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L arte che verr à Pubblicazione Gratuita / Bimestrale / Anno II / Novembre - Dicembre 2012 N°16 NOVEMBRE/DICEMBRE 2012 NOME: ANNO: INDIRIZZO :

Artesera 16

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A noi interessa l’arte fatta di progetti, sogni, idee, desideri che ancora non sono, e che, forse, verranno, si realizzeranno. Quella tensione attenta che gli artisti hanno come sesto senso, ipersensibilità visionaria. Vedere dove e oltre gli altri ancora non riescono. Questo album speciale è dedicato all’arte degli artisti che lavorano, sentono, pensano, sognano, immaginano, senza poterne fare a meno. Abbiamo invitato un gruppo di artisti, loro ci hanno risposto in sintonia, con progetti non formattati, ognuno nella forma che preferiva, nella lunghezza che è venuta. Li terremo d’occhio e seguiremo tutti. Sia quelli che diverranno realtà, sia quelli che rimarranno meravigliosi miraggi. Ognuno con lo stesso statuto d’esistenza.

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L’arte che verrà

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N°16 NOVEMBRE/DICEMBRE 2012

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Direttore eDitorialeAnnalisa Russo Direttore responsabile Olga Gambari

segreteria di redazione Chiara Lucchino

Marketing e relazioni esterne Roberta Camera

art direction e progetto graficowww.dariobovero.it

stampaSARNUB Spa

pubblicitàMAIL: [email protected]

Testata giornalistica registrata. Registrazione numero N°55 del 25 Ottobre 2010 presso il Tribunale di Torino Iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione n°20817

Tutti i diritti riservati: nessuna parte di questa rivista può essere riprodotta in alcuna forma, tramite stampa fotocopia o qualsiasi altro mezzo, senza autorizzazione scritta dei produttori.

Hanno collaboratoElena Al Asmar, Gregorio Botta, Fatma Bucak, Ludovica Carbotta, CCH, Flavio Favelli, Eva Frapiccini, Yervant Gianikan, Alessandro Gioiello, Diego Iaia, Petra Lindholm, Loredana Longo, Davide Manuli, Michela Nosiglia, Andrea Nacciarriti, Gioberto Noro, Luca Pancrazi, Yael Plat, Stefanie Popp, Ruth Proctor, Nordine Sajot, Alice Schivardi, Diego Scroppo, The Bounty Killart, Francesco Vaccaro

ContattiArte Sera ProduzioniVia Lamarmora, 6 - 10128 TorinoMAIL: [email protected]

biMestrale / anno ii / nuMero 16Novembre/Dicembre 2012

A noi interessa l’arte fatta di progetti, sogni, idee, desideri che ancora non sono, e che, forse, verranno, si realizzeranno. Quella tensione attenta che gli artisti hanno come sesto senso, ipersensibilità visionaria. Vedere dove e oltre gli altri ancora non riescono.Questo album speciale è dedicato all’arte degli artisti che lavorano, sentono, pensano, sognano, immaginano, senza poterne fare a meno. Sempre in ascolto di ciò che c’è in loro, accade attorno,

vicino e lontano, reale e immaginario.I progetti presenti in questo numero speciale di ArteSera sono un numero simbolico, 20 come fossero 200, 2000, 2 milioni, 2 miliardi.

L’arte del futuro, ma che sta nell’aria già oggi.

Il resto è silenzio. È sistema, strategie, sguardi corti. Qualcosa che si sostituisce, o almeno ci prova, un surrogato falso, deturnante.Noi volevamo avere un album pieno di energia, di possibilità, di scommesse che ci dessero ancora il gusto, la speranza.Abbiamo invitato un gruppo di artisti, loro ci hanno risposto in sintonia, con progetti non formattati, ognuno nella forma che preferiva, nella lunghezza che è venuta.Li terremo d’occhio e seguiremo tutti. Sia quelli che diverranno realtà, sia quelli che rimarranno meravigliosi miraggi. Ognuno con lo stesso statuto d’esistenza.

Liberi pensieri in Libere menti per Libere vite.

di Olga Gambari e Annalisa Russo

si ringraziano Angiola Maria Gili, Lorena Tadorni, Norma Mangione, Andrea e Guido Costa, Franco Soffiantino, The Gallery Apart

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Invito mandato a settembre dalla redazione di ArteSera

Questo è un invito a raccontarci un progetto del tuo futuro. Volevamo comporre un numero

di Artesera che parlasse del futuro dell’arte, L’Arte che Verrà , che lasciasse perdere

passato e presente, per immaginare opere, sogni e desideri, progetti che per ora sono in

incubatrice, nell’aria, tra la matita e il foglio di carta, nel cuore o nel cassetto.

Fare un album di progetti che verranno.

L’arte del futuro appunto, ma che sta nell’aria già oggi.

ci sembra un buon modo per fare sognare le persone, per far vedere loro come l’arte aiuti a

vivere, a immaginare, ad andare avanti, a essere un presente che ti porta già nel futuro, e

ha in tasca il passato.

È anche un modo per uscire da uno stallo economico e di sistema che sta tarpando le ali

a sogni e progetti, a chi l’arte la fa e non la teorizza, critica, espone, produce. Noi,

così, proviamo a farli esistere, vivere, anche solo immaginare e condividere con gli altri,

con il pubblico.

