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VISITA DI STUDIO Progetto EU’GO in FRANCIA 5 - 10 novembre 2012 A caccia di Orti Urbani a Marsiglia Paola Marzi, Responsabile Ufficio Orti Urbani Roma Capitale

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VISITA DI STUDIO Progetto EU’GO in FRANCIA 5 - 10 novembre 2012

A caccia di Orti Urbani a Marsiglia

Paola Marzi, Responsabile Ufficio Orti Urbani Roma Capitale

Articolo Testimonianza Paola Marzi, Responsabile Ufficio Orti Urbani Roma Capitale

VISITA DI STUDIO Progetto EU’GO in FRANCIA 5 - 10 novembre 2012

A caccia di Orti Urbani a Marsiglia

Study visit di Marsiglia: ultima tappa della prima fase del progetto europeo EU’GO (European Urban Gardens Otesha) della durata di due

anni, nato con l’intento di valorizzare la pratica degli orti urbani intorno a 4 temi fondamentali: dialogo intergenerazionale e interculturale,

educazione allo sviluppo sostenibile, formazione professionale, integrazione o reintegrazione nel contesto socio-lavorativo. Vi hanno

partecipato rappresentanti delle associazioni partners del progetto:

Pistes solidaire e Réseau des jardins solidaires méditérranées (Marsiglia, Francia)

KC English (Regno Unito)

Nexes interculturals de joven per Europa (Barcellona, Spagna)

Inwole (Potsdam, Germania)

Cemea del Mezzogiorno (Roma, Italia)

allo scopo di scambiare le informazioni e le impressioni ricavate dalla study visit anche alla luce di quanto già sperimentato nei Paesi di

provenienza.

È emerso che, per non avere problemi di intercomunicazione, è assolutamente indispensabile la conoscenza dell’inglese e,

possibilmente, anche del francese.

Marsiglia: la più grande città della Francia meridionale. Una città industrializzata le cui attività sono

strettamente connesse alla presenza del porto: primo per importanza nel Mediterraneo e in Francia, quarto

in Europa.

Assai edificata, presenta notevoli squilibri tra la parte a Sud, signorile, caratterizzata da edilizia residenziale

e ville singole, e quella a Nord, povera e con elevata densità di popolazione. Dalla città consolidata si

dipartono agglomerati urbani sparsi, tra cui la forte urbanizzazione dell’ultimo secolo ha portato alla

costruzione di grandi complessi popolari. La parte più degradata si trova nella zona nord della città e

corrisponde alle così dette “cites”, in cui svettano altissimi grattacieli. Fisicamente piuttosto isolate tra loro e

con la zona centrale della città, sono prevalentemente abitate da persone di basso rango sociale e da

immigrati, per lo più clandestini. Grave è il disagio sociale.

Città multirazziale, con un’elevata presenza d’immigrati provenienti dalle ex colonie e dagli ex possedimenti

francesi ma anche dall’Armenia, dall’Asia, …. Immigrazione non solo antica ma anche recente: quest’ultima

non ancora integrata.

Una città di contraddizioni e di disagi. Una città dai mille colori, dai mille volti, dai mille aspetti… Città

mosaico di tantissime diverse realtà. Gli spazi a verde, ormai residuali, sono scarsi e ridotti a poco più che a

piccoli fazzoletti di terra.

Cosa si può fare per colmare gli spazi e le lacune, soprattutto a livello sociale, che un sistema del genere

comporta? Si cerca di inventare attività da realizzare in collaborazione e cooperazione, ad esempio

applicando il progetto europeo Eu’Go. Dove? Sugli Orti Urbani già presenti nella città, non solo per il

rifornimento di cibo come erano in origine, ma anche e, soprattutto, a scopo educativo-sociale. E anche

creandone di nuovi, in aree fortemente degradate o trascurate. Da chi? Da chiunque ne voglia usufruire.

Gli orti urbani francesi hanno una storia che risale al 1800 e rappresentano, quindi, una realtà consolidata.

Ve ne sono di tanti tipi e rispecchiano la realtà dell’area cittadina, dove sono stati realizzati. Quelli più diffusi

sono i Jardins Partagés (Giardini Partecipati), ossia orti comunitari istituiti e animati da associazioni locali su

piccoli appezzamenti pubblici messi a disposizione dalle autorità locali. E allora, si parte! Si va a caccia di

orti urbani!

