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Campania della Conoscenza. Quaranta istantanee di realtà in rapida (e sapida) evoluzione

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L'innovazione (come la democrazia) è partecipazione. Centri di ricerca, spin-off, università, giovani imprenditori e ricercatori trainano il nostro territorio nella società della conoscenza. Nonostante antichi ritardi, cicliche emergenze e ampie dosi di autolesionismo. Ma, soprattutto, nonostante il distratto silenzio dei media. Per accendere i riflettori sui protagonisti dell'innovazione, il Denaro ha scelto di dedicare una rubrica settimanale alla "Campania della Conoscenza". Questo libro raccoglie le prime 40 istantanee di una realtà in rapida, e sapida, evoluzione. Nonostante tutto.

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Quaranta istantanee di realtàin rapida (e sapida) evoluzione

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INTRODUZIONEGiuseppe Zollo.......................................................................................................9Ordinario di Ingegneria gestionale presso la “Federico II” di Napolie Presidente di Campania Innovazione Spa

La bioetica per i più deboli 13Lorenzo ChieffiDirettore del Centro Interuniversitario di Ricerca Bioetica (Cirb).Docente di Diritto pubblico generale e Diritto costituzionale presso la Sun

Cima, razionalizzare l’esistente 17Gianfranco UrciuoliDirettore del Centro Irpino per l’Innovazione nel Monitoraggio Ambientale (Cima).Docente di Fondamenti di Geotecnica e di Stabilità dei Pendii presso la Federico II di Napoli

Quando il Sud èmultimediale 21Raffaele SchiavulloFondatore della Dot Mind in Motion

Estetica della natura 25Mario De StefanoPremio “Science and Engineering Visualization Challenge” (Science).Docente di Botanica e Biologia Marina presso la Sun

I cacciatori di parassiti 29Giuseppe CringoliDirettore del Centro Regionale per il Monitoraggio delle Parassitosi (Cremopar).Docente di Parassitologia e Malattie Parassitarie degli Animali presso la Federico II di Napoli

Ricerca, ora c’è lamappa dei bravi 33Maria Pia CosmaGroup Leader presso l’Istituto Telethon di Genetica e Medicina (Tigem)

Russo, il film del cervello in 4 D 37Maurizio RussoDirettore dell’Istituto di Cibernetica “E. Caianiello” del Cnr di Pozzuoli

Il Santo Graal della longevità 41Geppino FalcoRicercatore dell’Isttuto Ricerche Genetiche Gaetano Salvatore (Biogem) di Ariano Irpino

Elettronica di potenza per il fotovoltaico: Salerno fa scuola 45Nicola Femia, Giovanni Petrone, Giovanni Spagnuolo eMassimoVitelliGruppo di ricerca di Power Electronics, Università di Salerno

Gli spazzini delle stelle all’Expo 51Raffaele Battaglia e Gianluca FerriniFondatori di Novaetech

SOMMARIO

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CAMPANIA DELLA CONOSCENZA

Vincere le sfide senza trucchi 55Gabriella ColucciFondatrice e amministratore delegato della “Arterra Bioscience”

Tecnologia al servizio della vita. Dallamanifattura alla biomanifattura 59Lucio PastoreGroup Leader presso il Ceinge. Docente di Biochimica Clinicae Biologia Molecolare Clinica presso la Federico II di Napoli

Incipit, la cultura è un affare 63Ermelinda FedericoFondatrice di Incipit

Alchimisti dei nostri tempi 67Marina FaiellaPremio “L’Oréal Italia Per le Donne e la Scienza” 2010

Ipad nello spazio? Perché no 71Francesco SacerdotiFondatore di e-voluzione

Lunga vita ai beni alimentari 75Gaetano GuerraPremio Nazionale Innovazione 2010.Docente di Chimica delle Macromolecole presso l’Università di Salerno

Mac, il portacenere globale 79Letizia MagaldiConsigliere d’amministrazione e responsabile relazioni istituzionali del Gruppo Magaldi

E il Sannio programma lamappa dellemappe 83Mario MarottaFondatore e amministratore della “Cartesio Snc”

All’origine del gusto 87Paola Piombino e Danilo Ercolini“Premio Montana” 2010

Non chiamatemi “magnifico” 91MassimoMarrelliRettore dell’Università degli Studi di Napoli Federico II

