sono per la campagna, e quelli che sono nelle fortezze e dentro le caverne moriranno di peste.

28Ridurrò la terra a una solitudine e a un deserto e

cesserà l’orgoglio della sua forza. I monti d’Israele saranno devastati, non vi passerà più nessuno.

29Sapranno che io sono il Signore quando farò della loro terra una solitudine e un

deserto, a causa di tutti gli abomini che hanno commesso. 30

Figlio dell’uomo, i figli del tuo popolo parlano di te lungo le mura e sulle porte delle case e si dicono l’un l’altro: “Andiamo a sentire qual è la parola che viene dal Signore”.

31In folla vengono da te, si mettono a sedere davanti a te e ascoltano le tue

parole, ma poi non le mettono in pratica, perché si compiacciono di parole, mentre il loro cuore va dietro al guadagno.

32Ecco, tu sei per loro come una canzone d’amore: bella è la

voce e piacevole l’accompagnamento musicale. Essi ascoltano le tue parole, ma non le mettono in pratica.

33Ma quando ciò avverrà, ed ecco avviene, sapranno che c’è un profeta

in mezzo a loro». (Ez 33,1-33). Per questo motivo Dio non vuole che i discepoli di Gesù condannino. Loro non devono condannare per un altro motivo: perché sono chiamati non solo ad espiare il peccato dei loro fratelli, ma anche a intercedere presso il Signore perché perdoni le trasgressioni di quanti trasgrediscono la sua legge. Di certo è un controsenso condannare e chiedere perdono per loro, condannare ed espiare, condannare e pregare, condannare e coprire ogni cosa, secondo la legge che insegna che la “carità tutto copre”. È un fatto di coerenza con la propria missione, il proprio ministero di discepoli di Gesù. Davide ci insegna un altro grande motivo per cui non bisogna condannare: vedere nel male che l’altro ci fa una prova per la nostra fortificazione. 1Davide aveva appena superato la cima del monte, quand’ecco Siba, servo di Merib-

Baal, gli si fece incontro con un paio di asini sellati e carichi di duecento pani, cento grappoli di uva passa, cento frutti d’estate e un otre di vino. 2Il re disse a Siba: «Che vuoi fare di queste cose?». Siba rispose: «Gli asini serviranno da cavalcatura alla famiglia del re, i pani e i frutti d’estate sono per sfamare i giovani, il vino per dissetare quelli che saranno stanchi nel deserto». 3Il re disse: «Dov’è il figlio del tuo signore?». Siba rispose al re: «Ecco, è rimasto a Gerusalemme perché ha detto: “Oggi la casa di Israele mi restituirà il regno di mio padre”». 4Il re disse a Siba: «Quanto appartiene a Merib-Baal è tuo». Siba rispose: «Mi prostro! Possa io trovar grazia ai tuoi occhi, o re, mio signore!».

5Quando poi il re Davide fu giunto a Bacurìm, ecco uscire di là un uomo della famiglia della casa di Saul, chiamato Simei, figlio di Ghera. Egli usciva imprecando 6e gettava sassi contro Davide e contro tutti i servi del re Davide, mentre tutto il popolo e tutti i prodi stavano alla sua destra e alla sua sinistra. 7Così diceva Simei, maledicendo Davide: «Vattene, vattene, sanguinario, malvagio! 8Il Signore ha fatto ricadere sul tuo capo tutto il sangue della casa di Saul, al posto del quale regni; il Signore ha messo il regno nelle mani di Assalonne, tuo figlio, ed eccoti nella tua rovina, perché sei un sanguinario». 9Allora Abisài, figlio di Seruià, disse al re: «Perché questo cane morto dovrà maledire il re, mio

signore? Lascia che io vada e gli tagli la testa!». 10Ma il re rispose: «Che ho io in comune con voi, figli di Seruià? Se maledice, è perché il Signore gli ha detto: “Maledici Davide!”. E chi potrà dire: “Perché fai così?”». 11Poi Davide disse ad Abisài e a tutti i suoi servi: «Ecco, il figlio uscito dalle mie viscere cerca di togliermi la vita: e allora, questo Beniaminita, lasciatelo maledire, poiché glielo ha ordinato il Signore. 12Forse il Signore guarderà la mia afflizione e mi renderà il bene in cambio della maledizione di oggi». 13Davide e la sua gente continuarono il cammino e Simei camminava sul fianco del monte, parallelamente a Davide, e cammin facendo malediceva, gli tirava sassi e gli lanciava polvere. 14Il re e tutta la gente che era con lui arrivarono stanchi presso il Giordano, dove ripresero fiato.

