CAPIRE I BAMBINI:i tipi psicologici

Spesso si corre il rischio di "classificare" il bambinoassegnandogli un'etichetta basata su impressioni egiudizi che spesso non corrispondono alla sua veraindole, ma si limitano a coglierne gli aspetti piùesteriori, di superficie. Invece di stigmatizzare ilcarattere del bambino con giudizi che rischiano diimmobilizzarlo in uno stereotipo, è importante capireche cosa lo spinge a comportarsi in modo negativo perse stesso, prima ancora che con gli altri.

IL BAMBINO TIMIDO La timidezza è un sentimento universale che tutticonosciamo e che nasce da un senso di inferiorità cheognuno di noi ha provato da piccolo nei confronti degliadulti. La timidezza nasce da un temperamentoiperemotivo che lo rende estremamente sensibile aglistimoli esterni. Se a questa vulnerabilità emotiva siaggiungono influssi ambientali negativi, è probabile che ilbambino tenda a chiudersi nel suo guscio, sforzandosi diesercitare il massimo controllo sulle emozioni cheavverte come un pericolo. La timidezza diventa così unacopertura, un meccanismo di difesa che induce il bambinoad evitare le situazioni che possono mettere a nudo lasua fragilità emotiva ed esporlo cosi al giudizio deglialtri.

La paura di fare brutta figura, di rischiare un insuccesso, un rifiuto, un'umiliazione può emergere in molte occasioni. Non è facile per un bambino timido non solo rompere il ghiaccio e fare amicizia, ma anche unirsi ad un'attività di gruppo con altri bambini. Per lo più preferisce stare a guardare.

COSA FARE?

E' un bambino che ha bisogno di essere rassicurato e rafforzato nella sua autostima, mettendo in rilievo le sue qualità e nello stesso tempo accettando i suoi limiti.

IL BAMBINO AGGRESSIVOLa sua aggressività traspare anche dai gesti, dal tono della voce, dal modo di guardare, di afferrare le cose, di camminare, di mangiare. Perfino nelle manifestazioni di affetto, c’ è spesso quel “qualcosa in più”, in cui si avverte una energia eccessiva, che potrebbe trasformare la tenerezza nel suo contrario.

MOTIVI CHE SCATENANO LA RABBIA•E’ una forma di autoaffermazione: è la prova che tiene a sé stesso e non sopporta di subire.• E’ un modo per chiedere aiuto: è un segnale della sua sofferenza.• E’ uno strumento per saggiare i suoi limiti.• E’ una richiesta d’amore.• Può essere legata alla gelosia.• Può nascere dalla frustrazione.• Segnala la paura di abbandono.• Può nascere dai litigi con i compagni.

COSA FARE?Per poter incanalare le tendenze aggressive, sempre presenti in ogni bambino, bisogna prima di tutto aiutarlo a riconoscerle dentro di sé e dare un nome, un significato alle azioni che provocano, trasformandole da semplici impulsi in emozioni, sentimenti, intenzioni. Il passaggio dalla "messa in atto” dell'aggressività alla sua trasformazione in pensiero consente al bambino di accettarla come parte di sé, del suo mondo interiore e di controllarla meglio.

E' proprio quando il bambino è travolto dalla collera che è importante mantenere la calma, in modo da contenere la sua aggressività. Quando la tempesta è finita, è il momento di parlargli, non per fare delle prediche, che non ascolterebbe, se è di carattere molto impulsivo ed estroverso, ma per porgli delle domande che lo inducano a riflettere. Trasformare gli impulsi e le azioni in parole è già un primo passo per dare un nome e un significato a questi sfoghi incontrollati. Sara più facile riconoscerli. Non importa se non sempre il bambino ci riesce: almeno "sa" che cosa prova e perché. E questa consapevolezza è già una grande conquista che apre la strada ad un maggior equilibrio nel rapporto con se stessi e con gli altri.

COSA NON FARE•Arrabbiarsi più di lui: ciò significa mettersi sullo stesso piano e perdere autorevolezza.• Soffocare l’emozione: più la si reprime più si amplifica.• Cercare di farlo ragionare: troppe parole non gli fanno arrivare il messaggio più importante.• Punirlo severamente e prenderlo in giro: si sentirà incompreso.

