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La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. ANIEM Rassegna Stampa del 20/09/2016

ANIEM · 2016. 9. 20. · costruzioni stradali, portuali e industriali. La società si è dedicata al settore delle grandi opere (lavori stradali, autostradali, idraulici, aeroportuali,

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La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o

parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la

esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a

quanto specificato nei contratti di adesione al servizio.

ANIEM

Rassegna Stampa del 20/09/2016

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INDICE

ANIEM

Il capitolo non contiene articoli

ANIEM WEB

19/09/2016 fiscoetasse.com 10:41

Dalle Casse edili un fondo per il terremoto5

SCENARIO EDILIZIA

20/09/2016 Corriere della Sera - Nazionale

Edilizia e infrastrutture In Africa da 40 anni7

20/09/2016 Il Sole 24 Ore

La nuova sfida: esportare la casa mediterranea8

20/09/2016 Il Sole 24 Ore

Mapei accelera sulle nanotecnologie per realizzare gli adesivi del futuro10

20/09/2016 Il Sole 24 Ore

Confedilizia, il 24 incontro a Messina12

19/09/2016 Eventi - Il Sole 24 Ore

Polo di altissima innovazione nella meccanica hi-tech13

20/09/2016 La Repubblica - Firenze

Buste con giallo l'altra cordata per Sant'Orsola è un mistero14

20/09/2016 Il Gazzettino - Belluno

La Con. I. Cos colosso piemontese del settore edile15

SCENARIO ECONOMIA

20/09/2016 Corriere della Sera - Nazionale

«I crediti in sofferenza? Le banche devono agire senza perdere tempo»17

20/09/2016 Corriere della Sera - Nazionale

Inps, duello tra Boeri e Cioffi E il consiglio di vigilanza presenta un ricorso al Tar19

20/09/2016 Corriere della Sera - Nazionale

La rivoluzione del collocamento che il sindacato non vuole subire21

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20/09/2016 Corriere della Sera - Nazionale

«Industria 4.0 e più digitale, la chiave per la competitività»22

20/09/2016 Il Sole 24 Ore

Udine, priorità al rilancio della questione industriale24

20/09/2016 Il Sole 24 Ore

Pensioni, bonus certo ai precoci under 1626

20/09/2016 Il Sole 24 Ore

Cordata Poste prepara il polo italiano28

20/09/2016 Il Sole 24 Ore

Mps, slitta il varo del piano industriale30

20/09/2016 La Repubblica - Nazionale

Crollano i nuovi contratti stabili Volano i voucher Non c'è più l'effetto incentivi31

20/09/2016 La Repubblica - Nazionale

"Petrolio, l'Opec può tagliare"32

20/09/2016 La Repubblica - Nazionale

A Genova la nautica prova a rialzare la testa34

20/09/2016 La Stampa - Nazionale

Renzi attacca Weidmann "Pensi alle banche tedesche" Il Tesoro: noi i più virtuosi36

20/09/2016 La Stampa - Nazionale

Vestager tira dritto sulle tasse "La multa ad Apple è solo l'inizio"38

SCENARIO PMI

20/09/2016 MF - Nazionale

INTERNAZIONALIZZAZIONE D'IMPRESA IN MEDIO ORIENTE ALBULA ADVISORSSCOMMETTE SULL'IRAN

40

20/09/2016 ItaliaOggi

Piace lo sportello per i bandi Ue43

20/09/2016 Il Giornale - Nazionale

«Tasse pagate dopo l'incasso delle fatture Sette proposte per sostenere gliartigiani»

44

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ANIEM WEB

1 articolo

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Dalle Casse edili un fondo per il terremoto Un accordo della casse edili aderenti alla CNCE costituisce un fondo a sostegno delle popolazioni colpite

dal terremoto con versamenti entro il 31 ottobre 2016 per tutti gli operai iscritti

La CNCE, con Comunicato 14 settembre 2016, rende noto che l'8 settembre 2016, tra ANCE, ACI

PRODUZIONE E LAVORO, ANAEPA CONFARTIGIANATO, CNA COSTRUZIONI, FIAE CASARTIGIANI,

CLAAI, ANIEM CONFIMI, ANIER CONFIMI, CONFAPI ANIEM e FENEAL-UIL, la FILCA-CISL e la FILLEA-

CGIL, è stato sottoscritto l'accordo per l'istituzione di un fondo a sostegno delle popolazioni colpite dal

grave sisma del 24 agosto 2016. In applicazione del citato accordo, le Casse Edili/Edilcasse provvederanno

a calcolare, entro il 31 ottobre, il numero degli operai presenti nelle denunce relative al periodo al 1° ottobre

2015 - 30 settembre 2016 e, subito dopo, ad effettuare il versamento di 3 euro per ciascun operaio,

inserendo come causale il codice CNCE della Cassa e il riferimento "sisma16" (es.: RM00 sisma16).

Le Casse Edili territoriali provvederanno quindi entro la data del 31 ottobre, al versamento di un contributo

straordinario pari a 3,00 euro per ciascun operaio denunciato nell'anno Cassa Edile 2015-2016, che potrà

essere anche attinto dalle rispettive riserve.

TUTTI GLI ACCORDI E I CONTRATTI COLLETTIVI DI LAVORO aggiornati sono a tua disposizione nella

Banca dati , con l'abbonamento alla Circolare settimanale del lavoro , a cura dell'avv. R. Staiano. Guarda

l'indice della Normativa contrattuale .

19/09/2016 10:41Sito Web fiscoetasse.com

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ANIEM WEB - Rassegna Stampa 20/09/2016 5

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SCENARIO EDILIZIA

7 articoli

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L'azienda cuneese Edilizia e infrastrutture In Africa da 40 anni A. Rib. La Contratti Industriali Costruzioni (Con.I.Cos.) è un'azienda di Mondovì, nel Cuneese, nata nel 1977

dall'associazione di Celeste Bongiovanni e Giorgio Vinai, entrambi con alle spalle esperienze nelle

costruzioni stradali, portuali e industriali. La società si è dedicata al settore delle grandi opere (lavori

stradali, autostradali, idraulici, aeroportuali, di edilizia residenziale e commerciale) sia in Italia sia in Arabia,

Libia e Costa d'Avorio. La società per cui lavorano i dipendenti rapiti, la Con.I.Cos. Spa Libyan Branch,

invece è stata fondata nel 1978 e ha realizzato centinaia di chilometri di strade, aeroporti e aree industriali.

Nel 2011, l'azienda è stata acquisita interamente da Giorgio Vinai ed è attiva anche nel settore immobiliare

e alberghiero, in mete turistiche come Alassio e Cortina.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

20/09/2016Pag. 3

diffusione:256969tiratura:369226

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SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 20/09/2016 7

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Alleanza con l'industria dei laterizi La nuova sfida: esportare la casa mediterranea IL PROGETTO Lanciato un manifesto comune nella nuova Federazione «evoluta» per promuoverel'eccellenza del made in Italy all'estero puntando sull'abbinata pietra­ceramica Claudia La Via Laterizi e ceramica alleati per un'edilizia sostenibile che promuova una nuova filosofia dell'abitare, nel

rispetto delle specificità del territorio, e in grado di esaltare le qualità e le eccellenze del made in Italy.

Anche sulla base di questi presupposti è stato approvato lo scorso maggio il nuovo statuto e regolamento

della Federazione "evoluta" Confindustria Ceramicae Laterizi, che ha preso forma già diversi anni fa, ma

che adesso è diventata un organismo di rappresentanza del sistema confindustriale pronto a fare sistema.

Alla base c'è la spinta evolutiva arrivata da Confindustria con la riforma Pesenti, che ha promosso un

percorso virtuoso di aggregazione fra le associazioni di categoriee di settore. In realtà, però, c'è anche la

volontà di lavorare in sinergia per mettere in comune i punti di forza ed affrontare uniti le sfide della quarta

rivoluzione industriale. «L'evoluzione della Federazione con Confindustria Ceramica nasce da un'esigenza

politica, ma è servita per dare il via a un progetto congiunto ­ spiega Luigi Di Carlantonio presidente di Andil

(l'associazione che rappresenta le aziende produttrici di laterizi) e vicepresidente della neonata

Federazione ­. Abbiamo molto in comune, a partire dall'argilla da cui prendono vita i nostri prodotti, ma non

solo. Puntiamo entrambi all'eccellenza ed alla promozione della produzione italiana in questo settore». Da

qui l'idea di un percorso sinergico: «Abbiamo deciso di unire le forze sui temi comuni come energia e

ambiente, per poi trovare nuovi stimoli per affrontare assieme anche tematiche cruciali per l'edilizia di

domani», prosegue Di Carlantonio. Insomma, di necessità virtù. Ed è proprio in questo processo virtuoso

che la Federazione ha da poco dato vita al suo Manifesto della casa mediterranea, un modello abitativo

che, da una parte intende assicurare la conformità ai criteri europei di efficienza energetica, dall'altro vuole

considerare ­ come elementi chiave ­ anche gli sviluppi legati alla cultura e alla particolarità del nostro

territorioe del bacino del Mediterraneo caratterizzato da condizioni climatiche miti. Tradotto significa un più

consapevole utilizzo dei materiali ceramici e dei laterizi per rispondere alle esigenze di uno stile di vita di

qualità. Uno sforzo progettuale per individuare e proporre la formula in grado di sfruttare i princìpi

dell'inerzia termica per gestire il carico di calore e l'irraggiamento solare ma anche, al tempo stesso,

garantire elevati standard antisismici e senza dimenticare l'estetica. «La bellezza delle nostre città ci

impone una particolare attenzione alla tutela del patrimonio ed alla progettazione del nuovo», sottolinea il

presidente di Andil. Per lavorare in questa direzione occorre anche una maggiore sensibilità di committenti,

progettisti e operatori del settore: «Non basta rispon­ dere a requisiti normativi stringenti, ma è essenziale

dare di più in termini di comfort, salubrità, benessere abitativo. Perché è l'uomo a essere al centro della

casa mediterranea. Occorre ideare soluzioni costruttive ad hoc coerenti per il contesto in cui vengono

inserite», precisa Di Carlantonio. Il Manifesto comune ha anche un altro obiettivo, ancora più ambizioso:

promuovere l'eccellenza del made in Italy, la qualità e la prossimità delle materie prime. «La casa

mediterraneaè costruita con materiali locali, prodotti sul territorio con materie prime a km 0 da industrie

consolidate e radicate», dice Di Carlantonio, spiegando che gli elementi che servono a realizzarla vengono

scelti tenendo conto dell'efficienza energetica dell'edificio in un contesto climatico in cui la problematica del

raffrescamento estivo è molto più strategica rispetto a quella del riscaldamento invernale. «I prodotti

ceramici e laterizi lavorano in questa direzione, perché assicurano sostenibilità, durata e resistenza al

fuoco, ma anche sicurezza sismica». Il passo successivo sarà fare in modo che questo modello locale

possa avere risalto anche in ambito internazionale e diventare una best practice da esportare all'estero.

