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TESI DI BACHELOR DI SERENA CINUS BACHELOR OF ARTS IN PRIMARY EDUCATION ANNO ACCADEMICO 2017/2018 ATTENTI AL MOVIMENTO! COME DELLE PAUSE ATTIVE POSSONO INFLUENZARE L’ATTENZIONE DEGLI ALLIEVI IN CLASSE RELATORE SIMONE STORNI

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TESI DI BACHELOR DI

SERENA CINUS

BACHELOR OF ARTS IN PRIMARY EDUCATION

ANNO ACCADEMICO 2017/2018

ATTENTI AL MOVIMENTO!

COME DELLE PAUSE ATTIVE POSSONO INFLUENZARE L’ATTENZIONE

DEGLI ALLIEVI IN CLASSE

RELATORE

SIMONE STORNI

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UN GRANDE GRAZIE…

Alla mia grande famiglia, che mi ha sempre appoggiata e accompagnata nel mio percorso

scolastico, motivandomi e sostenendomi.

A Simone Storni, per il grande aiuto e il sostegno datomi in questi mesi. I consigli e la conoscenza

messa a disposizione sono stati molto preziosi per la realizzazione del percorso.

Ai bambini della Scuola Elementare di Biasca per la grande disponibilità, l’entusiasmo, la gioia e

l’affetto dimostratomi durante l’intero anno scolastico.

Ai colleghi di Istituto e ai miei compagni, per la loro disponibilità, il sostegno e la gentilezza

dimostratemi. La buona collaborazione ha reso l’anno scolastico molto piacevole e costruttivo.

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Abstract

Serena Cinus

Bachelor of Arts in Primary Education

Attenti al movimento!

Relatore: Simone Storni

Ognuno di noi avrà sicuramente già sentito il bisogno di liberare la mente, quindi per sfogarci

corriamo, passeggiamo e ci prendiamo una pausa. I bambini, in particolare, vivono più

intensamente questa necessità, che li accompagna anche durante le giornate scolastiche,

influenzando la loro attenzione e i loro apprendimenti.

Questo lavoro di Bachelor ha l’obiettivo di indagare, come le condotte motorie, tramite delle pause

svolte all’interno di una lezione, possono influire sull’attenzione e la concentrazione degli allievi in

classe. In particolare, si dà importanza al concetto di pausa sia in movimento che statica, per

osservarne l’influenza sui bambini. Durante la sperimentazione, sono stati realizzati dei momenti

all’interno di una lezione scolastica di 45 minuti, durante i quali i bambini avevano la possibilità di

svolgere una pausa in movimento, caratterizzata da giochi psicomotori e sociomotori, oppure una

pausa statica, durante la quale i bambini svolgevano delle attività seduti al loro banco. I dati sono

stati raccolti grazie ad una griglia di osservazione, che aveva lo scopo di evidenziare i

comportamenti disattenti che gli allievi avevano in seguito allo svolgimento della pausa.

L’analisi dei dati ha dimostrato che lo svolgimento di una pausa è fondamentale per migliorare

l’attenzione e la concentrazione degli allievi durante la lezione successiva. I dati non hanno però

evidenziato quale tipologia di pausa è maggiormente benefica per i bambini osservati.

Parole chiave

Condotte motorie, movimento in classe, pause in movimento, pause statiche, attenzione.

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Sommario

1 Introduzione ................................................................................................................................. 1

1.1 Motivazione della scelta ....................................................................................................... 1

1.2 Contesto di riferimento ........................................................................................................ 2

2 Quadro teorico.............................................................................................................................. 3

2.1 Il movimento fisico .............................................................................................................. 3

2.1.1 Bisogni di un essere umano ............................................................................................. 3

2.1.2 Importanza del movimento fisico .................................................................................... 4

2.1.3 L’importanza del movimento fisico a scuola ................................................................... 5

2.1.4 I benefici del movimento fisico ....................................................................................... 5

2.1.5 Le conseguenze dell’attività fisica sul nostro corpo ........................................................ 7

2.2 Il movimento a scuola .......................................................................................................... 7

2.2.1 I giochi motori .................................................................................................................. 8

2.2.2 Lezioni in movimento ...................................................................................................... 8

2.2.3 Pause in movimento ......................................................................................................... 9

2.3 Attenzione .......................................................................................................................... 10

2.3.1 L’attenzione a scuola ..................................................................................................... 10

3 Interrogativo e ipotesi di ricerca ................................................................................................ 13

3.1 Domanda di ricerca ............................................................................................................ 13

3.2 Ipotesi di ricerca ................................................................................................................. 13

4 Quadro metodologico ................................................................................................................. 14

4.1 Tipo di ricerca .................................................................................................................... 14

4.2 Campione di riferimento .................................................................................................... 14

4.3 Modalità di intervento e tecnica di raccolta dati ................................................................ 15

4.3.1 Le fasi della ricerca ........................................................................................................ 15

4.3.2 Raccolta degli indicatori ................................................................................................ 16

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4.3.3 Lo strumento di osservazione ........................................................................................ 16

4.3.4 Programmazione del periodo di sperimentazione .......................................................... 17

4.3.5 Questionario ................................................................................................................... 19

4.3.6 Tipologie di attività ........................................................................................................ 19

5 Analisi dei dati ........................................................................................................................... 21

5.1 Modalità di analisi .............................................................................................................. 21

5.2 Discussione dei dati ........................................................................................................... 24

5.2.1 Analisi svolte su Mattia.................................................................................................. 26

5.2.2 Analisi svolte su Alessandra e Christine ........................................................................ 27

6 Conclusioni generali .................................................................................................................. 28

6.1 Dagli interrogativi alle conclusioni .................................................................................... 28

6.2 Limiti della ricerca ............................................................................................................. 29

6.3 Possibili sviluppi ................................................................................................................ 29

6.4 Considerazioni personali .................................................................................................... 30

7 Bibliografia ................................................................................................................................ 31

7.1 Volumi ............................................................................................................................... 31

7.2 Articoli in riviste ................................................................................................................ 31

7.3 Pubblicazioni online ........................................................................................................... 32

7.4 Moduli o corsi .................................................................................................................... 33

8 Allegati ....................................................................................................................................... 34

8.1 Allegato 1: Diario raccolta degli indicatori ........................................................................ 34

8.2 Allegato 2: Spiegazione dei giochi e delle attività proposte .............................................. 35

8.2.1 Allegato 2.1: Crucipuzzle .............................................................................................. 37

8.2.2 Allegato 2.2: Acrostico .................................................................................................. 38

8.2.3 Allegato 2.3: Scheda utilizzata per la ricerca dei paesi .................................................. 39

8.3 Allegato 3: Organizzazione fase sperimentale ................................................................... 40

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8.4 Allegato 4: Tabella osservativa .......................................................................................... 41

8.5 Allegato 5: Riassunto dei dati raccolti nella fase di sperimentazione ................................ 42

8.6 Allegato 6: Riassunto dati raccolti durante due lezioni svolte dalla collega ..................... 43

8.7 Allegato 7: Questionario .................................................................................................... 44

8.8 Allegato 8: Risultati questionario ...................................................................................... 45

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Serena Cinus

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1 Introduzione

Quando si esercita il mestiere dell’insegnante, fin dai primi mesi di scuola ci si accorge che gli

argomenti che si vogliono e in parte si devono trattare, sono diversi e non sempre gli allievi ci

seguono come vorremmo. Il rischio è quello di entrare in un circolo vizioso, dove l’unico obiettivo

è di portare a termine il programma mentre le reali necessità degli alunni cadono in secondo piano.

Capita spesso che per terminare il dettato o l’esercizio, si chiede ai bambini di rimanere seduti,

fermi e attenti a lungo.

Quanto possiamo pretendere dai nostri allievi? Quanto sforzo saranno in grado di fare? Quali sono

le loro necessità e i loro bisogni?

1.1 Motivazione della scelta

Ho deciso di affrontare questa tematica per molteplici ragioni. Innanzitutto, è un argomento che mi

interessa molto e al DFA non ho avuto l’opportunità di approfondire questo aspetto. La mia

curiosità, quindi, mi ha spinta a voler esplorare meglio questo fenomeno. Grazie alle mie ricerche e

alle mie esperienze concrete, ho potuto osservare in prima persona gli effetti del movimento fisico

in classe.

La seconda motivazione è legata al contesto di pratica, in quanto all’inizio del mese di settembre mi

sono ritrovata in una classe di scuola elementare nella quale, dopo alcuni mesi di osservazione, ho

potuto constatare che c’erano degli alunni che mostravano la necessità e il bisogno di movimento.

Ad esempio, appena ne avevano la possibilità si alzavano e andavano a prendere dell’acqua al

rubinetto, oppure andavano in bagno. Ho quindi deciso di affrontare questo argomento, auspicando

di acquisire le competenze necessarie per aiutarli, e soprattutto che questo tipo di lavoro portasse

loro dei benefici.

La terza ragione è molto semplice e puramente personale, infatti io stessa sono la prima che, quando

si trova in un periodo particolarmente stressante e con molta tensione accumulata, ha bisogno di

sfogarsi, di staccare la spina e prendersi anche solo cinque minuti per ritrovare la calma e la

concentrazione adeguata. Lo sport in questo senso mi aiuta molto e mi accorgo dei suoi vantaggi fin

da subito. Ho dunque fatto il seguente ragionamento: se dopo un’attività in movimento io mi sento

meglio, probabilmente anche i miei allievi, se guidati ed aiutati, avranno un atteggiamento più

propenso e adeguato per continuare la lezione.

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Attenti al movimento!

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1.2 Contesto di riferimento

Come riporta il rapporto annuale di “Scuola in movimento” dell’Ufficio federale dello sport

(UFSPO) del 2015/2016, in Ticino le classi che adottano la didattica della “Scuola in movimento”,

per la quale si integra il movimento fisico all’interno delle mura dell’aula nella quotidiana vita

scolastica, sono molto poche rispetto agli altri cantoni svizzeri.

Figura 1.1: Classi svizzere partecipanti al progetto "Scuola in movimento" nell'anno 2015/2016 (UFSPO, 2016)

Questi dati ci fanno riflettere su quanto il nostro Cantone può ancora migliorare per andare incontro

alle necessità dei nostri allievi e portare delle innovazioni al nostro metodo di insegnamento.

Ho quindi affrontato questo argomento, portando avanti personalmente il percorso all’interno di una

classe di scuola elementare ticinese. Il campione di riferimento è molto ridotto, si deve perciò

parlare di ricerca esplorativa, in quanto i dati raccolti non sono sufficienti per avere una valenza

scientifica. È giusto però considerarla come un primo tassello, una prima esplorazione per osservare

le conseguenze del movimento fisico a scuola.