Una grande mostra virtuale in cui il lettore diventa spettatore ideale.

Dopo due anni di percorso chiudiamo un cerchio.

Poi ne apriremo un altro, diverso.

Quello che ti chiediamo è di mandarci un progetto nella forma che preferisci. Questo numero

sarà una sorta di album anarchico, una raccolta libera di progetti, ognuno visualizzato

come preferisce il singolo artista.

Una descrizione, un grafico, un disegno, un collage, una foto: deve raccontare l’idea del

progetto, come vorreste che fosse, come dovrebbe prendere forma. come la sentite.

Immaginate di doverlo raccontare a qualcuno, farglielo visualizzare.

Se vi bastano 5 righe anche a noi bastano.

Naturalmente non possiamo pubblicare presentazioni troppo estese, perché ruberebbero spazio

ad altri artisti.

e come tempo di consegna considera il 20 di ottobre.

Grazie davvero per la collaborazione.

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GR

EG

OR

IO B

OT

TA

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I see the sky, I see it’s clear and blue, I hear the sound of a plane coming closer. I see it, and I realise it’s making acrobatic movements in the air, expelling a cloud-like smoke behind it leaving the trace of a message for a moment, only to dissolve into the wind…

Flying Flies oraCle says: tHere is no (suCH tHing as) Future. (Future is DaMp.)

Hail, Double knob CHilDren oF Mars!

R u t h P R o c t o R

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Nel 1950, mentre lavorava nei laboratori di Los Alamos, Enrico Fermi prese parte ad una conversazione con alcuni

colleghi, durante un pranzo alla mensa del laboratorio. La conversazione, che verteva su un recente avvistamento di

UFO riportato dalla stampa, si protrasse su vari argomenti correlati, finché improvvisamente Fermi esclamò “Where is

everybody?” (trad. “Dove sono tutti quanti?”). Se ci sono così tante civiltà evolute, perché non abbiamo ancora ricevuto

prove di vita extraterrestre come trasmissioni di segnali radio, sonde o navi spaziali?”. Estremizzando la questione, il

problema diventa se noi esseri umani siamo la sola civiltà tecnologicamente avanzata dell’Universo.

Questo problema viene usualmente posto come monito alle stime più ottimistiche dell’equazione di Drake, che

proporrebbero un universo ricco di pianeti con civiltà avanzate, in grado di stabilire comunicazioni radio, inviare sonde

o colonizzare altri mondi.

La situazione paradossale è dovuta al contrasto tra la sensazione, da molti condivisa e supportata da stime del tipo di

quella di Drake, che noi non siamo soli nell’universo e il fatto che i dati osservativi contrastino con questa sensazione.

Ne deriva che la nostra osservazione o comprensione dei dati deve essere errata o incompleta.

Potrebbe quindi una nostra scultura in viaggio nell’ universo attrarre l’attenzione di altre civiltà e confermare le stime di drake?

SE dunque esistono civiltà evolute probabilmente avranno un senso estetico e una passione per l’arte. Il nostro intento è

sì attirare la loro attenzione ma anche quello di creare un nuovo pubblico di committenti alieni estranei alle problematiche

economiche terrestri.

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Nel 1989-90 abbiamo filmato a Leningrado - S.Pietroburgo, la città di Osip e’mil’evic Mandel’štam, il

poeta di “Viaggio in Armenia”, gli ultimi sopravvissuti delle avanguardie russe degli anni ’20 e ’30.

Un vasto affresco registrato durante la caduta dell’Unione Sovietica con i ritratti degli ultimi testimoni

di una Grande Storia che nessuno ha fissato e che ora sono scomparsi. Note, acquerelli, appunti, diari

di viaggio.

Questa immagine è un piccolo frammento.

cerchiamo di realizzare il progetto Vojages en russie, da tempo iniziato e

interrotto.

Il molto materiale girato era solo in parte tradotto. così è rimasto tutti

questi anni. Nella primavera del 2009 abbiamo potuto ricominciare a tradurre

sistematicamente i testi parlati.

Y. Gianikian, A. ricci Lucchi 2012

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I am sitting by my desk in Kathmandu.

Waiting for the monsoon season to be over. The weather is getting clear, in a few weeks Himalaya will be visible in the horizon.

With clear weather arrives the adventurers, the ones who wants to reach the summit of the highest mountain on earth. I want

to be part of this adventure, document their stories and make a film about their expectations and dreams.

I am interested in depicting people who wants to make records, their own personal or even world records. I remember as a

child how exciting it was to read the Guinness world of records. It was a book that always was one of the Christmas gifts.

Today the book has partly lost its glory because of Internet.

Now record setters and adventurers write their stories on blogs and websites about future expeditions.

- I am going to be the first one ever to ski alone over the ice to the North Pole, the cold is going to be my

worst enemy, one bad footstep and I’m lying on the bottom of a scavenger..

The weather conditions with global warming are getting worse, big blocks of ice and avalanches make it

more dangerous for every year to reach the summit. Lots of climbers have died already this year. But many

succeed and are planning for new expeditions.

