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ANMIG mutilati ed invalidi di guerra una storia politica

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Mutilati ed invalidi di guerra: una storia politica. Il caso modenese dalla fondazione al secondo dopoguerra

Mutilati e derive taylor-fordisteMutilati americani intenti in una gara per vestirsi nel minor tempo possibileLa Domenica del Corriere, 30 novembre – 7 Dicembre 1919

LA PRIMA GUERRA MONDIALE: FUCINA DI MUTILATI ED INVALIDI

Nave Ospedale “Italia”

Uno degli aspetti della Prima guerra mondiale, è la sua dimensione “industriale” particolarmente evidente nel-la combinazione tra distruzione e razionalizzazione che trova la sua massima espressione nello smaltimento di morti e feriti.

L’avanzamento tecnologico nell’ambito militare produce un maggior numero di morti e feriti ma, allo stesso tem-po, il progresso dei trasporti e in campo medico, chirurgi-co e sanitario, ha l’effetto di creare una nuova categoria di ex combattenti: i mutilati, ovvero coloro che, in altri periodi, non sarebbero sopravvissuti alle ferite di guerra ma che, a partire dalla Prima guerra mondiale, riescono ad essere salvati.

La sopravvivenza dei mutilati, pone diverse questioni da risolvere come la fornitura di assistenza e, in un secondo tempo, il loro reinserimento lavorativo.

La questione viene sintetizzata in modo molto chiaro dal Dott. Salinari già nel 1916, in un articolo pubblicato sulla rivista “Riforma medica”:

Fra i problemi che sorgono dalla guerra e che si impon-gono fin d’ora alla considerazione del mondo civile, uno dei più gravi, senza dubbio, apparisce quello dei soldati colpiti da invalidità, resi cioè mutilati, storpi o ciechi per effetto delle loro gloriose ferite. Il contingente di questi reduci sventurati non è stato mai così terribilmente alto, come nella guerra attuale: ciò che si spiega non solo a causa delle masse enormi di combattenti che vengono a conflitto, e dalla potenza e ferocia dei mezzi di distru-zione messi in opera, ma anche, come per una provvida antitesi, in virtù dei progressi raggiunti dalla chirurgia moderna. La quale riesce a conservare in vita un gran nu-mero di invalidi, che nelle guerre passate soccombevano alle loro ferite.

Quando l’Italia entra in guerra, il problema dei mutilati appare rilevante: nei primi mesi di conflitto, si contano circa 623 mutilati al mese ma si dovrà attendere l’agosto del 1916 per un Decreto Luogotenziale su questo tema e il 1917 per l’emanazione di una vera e propria legge (legge 481/1917) che istituisce l’Opera Nazionale per la protezione ed assistenza degli invalidi di guerra poi tra-sformata in Opera Nazionale Invalidi di Guerra (ONIG) nell’agosto del 1942.

I principi moderni della razionalizzazione applicati da Taylor e Ford nel settore della produzione industriale, influenzano tanto la fase di rimozione e smaltimento del ferito (attraverso ambulanze, navi e treni ospedale), quanto la fase del recupero e rieducazione.

Nel 1915, il vice direttore della rivista “Riforma medica” Dott. Luigi Ferrarini, si dice entusiasta di questi principi e sicuro della loro applicabilità nel recupero dei mutilati al fine di ottenere, anche dai mutilati, “il massimo rendi-mento con il minimo sforzo”.

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Il 20 agosto 1915, la città di Modena viene dichiarata “zona contumaciale” ovvero zona di seconda linea desti-nata al ricovero in isolamento di soldati colpiti da malat-tie infettive.

Questo, fa sì che in città si moltiplichino gli sforzi per for-nire un’offerta sanitaria sempre migliore e più vasta.

Già prima della guerra era stato istituito l’Ospedale Ra-mazzini in Villa San Faustino, che ospitava pazienti con malattie contagiose provenienti da tutta la provincia al-lontanandoli dai centri urbani.Lo scoppio della guerra produce un’enorme sforzo per adattare l’offerta sanitaria alle aumentate esigenze della città mediante l’ampliamento di nuove specialità medi-che (chirurgia e radiologia), il potenziamento di labora-tori già esistenti (microscopia e batteriologia) e l’amplia-mento o la creazione di nuovi ospedali.

All’Ospedale civile di Modena (600 posti letto) si aggiun-gono l’Ospedale contumaciale, dipendente dall’ospeda-le civile e realizzato nell’area orientale del Foro Boario (in grado di ospitare 3.432 malati nel periodo giugno-dicembre 1915), l’Ospedale territoriale della Croce Rossa nei locali del seminario in piazzale San Francesco, l’Ospe-dale militare di San Paolo e il reparto di tubercolosi con 200 posti letto creato nell’ex reclusorio di Saliceta San Giuliano per sopperire alla carenza di posti nell’Ospedale Ramazzini.

Per la maggior parte, il personale in servizio negli ospe-dali militari era costituito da medici civili che vi prestava-no servizio volontariamente.

Anche la provincia di Modena non è da meno: ospedali militari sorgono a Mirandola, Carpi, Vignola, Finale Emi-lia, Sestola, Guiglia, Spilamberto etc.. con caratteristiche e livelli di qualità differenti anche in relazione alle diver-se disponibilità economiche.

Modena, Ospedale Croce Rossa, San Francesco, 1915-1918Biblioteca Poletti, Modena

Modena, Ospedale militare di riserva di San Paolo, 1915Biblioteca Poletti, Modena

CENNI SULL’ORGANIZZAZIONE OSPEDALIERA A MODENA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE

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L’idea alla base di questo progetto, sposato sia da espo-nenti conservatori socialisti e riformisti favorevoli alla guerra che da rappresentanti dell’ala intransigente del partito socialista da sempre contrari al conflitto, era che le cure mediche ed ortopediche per il recupero funzio-nale di invalidi e mutilati dovessero essere connesse ad una rieducazione professionale che ne favorisse il collo-camento.

Il 3 febbraio 1917 viene approvato lo Statuto dell’Istituto autonomo Provinciale Pro-Mutilati e storpi di guerra che si proponeva di:

• offrire assistenza ospedaliera ai mutilati•offrire rieducazione professionale mediante organizza-zioni proprie•promuovere la riammissione al lavoro

La prima sede del Comitato si trova nel Foro Boario dove troverà spazio anche l’Istituto collocato nei locali dell’Asi-lo Notturno e inaugurato nel luglio del 1917.Lo spazio individuato consente di predisporre 120 posti letto, una stanza per le macchine e una per gli impianti radiografici ed elettroterapici.

Il progetto è completato dalla collocazione di officine per protesi temporanee, di locali di lavoro (falegnameria, cal-

Scuola agricola dell’Istituto provinciale autonomo pro-mutilati e storpi di guerra

Biblioteca Poletti, Modena

Casa di rieducazione di BolognaMutilato del braccio destro si esercita nella scritturaMuseo Civico del Risorgimento, Bologna

Casa di rieducazione di BolognaBanchetto e sedia speciale per calzolai mutilatiMuseo Civico del Risorgimento, Bologna

zoleria, sartoria, telegrafia, dattilografia) e da una scuola elementare.Il lavoro veniva ritenuto un ottimo esercizio riabilitativo sia in senso fisico che morale, aiutando il mutilato a sen-tirsi ancora utile e a comprendere l’utilità di operazioni chirurgiche tese a migliorare la funzionalità motoria.

Tre mesi prima che Modena venisse dichiarata “zona con-tumaciale“ viene istituito il “Comitato provinciale auto-nomo pro-mutilati e storpi di guerra” con l’obiettivo di fondare una casa di cura pro invalidi di guerra.Fautori di questo comitato sono le élites liberali locali cui fa capo Giuseppe Gambigliani Zoccoli, sindaco di Mode-na dal 1914 al 1920.

