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INFORMATIVA AL PUBBLICO SULLA SITUAZIONE DELLA BANCA AL 31.12.2013 Pag. 1 INFORMATIVA AL PUBBLICO SULLA SITUAZIONE DELLA BANCA AL 31 DICEMBRE 2013 (Nuove disposizioni di Vigilanza prudenziale per le banche, Circolare n. 263 del 27/12/2006 e successivi aggiornamenti) Approvato dal CdA il 30/04/2014

Banca di Credito Peloritano - INFORMATIVA AL …Le “Nuove Disposizioni di Vigilanza Prudenziale per le Banche”, emanate con la Circolare n. 263 del 2006 dalla Banca d’Italia,

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INFORMATIVA AL PUBBLICO SULLA SITUAZIONE DELLA BANCA

AL 31 DICEMBRE 2013

(Nuove disposizioni di Vigilanza prudenziale per le banche, Circolare n. 263 del 27/12/2006

e successivi aggiornamenti)

Approvato dal CdA il 30/04/2014

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Sommario: INFORMATIVA AL PUBBLICO Introduzione Tavola 1 – Requisito informativo generale Tavola 2 – Ambito di applicazione Tavola 3 – Composizione del patrimonio di vigilanza Tavola 4 – Adeguatezza patrimoniale Tavola 5 – Rischio di credito: informazioni generali riguardanti tutte le banche Tavola 6 – Rischio di credito: informazioni relative ai portafogli assoggettati al metodo standardizzato e alle esposizioni creditizie specializzate e in strumenti di capitale nell’ambito dei metodi IRB Tavola 8 – Tecniche di attenuazione del rischio Tavola 9 – Rischio di controparte

Tavola 12 – Rischio operativo Tavola 14 – Rischio di tasso di interesse sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario Tavola 15 – Sistemi e prassi di remunerazione e incentivazione

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Introduzione

La Circolare della Banca d’Italia n. 263/2006 al Titolo IV “Informativa al pubblico” stabilisce i contenuti e le modalità di redazione dell’Informativa, definita comunemente come “Terzo Pilastro” (o Pillar 3), che affianca e integra la disciplina dei requisiti patrimoniali minimi (Primo Pilastro) e il processo di controllo prudenziale (Secondo Pilastro). L’obbligo di pubblicazione delle informazioni riguardanti l'adeguatezza patrimoniale, l’esposizione ai rischi e le caratteristiche generali dei sistemi preposti all’identificazione, alla misurazione e alla gestione dei rischi di Primo e Secondo Pilastro, hanno l’obiettivo di rafforzare la disciplina di mercato. L’informativa è organizzata in quadri sinottici ("tavole"), come previsto dall’allegato A del Titolo IV Sezione II della suddetta Circolare, e vengono riportate esclusivamente le attività attinenti alla realtà aziendale e riguardano diverse aree informative, distinte fra: - informazioni qualitative, con l’obiettivo di fornire una descrizione delle strategie,

dei processi e delle metodologie nella misurazione e gestione dei rischi; - informazioni quantitative, con l’obiettivo di quantificare la consistenza

patrimoniale delle banche, i rischi cui le stesse sono esposte, l’effetto delle politiche di CRM applicate.

La Banca di Credito Peloritano spa non utilizza sistemi interni per il calcolo dei requisiti patrimoniali relativi ai rischi di Primo Pilastro, sicché non sono state redatte le Tavole previste per le banche autorizzate all’uso dei modelli interni. Non sono inoltre pubblicate le tavole prive di informazioni e le informazioni quantitative sono esposte in migliaia di euro, salvo se non espressamente indicato. La Banca è ancora in fase di start-up avendo avviato la sua operatività in data 16 luglio 2012; pertanto il presente resoconto viene redatto con riferimento all’esercizio 2013, che rappresenta il primo anno di attività della Banca con riferimento al piano industriale presentato all’Organo di Vigilanza, ed in base alle valutazioni prospettiche per l’anno 2014. Le prove di stress testing tengono conto delle indicazioni fornite dalla Circolare n. 263 della Banca d’Italia. La Banca ha definito il processo per il calcolo dell’adeguatezza patrimoniale, in un apposito regolamento denominato “Regolamento del Processo Interno di Valutazione dell’Adeguatezza Patrimoniale Attuale e Prospettica -ICAAP-” approvato dal Consiglio di Amministrazione in data 25 Ottobre 2010 ed aggiornato in data 30 Luglio 2013. Nel predetto Regolamento vengono stabilite le varie fasi del processo, le strutture coinvolte ed i presidi organizzativi. Le disposizioni di Vigilanza richiedono la pubblicazione delle informazioni, attraverso il sito internet della Banca, almeno una volta l'anno, entro i termini previsti per la pubblicazione del bilancio.

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La Banca di Credito Peloritano spa pubblicherà la presente Informativa al Pubblico attraverso il proprio sito internet www.bcpme.it.

Tavola 1 – Requisito informativo generale INFORMATIVA QUALITATIVA Le “Nuove Disposizioni di Vigilanza Prudenziale per le Banche”, emanate con la Circolare n. 263 del 2006 dalla Banca d’Italia, disciplinano le metodologie di gestione dei rischi da parte degli intermediari, in particolare: a. prevedono un requisito patrimoniale per fronteggiare i rischi tipici dell’attività

bancaria e finanziaria (di credito, di controparte, di mercato e operativi), indicando metodologie alternative per il calcolo degli stessi, caratterizzate da differenti livelli di complessità nella misurazione dei rischi e nei requisiti organizzativi e di controllo (cosiddetto “Primo Pilastro”);

b. introducono un sistema di autovalutazione denominato ICAAP (cosiddetto “Secondo Pilastro”), che richiede alle banche di dotarsi di processi e di strumenti per determinare il livello di capitale interno adeguato a fronteggiare ogni tipologia di rischi, anche diversi da quelli presidiati dal requisito patrimoniale complessivo, nell’ambito di una valutazione, attuale e prospettica, che tenga conto delle strategie e dell’evoluzione del contesto di riferimento;

c. introducono l’obbligo di informare il pubblico, con apposite tabelle informative, come citato in premessa (cosiddetto “Terzo Pilastro”).

Nell’ambito dell’ICAAP, la Banca definisce la mappa dei rischi rilevanti, che costituisce la cornice entro cui si sviluppano tutte le altre attività di misurazione/valutazione, monitoraggio e mitigazione dei rischi. A tal fine provvede all’individuazione di tutti i rischi relativamente ai quali è / o potrebbe essere esposta, ossia dei rischi che potrebbero pregiudicare la sua operatività, il perseguimento delle proprie strategie e il conseguimento degli obiettivi aziendali. Per ciascuna tipologia di rischio identificata, vengono individuate le relative fonti di generazione. Nello svolgimento di tali attività, la Banca tiene conto:

del contesto normativo di riferimento;

della propria operatività in termini di prodotti e mercati di riferimento;

delle specificità dell’esercizio dell’attività bancaria nel contesto del territorio di riferimento;

degli obiettivi strategici definiti dal Consiglio di Amministrazione, per individuare gli eventuali rischi prospettici.

La Banca di Credito Peloritano spa, secondo il principio di proporzionalità dell’ICAAP, stabilito nella Circolare n. 263 della Banca d’Italia, appartiene alla classe “3” ossia alle Banche che, avendo un attivo pari o inferiore a 3,5 mld, possono utilizzare metodologie standardizzate.

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Rientrando in tale classe, secondo la normativa richiamata, si possono utilizzare le metodologie di calcolo dei requisiti patrimoniali a fronte dei rischi compresi nel Primo Pilastro: il metodo standardizzato per i rischi di credito/controparte e quelli di mercato, il metodo base o standardizzato per i rischi operativi.

Relativamente ai rischi non inclusi nel Primo pilastro, chi rientra in tale classe può misurare:

- il rischio di concentrazione e il rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario, utilizzando gli algoritmi specificati negli allegati B e C del Titolo III della Circolare n. 263;

- gli altri rischi predisponendo sistemi di controllo e attenuazione adeguati.

Relativamente alle prove di stress, appartenendo alla classe “3”, si può effettuare una analisi di sensitività, di concentrazione del portafoglio crediti e del rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario, facendo riferimento alle metodologie illustrate nei citati allegati B e C della sopra citata Circolare della Banca d’Italia. Ai fini della conduzione di tali attività, sono stati presi in considerazione tutti i rischi contenuti nell’elenco di cui all’allegato A della Circolare n. 263, valutandone un possibile ampliamento, al fine di meglio comprendere e riflettere il business e l’operatività aziendale. Il complessivo processo di gestione e controllo dei rischi coinvolge, con diversi ruoli, gli Organi di Governo e di Controllo, la Direzione Generale, le strutture operative della Banca.

Di seguito sono illustrati i principali ruoli e responsabilità degli Organi e delle Funzioni aziendali maggiormente coinvolti nel citato processo. Il Consiglio di Amministrazione è responsabile del sistema di controllo e gestione dei rischi e, nell’ambito della relativa governance, della definizione, approvazione e revisione degli orientamenti strategici e delle linee guida di gestione dei rischi, nonché degli indirizzi per la loro applicazione e supervisione. Anche sulla base dei riferimenti allo scopo prodotti dalla Direzione Generale, verifica nel continuo l’efficienza e l’efficacia complessiva del sistema di gestione e controllo dei rischi, provvedendo al suo adeguamento tempestivo in relazione alle carenze o anomalie riscontrate, ai cambiamenti del contesto di riferimento esterno e interno o derivanti dell’introduzione di nuovi prodotti, attività o processi rilevanti. La Direzione Generale è responsabile dell’attuazione degli orientamenti strategici e delle linee guida definiti dal Consiglio di Amministrazione, cui riporta direttamente in proposito. In tale ambito, predispone le misure necessarie ad assicurare l’istituzione, il mantenimento ed il corretto funzionamento di un efficace sistema di gestione e controllo dei rischi. Il Collegio Sindacale, nell’ambito delle proprie funzioni istituzionali di sorveglianza, vigila sull’adeguatezza del sistema di gestione e controllo dei rischi, sul suo concreto funzionamento e sulla rispondenza ai requisiti stabiliti dalla normativa. Per lo svolgimento delle proprie funzioni, il Collegio Sindacale si avvale delle evidenze e delle segnalazioni delle Funzioni di controllo (Internal Auditing, Funzione di

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Conformità, Funzione responsabile dei controlli in materia di gestione del rischio di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo internazionale, RiskManagement, Società di Revisione). Nell’effettuare le proprie attività di verifica, il Collegio Sindacale valuta le eventuali anomalie che siano sintomatiche di disfunzioni delle strutture/unità responsabili. La Funzione Risk Management, preposta al controllo sulla gestione dei rischi, è contraddistinta da una netta separatezza dalle funzioni operative ed ha il compito di individuare le metodologie di misurazione dei rischi, di verificare il rispetto dei limiti assegnati alle varie funzioni operative e di controllare la coerenza dell’operatività delle singole aree operative con gli obiettivi di rischio/rendimento, quantificando il grado di esposizione ai rischi e gli eventuali impatti economici. La Funzione garantisce, inoltre, l’informativa inerente attraverso opportuni sistemi di reporting indirizzati alle funzioni operative, alla Direzione Generale, agli Organi di Governo e di Controllo. La Funzione di Risk Management assume un ruolo cardine nello svolgimento di attività fondamentali dell’ICAAP. Il processo ICAAP richiede il coinvolgimento, oltre che delle funzioni di controllo, anche delle unità operative in cui si valutano i rischi, chiamate a contribuire su aspetti di specifica competenza.