Il miracolo cromatico dell’ecoserra 95Giuseppe IachettaFondatore e amministratore della Eulux

Lo spazio ha un cuore sannita 99Amedeo LeporeAmministratore delegato della Merlino Technology

Ridurre il traffico con un click 103Team “Error 404”Primo posto alla finale Italiana della “Microsoft Imagine Cup 2010”

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Guide angeliche per turisti curiosi 107Stefano ConsiglioIdeatore della Travel Community “Angeli per Viaggiatori”.Docente di Organizzazione aziendale presso la Federico II di Napoli

Iperattività dei bambini, una terapia dal Ceinge 111Alessandro UsielloGroup Leader presso il Ceinge.Docente di Biochimica Clinica e Biologia molecolare Clinica presso la Sun

Unamusica così non l’avetemai vista 115Orlando FestaResponsabile della Roll Multimedia Design

Dal Sannio alla Intel il videogame che fa Bang 119Giovanni CaturanoPresidente e direttore della software house SpinVector

Alla ricerca di fonti alternative 123Francesco MiccioPrimo ricercatore presso l’Istituto di Ricerche sulla Combustione del Cnr di Napoli

Cira, ecco lemeraviglie dell’ipersonica 127Gennaro RussoDirigente del Centro Italiano Ricerche Aerospaziali (Cira).Responsabile dello Sviluppo delle Relazioni istituzionali

TechnologyBiz, innovare a occhi aperti 131Bruno UccelloFondatore di Channel Management e coordinatore di TechnologyBiz

Campi Flegrei fonte di energia pulita 135Giuseppe De NataleResponsabile del progetto“Deep Drilling Project”.Dirigente di ricerca presso l’Osservatorio Vesuviano

Il biorisanamento: nuova vita alla terra 139Rosalia Scelza“Premio RemTech” 2010.Dottore di ricerca in Agrobiologia e Agrochimica presso la Federico II di Napoli

Uno scanner contro la droga 143Giulio GambarotaRicercatore presso il Clinical Imaging Center del GlaxoSmithKline di Londra

Il biotech napoletano conquista i cinesi 147Carlo PedonePresidente della Dfm scarl e direttore del Centro di Competenza Regionalein Diagnostica e Farmaceutica Molecolare

I cacciatori di Molecole 151Lucia Altucci“Premio Start Cup Campania” 2010. Docente di Patologia generale presso la Sun

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Strade colabrodo? Un gel copri-sella antishock 155Gialuca Vosa CaprioliFondatore della “Bring Out”

A scuola di arti marziali (con Einstein) 159Attilio SacripantiFisico nucleare e Senior Prime Researcher presso l’Enea.Fondatore della Biomeccanica applicata al Judo

Lamacchina del futuro è targata Salerno 163Gianfranco RizzoDocente di Macchine e Sistemi Energetici presso l’Università di Salerno

La potenza alchemica dell’opera arte 167Ciro PiccioliPresidente Associazione Italiana Esperti Scientifici (Aies)

Green Frame, edifici eco-sostenibili 171Giulia BonelliArchitetto. Docente di Tecnologia dell’Architettura presso la Federico II di Napoli

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Proprio un bel libro questo curato da Cristian Fuschetto. Cherilancia un’immagine inedita della Campania, diversa da quel-la a cui le cronache dei giornali ci hanno abituato. Sfogliatelovelocemente. Soffermatevi sulle foto. Osservate i volti dei gio-vani sorridenti, consapevoli, avidi di mettersi alla prova, di es-sere protagonisti di avventure intellettuali. Leggete le storie dipiccoli gruppi che inseguono una visione, armati di entusiasmo,di progetti e di competenze. Scoprite luoghi sconosciuti ai più.Università, centri di ricerca e imprese dove sono incastonati la-boratori che sviscerano argomenti dai nomi misteriosi, evoca-tivi della complessità della ricerca scientifica: polimeri nano-porosi, diatomee, polveri spaziali, microrganismi, molecole,proteine, biomimetismo, algoritmi di compressione, gel anti-shock, composti epigenetici.