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2 Quadro teorico

2.1 Il movimento fisico

2.1.1 Bisogni di un essere umano

Ogni essere vivente, per crescere e in generale per vivere, deve soddisfare dei bisogni

indispensabili. L’essere umano, proprio come elemento di questa categoria ha determinate

necessità. Se chiedessimo a qualsiasi persona di cosa ha bisogno per vivere, le risposte più comuni

sarebbero: cibo, acqua, sonno, sicurezza, ecc.

Maslow, nel suo libro Motivazione e personalità (1973), ha affrontato la teoria dei bisogni

fondamentali, classificandoli in cinque categorie differenti. Egli sostiene che i nostri principali

bisogni sono quelli fisiologici (fame, sete, sonno, movimento, ecc.), i quali sono fondamentali per

ogni essere umano. Infatti, egli a pagina 85 del suo libro sostiene:

[...] Questo specificamente significa che nell’essere umano che nella vita manca di tutto in

maniera estrema, è più probabile che la motivazione prevalente sia costituita dai bisogni

fisiologici che da altri bisogni. Una persona che manca di nutrimenti, di sicurezza, di amore e

di stima, probabilmente sentirà la fame più che ogni altro bisogno. (Maslow, 1973, p. 85).

Questo significa che il nostro organismo è dominato dai bisogni fisiologici: fino a quando non

avremo soddisfatto queste necessità, le altre saranno accantonate o addirittura annullate.

In seguito, soddisfatti questi bisogni – come si può osservare nella figura 2.1 – l’essere umano ne

sviluppa degli altri (quelli di sicurezza), i quali possono essere definiti come necessità di sicurezza,

di protezione, di libertà dalla paura, dal caos e dall’ansia, ecc. Proseguendo lungo la piramide,

troviamo i bisogni sociali, in quanto tutti gli esseri umani hanno la necessità di avere degli amici, un

amore, in generale di avere degli affetti e di appartenere ad un gruppo. In seguito, ci sono i bisogni

di stima: tutti noi abbiamo l’esigenza di valutarci e di essere valutati. Infine, sulla cima della

piramide troviamo i bisogni di autorealizzazione:

[…] Anche se queste esigenze vengono soddisfatte, possiamo spesso (se non sempre)

aspettarci che presto si svilupperà un nuovo stato di scontentezza e di irrequietezza, se

l’individuo non sarà occupato a fare ciò che egli, individualmente, è adatto a fare”. (Maslow,

1973, pp. 98-99).

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Attenti al movimento!

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Figura 2.1: Piramide di Maslow (Iametti, A.A. 2017/2018)

2.1.2 Importanza del movimento fisico

Tra i bisogni fisiologici, oltre alle necessità citate nel capitolo precedente, possiamo includere anche

il bisogno di movimento fisico. Tutti gli esseri umani, per mantenersi in salute, devono muoversi e

svolgere delle attività fisiche. I giovani dovrebbero muoversi per almeno un’ora al giorno, i più

piccoli ancora più a lungo. (UFSPO, 2011).

Per tutti i bambini, è fondamentale muoversi, in quanto permette loro di svilupparsi dal punto di

vista muscolare e coordinativo ma soprattutto, perché hanno un naturale bisogno di scaricare le

energie. L’attività fisica è quindi necessaria per soddisfare i nostri bisogni fondamentali. (Mazzoni

& De Rossi & Albanese, 2010).

Nel corso degli anni, i ricercatori hanno scoperto diverse teorie e leggi che spiegano l’importanza

del movimento fisico e sportivo; ad esempio perché è indispensabile, quali conseguenze comporta,

perché, come e quando praticare del movimento, ecc., che sarebbe egoistico non tenerle presenti

quando si lavora con bambini o ragazzi. (Bertagna, 2004).

Tutti gli esseri umani hanno bisogno di muoversi continuamente e di farlo in modo variato. (CFS,

2004). L’intera vita umana è perennemente in movimento, si pensi al movimento intenzionale e a

quello riflesso, al gioco o alla danza; sono delle attività che l’uomo ha bisogno di svolgere per

scaricare le energie in eccesso, per lo sviluppo della personalità, per far riposare l’organismo, ecc.

(Bertagna, 2004).

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In generale le attività fisiche e lo sport aiutano a mantenersi in salute e anche a ridurre i costi per

quest’ultima: ad esempio circa il 30% dei giovani è afflitto da problemi e dolori alla schiena; il

movimento fisico aiuta a ridurre notevolmente queste problematiche. (CFS, 2004).

2.1.3 L’importanza del movimento fisico a scuola

La scuola ha il compito di fornire ai suoi alunni tutte le nozioni e il materiale necessari per il suo

sviluppo e per il suo futuro, contribuendo così ad educare i futuri cittadini che avranno il compito di

vivere nella società. (Ostinelli, 2015). Quando si parla di educazione, è quindi impossibile pensare

di impartirla senza integrare anche la dimensione motoria. (Bertagna, 2004).

Nel suo volume del 2004, Bertagna spiega come l’educazione comprende il sapere (le conoscenze

teoriche) e il sapere fare, quindi la capacità e l’abilità di mettere in pratica quanto appreso a livello

teorico. Anche le scienze motorie, possono dare un importante contributo per trasmettere queste

conoscenze ed abilità, ma per farlo è indispensabile che esse siano riconosciute e valorizzate.

Le attività fisiche, inoltre, offrono la possibilità di imparare a gestire i conflitti in modo pacifico, in

quanto sviluppano ed incoraggiano lo spirito di squadra e la sportività. Di natura, quindi, facilitano

l’armonia e l’integrazione anche di persone con culture diverse. (CDPE, 2005).

Concludendo, ritengo che la scuola sia in grado di dare un grande contributo alla promozione della

salute e lo sviluppo della personalità dei suoi allievi. È quindi necessario che la scuola si impegni a

rispettare questo suo compito formativo, per il bene dei suoi alunni. (CDEP, 2010). Se non si

considera questa reale necessità dei ragazzi costringendoli a lunghe ore seduti senza potersi

muovere a sufficienza, si limita in modo innaturale il bambino, proprio nell’età in cui il movimento

ha un ruolo fondamentale per uno sano sviluppo. (CFS, 2004).

2.1.4 I benefici del movimento fisico

Viviamo nel ventunesimo secolo e grazie alla globalizzazione e ad una maggiore disponibilità

economica, in Svizzera come in tanti altri Paesi sono approdati i fast food, i ristoranti all you can

eat, si è ampliata la rete dei mezzi pubblici, ecc. In un’epoca in cui non c’è più l’obbligo di

spostarsi a piedi per raggiungere il posto di lavoro o per fare la spesa, il movimento fisico rimane un

tema importante.

È ormai risaputo che svolgere una regolare attività fisica porta svariati vantaggi, si pensi solo

all’obesità o ad altri problemi di salute. Tra questi benefici ci sono anche le performances

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scolastiche. (U.S HHS CDC, 2010). Diversi studi, infatti, dimostrano che c’è una relazione positiva

tra l’attività fisica e il successo scolastico degli allievi, sia durante che dopo il periodo di

stimolazione. (Santinelli & Andreazzi, 2011).

Qualche anno fa, le ergoterapiste Santinelli e Andreazzi, hanno svolto un progetto pilota in una

classe elementare di Monte Carasso, il quale aveva come obiettivo valutare gli effetti di un

allenamento motorio sulle funzioni motorie ed esecutive degli alunni. Dopo il periodo di

sperimentazione, durato circa sei mesi, hanno evidenziato queste conclusioni:

[…] L’evoluzione della classe stimolata differisce in modo statisticamente significativo

dall’evoluzione della classe di controllo nelle prestazioni motorie (equilibrio), nella

pianificazione e risoluzione dei problemi e in alcune funzioni esecutive valutate dagli

insegnanti: iniziativa, attenzione, pianificazione, organizzazione, così come una tendenza

significativa nel controllo emotivo e nella flessibilità. (Santinelli & Andreazzi, 2011,

abstract).

Risulta quindi evidente, come lo svolgimento di attività motorie possa aiutare lo sviluppo delle

funzioni cognitive ed esecutive nei bambini di quinta elementare. Di conseguenza è possibile, se

non necessario, realizzare dei programmi di stimolazione che prevedano dei momenti in

movimento.

Il progetto, mira a evidenziare i benefici che un’attività fisica regolare può portare alle funzioni

cognitive degli allievi. Come citato sopra, il movimento aiuta gli studenti ad avere maggior

controllo emotivo e a una maggiore flessibilità. Altri docenti che hanno sperimentato questo nuovo

metodo di insegnamento, spiegano che gli allievi, oltre ad essere più attenti durante le lezioni,

appaiono più calmi e hanno meno problemi di disciplina. (Laberge, 2007).

Si può quindi constatare che il movimento fisico, influenza molte dimensioni della nostra

personalità. Finora ho parlato dei benefici nella dimensione cognitiva e percettiva degli allievi e

nella dimensione affettiva, ma possiamo concordare tutti che l’attività fisica ha un’influenza

positiva anche sul nostro sistema muscolare, osseo e cardiovascolare (dimensione biologica).

Quando si pratica uno sport o anche solo un’azione motoria, spesso lo si fa in gruppo, quindi per

fare in modo che questo momento sia piacevole, è necessario controllare anche il comportamento,

che è in stretta relazione con quello di altre persone. Anche la dimensione relazione e sociale,

dunque, è un aspetto che viene influenzato. Alcuni sport come la ginnastica ritmica, il pattinaggio

artistico, ecc., richiedono l’uso delle arti, condizionando la dimensione espressiva ed estetica.

(Agosti et al., 2006).

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A seguito di queste conferme rispetto ai benefici dell’attività fisica, reputo che ogni insegnante

debba essere consapevole che tramite un intervento mirato sulle condotte motorie, è possibile

influenzare i comportamenti, la motivazione, le emozioni, gli atteggiamenti, la creatività e i

ragionamenti dei propri allievi. È quindi opportuno agire di conseguenza.

2.1.5 Le conseguenze dell’attività fisica sul nostro corpo

Dopo una giornata lunga e stressante solitamente si è molto stanchi, ci sembra di non avere più

energie e che il nostro cervello non connetta più, ma è sufficiente una breve corsa, un giro in

bicicletta o qualsiasi attività fisica, per recuperare subito le forze ed essere più attivi di prima. Come

è possibile che svolgere un’attività che richiede sforzo, ricarichiamo le batterie? Per rispondere al

quesito bisogna focalizzare l’attenzione sulla biologia del nostro corpo.

