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Associazione Dopo di Noi – Biella Strada Marghero 22 – 13900 Biella Tel./fax: 015-0158491707 [email protected] www.dopodinoi.biella.it INCONTRI E CONFRONTI PER UNA NUOVA CULTURA INDAGINE SULLA PERCEZIONE DELLA DISABILITA’ Il progetto “Incontri e Confronti per una Nuova Cultura” è stato accompagnato da un percorso di ricerca con l’obiettivo di rilevare alcuni elementi di base delle condizioni attuali di inclusione ed interazione tra studenti con e senza disabilità. La ricerca ha previsto la somministrazione di un questionario strutturato (allegato 1) a tutti gli studenti delle scuole medie e superiori che hanno partecipato al progetto, a scopo esplorativo, prima dello svolgimento delle azioni previste dal progetto, dove sono stati trattati i seguenti aspetti principali: il livello di conoscenza della disabilità; i sentimenti prevalenti tra ragazzi in riferimento alla disabilità; gli stereotipi e i pregiudizi prevalenti; la percezione della propria vita. Totale studenti partecipanti: 100 alunni di cui 98 hanno risposto al questionario di ricerca. A continuazione, si presentano alcuni dati sul campione intervistato. Scuole medie Scuole superiore totale Femmine 24 (50%) 12 (24%) 36 (37%) Maschi 24 (50%) 38 (76%) 62 (63%) Totale 48 50 98 Entrambi i genitori italiani 38 (79%) 44 (88%) 82 (84%) Un genitore straniero 3 (6,5%) 3 (6%) 6 (6%) Entrambi i genitori stranieri 6 (12,5%) 3 (6%) 9 (9%) Istituti scolastici Classi Istituto di Istruzione Superiore “Quintino Sella”- (superiore) Classe 2° G meccanica - 19 alunni Classe 2 ° C elettronica - 13 alunni Classe 3 – 2° A - 18 alunni Istituto Comprensivo di Andorno Micca (media) 2°A - 16 alunni 2°B - 16 alunni Istituto Comprensivo di Mongrando (media) 1°B 18 alunni

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INCONTRI E CONFRONTI PER UNA NUOVA CULTURA

INDAGINE SULLA PERCEZIONE DELLA DISABILITA’

Il progetto “Incontri e Confronti per una Nuova Cultura” è stato accompagnato da un percorso di ricerca con l’obiettivo di

rilevare alcuni elementi di base delle condizioni attuali di inclusione ed interazione tra studenti con e senza disabilità.

La ricerca ha previsto la somministrazione di un questionario strutturato (allegato 1) a tutti gli studenti delle scuole medie

e superiori che hanno partecipato al progetto, a scopo esplorativo, prima dello svolgimento delle azioni previste dal

progetto, dove sono stati trattati i seguenti aspetti principali: il livello di conoscenza della disabilità; i sentimenti prevalenti

tra ragazzi in riferimento alla disabilità; gli stereotipi e i pregiudizi prevalenti; la percezione della propria vita.

Totale studenti partecipanti: 100 alunni di cui 98 hanno risposto al questionario di ricerca. A continuazione, si presentano

alcuni dati sul campione intervistato.

Scuole medie Scuole superiore totale

Femmine 24 (50%) 12 (24%) 36 (37%)

Maschi 24 (50%) 38 (76%) 62 (63%)

Totale 48 50 98

Entrambi i genitori italiani 38 (79%) 44 (88%) 82 (84%)

Un genitore straniero 3 (6,5%) 3 (6%) 6 (6%)

Entrambi i genitori stranieri

6 (12,5%) 3 (6%) 9 (9%)

Istituti scolastici Classi

Istituto di Istruzione Superiore “Quintino Sella”- (superiore)

Classe 2° G meccanica - 19 alunni

Classe 2 ° C elettronica - 13 alunni

Classe 3 – 2° A - 18 alunni

Istituto Comprensivo di Andorno Micca (media) 2°A - 16 alunni

2°B - 16 alunni

Istituto Comprensivo di Mongrando (media) 1°B 18 alunni

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Non risponde 1 (2%) 0 1

Totale 48 50 98

L’immagine della disabilità

Per verificare il livello di conoscenza degli studenti, si è posta la domanda: “se pensi ad una persona con disabilità, a quale

tipo di disabilità pensi per prima?”.