Particolare importanza aveva l’attività agricola svolta nel-la vicina Villa San Faustino, che consentiva a molti muti-lati di rimisurarsi con il mestiere svolto prima della guer-ra.L’atteggiamento di invalidi e mutilati nei confronti dell’Istituto non era sempre positivo. Per molti, infatti, la riabilitazione al lavoro significava unicamente la per-dita o la riduzione della pensione privilegiata di guerra. Dunque, era spesso difficile persuadere il mutilato che la diminuzione della pensione di guerra sarebbe stata am-piamente ripagata dall’attività lavorativa resa possibile dall’aumentata capacità funzionale.

La gestione amministrativa dell’Istituto viene assunta dal-la Congregazione di carità che già amministrava l’Ospe-dale civile, con l’aiuto del personale dirigente messo a disposizione dall’Ospedale civile e dal Comitato stesso, mentre il personale medico ed il personale assistente vie-ne concesso dalle autorità militari. La retta di Lire 3,50 per ogni degente viene pagata dall’autorità militare così come già succedeva per i soldati ricoverati presso l’Ospe-dale Civile.

Alla fondazione dell’Istituto contribuiscono, con aiuti economici, anche la Provincia ed il Comune di Modena.

L’ISTITUTO PROVINCIALE AUTONOMO PRO-MUTILATI E STORPI DI GUERRA

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Appello di costituzione dell’ANMIG, 29 aprile 1917Archivio ANMIG, Modena

redini del progetto che vede coinvolta una moltitudine di persone il cui controllo, una volta uscita dai ranghi dell’esercito, diviene politicamente molto importante

Si dovrà attendere la fine della guerra e, soprattutto, la fine del fascismo per trovare i mutilati come sogget-to attivo e non più come destinatari della filantropia delle élites cittadine o come strumento di propaganda di regime.

A partire dall’autunno del 1917, le spinte alla creazione di una sezione modenese dell’associazione sono diverse: i membri del Comitato provinciale autonomo pro muti-lati e storpi di guerra, personaggi quali Priamo Brunazzi, Giuseppe Balestrazzi ed Ero Bonazzi che contribuirono attivamente alla creazione di sezioni dell’ANMIG in Emi-lia, ma anche l’interesse e l’impegno di singoli mutilati come Anselmo Forghieri e il tenente Antonio Vigevani.

Possiamo dire che, a parte Anselmo Forghieri e il Tenente Vittorio Vigevani, anche a Modena la fondazio-ne dell’ANMIG è promossa da esponenti delle élites libe-rali prebelliche.

Dal settembre del 1917, Anselmo Forghieri inizia a scrivere appelli ai mutilati pubblicati sul quotidiano “La Gazzetta dell’Emilia”, nel febbraio del 1918, viene pubblicato un suo accorato appello dal quale traspare un certo fastidio per il ritardo modenese nella costituzione della sezione dell’ANMI e S (come chiama erroneamente l’ANMIG tra-sformandola in Associazione nazionale mutilati, invalidi e storpi di guerra).

Altre voci si levano per promuovere la fondazione dell’AN-MIG modenese, Leo Spalazzi, come Forghieri, fa pubblica-re un appello sulla Gazzetta dell’Emilia ma poi, indietreg-gia per fare spazio all’azione del Comitato pro mutilati presieduto dal Sindaco Gambigliani Zoccoli.

L’Associazione nazionale tra mutilati e invalidi di guerra (ANMIG) nasce a Milano il 29 aprile 1917 e viene ricono-sciuta giuridicamente con Decreto del Prefetto di Milano il 25 giugno 1917.

L’appello per la costituzione dell’ANMIG, diffuso nell’aprile del 1917, contiene già alcuni principi che saran-no i capisaldi dell’attività dell’associazione: l’importanza del lavoro come mezzo di riscatto e di reinserimento nel-la società e il carattere apolitico dell’associazione, il cui unico obiettivo è quello di riunire i mutilati per poterne tutelare gli interessi morali e materiali.

Sul fatto di essere un organismo apolitico, nel senso di apartitico, l’ANMIG costruirà la propria identità ed il pro-prio programma, facendo del combattentismo un mo-vimento autonomo nel quale convergeranno socialisti come liberali, cattolici come conservatori, nobili, conta-dini, borghesi e militari uniti da una causa comune non-ché dalla “solidarietà di trincea”.

Sebbene nel manifesto di appello alla fondazione sembri di sentire chiara e decisa la voce dei mutilati, in questa prima fase, saranno ancora le élites cittadine a tenere le

Anselmo Forghieri, Per una Sezione Mutilati e Storpi di guerra, in Gazzetta dell’Emilia 24-25 febbraio 1918 p.2,

Biblioteca Estense, Modena

Forghieri parla di numerosi mutilati pronti ad ade-rire all’associazione ed affronta di petto il presunto problema della apoliticità dell’associazione: “è proprio vero che non si possa andare d’ac-cordo per le proprie idee politiche differenti, e far parte di uno stesso organismo? (…) E che si è forse mai chiesto al compagno di sentinella alla feritoia di sinistra, a quello di destra sulle cui ginocchia ri-posate il capo, sdraiato nell’angusta trincea, a che partito appartenesse prima di stringere con questi inti-mità, dividere l’acqua, le sigarette, le cartoline ecc. ecc. andare all’assalto solidali per morire, magari

abbracciati?”.

FONDAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE MUTILATI E INVALIDI DI GUERRA

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AnonimoLa patriottica cerimonia di ieri allo Storchi.

La madre dell’eroe di Pola consegna la bandiera ai nostri mutilati, in La Gazzetta dell’Emilia, 17-18 giugno 1918, Cronaca di Modena.

PER L’ISTITUZIONE DI UNA SEZIONE MODENESE DELL’ANMIG

Invito alla cerimonia di costituzione della Sezione modenese dell’Anmig

Archivio ANMIG Modena

Programma della giornataArchivio Anmig Modena

Manifesto comparso nelle vie della città per annunciare la cerimonia di fondazione dell’Anmig Modena, Archivio Anmig Modena

Nell’aprile del 1918, il Sindaco Gambigliani Zoccoli pre-siede la prima seduta preparatoria alla fondazione della sezione. Ai numerosi mutilati arrivati anche dalla provin-cia spiega che l’Associazione avrà come scopo “la dife-sa degli interessi materiali e morali dei singoli soci […] quell’opera patriottica intesa a rafforzare la resistenza necessaria ad assicurare la difesa dei diritti e delle libertà dei popoli, la vittoria della civiltà contro il militarismo e l’imperialismo germanico”.

Immediatamente dopo vengono mobilitate le istituzioni, gli istituti di credito, le ditte private ed i cittadini al fine di raccogliere fondi per la cerimonia di costituzione. In particolare, la società ARS si mette a disposizione per la rappresentazione di tre spettacoli al Teatro Storchi i cui incassi sarebbero stati devoluti alla costituenda sezione (realizzando un utile di 1.719,86 lire).

A giugno iniziano i preparativi per l’organizzazione della cerimonia mettendo in moto una macchina organizzati-va di tutto rispetto.

Tutti i mutilati e gli invalidi censiti vengono invitati a par-tecipare, si stringono accordi per garantire loro viaggio, vitto e alloggio gratuiti, le adesioni vengono raccolte tra-mite i sindaci della provincia ed i partecipanti sono invi-tati ad intervenire in divisa e con le proprie decorazioni.

