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BoLLETTino di ARCHEoLogiA on LinE diREZionE gEnERALE ARCHEoLogiA Vii, 2016/1-2 Tra il 2011 e il 2012 una campagna di scavo ha interessato l’area centrale della necropoli dell’osteria 1 (fig. 1) che le fonti bibliografiche e d’archivio indicavano in uso in un arco tempo- rale compreso tra la prima Età del Ferro e l’epoca ellenistico-romana. nelle tre aree indagate, denominate rispettivamente A, B, C (fig. 2), sono emersi i dati che si presentano, utili sia ad una prima lettura dello sviluppo del sepolcreto, sia ad una migliore conoscenza delle tipologie fune- rarie in uso a Vulci tra gli inizi del Vii e gli inizi del V sec. a.C. La documentazione relativa a queste ultime si arricchisce grazie ad altre testimonianze acquisite in recenti scavi di tutela. Localizzato nella porzione centrale del sepolcreto è un consistente nucleo di tombe a fossa profonda: caratterizzate da coperture monolitiche sostenute da travi alloggiate nei tipici incassi ricavati sui lati corti (fig. 3) e ben note grazie a ritrovamenti di data più o meno recente, 2 queste sepolture, in uso dalla fine dell’Viii sec. a.C., sono rappresentate nel settore A dalla tomba A 23 (fig. 4). 3 Malgrado la violazione subita, la fossa ha restituito resti del corredo costituiti da materiali frammentari d’impasto e metallici fra i quali si ricordano parti di almeno due olle a 73 www.archeologia.beniculturali.it Reg. Tribunale Roma 05.08.2010 n.30 ISSN 2039 - 0076 AnnA MARiA MoRETTi SguBini*, LAuRA RiCCiARdi** VuLCi: TiPoLogiE FunERARiE in uSo FRA oRiEnTALiZZAnTE Ed ETÀ TARdoARCAiCA (SCAVi 2011-2012) 1) Area in buona parte ricadente nel terreno di proprietà demaniale distinto al Catasto del Comune di Montalto di Castro al F.6, part. 98. Si coglie in questa sede l’occasione per ringraziare le Sig.re T. Carta e L. Lotti della Soc. Mastarna che hanno curato rispet- tivamente i restauri e la documentazione grafica della campagna di scavo 2011-2012, diretta dalle scriventi e condotta sul campo dal dott. E. Eutizi della Soc. Mastarna, in collaborazione con le dott.sse S. Bianchi e M. Vacca della Coop. Archeologia e Cultura. 2) Su tale tipo di sepolture, già noto da precedenti ritrovamenti in quest’area: RiCCiARdi 1989; MoRETTi SguBini 2003, pp. 24 s., con rif. bibl. Altre attestazioni sono ritornate in luce nella contigua area C, oggetto come quelle A e B della campagna di scavo 2011-2012, qui protrattasi anche nel corso del 2013: CARoSi - REgoLi 2014, pp. 112 s. 3) orientata in senso E-o e rinvenuta manomessa, la fossa è lunga m 2,40, larga m 1,10, profonda m 2,20. La risega di margine è larga m 0,45 ca. Rimaneva in situ parte della copertura in pietra calcarea. La tomba è risultata priva di loculi che, presenti in altri casi (MoRETTi SguBini 2003, p. 24), documentano a Vulci la presenza di una tipologia funeraria da altri ritenuta circoscritta, nel territorio vulcente, ai centri di Pitigliano e Poggio Buco: E. PELLEgRini, S. RAFAnELLi, il settore settentrionale della Val di Lago e la media Valle del Fiora: aspetti culturali a confronto, in L’Etruria meridionale rupestre, Atti del Convegno internazionale L’Etruria rupestre dalla Protostoria al Medioevo. insediamenti, necropoli, monumenti, confronti” (Barbarano Romano - Blera 2010), Roma 2014, p. 272, con rif. bibl. Investigations carried out between December 2011 -June-2012 in the central sector of the Osteria necropolis, at Vulci, permitted to collect many important new data. Three large areas have been explored in the central part of necropolis and many tombs in use from ancient Orientalizing to late-archaic Period were found. Many of them are arranged in distinct groups belonging to people linked together. Despite the extensive damages in the course of time, the wide exploration has permitted also to catch the dynamics of development of this part of the necropolis and to know better some peculiarities of practices and rituals and the different types of funerary structures that were adopted at Vulci between the late 8th and beginning of the 5th centuries B.C.

BoLLETTino di ARCHEoLogiA on LinE · 2018. 12. 19. · La tomba è risultata priva di loculi che, presenti in altri casi ( MoRETTi SguBini 2003, p. 24) , documentano a Vulci la presenza

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  • BoLLETTino di ARCHEoLogiA on LinEdiREZionE gEnERALE ARCHEoLogiA Vii, 2016/1-2

    Tra il 2011 e il 2012 una campagna di scavo ha interessato l’area centrale della necropolidell’osteria1 (fig. 1) che le fonti bibliografiche e d’archivio indicavano in uso in un arco tempo-rale compreso tra la prima Età del Ferro e l’epoca ellenistico-romana. nelle tre aree indagate,denominate rispettivamente A, B, C (fig. 2), sono emersi i dati che si presentano, utili sia ad unaprima lettura dello sviluppo del sepolcreto, sia ad una migliore conoscenza delle tipologie fune-rarie in uso a Vulci tra gli inizi del Vii e gli inizi del V sec. a.C. La documentazione relativa aqueste ultime si arricchisce grazie ad altre testimonianze acquisite in recenti scavi di tutela.

    Localizzato nella porzione centrale del sepolcreto è un consistente nucleo di tombe afossa profonda: caratterizzate da coperture monolitiche sostenute da travi alloggiate nei tipiciincassi ricavati sui lati corti (fig. 3) e ben note grazie a ritrovamenti di data più o meno recente,2queste sepolture, in uso dalla fine dell’Viii sec. a.C., sono rappresentate nel settore A dalla tombaA 23 (fig. 4).3 Malgrado la violazione subita, la fossa ha restituito resti del corredo costituiti damateriali frammentari d’impasto e metallici fra i quali si ricordano parti di almeno due olle a

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    www.archeologia.beniculturali.it Reg. Tribunale Roma 05.08.2010 n.30 ISSN 2039 - 0076

    AnnA MARiA MoRETTi SguBini*, LAuRA RiCCiARdi**

    VuLCi: TiPoLogiE FunERARiE in uSo FRA oRiEnTALiZZAnTE EdETÀ TARdoARCAiCA (SCAVi 2011-2012)

    1) Area in buona parte ricadente nel terreno di proprietà demaniale distinto al Catasto del Comune di Montalto di Castro al F.6,part. 98. Si coglie in questa sede l’occasione per ringraziare le Sig.re T. Carta e L. Lotti della Soc. Mastarna che hanno curato rispet-tivamente i restauri e la documentazione grafica della campagna di scavo 2011-2012, diretta dalle scriventi e condotta sul campodal dott. E. Eutizi della Soc. Mastarna, in collaborazione con le dott.sse S. Bianchi e M. Vacca della Coop. Archeologia e Cultura.2) Su tale tipo di sepolture, già noto da precedenti ritrovamenti in quest’area: RiCCiARdi 1989; MoRETTi SguBini 2003, pp. 24s., con rif. bibl. Altre attestazioni sono ritornate in luce nella contigua area C, oggetto come quelle A e B della campagna discavo 2011-2012, qui protrattasi anche nel corso del 2013: CARoSi - REgoLi 2014, pp. 112 s.3) orientata in senso E-o e rinvenuta manomessa, la fossa è lunga m 2,40, larga m 1,10, profonda m 2,20. La risega di margineè larga m 0,45 ca. Rimaneva in situ parte della copertura in pietra calcarea. La tomba è risultata priva di loculi che, presenti inaltri casi (MoRETTi SguBini 2003, p. 24), documentano a Vulci la presenza di una tipologia funeraria da altri ritenuta circoscritta,nel territorio vulcente, ai centri di Pitigliano e Poggio Buco: E. PELLEgRini, S. RAFAnELLi, il settore settentrionale della Val diLago e la media Valle del Fiora: aspetti culturali a confronto, in L’Etruria meridionale rupestre, Atti del Convegno internazionaleL’Etruria rupestre dalla Protostoria al Medioevo. insediamenti, necropoli, monumenti, confronti” (Barbarano Romano - Blera2010), Roma 2014, p. 272, con rif. bibl.

    Investigations carried out between December 2011 -June-2012 in the central sector of the Osteria necropolis, atVulci, permitted to collect many important new data. Three large areas have been explored in the central part ofnecropolis and many tombs in use from ancient Orientalizing to late-archaic Period were found. Many of themare arranged in distinct groups belonging to people linked together. Despite the extensive damages in the courseof time, the wide exploration has permitted also to catch the dynamics of development of this part of the necropolisand to know better some peculiarities of practices and rituals and the different types of funerary structures thatwere adopted at Vulci between the late 8th and beginning of the 5th centuries B.C.

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    1. VuLCi. nECRoPoLi dELL’oSTERiA: LA PARTiCELLA 98, ConTRAddiSTinTA dALLA LETTERA B, inTERESSATAdALLA CAMPAgnA di SCAVo 2011-2012 (dA RiCCiARdi 1989)

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    2. VuLCi. nECRoPoLi dELL'oSTERiA: AREE A, B, C

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    rete, di cinque kyathoi in impasto, di un coltello e di lamina di bronzo. nella progressiva occupazione dello spazio funerario a queste più antiche fosse4 succe-

    dono, nell’area esplorata, le prime tombe a camera, come la A 22 e la A 24 (fig. 4). Entrambi ca-ratterizzati dalla presenza di una nicchia ricavata nella parete di fondo, questi sepolcri, per iquali già si è fatto riferimento alla Tomba del Carro di bronzo,5 appartengono ad un tipo chesembra diffondersi dagli anni di passaggio fra il primo e il secondo quarto del Vii sec. a.C.,come indicano d’altronde i materiali dei corredi costituiti da vasi di impasto e da materiali me-tallici, associati, nel caso della Tomba A 24, a un’oinochoe etrusco-geometrica (fig. 5).