I have done some filming already; here are some images of a man fighting the hunger and cold to reach his

goals.

petra linDHolM ------------------------ (Filmed in my backyard in Finland last winter during a snowstorm)

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diseg

no a ricam

o su carta acetata, sco

tch - 21x30 cm

La luminescenza, che l’animale ha come proprietà del proprio linguaggio, ha, per l’essere umano, un potenziale

simbolico poiché diventa metafora di ricerca nella s-perduta oscurità, luogo del possibile. Questo aspetto del sublime

è amplificato dall’ opera d’arte che trasforma la sua natura da biologica a biopolitica.

Penso all’opera d’arte non come risultato della somma dei valori della sua potenza (intesa come edificatrice di

simboli completi) ma come strumento conoscitivo con potenzialità di creare luoghi mentali comuni dove l’opera d’arte

stessa ri-trova la sua vera vocazione all’incontro.

Il mio bisogno è creare un’opera attraverso la contaminazione delle discipline arte e scienza. Ancor prima della loro

esistenza come termini, arte e scienza hanno tentato l’ibridazione, in tutto il corso della storia, fino a oggi, dove

la genetica ha ampliato notevolmente le possibilità di crearecon il vivente alimentando il mito del mostro moderno.

Oggi, il pensiero contemporaneo ci offre gli strumenti per comprendere che il limite sta nel pensare l’ibrido come

costituito da più elementi (concetti, forme…) indipendenti fusi in unità; quando invece l’idea di ibrido è più vicina

alla figura dell’endiade (8,9). L’endiade arte e scienza prende forma nel momento in cui entrambi i termini perdono

definizione assoluta e si annullano come elementi separati, diventando un nuovo “substrato disciplinare”. In questo

“terreno fertile” si tenta di dare la forma all’ ibrido comune e latente in entrambe le discipline.

Penso l’arte nella scienza e la scienza nell’arte. Quello che vedo è un’ immagine ibrida, cangiante e multiforme che

si ri-genera a ogni nuova individuazione.

L’idea è ricercare dove e quando l’arte vivifica il vivente e il vivente rappresenta la più alta qualità di opera.

DIeGO ScrOPPO/ 7 IDeA

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Da dieci anni vivo in una ex stalla-fienile vicino alla chiesa della Pieve frazione Samoggia

a Savigno paese nel primo Appennino Bolognese a circa 35 km da Bologna.

Allo stato attuale questa ex stalla-fienile rimaneggiata negli anni settanta appare come un

edificio poco interessante per nulla integrato col minuscolo borgo un po’ fatiscente.

ho pensato allora di cambiare radicalmente l’edificio con un progetto totale che trasformi la

casa in una grande opera.

Vorrei creare un parallelepipedo costituito da serramenti trovati (porte, finestre, vetrate)

di alluminio anodizzato color bronzo, oro, ottone, champagne; i vetri saranno sostituiti da una

pannello di plastica nero: un grande collage che diventerà uno scrigno oro e nero costituito

da un materile che per decenni ha devastato il nostro paese.

Un materiale quindi di scarto per costruire un grande collage -assemblaggio, una costruzione

di un torrione-fortezza precario.

Nel conflitto attuale fra antico e moderno, conservazione e nuovo, questo mio progetto si

inserisce in una riflessione fra arte, architettura e paesaggio.

In un luogo di assenza di architettura dove l’edilizia raggiunge il suo più alto stadio

nell’eseguire un fac-simile dell’antico o del vecchio, quest’opera vuole considerare il

territorio come luogo per progettare e non solo come fuoriporta della città di Bologna.

La superficie coperta dai serramenti sarà di circa 500 mq.

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“… Tu lascerai ogne cosa diletta più caramente; e questo è quello strale che l’arco de lo essilio pria saetta. Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui; e come è duro calle lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale …” (Dante, Paradiso, XVII, 55-60).

Queste parole di Dante sono state il primo stimolo dietro alla mia ricerca sull’esperienza dei migranti. Molti “piccoli mondi”, un tempo spesso chiusi, tendono sempre di più ad aprirsi in complesse reti trans-territoriali. Il lavoro è un progetto a lungo termine, una collaborazione tra me, artista e persona che viene dall’esperienza di “immigrata”, e altri artisti passati attraverso la stessa esperienza. Che cosa ne è del mio rapporto con i luoghi? Che cosa succede durante il viaggio di una vita?

Insieme ai racconti degli artisti con cui collaborerò, cercherò di creare diverse ”città invisibili”, spazi identitari che rappresentino il “migrare”, qualcosa che continua nella mente oltre che nello spazio concreto. Attualmente sto lavorando ad un’immagine parte di una performance che ho chiamato Heavy bit of Otherness, Gigantes.

“Seduto in solitudine, oppresso dalla mia stessa mole, in mezzo a visioni che riflettono la mia esperienza di rifugiato” dice l’artista Iraniano, il primo artista con cui ho cominciato a lavorare sul progetto, su una video-performance.

f a t m a b u c a k

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di DaViDe Manuli

Dopo la bomba del “KASPAR HAUSER” con / VINCENT GALLO / VITALIC / CALDERONI / SEDNAOUI / GIFUNI / che sta annichilendo i neutroni della

gente, il genoma Manuli si sta indirizzando verso un nuovo esperimento per topi da laboratorio: HAIKU. Un haiku giapponese fatto da un italiano.

