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15 MAGGIO · 2014 SOMMARIO OMMARIO Anno IV - n. 9 U na Chiesa tutta ministe- riale esprime il livello di docilità all’azione dello Spirito, protagonista asso- luto della missione, sorgente inesau- ribile dell’evangelizzazione. Lo Spi- rito Santo infatti, ora con vivacità ed esuberanza, ora con armonia e line- arità ha sempre provveduto alle ne- cessità della Chiesa suscitando mol- ti carismi e suggerendo ruoli, fun- zioni e mansioni, nel tempo dive- nuti ministeri, che andavano ad in- carnare storicamente quella pienez- za di significato del dono. Parlare di una Chiesa ministeriale ci consen- te quindi di scrutare la sua intima natura, l’ habitus spirituale che pre- siede al riconoscimento e all’eserci- zio dei ministeri. Ciò ci aiuta a co- gliere all’interno della ministeriali- tà il legame imprescindibile tra ser- vizio e missione. Una realtà presente fin dalle origini. Se proviamo infat- ti a raccontare la fede delle comuni- tà primitive, assumendo un metodo utilizzato con frutto nella Lumen Fi- dei per narrare l’esperienza di Isra- ele (LF,8), osserviamo che chiunque svolge un ministero è consapevole di esercitare un servizio per mandato divino (cf. At 20,28). Le questioni di tipo organizzativo, le particolari esi- genze delle chiese passano in secon- do piano rispetto a questa priorità: è Dio che continua ad amministra- (cf. Rm 15,8), povero e carico della croce, venuto per servire e non per essere servito (cf. Mc 10,43-45). Dal- le chiese domestiche a un’organizza- zione più istituzionalizzata dove eb- bero un ruolo i diaconi, i presbiteri e gli episcopi e poi in seguito anche i laici, doveva essere questo il sen- tire comune. Anche oggi potremmo dire che in questa luce trovano in- terpretazione i temi della comunio- ne, cooperazione e corresponsabilità che delineano il profilo di molte no- stre Chiese. Che il modello di ogni ministero sia quello del Cristo ser- vo e povero, lo si comprende alla lu- ce della Parola e mediante di essa attraverso l’eucarestia che sarà ri- scoperta come il luogo dell’annien- tamento del Dio fatto uomo, e quin- di la sorgente stessa di ogni ministe- ro e servizio. Per questo solo quando la Parola conduce a comprendere il senso profondo dell’eucarestia ogni Chiesa farà esperienza del vero ser- vizio. Quando invece avviene la dis- sociazione fra imitazione di Cristo e ministero, c’è il rischio di entrare in competizione con l’altro o di svolge- re un ministero sulla carta inecce- pibile, eppure non riconosciuto co- me discepolato. Il riferimento è al- le parole durissime di Matteo con- tro chi opera nel nome di Gesù ma evidentemente non lo segue (cf. Mt 7,21-22). re mediante i suoi servi (cf. Tt 1,7). Appare inoltre evidente che c’è un punto di riferimento imprescindibi- le: Cristo stesso. È Lui che con la sua diaconia, offre il modello di ogni ser- vizio e ministero nella Chiesa (cf. Lc 22,24-27). L’esemplarità normativa del mite Rabbì galileo, il suo eserci- tare un potere attraverso il servizio, divenne quindi lo stile di ogni mini- stero nella Chiesa. Quella del servi- zio, infatti, è una realtà così decisi- va negli scritti neotestamentari che dovremmo domandarci se sia oppor- tuno riflettere sulla Chiesa che dia- conizza prima della Chiesa ministe- riale. Si tratta di due concezioni teo- logiche ed ecclesiali che esprimono la ricchezza della Tradizione cristia- na e la creatività dello Spirito. La dia- conia delinea una prospettiva bibli- co sacramentale, il ministero inve- ce evidenzia una prospettiva più esi- stenziale e pastorale. Possiamo di- re allora che l’autentico ministero è fatto di diaconia, è un servizio. Per la Chiesa si tratterà di tener vivo il senso della Tradizione, percependo- si sempre in stretta continuità con l’opera di Cristo, segno e sacramen- to di salvezza di una missione che le è stata affidata. Sulla scia dunque di quanto maturato nel Concilio Vatica- no II, una Chiesa che si scopre tutta ministeriale dovrà anche riscoprire la centralità di quel Cristo diacono Convegno Ecclesiale Diocesano pagg. 1-3 Ascolto - Annuncio pag. 4 Arte e cultura cristiana pagg. 6-7 Giornata diocesana di AVVENIRE pagg. 8-9 Libri pag. 10 Dalla nostra terra un nuovo Vescovo pag. 11 L’impegno sociale nel territorio pagg. 12-13 Caritas pag. 14 Ecclesia in Gargano pagg. 15-20 I LAICI AL CENTRO DELLA RIFLESSIONE DELLA NOSTRA CHIESA LOCALE A passi decisi, scanditi da un cammino pluriennale che si fa sempre più comunione, la nostra Chiesa si è preparata a celebrare il Convegno diocesano annua- le sul tema della “ corresponsabilità e mi- nisterialità” dei laici, centro di riflessio- ne della pastorale della Chiesa. Dall’ar- civescovo Michele Castoro ci è venuto con la Lettera Pastorale e con gli Orien- tamenti svolti nel triennio decorso, il ri- chiamo dell’appartenenza a Cristo, alla Chiesa e al mondo. I versetti della parabola evangelica dell’apostolo Matteo “ Andate anche voi a lavorare nella mia vigna”, titolo della Lettera che il nostro Pastore ha dedicato al ruolo di noi laici, ci han- no fatto fare memoria della specifici- tà di cui siamo investiti per contribu- ire ad una nuova stagione ecclesiale di comunicazione della Buona Noti- zia e di promozione umana. Di qui la necessità di farci e renderci prossi- mo a chiunque incontriamo, ad ogni uomo e donna che ci passa accanto, semplicemente perché fratello o so- rella in umanità, a prescindere dal bisogno in cui si può trovare, dialo- gando, costruendo prossimità, ac- cendendo relazioni umane, metten- doci al servizio: ecco come la Buona Notizia può camminare e giungere nelle tante periferie esistenziali. Alberto Cavallini Oggi è previsto l’intervento di mons. Agostino SUPERBO, ar- civescovo di Potenza-Marsico- Muro Lucano, cui seguiranno domani i Laboratori/gruppi di studio, autentici luoghi di par- tecipazione, condivisone e di “opportuna e necessaria riela- borazione” da parte dei conve- gnisti. San Giovanni Rotondo “Tutti sono corresponsabili della missione di animazione cristiana” (s. Giovanni Paolo II) Giovanni Chifari Si svolge oggi e domani l’annuale Convegno Ecclesiale Diocesano sul tema “Passione per il Vangelo corresponsabilità e ministerialità”

“Passione per il Vangelo corresponsabilità e ministerialità” e volti...Ufficio per le Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi Via s. Giovanni Bosco n. 41/b - Tel 0884.581899

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Anno IV - n. 9

Una Chiesa tutta ministe-riale esprime il livello di docilità all’azione dello Spirito, protagonista asso-

luto della missione, sorgente inesau-ribile dell’evangelizzazione. Lo Spi-rito Santo infatti, ora con vivacità ed esuberanza, ora con armonia e line-arità ha sempre provveduto alle ne-cessità della Chiesa suscitando mol-ti carismi e suggerendo ruoli, fun-zioni e mansioni, nel tempo dive-nuti ministeri, che andavano ad in-carnare storicamente quella pienez-za di significato del dono. Parlare di una Chiesa ministeriale ci consen-te quindi di scrutare la sua intima natura, l’habitus spirituale che pre-siede al riconoscimento e all’eserci-zio dei ministeri. Ciò ci aiuta a co-gliere all’interno della ministeriali-tà il legame imprescindibile tra ser-vizio e missione. Una realtà presente fin dalle origini. Se proviamo infat-ti a raccontare la fede delle comuni-tà primitive, assumendo un metodo utilizzato con frutto nella Lumen Fi-dei per narrare l’esperienza di Isra-ele (LF,8), osserviamo che chiunque svolge un ministero è consapevole di esercitare un servizio per mandato divino (cf. At 20,28). Le questioni di tipo organizzativo, le particolari esi-genze delle chiese passano in secon-do piano rispetto a questa priorità: è Dio che continua ad amministra-

(cf. Rm 15,8), povero e carico della croce, venuto per servire e non per essere servito (cf. Mc 10,43-45). Dal-le chiese domestiche a un’organizza-zione più istituzionalizzata dove eb-bero un ruolo i diaconi, i presbiteri e gli episcopi e poi in seguito anche i laici, doveva essere questo il sen-tire comune. Anche oggi potremmo dire che in questa luce trovano in-terpretazione i temi della comunio-ne, cooperazione e corresponsabilità che delineano il profilo di molte no-stre Chiese. Che il modello di ogni ministero sia quello del Cristo ser-vo e povero, lo si comprende alla lu-ce della Parola e mediante di essa attraverso l’eucarestia che sarà ri-scoperta come il luogo dell’annien-tamento del Dio fatto uomo, e quin-di la sorgente stessa di ogni ministe-ro e servizio. Per questo solo quando la Parola conduce a comprendere il senso profondo dell’eucarestia ogni Chiesa farà esperienza del vero ser-vizio. Quando invece avviene la dis-sociazione fra imitazione di Cristo e ministero, c’è il rischio di entrare in competizione con l’altro o di svolge-re un ministero sulla carta inecce-pibile, eppure non riconosciuto co-me discepolato. Il riferimento è al-le parole durissime di Matteo con-tro chi opera nel nome di Gesù ma evidentemente non lo segue (cf. Mt 7,21-22).

re mediante i suoi servi (cf. Tt 1,7). Appare inoltre evidente che c’è un punto di riferimento imprescindibi-le: Cristo stesso. È Lui che con la sua diaconia, offre il modello di ogni ser-vizio e ministero nella Chiesa (cf. Lc 22,24-27). L’esemplarità normativa del mite Rabbì galileo, il suo eserci-tare un potere attraverso il servizio, divenne quindi lo stile di ogni mini-stero nella Chiesa. Quella del servi-zio, infatti, è una realtà così decisi-va negli scritti neotestamentari che dovremmo domandarci se sia oppor-tuno riflettere sulla Chiesa che dia-conizza prima della Chiesa ministe-riale. Si tratta di due concezioni teo-logiche ed ecclesiali che esprimono la ricchezza della Tradizione cristia-na e la creatività dello Spirito. La dia-conia delinea una prospettiva bibli-co sacramentale, il ministero inve-ce evidenzia una prospettiva più esi-stenziale e pastorale. Possiamo di-re allora che l’autentico ministero è fatto di diaconia, è un servizio. Per la Chiesa si tratterà di tener vivo il senso della Tradizione, percependo-si sempre in stretta continuità con l’opera di Cristo, segno e sacramen-to di salvezza di una missione che le è stata affidata. Sulla scia dunque di quanto maturato nel Concilio Vatica-no II, una Chiesa che si scopre tutta ministeriale dovrà anche riscoprire la centralità di quel Cristo diacono

Convegno Ecclesiale Diocesano pagg. 1-3Ascolto - Annuncio pag. 4Arte e cultura cristiana pagg. 6-7Giornata diocesana di AVVENIRE pagg. 8-9Libri pag. 10

Dalla nostra terra un nuovo Vescovo pag. 11L’impegno sociale nel territorio pagg. 12-13Caritas pag. 14Ecclesia in Gargano pagg. 15-20

I LAICI AL CENTRO DELLA RIFLESSIONE DELLA NOSTRA CHIESA LOCALE

A passi decisi, scanditi da un cammino pluriennale che si fa sempre più comunione, la nostra Chiesa si è preparata a

celebrare il Convegno diocesano annua-le sul tema della “corresponsabilità e mi-nisterialità” dei laici, centro di riflessio-ne della pastorale della Chiesa. Dall’ar-civescovo Michele Castoro ci è venuto con la Lettera Pastorale e con gli Orien-tamenti svolti nel triennio decorso, il ri-chiamo dell’appartenenza a Cristo, alla Chiesa e al mondo.

I versetti della parabola evangelica dell’apostolo Matteo “Andate anche voi a lavorare nella mia vigna”, titolo della Lettera che il nostro Pastore ha dedicato al ruolo di noi laici, ci han-no fatto fare memoria della specifici-tà di cui siamo investiti per contribu-ire ad una nuova stagione ecclesiale di comunicazione della Buona Noti-zia e di promozione umana. Di qui la necessità di farci e renderci prossi-mo a chiunque incontriamo, ad ogni uomo e donna che ci passa accanto, semplicemente perché fratello o so-rella in umanità, a prescindere dal bisogno in cui si può trovare, dialo-gando, costruendo prossimità, ac-cendendo relazioni umane, metten-doci al servizio: ecco come la Buona Notizia può camminare e giungere nelle tante periferie esistenziali.

Alberto Cavallini

Oggi è previsto l’intervento di mons. Agostino SUPERBO, ar-civescovo di Potenza-Marsico-Muro Lucano, cui seguiranno domani i Laboratori/gruppi di studio, autentici luoghi di par-tecipazione, condivisone e di “opportuna e necessaria riela-borazione” da parte dei conve-gnisti.

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“Tutti sono corresponsabili della missione di animazione cristiana”

(s. Giovanni Paolo II)Giovanni Chifari

Si svolge oggi e domani l’annuale Convegno Ecclesiale Diocesano sul tema “Passione per il Vangelo

corresponsabilità e ministerialità”

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Alla luce di quanto emer-so e dibattuto nel corso dell’ultimo triennio ci si domanda chi è il fedele lai-

co, quale la sua identità, la sua mis-sione nella Chiesa e nel mondo. «Col nome di laici si intende qui l’insieme dei cristiani a esclusione dei membri dell’ordine sacro e dello stato religio-so sancito nella Chiesa, i fedeli cioè, che, dopo essere stati incorporati a Cristo col battesimo e costituiti popo-lo di Dio e, nella loro misura, resi par-tecipi dell’ufficio sacerdotale, profeti-co e regale di Cristo, per la loro par-te compiono, nella Chiesa e nel mon-do, la missione propria di tutto il po-polo cristiano. Il carattere secolare è proprio e peculiare dei laici. (Lumen Gentium IV, 31). Mai il magistero aveva definito con tanta chiarezza la collocazione eccle-siologica dei cristiani comuni. Que-sto testo va inquadrato nell’insieme della Costituzione dogmatica sul-

la Chiesa, dove risalta la particola-re importanza del secondo capitolo che qualifica la Chiesa come Popo-lo di Dio prima di passare a tratta-re delle singole componenti e con-seguente rilevanza della condizione base dell’appartenenza attraverso il battesimo, prima di ogni distinzione. Il Concilio Vaticano II e i tanti docu-menti successivi, a esso ispirati, spe-cie la Christifideles laici, esortazione apostolica di Giovanni Paolo II, offro-no, a riguardo, una lettura teologica e spirituale innovativa, responsabi-lizzante e aperta. Innovativa per una virata di grande raggio. Il laico non è visto solamente in distinzione del prete o a differenza dei consacrati re-ligiosi, ma è penetrato positivamen-te nella sua identità. Non è, quindi, più considerato per quello che «non è» ma per quello che «è», non più per quello che «deve fare» ma nella sua finalità sacramentale e nella sua spe-cificità vocazionale.

Dal Concilio e dal Magistero una lettura teologica innovativa del laicato

Tiziano Samele

È questa una lettura responsabiliz-zante perché, ben definita la magna charta del laico battezzato, vengo-no indicati con chiarezza magistra-le gli spazi che da esso devono es-sere vissuti, assunti, redenti. Il lai-co sa quanto gli è chiesto e quanto e come deve ‘dare’ per essere “inseri-to” totalmente in Cristo e nella Chie-sa per il mondo. Quanto lo Spirito ha detto alla Chiesa del Concilio Vatica-no II per e sui laici è come un oriz-zonte aperto, da scoprire sempre di più e specialmente da mostrare in attuazioni coraggiose onde il Regno di Dio non conosca lentezze, o peggio stasi, ma si riveli come perenne ve-nire di Dio nelle novità della storia. Giovanni Paolo II, finalmente eleva-to agli onori degli altari, ha afferma-to: «Nel dare risposta all’interrogati-vo chi sono i fedeli laici il Concilio, superando precedenti interpretazioni prevalentemente negative, si è aper-to a una visione decisamente positi-va e ha manifestato il suo fondamen-tale intento nell’asserire la piena ap-partenenza dei fedeli laici alla Chie-sa e al suo mistero e il carattere pecu-liare della loro vocazione che ha, in modo speciale, lo scopo di “cercare il Regno di Dio trattando le cose tempo-rali e ordinandole secondo Dio”» (Lu-men Gentium XXXI). E poi: «Essi vi-vono la regalità cristiana, anzitutto mediante il combattimento regale per vincere in se stessi il regno del pecca-to (Rom. 6, 12) e poi mediante il do-no di se per servire, nella carità e nel-la giustizia, Gesù stesso presente in tutti i suoi fratelli, soprattutto nei più piccoli (Cfr. Mc 25, 40)» (Christifide-les laici XIV). Ma i fedeli laici in particolare sono chiamati a ridare alla creazione tut-to il suo originario valore. Nell’ordi-nare il creato al vero bene dell’uo-

Periodico dell’Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni RotondoAnno IV - n. 9 - 15 maggio 2014Iscritto presso il Tribunale di Foggia al n. 13/2010del Registro Periodici - Cronologico 1868/10del Registro Pubblico della StampaDirettore responsabileAlberto CAvAllini

RedazioneUfficio per le Comunicazioni Sociali dell’ArcidiocesiVia s. Giovanni Bosco n. 41/b - Tel 0884.581899 71043 Manfredoniae-mail: [email protected]@tin.itLe foto pubblicate appartengono all’archivio fotografico dell’Ucs dell’Arcidiocesi

Hanno collaborato a questo numero: p. Aldo Milazzo, m.i., Efrem Valentini, monaco di Pulsano,don Domenico Facciorusso,

Michelangelo Mansueto, Giovanni Chifari, Antonio Stuppiello, Michele Notarangelo, Giuseppe Barracane,Tiziano Samele, Giuseppe Grasso, Lorenzo Pellegrino, Giuseppe Laganella, Antonio Brigida, Nicola Pupillo, Matteo Lombardi, Pasquale Caratù, Michele Spagnuolo,Lucia Gravina, Anna Maria Apicella, Mattia Lombardi, Giovanna D’Apolito, Antonia Palumbo.

