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Brownsea Bollettino n. 1/2014 della Federazione del Movimento Scout Italiano La Nuova

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BrownseaBollettino n. 1/2014 della Federazione del Movimento Scout Italiano

La Nuova

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Rieccoci.Permettetemi di pre­sentarvi Brownsea, LaNuova. Dopo un periododi assenza torna rinno­vato in veste, contenuti,destinatari e anche nome(in parte), il bollettino diinformazione della federa­zione; anzi, di informazio­ne e approfondimento.L'intento è quello non solodi offrire ancora una voltaun'occasione proficua diincontro per rafforzare ilfilo che ci lega, ma anchedi dare spazio a questionidi metodo, allo sciogli­mento di dubbi, alloscambio di esperienze tracapi. Lettori privilegiatisaranno infatti coloro chevivono l'esperienza scoutda adulti e che spesso so­prattutto in sede di scuolacapi si ritrovano aconfrontarsi sulle modali­tà di cerimonie, approcciocon i ragazzi e tanto altro.Ecco, è come se con LaNuova Brownsea fossimoancora attorno a quel fuo­co o a quella tavola ro­tonda a scambiarci parerie punti di vista.La nostra grande famigliascout ha bisogno di stru­menti come questo

affinché il nostro inters­cambio esperienziale pos­sa essere costante eproduttivo anche quandosiamo distanti. Un ringra­ziamento va a coloro chesi sono mobilitati e impe­gnati per la nuova uscitadel bollettino, a coloro checi hanno creduto e conti­nuano a farlo.Festeggiamo la rinascitadel giornalino nell'attesadi vivere una delle piùgrandi esperienze scout.E' partito il conto alla ro­vescia per l'EuroCamp chesi terrà a Bassano Roma­no e ci vedrà coinvolti inprima linea.Mi auguro che tutti quanticollaborino con la redazio­ne per rendere Brownseaun'isola sempre più riccae affollata.A presto!

Marino CassanelliPresidente FederScout

2 Editoriale

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Era difficile ma ce l'abbiamo fatta: abbiamo lanciato ilcuore oltre l'ostacolo e siamo riusciti a raggiungerequesto primo traguardo pur nella convinzione che tuttoè sempre migliorabile. Il merito del "taglio del nastro"va indubbiamente a tutti coloro che hanno dato delproprio meglio per offrire un servizio alla Federazione.

Luigi BiagiResponsabile Stampa Federale

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3L'intervista

Federazioni e associazio­ni sono chiaramente dueenti differenti: a secondadei casi possono esseresottolineate le differenzeo le somiglianze. Adesempio in una federazio­ne scout è chiara la diffe­renza tra simboliassociativi come le uni­formi, ed è proprio que­sta differenza che ci haportato a chiederci qualisono le caratteristiche es­senziali dell'uniformescout. L'abbiamo chiestoad una persona, un caposcout, un dirigente asso­ciativo, che di uniformi,di associazioni, di simbo­logie ne ha viste tante.Si tratta di Eduardo Mis­soni, in gioventù scoutAsci e poi capo scoutAgesci, dal 2004 al 2007segretario generale delWosm.In primo luogo: uni­forme o divisa?"Sicuramente uniforme.

La divisa ha un valore ge­rarchico in contestistrutturati. L'uniformeha un valore educativo,serve appunto ad uni­formare, ad evitare che simanifestino le differenzedi classe sociale. Inoltrelo scoutismo dà moltaimportanza ai simboli e,al di là del giglio che ciunisce tutti, il fazzoletto­ne è l'elemento distintivoessenziale. Poi vannointerpretati i tempi e leesigenze educative senzaperdere di vista il signifi­cato educativo dell'uni­forme, altrimenti loscoutismo diventa milita­rismo.Sia chiaro: l'uniformepuò essere una camicettauguale per tutti o il tradi­zionale camiciotto ma intutti i casi si tratta di unelemento antidiscrimi­natorio ed educativo. Lostesso B­P, che dicevache l'uniforme non èimportante ma se si usava portata con stile, laadottò scegliendo traindumenti pratici ed altempo utili alle attività edanche oggi si potrebbe fa­re un discorso sullapraticità scegliendo gliindumenti più opportunialle situazioni. Inoltre vadetto che l'uniforme haanche un significato diidentificazione perchè dàlo spirito di squadra, co­me accade tra le squadresportive, creando il senso

di appartenenza."Come simbolo, l'uni­forme ha anche un va­lore sociale, dunqueoltre ad unire i membridi uno stesso gruppo lidivide anche dal restodella comunità. Qual èl'uniforme ideale dalpunto di vista sociale?"B­P vedeva uno scouti­smo socialmente utile edimpegnato nella comuni­tà con un uso normale ediffuso, a quel tempo,delle uniformi: questa co­sa oggi è cambiata,anche se è vero che anco­ra oggi in paesi poveri c'èl'ambizione all'uniformeperchè significa vestirsibene. Direi che l'uniformeè importante, ed hasenso all'interno delcontesto scout. Per certeattività all'aperto quindipreferirei un vestiariopratico, uguale per tutti eadeguato alle possibilitàdi ognuno. Ha sensoanche per i Rover inservizio e nelle attività diprotezione civile, quandoè necessario essereidentificati per ragioni lo­gistiche, ma in tutti i casipenso che vada beneanche solo il fazzolettone.Al di là di questi casi,

penso che non ci siaun'uniforme ideale ma vaanche detto che l'uni­forme costa, quindi nonfarei una battaglia peruna particolare uniformequanto piuttosto perun'uniforme appropriataalle attività, che siapratica, il più semplicepossibile ed economica.Quanto poi al fazzoletto­ne, ritengo che sia unsimbolo importante, so­prattutto per il valoreeducativo, nel contestodella comunità scout,mentre al di fuori di essaha poco senso salvo neicasi già menzionati, ca­ratterizzati da una chiaraesigenza di visibilità. Inconclusione credo siaimportante la flessibilità,valorizzando l'unità, lostile, l'appartenenza e lapraticità".Qual è la situazione nelmondo?"C'è una forte diversità.In particolare tra Europae a volte alcuni paesiLatinoamericani da unaparte, e il resto delmondo dall'altra. In Eu­ropa, capita di vederecapi dell'uniforme portatiin modo indecoroso, lacamicia fuori dei panta­

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4 L'intervista

loni e il fazzolettone neimodi più strani, conun'individualizzazione unpo' troppo spinta. In altrerealtà del mondo ci puòessere una forte aspira­zione all'uniforme e unaforte ambizione di averla,perchè portare l'uniformepuò rappresentare unostatus sociale, che èanche un rischio perchèl'obiettivo dello scoutismoè piuttosto ridurre ledifferenze di status socia­le".Nel "nostro" mondo,allora, per cosa è anco­ra utile nelle unità?"L'elemento simbolico èimportante tra i ragazzi ecomponente essenzialedel Metodo. Nei Rover,invece, direi addiritturache la decisione vadapresa in Clan e dal Clan,come formazione libera diun modo di vedere,conservando comunquele caratteristiche di uni­formità, praticità e stile.Nelle altre branche credoche l'uniforme, secondo icriteri che ho già detto esenza fanatismi, siaancora utile per la suavalenza educativa".Una valutazione spas­sionata dei calzoncinicorti sulla neve?"E' una stupidaggine esi­gerlo. Anche io mi sonotrovato sulla neve con icalzoni corti, magariquando la neve non eraprevista, ma non comeindicazione, anche se asuo tempo davo molta

importanza all'uniforme.Certamente i pantalonicorti non sono un indu­mento appropriato allaneve. Attenzione però: sideve avere l'equipaggia­mento adatto, perchè ipantaloni lunghi sullaneve potrebbero essereanche peggiori, visto chesi riempiono di neve, sibagnano e si congelano.Anche qui non esistebuono o cattivo tempoma solo buono o cattivoequipaggiamento e sullaneve l'equipaggiamentotradizionale più adattosono probabilmente icalzoni alla zuava, chepoi sono calzoni corti concalzettoni lunghi e maga­ri con il complementodelle ghette. Ma oggi esi­stono equipaggiamenti adhoc certamente piùappropriati".Proprio perchè simboli­ca, l'uniforme ha ancheun valore comunicativonella società, richia­mando alla menteparticolari stereotipi.Da questo punto di vi­sta come si può miglio­

rare?"Credo ci sia poco da fa­re. L'uniforme è anche laforza dello scoutismoperchè se non c'è identifi­cazione non si distingueun gruppo di scout daun'attività parrocchiale oda un'altra attività giova­nile, anche se in alcunicasi è vero che può crea­re un rifiuto. Non c'è unaregola generale. Direi chevada usata e che debbaessere quella più conso­na al modo di pensaredei ragazzi: la regola ge­nerale è sempre “ascoltail ragazzo e la ragazza”,quello che invece credoabbia fatto il suo temposono i distintivi, spessoportati come gradi, cheportano a delle estre­

mizzazioni: in alcuni casivengono proprio dise­gnati come i gradi e lemostrine usati daglieserciti. Bisogna inoltreevitare che i distintiviinneschino la competizio­ne per il "medagliere" oinducano ai fanatismi delcollezionismo".Ritiene proprio negati­vo questo tipo dicompetizione generatodal sistema delle spe­cialità e della progres­sione?"Invece che mettere idistintivi sulla camicia,perchè non dare un li­bretto, un pagellino o unattestato? Il problema èche i distintivi creanocompetizione quandoinvece l'obiettivo do­vrebbe essere la coopera­zione. E poi il problemavero è l'ostentazione: B­Pstesso ha proposto idistintivi ma non credoche pensasse che le uni­formi ne fosserotappezzate o diventasseropiene di pendagli comegli alberi di Natale".

