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Imprese, ecco come si s upe ra il "baratro" Costa, Beraldo, Buoro e Tomat: «Situazione difficile, avanti con le riforme. Ma si può ancora vincere» VENEZIA una dimensione globale e non soltanto locale. «La situazione è sicuramente complessa» ha affermato Lauro Buoro, presidente della Nice, azienda che nel 2012 ha fattura- to 275 milioni di euro, 20% in più rispetto all'anno precedente «male eccellenze ci sono. Il pro- blema è che sta cambiando il mondo e non c'è ancoralo spiri- to di aggregazione che ci vorreb- be, cioè quello di condividere una nuova visione che va oltre al proprio giardino e che guarda a tutti i mercati internazionali». Per Stefano Beraldo, ad di Coin non è il Nord che sta male, ma tutto il Paese: «Il Nord rappre- senta una sfumatura diversa di un disagio diffuso in tutto il Pae- se. Bisogna invertire il volano, la legge Fornero è una tragedia. Io sono per retribuire di più il lavo- ratore, ma chiedendo più flessi- bilità. Si parla tanto dell'occupa- zione dei giovani, ma intanto si aumenta l'età pensionabile. Non è una contraddizione? Coin fa una fatica bestiale, m a ha rad- doppiato il fatturato». Per An- drea Tomat, presidente Lotto Sport Italia, il Nord deve tornare a essere la locomotiva del Paese e lo può fare se viene messo nel- le condizioni giuste che dipen- dono da una politica solida: «Nessuna famiglia può dare il meglio se ci sono continuamen- te dei problemi all'interno. Per risolvere la crisi c'è bisogno di at- tori di grandi dimensioni e mol- to è in mano all'Europa. Io spero che con le elezioni a settembre in Germania la situazione cambi ed emergano leader in grado di riequilibrare il welfare». Per il professore Giovanni Costa, vice presidente di Intesa San Paolo, il problema principale del Nor- dest è quello che vede ancora una separazione tra impresa fa- miliare e manageriale: «Il ruolo familiare nello sviluppo delle im- prese è un grande valore, ma de- ve essere pronto a un evoluzio- ne. Ci sono dei manager brillanti che non sanno ancora dialogare con queste particolari realtà». In- fine, per Costa, questo è un mo- mento particolare perché le ban- che si stanno prendendo dei ruoli impropri in quanto il capi- tale di credito si trasforma a vol- te in capitale a rischio e questo è sintomo che qualcosa non va a monte. Vera Mantengoli L'immagine del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi di un Nord sull'orlo del baratro non è stata digerita da molti im- prenditori che non accettano di alzare bandiera bianca. Ieri, nel corso dell'«Alumni Day», giorna- ta organizzata all'Università Ca' Foscari per gli studenti, si è tenu- to il convegno «Capitani Corag- giosi. Manager 2.0 nel Nord Est del Terzo Millennio». Il quadro generale che ne è emerso è quel- lo di un territorio piegato da rigi- de restrizioni, ma non spezzato alla radice. Il made in Italy non è morto, ma bisogna imparare a valutare le risorse pensando a Lauro Buoro , Stefano Beraldo e Giovanni Costa

Capitani Coraggiosi su La Nuova Venezia

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domenica 26/05/2013

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Page 1: Capitani Coraggiosi su La Nuova Venezia

Imprese, ecco come si supera il "baratro"Costa, Beraldo, Buoro e Tomat: «Situazione difficile, avanti con le riforme. Ma si può ancora vincere»

VENEZIA una dimensione globale e nonsoltanto locale.

«La situazione è sicuramentecomplessa» ha affermato LauroBuoro, presidente della Nice,azienda che nel 2012 ha fattura-to 275 milioni di euro, 20% inpiù rispetto all'anno precedente«male eccellenze ci sono. Il pro-blema è che sta cambiando ilmondo e non c'è ancoralo spiri-to di aggregazione che ci vorreb-be, cioè quello di condividereuna nuova visione che va oltre alproprio giardino e che guarda atutti i mercati internazionali».Per Stefano Beraldo, ad di Coinnon è il Nord che sta male, matutto il Paese: «Il Nord rappre-senta una sfumatura diversa di

un disagio diffuso in tutto il Pae-se. Bisogna invertire il volano, lalegge Fornero è una tragedia. Iosono per retribuire di più il lavo-ratore, ma chiedendo più flessi-bilità. Si parla tanto dell'occupa-zione dei giovani, ma intanto siaumenta l'età pensionabile.Non è una contraddizione? Coinfa una fatica bestiale, m a ha rad-doppiato il fatturato». Per An-drea Tomat, presidente LottoSport Italia, il Nord deve tornarea essere la locomotiva del Paesee lo può fare se viene messo nel-le condizioni giuste che dipen-dono da una politica solida:«Nessuna famiglia può dare ilmeglio se ci sono continuamen-te dei problemi all'interno. Per

risolvere la crisi c'è bisogno di at-tori di grandi dimensioni e mol-to è in mano all'Europa. Io speroche con le elezioni a settembrein Germania la situazione cambied emergano leader in grado diriequilibrare il welfare». Per ilprofessore Giovanni Costa, vicepresidente di Intesa San Paolo, ilproblema principale del Nor-dest è quello che vede ancorauna separazione tra impresa fa-miliare e manageriale: «Il ruolofamiliare nello sviluppo delle im-prese è un grande valore, ma de-ve essere pronto a un evoluzio-ne. Ci sono dei manager brillantiche non sanno ancora dialogarecon queste particolari realtà». In-fine, per Costa, questo è un mo-mento particolare perché le ban-che si stanno prendendo deiruoli impropri in quanto il capi-tale di credito si trasforma a vol-te in capitale a rischio e questo èsintomo che qualcosa non va amonte.

Vera Mantengoli

L'immagine del presidente diConfindustria Giorgio Squinzidi un Nord sull'orlo del baratronon è stata digerita da molti im-prenditori che non accettano dialzare bandiera bianca. Ieri, nelcorso dell'«Alumni Day», giorna-ta organizzata all'Università Ca'Foscari per gli studenti, si è tenu-to il convegno «Capitani Corag-giosi. Manager 2.0 nel Nord Estdel Terzo Millennio». Il quadrogenerale che ne è emerso è quel-lo di un territorio piegato da rigi-de restrizioni, ma non spezzatoalla radice. Il made in Italy non èmorto, ma bisogna imparare avalutare le risorse pensando a

Lauro Buoro , Stefano Beraldo e Giovanni Costa