Il periodico VOCI e VOLTI è iscritto alla

Stampa:Grafiche Grilli - Via Manfredonia Km 2,200 - 71121 Foggia

Il giornale diocesano VOCI e VOLTI può essere letto in formato elettronico o scaricato dall’home page del sito della nostra Arci-diocesi: www.diocesimanfredoniaviestesangiovannirotondo.itoppure dall’home page approfondimenti del sito: www.abbaziadipulsano.it Questo numero è stato chiuso in redazione il 12 maggio 2014

V O C I E V O L T I

I contributi e le riflessioni a pubblicarsi nel prossimo numero di VOCI e VOL-TI che uscirà lunedì 23 giugno 2014, per motivi tecnici, devono giungere per e-mail in Redazione entro e non oltre giovedì 12 giugno 2014.

«Tutti gli appartenenti alla Chiesa partecipano, secondo la missione specifi-ca, cui sono chiamati, all’unico servizio salvifico. In essa vi sono però, per di-vina istituzione, ministeri ordinati, destinati costituzionalmente alla sua esi-stenza e al suo sviluppo in quanto assicurano l’annuncio della Parola, la ce-lebrazione dei sacramenti e il governo pastorale. Accanto ad essi ci sono al-tri ministeri, suscitati dallo Spirito a seconda delle esigenze dei tempi e del-le diverse circostanze pastorali. Essi sono preziosi in quanto favoriscono fun-zioni importanti per la vita e la crescita della Chiesa. In essa tutti sono cor-responsabili della missione di animazione cristiana. Il Concilio Vatica-no II offre una vasta riflessione su questo campo, quando esige che i pastori promuovano la dignità dei laici e fa presente che questi secondo la scienza, la competenza e il prestigio di cui godono, devono responsabilmente coopera-re al bene della Chiesa».

(san Giovanni Paolo II, Discorso ai membri dell’Azione Cattolica, 11 gennaio 1987).

mo con un’attività sorretta dalla vi-ta di grazia. Certamente anche l’ar-civescovo Castoro è pienamente con-vinto dell’importanza del laico e del-la sua missione e in più occasioni ha sottolineato la sua ferma e convinta idea. Come quella espressa in occa-sione del III Convegno ecclesiale re-gionale svoltosi a San Giovanni Ro-tondo nell’aprile del 2011: «Chi segue Gesù Maestro si impegna a cammina-re nella via della libertà dall’egoismo, nella logica del dono e dell’amore, at-traverso una vita più sobria che in-carna e testimonia gli autentici valo-ri evangelici. E’ opportuno ricordare che il benessere non può essere calco-lato solo in termini di danaro, ma di-pende dalla qualità della nostra cul-tura, dalla forza delle nostre relazio-ni, dalla capacità di saper donare e condividere ciò che gratuitamente ab-biamo ricevuto». I laici insomma so-no parte concreta del tesoro della Chiesa, sono uno dei petali che co-stituiscono il bel fiore profumato del-la santità e ne devono custodire le caratteristiche. La missione e voca-zione del laico è, dunque, nella sua natura: i laici sono laici non li si deve clericalizzare. Forte il monito di pa-pa Francesco: «Nessuno deve sentirsi piccolo, troppo piccolo rispetto ad un altro troppo grande. Siamo tutti pic-coli davanti a Dio, nell’umiltà cristia-na, ma tutti abbiamo una funzione. Tutti! Io farei questa domanda: chi è più importante nella Chiesa, il Papa o quella vecchietta che tutti i giorni pre-ga il rosario per la Chiesa? La Chiesa è armonia; l’importanza è di ognuno che fa parte di questa armonia per-ché la Chiesa è l’armonia della diver-sità». Il Corpo di Cristo, ha ribadito il pontefice: «è questa armonia della diversità, e chi fa armonia è lo Spiri-to Santo».

Corresponsabili della missione

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sta e soffocata, tanto più queste real-tà, senza nulla perdere né sacrificare del loro coefficiente umano, ma mani-festando una dimensione trascenden-te spesso sconosciuta, si troveranno al servizio dell’edificazione del Regno di Dio, e quindi della salvezza in Ge-sù Cristo…» (Evangelii Nuntiandi, 70). Nella missione della Chiesa i presbi-teri sono chiamati in forza del loro ministero a riconoscere i carismi e a valorizzarli. Ma cosa sono i carismi? Possiamo definirli risorse e grazie speciali dello Spirito Santo, con le quali ogni cristiano viene reso adat-to e pronto ad assumere un compito o a svolgere una particolare attività, perché possa giovare, direttamente o indirettamente, alla edificazione e santità della Chiesa, alla vitali-tà della sua missione, al bene delle persone e dell’intera società. Lo Spi-rito, infatti, fa in modo che nessuno manchi di qualcuno dei suoi doni, in modo da arricchire contempora-neamente la persona e la comunità. Il carisma dato dallo Spirito, è bene sottolinearlo, non è solo per i con-sacrati, ma per la Chiesa tutta. La ricchezza, diventa dunque vivacità, domandando di tentare nuove vie e sperimentare nuovi percorsi, spesso originali o poco compresi. La comunione, allora, non chiederà di soffocarne lo slancio, quanto di ac-compagnarne lo sviluppo. Desideria-mo pertanto «Una Chiesa sinodale e sinfonica, che da un lato non si ap-piattisce sopra un unico registro, un solo carisma, e dall’altro riconosca nell’unità la molteplicità dei mille ri-

Giuseppe Barracane*

voli che lo Spirito San-to scava nel suo grem-bo di Madre»; che sap-pia «valorizzare nella professione dell’uni-ca fede la differenza dei talenti e la comple-mentarietà dei carismi e delle vocazioni» (M. Castoro, Linee Pasto-rali 2012/2013, “Pie-tre vive per la costru-zione del tempio”, 17-18). Ecco perché «I sacer-doti dovranno vedersi sempre più all’interno di un presbiterio e dentro una sinfo-nia di ministeri e di iniziative: nella parrocchia, nella diocesi e nelle sue articolazioni. Il parroco sarà meno l’uomo del fare e dell’intervento diret-to e più l’uomo della comunione; e perciò avrà cura di promuovere vo-cazioni, ministeri e carismi» (CEI, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, n. 12). Nelle Linee pastorali il nostro Arci-vescovo, nell’ambito di una Chiesa mosaico, ci invita a tenere insieme le singole pietre che siamo noi, «cia-scuno con la propria vocazione da discernere, promuovere ed accompa-gnare lungo tutto l’arco del cammino di fede. Pietre che non fanno la corsa per contendersi uno spazio di visibi-lità maggiore di quello altrui, per es-sere viste più delle altre, ma pietre al-le quali basta stare nella dimora del Mistero» (M. Castoro, Linee Pastora-li 2012/2013, cit., 26-27).

PASSIONE PER IL VANGELO. Corresponsabilità e ministerialità

È stato ordinato Sacerdote il 29 giu-gno 1963 per la diocesi di Andria. Dal 1964 ha svolto l’incarico di in-segnante di lettere al Seminario Ve-scovile di Andria; è stato poi Vica-rio Cooperatore nella Parrocchia della ss. Annunziata, Vice-Assisten-te della gioventù di Azione Cattolica e Segretario del Vescovo di Andria. Dal 1971 al 1985, nella sua Diocesi di origine, ha svolto le mansioni di Rettore del Seminario Minore, di in-segnante di Religione e di docente di Filosofia e di Teologia presso l’Istitu-to di Scienze Religiose. È stato nomi-nato Assistente Regionale per la Pu-glia del Movimento Studenti di A.C. Nel 1977 è stato nominato Cappella-

no di Sua Santità. Dal 1985 al 1991 è stato Rettore del Seminario Regio-nale di Molfetta e Docente di Filoso-fia nello stesso Seminario. È stato eletto Vescovo di Sessa Au-runca il 18 maggio 1991 e consacrato il 29 giugno dello stesso anno. In se-no alla Conferenza Episcopale Italia-na è stato membro della Commissio-ne Episcopale per l’Educazione Cat-tolica, la Cultura, la Scuola e l’Uni-versità e della Commissione Eccle-siale “Iustitia et Pax”. È stato trasfe-rito alla sede di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti il 19 novem-bre 1994. Il 18 maggio 1996 è stato chiamato a ricoprire l’incarico di Assistente Ec-

Per concludere desidero citare le pa-role del nostro Arcivescovo rivolte ai catechisti, ma che possono essere ri-volte a tutti noi che realizziamo il no-stro servizio pastorale mettendoci a disposizione della comunità parroc-chiale e diocesana. Parole che devo-no rimanere indelebili nella nostra mente e nella missione quotidiana: «Solo un servizio che nasce da una vocazione (e non da autocandidature o dal desiderio di affermazione perso-nale) può generare altre vocazioni, in quanto accompagna la persona a sco-prire la propria dignità filiale di bat-tezzato, la propria unicità di persona amata, il proprio ruolo e servizio nel-la comunità cristiana» (M. Castoro, Linee Pastorali 2012/2013, cit., 37). La via è tracciata, a noi seguirla con l’aiuto dello Spirito Santo.

*dottore in sacra teologia

Mons. Agostino Superbo, arcivescovo metropolita di PotenzaMuro Lucano Marsiconuovo

clesiastico Generale dell’Azione Cat-tolica. È stato Presidente della Com-missione Episcopale per il Laicato ed Assistente del Forum Internazionale di Azione Cattolica. Il 9 gennaio 2001 è stato nominato Arcivescovo Metropolita della Dioce-si di Potenza - Muro Lucano - Marsi-conuovo ed il 25 marzo 2001 ha pre-so possesso della sede. In quanto Ar-civescovo metropolita di Basilicata ha ricevuto il pallio, per le mani di Papa Giovanni Paolo II, il 29 giugno del 2001. Attualmente è Presidente della Conferenza Episcopale di Basi-licata e Vice Presidente della Confe-renza Episcopale Italiana per l’Italia Meridionale.

Il nostro Arcivescovo, conclu-dendo la sua Lettera Pastorale, ha riportato un brano della No-ta pastorale CEI del dopo Con-

vegno di Verona: «Diventa essenziale “accelerare l’ora dei laici”, rilancian-done l’impegno ecclesiale e secolare, senza il quale il fermento del Vange-lo non può giungere nei contesti della vita quotidiana, né penetrare quegli ambienti più fortemente segnati dal processo di secolarizzazione… Rico-noscere l’originale valore della voca-zione laicale significa, all’interno di prassi di corresponsabilità, rendere i laici protagonisti di un discernimento attento e coraggioso, capace di valu-tazioni e di iniziativa nella realtà se-colare…» (M. Castoro, Lett. past. “An-date anche voi a lavorare nella mia vi-gna” [Mt 20,7], 146-147). È una “strada” impegnativa e irta di difficoltà. Sembra di risentire le pa-role efficaci di Papa Paolo VI: «È il mondo vasto e complicato della po-litica, della realtà sociale, dell’eco-nomia; così pure della cultura, delle scienze e delle arti, della vita interna-zionale, degli strumenti della comuni-cazione sociale; ed anche di altre re-altà particolarmente aperte all’evan-gelizzazione, quali l’amore, la fami-glia, l’educazione dei bambini e de-gli adolescenti, il lavoro professiona-le, la sofferenza. Più ci saranno lai-ci penetrati di spirito evangelico, re-sponsabili di queste realtà ed espli-citamente impegnati in esse, compe-tenti nel promuoverle e consapevoli di dover sviluppare tutta la loro ca-pacità cristiana spesso tenuta nasco-

Nato a Minervino Murge (BA), diocesi di Andria, il 7/02/1940, ha conse-guito la Licenza in Teo-

logia Dommatica presso la Pontifi-cia Facoltà per l’Italia Meridiona-le sezione “San Luigi” e successiva-mente ha ottenuto la Laurea in Filo-sofia all’Università statale di Bari.

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L’annuncio del Vangelo fin dall’inizio proclamava la difesa della vita e del be-ne degli uomini. I Vange-

li ne riportano la testimonianza, la traccia. Gesù Cristo è venuto per sal-vare l’uomo nella sua interezza: cor-po-anima-spirito. Per il seguace di Cristo non può essere diversamente. Leggendo i Vangeli troviamo molti episodi di salvezza da parte di Gesù. L’uomo (“adam”), come “prima crea-tura”, fatto a immagine e somiglian-za di Dio, si pone quale suo unico in-terlocutore, quindi come essere ca-pace di apertura alla Parola: nell’a-scolto e nella meditazione egli si ri-volge al “Tu” che è Dio. Questa co-municazione, che è propria dell’uo-mo, è anche la sua possibilità di ave-re qualche affinità con Dio, di essere da lui sostenuto, di ricevere ancora e sempre il soffio della vita. Antropolo-gicamente l’essere umano è la crea-tura di Dio inserita misteriosamente in Dio stesso, e non ci sarebbe uomo senza la provocazione che Dio gli fa ad uscire dalla sua “animalità” per entrare, tramite la Parola-Spirito di vita (ruach) nella sua vita (di Dio). Zoè e bìos sono i termini che i Gre-ci impiegavano per dire vita, con il primo si intendeva la vita immor-

[Ascolto e Annuncio]

Antonio Stuppiello*

LA VIA DELLAtale, con il secondo quella del cor-po mortale. Ebbene, possiamo dire che con la venuta del Figlio eterno tra gli uomini il piano dell’eterno Pa-dre si compie per mezzo dello Spiri-to Santo. La Trinità Santissima (un solo Dio in tre Persone), opera per la vita dell’uomo, anche come bìos. Ge-sù di Nazaret ,“uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di mira-coli, prodigi e segni”, viene a salvare quelli che erano perduti. Tutti gli uo-mini sono amati da Dio e, se voglio-no, salvati, per questo il Signore te-neva in modo particolare a rimette-re nel suo ovile le pecore che i pasto-ri e gli uomini egoisti e violenti ave-vano cacciato fuori dalla vita sociale e umana. Ecco allora Gesù che opera miracoli scandalosi per i capi del po-polo. Ormai tutta la società giudaica s’era strutturata secondo una certa cultura (tradizioni, modi di pensare e di fare) e operare di sabato per sal-vare un uomo non era permesso, se-condo la legge, ma Gesù va oltre la legge e proclama che il sabato è fatto per l’uomo, non l’uomo per il sabato. Gesù portatore di vita a partire dal miracolo che possiamo prendere co-me modello: la risurrezione di Laz-zaro, ma anche altre (il figlio della vedova di Naim: Lc 7, 11-17; la figlia

di Giairo: Mt 9, 18- 26,Mc 5, 22-43; Lc 8, 41- 56). Gesù liberatore dell’uomo in ogni senso. “Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si re-cò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.(…) Gesù gli rispose: “Va’, tuo figlio vive”. “Uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suo-cera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò la febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva”. “Scese dal mon-te e molta folla lo seguì. Ed ecco, si av-vicinò un lebbroso, si prostrò davan-ti a lui e disse: - Signore, se vuoi, puoi purificarmi -. Tese la mano e lo toccò dicendo: - Lo voglio: sii purificato! -. E subito la sua lebbra fu guarita.”. I miracoli (segni) di Gesù sono tanti, e ognuno ha il suo insegnamento per gli uomini. È chiaro che Gesù vuo-le far capire a chi lo circondava (e a noi), con convinzioni erronee sul si-gnificato della malattia e del pecca-to, che il signore della vita è il Padre e che Egli è amore. La malattia non è frutto del peccato, come si pensa-va (vedere l’episodio del “cieco nato”: Gv 9, 1-41), ma degli squilibri della natura. Certamente Dio è il Signore

di tutto, ma non possiamo dimenti-care che egli ha lasciato all’uomo un compito delicato e grave: l’essere cre-ato a immagine di Dio e dare il nome agli animali (Adamo nell’Eden) com-porta il dominio dell’uomo sul mon-do animale, che in senso biblico si-gnifica cura: l’uomo deve prendersi cura del mondo, e aver cura del mon-do vuol dire farlo fiorire, beneficar-lo vivificarlo. Gesù (il Samaritano) fascia le ferite all’uomo abbandonato sul ciglio del-la strada, lo ripara in un albergo, non lo lascia mezzo morto per terra. Ge-sù vivifica, ridona la vita a chi vie-ne abbattuto dagli uomini o dalla na-tura. La vita immortale, zoè, e quel-la corporale, bios, sono dono di Dio. All’uomo, al quale Dio ha dato il com-pito di prendersi cura del creato, toc-ca il compito di guardiano del mon-do, di medico, di benefattore. Essere immagine e somiglianza di Dio, es-sere suo interlocutore, essere il “tu del “Tu” deve significare amore per l’altro, come era ed è nel piano di Dio che essendo Amore non ha voluto te-nere tutto per sé.