Luigi Biagi

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5Tracce

di Luigi Sonnenfeld(UOEI ­ Pietrasanta)

Sono un prete, cattolico.La mia esperienza di vitaattraversa strade nonconsuete per i preti comequella del lavoro manua­le e dipendente. Ora sonoin pensione, vado per 74anni. In pensione da la­voro, intendo.Però, la consuetudinecon le persone, al di là diuna connotazione religio­sa, come uno dei tantiche s'arrabattono per vi­

vere e condividere mi haportato ad essere attentoa quella che chiamo, insintesi, la dimensioneumana.Così, essendomiincontrato qualche annofa con il gruppo UOEI diPietrasanta recentementeaffiliato a Federscout.hoproposto loro (di prove­nienza Agesci e quindiabituati ad avere l'assi­stente ecclesiastico, allamessa di gruppo la do­menica, ecc.) di fare ­ lodico brutalmente ­ "a

meno del prete".Il lorostatuto fondativo comegruppo scout parla diaccoglienza di ragazze/ial di là di ogni distinzio­ne anche religiosa. Ciòvuol dire che l'apparte­nenza religiosa non èuna condizione discrimi­nante l'appartenenza algruppo scout.In diversi gruppi il plura­lismo religioso viene ri­solto nel dare lapossibilità ai ragazzi/e dicelebrare il culto diappartenenza e le relative

tradizioni. Ma accadenon di rado che si identi­fichi il culto con la spiri­tualità, figli di una storiadi fratture ideologicheper cui ogni "corrente" siè identificata fin troppocon una parte dellacomplessa dimensioneumana. Così ­ semplificoall'eccesso, lo so... ­l'Agesci si è preso lo spi­rito e la spiritualità (conil prete) e il Cngei lamateria, in senso nobile(la storia, la ragione,

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6 Tracce

ecc.). A ognuno la suafetta, ma io credo che co­sì si rischia di non fareonore alla torta tuttaintera.La linea che ho propostoai capi del gruppo UOEIdi Pietrasanta è stataquindi quella di assume­re come educatori la spi­ritualità, essendo (questaè la mia convinzione) lospirito umano quella"qualità" intrinseca dellapersona che non ha unospecifico campo di attivi­tà ma si pone l'interro­gativo, di fronte ad ogniattività, "che senso haper me fare questo?".Cioè in che direzione divita mi porta fare questacosa? Dal portare nellozaino le cose indispensa­bili per campeggiare, aimparare a far dei nodi,a condividere la tenda ela pentola con altricompagni d'avventura,ecc.

Educazione dello spirito,quindi, tramite unaattenta programmazionedi cui il "fare" non sial'unico criterio, ma

conviva con la progressi­va presa di coscienzadelle ragazze/i versoquale tipo di persona es­si sono orientati, con

quale spirito voglionogiocare al grande giocodella vita. Tutto quello che rende iragazzi protagonisti cre­do vada in questa dire­zione, con grande faticadei capi spesso che vedo­no strade diritte e sonocostretti a lunghe edestenuanti escursioni nelterritorio mai uniformedella ricerca di una pro­pria identità da parte deiragazzi stessi.A Pietrasanta si sonofatti dei passi in avantiin questa direzione, ma ­è facile credo renderseneconto ­ il sentiero battu­to si incrocia e confluiscein quello più ampio degliobiettivi dell'educazionescout, della formazionedi base e permanentedegli educatori capi, delconfronto quotidiano conla realtà della società edella gioventù di questotempo. E questo dà si­gnificato al saluto che ciscambiamo "buona stra­da"! E' camminando chesi apre il cammino (cit.).

E' stato un San Giorgiofesteggiato in fraternadiversità quello cheall'inizio di aprile haunito le associazioniScout d'Italia, Antares,ASE e Albalonga pressol'agricampeggio "OrsoScout" di Cave (RM). DaiCastorini ai Rover, lerealtà della regionehanno issato sul lorocampo la bandierafederale, celebrando lafigura di San Giorgio.Nell'ambito di unprogetto unitario, ogniBranca ha potutosviluppare le propriespecifiche attività,affascinando Castorini,Lupetti, Esploratori eRover.

Tema della giornata sonostati i Giorgio's Games:anche quest'anno ilDrago ha fatto del suopeggio per rendere lecose difficili al futuroSan Giorgio. Divisi gliscout in Distretti, li hasfidati a combatterel'uno contro l'altro,

impegnandone lacreatività e l'abilitàmanuale, la tecnica, lospirito di sopravvivenza edi servizio. Alla finesoltanto l'unione di tuttele forze in campo hapermesso agli scout disalvare Cleolinda dalperfido Drago.

La spiritualità una qualità intrinseca della personache si ritrova anche nelle attività più semplici

Espoloratori costruiscono una sopraelevata

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7Esperienze

di Luigi Biagi(Scout d'Italia ­ aps)

Dimenticate le tre,quattro o anche cinquePattuglie a cui assegnareincarichi, i due o tre Vicedi supporto, i lupetti chepasseranno l'anno pros­simo e anche i grandi

giochi di Reparto.Anche nello scoutismo lefrontiere sono selvagge,aspre e soprattutto soli­tarie. Eppure è lì che na­scono le storie piùavventurose, dove futuriCapi Reparto e aspirantiEsploratori si mescolanoin uno scautismo di stra­da (concedetemelo) piùintenso perchè pieno diaree da esplorare, ditrappole, delusioni esoddisfazioni.Ovunque non ci sia espe­rienza di scoutismo,anche dietro casa, lì, do­ve non esistono (ancora)Branchi procaci di Lu­petti passanti, vive lasua avventura il CR di“frontiera”: figuraborderline di uno scouti­smo che si espande.La mia prima esperienza

da CR “di frontiera” èstata nel 2008, insiemead un VCR anche lui difrontiera. E’ iniziata vo­lantini alla mano nellescuole, nelle classi dicatechismo, nelle contra­de e nelle piazze di unpaese diffidente e senzascout, alla ricerca diEsploratori per il Re­parto: alla prima riunio­ne due Esploratoricostituiscono la PattugliaBrownsea. Nei mesisuccessivi se neaggiungo altri quattro.Chiariamo le caratteristi­che: non c’è un chiaro si­stema di Pattuglie daapplicare né riti giàcollaudati da seguire.Nella Pattuglia Bro­wnsea, di fatto, il CapoPattuglia potreste esserevoi e sta a voi tracciare il

sentiero verso il Reparto,individuando il futuro CPe aiutando i ragazzi adistribuire incarichi eposti d’azione.La prima difficoltà: ilconformismo e la pres­sione sociale. L'ostacolopiù grande che minacciala Pattuglia Brownsea inun territorio di frontiera,specialmente in pro­vincia, è il muro digomma della comunità,specialmente giovanile.L'esploratore è, per pre­giudizio, un bambinocresciuto che si esprimein un modo diverso daisex simbol, che pensa algioco piuttosto che al la­voro e ai bei vestiti, chesi diverte in strani cantiballati. E la pressionesociale si tramuta fa­cilmente in derisione,esclusione e mancatacollaborazione: non ve laprendete se c'è un altotasso di ricambio... infrontiera è normale, c'èchi viene e chi va.In ognuno, oltre al biso­gno di appartenere ad ungruppo (1), con il bisognodi essere accettato, c'è lavolontà di essereimportanti (2). Allora, diprimaria importanza so­no i riti, l'ideazione ditradizioni e diun'ambiente affascia­nante (in quello che era,per storia, il paese deibriganti, perchè non tra­sformare la Pattuglia B.in un drappello di nobiliBriganti combattenti perla libertà contro il maleimperante che staconquistando gli altri?).In tutto ciò il compito delCR di frontiera è quellodi testimoniare con orgo­glio: vestendo l'uniformecon onore, facendolaamare anche vantando­sene, dando significato evalore alla propria opera,accompagnandola con

