ARGOMENTI Servizi personalizzati online della biblioteca
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ARGOMENTI 70 Biblioteche oggi - Settembre 2001 Introduzione Internet, la net-economy, l’e-business, nonostante abbiano una storia ormai quasi decennale, iniziano soltanto adesso ad essere riconosciuti nel mondo delle biblioteche italiane come l’ambito da cui verranno i nuovi paradigmi organizza- tivi e gli input per lo sviluppo dei futuri servizi da erogare. Mentre le nostre biblioteche sono ancora impegnate a discu- tere e a far propri gli standard di servizio dei sistemi bibliote- cari dei paesi più avanzati, all’estero il dibattito si sta spo- stando verso una ulteriore accentuazione della necessità di centrare l’organizzazione bibliotecaria attorno al prodotto, os- sia il servizio, e alla sua erogazione al cliente, trovando nello “spazio” creato dalle ICT (Information and Communication Technology) i nuovi modi per offrire i propri prodotti. La realtà internazionale offre esempi di biblioteche che stan- no trasferendo risorse (umane) dai servizi tecnici – che as- sumono sempre meno valore, tanto da essere dati in out- sourcing – ai servizi all’utente e ad una moltiplicità di inizia- tive pensate per offrire servizi di reference e di assistenza personalizzata agli utenti attraverso le tecnologie di rete. La situazione italiana mostra che i cambiamenti dell’organizza- zione, al fine di orientarla principalmente all’erogazione di ser- vizi al “cliente”, sono ancora molto limitati. Nei casi migliori si è riusciti a migliorare l’efficienza nell’erogazione dei prodotti tradizionali: comprare, catalogare e archiviare documenti. Solo le nostre migliori biblioteche di pubblica lettura sono riuscite a far proprio lo spirito, l’etica di servizio, il paradig- ma organizzativo proprio delle aziende di servizi caratteriz- zato dalla centralità riconosciuta al cliente e, conseguentemen- te, al personale di contatto, all’interazione, all’espe- rienza nell’erogazione, al bilanciamento tra qualità e produttività. 1 In questo contesto bisogna avere piena coscienza del fatto che l’evoluzione delle ICT può soltanto accelerare un pro- cesso di cambiamento delle biblioteche verso una struttura orientata al servizio piuttosto che al documento; questo cambiamento è, e sarà, imposto più in generale dalla neces- sità di rispondere in modo efficace ed efficiente a bisogni fondamentali di un’utenza che, in caso non trovi soddisfa- cente quanto le offriamo, può rivolgersi a organizzazioni al- ternative. I temi della centralità dell’utente e del servizio, dagli anni Ottanta, si riscontrano con sempre maggior frequenza nella letteratura biblioteconomica, anche se queste istanze si sono tradotte solo in parte in una reale modificazione delle istitu- zioni bibliotecarie. Per i paesi anglosassoni, la testimonianza che la transizione verso la biblioteca come servizio è ancora incompleta ci viene dalle autorevoli parole di Michael Gorman: the transition from Age of collection building to Age of service is not yet complete. 2 Servizi personalizzati online della biblioteca Innovazione di prodotto in un mercato competitivo di Piero Cavaleri Il presente lavoro è frutto di una ricerca condotta parallelamente alla stesura di un progetto per l’attivazione di servizi personalizza- ti online presso la Biblioteca “Mario Rostoni” dell’Università Cattaneo – LIUC. Tale progetto è stato utilizzato per la tesina che l’autore ha presentato a conclusione della VII edizione del “Master in gestione e direzione della biblioteca” organizzato dall’Università Cattolica e dallo IAL. Alcuni paragrafi del presente articolo riprendono parti del progetto e della tesina. Voglio rin- graziare i colleghi Laura Ballestra, Elena Longoni e Carlo Lucchesi per l’apporto dato alla stesura e alla realizzazione del progetto. 1 CARÙ, Marketing e progettazione dei servizi, p. 15. 2 GORMAN, People come first, p. 5.
ARGOMENTI Servizi personalizzati online della biblioteca
Introduzione
Internet, la net-economy, l’e-business, nonostante abbiano una
storia ormai quasi decennale, iniziano soltanto adesso ad essere
riconosciuti nel mondo delle biblioteche italiane come l’ambito da
cui verranno i nuovi paradigmi organizza- tivi e gli input per lo
sviluppo dei futuri servizi da erogare. Mentre le nostre
biblioteche sono ancora impegnate a discu- tere e a far propri gli
standard di servizio dei sistemi bibliote- cari dei paesi più
avanzati, all’estero il dibattito si sta spo- stando verso una
ulteriore accentuazione della necessità di centrare
l’organizzazione bibliotecaria attorno al prodotto, os- sia il
servizio, e alla sua erogazione al cliente, trovando nello “spazio”
creato dalle ICT (Information and Communication Technology) i nuovi
modi per offrire i propri prodotti. La realtà internazionale offre
esempi di biblioteche che stan- no trasferendo risorse (umane) dai
servizi tecnici – che as- sumono sempre meno valore, tanto da
essere dati in out- sourcing – ai servizi all’utente e ad una
moltiplicità di inizia- tive pensate per offrire servizi di
reference e di assistenza personalizzata agli utenti attraverso le
tecnologie di rete. La situazione italiana mostra che i cambiamenti
dell’organizza-
zione, al fine di orientarla principalmente all’erogazione di ser-
vizi al “cliente”, sono ancora molto limitati. Nei casi migliori si
è riusciti a migliorare l’efficienza nell’erogazione dei prodotti
tradizionali: comprare, catalogare e archiviare documenti. Solo le
nostre migliori biblioteche di pubblica lettura sono riuscite a far
proprio lo spirito, l’etica di servizio, il paradig- ma
organizzativo proprio delle aziende di servizi caratteriz- zato
dalla
centralità riconosciuta al cliente e, conseguentemen- te, al
personale di contatto, all’interazione, all’espe- rienza
nell’erogazione, al bilanciamento tra qualità e
produttività.1
In questo contesto bisogna avere piena coscienza del fatto che
l’evoluzione delle ICT può soltanto accelerare un pro- cesso di
cambiamento delle biblioteche verso una struttura orientata al
servizio piuttosto che al documento; questo cambiamento è, e sarà,
imposto più in generale dalla neces- sità di rispondere in modo
efficace ed efficiente a bisogni fondamentali di un’utenza che, in
caso non trovi soddisfa- cente quanto le offriamo, può rivolgersi a
organizzazioni al- ternative. I temi della centralità dell’utente e
del servizio, dagli anni Ottanta, si riscontrano con sempre maggior
frequenza nella letteratura biblioteconomica, anche se queste
istanze si sono tradotte solo in parte in una reale modificazione
delle istitu- zioni bibliotecarie. Per i paesi anglosassoni, la
testimonianza che la transizione verso la biblioteca come servizio
è ancora incompleta ci viene dalle autorevoli parole di Michael
Gorman:
the transition from Age of collection building to Age of service is
not yet complete.2
Servizi personalizzati online della biblioteca Innovazione di
prodotto in un mercato competitivo
di Piero Cavaleri
Il presente lavoro è frutto di una ricerca condotta parallelamente
alla stesura di un progetto per l’attivazione di servizi
personalizza- ti online presso la Biblioteca “Mario Rostoni”
dell’Università Cattaneo – LIUC. Tale progetto è stato utilizzato
per la tesina che l’autore ha presentato a conclusione della VII
edizione del “Master in gestione e direzione della biblioteca”
organizzato dall’Università Cattolica e dallo IAL. Alcuni paragrafi
del presente articolo riprendono parti del progetto e della tesina.
Voglio rin- graziare i colleghi Laura Ballestra, Elena Longoni e
Carlo Lucchesi per l’apporto dato alla stesura e alla realizzazione
del progetto.
1 CARÙ, Marketing e progettazione dei servizi, p. 15. 2 GORMAN,
People come first, p. 5.
del pagamento di alcuni di questi servizi caratterizzati da una
forte individualità della domanda.
Il nuovo ambiente telematico I rapidi e continui cambiamenti che
avvengono nel mondo dei media e della comunicazione, in particolare
l’esplosione dell’utilizzo da parte di un pubblico di massa delle
tecnolo- gie telematiche, richiedono alle biblioteche di
riprogettare profondamente il proprio modo di interagire con gli
utenti. Le tecnologie e i modelli economici che stanno dando for-
ma e contenuto a Internet pongono una formidabile sfida al modo di
concepire la biblioteca così come si è definito du- rante il XX
secolo. In particolare, le forze economiche che soggiacciono
all’espansione di Internet nel campo della diffusione delle
informazioni, delineate dai più recenti studi sulla
e-conomy,5
favoriranno la nascita di soggetti, commerciali e non, pronti a
fornire sulla rete informazioni gratuite accompagnate o da
pubblicità o da offerte di prodotti informativi più ampi e
completi, questi invece a pagamento. Queste aziende sosterranno con
forti azioni di marketing e pubblicitarie i propri prodotti al
punto da poter offuscare l’im- magine delle biblioteche come
mediatrici di informazioni, per cercare di confinarle in un ruolo
secondario di conservazione dei “materiali cartacei” o di uffici di
economato per l’acquisi- zione di licenze di sito di materiale
on-line per i propri enti. Le biblioteche si dovranno confrontare
con un mercato dell’informazione che adotterà politiche di pricing
sempre più differenziate, determinate da logiche di posizionamento
in rapida evoluzione e soggette a considerazioni di breve
termine.6
Politiche fortemente orientate al penetration price, cioè
Biblioteche oggi - Settembre 2001 71
Il presente lavoro si propone di ragionare attorno alle carat-
teristiche delle ICT in modo da individuare alcune linee evolutive
della presenza delle biblioteche sulla rete, presen- za
storicamente ampia, che possano facilitare il manteni- mento di un
ruolo importante tra i protagonisti della media- zione delle
informazioni in formato elettronico. L’erogazione di servizi
personalizzati attraverso la rete è emersa come uno dei punti fermi
negli scenari, molto alea- tori e contraddittori, dell’evoluzione
dei servizi della biblio- teca nei prossimi cinque anni.3
Un’ulteriore ragione che porta a considerare prioritari i ser- vizi
personalizzati online è la crescente necessità di fornire servizi
agli studenti a distanza, con particolare attenzione per quelli
coinvolti in processi formativi postlaurea o di educazione
permanente. Questi servizi sono tipici delle realtà universitarie,
ma possono risultare esemplificativi per servizi analoghi che
biblioteche di tipo diverso – di pubblica lettura, corporate… –
possono attivare. La crescita della letteratura dedicata ai servizi
bibliotecari per gli studenti a distanza dimostra che in tutto il
mondo la competizione tra le istituzioni di istruzione superiore
sta imponendo alle biblioteche universitarie un modello com-
portamentale estremamente attivo rispetto al servizio all’utente
fuori sede: ne è testimonianza la terza edizione della bibliografia
Library services for open and distant learning,4 che riporta per
gli anni 1994-1999 tanti contri- buti quanti se ne erano registrati
nei precedenti sessanta- cinque anni. Pur trattando questo lavoro
solo dell’offerta di nuovi servizi nell’ambito delle tecnologie di
Internet, è utile sottolineare che la crescita dell’importanza dei
servizi a distanza imporrà di modificare l’organizzazione della
biblioteca in molti altri settori (invio dei documenti,
restituzione, prenotazioni, ela- borazione di dossier) proponendo,
tra gli altri, il problema
3 Come nota Valentina Comba in Comunicare nell’era digitale, p. 79,
l’estate del 1998 può essere considerata il punto di svolta
rispetto ai servizi online delle biblioteche: a Washington si tenne
il Convegno “Reference service in a digital age” (gli atti sono
disponibili al sito <http://lcweb.loc.gov/rr/digiref/>) e in
contemporanea un fascicolo, il 47 (1998), di “Library trends”,
compie un excursus su tutti i servizi che la biblioteca può fornire
agli utenti remoti nell’era delle ICT. 4 ALEXANDER L. SLADE – MARIE
A. KASCUS, Library services for open and distant learning. 5
EUROPEAN COMMUNICATION CONCIL REPORT, E-conomics. 6 Un interessante
articolo di Carol Ann Hughes, dal titolo Information services for
higher education, sui cambiamenti in atto nel mondo della
distribuzione delle informazioni per l’istruzione superiore è
apparso sul numero di dicembre 2000 di “D-LIB Magazine”. In questo
articolo viene per prima cosa sottolineata la strategicità del
settore dell’educazione superiore e del sistema delle biblioteche
per garantire un vantag- gio competitivo alle nazioni. In questo
contesto il mercato per servizi innovativi e di alta qualità per
l’acquisizione diretta di informazioni si espanderà.
