Antropologia-Culturale(Ugo Fabietti)

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Descrizione del campo antropologico attraverso vari studiosi nel corso della storia

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  • Che cos lantropologia culturale?

    Lantropologia culturale lo studio olistico dellumanit, quella disciplina che ha promosso e sviluppato la cultura come oggetto di studio scientifico, analizzando dunque le differenze culturali tra i gruppi umani. Una scienza caratterizzata dalla sospensione di qualsiasi tipo di giudizio o pregiudizio e dunque senza condizionamenti, ma che studia la diversit culturale con oggettivit scientifica e con metodo analitico, che nello stesso tempo aiuta a capire la propria cultura di appartenenza, come un guardare gli altri per capire noi stessi.

    importante dire che il processo di qualsiasi studio antropologico segue necessariamente 3 fasi:

    La scelta delloggetto di studio.

    Il metodo di ricerca.

    La storia.

    Ma come definita oggi lantropologia culturale?

    Oggi lantropologia quella scienza che assume come oggetto di studio 4 elementi fondamentali:

    Lanalisi dei codici culturali

    Lanalisi degli apparati simbolici

    Lanalisi delle pratiche rituali

    Lanalisi degli orizzonti normativi di una cultura.

    In questa definizione di antropologia abbiamo nominato due concetti chiave che sono alla base di qualsiasi studio antropologico, e cio, il concetto di cultura e quello di codice culturale.

    Che cos la cultura?

    Una prima definizione antropologica del termine cultura ci viene data nel 1871 da un celebre studioso e antropologo di nome E.Tylor , dove in un testo da lui scritto intitolato cultura primitiva definisce cultura:

    quellinsieme complesso che include le conoscenze, le credenze, larte, La morale , il diritto, il costume e qualsiasi altro prodotto dellattivit delluomo come membro di una societ.

    Oggi sappiamo, sociologicamente parlando che la cultura viene trasmessa attraverso il processo di socializzazione primaria e secondaria, cio attraverso linteriorizzazione informale e formale delle norme dei valori.

  • Ovviamente anche il concetto di cultura non stato sempre lo stesso, sono state date anche altre definizioni alcune di queste anche molto criticate dalla critica post-moderna. il caso per esempio dellidea, secondo la quale la realt stessa sarebbe composta da pi culture giustapposte. Una posizione questa fortemente contrastata dalla critica, secondo la quale inaccettabile lidea del mondo come un insieme distinto di pi culture.

    E poi ci sono posizioni di studiosi come Clifford Geertz, dove in un testo da lui scritto intitolato i frutti puri impazziscono sostiene lidea che una cultura pura non esiste, nessuna cultura nasce dal nulla, la cultura inevitabilmente frutto di intrecci e ibridi.

    E poi c lo studioso R.Rosaldo che reinterpreta la definizione di Geertz ridefininendo il concetto di cultura come un insieme poroso di intersezioni (come una spugna assorbente i prodotti dellattivit umana).

    Concludendo che non esiste un DNA culturale, la cultura un prodotto meticciato e sempre soggetta a contaminazioni.

    Che cosa si intende invece per codice culturale?

    Si intende il sistema di idee e norme informali condivise e interiorizzate dalla societ di appartenenza.

    Ricapitolando dunque, le domande che si pone lantropologia sono:

    Come si originato un codice culturale?

    Quali sono le forme attraverso le quali gli uomini giustificano e manifestano quel codice culturale?

    Il compito dellantropologo quindi quello di svelare i codici culturali che orientano le azioni degli individui.

    Inutile dire che lantropologia culturale non ha avuto sempre lo stesso volto che conosciamo oggi e soprattutto non ha avuto sempre le stesse caratteristiche, ma nel corso della storia stata una disciplina abbastanza discussa e che ha visto variazioni e mutamenti di non poco conto, quegli stessi mutamenti che lhanno plasmata e modellata fino a dargli il volto che noi tutti oggi conosciamo. E Ugo Fabietti nel libro storia dellantropologia ci racconta proprio questa evoluzione, di questa disciplina ,in tutti e 3 i suoi componenti fondamentali, cio come si sono evoluti loggetto di studio e il metodo di ricerca nei vari contesti sociali delle varie epoche storiche.

    C1 Nascita dellantropologia

    Il contesto storico-politico-ideologico:

    Ci troviamo alla fine del 700 e gli inizi dell800 , in Francia durante la prima repubblica. Il fattore sociale principale che innesc la scintilla che port ad una prima visione dellantropologia come scienza ,fu lidea da parte di scienziati e intellettuali francesi,

  • eredi diretti del patrimonio filosofico-scientifico dellilluminismo, di perpetuare il concetto di scienza come un servizio sociale allo scopo di raccogliere le scoperte e di perfezionare le arti e le scienze, a tal proposito proprio in quel periodo il comitato di istruzione pubblica organizz un istituto nazionale che avrebbe dovuto promuovere ricerche nel campo della vita sociale delluomo, della legislazione, delleconomia politica e della geografia. Emersero dunque, tutti quegli elementi che permettevano di cominciare a concepire una scienza avente per oggetto di studio luomo, come essere naturale e sociale dotato di ragione.

    Ed proprio in questo periodo che possiamo cominciare a parlare di origini dellantropologia. Origini che vedono protagonista un giovane intellettuale dellepoca, di nome Louis Francois Jouffret che nel 1799 riunisce intorno a se un gruppo di scienziati e intellettuali dando vita alla e al, per cos dire, primo studio antropologico pubblicato, cio letteratura sui selvaggi.

    LOggetto di studio:

    Loggetto di studio dellantropologia culturale ottocentesca la diversit culturale nelle sue 3 dimensioni fondamentali: spaziale, temporale ed etnica rispetto alla propria cultura di appartenenza.

    Diversit spaziale: fa riferimento a culture esotiche cio lontane nello spazio. Sotto questo aspetto lantropologia vista come scienza dellesotico.

    Diversit temporale: svolgere questo viaggio verso societ esotiche, significa per gli antropologi fare anche un viaggio nel tempo e non solo nello spazio, aiutando a capire come la societ occidentale era stata in passato. Loggetto di studio erano le societ arcaiche anacronistiche. Sotto questo aspetto lantropologia si propone come scienza del tradizionale o scienza del pre-moderno , cio ci che sta alle spalle della modernit.

    Diversit etnica: Ossia, le societ prive di scrittura, definite erroneamente . allinizio, come senza memoria e senza cultura. I cosiddetti selvaggi, barbari, incivili. Sotto questo aspetto lantropologia viene vista come Scienza dei popoli di natura.

    Il metodo di ricerca:

    Il metodo di ricerca era quello dello studio comparato delle societ e delle culture i cui elementi principali erano quelli che troviamo anche nellopera di L.F.Jouffret, letteratura sui selvaggi e cio:

    Moralismo

    Pregiudizio

    Esotismo

  • Meraviglioso

    Uno degli scritti che testimonia le novit del progetto della societ degli osservatori, porta la firma di De Gerando: questultimo poneva in evidenzia limportanza dello studio dei selvaggi per una maggiore comprensione dellumanit. Secondo De Gerando il filosofo doveva farsi viaggiatore, percorrere spazi alla ricerca di quei selvaggi che avrebbero potuto costituire lesempio vivente della condizione originaria dei popoli civilizzati. La figura del viaggiatore, precorre in un certo senso quella dellantropologo moderno poich egli non viaggia soltanto ma pensa, cerca cio di correlare i dati dellosservazione e di coordinarli in una teoria.

    In seguito poi si svilupparono altri 2 approcci teorici volti a studiare le societ primitive per poi arrivare a spiegare lorigine della civilt umana. Stiamo parlando della teoria degenerazionista che a sua volta affonda le sue radici in quella creazionista, e poi di quella evoluzionista (che regner per tutta let vittoriana-1837/1901) in Inghilterra lanciata dagli studi e dalle scoperte di Charles Darwin.

    Il degenerazionismo:

    Il degenerazionismo si afferma con lo studioso Joseph de Maistre. Secondo questo studioso luomo non era affatto progredito da uno stadio di barbarie ad uno stadio di civilt. Il selvaggio era lesempio della degradazione delluomo a cui questultimo era condannato a causa del peccato originale e rappresentava lesempio estremo della caduta della grazia divina, il selvaggio dunque, era loggettivazione del peccato originale.

    Le principali tesi su cui poggiava il degenerazionismo erano le seguenti:

    Nessuno aveva fornito una qualche prova del passaggio dallo stato selvaggio alla civilt

    Nessun popolo selvaggio aveva dato prova di aver compiuto un qualche progresso per conto proprio.

    La presenza di un qualche manufatto ritenuto di livello superiore allo standard della popolazione che lo possedeva era considerato come il segno del fatto che tale popolazione lo aveva ricevuto da unaltra superiore.