    Sullo scorcio dell’orientalizzante medio si assiste ad un’ulteriore ampliamento della ne-cropoli con l’attestarsi, ai margini delle aree occupate dalle tombe di età precedente, di impe-gnative realizzazioni architettoniche: lo indicano la Tomba dei Soffitti intagliati e quellaCampanari 1834,6 grandiosi ipogei che, collocabili intorno al 640-630 a.C., manifestano, comenoto, forti influssi dell’architettura ceretana.7

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    4) Allo stato delle attuali conoscenze non attestate, almeno in questi settori dell’osteria, sono le fosse profonde di grandi di-mensioni che, fra la fine dell’Viii e gli inizi del Vii sec. a.C., sono presenti, ad es., alla Polledrara. E’ questo un dato che, conaltri, concorre a indicare come le necropoli orientali siano caratterizzate, rispetto a quella dell’osteria, da una maggiore varietàdi tipologie funerarie. Tale aspetto, che già si delinea nella prima età del Ferro (M.L. ARAnCio, A.M. MoRETTi SguBini, E. PEL-LEgRini, Simboli di appartenenza nell’età del ferro: le testimonianze funerarie di Vulci, in Paesaggi reali e paesaggi mentali.Ricerche e scavi. Atti dell’Viii incontro di Studi PPE (Valentano-Pitigliano 2006), Milano 2008, pp. 321-334; M.L. ARAnCio,A.M. MoRETTi SguBini, E. PELLEgRini 2010, Corredi funerari femminili di rango a Vulci nella prima età del ferro. il caso dellatomba dei Bronzetti sardi, in L’alba dell’Etruria. Fenomeni di continuità e trasformazione nei secoli Xii-Viii a.C. Atti del iXincontro di Studi PPE (Valentano-Pitigliano 2008), Milano 2010, pp. 169-214, permane in età orientalizzante e arcaica - si pensiad esempio alle tombes de pierre portate in luce già da Luciano Bonaparte presso la Cuccumella (SguBini MoRETTi 1994, p.35) e acquista maggiore evidenza nell’età tardo classica ed ellenistica, come indicano sia le testimonianze note nella necropolidi Ponte Rotto (A.M. SguBini MoRETTi, La necropoli di Ponte Rotto, in La Tomba François di Vulci (cat. mostra a cura di F.Buranelli), Roma 1987, pp. 47 -56; SguBini MoRETTi 1994, pp. 39-43), sia i resoconti d’archivio degli inediti scavi condottinella seconda metà dell’ottocento da F. Marcelliani a Cavalupo (A.M. MoRETTi SguBini, Vulci, in Bibliografia Topograficadella colonizzazione greca in italia e nelle isole tirreniche, XXi, Pisa-Roma-napoli 2012, p. 1093, con rif. bibl.) 5) MoRETTi SguBini - RiCCiARdi - EuTiZi 2014, pp. 106 s. Punti di contatto sono rilevabili anche con alcune delle più antichetombe a camera di Tarquinia come, ad esempio, la Tomba detta di Boccoris sulla quale da ultimo vd.: g. CoLonnA, Prima didemarato. un’eco della Tebaide epica nella tomba tarquiniese detta di Boccoris, in A. Capoferro, Liv. d’Amelio, S. Renzetti(a cura di), dall’italia. omaggio a Barbro Santillo Frizell, Firenze 2013, p. 3 con rif. bibl.6) Resta al momento ancora sconosciuta la precisa ubicazione della Tomba del Sole e della Luna, comunque localizzabile inquest’ambito.7) MoRETTi SguBini 2003, pp. 26 s., con rif. bibl.

    3. VuLCi. nECRoPoLi dELL'oSTERiA. AREA A, PLAniMETRiA gEnERALE E ToMBE A22, A23 E A24

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    4. VuLCi. nECRoPoLi dELL'oSTERiA. AREA A: LA ToMBA A 23 (in alto), LE ToMBE A 22 E A 24 (in basso)

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    nuovi dati per la conoscenza delle fasi di sviluppo della necropoli nei decenni intornoalla metà del Vii sec. a.C. offre ora la Tomba C1. Scoperta nella primavera del 2012 nell’areaC e detta anche delle Mani d’Argento (fig. 6), questa è iscritta in un tumulo che, malgrado leprofonde alterazioni apportate allo stato dei luoghi da interventi di bonifica e lavori agricoli suc-cedutisi nel tempo, è ancora riconoscibile soprattutto in vedute dall’alto8 (fig. 7). del tumulo,costruito, al momento della scoperta era ancora percepibile l’andamento lievemente convessoche il banco tufaceo conservava nella sua porzione centrale, in corrispondenza delle camere fu-nerarie, come pure ben riconoscibili erano parti del perimetro, il cui andamento era inoltre sot-tolineato, soprattutto nel settore orientale, dalla dislocazione di alcuni più recenti monumenticircostanti.

    8) MoRETTi SguBini 2014b, p. 13; MoRETTi SguBini - RiCCiARdi - EuTiZi 2014, pp. 107 s.; Moretti Sgubini 2015, pp. 614-616;di diverso avviso CARoSi 2014b, p. 21, nt.1.

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    5. VuLCi. nECRoPoLi dELL'oSTERiA. oinoCHoE ETRuSCo-gEoMETRiCA dELLA ToMBA A 24 (in alto);CoRREdo dELLA ToMBA A 22 (in basso)

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    in corrispondenza dell’innesto del dromos al tumulo si conservavano inoltre, specie sullato destro, resti dell’incasso funzionale alla posa in opera dei blocchi di nenfro del paramentodella crepidine,9 alcuni dei quali furono rinvenuti fra la terra di riempimento o caduti nel vesti-bolo. nonostante il precario stato di conservazione il Tumulo C1 costituisce, dunque, una testi-monianza di particolare importanza per la conoscenza dell’architettura funeraria di Vulci e conla sua presenza avvalora la possibilità che anche la Tomba dei Soffitti intagliati, quella Campa-nari 1834 e, forse, la perduta Tomba del Sole e della Luna, fossero dotate di analoghe sovra-strutture.10

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    9) Per tale tipo di paramento, noto in altri tumuli di Vulci, v. MoRETTi SguBini 2015, p. 602, nt. 28. 10) Come già era orientato a pensare naso (A. nASo, i tumuli monumentali in Etruria Meridionale: caratteri propri e possibiliascendenze orientali, in Archäologische untersuchungen zu den Beziehungen zwischen Altitalien und der Zone nordwärts derAlpen während der frühen Eisenzeit Alteuropas, Ergebnisse eines Kolloquiums (Regensburg 1994), Bonn 1998, p. 144), richia-mando in proposito i tumuli della Cuccumelletta e della Cuccumella che ritiene “lievemente seriori” rispetto alla Tomba delSole e della Luna. Sui tumuli di Vulci: MoRETTi SguBini 2015, pp. 597-616.

    6. VuLCi. nECRoPoLi dELL'oSTERiA: AREA C, PLAniMETRiA gEnERALE (giugno 2012)

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    Quanto alla sua datazione, avvicinata in primo tempo e in via preliminare a quella deimonumenti sopra ricordati,11 dati acquisiti nel prosieguo dello scavo, di recente resi noti,12 ren-dono possibile una più circostanziata analisi del complesso monumentale che induce a rialzarneora la cronologia iniziale. indicativa a tal fine è anzitutto la deposizione femminile individuatanella camera principale A (fig. 8):13 a questo personaggio, con i sontuosi resti di una statua po-limaterica di cui, forse con parte del collo, si conservano le rare mani d’argento,14 è stato riferito

    11) MoRETTi SguBini 2014a, pp. 13 s. La cronologia proposta in via preliminare si basava sugli elementi acquisiti sino al giugnodel 2012: non si disponeva infatti dei dati relativi ai materiali dei corredi solo successivamente recuperati nelle camere funerarieche, per motivi di sicurezza, non si poterono allora esplorare. Per le vicende dello scavo: v. MoRETTi SguBini-RiCCiARdi-EuTiZi2014, p. 107. 12) CARoSi - REgoLi 2014, pp. 114-117; REgoLi 2014b, pp. 18 s., tavv. i-iii; REgoLi 2014a, pp. 73, 83, 91. 13) All’interno della camera sono stati recuperati resti ossei di un inumato (R. VARgiu, P. SAnToRo, Pratiche funerarie e con-dizioni di vita a Vulci, in ARAnCio 2014, p. 43) del quale non è stato possibile stabilire il sesso e che quindi non è dato di riferireal personaggio femminile sepolto nella tomba o ad una seconda deposizione, postulata dagli scavatori (REgoLi 2014a, p. 73),cui potrebbero essere collegati i più recenti materiali del contesto. 14) A. RuSSo TAgLiEnTE, dall’umano al divino: eidola e simulacra tra Mediterraneo orientale ed Etruria, in ARAnCio 2014, pp.

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    7. VuLCi. nECRoPoLi dELL'oSTERiA: AREA C, VEduTA dALL'ALTo dEL TuMuLo E dELLE SEPoLTuRECiRCoSTAnTi (da ARAnCio 2014)

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    un consistente gruppo di raffinati ornamenti personali,15 fortunatamente sfuggiti al saccheggiosubito dal sepolcro. Queste preziose testimonianze, nel restituirci un’immagine di straordinariaricchezza che delinea il rango principesco della defunta,16 sembrano indicare un uso della camerafuneraria già nel corso del secondo venticinquennio del Vii sec. a.C. Si deve anche rilevarecome a tanta esibizione di ricchezza corrisponda una struttura architettonica modesta: costituitada un vano a pianta rettangolare con soffitto a doppio spiovente, «risega accentuata tra parete esoffitto» e bassa banchina addossata alla parete di fondo, questa riporta alla mente le tombe acamera che abbiamo visto diffondersi dalla fine dell'orientalizzante antico e che nulla condivi-dono con le più articolate architetture dei grandi complessi aristocratici in auge dopo la metàdel secolo.

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    27 s.; S. CARoSi, La rappresentazione simbolica, in ARAnCio 2014, p. 83, nn. 29-30. Pur con la prudenza che impone lo stato diprofondo sconvolgimento in cui è stata rinvenuta la camera funeraria, si può osservare come non sembrerebbe escludersi inquesto caso un’associazione fra rito inumatorio e statua polimaterica che, attestata a Marsiliana d’Albegna nel Circolo degliAvori, ha fatto avanzare l’ipotesi (L. MoRAndi, La necropoli orientalizzante della Banditella a Marsiliana d’Albegna. Consid-erazioni sulle combinazioni di corredo e su alcuni aspetti rituali, in BABEsch LXXXViii, 2013, pp. 25-27), non condivisibile,che in questi casi gli sphyrelata possano rappresentare divinità.15) Esibizione di un fasto principesco sono, con gli innumerevoli bottoncini in bronzo laminati in oro e con le brattee d’oro diornamento delle vesti o del sudario (CARoSi 2014a, pp. 77, 79-81, nn. 24-25), le diverse fibule fra le quali spiccano dueesemplari con arco rivestito da segmenti d’ambra (ARAnCio 2014, p. 81, n. 27), le collane composte di vaghi e pendenti diversiper forma e materia (CARoSi 2014a, pp. 77, 79, n. 23) che documentano un gusto noto a Vulci (MoRETTi SguBini 2014b, p.148), il gancetto in oro decorato a granulazione (CARoSi 2014a, pp. 77, 79, n. 21), preziosa replica di un tipo frequentementeattestato, al pari degli altri ornamenti, in corredi dell’orientalizzante antico e medio di Vulci, Marsiliana e Vetulonia (MoRETTiSguBini 2014b, p. 156, nt. 63, con rifer.), ecc.16) oltre a quanto documentato dagli ornamenti personali e dai resti della statua polimaterica, le cui mani d’argento restanosenza confronti fra gli esemplari già noti (F. JuRgEiT, Etruskische Sphyrelata, in C.C. Mattush, A. Brauer, S.E Knudsen (a curadi), From the parts to the whole. 2. Acta of the 13th international Bronze Congress, Cambridge, Mass. 1996 (JRomA, Suppl.39), 2002, pp. 37-43), definisce lo status del personaggio la segnalata presenza di ricchi finimenti equini, nel cui ambito ilmorso di tipo Volterra, variante i di von Hase (A. EMiLioZZi, Carri d’élite a Vulci, in ARAnCio 2014, pp. 35, 81 s., n. 28), sem-brerebbe costituire, per la sua antichità, un simbolico oggetto d’”antiquariato” tramandato attraverso più generazioni.

    8. VuLCi. nECRoPoLi dELL'oSTERiA: AREA C, ToMBA C1 (da ARAnCio 2014)

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    da considerare sono anche le incertezze e le asimmetrie che si colgono analizzando losviluppo planimetrico del complesso monumentale, la cui realizzazione dovette tener conto efu in parte condizionata dalla presenza di alcuni sepolcri adiacenti e ad esso preesistenti. Taleaspetto si delinea con chiarezza nel dromos che, leggermente disassato rispetto alla camera prin-cipale A e quasi obliquo nel suo tratto terminale (cfr. fig. 8), si sovrappone e oblitera la Tomba20, femminile (fig. 9): ascritta dagli scavatori alla fase iia della loro sequenza cronologica, coin-cidente con i decenni centrali del Vii sec. a.C.,17 e datata sulla base dei materiali del corredoalla metà del secolo,18 questa tomba costituisce un determinante terminus post quem per la rea-lizzazione del dromos e, dunque, del tumulo.

    17) REgoLi 2014b, pp. 17 s.18) CARoSi - REgoLi 2014, p. 114.