15Intanto Assalonne con tutti gli Israeliti era entrato in Gerusalemme e Achitòfel era con lui. 16Quando Cusài l’Archita, l’amico di Davide, fu giunto presso Assalonne, gli disse: «Viva il re! Viva il re!». 17Assalonne disse a Cusài: «Questa è la fedeltà che hai per il tuo amico? Perché non sei andato con il tuo amico?». 18Cusài rispose ad Assalonne: «No, io sarò per colui che il Signore e questo popolo e tutti gli Israeliti hanno scelto, e con lui rimarrò. 19E poi di chi sarò servo? Non lo sarò forse di suo figlio? Come ho servito tuo padre, così servirò te».

20Allora Assalonne disse ad Achitòfel: «Consultatevi su quello che dobbiamo fare». 21Achitòfel rispose ad Assalonne: «Entra dalle concubine che tuo padre ha lasciato a custodia della casa; tutto Israele saprà che ti sei reso odioso a tuo padre e sarà rafforzato il coraggio di tutti i tuoi». 22Fu dunque tesa una tenda sulla terrazza per Assalonne e Assalonne entrò dalle concubine del padre, alla vista di tutto Israele. 23In quei giorni un consiglio dato da Achitòfel era come se si fosse consultata la parola di Dio. Così era di tutti i consigli di Achitòfel, tanto per Davide che per Assalonne. (2Sam 16,1-23).

Occorrono grandi occhi di fede per non condannare in occasioni come queste. In questi occhi dobbiamo crescere ogni giorno di più, in modo che possiamo vivere fin sulla croce, come Gesù, questa parola del Vangelo che ci ordina di non condannare nessuno, mai. Tredicesima regola: Perdonate e sarete perdonati. È questa l’ultima regola – la tredicesima – e ci chiede di perdonare sempre. Il perdono è l’essenza del discepolo di Gesù, perché Gesù è colui che è morto per ottenere dal Padre il perdono dei nostri peccati. Il Padre, l’offeso, ci ha dato il suo Figlio Unigenito come strumento di espiazione per il perdono del peccato del mondo. Anche il discepolo di Gesù, in Lui, deve divenire strumento di espiazione per il perdono dei peccati dei suoi fratelli. Ora è una contraddizione non perdonare ed essere strumento di espiazione. Così il perdono diviene la porta che si apre sul nostro ministero di espiazione. Altra verità sulla necessità del perdono è questa: tutti noi siamo peccatori dinanzi a Dio. Tutti noi dobbiamo chiedere al Signore perdono per i nostri peccati. Dio ha legato il suo perdono al nostro. Se noi perdoniamo, Lui ci perdona. Se noi non perdoniamo neanche Lui ci perdona. La parabola di Gesù è chiara a tal proposito.

19In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

21Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». 22E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.

23Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. 24Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. 25Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. 26Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. 27Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.

28Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. 29Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. 30Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.

31Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. 32Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. 33Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. 34Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. 35Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello». (Mt 18,19-35).

Ancora: il perdono è legato anche all’esaudimento da parte di Dio di ogni nostra preghiera. Noi perdoniamo e il Signore ci ascolta quando noi lo preghiamo. Grande sotto ogni aspetto è il perdono che noi concediamo a quanti ci hanno offeso. Il perdono è la verità del cristiano più di ogni altra sua opera. Chi perdona attesta di essere discepolo di Gesù. Chi non perdona rivela la sua lontananza dai pensieri e dal cuore del suo Maestro e Signore. Gesù non solo vuole che noi perdoniamo i nostri offensori. Ci chiede anche di essere noi ad andare a riconciliarci con loro, imitando così il Padre nostro celeste che ha mandato suo Figlio a riconciliarci con il Padre.

17Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. 18In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. 19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.

20Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.

21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.

23Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

25Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. 26In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo! (Mt 5,17-26).

Cosa è infatti la missione cristiana se non un inviare nel mondo da parte di Dio dei suoi ambasciatori per invitare noi tutti a lasciarci riconciliare con Dio?

14L’amore del Cristo infatti ci possiede; e noi sappiamo bene che uno è morto per tutti, dunque tutti sono morti. 15Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro. 16Cosicché non guardiamo più nessuno alla maniera umana; se anche abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana, ora non lo conosciamo più così. 17Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove.

18Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. 19Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. 20In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. 21Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio. (2Cor 5,14-21).

1Poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di

Dio. 2Egli dice infatti: Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso.

Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza! 3Da parte nostra non diamo motivo di scandalo a nessuno, perché non venga criticato

il nostro ministero; 4ma in ogni cosa ci presentiamo come ministri di Dio con molta fermezza: nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angosce, 5nelle percosse, nelle prigioni, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni; 6con purezza, con sapienza, con magnanimità, con benevolenza, con spirito di santità, con amore sincero, 7con parola di verità, con potenza di Dio; con le armi della giustizia a destra e a sinistra; 8nella gloria e nel disonore, nella cattiva e nella buona fama; come impostori, eppure siamo veritieri; 9come sconosciuti, eppure notissimi; come moribondi, e invece viviamo; come puniti, ma non uccisi; 10come afflitti, ma sempre lieti; come poveri, ma capaci di arricchire molti; come gente che non ha nulla e invece possediamo tutto! (2Cor 6,1-10).