Senza scendere troppo nei particolari e osservando il fenomeno in modo piuttosto superficiale, si

può dire che svolgendo un’attività fisica, il nostro corpo necessita di più ossigeno e più energia,

quindi aumentano i battiti del cuore. Una pulsazione cardiaca più intensa, permette al sangue, che

trasporta ossigeno, di raggiungere i nostri organi più velocemente. Tra questi organi c’è anche il

cervello, il quale è irrorato maggiormente, ha più energie e di conseguenza le cellule nervose sono

meglio connesse tra di loro e la nostra capacità di prestazione aumenta. (UFSPO, 2011).

Oltre ad avere una migliore attività cognitiva, durante il movimento fisico, ma soprattutto al termine

della corsa, notiamo subito che il nostro umore è migliorato e siamo meno stressati e tesi. Questo

beneficio è dovuto al fatto che quando svolgiamo un’attività fisica, il nostro corpo produce

l’endorfina. Questa sostanza ha la funzione di antidolorifico naturale, infatti ci aiuta a ridurre il

dolore e ad aumentare il senso di leggerezza e sollievo. (Razzetti). Il nostro corpo quindi, mediante

il movimento fisico, è in grado di influenzare il nostro umore e le nostre funzionalità cognitive.

(Bertini, 2012 & U.S HHS CDC, 2010).

2.2 Il movimento a scuola

Solitamente con l’espressione “movimento a scuola”, si intende la materia di educazione fisica

obbligatoria, ma ne sono comprese anche tutte le attività fisiche che si praticano nel contesto

scolastico, quali la ricreazione, il movimento praticato durante le lezioni e anche lo sport scolastico

facoltativo. (CDEP, 2010).

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2.2.1 I giochi motori

Se si pensa ad un qualsiasi gioco, ci accorgiamo che in tutti quanti il movimento è sempre presente,

anche se in minima parte. Nel gioco degli scacchi, ad esempio, c’è del movimento, ma l’esito della

partita non dipende da esso, perché anche se il giocatore è scoordinato o maldestro non può

influenzare la giocata. In questo caso si parla di gioco non motorio.

Al contrario, esistono dei giochi motori, nei quali la situazione motoria è la protagonista e può

influenzare l’esito della partita. Questi si possono suddividere in giochi sportivi istituzionalizzati,

quali il gioco del calcio, il basket e i giochi sportivi non istituzionalizzati, come “palla bruciata” o

“palla quattro cantoni”. (Ferretti, 2008).

I giochi motori, si possono classificare in due categorie. Come spiega Ferretti nel suo libro del

2008, esistono i giochi psicomotori, nei quali il soggetto svolge l’attività fisica in modo individuale,

senza entrare in relazione diretta con i suoi compagni favorendo l’automatismo motorio. Fanno

parte di questa tipologia la corsa, lo sci, il nuoto, oppure semplicemente giocare da soli con la palla,

con la corda o con il cerchio. La seconda categoria è quella dei giochi sociomotori. Al contrario dei

primi, in questi giochi è necessaria la relazione con gli altri soggetti, di conseguenza il nostro

comportamento è influenzato da quello degli altri. Il gioco del calcio, il tennis, la palla due campi,

ecc. fanno parte di questa tipologia.

2.2.2 Lezioni in movimento

Esistono diversi metodi di insegnamento; c’è quello più tradizionale, chiamato anche “agire

assiomatico”, nel quale il docente trasmette il suo sapere esponendo le nozioni agli alunni che

hanno il compito di ascoltare e apprendere. (Bocchi, 2017-2018). Negli ultimi decenni sono stati

compiuti molti passi avanti e la didattica dell’insegnamento è cambiata, si pensi solo alla corrente

costruttivista di Piaget e a quella socio-culturale di Vygotskij. Entrambi i metodi appena citati,

mettono il bambino al centro del suo apprendimento, egli quindi è responsabile di costruire le sue

conoscenze, attraverso la guida e l’aiuto dell’insegnante, il quale cerca di capire ciò che gli allievi

già conoscono e in seguito corregge o precisa eventuali concezioni errate. (Bocchi, 2015-2016 &

Bocchi, 2017-2018).

In seguito alla didattica di Piaget e di Vygotskij, si è poi scoperta la relazione positiva tra il

movimento fisico e l’apprendimento. Per queste ragioni, più di 8'000 classi a livello federale hanno

aderito al progetto scuola in movimento, che si pone l’obiettivo di integrare il movimento fisico

nelle attività scolastiche quotidiane. (UFSPO, 2016). Gli allievi, dunque, svolgono le regolari

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lezioni di educazione fisica e praticano dell’ulteriore movimento per almeno venti minuti al giorno.

(UFSPO, 2011).

Esistono diversi modi per integrare l’attività fisica nella quotidiana vita scolastica: innanzitutto è

possibile organizzare degli eventi scolastici che favoriscono il movimento, si può sfruttare il tragitto

casa-scuola, oppure ancora, è possibile svolgere delle lezioni in movimento. In quest’ultimo caso, il

docente insegna le discipline come matematica, italiano o francese, includendo il movimento. Ad

esempio è possibile far memorizzare le caselline, chiedendo ai bambini di camminare in equilibrio

su una panchina, oppure far leggere loro brani di un racconto che si trovano sparsi per l’aula.

Ora, probabilmente i docenti ancora legati alla didattica tradizionale si chiederanno come è

possibile che i bambini apprendano tutte le nozioni se per molto tempo svolgono delle attività

fisiche. Diversi studi dimostrano al contrario che gli studenti che svolgono più momenti di attività

fisica durante la giornata, ottengono risultati scolastici simili o addirittura migliori, rispetto agli

allievi che trascorrono una “normale” giornata di scuola, questo sebbene abbiano meno tempo per le

lezioni regolari e tradizionali. (Trost, 2007 & U.S HHS CDC, 2010).

2.2.3 Pause in movimento

Come già esplicitato in precedenza, esistono diversi modi per integrare l’attività fisica all’interno di

una giornata di scuola. Seguire le lezioni in movimento non è l’unica possibilità. La maggior parte

dei docenti che sostengono il progetto scuola in movimento, infatti, utilizzano le attività proposte da

questo programma come delle pause in movimento. (UFSPO, 2016). Sostanzialmente, gli

insegnanti svolgono delle “normali” lezioni disciplinari, durante la giornata inseriscono più

momenti di pausa, nei quali i bambini sono chiamati ad attivarsi fisicamente.

In questo caso, gli alunni approfittano delle pause per soddisfare la propria necessità di movimento

e al momento di riprendere la lezione sono più energici. (Stettler in UFSPO, 2015). Dopo una pausa

in movimento anche l’attenzione degli allievi è migliore. (U.S HHS CDC, 2010).

A questo punto alcuni docenti potrebbero essere ancora scettici riguardo al miglioramento

dell’attenzione dopo un’attività in movimento. Spesso si crede che i bambini, dopo aver fatto del

movimento fisico, rimangano più agitati e ci vuole più tempo per ripotarli alla calma e ricominciare

la lezione. Alcuni studi, al contrario, hanno dimostrato che la tipologia di pausa che svolgiamo non

colpisce l’attenzione in classe nella susseguente attività. (U.S HHS CDC, 2010). Anche dopo una

breve corsa, l’attenzione degli allievi nell’attività che segue non è disturbata.

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2.3 Attenzione

Capita spesso che, in compagnia di un docente, si sentano frasi come “oggi i bambini non erano

attenti” oppure “ragazzi fate attenzione, perché è importante”. Quando utilizziamo il termine

attenzione, a cosa ci riferiamo effettivamente?

Secondo il dizionario Treccani, il sostantivo attenzione, indica:

[…] L’atto di rivolgere e applicare la mente a un oggetto; processo che permette di

concentrare o d’indirizzare l’attività psichica su un determinato oggetto, sia di ordine

sensoriale, sia di ordine rappresentativo.

Quando siamo noi a dover porre l’attenzione su un oggetto, ci accorgiamo di farlo in modo

completamente diverso a seconda della situazione in cui ci troviamo. Ad esempio quando leggiamo

un testo, applichiamo la nostra attenzione in modo differente rispetto a quando ci mettiamo alla

guida di un veicolo. La ragione è molto semplice: esistono diverse tipologie di attenzione e il nostro

cervello è in grado di adottare la più opportuna a seconda del contesto. (Marzocchi & Molin &

Polli, 2000).

Ogni istante, in qualsiasi luogo, il nostro cervello è sottoposto a milioni di stimoli di tipo visivo,

uditivo e cinestetico. È fondamentale fare una scelta: alcune informazioni verranno captate e

influenzeranno il nostro comportamento, altre al contrario saranno irrilevanti. Questo processo di

scelta si chiama attenzione selettiva. Dopo aver scelto un oggetto, la mente deve focalizzarsi, quindi

si applica l’attenzione in modo specifico e mirato su un solo bersaglio o compito. In questo caso di

parla di attenzione focale. Bisogna però specificare, che quando siamo concentrati su un

determinato oggetto, non significa per forza che tutta la nostra attenzione è riposta in quell’azione;

infatti per la maggior parte del tempo la nostra attenzione è continuamente impegnata su più fronti,

elaborando vari gruppi di informazioni. Questo fenomeno è definito attenzione divisa. (Marzocchi

& Molin & Polli, 2000).

2.3.1 L’attenzione a scuola

Esiste anche un tipo di attenzione, che è quella che più interessa la mia ricerca: l’attenzione

mantenuta. Si parla di attenzione mantenuta, quando stiamo risolvendo un compito che richiede uno

sforzo cognitivo prolungato. Se pensiamo ad una normale giornata di scuola, gli studenti sono

chiamati ad ascoltare le spiegazioni degli insegnanti e ad esercitare i loro apprendimenti. È chiaro,

quindi, che bisogna essere concentrati per diverso tempo, applicando in tal modo l’attenzione

mantenuta, la quale è attiva per un determinato periodo e in seguito tende a calare. I tempi di

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efficacia dipendono dall’età – quindi un adulto avrà dei momenti più prolungati rispetto ad un

bambino – e dal tipo di informazioni presentate. (Marzocchi & Molin & Polli, 2000).

Le prestazioni attentive sono influenzate da tre parametri: la salienza, quando un compito è

predisposto ad attirare l’attenzione degli allievi. Il tipo di compito: se il bambino si diverte e prova

piacere a svolgere l’incarico, allora tenderà ad avere un’attenzione più duratura e infine la

situazione interattiva, ovvero quando l’allievo lavora con qualcuno, ha una migliore attenzione,

poiché l’altra persona lo motiva e lo aiuta a regolare i suoi momenti di distrazione. (Marzocchi &

Molin & Polli, 2000).

