Upload
others
View
3
Download
0
Embed Size (px)
Citation preview
AMacerata c’è una via chetutti conoscono, è Via degliOrti. Non molto frequenta-
ta, non ci si passa se non ci si abita,a meno che non si sia sbagliatastrada. La sua caratteristica è diunire con ponticelli sospesi sullavia, le vecchie abitazioni di un latoagli antichi orti dell’altro lato, chesi affacciano sulle mura castellane,formando un’incredibile fila digiardini pensili.Non ci ero passata più da almenoquarant’anni, da quando avevamovenduto la nostra abitazione pro-prio in quella strada, ma l’estate
scorsa, trovandomi a piedi perMacerata, ho deciso di allungareun po’ il giro e di tornare a vederei luoghi di una volta.Ho disceso la prima parte della via,fermandomi con il naso all’insù, aguardare il giardino che ci eraappartenuto e la casa dei bei tempi.D’un tratto mi sono sentita investi-ta da un vento fresco e gradevoleche mi ha fatto dimenticare la sta-gione estiva. Mi spingeva i capellisugli occhi, costringendomi a vol-tarmi controvento per recuperareun po’ di vista, ma, appena girata,una figura femminile, alta, vestitadi nero, con i capelli raccolti dietroe gli occhi scuri, età difficile dastabilire, mi scrutava a poca distan-za. Teneva in mano un mazzetto difiori, avvolti nel giornale.Avevo la sensazione di conoscerla,ma assolutamente non mi ricorda-vo chi fosse, pensavo che potesseessere una abitante di quelle case oche stesse passando per caso comeme. Era ferma e continuava a fis-sarmi. Alla fine, per togliermi dal-l’imbarazzo di essere stata scoper-ta mentre osservavo chissà cosa, lerivolsi la parola,: “ Sto guardandoqueste mura perché ci ho abitatotanti anni fa e quel giardino, loconosco bene.” Lei accennò unsorriso e, rimanendo a distanza, mirispose : “ Lo so, mi ricordo di te,Irene, di quando eri piccola, bion-da e riccioluta, di quando tuamamma ti teneva per mano e miparlava del clima, del freddo chesentiva, oppure della sua scuola diTolentino dove insegnava e dovetu andavi a prenderla con tuo papàin macchina, una Belvedere. “Mi sembrò davvero strano checonoscesse tutti quei dettagli cheneppure io ricordavo. Tolentino, ilfreddo, la Belvedere, era tutto veroe riaffiorava nella mia mente comeun sogno.Poi lei aggiunse: “ Sei venuta quiad abitare quando avevi 5 anni, maprima stavi più su, oltre la salita,vicino alla piaggia di San Giovannie io abitavo due o tre portoncinidopo di voi. Ti ho visto quando seiarrivata da Roma a tre mesi, nellaculletta di vimini tutta azzurra. Tihanno tirata fuori dalla Topolinoamaranto e sei sparita dietro al por-toncino. Il giorno seguente sonovenuta a far visita a tua madre pervedere la nuova famiglia e la casa.Sai, sono stata sempre molto curio-sa, mi chiamavano “Teresona lacuriosona “, ma i tuoi erano educa-ti e gentili e mi hanno fatto entraresubito. Avevo portato un piccolo
regalo, era un sopramobile di por-cellana, che rappresentava unabambina addormentata con il suocagnolino a fianco, anche lui dor-miente. “A queste parole, la mia meraviglianon ebbe limite, perché quell’og-getto esisteva ancora, lucido, belloe sano e mi piaceva, tanto che miaveva sempre seguito nei vari spo-stamenti e cambi di casa. Nonavevo mai saputo l’origine di quelsopramobile, ma era originale edatato e questo me lo rendevaimpossibile da perdere.Lei si era nel frattempo incammi-
nata verso la vecchia casa primiti-va per mostrarmi che esistevaancora lo stesso uscio di legno adue battenti e la finestra della cuci-na sul lato sinistro, da cui si potevavedere il lavello di rame. La portaera accostata, riuscivo a scorgere lacamera da pranzo in fondo al corri-doio, c’era ancora la stufa di coc-cio fiorentino con una brocca d’ac-qua sopra. Dalla finestra del primopiano vedevo bene la cosiddetta“sala da bagno” con la vascasospesa sui piedi di leone e la vetri-netta dei medicinali, sotto cui sta-vano un tavolinetto e due sediebianche. Ci salutammo con cor-dialità, dopo che lei mi diede unrametto fiorito di verbena, tolto dalmazzetto che aveva nel giornale.Mi avviai al parcheggio a riprende-re la macchina e, come semprefacevo, passando a Macerata, deci-si di andare al Cimitero a trovaremio padre, ma non potevo fare ameno di ripensare a quello stranoincontro e a tutte quelle sensazioniche mi aveva provocato. Nellaparte antica del Campo Santo, vici-no all’ingresso, sono passatadavanti al sacrario dei preti, dettoun Requiem per Don Enea, nostrovecchio parroco, proseguii per latomba di famiglia. Messi i fiori,spolverate le foto, poi ripulite levecchie suppellettili funerarie, nonso perché, quella volta non feci ilsolito percorso del ritorno, ma giraidalla parte opposta. Due passi piùavanti, c’era una tomba spoglia,che non avevo mai notato, senzafiori e abbandonata da anni, ilnome, le date e la foto, però, siriconoscevano bene: TeresaCassini, nata il 19 settembre 1887,morta il 24 aprile 1958. Guardaicon attenzione più volte la personaritratta, non c’erano dubbi, era lei.Era morta sessant’anni fa.Con il cuore in gola, tornai sui mieipassi e di corsa indietro in macchi-na fino a Via degli Orti, volevoessere sicura di non essere mortaanch’io. Tutto era normale là,anche la vecchia casa lo era, laporta chiusa, le finestre aperte.Guardavo e riguardavo, ma nonriuscivo a scorgere niente, né illavello di rame, né la vasca con ipiedi di leone, né la stufa di coccio.Tornata a casa mia, passati deigiorni, i ricordi divennero un po’confusi e mi convinsi di aversognato. Dopo qualche mese, cercando lechiavi nella borsa, mi accorsi chec’era un rametto di verbena rinsec-chito.