    Ci che veniva negata era lidea che lumanit fosse avanzata sul piano materiale e spirituale, unicamente in virt delle proprie forze.

    C2 lAntropologia evoluzionistica in et vittoriana:

  • Contesto storico

    Ci troviamo nellInghilterra Vittoriana (1837/1901), dove regna un approccio di tipo evoluzionista nellantropologia, e vede lemergere di nuove figure intellettuali importanti, come E.Tylor; W.R.Smith G.G.Frazer, Morgan ecc.. con una particolare attenzione per temi affascinanti come la religione; i sistemi di parentela; la definizione del concetto di cultura, la magia.

    LOggetto di studio:

    Loggetto di studio era la storia e levoluzione della societ umana nel suo complesso, che appariva, grazie allapproccio evoluzionista come il risultato dellazione di leggi sempre identiche i cui effetti cumulativi avevano generato stadi di sviluppo contrassegnati da una crescente complessit. Per esempio i primitivi rappresentavano lo stadio pi remoto dello sviluppo culturale e quindi considerati inferiori.

    Metodo di ricerca:

    Il metodo degli evoluzionisti era un metodo di tipo comparativo, facevano cio una comparazione fra le varie culture, al fine di ricostruire gli stadi dellevoluzione culturale.

    Autori e opere:

    Edward Tylor LAnimismo:

    Tylor dedic attenzione al problema della religione, studiando lanimismo (cio la credenza nelle anime e negli esseri spirituali in genere, tipica dei popoli primitivi). Tylor not innanzitutto che lesperienza del sogno aveva creato i presupposti per lo sdoppiamento della personalit e lesistenza del doppio: Il doppio sarebbe unanima che vive allinfuori del corpo. Pi tardi luomo avrebbe esteso la credenza nel possesso di un anima a tutti quegli esseri e fenomeni naturali che colpiscono limmaginazione (animali; Piante; fenomeni naturali ecc..). Ma giustamente con lemergere del pensiero razionale, questa credenza, era andata progressivamente scomparendo fino a riguardare soltanto il cristiano civilizzato. A tylor va tuttavia il merito di aver inserito nel discorso antropologico il concetto di sopravvivenza: cio una qualunque cosa, credenza, idea o pratica, il cui significato era perito da secoli, ma che poteva continuare a sopravvivere semplicemente perch era esistita in precedenza. Era quindi un Fossile sociale che permetteva di risalire allepoca in cui quellidea o pratica aveva un significato e quindi comprendere lo stadio di sviluppo culturale precedente a quello attuale.

    William Robertson Smith: Riti e simboli:

  • Il dibattito sulle origine dellistituzione religiosa fu ripreso da W.R.Smith, che studi soprattutto i popoli di origine semitica e le attivit rituali. Per Smith infatti il dato primario dellesperienza religiosa sono i riti e i simboli condivisi dai membri della societ. Il fatto di conformarsi o meno ai rituali pubblici era segno del rapporto che lindividuo aveva con la collettivit. La religione di un uomo dunque era per Smith un elemento integrante delle sue relazioni politiche. La religione fa dunque da collante sociale. Su queste basi analizz il significato del sacrificio: esso non era compiuto in favore della divinit allo scopo di conquistarsi la sua fiducia, ma rappresentava una comunione tra la societ e una divinit che rifletteva lunit della societ stessa.

    Games George Frazer - Il ramo doro:

    Una delle opere pi influenti del suo repertorio etnografico e di particolare rilevanza senza dubbio Il Ramo doro nella quale avanza lipotesi che la magia, la religione e la scienza avrebbero costituito altrettante tappe dello sviluppo intellettivo umano. Per Frazer la pratica della magia corrispondeva a una fase dello sviluppo dellintelletto umano caratterizzato da confusione in un primo momento e ignoranza in un secondo momento. Alcuni uomini avrebbero pensato di accattivarsi il favore delle potenze della natura proprio attraverso la religione, e la nascita della figura del sacerdote come mediatore tra luomo e il divino; successivamente ancora luomo si accorse dellimpotenza degli dei, cos si pass allosservazione dei fenomeni naturali e alla ricerca delle leggi che regolano i rapporti con la scienza. Frazer pu essere considerato lultimo esponente dellevoluzionismo vittoriano e per certi versi il pi celebre.

    C3 LAntropologia americana (Morgan).

    Contesto storico:

    Ci troviamo in America nella prima met dellottocento, lantropologia si indirizza principalmente verso lo studio dei nativi americani (indiani o irochesi) e vede soprattutto lemergere di uno studioso di particolare rilevanza intellettuale che dedic il suo studio principalmente alla cultura degli indiani dAmerica, o irochesi come lui li chiamava. Stiamo parlando di Lewis H.Morgan.

    Loggetto di studio:

    Loggetto di studio dunque era la cultura degli irochesi, dei quali allepoca, esistevano e regnavano due concezioni; una positiva e unaltra negativa. Secondo quella negativa: lindiano era il nemico che impediva alluomo bianco di espandersi. Secondo quella positiva era chiamato a sostenere, con le sue virt, la giovane nazione americana. Vi era poi per gli americani un altro problema; essi si ponevano la

  • questione: Gli indiani, possessori del suolo nazionale, erano una nazione?. A questo quesito Thomas Jefferson (secondo presidente USA), stabil che se gli indiani avessero abbandonato la loro economia di caccia per convertirsi allagricoltura, avrebbero potuto entrare a far parte della nazione americana. Rispose alla questione il celebre studioso Morgan: ribattendo giustamente, che se gli irochesi si convertissero allagricoltura smetterebbero di essere indiani a verrebbero meno a unusanza e a un principio importante della loro cultura.

    Metodo di ricerca:

    Siamo ancora nella prima met dellottocento, dunque regna ancora il cosiddetto metodo comparativo e un approccio di stampo evoluzionista.

    Morgan La lega degli irochesi:

    Nella sua opera la lega degli irochesi, Morgan studi i sistemi di parentela indiani: Ogni nazione era divisa in trib, ognuna designata da un nome di un animale e gli appartenenti alla trib, con lo stesso nome. Anche se appartenevano a nazioni diverse, si consideravano fratelli. Ed qui che Morgan individua un primo elemento interessante e cio: lo spirito egualitario e democratico dei nativi americani.

    Per studiare i sistemi di parentela Morgan, anzitutto stabil due gruppi di sistemi, corrispondenti a loro volta a due modi differenti di designare i parenti consanguinei e quelli affini, cio acquisiti grazie a relazioni di tipo matrimoniale. Morgan defin i sistemi di parentela del modello irochese, classificatori, poich i parenti consanguinei in linea collaterale non vengono distinti da quelli in linea diretta (il fratello del padre viene chiamato padre), i sistemi europei sono invece descrittivi, poich operano distinzioni tra i collaterali e i diretti, creando dei termini specifici di riferimento (padre, zio, figlio). Per Morgan I SISTEMI CLASSIFICATORI sono caratteristici di quelle organizzazioni sociali basate sui rapporti di parentela, mentre quelli descrittivi fondano la societ sui rapporti di tipo politico la societ politica.

    Quindi dal sistema classificatorio che non permetteva di distinguere i figli di uno dai figli dellaltro; si pass alla famiglia monogamica, con la quale diveniva possibile descrivere i rapporti esistenti tra i membri. Morgan sostiene che nella societ politica i rapporti di parentela tendono a perdere la loro funzione dominante a vantaggio dei rapporti fondati sul consenso e la territorialit, tutto questo secondo Morgan per via dei diritti della propriet privata cio: la protezione della legge sarebbe venuta a sostituire la protezione fornita dal gruppo di parenti. La nascita della propriet privata diverrebbe lunico fattore che spiega la sostituzione del sistema classificatorio con quello descrittivo.

    Morgan-la societ antica

    Nella sue opera la societ antica, Morgan distingue la storia dellumanit in periodo etnici, che sono: selvaggio, barbaro,civilizzato, con laggiunta di tre sottoperiodi:

  • inferiore;intermedio;superiore. Tale periodizzazione trovava espressione nelle invenzioni e nelle scoperte, caratteristiche di ciascuna fase storica es:

    intermedio/selvaggio - pesca,uso del fuoco

    Intermedio/superiore uso dellarco e caccia.

    Ma la civilt vera e propria avveniva dopo la scoperta dellalfabeto fonetico.