Con ABEL FERRARA già sotto contratto (come attore e co-produttore), e con la star serba ISIDORA SIMIJONOVIC (non ancora sotto contratto), che ha

spakkato in 2 il festival di Rotterdam, vincendolo, con il capolavoro KLIP di MAJA MILOS.

HAIKU sta a SENECA, come SENECA sta ad HAIKU.

Eccovi le trame e le storie.

IL SUICIDIO DEL SAGGIO - tratto da “La Provvidenza” di Seneca

Nella fine del DE PROVIDENTIA Seneca prende una posizione atitetica rispetto al Cristianesimo sulla delicata questione del suicidio.

“Quando la sventura diventa insopportabile, il saggio può legittimamente cercare la morte:

Dio ha voluto che ci fosse un solo modo per nascere (dal grembo materno), ma ci ha lasciato a disposizione tanti modi per toglierci la vita.

Il suicidio è l’ultima prova dela Saggio: un evento liberatore, ma pur sempre un sacrificio.”

Seneca - DE PROVIDENTIA

________________________________

a movie by

DAVIDE MANULI

(in Kaurismaki sauce with electro-soundtrack)

Starring

ABEL FERRARA

Abel is on an helicopter, he stares at the view by the window.

The helicopter lands on a field on the mountains. A plateau.

There is a very beautiful young girl waiting for him.

Abel and the girl leave, walking.

They walk a lot. Silently.

They spend days and nights walking.

One day Abel makes love to her.

She is his daughter.

They keep walking till they arrive at the top of a mountain.

Here Abel kill himself with a shotgun, in front of the girl.

The girl keeps walking alone.

The girl arrives at the field on the mountain.

An helicopter arrives.

We see the girl on the helicopter, she stares at the view by the window.

THE END.

* THIS MOVIE JUST NEEDS A PLOT, AND IT WILL BASED UPON IMPROVISATION. 3 WEEKS SHOOTING. LOW-BUDGET.

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Nordine SajotNordine Sajot

eva fra

picc

ini

Dreams’ Time capsule (2011 - 2022)

Anche se tutto in questo momento è incerto, e persino pianificare per il 2013 è quasi impossibile, so che cosa farò nel 2022. Ho provato a darmi una prospettiva sul futuro con l’unico potere che ho: l’immaginazione. Tra una decina d’anni, toglierò il sigillo a Dreams’ Time Capsule, studiando così l’archivio di sogni, ascoltandoli e traducendo le memorie personali, catalogandole per immagini ricorrenti che superano confini geografici e culturali, cercando di decodificarne quegli aspetti che contribuiscono a formare l’inconscio collettivo. Restituirò allora ad ogni donatore il suo sogno, e ne immagino lo stupore nel riascoltarlo dopo un decennio! Al momento, il progetto è nella sua prima fase di sviluppo, di raccolta di testimonianze audio, all’interno di una struttura mobile che attraverserà diversi Paesi (ad oggi, il progetto ha visitato Italia, Egitto e Svezia). [Nell’immagine una delle possibili forme dell’archivio come potrebbe essere nel 2022.]

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Il mare si eleva a orizzonte,

l’uomo si eleva al montare del mare,

la spiaggia uno sguardo calato al patire d’intorno,

loro, un’attesa.

** elena el Asmar **

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((( Ludovica carbotta )))

----- Messaggio inoltrato -----Da: AlessAnDro GioielloA: redazione <[email protected]>inviato: sabato 20 ottobre 2012 7:28Oggetto: L’arte che verrà

“Avevo una lista dei desideri salvata sul mio portatile fino a pochi giorni fa, e molte, tantissime immagini che in qualche modo avrei utilizzato per i miei prossimi lavori e progetti. non sono purtroppo abituato a fare backups dei dati con frequenza, e questa volta, che il mio computer ha malauguratamente deciso di perder la memoria e smettere di lavorare, mi tocca ripercorrere virtualmente l’elenco disperso...

Ci sono due o tre cose che da tempo proprio non riesco a togliermi dalla testa. esistono in uno spazio indefinito che ancora non mi sono deciso a raggiungere. fra queste, un’azione semplice e ossessiva come quella di dipingere, uno per giorno, il ritratto del santo quotidiano, come da calendario. non sono riuscito ancora a capire perchè mi affascina quest’idea ma sarebbe una pratica che mi indurrebbe a focalizzarmi sulla preziosità del “fare quotidiano” per pura vocazione e null’altro.

Così come, mosso da una grande curiosità, vorrei tentare di riscoprire e raccogliere tutte le fotografie in cui la mia immagine è stata catturata nelle inquadrature altrui, degli sconosciuti che accidentalmente ho incrociato durante la mia vita finora. Da tempo mi interrogo, ovviamente senza trovare risposta, sul come si diffondono e disperdono le immagini in generale. non nascondo che il quesito mi provochi una certa ansia e malinconia allo stesso tempo. Per questo stesso motivo vorrei imparare il prima possibile a dipingere al buio e poi trasferirmi per un periodo ad uno dei poli terrestri per cercare se davvero da qualche parte le immagini vanno a rifugiarsi...” ----

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“Ho recentemente seguito le vicende dell’ILVA.