Si prepara una cerimonia scenografica e profondamente intrisa di retorica bellicista. Il culmine della celebrazione è la consegna della bandiera da parte della madre dell’eroe di Pola, il soldato Mario Pellegrini della X Flottiglia MAS, caduto prigioniero degli austriaci.

L’ANMIG ha così, anche a Modena, il suo battesimo civile in un clima di pomposa propaganda e piuttosto teso se si pensa che alla lettura dell’adesione dell’On. socialista Confucio Basaglia “scoppiano clamori e proteste […] e grida contro i socialisti ufficiali” la cui posizione neutrali-sta è, in questo contesto, considerata disfattista.

In questa cerimonia i mutilati sono i silenziosi ospiti d’ono-re: la parola viene data, ancora una volta, agli esponenti delle élites liberali o ai capi militari. Questi combattenti avrebbero capito, nei mesi seguenti, la propria forza e si sarebbero ribellati per cambiare il mondo che era stato consegnato loro dalla guerra, ripudiando la politica dei vecchi partiti e ponendosi come avanguardia di coloro che sarebbero ritornati dalla guerra dando vita al movi-mento dei Combattenti.

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Istruzioni da seguire per votare candidati dell’Associazione combattenti e reduci

Dopo la fondazione dell’ANMIG sono numerosi i tentativi di strappare all’Associazione l’egemonia sulla categoria dei mutilati: dapprima attivisti politici cercano di entrare nell’ANMIG poi viene promossa la creazione di altre as-sociazioni che ne screditassero l’operato.

In un primo momento l’Associazione ha un atteggiamen-to difensivo, fino a quando decide di passare all’attacco promuovendo l’istituzione dell’Associazione Nazionale Combattenti (ANC).

Inizialmente il rapporto tra ANMIG e ANC è strettissimo tanto che, spesso, sono le sezioni dell’ANMIG a coprire le spese delle neonate sezioni ANC e che ne sostengono la nascita sul piano organizzativo, finanziario e politico stabilendo – per esempio - che i membri dei consigli di-rettivi provvisori dell’Associazione combattenti non do-vessero essere in alcun modo compromessi con i vecchi partiti. Da questa indicazione emerge, chiara, la volontà di ANMIG che, nel creare un soggetto politicamente at-tivo, vuole discostarsi apertamente da quei partiti che, nell’immediato dopoguerra, promossero la creazione di associazioni tra mutilati o combattenti comprendendo la grande forza politica rappresentata dalle varie vittime della guerra nelle varie categorie.

All’interno di ANMIG si compiono diversi tentativi di scis-sione da parte, per esempio, di Patto Nuovo o dell’As-sociazione Reduci di zona operante ma, certamente, il soggetto che dà più filo da torcere all’ Associazione è la Lega Proletaria.

A Modena la creazione della Lega Proletaria è capeggia-ta da uno dei fondatori dell’ANMIG: Anselmo Forghieri, che verrà espulso dall’Associazione proprio perché iscrit-to alla Lega.

Potendo contare sulle doti di Forghieri come instancabile oratore, la Lega Proletaria riesce a raggiungere, nella pro-vincia di Modena, una discreta diffusione pur rimanendo sempre minoritaria rispetto all’ANMIG che, a partire dal 1922, decide di riammettere al suo interno anche i soci iscritti alla Lega compreso Forghieri che loderà “l’opera-to veramente apolitico del Consiglio che ha permesso a tutti i mutilati di far parte della sezione”.

La febbre elettorale del 1919 sancisce il definitivo distac-co tra ANMIG e ANC. Mentre in nome della propria apo-liticità ANMIG ribadisce l’autonomia reciproca da ANC e ricorda ai propri dirigenti il divieto di sostenere qualsiasi candidatura o partecipare a manifestazioni, l’Associazio-ne Combattenti di Modena presenta una propria lista alle elezioni pur non conseguendo brillanti risultati.

Il rapporto tra le due Associazioni sarà sempre ritmato dal solito schema: ANMIG sostiene ANC ma cerca sem-pre di evitare di compromettersi politicamente. Tuttavia il timore di non essere trascinati in contese politiche non frenerà l’azione di sostegno alla cooperazione portando alla formazione di una cooperativa di consumo tra muti-lati e invalidi (1921).

NASCITA DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE COMBATTENTI

Modena 18 settembre 1919.Richiesta al Sindaco di Modena di un locale da adibire a sede dell’Associazione combattenti.

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Già a partire dal 1917, l’ANMIG deve resistere alle brame tentatrici di Benito Mussolini che, dalle colonne de “Il popolo d’Italia” lancia messaggi diretti ai combattenti ri-cordando loro che presto sarebbero ritornati alla vita ci-vile come aristocrazia della Nazione e come avanguardia politica del mondo post bellico.

Mussolini è molto interessato alla fondazione dell’ANMIG e dà ampia visibilità all’Associazione cercando di ricavare un vantaggio politico dalla smobilitazione.

In questa prima fase Mussolini è per ANMIG un utile alle-ato dal quale mantenere le distanze.

Fin dai primi anni ‘20, l’atteggiamento che ANMIG tiene nei confronti del nascente movimento fascista – tanto a livello locale quanto nazionale – è il distacco in nome della propria apoliticità.

A Modena, nel clima rovente delle elezioni del ‘21, AN-MIG cerca di tenersi lontana da ogni interesse politico pur non rinunciando ad esprimere le proprie mozioni a favore del collocamento dei mutilati nel rispetto delle li-nee guida tracciate dal Comitato Centrale.

In realtà, però, due eventi romperanno l’isolamento dell’Associazione.

Il 26 settembre 1921, le Guardie Regie uccidono 7 fascisti tra cui il ventiduenne mutilato Ezio Bosi, segretario poli-tico di San Cesario sul Panaro. L’ANMIG riconosce in que-sto episodio un atto di ostilità del governo non contro un fascista, ma contro un membro della grande famiglia dei combattenti e non esita a pubblicare un manifesto di condanna non sapendo che questo episodio sarebbe sta-to uno dei pilastri sui quali il fascismo avrebbe cercato di costruire in locale culto dei caduti.

L’anno successivo, l’apoliticità dell’ANMIG modenese vie-ne messa in discussione dalla partecipazione non autoriz-zata del Consiglio Direttivo di una Cooperativa di mutilati allo sciopero generale del 5 agosto proclamato contro il clima di violenze ed intimidazioni contro le organizzazio-ni dei lavoratori cui i fascisti rispondono con una lunga serie di violenze. Il 5 agosto vengono incendiate la Ca-mera del Lavoro di Modena, le Cooperative di Consumo di San Lazzaro e dei Mulini Nuovi, così come la Coopera-tiva Muratori di Novi. Mentre il giorno seguente i fascisti cercano di assalire, senza riuscirvi, la Camera del Lavoro Sindacalista di Modena.

L’ostinazione con la quale la dirigenza – sia locale che nazionale – soffoca la libera espressione dei soci in nome dell’apoliticità unita al cambio del gruppo dirigente nazio-nale con la nomina di membri che portano l’Associazione verso destra ( Romano, Delacroix, Mammarella, Madia), apre le porte all’ingresso del fascismo nell’Associazione.

Dopo la marcia su Roma (28 ottobre 1922), l’ANMIG sa-luta il governo Mussolini come un “governo di combat-tenti” aspettandosi che i “compagni di sacrificio” ora al potere (tre Ministri e Mussolini stesso) facessero il loro dovere nei confronti degli interessi associativi. Aspettati-ve che verranno presto deluse.