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Esperienze8

l'avventura, la gratifica­zione, la tecnica e unambiente emotivo adatto.Il buon CR di frontieradeve in sintesi diventarel'eroe della sua Pattuglia,dando l'esempio e trasci­nando, senza rinchiu­dersi in sede ma vivendole sfide di piazza, gio­cando, vincendo, entu­siasmando, coinvolgendoe rassicurando.Seconda difficoltà: po­che mani, tanta fatica.Se siete tipi da ampia de­lega, la Pattuglia Bro­wnsea non fa per voi:bisogna rimboccarsi lemaniche. In una Pattu­glia Brownsea ognuno èindispensabile, a ciò si facaso al momentodell'appello: è facile farsiscappare un “siamo soloin quattro”, ricordandosipoi che nel totale gliesploratori sono cinque.Il bisogno di successo (3)va soddisfatto, così la re­gola d'oro è: mai ri­mandare una riunioneperchè manca qualcuno,mai sconfortarsi perchèsi è “solo in...”. Si ri­

schierebbe di sfiduciaregli esploratori a cui inve­ce va sempre distribuitoottimismo e coraggio. Inquesta fase programma­re bene le riunioni è indi­spensabile, puntandotutto sul trapasso delletecniche ­ da voi (CR) aloro (esploratori) –,sull'educazione spiritua­le, cioè sulla ricerca delsignificato e del valore diciò che si fa (chepermette di rafforzare laPattuglia e scavare unatrincea che la proteggedalla pressione sociale),sulle attività con altri Re­parti già formati, sulleescursioni naturalistiche“per pochi eletti”. Anchese in pochi vale la penaprospettare la formazio­ne di due Pattuglie, lanomina di “luogo­tenenti”, di vice e di capi,l'impostazione di unaprogressione con relatividistintivi. Niente deve es­sere a caso: l'organizza­zione ha un suo fascinosempre, anche per picco­li esploratori di 12 anni.E poi, diciamocelo,

piccoli ma nemmenotanto: “Attendetevi moltodai vostri ragazzi, e ingenere l'otterrete” (4).Terza difficoltà: reclu­tamento.Mai accontentarsi: sequando mancano trepersone su cinque “sia­mo addirittura due”,quando arriva il sesto“puntiamo agli otto”. Unrecente studio scientifico(5) ha dimostrato che iragazzi, in vista di unpremio, affrontano un ri­schio più volentieri di unadulto. E allora pro­mettiamo (e consegnia­mo) premi ericonoscimenti in cambiodi nuove reclute! Che co­munque, visti i pochicomponenti, vannoconquistate una ad una,con entusiamo edavventura. Insomma lacosa da fare è chiara:muoversi su tutto ilfronte, conquistando ecoinvolgendo, per quelche possono fare, primadi tutto i genitori e gliadulti che abbiano unqualche ruolo sociale e

che fanno opinione;organizzare e parteciparea competizioni aperte atutti, tornei, cacce al te­soro, concorsi, corsitecnici, dimostrazioni echi più ne ha più nemetta per mantenere altal'attenzione del pubblico.Chi dorme, anche nelloscoutismo, non piglia pe­sci. In tutti i casi va dataautonomia alla creativitàdei ragazzi: reclutare è

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Esperienze 9

più semplice per loro... ilCR pensi alle mamme eai papà.La trappola: crogiolarsinel successo. Se staandando tutto benequalcosa non va. Po­trebbe essere effettiva­mente un buonmomento ma potrebbeanche darsi che aveteabbassato la guardia. Interritori inesplorati è fa­cile non rendersi contodella situazione: non c'èancora un rapporto di fi­ducia con le famiglie, néle stesse tendono a fi­darsi del tutto. Per evi­tarlo, una buona regola èri­analizzare la situazio­ne periodicamente e afondo, verficando conti­nuamente se la mappamentale corrisponde alterritorio sociale. L'auto­critica è una “manosanta” e un buon “diariodi bordo” aiuta a cresce­re.Il trappolone: le relazio­ni sociali. In una zonache non conoscete, ogniuomo può essere lupoper un altro uomo. Stateattenti dunque a cosafate e cosa dite, come lofate e come lo dite.Esplorando una zona difrontiera il CR deve avereabbastanza plasticità percomprendere la matriceculturale (6), le usanze ei modi di fare per comu­nicare efficacemente efarsi sentire. Se non sista attenti a capire e ri­spettare le peculiaritàculturali si rischia unbuco nell'acqua o,peggio, l'esclusione so­ciale. Importante, in que­sto senso, è il rapportocon le famiglie: a loro vaspiegato, il più chiara­mente possibile, il meto­do, i programmi e ilsenso delle attività.Le soddisfazioni: senon demordete, presto

avrete delle belle soddi­sfazioni. La prima: unReparto compatto diEsploratori tenaci checredono in quel chefanno. La seconda: adultiche vi supportano e tra iquali, magari, qualcunosi fa anche avanti perdarvi una mano. Laterza: un qualche Akelache un giorno vi faràcompagnia, assicurandoal Reparto delle ZampeTenere. La quarta: i pas­saggi in Clan.Oggi quella Pattuglia è

un Gruppo numeroso eun'altra Brownsea sta vi­vendo la sua avventura...

(1) Cfr. Fondamenti diPsicologia – Darley, Glucks­berg, Kinchla – Il Mulino,pag. 267: Il bisogno di affi­liazione(2) Ibid. pg. 270: Il bisognodi potere(3) Ibid. pag. 269: Il bisognodi successo.(4) Taccuino. Scritti sulloscoutismo, 1907­1940 (Ba­den­Powell). Ed. ScoutFiordaliso, pag. 43, già in

“Headquarters Gazette” delsettembre 1911(5) Emily Barkley­Levensone Adriana Galván (Universi­tà della California):http://www.le­scienze.it/news/2014/01/14/news/cervello_adole­scenti_maggiore_sensibilit_­premio­1960541/?ref=nl­Le­Scienze_17­01­2014(6) In termini ampi, vedasi:Territori di confine. Unincontro tra culture. DiRutto e Verni in “Territoridella psicologia dinamica”Carocci editore.

Tutte gli Scout membridella FederScout sono au­tomaticamente parte diuna organizzazioneinternazionale: la WorldFederation of IndependentScouts (OrganizzazioneMondiale degli Scout Indi­pendenti), meglio nota co­me WFIS. Nata nel 1996 aLaubach (Germania) con l'obiettivo dicreare una federazione per gli Scoutche non facessero parte di altre orga­nizzazioni internazionali, offre la possi­bilità di instaurare contatti a livellointernazionale e di partecipare ad attivi­tà comuni. Nel 1997 aderivano a questafederazione circa 80 associazioni in 43diversi paesi per un totale di circa200.000 scouts; nel maggio 2012 il nu­mero era di circa 830.000 scouts. Agennaio 2013 è stato dichiarato che lafederazione conta internazionalmenteun numero di scout superiore ai duemilioni, quindi la WFIS è la terza fede­razione a livello mondiale per numerodi iscritti. L'aumento è dovuto princi­palmente al fatto che la WFIS, come fe­derazione, non impone vincoli sulleassociazioni aderenti e in generale noninterviene mai nelle dinamiche asso­ciative. L'obiettivo principale, a livellofederale, è creare una federazione pergli Scout che non fanno parte di altreorganizzazioni internazionali ed offrirela possibilità di instaurare contatti a li­

vello europeo e mondiale.Per questo moltissimeattività vengono orga­nizzate per i ragazzi: inalcune ci si incontra fisi­camente, altre invece sonofatte "per corrispondenza".Fanno parte del primogruppo: l'EuroCamp chesi svolge ogni 4 anni ( Ita­

lia 2014, Belgio 2018) in Europa, ilWorkshop che invece ha cadenzaannuale (UK 2014) e il JamboreeMondiale che si svolge ogni 4­5 anni. Aquesti eventi si aggiungono incontrianche per rover (Roverway) e per lu­petti. Le attività invece "per corri­spondenza" sono essenzialmente due:per i Branchi Lupetti Europei “TheCircle Of Friendship” e per le Pattuglie/ Squadriglie / Equipaggi di tutto ilMondo “Scouts discover the World“.Queste attività sono assolutamenteeconomiche perchè non è necessarioviaggiare e permettono di instauraresplendidi rapporti con Fratelli Scout diogni parte del Mondo.C'è la possibilità di pubblicare articoliin inglese sulla Euroletter WFIS­Euro­pe: chiunque sia interessato, me limandi al più presto!Come si dice in ambito internazionale:Yours in traditional Scouting.

Leonardo TodiscoResponsabile ai rapporti internazionali

[email protected]

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di Anna Canudo(L.T. ass. Antares)

In questi ultimi tempi miè capitato spesso disentirmi chiedere: “Comesi può fare quella de­terminata cerimonia?”“come si può fare perconsegnare i brevetti....?”Per tutti gli Scout, sianoessi Castori LupettiEsploratori Rover o Capi,le cerimonie sonoimportanti perchéenfatizzano un livelloraggiunto, danno valoread un ostacolo superato,ad una meta raggiunta,all'impegno che un ra­gazzo ha messo per otte­nere un risultato(ricordate “...fare del miomeglio...”).E Baden ­ Powell dicevache bisogna dare moltaimportanza a queste ce­rimonie durante le qualiil protagonista, la perso­na cui la cerimonia è de­dicata, deve essere esentirsi la piùimportante, ancheperché per ottenere quelrisultato ha dovuto “farequalcosa”, impegnarsi.Solo così la cerimoniaavrà un valore ed un si­gnificato intrinseco, enon una semplice

ostentazione dipennacchi. Per questo B­P ci dice e ci spiega comedevono essere fatte econdotte le cerimoniedella Promessa o per laconsegna dei Brevetti, dicapacità o di specialità;l'importanza e l'enfasicui si deve dareall'evento. Una cosa ècerta non deve essereuna cerimonia banale edeve essere fatta conmolta serietà.Molti di voi, specie quelliche sono stati scout daragazzi, ricorderannol'emozione provata nelmomento in cui sonostati chiamati a fare laPromessa o hanno rice­vuto il primo brevetto! Iomi ricordo che oltre adavere il cuore a mille,avevo davvero tanta pau­ra che se mi avessero

chiesto come mi chiama­vo, non l'avrei assoluta­mente saputo!Comunque una cosa chedi solito si raccomanda èche, trattandosi sempree comunque di un tra­passo di nozioni, e se sivuole appunto che que­sto abbia un valore, deveessere sempre il Capo aconsegnare il brevetto alragazzo, proponendoglianche una cerimoniaadeguata. Per questo, sesiamo così attenti aquanto facciamo per inostri ragazzi, perchénon dobbiamo esserloanche quando ci riferia­mo ai brevetti dellaFormazione? Quando unragazzo fa la sua Pro­messa la fa davanti atutti e promette nellemani del suo Capo, cosìquando un Capo fre­

quenta la Scuola alla finedel corso, davanti a tuttiprende il suo Brevettoche attesta come ha su­perato la sua “parte alcampo”. Nello stesso mo­do, quando questo Capo,ora non più Allievo, fini­sce il suo iter di Forma­zione, cioè prende ilBrevetto Wood Badge, lacerimonia di consegnadei Tizzoni deve esserefatta davanti a tutti, pos­sibilmente alla Scuola