«Nella valorizzazione dello stile italiano, dobbiamo fare uno sforzo per diffondere non solo la qualità del

nostro prodotto ceramico e del laterizio, ma anche promuovere un'architettura che esalti la luce naturale, il

20/09/2016Pag. 5INDUSTRIA CERAMICA / RAPPORTI 24 / IMPRESA

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SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 20/09/2016 8

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contesto e il benessere abitativo come espressione di qualità del nostro Paese: questo è per noi sinonimo

di casa mediterranea», dice Di Carlantonio.

Foto: Al timone. Luigi Di Carlantonio è presidente di Andil (produttori di laterizi)

20/09/2016Pag. 5INDUSTRIA CERAMICA / RAPPORTI 24 / IMPRESA

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SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 20/09/2016 9

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Innovazione Mapei accelera sulle nanotecnologie per realizzare gli adesivi del futuro LA STRATEGIA Il gruppo, al record di ricavi, investe in ricerca oltre 100 milioni all'anno Marco Squinzi:«Velocità, competenze e multidisciplinarietà cruciali per innovare. Si vince solo con il gioco di squadra» Luca Orlando Uno strato grigio, sottile, in apparenza banale. Difficile, osservandoa livello "macro" un adesivo per

piastrelle, collegare il prodottoa un segmento industriale hi­tech. Se però si scende di qualche ordine di

grandezza, passando dai centimetri ai decimi di micron, il quadro si ribalta. «Vede­ spiega il senior

researcher Giorgio Ferrari indicando lo schermo di un computer ­ qui l'ingrandimento è di 800mila volte, si

può vedere come la sostanza ha interagito con l'acqua». Il microscopio elettronico che torreggia nei

laboratori Mapei è solo uno dei tanti strumenti che il gruppo utilizza per arrivarea quello strato grigio, sottile,

banale solo in apparenza. Risultati che Mapei, tra i leader mondiali nei materiali chimici per edilizia, ottiene

investendo in ricercae sviluppo il 5% dei ricavi, più di 100 milioni all'anno. Sforzo determinante per

alimentare ed aggiornare il vasto portafoglio prodotti, oltre 1.600 articolati in 15 "famiglie", con attività che

spaziano dalla ceramica al calcestruzzo, dall'isolamento termico alle finiture. Ciascuna referenza è in realtà

il punto di arrivo di un lungo percorso di studio e analisi, dove le variabili in gioco sono numerose,a partire

dalla sostenibilitàe dal rispetto ambientale. Il quartier generale della ricerca di Milano, che coordina l'attività

degli altri 17 laboratori Mapei sparsi nel mondo, è il cuore innovativo del gruppo, una delle armi

fondamentali nella strategia di crescita, culminata nel 2015 con il massimo storico in termini di ricavi. Ricavi

arrivati, per il gruppo guidato da Giorgio Squinzi (presidente del Gruppo 24 Oree past president di

Confindustria), a quota 2,18 miliardi e realizzati in un perimetro di quasi 80 sedi, in gran parte produttive,

sparse in tuttii continenti. «I temi chiave­ spiega il responsabile della ricerca, Marco Squinzi­ sono velocità,

competenzee multidisciplinarietà. La rapidità dei mercati richiede anzitutto tempi di reazione immediati nella

creazione di nuovi prodotti, ma questo si può fare solo in squadra, come nello sport.È il team che vince,

non il singolo. Ed ecco perché nei nostri laboratori lavorano persone con competenze diverse: senza

l'unione dei saperi non potremmo tenere il passo dell'innovazione». Che per il gruppo si realizza a ciclo

continuo, con centinaia di nuove formule sfornate ogni anno solo per la sezione di adesivi per piastrelle. Per

arrivare alla formulazione definitiva, prima di andare sul mercato, ogni prodotto viene testato nelle sue

caratteristiche fisiche e chimiche, esposto ad escursioni termiche e di umidità, analizzato nelle emissioni, in

modo da ridurre al minimo il contenuto di sostanze volatili organiche. Attività affidate a centinaia di

ricercatori che utilizzano i macchinari di analisi più sofisticati, in grado di cogliere le interazioni tra particelle

ben al di sotto della dimensione del micron. Il che ha permesso ad esempio la creazione di adesivi

"alleggeriti", in grado di coprire la stessa superficie utilizzando quantità inferiori di materiale. Novità

coordinate dal laboratorio centrale di Milano ma realizzate a stretto contatto coni siti di ricerca sparsi in tutto

il mondo. «Il presidio locale­ aggiunge Marco Squinzi ­è fondamentale per rendere efficace il percorso di

internazionalizzazione. Essere "glocal" significa proprio questo: un circolo virtuoso tra input in arrivo dai

singoli mercati, ciascuno con le proprie esigenze, e coordinamento centrale in cui esiste una massa critica

per fare ricerca a tutto campo.È un'area in cui continuiamo ad assumere. Anche se in effetti, tenendo conto

dei tassi di crescita del gruppo, non è facile stare al passo nell'inserimento delle persone». Per Mapei le

direttrici di sviluppo in termini di innovazione sono molteplici. Un primo ambito è la "manutenzione" del

portafoglio esistente, cioè il miglioramento continuo dei prodotti consolidati. Upgrade guidato principalmente

dall'esigenza di migliorarne la sostenibilità. Riducendo o eliminando solventi e sostanze "high­concern",

aumentando la durata e le possibilità di riciclo dei materiali. All'estremo opposto si trovano invece le attività

di ricerca che puntano a creare vere e proprie discontinuità tecnologiche, come nel caso delle

nanotecnologie applicate all'edilizia. Il controllo sempre più fine delle interazioni dei materiali con l'acqua

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consente ad esempio di migliorare prestazioni e durata di particolari tipologie di cemento. Aree inesplorate

di ricerca per cui Mapei si apre al mondo accademico, attivando collaborazioni con una decina di università

italiane in modo da accorciare il gap tra studi teorici e applicazioni di mercato. Partnership e accordi che

valgono il 7% del budget di ricerca annuo e rappresentano uno dei pilastri della strategia innovativa del

gruppo. «Una collaborazione che funziona ­ spiega il responsabile dei rapporti con gli atenei Amilcare

Collina­ edè pienamente operativa, con contatti settimanali. Certo, occorre avere una visione di sviluppo di

lungo termine, non è certo un'attività che porta a ritorni immediati». A mezza strada tra l'affinamento

dell'esistentee il "salto" c'è poi l'innovazione radicale, lo sviluppo di un nuovo business sfruttando il

know­how dell'azienda. Un esempio è l'additivo per cemento che permette di recuperare al ciclo produttivo

la massa che resta nelle betoniere al termine dello scarico, 200 milioni di metri cubi all'anno su scala

globale. Un quarto tassello strategico nell'attività innovativa è la volontà di superare la logica del prodotto

per passare a quella di sistema, realizzando un insieme di referenze coerente per risolvere il problema

specifico, come ad esempio l'isolamento termico. E anche in questo caso, avere al proprio interno team di

ricerca multidisciplinari rappresenta per il gruppo un'arma strategica in più.

Foto: R&D. Marco Squinzi è responsabile della ricerca di Mapei

20/09/2016Pag. 7INDUSTRIA CERAMICA / RAPPORTI 24 / IMPRESA

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SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 20/09/2016 11

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FESTA DEL CONDOMINIO In breve Confedilizia, il 24 incontro a Messina Confedilizia lancia anche quest'anno la XIII Festa del condominio: l'incontro nazionale sarà a Spadafora

(Messina) il 24 settembre, alle 10, in piazza Vittorio Emanuele, su «Sicurezza e risparmio energetico negli

edifici». Interverrà il presidente Giorgio Spaziani Testa. Alle 17.30 alla libreria Feltrinelli di Messina (via

Gibellina 32) si terrà un dibattito sul baratto amministrativo. E in tutta Italia sono state organizzate Feste del

condominio con incontri e convegni. Per informazioni telefonare allo 066793489.

20/09/2016Pag. 45

diffusione:124550tiratura:183852

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SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 20/09/2016 12

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I BLM GROUP / Il Gruppo produce sistemi per la lavorazione del tubo: taglio laser, curvatura, sagomatura,taglio e asportazione alle estremità Polo di altissima innovazione nella meccanica hi-tech Innovazione e 60 anni di esperienza per un risultato di qualità che parla di made in Italy La responsabilità di un'azienda non può e non deve limitarsi al raggio d'azione del proprio business. Quella

dell'imprenditore è una mission di matrice etica, che ruota attorno al valore e alla capitalizzazione del

singolo individuo. Ogni azienda è la summa di persone capaci, preparate e aggiornate: sono loro la risorsa

prima e i primi destinatari del successo stesso dell'impresa, perché attori di primo piano all'interno di quel

processo virtuoso su cui si basa il successo reale dell'impresa. Ne è convinto Pietro Colombo, presidente di

Blm Group, che specifica: "È quello che io definisco 'cultura del noi', ossia la condivisione di quel patrimonio

di competenze che solo se partecipate possono garantire lo sviluppo, l'implementazione e il rinnovamento

di ogni traguardo". Blm Group, con le sue consociate Adige Spa e Adige Sys Spa, è ai vertici mondiali della

meccanica nella produzione di macchine per la lavorazione di tubi metallici. Modello vincente di quel "saper

fare" tipicamente made in Italy che, soprattutto in questo settore, fa la differenza nel mondo, il Gruppo ha

da sempre fatto leva sull'innovazione continua. "Innovazione - chiarisce Colombo - è innanzi tutto creatività,

che deve essere individuale ma anche collegiale. Da qui l'importanza di gestire nel modo migliore le risorse

umane, perché solo creando un terreno fertile per una squadra forte e motivata si può puntare in alto. Ma

innovazione è anche capacità di studiare e realizzare soluzioni sempre nuove e customizzate, in linea con

le esigenze di una clientela molto diversificata e sempre più attenta. Solo seguendo questo principio, siamo

stati in grado di maturare un altissimo livello di knowhow, ricercando e 'coltivando' con cura professionalità

qualificate e specifiche nel processo di lavorazione del tubo: dal taglio laser o a disco alla curvatura,

sagomatura. A questo abbiamo scelto di affiancare un ulteriore tratto distintivo e qualificativo per i nostri

prodotti: la certificazione di ogni singolo pezzo". Il risultato? "Oggi siamo in grado di offrire un'ampia varietà

di soluzioni dedicate che sviluppiamo attraverso tutte le nostre realtà industriali. Grazie a questa politica,

siamo riusciti a registrare negli ultimi 3 anni un tasso di crescita annuo del 17% e ad incrementare le nostre

quote di mercato sui principali settori di applicazione: dall'automotive all'aerospaziale, dall'arredamento alle

macchine agricole, passando per le grandi opere dell'edilizia strutturale. Ma come garantire in ogni regione

del mondo la totalità dell'efficienza dei servizi in modo continuo? "Parliamo la lingua dei nostri partner

chiarisce il presidente di Blm - perché con i nostri clienti instauriamo prima di tutto un vero rapporto di

collaborazione. E grazie a questo rapporto possiamo anche intervenire nell'immediato e ovunque nel

mondo attraverso il nostro avanzato sistema di teleassistenza e diagnosi online. Abbiamo inoltre elaborato

un nuovo strumento di collegamento audio-video in rete. Con esso i nostri tecnici vedono fisicamente ma

via remoto ciò che l'operatore ha davanti a sé, a bordo macchina, e possono diagnosticare e risolvere

eventuali problemi con puntualità e rapidità". Ogni cliente, infine, ha accesso a un'area riservata all'interno

del website aziendale, in cui può aggiornarsi in merito ai prodotti e alle novità.

