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Dal 2018 per gli edifici pubbli- ci e dal 2020 per tutti gli altri, lo standard di riferimento energetico sarà quello degli edifici a energia quasi zero. La norma- tiva non ha definito ti- pologie costruttive a cui fare riferimento poiché è possibile ottenere questo obiettivo attra- verso varie stra- tegie progettuali. La casa passiva o “passive hou- se” è il sistema pro- gettuale di riferimento per la realizzazione di edifici a energia quasi zero. Richiedendo bas- sissimi consumi, la strada più semplice ed economica è infat- ti quella di ottimizzare gli isola- menti delle strutture e ridurre al minimo gli impianti dell’edificio. Il concetto sul quale si basa la ca- sa passiva è molto semplice: as- sicurare benessere termico con una minima fonte energetica di riscaldamento interna, riducen- do al minimo la parte impianti- stica dell’edificio. Nella maggior parte delle case passive, infatti, non è presente alcun impianto di riscaldamento convenzionale perché la casa in sé è in grado di mantenere il benessere termico sfruttando gli apporti passivi di calore dell’irraggiamento solare trasmessi attraverso le finestre e del calore generato interna- mente all’edificio dagli elettro- domestici e dalle persone che abitano la casa. Queste fonti di calore sono quasi sufficienti a compensare le perdite dell’invo- lucro durante la stagione fredda, mentre la parte restante del fab- bisogno è com- pensata dallo scambiatore dell’impianto di ventilazio- ne. Da qui il nome “passiva”. Per comprendere al meglio il fun- zionamento della casa passiva, occorre un esempio concreto: il carico termico di questi edifici è di circa 10 w/mq. Ciò vuol di- re che per un edificio di 100 mq basterebbe, per scaldarlo teo- ricamente, un phon di 1000 w, riducendo la parte impiantistica al minimo, senza rinunciare al comfort interno. Stesso discor- so per l’estate. Questi edifici sono delle specie di “thermos”, dove in presenza di temperatu- re estreme (pieno inverno o pie- na estate), l’ambiente interno è separato ermeticamente dall’e- sterno per mantenere tempera- ture confortevoli. All’interno di un edificio passivo, si percepisce un altissimo comfort termico: all’interno di questi edifici si per- cepisce la sensazione di essere avvolti dal calore o dal fresco a seconda della stagione. Il siste- ma non è una novità: nasce dal- le prime esperienze degli edifici Superinsolation del Nord Ameri- ca degli anni ’70, passando at- traverso la Passiv Haus Tedesca degli anni ’90 fino a giungere alle ultime evoluzioni degli ulti- mi decenni. Sono stati eseguiti numerosi studi e monitoraggi in zone climatiche differenti, dal Nord Europa al Mediterraneo e tutti hanno confermato la bon- tà del sistema. In Italia esistono numerosi esempi di tale tipolo- gia costruttiva, applicata a edifici residenziali e non, tanto da che si è presto guadagnata il titolo di prima nazione per esperienza in questo settore nei climi caldi. I costi di costruzione si aggirano attorno al 10% in più rispetto a una costruzione tradizionale in Classe B, ma i consumi calano del 75% eliminando la parte im- piantistica tradizionale. La sua applicazione risulta conveniente anche nelle ristrutturazioni. Con il sistema di intervento Step By Step si può rendere il proprio edificio esistente passivo at- traverso più interventi diluiti nel tempo, realizzando un progetto di riqualificazione globale dell’e- dificio per l’ottenimento dello standard “passivo” e si intervie- ne solo quando l’edificio ha bi- sogno di manutenzione, come per esempio rifare gli intonaci, il cappotto termico, la copertura, con il risultato che nell’arco di qualche anno al temine di tutte le manutenzioni si ottiene un edifi- cio passivo. Gli edifici passivi, se abbinati a impianti fotovoltaici di piccola taglia, riescono ad azze- rare i consumi (compresi anche illuminazione ed elettrodomesti- ci) dato il loro fabbisogno ridot- tissimo; in certi casi producono addirittura più energia di quel- la che consumano, rendendo i costi di gestione dell’edificio praticamente nulli, quando non generano addirittura una piccola rendita. Alessandro Merigo La casa passiva. Edificio a energia quasi zero a costi contenuti Le strategie progettuali che dal 2020 ridefiniranno il modo di costruire le case “Assicurare benessere termico con una minima fonte energetica di riscaldamento interna” 21 www.bresciasostenibile.it Numero 03 - Giugno 2014