Contemporaneamente aumenterà la competizione per acquisire quote di
mercato da parte di soggetti, pubblici, del settore non- profit e
commerciale. In particolare viene segnalato che tra le istituzioni
non-profit, alle quali appartengono la maggior parte delle
bibliote- che, l’offerta di servizi online riorganizzati con
aspetti di “accesso a pagamento” e di progetti collaborativi su
grande scala potrà creare cali di domanda per istituzioni non
capaci di offrire ai propri utenti di riferimento servizi
paragonabili. Secondo l’autrice, nel nuovo spazio com- petitivo,
“il ruolo della biblioteca come aggregatore e fornitore primario di
contenuti per la propria comunità di riferimento sarà minore e meno
unico.” A cominciare dagli studenti, che sempre più manifestano,
anche nei paesi anglosassoni, la tendenza a essere autosufficienti
nella raccolta di informazioni, l’utenza pensa sempre più alla
biblioteca come a una risorsa di ultima istanza. Questo implica che
l’approccio del bibliotecario di reference dovrà tener sempre più
conto che l’utente si rivolge a lui non più nelle prime fasi della
ricerca e con un bisogno spesso non strutturato, ma, al contrario,
solo dopo aver già vagliato molte fonti informative, più o meno
pertinenti e promettenti. Se ritengono di poterselo permettere, sia
in termini di tempo sia di costi, gli utenti preferiscono non
dipendere da altri per soddisfare i propri bisogni informativi,
anche a scapito della qualità, teorica, dell’insieme dei documenti
ritrovati. Un’altra caratteristica dei “nuovi” studenti è che non
amano recarsi in biblioteca anche quando hanno bisogno di aiuto da
parte di un esperto; quello che vogliono è avere a disposizione
l’assistenza “alla mano”. L’articolo cita l’affermazione di William
Arms, editor di “D-Lib Magazine” e autore del “best-seller” tra i
libri sulle biblioteche digitali Digital library, MIT Press, 2000,
riguardo l’incremento drammatico dell’uso delle informazioni
liberamente disponibili su Internet in lavori scientifici.
ARGOMENTI
72 Biblioteche oggi - Settembre 2001
Tab - Diffusione di Internet e reddito pro capite in $ valutato in
base al potere di acquisto
Paese Utenti Internet Popolazione Percentuale utenti PNL pro capite
(stima 1999 (milioni) (milioni) Internet in $ a parità di
potere
sulla popolazione d’acquisto)
USA 169,1 275,6 61,36% $33.900 Svezia 5 8,9 56,18% $20.700
Singapore 2,3 4,1 56,10% $27.800 Norvegia 2,4 4,5 53,33% $25.100
Hong Kong 3,5 7,1 49,30% $23.100 Danimarca 2,6 5,3 49,06% $23.800
Canada 14,6 31,3 46,65% $23.300 Paesi Bassi 7,3 15,9 45,91% $23.100
Taiwan 10 22,2 45,05% $16.100 Australia 8,5 19 44,74% $22.200
Finlandia 2,3 5,2 44,23% $21.000 Corea del Sud 19,4 47,5 40,84%
$13.300 Nuova Zelanda 1,5 3,8 39,47% $17.400 Regno Unito 21 59,5
35,29% $21.800 Austria 2,7 8 33,75% $23.400 Islanda 0,1 0,3 33,33%
$23.500 Svizzera 2,3 7,3 31,51% $27.100 Belgio 3,2 10,2 31,37%
$23.900 Giappone 38,5 126,5 30,43% $23.400 Estonia 0,4 1,4 28,57%
$5.600 Germania 22,5 82,8 27,17% $22.700 Irlanda 1 3,8 26,32%
$20.300 Slovenia 0,5 1,9 26,32% $10.900 Lussemburgo 0,1 0,4 25,00%
$34.200 Italia 13,5 57,6 23,44% $21.400 Francia 10,9 59,3 18,38%
$23.300 Israele 1 5,8 17,24% $18.300 Emirati Arabi Uniti 0,4 2,4
16,67% $17.700 Spagna 6,1 40 15,25% $17.300 Portogallo 1,5 10
15,00% $15.300 Slovacchia 0,7 5,4 12,96% $8.500 Grecia 1,3 10,6
12,26% $13.900 Uruguay 0,3 3,3 9,09% $8.500 Lettonia 0,2 2,4 8,33%
$4.200 Polonia 2,8 38,6 7,25% $7.200 Ungheria 0,7 10,1 6,93% $7.800
Malaisia 1,5 21,8 6,88% $10.700 Russia 9,2 146 6,30% $4.200 Brasile
9,8 172,8 5,67% $6.150 Libano 0,2 3,6 5,56% $4.500 Lituania 0,2 3,6
5,56% $4.800 Costa Rica 0,2 3,7 5,41% $7.100 Kuwait 0,1 2 5,00%
$22.500 Puerto Rico 0,2 4 5,00% $9.800 Sud Africa 1,8 43,4 4,15%
$6.900 Oman 0,1 2,5 4,00% $8.000 Cile 0,6 15,1 3,97% $12.400 Ceca
Rep. 0,4 10,3 3,88% $11.700 Turchia 2 65,7 3,04% $6.200 Argentina 1
37 2,70% $10.000 Romania 0,6 22,4 2,68% $3.900
ad applicare prezzi tali da permettere di raggiungere in tem- pi
brevi quote di mercato consistenti, convivranno con l’ac- centuarsi
della skimming strategy (strategia che punta ad in- tercettare solo
i clienti disposti a pagare i prezzi più alti), ti- pica degli
editori scientifici, mentre la diffusione della strate- gia follow
the free, quasi certamente, occuperà uno spazio sempre maggiore
sulla rete. La rete potrà avere altri effetti di notevole rilievo
sulle conve- nienze di localizzazione dei servizi LIS (Library and
Information Service). Ancora a metà degli anni Novanta, si po- teva
pensare che la tendenza dei servizi che trattano informa- zioni a
concentrarsi attorno alle fonti delle informazioni stesse7
potesse valere anche per i servizi LIS, mentre ora, a mio pare- re,
questo non può più essere considerato come un fattore di garanzia
di stabilità, specie per le biblioteche dei settori più in-
novativi. Anche le biblioteche potranno essere coinvolte nei
processi di delocalizzazione tipici dell’economia globale.
Queste considerazioni possono non apparire ancora eviden- ti in
Italia, perché il nostro paese mostra una diffusione del- le ICT
ancora abbastanza bassa. Nel 1997 solo il 2,7% delle famiglie aveva
un accesso a Internet8 e solo dal 1999 l’offer- ta di accessi
gratuiti ha fatto avvicinare molti nuovi utenti a Internet, 17% nel
gennaio 2000,9 23% nel marzo 2001,10 an- che se la maggioranza di
questi ancora stenta a utilizzare con piena padronanza le risorse
che la rete mette a disposi- zione. Sostanzialmente l’Italia si
colloca in una fascia bassa per accesso a Internet tra i paesi con
redditi comparabili.11
Gli effetti attesi a medio termine della diffusione di massa delle
ICT si possono suddividere in: disintermediazione, tra- sformazione
dei linguaggi pubblicitari/informativi, sofisticazio- ne delle
tecniche di relazione tra azienda e singolo cliente. Nonostante la
vulgata della new economy, diffusa dai mezzi di comunicazione di
massa, tenda a sottolineare l’e-commer- ce e gli aspetti ludici
della rete, Internet, al di là di una
Biblioteche oggi - Settembre 2001 73
Anche i docenti manifestano una tendenza a voler controllare il
proprio ambiente informativo. La preoccupazione di chiedere alla
biblioteca di organizzare scaffali di documenti riservati per l’uso
nei corsi, tipica dei college americani, sta lasciando il posto
all’uso di software come WebCT che consentono di fornire link a
informazioni elettroniche integrate con glossari e pagine di
supporto. La conclusione cui arriva Carol Ann Hughes, che, dopo più
di dieci anni di lavoro in biblioteche universitarie è passata a
una delle aziende che fanno concorrenza sul web alle biblioteche,
la Questia (www.questia.com), è di non “focalizzarsi su una o due
strategie confortevoli forse perché traduzioni in nuova veste di
abitudini del passato. I bibliotecari devono sperimentare di più,
uscire dagli edifici delle bibliote- che e parlare con la gente che
non usa la biblioteca, lasciandosi coinvolgere dai problemi che
stanno modellando il mondo dell’istruzione superiore in generale”.
7 ILLERIS, The service economy, p. 118 e sg. 8 Oecd information
technology outlook 2000, p. 231. 9 Oecd information technology
outlook 2001, p. 98. Il rapporto annuale dell’OCSE fornisce altri
dati significativi sulla penetrazione di Internet nei vari paesi,
sui comportamenti degli utenti e sui costi per i collegamenti. 10
Global Internet Statistics,
<http://www.glreach.com/globstats/>. 11 Combinando i dati del
già citato sito Global Internet Statistics con quelli molto
aggiornati del CIA World Fact Book 2000, si può compila- re una
tabella che dà conto delle dimensioni dell’accesso a Internet nei
vari paesi (vedi tabella di p. 72-73). In questa tabella l’Italia
supera solo la Francia e il Kuwait tra i paesi con reddito pro
capite superiore ai 20.000$.
