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9 SABATO 2 FEBBRAIO 2013 di MARIATERESA LANZILLOTTI TORCHIAROLO – “Mi stanno facendo passare le pene dell’in- ferno da quando è scoppiato il caso del canile. Dicono che sono io quello che ha parlato. E allora, sì: sono io la fonte”. A parlare è Pino Nuzzaci, la persona che ha girato i video incriminanti all’in- terno del “Rinalda” e scattato le foto che ritraggono i cani costret- ti a vivere nel fango, nei liquami. E’ lui quello che ha parlato, è vero. “Io non sto zitto devono saperlo tutti quello che hanno fatto e stanno facendo a quei poveri cani”, dice. Pino Nuzzaci racconta che il suo inferno sì, forse si è fatto più cruento dopo la pubblicazione del servizio-denuncia sul canile comunale di Tochiarolo, pubbli- cato su queste colonne mercoledì scorso. Ma il suo vero inferno e quegli incubi che non lo lasciano dormire la notte sono iniziati il giorno in cui per la prima volta ha messo piede in quel canile. “Me ne accorsi subito che lì c’era qualcosa che non andava – racconta Pino Nuzzaci – e d’altronde non ci voleva molto a capirlo. I cani vive- vano e vivono nello schifo, ammassati, non mangiano, non hanno riparo, stan- no tra le loro feci”. Pino Nuzzaci è stato assunto come operatore del canile comunale nel 2012, perché lui è stato assegnato ai lavori socialmente utili. Senza girarci trop- po intorno, Pino ha avuto dei guai con la giustizia. Sta scontando la sua pena. “Io so bene ciò che ho fatto in passato - dice lui –, io so che ho fatto tanti errori. Ma assumendo- mi, se lo hanno fatto, hanno sba- gliato a credere che solo perché io ho un passato turbolento avrei chiuso gli occhi davanti ai loro crimini”. Pino Nuzzaci non nega i suoi tra- scorsi, non si perde nemmeno in chiacchiere circa il suo riscatto, ora a lui interessa solo salvare “i miei cani, perché ero io quello che li accudiva che gli dava il cibo di nascosto. Che faceva di tutto per farli stare al pulito con- travvenendo alle direzioni del- l’ingegnere Daniele Gravili, che mi sgridava perché diceva che sprecavo l’acqua” spiega. L’uomo ha portato alla luce l’or- rore del “Rinalda”. “Ora dicono che lì i cani stanno bene. Si dovrebbero soltanto ver- gognare. Ora mettono in bella mostra sacchi e sacchi di cibo. Ma quello non è nemmeno il mangime che mi facevano dare ai cani. Quello aveva l’immagine di un pastore tedesco sul fronte. E di sacchi se ne distribuivano solo due al giorno. Solo 18 chili di mangime per gli oltre 60 cani. Io mi arrabbiavo, dicevo all’inge- gnere: ‘Ma non vedi che i cani muoiono di fame?’. Ma lui mi diceva di farmi i fatti miei”. Secondo il racconto di Pino Nuzzaci, i cani del “Rinalda” non mangiavano a sufficienza. E i dirigenti comunali ne erano a conoscenza, ma a loro non inte- ressava. “Come potevo lasciare a digiuno i miei cani? Allora – racconta - cercavo di dargli il più possibile di nascosto. Anche se poi, dato che c’erano fino a otto cani per ogni cella o area recintata, alla fine quello che mangiava era solo il capo branco”. Così i cani si sarebbero incattivi- ti. Lasciati sempre soli. Perché secondo quanto riferito da Nuzzaci lì gli operatori, lui e un altro addetto, ci andavano solo per tre ore al giorno, poi niente. I cani rimanevano ammassati o nei box del sanitario o nelle aree recintate, in balia delle intempe- rie. “Ricordo – racconta l’uomo - uno dei primi giorni al canile. Stavo camminando in un’area recintata. Sentivo un forte odore disgusto- so. Ho preso a guardarmi intorno per capire cosa fosse. In una sorta di buca, in una delle aree recinta- te più esterne, c’era il corpo di un cane. Era lì da molto tempo. Era rimasto poco del suo corpo. Ma quello è stato solo il primo di una lunghissima serie di ritrovamenti. Ben peggiori del primo. Basti pensare alle carcasse ammassate nel freezer. Quelli per lo smalti- mento venivano solo una volta ogni due mesi circa”. Da allora è stato un continuo. Pino Nuzzaci si sarebbe frequen- temente rivolto all’ingegnere comunale parlando