L’Area Mercato è responsabile dell’analisi, valutazione e mitigazione dei profili di manifestazione: - dei rischi di mercato, di controparte, di tasso d’interesse sul portafoglio bancario,

nel rispetto degli indirizzi definiti nelle politiche aziendali, nella regolamentazione del processo finanza, nella struttura delle deleghe e dei limiti operativi deliberati dal Consiglio di Amministrazione;

- del rischio di liquidità, in collaborazione con la funzione Crediti, nel rispetto degli

indirizzi definiti dalle politiche e processi di gestione del rischio stesso. La Funzione Crediti è responsabile dell’analisi, gestione e mitigazione dei profili di manifestazione del rischio di credito, nel rispetto degli indirizzi e delle indicazioni operative definiti dalla regolamentazione interna del processo del credito, dalle politiche in materia di gestione del rischio nonché dalla struttura delle deleghe e dei limiti operativi. A tal fine si avvale degli indicatori e degli strumenti in uso per il monitoraggio dei profili di insolvenza e del merito creditizio della controparte, stabiliti dai Regolamenti interni della Banca. Collabora al coordinamento della fase di misurazione/valutazione dei rischi, valutando le problematiche e le criticità di natura organizzativa od operativa, ed individuando le iniziative di monitoraggio e di mitigazione più appropriate. In tale contesto supporta la Direzione Generale nel monitoraggio dell’effettiva realizzazione degli interventi correttivi individuati attraverso l’osservazione dell’andamento dei rischi. Sulla base di tale monitoraggio, formula proposte di modifica o aggiornamento delle politiche in materia di gestione dei rischi. Contribuisce, infine, alla promozione aziendale di una cultura di attiva gestione dei rischi, anche attraverso la proposizione di attività formative in materia.

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Nell’ambito del processo di individuazione, misurazione e gestione dei rischi, sono assegnate alle diverse Funzioni/Aree di Business le seguenti principali responsabilità: � collaborare nell’individuazione degli indicatori di rilevanza da associare a ciascun

rischio; � produrre e mettere a disposizione i dati necessari al calcolo degli indicatori di

rilevanza; � produrre ed inoltrare i dati necessari ad alimentare i modelli e gli strumenti per la

misurazione di ciascun rischio e per l’esecuzione degli stress test; � supportare l’esecuzione delle misurazioni/valutazioni dei rischi. Sulla base di quanto rilevato dalle attività di analisi svolte, la Banca ha identificato come rilevanti i seguenti rischi: 1. rischio di credito e di controparte; 2. rischio di mercato; 3. rischio operativo; 4. rischio di concentrazione; 5. rischio di tasso di interesse; 6. rischio di liquidità; 7. rischio residuo; 8. rischio strategico; 9. rischio di reputazione.

Sono stati, quindi, considerati i rischi di Primo Pilastro (rischio di credito, rischio di controparte, rischio di mercato e rischio operativo) e quelli di Secondo Pilastro elencati nell’allegato A del Titolo III della Circolare n. 263 (rischio di concentrazione, rischio di tasso di interesse, rischio di liquidità, rischio residuo, rischio strategico, rischio di reputazione). In ottemperanza alle indicazioni della Circolare n. 263, la Banca di Credito Peloritano spa si è dotata di un processo di valutazione dell'adeguatezza patrimoniale rispetto ai rischi a cui è soggetta (Secondo Pilastro dell'Accordo di Basilea II). In questo ambito ha provveduto all’identificazione, in maniera autonoma, dei rischi a cui è o potrebbe essere esposta, avuto riguardo alla propria operatività ed ai mercati di riferimento. Il sistema di governo e presidio dei rischi si riflette nell’articolazione della struttura organizzativa, che contempla gli ambiti organizzativo, regolamentare e metodologico, al fine di garantire la coerenza dell’operatività alla propria propensione al rischio. In ottemperanza alle Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche, la Banca si i è dotata di un processo per determinare il capitale complessivo adeguato, in termini sia attuali che prospettici, a fronteggiare tutti i rischi rilevanti cui è o potrebbe essere esposta, in base alla propria operatività (ICAAP - Internal Capital Adequacy Assessment Process), e ciò, come detto, viene contemplato nel “Regolamento del processo interno di valutazione dell’adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica” che individua il ruolo degli organi di governo e di controllo nonché i ruoli e le responsabilità delle funzioni aziendali nel processo; inoltre, disciplina l’articolazione e le attività del processo, oltre alle metodologie utilizzate.

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La Banca ha posto in essere un sistema di controllo e gestione dei rischi nel quale è assicurata la separazione delle funzioni di controllo da quelle produttive, articolato sulla base dei seguenti livelli di controllo, definiti dall’Organo di Vigilanza:

I° livello: - controlli di Linea, effettuati dalle stesse strutture produttive che hanno posto in

essere le operazioni o incorporati nelle procedure e diretti ad assicurare il corretto svolgimento delle operazioni.

II° livello:

- controlli sulla gestione dei rischi, condotti a cura di strutture diverse da quelle

produttive, con il compito di definire le metodologie di misurazione dei rischi, di verificare il rispetto dei limiti assegnati alle varie funzioni operative e di controllare la coerenza dell’operatività delle singole aree produttive con gli obiettivi di rischio/rendimento, quantificando il grado di esposizione ai rischi e gli eventuali impatti economici;

- controlli di conformità normativa, (attività supportata dallo Studio Professionale Associato a Baker&McKenzie) svolti dalla Funzione Risk Management che ha il compito specifico di promuovere il rispetto delle norme di etero-regolamentazione (leggi e norme regolamentari) e di autoregolamentazione, nonché dei codici interni di comportamento, per minimizzare il rischio di non conformità normativa e i rischi di reputazione ad esso collegati, contribuendo, per gli aspetti di competenza, alla realizzazione del modello aziendale di monitoraggio e gestione dei rischi;

- controlli in materia di gestione del rischio di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo internazionale, svolti dalla Funzione Risk-Management, con il compito specifico di verificare, nel continuo, che le procedure aziendali siano coerenti con l’obiettivo di prevenire e contrastare la violazione di norme di etero regolamentazione (leggi e norme regolamentari) e di autoregolamentazione in materia di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo.

III° livello: - attività di revisione interna (Internal Auditing) (esternalizzata alla Mazars spa):

indirizzata a valutare l’adeguatezza e la funzionalità del complessivo Sistema dei Controlli Interni. Tale attività è condotta sulla base del piano annuale delle attività di auditing approvato dal Consiglio di Amministrazione e/o attraverso verifiche puntuali sull’operatività delle funzioni coinvolte, richieste in corso d’anno.

Con riferimento a ciascuno dei rischi rilevanti sopra richiamati, vengono di seguito riportati la definizione adottata dalla Banca e le principali informazioni relative alla governance del rischio, agli strumenti e metodologie a presidio della misurazione/valutazione e gestione del rischio, alle strutture responsabili della gestione.

RISCHIO DI CREDITO E DI CONTROPARTE Definizione Rischio di Credito E’ definito come il rischio di subire perdite derivanti dall’insolvenza o dal deterioramento del merito creditizio delle controparti affidate.

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Definizione Rischio di Controparte Il rischio di controparte rappresenta il rischio che la controparte di una transazione, avente ad oggetto determinati strumenti finanziari, risulti inadempiente prima del regolamento della transazione stessa e configura una particolare fattispecie del rischio di credito che si manifesta con riferimento ad alcune tipologie di transazioni, aventi ad oggetto determinati strumenti finanziari, specificamente individuati dalla normativa. Politiche per la gestione del rischio di credito L’intero processo di gestione e controllo del credito è disciplinato dalla normativa interna (Regolamenti e Ordini di servizio) che in particolare: � individua le deleghe ed i poteri di firma in materia di erogazione del credito; � definisce i criteri per la valutazione del merito creditizio; � definisce le metodologie per il rinnovo degli affidamenti; � definisce le metodologie di controllo andamentale e di misurazione del rischio di

credito, nonché le tipologie di interventi da adottare in caso di rilevazione di anomalie;

� definisce i ruoli e le responsabilità delle unità e delle funzioni organizzative

interessate, nonché modalità e tempi dei comportamenti che quest’ultime devono seguire per garantire l’adeguato svolgimento delle attività di processo.

A riguardo, si evidenzia che la Banca aggiorna costantemente la normativa di processo, alla luce dell’evoluzione del quadro normativo e operativo di riferimento. Nell'ambito della politica di attenzione alla qualità del credito, particolare cautela è stata riposta nella concessione di prestiti sia a famiglie che a imprese, in ragione della particolare congiuntura economica. Le principali esposizioni sono sostanzialmente relative a clientela “Retail” e “SME (Small and Medium Enterprises) Retail”. L'attività nei confronti di tale clientela, si sostanzia nella concessione di mutui residenziali e nella concessione di affidamenti in forma di aperture di credito ordinario e per smobilizzo crediti. Le politiche a presidio dei rischi di credito sono prioritariamente orientate al sostegno delle economie locali, delle famiglie, degli imprenditori, dei professionisti e delle piccole-medie imprese. Particolare attenzione viene posta al mantenimento delle relazioni instaurate con la clientela e al loro sviluppo nel tempo, elementi che rappresentano un punto di forza della banca, favorendo l’abbattimento di asimmetrie informative e offrendo continuità di rapporto e supporto alla clientela stessa, in una prospettiva di lungo periodo, anche nella perdurante e complessa fase congiunturale in atto. La liquidità disponibile viene dalla Banca depositata anche presso primarie Aziende di Credito e, comunque, nel rispetto della delibera del CdA del 30 ottobre 2012.

