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Anno XII Numero 9 Mensile in A.P. 70% C.P.O. Vicenza Ottobre 2010

Anno XII Numero 9 Ottobre 2010 · 2019. 3. 22. · 4 Ouverture Musi C are Ottobre 2010 Franco Volpi: un ponte tra noi e l’altro Ricordare Franco nella sua città è un’esigenza

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Anno XII - Numero 9 Ottobre 2010

coordinamento editorialeGiovanni CostantinicollaboratoriFilippo LovatoPaolo MeneghiniAndrea ScarparifotoLuca ZanonimpaginazioneGuido Zovicoper le altre foto l’Editore è a disposizione di quanti provassero diritti di Copyright

Periodico di cultura, musica e spettacolodella Società del Quartetto di VicenzaDirettore Resp.: Matteo SalinEditore: Società del Quartetto di VicenzaRedazione: vicolo cieco Retrone, 24 Vicenza - Tel. 0444/543729 Fax 0444/543546http//:www.quartettovicenza.orgemail:[email protected] iscritto al registro Stampa del Tribunale di Vicenza n. 977Stampa: Tipografia Pavansu carta Cyclus offset da 90 g/mqTiratura 3000 copie

Per questo numero si ringrazia: Enrica Volpi, ToniMoretti (Accademia Musicale di Schio), Davide Brolati(Centro Artistico Musicale “Apolloni”), Elena Milan(Gallerie di Palazzo Leoni Montanari), Assessorato allaCultura Comune di Vicenza

Paolo PigatopresidenteRiccardo De Fonzovice presidentePiergiorgio Meneghinidirettore artisticoAntonino Manganotesoriere

consiglieriDonata Folco Zambelli CattaneoPaolo CaoduroFabio PupilloLuca Trivellato

revisori dei contiAntonio Dal MasoLorenzo MarcanteDavide Pellizzaro

organizzazioneGiovanna ReghellinamministrazioneSandro Pupilloaffari generaliGiovanni Costantiniprogetti e comunicazioneMaria Carolina di Valmaranarelazioni esterne

ufficio stampaPaolo Meneghini Tro

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OuvertureFranco Volpi: un ponte tra noi e l’altrodi Enrica Volpi 4MusicaMeseLa luce delle Nottidi Filippo Lovato 5MusicaMeseBeethoven in Sonata: ultimo attodi Andrea Scarpari 10Registri&NoteConcertiamo il mondodi Giovanni Costantini 12NotEventiVi portiamo a teatro e… a casa!di Paolo Meneghini 13TracceViolino virtuoso: Nordio vs Accardodi Filippo Lovato 15

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taN on sarà un anniversario o una ricorrenza partico-

lare a farci ricordare, questa volta, Franco Volpi,il filosofo vicentino che ci è stato “portato via”

più di un anno fa. Sarà un concerto, la musica, il teatroOlimpico, Salvatore Accardo, oltre alla presentazione diun libro scritto dalle stesse mani del prof. Volpi, assiemead Antonio Gnoli. Se il collegamento esistente tra l’operadi uno dei più importanti filosofi contemporanei e l’inter-pretazione di uno tra i più grandi violinisti del nostrotempo non dovesse risultare evidente, si pensi alla natu-ra comune di pensiero e arte, o si leggano le belle paroleche la prof.ssa Enrica Volpi dedica a noi ed al fratellonell’Ouverture di questo Musicare.Scrivere di Franco Volpi è tutt’altro che facile, per questoringraziamo con un abbraccio Enrica per i sentimenti cheè riuscita a fermare sulla carta, così come il prof. Gnoli,che ci permetterà di ricordarlo attraverso le sue stesse pa-role. Crediamo, anche per questo, che la musica, col silen-zio che ci “impone” e le emozioni che ci discerne, sia ilmiglior ricordo, il grido più forte per ciò che ci manca.Per molti, compreso chi scrive, si tratta di una mancanzache si scopre di giorno in giorno, avvicinandosi col cap-pello in mano ad un “titano” che non ci era stato datoconoscere maggiormente quand’era concittadino viventee operante tra noi. Certo, il pensiero è silenzioso e nontutti son tenuti a dedicarsi alla filosofia, ma i titoli e lepubblicazioni avrebbero meritato un tono di voce un po’più alto, una “copertina” in più, perché no, un “microfo-no pubblico”. In tempi in cui è più facile conquistarlipartecipando ad un concorso di bellezza che non facen-dosi portatori internazionalmente riconosciuti del pensie-ro di Heidegger (altro genere di estetica, senza dubbio!),è invece forte la sensazione di aver perso qualcuno cheavrebbe potuto aiutare Vicenza a chiedersi dove staandando. E magari anche a rispondersi.In troppi, invece, abbiamo scoperto Franco Volpi quando ilsuo nome è tragicamente passato sulle pagine della crona-ca, investito durante un innocuo giro in bicicletta. Chissà acosa stava pensando quel giorno d’aprile. Il suo sguardoprofondo e rassicurante sembra dirci ancora oggi: che belloquesto silenzio, che bella questa musica.. ●

Giovanni Costantini

In copertina:Franco Volpi, filosofo vicentino scomparso ad aprile del 2009, fotografato durante la pausa di un convegno a Granada, nel novembre 2008.

