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FONDATO NEL 1950 www.maggioeugubino.com N.6 DICEMBRE 2016 Periodico dell’Associazione Maggio Eugubino Pro Gubbio - Gubbio Perugia Anno LXVIII - N.6 - Dicembre 2016 - Sped. in abb. 45%, Legge 662/96 art. 2, comma 20/B, Filiale di Perugia Auguri! Auguri!

Auguri! - Associazione Maggio Eugubino · Gubbio i chiude il 2016 e ai problemi “soliti” di Gubbio: isolamento viario, mancanza di lavoro, carenza di manutenzione degli spazi

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FONDATO NEL 1950

www.maggioeugubino.com

N.6 DICEMBRE 2016

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Antonio Mario Rosetti detto “Marione”L’Albero di Natale a Gubbio, 1985 - Collezione Privata

BUON NATALEE FELICEANNO NUOVO

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SOMMARIOwww.maggioeugubino.com

3 L’Editoriale — di Lucio Lupini

4 Gli auguri di Buone Feste — di Sindaco e Vescovo

5 Gubbio e la crisi... ma non solo — di Alberto Cappannelli

6 Il corridoio di risalita verso l’acropoli — di Giampiero Bedini

8 La “Crucis” già via Perugina — di Ubaldo Gini

10 Passo dopo passo per vivere il Centro Storico — di Robert Satiri

15 Un autografo illustre — di Fabrizio Cece

16 Opere a Gubbio in “stile Rometti” — di Ettore A. Sannipoli

19 Il segno del falco — di Ettore A. Sannipoli

20 Cortili e chiostri eugubini — di Giovanni Rampini

21 Quel “qualcosa” in più di una camminata — a cura della Redazione

24 Per i più meritevoli — a cura della Redazione

27 Il Natale arriva sempre — a cura della Redazione

28 Il “Pacio” e l’Albero — di Alberto Cappannelli

30 Il profumo del Natale — di Michela Biccheri

32 Un po’ alla volta tutto si farà... — di Michela Biccheri

34 Non sono più tra noi — a cura della Redazione

ATTUALITÀ

STORIA ARTE CULTURA

VITA DELL’ASSOCIAZIONE

PERSONAGGI

L’Eugubino è periodico di attualità, informazione e cultura dell’Associazione Maggio Eugubino Pro-Loco.Redazione: Piazza Oderisi - 06024 Gubbio (Pg)Tel. e Fax 075 9273912 CC. Postale N. 15463060Aut. Trib. Perugia N. 334 del 15/01/1965Sped. in abb. postale 45% comma 20/B, legge 662/96, Filiale di Perugia

Dedicato a chi cerca di dialogare edi costruire...

di Lucio Lupini

Direttore EditorialeLucio LupiniCaporedattoreMichela Biccheri

Direttore ResponsabileUbaldo GiniStampaTipografia Eugubina

L’editoriale

Copertina: foto di Riccardo Ruspi

Il periodico viene inviato a tutti i soci dell’Associazione Maggio Eugubino.Le opinioni espresse impegnano unicamente le responsabilità dei singoli autori.

SPECIALE NATALE

Questo proprio no....!Una struttura mentale diffusa, un cedimento collettivo. Se il diniego prevale sulle forme più semplici di relazione le speranze di veder sopravvivere una civile convivenza sociale sono ridotte al lumicino.Ma nemmeno a parlarne di crescere ed innovare!E allora ci si chiede da dove arrivi questo germe esisten-ziale che rende tutti così suscettibili, irritabili, intolleranti.Laddove dovrebbe imperversare l’obbligo della convivenza, del rispetto, della disponibilità ad ascoltare ci si fascia di diniego, rifiuto, negazione. Ne esce un distillato di provocazioni e livori. Ma è vano anche continuare ad attribuirne la colpa ai soli-ti sospetti compreso l’inquinamento acustico e atmosferico!Qui sono suscettibili i ricchi e i poveri. Sono suscettibi-li quelli che abitano dentro e quelli che abitano fuori le mura. Sono nervosi i giovani e gli adulti, i politici ed i cit-tadini, i lavoratori e i pensionati, gli assunti e i licenziati, i single e gli sposati, i creativi e i formalisti, i colti e gli ignoranti, gli italiani e gli immigrati. Si segue una strada che conduce sempre nello stesso posto, dentro se stessi, in quell’«Io» esasperato che allontana.Poi per fortuna c’è anche chi non si conforma e non bron-tola. Tra i ricchi e i poveri. Tra quelli che abitano dentro e quelli che abitano fuori le mura. Tra i giovani e gli adulti, tra i politici ed i cittadini, tra i lavoratori ed i pensionati, tra gli assunti e i licenziati, tra i single e gli sposati, tra i cre-ativi e i formalisti, tra i colti e gli ignoranti, tra gli italiani e gli immigrati!Anzi ogni mattina china la schiena, incomincia a racco-gliere le tracce della scortesia altrui, tenta in ogni modo di dialogare e di costruire.Buon Natale!

BUON

Natale

VITA CITTADINA

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nome mio e dell’intera amministrazione giun-gano gli auguri più sen-

titi di ‘BUON NATALE E BUON 2017’ ai concittadini e ai turisti che, ci auguriamo numerosi, trascorreranno qui le festività. La magia delle Feste aggiun-ge ancora più fascino alla ‘più bella città me-dievale’. È innegabile il passaggio delicato che ci lasciamo alle spalle, con le drammatiche vicende del terremoto che hanno segnato profondamente alcune popolazioni e luoghi dell’Italia centrale e ai quali va la nostra solidarietà e vicinanza. Anche se Gubbio non è stata colpita ed è più bella, intatta e salda che mai nei suoi monumenti ed edifici, pure le ripercussioni si sono fatte sentire sulle strutture ricettive e sul tessuto produttivo. Ora dobbiamo trovare nuovo slancio per una ripartenza che sia conferma di un rapporto sempre più stretto tra cittadini e istituzione, pubblico e privato. Ed è grazie a questo spirito di collaborazione e fiducia e all’impegno di associa-zioni cittadine e di categoria, che sono davvero tante le iniziative: dall’Albero di Natale più Grande del Mondo, ai Presepi a dimensione naturale e viventi, alla pista di pattinaggio sul ghiaccio, dai mercatini natalizi ai laboratori per adulti e bambini espressione dell’artigianato del territorio. Lo slancio e la collaborazione ci aiutano in questo momento particolarmente diffi-cile. Siamo certi di poter contare sull’impegno di tutti anche per il 2017, determinante per dare impulso e rendere ancora più incisiva la crescita economica, morale, culturale. Con questo spirito, ci auguriamo di vivere serenamente l’atmosfera delle prossime Feste. Buon Natale a Gubbio!

ono molto grato alla redazione de L’Eu-gubino che mi da la

possibilità di far giungere a tutti i lettori di questo prezio-so strumento di comunicazio-ne i miei voti augurali per le prossime festività.Due eventi polarizzano le prossime feste: la nascita di Gesù Cristo e l’attesa del nuo-vo anno.I cristiani da duemila anni

ricordano la nascita di Gesù il 25 dicembre e si è sempre creduto che fosse una data con-venzionale, forse legata alle feste pagane dedicate al dio sole. In quei giorni la luce co-

mincia a prevalere sul buio della notte. Ma la scoperta di pergamene antiche riguardanti i turni di servizio dei sacerdoti nel tempio di Gerusalemme accreditano l’ipotesi che la data della nascita di Gesù sia da ritenersi proprio il 25 dicembre, poiché del gruppo di sacerdoti faceva parte Zaccaria, padre di Giovanni il Battista, cugino di Gesù. A prescindere dalla data auguro a tutti i fedeli un Natale santo e sarà tale se il santo Bambino troverà posto nel nostro cuore, se sapremo fargli spazio anche nella nostra casa magari con il presepio, se sapremo riconoscerlo nei fratelli poveri. Accogliere in casa i poveri sarà certa-mente più impegnativo ma sicuramente più vero, perché Gesù si fa presente in ogni creatura umana che ha bisogno di aiuto.Tutti gli anni ci scambiamo gli auguri per il nuovo anno affinché sia sereno, in salute, con buoni risultati nei vari ambiti della vita. Molto dipenderà da noi, dalle nostre idee, dalle nostre scelte, dal nostro impegno, dal nostro saper camminare insieme agli altri alla ricerca del bene comune.Per me questo sarà l’ultimo anno del mio servizio episcopale in questa Chiesa eugubina. Ho raggiunto l’età delle dimissioni e sono in attesa del successore. Non posso nascondere che solo al pensiero di lasciare Gubbio e la sua diocesi il cuore piange, ma per ora non voglio pensarci. Al momento vedremo come controllare i sentimenti e organizzare i commiati.Intanto, augurando a tutti ogni bene, vi saluto e vi benedico.

Ripartire dopole difficoltà

di Filippo Mario Stirati

A

IL SINDACO

Per me ultimo anno a Gubbio

IL VESCOVO

di Mario Ceccobelli

S

Gli Auguri di Buone Feste

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Gubbio e la crisi... ma non solo

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Gubbio

i chiude il 2016 e ai problemi “soliti” di Gubbio: isolamento viario, mancanza di lavoro, carenza di manutenzione degli spazi pubblici e tenden-za di uscite di attività dal Centro Storico (per menzionarne alcune) se ne aggiungono altri.

CRISI DELL’INDUSTRIA DEL CEMENTOQuello del cemento per anni è stato uno dei comparti strate-gici dell’economia eugubina. Sia per l’occupazione diretta che per l’indotto. In Italia i valori della produzione di cemento fino al 2007 erano attestati alla soglia di 47 milioni di ton-nellate, ma il dato è precipitato sui 20 milioni. Cifre da anni ’60 dell’altro secolo. Ne consegue che si stanno affrontando periodi di ristrutturazione da parte delle due realtà eugubine

del settore. A parziale consolazione va sottolineato come sia Colacem che Barbetti dispongano di impianti non obsoleti. Infatti nel nostro paese si è andati verso una drastica raziona-lizzazione proprio degli impianti e si è assistito alla chiusura di quelli più vecchi e meno efficienti.La speranza è quella di una ripresa nell’edilizia in generale. Leggasi riavvio delle grandi opere pubbliche infrastrutturali, ristrutturazioni antisismiche per il post-terremoto in Italia Centrale tanto per citare le promesse dell’attuale governo.

...E DEL TURISMOLa crisi del turismo nella nostre zone si è acuita in questo 2016 a seguito del recente terremoto. Però va segnalato che la presenza turistica media sul nostro territorio si attesta co-munque in uno/due giorni al massimo. Chi viene a Gubbio spesso fa tappa in un tour che comprende anche le visite di Perugia e Assisi. Resta il fatto che qualche anno fa (e non co-nosciamo i dati 2016) come presenze alberghiere siamo stati superati da Città di Castello il che è tutto dire.Per Gubbio si parla sempre più di un turismo “mordi e fuggi” Sempre più le vacanze sono organizzate all’ultimo secondo e spesso anche per un solo weekend. La mancanza di tempo per le vacanze e/o di disponibilità economiche sta penalizzando sempre più una città come la nostra che non ha ancora né un ostello per la gioventù né moderne altre strutture appetibili da giovani e meno giovani. Oltre a questo ci sarebbe da raffor-zare o ricostituire un soggetto unico per la promozione della città. Promozione che a volte resta insufficiente.