della soffe- renza dei cani, del fatto che non essendo separati in modo idoneo e avendo fame i cani avessero preso a sbranarsi. Ma niente. Nessuno ha mai mosso un dito. “Quando la scorsa estate – rac- conta – una cagna venne azzanna- ta, mi rivolsi alla veterinaria Bruno, le dissi di medicarla, ma lei mi rispose che non ne valeva pena perché il cane si sarebbe comunque leccato. Anche perché faceva caldo e le mosche sarebbe- ro andate sulla ferita, meglio lasciar stare. Ma io insistetti. Allora un giorno lei le fece un’iniezione. Poi, stop non si è fatta più vedere. Le cure sono nate e morte lì”. Ma come? Il sindaco dice che i cani vengono visitati ogni giorno. “Ma cosa? La Bruno veniva sì e no una volta al mese” dice lui. E la situazione è sempre andata peggiorando. “Ultimamente hanno messo alcu- ni cuccioli insieme ai cani grandi. I piccoli sono stati ammazzati subito – è sempre Nuzzaci che parla – quando mi sono reso conto dell’esasperazione dei cani ho iniziato ad avere pura per la mia incolumità, ma a loro non è mai interessato di niente, basti pensare che non ci davano nem- meno guanti, mascherina, disin- fettante, niente”. E forse Pino aveva ragione ad avere paura, per tre volte l’uomo è finito in ospedale. Due volte perché morso dai cani, una volta perché è caduto a causa del pessi- mo stato della pavimentazione del canile. I referti medici parlano chiaro. “Ultimamente al mattino – rac- conta Pino Nuzzaci - non riuscivo più ad andare in canile. A vedere la disperazione dei miei cani. Allora ho deciso di iniziare a fare foto e video. Loro mi hanno sco- perto, hanno cominciato a minac- ciarmi. Io non mi sono fermato, dovevo diffondere quelle imma- gini e far sapere a tutti cosa fanno a quei cani”. Allora Pino Nuzzaci contatta que- sta redazione, vuole che il resto del mondo sappia del canile di Torchiarolo. Venerdì 25 gennaio capita l’ennesimo incidente. L’uomo viene morso da un cane. Litiga per l’ennesima volta con i dirigenti. “Allora mi mandano a dire di non farmi più vedere in canile. Poi lunedì la persona che doveva sostituirmi non si presenta. Quindi chiamano di nuovo me. Io vado. Sto facendo un video da fornire poi a Senzacolonne, quan- do vedo i cani comportarsi in modo strano. Mi avvicino con la telecamera del cellulare puntata su di loro. Lo vedo. I cani hanno azzannato un compagno e ne stanno mangiando un secondo. Mi metto a urlare. Corro. Ho paura, voglio solo piangere. I cani, i quindici cani si voltano dal mio lato e prendono a inseguirmi. Ma riesco a mettermi in salvo”. Il racconto della tragedia. La sin- tesi di quel video che ha sciocca- to l’Italia intera. Il sunto del dolo- re di Pino e dei suoi cani. “Quelle maledette immagini – racconta Nuzzaci - non me le toglierò mai dagli occhi. Mai. I miei cani, che gli hanno fatto? Ora non mi fanno più entrare in canile. Da quando è scoppiato il caso tutti mi additano, dicono he sono stato io a parlare. Allora li faccio felici: sì, sono stato io, e non me ne vergogno. Vado fiero di quello che ho fatto, perché quei cani devono essere salvati. Del resto non mi interessa. Il giorno prima della pubblicazione del ser- vizio-denuncia una persona mi ha detto: tu stai salvando i cani del ‘Rinalda’. Ed è solo questo che conta per me, far stare bene i miei cani. E che si sappia. A oggi i miei cani si sono ammazzati tra di loro, ma sottolinea Pino Nuzzaci - continuando così prima o poi avrebbero ucciso anche un operatore”. Quest’uomo sa di non essere uno stinco di santo, ma a differenza di altri ha avuto il coraggio di parla- re, di schierarsi dalla parte dei suoi cani. Tutti gli diranno di ver- gognarsi, lo chiameranno galeotto e infame. Ma lui non ha dubbi: “Ho fatto bene a parlare”. A sinistra,il cane di cui parla Nuzzaci: la sua ferita non è stata curata. «Una persona mi ha detto: ‘raccontando tutto salverai quei cani’ . Ero stanco di quanto accadeva» Pino Nuzzaci è stato lì per mesi come lavoratore socialmente utile Adesso parla chi ha girato i video-choc nel“Rinalda“