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Franco Volpi: un ponte tra noi e l’altro

Ricordare Franco nella sua città è un’esigenza forte. A poco più di un anno dalla suatragica scomparsa, numerosi sono stati i momenti del ricordo: Città del Messico,Gorizia, Milano, Civitanova Marche, Barranquilla (Colombia), Università di Padova,

Lavarone, Vittorio Veneto, Università di Pisa.Dopo tanti eventi era neccessaria una memoria “vicentina”, per non dimenticare che Franco,definito “cittadino cosmopolita” per i viaggi e le relazioni internazionali che hanno caratte-rizzato il suo frenetico lavoro di giornalista, traduttore e storico della filosofia, “insuperabileper accuratezza di informazione e chiarezza e profondità di prospettive”(G. Vattimo, “LaStampa” 16/4/2009), è per l’appunto vicentino. Da pendolare tornava a Vicenza, dopo i fre-quenti soggiorni lontano, dove vivacemente partecipava al dibattito internazionale.Un “omaggio” a lui, per il lavoro che riassume più di venti anni di collaborazione intensa eamicizia, è anche il libro I Filosofi e la vitadi Antonio Gnoli e Franco Volpi, ed. Bompiani,giugno 2010. Il libro è una raccolta di articoli pubblicati su “la Repubblica” tra il 1995 e il2008 con interviste a illustri pensatori del nostro tempo ormai scomparsi e altri saggi compo-sti nello stesso periodo. La presentazione a Vicenza di questo libro, da parte di Antonio Gnolicon la collaborazione di alcuni studiosi e amici vicentini, è la miglior occasione per ricorda-re Franco, insieme con il successivo concerto di “Notti Trasfigurate“ con Salvatore Accardoe i suoi colleghi.Perche questa associazione fra un filosofo e un importante evento musicale?È un linguaggio universale la musica: tocca direttamente il sentimento nella nostra interiori-tà; è riflessione. Ma ricordando Franco e il suo lavoro di storico e traduttore colgo nei suoiscritti la conferma di una corrispondenza profonda: come “il tradurre”, anche la musica puòessere intesa quale “ponte gettato tra noi e l’altro”, come ebbe a scrivere Franco Volpi, il qualeamava parlare di un “ponte ermeneutico”, che una volta illustrò proprio ricorrendo a unparagone musicale: “Se io cerco, poniamo, le sensazioni del Requiem di Mozart, non potròraggiungerle mai, perché io non ascolto l’originale ma ascolto sempre von Karajan o qualchealtro direttore d’orchestra che esegue e interpreta quell’originale, che non è mai dato allo statopuro. La traduzione dunque, è in qualche modo l’inevitabile declinazione nella quale dobbia-mo calarci quando vogliamo comprendere un contenuto, una idealità, un qualsiasi altro ele-mento che fa parte del nostro mondo”(F. Volpi, Filosofia della traduzione, “la Repubblica”7/7/2009).Ebbene la musica di Accardo può essere quel “ponte gettato tra noi a l’altro”, rigorosaespressione di un lavoro che è allo stesso tempo traduzione di un originale.Come ricordare Franco? Chi era?Mi è stato detto “era semplice, libero e generoso”. Nella sua semplicità erano nascosti moltidei suoi traguardi e delle sue conquiste. Amava i libri, la storia delle idee, del pensiero, masapeva che la vita non era tutta lì. Gli piaceva insegnare che la verità è frammentata in tantipezzi sparsi, come un puzzle (non a caso cito un gioco, perché lui era “giocoso”) e che la stes-sa verità a nessuno si sottrae, basta afferrarla, talvolta accettarla, ma anche saperla amare,come lui aveva il coraggio di fare. “Un titano, Franco” come qualcuno ha detto. Ma che vole-va mettersi a servizio della conoscenza, della sua famiglia, dei suoi interlocutori, nei quali orarivive senza mai cessare di sorprenderli.Ringrazio gli amici della Società del Quartetto per l’opportunità concessami e per la lorodisponibilità, in particolare il maestro Piergiorgio Meneghini, accurato organizzatore di que-sto evento, il Comune di Vicenza, lo Studio Associato Sinthema, Antonio Gnoli e tutti coloroche si sono generosamente attivati per onorare la memoria di Franco Volpi.●

