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ROTHKO All’Aia, un’imponente rassegna di capolavori del grande espressionista astratto americano. Dal rea- lismo degli anni Trenta alle invenzioni della maturità DI R ENATO D IEZ Mark Rothko, Untit- led, 1956, olio su te- la, cm 165,8x103,2. NELLA PAGINA A FIANCO, Untitled, 1968, acrilico su car- ta, cm 48,5x32,6. Tra le opere esposte al Gemeentemuseum dell’Aia dal 20 settem- bre al 18 gennaio. MAESTRI

ARTE

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ROTHKOAll’Aia, un’imponente rassegna di capolavori del grande espressionista astratto americano. Dal rea-lismo degli anni Trenta alle invenzioni della maturità

d i R e n a t o d i e z

Mark Rothko, Untit-led, 1956, olio su te-la, cm 165,8x103,2. NELLA PAGINA A FIANCO, Untitled, 1968, acrilico su car-ta, cm 48,5x32,6. Tra le opere esposte al Gemeentemuseum dell’Aia dal 20 settem-bre al 18 gennaio.

MaesTRi

Le tappe del successo 1958 Il gallerista

Sidney Ja-nis vende i quadri di Ro-thko (nella foto sopra) a 20mila dollari. Nel 1955 la rivista Fortune ne ave-va consigliato l’acquisto, definendoli un investi-mento sicuro.

1967 Il collezio-nista John

de Menil firma un asse-gno da 250mila dollari per i 14 dipinti che Rothko realizza per la celebre Ro-thko chapel di Houston.Nel corso dell’anno, la National gallery di Ber-lino ne acquista uno per 22mila dollari.

1969 Al culmine della fama,

nell’anno che precede la morte, Mark Rothko ven-de i suoi quadri a 130mi-la dollari ciascuno.

1983 Agg iud i -c a t o d a

Sotheby’s a 1,81 milioni di dollari, un quadro di Rothko spunta il record d’asta per un’opera del Dopoguerra.

2012 Un dipinto del 1961 è

battuto da Christie’s a 87 milioni di dollari. In asta sono 24 le opere di Rothko vendute a più di 10 milioni di dollari.

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Mark Rothko (1903-1970) riteneva che i suoi dipinti enigmatici, ipnotici e af-fascinanti, fatti di cam-

piture di colore che sembrano gal-leggiare sulla tela, dovessero essere osservati da una distanza di appena 18 centimetri. Era necessario, diceva, che lo spettatore si immergesse let-teralmente nelle sue opere, venendo così risucchiato nel suo mondo. L’oc-casione per farlo la offre nei prossimi mesi il Gemeentemuseum dell’Aia, che dal 20 settembre espone una ses-santina di capolavori di Rothko, qua-si tutti prestati dalla National gallery di Washington che dal 1984, l’anno in cui la Rothko foundation decise di dare al museo 285 dipinti e centinaia di disegni, vanta la più importante collezione di lavori dell’artista. Per Rothko le sue astrazioni rappresen-tavano «la semplice espressione di un pensiero complesso». Metten-

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do in scena le emozioni universali dell’uomo, volevano essere un vero e proprio invito alla meditazione. Col-tissimo, Rothko aveva letto e riletto le pagine della Nascita della tragedia di Nietzsche e credeva in un’arte che andasse al di là della ragione e parlasse direttamente al cuore e all’anima dello spettatore. Seguen-do le idee del filosofo tedesco, i suoi colori dovevano regalare alla pittu-ra la stessa emotività della musica. Per questo preferiva le forme piatte: «distruggono l’illusione e rivelano la verità», diceva. Credeva che una tra-volgente esperienza emotiva fosse la forma più sublime d’ispirazione, ai confini della spiritualità: «Chi pian-

ge davanti ai miei quadri sta avendo la stessa esperienza religiosa che ho avuto io quando li ho dipinti», è uno dei commenti di Rothko più citati. foNti d’iSpiRazioNe. Guardando attentamente i suoi quadri si indivi-duano una serie di influenze, spesso inaspettate. Lettore accanito, oltre a Nietzsche amava in modo partico-lare Kierkegaard e Dostoevskij, ma era stato impressionato in modo an-cor più determinante dagli affreschi dell’antica Roma, soprattutto quelli di Pompei e quelli di Boscoreale, che andava a studiare continuamente al Metropolitan museum di New York. Nel 1958 gli architetti Mies van der Rohe e Philip Johnson, se-guendo il consiglio di Alfred Barr, il potente direttore del Moma, gli ave-vano offerto 35mila dollari per rea-lizzare 56 metri quadrati di pittura per decorare la sala più esclusiva del