MA ANCHE OPPORTUNITàNon abbattiamoci. Concludiamo con note un po’ più ottimi-stiche per il futuro. “Il quadro strategico di valorizzazione” documento del 2015 in collaborazione con l’ANCSA (Asso-ciazione Nazionale Centro Storici-Artistici) prospetta anche che Gubbio potrebbe avere il riconoscimento quale caposaldo della civiltà umbra. Suggerisce di procedere alla riorganiz-zazione dei servizi pubblici (piano regolatore delle proprietà pubbliche). E ancora segnala per la nostra città i punti di forza: - polo per attività convegnistiche ed espositive; - cit-tà della cultura; - programma della manutenzione urbana; - miglioramento della mobilità e dell’accessibilità; - valoriz-zazione dello spazio pubblico; - definizione e promozione di itinerari culturali; - realizzazione di un centro commerciale naturale nel Centro Storico; - realizzazione di un mercato co-perto; - attivazione di una zona fiscalmente protetta; - piano di marketing urbano; - formazione professionale per gli ope-ratori del settore turistico e commerciale. Può bastare. Auguri!

ATTUALITà

Che momento stiamo attraversando

Un’analisi sui “soliti” problemi eugubini. Alle difficoltà delle cementerie e del settore turistico fanno da contraltare potenzialità da sfruttare per il futuro.

di Alberto Cappannelli

S

Anche per Gubbio crisi del turismo post-terremotoTuristi in via dei Consoli presso la fontana del Bargello

7L’EUGUBINO dicembre 2016 5

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ATTUALITà

L’EUGUBINO dicembre 20166

Il corridoio di risalitaverso l’acropoli

l rilancio e la piena valorizza-zione del centro storico, par-te integrante del programma dell’attuale amministrazione

comunale, passano non solo attraver-so una più ampia pedonalizzazione con l’introduzione, a titolo sperimentale

È in progetto un camminamento ed un passaggio sotterraneo per unire Piazza 40 Martiri agli ascensori di via Baldassini.

Previsto anche il sospirato rifacimento di via della Repubblica.

Verso un’ulteriore valorizzazione del Centro Storico

di Giampiero Bedini

ed in forma graduale, del-l ’ « a . p . u . – aree pedonali urbane», la cui riuscita richiede l’es-senziale con-divisione ecollaborazio-ne dei cittadi-ni, ma anche per il proget-to che è sta-to di recente denominato “Corridoio di risalita verso l’acropoli”.

LE DICHIARAZIONI DEL SINDACO Redatto dall’ingegner Luigi Casagran-de dirigente dell’ufficio comunale lavo-ri pubblici e manutenzione, rientra nel-la strategia impostata e portata avanti dalla coalizione di governo cittadino “per il superamento – spiega il sindaco Filippo Mario Stirati – della verticalità e del dislivello urbanistico dalla par-te bassa alla parte alta della città con soluzioni tecnologiche innovative e pratica-bili in un centro come il nostro. Il progetto predisposto non solo abbatte le barriere architettoniche, com-pletando il processo avviato con gli ascen-

VIA

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Ingresso da locale a piano terra

Logge dei Tiratori

è

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èGalleria primo tratto

Passerella sul camignano

IngressoGalleria

è

ècamera intermedia

èGalleria secondotratto

PIAzzA GRANDE

VIA BALDASSINI

sori pubblici da Via Baldassini a Piaz-za Grande e da Via XX Settembre agli orti della Cattedrale, ma porta avanti un percorso di qualificazione urbana con la ripavimentazione di Via della Repubblica”.

IL CORRIDOIO Il “Corridoio” prevede due collegamen-ti: il primo tra piazza 40 Martiri e piaz-za S. Giovanni attraverso uno dei locali

a piano terra delle ‘Logge dei Tiratoi’ ed una passerella sul Ca-mignano, il secondo con un tragitto sotter-raneo tra Piazza San Giovanni, vero snodo di tutto il progetto, e via Baldassini. In sin-

Galleria esistente

Ascensoriesistenti

è

Previsti due nuovi ascensoriSi collegheranno con quelli di via Baldassini

I

Portare avanti un

percorso di qualificazione

urbana

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PIAzzA SAN GIOVANNI

Nuoviascensori

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VIA BALDASSINI

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LOGGE TIRATORI

PIAzzA 40 MARTIRI

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Attraversamento Logge Tiratori + passerella camignano

tesi scavando sotto l’orto che fiancheg-gia la chiesa un tunnel sufficientemen-te ampio per realizzare pure spazi per mostre ed altre iniziative, si sbuca sotto via Baldassini ad un dislivello di circa venti metri rispetto al piano stradale. Per colmarlo è prevista una coppia di ascensori che sbuca all’inizio del corri-doio d’accesso a quelli che attualmen-

te salgono in Piazza Grande. A questo punto si avrebbe la possibilità o di pro-seguire usufruendo ancora del percor-so meccanizzato o di uscire su Via Bal-dassini. Il progetto si completa con la ripavi-mentazione di tutta Via della Repubbli-ca, inseguita e sollecitata da anni. L’onere complessivo dell’intera opera-

zione è di circa quattro milioni di euro, finanziato per quasi 3 milioni dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pe-rugia e per oltre 1 milione di euro dal Comune. Un progetto innovativo e complesso destinato a rappresentare un’ ulteriore spinta in avanti per la fruibilità e il mi-glioramento del centro storico.

Ingresso Galleria

PIAzzA 40 MARTIRI PIAzzA

SAN GIOVANNI

è Galleria primo tratto

camera intermedia

Galleria secondo tratto

Nuoviascensori

Ascensori esistenti

PIAzzA GRANDE

DuOMO

èGalleria via XX Settembre

Ascensori esistenti per

il Duomo

DA PIAZZA 40 MARTIRIAL DUOMO

CON GALLERIE E ASCENSORI

Galleria esistente via Baldassini

è

I l documentario “Gubbio proprio così” rientra in un’iniziativa del- la Trans World Film, prestigiosa casa cinematografica che negli anni’70 realizzò una serie di cortometraggi sulle più belle e si- gnificative Città Italiane.

La collana, diretta da un gruppo di intellettuali di altissimo livello (Die-go Fabbri, Cesare Brandi, Riccardo Manzù, Federico Zeri per dire solo dei più noti) ebbe un grande successo.Fu acquistata dalla Rai, dal Ministro della Pubblica Istruzione (per essere distribuito nelle scuole), dall’ENIT (per la propaganda turisti-ca nei circuiti internazionali) e da varie Regioni.“Gubbio proprio così” fu girato nel 1977, e fu tra i più riusciti e richiesti: vinse il premio per i cortometraggi dell’allora Ministro del Turismo e dello Spettacolo, fu tradotto in quattro lingue (inglese, spa-

gnolo, francese e tedesco); ed anche rischiesto da privati, in preva-lenza di origine eugubina residenti all’estero, soprattutto in Argentina

e Belgio.Oggi, ad un passo dai quarant’anni di distanza mostra le sue rughe, sia

per certi squilibri di linguaggio visivo, sia per il colore, sia per l’andamento ondivago del commento, specie nella parte finale.

Lacune, queste, dovute anche al fatto che nella settimana di ripresa mia madre morì, ed io rimasi fermo per quasi due giorni, dele-gando il proseguimento dei lavori al pur bravissimo cameramen, con le indicazioni del caso, dato che le regole della Trans World Film imponevano velocità di realizzazione (circa una settimana) e contenimento dei costi (cioè il cosidetto rapporti del 3 a 1: vale a dire che al massimo dei trecento metri di pellicola girata, cento dovevano essere buoni per lo sviluppo ed il montaggio). Ma andò bene così: soprattutto per la società che dei cento documentari girati ricavò un utile altissimo, e anche per me, gratificato da questo lavoro e dall’aver modestamente contribuito ad una maggiore e migliore conoscenza della nostra bella Città.

IN USCITA IL DVD IN COLLABORAZIONE CON «L’EUGUBINO»

di Italo CicciGUBBIO: PROPRIO COSì

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ATTUALITà

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i siamo trovati nel bel mezzo di un temporale con gli studenti in uscita in via Perugina. L’e-mergenza è stata gestita, lo dico per esperienza diretta, dai residenti. Nonostante l’allerta me-teo diramata già dalle prime ore del mattino la

ditta che potrebbe – non abbiamo detto dovrebbe – mettere in sicurezza il cantiere sembrava svanita nel nulla.

ALCUNE DOMANDESorgono spontanee alcune domande. La prima: possono at-tivarsi iniziative collettive – “class action” – nei confronti di chi ha fortemente stoppato i lavori? Leggasi vertici della So-printendente ai Beni Culturali. Quale sarebbe la “strada” per recuperare reperti e soprattutto tempo? Se si verifica qualche problema – urgenza – nell’Edificio Scolastico aspettiamo una ventina di anni per avere un qualche responsabile? Ma quante domande vorreste, carissimi soci e lettori, por-re ai dirigenti (plurale) del Comune o ai dipendenti tecnici? Quanti sono gli uomini a lavorare nel cantiere di via Perugi-na? Siamo sicuri che la Soprintendenza sia l’unica forza che abbia bloccato i lavori? È stata fatta un’azione per sostenere l’urgenza della riapertura di una strada di primaria impor-tanza da parte dei dirigenti comunali? Ci sono delle penali da rispettare per la consegna dei lavori? Abbiamo visto che per terminare i lavori in altri cantieri di due generi diversi (potature e stradali) si è lavorato anche il sabato. Queste potrebbero essere alcune pillole che i cittadini

La “Crucis” già via Perugina

e residenti amaramente ingoiano. I dipendenti pubblici sa-ranno lontani dal dare risposte perché la faccia alla fine ce la mette sempre l’assessore di competenza. La tristezza è pro-prio questa che purtroppo gli assessore anche quelli bravi vanno e vengono. Non abbiamo poi approfondito la bagarre per i flussi veicolari disorientati una volta che imboccano via del Molino che quasi quasi tornano indietro (verso Gubbio) dalla rotatoria del Civico Cimitero. Se non si riescono a ga-rantire i servizi siamo vicini al baratro e le strade come vie di comunicazione lo sono.