Foto: Taglio laser a 5 assi per tagliare qualsiasi pezzo tridimensionale

Foto: Quattro operazioni con una macchina: raddrizzatura, sagomatura, curvatura e taglio

19/09/2016Pag. 31 N.18 - 19 settembre 2016 Eventi - Il Sole 24 Ore

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SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 20/09/2016 13

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Il futuro della città Buste con giallo l'altra cordata per Sant'Orsola è un mistero Domani l'apertura delle due offerte Oltre a Bocelli c'è anche la Sielna ILARIA CIUTI SANT'ORSOLA, si aprono domani e non ieri come previsto le buste delle due offerte per restaurare e

rilanciare il trecentesco monastero delle Orsoline, secondo il bando della Città metropolitana. Per ora

scoperti solo i nomi degli offerenti. Uno è il raggruppamento dei dieci imprenditori con dentro Andrea

Bocelli, di cui Repubblica ha già rivelato il progetto: scuola di musica del medesimo Bocelli con relativa

foresteria, museo, attività culturali, ludoteca e apertura al quartiere. L'altra offerta viene dalla senese Sielna

srl che, dicono le voci, vorrebbe impiantare a Sant'Orsola una per ora non meglio precisata scuola

internazionale accompagnata da una Spa con impianto termale. Comunque, se internazionale dovrebbe

essere la scuola, internazionali sono anche i due pretendenti-soci, uno kazako e uno romeno, che

concorrono a nome di Sielna che pare si occupi di affitti di aziende. Il ritardo nell'apertura delle buste

perché Sielna non ha pagato in tempo l'obbligatorio contributo all'Anac (l'autorità anti corruzione). Ma

siccome ciò è avvenuto prima per un guasto al sistema Anac e poi perché la Città metropolitana non aveva

comunicato un'ulteriore data limite, il concorrente è stato comunque ammesso purché si metta in regola

entro domani.

Veniamo ai due soci per ora abbastanza misteriosi. Al 51% appare il kazako Igor Bidilo, l'altro è il romeno

Maxim Constantin Catalin. Per ora si sa che Bidilo ha una villa nei dintorni di Siena, è nel cda della

multinazionale Usa Atek che si occupa di tecnologie informatiche e meccaniche, per il resto gli si sussurra

intorno un'aura di potere. Il romeno Catalin pare invece che si occupi di consulenza gestionale tramite la

società romena Sc Oltre srl, si sa che nel 2013 ha presentato la documentazione dell'azienda Vivenda per

un appalto di centri di cottura comunali in Toscana. Dell'altro raggruppamento, chiamiamolo «Bocelli» dal

nome più noto oltre che finanziariamente forte, mandataria è l'azienda fiorentina Property

Finance&Partners che sviluppa immobili. Seguono Almud Edizioni Musicali di Cascina, una delle varie

imprese della famiglia Bocelli, Sire (Società italiana restauri edili) di Stefano Fani, il presidente dell'Ance

Fiorentina, l'impresa di bagni, arredamento e design, Giulio Tanini, l'azienda edile Gervasi che ha vinto il

bando nazionale per la costruzione di centomila appartamenti di social housing, le aziende edili Procogen

(Impruneta), Gefat, Tanzini Quintilio e figli e Sant'Ilario di Poggibonsi e la fiorentina azienda di servizi

integrati per edifici, Bch. www.firenze.repubblica.it PER SAPERNE DI PIÙ

Foto: ANDREA BOCELLI È interessato al futuro di Sant'Orsola (foto grande)

20/09/2016Pag. 6 Ed. Firenze

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SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 20/09/2016 14

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L'IMPRESA La Con. I. Cos colosso piemontese del settore edile BELLUNO - La Con.I.Cos, per la quale lavora Danilo Calonego è una societa' di costruzioni di Mondovì

(Cuneo) presente in Libia dal 1982. Il gruppo è presente in Italia e all'estero (Libia, Algeria, Nigeria, Costa

D'Avorio) in modo significativo nel settore delle costruzioni da oltre 30 anni. Spazia in diversi campi di

intervento: dall'edilizia residenziale a quella industriale, dalla turistico-ricettiva a quella terziaria, dalle

infrastrutture alle opere di urbanizzazione, dall'edilizia ospedaliera, universitaria e per lo sport ai lavori di

acquedotti, gasdotti e fognatura, dall'ambiente con depuratori, discariche e impianti speciali all'impiantistica

per tutta l'edilizia, dagli interventi di restauro su edifici monumentali all'architettura d'interni, dalla

progettazione alla concessione e manutenzione dell'opera. La Con.I.Cos - Contratti internazionali

Costruzioni - nasce nel 1977, dall'associazione di Celeste Bongiovanni e Giorgio Vinai, entrambi con alle

spalle un ventennio di attivita' individuale nel campo delle costruzioni stradali, industriali e portuali.

L'azienda continua a dedicarsi all'ingegneria civile, ma estendendo il proprio ambito operativo, portando

avanti l'attivita' imprenditoriale all'estero e diversificando ulteriormente le linee di prodotto. Nel 1982 viene

fondata la filiale in Libia, con una sua stabile organizzazione nel Paese in cui la societa' inizia un'intensa

attivita'. Nel 1983 viene costituita Codelfa, interamente controllata dal Con.I.Cos: la societa' opera nella

parte orientale della Libia (Cirenaica) nella costruzione di sette importanti capannoni industriali a Kufra,

Bengasi, Tobruk, El Merj, El Beida, Ajedabia, Derna. In Italia Con.I.Cos e' impegnata in costruzioni stradali

e autostradali.

20/09/2016Pag. 38 Ed. Belluno

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SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 20/09/2016 15

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SCENARIO ECONOMIA

13 articoli

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Intervista «I crediti in sofferenza? Le banche devono agire senza perdere tempo» Angeloni (Bce): accantonamenti e garanzie non risolvono tutto. Servono task force per i prestiti in default Icosti «Si possono ridurre i costi con l'automazione» «Nel complesso non chiederemo più capitale» Federico Fubini francoforte Dev'esserci uno spirito che si trasmette nelle istituzioni dai luoghi che le ospitano. Il sistema

vigilanza della Banca centrale europea lavora dal vecchio grattacielo sulla Kaiserstrasse da cui la Bce

combatté cinque anni fa la crisi del debito sovrano. Oggi da quelle stanze Ignazio Angeloni, l'italiano che

rappresenta la stessa Bce nel consiglio di sorveglianza a Francoforte, non vive lo stesso dramma di allora.

Ma molte banche europee e italiane sono nel fuoco del mercato, e criticano la Bce in ogni caso: per ciò che

fa e per ciò che non fa.

Secondo istituti avete creato incertezza con sempre nuove richieste di capitale. Ora può esserci una

pausa?

«Sì. Se qualche incertezza c'è stata, è dipesa dal bisogno di chiarire quello che la legge europea indica in

termini di requisiti patrimoniali. Lo scorso anno la Bce ha condotto per la prima volta un'analisi complessiva

per determinare i requisiti di capitale di ogni banca, il cosiddetto Srep. Abbiamo valutato tutti i rischi.

Naturalmente la situazione di ogni singola banca andrà valutata individualmente, e potranno esservi

cambiamenti nei requisiti di ciascuna, ma a livello complessivo il requisito di capitale non dovrebbe variare

in maniera significativa nell'esercizio attuale».

Quand'è che una banca viene giudicata così vicina ai livelli minimi sui suoi requisiti da non poter distribuire

bonus, dividendi e cedole sui bond subordinati?

«Lo prevede il regolamento europeo in proposito, e abbiamo chiesto alla Commissione Ue e all'Autorità

bancaria europea come si applica. I requisiti in senso stretto sono vincolanti, mentre l'indicazione di guida

ulteriore che diamo non implica interventi automatici, ma un'azione di vigilanza progressivamente più

incisiva e mirata».

Sono queste le regole che spiegano l'aumento di capitale in vista per Unicredit?

«Sono le regole che si applicano a tutte le banche, anche se non è ancora stato reso noto quale sia il

requisito di capitale indicato a questa e alle altre banche. Lo sarà probabilmente in gennaio, ci stiamo

lavorando».

Cosa ci si può aspettare?

«Dallo Srep a livello complessivo possiamo aspettarci esiti grosso modo in linea con quelli dell'anno scorso,

ma vi saranno variazioni anche abbastanza consistenti legate alla rischiosità di singole banche. Sia verso

l'alto, per alcune, che verso l'alto per altre».

Mario Draghi, il presidente della Bce, dice che per smaltire i crediti in default delle banche serve tempo.

Invece la vigilanza Bce, l'Ssm, mette fretta.

«Non mi pare. Diciamo tutti le stesse cose. D'altronde su questo tema la Bce ha avviato una consultazione

con le banche perché vogliamo che ci sia consapevolezza, informazione interna e pianificazione. Le

banche si devono dare piani credibili e ambiziosi, con scadenze temporali su come gestire i crediti in

sofferenza. Questi piani andranno discussi con ogni singolo istituto e calibrati nel miglior modo possibile.

Per questo gli istituti devono disporre di tutte le informazioni rilevanti e, se non l'hanno già fatto, dotarsi di

strutture interne concentrate solo su questo problema».

Che succede se una banca non applica questi consigli?

«Entra nel normale processo di vigilanza e alla fine, se è il caso, c'è una richiesta di trovare capitale. Ma

non mi aspetto che accada nella generalità dei casi anzi, spero, in nessuno. Mi aspetto che la

consultazione spinga le banche a fare ciò che devono per gestire i crediti in sofferenza».

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 20/09/2016 17

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Perché siete restii ad ammettere che serve tempo?

«Non mi sembra che lo siamo e comunque dire che richiede tempo può dare un segnale fuorviante, come

se l'urgenza non ci fosse. No: a maggior ragione è urgente cominciare e avanzare in fretta perché è un

processo lungo».

Mps: l'aumento di capitale sul mercato è realistico?

«Non posso parlare di singole banche».

Alla Bce non mettete mai in discussione la qualità del bilancio di alcune grandi banche europee, Deutsche

Bank o le francesi, che concentrano molto rischio in investimenti finanziari illiquidi. Prendete per buone

stime basate sui «modelli interni» delle banche stesse.

«Non è vero. Siamo andati a guardare in maniera intrusiva tutti i rischi. Quelli di mercato hanno un ruolo

centrale nelle nostre analisi. Guardiamo ai modelli interni di tutte le banche, incluse quelle che lei cita, sia

per il rischio di mercato che per quelli di credito e operativi. Abbiamo un progetto su questo. Abbiamo

lavorato molto proprio sulle grandi banche d'Europa centrale, e non farò nomi. Non guardiamo in faccia a

nessuno».

Le autorità in Italia dicono che non bisogna guardare ai circa 340 miliardi di crediti deteriorati, perché

coperti da garanzie e accantonamenti. È così?

«Accantonamenti e garanzie sono importanti, ma non rappresentano tutta la storia. Anche crediti in

sofferenza del tutto o in prevalenza coperti determinano una maggiore rigidità di bilancio e una minore

redditività. Il problema non va esagerato, ma neanche sottovalutato».