ANMIG E FASCISMO: DALLE ORIGINI ALLA MARCIA SU ROMA

Italo Balbo a Modena in occasione delle celebrazioni del primo anniversario dell’eccidio del 26 settembre 1921 Archivio Istituto storico di Modena

Modena, Manifestazione fascista in ricordo dei caduti del 26 settembre 1921, nella scenografia è ben leggibile il nome del mutilato Ezio BosiArchivio Istituto storico di Modena

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Le aspettative cullate dall’ANMIG alla vigilia della salita al potere di Mussolini verranno presto deluse.

Particolarmente difficili saranno i rapporti con il sottose-gretario alle pensioni, il nobile piemontese Cesare Ma-ria De Vecchi che, fin dall’inizio, imposterà una politica apertamente avversa all’ANMIG,

Il primo grave atto di ostilità nei confronti dell’Associa-zione è il licenziamento di un gran numero di mutilati impiegati del Ministero.

Il regime cerca di mettere a tacere le rivendicazioni dell’ANMIG concedendo ai mutilati una sempre maggio-re visibilità dandogli, per esempio, il compito di presiede-re al rito del saluto alla bandiera svolto settimanalmente nelle scuole ma l’ANMIG saprà resistere a queste vuote lusinghe e proseguirà con le proprie rivendicazioni.

Lo scontro definitivo con De Vecchi si consuma sul terre-no della riforma delle pensioni che il Ministero imposta prescindendo completamente dal ruolo e dalle funzioni dell’ANMIG.

se scolastiche o accogliendo le proteste dell’Associazione sulla mancata applicazione delle norme sul collocamento obbligatorio dei mutilati.

In questo clima nasce la decisione dell’Associazione di partecipare alle celebrazioni della marcia su Roma del 1923, un passo falso duramente criticato nel Congresso di Fiume dell’Agosto del 1924 nel quale di ribadisce il di-vieto di partecipate a dichiarazioni o manifestazioni che possano avere un riverbero politico.

22 agosto 1922 Camera del lavoro di Modena dopo l’incendio

Archivio Istituto storico di Modena

Abbati MarescottiDopo il grave fatto di San Felice

in Gazzetta dell’Emilia, 5 novembre 1924, p.2Biblioteca Estense, Modena

di guerra a partire dagli studi di setto-re promossi dall’Associazione.Parallelamente il fascismo inizia ad aiu-tare l’ANMIG nel perseguimento dei propri fini statutari esonerando i figli dei mutilati dal pagamento delle tas-

La reazione dell’Associazione è immediata e senza media-zioni: in una nota a S.E. Benito Mussolini, vengono messi nero su bianco tutti i punti di contrasto con il Ministero. Si richiedono il riconoscimento pieno dell’Associazione in qualità di interprete e rappresentante dei mutilati e il de-ferimento dello studio della riforma ad una commissione della quale facessero parte anche i mutilati. Nella lettera si sottolineano anche le pesanti ripercussioni politiche di un problema che interessa circa un milione di famiglie.La questione sarà risolta con la rimozione dall’incarico di DeVecchi e la sua sostituzione con Alfredo Rocco che, immediatamente, ritornerà nei ranghi presentando un disegno di legge che prevede una riforma delle pensioni

Camera del lavoro presidiata dai militari dopo l’incendioArchivio Istituto storico di Modena

Sollecitata dall’alto, l’Anmig Modena chiede spiegazioni alla sottosezione di Vignola in merito alla partecipazione alle

celebrazioni della Marcia su Roma

L’Associazione, dunque, decide di dedicarsi alle celebra-zioni del 4 novembre in occasione delle quali si consu-mano diversi scontri tra fascisti sia a livello nazionale che locale.

Nel modenese, nella notte tra il 1° e 2 novembre 1924, viene distrutta la sede ANC e ANMIG di San Felice sul Pa-naro. Il Presidente della sezione di Modena Abbati Mare-scotti denuncia con forza l’accaduto dalle colonne della Gazzetta dell’Emilia.

Sono questi gli ultimi afflati di una libertà associativa che, di lì a poco, non esisterà più.

A Modena, la scelta di non aderire alle cele-brazioni della marcia su Roma non viene apprezzata dalle se-zioni di Pavullo, che informa il Consiglio direttivo della sua de-cisione di partecipare, e Vignola, che parte-cipa alle manifesta-zioni senza nemmeno informare il Consiglio Direttivo.

VERSO LA FASCISTIZZAZIONE DELL’ANMIG

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Dai primi anni ‘20 del ‘900 la storia dell’ANMIG si intreccia con quella del Fascismo fino ad esserne completamente assorbita.

Fin dall’ inizio degli anni ‘20 il Regime riesce attrarre il mondo del combattentismo con larghe concessioni fi-nanziarie ed amministrative favorendo, in particolare, lo sviluppo delle attività economiche sviluppatesi in seno alle associazioni.

A partire dal 1925, qualsiasi decisione relativa all’Asso-ciazione, sia su piano nazionale che locale, deve passare per l’approvazione dei quadri del PNF, i consigli direttivi iniziano ad essere composti da membri graditi al fascismo ed i mutilati vengono incentivati ad iscriversi alla Milizia Nazionale per la Sicurezza Volontaria con l’obiettivo di istituire una Legione Mutilati (1929).

VERSO LA FASCISTIZZAZIONE DELL’ANMIG

Due giorni prima delle elezioni, la sezione di Modena parteciperà alla manifestazione indetta in Piazza Grande per il decennale della fondazione dei fasci di combatti-mento, è ormai esplicita l’adesione al fascismo.

Particolare della casa del Mutilato di Palermo, opera dell’architetto Giuseppe Spatrisano

La casa madre dei mutilati e delle vedove di guerra a Roma, opera dell’architetto Marcello Piacentini.

ra benefici economici alle categorie di invalidi e mutilati particolarmente deboli poiché escluse dal collocamento e introduce la possibilità del cumulo delle pensioni or-dinarie e delle pensioni di guerra e la reversibilità delle pensioni per orfani e vedove.

Inoltre, l’ANMIG viene continuamente adulata dal regi-me che la tiene in gran considerazione nelle manifesta-zioni dove, per volere del Duce, aveva riservata la terza posizione di sfilata nei cortei.

Nel 1927, infine, l’Associazione entra nei sindacati fasci-sti, a questo punto la compenetrazione tra Associazione e Fascismo è totale.

Le politiche del consenso e la politica sociale del fascismo ottengono la sottomissione dell’ANMIG ma non il suo

consenso, sopravvivono all’interno delle diverse sezioni delle mozioni antifasciste che si concretizzano in una so-lidarietà civile espressa verso gli associati colpiti da prov-vedimenti di pubblica sicurezza quali l’ammonimento o il confino.

Nel 1929, l’ANMIG si rende un vero e proprio strumento di consenso schierandosi per il sì alle elezioni plebiscita-rie invitando i propri soci “ad esprimere solennemente il proprio consenso al Regime e all’uomo che da sette anni, insonne nella fatica e nella passione, sta plasmando il nuovo volto della patria”.

Dal 1926 inizia l’elargizio-ne di contributi per la re-alizzazione di “Case del Mutilato”(a Modena, si ini-zia a parlarne solo nel feb-braio del 1931) e l’istituzione di provvedimenti legislativi volti ad accogliere le istanze dei mutilati relative all’ade-guamento delle pensioni di guerra e l’assistenza alle vit-time della guerra.Nello stesso anno nasce l’En-te edilizio per i mutilati e gli invalidi di guerra finalizza-to alla costruzione di case popolari esclusivamente ri-servate ai mutilati o invalidi titolari di pensione vitalizia e viene promulgato il Regio Decreto 928/1926 che assicu-

Particolare della casa del Mutilato di Milano,

opera dell’architetto Lorenzo Secchi

Particolare della casa del Mutilato di Catania, opera dell’architetto Ercole Fischetti

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Nel 1929, quando l’ANMIG ormai non ha più alcuna au-tonomia dal fascismo, viene istituita la Legione Mutilati.

Il Comitato Centrale dell’Associazione tiene una fitta cor-rispondenza con tutte le sezioni per dare istruzioni sulla creazione della Decima Legione dei Mutilati e degli inva-lidi di guerra che il regime voleva inquadrare nelle Mili-zie Volontarie per la Sicurezza Nazionale.

La procedura prevedeva che i presidenti di sezione contat-tassero i soci già iscritti al PNF per l’iscrizione alla Legione e che, contemporaneamente, compilassero un elenco di soci desiderabili ovvero che offrissero un “passato politi-co e civile non discutibile”.

Dalle prime comunicazioni trapela una gran fretta e il termine ultimo per la presentazione delle iscrizioni al 4 novembre 1929 ad appena un mese dall’invio della pri-ma comunicazione.

Il presidente della sezione modenese, Abbati Marescotti, scrive con sollecitudine a tutte le sezioni per sapere quan-ti fossero i soci iscritti al PNF e quanti risultassero già in servizio nelle MVSN. Le risposte ricevute indicano che, all’ANMIG provinciale vi fossero un totale di 139 iscritti al PNF, 37 dei quali in forze nella Milizia.

Nel marzo del 1930, risultano iscritte alla I° Centuria muti-lati di Modena solo quattro persone: il Presidente Abbati Marescotti, l’economo della sezione Giovanni Arcipressi ed altri due membri, in seguito il numero salirà a quindi-ci persone fino a quando non si deciderà di consegnare la tessera del PNF a tutti quei mutilati che erano stati in-dicati come “fidati”.

Nel novembre del 1931, grazie ai nuovi tesseramenti, la centuria arrivò a contare 82 camicie nere e 3 ufficiali. Or-mai l’Associazione non è altro che uno strumento di pro-paganda nelle mani del fascismo: nel 1933 la Centuria arrivò a contare 4 ufficiali, 8 graduati e 122 camicie nere, nel 1934 si contavano 3 manipoli in città e altri manipoli in formazione a Carpi, Finale Emilia, Concordia s/S, Mi-randola e Soliera.

A partire dal 1935 la Centuria mutila-ti fu dotata di un apposito distintivo recante la scritta “Tutti per il Duce – Il Duce per la Vittoria – la Vittoria per la Patria”.

Nel 1937, il numero di mutilati iscrit-ti alla Milizia consentì di formare una Coorte.

Appello del Comitato Centrale all’istituzione di Legioni territoriali della Milizia mutilati, 29 settembre 1929Archivio ANMIG Modena

Il Comitato Centrale scrive alle sezioni locali per avere informazioni sulla formazione delle Legioni territoriali della Milizia mutilati...

...e la sezione modenese risponde evidenziando le proprie difficoltà.Archivio ANMIG Modena

LA LEGIONE MUTILATI: IL CASO MODENESE

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Mutilati ed invalidi di guerra: una storia politica. Il caso modenese dalla fondazione al secondo dopoguerra

L’entrata in guerra conferisce all’ANMIG un ruolo, se pos-sibile, ancora più legato alla propaganda che in passato.

L’Associazione, che già era ridotta ad uno strumento nelle mani del Regime, con il Regio Decreto 69/1941, viene col-locata alle dirette dipendenze del PNF e completamente svuotata delle funzioni fino ad allora esercitate. Da que-sto momento i membri dei consigli direttivi vengono no-minati direttamente dalle locali sezioni del PNF in una struttura gerarchica e verticistica che nulla ha a che fare con i metodi democratici da sempre in uso nell’Associa-zione.

L’opera di fascistizzazione dell’Associazione subisce un ul-teriore impulso nel 1942 quando iniziano ad essere accet-tati come associati anche i mutilati della guerra in corso: un’abile mossa per favorire un ricambio generazionale che, unita al rinnovo dei consigli sezionali del 1943, por-ta molti giovani fascisti ai vertici dell’Associazione. Gio-vani che non avevano conosciuto l’Associazione libera e democratica degli anni precedenti.

Nel 1942 l’Associazione conta, in provincia di Modena, 1.843 mutilati della Prima guerra mondiale, 34 dell’Afri-ca Orientale Italiana (guerre coloniali), 23 della guerra di Spagna, 21 “regolarmente iscritti alla guerra in corso” e 40 invalidi tornati in arme nella DICAT (Difesa contraerea territoriale).

Dopo il 25 luglio 1943, con la caduta di Mussolini, l’atteg-giamento dell’ANMIG nazionale è quello di una cauta pre-sa di distanza dal fascismo “noi che meno di tutti gli altri abbiamo rimproveri da muoverci nella nostra coscienza, accettiamo serenamente la nostra parte di resposabilità, ma non ammetteremo mai di essere accomunati in impu-tazioni che non ci riguardano né coivolti in giudizi o ap-prezzamenti che non meritiamo”. L’appello è a restare uniti ed a continuare con le proprie attività in particolare con quella assistenziale peraltro pressoché abbandonata durante il fascismo

Dopo l’8 settembre 1943, l’ANMIG viene commissariata per volontà del Presidente del Consiglio Badoglio ma, nella parte d’Italia occupata dai tedeschi, l’Associazione continua ad operare come aveva fatto fino al 25 luglio del 1943: come uno strumento di propaganda, venendo meno a qualsiasi funzione di tipo assistenziale.

In questo periodo, la Repubblica Sociale Italiana fa nu-merose concessioni per cercare di alimentare un consenso sempre più raro nella popolazione. Nel 1944, per esem-pio, un decreto di Mussolini aumenta del 20% le pensio-ni di guerra.

23 dicembre 1939Uscita dalla Casa del mutilato dopo la consegna dei pacchi natalizi.

Da notare la scritta oggi scomparsa “Qui la vittoria è vivente”.Biblioteca Poletti, Modena

Piazza Maggiore, Modena Battitura del grano coltivato negli orti di guerra

Archivio Istituto storico di Modena

9 maggio 1941 Pranzo in onore dei primi mutilati di Grecia e Jugoslavia

Biblioteca Poletti, Modena

23 dicembre 1939Distribuzione di pacchi natalizi alla Casa del Mutilato

Biblioteca Poletti, Modena

ANMIG NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE FINO ALL’EPILOGO DEL FASCISMO

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Mutilati ed invalidi di guerra: una storia politica. Il caso modenese dalla fondazione al secondo dopoguerra

A partire dal 1923 la situazione delle cooperative di mu-tilati e combattenti si fece critica fatta eccezione per la cooperativa “Casa del Mutilato”. In particolare, il falli-mento dell’Unione Anonima Cooperativa e la perdita di quanto investito dall’ANMIG Modena porta la sezione in una situazione di indigenza tale da richiedere pubblica-mente un contributo ad enti pubblici e privati.

Per tentare di far fronte al dissesto economico, a partire dal 1929, l’Associazione riceve in gestione per nove anni dal Comune di Modena il giardino pubblico e i parchi comunali da Piazzale Garibaldi all’ex porta S. Francesco occupandovi invalidi sia per il servizio di guardiani che in quello di bracciantato. La manutenzione dei giardini pubblici, invece, veniva gestita insieme all’ANC e preve-deva la concessione gratuita ad un mutilato disoccupato della rivendita di bibite.

Nel 1930 la sezione ottiene anche dal Prefetto l’autoriz-zazione per il servizio di verifica e targazione dei veicoli a trazione animale di tutta la provincia. Purtroppo, però, nel febbraio del 1931 il servizio viene sospeso per proble-mi causati dal PNF locale.