    C4 Lo sviluppo dellantropologia americana e la scuola di Boas:

    a Boas si deve una rifondazione quasi totale dellantropologia americana. Egli cominci a concepire il suo lavoro come studio delle singole culture e delle aree particolari, tanto che il suo metodo di tipo comparativo fu definito Particolarista. Nella sua celebre opera luomo primitivo dimostr come le caratteristiche culturali di un popolo non avessero nessun rapporto con laspetto fisico dei suoi membri. Egli era critico nei confronti dellevoluzionismo, secondo il quale esiste un sistema superiore che ha portato lumanit a svilupparsi ovunque. Per Boas era impensabile sostenere che un tale fenomeno era andato soggetto ad uno sviluppo identico in ogni luogo e che gli stessi fenomeni erano dovuti a stesse cause. Per cui egli pensava che lobiettivo delletnologia fosse la conoscenza delle cause storiche che avevano determinato la forma dei tratti culturali propri di certe popolazioni, erano questi i capisaldi del Particolarismo storico cio i fatti storici erano intesi come delle individualit irriducibili, proprie di una determinata cultura.

    Il particolarismo storico: (approfondimento)

    Il particolarismo storico, un procedimento induttivo fondato sullosservazione empirica di un gruppo culturale bel localizzato e volto a mettere in luce le strutture sociali peculiari a partire dal suo specifico sviluppo storico. Laffermazione di Boas secondo cui la cultura non esiste, ma esistono invece diverse culture, trova il suo fondamento che ogni gruppo etnico sia diverso da un altro per il carattere irripetibile della sua storia. Ci lo porta a ritenere impossibile lesistenza di stadi di sviluppo comuni a tutta lumanit. Boas dunque sottoline, come la storia delle singole culture fosse il risultato tanto del loro sviluppo interno quanto degli scambi con le culture vicine.

    Critica allevoluzionismo e al metodo comparativo:

    Nella critica al metodo comparativo adoperato dagli evoluzionisti. Boas, (1896) aveva sostenuto che luso che ne era stato fatto portava a commettere numerosi errori. In contrapposizione agli evoluzionisti che sostenevano che esiste un sistema superiore che ha portato lumanit a svilupparsi ovunque secondo le stesse cause, Boas rispose che non sempre vero che fenomeni simili o uguali derivano dalle stesse cause ma possono tranquillamente esistere fenomeni simili che si sono sviluppati indipendentemente a partire da situazioni del tutto diverse. Inoltre in sostituzione e in

  • opposizione al metodo comparativo. Boas propone un metodo che per certi versi ritiene pi sicuro basato proprio sul concetto di particolarismo storico e cio: Ogni antropologo doveva concentrarsi su una specifica area culturale e ricostruire al suo interno i processi storici, di invenzione e di diffusione, che hanno portato allattuale stratificazione di tratti culturali.

    Boas condusse un importante ricerca sul sistema potlach degli indiani Kwkiutl. Si trattava di rituali di ostentazione che prevedevano la distruzione di grandi quantit di beni considerati di prestigio. Attraverso i ptlach individui dello stesso status si sfidavano in una gara distruttiva allo scopo di affermare il proprio rango pubblicamente, e di abbassare quello dei rivali. Oggi si intende a considerare il potlach, almeno per quanto riguarda il suo aspetto distruttivo, come un meccanismo attraverso il quale venivano sottratti al processo riproduttivo della societ quei beni che, se al contrario vi fossero stati immessi nuovamente, avrebbero provocato unalterazione del sistema e di conseguenza introdotto un elemento perturbatore nella struttura dei rapporti di potere. Per i Kwakiutl , presso i quali Boas lavor come etnografo il Potlach costituiva una paratica rituale per mezzo della quale diveniva possibile impedire un alterazione del sistema. Boas in sostanza interpret il potlach come una pratica connessa allacquisto del prestigio che poteva derivare ad un individuo dal fatto di aver distribuito o distrutto pi beni dei suoi rivali e dallaverli perci superati in generosit. Il potlatch un esempio di economia del dono, in cui gli ospitanti mostrano la loro ricchezza e la loro importanza attraverso la distribuzione dei loro possessi, spingendo cos i partecipanti a contraccambiare quando terranno il loro potlatch. Bench questo tipo di scambio sia ampiamente praticato in tutto il pianeta (basta considerare, per esempio, la pratica occidentale di pagare da bere agli amici), il potlatch l'esempio maggiormente conosciuto di questo fenomeno.

    Boas stato anche il primo a introdurre il concetto di relativismo culturale che del resto linevitabile conseguenza del particolarismo storico. Questa tesi si fonda sullassunto secondo cui ogni cultura ha una sua unicit che la rende incomprensibile e impossibile da valutare a tutti coloro che non la studiano dal suo interno.

    Allievo di Boas fu Kroeber che afferm che i fenomeni culturali possono essere colti nella loro complessa individualit soltanto nella misura in cui se ne conoscono le relazioni con il resto di quella grande unit che si chiama vita. Le sue critiche si rivolsero anche a Morgan, di cui riteneva che la distinzione tra sistema classificatorio e descrittivo fosse arbitraria. I sistemi di parentela esistenti rivelano infatti, di possedere entrambe le caratteristiche. Comunque sia, il modo di concepire la natura dei sistemi di parentela era nettamente diversa: Per Morgan essi esprimevano la natura dei rapporti e delle istituzioni sociali, per Krober riflettevano la psicologia veicolata del linguaggio, dei soggetti culturali: i termini di parentela rispecchiano la psicologia non la sociologia. Essi sono determinati in primo luogo dal linguaggio, quindi i termini di parentela venivano considerati da krober come sempli espressioni di ci che al pari delleconomia, dellarte o della lettarura poteva essere considerato un particolare aspetto della cultura stessa, in questo caso il linguaggio. K, lasci intendere che i termini di parentela possono essere associati anche a domini semantici diversi da quello parentale, come quando usiamo, per esempio, i termini padre,zio,

  • nonno in riferimento a individui che non ci sono parenti in senso stretto. Egli evidenzi otto principi che regolano la costituzione di un sistema terminologico:

    1. Differenza tra persone della stessa generazione e generazioni diverse

    2. Differenza tra la linea diretta e collaterale

    3. Differenza det

    4. Il sesso del parente

    5. Il sesso di colui che parla

    6. Il sesso dellindividuo traverso il quale passa la relazione di parentela tra chi parla e colui di cui si parla.

    7. Distinzione tra consanguinei e acquisiti

    8. Condizioni di vita.

    La natura superorganica della cultura:

    Nel 1917 Kroeber pubblic il superorganico , un saggio in cui affermava la discontinuit assoluta tra il livello dei fenomeni culturali e quello tipico di altri fenomeni, come ad esempio quelli biologici e psicologici. La tesi centrale che lordine dei fenomeni culturali di natura superorganica, irriducibile allordine dei fenomeni biologici. I fenomeni culturali anzich situarsi in una relazione di continuit coi fenomeni biologici sono provvisti di una esistenza di tipo autonomo. In questo senso essi sono spiegabili soltanto sulla base di altri fenomeni culturali.

    C5 Sociologia francese sulle societ primitive:

    La riflessione antropologica francese sulle societ primitive nellottocento non conobbe sviluppi significativi sino alla fine del XIX secolo. La riflessione francese sulle societ primitive si svilupp infatti tardivamente rispetto a quanto era avvenuto in Gran Bretagna ed aveva instaurato un rapporto di dipendenza dalla sociologia. Questultima era una disciplina derivata a sua volta dalla filosofia, e in particolare dalla filosofia positiva di Auguste Comte. Egli sosteneva che la sociologia fosse allo stesso tempo conoscenza e strumento di gestione della societ sulla base di criteri di natura tecnico-scientifica.

    Comte si propose di spiegare il concetto di credenza comune mediante la sua famosa teoria dei 3 stadi:

    stadio teologico corrisponde allo stadio primitivo

    stadio metafisico attribuire un fenomeno a qualcosaltro

    stadio positivo corrisponde allo stadio contemporaneo: capacit di conoscere e spiegare (pensiero razionale). Comte sostiene che il compito

  • del sociologo sia quello di trasportare tutti gli uomini allo stadio positivo.

    Ma che cosa sono le credenza comuni?

    Si definiscono credenze comuni le opinioni mediamente accettate dai membri di una societ le quali non sono il prodotto di una disposizione pienamente razionale, ma dellintuizione, della tradizione, del sentito dire ecc.

    Comte, aveva compreso la funzione socialmente normativa, cio regolativa sul piano sociale, di tali credenze. Allinterno della cosiddetta legge dei tre stadi, solo nella fase teologica e in quella metafisica che per Comte le credenze comuni sarebbero in grado di svolgere fino in fondo il ruolo di elementi stabilizzatori del sistema sociale. Nello stadio positivo della societ invece il carattere razionale del sapere elimina ogni residuo teologico e metafisico dai processi di comprensione della realt.

    Coscienza e rappresentazioni collettive (Emile Durkheim):

    Allontanandosi da Comte per il quale i sentimenti comuni erano attivi solo in societ dominate da un pensiero pre-positivo, Durkheim individu il principale di questi elementi nella coscienza collettiva che nellopera la divisione del lavoro sociale venne da lui definita come linsieme delle credenze e dei sentimenti comuni alla media dei membri di una stessa societ. Per Durkheim tutte le societ possedevano una coscienza collettiva ed erano quindi comparabili. La stessa sociologia era secondo il sociologo un sapere comparativo che doveva prendere in considerazione il numero pi alto possibile di una societ per giungere alla conoscenza delle leggi della vita sociale.

    Nella sua opera la divisione del lavoro sociale. Durkheim descrive come la maggiore o minore intensit con cui la coscienza collettiva si manifesta nelle diverse societ sia in relazione con il tipo di solidariet vigente tra i membri di esse:

    S.Meccanica vede una coesione sociale spontanea perch tutte le persone condividono le stesse cose (si sta insieme perch si simili)

    S.Organica si sta insieme perch diversi e quindi si ha bisogno gli uni degli altri.

    Cambia dunque il tipo di coesione sociale.

    La religione e le sue forme elementari:

    Il lavoro di Durkheim che pi dogni altro risent delle suggestioni etnologiche di allora le forme elementari della vita religiosa. Questopera rispondeva al tentativo di elaborare una teoria generale della religione e della societ attraverso lindividuazione di quegli elementi che entrano a far parte di tutti i sistemi religiosi e sociali.

    Il problema di individuare queste rappresentazioni fondamentali, venne risolto da Durkheim elaborando una teoria che spieg il carattere unitario della religione come fatto sociale: Il totemismo. Il totemismo una forma di religione in cui il grupo si identifica con un animale, o un fenomeno naturale, che sarebe diventato sia il simbolo del gruppo, sia dellantenato comune ai membri del gruppo, sia, infine, un oggetto di

  • culto da parte dei membri di esso. Durkheim considerava il totemismo come il sistema religioso pi semplice al cui interno agivano rappresentazioni di natura collettiva indipendenti dalla psiche individuale, rappresentazioni che erano la proiezione ideale del gruppo sociale. Lunit del gruppo, la solidariet dei suoi membri, la consapevolezza di non poter esistere al di fuori della societ spingono gli individui a idealizzare la propria unione la quale si trova rappresentata in un simbolo cio il totem, in questo senso quindi Drkheim ci dice che la religione un importantissimo collante sociale perch in un certo senso attraverso il totem la societ adora se stessa.

    La religione un potere ai quali gli individui obbediscono, ma non un dominio, ma piuttosto un potere morale, che non altro che il rispetto che gli individui hanno per la societ. La religione in definitiva appare come un sistema di rappresentazioni e riti attraverso i quali gli individui partecipano misticamente e collettivamente a questa entit provvista di forza sovrannaturale che il corpo sociale. Per Durkheim un rito, un ruolo, una credenza, erano tutti fatti sociali: egli daltronde, considerava i fatti sociali come loggetto specifico della sociologia; insieme di azioni e rappresentazioni identificabili sulla base del potere che essi avevano, di esercitare una costrizione sugli individui (imponendo ladesione alle regole).

    I concetti di fatto sociale e di coscienza collettiva introdotti dal grande sociologo E.Durkheim, ebbero una forte influenza allinterno della sociologia e delletnologia francese, scatenando una riflessione di non poco conto allinterno delle discipline, riflessione che di conseguenza port lentamente a un distacco tra il pensiero sociologico e quello etnologico. La riflessione consistette nel tentativo di cogliere, dietro i fenomeni sociali, le ragioni nascoste, del loro accadere.

    Il prelogismo di Lucian LVY Bruhl:

    Fu uno degli studiosi che pi svilupp in maniera originale le idee di Durkheim. Nel suo primo lavoro la morale e la scienza dei costumi Bruhl cerca di dare una risposta alla domanda: esiste una morale oggettiva? Cerc dunque di comprendere il diverso significato che lesperienza morale pu assumere in contesti sociali differenti. Questo pensiero lo fece avvicinare presto alletnologia e alle societ primitive. Infatti in unaltra sua opera intitolata psiche e societ primitive cerca di delineare una teoria generale della mentalit primitiva: secondo Bruhl le rappresentazioni collettive non erano sbagli di valutazione compiuti dalla mente rozza del primitivo (come pensavano gli evoluzionisti) ma erano rappresentazioni comuni ad un dato gruppo sociale e trasmissibili di generazione in generazione, che si imponevano agli individui attraverso la pratica sociale, e per tali ragioni erano veri e propri fatti sociali. Egli port in un certo senso lidea di Durkheim secondo cui la forza del pensiero sociale si impone agli individui. Lindividuo non sviluppa un suo proprio giudizio sulla realt ma influenzato da ci che la societ gli impone. Questo spiega come alcuni individui di societ primitive continuino a praticare la magia nonostante gli effetti negativi o nulli.

  • Bruhl sostiene poi che la mentalit dei primitivi sarebbe caratterizzata da un tipo di logica che tende a coordinare tra loro quelle che sono le rappresentazioni di natura mistica, una logica che viene definita dallo studioso pre-logica: cio la mentalit dei primitivi interpreta in modo diverso dal nostro quel che noi chiamiamo la natura e lesperienza. Si preoccupa delle cause di ci che accade. Ma non le cerca nella stessa direzione. Vive in un mondo in cui innumerevoli potenze occulte da per tutto presenti sono sempre attive o pronte ad agire. importante precisare che il concetto di pre-logico, non sta a designare una forma meno evoluta rispetto al logico, ma indica piuttosto una differenza di tipo qualitativo tra lattivit mentale del civilizzato e quella del primitivo.

    C6 Lantropologia in Italia:

    Nei primi anni del 900 la cultura antropologica italiana mostrava un certo ritardo rispetto agli altri paesi europei, un ritardo dovuto soprattutto a sua volta, al ritardo con cui si era avuta lunit dItalia. In particolare gli studi , riguardarono principalmente le tradizioni popolari, in particolare quelle regionali portando alla nascita della cosiddetta demologia. Leffettivo iniziatore degli studi demologici nel nostro paese fu Giuseppe Pitr. Egli comp una lunga opera di raccolta e di registrazione etnografica delle tradizioni popolari della sicilia e pubblic la biblioteca delle tradizioni popolari siciliane composta da 25 volumi che raccoglievano proverbi favole credenze, pratiche magico-mediche, giochi popolari chiamando demopsicologia lambito di questo genere di studi.

    Tra gli altri esponenti ricordiamo Alberto la Mormora, che raccolse notizie sulla vita delle popolazioni sarde tentando una comparazione con i popoli dellantichit classica. Dopo qualche anno si ha una raccolta di canti popolari di Niccol Tommaseo.

    Nella seconda met dellottocento, assunse consistenza un indirizzo che mirava alla ricostruzione storica di diffusione e di distribuzione delle forme liriche. I maggiori rappresentanti di questo indirizzo furono Alessandro dAncona e Costantino Nigra.

    Particolarmente rilevante fu il lavoro di Nigra e la sua teoria del sostrato etnico: Nigra svilupp lidea secondo la quale lItalia si presenta, dal punto di vista della produzione lirica popolare divisa in due aree: una superiore ed una inferiore. Della prima facevano parte le regioni a nord dellAppennino tosco-emiliano, della seconda tutte quelle a sud di questultimo. Nigra ricondusse i motivi prevalenti dellarea superiore allelemento narrativo, storico-romanzesco, e quelli dellarea inferiore allelemento lirico-amoroso, ciascuno con una propria struttura interna. Cerc dunque di collegare la canzone storico-romanzesca dellarea superiore superiore, alle liriche dello stesso genere presenti nellarea francese e iberica. Inoltre egli cerc di mettere in rapporto le peculiarit dei contenuti delle liriche delle due aree con i dialetti qui parlati, finendo poi per ricondurre queste differenze alla grande divisione tra un mondo italico ed un mondo celtico, entrambi nascosti sotto una strato latino.

    Ma la figura pi rilevante delletnografia di fine 800 e inizio 900 senza dubbio Lamberto Loria: nel 1911 Loria organizz la mostra di etnografia italiana. Si cerc di offrire ai visitatori unimmagine il pi possibile autentica della vita dei nostri ceti

  • popolari. La mostra risultava basata su due concetti: Finzione ed autenticit. I costumi veri non esistevano pi quindi bisognava produrre dei nuovi secondo un vecchio modello. proprio attraverso questa finzione che Loria e i suoi collaboratori perseguirono un ideale di autenticit mettendo cos in funzione un meccanismo interessante di costruzione identitaria.

    C7 letno-sociologia francese:

    I concetti di fatto sociale , coscienza collettiva ecc. introdotti da Durkheim ebbero una notevole influenza sullantropologia francese. In particolare lo studio delle rappresentazioni collettive, costitu lambito entro il quale si colloc il lavoro di Robert Hertz. Due dei suoi studi pi importanti e particolarmente rilevanti furono: la rappresentazione collettiva della morte e la preminenza della mano destra. studio sulla polarit religiosa.