Paese Utenti Internet Popolazione Percentuale utenti PNL pro capite
(stima 1999 (milioni) (milioni) Internet in $ a parità di
potere
sulla popolazione d’acquisto)
Messico 2,5 100,3 2,49% $8.500 Giordania 0,1 5 2,00% $3.500 Cina
22,5 1262 1,78% $3.800 Venezuela 0,4 23,5 1,70% $8.000 Thailandia 1
61,2 1,63% $6.400 Colombia 0,6 39,6 1,52% $6.200 Perù 0,4 27 1,48%
$4.400 Arabia Saudita 0,3 22 1,36% $9.000 Bolivia 0,1 8 1,25%
$3.000 Tunisia 0,1 9,6 1,04% $5.500 Indonesia 2 225 0,89% $2.800
Pakistan 1,2 141,5 0,85% $2.000 Filippine 0,5 81,1 0,62% $3.600
Egitto 0,4 68,4 0,58% $3.000 India 5,5 1014 0,54% $1.800 Marocco
0,1 30,1 0,33% $3.600 Iran 0,1 65,6 0,15% $5.300 Vietnam 0,1 78,8
0,13% $1.850 Fonti: Global Internet Statistics e CIA World Fact
Book 2000
ristretta fascia di addetti ai lavori o di appassionati, è essen-
zialmente uno strumento per lo scambio, la ricerca e l’uso di
informazioni, come acutamente osserva Mike Bloomberg:
I don’t surf the Web for entertainment. I don’t do e- commerce on
the Web. I do use the Web for infor- mation.12
Gli effetti sopra citati saranno quindi pesantemente risentiti
dalle biblioteche in quanto mediatrici dell’informazione. Rimanere
ancorati al modello di erogazione delle informa- zioni
eminentemente passivo e standardizzato pone le bi- blioteche nella
condizione di non riuscire ad adattarsi a uno scenario così
modificato.13 Al contrario, se le esperienze di valorizzazione
delle capacità di produzione di meta-informa- zione, di
orientamento disinteressato dell’utente, di utilizzo di materiali
informativi di diverso formato, provenienza e possesso porteranno a
un modello di biblioteca che pone al proprio centro l’erogazione di
un servizio informativo perso- nalizzato e interattivo, allora
potremo assistere a un amplia- mento e arricchimento della funzione
delle biblioteche. La biblioteca deve saper valorizzare le capacità
dei bibliote- cari, quando adeguatamente sviluppate e
interiorizzate, di fornire un servizio personalizzato, che potremmo
definire high touch, in modo da poterlo riproporre in ambiente high
tech.14
La trasformazione dei modelli organizzativi non è una possi-
bilità ma una necessità; non farlo significa mettere a repen-
taglio l’esistenza delle biblioteche e con esse anche i valori che
le caratterizzano. Un esempio, largamente citato, di un’istituzione
plurisecolare che ha rischiato di crollare in tempi rapidissimi per
non aver capito quello che avrebbe si- gnificato per il proprio
business l’introduzione delle tecnolo- gie digitali è
l’Enciclopedia Britannica; l’unica reale possibi- lità di
sopravvivenza di questo marchio è stata quella di tra- sformarsi in
un portale informativo finanziato dalla pubbli- cità (il sito a
pagamento e senza pubblicità ha riscosso poco successo).15
Per far fronte a questi cambiamenti, le biblioteche devono
sviluppare nuovi servizi attraverso i quali stabilire un forte
rapporto con la propria utenza di riferimento. È necessario
ri-ingegnerizzare il processo produttivo delle informazioni per far
sì che il know-how dell’organizzazione bibliotecaria sia fornito
all’utente in forme tali da renderlo più gradito e funzionale alle
nuove abitudini di fruizione delle informa- zioni che l’utilizzo
della rete sta diffondendo. Le biblioteche, anche grazie al fatto
che molte di esse fanno parte del settore della ricerca che, con i
militari, ha creato e sviluppato Internet, sono state
all’avanguardia nell’adottare le ICT. L’essere state
all’avanguardia non significa comunque essere destinate a sfruttare
con più successo le potenzialità del mezzo. Gli ultimi arrivati, i
ventenni dell’e-business, non hanno retaggi e tradizioni da
rispettare e sono animati dal
ARGOMENTI
74 Biblioteche oggi - Settembre 2001
12 Intervista riportata a pagina 217 del libro Web rules di Tom
Murphy. 13 Il modello di web bibliotecario più organicamente
pensato e diffuso in Italia è quello che origina dal gruppo
raccolto attorno ad AIB- Web che, in particolare attraverso gli
interventi di Riccardo Ridi, ha prodotto una serie di importanti
documenti fortemente centrati sulla ne- cessità di produrre siti
web “da bibliotecari”, sottolineando che la sensibilità del
bibliotecario per la coerenza, identificabilità e conservazio- ne
del documento dovrebbe fare da supporto per siti web di qualità e
gestiti con ottica documentaria. Pur condividendo i forti richiami
alla necessità di siti di qualità, ritengo che queste proposte
siano troppo legate a una visione dei siti bi- bliotecari del
“primo stadio”, mentre viene poco sottolineata la necessità di
evolvere verso modelli di siti con forte dinamicità, interattività
e personalizzazione rispetto ai quali la parte rilevante della
tradizione bibliotecaria non sarà quella relativa al trattamento
bibliografico e con- servativo dei documenti ma quella del servizio
all’utente, del reference, del documentalista. Fra tutti i
documenti prodotti dal gruppo cito RICCARDO RIDI, La qualità del
web della biblioteca come equilibrio tra forze centrifughe e
centripete: alcuni requisiti fondamentali, “Biblioteche oggi”, 19
(2000), 7, p.50-61. Nel Convegno “Comunicare la biblioteca. Nuove
strategie di marketing e modelli di interazione”, Milano, 15-16
marzo 2001, il problema della necessità di offrire ai propri utenti
siti web dinamici orientati al servizio è rimasto in secondo piano
rispetto a temi più propriamente di comunicazione. Alcune
interessanti indicazioni per l’applicazione di tecniche di
marketing avanzate (Di Domenico e Rosco) riguardano la biblioteca
in generale e non il sito web in specifico. L’intervento di Elena
Boretti, molto interessante per quanto riguarda il reference online
in generale, non tratta in specifico della evoluzione dei siti web.
Anche l’interessante articolo di Maria Stella Rasetti sul numero di
novembre 2000 di “Biblioteche oggi” presenta un modello di sito web
che, pur essendo interpretato secondo un punto di vista molto
diverso, teso cioè a rilevare le potenzialità di strumento
gestionale del sito della biblioteca, rivela una visione che cerca
le ragioni dell’organizzazione del sito web fuori da quelle che
appaiono le caratteristiche proprie del medium. In questo caso, il
sito web assurge a sostituto di tecnologie informatiche che, in
altre realtà aziendali, sono rappresentate da specifici pro- grammi
per la gestione dei flussi di lavoro, per il monitoraggio dei
progetti, per la gestione dei documenti aziendali. La scelta di
sostituire a specifici programmi la tecnologia web non è
esplicitamente giustificata; gli eventuali vantaggi, che a mio
parere esistono e possono essere consistenti, non emergono. L’uso
del web come strumento gestionale, pur essendo l’esempio
presentato, a mio parere, troppo limitato e poco significativo
perché non accompagnato da un impiego massiccio di tecnologie per
la gestione server side, sarà sicuramente uno degli sviluppi del
web come ampiamente documentato in letteratura e con esempi
extra-bibliotecari molto consistenti (MARIA STELLA RASETTI,
L’odalisca sul risciò: l’uso del sito web come strumento di
management per valutare e dirigere i processi organizzativi in
biblioteca, “Biblioteche oggi”, 18, 2000, 9, p. 8-20). 14 Pagine
web <http://www.slis.ualberta.ca/cap00/jshires/one.htm>
consultate il 15/12/2000. Servizi online che valorizzino le
capacità tipiche dei bibliotecari di stabilire un rapporto con
l’utente, di intavolare “il colloquio amichevole”, devono cercare
di riprodurre e sostituire, con un mezzo che esclude il contatto
diretto, il “calore” del rapporto che risulta essere un fattore
fondamentale per la transazione di reference (LEONARDI, p.
103-104). 15 EVANS – WURSTER, Blown to bits, p. 1-7.
desiderio di esplorare tutte le possibili strade per sfruttare le
nuove opportunità di successo fornite dalle tecnologie
Internet.16
Fondamentale, a mio parere, è che lo sviluppo di questi nuovi
atteggiamenti da parte della biblioteca sia fortemente guidato da
un approccio orientato all’utente e fondato su un’acquisizione
consapevole e diffusa in tutta l’organizzazio- ne delle indicazioni
provenienti dal settore del commercio elettronico e del marketing
via Internet. L’atteggiamento dei bibliotecari verso i
“prodotti/servizi” de- ve appropriarsi e arricchirsi della lezione
del marketing, che mai prescinde dalla consapevolezza che i
prodotti hanno un ciclo di vita e che quindi vanno progettati,
sviluppati, sfrut- tati e poi dismessi. In quanto gestori di
strutture che spesso sono senza scopo di lucro, i bibliotecari
tendono a conside- rare i propri prodotti come permanenti: al
massimo riescono a comprendere la necessità di offrire nuovi
servizi ai propri utenti, ma è difficile che accettino l’idea che
tra innovazione e conservazione dei vecchi prodotti c’è un
trade-off.17
Mentre in un ambiente in lenta evoluzione e in presenza di una
“clientela” fortemente vincolata, i bibliotecari potevano
accogliere gli stimoli del marketing in modo da utilizzarne alcune
tecniche a fini “promozionali”, ma sostanzialmente mantenendo la
centralità sui prodotti tradizionali, ora, in presenza di una
“clientela” che può decidere di rivolgersi fa- cilmente ad altri
ciò non può bastare. Affermazioni come questa:
Certainly, the marketeers managing a major brand […] need
analytical structures and recognised marketing techniques. But for
those of us simply concerned with ensuring that our costumers’
needs are met effectively by our product or service (rather than
someone else’s), common sense is the main talent required,18
che sembrano indicare un’autosufficienza del sapere biblio- tecario
rispetto alle scienze manageriali, per bibliotecari me- no attenti
dell’autrice possono trasformarsi in un’erronea in-
dicazione della possibilità di trasportare sulla rete i servizi
svolti attualmente in biblioteca senza valutare quali siano le
esigenze cui rispondere e quali le tecniche da usare. Se in- fatti
non si tiene conto di quanto emerge dagli studi di marketing si
rischia di farsi guidare dalla convinzione che si tratta solo di
utilizzare un nuovo mezzo per fornire i servizi tradizionali,
mentre la realtà ci propone modi nuovi non per erogare vecchi
servizi ma per soddisfare bisogni vecchi e nuovi.19
Una delle caratteristiche più rilevanti dell’economia della re- te
è il profondo cambiamento che sta avvenendo rispetto a uno dei
paradigmi fondamentali della “vecchia economia”, cioè il trade-off
tra “ricchezza informativa” e “accessibilità di massa” (richness or
reach). La diffusione di massa della con- nessione alla rete e
l’imporsi di standard universali sta ridefi- nendo i canali
informativi che connettono gli operatori con i loro clienti,
fornitori e impiegati (o concorrenti). I vantaggi competitivi di
ognuno sono messi in forse dalla possibilità per i clienti di
accedere a un amplissimo universo di alter- native, per i fornitori
di scavalcare gli intermediari e per i concorrenti (o impiegati) di
accaparrarsi le parti più rilevanti delle catene del valore di ogni
altra azienda.20
Questo scenario è valido anche per le biblioteche; sarebbe
illusorio pensare di potersi ritagliare un ruolo semplicemente
ritirandosi su quelli che sono i propri segmenti di mercato più
certi o redditizi. Non servirà pensare che i nostri utenti saranno
impossibilitati a rivolgersi ad altri a causa del nostro controllo
sulle risorse economiche necessarie ad accedere a fonti informative
a pagamento, o che si sentiranno vincolati dalla necessità di usare
materiale storico in nostro possesso. Fidarsi di questi vantaggi
significa esporsi a brusche cadute di domanda per il sorgere di
servizi innovativi che i nostri stakeholder riterranno più
economici, comodi o utili. Solo chi possiede materiale storico di
estrema rarità e valore do- cumentario, cioè a prescindere
dall’informazione veicolata, può contare sul posseduto come
condizione di competiti- vità; per tutti gli altri la capacità di
fornire servizi di accesso all’informazione sarà il vero punto
attorno al quale organiz- zare il servizio.