Consigli10

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Capi o durante un'occa­sione importante, parti­colare (un INDABA,un'Assemblea, una Riu­nione di Comitato) siaperché la consegna deveessere fatta da un altroCapo con più anzianità equindi esperienza,simboleggiando ciò ilsenso adulto del Trapas­so di Nozioni, sia perchési deve dare il sensodell'importanza di essersiimpegnati a migliorare leproprie conoscenze permigliorare il proprio

Servizio verso il Prossimoed i ragazzi in particola­re. Nella WFIS, di cuifacciamo parte, la conse­gna dei Wood Beans (nonsono la stessa cosa deiWood Badges, ma simili)viene fatta perso­nalmente da Klaus Tege­der, il Presidente dellaWFIS, di sera, con unasuggestiva cerimonia da­vanti al fuoco, alla qualepossono assistere solo lepersone che hannoconcluso l'iter di Forma­zione, durante la quale

un Capo con 3 Tizzoni,consegna al nuovo Capoil Brevetto; un altro ilFazzoletto, ed alla finepersonalmente Klaus(che ne ha 4 di Tizzoni) sitoglie i tizzoni dal collo eli consegna, li “trapassa”,al Capo che ha conclusol'iter. E questo avvieneuna volta l'anno all'As­semblea Generale WFIS­Europa.Buona Caccia! BuonaNuotata! Buona Rotta!Buona Strada!

Attività 11

Nel campo dell'Ugo Pisadall'1 al 3 maggio si èsvolto il primo campo disan Giorgio federale'allargato'. Hannopartecipato i gruppi diMassa, Milano, Pandino,Pietrasanta e Firenzeinsieme ad Assoraider eCNGEI. Oltre 250 giovaniscout sono convenuti innome del santo patronoper vivere l'esperienza

annuale di rinnovo dellaPromessa. Baden­Powell,richiamando la figura delsanto cavaliere, invita gliscout a rifarsi alle virtùeroiche di tale modelloche può ispirare il loroitinerario di formazioneeducativa: impegnarsi,con cuore saldo e gioiosafiducia, come ha fattosan Giorgio, ad aiutaregli altri, a mettersi a loro

disposizione, a serviziodei poveri e degli indifesi.Momento solenne eanche di divertimento econdivisione. I tre giornidel campo di San Giorgiofederale sono statianimati da giochi, canti eattività tecniche. I roverhanno anche visitato iluoghi della stragenazifascista di Sant'Annadi Stazzemma.

Grande soddisfazione pergli organizzatori, non soloper aver permesso airagazzi di viverepienamente la festa checi contraddistingue maanche per averlo fattoinsieme ad altri fratelliscout a dimostrazione delfatto che non importa ilcolore del foulard ma laPromessa e la Legge checi uniscono.

Foto di gruppo degli oltre 250 scout riuniti al Parco dell'Ugo di Pisa (Marina di Massa)

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di Marco Ciampelli(AGES)

Corro il rischio di appari­re scontato, ma da foto­grafo e capo scout, pensoche l'affermazione "amola strada, perché mi pia­ce cercare lo straordina­rio nell'ordinario", fungaproprio da gancio intro­duttivo per questo artico­lo. La frase è in partemia e in parte di un notofotografo Italiano.Perché? Perché in

quanto fotografo devosempre riuscire a trovarel'aspetto più straordina­rio per poter raccontareuna storia. Non bastascattare, quello sonobravi a farlo tutti (punti,premi e il gioco è fatto);bisogna intrappolare inun semplice rettangoloun qualcosa che però siastraordinario e che facciaparlare l'immagine. La ri­cerca di un "Qualcosa",ritengo che sia unaspetto di fondamentaleimportanza anche nellavita Rover. Non facciamostrada tanto per consu­mare i nostri scarponi,per affrontare enormifatiche fisiche per poterdire ho percorso 35 km equindi sentirci appagatio scoppiati; percorriamola strada per scoprire un

qualcosa di straordinarioche ci riguardi, o che ri­guarda il mondo che cicirconda. Solo uscendoper strada, e così scopri­re ed osservare il mondoche gira attorno a noi,potremo realmente capi­re quale direzioneprendere, che scelteaffrontare, quale compo­sizione fotografica voglia­mo adottare per lanostra vita e per il nostrofuturo. Cercare allena lamente e il carattere. Cispinge ad evitare dicamminare senza unameta, maturare unacerta progettualità per ilfuturo, capire sempre dipiù quali sono i nostripregi e i nostri difetti;camminare senza unameta, senza un perchénon è ammissibile nella

vita di tutti i giorni, enon è ammissibile nellavita del Rover. Bisognasempre cercare, in modotale che una volta messaa fuoco la nostra meta sipossa procedere con unazione precisa. Anche leroute vengono progettatecon un preciso perché ;non si tratta di unsemplice campo di fineanno, ma di unimportante strumento diverifica per gli stessi ra­gazzi, e anche un utilis­simo strumento diricerca. Tutte le tappesono fissate con un pre­ciso scopo educativo ehanno un importante va­lore formativo. "La stradanella vita, la vita nellastrada". Le due sfere sitoccano e si integrano avicenda a tal punto dacreare una bussola moltoprecisa che ci aiuterà atrovare il nostropercorso. Ma anche perusare i migliori stru­menti serve una certapreparazione. Io possoanche essere un buonosservatore, ma se poinon sono in grado di uti­lizzare la macchina foto­grafica, quello che vedonon potrò mai immorta­larlo. La strada appuntopermette anche diformare il carattere,perché lungo il percorsoci spinge a confrontarcicon noi stessi e con ilprossimo, ci porterà inposti dove potremo sco­prire realtà che primaerano ignorate dai nostriocchi, ci spingerà a go­

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dere di certi momentiche nel sedimentarsinella nostra memoriacreeranno una base soli­da su cui costruire unbuon cittadino. La stradaper diventare dei buonicittadini non è facile, èpiena di avversità, riccadi bivi che metteranno adura prova il nostro ca­rattere, i nostri nervi; inmolti casi si avverte l'esi­genza di mollare e divoltare le spalle a tutto ea tutti, si vorrebbe fuggi­re e rinchiudersi nellapropria stanza; fare stra­da vuol dire vivere la vitacome una continuaesplorazione, è un invitoa scoprire il mondo permigliorarlo, e un invito ascoprire se stessi per mi­gliorarsi, e un invito adoffrire se stessi per aiu­tare il prossimo, e quindidi rimando si torna a mi­gliorare il mondo. Farestrada vuol dire scegliereun certo stile di vita, chemuta e si integra nonsoltanto percorrendotanti km a piedi. Faccia­mo strada ogni giorno vi­vendo a stretto contattocon gli amici, con i colle­

ghi in ufficio, nel mo­mento in cui entriamonella bottega sotto casa;facciamo strada anchementre dialoghiamo conun amico alla fermatadell'autobus, perché inquel momento ciconfrontiamo, scopria­mo, ci offriamo, entriamoin contatto con il prossi­mo e con la vita che cicirconda. Quindi progre­diamo nella nostra stra­da in tanti modi. Farestrada ci spinge co­stantemente a riflettereal modo in cui cammi­niamo, ad osservare equindi a pensareattentamente a qualipassi compiere. Tuttavial'errore è sempre dietrol'angolo, ma questo nondeve mai abbatterci,perché anche l'errore faparte della strada,perché un momento diconfronto. In un notofilm da poco ho Sentitoquesta frase "Perché ca­diamo signor Bruce? Per

imparare a rimetterci inpiedi".Si potrebbe continuareper intere giornate acercare di dare la descri­zione più colorata eoggettiva possibile dellastrada, e tuttavia, alla fi­ne, quando le forze sa­ranno venute meno, o ilvostro cervello avràesaurito gli esempi e lemetafore, vi rendereteconto che non esiste unadefinizione o una descri­zione univoca; la stradaè soggettiva, ognuno hala propria visione dellastrada, perché ognunaporta verso una precisadestinazione, e questa èdiversa per ognuno dinoi. Quindi non sforzia­moci di capire cosa sia ocosa significhi, limitia­moci ad accogliere il suoinvito "VIVI!".Concludo questo brevearticolo con una partedella poesia "La linead'ombra" di J.Conrad,una poesia che dedico

sempre ai Rover cheprendono la partenza:"Mi offrono un incaricodi responsabilità non socos'è il coraggio seprendere e mollare tuttose scegliere la fuga odaffrontare questa realtàdifficile da interpretarema bella da esplorareprovare a immaginarecosa sarò quando avròattraversato il mareportato questo caricoimportante a destinazio­ne dove sarò al riparo dalprossimo monsone mioffrono un incarico di re­sponsabilità domaniandrò giù al porto e glidirò che sono pronto apartire getterò i bagagliin mare studierò le cartee aspetterò di sapere perdove si parte quando siparte e quando passerà ilmonsone dirò levatel'ancora diritta avantitutta questa è la rottaquesta è la direzionequesta è la decisione".Buona strada.

