3
Autonomia e indipendenza dei territori africani Author(s): ALBERTO ALLEGRINI Source: Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente, Anno 8, No. 10 (Ottobre 1953), pp. 265-266 Published by: Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO) Stable URL: http://www.jstor.org/stable/40756053 . Accessed: 15/06/2014 15:09 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO) is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente. http://www.jstor.org This content downloaded from 185.44.77.62 on Sun, 15 Jun 2014 15:09:26 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

Autonomia e indipendenza dei territori africani

Embed Size (px)

Citation preview

Autonomia e indipendenza dei territori africaniAuthor(s): ALBERTO ALLEGRINISource: Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africae l’Oriente, Anno 8, No. 10 (Ottobre 1953), pp. 265-266Published by: Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO)Stable URL: http://www.jstor.org/stable/40756053 .

Accessed: 15/06/2014 15:09

Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at .http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp

.JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range ofcontent in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new formsof scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected].

.

Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO) is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extendaccess to Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente.

http://www.jstor.org

This content downloaded from 185.44.77.62 on Sun, 15 Jun 2014 15:09:26 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

AFFRICA 265

Autonomia e indipendenza dei territori africani

di ALBERTO ALLEGRINI

L'Assemblea generale delle N. U., vista l'imprecisione della Carta di S. Francisco, con decisione del 10 dicembre 1952 ha istituito un Comitato ad hoc con l'incarico di sol- lecitare e approfondire la studio dei «fattori di cui bi- sogna tener conto per decidere se un territorio ha rag- giunto o no la completa autonomia ». Ed ha invitato i membri deU'OJV.U. a comunicare per iscritto, entro il Io maggio 1953, al segretario generale, i loro punti di vista sulle questioni che figurano nel mandato del Comitato, di cui fanno parte i rappresentanti dell'Australia, del Bel- gio*, della Birmânia, di Cuba, degli S.U. d'America, del Guatemala, delTIrak, dei Paesi Bassi, del Regno Unito di G. B. e d'Irlanda del Nord e del Venezuela.

Hanno risposto entro il termine prefisso il Belgio, la Grecia, l'Irak e gli S. U.

Il Belgio ha fatto questa osservazione preliminare: «La Carta non da all'Assemblea il potere di decidere se un territorio ha raggiunto o no una completa autonomia ».

Alla Conferenza di S. Francisco tentativi furon fatti per conferirle questo potere (ai fini del Capitolo XI), ma le proposte relative non furono approvate.

D'altronde - continua la risposta - poiché gli Stati membri non hanno rinunciato, a profitto di alcun organo delle N.U., al loro diritto di decidere, ciascuno* per quan- to lo riguarda, se territori da essi amministrati dipendano o- abbiano cessato di dipendere dagli obblighi del Capitolo XI, solo ad essi appartiene ogni decisione di merito. In- vero, quel Capitolo non fa menzione di alcun organo delle N. U., ma si limita a conferire al segretario generale il potere, puramente amministrativo, di ricevere le informa- zioni statistiche e di natura tecnica che debbono essergli comunicate nelle condizioni previste dall'art. 73.

Anzi - ribadisce il Belgio - gli obblighi del Capi- tolo XI, specie quello di fornire le dette informazioni, deb- bono considerarsi inesistenti o cessati di esistere nei ri- guardi di territori rispondenti ai fattori, considerando vi- genti solo quelli che a tali fattori non rispondono.

E conclude: «Non compete all'Assemblea una definizione in base alla quale gli Stati membri sarebbero tenuti a deci- dere se un territorio dipendente dalla loro amministrazione rientri o abbia cessato di rientrare nei termini del Capi- tolo XI. L'Assemblea dispone solo d'un potere di racco- mandazione, che non obbliga gli Stati ».

Ma un'altra tesi vien sostenuta dal Governo belga, e cioè che «i territori su cui l'azione civilizzatrice si eser- cita in continuità territoriale sono considerati come parte integrante degli Stati di cui fan parte».

Qual'è il significato dell'espressione: continuità terri- toriale? Dice il Governo belga: «La distinzione tra l'azione civilizzatrice che si esercita oltre mare e quella che si eser- cita in continuità territoriale non ha che un valore appros- simativo: gli Stati costituiti (come la Nuova Zelanda, l'In- donesia o le Filippine) da arcipelaghi, o quelli che com- prendono (come l'India o il Cile), isole lontane migliaia di chilometri dai territori continentali, costituiscono casi intermedi >.

«L'azione civilizzatrice così intrapresa può provenire da un popolo il cui Stato ha la sede principale oltre mare o sullo stesso continente. Nei tempi moderni, il primo ca- so è quello, principalmente, d'un piccolo numero di Stati: Portogallo, Spagna, Paesi Bassi, Inghilterra, Francia, ai quali si sono aggiunti di recente gli Stati Uniti, il Belgio, la Danimarca. Il secondo caso è principalmente quello della Russia...».