Innanzitutto, si registra come la disabilità venga percepita diversamente tra i ragazzi della scuola media e quelli della

scuola superiore. Il 56% dei ragazzi della scuola media dichiarano di pensare ad una persona con disabilità intellettiva

(ritardo mentale, sindrome di Down), mentre il 54% dei ragazzi della scuola superiore dichiarano di pensare ad una

persona con difficoltà di movimento o in sedia a rotelle o comunque limitata nella mobilità.

In ogni caso, entrambi i gruppi tendono a concepire solo un aspetto della disabilità e non una combinazione di difficoltà

(mobilità, intellettiva e sensoriale): solo il 6% dei ragazzi della scuola superiore pensa ad una disabilità plurima mentre lo

fa il 15% dei ragazzi delle medie. Nessuno dei due gruppi di ragazzi pensa ad una disabilità di tipo sensoriale (persona

sorda o cieca).

Si tratta di dati che permettono già di inquadrare in modo piuttosto chiaro i termini della questione: la disabilità rimane

ancora per alcuni aspetti un mondo poco conosciuto anche se molto vicino. Secondo i dati sulla disabilità in Italia, diffusi

dall’ISTAT nel 2010 e relativi agli anni 2004-2005, le difficoltà nella vista, dell’udito e della parola (considerate

naturalmente nonostante l’uso di tutti gli ausili disponibili, quali occhiali, apparecchi acustici etc.) riguardano invece il

22,9% delle persone con disabilità. E invece risultano leggermente sovrastimate, ma solo da parte dei ragazzi delle scuole

superiori, le disabilità motorie, che nel passato erano nell’immaginario collettivo il simbolo della disabilità, in modo quasi

iconografico, mentre emerge una stima abbastanza adeguata della disabilità mentale e intellettiva.

Se pensi ad una persona con disabilità, a quale tipo di disabilità pensi per prima?

scuole medie

scuole superiori

penso ad una persona con difficoltà di movimento, in sedia a rotelle o limitata nella mobilità

27% 54%

penso ad una persona sorda o cieca 2% 0%

penso ad una persona con disabilità intellettiva (ritardo mentale, demenza, sindrome di Down)

56% 40%

penso ad una persona con una combinazione di tutte le precedenti 15% 6%

totale 100% 100%

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Questa “vicinanza” dei ragazzi alla disabilità viene dimostrata dai seguenti dati: il 94% dei ragazzi delle medie e il 76% dei

ragazzi delle superiori intervistati dichiarano di conoscere qualcuno con disabilità, mentre più del 65% dei ragazzi risponde

di avere avuto un compagno di classe con disabilità nei diversi livelli scolastici (materna, elementare e media) e la

frequenza di compagni è aumentata nel percorso scolastico stando a dare prova dell’efficacia dei percorsi di integrazione

scolastica.

Si conclude che, al contrario di quello che succede alla maggior parte degli adulti, per la maggior parte degli studenti

l’incontro con la disabilità non è episodico e diventa sempre più frequente.

Questo contatto produce reazioni emotive intense e articolate che, nell’ambito di questa ricerca, si è tentato di

approfondire: pensando all’ultima volta che si sono trovati a relazionarsi ad una persona con disabilità, gli studenti hanno

indicato di aver provato, con diverse intensità, una gamma varia di sentimenti e emozioni.

L’approccio emotivo

Con l’obbiettivo di sondare cosa pensano i giovani sulla disabilità, il questionario ha posto domande non solo sulle

opinioni e le esperienze degli studenti in materia di disabilità, ma anche sugli atteggiamenti e l’approccio alla disabilità,

anche sotto il profilo emotivo.

Pensando all’ultima volta che si sono trovati a relazionarsi ad una persona con disabilità, gli studenti intervistati hanno

indicato di aver provato, con diverse intensità, una gamma varia di sentimenti ed emozioni.

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Il sentimento che, con maggior frequenza, i rispondenti hanno dichiarato di aver provato con il massimo di intensità

(risposta “molto”) è l’ammirazione per la forza di volontà e determinazione che la persona dimostra. Si è espresso in

questi termini il 54% dei giovani, mentre il 30% ha dichiarato di aver provato questo sentimento “un po’” e il 7% di non

averlo provato per nulla.

Indicazioni numericamente molto simili si rilevano a proposito della solidarietà per tutte le difficoltà e i problemi (il 49% lo

ha provato molto) e il desiderio di rendersi utili e aiutare (il 41% lo ha provato molto).