Biblioteche oggi - Settembre 2001 75
16 Esempi di servizi informazioni definiti “multi-media web-based
question-answering”: Kasamba: <http://www.kasamba.com/>;
AllExperts.com: <http://www.allexperts.com/>;
Askanexpert.com: <http://www.askanexpert.com/>. 17 Sul ciclo
di vita del prodotto si veda WEINGAND, Marketing/planning library
and information services, p.95-96. Se consultiamo il manuale del
1990 di FERRUCCIO DIOZZI, Il management in biblioteca, il capitolo
relativo al marketing è in gran parte centrato sulla comunicazione
e sulla promozione di nuovi servizi mentre è assente la
problematica del ciclo di vita dei prodotti. Nell’opera di Di
Domenico e Rosco, Comunicazione e marketing della biblioteca, il
tema del prodotto è trattato alle pagine 38-39, ponendo in evidenza
la necessità di valutare le potenzialità del prodotto, ma in modo
tale da rendere poco chiaro che non si tratta solo di capire quali
sono i prodotti/servizi da aggiun- gere al mix, ma di valutare con
giusto anticipo anche quali siano quelli che possono diventare un
inutile fardello. 18 BRIDGET BATCHELOR, Marketing the information
service, in Handbook of special librarianship and information work,
p. 373. 19 I prodotti/servizi online della biblioteca possono
essere “nuovi” in base a uno dei seguenti criteri: – prodotti che
creano un intero nuovo mercato; – prodotti che consentono alle
biblioteche di entrare per la prima volta in un segmento di mercato
esistente; – prodotti che si aggiungono a linee di prodotti
esistenti; – prodotti migliorativi di prodotti esistenti; –
prodotti riposizionati per attrarre clienti appartenenti a segmenti
di mercato non tradizionalmente serviti; – prodotti modificati per
ottenere riduzioni di costi. Solo una bassa percentuale (10%) delle
innovazioni si colloca nella prima catagoria; il 70% appartiene
alla 2a, 3a e 4a che si caratterizzano per estensioni o modifiche a
prodotti esistenti; il 20% rimanente appartiene alle ultime due,
che implicano solo cambiamenti di marketing o di processo
produttivo (LAMBIN, Marketing, p 265). 20 EVANS – WURSTER, Blown to
bits.
Valentina Comba, nel suo recente libro Comunicare nell’era
digitale, ricorda una panel session tenuta in occasione del
Convegno “Teaching in libraries” (Firenze 1998) durante la quale si
svolse un confronto intorno al tema “chi meglio po- teva insegnare
all’utente a navigare efficacemente nell’infor- mazione nell’epoca
contemporanea”: le figure individuate furono “l’ingegnere,
l’utente, il bibliotecario, il docente e il bibliotecario di
biblioteca nazionale”.21 A due anni di distan- za, questo elenco
appare assolutamente insufficiente perché sono completamente
assenti coloro che realmente stanno occupando il “luogo” centrale
della rete: i gestori di portali o “vortali”, i produttori di
contenuti, i fornitori di accessi. Né i bibliotecari, né i
tecnologi e tanto meno i docenti sono riusciti ad avere un ruolo
centrale nella comunicazione delle “istruzioni” su come cercare
informazioni in rete. Tra le figu- re considerate durante il
convegno, solo l’utente, credo, po- trebbe legittimamente aspirare
a partecipare a un dibattito simile organizzato oggi: due anni di
esperienza hanno di- mostrato come la comunicazione diretta da
persona a perso- na sia la fonte più importante di acculturamento
sull’uso della rete. Le biblioteche universitarie, ma anche quelle
pubbliche o aziendali, devono riuscire a trasformare il proprio
modo di operare come se i servizi che distribuiscono
“gratuitamente” alla propria utenza di riferimento fossero
“venduti”, transa- zione per transazione, e non in base a
stanziamenti globali. I clienti delle biblioteche devono essere
resi consapevoli che il servizio offerto, pur gratuito, è di valore
e ha costi consistenti. Il personale deve comprendere che se il
“clien- te” non è soddisfatto, il fatto che, in apparenza, non
abbia pagato il servizio non può essere una scusa per evitare di
porre in essere tutte le azioni necessarie perché ciò non si
ripeta. I bibliotecari devono sentire la necessità di “vendere” i
propri servizi, anche se ciò non si traduce (in modo diret- to) in
incassi monetari.
Caratteristiche fondamentali dell’ambiente digitale In base a
quanto afferma Janet Murrey del MIT, gli aspetti fondamentali della
comunicazione digitale sono quattro: – proceduralità; –
partecipazione; – spazialità; – enciclopedicità.
Gli ambienti digitali sono procedurali
L’ambiente digitale è governato dalla semplicità del “pensie- ro”
degli elaboratori; gli elaboratori sono macchine logiche che
seguono strettamente le regole date: tutto ciò che gli elaboratori
fanno è seguire alla lettera le regole del software e dell’hardware
su cui è montato il programma in esecuzio- ne. Queste regole
possono essere molto flessibili: elaborato- ri ben programmati
possono creare stupefacenti illusioni di intelligenza, spontaneità
e attenzione a dettagli in apparenza
non esplicitamente espressi. Molti programmi finora utilizzati sono
stati finalizzati a migliorare le prestazioni delle strutture
aziendali; raramente hanno avuto con i clienti un’interazione
diretta che non fosse o molto semplice o controllata da ope- ratori
umani. Con Internet l’obiettivo è molto più ambizioso: i programmi,
in sé procedurali, creeranno un ambiente con il quale i clienti
interagiranno direttamente e saranno in gra- do di modificare le
proprie prestazioni in base alle esigenze di questi.
Gli ambienti digitali sono partecipativi
Gli ambienti digitali raggiungono il massimo della loro po- tenza
quando incoraggiano il senso di partecipazione. La partecipazione
conduce sia al successo nella ricerca delle informazioni
desiderate, sia ad essere soddisfatti dell’espe- rienza di un
“lavoro” online. Uno degli aspetti più importan- ti della
partecipazione è la facilità d’uso. Janet Murray affer- ma che la
combinazione di regole procedurali e aspetti par- tecipativi deve
condurre all’interattività. La partecipazione fornisce il feedback
tra il computer e l’utente; le regole tra- sformano i feedback
dell’utente consentendo all’ambiente digitale di modificarsi per
adattarsi alle esigenze dello stes- so. Al centro di ogni sistema
personalizzato c’è un insieme di regole che determina che cosa
presentare ad ogni singolo utente web.
Gli ambienti digitali sono spaziali
Anche se la maggior parte degli utenti non ha a disposizio- ne
accessi a Internet sufficientemente veloci per sperimenta- re
l’utilizzo di ambienti digitali simili a quelli creati per i vi-
deogiochi, del tipo di Riven o Myst, l’utilizzo di Internet
comporta un importante elemento spaziale. I termini usati sono un
forte segnale di ciò: gli utenti “navigano”, quando non comprendono
quali informazioni stiano ricevendo dalla rete usano dire di
“essersi persi”. I siti web meglio costruiti utilizzano questo
aspetto provvedendo a fornire un’immagi- ne fortemente connotata
per aspetti spaziali che sottolinea- no l’accoglienza e la
familiarità dell’ambiente. La metafora spaziale è sicuramente un
punto fermo nei metodi per ren- dere l’ambiente online facile e
amichevole da usare.
Gli ambienti digitali sono enciclopedici
L’archiviazione di informazioni in ambienti digitali è econo- mica,
poco voluminosa e aggiornabile. L’aggiunta della pos- sibilità di
collegare informazioni disparate e collocate in “luoghi” fisici o
logici lontani rende l’ambiente digitale ten- denzialmente
enciclopedico.
Il “terzo stadio” dei servizi su Internet Le modalità dell’uso di
Internet, e in particolare dei siti web, da parte delle
organizzazioni sono classificati da Ward Hanson in tre
stadi:22
ARGOMENTI
76 Biblioteche oggi - Settembre 2001
21 COMBA, Comunicare nell’era digitale, p. 94-95. 22 HANSON,
Principles of Internet marketing, p. 10 e sg.
1) siti pubblicazione; 2) siti interattivi (databases e forms); 3)
siti personalizzati. I siti del primo stadio, quelli editoriali,
offrono la stessa informazione a tutti, con il materiale che si può
trovare “cliccando” lungo gli hyperlink. Questi siti non sono
neces- sariamente limitati o di basso livello, anzi possono
contene- re migliaia di pagine, documenti interessantissimi e di
otti- mo livello scientifico, immagini, suoni, video. L’aspetto che
rimane assente è il dialogo tra il sito e l’utente. I siti del
secondo stadio uniscono le grandi potenzialità of- ferte dalla
facilità di pubblicazione che si ritrova nei siti del primo stadio
con servizi per ritrovare informazioni e ottene- re risposte
attraverso la creazione di apposite pagine web o tramite e-mail.
Molti dei siti bibliotecari sono attualmente situati a questo li-
vello, come d’altronde la maggior parte dei siti dell’e-com- merce.
I siti del terzo stadio creano dinamicamente pagine che ri-
spondono a bisogni di singoli utenti. Questi siti non sono li-
mitati ad azioni del tipo domanda/risposta ma creano un dialogo con
l’utente, anticipando le scelte dello stesso, sug- gerendo
possibili alternative, presentando le novità in deter- minati
settori. Uno dei fattori che più spinge verso i siti del terzo
stadio è la possibilità che gli erogatori di servizi on line
intravedono di condurre indagini approfondite sui clienti, sia
reali che potenziali, con costi decisamente inferiori a quelli
sopportati negli ambiti di vendita tradizionali. Si deve però
considerare che questi utilizzi di Internet pongono problemi di
ordine etico e legale molto importanti, specie se si pensa di
esten-
derli all’ambito dei servizi bibliotecari, tradizionalmente più
sensibili a considerare molto rilevante la privacy dei propri
utenti rispetto alle aziende orientate al “mercato”.23
Questi siti sono certamente i più stimolanti anche se, per ora, i
meno diffusi: le conoscenze necessarie per costruire siti dei primi
due tipi devono essere possedute e utilizzate correttamente, ma, in
più, è necessario stabilire una connes- sione e collaborazione
diretta con l’utente. Sarà l’utente che, oltre a fornire i dati
necessari a identificarlo, dovrà dare no- tizia di quali sono i
suoi desideri, i suoi interessi, le sue aspettative. A causa della
loro complessità, sia dal punto di vista della progettazione che
della realizzazione, lo sviluppo dei siti del terzo stadio è un
fenomeno ancora circoscritto e gli esempi in campo bibliotecario
sono ancora limitati a poche decine. La creazione di siti di terzo
livello deve essere attentamente condotta e pianificata perché la
complessità dell’interazione che avviene tra servizio e cliente e
il rilievo che siti di que- sto tipo hanno nelle strategie
comunicative e di erogazione dei servizi da parte dell’azienda non
consentono errori.