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Riflessioni14

di Daniele Ceccarelli*Può questa frase giustifi­care il periodo burrascosoche stà passando labranca E/G con unasempre maggiore moria diiscrizioni e di perdite du­rante l’anno? La miapersonale esperienza midice che, andando ad ana­lizzare le salite dai Lupettiin Riparto, il periodo criti­co è il primo anno, sicura­mente ci possono esseredelle perdite fisiologichedovute alla differenza diattività proposte, ma ulti­mamente le defezioni incorso d’opera sono soprala media, la giustificazionemaggiore che ho avutodalle famiglie è che i ra­gazzi vivono un periodomolto difficile dato anchedal passaggio dalle ele­mentari alle scuole medie.Parlando invece delle iscri­zioni di ragazzi che nonvengono dai Lupetti possodire che sono ben pocheeffettivamente, ed è alta lamedia di ragazzi condisturbi comportamentalio generici che vengonospinti da assistenti socialio da insegnanti a provare

l’esperienza Scout. Doposette anni di servizio in Ri­parto sono tante le do­mande che mi sonopassate nella testa, ahimémolte di queste sono anco­ra in cerca di risposta. Mispiace quindi deludere chisperava in una soluzioneal problema tramite lalettura di questo articolo,posso però portare quellache è la mia esperienzapassata, presente e la miapersonale visione. Essereun Capo nella Federscoutci dà, a mio parere, ungrande valore aggiunto.Pensate solo alla possibili­tà di confronto con chi vivein realtà spesso molto di­verse tra loro, con usi ecostumi legati al luogo diorigine, alle scelte religio­se, al bacino di utenza chesi ha a disposizione. Ilconfronto è stata la primafreccia che ho estrattodalla mia faretra per arri­vare alla soluzione di que­sto enigma, inizialmenteinfatti ero convinto chestessi sbagliando qualcosanella gestione dellaBranca, mi sono quindi

incaponito nella ricerca diquella falla, che a lungoandare avrebbe potutoaffondare la nave, ma ra­gionando mi resi conto chela gestione e le attività chestavamo proponendo nonsi discostavano di moltoda quelle che da moltianni avevano mantenutola Branca in piena salute.Iniziando a frequentarepiù assiduamente le varieriunioni e attività che laFederscout dedica a noiCapi mi sono reso conto,parlando e confrontando­mi, che il pensiero che mistava affliggendo da tempoera cosa comune a tanti.Se da una parte mi sentiisollevato da ciò, dall’altraripresi il ragionamentofatto in precedenzaaggiungendo questo nuovotassello; possibile chemolti Capi appartenenti adecine di Associazionidistinte e diverse tra lorofacciano lo stesso errore?E per giunta nella medesi­ma branca? Difficile ma

non impossibile, allora misono focalizzato su unaltro punto fermo, i ra­gazzi; chi di noi non hamai pensato almeno unavolta “ah ma la mia gene­razione era molto più sve­glia…”?, ma allora cosasta succedendo? Qual è lacausa scatenante di tuttaquesta immaturità?Ovviamente non possiamodare la colpa ai ragazzistessi, essendo loro delle

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Riflessioni 15

spugne atte ad assorbiretutto quello che gli vieneproposto da chi liaccompagna nel loropercorso di crescita.Certamente se andiamoad analizzare tutte le pro­poste formative che hannoa disposizione, come losport, la scuola, laboratorie la stessa vita in famiglia,lo Scoutismo è forse l’ uni­ca il cui scopo è quello diresponsabilizzarlipermettendogli di sbaglia­re in piena autonomia. Èforse questo il vero proble­ma? Lo Scoutismo è forsediventato troppo distanterispetto alla strada chevuole percorrere questasocietà? Da questa do­manda se ne potrebberoaprire altre mille ma una èquella che secondo me do­vremmo farci tutti, forse l’unica alla quale sono riu­scito a dare una risposta:

“Lo Scoutismo è forse di­ventato obsoleto e quindiha necessità di essere rivi­sto ed adeguato alle richie­ste della società odierna?”.No, nel termine più asso­luto. In tanti hanno tra­sformato la Branca E/G insecondi Branchi appli­cando un metodo di Re­parto a discapito dellaSquadriglia e della sua au­tonomia. Credo che seesiste un modo per far ri­fiorire lo Scoutismo adole­scenziale, sia proprioquello di ritornare alle ori­gini di quel Metodo che fi­no ad ora ha funzionatocosì bene, senza la pre­sunzione di apportare mo­difiche qua e là tanto perrenderlo più fruibile a noistessi.Se ho detto che il Metodo èquello e non deve essererimaneggiato, allo stessotempo B.­P. ci ha fornito

degli strumenti utilissimiper l’ applicazione dellostesso, è lì che possiamoagire per rendere piùstuzzicante e attuale lanostra proposta,svecchiando le prove eaggiungendo brevetti cheall’epoca non esistevano.Come fare? Tranquilli B.­P. ha pensato anche aquesto, “Ask the Boy”chiedete ai vostri ragazzi,rendeteli partecipi eideatori del gioco, nonsuccubi di esso! Torniamoper un attimo sulla terra ecerchiamo di chiudere ilcerchio dei pensieri che viho esposto. Una delle ulti­me frecce nella mia faretraè quella di avere unrapporto forte con le fami­glie dei ragazzi, solo così amio parere si può capirenel profondo un ragazzo eil perché dei propriatteggiamenti quando è

con noi durante le attività.Non ci illudiamo di poterformare il carattere di unragazzo se non si va nellastessa direzione delleintenzioni familiari,informiamo quindi le fa­miglie su cos’è la propostaScout, di come viene mes­sa in atto e soprattutto delperché si facciano taliscelte che per forza di cosedevono essere condivisedalle famiglie per essereportate a compimento.Spero con queste poche ri­ghe di avervi perlomenodato uno spunto di rifles­sione su cui ragionare econfrontare, se così nonfosse spero almeno di nonavervi annoiato più del do­vuto!Una forte stretta di manosinistra

*Coordinatore ComitatoTecnico Nazionale

FederScout

di AntoniettaBertuccelli*L’educazione avviene oggiattraverso varie fonti:famiglia, scuola, ambitiformali ma anche inambiti informali come imedia, la televisione, leassociazioni sportive, lachiesa e le chiese,l’associazionismo, lebiblioteche, le cineteche,la musica, il teatro. Tuttiquesti luoghi sonodiventati ambiti educativie questa società“educante” si va semprepiù estendendo emoltiplicandosi, spessoinviando messaggi,proposte e modelli nonproprio positivi econtradditori.In tutte queste offerte e

proposte i nostri ragazzistanno rischiando di nontrovare più punti diriferimento chiari eperdersi.Dopo la famiglia , il luogoper eccellenza in cui si faeducazione resta lascuola, anche se le“riforme” degli ultimianni stanno cercando disvilire in vari modiquesto ruolo e la suaimportanza nella vita deiragazzi.La scuola dell’infanzia ela scuola primaria sono iprimi luoghi codificati incui i bambini agiscono einteragisconoculturalmente esocialmente, portandocon sé esperienzepregresse degli anni

vissuti in famiglia, delleesperienze in essapraticate e delle regole inessa apprese .Questo afferma la

fondamentaleimportanza della famigliae della scuola comeluoghi per la crescita e laformazione della persona

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Riflessioni16

e la necessità che scuolae famiglia debbano agireconcertando, in accordo,ciascuna nel suo ruolo enelle sue competenze enel pieno rispetto l’unadelle competenze e delruolo dell’altra.In questi ultimi tempiaccade spesso (e l’hovisto accadere soventenella mia esperienza diinsegnante) che anzichéagire sinergicamente,scuola e famiglia sitrovino quasi incontrapposizione;assistiamo alla presenzadi genitori che voglionofare i maestri, cheinterferiscono nelladidattica, che voglionodecidere per i maestrisulla quantità deicompiti e sulle proposteeducative, che discutonocon i figli/alunni se unapunizione assegnata siaadatta o meno e spessone riducono la quantitào il tipo, che noncontrollano i quaderni,non ascoltano le lezionistudiate , non leggono gliavvisi e lecomunicazioni, seguonopoco i progressi dei figli.Di contro poi ci troviamoinsegnanti demotivati,stanchi di arrabattarsi edoversi adattare tra unariforma e l’altra; si noti,tutte riforme cadutedall’alto, redatte dapolitici che nonconoscono la realtà dellascuola ma agiscono solocon i bilanci alla mano enon certo animatidall’idea di investiresulla scuola , sullaqualità del sapere , sullacultura delle generazionia venire.Ci troviamo insegnantiche non riescono più adesercitare l’ autorità delloro ruolo, l’importanzadella professione ecedono ad una sorta di

buonismo psicologico percui anziché pretenderedagli alunni che venganoeseguite determinateattività, accettano osubiscono quel poco cheviene fatto.Nel mezzo ci sono ibambini, al rimbalzo trala famiglia e la scuola,spesso disorientati e cheraccolgono messaggicontradditori dall’una edall’altra parte, cherespirano poca serenità etanta fretta.Fermiamoci ariflettere: gli adulti chehanno scelto di diventaregenitori, di fare gliinsegnanti, (o si sonotrovati ad esserlo) sisono assunti un impegnoumano e sociale, oltreche affettivo e devonooggi riconquistare unloro ruolo di educatori.Ne consegue che essi,sia nella scuola che nellafamiglia, devono tornarea prendersiconsapevolmente curadel bambino /a, adessere attenti alle cose

quotidiane e alleesperienze che essivanno maturando,offrirsi come guida ecome stimolo di crescitaserena, compiere sceltesu ciò che è educativoper il bambino e cosanon lo è.Occorre anchemantenere tra adulti ebambini una giustadistanza, come ladefiniscono alcunistudiosi, in cui l’adultoentra nel mondo delbambino come personacompetente e stabile.Molti genitori devonosuperare i sensi di colpache spesso li pervadono,lavorano troppo, spessosono separati e lafamiglia sembraassumere un significatodiverso ; si sentonoquindi sempre menosicuri di avere il diritto diimporre ai figliqualunque cosa li possacontrariare o possadisturbare il rapportoche hanno con loro epensano che per

conquistare l'affetto deifigli li si debbaaccontentare sempre .Devono allora stabilire eassicurarsi alleanzeeducative con altri adultisignificativi per ilbambino, in primo luogogli insegnanti, poi inonni, i capi scout,eventuali operatorisociali e sportivi.Ma soprattutto, padri,madri e maestri devonotornare a convincersi diessere importanti perl’educazione deifigli/alunni, pertrasmettergli dei valori,non devono aver timoredi rimproverare e dipunire quandonecessario, e senecessario sostenereanche un conflitto,avendo chiaro che cosasi può concedere e cosano.