Per la maggior parte degli studenti, la relazione con persone disabili rappresenta un evento particolarmente

sconvolgente. Infatti, il 43% risponde che non è “per nulla” tranquillo ed il 45% dichiara che lo è solo “un pò”. L’aver

provato molto timore di poter involontariamente offendere o ferire con parole o comportamenti inopportuni è stato

riferito dal 35%, lo ha provato un po’ il 47% e per nulla il 13%.

Sentimenti più controversi, o esplicitamente negativi, sono riferiti da quote ridotte di rispondenti, ma comunque

significative:

-la paura, all’idea di potersi trovare un giorno a dover sperimentare in prima persona o nella propria famiglia la disabilità è

stata riferita come un sentimento molto presente nel 18% degli intervistati, il 45% ne ha avuta un po’ e il 27% per nulla;

-l’indifferenza, perché il tema della disabilità non li tocca minimamente, è stata riferita come un sentimento provato al

massimo grado da nessuno, mentre la grande maggioranza, pari al 59%, non l’ha provata per nulla e il 39% l’ha provata un

po’.

Nel complesso questi dati disegnano uno scenario piuttosto articolato. Se da una parte, la maggioranza degli studenti

riferiscono di aver provato, quando si sono relazionati con la disabilità, sentimenti positivi, quali la solidarietà, la

ammirazione e il desiderio di rendersi utili, la metà degli intervistati ha fatto emergere forme più o meno intense di

disagio di fronte alla persona disabile. Anzitutto il timore e la mancanza di tranquillità al momento della relazione, ma

anche un certo livello di paura, perché la persona con disabilità evoca ancora in chi la guarda una sofferenza che si teme di

dover sperimentare. La difficoltà di stabilire una relazione risulta evidente in questo contesto, una relazione che rimane

anclata tra la solidarietà umana e la paura che la disabilità suscita, e che si concretizza nella difficoltà di costruire quella

empatia che non lasci spazio a equivoci, offese o compassioni non desiderate.

C’è ancora da chiedersi sull’atteggiamento di “un pò” di indifferenza che il 39% degli studenti riferisce di provare e che

potrebbe essere il segno di una rimozione della questione, come se fosse una chiusura individualistica da collegare alla

paura precedentemente descritta.

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La relazione possibile

Di fronte alla domanda posta “Come ti senti di fronte ad un ragazzo/a, della tua stessa età, con disabilità?”, emerge che le

difficoltà relazionali diventano più importanti nei giovani delle scuole superiori che, per il 56%, confessa di non sapere

come reagire e rapportarsi e di non riuscire ad essere spontaneo. Al contrario, tra i giovani studenti delle scuole medie,

regnano sentimenti di pietà e protezione.

E’ da rilevare come dato interessante che il 24% dei ragazzi delle scuole superiori afferma che raramente viene a loro di

pensare alle abilità, potenzialità e a quello che sanno fare i giovani con disabilità.

La vicinanza scolastica non presuppone conoscenza e empatia e la prova sono le risposte, seppur limitate in numero, che

evocano certi privilegi (il 13% dei ragazzi della scuole medie pensano che hanno dei privilegi) o maleducazione (circa il 6%

dei ragazzi pensa che molti coetanei con disabilità sono maleducati) da parte dei pari con disabilità.

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Stereotipi e Scuola

La disabilità costituisce da sempre uno stereotipo sociale: strumento di pensiero pseudo-logico, ripropone acriticamente

generalizzazioni e pregiudizi nei confronti della persona disabile, rinforza la mentalità dell’assistenza, della compassione e

della dipendenza. Ma lo stereotipo è anche un meccanismo spontaneo di difesa dall’angoscia e la paura, derivante dal

nostro rifiuto di specchiarci in una immagine non gratificante, negativa sotto il profilo della identificazione.

A livello pratico, sorgono quindi atteggiamenti di “distanza” e di non accettazione a supporto di processi di emarginazione

e di stigmatizzazione. Siamo di fronte dunque di fronte a un rituale che colloca il “diverso” per le sue differenze

psicosomatiche, organiche e funzionali, estetiche e comportamentali, in uno specifico ruolo attraverso l’attribuzione

sociale dello stigma che riflette dinamiche di rifiuto o comunque di transfert.

Si realizza un processo di reificazione, già analizzato dalla “labeling theory”, per cui situazioni definite come reali sono reali

nelle loro conseguenze: sarà lo stigma a determinare la modalità di relazione, comunicazione e interazione, oltre ad

attribuire un ruolo ed uno status di distanza sociale dalla comunità.