POSSIBILI ATTIVITÀIl bambino predisposto agli scoppi di rabbia è pieno di energie, di impulsi al movimento che la vita normale non permette di esprimere pienamente. Una valvola di sfogo è costituita dal gioco all’ aria aperta, dalle corse, dai salti, gli arrampicamenti.

IL BAMBINO con comportamento OPPOSITIVO-PROVOCATORIOQualsiasi cosa gli si dica, gli si chieda , gli si proponga la sua prima risposta è sempre no. Il bambino si comporta come se non potesse fare a meno di dire sempre "no". E non solo quando si tratta di ubbidire a qualcosa che "non gli va". Di solito si cerca di insistere, di convincere il bambino, col risultato di aumentare la sua ostinazioneNaturalmente ci sono anche bambini che non limitano la loro opposizione agli scontri verbali, ai contrasti di idee e di intenzioni, ma disobbediscono in modo determinato, non rispettano le regole, si dimostrano ostili, senza timore di punizioni e sgridate.

Da bambini come da adulti, il "no" è il modo più rapido e diretto per erigere una barriera fra sé e gli altri, per mantenere una distanza. Ma il bambino oppositivo lo usa anche per proteggere il suo mondo interiore dalle incursioni altrui, che avverte come un pericolo. Il negativismo serve più per difendersi che per attaccare frontalmente gli altri, come fa il bambino collerico. Anche se il "bastian contrario" sembra un "duro”, e fa di tutto per sembrarlo in realtà si tratta spesso di un bambino ipersensibile. Quando si oppone in modo aperto, provocatorio è perché non solo non teme le punizioni, ma se le aspetta, anzi inconsciamente le richiede.

COSA FARE?La parola d’ordine, di un buon intervento educativo dovrà essere “comprensione”. Si pensa che essi siano fieri di se stessi, che godano nell’essere temuti dagli altri. Il realtà il bambino non è contento del suo modo di essere e delle opinioni che le altre persone hanno di lui.L’immagine che ha di sé è molto svalutante, si considera unincapace, indegno dell’amore altrui e crede che nessunomai gli potrà essere amico. Si sente rifiutato, ma sa diessere lui stesso la causa del suo isolamento e cosìsviluppa livelli molto bassi d’autostima.

Spesso, questa bassa considerazione che il bambinooppositivo provocatorio ha di sé stesso, nasce proprionell’ambiente domestico.Sono gli stessi genitori ad attribuire ai loro figli delleetichette, a definirli “insopportabili”, “terribili”. Questeespressioni che possono essere dettate da un momentodi collera, se ripetute più e più volte, vengonointeriorizzate dal bambino.

Per far sì che le provocazioni e l’ostilità vadano estinguendosi, è necessario fare in modo che il bambino viva delle conseguenze negative ogni qual volta fa ricorso a tali comportamenti.

ALCUNE STRETEGIE UTILI …•Premiare i comportamenti positivi, anche piccoli ma che conducono alla condotta desiderata e allontanino da quella indesiderata•Preferire i premi per i comportamenti positivi alle punizioni•Evitare le prediche•Preferire sempre la perdita di un privilegio (es. uscire o guardare la tv) alla punizione• Scegliere le punizioni solo per comportamenti molto gravi •Se si sceglie di premiare o in alternativa, togliere un privilegio, questo deve essere fatto subito. Se si lascia passare troppo tempo l’effetto sul comportamento svanisce.•Dare il buon esempio: una risposta stizzita o aggressiva non fa che rinforzare il comportamento oppositivo del bambino.

IL BAMBINO PIGROSognatore, sempre assorto nei suoi pensieri e nelle sue fantasie, sembra che la sua vita scorra al rallentatore. Un po’ apatico, poco emotivo, difficile da coinvolgere. Alla base di questi comportamenti c'è quasi sempre un tipo di temperamento "lento", poco reattivo, che il bambino manifesta fin dalla nascita mostrandosi meno sensibile di altri agli stimoli esterni e meno rapido nelle reazioni. E’ raro che pianga o urli se si fa male, ma anche che si entusiasmi per un giocattolo nuovo. Anche crescendo è sempre tranquillo, poco esigente che spesso si finisce per lasciarlo in disparte. A differenza dei bambini timidi, aggressivi od oppositivi, non crea quasi mai dei problemi. A scuola preferisce starsene in disparte e giocare da solo, piuttosto che unirsi ai compagni e socializzare: non per timidezza, ma perche preferisce rimanere tranquillo nel suo piccolo mondo.