    La rappresentazione collettiva della morte:

    Il metodo di studio di Hertz era quello di isolare il fatto sociale in quanto tale dalla sua forma culturale, partendo da una prima analisi di fenomeni particolari per poi cercare attraverso una comparazione pi ampia, di conferire ad essi una validit generale. cos, che nel saggio sulla rappresentazione collettiva della morte, egli si concentr sul costume della seconda sepoltura, conducendo la propria analisi su materiali provenienti dallarea del Borneo (Indonesia). Per Hertz al contrario di quello che sostenevano gli evoluzionisti ( tylor e frazer) le credenze dei primitivi relative al fenomeno della morte, non costituivano delle spiegazioni e quindi lorigine del pensiero religioso, ma piuttosto per Hertz non erano altro che delle rappresentazioni collettive: cio processi mentali che come Durkheim aveva sostenuto, erano condivisi da tutti i membri di una societ. LAttenzione di Hertz fu attratta come si gi detto, da alcuni rituali messi in pratica dalle popolazioni del Borneo. Questi consistevano in due riti distinti intervallati da un periodo di lutto. Alle prime esequie, le quali seguivano immediatamente la morte dellindividuo seguiva, dopo un certo tempo, un altro rito, pi solenne del primo, durante il quale veniva data una sistemazione definitiva ai resti del defunto. Era questo il rito della seconda sepoltura che Hertz prese come punto di partenza per la sua riflessione sul significato sociologico della morte in quanto oggetto di rappresentazioni collettive.

    Studiando la morte Hertz, mise in rilievo il fatto, che al di l della sua natura di fenomeno biologico. La morte si riveste presso tutte le societ, di emozioni e di rappresentazioni diverse, non solo, nel loro aspetto culturale, ma anche nel loro significato sociologico, facendoci capire come il fenomeno della morte non si limita a mettere fine allesistenza corporea, visibile, di un vivo, ma essa distrugge contemporaneamente lessere sociale che si sovrappone allindividualit fisica.

    Esempio:

    Alla morte di un capo o di un uomo investito di grande dignit, un vero e proprio panico si impadronisce di tutto il gruppo. Al contrario la morte di uno straniero o di uno schiavo , passer quasi inosservata e non dar luogo ad alcun rito.

  • Tutto questo a dimostrazione del fatto che la morte di strugge il rapporto dellindividuo con il gruppo di cui fa parte e dal quale trae la sua stessa identit sociale. Per questo motivo la comunit avverte la morte di un suo membro come una minaccia alla propria coesione: essa deve ristabilire quellequilibrio che la scomparsa di un individuo ha alterato, mediante una serie di rituali atti allo scopo (i rituali funebri). Attraverso tali rituali il defunto ragionevolmente distaccato dalla comunit dei vivi e reintegrato in quella dei morti e degli antenati. Lattenzione di Hertz sul tema della morte, fu attratta da alcuni rituali messi in pratica dalle popolazioni del Borneo:

    Questi consistevano in due riti distinti intervallati da un periodo di lutto, alle prime esequie subito dopo la morte dellindividuo, seguiva dopo un certo tempo, un altro rito pi solenne del primo, durante il quale veniva data una sistemazione definitiva ai resti del defunto. Era questo il cosiddetto rito della seconda sepoltura che Hertz prese come punto di partenza per la sua riflessione sul significato sociologico della morte in quanto oggetto di rappresentazioni collettive.

    Nellesistenza di questo doppio rito funebre Hertz individu infatti il carattere fondamentale che la morte riveste presso tutte le societ, ossia quello di una transizione, un passaggio dal mondo visibile a quello invisibile, dalla comunit dei vivi a quella dei morti. In questo senso secondo Hertz i riti funebri assomigliavano a riti come la nascita o il matrimonio. Da tutto ci dedusse che qualsiasi societ sana non pu ammettere che un individuo che ha fatto parte della sua sostanza e che porta il suo marchio, sia perduto per sempre, lultima parola spetta sempre alla vita.

    La preminenza della mano destra:

    In questo saggio Hertz sostiene che lasimmetria organica per cui la destra risulta prevalere sulla sinistra non spiega anche la sua prevalenza sul piano simbolico, per lui dunque la destra rappresentava una vera e propria istituzione sociale e andava analizzata in termini di rappresentazioni collettive. Per spiegare dunque questo fenomeno Hertz riprese lopposizione dei concetti di sacro e profano gi spiegati da Durkheim e R.Smith. Sostenendo dunque che queste due dimensioni spingono gli esseri umani a strutturare lintero universo secondo un principio bipolare. Tutte le cose esistenti sono concettualmente distribuite tra questi due opposti, la destra e la sinistra cos come il sacro e il profano ( per es. visto in modo sinistro tutto ci che male).

    I riti di passaggio: Arnold Van Gennep:

  • A Van Gennep, in riti di passaggio afferma che i riti scandiscono il passaggio da uno stato sociale allaltro degli individui presso Tutti i gruppi umani. Allinterno di ogni rito distingue 3 fasi:

    1. Separazione (riti preliminari)

    2. Margine (riti liminari)

    3. Aggregazione (riti post-eliminari).

    Lo studioso da particolare importanza alla fase di margine poich essa consentiva di ridurre laspetto traumatico del passaggio dalla fase iniziale di distacco da una determinata condizione alla fase della incorporazione in unaltra categoria sociale sottoforma di acquisizione di un nuovo status sociale. La fase di margine era anche quella pi delicata poich la condizione non definitiva di chi si sottoponeva al rito era considerata come portatrice di forze giudicate pericolose per la comunit.

    Marcel Mauss: Lomologia strutturale,i fatti sociali totali e la teoria del dono:

    Lomologia strutturale:

    Uno dei primi lavori originali e importanti di Mauss fu quello dedicato allo studio delle forme primitive di classificazione, scritto in collaborazione con Durkheim, questo saggio si proponeva di mostrare come gli esseri umani non raggruppano istintivamente in categorie oggetti ed esseri animati i quali fanno parte del repertorio della loro esperienza; essi invece li raggruppano avendo in mente la ripartizione degli stessi esseri umani in gruppi sociali. Per sviluppare questa idea di un omologia tra lordine della societ e lordine attribuito dagli esseri umani al mondo, i due autori considerano la societ degli aborigeni australiani, come punto di partenza della loro analisi. Le societ australiane si presentavano come divise in classi matrimoniali, cio gruppi esogamici non fondati sulla discendenza, ma su altri criteri di appartenenza. Durkheim e Mauss considerarono la divisione in classi matrimoniali caratteristica delle popolazioni australiane come il sistema pi semplice di organizzazione sociale esistente e cercarono di stabilire come la classificazione delle persone, degli animali e delle cose avvenisse secondo criteri omologhi corrispondenti alla divisione della societ in classi matrimoniali. Ad ogni classe fornita di un nome di animale,era associata una serie di fenomeni naturali, di animali e di oggetti. Il mondo era in tal modo ordinato, classificato, dagli aborigeni australiani, in categorie direttamente legate alle suddivisioni della loro societ.

    Il fatto sociale totale:

    Meno preoccupato di sviluppare un sistema teorico come mile Durkheim, Marcel Mauss si inscrive per nella continuit della sociologia durkheimiana. Illustrando l'idea di "fatto sociale totale: con studi concreti, si preoccupa di mostrare come uno solo fenomeno significativo consente di vedere le strutture sociali sottostanti nella loro totalit.

    Lo studio sugli eschimesi fu un primo tentativo di applicare il suo oggetto teorico, l'ormai famoso fatto sociale totale, ad un fenomeno empirico, ossia al modo in cui le popolazioni eschimesi si strutturavano fisicamente all'interno del proprio territorio a seconda dei periodi dell'anno. Per fatto sociale totale, Mauss intendeva specifici fatti in grado, da soli, di convogliare una gran quantit di altri fenomeni di natura analoga. In tal modo diventava possibile porre l'attenzione non ad una serie di rappresentazioni collettive, quanto ad un singolo fenomeno, in grado, per, di dar conto del modo in cui veniva strutturata la societ da parte dei suoi

  • membri. Il fatto sociale totale doveva configurarsi come un punto di partenza da cui fosse possibile spiegare i differenti aspetti sociali di un gruppo. Scoperto il nocciolo centrale di una struttura, era possibile, per estensione, avvicinarsi alla conoscenza di tutto ci che esisteva proprio in funzione di esso, compresi i relativi livelli simbolici. Nel saggio, dunque, Mauss studier il diverso modo che hanno le societ eschimesi di strutturarsi sul territorio a seconda delle differenti stagioni dell'anno, viste in stretta dipendenza con l'organizzazione delle attivit economiche.

    Teoria del Dono Molto conosciuta e importante per la storia dell'antropologia, la teoria del dono di Marcel Mauss oggi viene tuttavia considerata obsoleta da alcuni autori. La teoria, espressa nel suo celebre "Saggio sul dono", nasce dalla comparazione di varie ricerche etnografiche, tra le quali lo studio del rituale potlach di Franz Boas e del Kula di Bronislaw Malinowski. Lo scambio dei beni, anche se di valore intrinseco non fondamentale, uno dei modi pi comuni e universali per creare relazioni umane e costituivano per Mauss dei tipici esempi di fatti sociali totali poich erano strettamente legati ad altri aspetti della vita sociale. L'autore suppone che il meccanismo del dono si articoli in tre momenti fondamentali basati sul principio della reciprocit:

    1. dare2. ricevere ( l'oggetto deve essere accettato)3. ricambiare.

    Il carattere di obbligatoriet di questi scambi per Mauss era dovuto ad una qualit intrinseca del dono, costituita dalla forza magica di colui che l'ha ceduta. Se l'equilibrio non viene ristabilito ricambiando il dono, lo scambio viene interrotto e la forza si scatena contro il trasgressore.Nel formulare questa interessante teoria, Mauss potrebbe essere stato influenzato dalla teoria dell' HAU che lo spirito della cosa donata secondo i Maori della Nuova Zelanda. Per Lvi-Strauss il fatto che abbia assunto una teoria indigena come spiegazione del fenomeno sia un progresso che un limite, in quanto lo HAU non la ragione ultima degli scambi, che secondo lui nascono invece da principi inconsci.La comparazione tra diverse "prestazioni totali" indusse Mauss a formulare il

    concetto di "fatto sociale totale", intendendo con ci quei momenti cruciali della realt umana che, nel loro accadere, coinvolgevano la pluralit complessiva dei livelli sociali. Come ebbe modo di affermare Lvi-Strauss, che di Mauss si dichiar apertamente discepolo, ci che animava l'opera di Mauss, e il "Saggio sul dono" in modo particolare, era lo sforzo di comprendere la vita sociale come sistema di relazioni.

    C9 Il tramonto dellevoluzionismo e la ricerca sul campo in Gran Bretagna:

    Il periodo compreso tra lultimo decennio del XIX secolo e lo scoppio della prima guerra mondiale rappresent una fase di transizione per lantropologia e in particolare per lantropologia britannica. Fu un periodo in cui prese sempre pi consistenza lattivit di ricerca sul campo. Alla base di questo cambiamento cera innanzitutto il fatto che la Gran Bretagna aveva dei vasti possedimenti coloniali rispetto alle altre potenze europee , questo consent a cittadini e soprattutto a funzionari dellamministrazione coloniale, di entrare in contatto con queste popolazioni

  • extraeuropee, questa fu dunque la ragione principale che port ad un pi rapido sviluppo sia dellantropologia accademica che dellattivit di ricerca empirica. Furono negli stessi anni promossi alcuni importanti progetti e spedizioni come etnographic survey of the united Kingdom, the imperial Gazzetter of India , lo stretto di torres ecc.

    Questo nuovo metodo della ricerca sul campo trov tra i suoi primi sostenitori e fondatori lo studioso William H.R.Rivers. Per questultimo il ricercatore sul campo era quello che viveva un anno o pi in una comunit studiando tutti i dettagli della loro vita e della loro cultura, in cui egli giunge a conoscere personalmente tutti i membri della comunit, e non si limita a informazioni di carattere generale, ma studia ogni aspetto della vita e delle usanze nei dettagli pratici e mediante luso della lingua locale.

    I suoi interessi si rivolsero allo studio dei popoli primitivi ed in particolare alle terminologie di parentela. Si avvicin alla tesi di Morgan, secondo la quale le terminologie di parentela erano la conseguenza linguistica delle relazioni sociali. Lui voleva ribadire il carattere sociologicamente significativo dei sistemi terminologici di parentela e connetterli alla vita sociale presso cui il termine era in uso. Il metodo consisteva nel chiedere ad un individuo i nomi dei suoi parenti pi prossimi e come li designava, lo stesso veniva fatto con i parenti pi lontani, sia in linea diretta che collaterale, fino a raggiungere un quadro esaustivo delle terminologie impiegate. Si potevano stabilire cos, differenze e somiglianze terminologiche tra i parenti . Il metodo era molto semplice e poteva essere capito sia dal ricercatore che dal nativo e permetteva di superare le distanze tra i due ponendoli sullo stesso livello.

    Rivers, profetizz anche lavvento del ricercatore professionale, che sarebbe prevalso in futuro, un ricercatore cio che dedica tutte le attenzioni al lavoro etnologico, senza preoccuparsi dei compiti di carattere amministrativo. Inoltre Rivers pone una riflessione su un nuovo stile di ricerca, una ricerca che non si limita allo studio sociologico alla religione o alla tecnologia di un popolo, ma entra nel profondo della vita sociale cercando di cogliere il perch le culture si manifestano in una certa maniera, ponendo dunque le prime basi per quello che in seguito verr chiamato funzionalismo.

    C10 Funzionalismo e Malinowski:

    I funzionalisti consideravano le istituzioni sociali (riti, strutture di parentela, miti ecc..) come dei dispositivi che rivestono un ruolo (cio una funzione) nellambito di quellinsieme coerente che la societ. Tre sono le nozioni fondamentali che caratterizzano lapproccio funzionalista: quella di utilit (che risponde alle domande: a che cosa serve ? qual la funzione?), quella di causalit (quali sono le cause?) e quella di sistema (qual il posto nellambito dellinsieme?)

    Negli anni precedenti al primo conflitto mondiale, gli studi antropologici in Gran Bretagna avevano subito importanti trasformazioni, sia a livello delle iniziative di ricerca sia a livello metodologico. Questo periodo fu testimone di un grande sviluppo

  • dellattivit etnografica condotta dai primi antropologi professionali provenienti dalle universit del regno unito.

    Il 1922 in particolare, fu un anno decisivo in quanto fu lanno di pubblicazione di un libro considerato una pietra miliare della storia dellantropologia. IL 1922 lanno di pubblicazione di Argonauti del pacifico occidentale di Branislaw Malinowski. Malinowski fece il suo ingresso sulla scena dellantropologia britannica al ritorno dalle isole trobriand, quindi alla fine della guerra trovando dunque una situazione sociale segnata dal conflitto mondiale. La stagnazione della disciplina, dovuta al clima di quegli anni, lo favor, anche perch egli seppe fare tesoro di quanto la tradizione britannica, legata alla ricerca sul campo, gli aveva lasciato.

    Malinowski divent presto una sorta di mito per lantropologia, era lantropologo sul campo per eccellenza, dotato di particolari capacit e qualit che lo meterebbero in grado di penetrare, e quindi di cogliere dallinterno la vita delle popolazioni che egli studia. Malinowski fu infatti colui che diede il via alla pratica della cosiddetta osservazione partecipante: una nuova tecnica di inchiesta che consentiva ai ricercatori di entrare in un rapporto empatico con i nativi (ossia con loggetto di studio).

    Osservare partecipando voleva dire cercare di prendere parte il pi possibile alla vita degli indigeni allo scopo di cogliere il loro punto di vista, la loro visione del loro stesso mondo. Nacque cos il mito Malinowski, fu il simbolo delluomo avventuroso che rotti i legami con il proprio gruppo e lasciatosi dietro le spalle le convenzioni sociali, si immergeva nelle altre culture, fu una figura rassicurante e di cui andarne orgogliosi per tutta la comunit antropologica. Quando per i diari segreti dellantropologo vennero pubblicati a 25 anni dalla morte, questo mito sub un durissimo colpo. Diciamo pure che scoppi una sorta di poccolo scandalo nellantropologia. In effetti Malinowski risultava attraverso le pagine dei suoi diari un tipo tuttaltro che mite e controllato e da quanto emerge sempre da questi famosi diari sembra che lo studioso passasse gran parte del suo tempo desiderando di essere altrove.

    Ma se da un lato i diari di Malinowski hanno contribuito a sfatare un mito, dallaltro sono di particolare importanza, perch sollevano un problema di natura epistemologica fondamentale per lantropologia: cio di come e quanto lantropologo sia davvero in grado di cogliere il punto di vista dellindigeno (delloggetto di studio). Proprio in questo oscillare di stati danimo, sentimenti e predisposizioni, sta appunto ci che Malinowski, avvertiva come il disagio epistemologico dellantropologia. Malinowski colui che in questo senso, ha posto, seppure in forma indiretta uno dei problemi centrali dellantropologia odierna, che consiste nel poter valutare in quale misura le interpretazioni di coloro che costituiscono loggetto di studio dellantropologia, contribuiscono a determinare le interpretazioni degli antropologi.