Il “Calvario” di un’arteria fondamentale

La principale via d’accesso alla città è oggetto di complessi lavori di rifacimento. Inadeguatezze e buracrazia prolungano a

dismisura i tempi di ultimazione.

di Ubaldo Gini

C

A Shanghai hanno costruito il ponte più lungo del mondo in 36 mesi. In Italia dopo 36 anni non si sa ancora se si farà il Ponte sullo Stretto. Intanto abbiamo speso 500 milioni. 30 anni per la Salerno-Reggio Calabria. In Austria, Svizzera e paesi scan-dinavi i lavori stradali li fanno di notte. A Perugia sui lavori delle gallerie le imprese hanno raddoppiato i turni e ultimato i lavori un po’ prima, solo dopo le “ultra-proteste” dei cittadini. Ma è un caso raro. E a Gubbio via Perugina? La più importante strada d’accesso alla città? Tranne qualche partito politico (per ovvie questioni elettorali) niente di niente, quasi sempre in Italia la cittadinanza neanche protesta più... RED.

Gubbio è in Italianon c’è da meravigliarsi

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ATTUALITà

a sempre croce e delizia di ogni amministra-zione comunale la questione della pedonaliz-zazione del centro storico rappresenta un ar-gomento dibattuto, controverso e per questo “divisivo” (che brutto neologismo) nella nostra

Città, che di argomenti per dividersi ne ha in abbondanza. Dichiaro subito la mia fazione di appartenenza: io sono fa-vorevole alla pedonalizzazione integrale del Centro Storico.

L’ESPERIENZA DI LUbIANA Quest’estate ho avuto occasione di visitare Lubiana che è la capitale della Slovenia e conta 270mila abitanti. Lubiana ha vinto l’European Green Capital Award 2016, premio assegna-to ogni anno dal 2010 da Commissione e Parlamento Europeo ed altri organismi internazionali alla Città più eco-sostenibile

d’Europa (cfr. ec.europa.eu/environment/europeangreenca-pital/winning-cities/2016-ljubljana/).Tralascio le altre due motivazioni del premio – aree verdi pro capite e raccolta differenziata – per focalizzare la pedonaliz-zazione del centro storico.Qualche foto nella sala del Municipio mostrava la differenza ottica tra la zona congestionata dei tre ponti sulla le rive del Ljubljanica, il fiume che attraversa la città, dal traffico auto-mobilistico e la folla a passeggio degli anni recenti.La rivoluzione è iniziata appunto pochi anni fa e si è concre-tizzata nel 2013, in maniera repentina, fortemente perseguita dal Sindaco Zoran Jankovic che sette mesi dopo l’inizio del primo mandato aveva già chiuso al traffico un’area di 10 ettari abitata da 10.000 persone; in sostanza l’intero centro storico.Potenziamento dei mezzi pubblici, bike sharing, parcheggi,

taxi speciali per i diversamente abili e risciò elettrici riscaldati in funzione tutto l’anno 24 ore al giorno gli strumenti necessari per il successo dell’operazioneSubito si può dire che non c’è nessun para-gone con Gubbio (ad esempio è piatta Lu-biana, scoscesa la nostra Città), ma si posso-no cogliere spunti interessanti.In primo luogo nel Centro storico di Lubiana si arriva e si parcheggia la vettura in struttu-re comode, vicine (generalmente entro 300 mt da ogni punto di accesso alla zona pe-donale), economiche (per i residenti €1,20 al giorno!), che non inquinano otticamente (sono interrati) e consentono l’interscambio con le soluzioni di mobilità già citate.Pensate che le attività commerciali, i bar, i ristoranti, gli alberghi ne abbiano risentito? Sbagliato! Ci hanno guadagnato! Lubiana

Passo dopo passo, per vivere il Centro Storico

di Robert Satiri

D

Guardando alla possibile Gubbio “del futuro”

Lubiana in Slovenia è da “copiare”non solo per la pedonalizzazione.

La nostra Gubbio e il suo centro storico potrebbero diventare un laboratorio

per un nuovo stile di vita. Un progetto da perseguire con decisione.

Lubiana (Slovenia) a NataleLuminarie nella completa pedonalizzazione

L’EUGUBINO dicembre 201610

Lubiana vincitrice del European Green Capital Award 2016Chiusa al traffico un’area di 10 ettari solo mezzi pubblici e bici

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pullula di gente (di giorno e di notte) che passeggia, compra nei negozi, si ferma nei caffè e ristoranti. Si è riacquisita l’a-bitudine tutta slava alla “vita pubblica” che contagia anche i turisti e consente di promuo-vere nei circuiti turistici l’im-magine green della Città, in li-nea con quella della Slovenia.

E GUbbIO? POTREbbE DIvENTARE UN ESEMPIOProviamo a trasporre queste idee nella nostra realtà.Possiamo pensare di utiliz-zare soluzioni simili per l’ob-brobrio del parcheggio di San Pietro? Possiamo integrare soluzioni analoghe in altri punti-parcheggio quali Teatro Ro-mano, Santa Lucia e Piazza Quaranta Martiri? Bici, taxi, car sharing e bus elettrici o comunque con basse emissioni pos-sono essere immaginati come soluzione di mobilità?Gubbio può diventare testimonial mondiale per uso e vivibili-tà dei Centri Storici, una smart city da progettare recuperan-do spazi pubblici e privati ultrasecolari. Si può promuovere uno stile di vita e di convivenza slow che caratterizzino il cen-tro storico: un’immagine di Umbria già pubblicizzata come “Cuore Verde” d’Italia, che si aggancia con i Valori del Creato tanto cari a San Francesco e si integra a pieno titolo come evidenza urbana nel percorso del Sentiero Francescano.Per questo progetto fondi e risorse, da quelle Comunitarie a scendere non mancherebbero, generando investimenti in in-frastrutture, reti e servizi a basso impatto ambientale ed alto contenuto tecnologico e... posti di lavoro. Dobbiamo farlo con soluzioni d’avanguardia, che facciano notizia e costituiscano un case history per i centri storici si-milari proprio ora che per molti di loro, ad esempio le zone terremotate, si pone la questione del recupero urbanistico.

Dobbiamo farlo convinti e coesi, ascoltando tutti e cercando di non tralasciare nessuna esigenza. Però il momento “inclu-sivo” e configurabile con le diverse esigenze deve essere pre-so con decisione, sicuri che le piccole rinunce che ognuno di noi dovrà sopportare saranno poca cosa rispetto ad una Città vitale e vivibile. Recuperare gli spazi per le relazioni sociali nelle piazze e nelle strade vuol dire promuoversi dimostrando la capacità di concepire e realizzare soluzioni d’avanguardia nel vivere comune.

LE “vISIONI” DEGLI EUGUbINIProviamo per un attimo a chiudere gli occhi e ad immagina-re l’intricata rete di vie, vicoli e piazze, liberi da auto e moto come, ad esempio, il 15 maggio; la gente in strada, i locali vissuti; i negozi che riprendono vita in una sorta di Centro Storico Naturale… Un amico stamattina a Milano mi ha detto di quanto siano stati visionari, ma concreti, gli eugubini che realizzarono la funivia… io ho indicato quelli che pensarono l’«Albero di Natale più grande del mondo»... dobbiamo avere il coraggio di replicare quelle “visioni”.

Scorcio di Gubbio visto da un drone (G.Pauselli) Gubbio potrebbe diventare testimonial mondiale per vivibilità dei Centri storici

Buon Natale

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Sorpresa d’archivio: riemerge una lettera a firma Bonaparte

Un autografo illustre

di Fabrizio Cece

C

STORIA ARTE CULTURA

ompulsare e rovistare ar-chivi riserva sempre più di una sorpresa. Certo quella di cui si darà ora conto è doppia: per l’ar-

gomento trattato, per il personaggio che sottoscrive il documento. Procedia-mo con ordine.Il 15 luglio 1801, dopo alterne vicende, fu firmato il Concordato tra papa Pio VII e Napoleone Bonaparte, allora “pri-mo console” di Francia, il quale era pre-occupato per i possibili disordini che sarebbero potuti avvenire soprattutto nei territori conquistati nella Campa-gna d’Italia di pochi anni prima. Gli accordi furono ratificati da entrambe le parti il 14 agosto seguente. La Francia riconosceva il Cattolicesimo come mas-

sima religione di Stato, restituiva alla Chiese alcuni diritti civili tolti nel 1790, compresa la possibilità di deporre i ve-scovi. In cambio la Chiesa cedeva allo Stato francese i beni incamerati negli anni precedenti e il diritto di eleggere i vescovi. Nel nuovo clima di concordia non do-vettero essere poche le cariche più alte dello Stato Pontificio che, via via che ne ebbero modo, manifestarono a Bo-naparte le felicitazioni per i raggiunti accordi. Tra di essi va annoverato an-che Girolamo Della Porta (Gubbio 1746 – Firenze 1812) elevato al rango cardi-nalizio da Pio VII nel concistoro del 23 febbraio 1801. Del cardinale Della Porta, personag-gio di spicco del tempo, esistono una

bella biografia pubblicata nel 1844 da Vincenzo Loc-catelli e vari documenti conservati nell’archivio di famiglia, da alcuni anni acquisito stabilmente dallo Stato italiano e conservato nella Sezione di Archivio di Gubbio.Il 25 novembre 1802 il car-dinale eugubino scrisse a Bonaparte una lettera di auguri per le imminenti festività natalizie e, molto probabilmente, approfittò dell’occasione per formu-lare non meglio precisati “desideri”. Purtroppo la lettera dell’alto prelato non ci è pervenuta o, per meglio dire, non è stata ancora rintracciata. E’ in-

La lettera del 1802Il generale Bonaparte risponde al cardinale

A Natale del 1802 il cardinale eugubino Girolamo Della Porta scrisse a Napoleone una lettera di auguri (e non soltanto). Ritrovata la risposta del generale.

vece riemersa la responsiva, datata 21 dicembre 1802, che si trascrive di se-guito con la traduzione di don Ubaldo Braccini:

Saint Cloud, martedì 30 FrimaioAnno XI della Repubblica.Signor Cardinale, io ricevo con molto piacere gli auguri che voi mi esprime-te nella vostra lettera del 25 novem-bre, che io credo dettata dal vostro attaccamento alla mia persona. Voi non dovete dubitare che da parte mia coglierò tutte le occasioni per convin-cervi di tutto l’interesse che prenderò a tutto quello che può formare l’oggetto dei vostri desideri e così della perfetta stima che ho per voi. Bonaparte[Al] Signor Cardinale Girolamo Della Porta.

I n quel giro di anni il car- dinale Della

Porta rifiutò la nomina a prestigiose cattedre ve-scovili e scelse

di rimanere a Roma per occuparsi soprattutto della costruzione e riparazione delle principali vie di comunicazione dello stato papale, non esclusa la strada che congiun-ge Gubbio a Scheggia. Dopo la definitiva occupazione del-lo Stato della Chiesa da parte dei Francesi – 1808 – il cardinale se ne scappò in Toscana per ivi morire, esule, a Firenze.

Girolamo Dalla Porta (- Gubbio 1746- Firenze 1812)

Il cardinale eugubino

7L’EUGUBINO dicembre 2016 15

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Seguendo gli spunti offerti dall’interessante mostra umbertidese

L’originalità stilistica di una manifattura all’avanguardia negli anni Trenta, specie per l’innovativo apparato ornamentale a fasce policrome. Il ruolo di imitatori ed epigoni.