Sarebbe sbagliato considerare queste aree di ricerca curiosi-tà esoteriche degli scienziati. Perché vi è una verità inossidabi-le nella ricerca scientifica e nel progresso tecnologico. Se c’è unaconoscenza disponibile che ha una validità scientifica, prima opoi qualcuno troverà il modo di sfruttarla per farci qualcosa diutile. Spesso seguendo vie del tutto imprevedibili. Un esempio.Nel 1962 Osamu Shimomura isolò la proteina causa della fluo-rescenza verde della medusa Aequorea Victoria. Una sostanzaapparentemente inutile, denominata Gfp. Circa trent’anni do-po un altro ricercatore, Douglas Prasher, ne individuò il gene.Quindi Martin Chalfie dimostrò che il gene della Gfp attecchi-va anche nei vermiciattoli. Nel 1995 Roger Tsien modificò il ge-ne per renderlo compatibile con l’uomo. Oggi il Gfp è il mar-catore perfetto, capace di illuminare il percorso di un singolovirus dentro una cellula, di seguire l’evoluzione delle cellule tu-morali e di vedere i singoli neuroni del cervello.

Un giorno se sconfiggeremo il cancro o l’Alzheimer sarà an-che per merito della “inutile” proteina che rende luminosa unamedusa. La possibilità che menti diverse, separate nel tempo enello spazio, possano collegare tra loro fatti apparentementeestranei, dando luogo a risultati inattesi, è la forza motrice del-

INTRODUZIONE

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la scienza e della tecnologia. Questa forza ha un nome: si chia-ma serendipity. Che, alla fin fine, esprime nient’altro che lacreatività dell’intelligenza collettiva.

Potrei fare altre mille esempi di serendipity: i numeri primidi Eratostene che si trasformano in metodi crittografici che ren-dono sicure le comunicazioni su Internet. L’analisi formale deiprocessi di ragionamento di Boole che si trasforma nei circuitidell’hardware e nei linguaggi del software con cui funzionanoi calcolatori e, dunque, tutto il mondo contemporaneo. Soltan-to uno stupido può bollare l’attività di ricerca come “fine a sestessa” o “lontana dalle esigenze del mondo reale”. O disqui-sire sulle differenze tra ricerca di base e ricerca applicata. Co-me ogni ricercatore sa, la vera differenza è tra buona e cattivaricerca. Tra rigorose e documentate indagini o approcci dilet-tanteschi e approssimativi. Tra affrontare temi all’ordine del gior-no nella comunità degli scienziati o affrontare problemi estem-poranei. Tra essere inseriti a pieno titolo nella comunità inter-nazionale di ricerca o essere isolati.

Ogni buona ricerca, ogni ricercatore, ogni centro di ricercaè una fonte di energia che forgia nuove connessioni tra le idee.Una ricchezza a cui l’economia deve attingere a mani basse. Vo-gliamo fare una piccola stima di tale ricchezza? In Campania visono circa seimila professori universitari e ricercatori. A cui van-no aggiunti circa tremila dottorandi di ricerca e un altro migliaiodi ricercatori che operano in centri di ricerca privati. In so-stanza non siamo lontano dal vero nello stimare in circa dieci-mila coloro che operano nel mondo della ricerca. Organizzatiin circa 1000, 1500 gruppi di ricerca. E ogni gruppo è un pa-trimonio di relazioni con analoghi centri di ricerca localizzatiin ogni angolo del globo. Una rete di competenze preziosissi-ma, su cui fondare il futuro della nostra regione.

Tuttavia, un problema c’è. Come tradurre tale ricchezza diidee, di creatività e di competenze in ricchezza reale per la no-stra regione? I gruppi di ricerca analizzati in questo libro-in-chiesta hanno stretti e proficui rapporti internazionali e hannogenerato validi spin-off aziendali. Ma solo in pochi casi posso-no vantare rapporti altrettanto profondi e produttivi col mon-

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do delle imprese locali. E senza un legame diffuso col mondoimprenditoriale locale la ricchezza di conoscenza e di compe-tenza della regione viene sprecata, andando a fertilizzare altriterritori. Realizzare tale collegamento non è banale. Il primoostacolo è la dimensione delle imprese.