    Gli argonauti del pacifico occidentale, fu una delle opere pi importanti di Malinowski: Argonauti non era una descrizione delle componenti della cultura delle isole trobriand ma, come tutti gli altri libri di Malinowski su questa popolazione, partiva da un aspetto particolare della vita di essa, per poi aprirsi sugli altri. Loggetto di studio di argonauti, era infatti costituito da una forma di attivit di scambio praticata da un certo numero

  • di comunit stanziate su isole anche molto lontane tra loro ma comunque comprese entro un area geografica circoscritta (cerimoniale Kula).

    Nella sua opera gli argonauti del pacifico occidentale, Malinowski si focalizz su una particolare forma di attivit di scambio che avveniva nelle isole Trobriand. Questa forma di scambio veniva chiamata Kula (nella lingua locale). Lo scambio Kula uno scambio di tipo cerimoniale di cui Malinowski comprese la portata sociologica in senso generale, e cio la funzione che esso assolveva nel mantenere e nel rafforzare i rapporti tra gli individui e i gruppi.

    Come funzionava questo cerimoniale di scambio?

    Tra le isole abitate dai gruppi partecipanti allo scambio, circolavano due tipi di oggetti 1) collane di conchiglie rosse (soulava) 2) braccialetti di conchiglie bianche (mwali). Le prime circolavano solo in senso orario i secondi solo in senso contrario. Ci dipendeva dal fatto che gli oggetti appartenenti ad una categoria potevano essere scambiati solo con oggetti dellaltra categoria: collane contro braccialetti e braccialetti contro collane. Gli oggetti circolavano in continuazione restando nelle mani del loro possessore solo per un periodo limitato di tempo, essi non uscivano mai dal circuito di scambio e venivano barattati nel corso di visite che gli abitanti delle diverse isole si scambiavano periodicamente. Tanto i preparativi per la partenza, quanto gli scambi, avvenivano secondo rituali precisi accompagnati da pratiche magiche. Durante le visite gli scambi Kula erano accompagnati da un commercio di tipo profano mediante il quale venivano scambiati oggetti in possesso di un valore duso (gimwali). Un altro aspetto interessante della vita locale, messo in luce da Malinowski fu lesistenza di ci che gli antropologi chiamarono poi sfere di cambio: cio ambiti non comunitari fra loro entro cui circolavano oggetti di natura differente. Conchiglie e bracciali potevano essere scambiato solo tra loro e non contro un qualsiasi altro oggetto.

    Il desiderio di fornire unimmagine accettabile del selvaggio, come essere ragionevole, le cui pratiche sociali erano dotate e avvenivano secondo una precisa coerenza, spinse Malinowski a interpretare il fenomeno del cerimoniale Kula come un fenomeno tipicamente economico. In questo senso possiamo dire che lo studioso commise un piccolo errore:

    Circoscrisse la sua analisi al solo processo di circolazione

    Dedic poco spazio allo scambio profano che sempre si accompagnava allo scambio cerimoniale.

    In realt il fenomeno Kula non affatto da intendere come fenomeno economico, in senso stretto. Tuttavia non si pu negare che sia comunque un modo di integrazione delleconomia in una determinata societ. Infatti poco dopo lanalisi condotta da Malinowski sullo scambio Kula mise in evidenza lesistenza di una rete di rapporti tra individui, clan trib, fondati su ci che da allora in poi sarebbe entrato a far parte del lessico comune col nome di principio di reciprocit definita come: la prestazione o la cessione di beni materiali tra soggetti che sono legati da un vincolo extraeconomico,

  • con la previsione di avere successivamente una restituzione di tali beni, in modi, quantit e tempi fissati da norme culturali.

    Questo principio, descritto in Argonauti, pose le basi per il lavoro successivo di malinowski pubblicato pochi anni dopo intitolato diritto e costume nella societ primitiva: questopera cos come Argonauti era il tentativo di attribuire un aspetto di coerenza a pratiche connesse con il controllo sociale che erano state molto spesso svalutate da autori precedenti. Anche in questopera dunque riemerge lidea dellesistenza di un principio dordine non codificato, se non nella pratica tradizionale, in grado di svolgere una funzione strutturale dellagire sociale, cio lidea di un principio di reciprocit come immanente alla vita sociale delle popolazioni primitive, da questa idea Malinowsk, arriv ad una conclusione importante: il diritto non contenuto in uno speciale sistema di decreti il diritto il risultato specifico della configurazione di obblighi che rende impossibile allindigeno di sottrarsi alla propria responsabilit senza subirne in futuro le conseguenze.

    Perch importante lopera argonauti del pacifico occidentale?

    Questopera inaugura innanzitutto una nuova epoca nella pratica della ricerca sul campo dando vita al metodo dellosservazione partecipante che fu senza dubbio un elemnto di innovazione anche sul piano teorico oltre che pratico:

    1. Nasce una nuova concenzione di cultura e della societ come complessi di fenomeni reciprocamente correlati.

    2. Loggetto di studio viene rappresentato come qualcosa che poteva essere colto attraverso una prospettiva di tipo olistico

    3. Loggetto di studio dellantropologia risultava costituito da parti tra loro correlate in senso funzionale per il mantenimento della totalit.

    Il concetto di funzionalit lo ritroviamo in tutte le opere di Malinowski.

    Malinowski studi anche la famiglia tra gli aborigeni australiani, con questo libro, malinowski sfat il luogo comune della promiscuit primitiva secondo la quale i rapporti sessuali tra individui non erano regolati da nessuna norma. Malinowski sostiene che non mai esistita questa pratica , e afferma contrariamente a quanto si pensa, che gli aspetti sessuali della vita sociale degli aborigeni australiani, lungi dal possedere i caratteri della promiscuit indiscriminata, sono al contrario soggetti a strette norme, a restrizioni e a regole precise.

    Nellopera sesso e repressione sessuale tra i selvaggi, Malinowski in opposizione allipotesi della promiscuit primitiva, oppone elementi ricavati statisticamente, che evidenziano come la famiglia nucleare sia di gran lunga la pi praticata e la pi diffusa. La famiglia elementare per Malinowski la cellula originaria della societ, in quanto il luogo della riproduzione biologica e delleducazione culturale.

    Nel suo ambito bandito lincesto, in quanto disgregherebbe la famiglia e i rapporti che si instaurano intorno ad essa, quei rapporti che servono da modello a tutte le altre strutture sociali.

  • Dunque la societ risulta essere il prodotto dellestensione dei rapporti familiari, e la pratica dellesogamia (cio lo sposarsi al di fuori del proprio gruppo di aprenti stretti), costituisce una rete di rapporti, di affinit con membri diversi da quelli familiari. La societ si sviluppa dallestensione dei legami familiari, in quanto gli affini, cio i parenti acquisiti, si comportano come i parenti di sangue.

    Malinowski tendeva a stabilire un rapporto di anteriorit e successione tra questi due fenomeni culturali, attribuendo ad essi, il carattere di risposta e di soluzione, ossia di problemi connessi alla sopravvivenza e alla perpetuazione del gruppo: la proibizione dellincesto viene concepita come risposta ad una potenziale disgregazione dei legami familiari, mentre lesogamia un mezzo per risolvere efficacemente la proibizione stessa.

    Funzionalismo allargato e funzionalismo ristretto:

    Nel testo una teoria scientifica della cultura, Malinowski da un immagine della societ e della cultura come un insieme di pratiche e comportamenti tra loro integrati tendenti al mantenimento dellequilibrio interno alla societ e del funzionamento di essa. Questo approccio fu denominato funzionalismo ristretto. In parallelo a questa concezione coesisteva lidea di cultura come un complesso apparato spirituale, materiale e comunicativo, con il quale gli esseri umani risolvono problemi specifici e soddisfano, bisogni fondamentali. UN apparato strumentale pensato, come una serie di risposte da parte delluomo alle necessit imposte dalladattamento allambiente esterno. questo ci che potrebbe essere definito funzionalismo allargato. In sostanza Malinowski ci dice che gli esseri umani risolvono i problemi materiali con risposte culturali. Esempi:

    Al bisogno di cibo si risponde con lelaborazione di strutture economiche, con le modalit degli usi culinari e delle buone maniere a tavola.

    Al bisogno primario di riprodursi e allistinto sessuale, lessere umano risponde con lorganizzazione dei sistemi di parentela e degli scambi matrimoniali entro leggi precise e codificate.

    Dalle risposte ai bisogni primari nascono a loro volta bisogni secondari o derivati, che coincidono con lesigenza di organizzare e di mantenere la coesione sociale, a cui si risponde con le istituzioni politiche ed economiche. Nascono poi ulteriori bisogni chiamati integrativi, che accedono al livello del simbolico e che soddisfano altre necessit, come ad esempio il linguaggio, la tradizione orale e scritta, larte , la religione, la magia.