Opere a Gubbioin “stile Rometti”

di Ettore A. Sannipoli

STORIA ARTE CULTURA

vanguardia tra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta del Novecen-to, accolse presenze eugubine fin dagli inizi – i ‘mitici’ inizi di Corrado Cagli e Dante Baldelli – come dimostrano attendibili testimonianze che indicano proprio il nostro Crescentino Monarchi (Gubbio, 1907-1977) attivo in veste di qualificato tornitore presso la fabbrica umbertidese.Un’eccellente sintesi sulle Ceramiche Rometti è quella che ci propone Ema-nuele Gaudenzi (2005): «la manifattu-

ra pervenne ad una propria potente originalità stilisti-ca che contrassegnò tutti gli anni Trenta e che rese celebri le sue ceramiche. Una serie di plastiche mo-derne, smaltate nel leggen-dario “nero fratta”, ma più ancora uno straordinario apparato ornamentale, distinsero infatti i pezzi della fornace di Umberti-de da quelli di ogni altra coeva, sollecitando ovun-que imitazioni ed epigoni. Si trattò di un registro di stilizzata impaginazione, non immune dalla lezione futurista, in cui svolse un preciso ruolo anche un cer-to arcaismo, talora enfati-camente celebrativo. Ma a stemperare la carica ideo-logica e a riportarla entro i termini di un linguaggio squisitamente decorativo, concorsero accorgimenti

L’istruttiva, bella mo-stra Epigoni e falsi di Rometti. La fortuna stilistica della mani-fattura umbra (Um-

bertide, Fa.Mo. Museo galleria Romet-ti, 23 settembre – 20 novembre 2016) mi offre il destro per presentare alcune opere in ‘stile Rometti’ conservate in una raccolta privata di Gubbio. Trova-re tali ceramiche in collezioni del posto non deve sorprendere più di tanto: la prestigiosa manifattura umbra, all’a-

compositivi come quello delle fasce po-licrome dipinte o delle campiture sfu-mate all’aerografo».Delle opere plastiche in “nero fratta” si conservano a Gubbio per lo meno due esemplari: il Suonatore di fisarmonica [Fig. 1] e la Danzatrice [Fig. 2], entram-bi riconducibili alla breve attività um-bertidese dello scultore Mario di Giaco-mo (Venezia, 1908 – Roma, 1934). Ma sono soprattutto i vasi e i piatti decorati a fasce orizzontali o concentriche, di ampiezza e tonalità diverse, vale a dire

L’EUGUBINO dicembre 201616

Fig. 1 _ Suonatore di fisarmonica, h. cm 18. Ceramiche Rometti,

Mario di Giacomo. Gubbio, coll. priv.

Fig. 2 _ Danzatrice, h. cm 21,4. Ceramiche Rometti, Mario di Giacomo.

Gubbio, coll. priv.

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quei pezzi riconducibili senza esi-tazione allo ‘stile Rometti’, a rice-vere particolare apprezzamento da parte del collezionismo locale.A cominciare da una replica del famosissimo piatto con il Pesca-tore [Fig. 3], ideato da Corrado Cagli verso il 1930 e noto finora grazie a un solo esemplare, si-curamente autografo. Il piatto eugubino ripete con qualche va-riante il modello in collezione pri-vata romana, sia nella dinamica costruzione della figura centrale sia nel motivo d’intorno, una rete nella quale restano impigliati i pesci. Variano le modulazioni cromatiche, manca il motivo a graticcio che chiaroscura le mem-bra del personaggio principale. Il Pescatore, comunque, rientra appieno nel canone romettiano, anche in forza di dettagli come il profilo del volto, dagli occhi tondi e dalla tipica ‘cresta’ ripresa e ad-dirittura accentuata, di lì a poco, nel casco fantascientifico di Rebo in Saturno contro la Terra di Pe-drocchi, Scolari e Zavattini.Una tettonica nitida e tesa, di chiaro impianto Art déco, con-traddistingue per contro il Por-tagioie con elefante [Fig. 4] che compare, appena più espanso, in una delle tavole disegnate a mano per i cataloghi commerciali del-la Rometti (Caputo, Mascelloni 2005, p. 18). Conosco un altro esemplare della stessa scatola (Pisa, collezione Levi) in cui le fasce sfumate verso l’alto sono di tonalità verde invece che arancio. In entrambi i casi il rigoroso de-coro, d’alta qualità ritmica, risul-ta felicemente serrato dalle cam-piture in nero lucente del piede troncoconico, degli orli della boc-ca e del coperchio, della raffinata presa a forma d’elefante.Numerose, piccole figure di carat-tere coloniale («Africa» ed «hic sunt leones» è scritto in appositi cartigli svolazzanti) scandiscono vivacemente la superficie con-vessa di un vaso panciuto solca-to dalle usuali fasce policrome, in questo caso gialle, arancioni e verdi [Fig. 5]. Palme, cammelli, canoe, coccodrilli, struzzi, altis-simi negri … Un brulichio di pre-senze cadenzate che animano con misura l’ampio spazio a svilup-

po circolare; gradevoli silhouette graffite le quali si sovrappongono agli anelli in ciclica propagazione. Il vaso non risulta firmato ma è riconducibile senz’altro alle Cera-miche Rometti, come dimostra la sua riproduzione in una tavola del catalogo 1931 della manifattura umbertidese (Cortenova, Mascel-loni 1986, p. 23, cat. n. 55).In vasi di tal fatta s’intende bene il senso profondo dell’innovativa decorazione a fasce policrome. Si tratta senza dubbio di un’astra-zione formale, come è stato già detto, la quale però rimanda a vere e proprie ‘onde’ piuttosto che a «iridescenze luminose»: ‘onde’, come quelle che compaiono in certi dipinti del futurista Gerardo Dottori ma anche in opere di altri artisti coevi, ad esempio l’umber-tidese Antonio Corradi (di cui cito il noto manifesto per la Festa dei Ceri del 1933). La realtà viene sin-teticamente rappresentata senza soluzione di continuità tra gli stati diversi della materia, non tramite dettagli descrittivi ma – oserei dire – nella dualità corpuscolare-on-dulatoria che essa sottende, come aveva ipotizzato nel 1924 il fisico francese Louis de Broglie. Insom-ma una suggestione che sembra nascere dalle ricerche più avanzate del tempo, specie nel campo della meccanica quantistica, e che in-teressa ambiti artistici diversi: lo dimostrano ad esempio gli anelli ‘elettromagnetici’ sciorinati in sce-ne celeberrime come quella relati-va alla trasformazione di Maria in Metropolis di Fritz Lang (1927).Questa ritmica scansione del reale che quasi presuppone un conti-nuum tra terra, acqua e aria, a vol-te viene mal intesa dagli epigoni di Rometti, indagati diligentemente da Giorgio Levi. Così nel vaso con un pescatore e una barca a vela [Fig. 6], realizzato dalla ditta Bini & Carmignani di San Giovanni alla Vena, nei pressi di Pisa, assistiamo di nuovo a un netto confine tra il mare e il cielo, che ci riporta indie-tro nel tempo, quasi riemergessero criteri rappresentativi più didasca-lici e tradizionali. E anche quando il peculiare impianto romettiano in apparenza viene mantenuto, le fasce diventano talvolta impre-cise, corsive, banali, decretando

Fig. 3 _ Piatto con il Pescatore, diam. cm 36,7. Sul retro: «ceramiche rometti umbertide. Made in

Italy». Gubbio, coll. priv.

Fig. 4 _ Portagioie con elefante, h. cm 19,3. Sotto il piede: «rometti umbertide made in italy».

Gubbio, coll. priv.

Fig. 5 _ Vaso Africa – hic sunt leones, h. cm 24. Ceramiche Rometti. Gubbio, coll. priv.

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una caduta qualitativa che denota un’incom-prensione di fondo del modello di riferimento. Si veda, a tale riguardo, il cachepot con gazzelle e pesci della ditta MICA di Sesto Fiorentino [Fig. 7], nel quale la tensione calibrata e potente delle ‘onde’ di Rometti risulta quasi del tutto sopita. Del resto parlando di epigoni s’intende pro-prio questo: rielaborare le idee di un predecesso-re illustre senza apporta-re alcun contributo ori-ginale, fraintendendone e dinervandone, spesso, la grande portata inno-vativa.

Fig. 6 _ Vaso con pescatore e barca a vela, h. cm 20,6. Sotto la base: «RBC» e triangolo

[R. Bini e fratelli Carmignani]. Gubbio, coll. priv.

Fig. 7 _ Cachepot con gazzelle e pesci, h. cm 23,2. Sotto la base:

«MICA / 101 [o IOI]». Gubbio, coll. priv.

Bibliografia essenzialeCagli e Leoncillo alle Ceramiche Rometti, a cura di G. Cortenova e E. Mascelloni, Milano 1986; E. Mascelloni, Le Cerami-che Rometti. Tracce di un percorso anomalo, in Ceramiche umbre 1900-1940, a cura di G.C. Bojani, Perugia 1992, pp. 71-78; Le Ceramiche Rometti, a cura di M. Caputo e E. Mascelloni, Ginevra-Milano 2005; E. Gaudenzi, Novecento ceramiche italiane. Protagonisti e opere del XX secolo. Volume 1. Dal Liberty al Déco, Faenza 2005, p. 232 e passim; Amabili presenze. Le Ceramiche Rometti dall’Art Déco al Design. 1927-2012, Roma 2012; Epigoni e falsi di Rometti. La fortuna stilistica della manifattura umbra, a cura di M. Caputo, L. Fiorucci, G. Levi, s.l. 2016.

Referenze fotografiche: P. Nicchi (3); G. Pauselli (1, 2, 4, 5, 6, 7).

NUOVA SEDECorso Garibaldi, 99 - GubbioTel. 075 9276781 / [email protected]

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Gli Accomanducci tra Monte Falcone, Urbino e Gubbio

STORIA ARTE CULTURA

Il libro di Antonio Conti e alcuni spunti sui rapporti intercorsi tra i conti di Petroia e gli artisti del tempo: dai fratelli Lorenzo e Jacopo Salimbeni di San Severino all’eugubino Ottaviano Nelli.

“Il segno del Falco”

o scorso 21 ottobre, all’Oratorio di San Giovanni Battista in Urbino, è stato pre-sentato il libro di

Antonio Conti Il segno del falco. Gli Accomanducci di Monte Falcone e un’i-potesi per gli affreschi dell’Oratorio di San Giovanni di Urbino (Youcanprint Self-Publishing 2016, 92 pp.) [Fig. 1]. Una ricerca interessantissima sulla fa-

miglia degli Accomanducci, conti di Petroia dal 1413, che tante relazioni ebbero con la nostra città nel corso del XV secolo: basti pensare al solo Matteo di Paolo, luogotenente a Gubbio per i Montefeltro dal 1401 al 1406 e poi nel 1411. La nipote di Matteo, figlia di suo figlio Guido Paolo, è quella Elisabetta che alcune fonti indicano, a torto o a ragione, come la madre del grande Fe-derico da Montefeltro.