    9. VuLCi. nECRoPoLi dELL'oSTERiA: AREA C, PLAniMETRiA gEnERALE A ConCLuSionE dELLo SCAVo2013 (da ARAnCio 2014)

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    da rilevare infine le dissonanze che si riscontrano fra l’incerta planimetria della cameraprincipale A e quella delle due camere laterali, in particolare della B, la più conservata: aperta sullaparete sinistra di un ancora embrionale vestibolo a cielo aperto (cfr. fig. 8), questa manifesta un’ac-curata esecuzione, mentre la presenza sul soffitto di un columen con terminazioni a disco19 indica,al pari della sovrastante struttura tumulare, l’avvenuta ricezione di più aggiornati modelli dell’ar-chitettura ceretana. Sulla base di questi elementi sembrerebbe dunque possibile riconoscere nellaTomba C1 due distinti momenti di realizzazione dei quali il più antico, circoscritto alla camera A,pare collocabile entro il secondo quarto del Vii sec. a.C. A distanza di circa una generazione, poi,il sepolcro parrebbe essere stato interessato da consistenti modifiche, funzionali alla sua monu-mentalizzazione. A questa seconda fase sembrano potersi rapportare gli interventi di ampliamentoche interessano il dromos e che, con la realizzazione delle due camere funerarie esterne, conferi-scono all’impianto uno schema cruciforme, affine al tipo B2 del Prayon;

    20 l’ipogeo così rivisitatovenne inoltre inscritto in un tumulo, atto a celebrare il rango degli illustri aristocratici che ne furonotitolari. L’indubbia rilevanza di tali personaggi trova riscontro oltre che nei ricchi materiali di cor-redo restituiti dalla camera B,21 anche nella presenza di tombe “minori” che qualche decennio piùtardi, rispettandolo, si addossarono al tumulo22 (cfr. figg. 7, 9). in analoga direzione fa guardare ilrinvenimento di una terracotta architettonica che parrebbe indicare anche la presenza, tra la finedel Vii e gli inizi del Vi sec. a.C., di una struttura forse per il culto funerario.23

    Modelli dell’architettura ceretana si riconoscono anche nell’area B (fig. 10)24 nella pla-nimetria della Tomba B14 (fig.11), detta anche della Sfinge,25 che, se nella disposizione degliambienti trova un puntuale confronto a Vulci nel Tumulo della Cuccumelletta,26 manifesta altresìstringenti analogie con la Tomba del Sole e della Luna, ascritta dal Prayon al suo tipo B2.

    27 datali monumenti il nostro si differenzia tuttavia per la presenza di un ben definito e ampio vesti-bolo rettangolare a cielo aperto (fig. 12), elemento che, peculiare dell’architettura funeraria vul-cente, caratterizza anche la maggior parte degli ipogei che si addensano nello spazio funerarioad esso circostante. Appartenuta a personaggi di altissimo rango, la Tomba B14 esibisce un mae-stoso dromos, lungo ben 26,50 metri, che conduce all’ampio e profondo vestibolo sul quale siaprono tre porte, due sulle pareti corte, la terza al centro della parete di fondo e in asse con ildromos. Se la porta di sinistra dà accesso ad un’unica camera e quella di destra a due camere inasse, delle quali la seconda di proporzioni minori, la porta centrale immette in un atrio quadran-golare sul quale prospettano tre camere disposte a croce, secondo uno schema che a Caere ricorrein monumenti di riconosciuto prestigio.28 Alla grandiosità dell’impianto corrisponde un’esecu-zione particolarmente accurata, evidente già nel trattamento delle superfici delle pareti esterneche forse accoglievano una scialbatura utile ad occultare le irregolarità del banco naturale.29

    19) Tale motivo è noto a Vulci in tre delle camere della Tomba dei Soffitti intagliati (A.M. SguBini MoRETTi, Contributi all’ar-cheologia vulcente, in Archeologia nella Tuscia ii. Atti degli incontri di studio organizzati a Viterbo (Viterbo 1984), Roma1986, p. 78) e nella camera di fondo dell’inedita Tomba 71a degli scavi Hercle, oggi perduta.20) F. PRAyon, Frühetruskische grab- und Hausarchitektur, Heidelberg 1975, pp. 17-20, tav. 85. 21) La camera B accoglieva due deposizioni, rispettivamente un inumato e un incinerato, e ha restituito un ricco corredo che nedocumenta un uso nell’arco del terzo venticinquennio del Vii sec. a.C. (REgoLi 2014a, p. 73).22) Cfr. infra, p. 91, nt. 54.23) Si tratta di una sima frammentaria parte della quale è stata rinvenuta sul fondo del vestibolo del tumulo C1 (MoRETTiSguBini 2014a, pp. 13 s.), mentre altri frammenti sono stati riportati in luce reimpiegati in prossimità della struttura C, nellaquale gli scavatori ritengono possibile riconoscere il basamento di un piccolo sacello (CARoSi 2014b, pp. 19 s., 95, n. 77, tavv.ii, iV; CARoSi - REgoLi 2014, pp. 117 s.). Sebbene siano attestate a Vulci terrecotte architettoniche decorate con il motivo dellaguilloche in white on red (A.M. MoRETTi SguBini, L. RiCCiARdi, Considerazioni sulle testimonianze di Tuscania e Vulci, inTetti di terracotta. La decorazione architettonica fittile tra Etruria e Lazio in età arcaica, Atti delle giornate di Studio, in OfficinaEtruscologica 5, Roma 2011, p. 81, tav. ii, b-c), il confronto più puntuale per tale elemento architettonico resta quello restituitoda Sasso Pizzuto a Tuscania, v. MoRETTi SguBini - RiCCiARdi - EuTiZi 2014, p. 108, con rif. bibl. 24) Qui lo splateamento, che ha preceduto lo scavo, ha posto in evidenza due distinti gruppi di sepolture dei quali, nella campagnasvoltasi tra il 2011e il 2012, si è potuto esplorare solo quello più meridionale.25) Così denominata da una statua di sfinge, ascrivibile al gruppo Amburgo (MoRETTi SguBini - RiCCiARdi - EuTiZi 2014, pp.108 s.), rinvenuta a livelli superficiali nell’interro del vestibolo del monumento ampiamente sconvolto da scavi clandestini:cfr. infra, p. 90.26) Riferita al tipo B2 del Prayon: SguBini MoRETTi 1994, pp. 22 s., con rifer; MoRETTi SguBini 2015, pp. 611 s. 27) F. PRAyon, op. cit. a nota 20, pp. 62 s., tav. 87, 8. Altro elemento comune è la presenza nella tomba B14, nella Cuccumellettae nella Tomba del Sole e della Luna di un atrio quadrangolare (nASo 1996, p. 308, nt. 468), che ricorre anche nella Tomba deiSoffitti intagliati, ipogeo di pianta però diversa.28) nASo 1996, pp. 303-310. 29) Tale aspetto è evidente, ad esempio, sul lato sinistro del dromos interessato da un’ampia tamponatura.

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    10. VuLCi. nECRoPoLi dELL'oSTERiA. AREA B: PLAniMETRiA gEnERALE (in alto); VEduTA dALL’ALTo dELgRuPPo MERidionALE di SEPoLTuRE (in basso)

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    12. VuLCi. nECRoPoLi dELL'oSTERiA. ToMBA B14: VESTiBoLo

    11. VuLCi. nECRoPoLi dELL'oSTERiA. ToMBA B14: PLAniMETRiA dEL VESTiBoLo E dELLE CAMERE FunE-RARiE

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    non minore attenzione fu dedicata algruppo delle camere centrali, dove il contra-sto cromatico rapportabile alla regolare se-quenza degli strati geologici risultaenfatizzato da fasce di colore rosso che mar-cano la parte terminale delle pareti, i timpanie i bordi dei columina dei soffitti displuviatidell’atrio e della camera di fondo (fig. 13).Analoghe soluzioni decorative sono adottatenella camera esterna sinistra e nella prima ca-mera esterna destra, secondo un gusto che,teso a esaltare le partiture architettoniche, èdocumentato nella stessa necropoli dell’oste-ria nella Tomba B/1982, adiacente a quelladei Soffitti intagliati.30 Sebbene ripetutamenteviolata, la Tomba B14 ha restituito, soprat-tutto nel gruppo di camere di fondo, resti deicorredi che si distinguono per la loro qualitàe varietà e indicano un uso del monumentonei decenni compresi fra il 640-630 e il 580-570 a.C.31 Per l’ultimo termine preziosi sonoi dati offerti dai materiali rinvenuti in unafossa che, ricavata sul lato sinistro del pavi-mento dell’atrio (fig. 14) e sfuggita alle deva-stazioni dei clandestini, ha restituito uncontesto unitario da porre in relazione conl’ultima deposizione.32

    30) A.M. SguBini MoRETTi, op.cit. a nota 19, p. 83. diversamente naso che per le doppie linee presso la sommità delle paretipensa ad elementi guida per l’inserimento di file di chiodi destinati a sostenere festoni vegetali (nASo 1996, pp. 235-239).31) MoRETTi SguBini 2014a, p. 14. Per cenni preliminari sui materiali, dei quali è in corso il restauro a conclusione del qualesarà possibile procedere ad uno studio esaustivo del complesso, v.: MoRETTi SguBini - RiCCiARdi - EuTiZi 2014, p. 109. 32) MoRETTi SguBini - RiCCiARdi - EuTiZi 2014, pp. 109 s.

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    13. VuLCi. nECRoPoLi dELL'oSTERiA. ToMBA B14: CA-MERA di Fondo

    14. VuLCi. nECRoPoLi dELL'oSTERiA. ToMBA B14: FoSSA nELL’ATRio

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    All’estremità sinistra della fossa erano inoltre collocati, forse volutamente isolati, la testa(?) e il bustino in lamina di bronzo di un raro sphyrelaton (fig. 15). Poco al momento si può diredi questa importante testimonianza che solo a conclusione del restauro, di recente avviato,33 potràessere oggetto di una puntuale analisi, utile forse a chiarirne anche il rapporto con i materiali rin-venuti nella fossa. Sin d’ora, tuttavia, essa offre nuova attestazione di una tradizione peculiare diVulci e del suo territorio che vede la presenza di “statue” polimateriche in tombe principeschedella prima metà del Vii sec. a.C.:34 realizzate in funzione celebrativa e aderenti a modelli ideo-logici propri della cultura aristocratica, queste fastose realizzazioni, ricollegabili a esperienzesimbolico-cultuali della prima età del Ferro, sono note anche nell’orientalizzante recente.35

    33) Affidato dalla Soprintendente dott. A. Russo Tagliente all’iSCR, il restauro è condotto dalla sig.ra A. di giovanni e dal sig.S. Ferrari. Per quanto allo stato attuale è dato di vedere, il busto presenta lungo il margine laterale destro del lato anteriore unadecorazione a sbalzo consistente in una fascia verticale di archetti intrecciati desinenti in palmette (?) alla quale si allinea al-l’interno una fila, pure verticale, di stelline. Per un primo cenno v. MoRETTi SguBini 2014b, p. 186, nt. 203. 34) oltre a sporadiche attestazioni di ritrovamento ottocentesco e di provenienza incontrollata (cfr. p. 9, nt. 16), particolarmenteindicative sono le testimonianze della Tomba B di Mandrione di Cavalupo (per la cui corretta denominazione v. da ultimo Mo-RETTi SguBini 2014b, p. 154, nt. 54), della Tomba del Carro di bronzo e della camera A del Tumulo C1 (cfr. supra, pp. 80 e s.)dell’osteria di Vulci e quelle rinvenute a Marsiliana d’Albegna nel Circolo della Fibula e nel Circolo degli Avori (cfr. L.MoRAndi, op.cit. a nota 14, passim).35) Come documenta la nota testa in legno di pero in origine ricoperta di lamina d’oro, oggi conservata nel Civico Museo ar-cheologico di Milano, probabilmente rinvenuta tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ‘60 del novecento nella necropolidella Polledrara di Vulci (A.M. MoRETTi SguBini, in MoRETTi SguBini - BoiTAni 2013, p. 110, n. 99, con rifer.; MoRETTi SguBini2014b, pp. 172 s.). Ad una provenienza chiusina pensa invece d. Caporusso, che ritiene la testa pertinente a un canopo: d. CA-PoRuSSo, il mondo degli Etruschi. guida alla sezione etrusca, Milano 2011, pp. 90-92).