Enrica Volpi

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L a trasfigurazione è una metamorfosi, uncambiamento così sconvolgente cherende quasi irriconoscibile il soggetto

che vi è coinvolto agli occhi di chi assiste, ovve-ro un cambiamento così radicale che pare irrea-lizzabile nella vita terrena, un auspicio quasi. Dipiù, la trasfigurazione conduce a uno stato del-l’essere migliore di quello di partenza, alla com-pleta realizzazione delle sue potenzialità, all’ap-pagamento supremo.Luca (9, 29-31) racconta così la trasfigurazionedi Gesù: “Mentre pregava, il suo volto cambiòd’aspetto e la sua veste divenne candida e sfol-gorante. Ed ecco, due uomini conversavano conlui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella gloria, eparlavano del suo esodo che stava per compiersia Gerusalemme” (Lc: 9, 29-31). Per descriverel’abbacinante, ultraterrena bellezza del Cristotrasfigurato Matteo (17,2) aggiunge: “il suovolto brillò come il sole e le sue vesti divennerocandide come la luce” (la Vulgata traduceva“come la neve”). Marco (9,3) spiega “le suevesti divennero splendenti, bianchissime: nes-sun lavandaio sulla terra potrebbe renderle cosìbianche”. La trasfigurazione evangelica è un“éclair sur l’au – delà”, mostra lo splendoredelle cose divine per ribadire l’identità di Gesùe la verità del suo messaggio. E se, come inse-gnava San Tommaso, uno degli attributi di Dioè la bellezza, nella Trasfigurazione paiono pren-dere visibile sostanza gli ultimi versi del cele-berrimo prologo del vangelo di Giovanni (1,18)“Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigeni-to, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che loha rivelato”.

Olivier Messiaen, devoto e temerario composi-tore del Novecento francese, volle dedicare unaspecie di oratorio a “la Trasfiguration de notreSeigneur Jésus – Christ”, dove mostra di rico-noscere la presenza di Dio sulla terra nel cantodegli uccelli, ma altri compositori dello stessosecolo pensarono alla trasfigurazione. Ci sonoSchönberg e il suo celebre sestetto “VerklärteNacht” op. 4 e Richard Strauss che compose ilpoema sinfonico per grande orchestra “Tod undVerklärung” op. 24. Di che trasfigurazione siparla, qui?

Accardo e amici tornano all’Olimpico e al Comunale per far scoprire musica ed emozioni

La luce delle NottiIX edizione di Notti trasfigurate, due serate di fuga dal quotidiano attraverso la musica

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Il poema di Richard Dehmel, musicato daSchönberg, racconta di una coppia che cammi-na in mezzo al bosco in una notte rischiaratadalla luna. Lei aspetta un figlio da un altrouomo e confessa la sua colpa. Lui risponde: “unsingolare calore sfavilla/ da te in me, da me inte./ Esso trasfigurerà il bambino estraneo,/ perme, da me lo genererai;/ Tu hai portato in me losplendore,/ me stesso hai reso bambino/.”Strauss, dal canto suo, scrisse di aver pensatoalla vicenda di un artista morente, che giace aletto, respira affannosamente. Quando il male lolascia rievoca l’infanzia, la giovinezza. Poi ildolore lo attanaglia di nuovo e gli si rivelal’Ideale che ha cercato invano di realizzare nellasua arte. Solo dopo la morte, che scioglie l’ani-ma dal corpo, l’artista si ritrova in un paradisia-co e luminoso altrove nel quale vede compiutotutto quanto non aveva potuto realizzare in vita.Quindi Strauss in qualche modo identifica latrasfigurazione come il passaggio dalla vita allamorte, la beatitudine dei trapassati. Quella diSchönberg e Dehmel è invece trasfigurazionedell’amore che trasforma il compagno in padre,che altera la natura del figlio. La luce è presenteanche nel paesaggio notturno del poeta. Inentrambi i casi pesa sulla scena una cappa disofferenza, un dolore che è assente dall’epifaniadei vangeli, ma che precede il racconto di que-sta. La trasfigurazione, anche quando è laica e

non presuppone l’azione della Provvidenza,segnala l’approdo ad una riconquistata serenità. Ora, da ormai nove anni Salvatore Accardo,Rocco Filippini e gli altri musicisti che animanoNotti Trasfigurateprovano a riprodurre questoportentoso evento: trasportare gli ascoltatorifuori dalle pene e dalle fatiche del quotidiano at-traverso la musica. Una trasfigurazione in minia-tura o, piuttosto, una distrazione dal corso con-sueto degli eventi. Come fare? Ernest Chausson,il compositore, diceva: “Non vorrei essere sepol-to, senza avere scritto non fosse che una sola pa-gina che entri nel cuore.” Ecco dove occorre mi-rare per ottenere la piccola trasfigurazione, alcuore, al cuore dove si raccolgono le emozioni.Oppure, per dirla con Nabokov, occorre mirarealla spina dorsale che vibra di piacere estetico.Accardo e i suoi amici proveranno a sollevarcidal gravoso presente in due concerti, il primodomenica 17 ottobre al Teatro Olimpico (in pro-gramma il quintetto d’archi in do maggiore kv515 di Mozart e il trio in re minore op. 32 diArensky), il secondo martedì 19 ottobre al Co-munale (quartetto in sol minore op. 10 di De-bussy, concerto per pianoforte, violino e archi inre maggiore op. 21 di Chausson). Gran risultatosarebbe che ogni ascoltatore riuscisse a smarrirsinella luce di questi quattro capolavori. ●