Good web site design is a means and not an end. The end has to be
the end user – the customer.24
L’utilizzo delle tecnologie Internet per fornire servizi consen-
tirà – si spera – di impiegare la strategia dell’adattamento e
della personalizzazione dei prodotti senza incorrere in ec- cessivi
problemi di gestione dell’interazione con il cliente e contenendo i
costi al punto tale da rendere sostenibile que- sta scelta nel
lungo periodo.25 (vedi figura 1)
Biblioteche oggi - Settembre 2001 77
23 FRANCH, La comunicazione online. 24 DALGLEISH,
Customer-effective web site, p. 2. 25 Kotler presenta la
personalizzazione come una delle pratiche di mercato vincenti, ma
indica nei costi e nelle difficoltà di applicazione i li- miti di
tale strategia (KOTLER, Il marketing secondo Kotler, p. 9).
Riguardo alle problematiche relative alla facilità d’uso dei siti
web, sia tecno- logiche, sia di organizzazione del contenuto, si
può consultare VISCIOLA, Usabilità dei siti web. 26 HANSON,
Principles of Internet marketing, p. 96.
Trasmissione uno a molti Trasmissione mirata Interazione uno a uno
(medesimo messaggio a tutti) (direzione unica, diversi messaggi)
(messaggi unici ai singoli individui
con feedback)
Fig. 1 - Dalla trasmissione al dialogo 26
Adeguarsi alle specificità degli ambienti online La necessità di
andare oltre i siti web del primo stadio è or- mai estremamente
diffusa. Il confronto con i siti commerciali costringe a sfruttare
tutte le opportunità per arricchire i siti delle biblioteche con
funzionalità sempre più accattivanti. Sono molte le sperimentazioni
dell’utilizzo di software gra- tuiti o semi-gratuiti per migliorare
i siti bibliotecari spingen- doli verso siti sempre più
avanzati.27
Al di fuori dell’ambito di Internet, gli strumenti usati per
comprendere i bisogni degli utenti sono molti (indagini te-
lefoniche, rilevazioni, focus group, test di mercato, analisi dei
dati d’uso delle risorse), ma tutti portano a proporre ser- vizi
che, pur differenziati, rispondono solo a una domanda media di
determinati gruppi di utenti. La personalizzazione, forma speciale
di differenziazione del prodotto che trasforma un servizio standard
in una soluzio- ne specifica per quello specifico individuo che è
l’utente reale, era riservata a servizi di altissimo livello e di
elevatis- simo costo. Personalizzare un servizio significa, per
prima cosa, enfatiz- zare la volontà di far risparmiare tempo
all’utente/cliente. Questo fattore, il tempo del “consumatore” –
che, almeno teoricamente, è centrale da decenni nel pensiero
biblioteco- nomico – è un fattore che solo recentemente è diventato
centrale nel pensiero aziendale. Risparmiare tempo, per le aziende,
era considerato vitale quando si valutavano i pro- cessi di
produzione dei beni e dei servizi, mentre non c’era molta
attenzione per quanto riguardava il valore che il con- sumatore
attribuiva al proprio tempo (addirittura nelle azien- de pubbliche
il tempo speso dal consumatore era assoluta- mente non
considerato). Gli ultimi anni hanno visto le aziende competere
offrendo al consumatore la possibilità di spendere meno tempo per
ottenere beni e servizi: è forse superfluo ricordare che per quanto
riguarda le aziende dell’e-commerce questo appare essere uno dei
vantaggi competitivi.28
Le possibilità offerte dalle tecnologie informatiche possono
consentire alle biblioteche di trasformare in realtà la preoc-
cupazione, sinora troppo spesso teorica, per il tempo dell’utente.
Essere capaci di individuare fonti informative, di indicizzarle e
di interagire con l’utente deve consentire di fornire prodotti
informativi personalizzabili e a forte valore aggiunto. La
biblioteca non deve presentarsi in nessun mo- do sul mercato dei
servizi informativi come un’alternativa a basso costo, ma di scarsa
qualità, ai servizi documentari a pagamento. Al contrario, deve
porsi come un canale per il recupero delle informazioni efficiente
perché fortemente orientato a predisporre servizi in funzione di
una specifica clientela, della quale conosce, perché tiene sotto
controllo, i bisogni e i desideri.
In generale la biblioteca nell’era del digitale – la biblioteca che
sempre più spesso viene definita “ibrida”, anche se que- sto
termine mi pare rischi di riprodurre la centralità del ma- teriale
trattato a scapito della centralità del servizio – ricade nelle tre
categorie dell’aggregatore, del creatore e del valida- tore di
informazioni. Il ruolo principale delle biblioteche del futuro sarà
quello di gestire l’accesso ai contenuti intellettua- li di
documenti su qualsiasi supporto siano, relegando in se- condo piano
la tradizionale funzione di aggregatore. La capacità di produrre
informazioni sarà, per la maggior parte delle biblioteche,
limitata, e lo sarà in particolare per tutte le biblioteche che non
possiedono collezioni storiche o rare. La funzione di “validatore”,
di selezionatore dell’informazio- ne delle biblioteche, che
tradizionalmente è coincisa con la scelta di acquisizione dei
documenti cartacei, diviene sem- pre più controversa anche se potrà
essere quella maggior- mente da sviluppare. La problematicità della
funzione di se- lezione sta nella sempre più ampia delega nella
scelta dei documenti che le biblioteche danno a soggetti esterni
(forni- tori, consorzi, aggregatori) e nella necessità di
confrontarsi con il caotico estendersi del web. La progettazione di
servizi on-line personalizzati è un modo molto concreto per provare
a dare una risposta a questi cambiamenti: la nuova biblioteca si
propone come un “luo- go” dove il singolo utente trova un punto di
ancoraggio ri- spetto all’esplosione dell’offerta informativa, un
“luogo” che, tenendo conto delle esigenze specifiche, offre un
servizio di orientamento e di organizzazione delle informazioni.
Per riuscire a dar vita in modo efficiente ed efficace a servizi di
questo tipo è comunque necessario fondarsi su scelte preci- se di
quali siano le caratteristiche che questi servizi devono avere e di
quali risorse siano necessarie per svilupparle.
Tendenze dell’utenza L’articolo di Steve Coffman e Susan McGlamery,
The libra- rian and Mr. Jeeves,29 può essere preso come punto di
riferi- mento per valutare le nuove tendenze dell’utenza rispetto
al servizio di reference, cioè all’aspetto più qualificante e pro-
fessionalizzato del lavoro in biblioteca. Come segnalato
nell’articolo, consultando l’archivio della li- sta di discussione
Libref 30 si possono trovare indicazioni che testimoniano un
diffuso fenomeno di contrazione della do- manda di consulenza nelle
biblioteche americane. Il fenomeno è testimoniato dai dati
dell’Association of Research Libraries e da quelli del National
Center for Education Statistics che indicano un declino delle
domande di reference per tutte le biblioteche universitarie
americane di circa il 10 % in due anni: da 2,1 milioni di domande
la settimana nel 1994 a 1,9 milioni nel 1996. Il dato per le
bi-
ARGOMENTI
78 Biblioteche oggi - Settembre 2001
27 Un’ampia rassegna di siti di questo tipo può essere trovata
sulle pagine web di Polly-Alida Farrington, consultabili
all’indirizzo <http://www.albany.net/~paf/nyla2000/>, che
riportano la sua presentazione alla New York Library Association,
2000 Annual Meeting Saratoga Springs, NY (Nov. 1 - 4, 2000). 28
MASERA, Il mercato digitale, p. 43-59. 29 COFFMAN – MCGLAMERY, The
librarian and Mr. Jeeves, “American Libraries”, May 2000. 30
L’archivio di Libref può essere consultato all’indirizzo web
<http://listserv.kent.edu/archives/libref-l.html>.
blioteche pubbliche tra il 1994 e il 1996 era di segno positi- vo
per circa il 2 %, ma si deve tener conto che la diffusione di
Internet nelle università americane è stata precedente a quella
avvenuta nel pubblico di massa che solo nel 1996 ha cominciato a
raggiungere numeri significativi. Come dice Roy Tennant in
Determining our digital destiny,
one can only conjecture on the reason, but my mo- ney is on the
Internet.31
Questa congettura può essere indirettamente avvalorata dal- la
valutazione del fenomeno del reference commerciale su web. I siti
che, a differenza dei motori di ricerca, cercano di fornire
risposte dirette alle domande degli utenti hanno avu- to un
successo esplosivo. Per esempio il sito AskJeeves è riuscito ad
avere circa 11 milioni di utenti al mese con circa 200 milioni di
domande poste nell’ultimo quadrimestre del 1999.32
Un altro esempio di servizio di reference commerciale on line che
in poco tempo ha ottenuto un audience impressio- nante è Webhelp.
Il sito, aperto nel novembre 1999, in 17 settimane è stato visitato
da 30 milioni di utenti (press release di Webhelp del 31 maggio
2000) mentre in base ai dati rilevati da Nielsen nell’aprile 2000
il sito si collocava al 122° posto tra i siti visitati partendo da
luoghi di lavoro (432.655 visitatori unici la settimana) e al 143°
posto tra quelli visitati partendo da casa (535.036 visitatori
unici la settimana) (press release di Webhelp del 12 aprile
2000).33
Riguardo alla non eccelsa qualità di questi servizi, cito
un’eloquente frase tratta da un articolo di Lisa Guernsey sul “New
York Times”:
Oscar Wilde is said to have defined an expert as an ordinary man
away from home giving advice. Today, those words may be truer than
ever, with a few tweaks. An expert, it seems, is now an ordinary
person sitting at home, beaming advice over the Internet.
Nonostante la sua scarsa qualità, è importante che le biblio- teche
siano consapevoli della sfida che il reference commer- ciale su
Internet rappresenta al loro core business: l’assisten- za agli
utenti. Incidentalmente va sottolineato che questi servizi commer-
ciali dedicano un’attenzione costante a quello che spesso si rivela
essere il punto debole dell’offerta dei servizi di refe- rence
online da parte delle biblioteche: il marketing. Troppo
frequentemente la filosofia con cui vengono gestiti i servizi di
reference online delle biblioteche è: “build it and they will
come”,34 che molte volte si rivela fallimentare, a pre- scindere
dalla magari ottima qualità delle risposte.