Curiosando in internet, mi hacolpito una importante noti-zia, quella che la Coop
Alleanza 3.0 (cooperativa di con-
sumatori italiana molto diffusa sulterritorio marchigiano), in collabo-razione con Fondaco Italia (socie-tà attiva nella valorizzazione deibeni culturali) sosterrà il restaurodel dipinto “Il Giuramento degliAnconetani”, opera del pittore, diorigine marchigiana, FrancescoPodesti, esposta nella Pinacotecadi Ancona. Il dipinto, da me cono-sciuto ed apprezzato, è, per glianconetani, un orgoglioso simboloche testimonia la loro ferma deter-minazione nell’affrontare, concoraggio, e convinto spirito patriot-tico, i momenti di pericolo. Pensando che la stupenda operapittorica ed il suo autore siano pococonosciuti, è nata in me l’idea difarne, a perenne ricordo, una brevesintesi illustrativa.Il Giuramento degli Anconetani.Nel 1851 la municipalità diAncona chiese al Podesti di realiz-zare un dipinto il cui soggetto fossetratto dalla storia patria, per collo-carlo nella propria sede. La suascelta fu di rappresentare l’episo-dio ispirato all’eroica resistenzadella città nell’assedio del 1173. Il dipinto è stato realizzato con pit-tura ad olio su tela (385 cm x 510cm) ed è databile tra il 1844 ed il1847. Per il suo alto valore artisticoè stato premiato anche all’esposi-zione universale di Londra del1851 e a quella di Parigi del 1855. La scena si riferisce ad un eventostorico avvenuto nel 1173, quandola città di Ancona fu posta sottoassedio dalle truppe di Cristiano diMagonza, luogotenente diFederico Barbarossa, e dalla flottaveneziana, sua alleata. La città diAncona era allora una Repubblicamarinara indipendente, alleata conl’Imperatore di Bisanzio ManueleII Paleologo, ma la sua posizionestrategica di porto commercialefaceva gola a molti, in particolareal Barbarossa ed alla Repubblicadi Venezia, che tentarono quindi disoggiogarla e di spogliarla dellesue ricchezze. L’assedio durò quasisette mesi, dal primo aprile allametà di ottobre. Si trattò di unavera e propria prova di forza dellaRepubblica anconetana, che, non-ostante la disparità di forze, riuscì aresistere coraggiosamente allo
strapotere dei nemici e a metterliin fuga. Diversi furono anche gliepisodi di eroismo. Ne cito solodue: quello della giovane vedova
Stamira, che audacissima corse adaccendere una botte di materialeinfiammabile provocando l’incen-dio di una “torre mobile” nemica equello del sacerdote Giovanni daChio, che gettatosi a nuoto nelporto in tempesta, taglio con unascure la gomena della nave ammi-raglia dei veneziani, provocandol’affondamento di varie navi nemi-che. L’arrivo di forze alleate pro-venienti da Ferrara posero fine allungo assedio liberando Ancona. Ilquadro (vds. figura) rappresenta ilmomento in cui i consiglieri, sol-dati e popolo anconetano, non-ostante provati dalla carestia causa-ta dall’assedio, spronati da un sena-tore centenario rispondono unani-mi alle esortazioni di quest’ultimo,giurando di resistere fino allamorte piuttosto che cedere. Francesco Podesti, pittore italianodi origine marchigiana, assieme aFrancesco Hayez e GiuseppeBezzuoli, è considerato uno deimaggiori pittori italiani della primametà dell’ottocento. Fu esponente
del romanticismo storico ed è oggiparticolarmente noto per gli affre-schi della sala dell’Immacolata, neipalazzi vaticani. Nato ad Ancona il21 marzo 1800, da genitori che sierano trasferiti da Novi Ligure intale città per motivi di lavoro delpadre (sarto militare che lavoravacon le forniture all’esercito e allaguarnigione francese di stanza incittà) , è morto a Roma 1l 10 feb-braio 1895. Trovandosi orfano dientrambi i genitori all’età di 15anni, dopo una esperienza di studidi architettura militare a Pavia chedovette rinunciare per motivi eco-nomici, ritornò ad Ancona. Nel1816, viste le comprovate attitudininelle arti pittoriche, ebbe dal comu-
Anno XXIX - N. 2 APRILE - MAGGIO - GIUGNO 2018EDIZIONE TRIMESTRALE
PERIODICO DELL’ASSOCIAZIONE “CENACOLO MARCHIGIANO” DI ROMA - SEDE VIA MATTEO BOIARDO, 19 - 00185 ROMA - TEL./FAX 06-77.20.51.78IL "CENACOLO MARCHIGIANO" ADERISCE ALL'UNAR (Unione delle Associazioni Regionali di Roma e del Lazio). E' ISCRITTO NEL "REGISTRO REGIONALE DELLE ASSOCIAZIONI" DI PROMOZIONE SOCIALE DELLA REGIONE LAZIO
(Art. 9 L.R. 1 Set. 1999 N. 22) CON DETERMINAZIONE N. D 1044 DEL 22 Mar. 2007. E' ISCRITTO ALL'ALBO REGIONALE DELLE ASSOCIAZIONI DEI MARCHIGIANI RESIDENTI IN ALTRE REGIONI ITALIANE (DDPF N. 73/IPC DEL 03 Apr. 2012)
GUIDA INSOLITA - 53° PASSOVia degli Orti
di Irene Affede Di Paola
IL RESTAURO DE “IL GIURAMENTO DEGLI ANCONETANI”Opera pittorica del marchigiano Francesco Podesti
di Duilio Benvenuti
DIFFUSIONE GRATUITA
Via degli Orti di Macerata
Il CenacoloMarchigiano
di Roma Vergine Lauretana
Continua a pagina 2
“Io, sul Carso, so combattuto fianco a fianco con i dimonios dellaSassari, che ve credete! E conoscevo pure un Tenente loro, cheperò era marchigiano comme me, era di qua vicino, di Corridonia,
no era sardu”. Era l’ espressione ricorrente e colma di fierezza di unanziano reduce dalla Grande Guerra del mio paese, uno dei tanti contadini-soldato che hanno popolato le trincee di questo immane conflitto. Alloraero poco più che adolescente, non prestavo attenzione, non capivo, non eroin grado di comprendere il significato di così tanta fierezza.Le numerose celebrazioni e rievocazioni legate al centenario della 1^Guerra Mondiale mi hanno riportato alla mente quelle parole, quelleespressioni di orgoglio, che nel breve tempo hanno aperto uno squarcionella mia storia, non nella grande Storia, ma in quella “più piccola e piùumana” di tanti nostri nonni (o bisnonni, secondo l’età) che hanno portatoimpresse nella loro carne le sofferenze di una guerra così atroce.Il fiero reduce aveva combattuto nelle fila della Brigata Macerata, una delle5 Brigate con nome marchigiano (le altre erano Marche, Ancona, Piceno,Pesaro). La Brigata Macerata fu, per un lungo periodo, inquadrata insiemealla Brigata Sassari nella 25^ Divisione di Fanteria agli ordini del bravoGen. Gaetano Zoppi, Comandante del XIII Corpo d’Armata.Siamo sull’arido Carso, è il novembre 1915. I diavoli rossi della Sassari –mito del Regio Esercito e terrore degli austriaci - muovono all’attacco delletrincee delle Frasche e dei Razzi a San Martino del Carso, due trincee chei nostri soldati chiamavano per quello che vedevano: la trincea delleFrasche per come erano mimetizzati i parapetti, la trincea dei Razzi perchèda lì partivano di notte i razzi illuminanti.Prima dell’arrivo della Sassari, il tentativo di espugnare quelle due brevitrincee, a poche decine di metri l’una dall’altra, aveva comportato - a piùriprese - la perdita di centinaia e centinaia di uomini. Ora tocca ai dimoniossassarini. Dall’11 al 14 novembre, vengono reiterati assalti su assalti, finoall’irruzione nelle posizioni contese, ove resistono e si consolidano grazieal concorso di due compagnie della Brigata Macerata. Al termine degliscontri, sul terreno rimarranno 66 Ufficiali e più di 1700 soldati.Fino al febbraio 1916, la Brigata Macerata manterrà quelle posizionialternandosi in linea con la Sassari, affratellate oramai dalla storia.Il Bollettino del Comando Supremo del 15 novembre 1915 racconterà labattaglia celebrando il valore degli intrepidi Sardi (scritti con la Smaiuscola), senza però trascurare la presenza di eroici continentali chenella Sassari militavano. L’ Ufficiale di Corridonia era uno di loro.Il Tenente che l’anziano reduce diceva di aver conosciuto era EugenioNiccolai da Pausula (attuale Corridonia (MC), Medaglia d’Oro al ValorMilitare alla memoria. Comandante di una Compagnia del 151°Reggimento della Sassari aveva partecipato all’epica conquista delletrincee delle Frasche e dei Razzi, dove – coincidenze della storia – nelmaggio dello stesso anno si era immolato il suo concittadino FilippoCorridoni, personaggio illustre, sindacalista, giornalista, politico einterventista (in suo onore, la città di Pausula muterà il suo nome inCorridonia). Eugenio Niccolai, giovane Ufficiale di complemento(laureando in giurisprudenza), per il suo intrepido comportamento inbattaglia fu promosso prima Tenente poi Capitano. Seguirà il destino delsuo 151° dal Carso alla Bainsizza, poi di nuovo sull’Altopiano di Asiago,che aveva già conosciuto sin dal maggio 1916 a seguito degli eventi dellaStrafexpedition. In una fredda mattina del gennaio 1918, l’appuntamentocon la morte sul Col del Rosso: il Cap. Niccolai – nell’infuriare dellabattaglia dei Tre Monti – unico capitano sopravvissuto, assume il comandodi un battaglione alla testa del quale, ripetutamente ferito, continuerà acombattere sino allo stremo, fin quando non verrà abbattuto dal piombonemico (31 gennaio 1918). Il suo corpo, recuperato con difficoltà, dalsettembre 1924 riposa nella tomba di famiglia a Macerata. In ricordo delsuo eroico comportamento, al giovanissimo Ufficiale verrà conferita adhonorem la Laurea in Giurisprudenza. Quanta storia nelle parole di quelreduce, storia che allora non comprendevo!