« I problemi fondamentali (di questa azione) sono iden- tici. Il fatto che si esercita per continuità territoriale non li semplifica per nulla. Le estensioni territoriali costituisco- no nelle regioni tropicali ostacoli molto più difficili a supe- rare che le distese marittime. E' stato sempre così, da se- coli. Le foreste vergini e le giungle costituiscono barriere insormontabili per la civilizzazione; al contrario, sin dalla più alta antichità, i mari e gli oceani han permesso ed an-

che facilitato i contatti. Grazie allo sviluppo delle comu- nicazioni marittime ed aeree si traversano oggi rapida- mente». Da ciò discende - secondo« lo stessa Governo- - che « il Congo belga, ad esempio, costituisce con la Metro- poli un solo ed unico Stato al quale corrisponde una sola ed unica nazionalità: le popolazioni congolesi vivono, inve- ro, all'interno delle., frontiere nazionali dello Stato belga, precisamente come vivono le popolazioni indigene d'Ameri- ca e d'Asia nei confronti dei due continenti ai quali appar- tengono. Quali che siano le diversità di colore, i problemi fondamentali che si pongono sono gli stessi» (1).

La conseguenza che se ne trae è questa : « Ad eccezione dell' Alaska, tutti i territori in cui l'azione civilizzatrice si persegue in continuità territoriale, compreso un certo- nu- mero di isole, sono stati sottratti all'applicazione del Ca- pitolo XI, «cioè all'autorità dell'OJV.U. ».

Questo per l'autonomia dei territori non per anco* au- tonomi. Per quanto riguarda la loro indipendenza, le af- fermazioni sono più decise e documentate.

La deliberazione del 10 dicembre 1952 invita gli Stati membri a far conoscere il loro punto* di vista su d'una se- conda questione: «La possibilità di definire la nozione di completa autonomia ai fini del Capitolo XI della Carta ».

Si precisa, a questo riguardo: «L'autonomia per la cui realizzazione il detto* Capitolo ha imposto degli obblighi non è l'indipendenza. Ciò fu chia- ramente specificato alla Conferenza di S. Francisco».

Il rapporto della Commissione competente dice, infatti: « Questa dichiarazione provocò discussioni esplicite in

merito tagli scopi che debbono essere raggiunti nello sviluppo politico dei territori. In principio, si fu d'ac- cordo nel dichiarare che l'autonomia amministrativa dev'essere il fine di questo sviluppo. Alcuni delegati desi- deravano includere altresì l'indipendenza come scopo al- ternativo: indipendenza o autonomia amministrativa».

« Fu detto che l'indipendenza è il fine di molti popoli dipendenti e che la sua realizzazione non avrebbe dovuto essere esclusa dalle condizioni della Carta. D'altra parte, si osservò che la menzione della indipendenza era piut- tosto di competenza della Sezione per la Tutela ». E per- ciò la proposta alternativa fu ritirata!

Dunque - sostiene il Governo belga - la menzione d'indipendenza fu esclusa dal Capitolo* XI, perché di com- petenza della Sezione B (Tutela)..

E cita l'art. 76 della Carta che, a proposito dei terri- tori sotto tutela (leggi: Somalia italiana), dispone che «si tratta di favorire la loro evoluzione progressiva verso la capacità ad amministrarsi da se o l'indipendenza », men* tre l'art. 73, relativo alle popolazioni garantite dal Cap. XI, prevede soltanto il compito « di sviluppare la loro ca- pacità di amministrarsi da se». E' il self-government, ter- mine usato a S. Francisco, per designare lo scopo del Cap. XI e che nei documenti ufficiali francesi è stato tra- dotto con l'espressione di « autonomia amministrativa ».

« Se questa ha da essere, la valutazione spetta allo Stato responsabile, ma la sua missione non comprende l'obbligo di portare le popolazioni all'indipendenza», ma di « favorire il progresso* politico, economico e sociale », di sviluppare «la loro capacità di amministrarsi» e nello stesso tempo « d'affermare la pace e la sicurezza interna- zionale ».

Secondo il Governo belga, « le disposizioni che sono og- getto dei Cap. XI, XII e XIII della Carta delle N. U. de- rivano dalle disposizioni similari del Patto della S.d.N. Le une e le altre comportano due categorie di obbligazioni. Accanto a un regime applicabile a un piccolo numero di territori specialmente indicati col nome di «Territori sotto mandato » e che la Carta chiama « Territori sotto tutela », il Patto, come ora la Carta, comprendeva disposizioni più larghe... ».