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Come modello simulato della società e luogo di socializzazione secondaria per eccellenza, la scuola si configura ancora oggi

quale situazione di preparazione del bambino e di “addestramento” modulata sulla misurazione delle sue capacità

adattive alle esigenze del sistema sociale. La scuola tende riproduce l’azione selettiva della società, legata alle ideologie

dominanti e condizionata dagli stereotipi relativi ai gruppi sociali, pur includendo i bambini e adolescenti con disabilità nei

percorsi scolastici in maniera sistematica da molti anni.

Questi stereotipi sono consolidati nella nostra mente perché appresi molto presto nello sviluppo e, solo più tardi, si

comincia a dubitare della loro validità e a sviluppare credenze personali. Certo è che, in età giovanile gli stereotipi, in

quanto scorciatoie del pensiero, hanno una loro funzione positiva, poiché consentono di organizzare in modo più

strutturato il mondo e sono implicitamente generati dall’individuo, al fine di prevedere gli eventi e i comportamenti di una

persona.

Ma vediamo cosa pensano gli studenti intervistati. Alla domanda “Secondo te, il fatto di appartenere ad uno dei seguenti

gruppi tende ad essere un vantaggio o uno svantaggio o nessuno dei due nell’attuale società italiana?”, gli studenti

ritengono non essere condizione né di vantaggio né di svantaggio le seguenti categorie:

• l’essere di religione diversa da quella cattolica, per l’87% degli intervistati..

• l’essere donna per l’80% degli intervistati;

• l’essere uomo, per l’80% degli intervistati;

• l’avere più di 50 anni, per il 67% degli intervistati, mentre l’altro 27% lo considera uno svantaggio;

• l’ essere di diversa origine etnica: per i 68% degli intervistati, mentre l’altro 28% lo considera uno svantaggio.

Nel contempo, il 40% degli studenti considera che il fatto di avere meno di 25 anni è una condizione di vantaggio, mentre

il 53% lo considera indifferente.

Gli studenti ritengono essere condizione di svantaggio:

• l’essere rom per il 76% degli intervistati;

• l’essere omosessuali per il 52% mentre il 47% lo considera indifferente.

• l’essere disabili per il 46% degli interventista mentre l’altro 46% lo considera indifferente;

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Alla domanda “Pensi che il look sia fondamentale per farsi accettare e per crearsi un’idea sugli altri? gli studenti

rispondono riconoscendone l’importanza , anche se dichiarandosi per la maggior parte non condizionati dalle tendenze del

momento. Sono però gli

studenti delle scuole superiori a

ritenere il “look” maggiormente

importante, rispetto agli

studenti della scuola media. La

maggior parte degli studenti,

pur considerandolo importante,

non si sente condizionato dalle

ultime mode, soprattutto se si è

femmina e si frequenta la scuola

superiore.

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Chi sono e come si sentono gli studenti intervistati?

Gli studenti intervistati hanno espresso la loro soddisfazione sulla loro vita in maniera diversa a seconda del livello

scolastico frequentato. Gli studenti delle scuole superiori sembrano tendere verso un atteggiamento di insoddisfazione e

poco entusiasmo, mentre gli studenti della scuola media si distinguono dal loro spontaneo entusiasmo e soddisfazione

sulla propria vita.

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Alla soddisfazione attuale sulla propria vita, si è chiesto anche il sentimento rispetto al futuro. Nelle risposte, dominano i

sentimenti di fiducia e di ottimismo in generale, anche gli studenti delle scuole superiori mettono di rilievo un basso

ottimismo (solo il 14%) di

fronte ad uno sceticismo

magiore (20%), in linea

con i risultati precedenti

sulla soddisfazione della

propria vita.

Per gli studenti delle

scuole medie, regna la

fiducia in primo luogo

(42%), mentre un quarto

di loro è ottimista (25%)

e l’altro quarto risulta

incerto sul futuro (23%).

Per completare l’indagine sulla percezione della propria vita degli studenti intervistati, è stato chiesto di esprimersi sul

grado di libertà decisionale che sentono di godere in famiglia e le risposte variano tra la scuola media e la scuola

superiore. Mentre il 48%

degli studenti delle scuole

superiori e il 38% delle

scuole medie hanno

dichiarato che si sentono

coinvolti nelle decisioni a

livello famigliare, la

percezione più diffusa tra

gli studenti delle superiori è

quella di “sentirsi libero”

(28%) mentre per gli

studenti della scuola media

quella di “sentirsi

controllato” (27%).