*collaboratore parrocchiale s. Maria del Carmine – Monte S. Angelo

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4[Pasqua - Settimana santa]

L a Conferenza Episcopale Italiana è impegnata da anni in ungrande progetto di trasparenza: la mappa 8xmille attraverso

la quale si possono localizzare e visionare le opere sostenute daquesti fondi nelle diocesi italiane. Unica e innovativa, in continuo

aggiornamento, essa permette di consultare migliaia d’interventianche attraverso un’app gratuita su iPhone, iPad, iPod Touch e su sistema Android e scoprire cosa è stato realizzato lontano o proprio vicino a noi (www.8xmille.it).

NELLA CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE TELEVISIVA 2014 CHIEDILOALORO SONO STATE RACCONTATE ALCUNE DI QUESTE OPERE.

A Lamezia Terme don Giacomo Panizza,uno dei 36 mila sacerdoti diocesani, da anni s’impegna in progetti perl’integrazione di disabili, immigrati e donne in difficoltà utilizzando per le sue attività beni confiscati alle mafie.

A Bari la Fondazione antiusura lottacontro il gioco d’azzardo che, con la crisieconomica, coinvolge sempre più persone.Operatori e volontari sostengono non solofinanziariamente ma soprattuttopsicologicamente “i giocatori” che spesso,finendo nelle mani degli usurai, perdonotutto.

A Trieste il centro La Madre della Caritasdiocesana prevede l’accoglienza di donne,gestanti, mamme e bambini. Qui hanno la possibilità di rimanere fino ad un annoritrovando le forze necessarie per unanuova vita.

IN ITALIA

ALL’ESTERO

Nel quartiere Archi, nella periferia diReggio Calabria, un gruppo di suorecerca di riscattare i giovani attraversol’animazione di strada. Sport, giochi e sostegno scolastico per educare e darenuove prospettive ai ragazzi.

A Matera La Tenda ospita il centroascolto della Caritas diocesana ed è unacasa aperta per le famiglie in difficoltà,ex-detenuti con percorsi di integrazione,immigrati e senza fissa dimora.

A Bologna l’Associazione L’Albero diCirene, di don Mario Zacchini, tra le tanteattività gestisce il progetto Non sei sola.Operatori e volontari entrano, attraversol’unità di strada, in contatto con donnevittime della tratta per liberarle dallaschiavitù.

Ad Alessandria la Caritas tiene apertatutti i giorni una mensa, distribuiscevestiti e gestisce due dormitori. È punto di riferimento per i nuovi poveri.

Nelle Filippine, a Roxas, nell’isola diPanay colpita dal tifone Hayan, la Caritasitaliana in collaborazione con la Caritaslocale, dopo aver distribuito aiuti di primae seconda necessità, è in prima linea per la ricostruzione.

In Etiopia, ad Addis Abeba, le suore della Consolata gestiscono una scuola per bambini in un quartiere estremamentedisagiato nella zona dei malati di lebbra.Più di 200 fanciulli hanno potuto seguirepercorsi formativi gratuitamente.

In una campagna di comunicazione fondata sulla trasparenza, come Chiediloaloro, è doveroso presentare storie vere.Le persone coinvolte sono autentiche e hanno realmente trovato risposte concrete ai propri bisogni nelle strutture rea-

lizzate con i fondi dell’8xmille destinati alla Chiesa cattolica. Il volontario, il sacerdote o la religiosa è ben consapevole che ogni atto di solidarietà che offre, l’ascolto, un pasto caldo,il sostegno spirituale, non rappresenta solo un servizio sociale, ma rende visibile l’amore di Dio e la tenerezza dellaChiesa verso quel “prossimo” che bisogna amare come se stessi. Coloro che testimoniano con i propri volti questo so-stegno non sono, dunque, dei “personaggi pubblicitari” ma sono quel “mio prossimo” al cui servizio la Chiesa deve po-tersi mettere con amore. E quei visi ora possono esprimere serenità e gratitudine. Le risorse che provengono dall’8xmilleconcorrono a raggiungere questo obiettivo grazie ad un gesto semplice ma importante. Tutto si gioca sulla motivazione. Chi firma ogni anno in modo consapevole non fa l’elemosina, ma provvede corresponsabilmente ad attuare una solida-rietà vera, permanente ed efficace. Destinare l’8xmille è un appuntamento con l’altruismo e contro l’individualismo. Non deve essere mancato perché renderà più dignitosa la vita di tante persone. Anche questo può essere un modo,certo non l’unico, per “prenderci cura dei più fragili della Terra” (Papa Francesco, Evangelii Gaudium, n.209).

MARIA GRAZIA BAMBINO

8XMILLE: ISTRUZIONI PER L’USOANCHE QUEST’ANNO PER DESTINARE L’8XMILLE ALLA CHIESA CATTOLICA SI PUÒ USARE:• la scheda 8xmille allegata al modello CUD che può essere consegnata entro il 30 settembre ad un

intermediario fiscale, agli operatori degli uffici postali in busta chiusa oppure trasmessa direttamente viainternet. Anche chi non è più obbligato a presentare la dichiarazione dei redditi, in prevalenza pensionatie lavoratori dipendenti senza altri redditi né oneri deducibili, può comunque destinare l’8xmille attraversola scheda allegata al CUD oppure con quella allegata alle istruzioni del modello Unico (fascicolo 1);

• il modello Unico da inviare entro il 30 settembre tramite internet oppure l’intermediario fiscale. Dal 2maggio al 30 giugno invece, per chi non è obbligato all’invio telematico, può usufruire degli uffici postali;

• il modello 730-1 allegato al modello 730 da presentare fino al 31 maggio per chi si rivolge ai Centri diAssistenza Fiscale (CAF).

8xmille alla Chiesa cattolicaLA TUA FIRMA CONTROL’INDIVIDUALISMO AL SERVIZIO DELLA SOLIDARIETÀ

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Manfredonia[Arte e cultura cristiana]

L’aquisto nel lontano 1914 della statua dei Santi medici Cosma e Damiano per la Chiesa san Domenico

Il culto dei santi Cosimo e Da-miano, invocati come potenti taumaturghi, è antichissimo. Il vescovo Teodoreto († 458)già

parla della ripartizione delle loro re-liquie, inviate alle numerose chiese sorte in loro onore, a Gerusalemme, in Egitto, in Mesopotamia; l’ impera-tore Giustiniano I e il patriarca Pro-clo dedicarono ai santi una basilica in Costantinopoli e a Roma papa Fe-

Lorenzo Pellegrino*

lice IV (526-530) edificò, sul sito dell’ antico Templum Romuli e della Biblio-theca Pacis, nel Foro della Pace, una basilica a loro intitolata. Le reliquie vennero nel X secolo traslate da Ro-ma a Brema e da qui ancora una vol-ta ripartite per essere portate a Ma-drid nella chiesa delle Clarisse e a Monaco di Baviera ove sono venera-te in un ricco reliquiario custodito nella chiesa s. Michele arcangelo, la famosa e artistica Michaelskirche.A Firenze i santi Cosma e Damiano erano i patroni della famiglia Medi-ci: la presenza dell’iconografia dei due santi in Toscana è legata sempre a una committenza medicea. Ma la venerazione dei santi taumaturghi si è avuta anche in Puglia, in partico-lare a Bitonto, dove fin dal XIV seco-lo è custodito un reliquiario dei san-ti medici.Anche a Manfredonia il culto dei santi medici taumaturghi ha lonta-na origine.Nell’archivio delle Confraternite di Manfredonia, tra la documentazione della confraternita del ss. Rosario che periodicamente si riuniva per le sue funzioni religiose nella chiesa degli ex Domenicani, vi è una lette-ra che chiarisce l’acquisto cento an-ni fa della statua dei santi medici Co-

scossione dellobolo offerto dai fedeli, si affretta di fare costruire questi pre-giate statue, che giunsero in Manfre-donia nella mattina di agosto 1914, si posero nella chiesa per la publica ve-rifica, e da cittadini, e forestieri, in-contrarono il plauso generale.Cosicche la commissione stabili che il 14 settembre avvenne dallarcivescovo narrato la vita dei gloriosi Santi Mar-tiri, e dopo imbarti la sanda benedi-zione delle pregiatissimi statue.La commissione presenda le lingo (l’e-lenco) dei fedeli che anno offerto i do-ni votivo ai detti Santi.Elenco dei doni con relativi nome.Settembre 1914. Vittoria Re, una folie-ra ed unanello uniti. Concettina Tro-iano, una tovaglia allaltarina. Giu-seppina Cafarelli, un paio dorecchi-ni. Maria Saveria Tratto, una nello smaldato. […]”

*presidente della Sezione di Manfredonia della Società di Storia Patria per la Puglia

Una notizia inedita ricavata dai registri delle cresime della chiesa di santa Ma-ria Maggiore, grazie alla

disponibilità dell’arciprete don Dino Iacovone, ci parla di una figlia natu-rale del Principe Pinto di Ischitella. Ma vediamo cosa dice il testo e cer-chiamo di ricavarne le conseguenti conclusioni.Il 15 luglio 1703 nella chiesa di San-ta Maria Maggiore veniva cresima-ta Teresa di Napoli, di età di anni 15, figlia naturale dell’Ecc.mo Signor Luigi Pinto Capece Bozzuto,Principe d’Ischitella. Madrina fu Lucrezia d’I-schitella, figlia di Matteo Micaglia di Peschici ed Isabella Sabatello d’I-schitella, coniugi.Dal 1691 fino al 1703 i principi fu-rono residenti quasi stabilmente in Ischitella anziché a Napoli,anche se non ci sono stati d’anime o altri do-cumenti che ci consentono di affer-marlo con sicurezza.

Giuseppe Laganella

Una sconosciuta notizia storica scoperta nei preziosi registri

parrocchiali del ’700

Dagli stati delle anime compilati do-po l’anno 1709, si nota l’assenza in Ischitella degli stessi principi e nel castello o palazzo Pinto - Ventrella sono presenti altre persone, vicine agli stessi principi o alle loro diret-te dipendenze,certamente ammini-stratori di fiducia. Notizia certa è che i Principi ritornavano spesso a Ischitella come si desume dal regi-stro delle cresime di altri due figli dei Principi Pinto, cresimati appunto in Ischitella nel luglio 1714.

La Comunità dei Religiosi Ca-milliani di Macchia di Mon-te Sant’Angelo e l’Associa-zione “S. Camillo de Lellis”

di San Giovanni Rotondo hanno or-ganizzato nel Chiostro di palazzo s. Domenico una Collettiva d’arte del-la “Compagnia Artisti” di Sansepol-cro dedicata alla figura di s. Camil-lo De Lellis. Hanno curato l’allesti-mento i creativi Pino Nania, ideatore della collettiva, e Michele Foni Pre-sidente del sodalizio di creativi. La Mostra è rimasta aperta dal 26 Apri-le al 9 Maggio.Particolare suggestivo e importan-te è che la Mostra è stata allestita in un luogo che ha segnato significati-vamente la vita di Camillo De Lel-lis. Infatti è stato proprio davanti al-la Chiesa di s. Domenico che il gio-vane Camillo, nei panni di un men-dicante, ha iniziato il suo percorso di conversione, avvenuta il 2 febbra-io del 1575, nella “Valle dell’Infer-

sma e Damiano, venerata ancora og-gi nella chiesa s. Domenico.Viene riportata di seguito, rispettan-do fedelmente la scrittura: “Memorandum ed Origine dei SS. Me-dici. A Manfredonia, avvenno che i conigi Cusmai Lorenzo e Verrelli Ma-rietta, possedevano un scarabattolo con le due statuetti dei SS. Medici per la lora feda e devozione, e che arri-chiesta di varie a malati, si traspor-tavano in casa dei detti ed ottenuta-si la lora guarigione, scambievolmen-te, offrivano dei doni votivo, e per lo spazio di anni 28 si accumularono, un numero di doni che si raggiunge-va al valoro di Lire trecento circa. Il Cusmai ispirato da Dio nei primi gior-ni del mese di marzo 1914 invito 6 de-voti della sua idea che si costituiro-no in commissione, per acquistare da Lecce un bellissimo gruppo dei Santi Medici per collogarli nella chiesa del SS. Rosario, siccome tale somma ri-cavata dai doni venduto, non bastava apagare il valore delle sole statue, cre-dettero opportuno di aprire una sotto-scrizione da tutti i fedeli chiedendo-li unobolo qualsiasi, per raggiunge-re allo scopo di potere combletare lo-pera Santa e lasciare una eterna me-moria a questa nostra citta.La commissione, animata dalla ri-

Una Mostra per riflettere sulla figura di un uomo i cui valori sono oggi più che mai attuali p. Aldo Milazzo, m.i.

Manfredonia

no”, tra Manfredonia e S. Giovanni Rotondo. Pertanto questa mostra in-serita nell’ambito del IV centenario della morte di S. Camillo (14 Luglio 1614), ha voluto essere uno stimolo prezioso per riflettere sulla figura di un uomo i cui valori, pietre miliari del suo cammino di santità, sono og-gi più che mai attuali.

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4[Arte e cultura cristiana]

Incontro con il maestro Giuseppe Antonio Lomuscio, un artista per cui

L’ARTE È IL BISOGNO DI DAR FORMA ALLE EMOZIONI

Alberto Cavallini

gelo fa linea con l’asse terrestre posto sotto i piedi dell’opera.Sì, ho ideato s. Michele, vincitore di satana, che innalza la sua lancia di vittoria e che, non a caso, ho voluto che coincidesse con l’asse del globo terrestre posto sotto i piedi di s. Mi-chele per affermare il primato della regalità divina strenuamente difesa da s. Michele; regalità che è il centro di gravità, ordine delle cose del mon-do, epicentro della fede – Chi come Dio? – di ogni credente.A est del nostro Gargano, attraver-so il mare, nei secoli decorsi le navi portavano i pellegrini in Terra santa dopo aver sostato nel nostro santua-rio micaelico per chiedere la prote-zione dell’Arcangelo, guida e scudo nel periglioso viaggio. Oggi, più mo-destamente dei pellegrini medioeva-li, “noi confidiamo che san Michele, ora ospite dei Giardini Vaticani, sia di buon augurio ed efficace patrono per tutti quelli che lavorano nella cit-tà del Papa”.

Da luglio scorso, com’è no-to, “l’Arcangelo di Castel sant’Angelo è sceso nei giardini vaticani sotto for-

ma di una bella scultura monumen-tale in bronzo patinato di ver-de”, come ha scritto An-tonio Paolucci, diretto-re dei Musei Vaticani, ma non tutti sanno che questa bella e im-ponente statua è ope-ra di Giuseppe Anto-nio Lomuscio, un ma-estro pugliese, nostro conterraneo, originario di Canosa di Puglia dove da bambino è cresciuto in via Settembrini in una casa sul cui uscio erano esposti dei quadri suoi e del suo papà, e che og-gi è un maestro rinomato e valente le cui radici restano sempre canosine e sabiniane, anche se vive ed opera in Trani. E “la cosa non è senza signifi-cato perché Trani come tutta la Pu-glia stanno sotto l’ala protettiva di s. Michele, l’arcangelo che dal suo san-tuario in cima al Gargano ancora at-tira pellegrini e turisti”(Antonio Pa-olucci). Il maestro Lomuscio nasce come pittore fecondo che lavora artistica-mente tele, dipinti, copertine di pub-blicazioni, immagini ufficiali di san-ti - a tal proposito gran parte delle te-le che vengono esposte in s. Pietro per le canonizzazioni sono sue com-prese le ultime due dei santi pontefi-ci Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII – e successivamente, da artista ma-turo, realizza pregevoli sculture. Con i suoi disegni e bozzetti è sta-to il vincitore di un concorso indet-to dal Governatorato dello Stato Va-ticano, cui hanno partecipato diversi maestri provenienti da tutto il mon-do, per realizzare una statua dell’Ar-cangelo Michele da porsi in Vatica-no. Secondo l’autorevole giudizio della Commissione di esperti, pre-sieduta dal direttore dei Musei Va-ticani, prof. Antonio Paolucci, l’ope-ra del maestro Lomuscio è stata rite-nuta artisticamente la più comple-ta e minuziosa. La fusione e la pati-natura della bella statua dell’Arcan-gelo è stata realizzata nella fonde-

ria artistica Guastini di Gambella-ra di Vicenza.Ho avuto modo di incontrare il ma-estro Lomuscio che mi ha racconta-to della sua feconda e importante

esperienza artistica e che soprat-tutto mi ha comunicato “ che

l’arte prima ancora di esse-re opera è quel bisogno di dare forma alle emozioni dell’artista. L’arte è bel-lezza e questa è il riflesso di Dio” , autentica chiave

interpretativa della sua fe-conda opera di artista ed an-

che della sua ultima importan-te opera, il s. Michele per i Giardini Vaticani.Maestro, che cosa ha provato lo scor-so 6 luglio all’inaugurazione della statua in Vaticano?Un’emozione incredibile in quan-to ho potuto incontrare insieme al-la mia famiglia due Papi, diversi tra loro, ma molto vicini; papa Benedet-to mi è parso come la dolcezza in per-sona e papa Francesco, un Angelo venuto da lontano. Che cosa l’ha ispirato nella iconogra-fia da lei scelta per la statua di s. Mi-chele?Non ho voluto realizzare l’Arcangelo “compassionevole”, ma il combatten-te, il condottiero delle celesti milizie che si confronta col “diàbolon” che sconfigge precipitandolo negli infe-ri. Questa mia scultura vuole rappre-sentare il momento finale del duel-lo che ha visto s. Michele vincitore e che a mò di emblema ha esclamato la frase della vittoria “Quis ut Deus?”- MI-CHA-EL – Chi è come Dio?” Ho voluto, perciò, realizzare una sta-tua dell’Arcangelo etereo, limpidis-simo, che si libra nell’alto con le sue ali spiegate, come sospeso nell’aria in un passo di danza, e che sconfig-ge con la lancia, segno della Parola, il demonio ed ho volutamente fatto appoggiare l’opera su un globo, il mondo, su cui ho posto un cartiglio con la scritta evangelica “portae In-feri non praevalebunt” , riferito al-la Chiesa, ma anche l’impronta del-la mano di papa Benedetto che tem-po fa aveva voluto e commissionato l’opera, benedetta da papa France-