Matteo Renzi ha detto che le banche italiane fra dieci anni dovrebbero aver dimezzato il personale.

Concorda?

«Non commento le parole del premier. Dico che il problema della struttura dei costi si pone oggi in modo

pressante. Uno dei modi per farlo è l'automazione».

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Le sofferenze in Italia (in miliardi di euro) Fonte: Banca d'Italia d'Arco 2003 2004 2005 2006 2007 2008

2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016* Sofferenze lorde Sofferenze nette *aprile Crediti deteriorati

lordi 340 miliardi di euro 125 156 184 201 198 65 80 84 89 85

Foto: Vigilanza Ignazio Angeloni, membro del Consiglio di Vigilanza Bce

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 20/09/2016 18

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Retroscena Inps, duello tra Boeri e Cioffi E il consiglio di vigilanza presenta unricorso al Tar Lo scontro Lo scontro riguarda la riorganizzazione di Boeri, che fa decadere gli incarichi a fine anno Enrico Marro ROMA Caos ai vertici dell'Inps. Il presidente, Tito Boeri, e il direttore generale, Massimo Cioffi, si fanno la

guerra. Lo scontro riguarda l'assetto di potere e coinvolge anche il Consiglio di indirizzo e vigilanza,

composto da rappresentanti dei sindacati e delle imprese, e il collegio dei sindaci. Tutti contrari alla

riorganizzazione portata avanti da Boeri, accusato in sostanza di volersi arrogare poteri che le norme

assegnano al direttore generale e al Civ. Della questione sono stati investiti i ministeri vigilanti (Lavoro ed

Economia). Il Civ, inoltre, con una decisione senza precedenti, ricorrerà al Tar per chiedere l'annullamento

del «Regolamento di organizzazione» varato dal presidente. A complicare la situazione è lo stato di

fibrillazione di tutta la dirigenza Inps che, secondo la riorganizzazione targata Boeri, vedrebbe entro l'anno

decadere tutti gli incarichi, che poi verrebbero riassegnati dopo una selezione delle candidature affidata a

una commissione di tre esperti esterni appena nominata dallo stesso Boeri, anche qui in dissenso da Cioffi.

Si rischia un contenzioso diffuso mentre secondo diversi dirigenti, membri del Civ e del collegio dei sindaci

c'è un preoccupante calo delle performance dell'istituto. Parliamo di un ente che, dopo l'unificazione con

Inpdap ed Enpals, gestisce le pensioni e le prestazioni assistenziali di tutti gli italiani e che ogni anno

amministra spese superiori a 400 miliardi di euro (un quarto del prodotto interno lordo) e ha 29mila

dipendenti.

Ma come si è arrivati a questo punto? Boeri, 58 anni, economista della Bocconi, diventa il 24 gennaio 2014

presidente dell'Inps, per volontà di Matteo Renzi, che gli affida il compito di rilanciare l'ente. Boeri sceglie,

nel febbraio 2015, un direttore generale esterno, Massimo Cioffi, 55 anni, già responsabile del personale in

Enel. I due lavorano senza problemi per un anno e mettono a punto «in pieno accordo» la riorganizzazione

interna, che lo stesso Cioffi annuncia al Corriere il 23 gennaio 2016. Uno shock per i 48 direttori e i 450

dirigenti. Cioffi spiega che il piano ridurrà a 10 i direttori centrali «a mio riporto» mentre per tutti scatterà il

ricambio: basta con i dirigenti a vita.

Passano però tre settimane e, il 17 febbraio, lo stesso Cioffi è costretto, sempre «in pieno accordo con il

presidente», ad autosospendersi perché indagato dalla procura di Nocera per abuso d'ufficio nell'ambito di

una vecchia ispezione Inps in Enel che aveva portato l'istituto a contestare mancati versamenti di contributi

per 40 milioni di euro da parte del gruppo elettrico nel quale Cioffi era stato appunto capo del personale.

Non c'era solo l'indagine a consigliare l'uscita dall'Inps, ma anche il palese conflitto d'interessi. Tanto è vero

che tutti, a partire da Boeri, avevano interpretato l'autosospensione come l'anticamera delle dimissioni.

Invece, passa meno di un mese e mezzo e, alla fine dello scorso marzo, Cioffi rientra nel suo ufficio. Da

quel momento il rapporto con Boeri si rompe.

Il 30 giugno Boeri, con una sua Determinazione (la numero 89), vara un Regolamento di organizzazione

che modifica l'assetto dei poteri interni, su diversi punti in modo difforme dalla proposta del direttore, in

particolare prevedendo una posizione di supremazia del presidente nella scelta e gestione dei dirigenti. Su

questo punto e su altri il Regolamento viene dichiarato illegittimo dal collegio dei sindaci in un «parere

negativo» del 5 luglio. Il 27 luglio il Civ va oltre e all'unanimità chiede a Boeri di ritirare il provvedimento,

minacciando in caso contrario il ricorso al Tar. Che è stato deciso proprio pochi giorni fa.

Ma Boeri va avanti. Il 28 luglio vara l'«Ordinamento delle Funzioni centrali e territoriali», che prevede,

«entro il 31 dicembre 2016», la decadenza di tutti i dirigenti e l'apertura delle procedure di selezione per i

nuovi incarichi. L'8 settembre il presidente nomina la commissione di tre esperti che dovrà esaminare le

candidature e selezionare le rose di nomi da proporre per ciascun incarico. Cioffi avrebbe dovuto indicare

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uno dei tre esperti ma ha rinunciato e quindi tutti sono stati scelti da Boeri. Si tratta di Bruno Dente

(Politecnico di Milano); Gianfranco D'Alessio (Roma tre) e Silvia Giannini, economista, già vicesindaco di

Bologna. I malumori aumentano. Il segretario dei pensionati Cgil, Ivan Pedretti, definisce Boeri «inadatto a

ricoprire questo ruolo». Infastidiscono il sindacato anche le ultime bordate dell'economista contro le ipotesi

che Cgil, Cisl e Uil stanno discutendo col governo, dall'Ape (anticipo pensionistico) alla quattordicesima per

le pensioni basse. Boeri, del resto, da molto tempo rappresenta una spina nel fianco del governo,

continuamente criticato perché non accoglie le proposte dello stesso presidente dell'Inps in materia di

pensioni e assistenza (dal ricalcolo contributivo al contrasto della povertà). Più d'uno, nel palazzone Inps

dell'Eur, riservatamente, dice: «Se continua così si va dritti al commissariamento». Boeri ritiene

indispensabile la riorganizzazione interna, rivendica il suo ruolo e ha messo in conto le resistenze dei

dirigenti più refrattari ai cambiamenti. Di certo, anche il governo è responsabile della situazione, perché la

riforma della governance, annunciata fin dal caso Mastrapasqua (2014), non è stata ancora fatta.

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Le uscite dell'Inps d'Arco FUNZIONAMENTO INTERVENTI DIVERSI PENSIONI spesa per assistenza

valori in milioni di euro Fonte: Inps SPESE CORRENTI INVESTIMENTI PARTITE DI GIRO ONERI

COMUNI TOTALE SPESE di cui: di cui: Variazioni % 2.466 2014 2015 318.427 314 312 268.817 25.303

321.207 8.601 60.381 40.793 430.982 2.329 322.204 273.074 25.555 1,13 -13,08 3,84 -56,30 -4,21

324.845 7.476 62.700 17.826 412.847 -5,56 -0,64 1,19 1,58 1,00 TRATTAMENTI DI QUIESCENZA,

INTEGRATIVI E SOSTITUTIVI

La vicendaScontro al vertice all'interno dell'Inps tra il presidente Tito Boeri e il direttore generale Massimo Cioffi Lo

scontro riguarda l'assetto di potere e coinvolge anche il Consiglio di indirizzo e vigilanza, composto da

rappresentanti dei sindacati e delle imprese, e il collegio dei sindaci Il nodo della vicenda è la ri-

organizzazione portata avanti da Boeri che, a chi lo contrasta, pare un tentativo di volersi arrogare poteri

che le norme assegnano a direttore generale e Civ

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 20/09/2016 20

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La Lente La rivoluzione del collocamento che il sindacato non vuole subire Rita Querzé «Ma allora questi 10 mila profili che entreranno per primi nel portale del nuovo collocamento da dove

dovrebbero uscire? Il governo intende estrarli a sorte?». La provocazione viene dalla Cisl - in particolare dal

suo segretario con delega sulla contrattazione, Gigi Petteni - e finisce dritta all'indirizzo della Anpal,

l'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro. Il presidente della neonata agenzia, Maurizio Del

Conte, ha spiegato domenica al Corrier e che a breve (forse già da novembre) ai vecchi uffici di

collocamento sarà assegnato un punteggio «guadagnato» in base alla capacità di trovare davvero un

lavoro a chi è disoccupato. E fin qui tutto okey. È quando Del Conte anticipa che da fine anno il nuovo

sistema potrebbe partire coinvolgendo per cominciare 10 mila persone che la il sindacato di via Po storce il

naso. Non sul merito, in realtà. Ma sul metodo. Forte del coinvolgimento su numerosi tavoli, a partire dalle

pensioni, di fatto la Cisl rivendica una maggiore condivisione anche su quella che sulla carta ha i tratti di

una vera e propria rivoluzione in materia di politiche attive del lavoro. Negli anni un cambio di passo rispetto

a un collocamento che (quando va bene) colloca il 5% di chi trova lavoro è stato annunciato a più riprese.

Ma questa potrebbe essere la volta buona. E il sindacato vuole entrare della partita.

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 20/09/2016 21

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L'intervista «Industria 4.0 e più digitale, la chiave per la competitività» Tronchetti Provera: tecnologia e scienza essenziali per le aziende Massimo Sideri «La crescita è un tema di qualità nell'uso delle risorse. Se non si costruisce un sistema di priorità per la

trasformazione del Paese, non c'è un numero che sia indicativo di un successo potenziale. Il successo lo si

ha se si utilizzano le risorse nella direzione giusta». Marco Tronchetti Provera, presidente della Fondazione

Silvio Tronchetti Provera e vicepresidente esecutivo della Pirelli, anticipa i temi oggetto della Conferenza

mondiale The future of Science che da dopodomani riunirà per tre giorni i protagonisti dell'innovazione a

Venezia, dal sociologo Derrick de Kerckhove all'architetto dell'Mit di Boston, Carlo Ratti e a Gary King di

Harvard. L'evento che quest'anno si occuperà di «Rivoluzione digitale: cosa sta cambiando per l'umanità?»

è promosso, oltre che dalla stessa Fondazione Tronchetti Provera, dalle Fondazioni Umberto Veronesi,

presieduta da Paolo Veronesi, e dalla Giorgio Cini, presieduta da Giovanni Bazoli.

Il mondo scientifico italiano sta dimostrando di essere all'altezza del cambiamento. Proprio in questi giorni il

biotech sta ottenendo riconoscimenti internazionali. Ma il trasferimento tecnologico rimane debole. La

grande industria ha iniziato a parlare in modo più intenso con la scienza?