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    15. VuLCi. nECRoPoLi dELL'oSTERiA, ToMBA B14: BuSTino BRonZEo

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    Concorre a sottolineare l’importanza della B14 il nutrito gruppo di tombe a camera convestibolo a cielo aperto ad essa circostanti, fra le quali qualche considerazione richiedono per leloro caratteristiche i sepolcri B11 e B26 (cfr. figg. 10; 16). Rinvenuti purtroppo largamente scon-volti dagli scavatori clandestini, questi risultano specularmente contrapposti e collegati fra lorodai relativi dromoi che, congiungendosi alle estremità, assumono in sezione un profilo a schienad’asino, con una soluzione documentata a Vulci, in sepolcri rinvenuti presso la Cuccumella,36 ea Tuscania, nella necropoli di Ara del Tufo.37 Ciascuna tomba è composta da due piccole camere:affiancate e aperte sulla parete di fondo del vestibolo,38 queste conservavano pochissimi restidei corredi, che orientano in entrambi i casi per una datazione in età arcaica. Avvalora tale cro-nologia la presenza, lungo la parete meridionale del dromos della Tomba B11, del Loculo B28che ha restituito un corredo della fine del Vi sec. a.C.39

    36) SguBini MoRETTi 1994, p. 37, tav. XV; A.M. MoRETTi SguBini, un vaso di bronzo “piceno” dall’area della Cuccumella diVulci, in i Piceni e l’italia medio-adriatica. Atti del XXii Convegno di Studi Etruschi e italici, Pisa-Roma 2003, fig. 2.37) Si tratta delle Tombe 16 e 17 per le quali v.: A.M. MoRETTi SguBini, L. RiCCiARdi, Le terrecotte architettoniche di Tuscania,in deliciae Fictiles. Proceedings of the First international Conference on Central italic Architectural Terracottas at the Swedishinstitute in Rome (Roma 1990), Stockholm 1993, pp. 163 s., fig. 1; nASo 1996, pp. 262 s., figg. 198-199. 38) dove si segnala la presenza, già rilevata in altre tombe di Vulci, di porzioni di tufo risparmiate di forma pseudotriangolare:poste in corrispondenza degli angoli delle pareti adiacenti al dromos, queste potrebbero essere state funzionali all’appoggio dielementi di copertura perduti.39) di m 1,30x0,65, chiuso da un blocco modanato di nenfro, reimpiegato rovesciato, il Loculo B28 accoglieva un’inumazionefemminile. il corredo si compone di vasi di bucchero (un attingitoio e una piccola oinochoe di bucchero grigio) e di argilla fi-gulina (sette piattelli del gruppo con Cerchi di punti, per il quale da ultimo v.: MoRETTi SguBini - RiCCiARdi 2014, p. 235, nt.20, con rif. bibl.), di due ciotoline acrome, di un anello e un’armilla in bronzo e di due elementi in pasta vitrea. Adiacente alB28 era un secondo loculo, rinvenuto vuoto, denominato B27, a ridosso del quale sono stati recuperati resti di elementi in nenfrooltre a parti di una sfinge, pure in nenfro, del tipo Vienna, v. MoRETTi SguBini c.s. Sempre nel settore B è noto un terzo loculo,risultato privo di materiali, che occupa in tutta la sua lunghezza la parete sinistra del dromos della piccola Tomba B9, del tipoa vestibolo a cielo aperto, non esplorata per motivi di sicurezza.

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    16. VuLCi. nECRoPoLi dELL'oSTERiA. ToMBE B11 E B26

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    un analogo assetto sembrano proporre anche le Tombe B15 e B18, che, non esploratema soltanto evidenziate, sono immediatamente parallele al lato meridionale del grande dromosdella Tomba B14 (cfr. fig. 10). Tornando alle tombe B11 e B26 si può osservare come le camerefunerarie, ricollegabili a deposizioni individuali, potrebbero aver accolto una coppia coniugale.Sembrerebbe cioè qui riproporsi il caso delle Tombe B3 e B4, rinvenute nel 1998 nella stessanecropoli dell’osteria: risultate inviolate, pressoché gemelle e pertinenti ad una coppia di indi-vidui, rispettivamente di sesso maschile e di sesso femminile, queste hanno restituito corrediche, caratterizzati da significative analogie, consentono di datare le due deposizioni nella primametà del Vi sec. a.C.40 una situazione analoga si coglie nelle più recenti tombe del Pittore diMicali e del Kottabos,41 anch’esse scoperte all’osteria nel 1998 e riferite ad una coppia di inu-mati di ceto medio alto. in parte affine è il caso delle Tombe B6 e B7 (cfr. fig. 10; 17), riportatein luce nel 2012 e risultate completamente sconvolte. Sebbene di diversa tipologia - la TombaB6 è del tipo con vestibolo a cielo aperto, la B7 è priva di vestibolo -, esse appaiono fra lorocontigue, tanto da far pensare che anche in questo caso si possa trattare di sepolcri appartenutiad individui di uno stesso nucleo familiare.

    40) il corredo della T. B3, maschile, comprende oltre a un dinos in argilla depurata dipinta a fasce di color rosso di fabbrica greco-orientale, se non di imitazione, vasi di bucchero (due oinochoai, di cui una del tipo 6a e l’altra di transizione al tipo 7a del Rasmussen,un attingitoio tipo 1b, due kantharoi del tipo 3e, due calici del tipo 3a, tre coppette su piede affini a esemplari da San giuliano peri quali v.: T.B. RASMuSSEn, Bucchero Pottery from Southern Etruria, Cambridge 1979, p. 126, fig. 275) e di impasto (un’ollabiansata al cui interno erano deposti l’attingitoio e uno dei due kantharoi di bucchero) e due tazze monoansate in impasto buc-cheroide, di un tipo spesso presente, ma in genere in unico esemplare, in molti corredi vulcenti dell’epoca (per kyathoi simili v.:M.A. RiZZo, Le anfore da trasporto e il commercio etrusco arcaico, Roma 1990, p. 136, n. 25, con rifer.). Presenti ancora parte del-l’arco(?) di una fibula in argento di spessa verga apparentemente attorta, un’ascia, parti di coltello/i e una punta di lancia tutti diferro. nella T. B4, femminile, sono stati rinvenuti vasi di bucchero (due oinochoai in frammenti, un attingitoio avvicinabile al tipo2 Rasmussen, ma con corpo più globulare, due kyathoi del tipo 4b, due calici su piede che si caratterizzano per la vasca a profiloconvesso e lo stelo del piede piuttosto sottile) e di impasto (un dinos, una tazza monoansata in impasto buccheroide del tipo restituitodalla Tomba B3, un’olla biansata). Presenti, infine, una fuseruola in impasto e un coltello in ferro.41) A.M. MoRETTi SguBini, L. RiCCiARdi, necropoli dell’osteria. il complesso delle tombe dei Vasi del Pittore di Micali

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    17. VuLCi. nECRoPoLi dELL'oSTERiA: ToMBE B6 E B7

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    La tomba B7, maschile, presentava lungo la parete sinistra della camera una banchinarisparmiata nel banco naturale ed esternamente definita da blocchi parallelepipedi di nenfro,presso la quale sono stati recuperati, con resti scheletrici, l’immanicatura di una lancia e fram-menti forse di un coltello. non determinabile purtroppo il sesso dell’individuo deposto nellaTomba B6 che ha restituito solo pochi frammenti ossei e resti di lamina di bronzo, mentre fra laterra di riempimento era parte della base in nenfro con zampe ferine di una scultura animalistica,alla quale potrebbe essere riferita una testa di sfinge in nenfro recuperata sul piano del dromosdella tomba B7, elementi che in ogni caso danno misura del radicale sconvolgimento subito neltempo dal sepolcreto.42

    in conclusione lo splateamento delle aree B e C, ponendo in evidenza consistenti porzionidel sepolcreto, ha reso possibile tentare una più puntuale analisi delle sue linee di sviluppo. Sindalle fasi più antiche, almeno nel settore centrale dell’osteria, si assiste ad una progressiva, gra-duale occupazione dello spazio funerario che, tra l’orientalizzante medio e la prima Età arcaica,appare caratterizzata dal costituirsi di nuclei funerari distinti, improntati a modelli di tipo gerar-chico. Quanto già s’intuiva nell’area dei tumuli della Cuccumella o della Cuccumelletta,43 si de-linea in tutta evidenza in entrambi i settori indagati (cfr. figg. 9-10), ove le aree sepolcrali,alternandosi a zone apparentemente vuote, risultano occupate da numerose tombe: destinate adaccogliere individui di una stessa famiglia, queste si dispongono attorno a monumenti che carat-teri architettonici e qualità dei corredi ricollegano a personaggi eminenti, forse capi di distinticlan gentilizi. in quest’ambito s’inseriscono le aree prive di sepolcri, che più che risparmiate infunzione di programmati e non realizzati sviluppi in estensione dei nuclei funerari, potrebberopiuttosto essere riconosciute come spazi riservati al culto e alle cerimonie funerarie44 e, dunque,destinati ad accogliere apprestamenti superficiali e apparati decorativi concepiti per rimanere invista, oggi irrimediabilmente perduti. Potrebbe collocarsi in un tale contesto anche la presenzadelle numerose sculture per lo più animalistiche rinvenute nel tempo nella necropoli, talora de-funzionalizzate già in antico, come dimostra il caso dello scarico riportato in luce nel 1990 pressola Tomba Campanari 1834,45 o fatte oggetto di riuso, ma con funzioni diverse, in modeste sepol-ture di età più recente o, come nella maggioranza dei casi, frammiste alle terre di riempimento divestiboli, di dromoi e di camere funerarie di sepolcri violati anche ripetutamente. E’ il caso, percitare qualche esempio, di rinvenimenti quali quello della Tomba del Pittore della Sfinge Bar-buta,46 o l’altro della Tomba della Sfinge scoperta nel 1995,47 o ancora le sculture recuperate nellastessa area B48 nel vestibolo della Tomba B14,49 presso il loculo B2750 e nelle tombe B6 e B7.51Malgrado non sia possibile stabilire una loro esatta collocazione, queste testimonianze potrebberocomunque documentare la presenza di scenografici apparati decorativi che dovevano animare loskyline dell’antico sepolcreto, con soluzioni che potremmo immaginare non lontane da quelleprospettate, ad esempio, per la nota Tomba dei Bronzi della necropoli di Castro.52