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Politiche per la gestione del rischio di controparte Le politiche inerenti la gestione del rischio di controparte si basano sui seguenti principali elementi: - declinazione della propensione al rischio in termini di limiti operativi per la

negoziazione degli strumenti finanziari la cui definizione poggia sulla distinzione tra controparti di riferimento e controparti accettate;

- restrizione sugli strumenti finanziari negoziabili, in termini sia di strumenti non

ammissibili che di limiti all’ammissibilità per singola operazione o complessivi per tipologia di strumento/forma tecnica;

- deleghe, in termini di soggetto delegato e limiti giornalieri; La Banca non ha in essere posizioni con controparti, rivenienti da contratti su operazioni in derivati e pronti contro termine. Presidio organizzativo del rischio di credito I presidi del processo creditizio sono in carico principalmente alla Funzione Crediti, che è deputata al monitoraggio sistematico delle posizioni ed alla rilevazione delle posizioni “problematiche”, nonché al coordinamento e alla verifica del monitoraggio delle posizioni svolto dai preposti di filiale. La Funzione Crediti verifica il rispetto dei limiti assegnati alle varie funzioni delegate e controlla la coerenza dell’operatività delle singole strutture produttive con gli obiettivi di rischio-rendimento assegnati. La responsabilità della gestione e del monitoraggio del credito in bonis è attribuita, in prima istanza, ai gestori di relazioni che intrattengono quotidianamente il rapporto con la clientela e che hanno l’immediata percezione di eventuali segnali di difficoltà o di deterioramento della qualità del credito. Essi, pertanto, sono chiamati a segnalare tempestivamente tutte le informazioni che possano consentire il riconoscimento precoce di difficoltà o possano consigliare diverse modalità di gestione dei rapporti, partecipando -di fatto- al processo di monitoraggio. L’attività di sorveglianza e monitoraggio è attualmente basata su un sistema di controlli interni finalizzato alla particolare cura delle relazioni; è, quindi, orientata al presidio dei rischi di credito ed ai sistemi di controllo, necessari per favorire le condizioni per: - assicurare una strutturale e rilevante creazione di valore in un ambito di rischio

controllato; - tutelare la solidità finanziaria e l’immagine della Banca; - favorire una rappresentazione corretta e trasparente della rischiosità insita nel

proprio portafoglio crediti. Il miglioramento della qualità del portafoglio crediti viene perseguito attraverso l’adozione di precise modalità operative in tutte le fasi gestionali del rapporto creditizio (contatto e istruttoria, delibera ed erogazione, monitoraggio e contenzioso).

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Il presidio del rischio di credito viene perseguito sin dalle prime fasi di istruttoria e concessione attraverso: - l’accertamento dei presupposti per l’affidabilità, con particolare attenzione alla

verifica della capacità attuale e prospettica del cliente di produrre reddito e, soprattutto, flussi finanziari sufficienti ad onorare il debito;

- la valutazione della natura e dell’entità del finanziamento richiesto, in relazione alle

reali necessità e capacità patrimoniali, finanziarie ed economiche del richiedente, all’andamento della relazione se già in essere, alle fonti di rimborso;

- la presenza di Gruppi Economici; - la fidelizzazione del cliente con l’offerta di servizi personalizzati. Il Monitoraggio dei Crediti viene effettuato con attività su base giornaliera, settimanale e mensile. In particolare, tale attività si esplica attraverso il ricorso a metodologie di misurazione e controllo andamentale, mediante l’utilizzo di tutte le evidenze messe a disposizione dal sistema informatico. Tali metodologie tengono in considerazione tutti gli aspetti che caratterizzano la relazione con il cliente, da quelli di tipo anagrafico (informazioni sulla residenza del cliente, attività, natura giuridica, ultima delibera assunta sulla posizione, compagine societaria, anomalie da Centrale Rischi, Crif, status e relativo dubbio esito, gestori della relazione e, infine, la circostanza che la posizione sia andata in default), ad informazioni relative agli affidamenti (forma tecnica, fido deliberato, fido operativo, utilizzo, sconfino/disponibilità e data di scadenza del fido), al dettaglio delle garanzie che assistono gli affidamenti, oltre alle informazioni relative agli elementi significativi della gestione della posizione. Essa interagisce con i processi e le procedure di gestione e controllo del credito favorendo una maggiore efficienza del processo di monitoraggio crediti, della storicizzazione delle informazioni, e della maggiore efficacia del processo di recupero. L’apertura e la concessione di una nuova linea di credito avviene sulla base di un processo di analisi dei dati economico-patrimoniali della controparte, integrata da informazioni di tipo qualitativo sull’impresa e sul mercato in cui essa opera e sulla presenza e valutazione del tenore patrimoniale di eventuali garanzie collaterali. La Funzione Crediti è coinvolta nella fase di analisi del credito, con la valutazione del merito creditizio del cliente. Ai fini della mitigazione del rischio di credito, in sede di stipula dei contratti di finanziamento vengono acquisite, da parte della banca, idonee garanzie, riguardanti principalmente garanzie reali su immobili e/o valori mobiliari, nonché garanzie personali di vario tenore. Al fine di salvaguardare il valore cauzionale delle garanzie reali su valori mobiliari ricevute, il valore corrente delle stesse viene assoggettato a scarti prudenziali, differenti a seconda della tipologia del sottostante strumento finanziario. Per tutte le controparti viene, quindi, svolta un’analisi soggettiva da parte dell'Ufficio Crediti, il cui esito viene proposto al competente Organo Deliberante (individuale o collegiale, in dipendenza della normativa interna vigente) per la concessione di una linea di credito complessiva che tiene conto del grado di rischio e del tipo di operatività previsto.

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L’analisi viene svolta mediante una pratica di fido elettronica, la quale è utilizzata in ogni istruttoria e consente di ottimizzare ed automatizzare l'acquisizione di tutti i dati estraibili dalle banche dati e dagli archivi storici, sia interni che esterni. Presidio organizzativo del rischio di controparte Nella scelta delle controparti selezionate, sulla base delle linee guida presenti nella normativa interna (Regolamenti e Ordini di Servizio), sulla base dei limiti operativi definiti, il Direttore Generale con il supporto dell’Area Mercato, individua e propone al Presidente del CdA – all’uopo autorizzato da specifiche delibere del Consiglio di Amministrazione, o nei casi specifici, con proposta diretta al Consiglio di Amministrazione- la controparte con cui concludere l’operazione. Per la Banca, tenuto conto dell’attività svolta nel comparto degli “strumenti finanziari” (raccolta ordini e consulenza), le operazioni soggette al rischio di controparte sono quelle derivanti dalla gestione del portafoglio titoli di proprietà, regolato tramite l’Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane (ICBPI). Sistemi di misurazione del rischio In considerazione delle modalità operative che caratterizzano l’attività creditizia della Banca, il processo del credito è stato strutturato nelle fasi di pianificazione, concessione e revisione, monitoraggio, gestione del contenzioso. All’interno dello schema logico sopra riportato, si inserisce il Sistema di Monitoraggio del Rischio di Credito (CPC) quale strumento gestionale a supporto delle fasi di gestione, revisione e monitoraggio. Tale Sistema consente di attribuire un punteggio di “anomalia” mediante il calcolo di un punteggio sintetico (scoring) sulla base di informazioni (quantitative e qualitative). Risponde, pertanto, all’esigenza di conferire maggiore efficacia ed efficienza al processo di gestione del credito, attraverso un sistema che consente il monitoraggio delle posizioni. Tale metodologia, attuata in ambiente di prova nel corso dell’anno 2013, è stata definita nei primi mesi del corrente anno. Nel contempo il monitoraggio è stato attuato su supporti informatici periodici forniti dall’outsourcer “CSE”, che, considerato lo stato di start-up della Banca ha permesso un efficace attività di controllo. Ai fini della determinazione del capitale interno a fronte del rischio di credito, la Banca utilizza la metodologia standardizzata adottata per la determinazione dei requisiti prudenziali a fronte del rischio stesso. L’applicazione della citata metodologia comporta la suddivisione delle esposizioni in “portafogli” e l’applicazione a ciascuno di essi di trattamenti prudenziali differenziati.

La Funzione Risk Management provvederà ad elaborare periodicamente, nel corso del corrente anno, una reportistica relativa agli esiti delle attività di attenuazione e controllo del rischio in esame, destinata all’Alta Direzione e al Consiglio di Amministrazione. La Funzione Risk Management provvede a monitorare, valutare e quantificare trimestralmente, i rischi “rilevanti” di Primo e Secondo Pilastro, fornendo una

reportistica destinata all’Alta Direzione ed al Consiglio di Amministrazione.

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Relativamente ai rischi “non rilevanti” svolge una costante attività di monitoraggio e di supporto alle varie funzioni aziendali. Politiche di copertura ed attenuazione del rischio di credito Con riferimento all’acquisizione ed alla gestione delle principali forme di garanzia utilizzate a protezione delle esposizioni creditizie, il Consiglio di Amministrazione ha definito specifiche politiche, al fine di assicurare il soddisfacimento dei requisiti – giuridici, economici e organizzativi – previsti dalla normativa per il loro riconoscimento a fini prudenziali al momento della costituzione della protezione e per tutta la durata della stessa. In particolare: � In caso di esigenze , verranno adottate tecniche e procedure volte al realizzo

tempestivo delle attività poste a protezione del credito; � Sono state predisposte politiche e procedure documentate con riferimento alle

tipologie di strumenti di CRM utilizzati a fini prudenziali, al loro importo, all’interazione con la gestione del profilo di rischio complessivo;

� Sono stati affidati a strutture centralizzate i compiti di controllo; in particolare, la

Funzione di Compliance, che fa capo alla Funzione Risk Management, è supportata dalla consulenza dello Studio Professionale Associato a Baker & McKenzie;

� Sono stati posti in uso standard contrattuali (supportati anche da parere di

conformità dalla consulenza esterna per “Compliance” (dello Studio Professionale Associato a Baker & McKenzie) con riferimento alle principali forme di garanzia accettate;

� Le tipologie di garanzie accettate e le connesse politiche creditizie sono state

chiaramente documentate e divulgate attraverso l’emanazione di specifici Ordini di Servizio / Regolamenti.

Le prove di stress testing vengono condotte annualmente in sede di predisposizione dell’ICAAP, utilizzando un’analisi di sensitività condotta su i singoli fattori che agiscono sui macroaggregati regolamentari; per quanto attiene la presente analisi, le prove di stess-testing sono state condotte, visto il recente avvio dell’attività (la banca è in fase di start-up) considerando come “crediti scaduti” il 2% della massa degli impieghi previsti nel previsionale a fine 2014.