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Alcuni, come Le Croq’ Jardin (FIG. 1): (quartiere Les Bouygons - La Roque

d’Antheron) e Jardin partagés de La

Merlan (Fig. 2), sono per lo più orti

didattici. Molto belli, anche a livello

estetico, per l’ordine in cui sono disposte le

parcelle, individuali e condivise, e molto

interessanti per le attività che vi si svolgono

e che riguardano nello specifico

l’educazione agro-ambientale e la cultura

artistico-letteraria in generale. Le strutture

presenti sono realizzate seguendo le

buone pratiche agricole in funzione del risparmio idrico ed energetico. Le Croq’ Jardin, ad esempio, dà

ottime indicazioni sui vari modi di utilizzo delle fonti rinnovabili ed ecosostenibili (pannelli e forno salare;

pala eolica;…) nonché sul riciclo ed il riutilizzo dei materiali di scarto (compost toilette: servizi igienici a

secco dove non solo non si spreca acqua ma le feci umane, attraverso un opportuno trattamento a caldo,

sono convertite in compost; sistemi di compostaggio e di depurazione delle acque a macrofite). Il percorso

dell’acqua, illustrato da cartelli didattici e accompagnato da strumenti meccanici per il pompaggio

dell’acqua, mi ha letteralmente estasiata. Non appena finite le lezioni, mi sono precipitata a provare ognuno

di questi strumenti che assomigliano molto ad attrezzi ginnici e ho pensato: “Sarebbe bello fare fitness con

questi attrezzi unendo allo sport una pratica buona per l’agricoltura!

Nel Jardin partagés de La Merlan, nato dalla collaborazione tra l’architetto paesaggista a cui ne era stata

affidata la realizzazione ed i suoi studenti, oltre alla didattica si pone particolare attenzione alle attività che

derivano dalla produzione di piante da utilizzare per svariati scopi: erboristici, terapeutici, tintor i, … con le

abbinate attività di educative.

Debbo dire che Les Jardins Possibles (FIG. 3), un’area ad orti in fase di

realizzazione entro una piazza tutt’altro che amena, racchiusa da alti

palazzoni di edilizia popolare e vicina ad una sopraelevata fortemente

trafficata, mi ha veramente incuriosita. A causa del forte inquinamento del

terreno, le colture a terra sono state accuratamente evitate e vengono

effettuate in appositi vasconi fatti con il legname raccolto nei dintorni.

Una delle cose che mi ha più colpito, e che

rappresenta una norma piuttosto che un

caso isolato, è la mancanza totale di una recinzione perimetrale con tanto di

lucchetto che, solitamente, siamo abituati a vedere qui, a Roma. Parlo

soprattutto degli orti costruiti a ridosso delle case popolari dell’associazione

Cosmos Kolej à la Gare France (FIG. 4), del Le Jardin des Néréides à

Chemin de la Graniere (FIG. 5) ed anche del Jardin de Gibraltar. Le singole

parcelle sono delimitate da muretti a secco, basse palizzate di legno oppure

pietre. In queste tre realtà quello che traspare è l’anima che ogni coltivatore

imprime nella parcella che gli è stata assegnata, con il risultato che l’orto ne

rispecchia la personalità. Secondo me, la possibilità di esprimersi attraverso

la coltivazione della terra manifestando la propria creatività conferisce un

valore aggiunto inestimabile a questo tipo di orti urbani.

Fig.1: Le Croq’ Jardin: forno solare

(particolare)

Fig.3: Les Jardins Possibles

Fig.2: Jardin partagés de La Merlan:

Il giardino del Centro

Ricreativo

Fig.4: Cosmos Kolej: Orti sotto le

case popolari

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Ragionando su quanto osservato e mettendo per un attimo da parte

tutti i bei discorsi sulle tecniche di agricoltura biologica, permacoltura,

risparmio idrico-energetico, smaltimento

ecologico dei rifiuti, sviluppo sostenibile

e chi più ne ha più ne metta, mi sono

fatta l’opinione che per realizzare orti in

ambiente urbano si ha bisogno di

almeno quattro componenti

fondamentali, eventualmente accoppiate

due a due: fantasia e creatività,

determinazione e coraggio. Fantasia e

creatività non riguardano solo la mera progettazione dell’orto e delle

sue strutture ma anche i vari sistemi che vengono applicati per riciclare i

rifiuti e per ottenere energia.

Che si può fare con vecchi dischi, bottiglie

di plastica, indumenti usati e qualche CD?

Beh, uno spaventapasseri come quello

costruito dai ragazzi del centro estivo nello

Jardin Partagés de La Merlan (FIG. 6): è fantastico, non trovate?

Siamo arrivati al Jardin d’Adam (FIG. 7). Guardate cosa sono riuscite a fare, da

sole, le donne dell’associazione Femme in

Action con l’aiuto di un artista plastico che

lavora per il centro culturale La Merlan,

utilizzando esclusivamente materiali naturali

scovati nel quartiere. Dal loro connubio è

nato, al posto di una vecchia palestra

abbandonata e demolita, un orto urbano

con delle strutture veramente originali. C’è

perfino una piscina rivestita tutta da

mosaici, costruita da un orticoltore per far giocare i bambini!