Articolo Brescia Sostenibile

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Dal 2018 per gli edifici pubbli-ci e dal 2020 per tutti gli altri, lo standard di riferimento energetico sarà quello degli edifici a energia quasi zero. La norma-tiva non ha definito ti-pologie costruttive a cui fare riferimento poiché è possibile ottenere questo obiettivo attra-verso varie stra-tegie progettuali. La casa passiva o “passive hou-se” è il sistema pro-gettuale di riferimento per la realizzazione di edifici a energia quasi zero. Richiedendo bas-sissimi consumi, la strada più semplice ed economica è infat-ti quella di ottimizzare gli isola-menti delle strutture e ridurre al minimo gli impianti dell’edificio. Il concetto sul quale si basa la ca-sa passiva è molto semplice: as-sicurare benessere termico con una minima fonte energetica di riscaldamento interna, riducen-do al minimo la parte impianti-stica dell’edificio. Nella maggior parte delle case passive, infatti,

non è presente alcun impianto di riscaldamento convenzionale perché la casa in sé è in grado di mantenere il benessere termico sfruttando gli apporti passivi di calore dell’irraggiamento solare trasmessi attraverso le finestre e del calore generato interna-mente all’edificio dagli elettro-

domestici e dalle persone che abitano la casa. Queste

fonti di calore sono quasi sufficienti a compensare le perdite dell’invo-lucro durante la stagione fredda, mentre la parte restante del fab-

bisogno è com-pensata dallo scambiatore dell’impianto di ventilazio-ne. Da qui il

nome “passiva”. Per comprendere al meglio il fun-zionamento della casa passiva, occorre un esempio concreto: il carico termico di questi edifici è di circa 10 w/mq. Ciò vuol di-re che per un edificio di 100 mq basterebbe, per scaldarlo teo-ricamente, un phon di 1000 w, riducendo la parte impiantistica al minimo, senza rinunciare al comfort interno. Stesso discor-so per l’estate. Questi edifici sono delle specie di “thermos”, dove in presenza di temperatu-re estreme (pieno inverno o pie-na estate), l’ambiente interno è

separato ermeticamente dall’e-sterno per mantenere tempera-ture confortevoli. All’interno di un edificio passivo, si percepisce un altissimo comfort termico: all’interno di questi edifici si per-cepisce la sensazione di essere avvolti dal calore o dal fresco a seconda della stagione. Il siste-ma non è una novità: nasce dal-le prime esperienze degli edifici Superinsolation del Nord Ameri-ca degli anni ’70, passando at-traverso la Passiv Haus Tedesca degli anni ’90 fino a giungere alle ultime evoluzioni degli ulti-mi decenni. Sono stati eseguiti numerosi studi e monitoraggi in zone climatiche differenti, dal Nord Europa al Mediterraneo e tutti hanno confermato la bon-tà del sistema. In Italia esistono numerosi esempi di tale tipolo-gia costruttiva, applicata a edifici residenziali e non, tanto da che si è presto guadagnata il titolo di prima nazione per esperienza in questo settore nei climi caldi. I costi di costruzione si aggirano attorno al 10% in più rispetto a una costruzione tradizionale in Classe B, ma i consumi calano del 75% eliminando la parte im-

piantistica tradizionale. La sua applicazione risulta conveniente anche nelle ristrutturazioni. Con il sistema di intervento Step By Step si può rendere il proprio edificio esistente passivo at-traverso più interventi diluiti nel tempo, realizzando un progetto di riqualificazione globale dell’e-dificio per l’ottenimento dello standard “passivo” e si intervie-ne solo quando l’edificio ha bi-sogno di manutenzione, come per esempio rifare gli intonaci, il cappotto termico, la copertura, con il risultato che nell’arco di qualche anno al temine di tutte le manutenzioni si ottiene un edifi-cio passivo. Gli edifici passivi, se abbinati a impianti fotovoltaici di piccola taglia, riescono ad azze-rare i consumi (compresi anche illuminazione ed elettrodomesti-ci) dato il loro fabbisogno ridot-tissimo; in certi casi producono addirittura più energia di quel-la che consumano, rendendo i costi di gestione dell’edificio praticamente nulli, quando non generano addirittura una piccola rendita.

Alessandro Merigo

La casa passiva. Edificio a energia quasi zero a costi contenutiLe strategie progettuali che dal 2020 ridefiniranno il modo di costruire le case

“Assicurare benessere termico con una minima fonte energetica di riscaldamento interna”

21www.bresciasostenibile.it Numero 03 - Giugno 2014