8 MAggIo, MILLENArIA fEStA DELLE AppArIzIoNI DELL’ArCANgELo MIChELE AL MoNtE gArgANo

sco per gli eventi a tutti noti. Inve-ro, il cardinal Giovanni Lajolo che ha visto nascere l’opera e l’ha segui-ta nelle sue varie fasi di realizzazio-ne mi ha detto che non era necessa-ria l’impronta della mano di papa Be-nedetto, ma io ho voluto ugualmen-te che fosse presente per sottolinea-re la presenza della guida sicura per la Chiesa che è appunto il Papa. Sul-la lancia dell’Arcangelo ho voluto in-cidere le parole vittoriose di s. Mi-chele “Quis ut Deus – Mi – cha- El” che rappresentano la forza del san-to Arcangelo racchiusa tutta nel suo nome divino. Perché ha pensato di mettere in evidenza sul globo proprio una mano?Ho voluto così significare sia l’im-portante ministero del Vicario di Cristo, ma soprattutto il sì di Cristo all’umanità che a Lui aderisce e che lo accoglie come Luce del mondo. La mano volutamente bucata dal san-gue e dalla sofferenza è perciò la ma-no di Gesù Cristo.Ho notato che la statua è posta su un basamento.Sì, mio figlio Domenico ha realizza-to gli stemmi in bron-zo di Papa Be-nedetto XVI e di Papa France-sco, posti sul pie-distallo. Infatti, in una cornice di sole e di gioia quel giorno della be-nedizione e inaugurazio-ne della statua di s. Miche-le erano presenti Papa Fran-cesco e il Papa Emerito Be-nedetto XVI, in un abbraccio di santità e di fede, proprio lo stesso giorno della presentazione della pri-ma Enciclica di Papa Francesco, Lu-men Fidei, scritta a due mani.Che ricordi personali ha Lei del san-tuario micaelico del Gargano?Ci sono stato più volte, fin da bambi-no, e mi ha sempre affascinato come luogo di fede e di arte millenaria. La figura dell’Arcangelo del Gar-gano mi ha certamente ispirato ed ho voluto realizzare un’o-pera che mostra s. Miche-le che brandisce la lancia contro il diavolo facen-dolo cadere annientato ai suoi piedi: è insom-ma l’iconografia di s. Michele nota nella no-stra terra di Puglia che è la metafora della vit-toria del bene sul male di cui tanto abbiamo bisogno og-gigiorno.Ho notato che nel suo s. Michele la lancia impugnata dall’Arcan-

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cattolico. Grazie a idee, analisi e approfondimenti puoi

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4[Giornata Diocesana di Avvenire]

Carissimi,accanto al nostro giornale diocesano che attira tan-to interesse e consensi per

l’attenta e coerente diffusione sia dei valori fondanti la nostra fede, sia del-la ricca ed operosa vivacità della no-stra Arcidiocesi, sento come Aposto-lo e Pastore di questa Chiesa che vi-ve nel Gargano, di segnalare alla vo-

stra attenzione, nell’approssimarsi della Giornata Mondiale delle Comu-nicazioni Sociali, l’opportunità e la necessità di disporre anche del quo-tidiano cattolico Avvenire. In una lettera rivolta a tutti noi Ve-scovi il cardinal presidente Angelo Bagnasco ci ha segnalato che “… nel-la instancabile opera di annuncio del Vangelo un ruolo decisivo è svolto da una comunicazione che si fa interpre-te della novità cristiana dentro tem-pi assai complessi … e il quotidiano Avvenire accoglie la sollecitazione di tempi che stanno mutando… ha l’am-bizione di interpretare ancor più fedel-mente la Chiesa e i cattolici ma nello stesso tempo accompagnarli in quel viaggio nelle “periferie esistenziali” nel quale ci precede il Santo Padre…”Pertanto, raccomando a tutti, ma in particolare a sacerdoti, catechi-sti, collaboratori parrocchiali, inse-gnanti di religione, di avvalersi del giornale “Avvenire” come strumen-to di informazione della Chiesa ita-

liana assieme agli al-tri mezzi di comuni-cazione cattolici che le innovazioni tecnolo-giche continuano a pro-porci e che sono utili per far arrivare la Buona Notizia del Si-gnore Risorto a un numero sempre maggiore di persone.Nel giornale cattolico non si coglie nessun segno di arroganza, a diffe-renza di quanto invece dilaga nel-la stampa legata a interessi di parte, ed anzi emerge chiaramente la pro-posta fraterna del messaggio della Parola di Cristo che non ha bisogno di essere imposta, ma soltanto pre-sentata alla riflessione e alla medita-zione per una sua pronta accoglien-za. Ed il cristiano, soprattutto chi è impegnato nella vita della Chiesa, ha necessità di essere guidato, ac-compagnato, aiutato anche attraver-so commenti, riflessioni e insegna-menti del Magistero del Papa e dei Vescovi. La stessa denuncia di un

problema o di un male o di un com-portamento sbagliato non si confon-de mai con lo scandalo o con la faci-le berlina, ma è segnalazione di er-rore da correggere per migliorare la qualità della vita e per realizzare il bene comune. Perciò, il quotidiano cattolico Avvenire non è un giorna-le qualunque, ma un mezzo informa-tivo e formativo per il cristiano e per il laico aperto e illuminato.Mi auguro che il prezioso mezzo di comunicazione messo a disposizio-ne dalla Conferenza Episcopale Ita-liana trovi ancora tra noi numerosi e appassionati lettori, attenti e rico-noscenti.

+ Michele Castoro, arcivescovo

In un mondo che in forza di svi-luppo e diffusione delle nuo-ve tecnologie si fa sempre più piccolo, restano tra gli uomi-

ni scandalose divisioni: è il tema della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2014 che si celebrerà il 1° giugno prossimo. Il testo del Messaggio, il primo firmato da Papa Francesco, reso noto, com’è tradizione, in occasione della festa s. Francesco di Sales, patrono dei gior-nalisti, è profondamente evangelico.In un mondo che sembra diventare sempre più piccolo grazie agli svi-luppi delle tecnologie di comunica-zione, restano tuttavia scandalose divisioni tra gli uomini. Scrive il Pa-pa “siamo connessi sempre di più e la globalizzazione ci fa interdi-pendenti” e tuttavia basta girare per le strade per vedere la distanza tra il lusso dei più ricchi e la miseria dei più poveri. E qui entra in gioco il ruolo dei media che, dice papa Fran-cesco “possono aiutare a farci sen-tire più prossimi gli uni agli altri” e promuovere un’autentica “cultu-ra dell’incontro”.Due sono le parti in cui è articolato il

Alberto Cavallini*

messaggio: una rivolta al mondo lai-co con riflessioni valide per chiun-que opera nei media ed un’altra in-vece più specifica per i cristiani, con-tenente una meditazione sapienziale sulla parabola del Buon Samaritano e un invito alla valenza umana del-la comunicazione che è prossimità prima di essere informazione e tra-smissione di dati. E paradigmatica è proprio la citazio-ne della parabola del Buon Samarita-no con la quale il Papa invita alla “ri-voluzione della tenerezza” perché giornalisti e operatori dei media de-vono decidere da che parte stare: il mondo è ferito e si possono mostra-re queste ferite per diritto di crona-ca con pretesa neutralità e obiettivi-tà, ma passando subito oltre, come i personaggi della parabola.O peggio, si può essere come i bri-ganti che malmenano la realtà, la di-storcono, non si curano delle conse-guenze delle loro azioni e delle lo-ro parole pur di trarre un vantaggio personale. Oppure si può essere come il Sama-ritano che guarda con benevolenza le ferite del ferito, cerca di aiutarlo come

1 ° G I U G N O : G I O R N A T A M O N D I A L E D E L L E C O M U N I C A Z I O N I S O C I A L I

“Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro”CONNESSI MA SCANDALOSAMENTE DISTANTI

mo e lavoriamo affinché cresca anco-ra di più tra noi la condivisione di un lavoro comune, attento alle persone, che ci faccia sempre più compagni di viaggio nel nostro territorio e nel Pa-ese. Perché noi ci sentiamo giorna-li delle ‘periferie’, vicini alla gente per definizione e per tradizione. Ab-biamo una responsabilità da mette-re in campo: far conoscere la vitali-tà della nostra Chiesa del Gargano, leggere la realtà, nulla escluso, alla luce del Vangelo, con un’opzione pre-ferenziale per gli ultimi, per ‘curare le ferite e scaldare i cuori’, come ci ha detto Papa Francesco.

*direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali dell’Arcidiocesi

Esortazione dell’Arcivescovo per la Giornata diocesana di

può, e mette in moto altri, una catena contagiosa ma proficua e umana sul-la base della propria testimonianza.Il Papa, infine, esamina alcuni “aspetti problematici delle nuove tec-nologie” e tra questi l’eccessiva ve-locità dell’informazione che supera la nostra capacità di riflettere e giu-dicare correttamente, la tendenza a scegliere informazioni che rispec-chiano solo le nostre attese, il peri-colo dell’isolamento dal nostro pros-simo.Dunque, un “documento profonda-mente evangelico”.Il tema scelto da papa Bergoglio è certamente molto stimolante ed of-fre materiale abbondante per appro-fondimenti e dibattiti, ma soprattut-to è in gioco la nostra identità più profonda, quella di essere facitores - facilitatori di incontri autentici, tra i fratelli e con Dio.Il Giornale diocesano e la presen-za di alcuni media cristia-ni in Diocesi vogliono es-sere stimolo per esse-re quei “facitores” del-la Buona Notizia nel no-stro territorio. Desideria-

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014 [Libri]

Una interessante iniziati-va editoriale delle Edizioni Thyrus presenta un saggio dedicato a San Giorgio, dal

titolo San Giorgio e la Rosa di Cristia-no Antonelli. Si tratta di uno studio co-struito in due parti. Nella prima ven-gono trattate le origini storiche e leg-

gendarie del martirio del Santo e della lotta al drago, e, di seguito, la diffu-sione del culto nel primo e nel secondo medioevo. Il capitolo dedicato al se-condo medioevo comprende le terre di Francia, Germania, Portogallo e Spa-gna, mentre due capitoli legati tra loro sono quelli intitolati all’Aragona e alla Catalogna. A seguire, un capitolo sull’Inghilterra e uno, e particolar-mente corposo, dedicato all’Italia e alle diverse sue aree geografiche. Se-gue uno studio sull’iconografia e sul patronato. A chiudere la figura del San-to nella Chiesa. Nella seconda parte è riportata la leggenda come narrata da Jacopo da Varazze, quindi uno studio del significato del martirio come an-che del drago e della rosa.

Il saggio ha già avuto un’edizione in spagnolo e una in catalano. Per una più dettagliata informativa sull’opera si può contattare le EDIZIONI THYRUS Via della Rinascita, 12 - 05031 Arrone, - TerniTelefono: 0744/389496 mail: [email protected] e [email protected]

Pubblicato per la festa di s. Giorgioil testo

S. Giorgio e il drago

Matteo Rinaldi, medico pediatra che ha indi-rizzato per oltre qua-rant’anni il suo impe-

gno professionale verso i bambini che ha assistito con professionalità e umanità, alla fine della sua carrie-ra, racconta in questa sorta di diario - con un sottofondo costante di gioia che si alterna a volte a qualche mo-mento di ironia – il suo lungo im-pegno per far emergere nella socie-tà la consapevolezza dell’ importan-te professione del medico volto a da-re ai pazienti una cura il più possi-bile adeguata. “Cosa ci vuole per es-sere bravi in un campo nel quale è tanto facile, tanto semplice sbaglia-re?” sembra chiedersi il nostro au-tore. Negli anni in cui ha esercita-to la professione egli si è prodigato a far sì che non ci si limitasse solo, spesso troppo tardi, alla cura, ma si sviluppasse la consapevolezza della necessità di una azione preventiva. Sono stati anni, quelli descritti dal nostro amico Matteo Rinaldi, dove ancora la consapevolezza di tutto ciò era ben lontana da venire; anni in cui da più parti si lottava per ricono-scere i diritti violati di tante perso-ne, le strutture sanitarie si dibatte-vano in mille difficoltà, e spesso l’as-sistito veniva sballottato da un luo-go all’altro e abbandonato quasi a se stesso. Il libro è costruito su tanti casi, al-cuni emblematici, che mostrano co-me la medicina sia cresciuta anche in base alla continua osservazione degli eventi negativi e con impegno, ingegnosità e anelito a fare le cose giuste e corrette, tanto che con pochi mezzi e molta passione, è stato pos-sibile cambiare in modo tangibile il decorso di alcune malattie. Il racconto dei mille episodi di vita professionale, con mano rapida e il più delle volte in forma di schizzo, alterna riflessioni sulla pediatria,

Alberto Cavallini

Viaggio nel tempo, diario di un medico

“Il fine del medico è quello di servire l’uomo”

annotazioni di carattere scientifi-co e sulla condizione dell’assisten-za, micro racconti di pazienti, ricor-di di docenti, amici e colleghi d’uni-versità, conversazioni, scene di vi-ta privata e di vita ospedaliera, ove emergono improvvisamente tan-ti ammalati con la loro storia e i lo-ro drammi, frammenti autobiogra-fici, disagi personali, insomma tut-ta la fatica di un lavoro esaltante ma spesso duro. E tutto per sottolineare che il progresso della medicina non è avvenuto solo nei laboratori combi-nando geni, cellule, molecole ed en-zimi, o nei centri di ricerca metten-do a punto strumenti diagnostici so-fisticati, ma anche osservando con umiltà che cosa non funzionava e che cosa si poteva migliorare. L’apo-logia di una medicina al servizio di chi soffre e ha diritto al miglior trat-tamento, di una professione faticosa non tanto perché è difficile curare le malattie, quanto perché è difficile la-vorare con altri esseri umani, inse-riti in un sistema sanitario che fun-ziona bene eppure paradossalmente mai abbastanza bene. L’epilogo del diario è una profonda ri-flessione sull’acquisito “patrimonio per il resto del viaggio” utile per “i lettori sia medici che pazienti” che si estrinseca solo se il medico “entra in una relazione amichevole col pazien-te, adulto o bambino che sia, perché … il fine del medico è quello di ser-vire l’uomo nel suo più urgente biso-gno … verso cui può agire con la sola sua presenza, con il suo atteggiamen-to, i suoi gesti, le sue parole e proprio quest’ultime sono un elemento impor-tante” scrive sapientemente l’amico Matteo Rinaldi nelle conclusioni.

Matteo Rinaldi, Viaggio nel tempo, diario di un medico, con prefazione di Andrea Bis-santi - Nuovo Centro di Documentazione Storica, Manfredonia 2013, € 10,00.

Matrimonio e famiglia, tal-volta, sono presentati co-me realtà frutto di una cultura, come fossero na-

ti in una determinata epoca della sto-ria. Ora, se la monogamia, l’uguaglian-za dei sessi, la cura dei figli – elemen-ti caratteristici dell’unione coniugale – si sono imposti con il tempo, ciò non significa che siano stati inventati. Piuttosto, l’umanità ha lentamente, ma fermamente preso coscienza che il matrimonio deve avere questi ele-menti fondamentali, perché sono nel-la sua natura. Se non si fosse consapevoli di questo, se non si fosse convinti che esiste un’i-dentità naturale, allora sarebbe lecito e inevitabile scrivere e riscrivere la for-ma del matrimonio e della famiglia, modificandone gli elementi struttura-li a proprio piacimento. Ed è l’intento di chi oggi vorrebbe chiamare “fami-

glia” quello che non è mai stato. Al posto dei dati co-stitutivi si mette-rebbe genericamen-te l’amore: dove c’è amore – si dice – c’è famiglia! L’amore è fondamentale per un matrimonio e per la famiglia: certo. Ma non basta, perché oc-corre che ci sia la na-turale complemen-tarietà dell’uomo e della donna, i quali

amandosi si aprono al dono della vita. D’altronde, esistono vari tipi d’amore, da quello fraterno a quello amicale, ma per realizzare un matrimonio occorre quello coniugale.

La Chiesa ha fatto propria questa visio-ne naturale delle cose, riconoscendo in tale ordine un’impronta del Creatore; così l’unione stabile e fedele dell’uomo e della donna, aperta alla generazio-ne dei figli, cioè al futuro, appartiene al buon progetto di Dio. Ciò che è im-presso nel cuore dell’uomo e della don-na, nella natura della persona umana, è insegnato dalla divina Rivelazione. La Parola di Dio e la Tradizione viven-te della Chiesa continuano, ricordano e motivano quanto è scolpito nel cuore. La celebrazione dell’Anno Interna-zionale della Famiglia, promosso dalle Nazioni Unite per il 2014, di-viene l’occasione per riconoscere ed accogliere questa logica continuità. Il libro di mons. Doldi presenta il pen-siero di tanti Autori, che, pur nella di-versità di epoche e contesti culturali, hanno gettato una luce armoniosa e co-erente su un’istituzione che è sempre e ancora da amare, custodire e promuo-vere. Si compone di quattro parti: l’E-poca antica (II-VII secolo); l’Epoca di mezzo (VIII-XIII secolo); l’Epoca mo-derna (XIV -XVIII secolo); l’Epoca con-temporanea (XIX-XX secolo) e offre 55 testimonianze su matrimonio e fami-glia. Si presenta come uno strumento facile per avvicinare insegnamenti e testimonianze di vescovi, sacerdoti e laici, i quali nel corso della storia han-no reso testimonianza a quel patrimo-nio dell’umanità costituito insieme dal matrimonio e dalla famiglia.