Percezione minoritaria è quella del sentirsi “dipendente”.

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Spunti per una riflessione

Le difficoltà principali degli studenti che si relazionano con i loro coetanei disabili sembrano aumentare col crescere

dell’età, accompagnandosi ad una sempre minore spontaneità e ad un senso di inadeguatezza per non riuscire a

comunicare e non sapersi rapportare alla persona con disabilità, stabilendo al contempo una distanza emotiva per

difendersi dal contatto con la sofferenza.

I ragazzi hanno numerose paure inespresse, curiosità, dubbi (p.e. riferendosi agli alunni disabili si chiedono: guariranno?

Provano dolore? Posso diventarlo anch’io?) e una parte del disagio è originato dalla erronea impressione di non avere

niente da condividere con lui/lei, credendosi diversi in tutto. Manca quindi una consapevolezza sul vissuto del compagno

disabile e sussiste l’ignoranza sugli effettivi vincoli e le potenzialità della persona con disabilità.

Nascono quindi atteggiamenti che tendono al pietismo e alla iper-protezione che potrebbero sacrificare l’indipendenza del

disabile e svalutare le abilità. Nel caso di disabilità non visibili, come quella cognitiva o mentale, alcuni studenti posso

anche manifestare fastidio per il diverso trattamento che ricevono le persone con disabilità, percependolo come un

“privilegio”.

Da parte della persona con disabilità, il desiderio di interazione si può tradurre in maldestra provocazione, altre volte

prende la forma di tentativi frustrati che portano alla rinuncia e alla chiusura o all’accettazione di una situazione di

isolamento sociale, pur in un contesto popolato di coetanei.

Piste di lavoro

L’atteggiamento nei confronti di una persona disabile dipende in generale dai valori del gruppo culturale di appartenenza

ed includono pietà, paura, colpa, empatia, rispetto, valori che influenzano la relazione tra persone portatrici o meno di

disabilità. Tali sentimenti possono stigmatizzare le persone con disabilità, possono imporre limitazioni artificiose e calarle

in una categoria predeterminata a cui si attribuiscono caratteristiche che vanno oltre la specifica area di disabilità.

Se ilCOME ci avviciniamo ad una persona disabile è determinato da una molteplicità di fattori storici, culturali, sociali e se

il NOSTRO atteggiamento è in grado di condizionare l’Altro, allora abbiamo un preciso compito: LA CONOSCENZA, perché

è solo grazie alla conoscenza che l’altro, “lo sconosciuto”, non ci farà e non gli faremo paura.

Questo ultimo aspetto rafforza l’idea che la disponibilità degli studenti, ampiamente dimostrata con la loro attiva

partecipazione alle attività proposte dal progetto, va coltivata e potrebbe essere positivamente incanalata se fosse

inserita nella stessa attività formativa in maniera non episodica.

• Occorrerebbe far conoscere e sperimentare concretamente (“mettersi nei panni” con giochi e drammatizzazione

soprattutto fino alla fascia della scuola secondaria di primo grado) limiti e abilità vere, reali delle persone con

disabilità. Sperimentare con il corpo, lavorare sul contatto, sulla fisicità. Sperimentare forme di comunicazione

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non verbale e non convenzionale, insomma esplorare possibilità alternative di comunicazione e relazione per

avere una dotazione di abilità comuni (spesso trascurate dagli approcci educativi tradizionali) da mettere in gioco

con le persone con disabilità.

• Bisognerebbe dare spazio alle domande e dare risposte chiare e suggerimenti concreti sulla disabilità,

sottolineare gli interessi in comune tra tutti i ragazzi e creare occasioni di incontro e condivisione, favorire una

interazione maggiore tra ragazzi con e senza disabilità, oltre l’ambiente scolastico.

• Occorrerebbe, con i ragazzi più grandi, parlare di diritti, affrontare la disabilità nella più ampia cornice del

rispetto e della cittadinanza. Ovviamente in adolescenza, quando appartenere ad un gruppo è difficile per tutti,

l’aspetto del “fare gruppo” diventa ancora più cruciale (e impegnativo da gestire per l’adulto).

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Allegato Uno – QUESTIONARIO DI INDAGINE SULLA PERCEZIONE DELLA DISABILITA’

1) di che sesso sei? Maschio Femmina

2) Nazionalità dei genitori. Madre____________________ Padre_____________________

3) Livello di studio dei genitori.