LA BRIGATA MACERATA E I “DIMONIOS” DELLA SASSARI
DUE GRANDI UNITA’ AFFRATELLATE DALLA GRANDE GUERRAdi Anselmo Donnari
Cap. Eugenio Niccolai - M.O.V.M. alla memoria
Francesco Podesti
“Giuramento degli Anconetani”
Ai soci del Cenacolo Marchigiano, agliamici e a chi ci legge, gli auguri più cor-diali per serene e felici ferie estive
Anno XXIX - N. 2 APRILE - MAGGIO - GIUGNO 2018- PAGINA 2 -
Ben raramente le Marchesono state al centro di epi-sodi che hanno poi coin-
volto anche il resto del Paese o learee limitrofe. Si può forse soste-nere che la nostra regione è statasempre piuttosto connotata perl’operosità dei suoi abitanti, peruno dei più bassi indici di reaticommessi e per il suo diffusoappoggio alle posizioni politiche
moderate o tutt’al più riformiste.Una delle eccezioni contrastantirispetto a una tale tendenza, siverificò nella prima metà del1914, quando non vi erano ancoraneppure i sintomi di ciò cheavrebbe portato al deflagrare dellaGrande Guerra. Come in altriPaesi, anche in Italia la situazionesociale e politica non si presenta-va eccezionalmente difficile etesa. Permanevano soltanto, spe-cie in alcune aree - Romagna,soprattutto, ma anche parte delleMarche – delle “fibrillazioni”tenute vive da sostenitori di unaauspicata visione repubblicana eantimonarchica della forma istitu-zionale nella Penisola, ma soprat-tutto amplificate dalle crescenti esempre più diffuse istanze politi-co-sindacali, con grandi dibattiticoinvolgenti i socialisti e laConfederazione Generale delLavoro, tra le due tendenze inter-ne, la “riformista”, più numerosae moderata, e la “massimalista”,più radicale, anch’essa consisten-te ma non maggioritaria. Un’altraparticolare “fibrillazione” eraconnessa ai postumi della guerradi Libia che aveva visto, a fine1912, vittorioso il regno d’Italiacontro l’Impero ottomano, ma cheimpegnava ancora oltremaremolti italiani richiamati alle armi,aggravando la situazione econo-mica del Paese con gravi effettispecie sugli strati più poveri dellapopolazione, così incoraggiatianche all’emigrazione. In partico-lare i circoli anarchici, ancorchépoco diffusi nella Penisola e com-posti da un numero molto limitatodi aderenti, traevano spunto da ciòper la diffusione di proclami e“campagne” di proselitismo basa-ti spesso su argomentazioni anti-monarchiche e antimilitariste. Intale contesto generale, Ancona siprospettava come una delle cittàin cui i dibattiti politici e socialipresentavano ampiezza e caratte-ristiche che richiamavano l’inte-resse anche nazionale tanto cheessa venne scelta, a fine aprile1914, come sede del XIV con-gresso del Partito Socialista chevide il grande successo degliinterventi infiammati di Mussoli-
ni, allora direttore del giornale delpartito, L’Avanti! e fervente soste-nitore dell’ala massimalista delpartito stesso. È dopo poco più diun mese che si prospettò un even-to dal quale originò quella chesarebbe stata chiamata laSettimana Rossa di Ancona: il 7giugno sarebbe stata celebrata intutta Italia la “Festa dello Statuto”per ricordare la concessione da
parte del Re Carlo Alberto diquello che era già noto come“Statuto Albertino” e che sarebbestato sostituito dalla Costituzionerepubblicana solo dopo la finedella Seconda Guerra Mondiale.Le forze antimonarchiche deciserodi indire per quella data manifesta-zioni di protesta; in particolare, perAncona l’allora socialistaMussolini – che tuttavia non sareb-be intervenuto – l’allora giovanis-simo repubblicano (e poi notissimopolitico socialista) Pietro Nenni,romagnolo, e l’anarchico ErricoMalatesta, internazionalmentemolto noto, sostenuti principal-mente dai sindacati e dalle leghedei lavoratori, promossero la con-vocazione di comizi pubbliciorientati anche a chiedere, tra l’al-tro, l’abolizione delle “Compagniedi Disciplina dell’Esercito” dove imilitanti, considerati “rivoluziona-ri”, venivano inviati a scopo“rieducazionale”. Salandra,Presidente del Consiglio dell’epo-ca, decise di proibire che le variemanifestazioni programmate nelPaese si svolgessero in luoghipubblici, temendo che potesserodegenerare in turbamenti dell’or-dine pubblico. Conseguentementegli organizzatori spostarono l’ini-ziativa di Ancona in una sede pri-vata, il circolo repubblicano“Gioventù Ribelle”, più notocome “Villa Rossa”. In presenzadi 500/600 persone, si svolsero iprevisti comizi con interventi diinfluenti politici e sindacalistiaffluiti da più regioni: la riunione,iniziata alle 16, stava terminandoalle 18 e 30, circa, quando i parte-cipanti, nel defluire dall’edificio,si trovarono circondati dallenumerose forze dell’ordine incari-cate di incanalare i manifestanti,in fila indiana, verso la periferiadella città per evitare la vicinaPiazza Roma dove si stava tenen-do un concerto di una banda mili-tare a celebrazione della festadello Statuto. Contrariamente aquanto poteva prevedersi – consi-derato anche il rapporto tra forzedell’ordine e numero non impo-nente dei manifestanti – si verifi-carono alcuni tumulti inizialmentemolto limitati ma presto degene-
rati. Il bilancio conclusivo vide,dalla parte delle forze dell’ordine,alcuni contusi, ma purtroppo, tra imanifestanti, oltre ad alcuni feritila morte di tre giovani anconetani,due repubblicani e un anarchico,colpiti dal fuoco aperto dai carabi-nieri. Come reazione alla mortedei tre manifestanti di Villa Rossa,ebbe inizio quella che, dal 7 al 14giugno del 1914, alcuni storiciavrebbero definito come unasorta di insurrezione popolaresviluppatasi ad Ancona e propa-gatasi dalle Marche allaRomagna, alla Toscana e ad altreparti d’Italia. Di fatto, sin dallasera stessa del 7 giugno unapreoccupazione generale si spar-se in città, mentre le forze di poli-zia si tenevano cautamentedistanti. Ad Ancona convennero variresponsabili sindacali e politiciche presero a tenere riunioni cheprodussero, tra l’altro, la procla-mazione di scioperi generali,come quello dei ferrovieri, inizia-to il 9 giugno, in concomitanzadei funerali dei tre giovani mortila sera del 7, funerali cui parteci-parono varie migliaia di personema che si svolsero comunquepacificamente. Non mancarononell’immediato, in varie partidella regione e del Paese, episodicon caratteristiche “prerivoluzio-narie”, come l’abbattimento dialcuni casotti daziari, blocchi stra-dali e requisizione di materiali edanimali, ordinate dalle Cameredel Lavoro; in un paese romagno-lo si arrivò a innalzare in piazzaun “albero della libertà” simile aquelli innalzati in epoca napoleo-nica! Continuarono molti ed ani-mati comizi il più frequentato deiquali fu quello promosso il 10giugno all’Arena di Milano, concirca 60.000 presenze, nel qualeMussolini continuò ad esprimere isuoi infiammati incitamenti a per-seguire attività ben più incisiverispetto a quelle favorite dalle areeriformiste del partito socialista edei sindacati. Il 10 giugno attrac-carono al porto di Ancona trecorazzate e tre cacciatorpediniereche sbarcarono circa 10.000 mili-tari. Salandra, comunque, si asten-ne allora e successivamente dal-l’ordinare l’intervento diretto deimilitari che pure gli era sollecitatoda più parti delle forze conserva-trici del Paese, spaventate dagliscioperi in corso ovunque e dagliscontri che spesso li connotavano.D’altro canto, contro le protestevivaci dell’area massimalista edegli anarchici, il 12 giugno laConfederazione Generale delLavoro proclamò il termine dellosciopero generale. Seguì un pro-cesso di “normalizzazione” dellasituazione febbrile nel Paese.D’altra parte, mancavano pochesettimane all’inizio, fino ad alloradel tutto imprevisto, della GuerraMondiale in buona partedell’Europa, e il mondo interosarebbe stato travolto da altriavvenimenti ed istanze ancora benpiù gravi. Dopo qualche annoAncona avrebbe ospitato un altroevento che, in qualche misura,richiamò anch’esso l’attenzionenazionale, ma al riguardo ci sipotrà tornare in un’altra occasio-ne.