“MATRIMONIO E FAMIGLIA. Uno sguardo lungo i secoli” di mons. Marco Doldi - vi-cario Generale della Diocesi di Genova, do-cente di Teologia Morale all’Istituto Supe-riore di Scienze Religiose di Genova e pres-so la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrio-nale e opinionista del Sir – Edizioni s. Paolo.

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4[Dalla nostra terra per un servizio di amore]

Elenco dei punti vendita-spaccio dei prodotti genuini della nostra terra: olio, carne, latte, latticini, formaggi, dolciumi

provenienti dalla laboriosità delle Aziende di sussistenza “Calderoso” e “Posta la Via” dell’opera di padre pio:

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Lo scorso 17 aprile il Papa ha nominato Vescovo della dio-cesi di Terni-Narni-Amelia padre Giuseppe Piemontese

dell’Ordine dei Frati Minori Conven-tuali, già custode del sacro Conven-to di Assisi.Padre Giuseppe è nato a Monte Sant’Angelo il 24 aprile 1946. Ha frequentato gli studi nei seminari dell’Ordine francescano ed ha con-seguito la Licenza in Teologia pres-so la Pontificia Facoltà Teologica “S. Bonaventura” - Seraficum di Roma e la Laurea in Diritto Canonico. Ha ri-cevuto il dono della ordinazione pre-sbiterale il 5 aprile 1971 nella chiesa parrocchiale s. Francesco di Monte Sant’Angelo. Anch’io vi ho parteci-pato con gioia e con altri miei coeta-nei abbiamo realizzato, sotto la gui-da dell’indimenticabile p. Giuseppe

Papa Francesco ha nominato nuovo vescovo di Terni il montanaro padre Giuseppe Piemontese dei frati minori conventuali Antonia Palumbo

Sorgente, uno spettacolo teatrale of-ferto al novello sacerdote e alla co-munità.Ha svolto vari uffici e ministeri: edu-catore nelle case di formazione dei Frati Minori Conventuali; anima-tore della pastorale giovanile; par-roco a Bari per 9 anni nella popolo-sa parrocchia del rione Japigia; mi-nistro provinciale dei Frati minori Conventuali di Puglia, Custode del Sacro Convento di Assisi.I Vescovi della Conferenza episco-pale Umbra in un comunicato “ac-colgono con un caloroso abbraccio fraterno padre Giuseppe Piemontese dei Frati Minori Conventuali, eletto da Papa Francesco vescovo di Terni-Narni-Amelia e ricordano con gratitu-dine il suo servizio come Custode del Sacro Convento di Assisi ed augura-no in preghiera un fecondo ministero di pastore e guida del popolo di Dio”.Nella sua prima dichiarazione il nuovo vescovo ha detto: “Oggi pa-pa Francesco mi ha chiamato per in-viarmi come vescovo nella diocesi di Terni, Narni e Amelia. Tale decisione mi ha lasciato sorpreso, confuso e in-timorito. Anch’io come Pietro ho pro-testato perché mi sento peccatore, poi sono risuonate nella mia mente le pa-role di san Francesco: sudditi e sog-getti alla santa madre Chiesa, pre-stando obbedienza e riverenza al signor Papa. E allora mi sono arre-so. S. Giuseppe da Copertino, grande santo della Chiesa e della nostra dio-cesi, che percorse la via verso l’Um-

bria in condizioni molto più preca-rie mi insegni ad incontrare il Signo-re Gesù e a servirlo nei fratelli. Trop-po breve è durata la convivenza con la comunità di Copertino e la diocesi di Nardò, per cui resta il rammarico. Ma la missione è anche distacco, di-sponibilità ma soprattutto accoglien-za e abbandono alla volontà di Dio” I Sindaci di Monte Sant’Angelo, Antonio di Iasio, e di Assisi, Clau-dio Ricci, hanno formulato al nuo-vo Vescovo “i migliori auguri di buon cammino pastorale e spirituale ed as-sicurato la vicinanza delle città di Monte Sant’Angelo e di Assisi. Padre Giuseppe è persona di grande profon-dità spirituale, umanità e discrezio-ne a cui unisce mirabile sintesi ope-rativa”.L’ordinazione episcopale di mons. Giuseppe Piemontese, vescovo elet-to di Terni-Narni-Amelia, è stata fis-sata per sabato 21 giugno 2014, du-rante i Primi Vespri della solenni-

tà del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, nella Cattedrale di Santa Maria Assunta in Terni, alle ore 18.00. Consacrante sarà S. E. rev.ma il cardinale Gualtiero Bassetti, arci-vescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve; con-consacranti saran-no i reverendissimi vescovi mons. Vincenzo Paglia, arcivescovo-ve-scovo emerito di Terni-Narni-Ame-lia e presidente del Pontificio Consi-glio per la Famiglia, e mons. Ernesto Vecchi, vescovo ausiliare emerito di Bologna e amministratore apostoli-co di Terni-Narni-Amelia. Nella stessa circostanza, mons. Giu-seppe Piemontese prenderà posses-so canonico della sua Chiesa. Al vescovo mons. Giuseppe Piemon-tese giungano gli auguri di un pro-ficuo ministero pastorale in quel di Terni dalla redazione di VOCI e VOL-TI e dai tanti montanari che lo ricor-dano e stimano con affetto frater-no.

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014 [L’impegno sociale nel territorio]

tutelare un bene, come la me-moria storica, rappresen-ta un impegno nobile che la Banca di Credito Cooperati-

vo di San Giovanni Rotondo ha volu-to perseguire ed attuare con grande convinzione ed entusiasmo attraver-so l’istituzione del Museo e dell’Ar-chivio storico che oggi trovano luce in spazi espositivi che vengono inau-gurati e che hanno la funzione di non far dimenticare le radici, ma di raf-forzare l’identità locale e di custodi-re quel substrato semantico di mutua solidarietà nell’esercizio del credito, che ha avuto in nobili figure di sacer-doti e nell’attivo laicato cattolico loca-le, iniziatori e protagonisti lungimi-ranti e fecondi.Se in Italia fu il benemerito Leone Wollenborg nel 1883 a fondare a Lo-reggia di Padova il primo istituto noto come cassa rurale per l’esercizio del credito a favore di agricoltori e il suo esempio fu largamente seguito in tut-te le regioni, grazie alle caratteristi-che di economia familiare dei clien-ti dell’allora cassa rurale, alle condi-zioni particolari in cui versava l’agri-coltura italiana assai bisognosa di ca-pitali liquidi, e all’interessamento del clero diocesano, che ne divenne uno dei promotori, anche qui da noi, a San Giovanni Rotondo, non furono da me-no, già nel 1886, i sacerdoti Fernando Merla, Raffaele de Stasio, Nicola For-mica, Filippo Ricci e molti laici san-giovannesi, nell’istituire la Banca Po-polare Cooperativa di S. Giovanni Ro-tondo, e successivamente nel maggio 1918, grazie innanzitutto all’opera e all’intuizione acuta dell’arciprete don Giuseppe Prencipe e dei sacerdoti Raffaele De Stasio, Giuseppe Massa, Felice Pennelli, Tommaso Morcaldi, Filippo Lombardi, Salvatore Novelli, Giovanni Miscio e tanti altri laici, fa-centi parte del Circolo cattolico locale e animati da buona volontà e spiccata solidarietà, nel costituire la Cassa Ru-

rale di prestiti di S. Giovanni Battista. E tutto ebbe inizio dall’accoglienza nella nostra terra del fecondo Ma-gistero petrino. Infatti, a seguito dell’enciclica Rerum Novarum di pa-pa Leone XIII, di felice memoria, che formulò i primi e basilari principi del-la Dottrina Sociale della Chiesa eb-be grande sviluppo in Italia, in ambi-to prettamente cattolico, il movimen-to della cooperazione di credito sotto la forma delle progettate casse rura-li, sorte dunque come risposta a un’i-dea economica profondamente radi-cata nel contesto sociale di fine Ot-tocento e primi inizi del Novecento.Un circolo virtuoso è stato favorito dall’opera di questa istituzione e del-le altre consimili, tutte nate per ini-ziativa del mondo cattolico, che nel tempo hanno soccorso, tutelato ed emancipato i meno favoriti economi-camente dalle pressioni di capitali-sti e latifondisti attraverso un capi-tale collettivo circolante di continuo tra le loro mani “attive e parsimoniose di cooperatori, così che il tenue interes-se che esce dalla borsa del sovvenuto, rientri tosto nella cassa dei consociati ad incrementare il patrimonio comu-ne; la piccola sottrazione ai lucri priva-ti del singolo, trova così il suo compen-so nell’aumento del capitale comune, cioè dei fondi riservati costantemente a sussidio e progresso della classe in-tera”, come ebbe a sottolineare il bea-to Giuseppe Toniolo, economista e so-ciologo.Nel corso del tempo l’istituzione Cas-sa Rurale di S. Giovanni Rotondo, re-golamentata dalla legge, ha assunto come tutte le altre casse rurali italia-ne, la denominazione di Banca di Cre-dito Cooperativo e pur condividendo l’esercizio dell’attività bancaria, si è distinta notevolmente dalle altre ban-che in quanto in forza della sua tra-dizione storica, giammai tradita, di istituzione dedita alla cooperazione di credito, ha avuto nel localismo e

nella mutualità prevalente, le basi su cui ha fondato la sua intera operativi-tà di competenza. Le meritorie inizia-tive della Banca di Credito Cooperati-vo di San Giovanni Rotondo nel cam-po del recupero dei beni culturali – ricordo l’impegno profuso per il re-stauro dell’antica icona della Vergi-ne di Siponto e della Madre di Dio det-ta “la Sipontina” - e in quello sociale e umanitario, che se ve ne fosse anco-ra bisogno sono sotto gli occhi di tut-ti e rappresentano la testimonianza di progetti significativi che raccolgo-no interesse da parte delle comunità del nostro territorio, danno lustro al-la Banca, attestando proficuamente la finalità prima dell’istituzione qua-le segno di investimenti in progettua-lità incisive.Viene istituita oggi anche una “Mu-tua di Soccorso”, unica nel suo gene-re in tutto il Mezzogiorno d’Italia, che si prefigge di offrire ai soci forme di assistenza differenziate nell’ampiez-za dei sussidi offerti sia in campo sa-nitario che culturale, e nuove forme di differenziate assistenze.Come Pastore della Chiesa che vive in terra garganica ammiro la ricchez-za generata dalla vostra istituzione bancaria, realtà moderna, solida e at-tenta al territorio per la quasi totalità degli investimenti, rivolti allo svilup-po dell’economia delle comunità loca-li, e voglio particolarmente ricordare a tutti voi amministratori che la lo-gica di Gesù è quella dell’essere, del servizio, dell’autenticità e non quel-la dell’avere, del potere, dell’apparire. Queste ultime sono tre realtà di logica del mondo che si rafforzano a vicen-da. Noi non siamo immuni dal mon-do: ci siamo dentro e le sue logiche ci sembrano, appunto, solo logiche. Non sono però, dobbiamo ricordarlo sem-pre, la logica del Vangelo né hanno a che fare con i sentimenti che ispira-rono i fondatori alla nascita della vo-stra istituzione bancaria. Il mio desiderio di Pastore e Apostolo della Chiesa che vive in Manfredonia - Vieste - San Giovanni Rotondo è che possiate continuare ad essere al fian-co di cittadini, agricoltori, artigiani, imprenditori e famiglie con la logica del Vangelo e come segno della tanto desiderata crescita umana e cristia-na di tanti vostri clienti attraverso la messa a disposizione di capitali a con-venienti condizioni che rompano iso-lamento, abbandono, reti di usura e avvicinino tutti a onestà e migliora-mento morale per lo sviluppo del no-stro amato territorio garganico. Quanto tutto ciò sia determinan-te per il vostro importante e delica-to compito, lo lascio alla vostra rifles-sione e al vostro servizio nell’istitu-zione bancaria. Vi auguro buon lavoro mentre bene-dico voi e il vostro impegno sociale.

*arcivescovo

Due notevoli iniziative della BCC di s. Giovanni Rotondo

Alberto Cavallini

Lo scorso 28 aprile presso l’antico “Caffè Ruberto” di S. Giovanni Rotondo vi è stata dapprima l’inaugura-

zione della sede dell’Archivio Stori-co della Banca di Credito operativo, intitolato a don Giuseppe Prencipe , fondatore nel lontano 1918 dell’allo-ra Cassa Rurale di prestiti S. Giovan-ni Battista, ora BCC. Si tratta di una importante iniziativa che testimonia l’attenzione e la cura dell’attuale di-rigenza della banca nel custodire la documentazione prodotta nel tem-po, le “memorie di carte” della ban-ca sangiovannese, messe in mostra e a disposizione di studiosi e giova-ni generazioni, che rappresentano una realizzazione culturale impor-tante per il nostro territorio in am-bito archivistico e in quello di tutela del patrimonio documentale locale, grazie a un progetto che rappresen-ta un’eccezione nel panorama loca-le ed un’utile palestra professionale per giovani archivisti. Successivamente, nel chiostro del Comune, c’è stata la firma dell’at-to costitutivo della Mutua “Garga-no Vita” del Credito Cooperativo, un’altra importante iniziativa del-la BCC che inaugura una stagione nuova nel nostro territorio con que-sta prima Mutua di credito coopera-tivo, prima nel suo genere in tutto il Mezzogiorno d’Italia, che si pre-figge di offrire ai soci forme di as-sistenza differenziate nell’ampiezza dei sussidi offerti sia in campo sani-tario che culturale, e nuove forme di differenziate assistenze, e che dà lu-stro e onore alla importante istitu-zione bancaria sangiovannese, real-tà moderna, solida e attenta al terri-torio per la quasi totalità degli inve-stimenti, rivolti allo sviluppo dell’e-conomia delle comunità locali.Alle manifestazioni sopra citate sono intervenuti l’arcivescovo mons. Mi-chele Castoro, il dr Augusto Dell’Er-ba, presidente delle BCC – Federa-zione di Puglia e Basilicata, il dr Pa-olo Percassi, presidente Comipa, il dr Luigi Pompilio, sindaco di S. Giovan-ni Rotondo, e il dr Giuseppe Palladi-no, presidente della BCC di S. Gio-vanni Rotondo.

Operare nella logica del VangeloINtErVENto DELL’ArCIVESCoVo

Michele Castoro*

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[L’impegno sociale nel territorio]

Alla volontà del Presiden-te, Giuseppe Palladino - e dell’intero Consiglio d’Amministrazione - si de-

ve l’inaugurazione dell’Archivio Sto-rico della Banca di Credito Coopera-tivo di San Giovanni Rotondo.L’Archivio, la cui attività comincia

nel marzo di due anni fa, è intitolato all’arciprete Giuseppe Prencipe, che nell’ormai lontano 1918 risulta esse-re il vero ispiratore della fondazione, assieme ad altri ventidue soci, della Cassa Rurale di Prestiti di San Gio-vanni Battista.Nel suo intervento, il Presidente ha inteso ringraziare subito i soci, co-loro che da sempre sono i veri prota-gonisti della storia quasi centenaria della Banca.Ha inoltre ricordato che l’antico Caffè Ruberto - dai sangiovannesi più conosciuto come «lu cafè de la

Lucia gravina*

“Gargano Vita”, associazione di Mu-tuo Soccorso è una risposta concreta ai bisogni del territorio, fortemente voluta dalla BCC di S. Giovanni Ro-tondo, che ha il ruolo di Socio soste-nitore e fondatore. Si tratta di “una formula che arriva dal passato per ri-spondere alle esigenze del presente e alle incertezze del futuro.” La neonata Mutua, così come le mu-tue volontarie di assistenza e previ-denza promosse dal Credito Coope-rativo, recupera il modello delle vec-chie società di mutuo soccorso rego-late da una legge del 1886 per adat-tarsi al bisogno, attualissimo, dei cit-tadini di avere maggiori tutele e ga-ranzie in tema di assistenza sanita-ria, di previdenza, ma anche di so-cialità e di formazione. In altre pa-role, in termini di “welfare”. Con questo nuovo e importante pro-getto si rafforzano ulteriormente sia i valori di mutualità e di localismo alla base della BCC di S. Giovanni Rotondo, sia i servizi offerti a soci e clienti. La Mutua, nel rispetto dei principi e del metodo della mutua-lità, si prefigge di operare a favo-re degli associati e dei loro familia-ri con specifica attenzione al setto-re sanitario, sociale e assistenzia-le, educativo e ricreativo, e dunque, come sancito dall’art.4 dello Statu-to, potrà:

È nata la mutua per soci e clienti della BCC

L’Archivio Storico della BCC ha una sua prestigiosa sede

Michele Notarangelo

-consentire l’accesso a reti con-venzionali per ridurre il costo del-le prestazioni mediche ed i tempi di attesa; -organizzare check up e campa-gne di prevenzione sanitaria; -erogare sussidi nella forma del-le diarie da ricovero e dei rimborsi delle spese medico-sanitarie; -promuovere eventi nei settori dell’informazione ed educazione sa-nitaria, della formazione professio-nale e della cultura in generale; -organizzare corsi di formazione ed altre attività formative; -promuovere e favorire servizi e pre-stazioni idonei all’avvio al lavoro del Socio e dei suoi familiari; -stipulare convenzioni con opera-tori economici per ridurre o rende-re più sostenibile nell’interesse del socio e dei suoi familiari il costo di beni o servizi collegati alla gestione della famiglia e delle sue esigenze.È stata sottoscritta anche l’adesione al Comipa, il Consorzio tra Mutue Italiane di Previdenza e Assistenza che raccoglie le Mutue private su tut-to il territorio nazionale e che colla-bora con il Credito Cooperativo as-sistendo le BCC nelle fasi di realiz-zazione della Società di Mutuo Soc-corso e che consente a Gargano Vita di offrire ai propri associati la Car-ta MutuaSalus con cui usufruire

dei servizi di emergenza e assisten-za socio-sanitaria su tutto il territo-rio nazionale. Aderire a Gargano Vi-ta è molto semplice, basta essere so-cio o cliente della BCC di S.Giovanni Rotondo! Un plauso all’iniziativa è stato espresso dalle autorità intervenute alla costituzione della Mutua.Nel suo saluto, il sindaco Luigi Pompilio ha ricordato che la BCC ha sempre svolto una grande funzione sociale, in quanto sempre presente ed attiva sul territorio.Il Vescovo della nostra diocesi, mons. Michele Castoro, ha lodato la fondazione Gargano Vita, che po-trà così assicurare forme di assisten-za differenziate, assecondando così la logica evangelica, che esorta alla promozione umana e cristiana.Augusto dell’Erba, presidente del-la Federazione delle BCC di Puglia e Basilicata, ha salutato il passato e il futuro della BCC di S. Giovanni Ro-tondo, simbolicamente rappresen-tati dall’inaugurazione dell’Archi-vio Storico «don Giuseppe Prencipe» e dall’istituzione dell’associazione Gargano Vita, segno «miracoloso di un’attività laica che evidentemente è ispirata da più alto loco» e si è con-gratulato per quelle capacità umane e professionali in grado di progetta-re ed avviare una Mutua dall’indi-

scusso e «tangibile meccanismo so-lidaristico».Paolo PERCASSI, presidente del COMIPA, ha letto un brano davve-ro significativo e quanto mai attua-le, tratto dal verbale del Primo Con-gresso Nazionale delle Casse Rura-li, tenutosi a Roma nel 1918, proprio l’anno di fondazione della Cassa Ru-rale di Prestiti di S. Giovanni Batti-sta di S. Giovanni Rotondo: «L’espe-rienza dura e dolorosa di tanti anni deve aver insegnato che per risolvere i molti problemi economici e sociali che ci affannano, bisogna attendere meno dallo Stato e confidare più nel-le energie proprie, disciplinate, valo-rizzate e coordinate da una sana or-ganizzazione».Infine, il Presidente Giuseppe Pal-ladino nel concludere la serie degli interventi ha ricordato alcune paro-le di Giuseppe Ruberto, presidente della nostra Banca dal 1946 al ’58, ed ha ribadito l’imperativo morale dello «stare assieme per assicurare il be-ne comune alla nostra comunità», riguardante tutti quelli che occupa-no posti di responsabilità sociale, il cui intento è quello di assicurare so-lo ed esclusivamente progresso civi-le e benessere economico.

*BCC S. Giovanni Rotondo

Scienza» - è indissolubilmente lega-to alla storia della Banca, ed in par-ticolare alla figura davvero signifi-cativa di Giuseppe Ruberto, in quan-to Presidente dell’allora Cassa Rura-le e Artigiana dal 1946 al 1958; par-ticolarmente sentito il saluto rivolto alla figlia Lucia, che fin da subito e con estremo favore ha acconsentito ad ospitare i materiali e i documen-ti storici che illustrano fatti e vicen-de dell’Istituto.L’archivio - allocato nello slargo di corso Regina Margherita, proprio do-ve si affaccia la Chiesa Madre - sarà

uno strumento a disposizione dell’in-tera comunità, in modo da trasformar-si in luogo, in “contenitore”, che possa accogliere altri fondi - documenti non necessariamente contestuali alla Ban-ca - così da raccontare la storia anche di quelle comunità del territorio nel-le quali è viva ed operante la presen-za della BCC.Nelle sue parole, il presidente Palla-dino ha invitato tutti ad avvicinar-si all’Archivio, perché l’acquisizio-ne di nuove conoscenze suona qua-le ulteriore conquista di progresso e di civiltà.

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Nella piazza centrale di Manfredonia è anda-to “in onda” lo spettaco-lo Folk della carità. Una

iniziativa destinata a lasciare un se-gno nella cronaca di testimonianze a beneficio dei più fragili e bisognosi. Chiediamo approfondimenti al par-roco della Cattedrale, Fernando Pic-coli, presidente dell’Associazione di solidarietà “s.Lorenzo Maiorano” ga-rante dell’emporio parrocchiale del-la carità.Un’iniziativa sul tema: Canto del-la solidarietà. Perché?In questi ultimi anni è cresciuto il fenomeno della povertà, insieme al numero degli indigenti. Una realtà che interpella continuamente la co-munità cristiana sul fronte della so-lidarietà e sul farsi prossimi alle fa-miglie in difficoltà economica. Nul-la deve rimanere intentato per soste-nere gli indigenti. Cosa di più adatto

che unire la gioia della musica e del ballo alla raccolta di fondi? La bellez-za dello stare insieme con la semina della generosità? Questi sentimenti sono stati alla base di questa sera-ta di condivisione, dono della Prov-videnza.Chi sono stati i protagonisti di questa sfida della povertà?I membri della Caritas parrocchia-le della cattedrale, riuniti nell’Asso-ciazione di solidarietà “s. Lorenzo Maiorano” e l’Associazione cultura-le “Carpino Folk festival” hanno dato corpo a questa “fantasia della cari-tà”, capace di attirare numerose per-sone in una festa che ha sposato ar-te e tradizione popolare, spettacolo e solidarietà, comunità di Manfre-donia e comunità di Carpino – cir-ca quaranta persone, tra artisti e vo-lontari. Abbiamo voluto metterci in gioco per dare speranza nel tempo di crisi economica e lavorativa.

Caritas parrocchia s. Lorenzo Maiorano

“Canto della solidarietà”, un’alleanza tra associazioni capace di dare forza e speranza all’intero tessuto sociale

Antonio Brigida*

“Solo chi sogna può volare”, è l’entu-siastica affermazione che James Bar-rie, autore della favola di Peter Pan, fa dire al suo personaggio.

so R.S.A. e case di riposo, e anima-zione accompagnata in ospedali pe-diatrici. Non un corso sul volontariato, ma un “percorso” costruito nel raccor-do scuola e territorio attraverso la Caritas. Un viaggio nei valori della cittadinanza attiva, che ha permes-so di conoscere povertà e risorse del proprio paese. E come spesso accade, quando si “vola” sospinti da alti va-lori sociali, si sperimenta la bellez-za del dono gratuito. Il sociale diven-ta per i giovani un’autorevole catte-dra educativa. Come a dire: si parte per dare, ma si ritorna molto più ar-ricchiti in umanità. L’incontro conclusivo realizzato a Monte Sant’Angelo lo scorso 2 mag-gio, nell’auditorium del santua-rio di “s. Michele Arcangelo”, è sta-to volutamente vissuto come mo-mento di festa degli alunni-volonta-ri che, attraverso il racconto dell’e-

L’iniziativa “Canto della solidarie-tà” ha aperto una strada sul fron-te del servizio ai poveri?Senza nulla togliere al difficile lavo-ro svolto dai Servizi sociali del no-stro Comune ed alle autorità politi-che preposte alla tutela ed allo svi-luppo del bene dei cittadini, con i nostri volontari abbiamo constata-to che “l’alleanza tra le associazio-ni” è capace di dare forza e speran-za all’intero tessuto sociale. Il futu-ro di una città si misura anche dal-la capacità di unire le risorse speci-fiche di ciascuna categoria, per “es-sere al fianco” delle fasce più debo-li trasmettendo speranza e calore umano. Insieme è possibile rialzar-si dalla crisi economica.Solo iniziativa di solidarietà o al-tro è avvenuto con quella espe-rienza?In realtà l’idea di una serata per la carità è diventata il seme di un “ge-mellaggio” tra due entità cittadine e tra due comunità ecclesiali. Quel giorno, a Carpino, gli amici di don Tonino Di Maggio, già vicario par-rocchiale nella cattedrale di Man-fredonia e nuovo responsabile del-la comunità cristiana di quel comu-ne garganico, mangiando insieme al presidente della Pro-loco e ad alcu-

ni membri del gruppo folkloristico di Carpino, hanno posto le basi per una mutua collaborazione e scambio. La prima tappa a Manfredonia, con la Caritas della parrocchia cattedra-le, la seconda a Carpino, in estate, all’interno delle iniziative cultura-li. La carità fa anche questi miracoli.Qual è stata la reazione dei man-fredoniani? Manfredonia è esper-ta di feste, ma ha accolto con favore e positivo stupore il popolo di Carpi-no gustando i suoi prodotti tipici e lasciandosi coinvolgere dal rustico e genuino sapore dei canti popola-ri. La comunità ha apprezzato la lo-ro estrema disponibilità e la genero-sa collaborazione (verdure, legumi, pane, utensili e tutti i prodotti sono stati portati dal Gargano) senza al-cuna richiesta di contributo. Ma, so-prattutto, la relazione fraterna, che subito si è intessuta tra noi tutti ha fatto da motore ad un legame di ami-cizia. Aprirsi agli altri ed accogliere testimoni di fraternità incoraggia il cammino sulla via del Vangelo. Fin-ché ci sarà voglia di mettersi insie-me si potrà guardare al futuro con speranza.

*dell’Associazione di solidarietà s. Lorenzo Maiorano

Manfredonia

Caritas diocesanaLa speranza dal volto giovaneEd il sogno ad occhi aperti è stato il percorso nel sociale accarezzato da un nutrito gruppo di alunni del triennio superiore di Manfredonia,

Vico del Gargano e Monte Sant’an-gelo. Una propo-sta lanciata dal-la Caritas dioce-sana ad ottobre e prontamente ac-colta da 120 gene-rosi alunni-volon-tari. Dopo l’inizia-le fase formativa l’entusiasmo dei giovani, coordina-ti da tutor, si è di-stribuito in alcune aree di fragilità: sostegno scolasti-co a minori, spazi di socializzazione per anziani pres-

sperienza, sono stati i veri prota-gonisti. Alla presenza del vescovo, Michele Castoro, del sindaco, An-tonio Di Iasio, del dirigente scola-stico, Franco Di Palma, e dei refe-renti delle aree di servizio, dott. Sal-vatore Gentile per la R.S.A., sr. Lina per la casa di riposo e Matteo Gra-natiero per la Caritas parrocchiale, i ragazzi hanno dato voce e volto al percorso intrapreso. Dall’esperien-za vissuta è emerso che la “cultura di morte” che semina sconforto e pessimismo può essere scardinata attraverso percorsi sociali ed educativi che permettono ai giovani di riappropriarsi del proprio paese da protagonisti costruttivi. È il volto giovane della speranza costruita a più mani. Gli alunni-volontari si sono messi in gioco, uscendo allo scoperto, sporcandosi le mani, accostando alcune aree in fragilità. Hanno avuto modo di promuovere,

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In questo mese di maggio che la pietà popolare ha dedicato alla Vergine Maria, nella concatte-drale di Vieste si assiste la se-

ra a un andirivieni di fedeli che sal-gano la grande scalinata, prima per la novena e la messa e poi per la “Fe-sta a Maria” giunta quest’anno, grazie alla solerte azione pastorale del parroco don Gioacchino Strizzi, alla sua XX edizione, per stringersi fiduciosi intorno a s. Maria di Meri-

Vieste e s. Maria di Merino, un legame secolare

Il popolo del “grazie”no, la Madre e Patrona della città. E che dire, poi, di quell’ autentico fiu-me umano di migliaia e migliaia di persone che dal mattino fino a sera inoltrata, accompagnano processio-nalmente l’immagine della Patrona amata, dalla concattedrale alla chie-sa parrocchiale di Merino, la località distante alcuni chilometri dalla cit-tà che in tempi lontani ospitò l’anti-co popolo merinese, confluito poi nel X secolo nella città fortificata di Vie-ste, e che lasciò ai posteri, a perenne memoria, il santuario mariano ove si riversano in massa i fedeli nel gior-no della festa patronale che ricorre il 9 e 10 maggio, in un tripudio di canti, preghiere, abbandono filiale e fiducioso? La chiesa-santuario di Merino, la cui parte più antica si innesta su residui muri a faccia vista di una villa roma-na, sta a testimoniare la storia del popolo merinese e di quello viesta-no, legata con amore alla sacra im-magine di Maria, la Vergine Madre. Perciò a Vieste il visitatore può con-statare “de visu”come la devozione popolare alla Vergine di Merino non conosca crisi di alcun genere, in bar-ba a chi in passato pensava che una simile religiosità strettamente po-polare non sarebbe sopravvissuta alla modernità: si tratta di una fe-de schietta e sincera, ricevuta in do-no dai padri, che si perpetua e te-stimonia nel tempo; una fede che di recente papa Francesco ha citato ad esempio: “Se tu vuoi sapere chi è Ma-ria, vai dal teologo e ti spiegherà be-ne chi è Maria. Ma se tu vuoi sapere come si ama Maria, vai dal popolo di Dio che te lo insegnerà meglio”.Il clou della festa in cui tutta la cit-tà di Vieste si stringe intorno a Ma-

don Domenico facciorusso*

[Ecclesia in Gargano]

Alberto Cavallini

ria è il giorno della tradizionale e lunghissima processione che dura un’intera giornata. Tutti i viestani, anche i non residenti, si fanno pelle-grini perché lo facevano i padri e tut-ti procedono gioiosi per una speran-za ereditata. Certo, molti sono spin-ti da dolore o da bisogno, ma di certo la stragrande maggioranza si muove semplicemente per fare provvista di speranza e per ringraziare e lodare. Proprio questa categoria della grati-tudine stupisce perché è un’attitudi-ne così negletta nel nostro tempo che sa solo rivendicare e accusare. Da-vanti al popolo viestano orante, for-te si fa strada una domanda che ha la risposta in quel semplice ricono-scersi creature che anche nel dolore più profondo non disperano: è que-sta l’espressione più autentica della fiducia in Dio che attraverso la Vergi-ne Maria pacifica e rende i passi del-la vita più sereni e più certi.Il tramandarsi tra generazioni di questa esperienza di bene sembra il solo fattore che spieghi, nell’odier-no dominio di web e tv e new media, la fedeltà e la devozione a santa Ma-ria di Merino, davanti alla cui imma-gine i versi del sommo vate ti salgo-no subito alla memoria proprio per-ché è Colei che “giuso intra i mortali è di speranza fontana vivace”. Tutto a Vieste, ti rende partecipe e ti coin-volge, anche se forestiero, nella gio-iosa e bella Festa a s. Maria di Me-rino.Don Gioacchino Strizzi, insieme al consiglio pastorale parrocchiale e ai sacerdoti di Vieste, ha predisposto e svolto un ricco programma per la Fe-sta Patronale di s. Maria di Merino 2014 con l’intento di offrire al popolo devotissimo alla Vergine “maestra di

cristianesimo”, momenti di preghie-ra, predicazione e approfondimento per rendere forte la fede e sicura la speranza, ed anche numerosi altri momenti culturali - concerti, corali, musical, riproposizione della figura eroica del servo di Dio don Antonio Spalatro - tenutisi a tarda sera nella basilica cattedrale o nell’auditorium s. Giovanni che hanno visto la parte-cipazione numerosa e attenta di mol-ti fedeli che hanno seguito la Schola Cantorum ss. Sacramento, il Gruppo Folk Tarantella a Maria, il cantauto-re sacerdote Elio Benedetto, il con-certo d’organo del m° Antonio Capo-raso, il musical dei giovani del Grup-po Vocazionale del Seminario dioce-sano, i giovani della parrocchia Ge-sù Buon Pastore, la Corale interpar-rocchiale “Maria, donna Feriale”. Ed infine, sono state nuovamente messe in mostra in concattedrale le splen-dide e restaurate tele di s. Giovanni apostolo e s. Giovanni Battista e del-la Presentazione al Tempio per esse-re ammirate dai numerosi visitato-ri e dai viestani, prima di essere ri-collocate definitivamente nel locale episcopio, autentiche testimonianze artistiche di notevole valore storico per la città, per secoli amena città-diocesi, ma anche per l’intero terri-torio garganico.

col proprio impegno condiviso, la “cultura della vita”. Sono state realizzate anche diverse iniziative cittadine, promosse in si-nergia con altri attori sociali, tra cui istituzioni e associazioni: pranzo so-lidale natalizio e diverse collette ali-mentari che hanno fatto emergere la

disponibilità e la speranza del volto giovanile. Si è trattato di dare la pos-sibilità anche al mondo della scuola, di scorgere la valenza educativa del volontariato. In definitiva, agli alun-ni la Caritas ha offerto un percorso educativo costruito insieme a scuola ed associazioni. I nostri giovani, per

usare le parole di Pa-pa Francesco, “non si sono lasciati rubare la speranza”, ma anzi l’hanno edificata con un impegno costrutti-vo ed umanizzato. Un sogno fatto ad oc-chi aperti. Appunto!

*direttore Caritas diocesana

Si è concluso il percorso solidale ed educativo offerto agli alunni del triennio superiore

I giorni 10, 11 e 12 giugno 2014 si terrà a S. giovanni rotondo il convegno nazionale “Architettura e dintorni”. A partire dalla tematica generale “Architettura”, alla base del lavoro del Servizio Nazionale edilizia di culto, verranno presentati percorsi e strumenti per la committenza.