«Elemento fondamentale per la competitività di un'azienda è proprio il rapporto con lo sviluppo delle

tecnologie e con la scienza. Oggi parlare di Industry 4.0 e digitalizzazione è un tema di tutti i giorni, in Pirelli

e in qualunque azienda voglia essere competitiva. Un uso appropriato della digitalizzazione vale la

competitività e il futuro di un'azienda. Ma questo vale anche per i Paesi, per i singoli cittadini: la capacità di

utilizzo dei dati renderà più o meno avanzata la gestione della Pubblica amministrazione».

In tema di Pubblica amministrazione, vede maggiore attenzione da parte del governo per la digitalizzazione

dei processi contro gli eccessi della burocrazia?

«L'Italia vede il ritardo che è già una cosa importante: prima di fare occorre capire dove si è. Manca ancora

una raccolta di informazioni a livello locale e nazionale che faccia capire dove siamo, dove dobbiamo

andare, dove andiamo bene e dove andiamo male».

Si parla spesso della scomparsa di molte professioni attuali a causa dei robot e delle sfide dell'intelligenza

artificiale. La formazione gioca un ruolo fondamentale di indirizzo verso le nuove generazioni. Cosa ne

pensa?

«Quelli che oggi hanno la possibilità di formarsi in modo adeguato hanno un futuro diverso da quello che

hanno avuto le ultime generazioni. Il futuro si basa su una capacità di utilizzare tutta la conoscenza

scientifica all'interno delle diverse aree della società. È un mondo nuovo. In Italia abbiamo un ritardo

competitivo: abbiamo perso molto, ma possiamo ricominciare da capo».

Dunque lei rimane un ottimista sullo sviluppo delle tecnologie e l'impatto sull'occupazione?

« Ci sono anche molti aspetti inquietanti nello sviluppo dell'intelligenza artificiale e potremmo passare ore a

discutere sulle negatività. Ma se utilizziamo bene gli aspetti positivi potremo fare un salto di qualità della

vita e di competizione incredibile».

Tornando su un tema più generale, mi sembra che in Italia spesso il digitale sia utilizzato più per tagliare i

costi, una sorta di digital review, che per la crescita.

«Il digitale come lo vediamo svilupparsi nel mondo è uno strumento di competitività che non si basa sulla

riduzione brutale dei costi. Si basa sul rendere più efficiente un sistema. Tutte le diverse attività di una

società complessa di basano sulle informazioni provenienti da dati storici e statistici. Se noi guardiamo al

domani, lavoreremo su dati prospettici. Tutto il passato è sintetizzato in una prospettiva di informazioni che

permettono di costruire il futuro».

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L'eventoLa Conferenza mondiale «The Future of Science», a Venezia dal 22 al 24 settembre, è promossa dalle 3

fondazioni, Umberto Veronesi,Giorgio Cini e Silvio Tronchetti Provera (presieduta da Marco Tronchetti

Provera, foto ). 28 12 Ecommerce L'Italia è 28esima tra i Paesi dell'Unione Europea se si considera la

percentuale di persone che utilizzano il commercio elettronico (un cittadino su cinque). La diffusione della

banda ultralarga dovrebbe favorire un maggiore accesso a questo canale, anche se in generale i Paesi

mediterranei continuano ad amare i negozi. Utilizzo della Pa digitale Percentuale di cittadini italiani che ha

usato Internet, negli ultimi dodici mesi, per dialogare con la Pubblica amministrazione in maniera attiva,

secondo il rapporto dell'Unione Europea sull'avanzamento verso gli obiettivi dell'Agenda digitale 2020. Il

numero di servizi della Pa online è invece molto alto, sopra la media europea Classifiche

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ASSEMBLEE Udine, priorità al rilancio della questione industriale Barbara Ganz Dall'assemblea degli imprenditori di Udineè emerso ieri un chiaro segnale: la strategicità della questione

industriale. L'esortazione del presidente nazionale di Confindustria Vincenzo Boccia: «Territorio

straordinario nelle emergenze, ora serve uno scatto per la crescita». pagina 11 UDINE Prima le fabbriche,

poi le case: l'intuizione alla base di quello che è diventato il "modello Friuli", e oggi può essere di aiuto e di

esempio. Qui la ricostruzione produttiva iniziò subito dopo le prime scosse del maggio 1976, dando priorità

assoluta al riavvio dei settori produttivi, anche per evitare fenomeni di spopolamento o nuove emigrazioni.

"Quaranta" è il titolo dell'assemblea degli industriali di Udine: «Il 19 settembre di 40 anni fa- ricorda il

presidente Matteo Tonon - aveva visto la prima notte senza scosse dopo il sisma che aveva rigettato nello

sconforto la popolazione. Allora le aziende sono state capaci di diventare i primi centri nei quali la vita

potevae doveva andare avanti». E il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, intervenuto

all'assemblea ha usato il ricordo del terremoto del Friuli come esempio: «Paese e territorio straordinari nelle

emergenze» ha detto riferendosi al sismae alle immagini che lo hanno commosso: «Ora questo Paese

deve fare i conti con le sue potenzialità e fare uno scatto per costruire un progetto di crescita». Riferendosi

al sistema produttivo locale, Boccia ha sottolineato come «questa Regione sia in linea su una grande

priorità cheè la questione industriale. Proprio ieri ho letto un'intervista della presidente Serracchiani, che

pone l'importanza e la strategicità della questione industriale in Italia e in Friuli Venezia Giulia. Mi sembra

molto in linea con un'idea che noi possiamo condividere in termini generali». Scorrono le immagini e i

testimoni. Le aziende del gruppo Pittini (lavorazione dell'acciaio) contarono 13 vittime fra i lavoratori, sette

nel turno di lavoro, e la distruzione totale del laminatoio, che tornò in funzione completamente il 1° giugno

1977, ma già a tre mesi dal sisma erano ripartite alcune lavorazioni a freddo. Alla Fantoni, il sisma distrusse

30mila metri quadri di mobilificio: già il 7 giugno 1976 fu riavviata la linea ufficio, e 14 mesi dopo veniva

inaugurato il nuovo stabilimento. Dopo avere toccato un picco nel 2006 e 2007, l'economia di Udine ha

visto una recessione «dalla quale non siamo ancora usciti», sottolinea Tonon, guardando a una stagione di

riforme che si presta a rilanciare una specialità regionale «che qualcuno non ha compreso e qualcuno ha

criticato, ma che può dare il proprio contributo al Paese, rifuggendo da qualunque logica di contributi a

pioggia». Una specialità "intelligente", che ha dato vita a provvedimenti mirati come il Rilancimpresa a

livello regionale: certo, «ogni ragionamento di sviluppo non può prescindere da un ecosistema favorevole

alla creazione di valore e all'insediamento industriale». Un tema ancora aperto, a fronte di opere - il

riferimento è all'elettrodotto Redipuglia­Udine Ovest, avviato dopo anni di procedure per un investimento

superiore agli 80 milioni, e poi nuovamente bloccato dai ricorsi - attese da anni. Questioni aperte, ma che

non allontanano la lezione della ricostruzione e «la certezza che, se non avremmo potuto ritrovare in tutto e

per tutto gli aspetti familiari dei paesi distrutti, almeno avremmo potuto puntare a un miglioramento della

situazione economico e sociale precedente», afferma Tonon. Esistono similitudini fra il sisma del Friuli e il

terremoto economico degli ultimi otto anni, spiega il vicepresidente del Fvg, Sergio Bolzonello, in

rappresentanza della Regione mentre la presidente Debora Serracchiani è ad Amatrice a consegnare i

moduli abitativi donati dalla Danieli agli allevatori del Centro Italia, perché possano restare accanto alle

proprie attività: «In primo luogo una ricostruzione che non ci riporterà mai a come eravamo prima; secondo,

la necessità di evitare per il futuro tutte le circostanze che hanno causato i problemi; infine, l'esigenza di un

lavoro collettivo. Non ha nemmeno senso confrontarci a prima del 2008, le serie storiche ci restituiscono un

macigno: ma il paradigma di riferimento è cambiato». E Claudio De Vincenti, sottosegretario alla

presidenza del Consiglio, elogia «l'esempio di solidarietà partito da questa regione, da cui abbiamo preso

spunto anche per la governance successiva al terremoto di Amatrice, con la nomina di un commissario e

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un dialogo continuo fra soggetti». Da Udine Vincenzo Boccia manda anche una risposta al presidente della

Bundesbank Jens Weidmann, che aveva parlato di un eccesso di flessibilità concessa all'Italia: «Non ne

abbiamo abusato, l'abbiamo usata e se altri lo avessero fatto staremmo tutti meglio. Speriamo che le regole

che ci chiedono di rispettare siano rispettate in termini di reciprocità anche negli altri Paesi. Ricordiamo che

abbiamo bisogno di crescita, ed esiste il rischio che un eccesso di stabilità porti a non guardare la

precondizione necessaria alla stabilità stessa, cheè la crescita». Quanto al futuro, «Confindustria chiede

alla legge di Stabilità tre cose per avviare un ciclo virtuoso: più produttività con la detassazione dei premi di

produzione, che caratterizzano le aziende con i salari più alti e più innovative; più investimenti privati e una

finanza per l'industria che premi chi fa aumenti di capitale».

Foto: SIMONE FERRARO/ AG PETRUSSI Imprenditori. Il presidente degli industriali di Udine, Andrea

Tonon (al centro), con il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia (a destra nella foto)

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La ripresa difficile VERSO LA MANOVRA La nuova platea della mensilità aggiuntiva Ai pensionati conassegno tra 750 e mille euro il 70% delle risorse per l'una tantum annuale Domani il tavolo governo-sindacati Definiti i capitoli "usuranti" e ricongiunzioni Fino a 600 milioni per le uscite dei «minori» Pensioni, bonus certo ai precoci under 16 Settecento milioni per le 14esime: il 30% a quelle in essere - Alla "no tax area" 260 milioni Davide Colombo Marco Rogari ROMA A ventiquattr'ore dal nuovo round governo­sindacati si definisce il perimetro dei "bonus" per i

pensionati. A disposizione ci sarà complessivamente un miliardo così suddiviso: 260 milioni per

l'allineamento della "no tax area" a quella dei lavoratori dipendenti e 700 milioni per le 14esime. Con

un'ulteriore ripartizione di quest'ultima cifra: il 30% servirà per aumentare l'assegno extra già percepito in

luglio da 2,1 milioni di pensionati che arrivano a 750 euro (1,5 volte il minimo) mentre il restante 70% andrà

a coprire l'estensione dell'assegno a circa 1,2 milioni di pensionati che ricevono un trattamento standard

compreso tra i 750 e i mille euro (due volte il minimo). E si affina anche il meccanismo per riconoscere un

ritiro anticipato ai lavoratori precoci, anche se le ipotesi in campo restano diverse. Secondo le ultime

indiscrezioni trapelate da fonti tecniche verrebbe riconosciuto un bonus contributivo ai lavoratori che hanno

iniziato a versare contributi prima dei 16 anni. È ancora incerto il paletto minimo sui mesi necessari per

essere riconosciuti (forse almeno 3 mesi) come beneficiari di questo bonus che consentirebbe di

raggiungere i 41 anni e 10 mesi di contribuzione totale dal 2017, in modo tale da garantire l'anticipo con un

anno di sconto sugli altri lavoratori. La dote per questa misura oscillerebbe attorno ai 600 milioni di euro per

il primo anno e garantirebbe un flusso di uscite tra i 25 e i 30mila lavoratori l'anno. Quello dei precoci resta

uno degli ultimi nodi da sciogliere in un confronto tra governo e sindacati ormai giunto alle battute finali e

sul quale, al netto delle cautele della Cgil, un'intesa quantomeno di massima sembrerebbea portata di

mano. Non sono da escludere ulteriori momenti di confronto dopo il tavolo di domani, anche alla luce del

nuovo quadro programmatico che conterrà la Nota di aggiornamento del Def. E in questa prospettiva vale

segnalare che componenti come la Uil e la Cisl vedrebbero di buon grado un'intesa sottoscritta come un

vero e proprio protocollo in modo da "blindare" i contenuti dal rischio di modifiche parlamentari. In via di

chiusura sono altri due capitoli del "pacchetto previdenza", che continua ad avere come misura­madre l'Ape.