Così vedeva San Paolo la sua missione. Così dobbiamo vederla noi tutti che ci diciamo di essere discepoli del Signore. Ma come si può essere ambasciatori di perdono per gli altri, se noi stessi non siamo pronti non solo a perdonare, ma anche ad andare a riconciliarci con quanti ci hanno offeso? È grande la nostra missione e il nostro ministero. Senza il perdono e la riconciliazione da parte nostra, missione e ministero che abbiamo ricevuto rimangono senza frutto.

38Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata

nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio». Ora Gesù rivela cosa accadrà a tutti coloro che vivono queste tredici regole con cuore largo, smisurato nell’amore. Tutto l’amore che noi doniamo al mondo intero seguendo alla perfezione le tredici regole dell’amore ci sarà ridato in ugual misura. Gesù ci assicura che una misura buona, pigiata, colma e traboccante sarà versata a noi nel grembo. Più grande è la misura del nostro amore e più grande sarà per noi la misura di Dio. Questa è purissima fede. Noi doniamo e Dio ci dona. Noi perdoniamo e Dio ci perdona. Noi non condanniamo e Dio non ci condanna. Noi non giudichiamo e Dio non ci giudica. Non amiamo e Dio ci ama. Quello che facciamo riceveremo. San Paolo ha un pensiero su questo argomento che merita di essere preso in considerazione.

10Ho provato grande gioia nel Signore perché finalmente avete fatto rifiorire la vostra premura nei miei riguardi: l’avevate anche prima, ma non ne avete avuto l’occasione. 11Non dico questo per bisogno, perché ho imparato a bastare a me stesso in ogni occasione. 12So vivere nella povertà come so vivere nell’abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all’abbondanza e all’indigenza. 13Tutto posso in colui che mi dà la forza.

14Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alle mie tribolazioni. 15Lo sapete anche voi, Filippesi, che all’inizio della predicazione del Vangelo, quando partii dalla Macedonia, nessuna Chiesa mi aprì un conto di dare e avere, se non voi soli; 16e anche a Tessalònica mi avete inviato per due volte il necessario. 17Non è però il vostro dono che io cerco, ma il frutto che va in abbondanza sul vostro conto. 18Ho il necessario e anche il superfluo; sono ricolmo dei vostri doni ricevuti da Epafrodìto, che sono un piacevole profumo, un sacrificio gradito, che piace a Dio. 19Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza, in Cristo Gesù. 20Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen. (Fil 4,10-20).

Si noti bene: Dio colmerà ogni nostro bisogno a motivo del bene che noi abbiamo fatto. Ora il nostro bene per un nostro fratello copriva, ad esempio, un bisogno di 100 €. Una piccola cosa in verità. È stata questa la misura possibile del nostro amore. Dio non ci copre un bisogno di 100 €. Se abbiamo un bisogno di 100 € ci copre un bisogno di una così modica somma. Se invece abbiamo un bisogno di un miliardo di Euro ci copre una somma così ingente. Dio copre il bisogno e il bisogno può essere piccolo, ma anche grande, grandissimo, ingente. Per questo dobbiamo sempre donare tutto con somma generosità. Possiamo donare solo se abbiamo fede. Se non abbiamo fede ci imprigioniamo nella grettezza del nostro cuore e chiuderemo sempre la porta della misericordia ai nostri fratelli.

39Disse loro anche una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non

cadranno tutti e due in un fosso? Ora Gesù illumina ogni suo discepolo perché metta in pratica quanto Lui ha insegnato. Cosa esattamente Gesù ci vuole insegnare attraverso questa parabola del cieco che guida un altro cieco? Ci vuole dire semplicemente che chi non pratica il suo Vangelo è un misero cieco. Chi non vive quanto Lui ha insegnato è simile ad un uomo privo di occhi. Potrà mai un discepolo che non vive il Vangelo essere guida per coloro che non conoscono il Vangelo? Mai e poi mai. Il fosso in cui cadono entrambi è il fosso dell’errore, della falsità, della menzogna, dell’ipocrisia, dell’inganno. È un buon vedente chi osserva tutto il Vangelo. Costui può essere guida di chi il Vangelo non osserva. Chi invece il Vangelo non lo osserva è in tutto simile ad uno uomo che è privo degli occhi. Non può costui essere guida di chi non conosce e non vive il Vangelo. Non può, perché anche lui è fuori del Vangelo. Se volesse insegnare agli altri, potrà insegnare loro solo falsità. Con parole semplici Gesù ci dice di guardarci da chiunque presume di insegnare il Vangelo senza viverlo. È una buona guida chi è un buon osservante della Parola di Gesù. È una pessima guida chi il Vangelo non osserva. Fidarsi di una persona che non osserva il Vangelo ottiene lo stesso risultato di un cieco che si fida di un altro cieco e si lascia guidare da lui. 40

Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Maestro è chi conosce il Vangelo e lo vive. Il discepolo è chi ancora non conosce il Vangelo e non lo vive. Non può un discepolo presumere di essere da più del Maestro. Sarebbe presunzione, arroganza, vera superbia spirituale, stupida e stolta vanagloria. Questo significa che il discepolo dovrà sempre rimanere discepolo? Niente affatto. Se lui si prepara bene nella conoscenza e nella vita secondo il Vangelo, potrà eguagliare il suo maestro. Potrà essere come il suo maestro. Questa verità infonde speranza nel cuore di ogni discepolo. Tutti possono divenire come il loro maestro, ad una condizione però: che mettano ogni attenzione a conoscere e a vivere il Vangelo con la stessa intensità con cui lo conosce e lo vive il maestro. Possiamo e dobbiamo crescere nella conoscenza e nella vita secondo il Vangelo in modo che possiamo raggiungere la perfezione del maestro. È questo il vero fine dell’apprendimento e del seguire il maestro: divenire alla fine maestro come lui per insegnare a molti altri discepoli come si conosce e come si vive secondo il Vangelo.

41Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della

trave che è nel tuo occhio? Chi può operare la correzione fraterna? La può operare chi conosce il Vangelo e di Vangelo vive. La può operare chi dimora nel Vangelo. Chi ha fatto del Vangelo la sua casa e della vita secondo il Vangelo il suo stile e forma di vita. Ha la trave nel suo occhio chi è fuori della vita secondo il Vangelo. Chi il Vangelo non conosce. Chi il Vangelo non osserva. Potrà mai costui correggere un fratello che non vive secondo il Vangelo? Mai e poi mai. Non è abilitato a farlo perché Lui è un estraneo per il Vangelo. Chi vive di peccato non può insegnare la correttezza morale. Chi vive nel vizio non può ammaestrare sulle virtù. Chi è nell’errore non può illuminare sulla verità. Chi è cieco non può guidare un altro perché cammini sulla via dritta. Chi ha una trave nel suo occhio mai potrà vedere per togliere la pagliuzza dall’occhio di suo fratello. Non si dovrà allora fare alcuna correzione fraterna? 42

Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello. La correzione fraterna si potrà e si dovrà fare ed ecco come Gesù ci suggerisce le esatte modalità. Prima di tutto Gesù ribadisce che nessuno può dire ad un suo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre il suo occhio è otturato da una trave che gli impedisce di vedere. Poiché ognuno di noi può e deve correggere, allora è necessario che prima si tolga la trave dal suo occhio e poi ci vedrà bene per togliere la pagliuzza dall’occhio di suo fratello. Qual è la trave che dobbiamo togliere? Sono la trasgressione dei comandamenti, i vizi che oscurano il nostro pensiero e il nostro cuore, la negligenza nel crescere in vita evangelica, il poco zelo che noi mettiamo nella carità e nell’amore. Peccati, vizi, imperfezione, negligenza, apatia, carenza di zelo, superficialità sono delle pensanti travi che oscurano la nostra vista spirituale. Con queste pesanti travi nessuno mai potrà essere di aiuto spirituale per i suoi fratelli. È necessario che uno prima diventi maestro di vita evangelica e solo in seguito potrà essere un valido aiuto per i suoi fratelli che iniziano il cammino. Dobbiamo elevarci in santità, siamo obbligati a crescere in sapienza e grazia non solo per noi stessi, quanto per gli altri. Gli altri devono essere aiutati a crescere in sapienza e grazia e hanno bisogno della nostra vista spirituale.

Ecco come San Paolo affronta una tale questione:

1Perciò chiunque tu sia, o uomo che giudichi, non hai alcun motivo di scusa perché, mentre giudichi l’altro, condanni te stesso; tu che giudichi, infatti, fai le medesime cose. 2Eppure noi sappiamo che il giudizio di Dio contro quelli che commettono tali cose è secondo verità. 3Tu che giudichi quelli che commettono tali azioni e intanto le fai tu stesso, pensi forse di sfuggire al giudizio di Dio? 4O disprezzi la ricchezza della sua bontà, della sua clemenza e della sua magnanimità, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla conversione? 5Tu, però, con il tuo cuore duro e ostinato, accumuli collera su di te per il giorno dell’ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, 6che renderà a ciascuno secondo le sue opere: 7la vita eterna a coloro che, perseverando nelle opere di bene, cercano gloria, onore, incorruttibilità; 8ira e sdegno contro coloro che, per ribellione, disobbediscono alla verità e obbediscono all’ingiustizia. 9Tribolazione e angoscia su ogni uomo che opera il male, sul Giudeo, prima, come sul Greco; 10gloria invece, onore e pace per chi opera il bene, per il Giudeo, prima, come per il Greco: 11Dio infatti non fa preferenza di persone.