Articolo Senzacolonne 2 febbraio 2013 - Parte 2

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9SABATO 2 FEBBRAIO 2013

di MARIATERESA LANZILLOTTI

TORCHIAROLO –  “Mi stannofacendo passare le pene dell’in-ferno da quando è scoppiato ilcaso del canile. Dicono che sonoio quello che ha parlato. E allora,sì: sono io la fonte”. A parlare èPino Nuzzaci, la persona che hagirato i video incriminanti all’in-terno del “Rinalda” e scattato lefoto che ritraggono i cani costret-ti a vivere nel fango, nei liquami.E’ lui quello che ha parlato, èvero. “Io non sto zitto devonosaperlo tutti quello che hannofatto e stanno facendo a queipoveri cani”, dice.Pino Nuzzaci racconta che il suoinferno sì, forse si è fatto piùcruento dopo la pubblicazione delservizio-denuncia sul canilecomunale di Tochiarolo, pubbli-cato su queste colonne mercoledìscorso. Ma il suo vero inferno equegli incubi che non lo lascianodormire la notte sono iniziati ilgiorno in cui per la prima volta hamesso piede in quel canile.“Me ne accorsisubito che lì c’eraqualcosa che nonandava – raccontaPino Nuzzaci – ed’altronde non civoleva molto acapirlo. I cani vive-vano e vivono nelloschifo, ammassati,non mangiano, nonhanno riparo, stan-no tra le loro feci”.Pino Nuzzaci èstato assunto comeoperatore del canilecomunale nel 2012,perché lui è statoassegnato ai lavorisocialmente utili.Senza girarci trop-po intorno, Pino haavuto dei guai conla giustizia. Sta scontando la suapena.“Io so bene ciò che ho fatto inpassato - dice lui –, io so che hofatto tanti errori. Ma assumendo-mi, se lo hanno fatto, hanno sba-gliato a credere che solo perché ioho un passato turbolento avreichiuso gli occhi davanti ai lorocrimini”.Pino Nuzzaci non nega i suoi tra-scorsi, non si perde nemmeno inchiacchiere circa il suo riscatto,ora a lui interessa solo salvare “imiei cani, perché ero io quelloche li accudiva che gli dava ilcibo di nascosto. Che faceva ditutto per farli stare al pulito con-travvenendo alle direzioni del-l’ingegnere Daniele Gravili, chemi sgridava perché diceva chesprecavo l’acqua” spiega.L’uomo ha portato alla luce l’or-rore del “Rinalda”.“Ora dicono che lì i cani stannobene. Si dovrebbero soltanto ver-gognare. Ora mettono in bellamostra sacchi e sacchi di cibo.Ma quello non è nemmeno ilmangime che mi facevano dare ai

cani. Quello aveva l’immagine diun pastore tedesco sul fronte. E disacchi se ne distribuivano solodue al giorno. Solo 18 chili dimangime per gli oltre 60 cani. Iomi arrabbiavo, dicevo all’inge-gnere: ‘Ma non vedi che i canimuoiono di fame?’. Ma lui midiceva di farmi i fatti miei”.Secondo il racconto di PinoNuzzaci, i cani del “Rinalda” nonmangiavano a sufficienza. E idirigenti comunali ne erano aconoscenza, ma a loro non inte-ressava.“Come potevo lasciare a digiuno imiei cani? Allora – racconta -cercavo di dargli il più possibiledi nascosto. Anche se poi, datoche c’erano fino a otto cani perogni cella o area recintata, allafine quello che mangiava era soloil capo branco”.Così i cani si sarebbero incattivi-ti. Lasciati sempre soli. Perchésecondo quanto riferito daNuzzaci lì gli operatori, lui e unaltro addetto, ci andavano soloper tre ore al giorno, poi niente. Icani rimanevano ammassati o neibox del sanitario o nelle aree