La realtà che emerge da un recente articolo apparso su CNN.com35 è
che Internet non sta affatto provocando una crisi di domanda per i
servizi di reference delle biblioteche, quello che sta facendo è
modificare la qualità della doman- da. Il numero degli specialisti
di reference nelle biblioteche pubbliche americane è cresciuto dal
1995 ad oggi del 56 %, passando da 2.634 a 4.100, per far fronte a
una domanda che, pur non crescendo molto in termini numerici,
diviene più sofisticata. Le richieste di semplici indicazioni – per
esempio, indirizzi di enti pubblici, modelli fiscali – sta
diminuendo perché queste informazioni sono facili da recuperare su
Internet in modo autonomo, mentre divengono sempre più frequenti le
richie- ste più complesse, che richiedono ricerche più approfondite
e lunghe. Gli utenti dei servizi di reference sempre più spes- so
premettono alla domanda l’affermazione di aver speso inutilmente
ore su Internet alla ricerca di una risposta soddi- sfacente, senza
trovarla. Molte volte il ruolo del bibliotecario di reference
diviene quello di un istruttore, di una guida per come trovare le
informazioni su Internet stessa. Sinora il bibliotecario di
reference mostrava una pagina dell’enciclopedia; ora, oltre a far
ciò, potrà e dovrà fornire delle URL o motori di ricerca
particolarmente adatti alle esi- genze di quello specifico utente.
La New York Public Library ha creato nuovi posti di lavoro per
bibliotecari online e ha cominciato, dalla fine di novem- bre 2000,
ad accettare richieste di informazioni via email. Circa 6.000
persone, in una settimana, hanno risposto al quesito posto in
conclusione dell’articolo della CNN riguar- dante l’utilità del
servizio di reference delle biblioteche, con questi risultati: – Io
utilizzo il servizio reference della biblioteca: 85%; – Io non ho
utilizzato ultimamente il servizio, ma potrei usarlo: 9% – Io non
uso più le biblioteche; mi rivolgo ad Internet e se non trovo lì
non importa: 6% Dall’articolo emerge una realtà del ruolo della
biblioteca nell’era Internet che può essere estremamente positivo
se si sapranno cogliere i bisogni degli utenti, i modi in cui
saran- no espressi, i “luoghi” di questa espressione e, per quanto
riguarda la realtà italiana, se le biblioteche saranno capaci di
modificare l’immagine che l’utenza di massa ha di loro.
I clienti nelle biblioteche universitarie Per dare maggiore
concretezza a questo punto verrà analiz- zata l’evoluzione della
clientela nel settore delle biblioteche universitarie.
L’individuazione delle categorie di “clienti” cui rivolgere i
servizi personalizzati online della biblioteca universitaria
Biblioteche oggi - Settembre 2001 79
31 TENNAT, Determining our digital destiny , “American Libraries”,
January 2000, p. 54-58. 32 Annual report 1999 di AskJeeves,
<http://www.irconnect.com/askj/pages/areport.html>. L’e-mail
di Steve Coffman, inviata giovedì 7 giu- gno a Web4Lib con oggetto
“Virtual reference at ALA: so much to see, so little time (long
because there’s a lot of stuff)”, cita come dato 4 milioni di
domande al giorno sottoposte a AskJeeves. 33 La e-mail di Coffman
della nota precedente indica in 6.000 domande l’ora la media di
Webhelp. 34 Idem. 35 KELLER, Looking it up: not an endangered
career, Novembre 28, 2000, web posted 6,08 p.m. EST,
<http://www.cnn.com/2000/
career/trends/11/28/librarians/>.
deve basarsi, non potendo disporre di indagini di mercato apposite,
su quanto già rilevato sui servizi “reali”, su quanto accade per
servizi personalizzati online già attualmente ero- gati dalla
biblioteca o da altre strutture dell’università e sulle richieste
di servizio online personalizzato che attualmente vengono ricevute,
pur non essendo stata formalizzata la di- sponibilità del servizio
stesso. I segmenti di utenza che possono essere individuati
all’inter- no di un ateneo in cui ci sia ampia diffusione di punti
di ac- cesso alla rete, sia perché posti a disposizione
dell’università stessa (nel caso dell’Università Cattaneo, un punto
di acces- so ogni 14 studenti) sia perché posseduti in proprio
dagli studenti (sempre per l’Università Cattaneo circa il 70 %
degli studenti possiede un pc collegato a Internet), sono quelli
classici del servizio biblioteca: – docenti e ricercatori; –
studenti in tesi in sede; – studenti in tesi fuori sede; – studenti
(undergraduated e graduated) in sede; – studenti (undergraduated e
graduated) fuori sede; – ex studenti; – utenza esterna
all’università. Ognuna di queste categorie ha comportamenti e
aspettative differenti rispetto ai servizi di biblioteca e già ora
dimostra diversi atteggiamenti rispetto all’utilizzo delle risorse
messe a disposizione sulla rete. In generale si può comunque
constatare che, mentre la grandissima maggioranza degli utenti non
ha più alcun pro- blema a utilizzare il catalogo online senza
bisogno di parti- colari spiegazioni o presentazioni, le
aspettative di poter ot- tenere dalla biblioteca servizi
informativi più dettagliati e ap- profonditi via web è molto bassa,
come d’altronde lo è l’aspettativa di servizi personalizzati nella
biblioteca fisica. Tutte le categorie di utenti devono essere
stimolate in modo diretto e mirato a scoprire le possibilità
informative offerte da un sito web bibliotecario ampio e
articolato. Solo gli studenti che hanno in corso la tesi divengono
frui- tori costanti delle informazioni extracatalografiche offerte
dalla biblioteca; gli altri utenti si avvalgono dei servizi di
consulenza o di formazione solo a seguito di apposite cam- pagne di
comunicazione. Gli studenti fuori sede sono la categoria cui
potenzialmente i servizi personalizzati online potrebbero essere
più graditi, ma sono anche quelli che attualmente conoscono i
servizi della biblioteca solo in modo superficiale. Anche per
questi clienti dovranno essere attivate modalità di comunicazione
specifiche. Tra i docenti vi è una netta divisione tra gli utenti
forti e quelli deboli, divisione che riflette sia differenze tra le
singo- le discipline nell’uso di fonti bibliografiche, sia facilità
nell’accesso alle tecnologie di comunicazione in rete, sia, in-
fine, maggior o minor identificazione con l’istituzione (atteg-
giamento tipico di una categoria composta in parte non in-
differente da persone che svolgono altre attività o che ope- rano
in università sulla base di un contratto temporaneo). Gli utenti
esterni pongono il problema di definire con chia- rezza chi potrà
accedere ai servizi personalizzati online e
quali siano i livelli di servizio offerti alle varie categorie;
l’esclusione a priori di tutti gli utenti esterni dai servizi on-
line personalizzati della biblioteca potrebbe comportare la
rinuncia a sfruttare la possibilità di fornire questi servizi co-
me forma di comunicazione dell’immagine aziendale, comu- nicazione
molto efficace perché collegata al soddisfacimento di un bisogno
non banale. Determinare quando e quanto erogare agli utenti esterni
è una delle scelte più difficili da compiere nel momento in cui si
attivano servizi personalizzati online. A proposito di que- sto si
deve tener presente che nessun web di biblioteca può fare a meno di
fornire almeno una casella e-mail che con- sentirà agli utenti
esterni di porre quesiti alla biblioteca stes- sa, magari
contattando il personale informatico o la direzio- ne della
biblioteca. Quale sia l’atteggiamento dell’utenza universitaria di
fronte a Internet è ben spiegato, oltre che dal già citato articolo
di Carol Ann Hughes, Information services for higher education
(vedi nota 5), da un interessante contributo di H. M. Kirbirige L.
DePalo su “Information technology and Libraries”.36 L’articolo
presenta due studi condotti per valuta- re come gli utenti
universitari percepiscono i motori di ricer- ca e le banche dati
(online o su cd-rom) come fonti di informazioni aggiornate. I
risultati di queste ricerche dimo- strano che i motori di ricerca
sono lo strumento preferito per cercare informazioni aggiornate
rispetto all’uso di basi dati, online o su cd-rom, in particolare
da parte di coloro che usano Internet quotidianamente. Rimane più
alto il ri- corso alle banche dati da parte di quegli utenti che
accedo- no a Internet sporadicamente. Più si diffonderà l’uso di
Internet, minore diverrà l’abitudine all’uso di banche dati
strutturate, maggiore sarà la percen- tuale di utenti che si
rivolgeranno come prima scelta ai mo- tori di ricerca. Nelle
università italiane le barriere di costo e di lingua hanno reso
molto bassa la penetrazione dell’uso diretto delle banche dati
online, mentre Internet sta ottenen- do un notevole successo grazie
ai costi di accesso contenuti o nulli per il singolo utente. Come
giustamente puntualizzano gli autori dell’articolo so- pra citato,
il ricorso come fonte principale ai motori di ricer- ca su Internet
in ambito universitario può portare a gravi danni per l’utenza
stessa, esposta al rischio di perdere infor- mazioni rilevanti,
perché questi strumenti indicizzano non più del 50 per cento di
Internet, per la scarsa autorevolezza e per la transitorietà di
molte informazioni trovate, visto che molte informazioni rilevanti
sono a pagamento e perciò escluse dai motori di ricerca. Per
evitare questi rischi, le biblioteche devono agire in mo- do da
fornire servizi efficaci sulla rete e programmi di istru- zione
degli utenti sull’accesso all’informazione che abbiano un valore
tale da essere riconosciuti come parte del curricu- lum
universitario (attribuzione di crediti formativi) e un utile
investimento del proprio tempo da parte di tutti gli utenti.
Un’indagine molto vasta, condotta nelle università britanni- che
dal settembre 1999 al 200037 per verificare i reali com- portamenti
degli utenti degli Electronic Information Services (EIS) e delle
risorse elettroniche nelle istituzioni di istruzione
ARGOMENTI
80 Biblioteche oggi - Settembre 2001
36 H. M. KIRBIRIGE – L. DEPALO, The Internet as a source of
academic research information: findings of two pilot studies, ITAL,
vol. 19, 1. 37 JUSTEIS: Jisc Usage Survey: trends in electronics
information services, Final report, 1999/2000 cycle.
superiore, ha accertato che l’uso primario di EIS da parte degli
studenti è finalizzato alla soddisfazione dei bisogni informativi
relativi ad argomenti dei corsi o a ricerche di ap- profondimento.