12Tutti quelli che hanno peccato senza la Legge, senza la Legge periranno; quelli invece che hanno peccato sotto la Legge, con la Legge saranno giudicati. 13Infatti, non quelli che ascoltano la Legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che mettono in pratica la Legge saranno giustificati. 14Quando i pagani, che non hanno la Legge, per natura agiscono secondo la Legge, essi, pur non avendo Legge, sono legge a se stessi. 15Essi dimostrano che quanto la Legge esige è scritto nei loro cuori, come risulta dalla testimonianza della loro coscienza e dai loro stessi ragionamenti, che ora li accusano ora li difendono. 16Così avverrà nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini, secondo il mio Vangelo, per mezzo di Cristo Gesù.

17Ma se tu ti chiami Giudeo e ti riposi sicuro sulla Legge e metti il tuo vanto in Dio, 18ne conosci la volontà e, istruito dalla Legge, sai discernere ciò che è meglio, 19e sei convinto di essere guida dei ciechi, luce di coloro che sono nelle tenebre, 20educatore degli ignoranti, maestro dei semplici, perché nella Legge possiedi l’espressione della conoscenza e della verità... 21Ebbene, come mai tu, che insegni agli altri, non insegni a te stesso? Tu che predichi di non rubare, rubi? 22Tu che dici di non commettere adulterio, commetti adulterio? Tu che detesti gli idoli, ne derubi i templi? 23Tu che ti vanti della Legge, offendi Dio trasgredendo la Legge! 24Infatti sta scritto: Il nome di Dio è bestemmiato per causa vostra tra le genti.

25Certo, la circoncisione è utile se osservi la Legge; ma, se trasgredisci la Legge, con la tua circoncisione sei un non circonciso. 26Se dunque chi non è circonciso osserva le prescrizioni della Legge, la sua incirconcisione non sarà forse considerata come circoncisione? 27E così, chi non è circonciso fisicamente, ma osserva la Legge, giudicherà te che, nonostante la lettera della Legge e la circoncisione, sei trasgressore della Legge. 28Giudeo, infatti, non è chi appare tale all’esterno, e la circoncisione non è quella visibile nella carne; 29ma Giudeo è colui che lo è interiormente e la circoncisione è quella del cuore, nello spirito, non nella lettera; la sua lode non viene dagli uomini, ma da Dio. (Rm 2,1-29).

Senza elevazione morale non si è credibili. Anzi si è condannati da Dio perché vediamo il male negli altri, lo vogliamo togliere, mentre non facciamo nulla per abolirlo in noi.

L’albero e i frutti

43Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero

cattivo che produca un frutto buono. Ognuno deve essere un buon maestro per gli altri, per quanti ancora sono sulla via della crescita e dell’apprendimento? Ma chi potrà dirsi un buon maestro per gli altri? Come possiamo noi distinguere chi è un buon maestro da chi invece è un cattivo maestro? Come possiamo noi riconoscere se uno è un buon maestro e così fidarsi di lui, mentre non concedere alcuna fiducia a quello che noi riconosciamo essere cattivo? L’esempio di Gesù ci aiuta a saper sempre discernere il buono dal cattivo maestro. Come? È sufficiente guardare ai loro frutti. Il buon maestro produce frutti buoni, il cattivo maestro produce frutti cattivi. Uno potrebbe dire: sono buono anche se produco frutti cattivi. Questa è vera menzogna, vera alterazione della realtà. Chi è buono produrrà sempre frutti buoni. Uno che produce frutti cattivi è cattivo. Come ogni albero produce frutti secondo la sua natura, così anche l’uomo. L’uomo buono produce frutti buoni, l’uomo cattivo produce frutti cattivi. Un buon maestro è tale se produce frutti buoni. Se non produce frutti buoni è cattivo. Non deve essere scelto né seguito come maestro. 44

Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. Sono due esempi che chiarificano con più luce quanto Gesù ha già affermato come principio generale. È verità: ogni albero si riconosce dal suo frutto. Dagli spini mai si potranno raccogliere fichi, né dai rovi si può raccogliere uva. Dai cattivi maestri non si può raccogliere verità. Dai cattivi profeti non si può ricevere la parola vera del Signore. Se un maestro è cattivo – la sua cattiveria si riconosce dai suoi frutti – nessuno speri mai di poter raccogliere frutti di verità e di bontà. Sperare in frutti buoni da un cattivo maestro è una speranza inutile, fallace, dannosa, pericolosa. Ognuno è messo in guardia. Ognuno può salvare la sua anima se vuole. Applicato a Cristo Gesù questa similitudine si può così tradurre: Gesù è l’albero che produce frutti buoni. Sono frutti di dottrina, verità, misericordia, compassione, perdono, accoglienza, guarigioni, miracoli, pazienza, ogni bontà. Un albero che produce simili frutti mai potrà dirsi un albero cattivo. Dovrà necessariamente essere considerato e visto come albero buono. Chi lo dice albero cattivo, mente a se stesso e rende una falsa testimonianza alla sua storia. Attesta contro ogni evidenza ciò che l’evidenza rivela come bontà, anzi come somma bontà.