Il primo riguarda la semplificazione delle regole per l'anticipo dei lavoratori impegnati in attività usuranti:

verrebbe eliminato l'obbligo che prevede che anche l'ultimo anno di lavoro prima della pensione sia

"usurante" e si starebbe valutando il passaggio dal regime attuale (7 anni su 10 in attività faticose per

essere riconosciuti)a una partizione della vita lavorativa in due periodi minimi: 50% usurantee 50% non

usurante. Anche in questo caso senza l'obbligo che anche l'ultimo anno sia "faticoso". Il secondo capitolo

riguarda invece la possibilità di cumulo gratuito di periodi contributivi effettuati su gestioni diverse. In questo

caso la conferma è sul fatto che la gratuità vale per raggiungere sia i requisiti di anzianità sia quelli di

vecchiaia e viene cancellato il divieto di ricongiunzione a chi ha superato i 20 anni di versamenti in una sola

gestione. Ognuna delle due e misure attiverebbero circa 100 milioni di maggiore spesa l'anno, con la

seconda destinataa crescere di più negli anni a venire.

Quattordicesima, la platea attuale e l'allargamento allo studio

Pensionati cui viene erogata la 14a mensilità e nell' ipotesi di estensione della platea

Importo 14a

Totale

2.127.0001.150.000 336 ¤ 504 ¤ 420 ¤ 640.000 409.000 1.078.000 261.000 412.000 477.000 Oltre 25 anni di

contributi Fino a 25 anni di contributi Oltre 25 anni di contributi Fino a 25 anni di contributi LA PLATEA

ATTUALE Totale nuovi beneficiari Fino a 15 anni di contributi IPOTESI DI ESTENSIONE Fino a 15 anni di

contributi Fino 1,5 volte il trattamento minimo Fonte: elaborazione Servizio politiche previdenziali Uil su dati

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Inps Tra 1,5 e 2 volte il trattamento minimo (fino a 1.000 euro)

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Lo scenario. Manifestazione di interesse con Cdp e Anima ­ Già al lavoro al nuovo piano Cordata Poste prepara il polo italiano Laura Serafini Poste Italiane, Cassa depositi e prestiti e Anima entrano ufficialmente nella partita per la conquista di

Pioneer. Il polo italiano che farà capo, almeno come quota di riferimento azionaria alla Cassa depositi e

prestiti, ha presentato ieri una manifestazione di interesse a rilevare il 100 per cento del capitale della

società dell'asset management messa in vendita da Unicredit. Si tratta di un primo step necessario a

entrare in gioco. Niente quantificazioni economiche al momento, nè altri dettagli relative all'operazione che i

partner intendono costruire. Improbabile che i tre abbiano già indicato i particolari di come intedono

procedere all'acquisizione, e che quindi abbia già preso forma l'eventuale veicolo che materialmente

potrebbe acquistare Pioneer. Tutto questo po­ trà eventualmente cominciare a essere formalizzato in sede

di offerte non vincolanti, che probabilmente dovranno essere presentate entro la prima metà di ottobre.

Quel che è certo che i tre partner stanno già lavorando al piano industriale del nuovo polo del risparmio

gestito che potrebbe essere realizzato con l'acquisizione di Pioneer.u pagina 31 pPoste Italiane, Cassa

depositi e prestiti e Anima entrano ufficialmente nella partita per la conquista di Pioneer. Il polo italiano che

farà capo, almeno come quota di riferimento azionaria, alla Cassa depositi e prestiti, ha presentato ieri una

manifestazione di interesse a rilevare il 100 per cento del capitale della società dell'asset management

messa in vendita da Unicredit. Si tratta di un primo step necessario a entrare in gioco. Niente

quantificazioni economiche al momento, nè altri dettagli relativi all'operazione che i partner intendono

costruire. Improbabile chei tre abbiano già indicato i particolari di come intendono procedere

all'acquisizione, e che quindi abbia già preso forma l'eventuale veicolo che materialmente potrebbe

acquistare Pioneer. Tutto questo potrà eventualmente cominciare a essere formalizzato in sede di offerte

non vincolanti, che probabilmente dovranno essere presentate entro la prima metà di ottobre. Quel che è

certo che i tre partner stanno già lavorando al piano industriale del nuovo polo del risparmio ge­ stito che

potrebbe essere realizzato con l'acquisizione di Pioneer. Il progetto al quale si starebbe lavorando prevede

la costituzione di una società veicolo, la cui maggioranza è affidata a Poste Italiane mentre Cdp

manterrebbe una quota di minoranza come partner puramente finanziario (anche se avrebbe diritto a

esprimere consiglieri di amministrazione). Anima sarebbe invece il partner che porta in dote il know­how

sulla gestione dei prodotti. Sia Poste che Cdp sarebbero impegnate a capitalizzare il veicolo con equity

(non è chiaro se anche Anima metterebbe la sua quota cash) anche se la gran parte del finanziamento

dell'acquisizione avverrebbe attraverso debito da caricare sul veicolo. Il piano prevede la successiva messa

a fattor comune, presumibilmente con una fusione, delle attività di Pioneer e di Anima con l'obiettivo di dare

vita a un polo da circa 300 miliardi di asset gestiti, diventando il terzo player italiano dopo Generali e

Eurizon, la cui governance sarebbe suddivisa tra Poste, Cdp e i soci di Anima. Per quanto riguarda

l'impegno finanziario dell'operazione, la società dei recapiti avrebbe comunque anche da sola ampi margini

per finanziare l'operazione sia con debito che con cassa: la posizione finanziaria è positiva per un miliardo,

mentre la cassa generata è pari a 500­600 milioni. Ha capienza per aumentare eventualmente

l'indebitamento fino a 3 miliardi, cosa che ovviamente non farà sia perchè ha disponibilità liquide sia perchè

ci sono altri partner in cordata. Va tenuto presente, comunque, che quest'anno la società guidata da

Francesco Caio ha già preso un impegno di spesa per acquisizioni pari a circa 300 milioni per rilevare il

15% della società dei pagamenti digitali Sia da Cdp. L'obiettivo principale per Poste Italiane è quello di

replicare su scala più ampia l'opera­ zione fatta con Anima: e cioè creare prodotti su misura per la clientela

di Poste. L'interesse di Cdp a entrare direttamente in partita, rilevando una quota del capitale di Pioneer e

condividendo la governance, punta a individuare nuovi investimenti che aumentino i rendimenti del capitale

investito, visto che ormai la raccolta postale in un'era di tassi zero ha ben poco da inventarsi per avere più

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appeal. Ma la Cassa ha anche la necessità di diversificare il portafoglio delle partecipazioni, oggi molto

concentrato in asset industriali e infrastrutturali, in altri comparti. La procedura di gara avviata da Unicredit

per la cessione di Pioneer dovrebbe protrarsi per almeno un paio di mesi. La conclusione, quantomeno in

termini di aggiudicazione dell'operazione e di definizione di un prezzo di vendita, è attesa prima della fine

dell'anno.

L'INTEGRAZIONE

Una società veicolo con Poste in maggioranza, Cdp socio finanziario e Anima partner che porta indote il know­how sulla gestione dei prodottiPoste italiane 19/08 6,220 6,115 19/09

Andamento del titolo a Milano

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Riassetti. Il ceo Morelli si insedia al vertice ­ Cda ordinario fissato per il 26 settembre Mps, slitta il varo del piano industriale L.D. Marco Morelli si prende qualche settimana per mettere a punto il nuovo piano industriale di Mps. E così,

come previsto, il primo Cda che vedrà il nuovo amministratore delegato all'opera ­ fissato per il 26 settembre

­ sarà un board ordinario. Nessun vertice straordinario, insomma, che sarà invece convocato nelle settimane

successive. Il piano industriale di Banca Mps, a cui sta lavorando l'advisor McKinsey, doveva es­ sere

varato entro fine mese, secondo i piani dell'ex amministratore delegato Fabrizio Viola. L'uscita anticipata

dal banchiere, unita a quella del dimissionario presidente Massimo Tononi (che resterà però in sella fino

alla prossima assemblea), sono i segnali di un cambio nella road map della banca, che oggi si trova alle

prese con il deconsolidamento di oltre9 miliardi di sofferenze nette e il coincidente aumento di capita­ le da

circa 5 miliardi di euro concordato con la Bce. Compito di Morelli, manager che arriva dai vertici di Bofa

Merrill Lynch e con un passato anche al timone della Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, è quello di

convincere gli investitori a impegnarsi nella ricapitalizzazione di una banca che vale oramai quasi un

decimo (circa 580 milioni di euro) dell'iniezione di capitale richiesta. Tra le sfide del nuovo a.d. nona caso

c'è quella di rivedere il perimetro della ripatrimonializzazione, che potrebbe scendere a 2­3 miliardi, e

potrebbe prevedere la conversione dei bond subordinati in mano agli investitori istituzionali. Oggi Morelli si

insedierà ufficialmente a Rocca Salimbeni, a Siena. Fra gli appuntamenti in programma, un incontro con i

sindacati, alle 14.

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IL PUNTO Crollano i nuovi contratti stabili Volano i voucher Non c'è più l'effettoincentivi Per gli ultimi dati dell'Inps calo del 33% delle assunzioni a tempo indeterminato VALENTINA CONTE ROMA. Assunzioni stabili scivolate di un terzo (-33%).

Anche peggio le stabilizzazioni (-36%). E i nuovi contratti a tempo indeterminato, al netto delle cessazioni,

letteralmente crollati (-84%). Mentre i voucher volano: 84 milioni di ticket venduti (+36%). Un quadro che si

consolida, quello fornito dall'Inps e relativo ai primi sette mesi dell'anno nel confronto col precedente.

L'effetto incentivi - ormai asciugati rispetto allo sconto pieno del 2015 - si riflette sempre meno nelle scelte

delle aziende. Chi assume guarda sempre più a contratti brevi o brevissimi e meno costosi possibile, a

danno di quello a tutele crescenti, introdotto dal Jobs Act.

Logica valutazione in un Paese a crescita zero, produttività declinante, esportazioni in picchiata.

Stridono certo, questi numeri Inps da profondo rosso con gli altri Istat diffusi solo qualche giorno fa,

celebrati con passione dal governo. In realtà nessuna contraddizione.

L'Istituto di statistica conta i posti creati (le teste), l'Inps ne racconta la tipologia (i contratti). L'occupazione

c'è, ma la sua qualità sta peggiorando: meno tempo indeterminato (dal picco del dicembre 2015,

allorquando il 67% delle nuove assunzioni era stabile, siamo ora al 26%), più rapporti a tempo.