Durante il corso degli studi l’uso di EIS cre- sce in relazione
alla ricerca di lavoro e per progetti di ricer- ca. Rimane basso
l’uso di EIS per verifiche bibliografiche. Un risultato
interessante di questa ricerca è l’accertamento dell’uso ormai
generalizzato della posta elettronica, con sempre maggior
preferenza per i servizi forniti dai sistemi web-based, perché
giudicati più flessibili e accessibili degli accessi forniti dalle
università stesse. L’impatto dell’uso di Internet sulle abitudini
di ricerca delle informazioni sia da parte degli studenti che del
personale delle università è ri- sultato molto ampio. I motori di
ricerca o i siti già noti sono risultati essere la prima risorsa
informativa considerata, sia per necessità derivanti dall’attività
accademica sia per usi personali. Anche gli OPAC delle biblioteche
sono costante- mente usati dagli studenti e dal personale. Scarso è
l’uso dei gateway organizzati per materie. Gli stu- denti, eccetto
il caso di particolari gruppi di discipline, usa- no raramente
anche e-journal e database web. I benefici che gli utenti si
aspettano dall’uso degli EIS sono: risparmiare tempo, trovare
risorse informative di difficile re- perimento, possibilità di
usare e manipolare facilmente i do- cumenti trovati all’interno di
progetti e compiti (il problema della facilità di plagio risulta
dall’indagine). Il personale delle università è considerato la
fonte principale di informazioni su quali EIS utilizzare e come
utilizzarle, an- che se le istruzioni ricevute sono in gran parte
non struttu- rate e molti studenti non conoscono risorse online
rilevanti o, quantomeno, il miglior modo per usarle. L’uso dei
corsi proposti dalle biblioteche sull’uso di EIS è uniformemente
basso. Questi risultati mostrano che, anche in un paese come la
Gran Bretagna con forte tradizione bibliotecaria e che si è mosso
per tempo nell’affrontare il problema del passaggio
all’informazione elettronica, i comportamenti reali degli utenti
dimostrano che gli sforzi finora compiuti sono stati in-
sufficienti, non perfettamente direzionati e poco incisivi.
Progettare i nuovi “prodotti/servizi” Verificata la necessità di
fornire servizi personalizzati online bisogna passare a stabilire
quali siano le risorse tecniche, umane e organizzative necessarie
per fornire questi servizi. È possibile ipotizzare il ricorso
all’outsourcing completo del servizio qualora si presentasse sul
mercato un’organizzazio- ne in grado di fornire l’intero servizio
di gestione dell’utenza
online lasciando alla biblioteca committente solo il compito di
definire l’utenza e i prezzi del servizio. In considerazione di
quanto sopra detto, a mio parere, una scelta del genere
implicherebbe la rinuncia da parte della biblioteca alla propria
ragion d’essere, significherebbe che la struttura sovraordinata
alla biblioteca ha scelto di non avere più al proprio interno una
biblioteca ma di acquistare servi- zi bibliotecari e informativi da
terzi. La necessità di svolgere in proprio questi servizi, anzi di
considerarli il proprio core business, implica che la bibliote- ca
si appropri di tutti gli aspetti cruciali del servizio lascian- do,
eventualmente, a terzi la gestione degli aspetti accessori. Da
tenere ben presente in tutta la fase di progettazione dei nuovi
servizi sono i vincoli dimensionali e di crescita che la biblioteca
ha rispetto alle risorse disponibili.
Tecnologie La disponibilità piena di un sistema di ICT efficiente e
facil- mente governabile da parte della biblioteca è una necessità
imprescindibile per condurre a buon fine l’introduzione di questi
servizi. La struttura di rete vera e propria è ormai da
considerarsi come una commodity che si può acquistare liberamente
sul mercato senza che si creino vincoli con un particolare forni-
tore. Al contrario, tutti gli aspetti del software gestionale e le
in- terfacce con gli utenti, anche a causa della scarsità degli
esempi e dei modelli disponibili, sono caratterizzati da ele- vata
variabilità e necessità di adeguamenti ai bisogni dell’utenza:
quanto più i bibliotecari/informatici saranno in grado di governare
l’evoluzione dei sistemi informativi utiliz- zati, tanto maggiore
sarà la possibilità di rispondere efficace- mente alle richieste
poste dall’utenza.38
Considerato, d’altra parte, l’elevato costo di realizzazione di
prodotti software, ritengo che i migliori modelli per la pro-
duzione di questo tipo di software siano quelli dell’open source
e/o della collaborazione tra varie biblioteche. L’idea- le è la
combinazione dei due, che consentirebbe di realizza- re software
liberamente modificabili, e quindi fortemente evolutivi, in un
contesto che potrebbe fornire un minimo di investimenti umani e
finanziari garantiti.
Risorse umane La risorsa principale per l’erogazione di servizi
personalizzati online è sicuramente il personale della biblioteca,
che
Biblioteche oggi - Settembre 2001 81
38 La scelta di affidarsi ad aziende specializzate piuttosto che
sviluppare “in casa” siti web deve essere attentamente considerata
da parte delle biblioteche. L’apporto che può dare un’azienda
esterna specializzata nello sviluppo di siti web può essere molto
importante ma, d’al- tro canto, bisogna aver ben presente quanto
del “business” della biblioteca è diventato o diventerà web
business. A mio parere, le bibliote- che devono avvalersi di
professionalità esterne per cinque scopi: 1) svolgere compiti
altamente specializzati e con basso tasso di modificazione (es.
studio del layout grafico dell’intero sito); 2) realizzare servizi
o “documenti” per i quali non si dispone al momento di capacità
proprie, utilizzando il lavoro come training per il per- sonale
interno; 3) ottenere consulenze per progetti realizzati
all’interno; 4) svolgere compiti di basso livello, ripetitivi e
scarsamente professionalizzanti; 5) fornire valutazioni
indipendenti sulla efficacia e sull’efficienza dei servizi.
deve essere messo in grado di svolgere questo compito at- traverso
l’apprendimento di capacità tipiche del bibliotecario di reference
e di nuove capacità relative all’ambiente online. L’apprendimento
di queste attitudini e tecniche specifiche per i servizi
personalizzati online può portare a ottenere ri- sultati
apprezzabili solo se l’organizzazione ha già fatto o sta facendo
propria una cultura di servizio al cliente.39
Considerato che, per una biblioteca universitaria, la gestione dei
rapporti con l’utenza tramite le comunicazioni elettroni- che
tenderà ad essere sempre più diffusa, tutto il personale deve
essere coinvolto nel processo di attivazione di questi servizi,
anche a scapito di altri lavori che finora sono stati considerati
centrali nell’organizzazione della biblioteca (ac- quisti e
catalogazione). Il personale dovrà essere addestrato a gestire in
modo effi- cace la comunicazione con gli utenti sia in ambito reale
che online attraverso la partecipazione a corsi tenuti sia da
esperti di comunicazione che da bibliotecari di reference, inoltre
dovranno essere ampliate le conoscenze disciplinari disponibili
all’interno del gruppo organizzando momenti di formazione con la
collaborazione dei docenti dell’università o di altri esperti delle
singole discipline.
Risorse informative Le risorse informative disponibili online
dovranno divenire il ful- cro attorno a cui si organizzeranno i
servizi personalizzati online. A partire dal catalogo, fonte
primaria per tutte quelle intera- zioni che si traducono in
indicazioni bibliografiche, tutti i bi- bliotecari dovranno saper
utilizzare le risorse online (posse- dute, accessibili su
abbonamento o di pubblico dominio) in modo da poterle utilizzare al
meglio sia per fornire risposte a specifiche richieste degli utenti
sia per segnalarle agli utenti interessati a specifici argomenti.
Anche la collezione di risorse cartacee di reference deve es- sere
ripensata in funzione di un utilizzo in ambiente online, in
particolare deve essere superato contrattualmente il divie- to,
adesso esistente, della trasmissione online di copie delle pagine
di queste opere.
Organizzazione L’offerta di servizi personalizzati online richiede
che l’orga- nizzazione della biblioteca sia centrata attorno al
servizio di- retto all’utente; per una piccola/media biblioteca ciò
signifi- cherà fare in modo che tutte le conoscenze che il
personale acquisisce durante il contatto con le fonti informative
(che oltre ai documenti comprendono anche i colleghi, gli utenti e
gli esperti esterni) possano essere facilmente attivate per
rispondere alle esigenze degli utenti, per biblioteche di maggiori
dimensioni ciò riguarderà solo una parte del per- sonale skilled,
ma non solo gli “addetti al reference”.
L’organizzazione del lavoro deve essere tale da consentire che i
ruoli non siano fissi e rigidamente distribuiti – in strut- ture di
notevoli dimensioni, all’interno delle quali la specia- lizzazione
può portare notevoli vantaggi, va posta molta at- tenzione a far sì
che gli specialisti rimangano “in rete” evi- tando che si creino
compartimenti stagni – garantendo che sia sempre possibile far
fronte alle richieste degli utenti an- che se non si può contare
momentaneamente sulla persona specificatamente addetta a quel
compito. Una biblioteca così organizzata deve avere una struttura
orizzontale: personale in maggioranza con preparazione ele- vata
(skilled), con ampie deleghe e dotato di spirito di ini- ziativa.
Le operazioni di pura routine devono essere, per quanto possibile,
ridotte al minimo o delegate. La gestione del servizio di reference
online dovrà essere or- ganizzata in modo che tutto il personale
addetto possa ve- dere le domande pervenute e possa prenotare in un
“luogo” centrale la propria disponibilità a rispondere. Il servizio
di portale personalizzato dovrà essere organizzato in modo che
tutto il personale della biblioteca professional- mente preparato
abbia un proprio ambito da aggiornare e da monitorare in base ai
comportamenti degli utenti che fanno ad esso riferimento. La
necessità di coinvolgere e di centrare tutta l’organizzazio- ne sul
servizio al cliente, sia online che “reale”, consentirà di evitare,
e questo vale per tutte le biblioteche, quella che Gronroos
definisce “the marketing department as an organi- zational trap”,
cioè la reazione di concentrazione sulla pro- duzione del servizio
piuttosto che sulla relazione con il cliente; tale reazione accade
non appena in un’organizzazio- ne di servizi viene creata una
struttura appositamente dedi- cata a curare il “marketing”.
Funzioni specializzate, che in una piccola/media biblioteca possono
essere assunte dalla direzione, possono essere utili per la
pianificazione, le ricerche di mercato e per lo svolgi- mento di
campagne di comunicazione aziendale, ma fonda- mentale deve essere
il coinvolgimento diffuso dell’organiz- zazione nella
responsabilità del servizio all’utente.40
Ricognizione delle tipologie di servizi online personali delle
biblioteche Molte biblioteche offrono già un’ampia gamma di servizi
on- line che possono essere considerati “personalizzati”, cioè che
prevedono che il singolo utente riceva o possa accede- re a
informazioni che vengono “prodotte” in base alle sue esigenze
individuali. Nell’ambito di un progetto concreto di realizzazione
di ser- vizi online per la Biblioteca “Mario Rostoni”
dell’Università Carlo Cattaneo – LIUC si è proceduto a compiere
ricognizio- ne dei servizi di questo tipo, ritenuti più
significativi, già realizzati.
ARGOMENTI
82 Biblioteche oggi - Settembre 2001
39 La presentazione delle strategie adottate per modificare
l’atteggiamento del personale in un servizio informazioni pubblico
quando le con- sulenze fornite alle aziende sono diventate a
pagamento dopo un decennio di gratuità, vedi Marketing information
products and services, p. 336-345, mostra le difficoltà che
organizzazioni come le biblioteche incontrano nel dover assumere
comportamenti orientati alla “vendita” dei propri servizi anche
quando ciò divenga una realtà e non solo una “filosofia”, un “come
se”. 40 GRONROOS, Service management and marketing, p.
178-181.