RISCHIO DI MERCATO Definizione Rischio di Mercato Rappresenta il rischio di perdita derivante dai movimenti avversi dei mercati riguardanti gli strumenti finanziari, le valute e le merci. Politiche per la gestione del rischio Le politiche inerenti il rischio di mercato definite dal Consiglio di Amministrazione, si basano sui seguenti principali elementi:

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� definizione degli obiettivi di rischio-rendimento; � declinazione della propensione al rischio (definita in termini di limiti operativi nei

portafogli con riferimento ai diversi aspetti gestionali, contabili e di vigilanza); in particolare, sono istituiti limiti per emittente-tipologia di strumento, limiti di esposizione al rischio di concentrazione;

� restrizione sugli strumenti finanziari negoziabili in termini di strumenti ammessi

(oppure ammessi in posizione ma con specifici limiti riferiti all’esposizione) e natura; � struttura delle deleghe. In tale ottica, il CdA, con delibere specifiche, ha stabilito limiti operativi all’investimento in strumenti finanziari che debbono essere effettuati esclusivamente in Titoli dello Stato Italiano con scadenza max nei 5 anni e nei limiti del 70% della liquidità disponibile. L’operatività nel comparto è affidata all’Area Mercato che opera in base alla delega sugli strumenti finanziari attribuita dal CdA al suo Presidente che la esercita su proposta del Direttore Generale. Presidio organizzativo del rischio Al fine di gestire e monitorare le esposizioni ai rischi di mercato assunte nell’ambito del portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza, la Banca ha definito, nel proprio Regolamento del processo Finanza, i principi guida, i ruoli e le responsabilità delle funzioni organizzative coinvolte. Ciò allo scopo di assicurare la regolare e ordinata esecuzione dell’attività sui mercati finanziari, nell’ambito del profilo rischio/rendimento delineato dal Consiglio di Amministrazione. In tale ambito, l’Area Mercato ha il compito di valutare le opportunità offerte dal mercato e di gestire il portafoglio di strumenti finanziari in linea con l’orientamento strategico, la politica di gestione del rischio e le deleghe definite dal Consiglio di Amministrazione. Sistemi di misurazione del rischio La Banca ha adottato la metodologia standardizzata per la determinazione dei requisiti patrimoniali a fronte dei rischi di mercato generati dall’operatività riguardante gli strumenti finanziari, le valute e le merci, indicato nella Circolare 263 della Banca d’Italia del 27 dicembre 2006. La misurazione di questa tipologia di rischio viene calcolata trimestralmente, in coincidenza con le segnalazioni di Vigilanza relative al patrimonio ed ai coefficienti, mediante l’applicativo B2Pro realizzato dalla società Trend e messo a disposizione dall’Outsourcer informatico CSE. L’Area Finanza, relativamente agli strumenti finanziari detenuti in proprietà, elabora periodicamente una reportistica relativa alle attività di investimento su strumenti finanziari, finalizzata anche al controllo del rischio in esame che viene sottoposta all’alta Direzione ed al CdA (quest’ultima con cadenza mensile). Per la Banca, la principale fonte di rischio di mercato proviene dal rischio generico di titoli che compongono il portafoglio di proprietà. La Banca al 31/12/2013 presenta, fra le proprie attività, posizioni in titoli costituite esclusivamente da Titoli dello Stato Italiano

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Nella Circolare n. 263 della Banca d’Italia, Titolo II cap. 4 viene previsto che le Banche per le quali il portafoglio di negoziazione a fini di Vigilanza risulti inferiore al 5% del totale dell’attivo e, comunque, non superi i 15 milioni di euro, non sono tenute al rispetto dei limiti prudenziali per il Rischio di mercato; la predetta Circolare, inoltre, prevede che, per i titoli di Stato ai quali viene riconosciuta una ponderazione per il calcolo del rischio di credito dell’0%, si applichi analoga ponderazione per l’assorbimento di capitale relativo al presente rischio. La Banca detiene esclusivamente Titoli di Stato e pertanto non effettua la misurazione del predetto rischio. RISCHIO OPERATIVO Per rischio operativo s’intende il rischio di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni. Rientrano in tale tipologia, tra l’altro, le perdite derivanti da frodi, errori umani, interruzioni dell’operatività, indisponibilità dei sistemi, inadempienze contrattuali, catastrofi naturali. Tale definizione include il rischio legale di perdite derivanti da violazioni di leggi o regolamenti, da responsabilità contrattuale o extracontrattuale, ovvero da altre controversie, ma non comprende il rischio di reputazione e strategico. Politiche per la gestione del rischio La Banca, ai fini della gestione e del controllo del rischio operativo, monitora l’esposizione a determinati profili di insorgenza attraverso l’analisi ed il monitoraggio di un insieme di indicatori e la conduzione a cura della Funzione Risk Management di attività di valutazione, che si avvalgono anche delle metodologie e degli strumenti utilizzati dall’Internal Auditing. Le metodologie in argomento si basano sul censimento delle fasi e delle attività in cui si articolano i principali processi operativi aziendali, relativamente ai quali vengono individuati i rischi potenziali e i contenuti di controllo, sia di primo che di secondo livello, a mitigazione degli stessi; l’esistenza e l’effettiva applicazione di tali controlli determina la valutazione dell’adeguatezza dei presidi organizzativi e di processo ai fini della mitigazione e del contenimento delle diverse fattispecie di manifestazione del rischio. Presidio organizzativo del rischio Nella gestione e controllo dei Rischi Operativi sono coinvolte, oltre agli organi aziendali secondo quanto illustrato nella parte introduttiva, differenti unità organizzative, ciascuna delle quali è destinataria di specifiche responsabilità coerenti con la titolarità delle attività dei processi nei quali il rischio in argomento si può manifestare. Tra queste, la Funzione Risk Management è responsabile dell’analisi e valutazione dei Rischi Operativi, garantendo un’efficace e puntuale valutazione dei relativi profili di manifestazione, nel rispetto delle modalità operative di propria competenza. Rientra tra i presidi a mitigazione di tali rischi l’adozione di un “Piano di Continuità Operativa”, predisposto dall’Outsourcer informatico CSE, volto a cautelare la Banca a fronte di eventi critici che possono inficiarne la piena operatività.

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Infine, per tutelare le informazioni aziendali contro accessi non autorizzati, la Banca rivede periodicamente i profili abilitativi al sistema informativo aziendale, nell’ottica di migliorarne la segretezza. La gestione dei collaboratori è finalizzata alla riduzione del rischio di infedeltà, dalla fase di inserimento a quella di permanenza nell’azienda. La Banca ha adottato un Codice etico, atto a mantenere una cultura aziendale improntata ai principi di onestà, correttezza e rispetto delle norme interne ed esterne. Sistemi di misurazione del rischio Per il calcolo del requisito regolamentare, la Banca di Credito Peloritano spa utilizza la metodologia BIA (Basic Indicator Approach) che prevede il calcolo del requisito patrimoniale applicando un coefficiente regolamentare del 15% ad un indicatore del volume di operatività aziendale, individuato nel margine di intermediazione (cfr. Circolare n. 263, Titolo II, Capitolo 5, Parte Seconda, Sezione I).

Per il 2013 il rischio operativo è stato misurato sommando il dato del periodo al dato del 2012, annualizzato, diviso per due e moltiplicato per il coefficiente regolamentare; quello per il 2014, invece, è stato determinato sommando i dati del 2012,annualizzato, del 2013 e del 2014 (dedotto dai dati preventivi) diviso per tre e moltiplicato per il coefficiente regolamentare.

RISCHIO DI CONCENTRAZIONE Definizione Rischio di Concentrazione Il rischio di concentrazione è il rischio derivante da esposizioni verso controparti, gruppi di controparti connesse (single name) e controparti del medesimo settore economico o che esercitano la stessa attività o appartenenti alla medesima area geografica (geo-settoriale). Politiche per la gestione del rischio Le politiche sul Rischio di concentrazione, definite dal Consiglio di Amministrazione, si basano principalmente sui seguenti elementi specifici: � linee guida sui massimali di esposizione di natura creditizia, su tipologie di posizione

rilevanti ai fini della concentrazione quali, ad esempio, una singola controparte (grande rischio), un settore o una branca produttiva, una forma tecnica di mitigazione del rischio.

Presidio organizzativo del rischio I presidi del rischio di concentrazione sono in carico principalmente alla Funzione Crediti. La predetta Funzione assicura il rispetto della normativa di Vigilanza per quanto concerne il controllo sui “Grandi Rischi” e la concessione di fidi a soggetti collegati a livello aziendale.

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Sistemi di misurazione del rischio La Banca, ai fini della determinazione del rischio di concentrazione e del relativo capitale interno, ha stabilito, sulla base di un’attenta valutazione costi/benefici, di utilizzare l’algoritmo del Granularity Adjustment (GA) indicato nelle Nuove Disposizioni di Vigilanza Prudenziale (Cfr. Circ. n. 263 Banca d’Italia, Titolo III, Capitolo 1, Allegato B), per quanto attiene al rischio di concentrazione "single name”. Per il calcolo del requisito sui dati previsionali a fine 2014, tenuto conto che la Banca è ancora in fase di start-up, viene previsto un incremento del numero delle posizioni in fase con quanto indicato nel piano previsionale del 2014 e assegnato alle nuove posizioni un totale di esposizione pari all’incremento previsto; su tale dato viene calcolato l’algoritmo del Granularity Adjustment (GA). Lo stress test viene condotto modificando opportunamente i driver precedentemente indicati (indice di decadimento). RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE Definizione Rischio di Tasso di interesse E’ il rischio attuale o prospettico di diminuzione di valore del patrimonio o di diminuzione del margine d’interesse derivante dagli impatti delle variazioni avverse dei tassi di interesse sulle attività diverse da quelle allocate nel portafoglio di negoziazione di vigilanza. Politiche per la gestione del rischio La Banca, come politica di gestione del rischio, ha posto in essere opportune azioni di monitoraggio, volte a individuare il superamento di soglie di attenzione che richiedano l’attivazione di eventuali azioni correttive. Presidio organizzativo del rischio Dal punto di vista organizzativo, la Banca ha individuato nell’Area Mercato la struttura deputata a presidiare il processo di gestione del rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario.

Sistemi di misurazione del rischio Ai fini della determinazione del capitale interno a fronte del rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario la Banca utilizza l’algoritmo semplificato previsto dalla Circolare n. 263 Titolo III Cap. 1, allegato C , di Banca d’Italia. Esso si sostanzia nella suddivisione delle attività e passività in fasce temporali, nella determinazione delle posizioni nette per ciascuna fascia e nell’applicazione a queste ultime di un fattore di ponderazione ottenuto come prodotto tra una variazione ipotetica dei tassi e la duration modificata corrispondente a ciascuna fascia.

Per la determinazione della variazione del valore economico del portafoglio bancario è stato applicato uno shock di tasso pari a + 200 punti base, come previsto nella citata Circolare della Banca D’Italia.

La banca non effettua operazioni in valuta, e quindi, non è soggetta al relativo rischio.

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Lo stress test viene condotto modificando opportunamente i driver precedentemente indicati con un incremento di ulteriori 100 punti base dello shock di tasso. RISCHIO DI LIQUIDITA’ Definizione Rischio di Liquidità Il rischio di liquidità riguarda la possibilità che la Banca non riesca a mantenere i propri impegni di pagamento a causa dell’incapacità di reperire nuovi fondi (funding liquidity risk) e/o di vendere attività sul mercato (asset liquidity risk) per far fronte allo sbilancio da finanziare ovvero del fatto di essere costretta a sostenere costi molto alti per far fronte ai propri impegni. Le fonti del rischio di liquidità cui è esposta la Banca, sono individuabili, principalmente, nei processi della Finanza/Tesoreria, della Raccolta e del Credito. Politiche per la gestione del rischio e presidio organizzativo La gestione della liquidità è affidata all’Area Mercato che opera in base alle deleghe assegnate dal CdA al Presidente, che li esercita su proposta del Direttore Generale. Per l’espletamento delle incombenze, ci si avvale delle previsioni di impegno e, in particolare, dei flussi di cassa in scadenza tramite sistemi interni di analisi. Il Consiglio di Amministrazione ha definito delle linee guida sulla gestione della liquidità e in particolare ha stabilito:

che gli impieghi della banca non possono superare il 70% della raccolta dalla clientela;

di investire la liquidità che sarà man mano disponibile, fino ad un massimo del 70% in Titoli di Stato Italiani in euro con scadenza max a 15 anni.

di distribuire la restante liquidità in vari depositi Bancari senza superare il limite di 3.000.000 di euro per ciascun deposito; nell’ambito di tali depositi, quelli vincolati non dovranno superare il 20% del totale ed il termine di tre mesi per quanto riguarda la durata dell’eventuale vincolo.