Il dato Inps del solo mese di luglio è illuminante. I nuovi contratti creati, al netto delle cessazioni

(licenziamenti e dimissioni), sono appena 87.

Meno di cento, dai quasi 50 mila dell'anno passato (-99%) e gli oltre 5 mila del 2014, senza incentivi di

sorta.

Mentre i nuovi contratti precari (a termine, apprendistato, stagionali) superano i 127 mila (+16%).

Senza parlare poi dei buoni lavoro, il cui ritmo di crescita si è dimezzato, è vero (da +73% tra 2015 e 2014

a +36% tra 2016 e 2015). Ma in continua ascesa: 22 milioni di ticket in più venduti tra gennaio e luglio di

quest'anno rispetto a quello passato, per un totale di 84 milioni e 350 mila. Record assoluto.

E il governo cosa ne pensa? Non si sa, almeno a giudicare dal numero dei commenti ai dati Inps diffusi

ieri: zero.

Foto: AL GOVERNO Giuliano Poletti, ministro del Lavoro

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"Petrolio, l'Opec può tagliare" Il segretario generale Barkindo: "Vertice a breve, l'importante è mantenere i prezzi stabili Ho parlato conl'Iran, sono pronti a collaborare. Sui limiti all'estrazione asse Russia-sauditi" EUGENIO OCCORSIO ROMA. «Sono ragionevolmente fiducioso sulla possibilità che stavolta si raggiunga davvero un accordo. Ne

discuteremo informalmente ad Algeri, dove si tiene una conferenza di settore fra il 26 e il 28 settembre, e

poi per ratificare la decisione convocherò in tempi che possono essere rapidi un meeting ufficiale

dell'organizzazione». Mohammad Sanusi Barkindo, segretario generale dell'Opec, è ad un passo dal

raggiungere un traguardo che sembrava fuori portata da un'infinità di tempo: un accordo fra i Paesi

produttori di petrolio dell'Opec, anzi ancora di più, allargato a quelli non-Opec, Russia in primis, per ridurre

la produzione, quindi stabilizzare e possibilmente alzare un po' i prezzi del greggio. Ieri, al solo spargersi di

queste voci, i prezzi sono schizzati di quasi un dollaro, fino a 46,75 per il Brent (+2,1%). Barkindo,

nigeriano, laurea alla Southeastern University di Washington e master in business ad Oxford, in carica dal

primo agosto scorso, tre anni di mandato davanti a sé, ne parlerà questa mattina all'Eni nel forum "The

future of Energy" con Claudio Descalzi, Emma Marcegaglia, che dell'Eni sono amministratore delegato e

presidente, Ed Morse (il responsabile di Citigroup per l'energia considerato il maggior esperto americano di

petrolio). Il tutto organizzato da The European House-Ambrosetti. Ieri sera è arrivato a Roma, e nel corso di

una visita per lui organizzata ai Musei Vaticani ci spiega il suo progetto, «anche se mi sembra un po'

imbarazzante parlare di cose così mondane in mezzo alla magnificenza della storia dell'arte».

Perché questa dovrebbe essere la volta buona dopo tanti rifiuti a collaborare da parte ora dell'uno ora

dell'altro dei Paesi Opec? «Le cifre parlano chiaro, e i governanti dell'Opec sono persone ragionevoli in

grado di rendersene conto. Nel mondo ci sono tre miliardi di barili di stock di greggio invenduti: c'è sempre

stato un inventario, ma ora siamo fra i 340 e i 380 milioni al di sopra della media degli ultimi cinque anni.

Una cifra enorme, che tutti sono certi che va ridotta senza esitazione».

L'Iran, solo per fare un esempio, dice che vuole tornare ai livelli pre-sanzioni che erano di 4,5 milioni di

barili al giorno, il doppio di quelli attuali.

Come conciliare le posizioni? «Sono stato recentemente e Teheran a parlare con il presidente Rouhani e il

ministro del petrolio Zanganehn. Sono consci della situazione e mi hanno assicurato che l'Iran,

orgogliosamente fra i fondatori dell'Opec, non farà mancare la sua collaborazione». E il suo Paese, la

Nigeria, anch'esso ha fama di "falco"...

«La Nigeria soffre di tanti problemi che hanno mortificato l'export, ma è un membro leale da sempre

dell'Opec».

La novità forse decisiva, è l'allargamento dell'intesa ai Paesi non-Opec, Russia in testa.

Si va verso questa strada? «Mi sembra un progresso logico. Il presidente Putin si è espresso con

inequivocabile chiarezza in questo senso. E al G20 in Cina sono apparsi affiancati il ministro dell'Energia

saudita al-Falih e quello russo Novak per affermare una cooperazione che parte dalla stabilizzazione del

mercato inclusi limiti all'estrazione.

Serve uno sforzo congiunto dei produttori e anche dei principali utilizzatori del petrolio, per venire a capo

della situazione».

Ma qual è il vostro obiettivo di prezzo? A metà fra la quotazione attuale di meno di 50 e i 100 del 2014?

«Noi preferiamo parlare di obiettivo stabilità. L'Opec ha recentemente modificato il suo focus da una mera

questione di prezzi a un più comprensivo equilibrio fra domanda e offerta che assicuri stabilità. Lo sforzo

maggiore lo deve fare l'offerta, perchè oggi determina il mercato. Quello che danneggia pesantemente i

Paesi produttori sono le oscillazioni nelle quotazioni, le incertezze nelle previsioni e quanto altro mina la

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credibilità degli investimenti. Che sono ad alta densità di capitale, assolutamente cruciali per i Paesi

interessati, in un momento oltretutto in cui l'accesso al credito è altamente competitivo e gli investimenti nel

petrolio sono minacciati dall'aggressiva concorrenza delle fonti rinnovabili».

La super produzione di petrolio Dierenza tra barili estratti e consumati, in milioni al giorno FONTE

EIA proiezione 100 98 96 94 92 90 80 88 84 82 +6 +5 +4 +3 +2 +1 0 -1 -2 -3 2011 2012 2013 2014 2015

2016 2017 Eetto sulle scorte (scala a destra) Produzione mondiale (scala a sinistra) Consumo mondiale

(scala a sinistra) INVENDUTI Ci sono tre miliardi di barili invenduti Vanno ridotti subito QUOTAZIONI Non

c'è un obiettivo fissato, ma serve uno sforzo dei produttori ALLEANZA Il dialogo con Putin e i Paesi non

Opec è un progresso logico INVESTIMENTI Nell'accesso al credito soffriamo la concorrenza delle fonti

rinnovabili

LE TAPPE IL RITORNO DELL'IRAN Dopo l'accordo sul nucleare, a inizio del 2016 l'Iran torna ad esportare

il suo petrolio dopo anni di isolamento: i prezzi collassano INTESA ARABIA-RUSSIA Il 5 settembre Arabia

e Russia, principale produttore non Opec, siglano un'intesa che punta a stabilizzare il prezzo del greggio

L'INCONTRO La prossima settimana i Paesi Opec si vedranno in maniera non ufficiale ad Algeri per

discutere di tetti alla produzione

Foto: SEGRETARIO GENERALE Mohammad Sanusi Barkindo, nigeriano, è segretario generale dell'Opec

dal primo agosto scorso e resterà in carica per tre anni

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A Genova la nautica prova a rialzare la testa Apre oggi il Salone, ma il ministro Calenda avverte i produttori: nessun sostegno finché rimanete divisiL'obiettivo è superare i 115 mila visitatori dello scorso anno e tornare a buoni livelli di crescita Grandi nomicome Baglietto e Ferretti preferiscono però le rassegne concorrenti MASSIMO MINELLA GENOVA. Il Salone Nautico di Genova prova a rialzare la testa nel momento associativo forse peggiore

della sua storia, con gli iscritti che si sono definitivamente separati in due distinte realtà (Ucina e Nautica

Italiana) e il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda che, stanco di questa battaglia, ha

annunciato la sua indisponibilità a sostenere l'evento. Una storia che appare quasi paradossale se si

considera che, dopo sette anni di guai, la nautica tricolore torna per la prima volta a crescere. Il dato del

2015, che sarà ufficialmente reso noto oggi all'apertura della kermesse genovese, parla di un fatturato del

17% in più rispetto all'anno precedente, in cui già si era arrestata la vertiginosa picchiata verso il basso. Si

risale la corrente, insomma, anche se i tempi in cui la nautica correva a due cifre appaiono a una distanza

siderale.

Nel 2008, quando ancora non si iniziava a contabilizzare la crisi, si era arrivati a 6,2 miliardi di fatturato. In

una manciata d'anni si è scesi poco al di sopra dei 2. Lo scorso anno si è risaliti a 2,9 e, secondo le prime

previsioni ancora riservate ma che già circolano a livello associativo, il 2016 vedrà il fatturato scavalcare il

muro dei 3 miliardi. Il merito di questa attesa inversione di tendenza sta in grandissima parte nella

"ripresina" del mercato italiano, che era sceso a pochi punti percentuali del fatturato.

Primi costruttori al mondo di grandi yacht (sopra i 24 metri), con tre cantieri ai primi tre posti (Azimut-

Benetti, Sanlorenzo e Ferretti), gli italiani si confermano insuperabili nella produzione, ma sempre più

residuali nell'acquisto, complici anche una normativa farraginosa, una burocrazia opprimente e l'incrocio di

più forze di polizia nei controlli in mare, invece di una sola come accade negli altri Paesi. «Noi abbiamo

iniziato proprio da qui, da un lavoro di dialogo e di confronto con il governo e le autorità - spiega il

presidente di Ucina, l'associazione che organizza il Salone di Genova attraverso la società I Saloni Nautici -

Nessuno infatti ha mai chiesto e mai chiederà sconti, chi sbaglia va giustamente sanzionato, ma colpire una

categoria e associare il possessore di una barca a un furbetto vuol dire danneggiare un settore e

allontanare chi ama andar per mare, che nel 90 per cento dei casi è composto da possessori di barche al di

sotto dei dieci metri». I risultati di questo confronto non sono tardati ad arrivare, dai nuovi regolamenti al

"bollino blu" di autocertificazione, passando per il leasing nautico e l'Iva ridotta per i marina resort.

«Chiediamo solo di poter giocare ad armi pari con gli altri Paesi, poi non temiamo nessuno» aggiunge la

prima presidente donna dell'associazione di Confindustria che, lo scorso anno, poco dopo la sua elezione,

ha però dovuto patire lo strappo dei grandi cantieri che hanno dato vita a Nautica Italiana. Marchi come

Azimut-Benetti, Ferretti, Baglietto se ne sono andati, portando anche le loro barche nei saloni concorrenti di

questo settembre nautico, Cannes (già concluso) e Montecarlo (in scena a fine mese). La cosa ha davvero

fatto infuriare il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda che già da viceministro aveva fatto i conti

con le prime incrinature associative. Dopo la scissione e l'impossibilità di ricucire lo strappo, almeno per il

momento, Calenda ha perso la pazienza, annunciando nei giorni scorsi che a Genova a partire dal 2017

«non avrebbe più dato un euro». Le diplomazie sono comunque già al lavoro e Calenda dovrebbe

incontrare subito dopo la conclusione della kermesse genovese Ucina e Nautica Italiana per indurli a

individuare, pur restando la divisione associativa, iniziative congiunte tese a sostenere il rilancio del settore.