Cittadini contro lavoratori.. perchè la lotta tra poveri?

È facile trovare allo stadio le stesse persone che vivono

conflitti che vanno oltre la sfida calcistico e viceversa...

La rivalità tra gli ultrà del Liverpool e il Manchester

United esplode negli anni ’70 in piena crisi economica:

il porto di Manchester sottrae parte del lavoro al porto

di Liverpool facendolo chiudere, mentre Burnley, è

per eccellenza la città degli ultrà è anche una città

fantasma dove cotonifici miniere e aziende sono

chiuse da tempo. Ai tifosi in qualche maniera interessa

solo la città non il calcio, sono tribù.

Quale rapporto tra le tifoserie e i lavoratori? la rabbia è

spesso sfuggita al controllo, non ha giustificazioni, ma

ha radici nelle zone più disastrate e depresse, dove la

vita è nata già dura, ma le ragioni nobili del lavoratore

e quelle futili dell’ultrà? Ma questo è l’uomo, e i suoi

eterni fallimenti, perché all’ILVA i lavoratori hanno

accettato pur sapendo? pechè all’Heisel sono morte

39 persone? Contro ogni giudizio morale mi chiedo

cosa spinge l’uomo.

Difficile pensare che due aspetti così lontani possano

essere avvicinabili, ma questi soldati che combattono

due battaglie estremamente differenti negli intenti in

alcuni casi si confondono.

Il cavallier errante va dalla Sibilla e chiede come andrà

a finire la guerra, lei risponde ibis redibis non morieris

in bello l’ambiguità della sentenza stà in una virgola...

(ibis, redibis, non morieris in bello), il significato del

responso è “Andrai, ritornerai e non morirai in guerra”,

se, invece, la virgola viene spostata dopo la negazione

(ibis, redibis non, morieris in bello), il senso risulta

essere sovvertito nel suo contrario: “Andrai, non

ritornerai e morirai in guerra”.

Antoine de la Salle era uno scrittore “a cavallo”, fece un

viaggio verso le Marche in Italia per recarsi alla grotta

della Sibila e accertarsi della sua esistenza, su ordine

della Duchessa Aragonese di Borgogna.. tanti appunti

e un viaggio per sapere la verità.. lo scrittore, l’artista

dalla Sibilla a chiedersi come andrà a finire la “guerra”..

e allora torno allo stadio, perché ho bisogno di sentire

la disfatta, la sconfitta sincronica degli uomini, la loro

dipartita o forse semplicemente la rabbia..

La frase al neon campeggerà alle entrate degli stadi

delle più temute e violente tifoserie del mondo e agli

ingressi degli stabilimenti industriali meno sicuri e

maggiormente inquinanti, le due virgole alterneranno

l’accensione in modo sincronico.

Le assordanti grida dei cori degli ultras e il fausto

suono dei metalli saranno, come in un infernale girone

dantesco, il clima asfissiante che accompagnerà la

sentenza della Sibilla.”

line D of The agglomeraTion 2012 / estratto dal progetto di anDrea nacciarriTi

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“Who controls the past controls the future; who controls the present controls the past”George Orwell’s 1984

Dissonanza Narrativa indaga il contrasto tra le diverse narrative che riguardano la storia di una nazione, la costruzione e il mantenimento dell’immagine comune e dell’identità collettiva. Da una parte le narrative adottate nelle istituzioni scolastiche, espresse nei libri e manuali autorizzati dallo stato e dall’altra parte le narrative non istituzionali e non conformiste che vengono espresse attraverso diversi canali gestiti indipendente dalla supervisione e censura esercitati dallo stesso stato.

Il titolo Dissonanza Narrativa fa riferimento a due fenomeni interessanti e articolati che riguardano la capacità cognitiva dell’essere umano e i diversi meccanismi che esso mette in atto affrontando, e di conseguenza creando, la realtà concreta e spirituale.

Il primo, il concetto Dissonanza si riferisce al termine dissonanza Cognitiva usato in psicologia moderna per descrivere quello stato in cui si posseggono due o più cognizioni in conflitto (ad esempio, idee, credenze, valori, reazioni emotive).

Il secondo concetto, la Narrativa, è la capacità dell’uomo di creare un’interpretazione di

alcuni aspetti del mondo plasmati dalla prospettiva culturale e personale che racconta la storia, l’esperienza vissuta, e una visione del futuro.

La Dissonanza Narrativa è rappresentata allora dalle molteplici nozioni contrastanti tra le diverse possibilità, criteri e metodi di raccontare la storia di una nazione.Il progetto consiste in un’aula scolastica (dove tutto è messo in dubbio, perfino la posizione dei mobili nello spazio), con un archivio in progress che cresce grazie ad una ricerca dell’artista e al contributo del pubblico.