Sistemi di misurazione del rischio La misurazione e il monitoraggio della posizione di liquidità operativa avviene attraverso: o la verifica giornaliera della posizione di tesoreria; o il monitoraggio e il controllo della propria posizione di liquidità, verificando gli sbilanci

periodali, mediante i report che consentono di sintetizzare la capacità di copertura dei fabbisogni di liquidità.

Il posizionamento della Banca, relativamente alla liquidità operativa e strutturale, viene altresì rendicontato, con frequenza mensile, al Consiglio di Amministrazione. La Banca identifica e misura il rischio di liquidità in un’ottica attuale e prospettica.

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La valutazione prospettica tiene conto del probabile andamento dei flussi finanziari connessi con l’attività di intermediazione. Punto di partenza per il processo è la ricognizione dei flussi e deflussi di cassa attesi (e dei diversi sbilanci o eccedenze) nelle diverse fasce di scadenza residua che compongono la maturity ladder. L’Area Mercato elabora periodicamente una reportistica relativa agli esiti delle attività di attenuazione e controllo del rischio in esame, destinata all’Alta Direzione e al Consiglio di Amministrazione (quest’ultima con periodicità mensile).

RISCHIO RESIDUO Il rischio residuo è il rischio che le tecniche riconosciute per l’attenuazione del rischio di credito utilizzate dalla Banca risultino meno efficaci del previsto. Fornisce una misura dell’efficacia delle tecniche di mitigazione del rischio di credito, del quale è una declinazione. A fronte dell’esposizione a tale rischio, la Banca ha attivato specifici strumenti di controllo, di carattere qualitativo, nei presidi organizzativi e nei sistemi di monitoraggio, che assumono rilevanza anche ai fini dell’ammissibilità delle tecniche di attenuazione del rischio a fini prudenziali. In tale ottica, la banca si avvale anche della procedura fornita dal TREND, resa disponibile dal CSE – Outsourcer informatico della Banca, finalizzata alla segnalazione dei coefficienti prudenziali di Basilea II, che consente l’utilizzo degli strumenti previsti per l’applicazione dei CRM.

RISCHIO STRATEGICO È il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da cambiamenti del contesto operativo o da decisioni aziendali errate, dall’attuazione inadeguata di decisioni, scarsa reattività a variazioni del contesto competitivo. La Banca, al fine di garantire un attento monitoraggio e controllo di tale tipologia di rischio, ha definito un processo che coniuga le esigenze di gestione del business con quelle inerenti una prudente e consapevole assunzione dei rischi. In particolare, la Banca presidia il rischio strategico attraverso le modalità di seguito descritte: - il rischio di business è riferibile a variazioni di utili/margini rispetto ai dati previsti

non legate ad altri fattori di rischio (ad esempio, tassi di interesse) ma a volatilità di volumi o cambiamenti di preferenze della clientela. E’ misurabile solitamente in termini di volatilità degli utili/ margini reddituali;

- il rischio strategico “puro” è legato a fenomeni di forte discontinuità aziendale che

dipendono dalle principali scelte strategiche adottate: per le sue caratteristiche è mitigato attraverso un processo di corretta formulazione dei piani industriali;

- rischio normativo: rischio che eventuali variazioni dell’impianto normativo

nazionale ed internazionale possano inficiare l’attività della Banca e, quindi, la sua capacità di definire il business in maniera efficiente.

Il Consiglio di Amministrazione, definendo il piano industriale, evidenzia la visione futura della banca, il suo posizionamento, gli obiettivi e le relative strategie; la verifica

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periodale del piano industriale permette di attivare tutti i necessari interventi volti a monitorarne il rischio. RISCHIO DI REPUTAZIONE Consiste nel misura il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da una percezione negativa dell’immagine della Banca da parte di clienti, controparti, azionisti della Banca, investitori o autorità di Vigilanza (cosiddetti “stakeholders”). Il Rischio di Reputazione è considerato un rischio di secondo livello o derivato, in quanto viene generato da altri fattori di rischio. La consapevolezza delle difficoltà connesse alla quantificazione dei rischi di reputazione, ha spinto la Banca ad incentrare gli approfondimenti per l’attuazione di adeguati presidi a mitigazione degli stessi sulla qualità degli assetti organizzativi e di controllo. In tale ambito, è stata data la massima rilevanza, nel contesto dell’adeguamento alle disposizioni in materia di compliance, ai profili atti a garantire il rispetto sostanziale dei requisiti di idoneità organizzativa della funzione di compliance previsti dalle disposizioni relative e, in particolare con riguardo a:

il livello di consapevolezza degli organi di vertice in ordine alla rilevanza della tematica;

l’efficacia dell’azione attuativa della Direzione Generale;

la promozione, a tutti i livelli aziendali, di una cultura dell’eticità e della correttezza dei comportamenti;

l’adeguata gestione delle relazioni con tutti i portatori di interesse;

l’idoneità dei sistemi di gestione e contenimento del rischio. L’istituzione di una specifica Funzione permanente, efficace e indipendente, dedicata al presidio e al controllo di conformità alle norme (e la nomina del relativo Responsabile, munito dei necessari requisiti di indipendenza, autorevolezza e professionalità) si pone, infatti, come un presidio organizzativo specificamente rivolto alla gestione e controllo dei rischi legali e di quelli di reputazione a questi collegati. Rientra nel ruolo della Funzione, tra l’altro, il compito di contribuire alla diffusione ed al rispetto di una cultura aziendale improntata ai principi di onestà, correttezza e, per gli aspetti di competenza, alla realizzazione del modello aziendale di monitoraggio e gestione dei rischi. In tale ambito la Funzione contribuisce a garantire la comunicazione e condivisione a tutti i livelli della struttura aziendale di linee di comportamento ispirate alla tutela degli interessi degli investitori, alla definizione di chiare procedure per il collocamento dei prodotti alla clientela, alla costruzione, sulla base di regole condivise, di un sistema di controlli di “Compliance” atti a prevenire la violazione delle disposizioni, in particolare di quelle incidenti sulla relazione con la clientela. A maggior supporto della Funzione di “Compliance”, la Banca ha stipulato un contratto di “consulenza” per la “Compliance” con primario Studio professionale del settore (Studio Professionale associato a Baker & McKenzie).

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L’importanza attribuita dalla Banca al mantenimento del proprio standing reputazionale è riflessa nella costante attenzione alle tematiche di carattere socio/economico ed ambientale, oltre che nella qualità dei prodotti offerti alla propria clientela, nel livello dei servizi resi alla stessa e nell’adeguatezza e trasparenza delle condizioni economiche applicate. La Banca si è anche dotata di uno specifico “Codice Etico” che enuncia l’insieme dei principi, dei diritti, dei doveri e delle responsabilità della Banca rispetto a tutti i soggetti con i quali la stessa entra in relazione per il conseguimento del proprio oggetto sociale e si propone di fissare standard di riferimento e norme comportamentali. Con riferimento al rischio di reputazione, la Banca ha ricevuto, per il 2013, un solo reclamo per i servizi bancari, che è puntualmente definito.

Tavola 2 – Ambito di applicazione Informativa qualitativa Gli obblighi di informativa sono attribuiti alla Banca di Credito Peloritano spa, la quale non appartiene a Gruppi Bancari e non detiene partecipazioni in altre società.

Tavola 3 – Composizione del patrimonio di Vigilanza Il patrimonio di vigilanza è calcolato a partire dai valori patrimoniali e dal risultato economico, determinati con l’applicazione dei principi contabili internazionali IAS/IFRS, sulla base della Circolare 263 del 2006 (Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche) e della Circolare 155 del 1991 (Istruzioni per la compilazione delle segnalazioni sul patrimonio di vigilanza e sui coefficienti prudenziali), entrambe emanate dalla Banca d’Italia. Gli aggiornamenti alle Circolari citate recepiscono le modifiche nel frattempo introdotte. Il patrimonio di vigilanza è calcolato come somma algebrica di una serie di elementi positivi e negativi, la cui computabilità viene ammessa - con o senza limitazioni - in relazione alla loro qualità patrimoniale. L’importo di tali elementi è depurato degli eventuali oneri di natura fiscale. Il patrimonio di vigilanza è costituito dal patrimonio di base e dal patrimonio supplementare. Sia il patrimonio di base (TIER 1) sia quello supplementare (TIER 2), sono determinati sommando algebricamente gli elementi positivi e gli elementi negativi che li compongono, previa considerazione dei così detti “filtri prudenziali”. Con tale espressione si intendono tutti quegli elementi rettificativi, positivi e negativi, del patrimonio di vigilanza, introdotti dalle Autorità di Vigilanza con il fine esplicito di ridurre la potenziale volatilità indotta dall’applicazione dei principi contabili internazionali IAS/IFRS.

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DESCRIZIONE DELL’INFORMAZIONE

Informativa qualitativa

A)

La Banca di Credito Peloritano spa, non possiede strumenti innovativi di capitale. Il patrimonio di base è rappresentato dal capitale sociale, dalle riserve (al netto delle perdite dell’esercizio in corso e di quelle dell’esercizio precedente) ed al netto delle immobilizzazioni immateriali.

Informativa quantitativa

B)

Patrimonio di base (TIER1) €/mgl 7.699 o Elementi positivi del patrimonio di base

€/mgl 9.152 (di cui capitale sociale €/mig. 9.150) (di cui riserve da valutazione €/mig. 2)

o Elementi negativi del patrimonio di base €/mgl 1.453 (per perdite di periodo e precedente)

C)

Patrimonio supplementare (TIER 2) €/mgl. 1 per riserve da valutazione

D)

Al 31/12/2013 non sussistono ulteriori elementi negativi riconducibili al patrimonio di vigilanza. La Banca non adotta il sistema IRB.

E)

Patrimonio di vigilanza al 31/12/2013 €/mgl. 7.700

Tavola 4 – Adeguatezza patrimoniale

DESCRIZIONE DELL’INFORMAZIONE

Informativa qualitativa

A)

La Banca, coerentemente con le disposizioni di vigilanza prudenziale (Circ. 263 della Banca d’Italia) valuta, attraverso il processo ICAAP, la propria adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica.