Lo stemma degli Accomanducci [Fig. 2] (d’oro, al falco al natu-rale posato su un monte di tre cime di rosso) lo si ritrova scol-pito sui muri del castello di Pe-troia. E un «falco al naturale» viene tenuto in mano da uno dei personaggi che assistono al battesimo di Cristo negli affre-schi dei fratelli Salimbeni sulle pareti dell’oratorio di San Gio-vanni in Urbino. Antonio Conti ipotizza ragionevolmente che quel personaggio possa essere identificato con Guido Paolo Accomanducci, probabile com-mittente dell’opera. Dunque un legame possibile tra questa nobile famiglia e i ma-estri dell’arte tardogotica, che può essere ulteriormente este-so e precisato, da parte nostra, considerando la figura di un pittore assai vicino ai Salimbe-ni, vale a dire Ottaviano di Mar-tino Nelli. Il maestro eugubino è autore infatti di una anconetta [Fig. 3], conservata al Musée du Petit Palais di Avignone, con la Madonna dell’Umiltà, due an-

L

Fig. 3 _ Ottaviano Nelli, anconetta conla Madonna dell’Umiltà. Avignone,

Musée du Petit Palais

geli e nella cuspide una Crocifissione, la quale sui plinti alla base dei pilastrini laterali della cornice presenta proprio due inconfondibili stemmi della fami-glia Accomanducci. L’opera del Nelli viene datata nel cata-logo del museo francese verso il 1430 (altri pensano a un posizionamento cronologico tra il 1420 e il 1430), cioè nel periodo di maggiore ‘espansione’ degli Accomanducci, quando vivevano

Fig. 1 _ Antonio Conti, Il segno del falco, 2016

Fig. 2 _ Stemma della famiglia Accomanducci

i figli (e alcuni dei nipoti) di Matteo di Paolo, compreso il Guido Paolo presun-to committente degli affreschi salimbe-niani di Urbino.

Bibliografia essenzialeM. Laclotte, E. Moench, Peinture italien-ne, musée du Petit Palais, Avignon, Parigi 2005, p. 158, n. 195.

7L’EUGUBINO dicembre 2016 19

di Ettore A. Sannipoli

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Il “dentro” degli edifici storici di Gubbio

Cortili e chiostri eugubini

STORIA ARTE CULTURA

rato, pietre e cielo. A San Francesco nulla di più schietto, pove-ro e lineare di questo ampio e luminoso

spazio. Nulla di più sereno e quieto, nulla di più essenziale e semplice che meglio possa sintetizzare la spirituale dimensione del mondo francescano e il suo modo di rapportarsi con le cose, la natura e Dio. Prato, pietre e cielo. Un rettangolo verde, fatto di poche specie erbose, le stesse che spontaneamente vegetano in qualsivoglia sito campestre e si è come presi da un rispettoso rite-gno a calpestarlo questo tappeto, quasi indotti a scalzarsi come per costume so-levano fare quei confratelli. E poi le pietre, pietre spoglie di rude calcare come tratte dal monte, sbozzate appena per farne una costruzione so-lida e al tempo stesso disadorna, dove l’intervento dell’uomo si è limitato ad aprirvi solo oblunghe e strette monofo-re, quanto basta per far filtrare la luce negli interni.

CHIOSTRI DI SAN PIETRO Sol perché binati i chiostri di San Pie-tro s’appaiano ai loro omologhi fran-cescani, ma per il resto null’altro li accomuna. Opposti i mondi, difformi i segni, diverse le atmosfere. Il monu-mentale complesso monastico fu un tempo benedettino ed è il più vasto, il più imponente, il più ragguardevo-le tra quanti ne vanti la città. Occupa larga parte dell’omonimo quartiere. Le sobrie forme rinascimentali mostrano potere, decoro, agio, in conformità con l’autorevolezza e il prestigio goduti dai componenti di quell’ordine che si di-stinse per ampiezza di giurisdizione ter-ritoriale e influenza sulla vita pubblica stessa della città, gratificati da privilegi ed elargizioni. I vasti spazi porticati non sono che l’introduzione agli sfarzosi ap-parati della Chiesa, alla magnificenza della sala refettoriale, un mondo che più che al distacco dai beni materiali fa correre la mente a rendite, benefici, la-tifondi. Non sempre la disponibilità di mezzi si traduce in sensibilità artistica. Questi chiostri, ampi, dignitosi, solen-ni, architettonicamente apprezzabili, sono nel contempo tristi, freddi. Non ne sono stato mai suggestionato ed at-tratto. Non mi emozionano, mi lasciano indifferente. Li sento nella loro malin-conica vastità più opprimenti di quanto non sia il più angusto dei claustri.

CORTILE DI PALAZZO DUCALED’altra luce rifulge il cortile del Palazzo Ducale, chiarore purissimo, naturale e intellettuale ad un tempo. Non importa se esso sia opera del dalmata Luciano o di Francesco, il senese: è la luce di Piero che qui soprattutto risplende, luce lim-pidissima e chiara di un primo mattino, la stessa che bagna e impregna di sé la Flagellazione di Urbino, le Storie di Arezzo e la Pala braidense. Nessun ru-more può turbare questo mondo di as-soluta armonia, nessuna figura estranea e superflua alterare questo equilibrio

Personale panoramica sugli spazi interni di alcuni fra i maggiori complessi monumentali della nostra città.

P

San FrancescoChiostro maggiore

di Giovanni Rampini

L’EUGUBINO dicembre 201620

Infine un altro rettangolo, il rettan-golo di cielo a copertura del claustro, uno spazio infinito pur nella sua de-limitazione, ché il cielo non si misura in estensione, quanto piuttosto in ra-gione della sua profondità, una pro-fondità infinita che tende al divino.

Meno ispi-rato, seb-bene più complesso e pregia-to, l’altro c h i o s t r o , quello mi-nore a ri-dosso del-la Chiesa. Qui è pre-v a l e n t e l ’ o p e r a dell’uomo attraverso la presen-

za di più elaborati interventi ingegneri-stici: archivolti, pilastri, bifore, portali; qui l’impiantito interviene a sostituire le zolle erbose e più limitato si fa lo spa-zio riservato al cielo. Più sensibile e fre-quente che nell’altro si sarebbe potuto qui avvertire un giorno lo scivolare dei passi dei confratelli tra sacrestia e Chie-sa, tra refettorio e Capitolo, tra gli spazi comuni e quelli delle celle. A sera, quan-do cominciano a calare le prime ombre, uguale si fa nell’uno e nell’altro chiostro il colloquio col tempo e con l’eterno. Come confrontarsi con le due misure? “L’acqua che tocchi de’ fiumi è l’ultima di quella che andò e la prima di quella che viene. Così il tempo presente” disse un genio dell’arte e del pensiero: ambi-gua e sfuggente invero la natura dell’i-stante che è dato vivere. Nell’aria vol-teggiano chiassosi gli ultimi uccelli in cerca di asilo prima che il buio discenda. Sotto i piedi dorme con i suoi marmi e i suoi mosaici la città che fu dei romani. Conosceremo mai la pura immobilità dell’attimo, sottratto al passato e al fu-turo, fermo in una eternità di presente?

CHIOSTRI DI SAN fRANCESCO

San FrancescoChiostro minore

San PietroUno dei due chiostri

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perfetto, nulla sovrapporsi a ciò che non ammette sovrapposizioni. La stes-sa persona umana viene a porsi come una intrusiva presenza in quel compiu-to, perfetto recinto. Il cortile è irregola-re, asimmetrico, ma un’armonia regola le sue misure rette da rigorose regole matematiche, regole che si traduco-no in sapienti contrappunti, in precisi rimandi. L’essenza di questi spazi è la medesima di cui son fatte “le città ide-ali”, anche in esse è assente qualunque elemento che risulti estraneo al rigore delle architetture. Le loro piazze e le loro vie, come questo cortile, non han-no bisogno di essere arricchite di vege-tazione o animate da passanti avendo esse già compiuto significato di per sé stesse. Una “città ideale” non può che essere disabitata, non può contare che sulla autosufficiente perfezione dei suoi edifici. E così la bellezza dei cortili non farà altro che replicare la misurata per-fezione degli esterni e così, a loro volta, faranno gli androni e le stanze fino a giungere agli arredi e agli specchi delle porte. Guadando il tutto si spalanche-ranno le rigorose matematiche prospet-tive delle piazze, delle vie e dei cortili,

colti tutti nel loro misterioso silenzio, non potendo essi come ogni cosa che far parte di uno stesso universo. CORTILE DEL DUOMO Poco discosto, nel piccolo cortile del Duomo, è l’affermazione di tutto ciò che costituisce il contrapposto, la ne-gazione, l’antitesi di questo mondo perfetto ed ideale, aristocratico e raro. Qui l’ordine, la regola, la misura, la progettualità, cedono il posto alla ca-sualità, al bisogno pratico, all’esigenza del disbrigo delle incombenze correnti. Il fine è quello di utilizzare al meglio l’esiguo spazio disponibile, senza cura alcuna per gli equilibri e le simmetrie, le proporzioni e le forme. Ma fascinoso è il gioco delle ombre del vestibolo-por-tico che lo precede e di gradevolissima scenografica rusticità il disporsi dei suoi spazi, stretti tra l’incombente mole del sacro edificio e quella della sede dei

Canonici. Esso non è disposto a servi-zio della Cattedrale, per le necessità e gli usi che le sarebbero propri; non è sede per cerimonie, riti, ufficiature,

né struttura destinata a dare riparo e accoglienza a fedeli o visitatori venuti da lontano. Nella sua semplicità e mo-destia di dimensioni, più acconcio si direbbe per svolgervi attività spicciole di natura pratica, tagliarvi legna, acca-tastarvi fascine, depositarvi attrezza-ture e materiali vari come era d’uso un tempo nelle corti di antichi casali o nei pittoreschi spazi che talora si aprivano e s’aprono tuttora attorno ad abbazie, pievi, cenobi sparsi per le nostre alture e le nostre vallate. Per questa sua spic-ciola funzionalità è paragonabile a re-cessi, fondaci e scantinati, come quello che ospita la famigerata Botte, segno dello spiccato senso pratico di quei Ca-nonici. CHIOSTRO DI S. UbALDO Oltre gli stradoni dell’Ingino, ecco, al termine della faticosa ascesa, il ristoro per il corpo e per lo spirito offerto dal

più sacro ma anche dal più familiare dei luo-ghi cari al cuore di ogni eugubino. Esso a rigore non potrebbe definir-si un chiostro, anche se di esso possiede la struttura e la forma, ma piuttosto l’atrio e il pro-nao della casa di tutti, della casa del santo Ve-scovo Ubaldo, alla qua-le ognuno di noi s’ap-pressa con fiduciosa speranza e trepidante

tenerezza come solo può accadere con la casa di un padre. Dalla sua cinta, più azzurro e terso appare il cielo, più sfa-villanti e vicine sono di notte le stelle.