L’archivio, diviso in scaffali dedicati a diversi paesi, contiene materiali che narrano la storia nazionale, l’immagine collettiva e l’ideologia egemonica di un determinato paese. Tale Narrativa è espressa attraverso due tipologie di documenti: i testi scolastici e l’informazione non istituzionale basata su studi in varie discipline, fonti massmediatiche (giornali, TV, radio, internet) e testimonianze dirette.I testi scolastici sono mezzi potenti con cui lo stato forma la percezione, la categorizzazione, l’interpretazione e la memoria, che servono a determinare l’identità nazionale. I libri scolastici utilizzano una matrice di modalità

visive e verbali, al fine di trasmettere valori dell’ideologia dominante dello stato.

In contrasto con tale narrativa esiste una grande quantità di documenti che suggeriscono altri punti di vista, analisi e interpretazioni dei medesimi eventi storici e della realtà vissuta. Urtando i tabù e gli status quo su cui è basato il conscio e l’inconscio collettivo (Jung), tali documenti sono al centro di un dibattito acceso che rispecchia il mosaico complesso di cui sono composte l’esperienza vissuta e l’immagine, sempre più frammentate e sempre in divenire, di ogni uno di noi.

yael plat / Dissonanza narrativa / MACCHIE BIANCHE SULLA NARRATIVA NAzIONALE NELLA LETTERATURA SCOLASTICA

Primo study case: i BeduiNi deL NeGeV

Paese: Israele (/Palestina?)

La zona del Negev di Israele è di circa 13.000 chilometri quadrati

DemOGrafIa (from Wikipedia english)

Oggi, il Negev è sede di molte delle grandi basi delle forze di Difesa Israeliane. Dal 2010 il Negev ha ospitato circa 630.000 persone

(8,2% della popolazione di Israele), anche se composto da più del 55% del territorio del paese. 470.000 residenti Negev o il 75% della

popolazione del Negev sono ebrei, mentre 160.000 o al 25% sono beduini. Della popolazione beduina, la metà vive in villaggi non

riconosciuti, e la metà vive in città costruite per loro dal governo tra il 1960 e 1980.

Testo scolastico: Conosciamo i Beduini del deserto per le scuole elementari statali e religiose statali.

Data di pubblicazione: (5754) הנשת”ד è l’anno ebraico in cui ha avuto inizio il primo di Tishri, pubblicato 16 settembre 1993, e si è

concluso nel settembre Kaf-Tet, 5 settembre 1994.

Casa edittrice: maalot

autorizzato dall’ufficio di educazione, cultura e sport, amministrazione pedagogico, Divisione curriculare, Gerusalemme.

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TesTo:Non si può scrivere la propria morte. e’ lo psichiatra che mi ha detto così, e sono d’accordo con lui perchè, quando si è morti, non si può scrivere.Ma, dentro di me, penso di poter scrivere qualunque cosa, anche se è impossibile e anche se non è vera.

BraNo selezioNaTo da: loredana longoauTore: agotha KristoffTiTolo: ieriCasa ediTriCe: einaudiPag. 7

TesTo al CoNTrario:arev è non es ehcna e el ibissopmi è es ehcna, asoc euqnulauq erevircs retop id osnep, em id ortned, am.erevircs oup is non, itrom è is odnauq, ehcrep iul noc odrocca’d onos e, isoc otted ah im ehc artaihcisp ol è.

FREEDOM MODEERF CoNCePTun lavoro sul concetto di libertà immaginata e negata.una parola inf lazionata nel senso e nell’util izzo improprio. la libertà sempre cercata, implorata, attesa. la libertà è una condizione relativa, soggettiva, perché sempre e spesso coincide con l’abuso di qualcosa.

ProJeCTChiedere ad alcune persone di segnalare una frase all’interno di un libro che coincida con il concetto di libertà. registrare le stesse persone mentre leggono questa frase, tramite skipe.Fare un montaggio di tutte queste frasi.registrare la mia voce mentre leggo queste frasi ma al contrario.su un tavolo esporre i libri con le frasi sottolineate e con l’audio registrato: contemporaneamente l’audio delle persone invitate e il mio alla rovescia.

Coroorganizzare un coro di alcune persone che leggono le frasi selezionate mentre io le leggo al contrario.

iN siNTesisi tratta quindi di un’installazione in parte sonora e di una performance.il mio intervento è concettualmente di opposizione al pensiero di libertà delle persone che io ho contattato.il mio intervento non è solo metaforico, non cambio solo l’ordine delle lettere, ma il suono diventa una frase incomprensibile, quel sottotesto invisibile che va sempre contro, come se la libertà comunque resta solo nel mondo dell’immaginario, in un livello al quale non possiamo accedere.

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IL REGOLAMENTO VIETATO

è VIETATO L’ACCESSO AI NON PENSANTI LUDICI

è VIETATO AI LURIDI L’ACCESSO PENSATO

è PENSATO LUDICO IL GIOCO VIETATO

è LUDICO L’ACCESSO AI NON PENSANTI

è VIETATO L’ASCESSO POCO LUDICO DEI PENSANTI

è ACCESO IL VIETATO PENSATO LUDICO

è LUCIDO L’ACCESSO VIETATO DEL LUDICO PENSARE

è PENSATO DA TUTTI I PENSANTI IL LUDICO VIETATO

è VIETATO L’ACCESSO AI SUDICI ANCHE SE DI PENSIERO LUDICO

è VIETATO L’ACCESSO AI PENSANTI SOLO LUDICI

MICHELA NOSIGLIA

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CCH ----------- (untitleD) walking on tHe MaFia