* Capo Brancodell'associazione AGEA diMassa, presidente dellastessa associazione, maestradi scuola primaria.

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Proposte 17

Prefazione:Questa caccia è adattaad un Branco che:­ deve conoscere la pri­ma parte del racconto ilFiore Rosso,­ deve essere a cono­scenza delle Massime delLupetto,­ deve essere a cono­

scenza dei segni di Pista.E' una caccia della du­rata di una giornata cheinclude molte tecniche.Le tecniche possono es­sere state introdotte inprecedenza o sarà laCaccia stessa può essereda spunto a successiveriunioni.E' importante che ci siaalmeno un Vecchio Lupoper ogni Muta, per poterseguire i lupetti durantele attività.

Materiale: scalpi, cordi­ni, fiammiferi

Preparazione:Dare ad ogni lupo unacoda (uno scalpo).Chill andrà a posizio­narsi nella parte altadella Giungla.I Vecchi Lupi dovranno

creare un percorso fattodi segni di pista cheparte da un posto visibilea Chill e porterà i lupi fi­no ad un posto abba­stanza lontano (ilvillaggio degli uomini),dovranno segnarsi in unfoglio quanti segni di pi­sta di ogni tipo realizza­no.(Es: 5 frecce, 2 direzionesbagliata, 1 inizio pista,1 acqua potabile etc.)Arrivati in un punto ade­guato, faranno uncerchio con uno­duecordini, abbastanzalargo, all'interno del qua­le ci metteranno 5 scato­le di fiammiferi e simetteranno all'esterno inattesa dell'arrivo dei lupi,pronti a prendergli loscalpo.

Altri Capi o aiuti presentiaiuteranno Hathi, chesarà in un altra partedella Giungla, per co­struire 4 scale, una perogni muta, come quellarealizzata con il nodo ga­lera qui(http://www.agescifa­no2.org/articoli/Pioneri­stica/nodi­scout.html).

Introduzione:Bagheera, rifacendosi alracconto del fiore rosso,spiegherà che i lupetti, ilupi fedeli al Branco e adAkela, dovranno aiutareMowgli a procurarsi ilfiore rosso e riportarlo daAkela, in modo da esserepronti per quando ShereKhan arriverà.Il fuoco si trova nelvillaggio degli uomini madevono stare moltoattenti a non farsi cattu­rare da loro.Nella giungla in pochi sisono avvicinati alvillaggio degli uomini oalle loro costruzioni euno di questi è Hathi.Darà quindi il via ai lupiche andranno da Hathi.

Parte 1: HathiHathi parlerà con i lupidicendogli che anche luinon si è mai avvicinatoad un villaggio popolato,perché ha paura deicacciatori, che ha vistoalcuni cacciatori uccide­re elefanti per prenderglile zanne, o alcunicacciare dei lupi perprendergli la coda o lapelliccia.E' però stato in unvillaggio abbandonato,nel quale ha visto dellecostruzioni, delle stanze,e dentro queste stanze vierano dei fogli di cartascritti dagli uomini.Lui e gli altri elefanti nonsono mai riusciti adentrare in queste costru­zioni perchè ci sono delle

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scale da superare, maforse i lupi ce la possonofare.Le mute arriverannotutte insieme da Hathi,gli spiegherà cosa devo­no fare e poi manderàogni muta da un elefantediverso, in una scala di­versa. Ogni componentedella muta dovrà salire i5 gradini, prendere unpezzo di foglio che si tro­va in cima e riscendere,toccherà poi al lupettosuccessivo e così via. Ipezzi dei fogli saranno 10quindi qualche lupo do­vrà ripetere due volte lasalita.Una volta che avrannotutti i pezzi dovranno ri­comporre il messaggio epoi seguire quello che c'èscritto.Il messaggio da ricostui­re sarà di questo tipo:Queste costruzioni nonsono molto lontane dalvillaggio, era bello starequi. Venivamo spesso agiocare.Quand'eravamo vicini alvillaggio spesso si senti­va il fischio dell'avvoltoio,che si ripeteva ogni 2 mi­nuti.Si sentiva l'avvoltoio fi­

schiare e noi cercavamodi capire da dove venisseil suo fischio e diraggiungerlo tutti insie­me.

Parte 2: ChillI lupi dovranno decifrareil messaggio e quindicercare Chill. Chill fi­schierà con un fischiettoogni 2 minuti, finchè ilupi non lo troveranno.Chill aspetterà che tutti ilupi siano arrivati dopo­diché spiegherà le regolesuccessive:Volando da una parteall'altra sopra la giungla,in cerca di una preda, havisto spesso il villaggiodegli uomini. Ha vistoanche le loro tracce,spesso fanno dei segni interra per indicare la stra­

da che porta al lorovillaggio.Dirà ai lupi che mentreseguiranno le "impronte"fatte dagli uomini perandare al loro villaggiodovranno segnare in unfoglio tutti i segni di pi­sta che vedranno (Es: 5frecce, 2 direzione sba­gliata, etc)Una volta giunti vicini alvillaggio dovranno staremolto attenti per procu­

rarsi il fuoco, dovrannocercare di entrare nelvillaggio (un cerchio dicorda in terra) e prende­re il Fiore Rosso, senzafarsi prendere la codadagli uomini di guardia.Chill darà ad ogni lupoun foglio nel quale vi so­no tutti i segni di pista.(http://www.manuale­scout.org/segni­di­pi­sta.html)La muta, tutta unita do­

Proposte18

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vrà seguire i segni di pi­sta, partendo da unpunto che lui gli dirà. Isegni di pista porterannoal villaggio.

Parte 3: Il VillaggioIl Fiore Rosso è rappre­sentato da dei fiammife­ri. Se un lupo riesce adentrare nel villaggio,senza che gli uomini gliprendano la Coda, puòprendere 2 fiammife­ri, deve uscire dalcerchio e portare ifiammiferi in un luogo si­curo dove mettere tutti ifiammiferi della muta,dopodichè può andarenuovamente a cercare diprendere altri fiammiferi.Se ad un lupo viene pre­sa la coda può entrarecomunque nel cerchio 1sola volta e prendere pe­rò 1 solo fiammifero, do­podichè non può piùentrare. Devono stare indisparte a custodire i

fiammiferi conquistatidalla muta.Dopo che tutta la muta èstata scalpata devetornare da Akela e Baloocon i fiammiferi che èriuscita a conquistare.Gli si daranno un paio diminuti di tempo perraggruppare le informa­zioni dei componentidella muta e segnare inun unico foglio quantisegni di pista hanno tro­vato di ogni tipo.Alla muta che avrà piùsegni di pista si daranno5 fiammiferi, alla se­conda 4 etc..

Parte 4: Il fiore rossoBaloo con Akela spieghe­ranno come fare il fuoco,quali sono le regole di si­curezza da seguire, comespegnerlo, etc.Dopo la spiegazione i lu­pi dovranno quindiandare per muta, trovareun posto pulito e con i

fiammiferi che hannoconquistato cercare difare un fuoco. Ogni mutasarà seguita da unVecchio Lupo. Avranno 30 minuti ditempo per prepararlo concalma e cercare diaccenderlo.Una volta finita l'attivitàogni muta, seguitasempre da un VecchioLupo, dovrà occuparsi dispegnere il fuoco e ripuli­re tutto il posto.(Pranzo)Parte 5: Le massimeOgni muta dovrà prepa­rare una scenetta sul te­ma di una Massima, dafare successivamente alCerchio di chiusura dellaCaccia.La scenetta può essereseria o divertente, comevogliono loro. L'importante è che sicapisca poi la morale re­lativa alla massima chedevono rappresentare.

Le massime per il nostroGruppo sono:* Il lupetto dice semprela verità* Il lupetto è sempre dibuon umore* Il lupetto apre gli occhie le orecchie* Il lupetto pensa aglialtri* Il lupetto è sempre pu­litoPotrà iniziare a sceglierela Massima da rappre­sentare la Muta che nellaCaccia precedente avevaconquistato più fiammi­feri, successivamentesceglie la seconda e cosìvia. Dopo unamezz'oretta in cui hannolavorato da soli, unVecchio Lupo per mutaandrà ad ascoltare cosahanno realizzato e maga­ri ad aiutarli.

Buona divertimento eBuona Caccia!