ne di Ancona un sussidio annualeche gli permise di trasferirsi aRoma, per studiare pitturaall’Accademia di San Luca , doveebbe come maestri VincenzoComuccini e Gaspare Landi. ARoma trovò alloggio presso il PioSodalizio dei Piceni in SanSalvatore in Lauro (Associazionedi marchigiani residenti a Roma,fondata dal Cardinale GiovanniBattista Pallotta di Caldarola agliinizi del 1600, avente come scopo
principale quello di aiutare, ospi-tandoli, gli studenti marchigianibisognosi impegnati per gli Studi aRoma). Lo stesso, oltre alle lezioniin Accademia, iniziò a frequentarelo studio di Antonio Canova, chegli voleva bene come un padreapprezzando le sue doti artistiche.Nonostante l’aiuto economicoassicuratogli dalla sua città natale edal Pio Sodalizio dei Piceni, il gio-vane Podesti visse tempi moltoduri, ma la protezione del Canova
gli permise di guardare al suo futu-ro di artista più serenamente e consuccessi sempre più significativi alivello nazionale ed europeo. Questo è tutto, non mi resta altroche plaudire alla brillante iniziativadella Coop Alleanza 3.0 e dellaFondeco Italia per la brillante ini-ziativa che, quanto prima, ridaràalla bellissima ed importantissimaopera pittorica del “Giuramentodegli Anconetani” l’antico splen-dore!
Alcuni giorni dopo la sorpren-dente guarigione, padre Bona-ventura e padre Giacomo, parti-rono a bordo di una imbarcazio-ne veneziana e raggiunsero lacittà di Cattaro (1640), dove tro-varono i quattro confratelli cheerano partiti precedentemente.Furono tutti obbligati ad unaprolungata sosta di sicurezza,per via del vacillante rapportotra turchi e veneziani, ai qualigli albanesi avevano chiestoprotezione per la loro indipen-denza dagli ottomani. Solo dopoalcuni mesi padre GiacomoZampa arrivò finalmente all’in-terno del territorio tanto deside-rato e si diede ad imparare lalingua albanese. Man mano chela imparava insegnava la dottri-na cristiana e predicava comemeglio poteva. Nell’anno 1641il padre marchigiano fu inviatoin una zona montuosa a norddella città di Scutari, come com-pagno del padre Gregorio diRoma, Vice Prefetto dellaMissione in quella provincia. Ipadri missionari giravano dauna zona all’altra, svolgendoopera di apostolato per converti-re il popolo al cristianesimo,facendo matrimoni ed ammini-strando battesimi. Padre Gia-como, in particolare, era moltoimpegnato anche a visitare gliinfermi, religiosi e secolari,curandoli, al bisogno, sfruttandola sua specifica umana esperien-za, precedentemente acquisitanel corso della sua vita monasti-ca. Si mostrava molto caritate-vole anche verso i turchi, con-quistando stima personale edamorevole accoglienza. Nonamava certamente l’ozio e siprestava ai lavori più umili perservire anche i confratelli. Feceincredibili sacrifici in un perio-do in cui la zona fu colpita dafebbre pestilenziale. Cadde luistesso malato ma non smise maidi curare gli altri e mai tralasciòdi celebrare la Messa, percor-rendo diversi chilometri perandare da una zona ad un’altra.Tutte le elemosine ricevute lepassava a chi aveva maggiorbisogno di lui. Si legge ancheche padre Giacomo ebbe uncomportamento esemplare inoccasione della nomina di unvescovo in sostituzione di unaltro che era deceduto. La suc-cessione venne effettuata aseguito di imposizioni di poten-ti autorità turche, medianteesborso di denaro ed altre vessa-zioni. Parte del clero acconsentìche ciò avvenisse ma, padreGiacomo ed altri frati, si dichia-rarono contrari a questa prepo-tenza che costituiva un grandescandalo per la fede cristiana.Padre Zampa riuscì a riportarealla chiesa molti cristiani diven-tati scismatici e convertì anchemolti turchi, ai quali ammini-strava segretamente il battesi-mo. Nel 1644, su disposizionedel Prefetto apostolico padre
Cherubino da Trento, fu inviatoalla Missione di San Pellegrinoa fianco di frate FerdinandoIsola d’Albissola. Intanto il con-trasto tra la Turchia e laRepubblica di Venezia si eraaccentuato oltre che nell’isola diCandia (Creta), anche in terraferma, dove per altro continuava
la sudditanza degli albanesi daiturchi. Il 23 febbraio del 1648gli albanesi, in gran numerovicini alla fede cristiana, siribellarono apertamente ai tur-chi e questi iniziarono una verapersecuzione contro gli eccle-siastici, soprattutto verso i mis-sionari, che venivano considera-ti spie a favore degli albanesi. IlPrefetto, padre Cherubino daTrento, capo di quelle missioni,avvertì tutti i missionari dell’in-combente pericolo e scrisse inparticolare a padre Ferdinando ea padre Giacomo, affinchéfacessero pregare tutti i cristianiesponendo il Santissimo perquindici giorni, essendo la lorozona quella maggiormente com-battuta dai turchi. Molti missio-nari furono infatti uccisi, altributtati in prigione. Solo in pochiriuscirono a nascondersi inmontagna o a rifugiarsi miraco-losamente in luoghi sicuri. I padri Ferdinando e Giacomofurono esortati e sollecitati afuggire. Loro stessi avevanooramai capito che quella fosse lapiù giusta decisione da prenderema, mentre si trovavano per unbreve riposo dentro il loro orato-rio, arrivarono improvvisamentemolti turchi che li fecero prigio-nieri. Dopo essere stati malme-nati, furono legati e portati nellacittà di Scutari, che era allora lametropoli dell’Albania. Unagran folla, accusandoli di avereesortato con le loro prediche icospiratori albanesi contro loStato, li spinse davanti al giudi-ce locale (Cadì). Questi, nontrovando in loro nessuna colpa,rifiutò di condannarli. La folla,ancor più tumultuosa, li condus-se allora dall’Agà, che era ilcastellano della città, in materiadi giudizio secondo solo alSultano, per farli punire con lacondanna a morte. Ma, neanchelui trovò motivi di colpa nei lororiguardi. Le turbe, sempre più
inferocite e sorde alle preghieredei missionari, gridavano: “chesi impalino o rinneghino la fedecristiana!”. Rifiutando aperta-mente i due di rinnegare la pro-pria fede, i dimostranti preserodue grossi pali, li caricaronosulle spalle dei due padri france-scani e, con urla schiamazzi e
rulli di tamburi, li condusseroper le vie della città, fino a rag-giungere la piazza del mercato.Fu loro offerta una ulteriore pos-sibilità di libertà, qualora aves-sero rinnegata la loro fede. Alreiterato rifiuto, furono presi acalci e pugni ed infine, secondoil loro costume dell’epoca, liimpalarono entrambi, issandolicon i pali conficcati nel terreno.Era il 28 febbraio 1648.
(continua)
di Giampietro MariottiPARTE SECONDA
IL VENERABILE PADRE GIACOMO ZAMPADA SARNANO DELLA MARCA
di Enzo Ciminari
Parte II - LA “SETTIMANA ROSSA” DI ANCONALa nostra regione nella storia contemporanea italiana
Segue dalla prima paginaIL RESTAURO DE “IL GIURAMENTO DEGLI ANCONETANI”
CARICHE ASSOCIATIVE
CONSIGLIO DIRETTIVO
PresidenteDuilio BENVENUTI
Vice PresidenteAldo PEVERINI
TesoriereEnrico BAIOCCO
Segretario Mirella MICONI FIORELLO
Consiglieri Dino CONTI, Giampietro MARIOT-TI, Alessandro PIERMATTEI, SilvioPRINCIPI, Giuliano SANTELLI,Giovan Battista SPALVIERI, AlbertoTARDELLA.
GIUNTA ESECUTIVADuilio BENVENUTI, Aldo PEVE-RINI, Dino CONTI, Mirella MICO-NI FIORELLO, Enrico BAIOCCO.