L’aRTe deve paRLaRe aL cuORe e aLL’aniMa deLLO speTTaTORe

continua a pag. 91

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1 Untitled, 1968, acrilico su carta applicata su faesite, cm 60x45. 2 No. 2, 1947, olio su tela, cm 145,4x112,2. 3 Per-sonnage two, 1946, olio su tela, cm 142,6x81,9. Gli anni Qua-ranta rappresentano per Rothko un periodo di transizione.

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ristorante dell’hotel Four Seasons, nel Seagram building di New York. Rothko s’ispirò al vestibolo della Biblioteca Laurenziana di Firenze (1524-26), dove Michelangelo aveva sistemato una serie di finestre finte, murate e oscure, per alterare il senso dello spazio dello spettatore e fargli perdere l’orientamento. Realizzò no-ve dipinti, lividi e tenebrosi, con i quali intendeva costruire uno spa-zio claustrofobico come quello mi-chelangiolesco. Rivelò che con quei quadri (quattro preziosissimi studi di formato monumentale saranno esposti all’Aia) voleva sconvolgere e offendere i clienti del ristorante, «un posto dove i ricchi bastardi di New York vanno a mangiare e a farsi ve-dere. Spero di rovinare l’appetito di ogni figlio di puttana che mangi in quella sala». Dovevano sentirsi «in-trappolati in una stanza dove tutte le porte e le finestre sono state mu-rate». Tuttavia nel 1959, dopo aver

cenato in quella sala, Rothko ruppe inaspettatamente il contratto, e re-stituì il denaro che gli avevano dato: «Chi mangerà quei piatti pagando quei prezzi non guarderà mai uno dei miei dipinti», confidò al suo as-sistente. Dieci anni dopo li regalò alla Tate, pretendendo che venisse-ro esposti nella penombra, in modo permanente e in una sala dedicata solo a loro. Il giorno in cui le opere arrivarono a Londra, il 25 febbraio 1970, trovarono Rothko nel suo stu-dio al 157 East della 69th street, in una pozza di sangue larga 2,4x1,8 metri, come si legge nel gelido verbale della polizia. Si era tolto la vita, a 66 anni. la StRada peR il SuCCeSSo. No-nostante detestasse la maggior parte dei critici e degli storici dell’arte, che considerava, senza mezzi termini, una «banda di parassiti che sfrutta l’arte, senza avere nulla da dire», da tempo era un artista di successo e, tra

i pittori dell’Espressionismo astratto, certamente quello più pagato. Cu-riosamente, se fosse morto nel 1949, quando aveva già 46 anni ed era sul punto di approdare alla straordina-ria e rivoluzionaria astrazione che lo ha reso famoso, oggi Mark Rothko sarebbe quasi sconosciuto. Eppure la strada che, dal 1950, lo ha condotto alla gloria era già segnata nella pro-duzione degli anni Quaranta, me-no conosciuta e per questo tutta da vedere ora al Gemeentemuseum. In queste opere, che la critica definisce di transizione, le figure e gli oggetti si dissolvono a poco a poco, per lasciare il posto a nuvole di colore asimme-triche che fluttuano liberamente per la composizione. Una formidabile, meditatissima anticipazione delle ce-lebri campiture del Rothko maturo.

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Mark rothko. L’Aia, Gemeentemuseum (www.gemeentemuseum.nl). Dal 20 settembre al 18 gennaio 2015.

5 64 Untitled, 1953, tecnica mista su tela, cm 195x172. 5 Untitled, 1956, olio e acrilico su tela, cm 235x211. 6 No. 7 o No. 11, 1949, olio su tela, cm 173x111. Quasi tutte le opere esposte all’Aia dal 20 settembre sono prestate dalla National gallery di Washington.

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