« Non si vede alcuna ragione perche alle disposizioni della Carta si voglia dare un significato più ristretto di quelle del Patto alle quali si riconosceva una portata ge- nerale.

Questi sono gli argomenti del Belgio. Quelli della Francia non li conosciamo, ma si possono arguire.

In una recente pubblicazione di René Bouvier FO.N.U. è sospettata di congiura contro la pace francese. Anzi, Tor-

ii) cfr. Bulletin ̂ information de l'Association Inter- nationale de Presse pour V Etude des Problèmes d? Outre- Mer.

This content downloaded from 185.44.77.62 on Sun, 15 Jun 2014 15:09:26 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

266 AFFRICA

ganizzazione internazionale è presa addirittura di mira e la si minaccia con questo monito*: « Se FO.N.U. dovesse continuare ad essere lo strumento di discordia, è evidente che la Francia, come affermano le voci più autorizzate, dovrebbe abbandonare una organizzazione che avrebbe volte le spalle alla sua missione. E sarebbe così una volta di più data la prova che la moneta cattiva caccia la buo- na» (2).

La buona sarebbe la Francia, che non vuoi sentir parlare all'Assemblea delle N. U. di Tunisia e Marocco, che sono parte integrante del territorio nazionale, d'accordo in ciò con la G.B. e le altre Metropoli di territori non autonomi oltre mare (3).

Quanto alla Tunisia, noi italiani avremmo molto da dire, a prescindere dalle Convenzioni del '96 sempre più neglette sin dai primi anni e poi abolite nel '40. Ma stiamo all'ar- gomento.

Il Bouvier giunge ad affermare che, ormai, FO.N.U. è divenuta la torre di Babele della coscienza umana e che, cedendo al «ricatto del sangue», ha incoraggiato il terro- rismo a perseverare nella via del delitto.

Le risposte della Grecia e dell'Irak sono molto più brevi e meno polemiche.

Quella degli S. U., visti gli umori, è alquanto cauta. Dopo di avere richiamata l'attenzione sulla sorte tragica dei popoli, che sono stati privati della indipendenza di cui godevano prima della seconda guerra mondiale, la nota riconosce « che è impossibile dare una definizione del- l'autonomia completa che sia precisa, assoluta e generale. Questa convinzione è fondata sull'esperienza acquistata da- gli S. U. medesimi nell'amministrazione di territori non autonomi e nelle discussioni di merito ». Perciò essi fanno propria la conclusione adottata dallo speciale Co- mitato nel 1951, secondo la quale «la volontà convenien- temente e liberamente espressa dalle popolazioni dei ter- ritori interessati è, tra tutti i fattori, il più importante ».

£ conclude: « In una nazione o un territorio avente una società ve-

ramente democratica, predomina un clima favorevole al- l'esercizio normale del principio della libera disposizione... I partiti politici prendono posizione sulle questioni che interessano l'avvenire immediato o lontano del territorio; con elezioni libere il popolo esprime la sua volontà.«

«In queste condizioni, è raramente necessario fare ri- corso a un plebiscito organizzato sotto il controllo inter- nazionale... ».

I controlli e l'indipendenza a termine fisso restano solo per la nostra Somalia, perche si tratta di un territorio sotto tutela.

Ci sono però alcuni punti nella nota del Belgio che conviene meditare.

«Numerosi etnologi han segnalato gli effetti funesti di una distruzione rapida dei costumi e delle istituzioni dei popoli primitivi; la scomparsa prematura di quelle istituzioni sociali conduce alla dissociazione e all'anar- chia. Il dr. Guha constata, a proposito, che 1'« amministra- zione è un problema assai difficile; da una parte, si com- mette l'errore dell'isolamento, che porta ristagno e deca- denza; dall'altra, i contatti non razionalmente regolati so- no dannosi alle tribù...».

«Il principio del diritto dei popoli di disporre di se stessi si traduce bensì nell'obbligo di «tener conto delle loro aspirazioni politiche», ma nella «misura appropriata alle condizioni particolari di ogni territorio e delle sue popolazioni e al loro grado variabile di sviluppo ».

Gli errori di valutazione di questa capacità democratica si sono già scontati nelle elezioni avvenute nel Sud-Ovest Africano, nel 1946, per Tannesione di questo territorio al- l'Unione Sud-Africana. La votazione diede una grande mag- gioranza favorevole; ma il rappresentante dell'India di- chiarò all'Assemblea generale dell'OJV.U. che «l'evoluzio- ne di quella popolazione indigena non permetteva di cre- dere ch'essa abbia pienamente compreso il carattere e la portata della consultazione alla quale fu sottomessa ». Ed ha soggiunto:

« Gl'indigeni illetterati sono incapaci di comprendere il senso del Cap. XII della Carta che tratta del progresso

(2) Tunisia 1952 - Imprimerie André Tournon, Paris. (3) Per quanto riguarda i territori dipendenti dal R. U.,

vedasi l'interessante pubblicazione dell' 'Ufficio Stampa ed informazioni britannico in data 8 settembre 1953.

politico, economico e sociale, nonché dell'istruzione e del- l'evoluzione progressiva... Una opinione valida non pò* trebbe esprimersi che da uomini veramente istruiti, men- tre il livello di 'quelle popolazioni è notoriamente basso ».