Palazzo DucaleIl Cortile

Basilica di S. UbaldoIl Chiostro

VIGAMI SRLL’ARTE DEL FERRO BATTUTO

Via Nicola Pisano, 14 - 06024 GUBBIO (PG)Tel. e Fax 075 9274362 / [email protected]

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vITA DELL’ASSOCIAZIONE

onoscere il Sentiero di Francesco sta diven-tando una eccellenza spirituale, ambientale e storica per il nostro territorio.Certo al cospetto del Cammino di Santiago, la strada da fare in ogni senso è molto lunga, ma

per renderlo vivo, migliorarlo, valorizzarlo, c’è solo una pos-sibilità: conoscerlo. Una conoscenza trasversale, dalla popola-zione agli amministratori pubblici, dagli operatori economici ai depositari del culto, dalle associazioni ai tanti amanti dei cammini.

STRADA fACENDO SI È ARRIvATI AD UN PIACEvOLE ENTUSIASMOForse il nome del progetto del Maggio Eugubino e PiccolAcco-glienza Gubbio: “Conoscere il Sentiero”, era un po’ ridondan-te rispetto le ipotesi e le aspettative iniziali. Strada facendo però c’è stata una continua scoperta dei territori, della storia, della spiritualità, ma soprattutto della variegata umanità che si incontra su un cammino. Una ricchezza accumulata strada facendo che lasciava capire che si stava organizzando qualco-sa in più rispetto quelle aspettative di “camminate” condivise

nelle prime email circolate tra Simone, Massimo, Carlo, Ric-cardo e Lucio.Così dopo la prima tappa del 24 ottobre 2014, da San Pietro in Vigneto a Gubbio, l’entusiasmo dei partecipanti e anche degli organizzatori portava a programmare con aspettative la tappa successiva. E dopo poche settimane ben 80 iscritti hanno per-corso i km tra San Benedetto Vecchio e Semonte (fontana del Pellegrino). Una tappa nel territorio ovest, poco conosciuto ai più, ma di particolare bellezza ambientale. Un leggero nevi-schio ha reso ancora di più esaltante la giornata. Una famiglia del posto ha concesso generosamente locali per una improvvi-sata sosta al coperto e l’antica pieve di Loreto ha accolto il fol-to gruppo una volta superate le asperità. Uno dei partecipanti ha definito quella camminata: “un turismo emozionale”.

UN RINGRAZIAMENTO AGLI ORGANIZZA-TORI E COLLAbORATORI E così ogni tappa ulteriore si è arricchita di aneddoti e in-formazioni. Per ognuna sono stati compiuti dei sopralluoghi per capire le difficoltà del percorso, le evidenze spirituali, architettoniche e storiche. Una divisione di compiti tra gli

12.ma tappa di “Conoscere il Sentierodi Francesco”

Quel “qualcosa” in più di una camminata

Si sono concluse le 12 tappe fra Toscana e Umbria organizzate dal Maggio Eugubino e dal progetto PiccolAccoglienza della Diocesi. Un successo al di sopra di ogni aspettativa.

a cura della Redazione

C

30 otttobre 2016 - Una splendida giornata ha fatto da cornice per l’ultimo appuntamento Foto di gruppo per i partecipanti della 12.ma tappa prima di raggiungere Assisi

L’EUGUBINO dicembre 201622

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Dal LepreStefano & Francesca

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organizzatori presupponeva: studiare le notizie e riportarle prima della partenza e duran-te la camminata, organizzare le navette, i luoghi di ristoro, il pranzo finale. Alcune delle par-tecipanti più assidue, non hanno fatto mai mancare i dolci per il ristoro intermedio, sempre pia-cevole e condiviso. E qui bisogna ricordare anche la generosa e disinteressata ospitalità da par-te di alcune strutture ricettive sul sentiero che hanno messo a disposizione le strutture senza chiedere nulla. Lo stesso i risto-ratori che hanno accolto per il pranzo i gruppi, una volta com-preso lo spirito dell’iniziativa hanno sempre applicato prezzi ragionevoli.

LA SOCIALIZZAZIONE, LE bATTUTEI RICORDI DELLE vARIE TAPPEGli aneddoti e le esperienze sono state tante, hanno alimenta-to la conoscenza e incentivato a proseguire. Scoprire che oltre la importante località della partenza del Sentiero: La Verna e quella di arrivo: Assisi, c’è un territorio tra Toscana ed Umbria entusiasmante e poco conosciuto. Così una continua scoper-ta, : la Madonna di Donatello a Citerna e le mura medievali del piccolo Borgo toscano, il Duomo e lo storico ristorante “Il Fiorentino” di Sansepolcro, un allevamento di Bufale a Città di Castello, il museo dei Diari a Pieve Santo Stefano, la diga di Montedoglio dall’alto, gli eremi del Buonconsiglio, del Cer-baiolo e ancora l’antica Pieve de’ Saddi, l’ospitale Pietralunga e il ristorante Fiorucci, l’abbazia di San Benedetto Vecchio, la Pieve di Loreto, l’eremo di San Pietro in Vigneto, la Barcaccia, l’accogliente Valfabbrica, la chiesa di Sambuco, il castello di Biscina, da lontano quello di Giomici, la chiesola di Coccora-no, l’Abbazia di Vallingegno e tanti altri luoghi nascosti e ric-chi di significato storico artistico legato al francescanesimo.Ogni luogo evoca ricordi belli. Poi le emozioni, aspetti imma-teriali: la socializzazione, la solidarietà nel cammino, le battu-te, le foto di gruppo.

640 PRESENZE CON RILASCIO DI SPECIALI“PASSAPORTI NOMINATIvI” Un gruppo di “fedelissimi” ha partecipato assiduamente. Mau-rizio Fondacci ha percorso tutte e 12 le tappe. Tante ne ha per-corse il dr. Romano Ciampolet-ti eugubino di Città di Castello, molto presente anche nei consi-gli organizzativi per l’area tifer-nate. Ai fedelissimi si sono alter-nati camminatori occasionali o di alcune tappe, ancora nell’ul-tima, il 30

ottobre, da Valfabbrica ad Assisi ci sono state “nuove” iscrizioni. Alcune statistiche rendono meglio l’idea: le presenze com-plessive sono state 640 e oltre 250 per-sone hanno partecipato almeno una volta alle 12 tappe e 25 persone hanno percorso oltre 100 km meta fissata in tutti i luoghi principali di pellegrinaggio (Roma, Assisi, Santiago de Compostella) per ricevere il Testimonium.Significativo ed inusuale è stato l’attac-camento dei pellegrini alla Credenziale: uno speciale passaporto nominativo rila-sciato dalla PiccolAccoglienza Gubbio per attestare attraverso dei timbri, l’effettivo passaggio dei pellegrini in tutti i luoghi si-gnificativi della Via di Francesco. Emozionante è stata l’ultima tappa da Valfabbrica ad Assisi il 30 ottobre: 4 ore in cammino dentro uliveti e boschi colora-ti fino alla rocca di Assisi e Basilica di San Francesco dove c’è stato un momento di preghiera sulla tomba del patrono d’Italia guidato da Fra Jorge responsabile dell’uf-ficio dei pellegrini in Assisi. Grazie a tutti e... Buon Cammino!

In cammino verso Assisi Da sinistra: Simone Minelli, Massimo Bei e

Lucio Lupini

CredenzialeRilasciata aipartecipanti

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vITA DELL’ASSOCIAZIONE

Corso Garibaldi, 43 – GubbioTel. 075 9220887

L’eleganza nel particolare

e Borse di studio Cec-carelli-Spalazzi, sono al secondo anno. Il lascito indica l’assegnazione di borse di studio a stu-

denti di Gubbio, dalla scuola primaria alle superiori, fino all’Università, in ottemperanza alle disposizioni testa-mentarie del defunto Luigi Ceccarelli e dell’esecutore testamentario A. Walter Prosperetti. Nel 1989 il compianto Luigi Ceccarelli con testamento olografico, affidava al presidente dell’Associazione Maggio Eugubino e al Vescovo di Gubbio, una donazione da devolvere annualmente in borse di studio. La donazione è stata fatta in memoria della defunta moglie Elena Spalazzi, Stanislao Ceccarelli, Antonia Angeletti ed Enrichetta Scalet-ta Castiglia.

IN ATTESA DEI NOMI - Al momento la Commissione esaminatrice sta valutando i nominativi degli stu-denti meritevoli, però siamo in grado di dire che i premiati quest’anno saranno 6 (5 come da testamento + un universitario in più a compensazione del 2015 con nessuna domanda presentata): 1 dalle elementa-ri; 1 dalle medie; 2 dalle superiori e 2 dall’Università dell’anno di corso 2015/2016.I nominativi verranno resi noti anche via Newsletter dall’Associazione.

Lascito Ceccarelli-Spalazzi al secondo anno

Per i più meritevoliDalle elementari all’Università la gestione delle borse di studio è affidata al Maggio Eugubino. Ne beneficeranno quegli studenti con i migliori profitti residenti nel comu-ne di Gubbio.

La gestione delle borse di studio sono di responsa-bilità del Maggio Eugubino; il Co-mitato, composto dal Vescovo di Gubbio e dal Pre-sidente dell’Asso-ciazione, per l’oc-casione, nomina una commissione esaminatrice per gli ordini di studi obbligatori e superio-ri, è la scuola stessa a presentare i nomi e ivoti degli studenti migliori. Il soggetto Richiedente/Beneficiario è lo studente universitario che presenta gli attestati del proprio profitto accade-mico e l’indicatore ISEE proprio o del nucleo familiare di appartenenza.

La Borsa di Studio è attribuita agli stu-denti, residenti nel Comune di Gubbio tra: “i più bisognosi, di indiscussa mo-ralità, veramente studiosi e meritevo-li”. Ammessi al concorso i residenti e iscritti nell’Anno Accademico; al primo anno di corso di Laurea Specialistica/Magistrale o al quarto anno per Corsi di Laurea a ciclo unico; avere l’indica-tore ISEE riferito al nucleo familiare in cui compare il Richiedente, valido alla data di scadenza del Bando; non aver già fruito per l’anno accademico di al-tre provvidenze analoghe erogate dallo

Stato o da altre Istituzioni pubbliche o private, fatte salve quelle previste dagli Enti Regionali per il Diritto allo Studio Universitario. Quest’anno è la prima volta che viene assegnata la Borsa di Studio anche agli universitari, in quanto sono giunte do-mande da parte dei studenti. RED.