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Nicola pupillo*

Si è svolto il terzo incontro con le fa-miglie della parrocchia santuario Maria Santissima della Libera pres-so la casa delle Suore Discepole di Gesù Eucaristico, animato dall’ equi-pe della pastorale familiare parroc-chiale e arricchito della presenza di coppie di fidanzati e di una coppia di Manfredonia che ha portato la pro-pria bella testimonianza. L’ambiente accogliente riproduceva una festa di nozze con i tavoli rico-perti di tovaglie bianche con confet-ti e fiori.Un incontro-dialogo, basato su uno scambio di esperienze e domande, che ha visto da una parte gli spo-si con il loro vissuto alle spalle, fat-to anche di alti e bassi ma con tut-ta l’essenza del matrimonio cristia-

no, e dall’altra un vissuto ancora da attuare, ma ricco di tutta la gioia e la felicità di voler vedere realizzato un sogno. Abbiamo dato come titolo all’incon-tro: ricetta di un matrimonio.Ad ogni coppia di sposi è stato con-segnato un ingrediente di questa ri-cetta: volerlo, essere disposti a dare, ritagliarsi spazi di coppia, saper ca-pire e soddisfare i bisogni dell’altro, concentrarsi sulle qualità positive del partner e sottolinearle. I fidanza-ti, invece, avendo a disposizione tutti gli ingredienti, ne hanno scelto uno soltanto e si sono seduti insieme al-la coppia di sposi che aveva lo stesso ingrediente presso un tavolino della festa di nozze. È stato letto e commentato il brano

Incontro con le famiglie“ricetta di un matrimonio”

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co[Ecclesia in Gargano]

La Quarta festa diocesana del-le famiglie e dei fidanzati ha avuto come tema “La spiri-tualità coniugale in Giovan-

ni Paolo II” e si è tenuta a San Giovan-ni Rotondo il 3 maggio scorso.A testimoniare la passione di Giovan-ni Paolo II per l’amore coniugale e la famiglia è stato don PRZEMYSLAW KWIATKOWKI, giovane sacerdote polacco, docente e segretario della cattedra Karol Wojtyla presso il Pon-tificio Istituto Giovanni Paolo II per gli studi su matrimonio e famiglia. Il richiamo a Giovanni Paolo II è fon-damentale per chiunque intenda af-frontare il tema dell’amore coniuga-le e della famiglia, dal momento che è sopratutto grazie a questo Santo pon-tefice che nel dopo Concilio sono ri-partiti gli studi sulla teologia coniu-gale e la pastorale del matrimonio e della famiglia. E’ lui che ha riaffermato la presen-za nel cammino percorso dall’uomo e dalla donna della Trinità, a cui im-magine essi sono stati creati e reden-ti, e la sacramentalità del loro amo-re che attualizza il mistero dell’amo-re tra Cristo Sposo e la Chiesa Sposa.Spiritualità coniugale è il cammino verso la perfezione che nasce dall’in-contro concreto e reale di un uomo ed

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una donna; da un desiderio del cuore, da una storia d’amore può dipartirsi la via verso la santità cui ogni uomo, maschio o donna, è chiamato. “L’amore degli sposi e dei genitori pieno di dedizione è una traccia del sacerdozio universale. La partecipa-zione al sacramento eucaristico ne è un’espressione liturgica, tuttavia il posto dove si offre il sacrificio spiri-tuale è la vita stessa, la vita coniuga-le e familiare”(K. W, Riflessioni pa-storali sulla famiglia). Partendo dall’esperienza concreta di Jerzy e Danuta Ciesielski, amici di don Wojtyla, don Przemek ha affer-mato che progettare una vita spiri-tuale non vuol dire creare un sistema di doveri e di divieti, o di pratiche di devozione, ma indica, anzitutto, la via concreta del dono totale di sè, del re-ciproco donarsi quotidiano, che con-duce a realizzare la comunione di vi-ta e di amore che costituisce la vita della coppia e della famiglia. Ripren-dendo Giovanni Paolo II: “Il Regno di Dio è tutta la nostra vita. Padre e ma-dre. Moglie e marito. Figlio e figlia. Tutti e tutto nella vita e nella morte.” Il matrimonio sacramento in questo senso non è qualcosa che si aggiunge dall’esterno all’amore di un uomo ed una donna, ma è la realtà stessa del-la coppia, in ogni sua componente o livello di realizzazione, che attraver-so l’amore si trasforma in sacramento dell’Amore di Dio per la coppia stes-sa, per i figli, per la Chiesa e il mon-do. Infatti,essendo Dio origine dell’a-more, l’amore coniugale incarna l’a-more sponsale di Cristo e della Chie-sa e costituisce quello che Giovanni Paolo II chiama il “sacramento pri-mordiale”; ossia, il sacramento che sta all’inizio, nell’atto creativo di Dio che crea l’uomo per amore, e lo crea a

IV FESTA DIOCESANA DELLA FAMIGLIA E DEI FIDANZATI“La spiritualità coniugale in Giovanni Paolo II”Bellezza e spiritualità dell’amore coniugale

Mattia e Matteo Lombardi* Sua immagine, maschio e femmina, imprimendo in essi la vocazione alla nuzialità, che è la pienezza del dono reciproco di sè.In particolare, con il loro amore gli sposi attualizzano ogni giorno il dise-gno che il Creatore ha voluto dal prin-cipio per l’uomo e la donna, di diven-tare partecipi dell’Amore trinitario. Lo stesso Spirito, che è l’Amore del Padre e del Figlio nella Trinità e per opera del quale Cristo amò l’umanità sino alla fine, entra nella vita di spo-si, genitori e figli e fa crescere la co-munione coniugale e familiare, pla-smando la loro vita secondo il model-lo dell’amore per sempre e totale di Cristo per la sua Chiesa.Donandosi a vicenda in tutte le di-mensioni del loro essere, divenendo quotidianamente “una sola carne”, i coniugi eliminano ogni egoistica ri-duzione dell’amore e diventano “ico-na periferica della Trinità” (don Toni-no Bello), manifestazione reale dell’a-more di Dio.Il senso più profondo della spiritua-lità coniugale consiste infatti nell’in-contro dell’uomo e della donna con Cristo; in questo modo la comunità familiare è chiamata a edificare la Chiesa e a renderla pronta - e in essa ogni uomo e ogni donna - all’incontro con il suo Sposo. Afferma sempre San G.P.II nel suo Amore e responsabili-tà, “Quando un uomo vuole per un al-tro il bene infinito, vuole Dio per lui, perché lui solo è la pienezza oggetti-va del bene, e Lui solo può colmarne l’uomo. L’amore umano sfiora in un certo senso Dio”.“Oltre all’irradiazione che parte dal cuore del marito alla moglie, esiste ancora un’irradiazione verso l’ester-no. Le famiglie cristiane che con il proprio modello spiegano, rendono

testimonianza e trascinano” La spi-ritualità coniugale diventa così un modello anche per l’intera comunità parrocchiale; nel momento in cui ri-vive lo stesso atteggiamento coniu-gale di dono, di preghiera, e di impe-gno a favore degli ultimi, la parroc-chia vive come una vera famiglia, e, quindi, manifesta concretamente tra i propri membri il legame sponsale proprio dell’unione di Cristo e della sua Chiesa.

*dell’Ufficio diocesano di Pastorale familiare

del Vangelo delle nozze di Cana cui è seguito un dialogo sereno e ricco di esperienze, esempi e testimonianze, proprio perché i modelli di vissuto valgono più di tante parole. I fidan-zati, poi, hanno scelto teoricamen-te una coppia di sposi come testimo-ni di nozze ed insieme hanno parte-cipato alla celebrazione eucaristica, conclusione di un pomeriggio fatto di comunione fraterna, animata da famiglie e da fidanzati. Alla fine, ogni coppia di testimoni ha consegnato ai fidanzati una pian-tina, con l’indicazione: far fiorire il

dono del matrimonio. L’impegno dei fidanzati è stato di prendersi cu-ra amorevole del dono, dedicando-vi tempo e attenzioni, perché come gli sposi hanno il dovere di far cre-scere il seme che Dio ha messo den-tro ognuno di loro e compiere la vo-lontà di Dio. L’incontro ha inteso ribadire che il matrimonio, in quanto sacramento, è la base su cui si fonda la famiglia e rende più solida l’unione dei coniugi e il loro reciproco donarsi.

*e l’equipe di pastorale familiare parrocchiale

Conferenza Episcopale ItalianaUfficio Nazionale

per la pastorale della Famiglia

La famigliagrembo della vita:

quali vieper l’adozione

e l’affido?

San Giovanni Rotondo18-22 giugno 2014

SETTIMANA ESTIVA DI FORMAZIONE

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Anche quest’anno, come da lunga e consolidata tradi-zione, si è svolto il Rally della Pace, raduno di tut-

ti i ragazzi di Azione Cattolica della nostra diocesi e non possiamo non ri-conoscere che anche questa volta è stata una vera e propria festa capa-ce di coinvolgere tutti coloro che so-no arrivati a Mattinata da ogni pae-se del nostro Gargano.

Una festa che è iniziata con il classi-co momento di accoglienza e condi-visione: accoglienza da parte di tut-to lo staff “mattinatese” e condivisio-ne della colazione gentilmente pre-parata per gli oltre mille ragazzi ar-rivati nell’area sovrastante il Palaz-zetto dello Sport, dove è stato anche allestito il palco per la celebrazione dell’Eucaristia, presieduta dall’arci-vescovo mons. Michele Castoro che, ancora una volta, non ha fatto man-care la sua presenza ed il suo calo-re. Il nostro Vescovo e Pastore ci ha ricordato come il Rally della Pace sia un esigenza del cuore, un appunta-mento cui nessuno vuole mancare, un momento in cui tutti stiamo bene insieme perché è Gesù che ci unisce … e chi si mette nelle mani di Dio è al sicuro, perché Dio è amore e libertà.Vivere la vita da fratelli in Cristo si-gnifica in primo luogo vivere una vi-

ta nuova, cantare un canto nuovo, perché Gesù è risorto ed è in mezzo a noi. E questa gioia, che oggi abbiamo sperimentato ancora una volta insie-me, dobbiamo avere la forza di dif-fonderla in ogni posto in cui siamo chiamati a vivere la nostra quotidia-nità, senza dimenticare che il luogo per eccellenza in cui incontrare Ge-sù resta sempre la celebrazione eu-caristica domenicale, giorno del Si-gnore, unico vero sostegno capace di donarci la forza per portare Cri-sto a tutte le persone che, giorno do-po giorno, incontriamo lungo il cam-mino della nostra esistenza.Dopo la celebrazione eucaristica è seguita la Marcia della Pace lungo le vie del centro cittadino: un corteo che sembrava non finire mai e che … alla fine … ha raggiunto il viale an-tistante la chiesa parrocchiale dove è stato consumato il pranzo a sacco.

Nel pomeriggio i nostri ragazzi han-no girovagato attraversato 5 piazze di Mattinata ed in ogni piazza han-no partecipato ad alcune piccole fe-stose attività all’insegna del motto di questo Rally:

DIVERTIAMOCI UN MONDO …

Alla fine della giornata è stato dona-to un piccolo pensiero alle parroc-chie presenti: una piccola giostra in legno, a rappresentare la gioia del-la vita e dello stare insieme nel no-me di Colui che tutti ci unisce con il suo amore.Ci siamo, quindi, dati l’appuntamen-to alla 39° edizione che si svolgerà a Vico del Gargano, perché l’A.C.R. non si ferma mai e già pensa al pros-simo anno, alla prossima festa, alla prossima occasione di incontro, per-ché se “Il Signore è con noi” allora non possiamo non essere in festa.

[Ecclesia in Gargano]

Michelangelo Mansueto

38° Rally della Pace... la festa dell’A.C.R.

Divertiamoci un mondo

chiuse e stanche. Secondo le parole del Santo Padre “Le Parrocchie hanno bisogno di voi, del vostro servizio crea-tivo per arrivare alle fasce più deboli e per far ciò occorre uscire fuori, aprire la porta a Cristo ed al mondo”.Francesco, poi, ha consegnato all’A-zione Cattolica tre verbi quali “trac-cia di cammino”.Rimanere: in Gesù, con Gesù, per go-dere della sua compagnia e poter es-sere così missionari;Andare: mai una AC ferma, bisogna andare per le strade per annunciare che Dio è Padre, che Gesù ce lo ha fat-to conoscere e noi siamo cambiati. La Parola di Dio deve andare oltre i con-fini per arrivare a tutti ed in partico-lar modo ai più lontani perché è in co-storo che ci aspetta Gesù;Gioire: ed esultare sempre nel Signo-re, essere persone che cantano la vi-ta e cantano la fede con gioia, perso-ne capaci di riconoscere i propri limi-ti; gioire perché in questo cammino

non siamo soli: abbiamo Gesù, i Ve-scovi, i Parroci, la Chiesa tutta che ci accompagna e custodisce.I tre verbi, ha proseguito il Papa, “vi servano per portare avanti la vostra fe-de ed evitare la tentazione della chiusu-ra, dell’intimismo e della serietà forma-le. Non siete musei ma persone chia-mate a vivere nella gioia la chiamata di Cristo. Asinelli si, statue di museo no!” .“Ci siamo” è la risposta consegnata dall’Azione Cattolica con un messag-gio alla Chiesa e al Paese in cui si con-ferma di “sostenere la ricerca di senso e speranza che alberga nel cuore di cia-scuno … per costruire ‘sentieri di gioia’ con i ragazzi, i giovani e gli adulti dei nostri territori”, e anche per testimo-niare l’amore privilegiato di Dio ver-so chi si sente vinto dalle difficoltà, in particolare i giovani senza lavoro, le famiglie in crisi, gli anziani soli, gli immigrati sfruttati, i poveri sen-za speranza.

Michelangelo Mansueto

di Garganico, tutti insieme per vive-re una giornata all’insegna della par-tecipazione e della voglia di incontra-re il successore di Pietro. Mons. Mansueto Bianchi, nuovo assi-stente Generale dell’Azione Cattolica ci ha detto: L’Ac vuole essere come l’a-sino con cui Gesù compì il suo ingres-so a Gerusalemme”. Non importa esse-re cavalli di razza: ciò che conta è de-siderare con tutto il cuore di portare il Signore dentro la città”.Inoltre, ha confermato al Papa: “Conti su di noi per quello che ci ha chiesto e raccontato nell’Evangelii Gaudium, de-sideriamo con tutto il cuore portare il Signore nelle strade delle nostre città” ed ha aggiunto “Grazie Padre per il do-no di questo incontro e per il dono che Lei è per questa chiesa e per il mondo”.Il Papa nel discorso all’assemblea ha ricordato come l’Azione Cattolica è chiamata a rinnovare la sua “scelta missionaria”, a essere “chiesa in usci-ta”, aperta all’intervento dello Spiri-to Santo. Il pa-radigma della scelta di AC de-ve essere vissu-to tutto in chia-ve missiona-ria, soprattut-to nelle Parroc-chie che, inve-ce, molto spes-so appaiono

SABATO 3 MAGGIO NELL’AULA “PAOLO VI” IN ROMA

L’azione Cattolica ha incontrato Papa FracescoPresenti i delegati della XV Assemblea, Presidenti e Assistenti Parrocchiali di tutta Italia

Mattinata

Lo svolgimento della XV As-semblea Nazionale per il rin-novo delle cariche associati-ve, svoltasi a Roma nei gior-

ni 30 aprile-3 maggio, ha visto anche l’incontro con Papa Francesco da par-te dei rappresentanti di tutte le Asso-ciazioni territoriali di AC presenti nel-le parrocchie italiane.L’iniziativa, promossa dalla Presiden-za nazionale, ha voluto esprimere l’es-sere profondo dell’AC da sempre lega-ta alla Chiesa. All’inizio di questo nuovo triennio as-sociativo l’incontro è stato per presi-denti e assistenti parrocchiali un’oc-casione di intensa esperienza eccle-siale ed associativa, in grado di valo-rizzare il servizio e la responsabilità non solo degli associati presenti all’in-contro, ma di ogni iscritto all’AC.Tale momento, inoltre, è stata una ri-sposta all’accorato invito del Papa a vivere per “una Chiesa in uscita”, che incontri le persone come sono e dove stanno, nelle parrocchie, nei territori, nei luoghi di vita, nelle pe-riferie. E questo noi che siamo Azio-ne Cattolica lo possiamo fare soprat-tutto attraverso le associazioni territo-riali presenti in gran parte delle par-rocchie italiane.Dalla nostra Diocesi siamo partiti in 45 per partecipare a questo impor-tante momento associativo: da Man-fredonia, Monte Sant’Angelo, Matti-nata, Vieste, Cagnano Varano e Ro-

Rom

a

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15 M

AG

GIO

201

4 [Ecclesia in Gargano]

Il progetto educativo-didattico, Tanti semi per educare, che ha avuto come obiettivo di far maturare negli allievi atteggia-

menti di gratitudine, amicizia, al-truismo, perdono, umiltà e attenzio-ne verso i lontani, è stato realizza-to in sinergia con tutte le insegnan-ti dell’Istituto Comprensivo “San Giovanni Bosco”. La riflessione ha preso avvio dal laboratorio “La Chie-sa per la scuola”, prima tappa di un percorso di sensibilizzazione sul-le tematiche della scuola promosso dalla Presidenza della CEI, mirante

al coinvolgimento del-la comunità ecclesiale e della società sull’im-portanza della scuola come ambiente educa-tivo, nell’ambito degli orientamenti pastorali per il decen-nio in corso “Educare alla vita buona del Vangelo”.La scelta strategica prevede un pat-to educativo di corresponsabilità, tra scuola e famiglia in primo luo-go, coinvolgendo le agenzie educa-tive del territorio, con la partecipa-zione non solo delle specifiche figu-

Tanti semi per educare! Un’attività condivisa tra scuola primaria e dell’infanzia giovanna D’Apolito*

re del mondo della Scuola - dirigen-ti, personale docente e non docente, genitori - ma anche del territorio che con la scuola è in dialogo - enti loca-li, associazioni culturali e di volon-tariato, parrocchie, oratori, associa-zioni sportive. Questa sinergia può dar vita a un sistema formativo integrato con la

centralità degli alunni, con il riconoscimento della famiglia come in-terlocutrice diretta del-la scuola, con il servizio dei docenti sostenuto e stimolato in primo pia-no dalle famiglia e, più generalmente, dalle di-verse istanze presenti nel contesto sociale, e con il territorio favori-sce la partecipazione, la cittadinanza, la convi-venza civile, la legalità.