Container semisommersi nel territorio (nel caso artistico parchi)simbolo della globalizzazione e talvolta usati per occultare rifiuti tossici

Dimensioni variabili e colori variabili

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Il santa Giulia art & Wine residence è l’ultimo nato in casa reoasi Torino

accommodations, l’azienda che gestisce realtà di accoglienza alberghiera in

appartamento nel capoluogo piemontese. Il naming esprime una vocazione per la

contaminazione tra spazi ricettivi, l’arte, ed il vino. L’arte è nelle corde dell’imprenditore

Lino agrosi, responsabile delle strutture e appassionato di espressioni della realtà

artistica contemporanea; così come è nella vita degli artisti ospiti negli appartamenti-

residence: attori, registi, cantanti lirici, direttori d’orchestra.

Talvolta spazio di accoglienza e manifestazioni artistiche si fondono, ad esempio nella

mostra alterità femminili dello scorso anno, o nell’esposizione Dis-velamenti da poco

terminata. Tele, fotografie, sculture accolte nelle sale espositive del santa Giulia sono

anche occasione per serate di divulgazione culturale e di intrattenimento; lo scorso

maggio la fondazione egri ha eseguito una performance di danza site-specific sui

ballatoi del residence, molto apprezzata da ospiti e media presenti e il cui video è

da poco visibile sul sito. Il residence dispone di appartamenti, per lo più bilocali,

completamente attrezzati per soggiorni medio lunghi, generalmente richiesti dai

operatori culturali ed economici della città, tra cui festival, produzioni cinematografiche,

multinazionali del terziario, industrie e banche per i propri trasfertisti. rispetto alla

camera d’albergo, l’ospite dispone in più di un living con angolo cottura, o di una

cucina vera e propria, che consentono una totale indipendenza, mentre la reception è

disponibile per i tradizionali servizi alberghieri.

www.santagiulia-artandwineresidence.com

Il Santa Giulia Art & Wine Residence

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Per raccontare un artista bisogna raccontare la sua storia. svetlana Ostapovici è nata nel 1967, a ribnita, raccontata dalla stessa Ostapovici come una città ricca di contraddizioni; una città industriale, fatta di fabbriche e acciaierie, costruita attorno ad una natura incontaminata. Una città al centro della moldavia caratterizzata da una realtà politica dittatoriale, fatta di propaganda di regime e discorsi sciovinisti, dalla quale fuggire attraverso l’immaginazione; una realtà fittizia, dove i libri letti di nascosto regalano la scoperta di un mondo diverso e reale. svetlana Ostapovici parte per raggiungere la patria dell’arte, l’Italia, nel 1999, per fare dello strumento creativo una parte integrante della propria vita. Un’ artista che ha iniziato con una collettiva dove le opere veniveno esposte sui marciapiedi dei vicoli di roma. svetlana Ostapovici è un’artista che non si rispecchia nello studio accademico ma, nella ricerca continua di tecniche, emozioni ed espressioni insite nel proprio background culturale e creative. Dopo un primo approccio all’arte legato al mezzo pittorico ed alla pratica musiva, la sua ricerca si è realizzata nella produzione artistica attraverso installazioni e fotografie, ispirate evidentemente a quella contraddizione vissuta nella propria città d’origine. Il suo è un immaginario potente, dove si confondono cumuli di macerie, lamiere compresse, scarti industriali in profili di montagne, scogli e rocce, canyon e vulcani, esprimendo un legame con i temi dell’ambiente e dell’ecologia. I colori così si snaturalizzano in toni vigorosi, tinte avvelenate dale emission industriali in immagini che hanno un debito con l’arte academico-classica riconvertendo i significati iconografici fissati nella nostra memoria storica.

Quello di svetlana Ostapovici è un occhio condannante, reso ancor più tenace dalla genuinità delle idee espresso in immagini mirate e lucide nel loro obiettivo, mosse da una ricerca estetica che si pone quesiti sulle responsabilità sociali del nostro modo di vivere.

La giovane artista americana monique rollins, classe 1980, racconta il suo percorso artistico, tra background newyorkese, studio della storia dell’arte italiana e viaggi, in una sintesi di emozioni e percezioni da cui sono scaturite le sue grandi tele, vere e proprie visioni di mondi intimi e soggettivi ricolmi di luce e colore.

i tuoi studi universitari ti hanno portata a conoscere a fondo le tecniche pittoriche, la critica e la storia dell’arte italiana, con una specializzazione nella pittura rinascimentale veneziana. senti di avere un debito nei confronti dell’arte italiana? a quali autori dell’arte classica, moderna e contemporanea senti di ispirarti?Ho studiato pittura e storia dell’arte per un semestre a firenze nel 2001. e ‘stato durante questo periodo che è emerso l’interesse nei confronti dell’arte fiorentina del rinascimento e della cultura italiana. Dopo questa esperienza sono tornata a New York, dove ho iniziato a seguire i maestri della pittura contemporanea a Brooklyn (NY) e mi sono innamorata della pittura veneziana del rinascimento. Il genio di Tintoretto, Veronese e Tiziano è così stimolante… si potrebbe dedicare una vita a studiare la storia, l’iconografia e il genio insito nella pittura formale di quel periodo. La mia esperienza come artista a New York e il tempo

trascorso in Italia in un contesto sovraccarico di storia e cultura hanno influenzato la mia pratica artistica in modo radicale.