recintate, in balia delle intempe-rie.“Ricordo – racconta l’uomo - unodei primi giorni al canile. Stavocamminando in un’area recintata.Sentivo un forte odore disgusto-so. Ho preso a guardarmi intornoper capire cosa fosse. In una sortadi buca, in una delle aree recinta-te più esterne, c’era il corpo di uncane. Era lì da molto tempo. Erarimasto poco del suo corpo. Maquello è stato solo il primo di unalunghissima serie di ritrovamenti.Ben peggiori del primo. Bastipensare alle carcasse ammassatenel freezer. Quelli per lo smalti-mento venivano solo una voltaogni due mesi circa”.Da allora è stato un continuo.Pino Nuzzaci si sarebbe frequen-temente rivolto all’ingegnerecomunale parlando della soffe-renza dei cani, del fatto che nonessendo separati in modo idoneoe avendo fame i cani avesseropreso a sbranarsi.Ma niente. Nessuno ha maimosso un dito.“Quando la scorsa estate – rac-conta – una cagna venne azzanna-ta, mi rivolsi alla veterinariaBruno, le dissi di medicarla, malei mi rispose che non ne valevapena perché il cane si sarebbecomunque leccato. Anche perchéfaceva caldo e le mosche sarebbe-ro andate sulla ferita, megliolasciar stare. Ma io insistetti.Allora un giorno lei le feceun’iniezione. Poi, stop non si èfatta più vedere. Le cure sononate e morte lì”.Ma come? Il sindaco dice che icani vengono visitati ogni giorno.“Ma cosa? La Bruno veniva sì eno una volta al mese” dice lui.E la situazione è sempre andata

peggiorando.“Ultimamente hanno messo alcu-ni cuccioli insieme ai cani grandi.I piccoli sono stati ammazzatisubito – è sempre Nuzzaci cheparla – quando mi sono resoconto dell’esasperazione dei caniho iniziato ad avere pura per lamia incolumità, ma a loro non èmai interessato di niente, bastipensare che non ci davano nem-meno guanti, mascherina, disin-fettante, niente”.E forse Pino aveva ragione adavere paura, per tre volte l’uomoè finito in ospedale. Due volteperché morso dai cani, una voltaperché è caduto a causa del pessi-mo stato della pavimentazione delcanile. I referti medici parlanochiaro.“Ultimamente al mattino – rac-conta Pino Nuzzaci - non riuscivopiù ad andare in canile. A vederela disperazione dei miei cani.Allora ho deciso di iniziare a farefoto e video. Loro mi hanno sco-perto, hanno cominciato a minac-ciarmi. Io non mi sono fermato,dovevo diffondere quelle imma-gini e far sapere a tutti cosa fannoa quei cani”.Allora Pino Nuzzaci contatta que-sta redazione, vuole che il restodel mondo sappia del canile diTorchiarolo. Venerdì 25 gennaiocapita l’ennesimo incidente.L’uomo viene morso da un cane.Litiga per l’ennesima volta con idirigenti.“Allora mi mandano a dire di nonfarmi più vedere in canile. Poilunedì la persona che dovevasostituirmi non si presenta.Quindi chiamano di nuovo me. Iovado. Sto facendo un video dafornire poi a Senzacolonne, quan-do vedo i cani comportarsi in

modo strano. Mi avvicino con latelecamera del cellulare puntatasu di loro. Lo vedo. I cani hannoazzannato un compagno e nestanno mangiando un secondo.Mi metto a urlare. Corro. Hopaura, voglio solo piangere. Icani, i quindici cani si voltano dalmio lato e prendono a inseguirmi.Ma riesco a mettermi in salvo”.Il racconto della tragedia. La sin-tesi di quel video che ha sciocca-to l’Italia intera. Il sunto del dolo-re di Pino e dei suoi cani.“Quelle maledette immagini –racconta Nuzzaci - non me letoglierò mai dagli occhi. Mai. Imiei cani, che gli hanno fatto?Ora non mi fanno più entrare incanile. Da quando è scoppiato ilcaso tutti mi additano, dicono hesono stato io a parlare. Allora lifaccio felici: sì, sono stato io, enon me ne vergogno. Vado fierodi quello che ho fatto, perché queicani devono essere salvati. Delresto non mi interessa. Il giornoprima della pubblicazione del ser-vizio-denuncia una persona mi hadetto: tu stai salvando i cani del‘Rinalda’. Ed è solo questo checonta per me, far stare bene i mieicani. E che si sappia. A oggi imiei cani si sono ammazzati tra diloro, ma – sottolinea PinoNuzzaci - continuando così primao poi avrebbero ucciso anche unoperatore”.Quest’uomo sa di non essere unostinco di santo, ma a differenza dialtri ha avuto il coraggio di parla-re, di schierarsi dalla parte deisuoi cani. Tutti gli diranno di ver-gognarsi, lo chiameranno galeottoe infame. Ma lui non ha dubbi:“Ho fatto bene a parlare”.

A sinistra,il cane di cui parla Nuzzaci: la sua ferita non è stata curata.

«Una persona mi ha detto: ‘raccontando tutto salverai quei cani’. Ero stanco di quanto accadeva»

Pino Nuzzaci è stato lì per mesi come lavoratore socialmente utile

Adesso parla chi ha giratoi video-choc nel “Rinalda“