Contemporaneamente, in provincia, nascono altre coo-perative come la Cooperativa di consumo di San Prospe-ro (1919) che, a partire dal 1922, accoglie tra i soci anche non mutilati, per far meglio fronte al mercato, e la Coo-perativa Mutilati di Montefiorino.Nel 1921 nascono anche alcune cooperative miste tra mu-tilati e combattenti: una coop di consumo e una di brac-cianti o tra mutilati e vedove.

L’ampliarsi del numero di cooperative esistenti porta alla necessità di creare un ufficio di assistenza fra le coopera-tive con funzione di sindacato.

LE COOPERATIVE TRA MUTILATI A MODENA

Dal 1919 al 1926 si sviluppano molte cooperative fra mu-tilati a Modena e provincia.

A partire dal 1919 prende piede l’idea di provvedere alla graduale trasformazione della casa di rieducazione in co-operativa di lavoro della sezione sfruttando le compe-tenze tecniche e artigianali maturate dai mutilati.

In questo modo nasce l’Unione Anonima Cooperativa fra Mutilati e Invalidi di guerra le cui attività comprende-vano la sartoria, la calzoleria, la falegnameria, l’officina, l’indoratura, la verniciatura, la riparazione e fabbricazio-ne di apparecchi di protesi.

La sezione di Modena contribuisce significativamente all’attività della cooperativa con diversi finanziamenti. Il Consiglio Direttivo riteneva infatti fondamentale il ruolo della cooperazione come calmiere sociale in grado di evi-tare le proteste violente spesso conseguenza di povertà e disoccupazione.

La cooperativa si dimostra ottimo strumento per argina-re la disoccupazione nell’immediato dopoguerra, ma non ha grande successo dal punto di vista commerciale, rive-landosi poco redditizia sia per le condizioni di mercato che per la scarsa capacità lavorativa dei mutilati.

Già nell’agosto del 1920 la cooperativa è in difficoltà e, dopo le dimissioni del Presidente Aldo Benassati viene in-trapresa un’opera di risanamento guidata dal consigliere Carlo Xella volta all’eliminazione di “tutto ciò che è inu-tile e passivo, sia questo uomo o macchina o reparto”. Nonostante l’impegno nel risanamento, la situazione del-la Cooperativa non migliora. Anzi, si tratta di un vero e proprio pozzo di San Patrizio che finisce per fagocitare buona parte degli introiti dell’Associazione provenienti dalla beneficenza.

Azione della Unione Anonima Cooperativa Mutilati e Invalidi di Guerra

Fattura della Premiata Unione Anonima Cooperativa emessa nei confronti del Comune di Modena per la produzione di calzature per gli addetti al ma-cello comunale.

17 settembre 1923Il curatore fallimentare invita i creditori dell’ Unione cooperativa alla dichiarazione dei propri crediti.

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Mutilati ed invalidi di guerra: una storia politica. Il caso modenese dalla fondazione al secondo dopoguerra

Tra il 1920 e il 1921 l’ANMIG di Modena promuo-ve la costituzione della cooperativa edilizia “Casa del Mutilato”dedicata alla costruzione di case economiche per mutilati come le villette anco-ra oggi visibili all’incrocio tra via Jacopo Barozzi e via Luosi che recano sulla facciata il simbolo dell’Associazione.

Il settore edilizio è particolarmente agevolato per le cooperative mutilati poiché prevede la ces-sione gratuita dei terreni da parte del Comune di Modena, la possibilità di acquisto di terreni a basso costo anche mediante l’esproprio e la con-cessione di contributi di Comune e Stato al pa-gamento degli interessi dei mutui contratti per fronteggiare le spese.

Fin dalla nascita, l’ANMIG di Modena usufruisce di sedi messe a disposizione dal Comune fino a quando il Consiglio direttivo dell’Associazione decide di trovare una sede alternativa per evi-tare il levarsi di sospetti sulla neutralità politica dell’Associazione. Dapprima la sede venne allo-cata a casa del Presidente poi in luoghi concessi dal Comune ma esterni al Municipio in Via Albi-nelli prima e, in seguito, in via Cesare Battisti, in via Francesco Selmi e in Piazza Mazzini.

L’obiettivo dell’ANMIG è, però, la costruzione di una sede propria e la politica attuata dal fasci-smo al governo nei confronti dell’Associazione fornisce l’occasione alla sezione modenese di re-alizzare questo desiderio.

Nel febbraio del 1931, la sezione di Modena di-spone di 100.000 lire per la costruzione della sede alle quali si aggiungono i contributi dei vari enti della provincia e, soprattutto, quello dell’Opera Nazionale per gli Invalidi di Guerra (ONIG) pari ad 1/3 del totale.

In principio, il podestà Guido Sandonnino pro-pone di costruire la Casa del Mutilato in Viale Regina Margherita accanto al tempio dedicato ai Caduti in Guerra ma l’ipotesi risulta non rea-lizzabile per l’ indisponibilità a vendere da parte del proprietario del terreno.

Questa condizione costringe l’ANMIG Modena a tre traslochi in poco tempo.

La situazione si risolve con la donazione da parte del Comune di un terreno su Viale L.A. Muratori in prossimità del Monumento ai Caduti, affaccia-to sul Parco delle Rimembranze e nelle vicinanze del Distretto Militare, in una zona precedente-mente acquistata da una cooperativa per costru-irvi ville ed appartamenti (alcune delle quali vi-sibili ancora oggi) dove sorgeva un balneario in disuso.

LA CASA DEL MUTILATO DI MODENA

Case economiche per mutilati costruite all’incrocio tra via Jacopo Barozzi e via Luosi visibili ancora oggi,che recano sulla facciata il simbolo dell’Associazione.

Balneario di Viale Muratori creato nel 1881 ed attivo fino al 1931

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Mutilati ed invalidi di guerra: una storia politica. Il caso modenese dalla fondazione al secondo dopoguerra

Un primo progetto per la Casa del Mutilato viene redatto da Abbati Marescotti nel 1932. La proposta non incontra il favore dell’Associazione che vorrebbe un edifico meno costoso e più moderno di quello proposto.

Il progetto viene approvato in seconda istanza nel 1933 e prevede la realizzazione di un edificio “dalle forme seve-re e dignitose degne del simbolo che dovevano rappre-sentare” sulla cui facciata campeggiano dei fasci littori in marmo bianco.

Il progetto prevede la realizzazione di un salone delle adunate a piano terra, spazi per gli uffici della sezione al piano rialzato, spazi da concedere in affitto ad altre asso-ciazioni con un ingresso laterale indipendente e spazi da affittare o da utilizzare come appartamento per l’acco-glienza di mutilati anziani o indigenti all’ultimo piano.

Inaugurata il 12 aprile 1935 e resa agibile a partire dal maggio 1935, la Casa del Mutilato diviene il centro del combattentismo modenese ospitando in affitto l’Opera Nazionale Invalidi di Guerra, la Federazione Combattenti, le Associazioni del Nastro Azzurro dei Bersaglieri e degli Alpini mentre gli appartamenti all’ultimo piano vengo-no occupati da mutilati molto in vista nell’Associazione e nel fascismo locale.

I lavori di costruzione terminano nel 1936 e, in occasione della seconda inaugurazione (alla quale avrebbe dovuto essere presente il presidente nazionale Carlo Delacroix), il Ministro della Guerra manda in dono alla sezione quat-tro bombe per bombarda del 240.

L’aspetto della Casa del Mutilato rimane invariato fino alla creazione di un ambulatorio medico nel 1940. Durante la guerra l’edificio subisce alcuni danni ma la modifica più evidente è la rimozione dei fasci in marmo della facciata e della lapide in memoria della fondazione dell’Impero ordinati nel novembre del 1945.