Scout Madonna delRosario di Villacidro

Proposte 19

di AntoniettaBertuccelli*Parlare di disciplina edi ordine nel nostropaese richiama ancorapaure non del tutto so­pite di dittature e co­strizioni.Ma forse nella vita deibambini di oggi occorreriportare i valori delladisciplina e dell’obbe­dienza, il senso del ri­spetto dei ruoli, deicomportamenti relativiai luoghi e ai contestiin cui si trovano ad agi­re.

I nostri bambini dicono“ciao” a tutti, danno del“tu” a tutti, sicomportano allo stessomodo per strada, in ca­sa, a scuola, in chiesa,in nome di un falsoegualitarismo, di unaerrata interpretazionedell’idea democratica edi una altrettanto ine­satta interpretazionedel concetto di libertà,che abbiamo trasmessoper estensione dal “ri­bellarsi è giusto”e dalrifiuto di ogni autorita­rismo.

“Io e mio figlio siamograndi amici”, dice ungiovane padre conorecchino e codino; “Lamia migliore amica è la

mia mamma” affermaconvinta una ragazzinacon ombelico al vento;“Deve decidere lui/(lei)cosa gli/(le) piace fare

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nel suo tempo libero:non posso imporgli/(le)una attività!” affermaseria una mamma .Ma voglio chiedere, chideve assumersi la re­sponsabilità di unascelta formativa ededucativa, chi deveesercitare il proprioruolo di guida, diesempio, di genitore?Chi è la madre/padre echi il figlio/figlia?L’ordine e il rispetto deiruoli se interpretatisenza aberrazioni dadittatori, danno equili­brio, sicurezza e creanoun clima favorevole percrescere.

Non serve il cellulare anove anni per controlla­re dove si sposta un fi­glio,” così si è piùtranquilli” ; ma serveassumere un ruoloeducativo in cui ci siaposto per regole sempli­ci e chiare da sembrarequasi banali: si studiae si fanno i compiti conattenzione ed impegno,senza deroghe suitempi necessari nésconti sulle quantità (studiare stanca.. e me­no male!); si tiene inordine la propria came­ra e le proprie cose, sicollabora in piccolefaccende nell’organizza­

zione familiare; ci sicomporta con educazio­ne e si usano linguaggicorretti, ci si rivolgeagli adulti (insegnanti,genitori, parenti edaltri) con rispetto per lafunzione che svolgono;la richiesta di impegno(lo studio, il primo lavo­ro, a seconda dell’età)non è per il capricciodell’adulto di turno, madettato dalla necessitàdella convivenza; si ri­spettano le personeanziane, gli ambienti e iluoghi che si frequenta­no…..Non si suggerisce unapedante ricetta, ma lanecessità di rimetterel’accento su alcuni va­lori, che dopo la fase diribellione contro un au­toritarismo esagerato,ora devono essere ri­collocati nella giustadimensione edimportanza. E’ statogiusto rigettare nellascuola gli insegnanticon la bacchetta e nellafamiglia le rigidità deipater familias autorita­ri, ma oggi è giusto ri­valutare il senso e ilrispetto dell’autorità. Ibambini hanno bisognodi essere guidati re­sponsabilmente anchenel marasma di propo­ste, di tecnologie, diprogetti, di offerteformative, di consumi,di complessità in cui siaggirano. Complessitàche talvolta anche nelmondo degli insegnanti,fanno perdere di vista ilbambino stesso, rea­lizzando burocratica­mente piani scolasticidi ricerca – sperimenta­zione volti a valorizza­re solo tesi e teorie.Complessità che propi­nano attraverso i me­dia, falsi modelli dicomportamento e di vi­

ta con la chimera delsuccesso facile e deiricchi guadagni senzafatica alcuna, senzaimpegno, né studio, nèsacrificio, e tra­sformando i nostribambini in consumatorifin dalla più tenera età.Sono rimasti pochi ibambini che alla do­manda “ Che cosa vuoifare da grande?” ti ri­spondono il dottore,l’ingegnere, il vigile delfuoco…..l’astronauta, ilmeccanico, l’infermie­re… eroi di un mondoquasi in disuso.Ma davvero nelle aspi­razioni di una vita mi­gliore della nostra,vediamo nel futuro deinostri figli la professio­ne di attore, ballerina(velina) e calciatore?E se provassimo a ve­derli come esseri umanifelici, cittadini seri , ri­spettosi e responsabili,impegnati nella vita,uomini e donne conuna cultura e dellecompetenze (nonimporta per quale me­stiere) che gli permetta­no una vita serena,aperta agli altri, e nonchiusa nell’egoismo?Consideriamo, in retro­spettiva di quantodetto, le scelte educati­ve adeguate, che ci ri­chiedono come adulti,impegno, sacrificio, re­sponsabilità e necessitàdi proporsi anche conseri e sonori “NO”, pro­nunciati con la volontàdi tenere aperto il dia­logo, ferma la decisionee sicuro l’affetto che inostri figli meritano.

* Capo Brancodell'associazione AGEA diMassa, presidente dellastessa associazione,maestra di scuola primaria.

Riflessioni20

VENERDI 1620.00 Cena per chi arriva dal Venerdi

22.00 Serata libera (incontro e confronto tra ipartecipanti)

SABATO 178.30 colazione

9.15 Alza, inizio attività10.00 Attività esterne programmate

(come da iscrizione nel modulo)13.00 Pranzo

15.00 Laboratori di Branca(discussioni su argomenti proposti dai Capi ai

Referenti di Branca + proposte di attività e scambiodi idee)

18.00 ”La Federscout che io vorrei...”(tavola rotonda su cosa i Capi che

lavorano in Branca chiedono alla Federscout)20.00 Cena21.30 “Federscout’s Got Talent”

(sulla falsa riga del famoso programmatelevisivo, OGNUNO di noi, anche in gruppo, faràvedere qual è il suo talento! Preparatevi quindi!!!)

23.30 Buonanotte

DOMENICA 188.30 Colazione

9.15 Alza, inizio attività.9.45 laboratorio branca

(pensare ad un’ attività che coinvolga l’interabranca della Federscout)

11.00 Incontro comune per evidenziare i lavori fatti.12.00 Cerimonia di chiusura

13.00 Pranzo + partenze

INDABA 2014

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di Anna CanudoCome certamente sapete,il motto dei Castori se­condo l' edizione origina­le canadese ècondividere, ma condivi­dere è un concettoastratto molto difficile daspiegare ai dei bambinipiccoli che non hannoancora la capacità diastrarre i concetti. Allo­ra, come fare?Amo molto Luis Sepùlve­da ed ho letto molti, nontutti, dei suoi libri. Sonolibri, forse è meglio chia­marli racconti brevi, pie­ni di sentimento, ma chefanno molto pensare. Luidice di averli scritti perspiegare i concettiastratti, appunto, e diffi­cili (come per esempio“perché la lumaca è cosìlenta” e quindi riscoprire

il senso perduto deltempo) ai suoi nipotini etrovo che ci sia riuscitoperfettamente, per cui hodeciso di parlarvene.Prendete la “Storia di ungatto e del topo che di­ventò suo amico”.L'intento era quello diparlare ancora una voltadel valore dell'amicizia,ma anche della condivi­sione. Sepùlveda amamolto i gatti (pare che inuna sua vita precedentesia stato il gatto preferitodi un mandarino) ed hainventato la storia di unbellissimo gatto “dal pro­filo greco”­MIX­ che conil passare del tempo è di­ventato cieco, per cuinon poteva più muoversiagevolmente. Certo il suoumano, il ragazzo concui era cresciuto ed ora

era un giovane uomo–MAX­ lo aiutava in tuttii modi, evitandogli gliostacoli, non spostandole cose in casa (sedie,scatole, ecc) in modo danon ostacolare le suepasseggiate, ma tuttoquesto non era suffi­ciente. Anche se “unamico si prende semprecura della libertàdell'altro” questo non ba­stava, perché per il gattoera anche importantestare all'aria aperta; nellesue condizioni, però, nonera più possibile anchese l'udito di MIX era di­ventato finissimo. Ungiorno, quasi in soccorsodi MIX arrivò un topomessicano, forse un po'troppo logorroico –MEX–ed iniziò una bella amici­zia e collaborazione.