Al contrario, i farisei e gli scribi che producono frutti cattivi, mai potranno dirsi alberi buoni. Lo attestano i loro frutti che essi sono cattivi nel loro cuore.

22In quel tempo fu portato a Gesù un indemoniato, cieco e muto, ed egli lo guarì, sicché il muto parlava e vedeva. 23Tutta la folla era sbalordita e diceva: «Che non sia costui il figlio di Davide?». 24Ma i farisei, udendo questo, dissero: «Costui non scaccia i demòni se non per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni».

25Egli però, conosciuti i loro pensieri, disse loro: «Ogni regno diviso in se stesso cade in rovina e nessuna città o famiglia divisa in se stessa potrà restare in piedi. 26Ora, se Satana scaccia Satana, è diviso in se stesso; come dunque il suo regno potrà restare in piedi? 27E se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. 28Ma, se io scaccio i demòni per mezzo dello Spirito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio. 29Come può uno entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega? Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. 30Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde.

31Perciò io vi dico: qualunque peccato e bestemmia verrà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non verrà perdonata. 32A chi parlerà contro il Figlio dell’uomo, sarà perdonato; ma a chi parlerà contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato, né in questo mondo né in quello futuro.

33Prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono. Prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l’albero. 34Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? La bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. 35L’uomo buono dal suo buon tesoro trae fuori cose buone, mentre l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori cose cattive. 36Ma io vi dico: di ogni parola vana che gli uomini diranno, dovranno rendere conto nel giorno del giudizio; 37infatti in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato». (Mt 12,22-37).

Gesù li dichiara cattivi a causa della parola sempre cattiva che esce dalla loro bocca. Essendo alberi cattivi non possono dire parole buone. 45

L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. Ognuno produce secondo la sua natura. La natura buona trae da se stessa cose buone, trae il bene. La natura cattiva trae da se stessa cose cattive, di male. Ciò di cui è pieno il cuore, la propria natura, viene fuori dalla bocca. La bocca è in tutto simile al cratere di un vulcano. Se il ventre del vulcano è pieno di fuoco, dal cratere uscirà fuoco. Se invece il suo ventre è pieno di gas, dal cratere uscirà il gas che ucciderà tutto quanto incontra sul suo cammino. Il bene è il frutto del buon tesoro del cuore di un uomo. Ma anche il male è il frutto del cattivo tesoro che è il cuore della persona. Un cuore cattivo dice cose cattive. Un cuore buono dice cose buone. La sola parola dell’uomo rivela e manifesta il suo cuore.

Se ascoltiamo con attenzione la parola dell’uomo sapremo sempre la natura del suo cuore. Sapremo sempre se è un buono o un cattivo maestro. Se ci possiamo fidare di lui o dobbiamo evitarlo perché cattiva e pessima guida della nostra anima. La parola è l’uomo, perché la parola è la sua natura. Dalla parola conosciamo la natura di un uomo.

La casa sulla roccia 46

Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico? Dio è il Signore perché può governare la nostra vita. È Signore perché a Lui abbiamo deciso di dare la nostra vita. È Signore perché può comandare. A Lui è dovuta ogni obbedienza da parte nostra. Se Lui non può comandare nulla perché noi non lo obbediamo di certo non è Signore per noi. Se Lui comanda e noi non facciamo ciò che Lui ci dice, anche in questo caso non è Signore per noi. È Signore, ma non per noi. Questo lamento Dio lo ha sempre fatto nell’Antico Testamento. Due brani ci aiutano a comprendere questo lamento di Dio.

1Parola del Signore rivolta a Osea, figlio di Beerì, al tempo di Ozia, di Iotam, di

Acaz, di Ezechia, re di Giuda, e al tempo di Geroboamo, figlio di Ioas, re d’Israele. 2Quando il Signore cominciò a parlare a Osea, gli disse:

«Va’, prenditi in moglie una prostituta, genera figli di prostituzione, poiché il paese non fa che prostituirsi allontanandosi dal Signore».

3Egli andò a prendere Gomer, figlia di Diblàim: ella concepì e gli partorì un figlio.