Nella nostra regione prevalgono piccole e piccolissime im-prese. Orientate più al mercato locale che ai mercati interna-zionali. Il piccolo imprenditore in genere non ha le competen-ze per entrare in contatto col mondo della ricerca. Non riescea valutare i vantaggi di un piccolo investimento di denaro e ditempo nel mondo della ricerca. Teme che gli interessi e le com-petenze dei ricercatori siano troppo distanti da quelli della pro-pria azienda. E perciò se ne allontana. In pochi casi l’impren-ditore, spesso per un’occasione fortuita (un figlio laureato, unincontro, un tecnico curioso), è riuscito a vincere le diffidenze.E ne ha tratto benefici consistenti. Ma sono casi isolati. Che nonriescono a egemonizzare la cultura prevalente delle associazio-ni datoriali. Che sono terribilmente carenti in servizi a sostegnodell’innovazione da proporre ai propri soci. Simmetricamente,le Università e i centri di ricerca sono prive di centri di trasferi-mento tecnologico effettivamente funzionanti.

La conclusione è che ricercatori e imprenditori campani si ri-trovano isolati. Ognuno a competere chiuso nel proprio mon-do. I ricercatori a guadagnare prestigio nel mondo della scien-za. Gli imprenditori a guadagnare quote di mercato nel mondodell’economia. Ognuno riesce a progredire come può nel pro-prio mondo.Ma con difficoltà crescenti. I ricercatori hanno pro-blemi a finanziare la propria ricerca. Gli imprenditori ad ac-quisire la conoscenza per sviluppare i propri prodotti.

L’incontro tra i due mondi non solo è auspicabile ma è ur-gente. Va costruito il tessuto di mezzo tra i due mondi. Un si-stema regionale capace di creare occasioni per progetti comu-ni, facilitare gli spin-off della ricerca, esplorare nuovi mercati,rendere facilmente accessibili le tecnologie e i mercati. Per svi-luppare una dialogo sistematico tra ricerca e impresa vanno so-stenute con continuità le iniziative di punta, comunicati i casidi successo, incentivati gli spin-off, sensibilizzati i finanziatori,

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trovati partner interessati, e tanto altro ancora. Il fine è creareuna massa critica di relazioni e iniziative che riesca ad autoso-stenersi. Un sistema capace di rendere normale ciò che ora è oc-casionale. Citando l’artista svizzero Paul Klee, “ciò significa ri-nunciare ad azzeccarla una volta tanto, per caso: ché questo, seai dilettanti reca la saltuaria gloria d’una singola opera riusci-ta, per il professionista può semmai esser solo motivo di ver-gogna”. In questo disegno le istituzioni locali sono indispensa-bili. Una richiesta unanime percorre le testimonianze raccoltenel libro: la politica e le istituzioni locali devono fare la propriaparte. Solo la politica può accendere il motore con cui far de-collare il sistema campano della ricerca e dell’innovazione. Edè quello che tutti noi auspichiamo.

GIUSEPPE ZOLLOOrdinario di Ingegneria gestionale presso la “Federico II” di Napoli

e presidente di Campania Innovazione Spa

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La bioetica per i più deboli

Si può parlare di tutto, tranne che di bioetica. Questa è la rego-la aurea che i sedicenti costruttori di dialogo tra le due anime delnostro paese, quella laica e quella cattolica, ci invitano a osserva-re e a far osservare. E in effetti lo spettacolo di reciproche offese eaccuse tra “nichilisti”, “relativisti”, “nemici della vita”, “dogma-tici liberticidi” e tutto il repertorio di colorite etichette che la fan-tasia dei polemisti di questa e di quell’altra fazione amano sforna-re, un giorno sì e l’altro pure, sembrano dare conferma all’avver-timento: se davvero si vuole costruire un dialogo tra i diversi orien-tamenti della nostra cultura, le questioni bioetiche è meglio la-sciarle in disparte. Ma è davvero così? E poi, se non di discute del-le cose che più dividono, che si discute a fare? A smentire i pavidie a confermare che un autentico dialogo tra diversi non solo è pos-sibile ma è necessario e salutare, opera a Napoli un centro di ri-