MEX era ghiotto di ce­reali e ne aveva visto unascatola su uno scaffalealto della dispensa. Allo­ra MIX, seguendo leistruzioni del topo, salìd'un balzo sul ripianodove c'era la scatola dei

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croccantini, non la videma “sentì l'aroma dellemele, dei mandarini edelle noci della fruttiera esi allungò fino a toccarecon le zampe anteriori lascatola di cereali espingerla in modo dafarla cadere. Con unaltro balzo tornò a terra elà, tenendo ferma lascatola con una dellezampe anteriori, infilòl'altra nell'apertura e tiròfuori una generosaporzione di fiocchi

croccanti” e la diede altopo che cominciò amangiare e rosicchiareavidamente. “MIX loascoltava mangiare fra isospiri. I veri amicicondividono anche lepiccole cose che allietanola vita”. MIX da gattoavrebbe potuto saltare daun tetto all'altro, volare,ma non poteva perchénon ci vedeva più, quindiquesto per lui era perico­loso, avrebbe potuto ca­dere e farsi male. MEX

non sapeva saltare edavrebbe tanto volutofarlo. Si unirono allora:MIX mise la sua agilitàed abilità e MEX gli “pre­stò” i suoi occhi, perchéspiegava all'amico tuttoquello che c'era intorno,dove avrebbe potutocamminare, dove trovareostacoli o pericoli. Cosìaggrappato alla testa diMIX, MEX poté anche luiprovare l'ebbrezza del vo­lo, mentre il povero gattocieco ritrovò tutto quello

che era convinto di averperso per sempre: la li­bertà e la gioia di nuoveavvincenti avventure.“Quando gli amici sonouniti, non possono esse­re sconfitti ed i due furo­no felici, perchésapevano che i veri amicicondividono il meglio chehanno”.Non vi sembra un modofacile e carino per spie­gare ai castori cosa si­gnifica “condividere”Buona Nuotata!

di Anna CanudoSpesso si parla delloScautismo e della suanascita. Questo credo losappiate tutti: è nato dalbasso, dai ragazzi e, sipotrebbe estremizzare,su loro richiesta. Non èstata una cosa “calatadall'alto”, ma quasiun'esigenza dei ragazzi,una necessità, cui unapersona colta dallamente molto aperta edosservatore moltoattento, Baden­Powell,ha dato ascolto, conside­razione ed un Metodo Pe­dagogico estremamentevalido ancora oggi, che insintesi mette il ragazzo alcentro del suo processodi formazione. Quindi, ilMovimento Scout è natosulla spinta dei ragazzientusiasmati dalledispense di Baden ­ Po­well. Lui aveva scrittoquelle “Chiacchierate alFuoco di Bivacco”appunto come dispenseper un giornale (solo in

seguito raccolte in un li­bro) e nel 1907, B­Ppensò di sperimentarequanto aveva scrittoorganizzando, con ungruppo di venti ragazzi, ilprimo campo scout delmondo nell'isola di Bro­wnsea, nella baia di Poo­le. L'esperimento ebbeun successo clamoroso

e....nacquero i BoyScouts. In seguito, anchei fratelli più piccoli deiprimi esploratori, chiese­ro a gran voce di essereinseriti nel suo Movi­mento. B­P meditò comefare ed organizzò i WolfCub (oggi Cub Scout).Ma i primi Esploratorinon avevano solo fratelli­

ni, avevano anche so­relle, che chiedevano dipartecipare ed alloranacquero (nel 1910) leGuide/Esploratrici e leBrownies, equivalentefemminile dei Wolf Cubs,grazie anche alla collabo­razione della sorella di B­P, Agnes, ed in seguito aquella della moglie, Ola­

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ve. Naturalmente i ra­gazzi crescono ed anche iBoy Scouts diventaronograndi e, come spessosuccede quando si trova­no bene in un ambiente,erano convinti di avereancora molte cose daimparare e sperimentaree quindi arrivarono i Ro­ver Scouts. Fermo re­stando il MetodoPedagogico, per ognunadi queste Branche B­Pcreò una diversa applica­zione pratica, cheadattasse il Metodo allediverse età: i bambinihanno bisogno di avereesempi concreti con cuirapportarsi e di giocarein un mondo fantastico,ecco quindi che B­Pprende alcuni spunti dalLibro della Jungla e dalmondo dei Brownie; i piùgrandi hanno altri inte­ressi ma stanno cre­scendo e sanno epossono prendere deci­sioni per la loro vita,quindi anche per loro B­P pensò ad un'applica­zione del Metodo piùadatta alle loro inclina­zioni. Insomma il Metodoera uno, ma le applica­zioni pratiche diverse, aseconda dell'età cui si ri­volgeva. Premessoquanto sopra apparveevidente nel tempo cheanche i più piccini, ifratellini più piccoli deiLupetti, facessero sentirela loro voce e chiedesserodi entrare nello Scauti­smo. I bambini erano piùmaturi perché ricevevanomolti, tanti stimoli. Ibambini che avevano 5anni all'inizio del '900erano profondamente di­versi dai bambini di 5anni del 1970: il progres­so, la tecnologia ed ilmodo di considerarel'infanzia nella societàmoderna portò di nuovol'attenzione sulla fascia

di età precedente aquella ormai tradizionaledegli 8 anni circa.Ma B­P era morto datempo, però nel mondoAnglosassone si co­minciò a svilupparel'idea. In Canada, inparticolare, riana­lizzando tutta l'enormequantità di scritti lasciatida B­P, riallacciandosiad alcuni di essi, scelse­ro l'Ambiente Fantasticoin cui far vivere la nuovaBranca e, sempre sulletracce di B­P, elaboraro­no un racconto che fa­cesse da guida e chepermettesse di adattareil Metodo Scout ai

bambini più piccoli.L’ambiente scelto fuquello dei “castori”,perché in un suo scritto,B­P all'epoca in cui ri­cercava un ambiente perquelli che poi sarebberostati i Lupetti, lo avevapreso in considerazione.I Castori, inoltre, hannol’abitudine di vivere in“colonie”, cioè in gruppiin cui imparano prima ditutto a “condividere”tutto con gli altri. Ilracconto elaborato dalloScautismo Canadese de­scrive come la famigliaJones andò a vivere nellacasa nella radura vicinoalla riva del fiume e co­

me essi rapidamente di­vennero coscienti dellapresenza dei loro nuovivicini, una Colonia diCastori che anche lorovivevano lungo le rive delfiume. La storia illustracome la Colonia dei Ca­stori osserva la famigliaJones dando loro dei no­mi e poi alla fine come iCastori incontrano imembri della famigliaJones, mamma, papà edi loro bambini. Natu­ralmente nel concreto “imezzi principali” dellaBranca rimanevano ilgioco e la fantasia, ma inuna forma adatta all’etàdei castorini, con

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l’intenzione di condurreper mano questi piccolinella loro progressivascoperta delle “regole”del mondo reale e dellabellezza di uscireprogres­sivamente dal mondoegocentrico dei bambinipiù piccoli, realizzandoche è molto più bello la­vorare, vivere, giocare“insieme”. La Branca Ca­stori, quindi è nataWinnipeg, Manitoba, Ca­nada, come esperimentotriennale ed il pro­gramma fu approvato dalConsiglio Nazionale Ca­nadese a maggio del1972. L'esperimentoebbe un tale immediatosuccesso, che spinse gliScout Canadesi adadottarlo come pro­gramma ufficiale già nel1974. Da allora moltialtri Paesi, in particolarequelli di lingua anglosas­sone, hanno modellatodei programmi similari a

quello dei Castorini Ca­nadesi. Anzi spe­cialmente in Inghilterra,hanno introdotto ancheper i Castori le prove diclasse e le capacità, forseper rendere questa nuo­va Branca più simile allealtre. In ogni caso c'è datener presente che nellaBranca Castori, i PrincipiFondamentali ed iQuattro Punti di B­P ri­mangono sempre glistessi. E' grazie al Pro­gramma della BrancaCastori, che bambini ditutto il mondo possonoentrare nello Scautismoad un'età molto minore.La storia “Gli Amici delBosco” è la risorsa di ba­se che fornisce la termi­nologia, l'ambientazione,il tema conduttore el'occorrente per pro­grammare il funziona­mento di una Colonia diCastorini. Nel Pro­gramma della Branca

Castori, i seguentiobiettivi guidano le atti­vità che incoraggiano iCastori a:+ sperimentare ed espri­mere amore e gioia,+ esprimere se stessi,+ essere sani ed avere unbuon rapporto con sestessi,+ sviluppare un senso diappartenenza e condivi­sione nelle attività inpiccoli Gruppi,+ sviluppare un senso dicooperazione attraversoattività non competitive,+ rispettare ed amare lanatura,+ cercare esempidell’amore di Dio per sestessi e per il mondo.­Il Motto è: Condividere,Condividere, Condividere(Sharing, Sharing,Sharing). Nella BrancaCastori i Principi e gliObiettivi del Metodo sonoraggiunti attraverso ilsupporto di un pro­

gramma divertente e fa­cilmente comprensibile.Le attività sono costruiteattorno a sette elementidi programma: Giochi,Abilità Manuale, Musica,Racconti, Recitazione,Fratellanza e Attivitàall’Aria Aperta. All’inizio,comunque, ci furonodubbi (e in parte resisto­no ancora, almeno inItalia), ma con il tra­scorrere del tempo, ilCastorismo si diffuse unpo’ in tutto il mondo enel 1992 ci fu la dichia­razione della ConferenzaEuropea dello Scauti­smo, che affermava lapiena validità del Pro­gramma per la BrancaCastori ed invitava tuttele Associazioni a consi­derare l’opportunità diadottarlo. Attualmente ilCastorismo è diffuso unpo’ in tutto il mondo edanche in Europa molteAssociazioni nazionalihanno adottato questanuova Branca in varieforme ed alla verifica,dopo tanti anni, si puòtranquillamente afferma­re che i risultati ci sono esono ottimi. In Italianella FederScout laBranca Castori è abba­stanza diffusa nelle varieAssociazioni Federate,mentre in altre Orga­nizzazioni, come AGESCIe CNGEI per esempio, diCastori quasi non si puòparlare, perché “siccomeB­P non li aveva previsti,non possono esistere”!Ed anche per questo nonpossono essere conside­rati scout! Baden ­ Po­well, il fondatore delMetodo, è stato unapersona davvero genialee sicuramente avrà avutotanti difetti, come tutti,ma certamente non erauno sciocco e non meritauna risposta così banalee così poco lungimirante!

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BrownseaBollettino della Federazione del Movimento Scout Italiano

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Luigi Biagi Grazia Pia Tecla Attolini Marco CiampelliScout d'Italia aps AGISCOUT AGES