    (A2/1998) e del Kottabos (A 9/1998), in MoRETTi SguBini 2001, pp. 220-239, iii.B.6-7; MoRETTi SguBini - RiCCiARdi 2005,pp. 526 s. Per considerazioni su tali complessi v. anche C. REuSSER, La ceramica attica a Vulci, in Citazioni archeologiche. Lu-ciano Bonaparte archeologo (cat. mostra a cura di g.M. della Fina), Roma 2004, pp. 148-152.42) Cfr. infra.43) MoRETTi SguBini 2015, pp. 613 s..44) Come sembra confermare per l’area C la possibile presenza di un sacello per il culto funerario (cfr. p. 83, nt. 23).45) Per la tomba v. MoRETTi SguBini 2003, pp. 26-31; per una delle due statue di leone ruggente : A.M. MoRETTi SguBini, inMoRETTi SguBini 2001, pp. 253 s., iii.C.2; sul complesso v. anche A.M. MoRETTi SguBini op. cit. nt. 4, p. 1115, con rifer.Frammenti di sculture miste a pietre vengono segnalate anche nell’area C, raccolte all’interno di fosse di età antica: CARoSi2014b, p. 21; CARoSi - REgoLi 2014, p. 118. 46) Sensibile lo iato tra il corredo della tomba, databile tra l’ultimo ventennio del Vii e il primo ventennio del Vi sec. a.C., e lascultura, collocabile intorno alla metà del Vi sec. a.C.: da ultimo v. MoRETTi SguBini - BoiTAni 2013, p. 221, n.181, con rifer.47) Rinvenuta a seguito di un intervento di tutela: van Kampen 2009, pp. 148 s., con rif. bibl.; sulla statua: da ultimo MoRETTiSguBini - BoiTAni 2013, p. 220, n. 180, con rif. bibl. 48) MoRETTi SguBini c.s.49) Cfr. p. 83, nt. 25.50) Cfr. p. 88, nt. 39.51) Cfr. supra.52) A.M. MoRETTi SguBini, M.A. dE LuCiA BRoLLi, Castro: un centro dell’entroterra vulcente, in Tra orvieto e Vulci. Atti delX Convegno internazionale di Studi sulla Storia e l’archeologia dell’Etruria, in AnnFaina X, 2003, pp. 373-377. E’ opportunoricordare, fra altri rinvenimenti della necropoli dell’osteria, un cippo-obelisco troncoconico, analogo a quello di Castro, rinvenutonegli scavi Ferraguti Mengarelli (F. BuRAnELLi, ugo Ferraguti. L’ultimo archeologo-mecenate. Cinque anni di scavi a Vulci(1928-1932) attraverso il fondo fotografico ugo Ferraguti, Roma 1994, p. 45, con rif. bibl.).

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    Quanto sinora osservato si riscontra con evidenza nel settore B, la cui utilizzazione cessaagli inizi del V sec. a.C., sottolineando che già dopo la metà del Vi sec. a.C. le nuove sepolturesi riducono a tombe a piccola camera che si intersecano o si sovrappongono alle più antichetombe del tipo con vestibolo a cielo aperto, in cui vengono anche ricavati loculi53 o nicchie, ealle quali si affiancano sepolture a fossa, a buca, a buca complessa.

    Tra le tombe a piccola camera, che documentano la continuità di un tipo già in uso sindai decenni centrali dalla prima metà del Vii sec.,54 è la Tomba B14.5, il cui dromos tagliaquello della monumentale B14, in quest’epoca dunque ormai obliterato,55 ricollegandosi, nelsuo primo tratto, al dromos delle Tombe B15 e B18 (cfr. fig. 10).56 datata nei decenni centralidella seconda metà del Vi sec., la B14.5 è stata avvicinata, per la composizione del corredo(fig.18),57 a quei sepolcri di guerrieri individuati da Raniero Mengarelli e ugo Ferraguti nel 1929all’estremità meridionale dell’osteria, tra i quali eccelle la Tomba XLVii.58 Più recente è la pic-cola camera B14.2 (cfr. figg. 10; 19), presso l’angolo So del vestibolo della Tomba B14 e data-bile tra la fine del Vi e gli inizi del V sec. a.C.59

    53) V. supra, p. 88, nt. 39. Questo tipo di sepoltura, che sfrutta pareti di dromoi e vestiboli di tombe più antiche, è attestato dal-l’orientalizzante recente (RiCCiARdi 1989, pp. 45, 50) sino all’età ellenistica (RiCCiARdi 1989, pp. 45, 51, n. 41), epoca cui sipuò riferire ora anche un grande loculo per tre inumati individuato nel vestibolo della tomba 4/ 2011, rinvenuta a Sud del Casaledell’osteria: cfr. infra, p. 92 e nt. 61). 54) Appartengono a questo tipo alcuni sepolcri rinvenuti tra il 2012 e il 2013 nel settore C dell’osteria: ai decenni centrali delVii sec. a.C. sono state riferite le Tombe C3, C4 e C8 (REgoLi 2014b, pp. 17 s., tav. ii; CARoSi-REgoLi 2014, p. 114), alla finedel Vii sec. a.C. le Tombe C22, C23 e C24, ricavate sotto il tumulo C1 (REgoLi 2014b, p. 19, tavv. ii, iV). in attesa dell’edizionedi tali scoperte, si può osservare sin d’ora che sulla parte sommitale della Tomba C22 già nel 2012, nella prima fase dello scavo,erano visibili resti di blocchi di tufo allineati che, meglio conservati in una vicina struttura non esplorata, riportano alla mentei blocchi modanati di coronamento delle facciata delle già ricordate Tombe B 3 e B 4 del 1998 (cfr. supra, p. 89 e nt. 40). LeTombe C 22, C23 e C24 ricordano inoltre per la loro collocazione un gruppo di sepolture del primo arcaismo, riportate in lucenel 2006 sotto la crepidine del tumulo della Cuccumella, in corrispondenza del settore occidentale del monumento (MoRETTiSguBini 2015, p. 610).55) Situazione che comunque non esclude per questa come per le Tombe B14.1, B14.2, B14.3 un possibile rapporto con i titolaridel monumentale sepolcro.56) V. supra, p. 17.57) MoRETTi SguBini - RiCCiARdi 2014, p. 235; MoRETTi SguBini - RiCCiARdi - EuTiZi 2014, p. 110, fig. 8. 58) MoRETTi SguBini - RiCCiARdi - EuTiZi 2014, p. 110, nt. 23, con rifer., cui adde: F. CuRTi, n. FRAPiCCini, Tomba del guerrierodi Vulci, in nike. il gioco e la vittoria (cat. mostra a cura di A. La Regina), Martellago (Venezia) 2003, pp. 246-271.59) MoRETTi SguBini - RiCCiARdi - EuTiZi 2014, p. 111.

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    18. VuLCi. nECRoPoLi dELL'oSTERiA: CoRREdo dELLA ToMBA B14.5

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    Sembrerebbe del tipo in discussione la tomba 5/2011,60 ricavata sul lato meridionale deldromos del sepolcro 4/2011,61 rinvenuto in uno scavo di tutela. Costituita da un vano ellissoidalepreceduto da un vestibolo collegato ad uno dei suoi lati lunghi (fig. 20), essa pare trovare un pa-rallelo nell’inedita Tomba LXii degli scavi Mengarelli.62 Al suo interno, con pochi resti di uninumato, è stato recuperato un corredo che ne consente una datazione nella prima metà del Visec. a.C. e nel cui ambito, con una kylix ionica di tipo A263 (fig. 21a), spicca un’oinochoe dibucchero pesante decorata a rilievo con dettagli incisi,64 di produzione vulcente (fig. 21b-c).65

    60) Anche se la perdita della parte superiore, conseguente un tentativo di scavo clandestino, non consente di escludere del tuttoche possa essersi trattato di una sepoltura a fossa complessa.61) individuata nel novembre del 2011 subito a Sud del Casale dell’osteria, a seguito di un intervento di tutela diretto da L.Ricciardi e condotto sul campo dal dott. o. Cerasuolo, la tomba, di imponenti dimensioni e del tipo con vestibolo a cielo aperto,accoglieva più camere già ampiamente saccheggiate. Sebbene non sia stato possibile esplorarla compiutamente per motivi disicurezza, sono stati recuperati elementi del corredo costituiti da recipienti di impasto (un piatto e, per lo più, olle biansate deltipo comune in Etruria dalla fine del Vii alla metà almeno del Vi sec. a.C., per le quali v.: L. donATi, M. MiCHELuCCi, La Col-lezione Ciacci nel Museo Archeologico di grosseto, Roma, 1981, p. 224, n. 545), vasi di bucchero e di argilla depurata, elementiin ferro, tra i quali resti di un calzare, oltre a un letto di nenfro. Conservato quasi per intero (lungh. cm 1,85 ca., largh. cm 65,alt. cm 23), questo arredo, raro a Vulci, ha sponde e cuscino rettangolare rilevati ed è affine al tipo 6 Steingräber (S. STEingRäBER,Etruskische Möbel, Roma 1979, p. 20), attestato a Cerveteri e nell’Etruria interna fra la fine del Vii e gli inizi del V sec. a.C.Presente infine parte di un elemento architettonico in nenfro.62) di età arcaica, anche questa presenta un vano ellissoidale di m 1,90 x 0,90: cfr. Archivio Sbaem, pos. Vulci: Taccuini Men-garelli, Scavi di Vulci, iV, p. 17 (copia fotostatica). 63) n. inv. 146.698. All’esterno breve fascia sotto l’orlo, seguita da una zona a filetti; vasca verniciata ad eccezione di unafascia risparmiata tra le anse verniciate nella parte esterna. interno campito di colore salvo il labbro. Alt. cm 7.5, diam. cm 12.3.Sulle coppe ioniche di questo tipo, ben documentato in area vulcente, v. da ultimo: T. VAn CoMPERnoLLE, importations, imita-tions, adaptations. Les coupes ioniennes dans le monde étrusque, in d. Frère (a cura di), Ceramiche fini a decoro subgeometricodel Vi secolo a.C. in Etruria meridionale e Campania, Roma 2007, pp. 30 s.64) n. inv. 146.695. Mancante del piede, presenta ampia bocca trilobata, ansa a livello della bocca, collo concavo decorato daun gruppo di tre anelli orizzontali e distinto dalla spalla orizzontale da un risalto, corpo ovoide. Alt. max. cm 31, diam. boccacm 12,5.65) Sembra accostabile ad esemplari ascritti da B. Belelli Marchesini al suo secondo gruppo: B. BELELLi MARCHESini, Appuntisul bucchero vulcente, in A. nASo (a cura di), Appunti sul bucchero. Atti delle giornate di studio, Firenze 2004, pp. 93-95, conrifer.; v. anche M. CELuZZA, F. CoLMAyER, S. RAFAnELLi, P. SPAZiAni, i buccheri del Museo Archeologico della Maremma (gros-seto): i materiali vulcenti, in A. nASo, op. cit., in particolare pp. 166 s. Oinochoai del tipo sono ascritte da S. Bruni ad un atelierche localizza a Vulci: S. BRuni, nota su un gruppo di oinochoai di bucchero con decorazione a stampo di produzione tarquiniese,in AnnArch StAnt Xi, 1989, p. 150, con rifer.)

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    19. VuLCi. nECRoPoLi dELL'oSTERiA: ToMBA B14.2; A dX. iL CoRREdo

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    20. VuLCi. nECRoPoLi dELL'oSTERiA: ToMBA 5/2011 A Sud dEL CASALE dELL'oSTERiA.