Perciò l'assemblea generale non tenne alcun conto dei risultati dì quella consultazione popolare.

Per quanto riguarda la nostra Somalia, già sin dal pri- mo rapporto «gli esperti dei problemi africani e le per- sone particolarmente interessate allo sviluppo di quei territori hanno espresso il dubbio sulla saggezza delle de- cisioni prese per costituire senza indugio organismi poli- tici rappresentativi in un paese in cui il livello culturale e sociale è poco elevato» (4).

Ben poco è mutato da quando il giudice della Colonia, Guglielmo Ciamarra - inaugurando a Mogadiscio i la- vori del suo Ufficio - disse, nel 1912, che « non vi è fatto della vita sociale che non debba riportarsi al fenomeno della organizzazione collettiva: vero e proprio fenomeno, che non ha nulla d'immanente e che si riproduce ad ogni istante. L'individuo appare e scompare nell'agglomerato della cabila... ».

« Così è che di fronte ai grossi problemi della domi- nazione non siano singoli uomini, ma una massa indigena; mentre nel programma giornaliero di penetrazione la resi- stenza si fraziona e si sminuzza fino all'individuo, e da questo- riprende il suo sviluppo ascendente » (5).

Ora il problema è questo: La Somalia, che è già, po- tenzialmente, uno Stato indipendente e sovrano, secondo l'infelice raccomandazione della 250* seduta plenaria dell'A. G., sarà in grado, alla fine del decennio, di ammi- nistrarsi da se? E, nell'affermativa, chi fornirà i mezzi per equilibrare il suo bilancio e il deficit della sua bilancia dei conti, pei quali forte onere grava annualmente sull'Era- rio nazionale? Chi compenserà l'Italia delle alte spese amministrative ?

Sono dati di un problema che l'OJV.U. dovrà risolvere nella nuova luce della Carta di S. Francisco, se non del patto atlantico (i cui riflessi s'irradiano in tutti i mari), se l'esperimento avrà vita più lunga della S.d.N.

C'è - è vero - la Comunità europea. Ma le Colonie non c'entrano: questi territori fanno parte integrante delle Metropoli per una sola parte della bilancia; per l'altra, essi restano oltre mare.

«Noi pensiamo - ha scritto, infatti, l'egregio Fred Van der Linden in un suo pregevole studio - che la loro integrazione politica nella Comunità europea sia prema- tura. Essa non potrebbe che complicare di più una situa- zione estremamente complessa.......

L'esperienza del Benelux non è che troppo eloquente a questo riguardo.....

E conclude: « Formulando le più esplicite riserve sull'opportunità per

il Belgio di aderire alla Comunità europea così come essa è ora concepita, noi riteniamo che, in ogni caso, una di- chiarazione dovrebbe esser fatta dal Governo, prima della firma eventuale del trattato, in virtù dell'art. 10, precisando formalmente che le disposizioni dello Statuto non si appli- cano ai territori del Congo belga e del Ruanda-Urundi.

(4) Ministero degli Affari Esteri: Rapporto del Gover- no italiano all'A. Generale delle N. U., 1950.

(5) Vedasi: Allegrini «L'Amministrazione fiduciaria del- la Somalia » (Arti graficne delle Venezie, Vicenza, 1951).

Raduni a Mea instici *■ -Nei giorni 26 e 27 settembre, in Pmerolo, con la parte- cipazione delle massime autorità locali, ha avuto luogo un grande raduno di reduci d'Africa del Piemonte. Nella cor- nice di una festosa rievocazione folcloristica africana hanno parlato il Gen. Faldella e il Dott. Franzonì, ed è stata anche inaugurata una piccola mostra di cimeli e di oggetti caratte- ristici africani.

# II 14 ottobre si è riunita in Avellmo l'assemblea straordi-

naria dei soci della Federazione Nazionale Combattenti, Pro- fughi e Italiani d'Africa, sotto la presidenza della M.O. Gen. Dott. Ugolini. Vassemblea è stata affollatissima e vi sono in- tervenuti i rappresentanti del Prefetto, del Questore, del Co- mando del Distretto Militare e numerose personalità della pro- vincia.

This content downloaded from 185.44.77.62 on Sun, 15 Jun 2014 15:09:26 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions