15
“ Canto decimo, ove tratta del sesto cerchio de l’inferno e de la pena de li eretici, e in forma d’indovinare in persona di messer Farinata predice molte cose e di quelle che avvennero a Dante, e solve una questione. ”

“ Canto decimo, ove tratta del sesto cerchio de l’inferno e de ......“ Canto decimo, ove tratta del sesto cerchio de l’inferno e de la pena de li eretici, e in forma d’indovinare

  • Upload
    others

  • View
    7

  • Download
    1

Embed Size (px)

Citation preview

  • “ Canto decimo, ove tratta del sesto cerchio de l’inferno e de la pena de li eretici, e in forma d’indovinare in persona di messer Farinata predice molte cose e di quelle che avvennero a Dante,

    e solve una questione. ”

  • Città di Dite - VI Cerchio, pena degli eresiarchi.

    :

    Notte di sabato 9 Aprile (o 26 Marzo) del 1300

  • Dante Virgilio

    Farinata degli Uberti, nobile ghibellino sostenitore dell’Impero Cavalcante Cavalcanti, ghibellino fiorentino, padre dello scrittore Guido Cavalcanti

  • Entrati nella città di Dite, nel sesto cerchio della cavità infernale, Dante e Virgilio giungono al cospetto degli eretici, che scontano qui la loro ribellione in vita alla legge divina. Spicca tra gli altri l'orgogliosa figura di Farinata degli Uberti, ghibellino di Firenze (ha partecipato da vincitore alla celebre battaglia di Montaperti nel 1260) che discute con il poeta delle vicende politiche della città toscana, prefigurandogli poi l'esilio (e qui il "duca" Virgilio spiegherà a Dante le qualità della preveggenza dei dannati). In mezzo, il colloquio tra l'Alighieri e Cavalcante de' Cavalcanti, padre dell'amico di Dante, Guido.

  • La legge del contrappasso è un principio che regola la punizione che colpisce i peccatori mediante il contrario della loro colpa o per analogia. La pena raffigurata in questo canto si riconduce al sesto cerchio dell’inferno dove viene punita l’eresia. I dannati giacciono dentro delle tombe infuocate e sono puniti col fuoco allo stesso modo che in vita vennero condannati al rogo e si trovano all’interno dei sepolcri perchè morti rispetto alla fede. L’eresia, essendo cecità dell’intelletto, ora li rende parzialmente ciechi e dopo il giudizio finale la loro cecità sarà assoluta.

  • Il contrappasso è presente per analogia: come in vita vissero sepolti nell'errore e illuminati da una falsa luce, credendo che con il corpo anche l'anima morisse, così ora l'anima giace in arche infuocate, che richiamano la tragica ed effimera luce delle dottrine che seguirono, in attesa di riunirsi al corpo il giorno del giudizio universale, per rimanervi insieme sepolti per l'eternità; e per contrasto: come furono miopi in vita prendendosi cura della sola vita presente e non della vita eterna futura, ora, a differenza delle altre anime, essi sono in grado di poter vedere solo il passato ed il futuro, senza poter conoscere il presente.

  • -Biografia: Farinata, figlio di Jacopo degli Uberti, visse a Firenze all'inizio del XIII secolo, una delle epoche più difficili per la città toscana, tormentata da discordie interne tra guelfi, i sostenitori papali, e ghibellini, di cui Farinata faceva parte. Dal 1239 Farinata è a capo della consorteria di parte ghibellina, e svolge un ruolo importantissimo nella cacciata dei guelfi avvenuta pochi anni dopo.

  • - Analisi: Farinata è collocato tra gli eretici epicurei che l'anima col corpo morta fanno (v.15), ovvero non credono nell'immortalità dell'anima. Tra lui e Dante, avversario politico, si svolge un colloquio al cui centro ricadono i temi della lotta politica e della famiglia. Dopo un alternarsi di battute cariche di tensione, Farinata pronuncia una profezia sull'esilio di Dante in cui è facile leggere l'amarezza del poeta, già esule da qualche anno.

    A Farinata degli Uberti, personaggio importante del suo tempo, Dante rese un grande omaggio, facendone uno dei protagonisti indimenticabili del suo Inferno e tratteggiandone una figura imponente e fiera, quasi omerica nel contrastare le avversità, tanto che la sua guida Virgilio lo esorta a non usare con lui parole comuni ma nobili.

  • Farinata degli Uberti viene preso in considerazione dai romantici perché, nonostante si trovi nell’inferno, non si cura delle terribili sofferenze che gli sono procurate, in quanto l’unico assillo è la sorte della sua parte e della sua città . Egli è considerato un uomo patriottico, infatti, proprio per l’amor di patria, ovvero l’attaccamento alla propria terra, che lo porta ad agire per se stesso e per la propria nazione. In questo personaggio i romantici videro soprattutto l’eroe tutto d’un pezzo, il prodotto di un’epoca ancora barbarica, quasi un “superuomo” del Medioevo. In realtà il suo carattere è assai più sfumato, contradditorio e umano; e proprio in quest’umanità vi è la sua grandezza.

  • - Biografia: Cavalcante, appartenente alla nobile casata guelfa dei Cavalcanti, fu uno spirito razionalista ed epicureo. Non credeva nell'immortalità dell'anima e sosteneva che l'unica realtà fosse costituita dagli atomi. Con Farinata, quest’ultimo ghibellino, Cavalcante s'era imparentato, come avveniva spesso a quei tempi tra famiglie avversarie quando volevano riconciliarsi: dopo il ritorno dei guelfi a Firenze, Guido, figlio di Cavalcante e stretto amico di Dante, era stato fatto sposare con la figlia di Farinata, Bice Uberti.

  • - Analisi: Cavalcante chiede a Dante notizie di suo figlio Guido, meravigliandosi di non vederlo in compagnia del poeta. Dante spiega di non essere stato scelto per i meriti poetici ma per la Grazia divina che Guido ha sdegnato; viene però frainteso da Cavalcante, che deduce dalle parole del poeta la morte del figlio e, senza attendere replica, cade supino nella tomba.

    L'episodio di Cavalcante, che interrompe il dialogo tra Farinata e Dante, è solo apparentemente fuori tono rispetto al tema fondamentale: i due erano stati avversari politici, poiché Cavalcante era di parte guelfa quindi la sua vicenda personale ricalca i temi del colloquio fra Dante e il Ghibellino.

  • Farinata e Cavalcante, sono incapaci di comprendere le vere ragioni della loro dannazione, in quanto il primo è ancora tutto preso dagli odi di parte e dalle lotte politiche, il secondo chiede a Dante perché il figlio non lo accompagni in questo viaggio straordinario che lui ritiene che Dante faccia per altezza d'ingegno. Entrambi sono epicurei, quindi hanno una visione materiale della vita che esclude la dimensione trascendente ed è proprio questo a provocare il grottesco equivoco che causa la disperazione di Cavalcante. A Farinata, invece, sta a cuore unicamente la dimensione politica ed è evidente in lui il rimpianto per il dolce mondo e la sua città, specie quando chiede a Dante il motivo di tanto accanimento di Firenze contro i membri della sua famiglia.

  • L'epicureismo è la filosofia della scuola di Epicuro. La dottrina epicurea, di ispirazione atomista, subordina tutta la ricerca filosofica all'esigenza di garantire all'uomo la tranquillità dello spirito. Gli epicurei sono coloro che optano per una vita spesa a sfruttare al meglio il presente, spesso dandosi al lusso sfrenato e alla soddisfazione dei proprio piaceri, senza occuparsi di progetti futuri o ripercussioni delle loro azioni, e per tal motivo, va in contrapposizione con i canoni religiosi, che li classificano come eretici.

  • Nel X Canto dell’inferno Dante introduce gli eresiarchi,citando in particolare Epicuro e i suoi seguaci che l'anima col corpo morta fanno (il che spiega bene il contrappasso: essi in vita

    proclamarono la mortalità dell'anima e ora, nella morte, le loro anime giacciono entro dei sepolcri). Il poeta condanna la dottrina Epicurea poiché, essendo di parte religiosa, non

    condivide la loro filosofia, che si indirizza verso uno stile di vita mondano. Al contrario, Dante si orienta verso l’essenza

    spirituale della vita terrena, che dunque dimostra essere l’unica via che conduce alla salvezza divina.

  • La conclusione del Canto è la logica conseguenza di questo discorso, con Virgilio che ricorda a Dante che sarà proprio Beatrice a spiegargli nel dettaglio la sua vita futura, quindi rammentando che la

    grazia, non la sola conoscenza razionale, è l'obiettivo del viaggio dantesco. Per l'ennesima volta viene ribadito che la sola filosofia razionale è insufficiente a salvarsi, come ben dimostra la presenza nel Cerchio di illustri pensatori quali Epicuro, Federico II, il cardinale Ottaviano degli Ubaldini, tutti

    destinati a essere chiusi in eterno nelle loro tombe infuocate il giorno del Giudizio, dopo essersi rivestiti delle loro carni.

    Un lavoro di: Martin Cuticchio, Andrea Messina Giuseppe Iudicello, Paolo Leone, Simone Ricciardo, Aurora Raimondi, Luca Di Pietro.

    Diapositiva numero 1Diapositiva numero 2Diapositiva numero 3Diapositiva numero 4Diapositiva numero 5Diapositiva numero 6Diapositiva numero 7Diapositiva numero 8Diapositiva numero 9Diapositiva numero 10Diapositiva numero 11Diapositiva numero 12Diapositiva numero 13Diapositiva numero 14Diapositiva numero 15