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cerca unico in Italia, il Centro Interuniversi-tario di Ricerca Bioetica (Cirb), che nel2010 compie il suo quattordicesimoanno di attività. Nato dall’unione diben sei atenei (la Federico II, la Sun,il Suor Orsola, la Parthenope, l’O-rientale e la Facoltà Teologica), il Cirbtestimonia già dal suo costituirsi la pre-cisa volontà di confrontare le più diversecompetenze e sensibilità su tematiche che, pro-prio per il loro altissimo impatto sociale, non possono certo resta-re appannaggio dei soli addetti ai lavori o, peggio ancora, dei fon-damentalisti di turno. Lorenzo Chieffi, preside della Facoltà diGiurisprudenza della Sun e neo direttore del Cirb, è chiarissimo:“Il nostro è l’unico centro di studio sulla bioetica che unisce ate-nei laici con una Facoltà teologica, e posso assicurare che io di dog-matismi non ne ho mai visti. Può sorprendere, ma nelle nostre ri-cerche, nei nostri convegni e nelle nostre numerose riunioni, del-l’aria polemica che si respira altrove non c’è traccia. Mi pare chela politica faccia oggi della bioetica l’uso che un po’ di tempo fafaceva della politica estera, vale a dire è un pretesto per risolvereproblemi in realtà diversi da quelli su cui si finge di discutere. In-somma, si fa un uso strumentale delle questioni etiche al fine di rag-giungere ben diversi obiettivi politici”.

Allo scopo di neutralizzare sterili polemiche e di favorire unoscambio proficuo tra il mondo della ricerca e la società, Chieffi pen-sa di rendere presto accessibile online la mole di lavoro sviluppa-to in questi anni dal Cirb. “Grazie ai volumi, alle ricerche e ai do-cumenti sin qui prodotti, potremmo diventare un punto di riferi-mento importante non solo in Campania, ma anche a livello na-zionale. Presto il Cirb si doterà di un sito dove tutti potranno ag-giornarsi sul nostro lavoro. Intanto abbiamo deciso di specializza-re ulteriormente la nostre competenze istituendo gruppi di ricercadedicati a tematiche complesse come il rapporto tra le biotecnolo-gie e la salute umana, l’alleanza terapeutica tra medico e pazientee la biodiversità, guidati rispettivamente da esperti eccellenti comeEmilia D’Antuono, Alberto Postigliola e Giovanni Aliotta”. “Un’al-

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tra iniziativa attraverso cui miriamo a coinvolgere quanto più pos-sibile l’opinione pubblica su queste tematiche – prosegue Chieffi –è il ciclo di presentazioni di volumi “Letture di bioetica”, con cuidi volta in volta nelle varie università napoletane verranno chia-mati esperti da tutta Italia per discutere delle loro ultime ricerche.Son numerosi gli incontri del 2010, come pure quelli del 2011. Nel2011 avremo letture di Francesco De Sanctis, magnifico rettore del-l’Università Suor Orsola, su “Sicurezza, libertà, felicità”, di PietroGrassi su “Umanizzare la bioetica”, di Ilja Richard Pavone su “LaConvenzione europea sulla biomedicina”.

Oltre alle tante iniziative promosse presso i singoli atenei, ognianno il Cirb si fa promotore di un convegno di ampio respiro checoinvolge i più autorevoli esperti nazionali e internazionali su sin-gole questioni. “Il tradizionale convegno d’autunno – anticipaChieffi - sarà quest’anno dedicato a un tema solitamente poco dis-cusso. Invece che dei massimi sistemi, di problemi certo fonda-mentali come quelli di inizio e fine vita, di ingegneria genetica odell’ibridazione tra uomini e macchine, parleremo del ‘normale’ pro-blema della tutela del diritto alla salute di chi non ha voce, dei giu-sti criteri da seguire nell’allocazione delle risorse al fine di proteg-gere i soggetti più deboli, come gli anziani, i minori, i poveri e gliimmigrati. La bioetica non può non occuparsi anche di questo. Noialmeno ce ne occupiamo”.