Filippo Lovato

Domenica 17 ottobre 2010ore 20.30 Teatro Olimpico“Notti trasfigurate”Salvatore Accardoe i suoi amici FUORI ABBONAMENTO

Martedì 19 ottobre 2010ore 20.30 Teatro Comunale“Notti trasfigurate”Salvatore Accardoe i suoi amici

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Èoramai un appuntamento atteso da di-verse scuole di Vicenza e provincia, cheaprono l’anno “musicale” con un im-

portante incontro di avvicinamento all’arte.Grazie all’ospitalità di Intesa Sanpaolo e allacortese disponibilità degli artisti, anche quest’an-no le prove dei concerti di Notti Trasfiguratevengono ospitate alle Gallerie di Palazzo LeoniMontanari e aperte gratuitamente agli studenti diVicenza e provincia. Si tratta di un’occasionepreziosa per avvicinare i giovani alla musicacolta e per far loro comprendere lo spirito deibrani in programma attraverso l’interpretazionedi un gruppo affiatato di apprezzati musicisti.I partecipanti saranno accolti e guidati nell’a-scolto dal maestro Giovanni Costantini, respon-sabile del Progetto Scuole della Società delQuartetto di Vicenza.Sarà possibile assistere alle prove nelle seguenti

giornate e orari: sabato 16 ottobre dalle 10 alle13, lunedì 18 ottobre dalle 10 alle 13 e dalle 15alle 17, martedì 19 ottobre dalle 10 alle 13.In programma le musiche dei due concerti:Mozart Quintetto per archi in Do magg. KV515, Arensky Trio in Re min. op. 32, DebussyQuartetto d’archi in Sol min. op. 10, ChaussonConcerto per pianoforte, violino e archi in Remagg. op. 21.Nella convinzione che l’incontro con musicistidi grande talento ed esperienza costituiscaun’utile opportunità formativa per la scuola, siinvitano docenti e allievi a prendere parte alleprove secondo gli orari illustrati.Per eventuali approfondimenti e cortese segna-lazione di presenza di classi, si possono contat-tare le Gallerie di Palazzo Leoni Montanari alnumero verde 800.578875 (da martedì a dome-nica dalle 10 alle 18).● 7

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Notti trasfigurate. Tornano le prove aperte, grazie alla sensibilità degli artisti e di Intesa Sanpaolo

A scuola di musica da AccardoCentinaia di studenti attesi a Palazzo Leoni Montanari per avvicinare composizioni ed interpreti

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V enerdì 29 ottobre si concluderà, al Tea-tro Comunale, la serie di concerti de-dicati alle sonate di Beethoven per vio-

lino e pianoforte: in programma l’op.12 n°1,l’op.24 (la celeberrima “Primavera”) e l’ultimadelle 10 sonate, l’op.96; Domenico Nordio e Se-mion Balschem proporranno tuttavia non solouna serata in sé di altissimo valore, ma l’idealecoronamento del percorso iniziato quattro annifa.L’idea di offrire, secondo un disegno program-matico, l’esecuzione integrale delle sonate com-poste dal maestro di Bonn per questo organico,ha conferito ai singoli eventi un grande valoreaggiunto: il pubblico ha potuto infatti seguirel’evoluzione dello stile di Beethoven, dalle

prime composizioni, di matrice eminentementeclassica e mozartiana, fino alla monumentaleKreutzer, che supera qualunque categoria e co-stituisce un unicumnella produzione sonatistica,per la sua lunghezza e per il carattere carico edeciso.Le sonate infatti evidenziano in modo chiaro ilpassaggio dalla “scuola” alla maturità artistica,essendo composte in anni di attività intensa e atratti sofferta, caratterizzata dalla ricerca di unlinguaggio che superi l’impostazione dei mae-stri, senza rifiutarla o rinnegarla: fra il 1797 ed il1803, oltre alle prime nove sonate per violino epianoforte, sono composte l’Eroica, la Patetica,il Concerto Triplo, capolavori indiscussi che pon-gono Beethoven ai vertici del panorama europeo,