L’assegnazione 2015Premiati e autorità dello scorso anno

L

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l Natale arriva sempre e soprattutto nelle an-nate che sembrano le peggiori. Eccoci qua, illuminati e riscaldati come ogni Natale e spe-cialmente a Gubbio, dove la magia già esiste per una natura sua. Nonostante l’afflizione

dei commercianti e dei ristoratori, così come degli artigiani, malumore giustificato dalle disdette a causa del terremoto, Gubbio è riuscita nell’intento di scansare i brutti pensieri, creando come una bolla, dentro alla quale l’incanto sta per succedere. Grazie all’impegno di chi ha voluto crederci nono-stante tutto. La sfida ha generato l’ingegno e siamo a provare un Natale forse anche un po’ più vero perché ripulito dalle distrazioni. Il messaggio è: Correte a Gubbio per il vostro Na-tale! L’Amministrazione comunale ha lavorato su una effica-ce e adeguata campagna di comunicazione, con l’appoggio di Sgarbi e testimoni capaci di raccontare Gubbio al mondo, e in sinergia con la Regione Umbria e con l’alleggerimento tribu-tario. L’offerta delle innumerevoli iniziative dal 20 novembre al 10 gennaio, con l’attesissima accensione dell’Albero più grande del mondo, il 7 dicembre alle ore 18.00 da piazza 40 martiri, visto ogni anno da milioni di occhi di tutto il mondo. Quest’anno sarà l’Associazione Save the Children ad accende-

Natale

Il Natale arriva sempreGli appuntamenti di fine anno nella nostra città

Gubbio di per sè ha un suo fascino che viene “amplificato” sotto le feste. Presentiamo il nutrito programma natalizio.

a cura della Redazione

re l’Albero di Gubbio. Moltissime anche quest’anno le iniziative legate al Nata-le, coordinate dall’Associazione ETC, proposte da provare e anche solo da scegliere, iniziative per ogni età, tasca, fa-miglie e singoli aspettative: punti di raccolta per le “Lette-rine di Babbo Natale” a cura del Lion’s Club, il cui incasso sarà devoluto al reparto pediatrico dell’Ospedale di Branca; mercatino del Natale nei giardini di piazza 40 Martiri con le eccellenze dell’artigianato ed enogastronomico; il villaggio di Babbo Natale con slitta e animali; il tradizionale concer-to sotto l’Albero in programma il 17 dicembre. I Presepi nei Quartieri: a San Pietro vivente e a San Martino a grandezza naturale; illuminazione a neon e alberi di natale nelle piazze più amate; laboratori artigiani e per bambini nella Sala de-gli Stemmi in Piazza Grande, curati da ‘ArtinGenioGubbio’ e ‘Aratorio familiare’; a Santo Spirito le kermesse di Alkimia e per respirare l’aria del Polo la Pista di pattinaggio su ghiaccio, allestita nella piazzetta di S. Antonio in Corso Garibaldi fino al 10 gennaio.

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Sabato 7 dicembre ore 18.00 Piazza 40 MartiriAccensione Albero di Natale più grande del Mondo

Pista di ghiaccio sulla Piazzetta di Sant’AntonioPer pattinare in Corso Garibaldi fino al 10 gennaio

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Il “Pacio”e l’Albero

Come nacque l’idea dell’Albero di Natale più Grande del Mondo

di Alberto Cappannelli

Pietrangelo Farneti ebbe l’idea di un albero luminoso sul Monte Ingino il giorno di Natale del 1955. La realizzazione “slittò” di 25 anni. L’incontro decisivo con l’amico Enzo Grilli e l’aiuto di altri volontari.

Con Bertolaso (2009) _ L’indimenticabile Pietrangelo Farneti con l’allora responsabile della Protezione Civile

sato “alzai gli occhi verso la Basilica del nostro Pro-tettore e vidi il Monte ovattato da leggere strisce di nebbiolina come si notano su di un albero di Natale. Quella visione, semplicemente stupenda, mi suggerì di allestire, in un prossimo Natale una decorazione luminosa. Risalendo verso la mia abitazione in Via XX Settembre mi incontrai con l’amico dott. Fran-cesco Pierotti che stava aprendo la sua farmacia al quale, dopo i saluti, raccontai della visione e dell’idea avuta. Lui mi disse: «Se lo fai ti do centomila lire!»”. L’INCONTRO CON ENZO GRILLIPassano gli anni “con sempre con questa idea in te-sta – prosegue il racconto del Pacio – arrivo al 1980. Un giorno mentre salivo sul Monte Ingino, mi salutai

l Comune a Natale non mette più manco que le quattro palle luminose sul Corso... ma adesso te fo vede’ io!». Mi ricordo mol-to bene quando il Pacio al secolo Angelo Farneti (“Pietrangelo”) disse questa frase.

Era il 1979 e io venticinquenne mi trovavo insieme a lui presso la Taverna dei Santantoniari visto che c’era sempre da fare qualcosa. Lui ti “ingaggiava”: «Viene qua che t’adopro!» o il classico «Proprio ta te te vo-leo!» frase che a dire il vero ripeteva non solo a me, ma a tanti altri. Solo qualche anno dopo capii quello che aveva in mente quel “diavolaccio” del Pacio. Era un vulcano di idee, il più delle volte queste risultavano di difficile realizzazio-ne. Adesso che Lui non c’è più quando sono con amici e lo ricordiamo ripeto: «Tal Pacio su cinquanta idee strampalate je venuta bene solo quella de l’Albero!».Mi riferisco all’Albero di Natale più Grande del Mondo di Gubbio (entrato nel Guinness dal 1991) di cui Pie-trangelo Farneti fu uno dei veri e propri inventori. O comunque quello che diede l’”input” volendo usare un termine di moda.

L’INTERvISTA CHE È SU INTERNETDa un’intervista su un sito internet (http://pro-vamaggio.jimdo.com/gubbio/eventi/albe-ro-di-natale/) proprio l’indimenticato Pietrange-lo rivela che l’idea gli venne “il 25 dicembre del 1955 all’incirca erano le 09,00 del mattino all’altezza del semaforo di Piazza 40 Martiri” (che precisione!). Nell’intervista il Pacio racconta che era di ritorno con il treno dalla Calabria, dove si era recato per lavoro, appena sceso dal pulman CAT proveniente da Fos-

I

1981 _ Si iniziò con un “qualcosa” di luminoso Il “cerchio” con fari di Enzo Grilli (a destra nella foto)

Natale

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con l’amico concittadino Enzo Grilli (personaggio “storico” mai dimenticato n.d.r.) che domandò se mi era piaciu-ta l’illuminazione realizzata in occasione dell’ultima tra-slazione di S.Ubaldo dell’11 settembre. Gli risposi che purtroppo non mi trovavo a Gubbio e nel prosieguo del no-stro colloquio gli confidai l’i-dea che mi portavo dietro da tanto tempo. Devo precisare che gli unici che sapevano di questa iniziativa erano solo i miei figli ai quali, ogni tanto, promettevo la realizzazione di un albero speciale. Enzo mi disse subito: «FAMOLO!»”.

L’ «UfO» NATALIZIOPer quell’anno si cominciò con un “qualcosa” di luminoso “tipo stella” che doveva essere sulla Rocca sopra la Basilica. Continua il Pacio: “Enzo fece costruire due semicerchi che dovevano ospitare numerosi fari di automobili in di-suso che io trovai andando presso i vari meccanici e provvide a tutto l’impianto elettrico. Sapeva fare tut-to! Da parte mia mi adoperai anche per qualche aiuto. Giovanni Colaiacovo mi diede un lunghissimo cavo per trasportare l’energia elettrica dall’albergo “La Rocca”. La locale APT, l’ufficio turistico, mi promise di pagare la fornitura elettrica che ammontò a meno di cinquantamila lire. Così arriviamo ai giorni prossimi della Festività che furono veramente freddi, special-mente lassù, dove c’è voluta la forza di Nello Ontano, di Marcello Cecilioni, di Mauro Barbetti e di mio figlio Riccardo. I risultati non furono come speravamo ed invece di una stella, fu un cerchio di luci. I quotidia-ni misero in risalto che a Gubbio, un «Ufo natalizio» (Giorgio Gini sul “Messaggero” n.d.r.) si era fermato al di sopra del Monte Ingino”.

IL SASSO ERA GETTATOL’intervista prosegue “Verso la fine di agosto del 1981, dopo una riunione nella sede dei Santantoniari, al Pa-lazzo del Capitano del Popolo, alcuni amici tra i quali ricordo Mario Morena (‘l “Chicco”) ed Evaristo Sanni-poli de’ “Moscone” mi chiesero di riprendere l’inizia-tiva”.Nell’articolato racconto emerge che il coinvolgimento di diverse altre persone fu fondamentale. Pietrangelo cita il topografo Fausto Battistelli, il geometra Ma-rio Santini che progettò per primo i “punti luce”, l’e-lettricista Luigi Monacelli, il già menzionati Nello

Ontano e Mario Morena e poi Gerolamo Rogari, Giu-seppe Gambini “Acquatic-cio” ex-portiere del Gubbio, Mario Flamini, alcuni com-ponenti dell’Enel (su indica-zione del direttore Migatti) e della Forestale, infervorati per realizzare l’albero. Purtroppo alcuni di questi “fondatori” ci hanno lasciato ma restano sempre vivi nella memoria. Si susseguirono numerose ri-unioni piene di entusiasmo, anche per affrontare il non secondario problema finan-ziario. La strada era tracciata. La re-alizzazione del primo albero costò tante fatiche anche sotto la neve “Ma alla fine – riporta Pietrangelo – «alla ceraiola», l’albero fu una realtà”.

LA STORIA RECENTE La storia recente ci dice che «l’Albero di Natale più Gran-

de del Mondo» è nel Guinness dei primati. Dal 1998 la cerimonia dell’accensione ha visto come protagonisti personalità più o meno famose come sotto riportato. Ora, sempre più spesso, gli aerei nei loro itinerari not-turni, cambiano rotta per godere il grandioso spettaco-lo luminoso voluto dalla volontà di pochi decisi eugu-bini, ribattezzati, per far rima con ceraioli, Alberaioli.

Trittico Santantoniaro per l’Albero Dietro al “Pacio” a sinistra Argante Pauselli a destra Nello Ontano

1998 Terence Hill1999 Chicco Testa2000 Ubaldo Corazzi2001 Carlo Giovanadri2002 Sergio Billè2003 Maria Rita Lorenzetti2004 Francesco Bistonni2005 Mario Ceccobelli e Nello Ontano2006 Macram Max Gassis e Pier Giuseppe Pelicci2007 Pietro Spirito2008 Luigi Ciotti2009 Guido Bertolaso2010 Catiuscia Marini2011 Papa Benedetto XVI2012 Giorgio Napolitano2013 Francesco Soddu2014 Papa Francesco2015 Miguel Lupiz2016 Daniela Fatarella (“Save the Children”)

rEgISTrO DEllE ACCENSIONI

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Natale

Il profumo del Natale

Riflessioni sui giorni he precedono la più bella festa dell’anno

Sarebbe bello poter riassaporare le vigilie che da piccoli si trascorrevano in compagnia delle persone care. Sentire gli “odori” delle stanze dove ci si riuniva

in una atmosfera “magica” come è quella dell’attesa di ogni 25 dicembre.

eppure nella mia relativa gio-vane età, ho ricordi ben lon-tani dalle corse al consumo come quelle di oggi. Poche se non nulle, le immagini dei

regali, ma vive e profumate le vigilie trascor-se in compagnia dei parenti e delle persone care che non ci sono più.La loro presenza nei ricordi “spinge” anco-ra come una sorta di magica energia. Ecco cosa potrei chiedere a Gesù Bambino: rivi-vere l’atmosfera e sentire l’odore della stan-za dove ci riunivamo in famiglia, di rivivere anche una sola Vigilia di Natale coi mie zii, cugini e nonni, senza troppa malinconia e con un pizzico di allegria.