Tuttavia l’orto a mio avviso più originale è quello realizzato

dall’associazione L’Artichaud: Il Jardin de Gibraltar (FIG. 8), sulla

sommità di un altopiano che domina i tetti delle case sottostanti. Mi sono innamorata della capanna

realizzata con fango e materiali vari di stile orientaleggiante ed anche dello spazio ludico dove, anziché i

soliti giochi per i bambini, sono stati costruiti con legno di scarto degli strumenti funzionanti tra cui

addirittura un pianoforte!

E determinazione e coraggio cosa c’entrano? Direte voi. C’entrano, eccome! Innanzi tutto la determinazione

è utilizzare ogni cellula del nostro corpo per realizzare un sogno, raggiungere un obiettivo, costi quel che

costi. Coraggio? Non tirarsi indietro davanti alle difficoltà che inesorabilmente compaiono. E qui, a

Marsiglia, tante persone, grazie alla loro determinazione e al loro coraggio, hanno visto realizzarsi i propri

desideri. In particolare, mi riferisco a Mireille Gouriran e a Dominique Reinosa. La prima ha saputo lottare

contro i politici per l’approvazione di un regolamento degli orti di Marsiglia che fosse a favore dei suoi

abitanti. L’altra, per aver realizzato orti in una delle zone più malfamate della città, credendo con tutta se

stessa che questo avrebbe apportato a miglioramenti soprattutto a livello sociale. Sono rimasta affascinata

dalla padronanza di sé che ha dimostrato davanti alle minacce di un gruppo di ragazzi residenti del posto,

mantenendo una grandissima dignità e signorilità.

Fig.6: Jardin partagés de La Merlan: Lo

spaventapasseri del centro

ricreativo

Fig.5: Jardin des Néréides

Fig.7: Jardin d’Adam:

strutture realizzate

con i ramoscelli e le

radici degli alberi

dell’area

Fig.8: Jardin de Gibraltar: Particolare

dell’interno del deposito attrezzi

costruita con fango

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VISITA DI STUDIO Progetto EU’GO in FRANCIA 5 - 10 novembre 2012

Un altro aspetto tutt’altro che trascurabile degli orti urbani è la politica del “non si butta niente”. Si parte

dall’assioma che nel mondo rurale, ogni cosa può essere utilizzata con una funzione diversa da quella

originaria. A questo punto non ho potuto fare ameno di pensare quanto una grande città come Roma sia un

ecomostro: da una parte vive da parassita sfruttando la campagna circostante, dall’altra vi immette una

quantità spropositata di rifiuti. Entrando nell’ottica tutt’altro che consumistica tipica degli orti urbani, si

scopre che si vive con il troppo e con il superfluo. Non si vive con il giusto! Pensate ai benefici che

potrebbero derivare dallo scartare il superfluo e utilizzare ciò che è veramente utile: diminuzione dei rifiuti,

minore spreco di materie prime, notevole risparmio economico, energetico e tanto altro.

Vi faccio una sola domanda: “Chi, di noi, è disposto a rinunciare a qualcosa, e a cosa, per migliorare a

qualità della vita delle persone?” Rispondiamo sinceramente a questa domanda perché dalle nostre

risposte si capisce se teniamo o no al futuro del nostro pianeta.

Per concludere, il mio viaggio tra gli orti urbani di Marsiglia è stato per me un’esperienza addirittura di là

delle mie aspettative, che erano già rosee in partenza. Perché affermo questo? Innanzi tutto l’occasione di

viaggiare e vedere realtà diverse da quelle con cui ti confronti tutti i giorni è già di per sé motivo di crescita.

Sono subito entrata in empatia con le persone che ho incontrato e che, nonostante la provenienza da realtà

europee nettamente diverse tra loro, erano unite dalla volontà e dalla passione di spartire con gli altri le loro

esperienze su tutto quel che riguarda gli orti. L’organizzazione della visita Marsigliese è stata assolutamente

eccellente e nei modi e nei tempi.

L’unico punto dolente, che dipende da me e non certo dall’organizzazione o dalle altre persone, è la mia

scarsa conoscenza delle lingue! Debbo quindi ringraziare Ilenia per il prezioso aiuto che mi ha saputo dare

e per l’entusiasmo e la simpatia che mi ha trasmesso!

Un grazie sincero va infine a tutte le persone che ho conosciuto: siete fantastici!

Paola Marzi, Novembre 2012