Progetto originale della Casa del Mutilato disegnato da Giulio Cesare Abbati Marescotti, Presidente della sezione dal 1924 alla Liberazione.Biblioteca Poletti, Modena

La Casa del Mutilato di Modena nel 1939, da notare i fasci littori in marmo rimossi nel 1945. Biblioteca Poletti, Modena

L’atrio della Casa del Mutilato di Modena nel 1939, sul pavimento un mosaico in marmo opera del federale provinciale del PNF modenese Augusto Zoboli rappresentante simboli del combattentismo. Biblioteca Poletti, Modena

Il salone delle adunate della Casa del Mutilato di Modena. Biblioteca Poletti, Modena

L’ambulatorio dell’ Organizzazione nazionale invalidi di guerra interno alla Casa del Mutilato e funzionante a partire dal 1939. Biblioteca Poletti, Modena

LA CASA DEL MUTILATO DI MODENA

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Mutilati ed invalidi di guerra: una storia politica. Il caso modenese dalla fondazione al secondo dopoguerra

Modena, 7 dicembre 1947Due momenti della visita del Capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola. Presenti anche il Comandante Brigate Garibaldine Luigi Longo (al micro-fono), il Comandante Partigiano modenese Sighinolfi Marcello (alla si-nistra di Longo), poi De Nicola e ancora più a sinistra e di profilo Alfeo Corassori, Sindaco di Modena. Il primo a destra è l’allora Ministro della Difesa Mario Cingolani.

Nel giugno del 1945 l’ANMIG Modena riprende la pro-pria attività. L’Assemblea dei soci riunitasi il 17 giugno 1945 nomina una commissione provvisoria idealmente rappresentativa di tutte le istanze politiche che avevano preso parte alla Resistenza. Compito dell’Assemblea sa-rebbe stato quello di proporre l’assetto del nuovo consi-glio direttivo.

Il dubbio principale dell’immediato dopoguerra è relati-vo alla composizione del direttivo: tra l’esigenza di con-tinuare con quella apoliticità sancita dallo Statuto e la necessità che il direttivo fosse rappresentativo di tute le forze politiche che avevano preso parte alla lotta di Libe-razione.

Alla gestione di queste problematiche si somma un ovvio conflitto generazionale tra i fondatori dell’Associazione e le nuove leve che, oltretutto, dovevano essere educate alla vita democratica, prima ancora che a quella associa-tiva.

L’ANMIG Nazionale era stata commissionata ed aveva as-sunto il nome di ANMIG – CLNAI, l’obiettivo del commis-sariamento era quello di rimettere in modo la democrazia all’interno dell’Associazione. A tale proposito, vengono rimossi tutti i dirigenti direttamente nominati dal PNF o che si fossero macchiati di delitti o compromissioni con il regime fascista o con l’RSI.

L’impatto dell’ANMIG con le nuove istituzioni democra-tiche non è dei migliori: innanzitutto appare evidente come i mutilati non vengano più considerati “Aristocra-zia della Nazione”. Ne è dimostrazione, agli occhi dei mu-tilati modenese, la requisizione della sede ad opera del Comando militare alleato (23 giugno 1945) e il successivo utilizzo della sala riunioni come sala da ballo nei fine set-timana. I verbali dell’epoca dimostrano infatti il timore frequen-te che il nuovo mondo scaturito dalla guerra non sia in grado di rispettare l’austerità della Casa del Mutilato e dei suoi occupanti.

Altro tema molto dibattuto è l’atteggiamento da tenere nei confronti dei privilegi concessi dal regime fascista ai mutilati e che la nascente democrazia sembrava voler ne-gare (negando in primo luogo lo status di cittadini pro-tagonisti di un sacrificio), ma anche vantaggi economici quali la gratuità della tessera sindacale, l’accesso a prez-zo ridotto a cinematografi e teatri e premi demografici.

ANMIG NEL DOPOGUERRA: UNA RIPRESA DIFFICILE

Le questioni lasciate aperte da questa transizione sono molte e i Mutilati modenesi non esitano a far sentire la propria voce al Capo provvisorio dello stato Enrico De Ni-cola, in occasione del conferimento della Medaglia d’oro al Valor Militare alla città di Modena (7 dicembre 1947).I mutilati consegnano a De Nicola un documento conte-nente le richieste dell’Associazione, che tuttavia avranno risposta negativa.

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Mutilati ed invalidi di guerra: una storia politica. Il caso modenese dalla fondazione al secondo dopoguerra

L’immediato dopoguerra è caratterizzato dalla sordità dello Stato democratico alle richieste dei Mutilati ad alle loro conseguenti proteste espresse anche mediante l’or-ganizzazione di cortei e manifestazioni di piazza come la manifestazione a Roma del 15 gennaio 1948 dove i Muti-lati vengono malmenati dalla polizia.

Il primo triennio della transizione si chiude con un atto fortemente significativo: l’adesione dei membri del Con-siglio direttivo dell’ANMIG Modena al Fronte Popolare. Un atto che pur non violando lo statuto dell’Associazio-ne (erano i membri del direttivo ad aderire singolarmen-te e non l’Associazione) manda un segnale forte e chiaro sull’orientamento dell’ANMIG locale.

Nel dopoguerra l’Associazione ripristina i contratti stipu-lati con il Comune per la gestione dei giardini pubblici e del deposito biciclette ed a prosegue con la propria at-tività in campo cooperativo, distinguendosi dalla prece-dente gestione per trasparenza ed onestà.

La Casa del Mutilato continua ad ospitare in affitto quelle stesse Associazioni combattentistiche che aveva accolto all’apertura, rimane da capire cosa fare del Salone delle Adunate che aveva perso il suo originario significato. Fino al 1948 il salone viene utilizzato solo per le Assemblee dell’associazione fino a quando, dopo numerose ipote-si e non poche polemiche, si decide di destinare il piano terra ed il terrazzo a sala da ballo dando così lavoro a ben 16 mutilati.

Il dopoguerra è anche il momento del dibattito sulla ne-cessità, prospettata da alcuni membri del direttivo, di uscire dal cosiddetto “splendido isolamento” e di riunirsi con le altre associazioni combattentistiche nella Giunta d’Intesa per rendere più efficaci le proprie rivendicazio-ni.

Infatti, da quel momento, saranno molte le occasioni che vedranno i mutilati schierati a fianco della società civile per diverse cause come l’adesione alla Petizione per la Pace contro l’adesione al Patto Atlantico (giugno 1949), l’assistenza fornita alle famiglie degli operai uccisi il 9 gennaio 1950, e l’adesione a iniziative per sostenere le ri-vendicazioni di lavoratori e combattenti promosse dalla Giunta d’Intesa.

Il processo di democratizzazione è in corso e l’Associazio-ne inizia a riassumere quella funzione sindacale che gli era stata tolta dal fascismo.

ANMIG NEL DOPOGUERRA: UNA RIPRESA DIFFICILE

Modena, Piazza Roma, Marzo 1949Manifestazione di protesta

di Mutilati e Combattenti

Modena, Casa del Mutilato, 1949Assemblea Anmig nel Salone delle Adunanze

Il 19 dicembre 1948, in Piazza Roma, si tiene una manifestazione pro-mossa dalla Giunta d’Intesa duran-te la quale i manifestanti vengo-no malmenati e viene strappata la bandiera della Brigata Remo. Inizia ad apparire evidente come, nella società contemporanea, l’Associa-zione non potrà più mantenere una posizione di apoliticità.