IL RACCONTO DELLA NONNAPer l’occasione magari sarebbe il caso di ascoltare per l’ennesima volta i racconti del Natale della nonna che, a Morena, frazione del nostro Comune vicina alle Marche, poco si aspettava da Gesù Bambino. Non per la mancanza di fede, quanto per il grande numero di fratelli con i quali condivideva lo stesso tetto. E anche il letto. Di tante sofferenze, la nonna non manca di menzionare (ancora oggi) proprio il posto sul letto in fondo alla stanza. Da quella parte ci si dormiva una notte ciascuno a turni prestabiliti perché sopra lo spigolo del letto il soffitto del tetto era rovinato e dalle fessure, fra un vergolo e l’altro, passava il freddo vento invernale. Poi se per caso cominciava a nevicare talvolta qual-che bel fiocco “arrivava”.Anche per la nonna che le cose poi migliorarono. Quando ar-rivava la mattina del 25 dicembre era tanta la gioia di fronte a un cesto di arance e qualche uovo. Infine una bambola di pezza alla quale Gesù Bambino cambiava ogni anno una parte del vestito. Una bambola sola per tutte le sorelle, da tenere con cura. Eppure da questi racconti traspare qualcosa (forse il tempo che passa e da lontano appare più dolce?) che oggi sembra sopito.

DIvERSO IL NATALE DEI NOSTRI TEMPIVenendo ad oggi, esulando dalla kermesse abbagliante dei giorni che precedono la Festa vera del Natale, il 25 dicembre, mi accorgo di non avere nulla davanti agli occhi che funga da ispirazione per un Natale diverso.Da piccoli c’era un calore sprigionato dall’intimità che evoca fervore verso l’attesa, la dolcezza di essa; si ricorda la nascita di Gesù che come una ricorrenza deve poter rimandare all’es-senza del messaggio della sua venuta. Una nascita invoca buoni sentimenti, ne genera alcuni mai sentiti, e quella del Signore nel nostro Paese, come in molti altri, ha un valore religioso che è diventato la nostra tradizione, ciò che parla di noi. Siamo i figli dei nostri tempi e senza nemmeno cadere nel bigottismo, ammetto con forza che manca quell’incanto dell’attesa anche solo legata alla magìa. Al profumo. Al canto. Come mia nonna la sera del 24 bisbigliavo alla bambola, re-stavo zitta sotto le coperte, perché passava Gesù Bambino e nemmeno mi domandavo come potesse, un neonato, riuscire a portare i doni, tanta era l’intima certezza della sua presenza. Babbo Natale non era ancora diventato il suo assistente.

Nel passato le famiglie erano numerose specie in campagnaA Natale Gesù Bambino portava poco, ma le cose migliorarono...

S

di Michela Biccheri

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PERSONAGGI

Una piccola grande eugubina

Negli anni ‘30 la giovanissima Giuseppina Cerroniandò a Milano a servizio come domestica presso “signori”. Così poteva aiutare la sua amata famiglia a Gubbio. Un tragico destino l’aspettava.

Un po’ alla volta tutto si farà...

A MILANOEra una signorina di soli 14-15 anni che da sola a Milano guadagnava soldi per la sua famiglia lavorando presso una coppia di “signori” molto gentili che le procuravano “da fare” in casa, ma che si compiace-vano della sua c o m p a g n i a anche nei doveri della spesa e nelle scelte dome-stiche. G i u s e p p i n a scrive ai ge-nitori il 29 gennaio 1935 rallegrando-si che abbia smesso di ne-vicare a Gub-bio cosicché il padre potesse riprendere il lavoro “sul monte” (pro-babilmente andava a “fare” la legna come la buona parte degli eugubini). Aveva saputo che la nevicata aveva provocato tre vittime, di cui chiedeva i nomi! Nella lettera domandava ai geni-tori se mandar loro 25 lire, ma non di più! Perché anche lei aveva bisogno di averne un po’ in tasca per vivere (affer-ma di dover comprare i calzetti o una cosa e l’altra). Mi piace pensare che ri-cercasse rispettabilità, come a doversi riscattare da una situazione personale

bitava in via Barbi nu-mero 3, fino a che a 14 anni non ha trovato ser-vizio a Milano presso “si-gnori” come domestica.

Erano i sei mesi tra il 1934 e il 1935. So-rella maggiore di Luigi Cerroni, cono-sciuto a Gubbio come custode dell’Edi-ficio Scolastico, nessuno ha mai saputo nulla di questa coraggiosa ragazzina. Se ne erano perse le tracce sia per la sua giovanissima età e sia per il fatto che il tempo sembrava avesse cancellato ogni traccia.Eppure proprio il tempo ha restituito in questi giorni la sua foto, due sue lettere, una cartolina e tante buste aperte con timbri postali e francobolli annullati di un’Italia del regime. La cosa che più mi ha toccato, oltre alla sua tenerissima età, è stato l’amore incondizionato, si-curo e materno verso la famiglia ed in particolare verso il fratello.

economica che la faceva sentire in trap-pola se relazionata alla sua personalità. Scrive: “Volete sapere quanto sono cre-sciuta? Il 28 ottobre (1934 ndr) pesavo 34 kg. Il 25 novembre pesavo 36 kg. Il

16 del dicembre pesavo 37 kg e mezzo. Adesso sarò guasi 40 kg, poi mi vedre-te quando farò la fotografia”.

LA fOTOGRAfIA E LE LETTERELa fotografia era prevista per l’aprile 1935, ma deve essere stata scattata per qualche motivo che ignoro, un mese o due prima del tragico episodio che l’aspettava a marzo. L’aveva pagata 12 lire (forse, se non ho errato il calcolo, corrispondono a circa 10 euro di oggi) e si è preoccupata di farla giungere ai

di Michela BiccheriGiuseppina Cerroni (1920-1935)

A

L’EUGUBINO dicembre 201632

Una delle lettere del 1935Giuseppina Cerroni da Milano scrive ai genitori

Un’amore incondizionato

verso la famigliaed in particolare verso il fratello

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genitori. L’unica che aveva e che poteva essere perfino smarrita. Ancora in una lettera: “Gigetto è buono? Studia? Se è bravo io lo farò continua-re alla scuola anche facendo i sacrifici così avrà qualche impiego o qualche cosa basta che lui abbia voglia”.Tipo molto determinato sembra vive-re uno svincolo dalla vita, cercando di convincere la cugina in un’altra lettera, a raggiungerla a Milano per lavorare come donna di casa presso “signori” del piano di sopra senza figli e molto genti-

li. Esorta la cugina a risponderle presto, mandandole una lettera a Via Romagna 46, Milano, dove viveva. La ammonisce dicendole di accontentarsi, semmai as-sunta, “per i primi mesi tanto più che la signora è buona”. ACCADE L’INCREDIbILE...Era una giovane indomita e tenace con una punta di sana ambizione, ma anche di orgoglioso e sprezzante capriccio gio-vanile. Una delle caratteristiche tipiche dello spirito eugubino.Arriva il 16 marzo e quel giorno accade l’incredibile per quei tempi: Giuseppi-na viene investita da un’auto a Milano.

Muore per le ferite riportate. Con lei se ne va tutto l’aiuto per la sua famiglia che tanto la motivava e stimolava nel lavoro. Aveva promesso alla madre e ai suoi cari che l’estate successiva, al suo ri-torno a Gubbio, avrebbe provveduto ad alcuni miglioramenti: far fare una credenzina a giorno, un bel servizio di bicchieri (che lassù costavano poco) e anche i materassi per i letti. Tutti og-getti di cui lei disponeva a Milano pres-so i “signori” e che voleva fortemente avessero anche quelli della sua famigia a Gubbio. Tant’è che aveva scritto: “Un po’ alla volta tutto si farà...”.

Alcune righe di una lettera Traspare tutto il bene e i sacrifici a favore della sua famiglia

Era una giovane indomita e tenace con

una punta di sana ambizione

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_ NON SONO PIù TRA NOI _

vITA CITTADINA

Giulio Cesare Pascolini

Con Giulio Cesare Pa-scolini se n’è andata una delle ultime figure

di primo piano della nostra Cit-tà. Della nostra Associazione, in maniera particolare, di cui è stato fedele Consigliere per moltissimi anni e vicepresiden-te nel 1990. Se n’è andato in punta dei piedi, ma fino all’ulti-mo si è dedicato all’Associazio-ne e anche a coinvolgere i soci, specie le nuove generazioni, a dimostrazione di quelli che sono sentimenti statutari del no-stro Maggio Eugubino. Ce lo ha fatto sentire nostro condividen-do tantissime iniziative e infondendo la sua calma, l’educazione e l’amore per i principi e i valori, un insegnamen-to che andava anche al di là delle mura della sua professione. Piacevolissime chiacchierate dalla vecchia alla nuova sede, interminabili caffè “istituzionali”, in sede, concessi alla serietà che dava lustro alla sua Associazione, così come l’immancabile aiuto e piacevole compagnia che dedicava al Convivio degli Eugubini lontani. Non mancavano i “confronti” forse meglio sarebbe dire “ le punzecchuiature” di stampo ceraiolo, per il suo Cero San Giorgio, Cero davvero Guerriero e poi anche sulla sua Inter ed il “Gubbiaccio”.Di acqua sotto i ponti ne ha vista passare certamente tanta e tante generazioni ha potuto conoscere e far cresce-re all’interno del Maggio Eugubino. Per questo chi ha avuto l’onore di conoscerlo porterà sempre un grandissimo ricordo nell’angolo di quelli più veri dei nostri cuori. Il Consiglio e l’Associazione Maggio Eugubino tutta.

Figure fondamentali della nostra AssociazioneGiulio Cesare Pascolini (secondo da destra) nella vecchia sede A.M.E.

Era nato a Gubbio nel 1930. Ceraiolo di Sant’Ubaldo ama i Ceri sopra ogni cosa, ma fu costretto a cercare for-tuna prima in Francia, dove si sposa e mette su famiglia con l’eugu-bina Anna Maria e poi a Roma, avvicinandosi a Gubbio dove tornava tutti gli anni per i Ceri, per coronare sempre l’impegno tra le stan-ghe. Vissuto a Roma, resta eugubino nel cuo-re e a Gubbio ritrova oggi riposo.

Piero Spaccini

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