    La magia per Malinowski, non anteriore alla religione e alla scienza (come diceva frazer), ma un processo primordiale che afferma il potere autonomo delluomo di cercare dei fini desiderati. Essa mette in grado luomo di compiere con fiducia i suoi compiti importanti. La funzione della magia quella di ritualizzare lottimismo delluomo, quindi anche la magia come qualsiasi altra istituzione culturale, anche la pi esotica e bizzarra assolve A UNA FUNZIONE SPECIFICA.

    Da ricordare: la teoria del cambiamento culturale di Malinowski, secondo la quale il cambiamento culturale avviene tramite lintersezione di due culture differenti.

  • Cap 16 Etnologia e antropologia in Italia nel secondo dopoguerra:

    De Martino: il problema del magismo e il concetto di presenza

    Gli anni successivi alla seconda guerra mondiale furono, per gli studi etno-antropologici italiani, anni difficili. Gravava su questi studi lombra della compromissione con il regime fascista, nelle sue varianti coloniale e razzista. Un momento importante di rilancio per gli studi di carattere etno-antropologico venne dallantropologo napoletano Ernesto De Martino.

    Nel 1948 De Martino pubblic il mondo magico, secondo alcuni il libro pi importante dello studioso napoletano. In questo libro, in sintesi , E.De Martino costruisce la sua interpretazione del magismo come epoca storica nella quale la labilit di una presenza non ancora decisa viene padroneggiata attraverso la magia, in una dinamica di crisi e riscatto. Due sono i punti di riflessione principali, che Ernesto De Martino svolge ne il mondo magico :

    La polemica condotta contro il cosiddetto storicismo pigro, secondo lo studioso, incapace di aprirsi alla comprensione di ci che situato oltre i confini della civilt occidentale. Da questo punto vista bene ricordare la critica e lopposizione che De Martino muove contro lo storicismo di Benedetto Croce il quale circoscriveva tutte le attivit dello spirito in quattro categorie (estetica, concettuale, economica, etica).

    Il tema della presenza nel mondo magico: si tratta di due temi strettamente connessi. Che nel loro richiamarsi reciproco, vengono da De Martino costantemente intrecciati, con la conseguenza che non possibile affrontare luno senza occuparsi anche dellaltro.

    Con questo libro (il mondo magico) De Martino d una ricostruzione dellet magica come momento di sviluppo della storia dello spirito. Essa un epoca in cui i confini tra uomo e natura, tra soggetto e oggetto sono ancora incerti. Ma anzich risolversi in una partecipazione mistica, come riteneva letnologia di ispirazione irrazionalista, questa incertezza crea un dramma: quello della crisi della presenza, del rischio per luomo di essere annullato, il rischio appunto di non esserci, di non esistere. Di fronte a questa crisi, la magia a salvare luomo che appare come un insieme di tecniche per riscattarlo da questa crisi e rassicurarlo del proprio esserci. Il magismo per De Martino dunque un tentativo coerente, da parte delluomo di affermare la propria presenza nel mondo.

    Quindi la magia per De Martino non n una forma imperfetta di razionalit come credevano gli evoluzionisti n una semplice risposta allo stress emotivo procurato da situazioni dallesito incerto, come credeva Malinowski. Ma una lotta ingaggiata dagli esseri umani per poter esistere.

    Nellesplorazione del Mondo magico De Martino solleva unaltra riflessione importante e cio: che non dobbiamo studiare il fenomeno magico cercando di verificare la sua efficacia reale o meno, semplicemente perch quando ci si pone il problema della realt dei poteri magici, bisogna inevitabilmente chiedersi che cosa si intende per

  • realt. Quindi il problema non ha per oggetto soltanto la realt di tali poteri ma anche il nostro stesso concetto di realt.

    IN unaltra sua opera importante intitolata Morte e pianto rituale del 1958 De Martino introduce il concetto di perdita della presenza: In questa opera particolarmente strana lassenza di qualsiasi riferimento o richiamo allopera di Hertz (rappresentazione collettiva della morte) e allopera di Van Gennep (riri di passaggio) sebbene lopera di De Martino presenti delle notevoli analogie con queste opere. A cominciare da Hertz. De Martino infatti impiega lo stesso termine utilizzato da Hertz , scandalo, per designare latteggiamento della societ di fronte alla perdita di un proprio componente. Richiama invece Van Gennep, quando parla della necessit degli esseri umani di far passare il defunto nel valore, ovvero in una dimensione culturale che lo recuperi come pura eticit dopo che lo scandalo della morte ha messo in dubbio la continuit della presenza.

    Il concetto di destorificazione:

    in questo contesto che assume particolare rilevanza il concetto di destorificazione, attraverso il quale si intende indicare la tesi demartiniana per cui ogni di riscatto magico-religioso di intendersi come alienazione da un s angosciante e come processo che a sua vota consentirebbe di stare nella storia come non ci si stesse.

    Letnocentrismo critico:

    De Martino fermamente convinto della grandezza della civilt occidentale ma al tempo stesso ritiene che tale grandezza si manifesti nella capacit di tale civilt, lunica a possederla, di spingersi al di l delle proprie colonne dercole, aprendosi al confronto con le altre civilt, era questo quello che De Martino chiamava etnocentrismo critico: ossia quellatteggiamento di chi pone in causa il proprio etnos nel confronto con gli altri etne, e si apre alla prospettiva di un umanesimo molto pi ampio di quello tradizionale, che il nostro autore, ne il mondo magico aveva qualificato come umanesimo ristretto perch limitato alla cultura occidentale. Letnocentrismo inevitabile precisa De Martino, - nella misura in cui il giudizio che noi occidentali formuliamo intorno alle culture extraoccidentali non pu non essere etnocentrico, ossia fondato su categorie elaborate allinterno della nostra civilt; ma deve essere critico, ossia non dogmatico e consapevole della limitatezza strutturale del proprio giudizio. In particolare, la presa di coscienza dellinevitabilit delletnocentrismo non deve essere assunta come la prova dellimpossibilit n della comunicazione tra culture, intese come organismi chiusi,n dellallargamento dei confini dellumanesimo: a ci si oppone infatti il postulato della comune umanit in base al quale, a prescindere dalle etnie di appartenenza, siamo tutti ugualmente uomini.

    Il timore del relativismo culturale:

    In De Martino non c alcun accenno a quella problematica che pu essere definita come la costruzione del dato etnografico in quanto risultante del processo tra antropologo e oggetto di studio. Gli osservati stanno in un rapporto di pura passivit e non concorrono a determinare con le proprie interpretazioni della realt vissuta le

  • interpretazioni dellosservatore. Per De Martino insomma lincontro etnografico non suscita il problema del punto di vista del nativo, ma si limita a suscitare una doverosa autocritica concettuale da parte delletnologo nel segno di un umanesimo etnografico. Il pericolo dellumanesimo etnografico scrive De Martino il relativismo culturale (Gli assertori di tale teoria combattevano letnocentrismo, negando l'esistenza di un'unit di misura universale per la comprensione dei valori culturali, poich ogni cultura era portatrice di istituzioni ed ideologie che non avevano validit al di fuori della cultura stessa. Emerse un nuovo punto di vista che facilit

    una profonda comprensione e un pi sottile apprezzamento delle culture molto diverse dalla propria. Si comprese, cos, che i bisogni umani universali potevano essere soddisfatti con mezzi culturalmente diversi e che ci che era considerato morale in una cultura poteva essere amorale o eticamente indifferente in unaltra). Solo loccidente per De Martino ha prodotto un vero e proprio interesse etnologico, nel senso largo di confrontare sistematicamente la propria cultura con le altre ma questo confronto non pu essere condotto che nella prospettiva per cui letnologo occidentalizzato assume la storia della propria cultura come unit di misura delle storie culturali aliene.

    Giuseppe Cocchiara:

    G.Cocchiara fu particolarmente influenzato da Robert Marett di cui ne fu anche allievo . Secondo questultimo le cosiddette sopravvivenze, quelli che E.Tylor chiamava fossili sociali, non erano affatto dei fossili sociali inerti. Cocchiara riprese questo concetto sostenenendo che le tradizioni popolari, anche quando riecheggiano antiche esperienze religiose e sociali, sono sempre per il popolo storie contemporanea in cui le medesime sopravvivenze si stemperano in continue rielaborazioni che possono anche avere una loro particolare organicit. Nessuna tradizione avrebbe senso e valore se essa non fosse pienamente accolta dal popolo e che con significati che possono cambiare da unepoca allaltra.

    La comparazione tra diverse "prestazioni totali" indusse Mauss a formulare il concetto di "fatto sociale totale", intendendo con ci quei momenti cruciali della realt umana che, nel loro accadere, coinvolgevano la pluralit complessiva dei livelli sociali. Come ebbe modo di affermare Lvi-Strauss, che di Mauss si dichiar apertamente discepolo, ci che animava l'opera di Mauss, e il "Saggio sul dono" in modo particolare, era lo sforzo di comprendere la vita sociale come sistema di relazioni.