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Mutilati ed invalidi di guerra: una storia politica. Il caso modenese dalla fondazione al secondo dopoguerra

1960, Cerimonia di consegna della bandiera alla sottosezione di Palagano,Archivio Anmig Modena

1960, Bicchierata e distribuzione dei pacchi natalizi ai mutilati ricoverati presso il sanatorio di Gaiato, Archivio Anmig Modena

Gina Borellini all’Assemblea del 18 maggio 1952 nella quale venne nominata Presidente dell’ANMIG Modena, Archivio Anmig Modena

IL SEGNO DEL MUTAMENTO DEI TEMPI: GINA BORELLINI, UNA DONNA PRESIDENTE DELL’ANMIG

Il 18 maggio 1952, Gina Borellini, Medaglia d’oro al valor militare della Resistenza e Deputata del PCI, viene eletta Presidente della sezione modenese dell’ANMIG.

Classe 1919, inizia la sua attività politica nel 1943 con l’or-ganizzazione di uno sciopero di mondine in provincia di Novara. Dopo l’8 settembre 1943, con il marito Antichia-no Martini, entra a far parte della Brigata “Remo” diven-tando staffetta partigiana e organizzatrice dei gruppi di difesa della donna di Concordia s/S.

Durante la Lotta di Liberazione viene più volte arrestata e portata davanti al plotone di esecuzione. Il 12 aprile 1945, durante una fuga in seguito ad un’imboscata, vie-ne ferita alla gamba sinistra rimanendone mutilata.

Gina Borellini rimarrà presidente dell’ANMIG per 38 anni venendo riconfermata ogni tre. La sua elezione rappre-senta una vera novità ed una certezza assoluta di rottura con il passato: una donna, partigiana e comunista a capo di un’Associazione che, fino a poco tempo prima, era sta-to un mero strumento di propaganda, controllo e irregi-mentazione del regime fascista.

I primi anni di presidenza della Borellini sono caratteriz-zati dal lavoro su tre assi principali: il collocamento dei mutilati, la rivalutazione delle pensioni e l’aiuto alle sot-tosezioni della montagna dove la vita associativa risulta-va particolarmente difficoltosa.

Il problema del collocamento obbligatorio è una delle questioni fondamentali del dopoguerra, la Borellini ri-chiede all’ONIG l’elenco delle fabbriche che si rifiutano di assumere invalidi per promuovere un’azione unitaria. Nel 1954, la direzione delle Fonderie Riunite, per ottem-perare alle leggi che imponevano di assumere mutilati, licenzia un ugual numero di operai tentando di spezzare il fronte dei lavoratori.

A partire dal 1953, vengono organizzate molte cerimo-nie per la consegna della bandiera alle sottosezioni della montagna dove i problemi sono molti e per la maggior parte legati alla posizione periferica. Nel 1955 verrà or-ganizzato a Lama Mocogno il Convegno della Montagna per approfondire i problemi dei mutilati e dei combat-tenti dell’appennino.

A partire dal 1952 l’Associazione inizia ad occuparsi mol-to dei mutilati con particolari difficoltà economiche per monitorare i quali viene creata un’apposita commissione. Diventano d’abitudine gli appuntamenti per distribuire pacchi di viveri durante le festività o per portare un salu-to e dei doni ai mutilati ricoverati al sanatorio di Gaiato.

1953, Cerimonia di celebrazione del 4 novembre, Archivio Anmig Modena

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Mutilati ed invalidi di guerra: una storia politica. Il caso modenese dalla fondazione al secondo dopoguerra

La lotta per l’adeguamento delle pensioni di guerra e per il rispetto delle norme sul collocamento obbligatorio, sa-ranno il leitmotiv dell’attività dell’Anmig nel dopoguer-ra.

1952 L’Anmig ricerca un maggior coordinamento con l’azione della Giunta d’Intesa per promuovere lo studio del problema della rivalutazione delle pensioni di guerra e del collocamento obbligatorio. Per monitorare con più efficienza i problemi dei mutilati in ambito lavorativo, viene promossa la creazione di consigli di fabbrica di mu-tilati che, però, si dimostrano strumenti piuttosto ineffi-caci.

1953 L’anno inizia con l’organizzazione della grande ma-nifestazione del 18 gennaio in Piazza Maggiore (odierna Piazza Grande). A seguito della manifestazione una dele-gazione di mutilati consegna al Prefetto di Modena una lettera di protesta contro il trattamento pensionistico ri-servato agli invalidi di guerra mentre, a livello nazionale, una delegazione viene ricevuta dall’onorevole Gronchi. Anche in questo caso, come già successo con il Capo dello Stato provvisorio De Nicola e il Presidente del Consiglio De Gasperi, le richieste dei mutilati cadono nel vuoto.

1954 Pietro Ricci coordina a livello nazionale le manife-stazioni di protesta sulle pensioni.

1956 Nel corso di quest’anno saranno ben 14 le mani-festazioni di protesta organizzate dai mutilati modenesi. Sale la tensione con l’On. Luigi Preti (sottosegretario alle pensioni del governo Scelba) che vuole applicare l’art.98 della legge del 10 agosto 1950 (revoca della pensione di guerra oltre che nei casi di dolo anche nei casi di miglio-ramento clinico) anche alle pensioni guerra lasciando ad intendere che tra le fila dei mutilati vi fossero corruzione e imbroglio.

1958 L’applicazione dell’articolo 98 della legge del 10 agosto del 1950 viene limitata ai casi di frode e dolo man-tenendo il principio della pensione a vita per i mutilati e gli invalidi di guerra. La medaglia d’oro della Resistenza Pastorino diventa pre-sidente della sezione modenese dell’Organizzazione Na-zionale Invalidi di Guerra (ONIG) e dà un nuovo impul-so al collocamento della categoria promuovendo corsi di specializzazione professionale.

LA LUNGA LOTTA PER L’ADEGUAMENTO DELLE PENSIONI DI GUERRA

18 gennaio 1953 Un momento della manifestazione promossa

da Anmig e Anc per l’adeguamento delle pensioni, Archivio Anmig Modena

1958Assemblea annuale Anmig,

Archivio Anmig Modena

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Mutilati ed invalidi di guerra: una storia politica. Il caso modenese dalla fondazione al secondo dopoguerra

1964 Proseguono le manifestazioni per richiedere l’ade-guamento delle pensioni di guerra ferme al 1953, il go-verno stanzia 15 miliardi di lire per la risoluzione delle situazioni più urgenti rimandando la risoluzione del pro-blema

1965 Riprendono le agitazioni in un clima molto teso che porterà l’ANMIG ad astenersi dalla partecipazione alle celebrazioni del 4 novembre.

1968 Viene approvata la legge di riordinamento della pensionistica di guerra ma non vengono tenute in con-siderazione le tabelle di adeguamento proposte dall’As-sociazione e, soprattutto, viene negata l’istituzione della scala mobile concessa a tutte le altre categorie di pensio-nati

1973 Il Congresso di Taormina sancisce la fine dello “splendido isolamento” riconoscendo come l’Associazio-ne si muovesse nella realtà storica del paese. Si afferma la necessità di un testo unico sulle pensioni di guerra che prevedesse l’indicizzazione delle pensioni in una scala mobile sulla base del salario medio dei lavoratori dell’in-dustria che tenesse conto dell’aumento dell’inflazione.

Cartolina del XX Congresso Nazionale Anmig (1973) Archivio Anmig Modena

LA LUNGA LOTTA PER L’ADEGUAMENTO DELLE PENSIONI DI GUERRA

Alcuni momenti di una manifestazione promossa dall’Anmig modenese nel 1964 per richiedere l’adeguamento delle pensioni, Archivio Anmig Modena

Manifestazione promossa da Anmig Modena e Anc nel 1973 per richiedere l’adeguamento delle pensioni, Biblioteca Poletti, Modena