Come già dimostrato da Marzocchi, Molin e Polli nel loro volume, è opportuno che il docente tenga

in considerazione questi aspetti e modifichi i suoi interventi e le sue tipologie di compito, al fine di

motivare maggiormente gli studenti. È quindi possibile far divertire gli allievi, portare delle novità e

stimolarli in modo che il compito da svolgere sia piacevole e meno “pesante”, soprattutto se in

classe ci sono dei bambini che hanno difficoltà di attenzione. Per aiutare tutti gli alunni, è utile

ridurre le unità didattiche, proponendo delle brevi e frequenti pause che permettano di liberare la

mente e avere una maggiore attenzione al momento della ripresa.

Per queste ragioni, l’UFSPO consiglia di strutturare le lezioni in modo che i bambini abbiano la

possibilità di alzarsi ogni venti minuti. La soglia di venti minuti è basata sullo studio dei livelli di

attenzione: se si osserva la curva di attenzione nella figura 2.2, si può notare come l’attenzione

raggiunga il suo apice attorno ai quindici/venti minuti dopo l’inizio dell’attività attentiva e in

seguito inizia a calare, per poi riprendersi attorno ai quaranta minuti, senza però tornare ai livelli

iniziali. (La Rana, 2012 & Glessmer, 2014).

Un aspetto importante che può influenzare la curva dell’attenzione, è proprio l’età. Un gruppo di

bambini difficilmente sarà in grado di rimanere per lungo tempo fermo e attento, quindi la loro

curva di livello tenderà a diminuire più velocemente rispetto ad un adulto o qualcuno che è abituato

a mantenersi attento e concentrato per periodi di tempo più prolungati. (Moroni, 2005).

Il volume di Marzocchi, Molin e Polli, il quale a pagina 20 sostiene:

[…] l’attenzione riveste quindi un ruolo fondamentale nell’apprendimento scolastico, in

quanto chi non presta attenzione non riesce ad acquisire le abilità e le conoscenze necessarie.

Quando bisogna risolvere un esercizio o affrontare un compito, è importante impegnarsi e

focalizzare l’attenzione su quel determinato oggetto, altrimenti non si riesce a portare a termine

l’incarico. Sui banchi di scuola, funziona allo stesso modo: se non si presta attenzione a quanto ci

chiede il docente, non si capisce la consegna, di conseguenza non si apprende in modo ottimale.

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Figura 2.2: Curva dell'attenzione (Glessmer, 2014)

Nella prima fase del mio lavoro, ho raccolto più informazioni utili che potessero sostenere la mia

ipotesi iniziale. Al termine di questa breve ricerca, posso concludere sostenendo che grazie ai vari

articoli, pubblicazioni e libri di testo, ho potuto focalizzare meglio la mia domanda di ricerca e in

seguito avere un’idea più chiara di come sviluppare il mio progetto di ricerca.

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3 Interrogativo e ipotesi di ricerca

All’inizio dell’anno scolastico, mi sono ritrovata in una classe di scuola elementare e dopo un primo

momento di esplorazione, ho osservato che il gruppo classe in generale, ma soprattutto alcuni

componenti, manifestava in modo importante il bisogno di muoversi. Questo particolare interesse,

mi ha motivata a cercare dei testi scientifici, che mi permettessero di porre le basi teoriche per la

mia ricerca. In seguito, mi sono interrogata su diversi aspetti: il bambino ha bisogno di più

movimento fisico? L’attività motoria influenza il modo di apprendere e il comportamento degli

allievi? Quali conseguenze comporta il movimento fisico in classe? Le pause all’interno di una

lezione sono utili per i bambini? Quale tipologia di pausa, in movimento o statica, è migliore?

3.1 Domanda di ricerca

Partendo dai molteplici interrogativi che sono sorti durante l’osservazione degli alunni e la lettura

dei testi teorici, ho cercato di focalizzarmi e di basare la mia ricerca su uno di questi.

Nello specifico cercherò di rispondere alla seguente domanda: proporre delle regolari pause in

movimento oppure statiche all’interno di una lezione, migliora l’attenzione dei bambini durante

l’attività successiva?

3.2 Ipotesi di ricerca

Durante questa fase di lettura e analisi di testi e articoli teorici, ho concretizzato la domanda di

ricerca, provando anche a dare una mia risposta, che cercherò di verificare in seguito tramite la

raccolta e l’analisi dei dati.

Sulla base di quanto appreso finora, credo che il movimento fisico sia una necessità di tutti gli

esseri umani, in particolar modo i bambini sentono molto questa esigenza. La scuola, presa

coscienza di questa necessità, deve reagire di conseguenza e cercare di proporre diversi momenti

nei quali i bambini siano liberi di esprimersi, di muoversi e attivare il proprio corpo. Così facendo,

gli allievi possono sfogarsi, liberarsi di emozioni e tensioni e nel contempo anche divertirsi. Di

conseguenza quando si chiederà loro di ritornare al proprio posto e ricominciare la lezione stando

seduti al posto, saranno più freschi, più attivi, più partecipi e più attenti.

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4 Quadro metodologico

Come già accennato in precedenza, il fine della mia ricerca è quello di osservare e analizzare se lo

svolgimento regolare di attività fisiche, intese come pause in movimento, può favorire l’attenzione

in classe degli allievi e di conseguenza migliorare l’apprendimento dei nostri alunni.

Per verificare questo interrogativo, integrerò nel mio programma giornaliero alcune pause statiche e

altre nelle quali i bambini saranno in movimento, quindi cercherò di osservare il comportamento

degli allievi nell’attività seguente. Utilizzerò una griglia di osservazione nella quale sono esplicitati

dei comportamenti osservabili riconducibili ad una possibile disattenzione. (Vedi allegato 4:

Tabella osservativa).

4.1 Tipo di ricerca

Siccome il tempo a disposizione per svolgere la mia ricerca pedagogica è molto limitato e il

campione di riferimento è ridotto, la si può definire una ricerca esplorativa, che mi permette di

osservare un determinato fenomeno e analizzarne le conseguenze in rapporto ad un determinato

campione di riferimento.

4.2 Campione di riferimento

La mia ricerca si è basata su un campione di riferimento, composto da una classe di quarta

elementare di Biasca, formata da 19 allievi, di età compresa tra i nove e i dieci anni. Grazie alle

osservazioni raccolte durante l’intero arco dell’anno e ai regolari scambi con la docente co-titolare,

posso concludere che la classe lavora molto bene: sono abituati a collaborare tra loro, in generale

impartite le consegne, sono in grado di lavorare in modo autonomo. Il clima della classe è in stretta

relazione al comportamento di alcuni allievi; in generale il gruppo è abbastanza tranquillo e sereno,

ma si lascia influenzare molto dagli atteggiamenti di un paio di alunni che spesso disturbano i

compagni e interrompono le lezioni per farsi richiamare.

Tenuto conto che la mia ricerca si basa sull’osservazione degli allievi, è praticamente impossibile

osservare e annotare i comportamenti di 19 bambini contemporaneamente, così ne ho scelti tre, che

sono stati presi in considerazione rispetto alle loro capacità attentive e al loro bisogno di

movimento. Uno di questi allievi è Mattia, il quale è stato scelto dopo uno scambio con la collega e

i docenti specialisti, in quanto è un bambino molto vivace e movimentato, sia quando è seduto che

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durante gli spostamenti in aula. Poi c’è Christine, che contrariamente al compagno è molto pacata e

tranquilla, durante le lezioni si distrae raramente ed è sempre molto interessata a quanto proposto.

Alessandra, la terza allieva scelta, ha dei momenti di quiete che si alternano a momenti di

agitazione, spesso manifestata con le chiacchiere.

In generale, posso affermare che il campione di riferimento è un campione ridotto, in quanto è

fortemente limitato nel numero e anche nel tempo, siccome il periodo a disposizione per la

sperimentazione è molto breve. Ciò nonostante, credo che la mia ricerca possa comunque essere

molto arricchente, sia dal punto di vista culturale per verificare o meno il bisogno di movimento

degli allievi, sia dal punto di vista didattico rivolto ad un docente, il quale può utilizzare le

informazioni scaturite da questa ricerca, per eventualmente apportare modifiche al suo metodo di

insegnamento e poter differenziare la tipologia di pausa in funzione dei bisogni e delle

caratteristiche dell’allievo.

4.3 Modalità di intervento e tecnica di raccolta dati

4.3.1 Le fasi della ricerca

Essenzialmente le fasi di intervento del mio lavoro sono quattro. Nei primi mesi dell’anno

scolastico, ho cominciato con un periodo di osservazione dei miei allievi ciò, come già anticipato in

precedenza, mi ha permesso di accorgermi e di riflettere su determinate dinamiche presenti in classe

e quindi di prendere in esame la necessità di movimento dei bambini. In seguito, tra gennaio e

febbraio, ho svolto una seconda fase, basata sulla raccolta degli indicatori di comportamento di

possibili allievi disattenti. In questa fase consegnavo ai bambini degli esercizi da svolgere in modo

autonomo, in modo che io avessi il tempo di osservarli e di annotarmi tutti gli indicatori che

manifestassero una possibile distrazione. La raccolta di questi indicatori mi ha permesso di creare

una tabella di osservazione. (Vedi allegato 4: Tabella osservativa). Successivamente, ho sviluppato

la fase principale, il fulcro della mia ricerca: la sperimentazione in classe e la raccolta dei dati.

Durante il mese di marzo, ho previsto più momenti durante la settimana, nei quali i bambini

effettuavano delle pause all’interno delle lezioni. Infine, la quarta ed ultima fase della mia ricerca, è

stata l’analisi dei dati raccolti e la discussione degli stessi, che mi ha permesso di verificare la mia

domanda di ricerca.

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4.3.2 Raccolta degli indicatori

Come già anticipato nel capitolo precedente, nei primi mesi del secondo semestre mi sono

concentrata sulla raccolta degli indicatori. Per farlo, prevedevo diversi momenti all’interno della

giornata scolastica, durante i quali consegnavo ai bambini un esercizio o un lavoro che potessero

svolgere in modo autonomo, senza la mia costante presenza. Nel frattempo io mi spostavo tra i

banchi e li osservavo. Ogni qualvolta che notavo un comportamento che potesse indicarmi una

possibile distrazione, ad esempio “si dondola sulla sedia” oppure “parla con il compagno”, me lo

annotavo sul mio taccuino. (Vedi allegato1: Diario raccolta degli indicatori).