    A

    B C

    21. VuLCi. nECRoPoLi dELL'oSTERiA. ToMBA 5/2011 A Sud dEL CASALE dELL'oSTERiA: A) KyLiX ioniCAB-C) oinoCHoE di BuCCHERo PESAnTE

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    Riconducibile al tipo A della classificazione della Batignani,66 l’oinochoe, con ansa con-figurata a corpo di felino e raccordi a protome d’ariete, presenta baccellature sulla spalla e sulcorpo un fregio continuo di pantere alate in movimento a destra.67 Completano il corredo dueciotole carenate di bucchero68 (fig. 22).

    dal dromos-vestibolo proviene, infine, un’olla biansata d’impasto69 deposta quasi a ri-dosso della chiusura del vano, costituita da due blocchi di tufo. Ancora una piccola camera sipuò riconoscere nella Tomba B13.1, realizzata in sorta di nicchia inquadrata da una cornice som-mariamente lavorata. Ricavata nel vestibolo a cielo aperto della Tomba B13, a circa m. 1,10 dialtezza dal piano di calpestio (cfr. fig. 10, 23), essa ha pianta rettangolare con banchina lungola parete sinistra;70 il soffitto, displuviato, conserva tracce di travetti longitudinali. L’interno,completamente sconvolto, ha restituito pochi frammenti di bucchero. una vera e propria nicchiaè invece la Tomba B14.3.71 Ricavata nella parte superiore del lato destro del grande vestibolodella tomba B14 (cfr. fig. 12, 24), questa accoglieva una cremazione, della fine del Vi sec. a.C.,entro un’olla di bucchero, completa di coperchio, di un tipo che, documentato anche nella tombaB14.1,72 è noto a Tarquinia e a Tuscania.73

    66) g. BATignAni, Le oinochoai di bucchero pesante di tipo «chiusino», in StEtr XXXiii, 1965, pp. 297-301, nn. 34-133. Sisegnalano in particolare le oinochoai nn. 87 e 106, che presentano, oltre all’ansa a quadrupede con raccordi a protome d’arietee baccellature sulla spalla, un fregio di pantere, non alate, sul corpo.67) un fregio di pantere alate, ma inscritte entro riquadri, è presente su un’oinochoe di orvieto: g. BATignAni, op. cit. a nota66, p. 310, n. 628, tav. LXViii, a. Fregi continui con felini sono noti anche in buccheri di produzione rosellana: S. BRuni, Atorto ritenute chiusine. Su una coppia di anfore stamnoidi del Museo Archeologico di Firenze, in S. Bruni (a cura di), Lautuserat tuscis Porsena fictilibus. Studi e ricerche sul bucchero dell’area chiusina per Luigi donati, Pisa 2014 pp. 206-246.68) n. inv. 146.696. Alt. cm 5,7; diam. cm 12,5; n. inv. 146.697. Alt. cm 5, diam. cm 12,5. Per il tipo v.: L. donATi, M. MiCHE-LuCCi, op. cit. a nt. 61, p. 49, n. 78. 69) n. inv. 146.694. Alt. cm 33 ca., diam. bocca cm 16 ca.70) il vano è lungo m 1,40/1,50, largo m 90, alto m 1,00 ca.; l’accesso è alto m 1 ca., largo m 0,60 ca.71) MoRETTi SguBini - RiCCiARdi - EuTiZi 2014, p. 111.72) Cfr. infra, p. 98.73) A Tuscania alle due frammentarie testimonianze di Pian di Mola (A.M. SguBini MoRETTi, nuovi dati dalla necropoli rupestredi Pian di Mola di Tuscania, in BdArch 7, 1991, p. 28, nt.15), si sono aggiunte in tempi più recenti altre attestazioni daguadocinto, necropoli che ha restituito diverse cremazioni entro olle di bucchero deposte in tombe a buca (S. CoSTAnTini, L.RiCCiARdi, Lo spazio funerario intorno ai tumuli di guadocinto a Tuscania, in La delimitazione dello spazio funerario in italiadalla Protostoria all’età arcaica. Recinti, circoli, tumuli. Atti XXii Convegno internazionale di Studi sulla Storia e l’Archeologiadell’Etruria in AnnFaina XXii, 2015, p. 636, con rifer.). Queste, come quelle di Vulci, sono riconducibili ad un tipo che, attestatoanche a Tarquinia (CATALdi 2005, p. 407, fig. 11b, con rifer.), sembra avere avuto una funzione prettamente funeraria. ollecinerarie, ma di impasto, sia a corpo liscio che con solcature orizzontali, caratterizzano invece, sempre a Tuscania, le cremazionirinvenute, pure entro tombe a buca, nella necropoli di Ara del Tufo (A.M. SguBini MoRETTi, L. RiCCiARdi, Tuscania. necropoliin località Ara del Tufo. ia campagna di scavo: relazione preliminare, in Archeologia nella Tuscia. Primo incontro di studio(Viterbo 1980), Roma 1982, p. 136, tav. Liii, 3). Costituisce qui un’eccezione la cremazione entro stamnos etrusco a figurerosse suddipinte del gruppo Praxias (A.M. SguBini MoRETTi, L. RiCCiARdi, op. cit. a nota 37, p.165, fig. 8.) che S. Bruni assegnaal Pittore di Saturnia (S. BRuni, Attorno a Praxias, in Mobilità geografica e mercenariato nell’italia preromana, Atti del XXConvegno internazionale di Studi sulla Storia e l’Archeologia dell’Etruria, in AnnFaina, XX, 2013, p. 278, n. 2). Su Praxias daultimo: g. CoLonnA, Firme di artisti in Etruria, in Artisti, committenti e fruitori in Etruria tra Vii e V sec. a.C., Atti del XXiConvegno internazionale di Studi sulla Storia e l’Archeologia dell’Etruria, in AnnFaina XXi, 2014, p. 60 s., con rif. bibl.

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    23. VuLCi. nECRoPoLi dELL'oSTERiA: ToMBA B13.1

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    Come fatto cenno nel settore B sono presenti anche le più comuni tombe del tipo a fossache, sebbene ormai prive di materiali, siamo portate a ritenere di età arcaica non essendo statiindividuati in quest’area, a differenza di quanto constatato invece nel settore C,74 indizi di un’uti-lizzazione di età successiva. Lo scavo ha evidenziato anche cavità circolari ricavate nel bancoche, sebbene ormai spoliate, potrebbero essere riconosciute come tombe a buca,75 sepolture acremazione già note a Vulci76 come in altri centri dell’Etruria meridionale.77 E’ qui emersa pe-raltro una variante che abbiamo definito a buca complessa in quanto l’alloggiamento pseudo-circolare per il cinerario risulta collegato ad una seconda cavità.78 E’ il caso anzitutto dalla TombaB179 (cfr. figg. 10; 25) che ha restituito un’anfora etrusca a figure nere (fig. 26).

    74) Si ricordano, ad esempio, le Tombe C11 e C12 che si aggiungono a cremazioni di età ellenistica individuate nel 2013 (CA-RoSi 2014b, pp. 21, 95, nn. 78-79). in particolare dalla Tomba C11 proviene un piccolo stamnos a vernice nera che parrebbe in-seribile nella Serie Morel 4450, mentre nella fossa C12 è stata recuperata un’oinochoe a vernice nera della Serie Morel 5725,materiali che orientano per una datazione tra la fine del iV e i primi decenni del iii sec. a.C. 75) Tra queste si ricorda la B4 costituita da un pozzetto circolare (diam. cm 60, prof. cm 25 ca.) ricavato al centro di una fossarettangolare con uno dei lati corti stondato (m 1,72 x 0,85). 76) MoRETTi SguBini - RiCCiARdi 2005, p. 525. 77) Tombe a buca sono note a Bisenzio (A. PALMiERi, Vasi cinerari etruschi a figure nere dall’Etruria Meridionale, in Mediter-ranea Viii, 2011, pp. 83-150); a Tarquinia (M. CATALdi, Le tombe a buca, in Tarquinia etrusca: una nuova storia (cat. mostra acura di A.M. Moretti Sgubini), Roma 2001, pp. 101 s.; CATALdi 2005, pp. 396-409), a Tuscania (cfr. supra, p. 94, nt. 73), aCerveteri (J. dE LA gEnièRE, Rituali funebri e produzione di vasi, in Tarquinia: ricerche e prospettive. Atti del Convegno inter-nazionale di Studi (Milano 1986), Milano 1987, p. 205), ecc. Su vasi cinerari etruschi figurati connessi a tombe a buca in Etruriameridionale: A. PALMiERi, op. cit., passim.78) MoRETTi SguBini - RiCCiARdi - EuTiZi 2014, p. 110. Ci sembra di poter accostare a questo tipo la Tomba 6202 dei Monterozzidi Tarquinia: CATALdi 2005, p. 399, fig. 3, tav. i, b.79) L’alloggiamento del cinerario ha un diametro di cm 46 ca. e una profondità di cm 36; la cavità collegata, di forma irregolar-mente trapezia, è lunga cm 84 e conserva una profondità di cm 10. La sepoltura si trovava a cm - 60 ca. dal piano di campagna.

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    A collo distinto, con bocca e piede ad echino,80 essa presenta, su entrambi i lati, sul colloun motivo a croce con fiori di loto e palmette con aggiunta di color rosso, sul corpo una sfingerivolta a sinistra entro metopa. Sedute sulle zampe posteriori con ali spiegate e coda sollevata,le due sfingi hanno corpo molto allungato, carattere che accentua le ridotte dimensioni in altezzadelle zampe anteriori delle figure che, tuttavia, nonostante le loro sproporzioni, non sono privedi una certa monumentalità. una linea incisa delinea in parte il profilo delle sfingi e ne sottolineai dettagli anatomici, mentre l’aggiunta di colore vede il bianco usato per l’iride dell’occhio eper lo sterno, il rosso per parte delle ali. da registrare tuttavia sono alcune differenze evidentisoprattutto nel trattamento della testa che nel caso della sfinge del lato A manifesta una curamaggiore. La forma, la decorazione del collo e quella del corpo, limitata ad una singola figurache campeggia in una metopa, consentono di riferire l’anfora al gruppo di La Tolfa. Pur ricor-dando per alcuni dettagli delle teste soluzioni stilistiche del Pittore dei Volti Spigolosi,81 il vasodella Tomba B1 sembra accostabile all’anfora dalla Tomba 291 della Banditaccia-Laghetto diCerveteri, ascritta all’ultimo quarto del Vi sec. a.C.:82 con l’esemplare ceretano il nostro condi-vide infatti morfologia83 e scelta dei soggetti figurati,84 come pure manifesta punti di contattonella resa della struttura corporea degli animali, caratteri che ci inducono a riferire anche il vaso

    80) Le parti campite in nero presentano zone rossastre, anche ampie, per difetto di cottura. Alt. cm 31; diam. orlo cm 13,7,diam. base cm 9,4.81) F. gAuLTiER, dal gruppo della Tolfa alla Tomba dei Tori: tra ceramica e pittura parietale, in Tarquinia: ricerche e prospettive.Atti del Convegno internazionale di Studi (Milano 1986), Milano 1987, pp. 209-218, p. 211 in particolare; gAuLTiER 1995, p.38. 82) L. CAVAgnARo VAnoni, Tomba a camera 291, in gli Etruschi e Cerveteri (cat. mostra), Milano 1980, pp. 161-164.83) Che parrebbe inseribile nella varietà A 20B1c della produzione: L. CERCHiAi, R. BonAudo, V. iBELLi, La ceramica etruscaa figure nere come sistema di produzione: alcuni spunti di ricerca per la definizione del metodo, in Mediterranea Vii, 2010, pp.58, 70, tav. iii, A 20B1c.84) M. ZiLVERBERg, The La Tolfa Painter. Fat or thin?, in H.A.g. Brijder, A.A. drukker, C.W. neeft (a cura di), Enthousiasmos.Essays on greek and Related Pottery presented to J.M. Hemelrijk, Amsterdam 1986, p. 59, n. 27 (gruppo B); M.A. RiZZo, Laceramica a figure nere, in M. Martelli (a cura di), La ceramica degli Etruschi, novara 1987, pp. 36, 42, nt. 69; gAuLTiER 1995,p. 37, n. 6; A. RALLo, Addenda al gruppo La Tolfa, in S. Bruni (a cura di), Etruria e italia preromana. Studi in onore di gio-vannangelo Camporeale, ii, Pisa-Roma 2009, p. 762, n. 15; v. anche C. PELLEgRiS, il cratere laconico della tomba 324 dellanecropoli della Banditaccia, Laghetto i, in g. Bagnasco gianni (a cura di), Cerveteri. importazioni e contesti nelle necropoli,Milano 2002, p. 99.