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Lorenzo Chieffi, nato a Highland Park (U.S.A.)il 23agosto1955,èdocentediDirittopubblicoge-neraleeDirittocostituzionalenellaFacoltàdiGiu-risprudenzadella SecondaUniversità degli Studidi Napoli. Laureatosi in Giurisprudenza nel 1979presso l’Università degli Studi di Napoli “Federi-co II”, diventa ricercatore universitario presso laCattedra di Diritto Costituzionale dal 1983, poivince il concorsoper laCattedradi IstituzionidiDi-

ritto pubblico nel 1995.Coordinatore dal 1997 del Dottorato di ricerca in Governo dell’Unio-ne europea, politiche sociali e tributarie, diventa Preside della Facol-tà di Giurisprudenza della Sun nel 2004, carica che ricopre tutt’oggi.È stato Visiting Professor presso le Facoltà di Diritto della Universida-de de São Paolo (Usp) e della Pontifícia Universidade Católica di SãoPaulodelBrasile negli anni1999,2002,dell’UniversitàdiGranada (Spa-gna) nel 2008 e 2010, di Luzern (Svizzera) nel 2008. È stato segretariodell’Associazione ItalianadeiProfessoridiDirittocostituzionale. È con-direttore della Rassegna di Diritto pubblico europeo (E.S.I., Napoli),componente del Comitato scientifico della rivista di Diritto costitu-zionale (Giappichelli, Torino) e della Revista Brasileira de Direito CivilConstitucionaleRelaçõesdeConsumo(FiuzaEditore, SaoPaulo). È so-cio nazionale dell’Accademia Pontaniana. Attualmente dirige il Cen-tro Interuniversitario di Ricerca Bioetica.È autore di oltre 70 pubblicazioni tramonografie e articoli. Ha curatola pubblicazione di 12 volumi collettanei.

LA CAMPANIA DELLA CONOSCENZA

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Cima, razionalizzare l’esistente

Chissà quante volte lo abbiamo sentito ripetere, soprattutto inquesti ultimi periodi. L’Italia è una paese ad elevato rischio sismi-co e ad elevatissimo rischio idrogeologico. Insomma, il nostro è tut-t’altro che un territorio sicuro e ogni volta che l’imponderabile for-za della natura (sommata all’altrettanto imponderabile sciagura-taggine dell’uomo) viene fatalmente a ricordarcelo, non ci rimanealtro che contare i danni. I cittadini campani lo sanno benissimo.Sono passati trent’anni dal tragico sisma che colpì l’Irpinia, dodi-ci dall’alluvione che sprofondò Sarno nel fango, e le immagini diquelle distruzioni rimangono vivide nella memoria di tutti. Eppu-re ogni volta la stessa storia. Terminate le puntuali gare della soli-darietà ed elaborato il lutto collettivo, tutto ricomincia come pri-ma. Si ricostruisce, quando si ricostruisce, senza tener presente chepotrà succedere ancora. Si ricostruisce, quando si ricostruisce, pen-sando di vivere in un eterno presente senza futuro, come se alla finfine fosse meglio nascondere ogni consapevolezza dei rischi pro-venienti dalle “bizze” della natura sotto la tranquillizzante corti-na dei tabù. “Non c’è niente di più sbagliato di pensare che sicco-

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me un evento è inevitabile o co-munque imprevedibile, tantovale far finta di niente. Eppure,quando si parla di terremoti odi alluvioni, agiamo ancora inquesti termini, ancora non ab-biamo una chiara cognizionedel fatto che la conoscenza delrischio è il primo passo versouna sua adeguata gestione, e cheil grosso della difesa dalle cala-mità naturali non lo si fa in con-dizioni di emergenza ma lo si fain ‘tempo di pace’”. A eviden-ziare l’urgenza di costruire non

solo case “a norma”ma di costruire innanzitutto una matura “cul-tura del rischio” è Gianfranco Urciuoli, docente presso il Diparti-mento di Ingegneria Idraulica, Geotecnica ed Ambientale della“Federico II” e direttore del Centro Irpino per l’Innovazione nelMonitoraggio Ambientale “Filippo Vinale” (Cima).

