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c.3 PER UNA CENTRALITA’ NON ESCLUSIVA
• 1. La costruzione moderna del lavoro
• 2. Lavoro come fondamento dell’ordine sociale
• 3. La valenza simbolica del lavoro
• -lavoro come categoria fondamentale o come concetto occidentale moderno?
• -l’essenza dell’uomo si dà nello svolgersi processuale dell’esperienza storica
• -la novità dell’esperienza moderna: la separazione tra momento del lavoro e momenti dello scambio simbolico
3.1. La costruzione moderna del lavoro
• A)l’invenzione del lavoro astratto o merce. Polanyi: separazione dei rapporti economici dalle relazioni sociali, la natura ridotta a dimensione mercantile
• -Locke: lavoro come manifestazione della libertà e autonomia individuale e come oggetto di scambio, fonda il diritto di proprietà e consente di vivere
• -Smith: lavoro in società, consente di negoziare i propri talenti
• -il prezzo che fonda la comparabilità di tutte le merci: il prezzo del lavoro
• -il lavoro come oggetto di compravendita è un progresso rispetto alle forme di non diritto (schiavitù, servitù…) ma diventa uno strumento di misura e fonda lo scambio
• - gli economisti hanno inventato il concetto di lavoro conferendogli un significato omogeneo
• B) sec.XVIII: il lavoro crea ricchezza, è un fattore di produzione, resta strumentale
• -Smith Say Malthus; lavoro produttivo e attività non produttive (lavoro domestico, magistrati, esercito…)
• -lavoro come una merce, strumento dell’autonomia dell’individuo, distaccato dal soggetto perché può essere noleggiato o venduto
• Il lavoratore fa uso dietro pagamento di un’attività senza investire se stesso (rivoluzione francese)
• -i modelli neoclassici: il lavoro è definito da obiettivi e preferenze individuali esogene (esterne) rispetto all’ambiente econ. e spiegabili dai fattori prezzo e reddito
• - la scuola istituzionalista: le preferenze sono endogene (interne al sistema culturale), le valutazioni degli individui circa gli aspetti del lavoro (reddito, responsabilità, creatività, le scelte occupazionali) riflettono i valori culturali, della famiglia…
• -l’uso dei modelli neoclassici ha limitato l’analisi di problemi come il lavoro delle donne, manca l’aspetto dinamico e culturale delle istituzioni del lavoro, errore metodologico
• I modelli della scuola istituzionalista considerano l’aspetto razionale strumentale come uno degli aspetti del comportamento e con importanza limitata
3.2. Lavoro come fondamento dell’ordine
sociale• A) il lavoro è eminentemente
concreto (sforzo, prezzo) e astratto (misura di tutte le cose)
• -è il nuovo rapporto sociale che struttura la società (Smith: la fabbrica degli spilli come analogia della società, bisogni reciproci come base dell’ordine sociale che funziona automaticamente secondo le leggi economiche
• al centro della meccanica sociale, misura di tutti gli scambi: l’ordine sociale è determinato dal lavoro, che tiene insieme gli individui e regola i loro scambi
• B) il lavoro realizza un’opera comune (cooperazione, utilità sociale, mezzo per imparare a vivere in società, incontrarsi) in modo derivato, una forma di socialità tenue, che non è il suo obiettivo
• -è il rapporto sociale dominante, che organizza il tempo sociale e su cui si fondano le gerarchie sociali
• Il problema è il rapporto tra lavoro e legame sociale
• -Smith: il lavoro è il legame sociale inteso come coesistenza pacifica imposta. Il legame è dato dallo scambio mercantile misurabile, materiale
• -il lavoro è divenuto condizione di possibilità del legame sociale, lo stato ha la finalità di permettere la fluidità degli scambi
• -produrre è costruire il legame sociale: Smith e Marx coincidono in questo punto
• -l’uomo è un essere di desiderio da soddisfare con il consumo, e questo esige lavoro di produzione….