Era importante per me, raccogliere più indicatori possibili, in modo da essere più precisa e

dettagliata durante la fase di sperimentazione successiva. Per queste ragioni, ho deciso di osservare

e raccogliere gli indicatori dell’intera classe e non solo dei tre allievi scelti per la sperimentazione. I

momenti previsti per questo genere di lavoro erano distribuiti in diversi momenti della giornata, ad

esempio inizio mattinata, prima di pranzo, tardo pomeriggio, ecc.

Raccolti una buona quantità di indicatori, ho cercato di suddividerli in categorie a seconda della

natura di questi comportamenti, creando così quattro categorie distinte: i comportamenti che

avvenivano in relazione ad uno o più compagni, i comportamenti individuali che il bambino

svolgeva in completa autonomia, quelli che prevedevano un determinato spostamento in aula ed

infine i comportamenti che potevano verificarsi durante una lezione gestita dal docente. La scelta di

suddivisione, è avvenuta principalmente per permettermi di orientarmi meglio nella tabella durante

la fase di osservazione e quindi impiegare meno tempo per le annotazioni e potermi concentrare

maggiormente sull’osservazione degli allievi.

4.3.3 Lo strumento di osservazione

Siccome la mia ricerca si concentra sull’attenzione, pertanto vuole analizzare se una pausa,

soprattutto in movimento, svolta all’interno delle regolari lezioni scolastiche, possa influenzare la

qualità dell’attenzione apportando o meno dei miglioramenti, era importante creare uno strumento

che mi permettesse di osservare e annotare quanto i bambini si distraggono e quanto invece sono

attenti. Ho deciso così di creare una tabella di osservazione, (Vedi allegato 4: Tabella osservativa),

la quale riportasse tutti gli indicatori evidenziati nella fase precedente, suddivisi per categoria e per i

tre bambini scelti per la sperimentazione. In questo modo, ogni volta che prevedevo un momento di

osservazione, avevo il materiale necessario per le annotazioni limitandomi all’utilizzo di un foglio

A4.

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Sicuramente il fatto di aver creato e organizzato io stessa la tabella di osservazione, mi ha permesso

di orientarmi meglio e di utilizzarla in modo ottimale; infatti, non appena osservavo un

comportamento di possibile disattenzione, molto velocemente riuscivo ad annotarmelo nello spazio

apposito. Non avrei avuto la stessa facilità se avessi utilizzato una tabella pre-creata o trovata su

alcuni libri.

Per prendere nota dei comportamenti degli allievi e utilizzare la tabella di osservazione, ho deciso

di osservare i bambini e ogni volta che notavo un comportamento disattento lo segnalavo con una

piccola linea all’interno della cella apposita, ad esempio nell’incrocio tra “Mattia” e “Guarda cosa

sta facendo un compagno”. Se l’azione, ad esempio “Gioca con il materiale” era svolta per un

periodo prolungato, marcavo solo una linea, se invece nel frattempo l’allievo ha dondolato sulla

sedia, allora anche il primo indicatore era annotato con due linee.

Un grande limite di questo modus operandi, possono essere gli indicatori scelti, siccome per alcuni

allievi possono essere sintomo di una disattenzione, mentre per altri no, in quanto possono

manifestare quel determinato comportamento, ma essere ugualmente attenti e concentrati sul

compito richiesto. Ad esempio, per Mattia il fatto di giocare con i propri capelli può indicare una

forma di distrazione, mentre Alessandra fa lo stesso gesto rimanendo ugualmente attenta. Questa

problematica può essere riscontrata anche sullo stesso allievo a dipendenza del momento e della

giornata, infatti Christine può giocare con il materiale ed essere concentrata mentre un attimo dopo,

sempre manifestando lo stesso comportamento, essere disattenta.

4.3.4 Programmazione del periodo di sperimentazione

Tenuto conto che la mia ricerca è basata sulla continua osservazione degli allievi, è fondamentale

raccogliere più dati e annotazioni possibili. Ho fissato quindi un periodo di sperimentazione, dalla

fine di febbraio alla fine di marzo, durante il quale ho organizzato le attività in un determinato

modo. Questo periodo è stato scelto sulla base degli impegni e alla mole di lavoro miei e degli

allievi stessi. (Vedi allegato 3: Organizzazione fase sperimentale).

La pianificazione delle giornate era la seguente: ogni volta che prevedevo un momento di

osservazione, spiegavo ai bambini che avremmo svolto venti minuti di lezione, solitamente gestita

da me, in seguito ci sarebbero stati cinque minuti di pausa e successivamente ancora venti minuti di

esercitazione autonoma, durante la quale io avevo la possibilità di osservare gli allievi.

L’osservazione avveniva sempre durante i momenti di esercitazione, in quanto avevo più tempo e

libertà per osservare gli allievi. Osservarli e annotare i loro comportamenti mentre si sta

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proponendo una lezione a tutta la classe era praticamente impossibile, in quanto c’erano troppe

distrazioni, troppi elementi da tenere sotto controllo e non era sempre possibile annotarsi

immediatamente gli indicatori o ricordarseli tutti.

Durante il mese di sperimentazione, ho deciso di inserire un momento di osservazione tutti i giorni

nei quali ero presente in classe con i bambini, quindi tutti i lunedì, tutti i giovedì e quindicinalmente

al mercoledì. Al lunedì durante la prima ora del pomeriggio ho previsto delle pause statiche

all’interno della lezione, contrariamente al giovedì nella terza ora del mattino dove veniva svolta

una pausa in movimento. I mercoledì, invece, le tipologie di pause venivano alternate. Questa

scelta, è dovuta al fatto che al lunedì i bambini avevano già due unità didattiche di educazione

fisica, mentre al giovedì solamente una, quindi volevo evitare che al lunedì i bambini facessero

molta più attività fisica rispetto al giovedì. Contrariamente a quanto appena spiegato, durante

l’ultima osservazione, questa modalità di intervento è stata cambiata, in quanto ho proposto una

pausa motoria al lunedì mattina. Ho fatto questa scelta, perché in seguito alla pausa in movimento e

ai successivi venti minuti di lezione, ho proposto un questionario ai bambini, nel quale mi sono

concentrata sui bisogni e le emozioni degli allievi in merito alla pausa motoria.

L’osservazione avveniva in momenti diversi della giornata. Questa scelta era programmata in

funzione dell’orario settimanale della classe, infatti ho fatto in modo di combaciare i momenti di

sperimentazione alle lezioni speciali e a quelle nelle quali Mattia veniva seguito dalla docente di

sostegno. Purtroppo non sono riuscita a svolgere tutti i momenti di osservazione che avevo previsto

a causa dei molti cambiamenti di orario. Ad esempio in occasione della giornata sulla neve, la visita

alla Casa Anziani oppure il cambio delle ore di sostegno pedagogico.

Oltre a questi momenti di osservazione e grazie alla collaborazione della collega, ho svolto due

raccolte dati, una all’inizio della fase di sperimentazione e una alla fine, nelle le quali ho osservato i

bambini durante una lezione a grande gruppo svolta dalla collega. Il fine di questi momenti era

poter rilevare le distrazioni dei bambini durante una lezione senza pausa. L’impostazione delle due

lezioni era simile a quelle pianificate nella sperimentazione, infatti dopo una prima parte di lezione

frontale gestita dalla collega, gli allievi svolgevano dei compiti individuali alla lavagna, durante la

prima lezione osservata, e al banco durante la seconda lezione.

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4.3.5 Questionario

Al rientro dalle vacanze Pasquali, ho previsto l’ultimo intervento di raccolta dati e per avere un

riferimento più soggettivo per poter analizzare il vissuto di questa sperimentazione da parte dei

bambini, ho proposto un questionario (Vedi allegato 7: Questionario).

La modalità di intervento è stata la seguente: come d’abitudine in seguito ai primi venti minuti di

lezione, i bambini hanno svolto una pausa motoria durante la quale si sono dilettati in un gioco

psicomotorio, per poi continuare a lavorare per altri venti minuti. Successivamente, ho consegnato

loro un questionario, che dovevano compilare individualmente.

L’impostazione del questionario era molto semplice, innanzitutto ho chiesto ai bambini se durante i

primi venti minuti di lezione erano sempre stati attenti, specificando oralmente che, se si erano

distratti anche solo per un attimo, dovevano rispondere negativamente poi annotare il motivo nelle

osservazioni sottostanti. In seguito ho chiesto loro se sentivano il bisogno di una pausa motivandola

e infine nell’ultima domanda i bambini dovevano descrivere il loro stato d’animo in seguito alla

pausa in movimento.

I dati raccolti dal questionario individuale (Vedi allegato 8: Risultati questionario) mi hanno

permesso di riflettere sui benefici delle pause in movimento percepiti dai bambini a livello emotivo

e sulla loro consapevolezza di concetti quali “attenzione”, “concentrazione” e “bisogno”.

4.3.6 Tipologie di attività

Le tipologie di attività proposte agli allievi sono suddivise in due grandi categorie: le pause statiche,

durante le quali i bambini svolgono un esercizio di lettura, di calcolo, ecc., restando seduti al loro

banco. Contrariamente, le pause in movimento vengono svolte con l’intero gruppo classe e possono

essere dei giochi psicomotori, dove ogni allievo lavora in modo individuale senza relazionarsi con i

compagni, oppure un’attività sociomotoria, nella quale la relazione e in alcuni casi, la

collaborazione con i compagni, sono fondamentali.

Nella tabella sottostante, si può osservare che le attività statiche proposte ai bambini sono il

crucipuzzle, il geopiano, gli acrostici e un gioco con l’utilizzo della cartina topografica del Canton

Ticino. I giochi psicomotori proposti sono: il gioco dei saltelli e “mi muovo come...”, quelli

sociomotori invece: “cerco il mio compagno animale”, che è stato proposto in due momenti, poiché

i bambini lo richiedevano spesso, e “Stella, stellina”. Il gioco “Il mago dice...” è stato sia

sociomotorio che psicomotorio a seconda delle richieste del docente.

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Tabella 4.1: Programmazione della fase di sperimentazione

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5 Analisi dei dati

5.1 Modalità di analisi

Successivamente alla fase di sperimentazione, raccolti tutti i dati relativi alle tabelle osservative,

utilizzando il supporto informatico Excel, li ho inseriti in una tabella. (Vedi allegato 5: Riassunto

dei dati raccolti nella fase di sperimentazione).