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Il 29 ottobre al Comunale il ritorno di Domenico Nordio e Semion Balschem

Beethoven in Sonata: ultimo attoGiunto all’ultimo concerto il ciclo dedicato alle sonate per violino e pianoforte

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seppure non sempre con i favori della critica.Lo stretto intervallo di tempo entro cui si collo-cano quasi tutte le sonate rivela che l’autoreaveva trovato quella compagine strumentaleparticolarmente adatta per il suo sviluppo artisti-co e per la ricerca di uno stile personale compiu-to: tale fase culmina proprio con la Kreutzer,dopo la quale trascorrono nove anni di lontanan-za dal genere così profondamente indagato. Lasonata n°10 segna un ritorno a forme più cano-niche e meno innovative, nelle quali sono inseri-ti, con collaudata sapienza e rinnovato interesse,gli elementi che Beethoven aveva sfruttato nelleprecedenti opere: la sperimentazione per l’auto-re proseguirà negli anni seguenti sotto altreforme, e, in ambito cameristico, principalmentecon le sonate per pianoforte solo.Il duo Nordio-Balschem sembra suggellare cosìun articolato itinerario musicale con tre perle cheriassumono le cifre fondamentali delle composi-zioni per violino e pianoforte: l’equilibrio fra leparti, il gusto del dialogo alla pari fra i due stru-menti, senza la netta distinzione fra voce princi-pale (pianoforte) e accompagnamento (violino),all’interno di forme antiche ma elaborate dal-l’autore secondo la propria sensibilità, come leserie numerosa di variazioni su tema.La sonata n°1 apre il capitolo delle sonate: vi siritrovano molti degli stilemi mozartiani, ai qualicertamente il maestro di Bonn si ispirò, ma il lin-guaggio mostra già alcuni caratteri personali,quali la ricerca di una scrittura più articolata, cheattribuisce a queste opere da camera una impo-stazione a tratti concertante, e che si farà piùmarcata nelle composizioni successive.La sonata Primavera, il cui titolo è postumo, è laquinta sonata composta da Beethoven, e si poneesattamente a metà del ciclo: essa gode del-l’esperienza già acquisita dall’autore, ed è pienadi una freschezza leggera che si rivela fino daltema iniziale, e di cui è permeata tutto l’opera. Idue strumenti sono protagonisti di intrecci talorafitti e rapidi, altrove più distesi, sempre nel qua-dro di una sonata la cui cifra fondamentale è laserenità.La sonata op.96 rappresenta un deciso cambio dirotta rispetto alla direzione intrapresa con

l’op.47: se la seconda ha un carattere “sperimen-tale”, certamente alternativo alle otto già pubbli-cate, la prima torna completamente nel solco diuna tradizione consolidata. Non è però un’invo-luzione: il carattere profondo e maturo, la curadei dettagli, suggeriscono che Beethoven abbiavoluto concludere il suo ciclo di sonate per vio-lino e pianoforte riaffermando i principi che laKreutzer, nella sua grandiosa unicità, avevamodificato.Nordio e Balschem regaleranno ancora al pub-blico vicentino questo pezzo di storia della musi-ca, nel segno di un compositore che, come pochialtri, ha saputo influire in modo determinante sutale genere musicale.●

Andrea Scarpari

Venerdì 29 ottobre 2010ore 20.30 Teatro ComunaleDomenico Nordio, violinoSemion Balschem, pianoforteIntegrale delle Sonate per violino e pianoforte

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Una concertazione dal vivoche faràcomprendere ai bambini e ai ragazzi laportata universale del linguaggio musi-

cale attraverso brani delle diverse culture delmondo con la presenza sul palco di un’orchestrae un coro di giovane età (55 elementi in totale)che rappresenta un elemento di forte identifica-zione, coinvolgimento emotivo e partecipativo.Dopo le prove aperte di “Notti trasfigurate”,presso le Gallerie di Palazzo Leoni Montanari, èquesta la prima iniziativa del Progetto Scuole2010/2011 della Società del Quartetto diVicenza, non legata alla Stagione Concertisticama pensata e dedicata unicamente per le scuole.Protagonista artistico la Corórchestra delPiemonte, un ensemble nato nel luglio 2002nell’ambito delle Olimpiadi di Torino. Doponumerosi concerti e la partecipazione alleCerimonie d’Apertura e Chiusura dei XXGiochi Olimpici Invernali, la formazione haconcretizzato il proprio percorso musicale nellapubblicazione discografica “Il mondo in un’or-chestra, un’orchestra per il mondo” con artistibretoni, indiani e italiani che ha visto il ricono-scimento dell’ILO-ONU.L’appuntamento didattico, che si terrà venerdì12 novembre alle ore 14.30al TeatroComunale di Vicenza(sala grande) e dureràpoco più di un’ora (con possibilità di replica ilpomeriggio stesso), ha per destinatari gli alunnidella scuola primaria (dalla classe terza) esecondaria di primo grado.In programma brani di varie tradizioni musicalidel mondo, da quella bretone, con Souben al

Laezh, a quella nizzarda, Si laude Maria, daquella africana di Maningaal tradizionale occi-tano Lo boier, con qualche “extra” come ItDon’t Mean a Thingdi Duke Ellington e LastTrain Homedi Pat Metheney “Concertare dal vivo” significa realizzare difronte al pubblico, sperimentando ed isolan-do le varie parti musicali, l’incontro tra piùvoci, strumenti, temi…“Concertiamo il mondo”si propone quindi didare un’idea di come nasce la composizione diun brano ispirandosi ad una melodia tradiziona-le; far capire qual è il tema del brano, da qualisezioni di coro e orchestra viene proposto ecome le altre creino un accompagnamento,armonie e timbri, moduli ritmici; far conosceregeneri e stili come la Suite, il Blues, il Jazz, ilbrano tradizionale africano; esemplificare il rap-porto tra tema e improvvisazione, swing vocalee strumentale.Tutto questo proponendo musiche e sensibilitàartistiche di varie parti del pianeta.Il progetto nasce dalla collaborazione tra piùsoggetti artistici, al fine di concentrare diverseenergie economiche e capacità organizzative: laCororchestra del Piemonte, il Centro ArtisticoMusicale Apolloni di Altavilla Vicentina e laSocietà del Quartetto di Vicenza.Biglietto d’ingresso: € 3,50/alunno, insegnantiaccompagnatori e alunni diversamente abili gra-tis.Per informazioni: www.quartettovicenza.org –[email protected].●

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Progetto Scuole 2010/2011. Primo appuntamento a teatro per i più piccoli, venerdì 12 novembre

Concertiamo il mondoI 55 giovani musicisti della Corórchestra del Piemonte proporranno e “spiegheranno” la musica etnica

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I n occasione della 101ª stagione concertisti-ca 2010-2011 la Società del Quartetto ha va-rato due interessanti iniziative riservate agli

abbonati. Con TaxiTeatro ‘70 gli ultrasettanten-ni residenti a Vicenza potranno arrivare a Teatroin taxi – gratuitamente – condividen-dolo con altri abbonati residenti nellastessa zona della città.«Abbiamo preso alla lettera i propo-siti di Flavio Albanese – spiega il pre-sidente del Quartetto Paolo Pigato –il quale ha più volte ribadito la volon-tà di trasformare il Teatro cittadino inun luogo aperto a tutti. Ci siamoaccorti, tuttavia, che non tutti hannola possibilità di raggiungere il Teatronelle ore serali, soprattutto d’inverno.Difficoltà che, evidentemente,aumentano con il passare degli anni».In effetti vi sono molti appassionati diuna certa età che, pur godendo di otti-ma salute, fanno fatica a seguire iconcerti dal vivo perché non sannocome arrivare a Teatro. Si tratta di persone che,superati i 70-75 anni, hanno deciso di non rinno-vare la patente di guida; oppure che, pur avendo-la ancora, non se la sentono di prendere in manol’auto di sera; e poi c’è chi la patente non l’hamai avuta (cosa affatto rara, soprattutto fra le si-gnore di una certa età)... Così non sono pochiquelli che si affidano al passaggio di amici econoscenti, ma quando l’amico “autista” dà for-fait, tutti gli altri restano a piedi.Il problema ha anche un importante risvolto so-ciale perché andare a Teatro, per un anziano, nonè semplicemente un fatto di arricchimento cultu-rale e non è solo il coltivare una passione. Far

parte di una platea di spettatori significa sentirsisoggetti ancora attivi di un contesto sociale; l’“im-pegno” sottoscritto con l’abbonamento è uno sti-molo a muoversi, ad uscire di casa, a socializzare;aiuta a vincere la pigrizia. In una parola: andare a

Teatro significa sentirsi vivi.Non è un caso, allora, che all’iniziati-va abbia subito aderito non solo ilTeatro Comunale, ma anchel’Assessorato ai Servizi Sociali delComune di Vicenza, enti che parteci-peranno a coprire una parte dellespese. Il servizio sarà curato dallaCooperativa Tassisti Vicentini(Co.Ta.Vi.).Va nella stessa direzione l’altra gran-de novità 2010-2011 del Quartetto,questa volta destinata a chi vive inprovincia. In occasione di ogniconcerto in abbonamento, infatti,partiranno da Schio e da Valdagnodue navette per il Teatro Comunaleche lungo il percorso si fermeranno ri-

spettivamente a Thiene, Malo e Isola Vicentina ea Cornedo, Arzignano e Montecchio Maggiore.Il servizio, riservato agli abbonati alla 101ª stagio-ne concertistica della Società del Quartetto, maesteso anche ai 5 concerti “sinfonici” che l’Or-chestra del Teatro Olimpico terrà al Teatro Comu-nale, sarà anche questo gratuito e sarà effettuatosolo con un minimo di 30 partecipanti per tratta.Chi fosse interessato al servizio taxi o alla navet-ta dalla Provincia può prendere contatto con laSegreteria della Società del Quartetto (0444543729 – [email protected]).●

