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Antonino Contiliano Tempo spaginato Vico Acitillo 124 - Poetry Wave

Antonino Contiliano - Vico Acitillo 124 - Poetry Wave · 2009-10-22 · ... non esiste più un prima e un dopo, non ... arrotola su se stesso, come un nastro in riavvolgimento, e

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Vico Acitillo 124 - Ekesy

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Antonino Contiliano

Tempo spaginato

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Vico Acitillo 124 - Poetry [email protected]

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Napoli, 2006

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EkesyCollezione di scritture

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Antonino Contiliano

Tempo spaginato

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Diálogo entre Babieca y Rocinantedi Miguel De Cervantes

B. ¿Cómo estáis, Rocinante, tan delgado?R. Porque nunca se come, y se trabaja.B. Pues ¿qué es de la cebada y de la paja?R. No me deja mi amo ni un bocado.B. Andá , señor, que estáis muy mal criado,

pues vuestra lengua de asno al amo ultraja.R Asno se es de la cuna a la mortaja.

¿Queréislo ver? Miradlo enamorado.B. ¿Es necedad amar? R. No es gran prudencia.B. Metafísico, estáis. R. Es que no como.B. Quejaos del escudero. R. No es bastante.

¿Cómo me he de quejar en mi dolencia,si el amo y escudero o mayordomoson tan rocines como Rocinante?

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La doppia utopia di Contiliano

Il Tempo spaginato di cui parla Nino Contiliano è adesso, è proprio ilnostro tempo: frenetico, frastornate, caotico, confuso. È un tempo“spaginato”, come dire un fascicolo o brogliaccio che sia caduto perterra o sia stato sollevato dal vento, in cui i fogli si sono inesorabil-mente mescolati, e sono finiti in gran disordine. A dire il vero, que-sto titolo potrebbe indicare anche soltanto una cosa semplicissima,una mera anticipazione su come è fatto il libro: Contiliano, precisa-mente, vi ha riunito testi di epoche diverse, unendo componimentiprovenienti da altre raccolte con altri invece inediti. Quindi ha mi-schiato la cronologia e i contesti, ha preso pagine qua e là: insom-ma, ha “spaginato” i tempi. E tuttavia è subito chiaro che questotitolo ha una portata più ampia, che suggerisce un significatoprogrammatico ed epocale. È certamente imparentato al “tempofuori di sesto” di Amleto, ovvero, trasportato all’oggi, al nostrotempo di crisi e di incertezza di prospettive (tra “fine della storia” eimpossibilità dell’utopia). È quel presunto eterno presentepostmoderno in cui la profondità storica sembra ormai perdere spes-sore nell’appiattimento del mercato. È l’ideologia della confusione,che si sta avviando a diventare l’ideologia dominante, in cui si so-stiene oggi tutto e domani il contrario di tutto, l’importante è strap-pare l’attenzione e stare alla ribalta nella politica-spettacolo. Il tem-po è “spaginato”, non c’è rimedio né scampo: anzi, peggio, lo sfor-zo di districarsi alla ricerca di un senso o di una direzione vienetacciato di superato, di velleitario, addirittura di prevaricatorio, daicorifei del “debolismo” o del pragmatismo (campioni del misticoabbandono o depositari del tecnico “sapere come”) di volta in voltaprevalenti.

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Ora, all’indicazione del Tempo spaginato, Contiliano ha fatto seguirequella del Chi-asmo. Che è, secondo la vecchia retorica, la figuradella “ics”, ovvero dell’inversione. In esso, per un verso, si riproponedi nuovo l’immagine della confusione: il bianco diventa nero e vi-ceversa. Se, nella attuale “retorica del tempo” (ovvero nella consi-derazione della storia) non esiste più un prima e un dopo, nonesistono quindi più punti-di-non-ritorno – e così il Novecento siarrotola su se stesso, come un nastro in riavvolgimento, e puòaggallare qualsiasi cosa che credevamo definitivamente perenta –;dal canto suo il “chiasmo” diventa la figura spazializzata dei giochidi scambio, dei paradossi reali, in cui una cosa è il suo proprionegativo e tutto si può riscrivere, così come qualsiasi dato può su-bire qualunque strumentalizzazione. La “poetica del contrario” nonè altro che la percezione, lucida e sofferta, della contraddizione ca-pitalista. Come ha scritto Terry Eagleton, «ironia, inversione,chiasmo, contraddizione si trovano al centro della concezionemarxiana della realtà. Intenta ad accumulare le più grandi ricchezzeche la storia abbia mai conosciuto, la classe capitalista si è mossaall’interno di un tessuto di relazioni sociali che hanno reso affamati,straziati e oppressi molti dei suoi sottoposti». E avviene, nel trionfodella “globalizzazione”, quando le stesse identiche cose si consuma-no in qualunque angolo del mondo, che tuttavia impazzino – perretroazione – i più vari tipi di feroci “localismi”, nell’armarsi delleetnie e nei rigurgiti “feudali” veri o inventati che siano.Ma il chiasmo assume anche un significato “positivo”: là dove lecose appaiono scambiate di posto, il compito della poesia è quellodi invertirle a sua volta. Restituzione al mittente. Deformazionecontro deformazione, rovesciamento per rovesciamento. L’azionechiastica della poesia ribalta allora, innanzitutto, l’ordine gerarchi-co della parola, che prevede la supremazia del significato (l’afferma-zione del Valore Simbolico); al contrario, viene fatto emergere ilruolo del significante. E tuttavia, proprio perché il chiasma abbiaeffetto, non può essere semplice (semplice inversione che non fa-rebbe altro che confermare la norma, per quanto sottosopra); ilchiasma ha da essere doppio e sovvertire, perciò, entrambi i domi-ni, del significante e del significato. Come adesso, spiegherò, questomovimento perviene poi, a causa del doppio versante del significa-to stesso, persino a triplicarsi. Volendo uscire dal gioco di prestigiodi tale moltiplicazione di piani, dirò, più semplicemente, che emer-gono nella poesia di Contiliano vari livelli di utopia, che è utileconsiderare separatamente, anche se – nel linguaggio poetico – essi

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operano congiuntamente e congiuntamente si ritrovano.La prima utopia di Contiliano è quella che riguarda il corpo dellaparola: ogni parola deve essere reinventata. Non è che il poeta sicrei una lingua del tutto nuova di zecca; la lingua è sempre quellacomune eppure, nella poesia, non può che essere assunta attraversoun processo di alterazione. Tutte le parole sono come passate den-tro una pronuncia che le “mastica” (le manipola e le manomette),innanzitutto per strapparle alla loro banalità convenzionale e allapatina del consumo, e inoltre per scavarle e analizzarle nelle loroulteriori potenzialità. Che questo avvenga attraverso la spezzatura,con il trattino (che divide proprio il “Chi-asmo”, forse evocandonella prima metà una domanda identitaria e nella seconda un che diansante) e con altri strumenti di interruzione, come le barre trasver-sali e le parentesi; oppure attraverso l’accostamento omofonico del-la paronomasia (si veda «classe e asse», «scene oscene», ecc., ecc.) fapoca differenza. L’importante è che le parole abbandonino la lorofissità e che, ritornando plastiche, si diano al gioco e all’infinitaproliferazione. La prima utopia è quella dell’uso felice (ludico) del-la voce dell’infanzia, è quella dell’appropriazione (soggettivazione)della lingua. Non solo, ma anche quella della moltiplicazione ver-bale, plurilinguista e neologistica, come si vede dai numerosi ap-porti lessicali adattati qui dal linguaggio dell’informatica.La seconda utopia, invece, riguarda la vita sociale, e corrisponde aun sogno collettivo. Ma il sogno collettivo deve passare attraversoun difficile filtro, una via strettissima, onde evitare per l’appunto letrappole della retorica moralistica e del significato-merce,precostituito e consumato in partenza. L’utopia del significato, al-lora, è portata a sdoppiarsi a sua volta in una pars destruens e unapars construens, un lato “negativo” e uno “positivo”. Il lato negativoè quello del conflitto e della polemica contro i poteri dominanti,ossia l’istanza della poesia civile e dell’impulso di libertà e di libera-zione. Su questo lato, il testo di Contiliano contesta i protagonistidella politica mondiale e si fa podio di controversia per metteresotto accusa i luoghi comuni dell’informazione truccata e degli slo-gan insensati della propaganda, in particolare della propaganda diguerra. Poesia di conflitto, dunque, ma proprio con l’intento diportare fino in fondo la «guerra alla guerra», e quindi di essere poe-sia pacifista: «sporche guerre e guerra sporca / intensa bassa guerra,infinita / unica, di russa russa e cattolico / reale virtuale mediale,terminetor / Guantanamo burotortura, di mano / colpo evangelicosilenzio che a notte / strozza le gemme a vita del vento» (cito da

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Paradossi terminali). L’invettiva e il sarcasmo sono, da questo lato, leforme più adatte, che tendono alla deformazione come “sputo” verbaledel nome riverito, siano pure gli idoli-feticci dell’impero mondiale.Ma l’utopia del significato ha anche un versante “positivo”: certo,ancor più difficile da recuperare, questo. Si tratta di avvicinarsi, conla massima cautela, al livello umano imprescindibile, cioè al comu-ne e all’elementare. Quello a cui si ha tutti diritto, in qualsiasi situa-zione o cultura. Ecco allora un’utopia dei sensi e del piacere, chepossiamo ritrovare in passi che potrebbero sembrare magari elegiaci,se non fossero giocati da Contiliano precisamente sul piano delmaterialismo e del corporeo (dove «liberare» si intreccia con«libare»). Del resto, è vero che la polemica non avrebbe senso senon fosse fatta in nome di “qualcosa d’altro”: di una vita alternati-va. Perciò a controcanto dell’ideologia della guerra, che sostienepervicacemente che saremo sicuri solo quando gli “altri” sarannostati tutti eliminati, sta l’utopia della fratellanza, che ribatte la con-tro-argomentazione che non saremo mai salvi se non tutti insieme,accompagnata dall’utopia ecologica della pace con la natura. Que-sta utopia è connessa ad alcuni motivi ritornanti: sarà il motivodella «notte», o il motivo della «danza», o quello del «vento», del«cielo» e del «mare» (ad esempio, in L’eternità del congedo: «con ifiori della notte mio notturno di voli / concerto d’organi erranzasulla pelle di nuvola»); oppure le «vene d’acqua», le «fonti e ulivi» eil «pane e vino», elementi vitali da difendere in Dalla terra di Rita.Sono i minimi cenni sui cui può aggrapparsi oggi il “principio-speranza”.Allora lo “spaginamento”, da allegoria della crisi e da denuncia dellafalsificazione (l’«odiens lapidario stupidario»), assume un risvolto,in un senso positivo, di caos attivo, vitale e liberante. È il disordineproduttivo del significante, il lavoro che la scrittura di Contilianocompie non solo sul corpo delle singole parole, ma anche sull’im-pulso ritmico-metrico della poesia, dove (a differenze di certasperimentazione recente sulle forme chiuse) viene privilegiata la formasenza misura del verso lungo come sismografo altalenante della for-za della pulsione. Così come, materialisticamente, ciò che si cerca disalvare dall’invadenza del “sistema” è il contingente, l’istante felice(il «kairòs», termine caro a Contiliano), altrettanto il verso tende afarsi somma di frammenti, di «frattali» verbali, costellazione di pa-role dense di significato (come si può vedere dal rarefarsidell’interpunzione). O, per meglio dire, la poesia diventaattraversamento del materiale linguistico. È poesia in “cammino”.

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Contiliano direbbe: “camino” (con una emme sola: un ispanismoche gli piace, in onore del “pueblo” in lotta contro le multinaziona-li): questa variante straniera e straniante, tra l’altro, gli è servita datitolo per l’opera collettiva (Compagni di strada, caminando) di cuiè stato ideatore e concreto compositore. Ricordo questo testo per-ché in esso era evidenziato l’assunto che il percorso della poesia nonpuò essere isolato; è e deve essere sempre fatto collettivo, in sensolato politico, anzi – siccome tanto spesso la politica di professione èbassa cucina – autenticamente politico (forse, ai nostri giorni, lapolitica autentica chiede “asilo politico” alla poesia: «poesia è dipolitica portale» dice Dove non arriva la poesia).In questa epoca “spaginata”, in cui la poesia, fatta fuori dal mercatodella comunicazione, tende perversamente a ri-sacralizzarsi e a pre-sentarsi in lettere maiuscole, come esito imperscrutabile dell’inte-riorità di un individuo singolarmente superiore, a metà strada tra il“sacerdote laico” e lo strambo personaggio presentato nei talk-show,Contiliano lavora produttivamente in controtendenza: ci dimostrache l’operazione sul linguaggio (la tradizione delle avanguardie sto-riche e novissime) è tutt’altro che da buttare e anzi può benissimovenire rifondata e rimessa in uso come propellente di un discorso“civile”, di antagonismo e di contrasto al senso comune e alle ideesupinamente accettate (magari abborracciate e abbracciate a meri“simboli” di forza – come nel caso delle stentoree legittimazioni diuna guerra assurda). Senza perdere in niente di “creatività”, la lin-gua della poesia si “impegna” in una energica contestazione su piùfronti (Contiliano è stato attivo, negli ultimi tempi, anche sul pia-no della critica e della teoria), alla ricerca di un contatto – proble-matico quanto si voglia, dato lo stato “stremato” della intelligenzadel pubblico – nondimeno da tentare con tutti i canali possibili.Anche questa raccolta, Tempo spaginato, che offre uno spaccato delsuo lavoro nella prospettiva dell’attualità, ci fa vedere comeContiliano configura nel suo verso i caratteri marcati di una “resi-stenza collettiva”.

Francesco Muzzioli

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Lettera ai genitori

giorni mimose di marequesto tempo spaginatoscorie e progetti in golafiorente alito di transititra dominio e rifiutilogiche srotolate rovescioe sfide altri non metrici sitiBrooklyn gomme masticatoponte se vuoi vivere vivovi indirizzo posta e allertaperché il sonno dei mortiè sospetto alla canagliala salvezza che non ama inferni

se l’ombra accompagna il viaggioe le cime gridano dalle radicirivoluzioni decapitate e monchecosa fare ora delle variabili noil’incertezza scartata delle promessela fantasia il potere vincenterovine e differenze la soglia?

cosa fare se il terrorismo sparanomucchio quotidiano e calcolato effettoreggono l’erezione produttiva la qualitàla vita opera teatrale a prezzo bassoe Trotsky racconti treno c’era una voltase non il cammino eterno tempo?

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a voi scrivo grano d’altri campi e stagioniche avete mangiato senza morte rimessao patteggiato ostie e acquesante di marcascrivo che il peso più grande non ha misureche il lamento è solo una luna calantesoggetti inghiottiti dai mattini di nebbiae acquasantiere truccate e respirie bestemmie di notti spompate e grido

a voi scrivo uragano temporali magneticidove l’offesa è labirinto in fiamme cosìe dis-torto il kamikaze stragifero roulettesenza dignità e libertà sepolto blabla

scrivono figli del male e terroristi senza fiorise tra torri stazioni metropolitane busumiliati e offesi bruciano disperazione:scannerizzati tolleranza zero, inquisizionedi classe e asse non solo religio caricanogirevole imperiale liquidazione e scontie chiusura d’esercizio import-esport…ma in questo presente si così così mori-ossi-riso della tragedia e indifferenza a saccotemporalità così spagino d’eventi il vuotoe fibra “stranezza” singolare svito il corpoe febbri chi-asmo sui sentieri intreccioe kaone batto ancora nine four zerozero è un altro giorno un qui altromille turgide carezze senza sostain coda ai turboreattori mille geometriesvuotata dell’incertezza il tondo luttotaglio vettore in memoria il senso

sestanti di cielo e vulcani pulsiamoe morire la morte per vivere la pienezzadel senso sospeso nel tra, il confinelontananza e vicinanze tangenzialiin panchina con timer ad alta tensioneangeli con gli occhiali d’assassinoe fuoco al cerchio paranoico di terra

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follia fauve brucianti santi e santoniincazzati duri e cannoni singolaricollettivi alla frontiera aperto sentieroo fine seculorum boia smascherato

non giro pagina e pesco ricordi bazarl’odore delle cosce per abbandonoo eco addio di salmi ai monti e ai laghifischiano i bacini dondolanti dell’amoregli aironi sono ad alta quota per i cannetie gli sguardi incrociatori insorgente azionesorseggi strozzati arrivederci di nudi corpimadidi dì di desideri e salti sul/del tempoclinamen tra un pugno di immaginari e realinumeretica resistenza permanentené prima né dopo essenza e presenza ma attocooperazione gli-uni-gli-altri zapatisti caffè

la notte l’insonnia spagina questo temposequenze di lettere mai partite e partenzala contingenza che passa e si spassache gira e rigira distesa al sole della sfidafida viaggio di parole e mescidanza pulsantela morte dell’anima di soglia in soglia:ho compleanni e non ho soste per pregareil mio tramonto è stato sempre l’orientele palpebre del sonno il girasolela veglia che scompone di fuoco la carneuna nave con il sale della brezzadove meridiani e paralleli sono il trail cane incatenato che si scatena navigantetra costellazione di frammenti quasarin fuga dal ciclico nestlé trans-fondente

imballaggio di abbonamenti e consegnedelirio un qui di noi si stende tensione camin-ante ancora ani-mal tra partenza e de-mensonde d’urto spaccato scirocco svuotati istantie domani senza sosta compagni di viaggio

25 luglio 2005

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Resistenza collettiva

Arranca ruggine canali secoli di storiada groviglio di ceppo ulivi insonniadove curvata pazienza covava rancorie strati di cielo qui non dicono spaginatiperòtaglio fette d’ombra all’urlo impaginatonon del silenzio ma assente rivoluzione.Tutto qui tritura sindrome terroristicae l’oppresso rimane un oppresso suicidao un folle violento di cui si cancella memoriamentre l’ulcera psicogena lenta lacerai tessuti inaciditi della resistenza collettiva.I versi rimangono lamento decadenza borghese(mi si dice)perché il sorriso della terra ibernatosi decompone sul massacro dei palestinesisulla guerriglia di colore o latino-americanao sulla violenza trasversale della delinquenzaper dire che gli stimoli della secolare famepiù che il laser ribelle dell’ucronotopianelle mani operaie intellettuali emarginatisono marchiati crimine di sicura garanzia.

Mi si diceche il vuoto di questa morte marcianon si riempie con le cosce o le mammelledi un corpo abbronzato al sole del maredove deltaplano annusi il paradiso dell’istanteo sezionando sul pentagramma il ritmo musicale

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l’inferno maledetto dell’angoscia démodéperché la solitudine è un vizio romanticoutile alla tenerezza di chi non è cresciutonon per chi ha scelto l’impegno e la lottasulla linea di un fronte dall’incerta frontiera.

Ma cosa devo dire fare scrivere uomo di tempofiancheggiatore o terrorista o inquieta coscienzase ancora la voce degli ulivi di ieri risuonao quella delle ciminiere e del binary digitaggredisce ancora la carne con la ruggine pungentee parla di questa vita di questa morte di tormentosulle frequenze discontinue dell’infinita tastiera?

Cosa decidere se non prove d’artista semprecol fucile e la parola che ne denuda le pieghealla ghigliottina e alla sepoltura del dissensose questa umanità brutalizzata criminalizzatadal deserto in cammino emerge fiore acqua di roccaper testimoniare il suo diritto all’esistenzae per oggi e per domani universi galatticie ancora servirsi delle ali del ventodei suoni elettronici della scienza interspazialee disseminare per metropoli bidonvilles buchi neriche l’urlo e la poesia non sono rabbia d’impotenzasotto il peso della paura stellare o chimicao l’invisibile strapotere della guerra psicologica

ma l’incipit del sole nero verso la lucee la scelta di una pazzia che rifiuta ostinatai moderni lager e il silenzio-decomposizione...

1988

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La notte di cyborgflib

Deportati dalla città monti azzurri d’aquila:obliqui i mari del cielo sequestrato periscopiocon i giardini occhi di mandorlo ritornoscrivono il tramonto di questo abitarmie montano tra iris di prati nell’infrarosso.

Forse tu non sai questa sintesi di castelliil blu radici del tuo viso antico d’archivoglia d’acqua scivolo d’insonnia alturasopra fianchi di tempo custode del cammino.

Ora che cielo e mare si sono fusi veglianelle iris azzurrosole inquieta risonanzaquesta con-fusione aspetta il salto quanticodi uno squarcio laser fissione di fiori.

Il cuore cosmonauta gondola traccia semprebioventoso iridi delle onde pulsarperché le lotte dei miei sogni politicisgridano applausi di un mattino in piazza.

Gli slogan raccontano orecchi da mercantee dimenticano i morti fra le tue bracciaper notti d’amore piano-forte alla lunasparate da una verticale decollo a spirale.Non volermi silenzi sberciati amari in rampaangoli duri quest’ora così così in-fame

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il mio amico poeta è andato coglione adessoper stanchezza schizzi schiudono strillifiorisce però la sua anima di papaverosortilegio sciogliere sibilliche sillabichedalle cosce ubriachi splash crampi di luceio qui interrogo neuroni di materia fotonicacerco il giorno dei giorni dio che respiroil sudario macchiato di stelle latte verginedi colline leccate a ventaglio d’ecocazzo che inferno questo desiderio sprecatoprigioniero nell’amianto dei containerla rabbia del timer schizza talea aurora

Aleph mi curvo sulla tua schiena a dondoloe albero diorama godo nude terre dissodatedissacrare cavalcando nubi di fedeltà carein questo pianeta incastonato diamantenelle mie sere d’ulivo non gettare lì cosìappuntamenti sguardi castrati miagoliila giostra disorbita collane di maschereanelli di memoria salutano fiumi scorsicadono vestiti flauto disincanto del tempogli amori di Rolando ingenui nati dal mitosenza storia enigmi testardi soli nella nottegirano e rigirano ritornano girandola orapazzo impazzito il grido squarciagola apresilenzio fenice di altri nodi al canto chi sase l’inverno nucleare dalle serre sventratenega il sorriso dei sorrisi allo spazio relativooh oh che preghiera questo bestemmia turboschiudersi ondosi rosari febbre diroccataastronavi viaggi videogame di soli finiti-inssttrra-bene-male-detto godere la vita quiqui cyborgflib1 vuole una notte e una danzamemoria degli alberi inanellata alla terra.

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Tramonto dell’astrazione

I colori della morte si ritiranoquando il vento di scirocco a sudscioglie la neve della luce e il declinoscorre con l’occupazione dell’assenzail silenzio in festa dell’apparenza.

L’alito della parola dorme con l’ombrail telo di madre levandoti sugli scoglie di sposa spogliato il velo sulle ondeil gesto che dondola la vista e l’ascoltoe una ad una sfoglia le pagine assentidell’anima che transita echi ritmi passages.

Eternità per eternità, fluenza di attiminuance spaginiamo il tempo di semprein viaggio dove l’oriente è il tramontotenendo per mano lo specchio della lunae l’ubriachezza della carne appesa all’arcocol passo sull’infinito debito teso delle tracce.

Contingenza per con-tingenza danzandosui bordi delle soglie delle risacchecome vele attaccate ai nodi del ventoparole ineguali leggere dell’altra faccialanciare ferite di pioggia e tornadie rivestire la terra di diagonale caosdenudandola delle troppe maschere.

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Esilio97

…desdichado questo kairòs è il transitoil guado del tempo che adombra lunae delle veglie la soglia sui bordi dei petalidove la vita àncora in sosta le onde

non è della morte l’odore dei sognio il respiro senza frontiere del deserto

in cammino della luce conosce l’esilioil gioco con la penombra del tramontoe dell’assenza ascolta danza il martelloche ondeggia sui rossi suoni del marequando anemone del cielo quasar il collassoesplode i gemiti della Rosa dell’Albaquesto silenzio azzurro dei sentieri luminosiquesto arcobaleno che si sventaglia carezzeora siderei desideri febbre della boccafollia ebbra di brezza e carne di nubicome una guerriglia dalla memoria anadiomene

così la terra della mia casa ora così viaggio osaosa così deliriche le corde della piazza telematicacon l’arco onirico del bi-sogno della vegliae dell’impegno la sonda pubblica della logicae dell’azione cala nell’agorà del cyberspazio

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per non morire sulle vie elettroniche la vitae cullare nel pugno la seduzione del cantole raffiche non virtuali delle stelle insonnicome dita che sparano para-sitos il deraglioe le scene oscene dell’odiens lapidario stupidario

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L’eternità del congedo

Oggi l’eternità ha preso congedoe universi altri di astronavi pulsaril suo tempio fuso giace col tempodentro singhiozzi di soglia amarantodisseminata carezza sulla nudità flouedeclinata dalle dita frammento di sogni:

turbolento il flusso spaesa angolidanzatori bionici ventagli di papillonsi desideri antichi fauni del flautoora che la febbre della carne di cielodissonanza i colori dei calicanti in festasmemoriano futuro gli archi della manodove gole sciabordano Venere a montee la treccia delle solitudini coniuga corivertigine silenzio di mille pieghe feriteperché amore è naviglio magico dioramadi giochi senza frontiere in riva al marementre il cielo naufraga visuale incanto.

Abbiamo vestito i fianchi della luna amicacon l’iride calescente dell’inquieta bellezzalungo le tracce svanite della risacca vorticedove allo stupore turgido fra le cosce di donnachinasti gemiti di lontananza baci di vento

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alle sorgenti della contingenza mia vitadi sempresempre viaggio senza sentiero di stelle insonniae domani chi sa se il mattino ti sveglia ecocon i fiori della notte mio notturno di voliconcerto d’organi erranza sulla pelle di nuvola.

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Lo stupore del tempo

I frattali del silenzio naviganod’insequenza i cigli vela delle ondee dalle soglie del taglio il tempoi passi lasciano i corsi della pianurae i sentieri senza voce dei dis-corsile trecce tracciano della turbolenzaper-corsi relativi e dio odoroso d’aleedove la tua carne d’estate è tam tam

divampa anadiomene la contingenza,serti frequenze di spin alla fontanae dei fianchi l’ombra adagiata d’analiostupra lo stuporesorriso di canneti posato dal ventole preghiere d’agosto sulla negritudeil notturno gioco dell’occidente al solee dai calici del cielo cattolico sventrail numero fratello dei morti per la pacel’inferno della merce d’estetica vestito

sulla via del sale deporta il ritorno chee leggera gravità cattura rughe la mentei rocciosi pensieri che scalano disceseora che hai abbandonato il delirio di rugginee le labbra versati desideri temporale slampie nel corpo degli anni scrivi le pagine tral’autunno della lontananza fra le mani

ooh i miei figli i passi sul confine del mare...

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queste galassie spirali anti e astri versi d’orbitali

le risacche tastiere della memoria di lunai frutti che non hanno mantenuto le promessedonano nuove tele di sabbia ai colori dell’acquaquesti squarci che colano dalle ferite quantichee hasard di tangenza in fuga suoni lampeggianosalti gli immaginari reali e i conti che non tornano

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Alea

Ombra, il limite della parolae muraglia di luce distantefedele infedeltà della promessa sempre feritatorni sorgente d’apocalisse per la duratae l’abbandono bracchi della dimora con l’aleal’in-stante, il momentale arcobaleno dell’oraindicibile fluenza infinitamente dicibilee la notte dei bi-sogni tarli del non-ancoral’utopia, questo quantico vuoto di charme.

Abisso il fondo per una finestra fra le sogliee guizza la contingenza del tempol’eternità bagnata dal vento della rugiadail quasi-cristallo del gioco degli ionila leggerezza che mi lasciasti per l’erranzaredshift fra i pozzi dello spazio di anni luce

qui abbraccio la zattera delle ondeil sentiero minato dei fiotti angolarivibrata risonanza di ponti e non dimoregli archi del tempo, il gioco dei bordi, le soglie,le pieghe re-ali del nocciolo nucleare

qui sbrina l’odore della tua carne di tangenzae lo spazio congelato si s-vela sorriso incammino, desiderio che non sfoglia né cala ilsole nel mare.

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La freccia del tempo

il respiro della brezza, la tua distanzadesiderio del pensiero nell’osceno dominantestoria sdorata, spettacolo del disincantoche brilla come una mina dell’ultimanotte, la tenda che chiude la finestraalla banchina del sogno attraccatafra gli acuti del faro nel porto sgomentiper l’opposto reale sedotto e abbandonatoin panchina le armi della criticae la quiete senza la tempesta dopoe lo sdegno che si fuma in discoteca…se questa è la freccia entropica del tempoe la velocità della luce perde la negentropiail senso che deraglia incantevole l’oppressioneè il niño allora che deve cantare casualee la turbolenza del pugno bandire gridolancinante come la ferita a mortee per la tangenza in fuga sradicaretermonucleare le pieghe della terrae farfalla urtare la schiena delle ondee virtuale il vuoto della memoriaquantiche ripescare le stelle sulle nuvolee leggerle leggere il non-essere-ancorae nelle vene esploso sparareil collasso del tuo amore assenteo riso seducente dell’arco criticoin viaggio sui tremori del ventoverso il pianeta capitale e l’oltre

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danzando fantàsia al potere come ieriper un bacio che addormenti la nottecome un’amante che ha giocato a scacchie crolla nella casella del matto per caso

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Evento lucreziano

Da-sein tantum paulumsuave“incerto tempore, incertisque locis”dove la con-tingenza del vuotovirtuale è infinito intrattenimentoe la fragranza delle righe della vitasaporemiscela di atomi ed alfabeti sonorinel giardino eventi farfallanoise di costellazioni in gioco.

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La casa di Alzheimer

è una liquidazione dalle radici dell’aquilonee neanche un’asta per le memorie annusate:

ai pochi piace caldo il pianeta delle serree sviluppo sostenibile adagio schitarral’e-missione Pinochet in terra d’Allendee nella striscia Gaz(z)a ladra strusciasibemolle bene-detta la shoah in fugae belli-ci telenovela raid racket l’Eufrate

le cellule delle tavole rotonde e dei torneisono nella lista di Alzheimer in attesadi autopsia e desertificazione di sinapsie orbite di rifiuti tossici l’anima galleggianol’utopia dei miei giorni stregoneriacancellata al rogo dell’inquisizione ver-detto

scolate bottiglie di cielo vuoto scolaora dondolio di nubi macero di feritee non posso alzare le mani al pratoper rubare un pugno di stelle ai fiorie attaccarle agli occhi di mio nipotecon il respiro itinerante dei sogni lì

cosa gli racconterò in questi luccicorirecintato a vivere passeggiando magie

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alternato a massicce dosi di sedativiper incatenarmi la voce all’orecchio?

argonauti sbracciati decolli cantavamocon polsi di mare e rotte di ubriachezzasvelate veglie contadine d’amore

ora galassie urbi et orbi alla derivaciurme spossessate del nome migriamocon il nostro patto minato di refertide-cessi sintonizzate stazioni d’arrivoogni dove ai fianchi erano arrampicatii tuoi venti di lusso grido senza appelloe unico allertano sparate a vista ora invecesenza sirene e gabbiani di luce l’ascolto

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La passione delle cifre

…:la passione la pressione alzata alzòe delle cifre il massacro verbalizzatosputtanava il sarcasmo dell’umanesimola pietà della coscienza e i rasoi delle holdinge l’imboscata abbassava le braccia

il vento dossier segreto santuarioalle bianche voci cambia direzionedove rapina i nervi dei mercati sbandanoe sulla crucis delle rughe crollanoe nei convogli stipano migrazionifioriti sui binari dell’erezione totoproduttiva totocalcio evirata no stopdi arbitri del saccheggio del pianeta

(im-mondo questo mondo è dei parassiti,migliore esiste il ni-ente, il funebre elogiodegli aiuti umanitari soluzione finale,giubilate il culo sacro eiaculato del se-colo-nizzatocolato a picco nella bancorotta del rendiconto!)

appollaiato sul picco della guerrigliastraccione il pueblo perestroikal’attesa onda smorza su ondae aquiloni intreccia di turbolenzecarburate con la rabbia del mare

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digitale fotoshop naviga manipolazionee fine look millennio killer degli umanidirittil’oceano della rete non ha più confini

il conto la banca rende redditomondiale canto d’arena di canii Sud marketing discounte l’amore emigrato lontanoprigioniero fra le guerre stellari:…800milioni nell’inedia distesaogni anno e più lasciano la vitaconcimano i profumi della ricchezzaoltre il plusodore dell’82volte sudatocon le piaghe di 2miliardi anemicidal 20percento dei gentili del mondoe molti vivi ma nati mai se non perscontare le perdite dei sud-ari dei Sudall’appuntamento del secolo brevelunghe file di èbeti-alfa-ana degli applausidenutriti del pensiero e gonfi di cocagraziati con la strategia della fame perdominio dei compari della borsa telematica

digitale fotoshop naviga manipolazionee fine look millennio killer degli umanidirittil’oceano della rete non ha più confini

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Indios-rap

quando i boschi si diradano alluvionatie il cielo piange gli acidi della serrae deserto umano le città sputanobarboni e mangiate di accattonie il mare oscura il canto della lunae gli scogli gridano la stanchezzae i fiumi fanno silenzio sulle spondee le cime reggae tra-montano la terrad-anzando con il dolore degli indiosversato con i mandati bancari e gli uraganie jazz gridato planano di contrazionee scambi liberisti saccheggiano liberii poveri già schiavi per famee rapine slam tradiscono il mio Sude il vento è skylab di slange le spighe delirio di Van Goghfioriscono i campi di azzurroe i confini dell’universo sparanorighe rughe finiti infiniti e fogliegorgogliano di dissolvenza soglie fagliedimore d’urti nel grido degli alberi

liriche rivoluzioni ragno vorrei con-ficcarerap danzatore con il cuore terragnoe abbracciarti come un’antica canzoneper non morire come un poetasenza sogni sulla schiena del viaggiosospeso tra una mansarda e un filare di stelle

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attaccato al jolly del silenzio cellularee mettere di mille croci nodose le ditasventagliate sul cimitero degli oppressie eternamente cantare la libertà liberarelibare spighe e arare canti d’uccellisempre la stessa preghiera non credentetinta di cieli seppure non più vergini

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Hacker

e gioca il vento il riso dandydove smagliore sbadiglioalieno quasi bollore alienaeterna ghirlanda estremoil viso della contesa a sanguesugli opposti della rete capitalee dei virus l’alba inoltra la danzaa wordlandia per etere d(’)annata

sbatte gli eventi l’esistenzadell’arazzo le formulee crepaccio di nubi crackcrolla l’infinito informaticoall’attacco dei ghigni all’ombradi questo tempo senza scrupoliche non siano i poli del dominiosui polli poveri d’epoca dementi

nella diagonale del tuo cieloapriamo le ferite della terrae un angolo di nubi cerchiamosenza cfc per volare ancora lontanidalle piogge intelligenti della mortetrasmessa via satellite sull’ultima cena

naviganti a levante e più non dovetraspirano odori di fosse comuniviriamo ali di galassie intermittenzee demenze di sogni senza giochi d’acqua

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arrossati grumi gocciolanti squarcie delirio lamine il desiderio affondiamospariamo lapidario debito fra le nubiantidoping ancora volizioni di rivoluzionia spezzare l’eterno ritorno del pianetail capitale sole carburante ora virtuale

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Il tra-monto dell’analogia

autunno dell’analogia il para-dossosul dosso delle onde di sogliain soglia è dell’in-finito l’albae la farfalla dell’esilio, il de-sertovertigine assoluta delle mani d’aleasonda che vortica spirale d’infinito

di silenzi e parole e ni-ente e ascoltotreccia odorosa il mio passo di sostain transito tra un’utopia e un kairòsvi danza vuoto quantico di ninfeee l’apparire di ogni cielo è il tettodella veglia che indossa il sonnoe la dimora dei sogni cala di pioggedi delirio non stop elegge civiconumero la leggerezza dell’animail respiro di ogni mattino vento d’eventi

la dimora fissa è solo un coperchiostanco per ossa allergiche alle dunee quanti imbottigliano atomi d’istanticome un museo di cristalli imbalsamatiche trasuda tenerezza radioattiva incastonatatristezza tra i confini della definizionepronta per il patibolo della guerra di confinema le rose promesse al mondo del nomadepermangono omaggio del sole intermittente

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quando mattino la rugiada di sabbia dei petaliper mattino senza testamento che non sia la vitavaca vagante vocabolo splendido d’esiliovolto ad oriente bocca del non-ancoracon la memoria delle scie nel futuro

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Il caos della simmetria

e-leggètemi questa veglia del congedoil fischio del vento il silenzio del sottosuolocirri di cielo naviganti senza improntedigitali dell’identità netstrike deviazionedello spartitraffico e gioco indoloredove il crocicchio increspa superficie curve pesca sospesi sospiri

scoppia di salute il morire dalle risatesgranati i salotti dell’omologazionedove l’abito della sera indossa il puntochiaro delle sostanze delirantee crepaccio immenso galleggiantesfonda l’esilio dimora soglia permanentee fisso l’odore smente delle stanzecocktail d’orgasmi sventagliatiinflazione orwelliana estetica di showvuoti a ritrovare aperti di memoriaassente del passato e del futuroche non sia quello della caduta

il processo indiziario è sulle traccedeclinata smagliatura della pellemegafono videogame di fluenzee non chiude ver-detto di penapenitenziario alcuno di surgelatibivalenti il caos della simmetria, la smorfiae dell’analogia libera le foglie autunnali

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tra i sapori danzanti delle onde le ginestreluminose di sentieri odorosi d’eventitra giorni di frontiere senza paradisoe contingenza scioglie con-tingenzaframmenti miscelati di logiche jazzuna memoria dell’oblio, il futurola gioia del delirio attaccato risuonoseduzione delle tue labbra succhidi vertigine e prigione esplosa climaxin-clito-ride esposto all’ombra dell’animafracassata fra gli urli dei venti sulle ali

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Gioca la lingua

ogni età gioca l’amore con la linguae ora la mia usa solo la lingua:

papille cascate di voli gli arginiesplodono deliri di risonanzeirreversibili geometrie del tempoa rovesciare i tuoi seni d’angoloe i concetti emigrano la vigilanzadove smuore il passaggio al limitee dei coralli il mare fluente inghiottemutazioni marginali dei tuoi fianchisulla farfalla imprevedibile del volo

instabile danza l’ansimare dell’ondesussultorie del desiderio in peneradicale d’infinito immaginarioleggero frattale del buco più o menonero il nastro di Möbius non si tagliase non dove il calar infiora l’altra nottee il confine rimane una frontiera della soglia

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Il dio degli elettroni

eccoti della luce all’ombrala turbolenza del papavero,il calice pannello solare:

un dio che gioca a dadila temperatura delle spondequando i petali deraglianodei fotoni e ballano alle stellei fiumi dell’aria tra le ondedel blu le orchidee abbandonatee le vene schizza la vita a piccodel transito lattice di coloriquasi un coro di sogni a vegliadi questa linfa banda d’in/frequenzae vuoto folle di tempi a sonaglil’arcobaleno che lega terra e cielodove né tu né io siamo io e tuma degli elettroni il sapore della danza

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La danza del polline

la danza del polline e vedere il caloreil colore dei campi tuoi ampiquantico e ritrarsi cielo-terra fineal fossile ferire la notte del fotonee il profumo delle ombre innalzarsifluenza del vuoto sulle tue ondebagnate alla sorgente delle vette

non veggente vento che annusi la viadove le frontiere schedano i fuoriuscitidi mente i salti legenda di tempima sentiero che s’avanza senza sciecome gloria che è treccia insiemedi suono e luce di sapore anticoogni volta che moto di bocche controflussi sparano di plasma vertiginee gravità leggera onirico bagliore

né la notte stellata né dorata di richiamiin me ti divide la legge dalle frequenzesui bordi vaporanti dei tunnel turbolentidove eternità ed infinito si accoppianos/velando il caos virtuale dei quantie charme godono su e giù alto e bassodella luce il peso della leggerezzamentre biforcazione delira la bellezzae inforca i numeri magici all’arcodivenire boreale di pieghe aurora

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Crepe di luce

trash trasudano crepe di luce:il pensiero del confine al confino,esercizi di sterminio la nostalgiainforna il marginale refrattariodopo Parmenide, il pensiero unico

i cacciatori dei desideri palinsestiapparecchiano guerre non paralleleormeggiando capitali alata devianzae di porta a porta celle frigoriferomarckettano la verità del dissensoe Porto Alegre di zapatos popularfino a G8 e oltranza l’incensoe il senso dell’investimentobellico senza guerra e frodefino a nuova e dignitàchiamata dal Sud-est al Nord-ovest

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Nutriti d’ombra

nutriti d’ombra pensano gli umorie ciambella sfornano chiaroscurospruzzano riflettente il sorrisodel pensiero sui vortici della danza

oscuro crimine del delirio brecciadisossato cresce l’oriente realee deserto nutre sorgente oppressadove le labbra sono fessure di soglie

gabbia di muti quanti matti gli elettronizigzagano polline nell’orbita dell’occhioe piega delle parole leggerezza le manie vola il sorriso sulle ginestre natenel cielo del delirio nottetempo

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Affresco schiuma

la notte, l’affresco della finestragrande dove del vuoto la dina-mite veglia incrocio danzantearabesca la schiuma di Planckfluttua semi deviati e passaggimultipli tra spazi archi di tempie universi virtuali e sparsi attualinomade il sogno come il sorrisodiafano un sentiero nel mare

del silenzio senza materia, il fotoneleggera un’onda di creste probabilioltre l’orizzonte del cono il capezzololo spin dei tuoi fianchi lunghe vallidove gli occhi dei miei bassifondionirici spaesano i deliri della sogliaper un giorno ancora dopo il giornoe tu che non tendi la mano nullafai che non tendi nulla e mai sola

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La chiacchera tv

è tornato di modail coprifuoco, il silenzioquesta chiacchera killeromologata passerella tve multinazionali bavagli

come il vento il visorespira divise d’infinitod’armi alla sorgente soggi-ornato fa del re do mi-do alla fuga del sensoe poi clandestino radunoe silenzio parole smagmadi azioni scadute in bilancionazioni in armi finte in videoe smisurati massacri in deo-hospital e poi drenaggiodrink di iuta umanitarie password per sirene mortu-arie e filosofie per uccidere

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L’attrito

l’attrito del pensiero, l’orologio dell’apocalisseambulante svuota il desiderio tocconel sinedrio dei target marcati auditel

…strani anelli ed eterna ghirlanda di crocieraBach con le mani che si scrivonosuonano come Gödel per para-dossinella galleria discesa-salita delle stampe

rien ne va plus: a las vegas rosso di velocitàun passo di là il terrorismo taglia il divieto!

non amore mi-dire calante del depistaggioè tempo, non il tempo è…, d’archivi e bersaglie dei gap orbite d’embargo ghetto dei poverie dio è l’ultima voce che annoda il saccoquesto traghetto di rifiuti tossici per le rottescatole dei fratelli mai gemelli di libertà

crampo mentale, alla bassa, a voce d’essvaporo la sovrabbondanza in boccaai cannoni stellari e virus infetto contagiola vita antico come il giorno del limiteallergico sulle ali dell’assenza, la presenzadei sapori, degli odori, della pelle scoscesatua accesa tra una lingua e una carezza denudatanon sponsorizzata dalla genetica sbattuta nascita

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Vico Acitillo 124 - Ekesy

siamo antichi in molti pensieri, cinerarie FAO è nome umano di sacrificio organizzatorisonanza di governance a festa fra deserticrescenti a levante come arsi d’occidentesolenne cerchio perfetto taglio di goleche circola di sangue de-privato e non strillapane, acqua, aria non sono di nessunoma nel millennio MIO ex falso sequitur quodlibet

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Dove non arriva la poesia

agli amici del re, la poesia!...è quella di corein attesa di masticare testicoli al marsalacom’era, elegiaca in memoria delle ore

parolacce insapori, imbestiale sturatoreole ole senza toccata e fuga, non è cosasignori la lirica al limone e sudore

è corde d’anima, lega di mani e piedima non di cazzo e capazzo; affari miei? suoi?ma se non gratti e scacchi, tu dove siedi!

in bocca rimbocchi in culo risbocchipasta rimpasta bevera ribeverasempre al governo e alla chiesa in bocca?

il cielo è cielo elo elo, non vedi che beoche di Alcamo è ciullo azzo azzoe il terrorismo è arrivato a capoboeo?

il calamaro scrive azzurroil nero di seppia sguazza sguazzospicchi d’orgasmo georganzae picchi d’eloquenza in ecomunanza:così solo – emozione e rimozione –i fischi del pastore errante per la lunaspruzzato dessert dov’è il deserto,la sinistra, diciamolopure, è sinistra

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mozione e commozione, esperantod’erezione in ogni direzioneomogeneizzazione e fruizionedi rima con fantasia e anima mia

è glocal afasia!, che vite ragazzi deposteche meraviglia avete di fantasiaaddiaccio novelliere tra dame e supposteneanche la pena di morte di Beccaria

tra poste privatizzate e ostie confezionateè la mente supposta in chiappa del capitaleper il portale digitale che vi fa da ditale:perché delle guerre, di classe, non vedete fialela filiale e che la poesia è di politica portale?

de-mente, amici miei, è vera roba di cannae canapa indiana la poesia che non scannae emo-elegia incanna per analogia con nostalghìa,tra bile e pile, file e fili parole di riso scottiio contro la banda dei Bassotti pilo e di sottoimpalo sciami d’elettroni rigatoni e bottiinvece e schiuma vidal per cazzi rotti

sai, stasera ci manca l’effetto serra, mia moglieche a dritta e manca sempre i funghi mancanon c’è sabato sera che pizza non ci tengae se non sono di sera che di serra siano

noi doppiotutto siamo il sale della terrache sale e scende di scala e callifugofiocchi di neve e su tarli di cristalloquelli di von Koch, sai, cotti all’insiemedi Julia le diable, l’infinità complessavuoto a perdere e scatole per “quartetto”(UsUe Russia e ONU made Usa e getta)sulle frequenze del team Road Maplei sa che noi siamo io american paxe messia Israel per etnica puliziaroad e mappa per chefìa

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noi siamo coni d’orizzonti e demenziali, poeticon ombre a volontà fuoco per santise le notti di Oslo sono fucile e prigioniae di Rita i ghetti per tiro a piattello e viafratelli arabi e neri imperfetti detti

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Caracoles

legittima disubbidienza era del filosofola parola del gilet di logica matematicase personale preminenza con socialeo l’umanità è stagno “senza ribellione”se di capitale in capitale non c’è rivale:

…(?): no-no-no!, nome è questo rebeldíaironia al congiuntivo, caos simmetricocomando lontanante, ametrico camminoutopia obediciendo Chiapas il pueblorotta l’orizzonte, danza del puebloinsieme fumante elettivo e collettivo

lo spazio gravitone alla distanzadi Planck voce corre fluttuantedi tempo che batte radiazione di fondoin ogni dove occhi all’infrarosso aprela notte ombrosa delle montagnezap(p)ata il poeta, volata sub esplodeil vulcano spento di silenzio agendoEsther mi dice il sogno, qui al mareBoeo del Capo, comandante le ondedella rocca cristalli di carne, odorie sapori pelle in frequenza ampiezze diprobabile desiderio, gabbiano, rombo in alikavasaki lungo la memoria del viale

al congiuntivo è l’a-more delle ore in bocca

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rosse more del possibile, qui il s’è ch’è vite…d-ite liberista il futuro non è usura d’acquavite,nexus è sesso non agendo di agire e iredi pueblo in pueblo ora e ore in ogn’oramaree di gravità ribelle e quantica famefluenza di singolarità irreversibile al tempoche scende dai monti a campesinos fermionie contra rivolta orbitali salti in pienadi morte per un seme, un pozzo, una dignitàal monte dei pegni lasciata offesa di resistenza

verde è la memoria a presidio degli spazie del tempo eruzione e coni di luce e bianchibuchi in-versi dei neri in questo tempo rizomadel Noi sui nodi della rete deton-azione e rivo-lozione della terra steso evento dell’orizzontedove il partito non basta e collasso canticaa Lacandona passo dopo passo il patito

dona ferentes, palabra di caracoles in retele isole della Selva sono mina vagantee l’Alca, Wto impero Wc, demenzialeinarca multinazionale spasso del pueblo

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May-day ahi

may day ay ay may day ahiahi aiaii ah ah many to manyday ahi cercasi dona ferentes’tonano nanochip coop sball-ano ballata ballo voi e méeeo.s.s.o.s sbava sbava/no migpoesia ’rottolano e cos’iachiocceria rettorovia o schizo-analisi a prassiterapia piapiamainstreaming gargororgasmia

una marea di nuvole swarming retecyberfreak danza risate hackingl’agorà delle teleapi operarie rizo-carneval resistenza manandoo ubique viaggio a mediascape ad-agio va seminando paraboleraduno a onde corte e velociantisommossa qui-altrove alatocollettivo illecita aberrazione:

non toccare il cuore del copyright,(capitale è sole ventiquattrore) l’av-venire fiscale paradiso permanente,

la prateria software non è pirateria:è pascolo liberista, uniwork creativeo golpe comunicativo new tumul-azione ali e povera accumulazione:

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se il Sud non è d’oro, globalvisionel’eurodollaro non aziona pilo pile Atocha, le ore gemelle dell’11newyorchese, flashmob inflazionapiazze telematiche antiterrore multicorol’orrore trasparente e sacrosoci-alea che priva il futuro della fame(ladra la gazza hachlab il collettivo)cablaggio e d’arrembaggio aggioil saggio e seggio elettorale aprofitto il linguaggio sfitto e d-ito(fissile un culo nel dito, fratelloe annusa l’odore nel mirino)esodo camin-ito ibrida resistenzakairòspaziale e tempesta a-scaleinterferenza è spartito ferente

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Paradossi terminali

sporche guerre e guerra sporcaintensa bassa guerra, infinitaunica, di russa russa e cattolicoreale virtuale mediale, terminetorGuantanamo burotortura, di manocolpo evangelico silenzio che a nottestrozza le gemme a vita del vento …e volic’erano una volta, segnali predatori

(militare l’oblio s-purga uniformi, terminale!)

più tumulo monocroce o pugno e mecca, sofàper tutti, né terra inzuppata, oculi e culi rottiinsatura o tossico celo cucina UNA di famiglia

(freezer!, tutto riservato: polifonia è merca’: toto!)

della vita ogni spiraglio e raglio giradelle guerre ’lette benedette e grott’-esche, timeocotiche e farsesche salasse

guerra alla guerra, le tre nanotecnologiche B(non Bertold Brecht Benjamin o Bachtin)in fronte 7 P. family cucinano beckttianae imperiali affettano, democ(r)azzia sparano

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guerra alla guerra, guerra manomanoe se non è di classe, macchina da guerrasia la parola e di classe o poetica defecatioe di tempeste nel deserto o spaziali mai lasse

tsumani cacano new economy i donatori

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Dalla terra di Rita

quali amarcord trafelicità e virtù ai canti-eri diversità tu uguaglianzalibertà d’accordi e a questiuno due tre archi per il futuroora che unico è ordì il corpoe nella bandiera stellatala sua terra senza popolonel popolo senza terra stazzail vegliare politicidio e piantaamore di genocidio e apartheid!

dove nella terra di Rita le vened’acqua scorrono fibrilled’organi e delirio a cannedi gola al vento roadmap altrafino agli sbocchi delle fontie ulivi per cielo corde di pelletremanti d’altre tenerezzese taglio è sterminio full-timeoculati e fedeli dis-astriritmate nuvole onde di stragie oroscopi al massacrodi case con pallottole apacheo neocons alleanza al fuocodelle parole armate più che armi

non dirmi d’Europa la connivenzaquella che non ha più pane e vino

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ma guerre da benedire e crudeltàalla borsa e con fedeltà smentire:soli e più non andremo avanti

non è quantico collasso quasaril mercato del mondo nominon ha per loro ombre di sogniinutili e pericolose strabischiall’orizzonte dei nostri fianchiin fuga dove le mani odoranoguizzi e ubriachi sventaglio libertà di rovine per altre passioni

il de-serto del senso spalanca la boccadove i punti esclamano e interroganol’ombra delle parole erose e secchee di questa frontiera che ci innamorail soggiorno raccontiamoci delle veglie

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Contingenza e simultaneità

dita fragmenta sogni trans-sito ora il cielo febbre di co-natidissonanza d’attacco in festae gole di venusiano impianto-con

vertigine il tra coniuga scenemille di ferite pieghe e non millestupore turgido tra le cosce gementibaci di vento contingenza insorgentivita di sempre e sin-cope mentreviaggia sentieri simul-tanei senzainsonnia certa-con domani spiritualsfuori uso equazioni reali virtuali:sputi e calci sconfitti sconti nelcalendario, il piscio negli straccila gelida fiamma del meno Statopiù del saggio la vittoria, on line-are carnevale il profitto capitaleo diario senza osterie e barricatenon è sballo e distanza di com-parizione ma di caricate in azione

viabilità naviga sbocchie alee zattera vortici nuclearicascate di incontri singolaribig bang di con-presenzeirriverenti multiversi com-parenti

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Vico Acitillo 124 - Ekesy

tifosi della curva a macinaregeografie politiche di fine partitatavolino di etniche pulizie ban-dito di fame e acqua canditia tempo di sms bit mobingse l’infedele è – turchino ieri –arabo in vendita e numero di mortio prigionieri guinzaglio godimentoo seduzione di corpi senza ticket

rocciosi i pensieri ora scrivi travicina lontananza autunno fra le manipagine inaudite comp-agnizioneversi orbitali incisione caminanzahasard di tangenza e fuga e lampi ampisalti immaginari reali e conti che nontornano e pro-messe per-ire e riderela parola fedele infedeltà la cadenzail chiaroscuro dell’evento al ventodella promessa sempre ferita la duratae la data ci sfugge dell’incontro quandoe tarlo l’utopia, il quasi-cristallo del giocogli ioni la leggerezza che mi lasciasticampo amore uovo di giornata, fresco

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Turba-menti

uauhh ohccara cuaura la notte ero-tèca ti manca d’est all’eticae d’accatto attac canna di vià-gra la canna al sifone, siliconeti fumi per bocca di tiro in tiroe di Tiro non certo sidro e cannellaal più dopo una caramella e più nongià qui pozzanghere di cielo o cara mabombe illigenti e plastico chirurgo de-termini la bocca e più vieni e maiin questa sera d’inverno cadente

che vuoi se la mia età un’altralengua ha di collassi al quasarriserva indiana avanzi nude manipòmpili sucate nucleari altritu vulve-are regina al consumodi guerre stellari e senza altari(anticlericali, liberi materiali)fini mondi e sudore di fragolemode sterrate e seghe notturnidi Chopin e righe di Bach jazzpulsanti di gole profonde e foles-terminî, gargantuàsanti a rischio

scalarti mibtel quodlibet seducentesmanère seni auditel vanto incantosiano jeans jeusus o morosita a lampofica di Venere feconda di colgate

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Vico Acitillo 124 - Ekesy

fotterti è giardino toujour schimerawomen insapore non è colle-tecomio calvario di muggiti a raglioe taglio di lampade solari gode-tecol’incendio non è senso fondiariorendita di tempo ad alto risparmioastinenza di anni a credito di bancaestetica di bancomat a wordlandiao centro di matti mod’Itaglietta

cafè decaffei-nato e coca-o-ca-ina fu al dettaglio lo sventaglioquello delle tasse per intendercie più non fu fotte-tempo viagracasa per caso e sorrisi ignotimarinai dispersi metrico silenzioa vento e frangivento immersidove io e tu nessuno siamo e tuttoancora fra le mani doni a tendereasimmetrico serto di de-sertiperché scemo o dio è solo perfetto( sputaspot!, no!, memoria di Era-clìtoe non di pubblicità, in lavazza bandito)

certo il mio quore non è triadicopendulo e basico paro-dià-codico, né pari e dispari sinfalienicopastiche dies ira di settori danneggiatio carro attrezzi per annegati co-itisulle strade elettroniche di berlonia.itma crudele odi et amo mi sovvienturgido fratello di cazzi e cozzipantere nere e libero di Alca a sud-estlingue di terra e sali di screzi ya basta,solo il caglio del va’ unico pensieroè canaglia di coral voce vorace intornoe silicio chip d’infiniti turba-mentie per azzardo, fuori testa, viver-cise i tuoi occhi come una sola notteil giorno mi lasciano notte e giornotran-siti transili eundo amore an-siti

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Vico Acitillo 124 - Ekesy

e futuro anteriore l’abarico dolore

se potenza il corpo offerta abaconabbandoni l’asta weltmarkt, contra-azione condi-mento attrito poi-esis spasmo ore pensiero in azionesin-fonia, mio terrorismo in guerradi terra in terra per terra a terrazzetornado di vibrati e sensori ultra-sensori tifosi in curva di camponon mi è infedele la notte alloradi te sognata in collisione di rottao perché main-tenant mi dice di-vieni?

neanche uno zen appeso all’alberoaporìe sonante onde apòrie devianzadove tunnel in cima è reale e virtualecavalcandoti sito di scalate al ventode-sideri dis-astrati intrecci prensilisgolate collisioni e fughe controcantoe neppure il trapano dell’utopia che bucadella favola il torpedo sognare sognarecome il tuo accento che scivola l’acutoe avatar di tempo mi detrita schiantoe doppia distanza – prima e dopo l’assenza –l’origine non m’avanza perduta stanza:il silenzio su ti respira e io l’accarezzae la tua febbre sotto trattiene la lingua

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Il telecomando

no, non così…, no!, di Martaperiscopio l’occhio non spegneingegno l’indegno degli eventie vento fermenta la mente

il y a du monde e noi esser-ciilluminazione non è radiazionepiazza di emozioni teledoccia

noi e l’altro insegna simul si-amo di tempo controtempo, fameo Giovanni di morsi amari mari

telecamera di zattere a riv’altaorbita a sera di miseria tortirifiuti mercascoppio a riciclare

amico o nemico, pensierogira dove l’azione nel ghettonetto fondo pax è monetario

politico non è stitica bassurarima gioca solo a dismisurae lotto notte può e lordura:

follia a bordo,Ugolino in fossa

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Vico Acitillo 124 - Ekesy

raschia uranio cranio impover-ito per sterminio a fette e Usa ditoe negroni vede bandito cardinalPolletti e tanti opus-dei mottettimortal Toni-netti dotti e rotti

drogata non è solo la ripresaa mundial usura morte e mercatonon pagano zapping una vita

no, non così, no!... di Macbethla parola non mente veritieradiet(etic)a convalescenza sus-surra e gioia altro giorno, oggi

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Raddrizzare i torti

animal cogital virtuale più memoria con cantinedeserto di cielo e terral’altro è solo mare-morìa

rogue states, noir e ruogeun dio che pas salutsalut, qui questi nodistrage di illusioni e rete

abbiamo venduto le nottile nostri notti, l’altrui sorrisodove il noi è solo un iovoyou, voilà perduto il tuo

scarto di produzione e rifiutiprevisto e festa comandata, calcolopoltác di senso e ni-un bocadozattere del mare declino della luce

serraglio di parole il capitaleil tale e il tale è sempre mentalee mai un osceno al sale e aglioun paese piovoso di stranieri

crescita illimitata di chip limitatiuna foresta di simboli imitataun gioco a perdere scioperatotra bene e male nessun liberato

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Vico Acitillo 124 - Ekesy

per quanto ratio et oratio in cannae “canaglia” la democrazia cablataqui c’è una conchiglia che fagliaperle di fuoco a bordo vagante

“tan delgado”señor?, Avogadro MIB-raglia!, non “metafísico estáis” o enamorado!bastante network badante maestàora è andersdenken e werk-passagen

in ogni ora il mes-sia ora et laboraa corto di durata e coorte senza cortewireless e lengua Hölder-line, intellectussemiovirus di mindscape è a mediascape

dolore txt non abbandona i corpi, bandalarga scava il fondo smart e non donaflash-mob requiem di parole al consensodi cantos general per ogni valore, fetore

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Vico Acitillo 124 - Ekesy

E Dio quel giorno non c’era

…tstststsssUUUNAAA-MIIIIIIII…e dio quel giorno non c’eradopo l’ultima cena con le torrigemelle le corti europeefu premio di Casa Biancaintra menia menade un viaggioe nenie In-do-ne-sìa amensa Tokio e New York workdi bole e borse in frenesia

ski-lift danzatore gigaflops surfonda quantica per villaggiod’altezza cantava del nostro urlolente gravitazionale i dis-astrineanche la tempesta nel desertodelle madri fu cetra di salice

monsoni e mesoni, tropicalicicloni e ciclotroni, uragania sud dell’anima spettrale urràcocktail di schiuma temporaleorale il vecchio caos finalmentesuonava il canto degli egualie tra il cielo sublime ostaggioe l’ orgasmo maroso di voltaggiil cuore batte e ali spiegate

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Vico Acitillo 124 - Ekesy

questa è vera guerra d’elementi, eventoumanitario e a prezzo unitarioamore è stagione di plenilunioun tempo per seminare e raccogliereuno per nascere e uno per moriresempre per accendere una alleanzae un diluvio a cascata per vacanza

e se non è in cielo o in terra dov’èil padre nostro Pentagono di venturadov’è se non per un’estasi e sabato seraun altro katrina di jazz New Orleansun deserto altro e costi doppi di rasoioin giro per lo universo tutto, e senza saio?

veniamo da nessuna terra e qui viviamolasciateci il nostro dolore in sostae la fantasia appesa alle coste del sole, almenonon vendeteci la morte come la fameun sorso d’acqua ci basta e uno d’ariaqui un sorriso è un abbraccio e viaAll’ombra delle parole

amante la lingua tace inappagatoe non più amante è voyage, salutin terra di Deucal-ione e dis-astrie so-sia non-pietra, piè-tra i porirugante bacio nel labirinto del ventoil viandante nella foresta dei limendei simboli cumulo di rovine e fuga

singolarità nuda attrattore stranol’Es va ça parle ecittato più vuotitempus baccante schiuma quanticadove la decisione annusa l’istantee il termometro la fica nucleareaffresca gocce di stupore avataruna conchiglia di suoni sulla pelle

cette voyage è zapping di tempo

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Vico Acitillo 124 - Ekesy

foto-gramma all’ombra delle parolerosa del deserto e fossile fotonequi dove i mulini macinano la storiae la voce è questo radar eternodoppio eolico iperbolico conoorizzonte di luce eventi e mentiieri e oggi l’indovino andantetaglio di congedi e partenze

macronda di lontananze erosso rosso fratto fronde di polveripolline di occhi ad ansa di cieloa cucire o-do-re l’archivio delle nottidei frammenti e non solo sole-nero sali il giorno che non è giornoe di soglia in soglia il volo vaglicacciatore di brezze temporalie geometrici polimeri del diavoloquanto i canali carnosi del caosmasticano solitudini in amoree l’instante solitonico silenzio

l’atto passato dietro, avanti l’atto futuroe la durata ancora, l’onirica amantequi e ora minoica stende la manoe rêverie che non smette sentieriè coscienza sognatrice di paroleleggeri acrobati spazio-temporaliricami toroidali o mimo-mino-tauri sbor-date frontiere incerto i-ere

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Vico Acitillo 124 - Ekesy

Son’etto per Saddam

non è lirica Iraq, né un giorno per l’iravitale è letale, genocidio agreablenon è lira per Saddam, né giorno per la ficaè welfare warfare, igienico dio habitable

cani resi, mai arresi ad Auschwitz tesiamericani e non core-ani sbracati illesilessi di sterminio fame farina e forcauccidere per vivere e viveri per morire

di radio e uranio, un etto per craniodi certezza è sicurezza, son settehorcinus m’è orca, natal sovranità

le sorelle, son pompe e fosforo vanitàtressette è la posta in gioco, e samandi mano non è paradosso ma osso e fosso

first strike, a chi l’onoredella contabilità rarefatta, la mortechi fra le colline l’eco-tenoredi stese le povertà sono in forze

ney economy, old economynomi astratti e mantra nuda vitacorrono gli anni dei signori, gli ori

managers famiglie e maglie ordì-nati gentili e di anima magra

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Vico Acitillo 124 - Ekesy

cielo degradano odori e fori

risonanze il calore dei corpi, coloreingerenza umanitaria, il cacciabom-bardiere torna per la cena e la bandierae noi siamo il vento, convoglio indolore

…e potevamo non cacare gare e baredispersi al ritmo di Al Qaeda e carial governare senza governare caresoggetti possiamo cure di bachi