Informativa quantitativa

B)

Rischio di credito (metodo standardizzato) €/mgl 1.531 di cui: Amministrazioni centrali e banche centrali €/mgl --- Intermediari vigilati €/mgl 96 Enti del settore pubblico €/mgl 7 Esposizioni al dettaglio (retail) €/mgl 266 Imprese ed altri soggetti €/mgl 739 Esposizioni garantite da immobili €/mgl 174 Altre esposizioni €/mgl 249

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D) Rischio di controparte: la Banca non ha in essere operazioni in derivati ne operazioni di pct. Gli investimenti in strumenti finanziari sono rivolti esclusivamente verso titoli dello Stato Italiano

E) Rischio di mercato: In ottemperanza a quanto disposto dalla Circ. 263 Banca d’Italia, Titolo II cap. 4 avendo un portafoglio inferiore ai 15 mln di € la Banca è esentata dalla misurazione del rischio .

F) Rischio operativo: (metodo base- BIA-) €/mgl 170

G) Requisito patrimoniale complessivo €/mgl. 4.269 TIER 1capital ratio 40% (Patrimonio base /Attività rischio ponderate) Total capital ratio 40% (Patrimonio base /Attività rischio ponderate)

La Banca d'Italia ha richiamato l’attenzione degli intermediari su una rinnovata prudenza nella gestione e nella pianificazione delle proprie risorse patrimoniali, riaffermando che il patrimonio è elemento centrale nel presidio della stabilità dei singoli intermediari e del sistema finanziario nel suo complesso. Pertanto, la dotazione patrimoniale delle banche deve posizionarsi su livelli congrui a fronteggiare tutti i rischi assunti e, più in generale, le esigenze individuate dal processo ICAAP. Le nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche, emanate da Banca d’Italia (Circolare 263), sottolineano l’importanza del processo aziendale di valutazione dell’adeguatezza patrimoniale (così detto processo ICAAP - Internal Capital Adequacy Assessment Process). La normativa stabilisce che le banche debbano definire un processo volto a determinare il capitale complessivo adeguato, in termini attuali e prospettici, a fronteggiare tutti i rischi rilevanti. La Banca di Credito Peloritano spa valuta la propria adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica, nell'ambito del Primo e Secondo Pilastro della Circolare 263 della Banca d'Italia, attraverso specifici processi implementati appositamente per tale finalità. E' stato infatti predisposto il "Regolamento del processo interno di valutazione dell'adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica (ICAAP)", documento che ha la finalità di descrivere l'articolazione del processo interno di determinazione dell'adeguatezza patrimoniale, illustrando le modalità operative adottate per calcolare il capitale interno complessivo necessario alla copertura dei rischi rilevanti a cui la Banca è esposta, in termini sia attuali che prospettici. Le evidenze del processo ICAAP sono annualmente portate all'attenzione della Banca d'Italia in un resoconto dettagliato.

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Tavola 5 – Rischio di credito: o informazioni generali riguardanti tutte le

banche A) Informativa qualitativa E’ obiettivo primario della banca presidiare il rischio creditizio in tutte le sue fasi ed in tutte le sue manifestazioni attraverso una continua attività di monitoraggio e sorveglianza. Definizione di crediti “scaduti” e “deteriorati” utilizzate ai fini contabili sono coincidenti con quelle definite dalla normativa di Vigilanza (cfr. Circ. B.I. n. 272 del 30 luglio 2008- Avvertenze generali), le esposizioni deteriorate sono suddivise nelle seguenti categorie:

Sofferenze: esposizioni per cassa e fuori bilancio nei confronti di un soggetto in stato di insolvenza, anche non accertato giudizialmente, o in situazioni sostanzialmente equiparabili, indipendentemente dalle eventuali previsioni di perdita formulate dalla Banca. Si prescinde dall’esistenza di eventuali garanzie (reali o personali) poste a presidio delle esposizioni, mentre sono incluse le esposizioni nei confronti degli enti locali (comuni e province) in stato di dissesto finanziario, per la quota parte assoggettata alla pertinente procedura di liquidazione.

Partite incagliate: esposizioni per cassa e fuori bilancio nei confronti di soggetti in temporanea situazione di obiettiva difficoltà, che sia prevedibile possa essere rimossa in un congruo periodo di tempo. Per la classificazione di tali posizioni si prescinde dall’esistenza di eventuali garanzie personali o reali.

Esposizioni ristrutturate: esposizioni per cassa e fuori bilancio per le quali una banca (o un pool di banche), a causa del deterioramento delle condizioni economico-finanziarie del debitore, acconsente a modifiche delle originarie condizioni contrattuali (ad esempio, riscadenzamento dei termini, riduzione del debito e/o degli interessi) che diano luogo a una perdita.

Esposizioni scadute e/o sconfinanti: esposizioni per cassa e fuori bilancio diverse

da quelle classificate a sofferenza, incaglio o fra le esposizioni ristrutturate, che, alla

data di chiusura del periodo ,sono scadute o sconfinanti da oltre 90 giorni. Le

esposizioni scadute e/o sconfinanti sono determinate facendo riferimento al singolo

debitore.

I crediti non riconducibili nelle suddette categorie vengono considerati in bonis.

Le gestione delle partite anomale comporta l’assunzione di comportamenti coerenti con

il grado di anomalia rilevata, pertanto i criteri per la determinazione delle svalutazioni da

apportare ai crediti non performing si basano sull’attualizzazione dei flussi finanziari

attesi per capitale ed interessi, tenendo conto delle eventuali garanzie che assistono le

posizioni e di eventuali anticipi ricevuti.

Ai fini della determinazione del valore attuale dei flussi, gli elementi fondamentali sono

rappresentati dall’individuazione degli incassi stimati, delle relative scadenze e del tasso

di attualizzazione da applicare. L’entità della perdita risulta pari alla differenza tra il

valore contabile dell’attività e il valore attuale dei futuri flussi finanziari attesi, scontati al

tasso di interesse effettivo originario.

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La valutazione dell’adeguatezza delle rettifiche di valore avviene analiticamente, per singola posizione, assicurando adeguati livelli di copertura delle perdite previste. L’analisi delle esposizioni deteriorate viene effettuata dalla Funzione Crediti, che presidia i rischi. La risoluzione dello stato di difficoltà delle controparti, è il fattore determinante per il rientro delle posizioni “in bonis”; tale evento è sostanzialmente concentrato nelle relazioni a esposizioni con crediti scaduti e/o sconfinanti in via continuativa ed in quelle in “incaglio”. La valutazione dei crediti “non performing” (crediti che, in funzione delle definizioni attribuite da Banca d’Italia, si trovano in stato di sofferenza, incaglio, ristrutturati, esposizioni scadute) avviene, quindi, secondo modalità analitiche. Per la determinazione delle svalutazioni da apportare viene anche effettuata una valutazione della situazione economico/patrimoniale dei debitori e dei singoli garanti, tenendo conto, sostanzialmente, dell'esistenza di beni immobiliari/mobiliari aggredibili, al netto di eventuali gravami esistenti, nonché della capacità di rimborso dei debiti, avuto riguardo alla loro totalità ed alle risorse disponili a sostegno dei relativi impegni. L’analisi è condotta attraverso l’utilizzo di dati reperibili, quindi, consultando i bilanci, gli accertamenti ipocatastali, la centrale dei rischi, le informazioni reperite da soggetti terzi, la documentazione presentata da debitori e da garanti. In particolare, per quanto attiene le sofferenze, le situazioni che principalmente si possono presentare sono le procedure concorsuali (fallimento, liquidazione coatta amministrativa, amministrazione straordinaria oppure concordato preventivo), esecuzioni immobiliari, esecuzioni mobiliari, azioni di revocatoria ordinaria. Le rettifiche sono effettuate analiticamente, tenendo anche conto dei potenziali importi revocabili secondo i conteggi effettuati Ad ogni data di bilancio o situazione infra annuale viene accertata l’eventuale obiettiva evidenza che un’attività finanziaria o un gruppo di attività finanziarie abbia subito una riduzione di valore. Tale circostanza ricorre quando è prevedibile che l’azienda non sia in grado di riscuotere l’ammontare dovuto, sulla base delle condizioni contrattuali originarie, ossia, in presenza: o di significative difficoltà finanziarie dell’emittente o debitore;

o di una violazione del contratto, quale un inadempimento o un mancato pagamento

degli interessi o del capitale;

o del fatto che il finanziatore, per ragioni economiche o legali relative alla difficoltà finanziaria del beneficiario, estende al beneficiario una concessione che il finanziatore non avrebbe altrimenti preso;

o della scomparsa di un mercato attivo di quell’attività finanziaria, dovuta a difficoltà finanziarie;

o della probabilità che il beneficiario dichiari procedure di ristrutturazione finanziaria;

o di dati rilevabili che indichino l’esistenza di una diminuzione sensibile, nei futuri flussi finanziari stimati per un gruppo, di attività finanziarie similari sin dal momento della

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rilevazione iniziale di quelle attività, sebbene la diminuzione non possa essere ancora identificata con le singole attività finanziarie nel gruppo.

La valutazione dei crediti performing (posizioni “in bonis”) riguarda portafogli per i quali non sono riscontrati elementi oggettivi di perdita e che, pertanto, vengono assoggettati ad una valutazione collettiva, mediante raggruppamenti in classi omogenee di rischio, in funzione del tipo di controparte affidata (settori di attività economica - SAE) e delle aree geografiche di residenza della clientela. La metodologia di calcolo, utilizzata per il calcolo dell'impairment collettivo sui crediti non deteriorati, si fonda su un approccio basato sui tassi di decadimento degli impieghi per cassa, pubblicati dalla Banca d'Italia (stante il limitato numero di campioni di stima disponibili, essendo la Banca in fase di start-up) e sull'applicazione di una LGD (Loss Given Default) piena. Possono essere previsti dei correttivi gestionali alle PD (Probability of Default) applicate, giustificati con opportuna documentazione. Si rammenta che la Banca di Credito Peloritano spa ha avviato la sua attività il 16 Luglio 2012, e nell’anno in esame, non ha registrato clientela in “default”, come classificata dalle norme della Banca d’Italia. Fattore anche confermato dall’andamento dei primi mesi del 2014.