• -confusione tra lavoro generico e lavoro produttivo
• -Marx: ogni opera come lavoro e ogni lavoro come opera; la produzione come la sola espressione e comunicazione sociale
• -la contraddizione: il lavoro come opera nostra, ma retta dalla logica dell’efficacia
• due livelli di critica: il primo è quello del lavoro alienato dalla pienezza antropologica (crit.marxist)
• -il secondo: identificare l’uomo e i legami sociali con il lavoro porta a identificare l’uomo con l’atteggiamento di dominio: alienazione più radicale, rende tutto strumento
• C) il legame sociale non si riduce alla produzione, ma è anche azione
• -Aristotele: ordine economico (dominio privato, la famiglia, rapporti naturali e ineguali) e
• comunità politica (rapporti sociali tra uguali, prioritario nell’ordine dei fini, la città)
• -il legame sociale non può derivare dal legame economico
-Arendt:denuncia tale riduzione e la scomparsa del “cielo”di una verità che consente la festa e il riposo
• -Hegel: la produzione non è l’unico modo di essere insieme; la comunità politica si distingue dalla società civile (bisogni, interesse individuale), dove l’individuo apprende l’universale
• -Habermas: critica Marx e la sua interpretazione di Hegel: ci sono diversi ambiti dello spirito oggettivo. Il lavoro non determina i rapporti sociali (sovrastruttura) e non spiega il tutto dei rapporti sociali
• -Arendt: l’ordine politico si distingue dall’ordine economico. Il modello di vita finalizzato alla produzione rende inimmaginabili altre possibilità come la contemplazione
• -il rapporto uomo-natura postula altri significati oltre il lavoro: fruizione, contemplazione, accesso al senso
• Heidegger: il lavoro come volontà di potenza, manifesta ciò che l’uomo è divenuto con la fine della metafisica: l’uomo si erge a soggetto di fronte al mondo oggetto “sottomano”,
• umanizzazione del mondo attraverso la tecnica e annientamento del naturale, il mondo come riserva esteriore di risorse materiali
• -la critica del lavoro come dominio deve prospettare un’ontologia regionale: il riconoscimento della sua parzialità, come una modalità del rapporto uomo-natura, fondando così la sua legittimità e i suoi limiti
3.3.La valenza simbolica del lavoro
• A) nella società postindustriale il lavoro non è il rapporto sociale più importante, dalla società della produzione alla società dell’informazione, centralità del lavoro
• -nuova civiltà del lavoro: dalla gabbia alla ragnatela
• -desocializzazione del lavoro e suoi rischi: frammentazione delle condizioni di l., disinvestimeno del l., obbligo sociale e non luogo di realizzazione o cifra della totalità
• B) esito schizzofrenico del ridimensionamento del lavoro: coscienza della sua insufficienza antropol. e rimozione pratica di questa insufficienza nell’accrescimento dei consumi:
• la dipendenza reciproca di lavoro-consumo, confusione tra cultura e lavoro: la vita solo come un consumo di sé, l’idea di piena attività: tutte le attività come forma di lavoro
• -il guadagno della modernità: lavoro e azione come incremento delle capacità di essere,
• dignità antropologica del lavoro ma relativa
• -definizione: lavoro è ciò che l’uomo fa per vivere, la vita scandita dal tempo della vita effettiva e dal tempo per predisporre le condizioni per la vita
• -obiezione: Bonum utile, e non honestum;
• risposta: la vita manifesta la sua dignità nei momenti diversi del suo svolgersi.
• Il fine astratto del lavoro:la possibilità di un determinato consumo e quindi della possibilità di un determinato momento di vita
• Facere (agire in cui l’uomo predispone le condizioni della sua vita) e agere (agire in cui l’uomo attua se stesso), poiesis e praxis
• -il carattere razionale (razionalità tipica) del lavoro come suo limite e perfezione
• -l’intreccio tra lavoro, azione e contemplazione, il lavoro è trasceso dalla dimensione dell’azione non finalizzata alla produzione
• -il modello di pensiero simbolico. Se con l’azione l’uomo realizza il proprio essere, con la contemplazione si protende oltre ogni realizzazione e rinvia alla libertà, che è irriducibile all’agire strumentale, ma che non può prescindere dall’esperienza concreta
• -rapporto tra i due livelli non univoco, né deduttivo, ma simbolico interpretativo
• -il lavoro ha un valore simbolico
• C) lavoro equilibrato e squilibrato dal punto di vista antropologico (per il consumo),
• -più ricche possibilità di esistenza,
• -nuovo rapporto con il tempo, sviluppo di altre attività: l’orizzonte complessivo della persona che lega i vari aspetti relativi
• D) la relatività del lavoro non va determinata dal mercato, ma va pensata come correlazione ad un senso trascendente
• -centrale ma non esclusivo: tensione che porta oltre di sé, verso un fine che trascende il lavoro
• il rapporto tra il punto di vista della verità trascendente e il punto di vista dell’agire lavorativo non è univoco, ma analogico
• secondo il modello teorico analogico-simbolico si critica l’assolutizzazione del lav. senza cancellare la sua peculiarità di rimando ad una dimensione altra da sè
• -secondo un’antropologia aperta alle molteplici possibilità della persona
• -discorso non astratto: la disoccupazione e flessibilità non si risolvono all’interno di una cultura individualistica in cui il lavoro diventa il succedaneo della proprietà privata
• Il lavoro: momento necessario e parziale rimanda ad un altro momento: l’homo sapiens che sa a proposito del senso; prospettiva della verità incondizionata
• -il lav. allora acquista non solo il valore di uso e il valore di scambio, ma il valore-legame, il lav. rinforza la relazione sociale, che non si riduce al lavoro, a motivo della sua qualità umana
• -in questo senso il lavoro è dono: dona dignità quando è scambio alla pari, con prezzo giusto, con atteggiamento critico dei consumi e rispettoso delle culture. Realizza la vita comunitaria e il riconoscimento dell’altro
• -a questo livello il discorso della DSC. Il lavoro come dono rimanda alla sorgente originaria che rende possibile l’attività umana