Paolo Meneghini

Taxi collettivo per gli “over 70” della città e due bus-navetta dall’alto vicentino: tutto offerto dal Quartetto

Vi portiamo a teatro e… a casa!Pigato: “Trasformare il Comunale in un luogo aperto a tutti: andare a teatro significa sentirsi vivi”

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Nell’anno del centenario della fondazione,la Società del Quartetto si appresta adaffrontare una nuova avventura con quel-

lo stesso spirito, se vogliamo giovane e - appun-to - avventuroso, che ne ha contraddistinto tantestagioni, tanti programmi, tanti progetti.La Società del Quartetto è una delle certezzenella vita culturale della nostra città: non solo,indubbiamente, per la vita duratura, avviata aessere più che centenaria, ma per la qualità delleproposte, per il legame con tutto il tessuto citta-dino, non solo musicale e culturale, ma anchesociale e produttivo, per la presenza costantenelle scelte che hanno determinato i grandimutamenti culturali cittadini.Siamo in un anno che si annuncia di cambia-menti anche per il Teatro Comunale di Vicenza,con un’apertura verso nuove vie e nuove strade,che siamo certi vorrà tener conto dei nuovi sce-nari veneti, nazionali ed europei, imposti dalgiungere del secondo decennio di questo secolo. E lo scorso giugno la Società del Quartetto hasaggiamente organizzato un convegno perchénoi tutti ci chiedessimo, in fondo, cos’è la musi-ca oggi, quali sono i confini reali fra musicaclassica e altra musica, che ruolo ha la musicaoggi. Domande opportune, soprattutto per chinon ha paura di mettersi in discussione e cerca-re nuovi modi per avvicinare un pubblico a voltestordito dalla massa di informazioni che quoti-dianamente lo avvolge.Concerti, dunque, ma anche incontri, presentazio-ni, rapporti coi giovani e le scuole, vie comunicati-ve ai più diversi livelli. E poi, grandi interpreti maanche giovani emergenti, e autori che hanno fattoimmortale la musica ma anche incursioni nellediverse culture musicali degli ultimi cento anni. Infine, mi piace segnalare il rapporto importanteche il Quartetto continua a tenere con molte dellemigliori forze creative vicentine: non solo le isti-tuzioni (appunto il Teatro Comunale, l’Orchestradel Teatro Olimpico, il Conservatorio Pedrollo)

ma anche, per esempio, l’orchestra barocca deiMusicali Affetti del maestro Fabio Missaggia epoi, in particolare, con alcuni altri musicisti.Non vi è dubbio che attendiamo tutti con grandecuriosità intellettuale quel piccolo evento qualesarà la prima nazionale dell’ultima opera diPierangelo Valtinoni, “La regina delle nevi”, sulibretto che Paolo Madron ha tratto da una cele-bre fiaba di Christian Andersen, e che siamo tuttiorgogliosi possa debuttare fra poche settimane aBerlino in prima assoluta.Siamo, in questo 2010, ancora in un anno spe-ciale, quello del centesimo compleanno, chesembra voler durare piu’di un anno, perché stia-mo dando il via alle celebrazioni del centenariodi Antonio Fogazzaro, il grande scrittore chemorì nel marzo 1911, un anno dopo aver dato vi-ta al “Quartetto”.Per tutto questo, il saluto - mio personale e anome dell’amministrazione comunale - a unanuova stagione della Società del Quartetto nonpuò essere solo di circostanza ma certamente disostanza, con l’augurio di poterci ritrovare an-cora e spesso con il Quartetto, a parlare di musi-ca, di idee, di cultura: delle tante cose belle chehanno il potere incommensurabile di renderebelli i nostri giorni.●

Francesca LazzariAssessore alla Cultura

Comune di Vicenza

“Giovane, aperta e comunicativa”La Società del Quartetto nelle paroledell’Assessore alla cultura di Vicenza

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Salvatore Accardo,voce e storia del “Cannone”autore AA.VV.titolo CD Il violino di Paganiniinterpreti Salvatore Accardo,violino; Laura Manzini, pianoforteetichetta Dynamic CDS 137, DDD, 1995

Salvatore Accardo è interprete di riferimentodell’ardua opera di Niccolò Paganini. QuestoCD non ripropone che incidentalmente la musi-ca del maestro genovese. Interessa piuttosto ilsuono del suo violino, il Guarneri del Gesù del1742 passato alla storia come “Il Cannone” perla sua voce robusta e ambrata. Accardo, puntual-mente accompagnato al piano da LauraManzini, vi affronta un repertorio di piccolipezzi, “musique de salon”, bis, trascrizioni, ardi-ti collage, istantanee d’arte, poche battute risoltecon arguzia, non senza qualche bell’effetto. Trail meglio che la tracklist offre, la curiosa“Paganiniana”, centone per violino solo di scia-bolate dai capricci e cadenze dai concerti, confe-zionato da Nathan Milstein, “La Capricieuse” unpiccolo brano con un destino di pezzo da bisscritto da Edward Elgar che in gioventù fu violi-nista, “Guitarre” di Moszkowski – Sarasate e“Banjo and Fiddle” di Kroll dove la linea melo-dica si frange in curiosi effetti onomatopeici. Ese il canto disteso del violino appare pleonasticonella trascrizione del “Clair de lune” di Debussy,incantano le versioni per violino e piano deicapricci 20, 21 e 24 di Paganini preparate daSzymanovsky. Meritevoli anche la “JamaicanRumba” di Benjamin, ritmo incalzante reso controppa eleganza, e il geniale “Zefir” di Hubay. IlCD, che restituisce il calco più fedele possibiledella voce del “Cannone”, è corredato di un vo-lume di Edward Neill e Alberto Giordano che sidiffonde su storia e caratteristiche del violino,sulla vita del suo celebre possessore, sugli inter-venti di restauro.●

Domenico Nordio, “Ex Baron Knoop”tra perle e sorpreseautore AA.VV.titolo CD Capriccio –Trascrizioni del ‘900interpreti Domenico Nordio, violino; MikhailLidsky, pianoforteetichetta Decca 476 6468 DH, DDD, 2008

Che in passato si fosse più disinvolti nel “tratta-mento” delle partiture è cosa nota. Nel Novecen-to, forse per esigenze commerciali (l’apparizionesul mercato dei primi microsolchi), forse per stu-pire il pubblico con bis a effetto, vennero propostetrascrizioni per violino e piano, tecnicamente assaiimpegnative, di pezzi celebri. Domenico Nordio eMikhail Lidsky si addentrano in questo repertoriodi rarità cui non sono estranee alcune autenticheperle, ad esempio le trascrizioni di Szymanovskydei capricci 20, 21 e 24 di Paganini di cui si è par-lato nella recensione qui accanto. I tempi del violi-nista veneto sono più distesi, il violino è sempre diGuarneri del Gesù, l’“Ex Baron Knoop” del1735. Ma il CD rivela altre sorprese: il lirico erigoroso Luigi Dallapiccola scrisse anche dueTartiniane per violino e orchestra, divertimenti sutemi di Giuseppe Tartini. La seconda fu trascrittadall’autore anche per violino e piano. Nordio eLidsky ne danno un’interpretazione aggraziataeppure incisiva. Non mancano due trascrizionidella celebre “Campanella” di Paganini, una diKreisler, l’altra di Busoni e Friedman basata perònon sul concerto di Paganini, ma sullo studio cheLiszt trasse dall’effettistico pezzo del genovese.Kreisler scrisse anche delle “Variazioni su untema di Corelli nello stile di Tartini” e un“Praeludium e allegro nello stile di Pugnani”(dapprima facendolo passare per un’opera origi-nale di Pugnani). Interessante la sonata in re mag-giore di Respighi “su un tema di Vivaldi”. Achiu-dere una rassegna di pezzi di bravura articolaticon suono vivido e tecnica efficace, il “Trillo deldiavolo” di Tartini, trascritto ancora da Kreisler.●

Filippo Lovato

Recensioni. I due italiani a confronto sulle corde dei Guarneri del Gesù

Violino virtuoso: Nordio vs Accardo

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Libreria Galla 1880– Libreria Librarsi

– Libreria Traverso– Liceo “Pigafetta” – Liceo “Lioy”

– Scuola Media “M

affei” – Scuola Media “Giuriolo”

Istituto “Fogazzaro” – Istituto “Montagna” – Conservatorio di M

usica “Pedrollo” –Biblioteca B

ertoliana “Palazzo Costantini” – Teatro Olimpico

Ufficio informazioni turistiche – H

otel Cristina–

Hotel Castello

– Hotel Giardini–

Hotel Cam

po Marzo

– Hotel Due M

ori - HotelPalladio…

Biblioteche e luoghi culturali dei principali centri urbani della provincia di Vicenza…

agli abbonati alla stagione concertisticadella Società del Quartetto di Vicenza

ed ai principali enti musicali italiani

arriva per spedizione in abbonamento postale…

Musicare

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w.quartettovicenza.org

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