COMMISSIONE CULTURAGiampietro MARIOTTI (Pres.)Adele DELPIVO GAMBINI,Anselmo DONNARI, Ersilia
FUCCI, Angelo SFERRAZZA,Alberto TARDELLA.
REVISORI DEI CONTI
EffettiviColombo TALAMONTIAdriano CARLETTIGiacomo MUZI
SupplentiLuigino ROSSI
Giuliano CESARETTI
PROBIVIRI
EffettiviGiosuè BATTISTINI Enzo CIMINARI Benito GENTILI
SupplentiRosanna FARRONI FIMIANI Giovanni FRANCALUCCI
ASSISTENTI ECCLESIASTICIMonsignor Delio LUCARELLI,
Vescovo emerito di RIETIMons. Giuseppe TONELLO
Cancelliere del Vicariato di Roma
Golfredo ANTONINI
Idraulica Riscaldamento
Condizionamento
Sede Roma: Via Val di Chienti, 41Tel. 06.81.00.977 Cel.333/4333793
(Disponibilità al pronto intervento)
(Condizioni particolari per i soci del Cenacolo)
Cartolina commemorativa dei tre morti del 7 giugno 1914
AVVISO IMPORTANTEDATE IL 5 PER MILLE ALL’ASSOCIAZIONE
CENACOLO MARCHIGIANOTrattasi di operazione che non comporta spese aggiuntive eche non rappresenta una scelta alternativa all’otto per mille.La scelta del 5 per mille costituisce un aiuto per chi vive pre-valentemente delle quote sociali. Nello spazio dedicato allascelta firmate nel riquadro “Sostegno alle associazioni nonlucrative di promozione sociale, ecc.” ed inserire il sottoindicato codice fiscale dell’Associazione “CenacoloMarchigiano”.
97051470587Un vivo ringraziamento a tutti coloro che negli anni pas-sati lo hanno gia fatto consentendo all’Associazione dibeneficiare di questo ulteriore prezioso contributo.
Montelparo, si erge sullasommità di un colle, a588 metri sul livello del
mare, tra il fiume Aso e l’Ete Vivo,
con i suoi circa 900 abitanti è inuna posizione molto privilegiata espettacolare: come sospeso tra laValle dell’Aso e la fertile campa-gna marchigiana, a metà strada trai Monti Sibillini e il MareAdriatico.Vanta origini molto antiche, ireperti, le tombe con materiale dibronzo, ambra e ferro testimonia-no infatti la successione dei popo-li che vi hanno dimorato, con ritro-vamenti che risalgono a insedia-menti dei Piceni dell’VIII secoloa.C., seguiti da reperti di unanecropoli romana, in contradaCelestrana.L’origine del nome risale al VII eVIII sec. quando Elprando oEliprando, condottiero longobar-do, vi costruì un castello, con unaprima cerchia di mura. Il castellopassò poi ai monaci dell’Abbaziadi Farfa, che lo consolidarono eampliarono; sopra il colle vicostruirono la Chiesa dedicata a S.Michele Arcangelo, con il mona-stero annesso (nel sec. XI) e unaseconda cerchia di mura. Nel XIII sec. Montelparo si elevòa Comune libero. Una bolla diNicolò IV, del 1200, riconosce ilprivilegio di eleggere il Podestà;diventò presto un comune diparte guelfa, così ebbe importantiprivilegi ed indulgenze dei varipontefici e presentò un notevolesviluppo; ebbe tre ordini di con-venti: Monastero Benedettino,Monastero Agostiniano, TerzoOrdine di S. Francesco, la cui esi-stenza risale al 1259. Tutti i privi-legi furono ampliamente confer-mati da un decreto del Cardinaledi Aquileia del 1445. L’ottima posizione di Montelparogarantiva una certa sicurezzainterna ed esterna, per cui nelXIII-XIV secolo molte famiglie
delle zone vicine andarono aviverci stabilmente e la popolazio-ne raggiunse i 5.000 abitanti. Siintitolava “Magnifica Comu-
nitas”, rispettabile per incasatourbano, famiglie distinte, uominid’arme e di dottrina, per istitutireligiosi ed anche per qualche per-sonaggio insignito Cardinale(Gregorio Petrocchini e FulgenzioTravalloni). Una terza cerchiamuraria venne costruita nel XV-XVIII secolo. Con Sisto V, checreò la diocesi di MontaltoMarche, vennero meno i molti pri-vilegi acquisiti da Montelparo.La decadenza di questo centrorinomato comunque ebbe inizionel 1683 quando, per slittamentosotterraneo di parte del monte acausa delle acque, molte famigliefurono distrutte nell’assestamentodi terreno che culminò la mattinadel 2 Febbraio 1703 con un terre-moto, che sprofondò in un’im-mensa voragine la parte centraledel paese.E’ di pregio l’urbanistica del cen-tro storico, con le tre cerchiemurarie e le quattro porte ripetutetre volte, a gradoni concentrici.Sono da visitare: il Convento diSant’Agostino (1686-1730), nellacui chiesa sono di rilievo il coro innoce e l’organo; il PalazzoComunale (XVIII sec.), che custo-disce pergamene di valore; la chie-sa di San Gregorio Magno (1615);la chiesa gotica di San MicheleArcangelo (XIII sec.), con tre por-tali, uno gotico e due rinascimen-tali e all’interno diversi affreschidel ‘500 (Crocifissione e Pietà); laPorta del Sole (1300) e la torreCivica (1400).Il complesso conventuale diSant’Agostino è stato trasformatoin un Polo museale e culturale,con l’apertura del Museo“Antichi Mestieri Ambulanti”,che espone una raccolta di bici-clette costruite per svolgere le piùdisparate attività lavorative.
Iniziata come mostra itinerantecon una trentina di biciclette, adoggi consta di oltre 50 pezzi cheraccontano un modo di viveredegli anni dal 1920 al 1960 doveingegno, manualità, sforzo e faticaumana emergono in modo chiaro.Nello stesso complesso c’è ilMuseo di Arte Sacra che conser-va oggetti, paramenti, candelieri,crocifissi appartenenti all’ordineagostiniano, a testimonianza dellaricchezza e dell’importanza di taleordine nella storia di Montelparo.Più recente la nascita della rete deimusei della cultura scientifica e ilMuseo delle Scienze naturali S.Agostino di Montelparo rappre-senta il fulcro di un polo musealeper la progettazione e lo sviluppodi azioni integrate per la diffusio-ne e l’innovazione della culturascientifica, insieme ai musei diAscoli Piceno, Fermo e SanBenedetto del Tronto.In Gennaio, in occasione dellafesta di Sant’Antonio, si organizza
la famosissima Sagra del Baccalàin festa, che si tramanda fin dal1700. Infatti secondo la tradizionenel 1703 quando il terremotodistrusse gran parte del paese ifrati chiesero aiuto ai concittadiniper ricostruire il convento. Al ter-mine dei lavori i frati offrironoloro un piatto a base di baccalàdetto “lu coppu” che gli abitantidella zona non avevano mai assag-giato.In luglio si organizza la Festaanni ‘70 e il centro si accende dicolori e stravaganze, abiti a tema,gruppi folkloristici, musica, balli eprelibatezze gastronomiche, comeaperitivi, dolci, spiedini e polentache ci riportano indietro nel tempoal clima festoso di quegli anni.
Curiosità turistiche e storiche marchigiane
Oggi, va tanto di moda ed èmolto ricercata la cucina diaffermatissimi cuochi che si
sbizzarriscono a creare pietanzenuove che, a volte, incantano iclienti più per la presentazione cheper i sapori, tanta è la stranezzadelle combinazioni culinarie. Questa moda mi ha riportato indie-tro nei ricordi per ricercare seanche nel passato c’erano pietanzeparticolari nella cucina marchigia-na dettate, però, più dalle necessitàche dalle mode. Parlo di usanze culinarie di gente dicampagna e dei borghi, degli anni30/40 del 900, abituata a vivereisolata (senza radio, televisione elettura di giornali per la modestacultura scolastica e la mancanza ditempo) fuori dai criteri di vitanazionale. Erano tempi dove, i rap-
porti sociali s’incrementavano conle sagre religiose, nelle fiere e mer-cati agricoli, dove si allacciavanoaffari, amicizie, fidanzamenti com-binazioni matrimoniali, e dove erapiù facile rompere la monotoniaquotidiana delle piccole comunità,in particolar modo, quelle agricoleche seguivano per la maggior partela mezzadria, abituate a lavoraresodo dall’alba al tramonto con irri-sori guadagni. Ritorniamo alla cucina. Se i cuochidi oggi si possono sbizzarrire perle enormi quantità di derrate, pro-venienti da tutto il mondo, e per letecniche di cottura favorite daapparati di alta tecnologia, le cuo-che dell’epoca di inventiva nedovevano avere tanta, perchédovevano quotidianamente fare iconti con i pochi mezzi di cottu-ra e con le scarse disponibilitàeconomiche. Forse da questa pre-caria situazione la cucina conta-dina, ha ricavato una qualità dialto prestigio non molto cono-sciuta in ambito nazionale permancanza di propaganda. A questo punto, chiedo venia,perché mi rendo conto di essereuscito dal tema che mi ero propo-sto. Torno subito in argomentodescrivendovi tre esclusivi e carat-teristici primi piatti, sicuramentesconosciuti dai non marchigiani
che ci leggono e, salvo qualcherarissima eccezione, dai nostri figlie nipoti marchigiani. Sono treprimi piatti poveri e tipici, ora indisuso, che sono ancora preparatida alcuni ristoranti marchigiani perricordare il nobile passato contadi-no e per far assaggiare ai nostalgi-ci, agli amanti delle tradizioni ed agolosi commensali la loro preliba-tezza. Si tratta dei “Tacconi” o“Tacon” (in dialetto), delle“Cristajat” e delle“Cresc’tajat”. L’origine di questi tre squisitie tradizionali primi piatti risa-le alla mezzadria, quando unterzo dei terreni marchigianiera coltivato a grano e metàdel raccolto era dovuto alpadrone. Ciò che restava alcontadino doveva servire per
la semina, per i consumifamiliari e per i cottimi.Il timore di rimaneresenza la farina di grano, con-siderato un bene supremo, haspinto i ceti contadini versol’impiego di farine alternativecome quella di fave e di gra-noturco. Da qui, le bravemassaie marchigiane, hannotrovato il giusto rapporto trala farina di frumento e la fari-na di fava, per i “Tacconi”, lafarina di grano e di granoturco
per le “Cristajat” e la farina digrano e la polenta cotta e non con-dita per le “Cresc’ tajat” in mododa ottenere prodotti gustosi e tradi-zionalmente validi ed a bassissimocosto. I “Tacconi”, sono un tipo di pastafatta con un impasto di farina digrano e farina di fave. Il prodotto sipresenta a piccole strisce di cm 20- 25 di lunghezza e mm 3 - 4 dispessore e larghezza di pasta com-patta e rugosa. Partendo dagliingredienti di base (farina di grano,farina di fave ed uova) ed odori(carota, sedano, cipolla olio, sale,pepe, funghi misti di bosco, pomo-dori pelati e, qualche volta e soloper le grandi occasioni, magro divitellone e di maiale) per il condi-
mento o sugo, si procede ad impa-stare la farina di grano e di fave conle uova sino ad ottenere un compo-
sto omogeneo, da trasformare insfoglia con il mattarello e successi-vamente arrotolata e tagliata in stri-sce pronte per la cottura. Una voltacotto il sugo in un tegame di terra-cotta, con un lungo ed attento pro-cedimento, cuocere i sacconi inacqua bollente, precedentementesalata, scolarli e condirli.Portandoli a tavola è opportunoabbinarli con il vino “Bianchellodel Metauro”.
Le “Cristajat e le “Cresc’ tajat”sono “quadrelloni” di pasta, otte-nuti mescolando, nelle dovute pro-porzioni, farina di grano, farina digranoturco ed uova nel primo caso,farina di grano, polenta, cotta e noncondita (era quella che avanzavadalla “polentata” del giorno primaper non buttarla), nell’altro. La pre-parazione del sugo e della sfoglia èsimile a quella dei “Tacconi” con ladifferenza del taglio finale dellasfoglia che è a pezzi irregolari. Simile a quello per i “Tacconi”anche il procedimento di prepara-zione del condimento o sugo, lacottura e l’abbinamento con il vino.Questi primi piatti, stanno ritornan-do di moda, con un indiscusso suc-cesso, nei paesi dell’entroterramarchigiano e in particolare nellaprovincia di Pesaro Urbino, si pos-sono gustare, a richiesta, in diversiristoranti ed agriturismi che ancoraamano seguire le vecchie tradizio-ni. Finisco con un suggerimento, sechi mi legge, deciderà di passare lesue ferie estive al mare nelleMarche, magari tra Pesaro - Fano –Senigallia, località d’origine di taliprimi piatti, gli propongo diavventurarsi verso le localitàinterne per trovare il modo diassaggiare le tre specialitàdescritte. Le stesse, come dice-vano i vecchi del luogo, unavolta assaggiate “Fan arvivaanca i mort” (Fanno resuscitareanche i morti). Il merito di tuttociò è da attribuire alle bravemassaie contadine di un tempoche, oltre a faticare nei campiassieme agli altri familiari, ave-
vano tanta fantasia nel cucinaregustosissime prelibatezze a bassocosto!
Curiosità turistiche Curiosità storicheI PRIMI DI UNA VOLTA DELLA CUCINA
CONTADINA MARCHIGIANAMONTELPARO (FM)
di Antonia Carboni
di Giosuè Battistini
Vista panoramica di Montelparo
La Torre Civica di Montelparo
Piatto di Tacconi con farina di grano e farina di fave
Cresc-tajat, condite con sugo di pomodoro
Cosi le brave massaie contadine preparavano i tacconi
Anno XXIX - N. 2 APRILE - MAGGIO - GIUGNO 2018- PAGINA 3 -
Brevi... ma interessanti... dalle Marche a cura di Silvio PrincipiIl 4 Maggio di ogni anno ricorre, in Ancona, la festa del Patrono “San Ciriaco”, nome dialettale Ceriàgo, vescovo e martire, al quale è dedicatoil Duomo della città. Secondo la tradizione Ciriaco, nato a Gerusalemme, nel 327 fu consacrato Vescovo della città da papa Silvestro I. Duranteun suo pellegrinaggio a Roma, passando per Ancona i cittadini l’hanno voluto e acclamato Vescovo della Città e qui si fermò per molti anni, ma
quando, per rivedere la propria città, tornò in Palestina nel 363, l’imperatore Flavio Claudio Giulianolo fece imprigionare e torturare quale propagandatore della fede cristiana. Il martirio avvenne il 1ºmaggio a Gerusalemme, con varie torture tra cui l’ingestione di piombo fuso. Successivamente, per intervento di Galla Placidia, l’8 agosto 418 il corpo di Ciriaco fu riportato dallaPalestina in Ancona e fu posto nella cattedrale di Santo Stefano, prospiciente al porto. Nel 1097, quando la chiesa di San Lorenzo, che sorgeva sul colle Guasco della città, fu proclamatanuova cattedrale di Ancona, le sue spoglie vennero trasferite nella sua cripta e la chiesa assunse ilnome di Duomo di San Ciriaco.Molte altre sono le congetture sull’arrivo del corpo di Ciriaco in Ancona. Quella descritta è la più accre-ditata. Ed è vero che Egli da allora giace nel luogo suddetto e che il martirio comprende anche l’in-gestione di piombo fuso!
La Chiesa fissò nel 4 maggio la Festa del Patrono, che è per Ancona anche la “Festa di Maggio”. A cavallo di questo giorno, molti fedeli salgo-no al Duomo e scendono nella cripta per pregare dinanzi al corpo del martire paleocristiano. I festeggiamenti comprendono anche molte altre attività tra le quali, una fiera con bancarelle che espongo-no le più svariate mercanzie in varie vie della città. Quest’anno, in piazza Pertini, è andata in scena la Festadel Cibo, con attività gastronomiche e di intrattenimento. Le proposte artistiche appartengono al magico
mondo della musica di strada, a stretto contatto con il pubblicoe all’interno del circuito dei punti ristoro. Inoltre, in piazzaCavour il 4 maggio è tornata la famosa “Tombola della CroceGialla” (costo di una cartella € 2,50; la tombola vince € 1500,la cinquina € 300, la quaterna € 200 e il terno € 150). Questa della “Tombola” è un’antica tradizione della città. Miopadre me ne parlava di quando, negli anni trenta, venivaestratta dal balcone del palazzo del Governo, in piazza delPapa, che dava un primo premio di 5.000 lire. La Festa del 4 maggio è, giustamente, l’evento più importanteper la Città, che attira migliaia di cittadini, anche dal contado. È la gioia, specialmente dei bambini che ottengono i doni piùdesiderati, e delle Signore che, con poca spesa, acquistanocose di cui non hanno alcun bisogno‼
Ancona – Festa del Santo Patrono San Ciriaco Celebrazioni, nel 2020, per il V Centenario della morte di Raffaello Sanzio
Presso la sede della Regione Marche è stato firmato un proto-collo d’intesa, che costituisce anche l’atto di insediamento di unComitato regionale organizzatore, per le Celebrazioni, nel2020, del V Centenario della morte di Raffaello Sanzio. Urbino sarà dunque al centro dell’attenzione mondiale per alcu-ne iniziative e progetti di grandissima rilevanza culturale, chepartiranno già dal 2019.“Il 2020 diventerà l’anno di una grande opportunità per tutta laRegione - ha sottolineato il presidente Ceriscioli - ma dobbiamolavorare fin da ora per mettere in campo i più qualificati stru-menti comunicativi, culturali e promozionali. Per questo pensoanche al coinvolgimento delle imprese marchigiane e del siste-ma produttivo regionale in un’operazione di economia culturaleinnovativa”. Già per il 2019 il direttore della Galleria nazionaledelle Marche, Peter Aufreiter, ha annunciato una grande mostrasu Raffaello che partirà in autunno con importanti prestiti damusei internazionali. Ma non solo mostre e convegni scientifici, siè parlato anche di un certamen artistico per gli alunni delle scuole d’Arte e Accademie, cosìcome di tutto l’aspetto legato alla promozione turistica della Regione. Sicuro di interpretare il giudizio dei nostri lettori, esprimo un vivo apprezzamento per l’iniziati-va di celebrare la grandezza del nostro corregionale e del quale riporto, di seguito e con orgo-glio, alcune note per nostra memoria.“Raffaello Sanzio (Urbino 1483 – Roma, 1520) è stato un pittore e architetto italiano, tra i piùcelebri del Rinascimento italiano. È considerato uno dei più grandi artisti d’ogni tempo. La suaopera segnò un tracciato imprescindibile per tutti i pittori successivi e fu di vitale importanzaper lo sviluppo del linguaggio artistico dei secoli a venire, dando vita tra l’altro ad una scuolache fece arte “alla maniera” sua e che va sotto il nome di manierismo. Modello fondamentale per tutte le accademie fino alla prima metà dell’Ottocento, la sua influen-za è ravvisabile anche in pittori del XX secolo come Salvador Dalì. La sua scomparsa fu salutata dal commosso cordoglio dell’intera corte pontificia. Il suo corpofu sepolto a Roma, nel Pantheon, come egli stesso aveva richiesto”. (da Wikipedia)
Raffaello Sanzio
La Tombola di Ancona Locandina del 1831Corpo di San Ciriaco conservato nel Duomo
San Ciriaco il Martirio
“QUATTRO PASSI PER LA CINA”CONFERENZA DEL CONTRAMMIRAGLIO
VINCENZO PRINCIPI
Sabato 17 marzo 2018, presso la sede sociale del CenacoloMarchigiano, il Contrammiraglio Vincenzo Principi - figlio delnostro socio e consigliere Silvio - ha tenuto una conferenza daltitolo “4 passi per la Cina”.
Dopo la presentazione del conferenziere da parte del Presidentedell’Associazione, il Contrammiraglio Principi, che di recenteha svolto l’incarico di Addetto per la Marina Militare pressol’Ambasciata d’Italia a Pechino, nella Repubblica PopolareCinese, ha brevemente ricordato alcuni elementi della millena-ria storia cinese e ha condotto i presenti in un viaggio attraver-so alcune delle più belle e caratteristiche località del Paese.Partendo da Pechino ha parlato della Città Proibita, del Palazzod’Estate, del Tempio del Paradiso e del Tempio dei Lama. Si èpoi spostato a nord per mostrare alcune suggestive immaginidella Grande Muraglia, fornendo alcuni interessanti aneddoti.Ci ha poi portato idealmente, per mezzo di belle diapositive, aShanghai e a Xi An, l’antica capitale dell’impero cinese.Quindi, con una breve crociera sul fiume Li, ci ha fatto arriva-re a Hong Kong e a Macao descrivendo le spettacolari trasfor-mazioni edilizie verificatesi in queste due città nell’ultimodecennio. A conclusione della sua esposizione l’Ammiraglio ciha dato informazioni sulla politica espansionistica della Cina dioggi nel Mar Cinese Meridionale, mostrando alcune immaginidi come i cinesi abbiano trasformato in isole artificiali alcunigruppi di scogli, per farne dei veri e propri insediamenti dotatidi sistemazioni portuali ed aeroportuali efficientissime e digrande rilievo. I numerosi Soci intervenuti sono stati molto attenti ed interes-sati e, al termine, si sono calorosamente complimentati con l’o-ratore per la chiarezza della esposizione non disgiunta da noteumoristiche.
FESTA DEL LAVORO …E DELL’ “ OPERAIO” GIOACHINO
di Giorgio Girelli*
Qualcuno ritiene che ci sia poco da festeggiare, data la situazione in cuiversano tanti lavoratori del Paese. Eppure la crisi economica che tutto-
ra ci colpisce nonavvilisce, ma semmaiaggiunge un motivo inpiù alla “festa”. Chenon è la scampagnata“fuori porta” con tantodi pane, salame, vinoe fisarmonica. Bensìl’occasione per ricor-dare a tutti che il lavo-ro è il valore fondantedella Repubblica chequest’anno celebra ilsettantesimo della suaCostituzione, approva-ta dalla Assemblea
Costituente il 22 dicembre 1947. Due giorni dopo, nel messaggio diNatale di quell’anno, il ministro del lavoro Fanfani affermava chenella Carta fondamentale “ogni lavoratore può trovare il riflesso dellesue più radicate aspirazioni” avendo la Costituzione “fondato ogniposizione personale sul lavoro”. Che non è per tutti però una metaancora raggiunta, lasciando tuttora incompiuto quel valore. Una “festa” comunque anche per rendere onore ai protagonisti dellavoro che concorrono al progresso dell’Italia, e per evidenziare,soprattutto, che a tanti lavoratori, e con essi alle loro famiglie, non èdato di fruire di una occupazione e di un reddito dignitosi.
E per dimostrare vicinanza e soli-darietà ai molti cui il lavoro manca.O che lo svolgono in condizionidisagiate se non di sfruttamento. Per non parlare del rispetto dellenorme di sicurezza (i morti sullavoro sono in aumento) o degliodiosi licenziamenti per il trasferi-mento di intere aziende in paesimeno attenti ai diritti dei lavoratorie quindi più lucrosi per datori dilavoro immoralmente avidi. Tutti temi che una società coesa edevoluta deve sentire interamentepropri e non relegarli alla compe-tenza del solo sindacato. Cosicchèanche un segmento di questacomunità nazionale, come puòessere un Conservatorio di musica,ha pieno titolo per portare il suocontributo di approfondimentosulla materia: per dovere e sensibi-lità civica, cui nessuno può sottrar-si, ma anche perché dalle condizio-ni del lavoro dipende il PIL, e daquesto le disponibilità di risorseper il bilancio statale cui sono lega-te pure ricerche scientifiche, inizia-tive didattiche, sedi adeguate estrutture all’altezza dei tempi. E visto che il concerto per onorarei lavoratori è promosso da un con-servatorio di una città che ha dato inatali a Rossini, di cui viene cele-brato il 150° della scomparsa coniniziative in Italia ed all’estero, unricordo ed un omaggio va anche inquesta giornata al “lavoratore”Gioachino, membro e presidenteonorario della Società Operaia diPesaro. Grande compositore ma anche per-sonalità socialmente ammirevole,come dimostrano le clausole da luiapposte al testamento in favore (inquel tempo!) dell’insegnamentogratuito della musica ai giovanistudenti dell’istituto musicale cheegli fondò ed a cui donò il suoingente patrimonio.