4) Che grado di libertà decisionale senti che godi in famiglia?

Controllato Dipendente Coinvolto Libero Emancipato

5) Secondo te, il fatto di appartenere ad uno dei seguenti gruppi tende ad essere un vantaggio o uno svantaggio o nessuno dei due nell’attuale società italiana? (crocia una sola risposta per ogni riga)

È uno svantaggio È indifferente È un vantaggio

Donne

Uomini

Disabili

Omosessuali

maggiori di 50 anni

minori di 25 anni

Rom

di diversa origine etnica

di religione diversa da quella cattolica

6) Se pensi ad una persona con disabilità, a quale tipo di disabilità pensi per prima? (barra una sola affermazione):

Penso ad una persona con difficoltà di movimento, in sedia a rotelle o limitata nella mobilità Penso ad una persona con disabilità intellettiva (ritardo mentale, demenza, sindrome di Down) Penso ad una persona sorda o cieca Penso ad una persona con una combinazione di tutte le precedenti

7) Conosci qualcuno con disabilità? No Si se si,

8) Pensi che il look sia fondamentale per farsi accettare e per crearsi un’idea sugli altri? (barra le affermazioni con cui sei d’accordo):

Sì, oggi è importante come vesti No, oggi non è importante l’abbigliamento Sì, è importante ma non mi sento condizionato dalle tendenze del momento È importante a seconda del momento

9) Quanto soddisfatto sei della tua vita in questo momento? entusiasta soddisfatto abbastanza soddisfatto poco soddisfatto insoddisfatto

Madre Padre

Scuola elementare

Scuola media

Scuola superiore

Università

CHE TIPO DI DISABILITA’? motoria (deficit del movimento) sensoriale (deficit vista o udito) intellettiva (deficit mentale) plurima (almeno due delle precedenti)

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10) hai mai avuto un compagno di classe con disabilità?

No Si se si,

se si,

11) Come ti senti di fronte ad un ragazzo/ragazza, della tua stessa età, con disabilità? (crocia al massimo 3 risposte che più si assomigliano a quello che

pensi. Se nessuna corrisponde a quello che pensi, scrivi una tua risposta.) Mi impietosisco e penso alle sue difficoltà. Se sono suo amico tendo a proteggerlo. Non so come reagire e rapportarmi, non riesco ad essere spontaneo. Penso che, molte volte, hanno dei privilegi che anch’io vorrei avere. Raramente mi viene da pensare alle sue abilità, potenzialità o a quello che sa fare, piuttosto tendo a pensare a tutto quello che non riesce a

fare. Alcuni ragazzi con disabilità sono maleducati. Di solito, tendono a stare con gli adulti, e non ci guardano neanche. …………………………………………………………………………………………………………………………………………

12) Il primo pensiero di fronte ad una persona giovane o adulta, apparentemente integra, con disabilità motoria (costretta sulla sedia a rotelle o con bisogno di stampelle/bastone o con difficoltà di camminare)?

Che potrebbe aver avuto un incidente. Che potrebbe avere una malattia dalla nascita. Che potrebbe aver contratto una malattia neurologica da bambino. Altro:……………………………………………….

13) Quali sono i sentimenti e le emozioni che hai provato l’ultima volta che ti sei relazionato ad una persona con disabilità? (crocia una sola risposta

per ogni riga)

Un po’ Molto Per nulla

INDIFFERENZA, il problema non mi tocca.

TIMORE di poter involontariamente offendere o ferire con parole o comportamenti inopportuni

PAURA all’idea di potermi trovare o me, o qualcuno della mia famiglia, nelle medesime condizioni

TRANQUILLITA’, perchè mi capita spesso di avere a che fare con persone in condizioni di disabilità

AMMIRAZIONE per la forza di volontà e la determinazione che la persona dimostra

DESIDERIO di rendermi utile e di aiutare

SOLIDARIETA’ per tutte le difficoltà e i problemi che la disabilità crea

14) Come ti senti quando pensi al tuo futuro?

ottimista fiducioso scettico pessimista incerto

15) Quali sono le tue attività abituali, oltre alla scuola?

sport musica o altre arti tv o altri giochi elettronici parrocchia/oratorio

lettura shopping aiuto nelle faccende domestiche ALTRO:……………..

grazie di aver risposto al questionario!

IN QUALE SCUOLA? scuola materna scuola elementare scuola media

TI RICORDI COME SI CHIAMAVA? Si No

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Ricerca condotta da Sonia V. Messina.

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