4E

il Signore disse a Osea: «Chiamalo Izreèl, perché tra poco punirò la casa di Ieu per il sangue sparso a Izreèl e porrò fine al regno della casa d’Israele. 5In quel giorno io spezzerò l’arco d’Israele

nella valle di Izreèl». 6La donna concepì di nuovo e partorì una figlia e il Signore disse a Osea:

«Chiamala Non-amata, perché non amerò più la casa d’Israele, non li perdonerò più. 7Invece io amerò la casa di Giuda

e li salverò nel Signore, loro Dio; non li salverò con l’arco, con la spada, con la guerra, né con cavalli o cavalieri».

8Quando ebbe svezzato Non-amata, Gomer concepì e partorì un figlio.

9E il Signore

disse a Osea: «Chiamalo Non-popolo-mio, perché voi non siete popolo mio e io per voi non sono. (Os 1,1-8).

Dio si lamenta con il suo popolo che ha deciso di non essere più il popolo del Signore e aveva rifiutato Dio, il Signore, come suo Signore. Dio è Dio, il Signore è il Signore, ma non per il suo popolo. Il Signore non era ascoltato, non veniva obbedito dal suo popolo.

1Oracolo. Parola del Signore a Israele per mezzo di Malachia.

2Vi ho amati, dice il Signore. E voi dite: «Come ci hai amati?». Non era forse Esaù

fratello di Giacobbe? Oracolo del Signore. Eppure ho amato Giacobbe 3e ho odiato Esaù.

Ho fatto dei suoi monti un deserto e ho dato la sua eredità agli sciacalli del deserto. 4Se

Edom dice: «Siamo stati distrutti, ma ci rialzeremo dalle nostre rovine!», il Signore degli eserciti dichiara: «Essi ricostruiranno, ma io demolirò». Saranno chiamati «Territorio malvagio» e «Popolo contro cui il Signore è adirato per sempre».

5I vostri occhi lo

vedranno e voi direte: «Grande è il Signore anche al di là dei confini d’Israele». 6Il figlio onora suo padre e il servo rispetta il suo padrone. Se io sono padre, dov’è

l’onore che mi spetta? Se sono il padrone, dov’è il timore di me? Dice il Signore degli eserciti a voi, sacerdoti che disprezzate il mio nome. Voi domandate: «Come lo abbiamo disprezzato il tuo nome?».

7Offrite sul mio altare un cibo impuro e dite: «In che modo te lo

abbiamo reso impuro?». Quando voi dite: «La tavola del Signore è spregevole» 8e offrite

un animale cieco in sacrificio, non è forse un male? Quando voi offrite un animale zoppo o malato, non è forse un male? Offritelo pure al vostro governatore: pensate che sarà soddisfatto di voi o che vi accoglierà con benevolenza? Dice il Signore degli eserciti.

9Ora supplicate pure Dio perché abbia pietà di voi! Se fate tali cose, dovrebbe

accogliervi con benevolenza? Dice il Signore degli eserciti. 10

Oh, ci fosse fra voi chi chiude le porte, perché non arda più invano il mio altare! Non mi compiaccio di voi – dice il Signore degli eserciti – e non accetto l’offerta delle vostre mani!

11Poiché dall’oriente all’occidente grande è il mio nome fra le nazioni e in

ogni luogo si brucia incenso al mio nome e si fanno offerte pure, perché grande è il mio nome fra le nazioni. Dice il Signore degli eserciti.

12Ma voi lo profanate quando dite: «Impura è la tavola del Signore e spregevole il

cibo che vi è sopra». 13

Voi aggiungete: «Ah! che pena!». E lo disprezzate. Dice il Signore degli eserciti. Offrite animali rubati, zoppi, malati e li portate in offerta! Posso io accettarla dalle vostre mani? Dice il Signore.

14Maledetto il fraudolento che ha nel gregge un

maschio, ne fa voto e poi mi sacrifica una bestia difettosa. Poiché io sono un re grande – dice il Signore degli eserciti – e il mio nome è terribile fra le nazioni. (Mal 1,1-14).

Dio si sente non rispettato dal suo popolo. Il popolo si avvicina a Lui senza santità, amore, devozione, zelo, obbedienza. Vive con Lui un rapporto solamente esteriore. Cosa succede a chi non fa ciò che il Signore comanda e dice? Due immagini ci aiuteranno a comprendere in pienezza di verità l’insegnamento di Gesù. 47

Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: Si va dietro Gesù per ascoltare le sue parole e per metterle in pratica. È questo il significato della sequela: ascoltare e mettere in pratica; ascoltare ed obbedire; ascoltare e seguire, realizzare, trasformare ogni cosa ascoltata in opera. Cosa avviene per colui che va dietro Gesù, ascolta le sue parole e le mette in pratica?

48è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha

posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. Costui è simile ad un uomo che ha costruito la sua casa ponendo le fondamenta sulla roccia dopo aver scavato in profondità. Venne la piena, il fiume si abbatté su quella casa, ma non riuscì a smuoverla, a distruggerla, ad abbatterla perché era costruita bene. Il solido fondamento sulla roccia aveva impedito la catastrofe. La casa rimane stabile per sempre. Cosa accade invece a chi va dietro Gesù, ascolta, ma non mette in pratica le parole ascoltate? 49

Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande». Costui è simile ad un uomo che costruisce la sua casa sulla terra senza porre alcun fondamento. Il fiume la investe e essa subito crolla. Tutto il lavoro va perduto, a causa della grande distruzione. La realtà della similitudine è chiara, eloquente. Chi edifica il suo edificio spirituale sulla roccia di Dio che è la sua volontà, la sua parola, avrà una casa stabile in eterno. Chi invece costruisce la sua casa spirituale sul non ascolto della Parola del Signore, non avrà stabilità. Un piccolo fiume di pensieri umani o di tentazione che si abbatte contro di noi ed ecco che la nostra rovina e grande. È grande nel tempo ed è grande nell’eternità. È una rovina che dice perdizione eterna, per sempre, lontano dal Signore. È Dio la Roccia, il solo fondamento vero della nostra casa spirituale. Egli è la Roccia; perfetta è l'opera sua; tutte le sue vie sono giustizia; è un Dio verace e senza malizia; Egli è giusto e retto (Dt 32, 4). Giacobbe ha mangiato e si è saziato, - sì, ti sei ingrassato, impinguato, rimpinzato - e ha respinto il Dio che lo aveva fatto, ha disprezzato la Roccia, sua salvezza (Dt 32, 15). La Roccia, che ti ha generato, tu hai trascurato; hai dimenticato il Dio che ti ha procreato! (Dt 32, 18). Come può un uomo solo inseguirne mille o due soli metterne in fuga diecimila? Non è forse perché la loro Roccia li ha venduti, il Signore li ha consegnati? (Dt 32, 30). Perché la loro roccia non è come la nostra e i nostri nemici ne sono testimoni (Dt 32, 31).

Allora dirà: Dove sono i loro dei, la roccia in cui cercavano rifugi (Dt 32, 37). Egli disse: "Il Signore è mia roccia, mia fortezza, mio liberatore (2Sam 22, 2).

Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore; mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo; mio scudo e baluardo, mia potente salvezza (Sal 17, 3).

Tu sei la mia roccia e il mio baluardo, per il tuo nome dirigi i miei passi (Sal 30, 4).

Mi ha tratto dalla fossa della morte, dal fango della palude; i miei piedi ha stabilito sulla roccia, ha reso sicuri i miei passi (Sal 39, 3). Lui solo è mia rupe e mia salvezza, mia roccia di difesa: non potrò vacillare (Sal 61, 3).

Lui solo è mia rupe e mia salvezza, mia roccia di difesa: non potrò vacillare (Sal 61, 7). Vengono meno la mia carne e il mio cuore; ma la roccia del mio cuore è Dio, è Dio la mia sorte per sempre (Sal 72, 26). Egli mi invocherà: Tu sei mio padre, mio Dio e roccia della mia salvezza (Sal 88, 27).

Per annunziare quanto è retto il Signore: mia roccia, in lui non c'è ingiustizia (Sal 91, 16). Ma il Signore è la mia difesa, roccia del mio rifugio è il mio Dio (Sal 93, 22).

Venite, applaudiamo al Signore, acclamiamo alla roccia della nostra salvezza (Sal 94, 1). Di Davide. Benedetto il Signore, mia roccia, che addestra le mie mani alla guerra, le mie dita alla battaglia (Sal 143, 1). Perché hai dimenticato Dio tuo salvatore e non ti sei ricordato della Roccia, tua fortezza. Tu pianti perciò piante amene e innesti tralci stranieri (Is 17, 10). Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna (Is 26, 4).

Voi innalzerete il vostro canto come nella notte in cui si celebra una festa; avrete la gioia nel cuore come chi parte al suono del flauto, per recarsi al monte del Signore, alla Roccia d'Israele (Is 30, 29). Non siate ansiosi e non temete: non forse già da molto tempo te l'ho fatto intendere e rivelato? Voi siete miei testimoni: C'è forse un dio fuori di me o una roccia che io non conosca?" (Is 44, 8).

Ascoltatemi, voi che siete in cerca di giustizia, voi che cercate il Signore; guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti (Is 51, 1).

Non sei tu fin da principio, Signore, il mio Dio, il mio Santo? Noi non moriremo, Signore. Tu lo hai scelto per far giustizia, l'hai reso forte, o Roccia, per castigare (Ab 1, 12).

Roccia è il nome stesso di Dio. Fondare la nostra casa sulla roccia è fondarla in Dio, nella sua Parola ascoltata e osservata per tutti i giorni della nostra vita. Fondata così la nostra casa avrà una stabilità eterna. Mai verrà distrutta.