DESCRIZIONE DELL’INFORMAZIONE

Informazioni quantitative

b) Al 31 Dicembre 2013 il totale delle esposizioni era così suddiviso:

Attività Finanziarie disponibili per la vendita €/mgl 14.290

Crediti verso Banche €/mgl 6.157

Crediti verso Clientela €/mgl 19.230

c) La Banca opera esclusivamente nella provincia di Messina e, pertanto, le posizioni creditizie sono da ricondurre nella predetta area geografica.

d) L’esposizione creditizia verso clientela :

Imprese finanziarie €/mgl 349

Istituzioni ed Enti senza fine di lucro €/mgl 96

Imprese produttive €/mgl 10.914

Famiglie produttrici €/mgl 2.591

Famiglie consumatrici €/mgl 5.280

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e) La distribuzione per vita residua contrattuale dell’intero portafoglio della banca al 31/12/2013 é cosi ripartita:

Attività per cassa a vista €/mgl 9.902 di cui : finanziamenti banche €/mgl 3.385 Finanziamenti clientela €/mgl 6.517

Attività per cassa <= 1 mese €/mgl 483 di cui : finanziamenti banche €/mgl 172 Finanziamenti clientela €/mgl 311

Attività per cassa >= 1 mese e < 3 mesi €/mgl 3.436 di cui : Titoli di Stato €/mgl 161 Altri titoli di debito €/mgl. 2.600 Finanziamenti clientela €/mgl 675

Attività per cassa >= 3 mesi e < 6 mesi €/mgl 878 di cui : finanziamenti clientela €/mgl 878

Attività per cassa >= 6 mesi e < 1 anno €/mgl.1.443 di cui : Finanziamenti clientela €/mgl 1.282 Titoli di Stato €/mgl 161

Attivitàper cassa >= 1 anno e < 5 anni €/mgl. 5.580 di cui Finanziamenti clientela €/mgl 5.580

Attività per cassa >= 5 anni €/mgl 18.470 di cui Finanziamenti clientela €/mgl 4.830 Titoli di Stato €/mgl 13.640

f) Al 31/12/2013 la Banca non aveva posizioni deteriorate Le rettifiche di valore sulla clientela classificata “in bonis” ammontano a €/mgl 176;

g) La Banca opera nella provincia di Messina e, come indicato nel punto precedente, non sussistono posizioni deteriorate.

h) Le rettifiche di valore, che riguardano solo i crediti “in bonis”, sono state imputate direttamente al conto economico.

Tavola 6 – Rischio di credito: o informazioni relative ai portafogli assoggettati al metodo standardizzato e

alle esposizioni creditizie specializzate e in strumenti di capitale nell’ambito dei metodi IRB

DESCRIZIONE DELL’INFORMAZIONE

Informativa qualitativa

A)

La Banca di Credito Peloritano spa, ai fini del calcolo del requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito, utilizza la metodologia standardizzata, nell'ambito della quale è prevista la suddivisione delle esposizioni in diversi portafogli, a seconda della natura della controparte, ovvero, delle caratteristiche tecniche del rapporto o delle modalità di svolgimento di quest'ultimo e l'applicazione a ciascun portafoglio di coefficienti di ponderazione diversificati.

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Informativa quantitativa

B) Alla data del 31 dicembre 2013 le attività di rischio sulle quali applicare il requisito patrimoniale dell’8% erano così suddivise per tipologia:

1. Amministrazione e banche centrali

Esposizione lorda €/mgl 15.238

Valore ponderato €/mgl.-----

Assorbimento patrimoniale €/mgl-----

2. Intermediari Vigilati

Esposizione lorda €/mgl 5.985

Valore ponderato €/mgl. 1.197

Assorbimento patrimoniale €/mgl 96

3. Enti del settore pubblico e senza scopo di lucro

Esposizione lorda €/mgl 62

Valore ponderato €/mgl. 62

Assorbimento patrimoniale €/mgl 5 4. Enti del settore pubblico

Esposizione lorda €/mgl 28

Valore ponderato €/mgl. 28

Assorbimento patrimoniale €/mgl 2 5. Esposizione al dettaglio (retail)

Esposizione lorda €/mgl 4.465

Valore ponderato €/mgl 3.322

Assorbimento patrimoniale €/mgl 266

6. Imprese ed altri soggetti

Esposizione lorda €/mgl 9.943

Valore ponderato €/mgl. 9.231

Assorbimento patrimoniale €/mgl 739

7. Esposizioni garantite da immobili

Esposizione lorda €/mgl 5.416

Valore ponderato €/mgl..2.178

Assorbimento patrimoniale €/mgl 174

8. Altre esposizioni

Esposizione lorda €/mgl 3.618

Valore ponderato €/mgl..3.117

Assorbimento patrimoniale €/mgl 249

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Tavola 8 – Tecniche di attenuazione del rischio (CRM)

DESCRIZIONE DELL’INFORMAZIONE

Informativa qualitativa

A)

La Banca non adotta politiche e processi in materia di compensazioni in bilancio e “fuori bilancio”. Pertanto non ricorre a forme di protezione per il rischio di credito e di controparte .

B) Con riferimento all’acquisizione, valutazione e gestione delle principali forme di garanzia reale, la Banca ha definito specifiche politiche e procedure, al fine di assicurare il soddisfacimento dei requisiti giuridici, economici e organizzativi, previsti dalla normativa, per il loro riconoscimento ai fini prudenziali al momento della costituzione della protezione e per tutta la durata della stessa. In particolare: a) sono stati sviluppati e posti in uso standard della

contrattualistica utilizzata; b) eventuali testi non standard verranno sottoposti a

parere legale e ad analisi della Funzione Compliance;

c) le diverse tipologie di garanzie accettate e le connesse politiche creditizie sono state chiaramente documentate e divulgate tramite specifici Regolamenti e Ordini di Servizio;

d) l’outsourcer, che gestisce il sistema informativo, assicura la presenza di una procedura a supporto delle fasi del ciclo di vita della garanzia (acquisizione, valutazione, gestione, rivalutazione e realizzo).

Le misure di controllo cui è soggetta la concessione del credito con acquisizione di garanzie reali, sono differenziate per tipologia di garanzia. Si possono individuare due tipologie di garanzie principali, sia per volumi di credito che per il numero della clientela, soggette quindi a normative differenti: - ipoteca (su immobili residenziali e commerciali); - pegno (su titoli e denaro). Relativamente alle garanzie ipotecarie su immobili, le politiche e le procedure aziendali assicurano che siano sempre acquisite e gestite con modalità atte a garantirne l’opponibilità in tutte le giurisdizioni pertinenti e l’escutibilità in tempi ragionevoli. In tale ambito, la Banca ha definito specifiche politiche e procedure interne con riguardo:

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- alla non dipendenza del valore dell’immobile in misura rilevante dal merito di credito del debitore;

- alla indipendenza del soggetto incaricato della valutazione ed esecuzione della stima ad un valore non superiore al valore di mercato; In tale ottica la Banca fa redigere le valutazioni degli immobili da staggire a garanzia in base alle “Linee guida per la valutazione degli immobili in garanzia delle esposizioni creditizie” redatto dall’ABI nel 2011;

- alla presenza di un’assicurazione contro il rischio danni sul bene oggetto di garanzia;

- alla messa in opera di un’adeguata sorveglianza sul valore dell’immobile, al fine di verificare la sussistenza nel tempo dei requisiti che permettono di beneficiare di un minor assorbimento patrimoniale sulle esposizioni garantite;

- al rispetto del rapporto massimo tra fido richiesto e valore della garanzia (loan-to-value): 80% per gli immobili residenziali e 60% per quelli commerciali;

- alla destinazione d’uso dell’immobile e alla capacità di rimborso del debitore.

Con riguardo alle garanzie reali finanziarie, la Banca, nell’ambito della definizione delle politiche e processi per la erogazione e gestione del rischio di credito, ha definito specifiche disposizioni (inserite nei Regolamenti e negli Ordini di Servizio). Nei casi in cui il valore del bene in garanzia sia soggetto a rischi di mercato la Banca utilizza il concetto di scarto di garanzia, (misura espressa in percentuale sul valore della garanzia offerta) il cui valore è previsto nei Regolamenti e Ordini di Servizio della Banca e definito in funzione della tipologia del Titolo. In fase di delibera, viene considerata come garantita la sola parte del finanziamento coperta dal valore del bene al netto dello scarto. Viene richiesto l’adeguamento delle garanzie per le quali il valore di mercato risulta inferiore al valore di delibera al netto dello scarto.

C) Le principali garanzie reali che la banca accetta sono:

Ipoteche immobiliari (in principale modo su cespiti residenziali)

Pegno (denaro, Titoli di Stato, Strumenti finanziari quotati nei mercati regolamentari)

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Informativa quantitativa

F) Al 31/12/2013 la Banca presentava un totale di esposizioni per cassa e fuori bilancio garantite pari a €/mgl 16.091 Così ripartite:

Esposizioni garantite da garanzie reali €/mln 14.229

Esposizioni garantite da garanzie personali €/mgl 6.966

Tavola 9 – Rischio di controparte

DESCRIZIONE DELL’INFORMAZIONE

Informativa qualitativa

A)

Il rischio di controparte costituisce una particolare fattispecie del rischio di credito e rappresenta il rischio che la controparte di una transazione, avente a oggetto determinati strumenti finanziari, risulti inadempiente prima del regolamento della transazione stessa. Il rischio di controparte grava sulle seguenti tipologie di transazioni:

derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa OTC,

- operazioni pronti contro termine attive e passive su titoli o merci, operazioni di concessione o assunzione di titoli o merci in prestito e finanziamenti con margini (operazioni SFT)

- operazioni con regolamento a lungo termine; Tale rischio è una particolare fattispecie del rischio di credito, che genera una perdita se le transazioni poste in essere con una determinata controparte hanno un valore positivo al momento dell’insolvenza. La Banca non ha in essere posizioni con controparti, rivenienti da contratti su operazioni in derivati e pronti contro termine, e, per gli investimenti in strumenti finanziari, si attiene alle specifiche delibere del CdA, che prevedono investimenti solo in Titoli dello Stato Italiano.

Informativa quantitativa

B) Al 31/12/2013 la Banca non ha in essere posizioni oggetto di rischio di controparte.

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Tavola 12 – Rischio operativo Informativa qualitativa Per rischio operativo si intende il rischio di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni. In tale categoria di rischio è compreso il rischio legale, mentre non sono inclusi quelli strategici e di reputazione. Per il calcolo del requisito la banca utilizza la metodologia regolamentare BIA (Basic Indicator Approach) che prevede il calcolo del requisito patrimoniale applicando un coefficiente regolamentare del 15% ad un indicatore del volume di operatività aziendale, individuato nel margine d’intermediazione (Banca d’Italia - Circolare 263/2006, Titolo II, Capitolo 5, Parte Seconda, Sezione I).

Tavola 14 – Rischio di tasso d’interesse sulle posizioni incluse nel

portafoglio

DESCRIZIONE DELL’INFORMAZIONE

Informativa qualitativa

A) Natura del rischio di tasso di interesse: Il rischio di tasso sul “portafoglio bancario” rappresenta il rischio attuale o prospettico di diminuzione di valore del patrimonio o di diminuzione del margine d’interesse, derivante dagli impatti delle variazioni avverse dei tassi di interesse sulle attività diverse da quelle allocate nel portafoglio di negoziazione di vigilanza. La Banca, che ha avviato la sua operatività dal 16 luglio 2012, non effettua finanziamenti con opzione di rimborso anticipato e predilige il frazionamento della raccolta. La misurazione del rischio avviene trimestralmente, in coincidenza con la scadenza delle segnalazioni di Vigilanza relative al patrimonio ed ai coefficienti.