La creazione di questa tabella riassuntiva, ha permesso di migliorare l’osservazione e la lettura dei

dati, in quanto erano sintetizzati in un’unica pagina in modo chiaro e ordinato. Grazie a questa

modalità e al software Excel, ho potuto analizzare i dati numerici tramite la creazione di alcuni

grafici, esplicitati nel capitolo 5.2. Raccogliere i dati ed analizzarli elaborando dei grafici, mi ha

permesso di confrontare i risultati di più settimane e di più allievi, individuando dei valori

significativi e raggruppandoli in un unico grafico.

Tutti i grafici sono stati elaborati sulla base della ripetizione corrispondente alle volte in cui un

determinato comportamento di disattenzione si manifestava e sono stati poi messi in relazione alla

tipologia di pausa svolta in quell’intervento.

Inizialmente mi sono concentrata sull’evoluzione generale dei tre allievi osservati e il grafico

ottenuto mostra il numero di comportamenti disattenti di ogni allievo per ciascun intervento

proposto (figura 5.1). In seguito, mi sono chiesa quali potessero essere i comportamenti di

disattenzione più frequenti e ripetuti durante il periodo di sperimentazione. Ho quindi elaborato un

secondo grafico (figura 5.2) relativo a questo interrogativo. Infine, mi sono soffermata in modo più

mirato e dettagliato sui singoli allievo – elaborando dei grafici (figure 5.3, 5.4 e 5.5), che mostrano i

comportamenti disattenti di un allievo in funzione della tipologia di pausa, avendo sempre la

possibilità di osservare l’evoluzione temporale del bambino.

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Attenti al movimento!

22

Tabella 5.1: Riassunto dei dati raccolti nella fase di sperimentazione

Durante il periodo di sperimentazione, oltre ai momenti di raccolta dati che ho previsto e svolto io

stessa con gli allievi, ho avuto la possibilità di osservare due lezioni svolte dalla mia collega.

Durante due unità didattiche, ho raccolto i dati tramite le tabelle osservative abituali. Siccome i

bambini non hanno svolto nessun tipo di pausa, ho differenziato i colori: rosso per i primi venti

minuti di lezione e azzurro per i restanti venticinque minuti, in modo da osservare meglio i

comportamenti disattenti che sono avvenuti nella prima metà della lezione e quelli che si sono

verificati verso la fine. (Vedi allegato 6: Riassunto dati raccolti durante due lezioni svolte dalla

collega).

Par

la c

on

un

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o

Si

lasc

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om

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Alessandra

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Lu

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5.0

3 Mattia

Alessandra

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sta

tica

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Lu

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Pa

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-

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Alessandra

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Individualmente SpostamentoIn relazione

all'insegnamento

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In relazione a un compagno

Pa

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21

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Alessandra

Christine

Alessandra

Christine

SOMMA

Pa

usa

mo

toria

-

Lu

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9.0

4

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Tabella 5.2: Riassunto dati raccolti durante l'osservazione di due lezioni svolte dalla collega

Per quanto riguarda i risultati dei questionari, siccome i bambini hanno risposto anche tramite delle

frasi, ho preferito limitarmi ad una tabella, nella quale è possibile osservare le risposte di ciascun

allievo.

Tabella 5.3: Risultati del questionario

Par

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Si

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istr

arre

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25 10

27 24

52 34

2 0

17 8

19 8

0 0

2 2

2 2Somma dei comportamenti disattenti di Christine durante tutta la lezione

Ma

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27

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Lu

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Somma dei comportamenti disattenti di Alessandra nei successivi venticinque minuti di lezione

Somma dei comportamenti disattenti generali durante tutta la lezione

Somma dei comportamenti disattenti di Christine nei primi venti minuti di lezione

Somma dei comportamenti disattenti di Christine nei successivi venticinque minuti di lezione

Somma dei comportamenti disattenti di Mattia durante tutta la lezione

Somma dei comportamenti disattenti di Alessandra durante tutta la lezione

Christine

Somma dei comportamenti disattenti generali nei successivi venticinque minuti di lezione

Somma dei comportamenti disattenti di Mattia nei primi venti minuti di lezione

Somma dei comportamenti disattenti di Mattia nei successivi venticinque minuti di lezione

Somma dei comportamenti disattenti di Alessandra nei primi venti minuti di lezione

Somma comportamenti disattenti generali nei primi venti minuti di lezione

Lu

. 23.0

4 Mattia

Alessandra

Christine

In relazione a un compagno Individualmente SpostamentoIn relazione

all'insegnamento

Ma.

27.0

3

Alessandra

Mattia

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Attenti al movimento!

24

5.2 Discussione dei dati

Inserire i dati in una tabella, mi ha permesso di creare il sottostante grafico (figura 5.1), nel quale si

può notare che l’allievo Mattia, durante ogni raccolta dati, ha avuto più comportamenti disattenti

rispetto alle due compagne osservate. È rilevante il numero di comportamenti disattenti durante la

giornata di lunedì 9 aprile, i quali sono stati più alti rispetto agli altri interventi. La mia ipotesi è che

i bambini, al rientro dalle vacanze di Pasqua, erano più agitati, quindi anche la loro attenzione era

minore.

Figura 5.1: Grafico dei comportamenti disattenti di ogni allievo per intervento

Se si confrontano i dati della figura 5.1, con quelli della tabella 5.2, si nota facilmente che il numero

di disattenzioni totali è nettamente inferiore se durante la lezione si svolge una pausa. È possibile

evidenziare questa conclusione con l’esempio di Mattia, il quale ha avuto un totale di 52

disattenzioni durante la prima lezione della collega osservata, mentre durante i miei interventi il

numero di disattenzioni è risultato meno della metà.

Se si focalizza l’attenzione sulla tipologia di disattenzioni, è evidente che i bambini si distraggono

maggiormente quando entrano in relazione con uno o più compagni, infatti come si può notare nella

figura 5.2, durante i miei interventi, i bambini si sono maggiormente distratti parlando o lasciandosi

distrarre da un compagno.

9 10 10 8

24

17

11 11 12 14

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6 4 4

2 2 2 1 4

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25

30

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Gio.01.03

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Data e tipologia di intervento

Comportamenti disattenti di ogni allievo per intervento

Mattia Alessandra Christine

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Serena Cinus

25

Figura 5.2: Grafico dei comportamenti disattenti in funzione della tipologia di indicatore

Per quanto concerne i dati derivati dal questionario, che sono stati riassunti nella tabella 5.3, si

osserva che tutti gli allievi, al termine della pausa in movimento, hanno evidenziato delle emozioni

positive. Ad esempio Christine ha specificato che “aveva bisogno di sciogliersi”, mentre Alessandra

“si sentiva più concentrata”. Possiamo dunque confermare che anche dal punto di vista degli allievi

le pause in movimento hanno una conseguenza positiva, almeno per quanto riguarda le emozioni.

Alla domanda “sentivi il bisogno di fare una pausa?”, tutti gli allievi hanno riposto negativamente,

nonostante come appena esplicitato, tutti hanno espresso un’emozione positiva. Probabilmente

continuando a proporre delle pause, è possibile che i bambini si abituino ed acquisiscano maggiore

consapevolezza dei propri bisogni.

56

26 21

7 9 2 2

9 3

9

0 2 0 3 4

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3 0 4 2 3 2 0

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Indicatori di comportamenti disattenti

Comportamenti disattenti in funzione della tipologia di indicatore

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5.2.1 Analisi svolte su Mattia

Figura 5.3: Comportamenti disattenti di Mattia in funzione delle differenti tipologie di intervento

Mattia, durante i miei interventi, ha sempre ottenuto un numero relativamente alto di distrazioni,

che nel corso delle settimane è andato ad aumentare leggermente. Credo che questo cambiamento,

sia dovuto ad una modifica dell’organizzazione spaziale e sociale della classe, infatti con l’inizio

del mese di marzo, la disposizione dei banchi è cambiata e Mattia si è ritrovato vicino ad un

compagno con il quale si trovava particolarmente bene.

Per quanto concerne la differenza tra la pausa motoria e la pausa statica, al momento non sono in

grado di stabilire se per Mattia è più efficace una tipologia piuttosto che l’altra, in quanto il numero

di disattenzioni è molto simile. Ricollegandomi, però, alla tabella 5.2, posso confermare che Mattia

ha bisogno di una pausa all’interno della lezione, altrimenti il numero di disattenzioni aumenta

esponenzialmente.

9 10 10 8 24 17 11 11 12 14 05

1015202530

Pausamotoria -

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Pausamotoria -

Gio.22.02

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Gio.01.03

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Lu. 05.03

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Gio.08.03

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Gio.15.03

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Me.21.03

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Lu. 26.03

Pausamotoria -Lu. 09.04

Nu

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Tipologia e data degli interventi

Comportamenti disattenti di Mattia in funzione delle differenti tipologie di intervento

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5.2.2 Analisi svolte su Alessandra e Christine

Figura 5.4: Comportamenti disattenti di Alessandra in funzione delle differenti tipologie di intervento

Figura 5.5: Comportamenti disattenti di Christine in funzione delle differenti tipologie di intervento

Per quanto riguarda le allieve Alessandra e Christine, si può notare che la prima generalmente ha un

numero di distrazioni maggiori durante una lezione. Come già accennato in precedenza, entrambe

durante l’intervento di lunedì 9 aprile hanno avuto un numero di distrazioni più alto rispetto alle

altre osservazioni, dovuto al fatto che al rientro dalle vacanze, tutti gli allievi in generale erano

molto agitati e faticavano a rimanere attenti e concentrati.

Se si osserva soprattutto il grafico di Alessandra, si nota che, al contrario di Mattia, il numero di

distrazioni per ogni intervento è leggermente calato nel corso delle settimane. Questo

miglioramento, può essere dovuto dalla continuità dei miei interventi. Alessandra, quindi,

svolgendo regolarmente una pausa è riuscita a regolarsi e a trarne beneficio.

Anche nei casi di Alessandra e di Christine, come in quello di Mattia, al momento non sono in

grado di confermare quale tipologia di pausa è migliore, in quanto il numero di distrazioni è molto

simile sia nelle pause motorie che in quelle statiche.