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    di Vulci, come quello, alla fase più tarda della produzione. Si deve infine rilevare che l’anforadella Tomba B1, nell’attestare la presenza, forse non unica,85 di vasi del gruppo di La Tolfa aVulci -centro in un primo tempo ritenuto sede della bottega,86 poi localizzata a Caere-87, docu-menta una più ampia circolazione di questa produzione che, rispondente alle richieste di un mer-cato interno, sembrava limitata a Caere, ai centri della Tolfa e a Capena.88

    Sono ancora a buca complessa le Tomba B589(cfr. fig. 10; 27) e B8,90 i cui pozzetti pseu-docircolari risultano affiancati da una cavità quadrangolare.

    di tipologia affine può essere considerata anche la Tomba B14.191 (cfr. fig. 10; 28-29)che, ricavata in prossimità dell’imbocco del grande dromos della Tomba B14, appare però pre-ceduta da una sorta di piccolo vestibolo92 in origine chiuso da blocchi. databile all’ultimo quartodel Vi sec. a.C., la buca sembra aver accolto due distinte incinerazioni.93 di queste una era con-tenuta in un’anfora ionica decorata a fasce, di un tipo ben attestato in Etruria e nella stessa Vulci,l’altra invece in un’olla di bucchero, del tipo già presente nella Tomba B14.3.94

    85) gAuLTiER 1995, p. 38.86) M.A. RiZZo, in M. Cristofani (a cura di), dizionario della Civiltà Etrusca, Firenze 1985, p. 95.87) M. ZiLVERBERg, op. cit. a nota 84, p. 58; F. gAuLTiER, op. cit. a nota 81, p. 209; M.A. RiZZo, op. cit. a nota 84, pp. 35 s.;M.A. RiZZo, una nuova hydria ceretana ed altri prodotti della ceramografia arcaica d’Etruria, in BdA 56-57, 1989, p. 11; gAuL-TiER 1995, p. 38; A. RALLo, op. cit. a nota 84, pp. 757 s.88) La situazione è speculare a quella documentata dall’anfora della tomba ceretana 118 del Recinto riferita al gruppo delleFoglie d’Edera, i cui vasi erano in precedenza circoscritti a Vulci e al suo territorio. Sulla diffusione di questa come di altre pro-duzioni a figure nere ceretane e vulcenti: M.A. RiZZo, Percorsi ceramografici tardo-arcaici ceretani, in Prospettiva 73-74, 1994,pp. 15 s.89) diam. m 0,50; cavità adiacente: lungh. m 1,40 ca., largh. media m 0,75, prof. max. residua m 0,18. già violata, ha restituitosoltanto frammenti di una kylix attica ad occhioni forse costituente la copertura del cinerario perduto.90) diam. m 0,40 ca.; cavità adiacente: lungh. m 0,70 ca., largh. media 0,40 ca., prof. max. residua m 0,15 ca. Anche questagià violata, ha restituito un vago di pasta vitrea e un globetto di piombo.91) Per cenni preliminari sulla tomba, già denominata B17, e sui materiali di corredo v.: MoRETTi SguBini - RiCCiARdi - EuTiZi2014, pp. 110 s.92) ne resta traccia sul piano di calpestio del dromos della tomba B14. 93) non si dispone ancora dei risultati delle analisi di quanto contenuto all’interno dei cinerari.94) Cfr. supra, p. 94, nt. 73.

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    27. VuLCi. nECRoPoLi dELL'oSTERiA: ToMBA B5

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    29 . VuLCi. nECRoPoLi dELL'oSTERiA: ToMBA B 14.1, iL CoRREdo

    28. VuLCi. nECRoPoLi dELL'oSTERiA: ToMBA B14.1

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    Entrambi i cinerari erano coperti da piattelli in argilla depurata: di questi quello dell’an-fora ionica, che reca saldati per corrosione resti di un coltello, appartiene al gruppo con cerchidi punti, quello dell’olla di bucchero è invece decorato a fasce. Componevano il corredo una le-kythos attica, di forma derivata dal Little Lion Shape, in uso dagli anni finali del Vi alla metàdel V sec. a.C.; un’oinochoe miniaturistica a bocca trilobata, di una produzione etrusca che, ispi-rata a prototipi importati dalla grecia dell’Est, è documentata ad orvieto; un attingitoio di im-pasto buccheroide, tipico della produzione vulcente, e un’olla biansata di impasto.

    il quadro delle tipologie funerarie in uso a Vulci tra la fine del Vi e gli inizi del V resti-tuitoci dallo scavo 2011-2012 si precisa ulteriormente grazie ad un piccolo gruppo di tombe cheora compiutamente documentano la diffusione in quest’epoca del particolare rituale della cre-mazione diretta in fossa.95 Si tratta di tre sepolture due delle quali individuate in una piccola ne-cropoli ritornata in luce nel 2009 a Mezzagnone,96 mentre la terza è stata individuata all’osteriaall’interno della già ricordata tomba 4/2011, a sud dell'omonimo Casale.97 La fossa 1/2009 diMezzagnone (fig. 30), lunga m. 3,10, sebbene in parte violata ha restituito un corredo, probabil-mente appartenuto ad un individuo di sesso maschile, nel cui ambito spiccano un’anfora e unahydria del Pittore di Micali.98

    95) La presenza in età tardo arcaica di questo tipo di sepolture era stata in precedenza postulata sulla base di ceramiche combustee frammentate secondo particolari linee di frattura individuate fra materiali di vecchio scavo conservati nei depositi: MoRETTiSguBini - RiCCiARdi 2005, pp. 525 s. 96) ubicata a So di Vulci, in comune di Montalto di Castro, la necropoli, pertinente ad un insediamento periferico, è stataoggetto di un intervento di archeologia preventiva diretto da L. Ricciardi e condotto sul campo dal dott. Alessandro Franco. Ledue fosse, rinvenute prive della copertura e disturbate dalle arature, erano scavate nel tufo a poca profondità dal piano di cam-pagna. Per prime notizie su tali rinvenimenti e, in particolare, sulle ceramiche etrusche a figure nere: MoRETTi SguBini, RiCCiARdi2014, pp. 235-239.97) Cfr. supra p. 92, nt. 61.98) Fa parte del corredo un’olpe-attingitoio di argilla dipinta di fabbrica locale che, ascrivibile a produzione ceramica etruscoarcaica a fasce, replica nella forma le olpai di bucchero di tipo Rasmussen 2, ma con la variante dell’ansa a bastoncello, oltread alcuni frammenti fortemente ossidati di ferro, sembra riferibili ad armi - tra essi forse parte di una lancia - e di bronzo, cinquedei quali pressoché sferici.

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    30. VuLCi. LoC. MEZZAgnonE: ToMBA 1/2009 in CoRSo di SCAVo

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    L’anfora99 (fig. 31) è decorata sulcorpo con un alto fregio continuo, che acco-glie scene di combattimento fra gruppi diguerrieri nudi in un’ambientazione paesaggi-stica, e dovrebbe datarsi intorno al 500 a.C.,in un momento di passaggio tra la fase maturaavanzata e la fase tarda dell’attività del pittore.

    Allo stesso periodo o poco più tardiparrebbe riferibile l’hydria100 (fig. 32) che pre-senta sul corpo, entro spazio metopale, duegiovani impegnati in una gara sportiva allapresenza di un maestro o giudice di gara: sem-brerebbe trattarsi di due discoboli, interpre-tando in tal senso sia l’oggetto nella mano delgiovane che i due elementi circolari che si tro-vano nel campo. del tutto singolare è la pre-senza nella tomba di una scultura in terracotta,solo in parte conservata, i cui frammenti gia-cevano frammisti a quelli degli altri materialidel corredo (cfr. fig. 30) e, come quelli, eranostati in buona parte interessati dal rogo. Essaraffigura, in dimensioni pari a circa la metàdel vero, un personaggio in età giovanile,101nudo, seduto e con la mano sinistra appoggiatasul ginocchio della gamba piegata e ritratta;persi risultano la testa, quasi per intero il brac-cio destro, discosto dal corpo, parte del bacinoe la gamba destra (fig. 33). La statua presentaun modellato asciutto e vigoroso che, valoriz-zato da un’accurata resa dei dettagli anato-mici, denota interesse per la struttura delcorpo. Ben delineate le clavicole; sottolineatidalla netta arcata epigastrica i pettorali; mor-bidamente arrotondato il ventre, segnatodall’ombelico sporgente e definito dalla lineadell’inguine; solidi i muscoli della gamba si-nistra fortemente ripiegata; evidenziata la co-lonna vertebrale sulla schiena. Accentuata è lasporgenza della scapola sinistra a sottolineare,insieme alla spalla leggermente sollevata ealla posizione del braccio, lo sforzo di sorreg-gere un elemento (?), del quale si conserva labase pseudocilindrica, sforzo ulteriormentesottolineato dalla lieve inclinazione a destradella figura, che dobbiamo pensare compen-sata dall’appoggio sul braccio destro perduto.

    nel suo insieme la terracotta di Mez-zagnone, oltre a ricordare per la sua conce-zione alcuni personaggi, in più casi nudi,rappresentati sotto le tribune nel piccolo fre-gio della Tomba delle Bighe o i banchettanti

    99) n. inv. 146.703.100) n. inv. 146.702101) inv. n. 146.701. impasto di colore variabile dall’arancio al crema con parti di color grigio per effetto di combustione.Parzialmente ricomposta da numerosi frammenti. Alt. cons. cm 37 ca., largh. max cons. cm 39,5.

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    31. VuLCi. LoC. MEZZAgnonE, ToMBA 1/2009:AnFoRA ETRuSCA dEL PiTToRE di MiCALi

    32. VuLCi. LoC. MEZZAgnonE, ToMBA 1/2009:HydRiA ETRuSCA dEL PiTToRE di MiCALi

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    della Tomba delle Leonesse di Tarquinia,102 richiama alla mente soprattutto il giovane “egineta”di Cerveteri103 anche se, a causa delle vaste lacune, resta incerto se si sia trattato anche qui comein quel caso di un personaggio raffigurato a banchetto o piuttosto di una figura efebica semidi-stesa. Come la statua ceretana anche la nostra doveva poggiare su una base piana104 che, visti idati di ritrovamento, saremmo propense a ritenere funzionale alla copertura di un’urna lignea(?), perduta nel rogo funerario. dall’“egineta” il nostro giovane peraltro differisce sia perché inatto di sostenere un oggetto (?), purtroppo perduto, sia per la diversa acconciatura dei capelli,che potremmo postulare corti, se non raccolti, visto che non ne restano tracce sulle spalle, siaancora per la sua nudità. E’ questo un dato che, come lo schema compositivo, fa guardare a espe-rienze della scultura greca, richiamando in quest’ambito le figure degli eroi caduti del frontoneoccidentale del tempio di Athena Aphaia ad Egina.105 Sembrerebbe dunque che per il modellofigurativo l’antico coroplasta si sia ispirato a quegli ideali eroici o atletici che, propri del mondogreco e diffusi fra gli esponenti delle ellenizzate élites etrusche del tempo, potrebbero risponderea precise scelte della committenza che paiono trovar riscontro anche nei soggetti decorativi deivasi del corredo: una gara ginnica e scene di combattimento. Per concezione e caratteri stilistici,ove si colgono riflessi di più colte esperienze dell’arte severa, eginetica in particolare, la sculturasembra collocabile tra il 500 e il 490 a. C., data che non contrasta con quella dei materiali rin-venuti nella tomba. Relativamente al centro di produzione sulla base di quanto sin qui osservatodobbiamo guardare a Caere e all’attività di coroplasti che adottano, però, modelli e soluzioniformali più aggiornate rispetto a quelli diffusi sin dalla seconda metà del Vi sec. a.C. su urne ci-nerarie con figure di banchettanti semisdraiati su klinai. non solo, ma viste le strette analogiegià rilevate nello stile e nella concezione figurativa non si può escludere che il giovane di Mez-zagnone possa essere opera della stessa bottega cui va riferita la statua dell’“egineta”.