•La lentezza può derivare anche da un senso di insicurezza, di scarsa fiducia nelle proprie capacità. •Inoltre possono apparire lenti, pigri, poco intraprendenti, privi di iniziativa e di interessi anche molti bambini che sono invece dei grandi sognatori, così impegnati a "lavorare di fantasia", a seguire le loro idee, la loro immaginazione. Probabilmente hanno un temperamento introverso, che li rende inclini a pensare piuttosto che ad agire. Appena si sentono più amati e più incoraggiati, anche i piccoli sognatori cronici smettono di vivere continuamente sulle nuvole, scendono in mezzo agli altri, senza rinunciare alla loro fantasia, ma utilizzandola in modo più costruttivo e reale.

COSA FARE?Tocca all’adulto avvicinarlo e proporgli di fare qualcosa che gli piaccia, conducendolo piano piano dall'inerzia all'attività. Naturalmente intervenire non significa affiancarlo in ogni attività sostituendosi a lui, ma sospingerlo inizialmente e poi lasciarlo andare, spronarlo, motivarlo.

DEFICIT DI ATTENZIONE – IPERATTIVITÀPuò essere difficile capire quando si ha a che fare con i bambini iperattivi e cosa fare. Un bambino estremamente vivace, che sente il bisogno di muoversi continuamente e che fatica a mantenere a lungo l’attenzione focalizzata non sempre rientra nella casistica dei disturbi da deficit dell’attenzione / iperattività.Dinamismo e vivacità sono atteggiamenti comuni in età infantile e indicano uno sviluppo sano del bambino. E’ solo quando prendono il sopravvento, interferendo con il suo funzionamento individuale e sociale che è il caso di intervenire.

L’età di insorgenza è molto precoce. Si fa la diagnosi dai 7 anni in poi ma si possono vedere evidenze della presenza del disturbo già a partire dai 3 anni, quando si manifestano dei campanelli d’allarme:•molto irritabili, inclini ad un pianto poco consolabile;•difficoltà legate al sonno e all’alimentazione; •molto attivi ed iniziano a camminare precocemente;•comportamento di solito immaturo per l’età;•difficoltà nel rispetto delle regole;•condotte pericolose;•crisi di rabbia.

In questi bambini si ha un disturbo della regolazione: capacità che il bambino possiede fin dalla nascita di regolare i propri stati emotivi organizzando le esperienze e le risposte comportamentali.L’autoregolazione è un processo legato alla capacità di attenzione.Nel bambino piccolo lo strumento fondamentale di autoregolazione è il gioco, che consente di regolare lo sviluppo cognitivo, emotivo e comportamentale, privilegiando il gioco simbolico (far finta di…), i giochi che presuppongono il rispetto delle regole e i giochi cooperativi.

DISATTENZIONE

• Spesso non riesce a prestare attenzione ai particolario commette errori di distrazione nei compitiscolastici, sul lavoro o in altre attività;

• ha difficoltà a mantenere l’attenzione sui compiti osulle attività di gioco;

• non sembra ascoltare quando gli si parla direttamente;

• evita, prova avversione o è riluttante ad impegnarsi incompiti che richiedono sforzo mentale e protratto;

• perde gli oggetti necessari per i compiti o le attività;

• è facilmente distratto da stimoli esterni;

• è sbadato nelle attività quotidiane.

IPERATTIVITÀ•Spesso muove con irrequietezza mani e piedi e si dimena sulla sedia;•lascia il proprio posto a sedere in classe o in altre situazioni in cui ci si aspetta che resti seduto;•passa da un’attività all’altra senza portare a termine alcuna;•corre o salta dovunque in modo eccessivo;•ha difficoltà a giocare e a divertirsi in modo tranquillo;•parla troppo.