6 4 6 4 4 2 2 2 1 4 02468

Pausamotoria -Me. 21.02

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Pausamotoria -Lu. 09.04

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Tipologia e data degli interventi

Comportamenti disattenti di Alessandra in funzione delle differenti tipologie di intervento

0 1 2 2 5 0 0 3 0 7 02468

Pausamotoria -Me. 21.02

Pausamotoria -

Gio.22.02

Pausastatica -

Lu. 26.02

Pausamotoria -

Gio.01.03

Pausastatica -

Lu. 05.03

Pausamotoria -

Gio.08.03

Pausamotoria -

Gio.15.03

Pausastatica -

Me. 21.03

Pausastatica -

Lu. 26.03

Pausamotoria -Lu. 09.04

Nu

me

ro d

i co

mp

ort

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en

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dis

att

en

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Tipologia e data degli interventi

Comportamenti disattenti di Christine in funzione delle differenti tipologie di intervento

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6 Conclusioni generali

6.1 Dagli interrogativi alle conclusioni

All’inizio di questo percorso mi sono posta il seguente interrogativo: proporre delle regolari pause

in movimento oppure statiche all’interno della lezione, migliora l’attenzione dei bambini durante

l’attività successiva? (vedi interrogativo e ipotesi di ricerca, domanda di ricerca, p. 13). Il mio

intento, dunque, era di osservare come le condotte motorie, tramite delle regolari pause in

movimento e statiche tra le lezioni, possono influenzare la qualità dell’attenzione. La mia ipotesi

iniziale, basata su alcune ricerche inserite nel quadro teorico, era che lo svolgimento di attività

fisica può migliorare l’attenzione e la concentrazione dei bambini durante la lezione successiva.

Al termine di questo percorso, dopo ad aver raccolto e analizzato i dati, posso concludere che come

diceva Glessmer nel suo articolo (Glessmer, 2014), il picco dell’attenzione solitamente si aggira

attorno ai 15-20 minuti, successivamente c’è un momento di calo, nel quale è opportuno dare la

possibilità agli allievi di fare una pausa (UFSPO, 2011). Così facendo i bambini hanno meno

comportamenti disattenti e di conseguenza sono maggiormente attenti e concentrati sul compito.

Permettere agli allievi di svolgere una pausa, significa permetter loro di sfogarsi e liberare la mente

evitando che la loro attenzione cali. Inoltre, la pausa offre la possibilità di spezzare la lezione in

blocchi di venti minuti, di conseguenza al momento di riprendere la lezione, la mente dei bambini è

fresca e la loro concentrazione e attenzione riparte da capo.

La pausa è dunque un elemento fondamentale e influenzante per l’attenzione degli allievi.

Purtroppo al momento, in base ai dati oggettivi raccolti dalle tabelle, non posso ancora confermare

se siano ottimali le pause in movimento o quelle statiche. Tuttavia, dai dati soggettivi raccolti

tramite il questionario, si può notare come la pausa in movimento procuri delle sensazioni positive.

Sulla base di tali risultati, ritengo opportuno che tutti i docenti, essendo maggiormente coscienti e

consapevoli del bisogno di movimento dei bambini, dei benefici derivati da una pausa durante la

lezione e dei sentimenti positivi provati dagli allievi dopo ad una pausa motoria, debbano adattare il

loro insegnamento di conseguenza. È possibile dunque inserire delle pause durante le lezioni, in

modo da favorire il bambino e i suoi bisogni, permettendogli di vivere più serenamente la giornata

scolastica, essendo anche più consapevole riguardo l’importanza di una pausa e del movimento

fisico.

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Serena Cinus

29

6.2 Limiti della ricerca

Oltre agli aspetti positivi, una ricerca di questo tipo ha anche dei grandi limiti. Infatti, per motivi di

organizzazione miei e della classe, il tempo a disposizione per la fase di sperimentazione è stato

molto breve e non mi ha permesso di raccogliere ulteriori dati sicuramente interessanti per la

ricerca. Così come le tempistiche, anche il campione di riferimento era molto limitato, anche in

questo caso, se fosse stato più ampio i dati raccolti sarebbero stati maggiori e probabilmente più

interessanti.

Come già accennato nei capitoli precedenti, gli indicatori dei comportamenti disattenti risultavano

essere molto soggettivi, variando a seconda del bambino e del momento in cui si verificavano.

Purtroppo, non sempre era possibile appurare se l’allievo era attento nonostante dimostrasse dei

comportamenti che risultavano apparentemente disattenti.

Un altro importante fattore riguardante i comportamenti, del quale mi sono accorta durante la fase

di sperimentazione, era la loro influenza. Infatti, i bambini durante una giornata scolastica che a

prima vista può risultare normale, sono influenzati da numerosi aspetti quali i compagni, i docenti,

la meteorologia, i familiari, e molti altri elementi che possono condizionare il loro comportamento

in classe.

6.3 Possibili sviluppi

Sarebbe molto interessante continuare questa sperimentazione, anche per poter rispondere ad un

mio interrogativo iniziale: una pausa in movimento è più efficace rispetto ad una statica? Avendo a

disposizione dei dati su un periodo più lungo e osservare più allievi, probabilmente potrei

rispondere a questa domanda.

Dalle risposte ricevute dai bambini sul questionario, ho rilevato che tutti gli allievi hanno risposto di

non necessitare di una pausa durante la lezione. Sarebbe interessante continuare questo tipo di

lavoro con la classe, anche per verificare il loro grado di consapevolezza. Magari una determinata

regolarità di intervento e prolungata nel tempo, può entrare maggiormente nell’abitudine degli

allievi, rendendoli più consapevoli dei loro bisogni di movimento. Un aspetto positivo delle pause

motorie riscontrato tramite il questionario, è relativo alle emozioni che il movimento suscitava nei

bambini, infatti, dopo una breve attività fisica, tutti i bambini hanno confermato di aver provato

un’emozione e un sentimento positivo. Sarebbe dunque interessante proporre degli ulteriori

questionari anche successivi ad una pausa statica, per confrontare più a fondo i dati.

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Attenti al movimento!

30

L’obiettivo del docente è quello di osservare le caratteristiche dei suoi allievi e del suo gruppo

classe e adattare i propri interventi di conseguenza. Nei prossimi anni in qualità di docente, mi

piacerebbe continuare a proporre delle pause ai miei allievi e poter differenziare la tipologia di

pausa a dipendenza dei bisogni e degli interessi dei bambini. L’ideale sarebbe che ogni alunno

prenda consapevolezza e possa scegliere autonomamente quale tipologia di pausa è maggiormente

benefica per lui in un determinato momento.

Un altro aspetto importante riscontrato nella sperimentazione, è stata la disposizione dei banchi, in

quanto ho riscontrato che i bambini possono essere maggiormente distratti se l’organizzazione

socio-spaziale non è ideale per loro. Sicuramente nei prossimi anni, cercherò di tenere in

considerazione anche questo aspetto.

6.4 Considerazioni personali

Personalmente sono molto soddisfatta di aver affrontato questo argomento per me molto

interessante e stimolante, in quanto mi ha permesso di ampliare i miei orizzonti e di scoprire

determinate curiosità che sicuramente mi aiuteranno a diventare un insegnante migliore, più

consapevole delle proprie azioni e dei bisogni dei suoi allievi.

In questo anno scolastico, anche grazie a questa ricerca, ho imparato a mettere il singolo allievo,

con tutte le sue caratteristiche personali e sociali, all’interno del processo insegnamento-

apprendimento, renderlo il vero protagonista del suo apprendimento e in generale del suo mondo

scolastico. Per questo motivo, nel mio futuro di docente, cercherò di essere maggiormente attenta e

curiosa rispetto alle esigenze e ai bisogni della classe e del singolo allievo, in modo da poter

differenziare meglio il mio metodo di insegnamento e fare tutto il possibile per aiutare il bambino a

vivere bene all’interno e all’esterno della classe, a crescere consapevole delle proprie caratteristiche

e dei propri bisogni e a imparare.

Complessivamente, questo anno scolastico e il percorso di ricerca non è stato semplice, in quanto è

stato caratterizzato da una forte tensione sia a livello cognitivo che emozionale e da un carico di

lavoro non indifferente. Ho sempre cercato, però, di essere determinata e tenace, affrontando e

superando gli ostacoli un passo alla volta. In conclusione, mi ritengo molto soddisfatta e grata del

lavoro svolto e dell’impegno dimostrato.

Auspico che la mia ricerca sia spunto per ulteriori indagini e che permetta a tutti i docenti e ai futuri

insegnanti, di interrogarsi sui bisogni e sulle caratteristiche dei propri allievi, al fine di focalizzarsi

maggiormente su di loro.

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Serena Cinus

31

7 Bibliografia

7.1 Volumi

Bertagna, G. (2004). Scuola in movimento. La pedagogia e la didattica delle scienze motorie

e sportive tra riforma della scuola e dell’università. Milano: Franco Angeli Editore.

Bertini, M. (2012). Psicologia della salute. Milano: Raffaello Cortina Editore.

Ferretti, E. (2008). Giochi socio motori. Quaderni per l’insegnamento. Bellinzona: Centro

Didattico Cantonale.

Marzocchi, G. M., Molin, A., Polli, S. (2000). Attenzione e metacognizione. Come

migliorare la concentrazione della classe. Trento: Erickson.

Maslow, A. H. (1973). Motivazione e personalità. Roma: Armando Editore.

Mazzoni, A., De Rossi, P., Albanese, M. P. (2010). Fiabe motorie. Movimento, fantasia e

creatività. Roma: Armando Editore.

Moroni, P. (2005). Capirsi, ascoltare, parlare. Un nuovo approccio alla comunicazione in

azienda. Milano: Franco Angeli Editore.

7.2 Articoli in riviste

Agosti, F., Canuti, F., Corti, E., De Micheli, N., Ferretti, E., Lorenzetti, D. et al. (2006,

Maggio). Educazione e motricità.

Commissione federale dello sport (CFS). (2004). Basi teoriche e didattiche dell’educazione

fisica. Mobile. La rivista di educazione fisica e sport. Volume 1, fascicolo 7: Problematiche

globali. UFSPO & ASEF.

La Rana, M. (2012, Settembre). La prova orale del concorso a cattedre nella scuola

dell’infanzia e nella scuola primaria. Concorsi a cattedre. Maggioli Editore.

Laberge, S. (2007, Dicembre). Promotion de l’activité physique et impact du niveau de

pratique sur certains facteurs favorisant l’apprentissage. Rapporto di ricerca: Università di

Montréal.

Stettler, K. (2015, Maggio). Un metodo convalidato. Mobile. La rivista di educazione fisica

e sport. 9/15. UFSPO & ASEF.

Trost, S. G. (2007, autunno). Active Education. Physical Activity and Academic

Performance. Università dell’Oregon in collaborazione con Active Living Research.

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Attenti al movimento!