Il percorso didattico è stato rivolto a tutti gli alunni della scuola dell’In-fanzia e Primaria. E’ risultato ben adattabile alle potenzialità del sin-goli alunni in quanto è stato espli-cativo di un iter metodologico diver-sificabile da un soggetto all’altro ed ha tenuto conto di obiettivi formati-vi importanti.

*insegnante

Man

fred

onia

Rom

aDavanti a circa 300.000 persone, in diretta tele-visiva e web, il Cardina-le Bagnasco ha aperto in

Piazza San Pietro l’evento di saba-to 10 maggio, La Chiesa per la scuo-la, rivolgendosi a Papa Francesco e rilanciando questioni sollevate d’al-lora Card. Bergoglio: ““Come far sì che i nostri alunni cerchino e trovi-no la Verità nella Bontà e nella Bel-lezza? Come fondare la speranza in quel bene che la conoscenza della ve-rità ci procura, sapendo che ci sono verità che interpellano l’uomo inte-ro, non solo l’intelletto? Come inse-gnare a percepire la bellezza, a fare autentiche esperienze estetiche, di quelle che lasciano il segno rivelan-doci il senso della nostra vita? Come insegnare ad accogliere senza pau-ra la bontà che l’essere distribuisce a piene mani e a scoprire l’amore nel-la sua gratuità?” Il Presidente dei Vescovi italiani – che hanno fortemente promosso e sostenuto l’iniziativa – ha ricordato l’impegno educativo quale “chiave di volta dell’impegno di evangelizza-zione della nostra Chiesa in una so-cietà che ha cambiato pelle, ma non ha cambiato il cuore”. Di qui, nelle parole del Cardinale, la consapevo-lezza di voler “coltivare il cuore delle generazioni attraverso una paziente opera educativa, che rimetta al cen-

tro quella cultura dell’incontro che, a differenza di quella dello scarto, ten-de a valorizzare quanto c’è in ogni persona di vero, di bello e di buono. Il nostro impegno è a considerare la scuola come un tassello decisivo nella costruzione della città dell’uo-mo, e come una condizione necessa-ria per aprirsi alla realtà tutta intera … In questa straordinaria aula sco-lastica, Lei, Santità, è in cattedra co-me nostro padre, pastore, maestro e amico”. Infine, il Card. Bagnasco ha detto che “la libertà dei genitori ver-so i propri figli, rappresenta infatti un diritto sancito dal nostro Paese, ma anche un dovere da garantire e da promuovere da parte dello Stato e dei singoli cittadini”.Subito dopo ha preso la parola il Mini-stro dell’Istruzione, Prof.ssa Stefania Giannini, che ha ricordato le studen-tesse rapite dai fondamentalisti in Nigeria, prima di accennare a quelle “22.500 scuole”, che ogni mattina in Italia “aprono le loro porte agli 8 mi-lioni di studenti e ai loro insegnanti: in questo modo l’Italia cresce, ogni giorno, si confronta con la propria storia e determina il proprio futuro”. E, rivolgendosi direttamente ai ra-gazzi, ha aggiunto: “Alla Vostra scuo-la non dovete chiedere solo qualche nozione o qualche competenza in più. Siate esigenti e intransigenti. La Vostra scuola deve aiutarvi a scopri-

re chi siete, a coltivare e promuovere le Vostre passioni, a sviluppare il Vo-stro desiderio di conoscenza e di af-fermazione della Vostra personalità”. E ha concluso: “Cari ragazzi, non scommettete su quello che farete, ma su quello che sarete. La scuola, a fianco della famiglia, Vi accompa-gnerà in questo percorso”.Numerosi sono stati anche studen-ti, insegnanti e genitori della nostra

arcidiocesi che hanno partecipato in piazza s. Pietro all’incontro col Papa,il quale ci ha espressamente raccomandato : “Non lasciamoci ru-bare l’amore per la Scuola … ma cer-chiamo tutti di imparare a imparare … con un cammino di incontro per coltivare le tre dimensioni del VERO, del BENE e del BELLO”.

*insegnante

10 maggio, circa 300.000 in S. pietro per l’evento promosso dalla Cei

Antonia palumbo*

La scuola alza la mano

L’unità di apprendimento, “I valori, tanti semi per l’educazione”, è sta-ta svolta nei mesi di marzo e apri-le coinvolgendo tutte le insegnanti, gli alunni, le famiglie e diversi ambi-ti disciplinari (Italiano, Cittadinan-za e Costituzione, Inglese, Musica, Arte e Immagine) secondo attività specifiche e adeguate alle capacità dei bambini (racconti, giochi, canti, disegni, brainstorming, dramma-tizzazioni, cineforum, incontro-di-battito), in modo che il bambino rag-giungesse le competenze necessarie per mettere in moto e orchestrare le proprie risorse interne, cognitive, af-fettive e volitive, e utilizzare quelle esterne disponibili, in modo coeren-te e fecondo. La celebrazione eucari-stica conclusiva presso la parrocchia s. Lorenzo Maiorano, in orario extra-curricolare, ha visto una grande par-tecipazione delle famiglie e del per-sonale della scuola. Tutti, ragazzi e famiglie, sono stati entusiasti di par-tecipare a questo progetto voluto dal vescovo mons. Michele Castoro che ha incontrato tutti i dirigenti scola-stici dando avvio a questa esperien-za educativo-didattica che ha coin-volto l’intera nostra arcidiocesi.

*insegnante

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[Ecclesia in Gargano]

In occasione del Trigesimo in memoria di Paolo Basta, voluto dai cugini Furio, ci si è trovati un gruppo di amici alla Messa

celebrata da don Antonio D’Amico, all’epoca Assistente (anni Sessanta del Novecento), che nella breve ome-lia ha ricordato gli anni nei quali si sono vissuti momenti indimentica-bili e fondamentali della formazio-ne. Erano presenti tra gli altri Otta-vio Balta, Tonino Murgo, Domenico Tavano (primo presidente della ri-nata FUCI di quegli anni) oltre a chi scrive la presente nota.

In morte di padre Frans van der Lugt sj, amato e stimato da cristiani e musulmani

Efrem Valentini*

Mi sembra doveroso fare un breve ricordo del sa-cerdote gesuita Frans van der Lugt, che ho

avuto modo di conoscere personal-mente in Siria, ucciso ad Homs a col-pi di arma da fuoco il 7 aprile scor-so, proprio un mese fa. Padre van der Lugt era l’unico europeo rimasto nel-la città siriana semi distrutta ed era l’unico sacerdote per 66 fedeli cri-stiani ancora in città: prelevato da uomini armati, malmenato, è stato poi freddamente ucciso con due colpi di arma da fuoco e il suo corpo esani-me è stato anche vilipeso. Il religio-so settantacinquenne era conosciu-tissimo a Homs e in tutta la Siria do-ve viveva da quasi 50 anni. È morto un uomo di pace. È morto un testimone del Vangelo che con gran-de coraggio è rimasto in Siria a so-stenere la fede dei cristiani perse-guitati e a condividere tutte le soffe-renze del popolo siriano, cui ha de-dicato gran parte della sua vita e del suo servizio ministeriale, nel dialo-go costante con la fede e la cultura dei musulmani. È morto un sacer-dote che continua a dare tutto per la Chiesa, per la Siria, per la pace. Padre Frans van der Lugt ha vissuto ed è morto come un testimone dell’E-vangelo: la sua vita e la sua morte ci interpellano ad esaminare la nostra esistenza, affinché lo Spirito ci gui-di e ci sostenga nell’essere fedeli di-scepoli di Gesù; la vita di p. Frans è esempio di accoglienza di accetta-zione, delle diversità e di dialogo con tutti. Il ricordo di padre Frans ci in-vita alla preghiera e ad esprimere gratitudine per aver conosciuto e sti-mato un sacerdote così vicino ai più sofferenti nella testimonianza dell’a-more di Gesù fino alla fine e al dono supremo della vita.Il suo sacrificio e la sua testimonian-za ci esortano a supplicare con insi-stenza l’Altissimo con preghiere e di-giuni per la riconciliazione dei cuo-ri e delle menti in Siria e in tutto il Vicino Oriente e a condividere tutti i doni di Dio per alleviare le sofferen-ze di tutti – proprio perché discepo-li di Gesù il Cristo – senza distinzio-ne di fede professata, a partire dai più bisognosi.

*monaco di Pulsano

AMCI Domenica 18 maggio 2014 si ter-

rà la chiusura dell’anno socia-le con un incontro sul tema: “Il

laicato nell’impegno sociale ed eccle-siale” presso il centro di spiritualità Padre Pio di S. Giovanni RotondoOre 10.00 Lodiore 10.15 Riflessione dell’ assistente ec-

clesiastico Al termine confronto in assembleaore12.00 S. Messaore 13.00 Pranzo

Giuseppe GrassoPresidente AMCI

per portare l’Eucaristia ad ammalati e persone anzia-ne che hanno difficoltà a raggiungere la parrocchia

sono stati scelti alcuni fedeli che con gioia si sono offerti di prepararsi ad essere ministri straordinari dell’Eu-caristia: due donne, Anna Maria Api-cella e Maria Ciuffreda, e un uomo, Vincenzo Pio Di Lella. Dopo un opportuno corso di forma-zione con altri fedeli che operano al servizio delle parrocchie della Dio-cesi, guidati e preparati da don Luigi Carbone, hanno ricevuto l’11 Maggio scorso in cattedrale il conferimen-to del mandato da parte dell’Arcive-scovo. È la prima volta, nella storia della no-stra parrocchia, che si celebra que-sto importante evento. Con grande fervore e amore, i fedeli designati si sono messi al servizio della comuni-tà cristiana.Domenica 18 Maggio durante la ce-lebrazione delle 18.00 il parroco pre-senterà i nuovi ministri straordinari a tutta la Comunità della parrocchia chiesa Madre s. Nicola cui seguirà un momento di festa. Il Ministro Straordinario dell’Euca-restia ricopre in maniera straordi-naria, ovvero, per un periodo di tem-po determinato, due tipologie di ser-vizio liturgico per la distribuzione della Comunione: durante la messa e fuori di essa, visitando i malati, sof-ferenti, anziani e tutti coloro che so-no impediti di partecipare al sacro rito. Il ministro, in assenza del Par-roco, può esporre il santissimo Sa-cramento alla pubblica adorazione secondo le norme della Chiesa loca-le senza però impartire la benedizio-ne eucaristica.Se Cristo si serve del ministro stra-ordinario per visitare chi è impedito di venire in chiesa, l’ammalato o l’anziano si serve del ministro per ricevere Gesù, quindi il ministro fa da anello di congiunzione tra l’am-malato e Gesù portando e ricevendo amore, pace, serenità, gioia, e soprat-tutto testimoniando l’immenso Amo-re di Gesù.

*ministro straordinario dell’Eucaristia

Rod

i Gar

gani

co

Gran festa

per l’Istituzione dei Ministri Straordinari

dell’Eucarestia

Anna Maria Apicella*

Ricordo della FUCI degli anni Sessanta

pasquale Caratù

MAGGIO DI CULTURA CRISTIANA

È in corso di svolgimento a Manfredonia il “Maggio di Cultura Cristiana” in-titolato “Cristianesimo tra memoria e profezia”. Il prossimo incontro si ter-rà martedì 20 maggio, alle 18,30, presso l’auditorium Valentino Vailati con

una riflessione su “Lorenzo Milani, un prete scomodo nell’Italia da ricostruire”, tenuta da Giuseppe Dibisceglie, della facoltà teologica pugliese di Bari, e “Una bal-lata per don Milani” di Cosimo Severo della Bottega degli Apocrifi.

Pro

gra

mm

a

MAGGIO

Sabato 1718,30 Cresime, parrocchia Trasfigurazione del Signore - S. Giovanni Rotondo

Domenica 189,00 s. Messa USMI – S. Giovanni Rotondo11,00 Cresime, parrocchia s. Francesco – Ischitella18,30 Cresime, parrocchia s. Pio – Manfredonia

Da lunedì 19 a venerdì 23 Partecipa in Roma all’assemblea ordinaria della Conferenza Episcopale Italiana

Domenica 2510,30 Cresime, parrocchia s. Francesco – S. Giovanni Rotondo19,00 Cresime, parrocchia s. Maria della Luce – Mattinata

Lunedì 269,30 Collegio dei Consultori – Curia arcivescovile18,00 Cresime, parrocchia s. Maria Maggiore – Ischitella

Mercoledì 2812,00 Consiglio di Amministrazione di Casa Sollievo

della Sofferenza – S. Giovanni Rotondo18,30 Cresime, parrocchia Concattedrale – Vieste

Giovedì 2919,00 Commemorazione dei santi Giovanni XXIII e

Giovanni Paolo II – Palazzo Celestini Manfredonia

Venerdì 309,30 Consiglio Presbiterale – Curia arcivescovile17,00 Concelebra con Papa Francesco nella basilica di

s. Pietro per la sacra ordinazione episcopale di mons. Fabio Fabene

Sabato 3110,30 Cresime, parrocchia s. Maria delle Grazie – Vieste18,00 Chiusura del mese mariano, santuario s. Maria

delle Grazie – S. Giovanni Rotondo

GIUGNO

Domenica 110,30 Cresime, parrocchia Immacolata – Monte Sant’Angelo

Lunedì 2Partecipa in Cagliari al Raduno dei Gruppi di preghiera della Sardegna

Mercoledì 4Nella mattinata incontra la Scuola Giovanni XXIII – Monte Sant’Angelo19,00 Cresime, parrocchia s. Maria del Carmine (1° turno) – Monte Sant’Angelo

Venerdì 6Partecipa all’Assemblea della Conferenza Episcopale Pugliese - Turi

Sabato 719,30 Veglia di Pentecoste

Domenica 811,00 Cresime, parrocchia Cattedrale (1° turno) – Manfredonia19,00 Cresime, parrocchia Spirito Santo – Manfredonia

Mercoledì 1118,00 s. Messa Convegno Nazionale Edilizia per il culto – chiesa s. Pio – S. Giovanni Rotondo

Giovedì 1219,00 Cresime, parrocchia Cattedrale (2° turno) – Manfredonia

Venerdì 1317,00 s. Messa – chiesa s. Orsola – S. Giovanni Rotondo

Sabato 1410,30 Raduno dei Gruppi di preghiera della Puglia – S. Giovanni Rotondo18,00 Dedicazione della nuova chiesa parrocchiale

“Trasfigurazione del Signore” – S. Giovanni Rotondo

Domenica 1510,30 Cresime, parrocchia s. Michele arcangelo – Zapponeta18,30 Cresime, parrocchia s. Maria del Carmine (2° turno) – Monte Sant’Angelo

Giovedì 1917,00 Corpus Domini diocesano – Rodi Garganico

Sabato 21 19,00 Corpus Domini – Vieste

Domenica 2211,00 Cresime, parrocchia s. Maria della Pietà – Cagnano

Varano19,00 Corpus Domini – Manfredonia

Lunedì 23Nella mattinata: Giornata diocesana SantificazioneSacerdotale – Santuario s. Michele arcangelo in Monte18,00 Cresime, parrocchia s. Leonardo – S. Giovanni Rotondo

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Michele Spagnuolo*

Pellegrinaggio a piedi Manfredonia-Monte Sant’Angelo per l’anniversario delle Apparizioni di s. Michele al Monte Gargano

“Anche i giovani fatica-no e si stancano, gli adulti inciampano e cadono, ma quan-

ti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corro-no senza affannarsi, camminano sen-za stancarsi” (Is 40, 30-31).Con questi sentimenti nel cuore si è svolto domenica 11 maggio per ini-ziativa del Gruppo s. Lorenzo Maio-rano di Manfredonia il tradizionale pellegrinaggio a piedi verso il san-tuario di s. Michele arcangelo.

Dopo il ritrovo dei pellegrini nella chiesa cattedrale di Manfredonia e la benedizione del parroco ai vian-danti è iniziato alle 6,30 del matti-no il pellegrinaggio a piedi fatto di silenzio e preghiera attraverso l’an-tico sentiero “Scannamugghjèr” che da Macchia porta a Monte Sant’An-gelo. Il gruppo dei pellegrini è giun-to alla basilica santuario di s. Miche-le alle 11,30, accolto dal rettore p. La-dislao Suchy, ed alle 12, 00 ha parte-cipato alla celebrazione della messa dei pellegrini.

Successivamente, il pellegrinaggio è continuato verso s. Maria degli An-geli ove i pellegrini hanno consuma-to un frugale pranzo a sacco ed han-no ripreso il cammino per l’abbazia di s. Maria di Pulsano, ove hanno so-stato in preghiera e sono stati accol-ti dai monaci. Quindi hanno ripreso il cammino di ritorno per Manfre-donia ove sono giunti alle 19,00.

*pellegrino del team “frizzi e lazzi” di Manfredonia