IMPULSIVITÀ• Spesso “spara” le risposte prima che le domande siano state completate;•ha difficoltà ad attendere il proprio turno.

COSA FARE?Un principio importante da tener presente è che questi bambini non hanno nessuna colpa, il loro comportamento non rispecchia alcun tipo di oppositività; né tanto meno hanno colpa i loro genitori che invece vengono spesso additati come incapaci di svolgere bene il proprio ruolo di educatori.Conviene seguire alcuni accorgimenti.• Concedere degli spazi di sfogo : attività all'aria aperta, come la corsa nei limiti poiché l’eccitazione aumenta la sua iperattività), le passeggiate; attrezzare una camera a casa dove possa giocare, senza il controllo diretto; fornirgli giochi sicuri uno per volta evitando quelli che lo farebbero scatenare, come il pallone, l'acqua, la pittura a favore di quelli che comportano attività più strutturate (es. le costruzioni).

• Essere costanti e fermi nelle regole: imporre poche regole ma farle rispettare e cercare di essere costanti nella scansione dei vari momenti della giornata, fornirgli una routine quotidiana.

• Applicare castighi non di tipo fisico: dal momento che il bambino iperattivo è spesso aggressivo, bisogna evitare di punirlo con i suoi stessi sistemi, si rafforzerebbe l'idea di essere nel giusto quando si comporta con violenza. Poiché il livello di attenzione del bambino è scarso la punizione va data subito dopo aver combinato una marachella, in modo che capisca il senso della punizione. Non bisogna gridare quando lo si vuole correggere, perché tenderà ad imitare; meglio tenere un tono di voce fermo e calmo.

• Incentivare i periodi di attenzione: il sistema migliore per modificare il suo comportamento è premiarlo se mantiene più a lungo l’attenzione. Si potrebbe provare con la lettura di libri a partire da quelli illustrati per poi passare a leggere delle storie; incoraggiarlo a disegnare, a colorare,a passare del tempo con giochi a difficoltà crescente: si incomincia con le costruzioni per arrivare ai puzzle, al domino e alle carte (queste stimolano particolarmente la memoria e la concentrazione). Con questi sistemi, anche se lentamente, si aiuta il bambino a prepararsi ai compiti scolastici.

LE RELAZIONI TRA COETANEI

AMICIZIALa molla che fa scattare l'amicizia non è mai

casuale, la scelta di un amico corrisponde sempre a bisogni molto profondi del bambino, che spesso sono di “compensazione".

Più che la somiglianza prevale l'attrazione tra opposti : le mancanze di uno vengono compensate dall'altro e viceversa. Non è strano che un bambino un po’ timido, delicato, sensibile diventi amico di quello più estroverso, deciso, combattivo: se l'uno si sente più protetto nei giochi di gruppo, l'altro ha modo di dare prova della sua "forza", in senso positivo difendendo il più debole.

COMPETIZIONE

I bambini verificano le proprie capacità e le confrontano con un altro bambino. C'è competitività nell'amicizia ma si tratta di un confronto tra pari che consente una prima verifica reale dei propri punti di forza e dei propri limiti. Il bambino si abitua a puntare sulle sue risorse, ad accentuarle, equilibrando i suoi punti deboli. C'è chi ha un atteggiamento da leader e chi si sente un gregario; chi è creativo, ha continuamente delle idee, e chi le elabora, le rende realizzabili.

LABORATORIO DI POTENZIAMENTO DELL’ATTENZIONE: RINO PAPERINO (Erikson)

• 1°: CONOSCIAMOCIConoscenza delle regole dell’ambiente e dello scambio interpersonale attraverso la lettera di Rino paperino. Regole da rispettare durante le attività, i giochi e prima di uscire dalla sezione.

• 2°: IMPARARE A COOPERARE IN GRUPPOAttività ludiche attraverso le quali il bambino sviluppa le modalità del lavoro cooperativo ( puzzle, costruzioni, “I pulcini”, “Il labirinto”…)

ATTIVITA’ LABORATORIALE

Proponi delle attività che riescano a coinvolgere i bambini

più timidi e allo stesso tempo tengano a bada

comportamenti iperattivi, potenziando la capacità di

attenzione.