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U.S. Department of Health and Human Services, Centers for Disease Control and

Prevention. (U.S HHS CDC) (2010, Luglio). The association between school based physical

activity, including physical education and academic performance. Atlanta, GA.

7.3 Pubblicazioni online

Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica educazione (CDEP). (2010).

Promozione dell’attività fisica: idee e risorse. Un aiuto per l’applicazione della

dichiarazione della CDPE sull’educazione al movimento e la promozione dell’attività fisica

a scuola. Disponibile in: http://www.edk.ch/dyn/21584.php. [28 febbraio 2018].

Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica educazione (CDPE). (28 ottobre

2005). Education au mouvement et promotion de l'activité physique à l'école. Disponibile in

http://www.sport.admin.ch/schulebewegt/web/internet/Schulebewegt/it/home/Grundlagen/d

ownloads.html. [28 febbraio 2018].

Glessmer, M. S. (1 ottobre 2014). Development of student attention over time. Disponibile

in: https://mirjamglessmer.com/2014/10/01/development-of-student-attention-over-time/.

[1 marzo 2018].

Razzetti, E., Sport e benessere psicologico: i meccanismi alla base degli effetti benefici

sull’umore e sull’ansia. Disponibile in: http://www.itcc.it/sport-e-benessere-psicologico-i-

meccanismi-alla-base-degli-effetti-benefici-sullumore-e-sullansia/. [29 gennaio 2018].

Santinelli L., Andreazzi P. (3 dicembre 2011). Movimento e funzioni esecutive: il progetto

pilota di Monte Carasso. Disponibile in: http://www.ergoterapiapediatrica.ch/Monte-

Carasso-in-move-e4364900. [10 febbraio 2018].

Ufficio Federale dello Sport UFSPO. (2011). La scuola in movimento, spiegazioni sul

modello svizzero. Macolin. Disponibile in: https://www.baspo.admin.ch/it/promozione-

dello-sport/sport-in-der-schule/bewegte-schule.html. [15 febbraio 2018].

Ufficio Federale dello Sport UFSPO. (2016). Scuola in movimento, rapporto annuale classi

scolastiche 2015/16. Macolin. Disponibile in

http://www.sport.admin.ch/schulebewegt/web/internet/Schulebewegt/it/home/Auswerten/za

hlen_fakten.html. [13 febbraio 2018].

Vocabolario online Treccani. Disponibile in http://www.treccani.it/vocabolario/attenzione/.

[12 febbraio 2018].

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Serena Cinus

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7.4 Moduli o corsi

Bocchi, P. (A.A. 2015-2016). Scienze dell’educazione III – teorie dell’apprendimento.

Locarno: SUPSI-DFA.

Bocchi, P. (A.A. 2017-2018). Scienze dell’educazione VII – processi di insegnamento e

difficoltà di apprendimento. Locarno: SUPSI-DFA.

Iametti, P. (A.A. 2017-2018). Scienze dell’educazione VI – le competenze socio-emotive

nella relazione educativa. Locarno: SUPSI-DFA.

Ostinelli, M. (A.A. 2015-2016). Scienze dell’educazione II – scuola e società. Locarno:

SUPSI-DFA.

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Attenti al movimento!

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8 Allegati

8.1 Allegato 1: Diario raccolta degli indicatori

DATA INDICATORI OSSERVATI

Giovedì

11 gennaio 2018

Parla con i compagni

Si alza per andare a bere

Si lascia distrarre dai compagni

Guarda fuori dalla finestra

Va in bagno

Scarabocchia

Lunedì

15 gennaio 2018

Si lascia distrarre da un compagno

Si alza per andare da un compagno

Si guarda in giro

Guarda cosa sta facendo un compagno

Si dondola sulla sedia

Ha lo sguardo fisso su qualcosa

Martedì

16 gennaio 2018

Non guarda la docente se spiega qualcosa

Ha lo sguardo fisso su qualcosa

Parla con un compagno

Si alza e cammina per l’aula

Si lascia distrarre da un compagno

Canticchia

Si guarda in giro

Guarda cosa sta facendo un compagno

Giovedì

18 gennaio 2018

Mette la testa sul banco

Non mi guarda se spiego qualcosa

Non guarda la lavagna se spiego qualcosa

Gioca con del materiale (fogli, forbici, …)

Scarabocchia

Sfoglia un libro

Guarda fuori dalla finestra

Mercoledì

21 febbraio 2018

Gioca con i capelli

Controlla l’orologio

Lunedì

26 febbraio 2018

Disturba i compagni

Martedì

27 marzo 2018

Non sa rispondere alle domande

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Serena Cinus

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8.2 Allegato 2: Spiegazione dei giochi e delle attività proposte

GIOCO SPIEGAZIONE

Cerco il mio compagno

animale

Sociomotorio

Il docente suggerisce ad ogni bambino sottovoce e all’orecchio un animale e

quando fa partire il gioco, ogni allievo deve mimare e imitare l’animale

appena sentito. Nello stesso momento, deve cercare il compagno che sta

mimando lo stesso animale.

Gioco dei saltelli

Psicomotorio

I bambini sono sparsi per l’aula e il docente si posiziona in modo che tutti

possono vederlo, poi inizia a saltellare e i bambini devono imitarlo. Quando

il docente cambia il modo di saltellare o aggiunge un movimento delle

braccia, anche i bambini devono seguirlo. L’ultimo bambino che si accorge

del cambiamento è eliminato.

Gioco “Stella, stellina”

Sociomotorio

Un allievo si posiziona davanti alla lavagna e tutti gli altri dall’altra parte

dell’aula. Il bambino che è alla lavagna chiude gli occhi e conta fino a tre e

quando dice “stella”, li riapre. Nel frattempo gli altri devono cercare di

raggiungere la lavagna spostandosi solo quando il compagno ha gli occhi

chiusi e restando immobili quando ha gli occhi aperti.

Se qualcuno si muove mentre il compagno ha gli occhi aperti, deve ritornare

al punto di partenza. Vince il primo allievo che tocca la lavagna.

Siccome lo spazio in aula è molto ristretto, si può far partire i bambini da una

parte della stanza e prima di arrivare alla lavagna è obbligatorio toccare

alcuni punti che sono nel mezzo, come un banco, oppure un cartellone, ecc.

Gioco “Il mago dice...”

Psicomotorio /

sociomotorio

I bambini sono sparsi per l’aula e il docente dà degli ordini, ad esempio

“alzare la mano destra” oppure “saltellare sul posto”.

Se prima dell’ordine il docente inserisce la formula “il mago dice…”, quindi

l’ordine diventa “Il mago dice di alzare la mano destra”, oppure “Il mago

dice di saltellare sul posto”, allora gli allievi devono eseguirlo il più in fretta

possibile.

Se il docente non pronuncia la formula, i bambini non devono muoversi,

altrimenti sono eliminati.

Gioco “Mi muovo

come...”

Psicomotorio

Il docente dice a tutti gli allievi di muoversi come un animale o un oggetto

(ad esempio come una farfalla delicata, come un elefante arrabbiato, come un

robot,...).

I bambini devono trasformarsi e muoversi per l’aula imitando l’animale o

l’oggetto richiesto quando il docente suona uno strumento, quando il docente

smette di suonare, si immobilizzano.

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Attenti al movimento!

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ATTIVITÀ SPIEGAZIONE

Crucipuzzle Il crucipuzzle, oppure detto anche parole crociate, è un gioco enigmistico che

consiste nel cercare all’interno di numerose lettere, alcune parole.

Una volta segnate tutte, è possibile unire tutte le lettere rimaste per trovare la

risposta alla domanda iniziale.

Geopiano Il geopiano è una tavoletta di legno, nella quale sono stati allineati diversi

chiodini. I bambini possono creare delle forme agganciando degli elastici a

questi chiodi.

Acrostico L’acrostico è un gioco enigmistico che consiste nello scrivere una o più

parole in verticale e successivamente inventare delle frasi di senso compiuto

utilizzando ogni lettera della parola precedente.

Con i miei allievi, siccome erano alla prima esperienza con gli acrostici, ho

proposto loro un misto tra un cruciverba e un acrostico. Infatti, i bambini

dovevano leggere le definizioni e completare la tabella. Le prime lettere delle

risposte formavano il nome di un personaggio Greco.

Cerca i paesi sulla

cartina del Ticino

I bambini avevano a disposizione una cartina del Ticino 1:25'000 e dovevano

cercare al suo interno il nome si alcuni paesi che trovavano sulla scheda. In

seguito, potevano cercarne altri e scriverli sul foglio, nello spazio apposito.

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Serena Cinus

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8.2.1 Allegato 2.1: Crucipuzzle

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8.2.2 Allegato 2.2: Acrostico

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Serena Cinus

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8.2.3 Allegato 2.3: Scheda utilizzata per la ricerca dei paesi

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8.3 Allegato 3: Organizzazione fase sperimentale

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8.4 Allegato 4: Tabella osservativa

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8.5 Allegato 5: Riassunto dei dati raccolti nella fase di sperimentazione

Par

la c

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un

co

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agn

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Si

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56 26 21 7 9 2 2 9 3 9 0 2 0 3 4 14 3 0 4 2 3 2 0

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Individualmente SpostamentoIn relazione

all'insegnamento

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Alessandra

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SOMMA

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4

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8.6 Allegato 6: Riassunto dati raccolti durante due lezioni svolte dalla collega

Par

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un

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73 45

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27 24

52 34

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2 2

2 2Somma dei comportamenti disattenti di Christine durante tutta la lezione

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Somma dei comportamenti disattenti di Alessandra nei successivi venticinque minuti di lezione

Somma dei comportamenti disattenti generali durante tutta la lezione

Somma dei comportamenti disattenti di Christine nei primi venti minuti di lezione

Somma dei comportamenti disattenti di Christine nei successivi venticinque minuti di lezione

Somma dei comportamenti disattenti di Mattia durante tutta la lezione

Somma dei comportamenti disattenti di Alessandra durante tutta la lezione

Christine

Somma dei comportamenti disattenti generali nei successivi venticinque minuti di lezione

Somma dei comportamenti disattenti di Mattia nei primi venti minuti di lezione

Somma dei comportamenti disattenti di Mattia nei successivi venticinque minuti di lezione

Somma dei comportamenti disattenti di Alessandra nei primi venti minuti di lezione

Somma comportamenti disattenti generali nei primi venti minuti di lezione

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Christine

In relazione a un compagno Individualmente SpostamentoIn relazione

all'insegnamento

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8.7 Allegato 7: Questionario

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8.8 Allegato 8: Risultati questionario

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Commons Attribuzione – Non commerciale 3.0 Unported License.