Nato nel 2008 come sede distaccata del centro regionale di com-petenza nel settore dell’Analisi e del Monitoraggio del Rischio Am-bientale (Amra), con sede nel piccolo centro irpino di S. Angelo deiLombardi, il Cima è un centro di ricerca molto particolare perché,come sottolinea con orgoglio Urciuoli, esso ha sede in uno dei ter-ritori più esposti, “alla sorgente del rischio sismico”, e questo con-sente di raggiungere obiettivi che vanno al di là della pura ricerca.“Il Cima si sta rivelando un autentico laboratorio territoriale per-ché accanto alla normale attività di studio stiamo svolgendo un ruo-lo importante anche sul fronte della sensibilizzazione sociale e del-la innovazione industriale”. Non solo corsi di formazione altamentespecializzati, a tal proposito partiranno a breve un corso sulla “Fo-to- interpretazione per il rilevamento delle frane” e la seconda edi-zione del corso post-laurea sulla “Gestione e mitigazione dei rischinaturali”, dedicato quest’anno all’approfondimento di tutte le nuo-ve conoscenze in tema di rischio sismico, ma anche una “meno no-bile ma altrettanto importante” disseminazione di conoscenza sul

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territorio, e cioè formazione nelle scuole e nella comunità, “perchéè da lì che comincia la più efficace attività di prevenzione”.

“Formazione, sensibilizzazione e innovazione, queste sono le no-stre priorità. Quindi – spiega Urciuoli – oltre al tessuto sociale po-niamo una grande attenzione anche a quello produttivo. Abbiamostabilito dei contatti con aziende locali e con delle multinazionaliperché siamo convinti che il nostro patrimonio di conoscenza pos-sa e debba essere trasformato in un prodotto spendibile in un mer-cato in forte crescita come quello altamente specializzato del mo-nitoraggio ambientale”. E in effetti le collaborazioni avviate sonodi tutto rispetto. Da segnalare quella con la “Geosystems” di Be-nevento, specializzata nello sviluppo di software per l’analisi e latrasmissione di dati, e soprattutto quella con quella con “Leica spa”,leader mondiale nel settore del monitoraggio delle grandi infra-strutture, che insieme ai ricercatori del Cima ha appena messo apunto un avanzatissimo prototipo per il monitoraggio della digadi Conza. In pratica si tratta di un allarme in grado di far scattareautomaticamente segnali di allerta in caso vengano rilevati indica-tori di pericoli di varia natura legati ad eventi naturali, quali ter-remoti, frane, alluvioni. Il sistema è inoltre anche in grado di va-lutare e quantificare in tempo reale il livello della minaccia.

“È chiaro – sottolinea il direttore del centro di ricerca – che lanostra ambizione è di realizzare prodotti appetibili, così avremosempre più partner “interessati” a collaborare con noi e di conse-guenza sempre più fondi da destinare alla ricerca, a cominciare daborse di studio e assegni di ricerca per giovani laureati”. Ha quin-di ragione da vendere quando Urciuoli ribadisce che “un centro diricerca come il nostro, localizzato alla sorgente del rischio, è forsela migliore dimostrazione di come si possa fare di un contesto cri-tico un’occasione di sviluppo”. Hanno invece decisamente menoragione quelli che continuano a pensare che, nonostante siano ben221 i comuni campani ad elevato rischio sismico, la cosa miglioreda fare sia ancora quella di far finta di niente, di costruire e costruirepiuttosto che pensare a “razionalizzare l’esistente”.

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Gianfranco Urciuoli è professore associatodi Fondamenti di Geotecnica e di Stabilità deiPendii presso la Facoltà di Ingegneria dell’Uni-versità degli Studi di Napoli “Federico II”. È co-ordinatore del corso di perfezionamento in Ge-stione e Mitigazione dei Rischi Naturali, istitui-to dalla Facoltà di Ingegneria. È Direttore delCentro Cima di Amra s.c.a r.l., con sede a San-t’Angelo dei Lombardi. La sua attività di ricerca

si concentra sui problemi di rischio idrogeologico e in particolaredi rischio di frane. Su questi temi, e più in generale sui problemidi difesa del territorio, ha prodotto circa cento pubblicazioni scien-tifiche. Ha tenuto relazioni ad invito ai maggiori convegni inter-nazionali sulle frane, fra cui quelli promossi in Cina (2008) e inBrasile (2004).

LA CAMPANIA DELLA CONOSCENZA

Gruppo di lavoro del Cima - Inaugurazione 2001Da sinistra: ing. Saverio Zarra, dott.ssa Mariagrazia Spatola,ing. Antonia Mitrione, dott. Augusto Penna,prof. ing. Gianfranco Urciuoli, prof. ing. Luca Pagano,prof. ing. Filippo Vinale (deceduto)