Informativa quantitative

B) Per la determinazione del capitale interno a fronte del rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario, la Banca ha deciso di utilizzare l’algoritmo semplificato, previsto nell’Allegato C Titolo III Cap.1 della Circolare 263/06 di Banca d’Italia, per la determinazione della variazione del valore economico del portafoglio bancario. Attraverso tale metodologia viene valutato l’impatto di una variazione ipotetica dei tassi, pari a 200 punti base, sull’esposizione al rischio di tasso di interesse relativo al portafoglio bancario. A tal fine le attività e le passività vengono preventivamente classificate in fasce temporali in base alla loro vita residua ed aggregate per “valute rilevanti”.

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Per ogni aggregato di posizioni viene, quindi, calcolata, all’interno di ciascuna fascia, l’esposizione netta, come compensazione tra posizioni attive e posizioni passive, secondo l’analisi dei relativi cash flow. Le esposizioni nette di ogni fascia, denominate nella medesima valuta, sono, quindi, moltiplicate per i fattori di ponderazione ottenuti dal prodotto tra una variazione ipotetica dei tassi di 200 punti base e un’approssimazione della duration modificata definita dalla Banca d’Italia per ciascuna fascia, e sommate. L’aggregazione delle diverse valute, attraverso la somma dei valori assoluti delle esposizioni ponderate nette per aggregato, rappresenta la variazione di valore economico aziendale a fronte dello scenario ipotizzato. Si procede quindi alla determinazione dell’indicatore di rischiosità come rapporto tra il valore somma ed il patrimonio di vigilanza, onde verificare che non si determini una riduzione del valore economico della Banca superiore al 20% del patrimonio di vigilanza. La Banca effettua, inoltre, prove di stress, avvalendosi delle metodologie semplificate indicate dalla normativa, attraverso un incremento di 100 bp dello shock di tasso ipotizzato nella tabella di ponderazione. Al 31 Dicembre 2013 lo shock di tasso di 200 punti base nel modello di quantificazione del rischio di tasso d’interesse, determina, un assorbimento patrimoniale di €/mgl 2.283 pari al 29,64% del patrimonio di Vigilanza.

Tavola 15 – Sistemi e prassi di remunerazione e incentivazione

DESCRIZIONE DELL’INFORMAZIONE

Informativa qualitativa A) Le Disposizioni di Vigilanza in materia di politiche e prassi di remunerazione e incentivazione nelle Banche, nell’ambito del procedimento attuativo della disciplina comunitaria, si prefiggono l’obiettivo di pervenire –nell’interesse di tutti gli stakeholder– all’adozione di sistemi di remunerazione in linea con le strategie e gli obiettivi aziendali di lungo periodo, collegati con i risultati aziendali, opportunamente corretti per tenere conto di tutti i rischi, nonché coerenti con i livelli di capitale e di liquidità necessari a fronteggiare le attività intraprese. In ogni caso, le retribuzioni debbono essere tali da evitare incentivi distorti che possano indurre a violazioni normative o ad un’eccessiva assunzione di rischi per la banca.

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Tenuto conto che tali disposizioni debbono essere applicate secondo il criterio di proporzionalità e con modalità appropriate alle proprie caratteristiche, l’Assemblea straordinaria dei soci del 18 Dicembre 2011 ha approvato il Regolamento delle “ Politiche di Remunerazione ed Incentivazione”. Lo statuto prevede che l’Assemblea ordinaria, oltre a stabilire i compensi spettanti agli Organi nominati, approvi le Politiche di Remunerazione a favore degli organi con funzione di supervisione, gestione e controllo e del personale, nonché i piani basati su strumenti finanziari. All’Assemblea deve essere sottoposta un’informativa completa e chiara sulle politiche e sulle prassi di remunerazione e incentivazione che si intendono adottare, al fine di esplicitare le finalità e le modalità di attuazione delle politiche, il controllo svolto sulle medesime, le caratteristiche relative alla struttura dei compensi, la loro coerenza rispetto agli indirizzi e agli obiettivi definiti, la conformità alla normativa applicabile, l’eventuale modificazione rispetto ai sistemi già approvati, l’evoluzione delle dinamiche retributive. All’Assemblea deve essere, inoltre, assicurata un’informativa, almeno annuale, sulle modalità con cui sono state attuate le Politiche di Remunerazione, in conformità alle indicazioni fornite dall’Organo di Vigilanza. Ai sensi dello Statuto, il Consiglio di amministrazione, sentito il Collegio Sindacale, stabilisce la remunerazione degli amministratori che ricoprono particolari cariche previste dallo Statuto. L’Organo definisce i sistemi di remunerazione ed incentivazione –da portare all’approvazione dell’Assemblea- esamina, con periodicità almeno annuale, la politica di remunerazione ed essendo responsabile della sua corretta attuazione, assicura che la predetta politica sia adeguatamente documentata ed accessibile all’interno della struttura aziendale. L’Organo deve, altresì, assicurarsi che detti sistemi siano coerenti con le scelte complessive della Banca in termini di assunzione dei rischi, di strategie, di obiettivi di lungo periodo, di assetto di governo societario e dei controlli interni. La Funzione di Conformità verifica che il sistema premiante aziendale sia coerente con gli obiettivi di rispetto delle norme dello Statuto, in modo che siano opportunamente contenuti i rischi legali e reputazionali insiti, soprattutto, nelle relazioni con la clientela. La Funzione di Revisione interna verifica, con frequenza almeno annuale, la rispondenza delle prassi di remunerazione alle politiche approvate e alla normativa di riferimento.

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INFORMATIVA AL PUBBLICO SULLA SITUAZIONE DELLA BANCA AL 31.12.2013 Pag. 35

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE. Sono destinatari di un emolumento annuo, nella forma di medaglie di presenza per la partecipazione alle riunioni dell’organo stabilite dall’Assemblea dei soci, oltre al rimborso delle spese sostenute per l’espletamento delle loro funzioni Il Consiglio di Amministrazione, sentito il parere del Collegio Sindacale, stabilisce ai sensi dell’art. 2389 del c.c. e 21 dello Statuto, la remunerazione degli amministratori investiti di particolari cariche e/o incarichi, quali il Presidente ed il Vice Presidente, correlando la remunerazione, in misura fissa, all’impegno ed alle responsabilità assunte. In particolare, le disposizione del Codice civile e dello Statuto assegnano al Presidente numerosi compiti e correlate responsabilità, tenuto conto che lo stesso si pone come interlocutore degli organi interni di controllo e di raccordo della Direzione Generale con il Consiglio di amministrazione ed, infine, quale soggetto che indirizza l’attività degli organi collegiali.

COLLEGIO SINDACALE Sono destinatari di un compenso fisso, valido per l’intera durata dell’incarico, stabilito dall’Assemblea dei soci, tenuto conto delle tariffe professionali, e del rimborso delle spese sostenute per l’espletamento delle loro funzioni. Non sono destinatari di alcuna componente variabile o collegata ai risultati aziendali. PERSONALE DIPENDENTE

DIRETTORE GENERALE E ALTRI DIRIGENTI Il trattamento economico riconosciuto al Direttore Generale ed agli altri Dirigenti è stabilito dal Consiglio di Amministrazione, cui compete la loro nomina e la determinazione delle loro attribuzioni, ai sensi dell’art.16 dello Statuto sociale. Tale trattamento è individuato in modo tale da attrarre e mantenere in azienda soggetti aventi professionalità e capacità adeguate alle esigenze della Banca, nel rispetto della normativa vigente e della disciplina del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro. In particolare, il trattamento economico applicato al Direttore Generale e agli altri Dirigenti è di carattere fisso e invariabile – cioè non correlato a risultati aziendali o individuali, né ad iniziative premianti o incentivanti. Infine, al Direttore Generale e agli altri dirigenti compete il trattamento di fine rapporto in occasione della cessazione del rapporto di lavoro, come stabilito dall’art.2120 c.c. e dal CCNL.

QUADRI DIRETTIVI Le retribuzioni corrisposte al personale della Banca appartenente alla categoria dei quadri direttivi sono determinate sulla base delle previsioni del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per i quadri direttivi. La contrattazione collettiva di lavoro, inoltre, può

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INFORMATIVA AL PUBBLICO SULLA SITUAZIONE DELLA BANCA AL 31.12.2013 Pag. 36

disporre, in favore del personale, sistemi integrativi di natura assistenziale e previdenziale; infine, compete il trattamento di fine rapporto in occasione della cessazione del rapporto di lavoro.

RESPONSABILI DELLE FUNZIONI DI CONTROLLO INTERNO

La retribuzione dei responsabili delle funzioni di controllo interno è adeguata al ruolo ricoperto. La Banca non ha adottato meccanismi di incentivazione rivolti al predetto personale

COLLABORAZIONI E INCARICHI PROFESSIONALI

Il Consiglio di Amministrazione potrà attribuire lo svolgimento di determinate funzioni attraverso la stipula di contratti di collaborazione a progetto o consulenza entro determinati limiti temporali per finalità di contenimento dei costi e per reperire personale di elevato standing professionale. I criteri di conferimento degli incarichi professionali e di collaborazione sono ispirati a principi di competenza, economicità, trasparenza e correttezza. Tutti i compensi e/o le somme, a qualsiasi titolo corrisposte ai soggetti di cui sopra, sono adeguatamente documentati e, comunque, proporzionati all’attività svolta, anche in considerazione delle condizioni di mercato e delle norme di legge applicabili.

La Banca non corrisponderà, per i primi tre esercizi, né

agli amministratori, né ai dirigenti, né al personale dipendente, alcuna retribuzione variabile in aggiunta agli emolumenti fissati. Solo a partire dal quarto anno, in presenza di risultati economici favorevoli, potranno essere stabiliti degli incentivi che, in ogni caso, non dovranno superare il 20% della parte fissa.

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Informativa quantitativa B) I compensi erogati nel 2013 sono così suddivisi: Amministratori €/mgl 157

Sindaci €/mgl 71

Le retribuzioni al personale erogate nel 2013, suddivise per livello funzionale sono le seguenti: Retribuzioni Oneri e altr.cos

-Dirigenti (n. 2) €/mgl 170 44 -Quadri direttivi (4) €/mgl 217 63 -Restante personale dip. (14) €/mgl 372 36

Tutte le retribuzioni sono costituite da componente fissa Gli accantonamenti e le indennità di fine rapporto contabilizzate nel 2013 sono così suddivisi: -Dirigenti (n. 2) €/mgl 11 -Quadri direttivi (4) €/mgl 10 -Restante personale dip. (14) €/mgl 23

Nel corso del 2013 non sono stati corrisposti trattamenti di fine rapporto.

Relativamente al “Rischio di leva finanziaria eccessiva”, previsto dalle Circolari 285 e 286 dell’Organo di Vigilanza con decorrenza dall’1 gennaio 2014, la Banca effettuerà la relativa analisi della valutazione del rischio a partire dal 1° trimestre 2014. In merito al “Rischio di trasferimento" con riferimento all’anno 2014, la Banca non valuterà la materialità del rischio in quanto la relativa operatività non rientra nelle sue strategie di business.