ispirazione per le tue opere sono spesso le visioni tratte dalle esperienze dei tuoi viaggi. Cosa della cultura di un paese ti colpisce maggiormente portandoti a tradurlo nelle tue opere?Ho potuto dipingere per lunghi periodi a Venezia e in Toscana. Due contesti molto diversi, con personalità completamente differenti. La luce in entrambi i casi è l’elemento che più ha influenzato i miei quadri, la mia palette di colori e la mia percezione di questi luoghi. I miei quadri sono una celebrazione del movimento e dell’energia, della luce e del colore nelle loro accezioni emotive, della sensualità che riesce a trasmettere il colore steso su una superficie.

Cerco di descrivere l’umore e la sua influenza sull’immaginazione. Le immagini che prendono forma nella mia immaginazione si traducono in un mondo molto personale: chi guarda i miei quadri si trova calato in un ambiente vivo, pulsante, gremito di immagini e idee. I colori, le forme e gli oggetti in ogni dipinto e disegno sono in rapporto costante tra loro e con spazio circostante…tutti questi elementi insieme creano il linguaggio simbolico delle mie esperienze e dei miei ricordi.

monique rollins

sveTlana osTapovici

REDAZIONALE

svetlana Ostapovici - Metal recycling 20, 2010 inkjet on cotton paper - 100x133 cm

monique rollins - in the neighborhood 86cm x 95xm, oil on canvas

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Dal 25 al 27 gennaio 2013, Bologna si immerge nell’arte, mostrando il suo volto più dinamico e intraprendente: la città ospiterà la prima e attesissima edizione di setup, la nuova fiera d’arte contemporanea con apertura serale, ideata e realizzata da simona Gavioli, marco aion mangani e alice Zannoni. La location scelta per la manifestazione sarà l’autostazione di Bologna nel Piazzale XX settembre 6. Collocata proprio all’inizio di Via Indipendenza, una delle arterie principali e più rappresentative del centro storico di Bologna. L’autostazione si staglia proprio all’ingresso del centro cittadino, con la sua architettura monumentale e spiccatamente anni sessanta e ospiterà l’esposizione negli ampi spazi del primo piano, vuoti da ormai un anno. setup utilizzerà gli enormi ex uffici dell’autostazione per una manifestazione i cui intenti sono anche rivolti al recupero e valorizzazione di spazi urbani appartenenti a un’archeologia aziendale, misurandosi con l’affascinante sfida di modellare le proprie esigenze in armonia con le caratteristiche preesistenti di un edificio. Il programma comprenderà una serie di eventi che spazieranno da concerti delle più recenti sperimentazioni musicali, dibattiti, conferenze e due premi, per un giovane artista e un curatore, oltre alla partecipazione di una trentina di espositori tra gallerie, fondazioni, associazioni culturali, residenze per artisti, accademie, premi d’arte, scuole e categorie di pertinenza, selezionati dal comitato scientifico composto da antonio arévalo, martina Cavallarin, Valerio Dehò, Viviana siviero, Giulietta speranza e eugenio Viola.

si chiama sVearT e sta per saint Vincent european art.

Un evento nuovo nel panorama dell’arte contemporanea europea, un premio per giovani talenti aperto ad artisti e creativi provenienti da diversi paesi europei. Gli artisti che parteciperanno alla prima edizione del concorso sono stati segnalati dai direttori di 22 accademie di Belle arti appartenenti a 21 stati membri dell’Unione europea. 44 artisti under 40 saranno i protagonisti di una mostra che si terrà a partire daò 29 novembre nella città di saint-Vincent. Le opere esposte verranno valutate da una giuria internazionale che, al termine del progetto espositivo selezionerà 3 vincitori del Premio Biennale d’ arte saint-Vincent. Il progetto, a cura di Paolo Levi e federico faloppa è stato promosso dalla regione autonoma della Valle d’aosta e dal Casino de la Vallé. sVearT sarà un’occasione per permettere alla regione di entrare a far parte del circuito contemporaneo dell’arte, con un evento scandito da appuntamenti biennali, dove poter proporre una vetrina nuova e suggestiva dedicata alle opere di giovani creativi provenienti da tutta europa, per un appuntamento di respiro internazionale.L’esposizione, con le opere dei 44 artisti

partecipanti, verrà ospitata presso gli spazi del nuovo Centro Congressi del Comune di saint-Vincent, a partire dal 29 novembre 2012 sino al 31 gennaio 2013.

In occasione di artissima19 federico faloppa, curatore di sveart, Claudia Trafficante, responsabile Organizzativo e marco fiore, Presidente dell’associazione InsaintVincent, saranno presenti presso il BookCorner della fiera nella giornata di Domenica 11 novembre a partire dalle ore 16.00.

svearT

seTup

seTUP, BOLOGNa 25-27 GeNNaIO 2013 www.setupcontemporaryart.comwww.facebook.com/setupcontemporaryart

www.sveart.it

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