    102) S. STEingRäBER, Catalogo ragionato della pittura etrusca, Milano 1895, pp. 295-297, 322; per la Tomba delle Bighe v.anche: R. BEnASSAi, Per una lettura del programma figurativo della Tomba delle Bighe di Tarquinia, in orizzonti ii, 2001, pp.51-62. 103) Rinvenuto nel 1961 nella Tomba 92 della necropoli della Bufolareccia: MiCoZZi 1993, pp. 2-11, con rifer.; F. gAuLTiER,La scultura funeraria in età arcaica, in gli Etruschi e il Mediterraneo. La città di Cerveteri, (cat. mostra a cura di F. gAuLTiERet al.), Paris 2014, pp. 185 s., 189, n. 197. 104) La presenza di una base piana sembra indicata dalla liscia superficie d’appoggio della parte inferiore del piede sinistro. 105) A. inVERniZZi, i frontoni del tempio di Aphaia ad Egina, Torino 1965, pp. 153-155.

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    33. VuLCi. LoC. MEZZAgnonE, ToMBA 1/2009: STATuA FiTTiLE

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    in tale prospettiva acquista ulteriore significato la sua provenienza dal lontano territoriodi Vulci: al pari del poco più tardo busto di Ponton del Castrato,106 essa sembra documentare,infatti, una più ampia quanto insospettata circolazione di queste impegnative terrecotte che,forse rapportabili a una specifica committenza, si diffondono ben oltre i confini del loro centrodi produzione.

    A cremazione diretta in fossa è anche la Tomba 4/2009 di Mezzagnone, che, lunga quasi5 metri e ubicata a poca distanza dalla precedente, presenta una nicchia sul lato orientale. no-nostante il saccheggio subito il sepolcro ha restituito diversi oggetti del corredo,107 per lo piùfrantumati e fortemente combusti. Fortunatamente preservate dal rogo funebre, e dunque forsedeposte solo a conclusione dello stesso, sono due olpai attiche a figure nere (fig. 34), databilisullo scorcio del Vi sec. a.C., che presentano entrambe sul corpo, campito di nero, una metopacon tre personaggi. Sulla prima,108 della dot-ivy Class, sono due satiri nudi, ambedue in mo-vimento a sinistra, e una menade danzante in posizione centrale; nel campo tralci con foglie efrutti stilizzati. Sulla seconda olpe109 Apollo, ammantato e in atto di suonare la cetra, campeggiatra due figure femminili rivolte verso di lui. Avvicinabile per stile ad opere dei Pittori di gela edi Edimburgo, questo esemplare è caratterizzato dalla bocca a scacchiera, sotto la quale figuranoben tre registri orizzontali con motivi geometrici e pseudofitomorfi - ovvero meandro, spiralicorrenti, linea a zig-zag con punti -, che trovano confronto, sia pur con diversa sequenza, inun’olpe della Collezione Astarita datata al 500 a.C. ca.110

    La terza sepoltura in fossa a cremazione diretta, la Tomba 1/2011, forse riferibile per lapresenza di una fuseruola di impasto ad un individuo femminile di ceto medio alto, era ricavata

    106) Questa scultura, certamente prodotta a Caere e di modulo analogo alle altre due, solo dubitativamente è stata riferita al co-perchio di un’urna cineraria: P.A. giAnFRoTTA, Castrun novum (Forma italiae, Vii.3), Roma 1972, pp. 83 s., n. 74, con rif.bibl.; MiCoZZi 1993, p. 8; F. gAuLTiER, op. cit. a nota 103, p. 186. 107) Si ricordano una patera ombelicata in bucchero, due tazze con ansa sormontante apicata in bucchero sottile, una fuseruola,un baciletto bronzeo con coperchio, parte di un’immanicatura di ferro. dalla nicchia laterale proviene un peso in piombo informa di goccia, con foro passante nella parte superiore appiattita che funge da appiccagnolo. 108) n. inv. 146.149. Ricomposta da frammenti. Alt. cm 25 ca. Aggiunte di colore rosso per alcuni dettagli (barbe e capelli deisatiri, tenia che cinge la capigliatura della menade) e uso della linea incisa. L’orlo è distinto.109) n. inv. 146.150. Alt. cm 25 ca. Ricomposta da frammenti. Aggiunte di colore rosso per alcuni dettagli (ciuffo di capelli diApollo, tenie delle figure femminili, pieghe dei panneggi) e uso della linea incisa. 110) L’olpe vaticana (M. ioZZo, La Collezione Astarita nel Museo gregoriano Etrusco, ii. 1. Ceramica attica a figure nere, Città delVaticano 2002, p. 83, n. 89, tav. Lii), condivide con la nostra anche il singolare motivo a spirale altrove non attestato. Come sottolineaiozzo sono note non più di venti olpai con bocca a scacchiera decorate da tre registri ornamentali invece dei due canonici.

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    34. VuLCi. LoC. MEZZAgnonE, ToMBA 4/2009: oLPAi ATTiCHE A FiguRE nERE

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    nel riempimento di terra della tomba 4/2011, presso il Casale dell’osteria,111 in corrispondenzadel punto in cui il dromos s’innesta nel vestibolo (fig. 35). Spiccano fra gli altri materiali, rin-venuti per lo più frantumati e intaccati dal rogo, tre vasi etruschi a figure nere112 un’anfora, un’-hydria ed un’oinochoe, tutte riconducibili al Pittore di Micali.

    111) Cfr. p. 92, nt. 61.112) Per i quali non è stato ancora possibile procedere al restauro.

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    35. VuLCi. nECRoPoLi dELL'oSTERiA: ToMBA 1/2011

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    L’anfora113 (fig. 36), riferibile alla fase matura dell’attività del ceramografo, presenta,entro metope, sul collo una sfinge e sulla spalla due sirene, mentre sul corpo è un fregio continuodi leoni in corsa e sirene, sempre con riempitivi vegetali.

    L’hydria114 (fig. 37a-b), che per struttura e dettagli anatomici delle figure e decorazioneaccessoria, è stata riferita alla fase tarda dell’attività del Pittore, forse coadiuvato da un allievo,presenta sul collo una sirena, sulla spalla un leone e una leonessa mentre sul corpo, campito dinero e circondato da una fascia con gocce alternativamente verso l’alto e verso il basso, sonodue sfingi in schema araldico, contrapposte per il lato posteriore. Ancora alla fase tarda dell’at-tività del ceramografo parrebbe ascriversi l’oinochoe,115 molto frammentaria, decorata sullaspalla con ippocampi affrontati (fig. 37c) e palmette con girali, sul corpo con ippocampi af-frontati ai lati di una foglia cuoriforme e con piccoli delfini guizzanti nel campo, per il resto dapalmette con girali, in orizzontale e verticale.116 di produzione etrusca a figure nere è anche unarara patera ombelicata (fig. 38).

    Questi in sintesi i risultati delle recenti ricerche a Vulci e nel territorio. nella necropolidell’osteria lo scavo, che in questo caso si è potuto condurre in estensione, oltre alla scopertadi monumenti di grande rilevanza,117 ha posto in evidenza elementi utili a riconoscere le linee disviluppo di un’ampia porzione del sepolcreto, ha permesso di meglio definire le tipologie fune-rarie qui in uso tra gli inizi dell’orientalizzante antico e l’Età tardoarcaica e di cogliere anchealcuni aspetti dei costumi e dei rituali funerari.

    113) n.inv. 146.649.114) n. inv. 146.648.115) n. inv. 146.650. MoRETTi SguBini - RiCCiARdi 2014, pp. 236 s., cui adde: M. MARTELLi, Micaliana, in L. Ambrosini, V. Jo-livet (a cura di), Les potiers d’Étrurie et leur monde: contacts, échanges, tranferts. Hommages à Mario A. del Chiaro, Parigi2014, pp. 252 s., fig. 3, con rif. bibl. 116) Sono presenti nel corredo esigui frammenti di un’altra oinochoe che relativi a parte dell’imboccatura trilobata, con anelloal collo, e del piede, a listello svasato risparmiato al fondo e al bordo, non consentono di stabilire se si tratti o meno di un quartovaso etrusco figurato. 117) Quali il tumulo C1 e la Tomba B14.

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    36. VuLCi. nECRoPoLi dELL'oSTERiA, ToMBA 1/2011: AnFoRA ETRuSCA dEL PiTToRE di MiCALi

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    37 a-c. VuLCi. nECRoPoLi dELL'oSTERiA. ToMBA 1/2011: HydRiA E oinoCHoE ETRuSCHE dEL PiTToREdi MiCALi

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    Sono questi dati che assumono, riteniamo, un ulteriore spessore se rapportati al più ge-nerale contesto di Vulci, centro che, come è noto, a causa delle tumultuose vicende legate allastoria dei suoi scavi è ancor oggi particolarmente avaro di emergenze monumentali. Rilevantianche le testimonianze acquisite a Mezzagnone: nel confermare l’importanza dell’archeologiapreventiva, esse, con altri ritrovamenti,118 gettano luce sul popolamento del territorio che in etàarcaica appare interessato da insediamenti periferici probabilmente a carattere agricolo.

    118) Sempre a Mezzagnone, ma ubicate più a nord dei sepolcri sopra considerati, sono state riportate in luce altre due tombedi Età arcaica del tipo a camera con vestibolo a cielo aperto. di queste la prima, caratterizzata dalla singolare presenza di sortadi architrave risparmiato nel banco tufaceo in corrispondenza dell’innesto del dromos nel vestibolo, è ubicata poco al di là delfosso che attraversa tale località e risulta prossima ai resti di un coevo insediamento (prot. SBAEM 2011, n. 3380, pos. 34.19.04,fasc. 41.69), mentre la seconda, ubicata a nordovest della precedente, è ricavata a grande profondità dal piano di campagna(prot. SBAEM 2010, n. 5379, pos. 34.19.04, fasc. 41.28). Altri gruppi di sepolcri di epoca arcaica sono stati scoperti ancora piùa nord in direzione della località Quartuccio.

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    38. VuLCi. nECRoPoLi dELL'oSTERiA. ToMBA 1/2011: PATERA A FiguRE nERE

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    ** [email protected]

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    MoRETTi SguBini 2015 = A.M. MoRETTi SguBini, Sculture vulcenti di nuovo e vecchio scavo

    MoRETTi SguBini - BoiTAni 2013 = A.M. MoRETTi SguBini, F. BoiTAni (a cura di), Étrusques, un hymne à la vie (cat. mostra),Parigi 2013

    MoRETTi SguBini - RiCCiARdi 2005 = A.M. MoRETTi SguBini, L. RiCCiARdi, usi funerari a Vulci, in dinamiche di sviluppodelle città nell’Etruria meridionale: Veio, Caere, Tarquinia, Vulci, Atti del XXiii Convegno di Studi Etruschi ed italici (Roma,Veio, Cerveteri-Pyrgi, Tarquinia,Tuscania,Vulci, Viterbo 2001), Pisa-Roma 2005, pp. 523-530

    MoRETTi SguBini - RiCCiARdi 2014 = A.M. MoRETTi SguBini, L. RiCCiARdi, nouveaux vases étrusques à figures noires de Vulci,in L. Ambrosini, V. Jolivet (a cura di), Les potiers d’Étrurie et leur monde: contacts, échanges, tranferts. Hommages à Mario A.del Chiaro, Parigi 2014, pp. 233-245

    MoRETTi SguBini - RiCCiARdi - EuTiZi 2014 = A.M. MoRETTi SguBini, L. RiCCiARdi, E. EuTiZi, Vulci, necropoli dell’osteria,campagna di scavo 2011-2012: dati preliminari, in Etruria in progress 2014, pp. 106-111

    nASo 1996 = A. nASo, Architetture dipinte. decorazioni parietali non figurate nelle tombe a camera dell’Etruria meridionale(Vii-V sec. a.C.), Roma 1996

    PRAyon 1975 = F. PRAyon, Frühetruskische grab- und Hausarchitektur, Heidelberg 1975

    REgoLi 2014a = C. REgoLi, i materiali della Tomba delle Mani d