Sono stati presi in considerazione solo servizi per i quali fossero
disponibili in rete prove della loro effettiva operati- vità o di
un’avanzata realizzazione. I servizi citati devono es- sere presi
solo come esempio; per una serie di ragioni e di circostanze, tra
cui non ultimo il tempo disponibile, questi sono stati valutati
come maggiormente significativi pur nella consapevolezza che ne
esistono altri con contenuti altrettan- to rilevanti. Punto fermo
nella scelta dei servizi da considerare è stato che questi fossero
basati sull’idea che le biblioteche, specie quelle universitarie,
devono cercare il proprio vantaggio competitivo nella capacità di
conoscere nel dettaglio i biso- gni della propria utenza
potenziale, nell’affidabilità del pro- dotto fornito e nell’essere
questi servizi forniti da una biblio- teca “non virtuale”,
identificabile e accessibile nella “realtà”;41 sono perciò state
tralasciate, tranne in un caso, le iniziative solo “virtuali”. Sin
dall’inizio del progetto c’è stata la consapevolezza che solo
alcuni dei servizi considerati potessero essere adattati alla
realtà di una piccola/media biblioteca universitaria, ma si è
presunto che tutti potessero fornire utili indicazioni su quali
bisogni le biblioteche hanno ritenuto di dover soddi- sfare
attraverso la rete. Tra i servizi studiati non sono stati
considerati quelli che nelle biblioteche sono stati soggetti
soltanto a esperimenti e non ad applicazioni reali: ad esempio i
MOO (Multi-User Dungeon MUD42 Object Oriented) che sono usati in
am- bienti educativi ma che dopo aver suscitato interesse tra i
bibliotecari non hanno trovato uno sbocco operativo.43
Le tipologie dei servizi considerati sono: – Reference via e-mail –
Virtual Reference Desk – Real-Time Digital Reference Services –
Portali personalizzabili – Applicazioni online per Distance
Learning Unit
– Progetti complessi. Il problema di definire le linee guida per il
servizio di refe- rence online era stato affrontato nel 1998 da
Bernie Sloan.44
Le guideline di Sloan coprono sette aree: 1) amministrazione e
gestione 2) servizi 3) utenza di riferimento 4) personale 5)
infrastrutture e attrezzature 6) finanze 7) controllo e
valutazione. I servizi di reference online spesso hanno tratto
origine da iniziative individuali e ciò li espone al rischio di
essere in- terrotti in base al venir meno delle risorse finanziarie
o umane di chi li ha attivati. Solo negli ultimi due anni sono
stati avviati progetti con so- lide basi organizzative; i
responsabili dei servizi al pubblico e di reference, le direzioni
della biblioteca, le direzioni dell’università e il corpo docente,
rappresentato dai suoi vertici, sono sempre più consapevoli e
responsabilizzati ri- spetto all’importanza di questi servizi e
alla necessità che siano affidabili e duraturi.
Reference via e-mail Il servizio di reference attraverso l’uso di
e-mail può vantare una lunga storia per la maggior parte basata
sull’essere un servizio non formalizzato ed espletato come una
estensione del normale servizio fornito agli utenti presenti in
biblioteca o a quelli remoti tramite telefono. È solo dalla metà
degli anni Novanta che la diffusione di massa dell’e-mail fa
sorgere le prime riflessioni sull’opportu- nità, sulla possibilità
e sulle eventuali modalità specifiche di erogazione del servizio di
reference via e-mail.45
Biblioteche oggi - Settembre 2001 83
41 Fortunatamente il sapere che le biblioteche hanno sviluppato per
interagire efficacemente con i propri utenti nel mondo reale è in
gran parte valido anche per il “mondo della rete”. In base alle
risultanze di lunghe ricerche condotte da Byron Reeves e Clifford
Nass a Stanford, i comportamenti degli utenti nei contesti online
sembrano essere simili a quelli che avrebbero in contesti reali. I
due ricercatori hanno rias- sunto questi risultati in un’equazione:
media = real life. Il significato di questa equazione è che in
molti contesti sociali gli utenti trattano le macchine e il
software come se fossero persone. Gli utenti apprezzano computer
educati e si comportano educatamente nell’agire sullo schermo.
Comportamenti che sarebbero ritenuti sconvenienti nella vita reale,
sono sconvenienti sullo schermo. I computer sono percepiti così
fortemente come entità sociali che sono trattati con le buone
maniere (HANSON, Principles of Internet marketing, p. 105-106). 42
I MUD si possono descrivere come programmi per la realtà virtuale
basati su testi. Un MUD è un ambiente descritto con un testo (come
una descrizione da un romanzo) che consente agli utenti di
interagire sia con l’ambiente stesso che con gli altri utenti;
maggiori dettagli si possono trovare alla pagina
<http://www.moock.org/muds/starterkit.html>. 43 L’esperimento
più significativo è quello condotto dal 1995 al febbraio 2000 dalla
Internet Public Library (http://www.ipl.org/); l’esperienza è stata
chiusa perché l’utenza si era ridotta al punto tale da non
giustificare la spesa. Per conoscere gli intenti dell’esperimento
si veda ELIZABETH SHAW, Real-time reference, in a MOO: Promise and
problems, April, 1996,
<http://www-personal.si.umich.edu/~ejshaw/ research2.html>.
Altre esperienze di recente avvio sono le seguenti: a) la
University of Florida, durante il marzo 2000, ha lanciato il
progetto pilota di un nuovo servizio di reference chiamato
RefeXpress. Questa applicazione web permette agli utenti di
connettersi e di parlare sen- za dover scaricare o installare un
client sul proprio pc. Sia il MOO server che il client sono open
source. RefeXpress appare come una chat, ma offre ai bibliotecari
le potenzialità della programmazione orientata agli aggetto proprie
dei MOO. Gli orari di servizio di RefeXpress du- rante la fase
sperimentale sono: Monday-Thursday, 9 am-11 am, e Sunday-Thursday,
9 pm – 11 pm, <http://moo.nwe.ufl.edu:8080/ refexpress>; b)
le biblioteche della University of New Brunswick stanno usando un
MOO per l’istruzione sul funzionamento degli studenti a distanza.
Le stesse biblioteche stanno pensando a un programma cooperativo
con un’università nel Canada occidentale – 3 fusi orari di di-
versità – per fornire help online sincrono 24 ore su 24, sette
giorni la settimana usando un MOO (Ottobre 2000)
<http://www.unb.ca: 7000/>. 44 SLOAN, Electronic reference
service: some suggested guidelines. 45 Un breve ma essenziale
excursus sul reference via e-mail agli inizi della diffusione di
Internet fuori degli ambiti della ricerca e militari si trova in
PHILIP, An examination of the past, present and future of
electronic mail reference service, 1997.
Un’indagine condotta da Carroll Botts e Rebecca Bauer- schmidt46
nell’estate del 1999 rileva che nelle università sta- tunitensi
l’uso regolare dell’e-mail per il servizio di reference era diffuso
nel 92 % dei casi e nella maggior parte di queste istituzioni il
servizio era attivo da più di tre anni. La media era di 33 domande
al mese. Il tempo speso per rispondere alle domande era di circa 30
minuti. Il 73 % delle bibliote- che rispondeva a chiunque ponesse
domande pertinenti, le altre riservavano il servizio ai membri
dell’università. Il 91 % di chi ha risposto all’indagine si
attendeva un au- mento della domanda di servizi di reference online
e, con- seguentemente, riteneva che sarebbero occorse più perso- ne
per farvi fronte. Le conclusioni cui giungono le due au- trici sono
che il servizio di reference online sta diventando parte integrale
del servizio della biblioteca, in particolare per gli studenti
distanti, e che entro breve tempo le biblio- teche dovranno
formalizzare il servizio definendo delle li- nee guida
specifiche.
Esempi di servizi di reference via e-mail
Answers Direct (Essex Libraries) (Regno Unito) Our on line
information service – it’s just like asking a ques- tion at your
local library but direct from your desktop!
<http://www.essexcc.gov.uk/infoserv/ecc_lib/ask_us/fs_ask_
us.htm>.
Ask a Librarian (EARL) (Regno Unito) UK’s electronic reference
library! Mail us your factual question and we’ll send you an answer
within two working days, if not before.
<http://www.earl.org.uk/ask/>.
Ask a Librarian: e-mail reference service The UCI Libraries,
University of California Irvine Il servizio di reference via e-mail
fornito dalle biblioteche della UCI non presenta in sé
caratteristiche particolari, ma merita una segnalazione perché
l’attivazione del servizio è stata accompagnata da una riflessione
sulla riorganizzazione dello staff necessaria per svolgere i nuovi
compiti in modo efficace.47
<http://www.lib.uci.edu/serv/ask.html>.
IPL Reference: Ask a Question (USA) Ask a Question at the IPL
Reference Center <http://www.ipl.org/ref/QUE/>.
Toronto Public Library: online reference (Canada) E-mail reference
service is available here. Reference ques- tions are divided into
two categories, kids and adult.
<http://www.tpl.toronto.on.ca/OnlineRef/index.htm>.
Middletown Thrall Library Online Reference Interface The Reference
Staff at Middletown Thrall Library will accept questions via
e-mail. <http://thrall.org/midref/>.
Virtual Reference Desk I significati di Virtual Reference Desk sono
molto vari e pos- sono coincidere in vari casi con i servizi di
reference online che utilizzano esclusivamente l’e-mail, che noi
abbiamo ana- lizzato separatamente. Sono stati esclusi dalla
ricognizione anche quei servizi che si definiscono VRD, ma che non
pre- vedono alcuna relazione personale tra l’utente e l’erogatore
del servizio, cioè che si basano sul modello di pubblicazio- ne
broadcast e che possono essere più correttamente consi- derati
gateway o portali specializzati. Un “help desk” virtuale può essere
implementato in molti modi: partendo dall’uso di alcune schermate
dell’OPAC che indicano risorse di reference, liste statiche di
risorse com- prendenti, tra le altre, Frequently Asked Questions
(FAQ), elenchi di siti web con l’hyperlink corrispondente, sino a
progetti di grande spessore che comprendono l’offerta di ri- sorse
informative full-text e l’accesso alla consulenza (anche in tempo
reale) di bibliotecari di reference. Un reference desk virtuale di
grande importanza, sia per le istituzioni coinvolte sia per il suo
essere realmente globale, è il CDRS (Collaborative Digital
Reference Service), che ha come capofila la Library of Congress e
che si propone come obiettivo di “provide professional reference
service to re- searchers any time anywhere, through an
international, digi- tal network of libraries and related
institutions”. Informazioni sul progetto possono essere trovate
alla pagina web <http://lcweb.loc.gov/rr/digiref/>.48
I VRD confinano con altre realizzazioni nel campo dell’edu- cazione
e dell’informazione online che cercano di porsi co- me “luoghi”
autorevoli, grazie al prestigio delle istituzioni partecipanti, per
chi cerca informazioni sui più vari argo- menti. Un esempio di
questo tipo è Fathom, <http:// www.fathom.com/>, cui
aderiscono la British Library e la New York Public Library, che,
oltre a fornire servizi tipica- mente educativi, pone tra ciò che
offre (o intende offrire): “Reference content spanning all
disciplines and fields of study” e “Recommended books and products
to deepen your knowledge”. Un punto di riferimento per molte
iniziative che rientrano nei Virtual Reference Desk de