auguri ai soci......che compiono gli anni nei mesi diLuglio - Agosto - Settembre 2018
LUGLIO
11 Vittoria GIRONI DI PEIO12 Antonia CARBONI13 Vittorio BONANNI13 Giuseppe MAZZINI16 Raffaello MORELLI16 Ernesto PALLOTTA20 Piera DI ANGELO20 Maria Luisa CONTUZZI20 Alessandro MORGANTI21 Giuliano CESARETTI GIORDANO ORSINI
22 Orlando PAZZELLI26 Enrico BAIOCCO28 Irene AFFEDE DI PAOLA29 Rosanna FALCIONI RAPONI
AGOSTO1 Rosa Maria PERRETTI CURATOLO3 Simonetta BRUNI4 Antonia BASTIANI PERGAMO4 Alfredo LORENZONI5 Giuliano BERLONI
AGOSTO5 Felice DE LUCA9 Giuseppe CANDIDORI
11 Roberto MEZZAROMA15 Arnaldo FALCIASECCA20 Vilma MANCINELLI21 Giovanni FRANCALUCCI29 Adele DELPIVO GAMBINI
SETTEMBRE1 Claudio CORSETTI8 Maria LAVATORE COLITTA9 Rosanna FARRONI FIMIANI
11 Anna COSTANTINI11 Umberto VALENTINI12 Maria Daniela RADICETTI12 Franco ROSSI19 Francesco FERRONI21 Maria FARRONI GENTILI23 Giuseppe GUIDI BUFFARINI27 Paolo PAGNOTTELLA28 Giovanni FALCIONI
i proverbi marchigianiSa l’art e sa l’ingann s’ campa mità dl’ann, sa l’ingann e sa l’arts’ campa l’altra part. Con la furberia e gli imbrogli si campa metà dell’anno, con gliimbrogli e la furberia si campa l’altra parte.
URBINO
Chi rid al venerdì piàgn de domenica. Chi ride prima (di venerdì,tempo di contrazione), piange dopo (di domenica, quando tutti glialtri festeggiano).
SENIGALLIA (AN)
Non te fidà de chi guarda sotto.Non fidarti di chi non ti guarda in faccia.
MACERATA
Li vecchi e li frichi sporca le case.Vecchi e bambini sporcano le case. Fuori metafora: combinano sem-pre qualche guaio.
FERMO
Un mazzu d’aju e de cipolle: questa è la dote pè pijà moglie.All’uomo, per sposarsi, è sufficiente un mazzo d’agli e di cipolle,non abbisogna cioè la dote, la quale invece è indispensabile per laragazza.
ASCOLI PICENO
Il CenacoloMarchigianoPeriodico trimestraledell’Associazione
“Cenacolo Marchigiano”
Direttore ResponsabileDuilio BenvenutiCoordinatoreSilvio Principi
e-mail: [email protected] di Direzione
Giosuè BattistiniAntonia CarboniEnzo Ciminari
Irene Affede Di PaolaAnselmo Donnari
Giampietro Mariotti
Direzione, Redazionee Amministrazione
Via Matteo Boiardo, 1900185 Roma
Tel./Fax 06/[email protected] Corrente Postale
N° 86532009
Autor. Tribunale di Roman° 486 del 3 agosto 1989
StampaRotastampaVia Mirri, 2100159 Roma
Tel. 06.43.800.51
Composizione e GraficaGraphisoft
Via Labicana, 2900184 Roma
Tel.06.700.14.50Cell. [email protected]
Tutte le collaborazioni sono gratuite.Le inserzioni sono da considerarsicome contributi editoriali e di spedi-zione al “Cenacolo Marchigiano”
che non ha scopi di lucro.
i nostri sostenitori... !UN GRAZIE DI CUORE AI SOTTO INDICATI SOCI DEL “CENACOLOMARCHIGIANO” CHE HANNO INVIATO UN CONTRIBUTO PER LASTAMPA E LA SPEDIZIONE DEL NOSTRO GIORNALE
Maria Teresa BAGNARESI, Remo BELARDINELLI, GiulianoBERLONI, Stefano BIAGINI, Giuliano CESARETTI GIORDA-NO ORSINI, Dino CONTI, Livio CORREANI, Piera DI ANGE-LO, Luigino ROSSI.
ANGOLO DELLA NUMISMATICAdi Roberto Fontana
REPUBBLICA FIRMANA, MEZZOBAIOCCO, RAME, ZECCA DI FERMO
Il periodo che seguì la deposizione di papa Pio VI Braschi adopera dei francesi fu molto tormentato. I Giacobini appoggiaro-no la costituzione di Repubbliche “sorelle” ed in tutta Italia, trail 1797 ed il 1799, ne sorsero moltissime. Nelle Marche, il 17novembre 1797, nacque la Repubblica Anconitana che fu subi-to posta sotto la protezione della Repubblica Francese e dellaRepubblica Cisalpina. Seguirono l'esempio di Ancona moltealtre città vicine. Tra queste anche Fermo, che oltretutto, sottopapa Pio VI, aveva da poco attivato una propria zecca. Comesempre accade, a sanzionare il potere intervenne l’emissione dimoneta: rari sono questi Mezzi Baiocchi coniati in fretta e furiasenza troppo badare all’aspetto artistico. Riportano come data il1798: l’Anno Primo della neonata Repubblica Firmana. Doponeanche qualche mese, però, il generale Berthier proclamerà laRepubblica Romana e tutte le Repubbliche sorte nel territoriodello Stato Pontificio in quel periodo saranno raggruppate sottouna stessa unica bandiera.
Anno XXIX - N. 2 APRILE - MAGGIO - GIUGNO 2018- PAGINA 4 -
AF SERVICE GROUP S.r.l. Piazza Cavour, 11 - 00068 - Rignano Flaminio (RM)
Amministratore Unico: Adriano FICCADENTICel. 337769670 - 3386547150 Fax 0761587106
Lavori di manutenzione stabili privati e/o Condominiali.Costruzione nuove "Chiavi in mano".
“Condizioni speciali per i Soci del Cenacolo e loro conoscenti”
Notizie in breve
LAUREALE FAMIGLIE DEI SOCI CONTI E
MARIOTTI IN FESTA!Il giorno 20 aprile 2018, Michela Conti, figlia del nostro socioMarco e di Mariella Mariotti, si è brillantemente laureata in“Scienze Forestali e Ambientali(Classe L-25)”, presso l’Uni-ver-sità degli Studi della Tuscia(Viterbo)- Dipartimento per leInnovazioni nei Sistemi Biologici,Agroalimentari e Forestali, discu-tendo la Tesi (Relatore il Prof.Marzio Zapparoli) “Chiro-cephalus marchesonii Ruffo eVesentini, 1957 (Crustacea Ano-straca), una specie endemicadella fauna italiana: sintesi delleconoscenze e problemi di conser-vazione”. L’argomento discusso èdi particolare interesse marchigia-no, perché il piccolo Crostaceopreso in esame ha il suo habitatnaturale nel bacino acquifero delLago di Pilato, dell’alta valledell’Aso (Parco dei Sibillini).L’importante traguardo è stato confortato dalla numerosa e gioio-sa presenza dei familiari, tra i quali si notavano (commossi, feli-ci ed orgogliosissimi) i quattro nonni (Rita e Pio Conti e Lucianae Giampietro Mariotti), parenti ed amici.I soci del “Cenacolo Marchigiano”, plaudono con felicità il bril-lante risultato, complimentandosi con la neo-dottoressa Michela.A Lei gli auguri più belli di ancora tanti successii nel prosegui-mento degli studi e per il Suo futuro professionale.
La Dott.ssa Michela con la mammaMariella e la zia Rocio
L’intervento dell’ambasciatore Giorgio Girelli al concerto per la Festa del Lavoro con il Vice Sindaco di Pesaro Daniele Vimini.
Presentazione del Presidente, Generale Duilio Benvenuti
UN PIACEVOLE AVVISO AI SOCI E A CHI CI LEGGEIl sito web del “Cenacolo
Marchigiano” è visitabile all’indirizzo
internetwww.cenacolomarchigiano.it