Che il vento stia effettivamente gonfiando un poco più le vele lo dimostrerà anche questo Salone che scatta

oggi alle 10,30, in anticipo di una decina di giorni sul calendario tradizionale di ottobre, per non entrare in

rotta di collisione con Montecarlo e intercettare una coda del business estivo. Crescerà ancora il numero

delle barche esposte, oltre un migliaio nelle darsene della Fiera, circa ottocento espositori, il 57% dei quali

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 20/09/2016 34

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ha aumentato il suo investimento su Genova, il ritorno di tanti cantieri stranieri, che si erano

progressivamente allontanati da un mercato italiano sempre più ridotto, ma che ora pare tornare

interessante. L'obiettivo è superare i 115 mila visitatori dello scorso anno, nulla a che vedere con i 300 mila

del passato quando Genova era il primo evento al mondo, ma comunque restare i primi nel Mediterraneo e

tornare a vendere barche come un tempo.

La ripresa della nautica Fatturato in miliardi di euro 3,42,92,52,52,4 FONTE UCINA 2012 2013 2014 2015 http://salonenautico.com www.mit.gov.it PER SAPERNE DI PIÙ

Foto: BARCHE IN MOSTRA Il salone di Genova resterà aperto fino al 25 settembre

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 20/09/2016 35

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il caso Renzi attacca Weidmann "Pensi alle banche tedesche" Il Tesoro: noi i piùvirtuosi "Le politiche del rigore hanno provocato il crollo del Pil" ALESSANDRO BARBERA ROMA Il «Weidmann chii?» sibilato alla cronista che chiede conto dell'intervista parla da solo. Il codice diplomatico

di Matteo Renzi risponde ad alcune regole precise: se pensa sia l'ora di difendersi da un attacco, attacca.

Se Pier Carlo Padoan è l'imperturbabilità fatta persona, il premier non ama incassare. Poco importa si tratti

di un oppositore interno (su YouTube circolano ancora molte versioni di quel «Fassina chiii?») o

dell'austero capo della Bundesbank. Appena giunto a New York per l'assemblea generale dell'Onu, Renzi

preferirebbe parlar d'altro. Quando è l'ora di commentare i giudizi di Jens Weidmann sui conti pubblici e sul

debito italiano apparsi su La Stampa è tentato di ignorarli. Ma è solo un attimo. Perché vero è che

Weidmann non riveste ruoli politici, e che la Banca centrale di Francoforte è lontana abbastanza dalla

Cancelleria di Berlino. E però quel tipo di giudizi non lascia indifferenti certi ambienti nordici. La trattativa

con Bruxelles sulla prossima manovra ha preso una brutta piega, dunque meglio parlar chiaro. L'Italia ha

già avuto abbastanza flessibilità? Il debito non scende? Occorre andare avanti con le riforme? «Il

governatore ha già un compito ingrato. A lui va tutta la mia solidarietà perché deve affrontare la grande

questione delle banche tedesche: facciamo il tifo perché ci riesca». Senza farsi tradire dal sorriso, Renzi

insiste sul filo dell'ironia: «Gli diamo un affettuoso abbraccio di buon lavoro» visto che «per qualche decina

di miliardi di crediti deteriorati delle banche italiane ci sono centinaia di miliardi di derivati in quelle

tedesche». Il redde rationem dell'Unione europea è arrivato. Da una parte le ragioni del rigore di chi ha la

forza per attuarlo, dall'altra quelle di chi usa la spesa nel tentativo di rianimare l'economia malata. Qui poco

importa stabilire quanto Renzi abbia usato bene la flessibilità di cui ha goduto finora. Fatto è che dopo

l'illusione di un riavvicinamento, Italia e Germania si ritrovano su due sponde che si allontanano. A bene

vedere, nell'intervista di Weidmann non mancano gli apprezzamenti per il «giusto approccio» del Jobs Act o

la nuova legge elettorale. O ancora il pertugio aperto a favore di un accordo europeo per ristrutturare le

banche, anche attraverso l'uso del Fondo salva-Stati. Il dialogo si complica sempre sullo stesso pregiudizio

reciproco: come conciliare rigore e crescita. Vuoi per il carattere del ministro, vuoi per la delicatezza del

ruolo a Bruxelles, Padoan non sparge benzina sul fuoco della polemica alimentata da Weidmann. Però

sostenere che gli siano piaciute le parole dell'ex pupillo di Angela Merkel sarebbe un eufemismo.

«Figuriamoci se non siamo d'accordo con un percorso di riduzione del deficit e del debito», dicono da via

XX settembre. Ma l'evidenza dice che «politiche concentrate sul solo contenimento della spesa hanno

sortito effetti opposti a quelli dichiarati: hanno provocato il crollo del Pil e l'aumento del debito». Al Tesoro

ricordano i risultati di uno studio pubblicato sul sito a proposito degli sforzi fatti dall'Italia negli ultimi

vent'anni. Ebbene, secondo le stime dei tecnici di Padoan fra il 2009 e il 2015 l'Italia avrebbe mantenuto il

più alto saldo primario (+1,1 per cento) della zona euro. Il saldo primario altro non è che la spesa al netto di

ciò che occorre pagare per onorare gli interessi sul debito: negli stessi anni la Spagna dei miracoli ha

aumentato il disavanzo del 5,6 per cento, la Francia del 2,7. In questa fase - dicono al Tesoro - imporre «un

rigido manuale delle regole, benché necessario per conciliare le esigenze di 28 Paesi e sopperire al deficit

di fiducia recip ro co, non è adatto a governare l'econ o m i a » . C o m e d i m o s t ra «l'uscita degli Stati

Uniti dalla crisi», c'è bisogno di «risposte elastiche e pragmatiche». Il problema è che dopo due anni di

concessioni sul filo delle regole, le munizioni in mano alla Commissione per concedere all'Italia

quell'elasticità non ci sono più. Non è un caso se ieri Renzi si sia appellato alla ragion politica del suo

presidente, Jean Claude Juncker: «Auspico che le speranze del suo ultimo discorso al Parlamento europeo

prevalgano sulle deludenti conclusioni del vertice di Bratislava». In ogni caso l'Italia «sa come fare da

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 20/09/2016 36

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sola». Più che una promessa, una minaccia che potrebbe finire per danneggiare tutti. Twitter @alexbarbera

c

+1,1 per cento Il saldo primario dell'Italia tra il 2009 e il 2015 secondo uno studio del ministero del Tesoro

L'Italia rispetterà le regole europee non perché ce lo chiedono i banchieri ma per i nostri figli Matteo

Renzi Presidente del Consiglio

Ieri su La Stampa "L'Italia ha già abusato della flessibilità E non ha tagliato il debito pubblico" Jens

Weidmann ha attaccato l'Italia: «Il deficit è sceso perché il Paese ha dovuto pagare meno interessi sul

debito».

«Ma il recupero delle Borseè dubbio» La Bri: superato lo choc della Brexit

IL RECORD DI LUGLIO 2016

nI mercati «si sono ripresi rapidamente dallo choc del referendum sulla Brexit» e «negli ultimi mesi le

banche centrali hanno esercitato un'azione tranquillizzante, effettuando ulteriori allentamenti». Lo dice

Claudio Borio, capo del dipartimento monetario ed economico della Bri, commentando il rapporto

trimestrale dell'istituto di Basilea. Tuttavia, «il recente recupero dei mercati ha lasciato sensazioni

ambivalenti: più spinta che traino, più frustrazione che gioia. Ciò spiega perché ci si chieda in modo

assillante sei prezzi del mercato riflettano pienamentei rischia venire. Solo il tempo ci dirà se questi dubbi

erano fondati».

La corsa del debito pubblico2.252miliardi di euro Da: arcvit 2.300 2.200 2.100 2.000 1.900 1.800 1.700 1.600 1.500 2006 2007 2008 2009

2010 Se uscirà dall'Unione, la Gran Bretagna dovrà rinunciare ai diritti del passaporto europeo 2011 2012

Ora: 20:10 19/09/2016 2013 2014 2015 Considero fuori luogo discutere della successione a Mario Draghi a

metà del suo mandato Jens Weidmann Presidente della Bundesbank - LA STAMPA - LA STAMPA Fonte:

Bankitalia Pagina: Economia/eco_manovra-weidmann.pgl VALORE IN MILIARDI DI EURO

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 20/09/2016 37

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CONTINUA LO SCONTRO FISCALE TRA EUROPA E STATI UNITI: STANGATA IN ARRIVO ANCHEPER MCDONALD'S Vestager tira dritto sulle tasse "La multa ad Apple è solo l'inizio" La commissaria negli Usa: non siamo antiamericani. E indaga la francese Gdf MARCO BRESOLIN INVIATO A BRUXELLES I portavoce della Commissione parlano di una «assoluta coincidenza». Ma a molti non è sfuggito il fatto che

proprio nel giorno della sua visita negli Stati Uniti, dove è stata accusata di aver messo nel mirino le società

americane, Margrethe Vestager abbia avviato un'indagine per presunti favori fiscali in Lussemburgo a

beneficio di Gdf Suez Group, dunque un'azienda francese. Ieri la commissaria alla Concorrenza è infatti

volata a Washington, dove in serata ha incontrato il segretario al Tesoro Usa Jack Lew (oltre alla

presidente della Federal Trade Commission, Edith Ramirez). Proprio lui aveva definito «sproporzionata»

l'ultima indagine Ue, che ha imposto ad Apple di pagare 13 miliardi di euro (più interessi) di imposte

arretrate al governo irlandese. Per smentire le accuse di «accanimento» antiamericano, Vestager ha tirato

fuori dal cassetto l'ultima indagine, a cui ha fatto esplicito riferimento durante una conferenza stampa.

Come dire: vedete che noi perseguiamo tutte le società, non solo quelle americane? La Commissaria ha

poi risposto alla lettera della Business Roundtable, l'associazione che riunisce gli amministratori delle più

importanti aziende Usa, che con una lettera-appello aveva chiesto di ribaltare la decisione su Apple:

«Troppo tardi, la decisione è già stata presa». Fuori dall'agenda, invece, il caso Deutsche Bank: «Non ho

intenzione di sollevarlo», aveva annunciato Vestager, riferendosi alla proposta fatta dal dipartimento

americano di Giustizia al gruppo tedesco di patteggiare con una multa di 14 miliardi per chiudere lo

scandalo dei mutui subprime. Proposta che è stata rifiutata. Il «faro» acceso ieri dall'antitrust europeo

riguarda l'accordo stretto nel 2008 dal governo lussemburghese con il colosso francese dell'energia Gdf

Suez (che ora si chiama Engie). Le t ransazioni finanziarie t ra quattro filiali del gruppo, con sede in

Lussemburgo, avrebbero goduto di un trattamento fiscale di favore. Le società trasferivano infatti i rispettivi

profitti tra di loro attraverso prestiti convertibili in azioni a interessi zero per il prestatore. Questo permetteva

a entrambe di dedurre fiscalmente la transazione: per una in quanto la somma era considerata un prestito,

per l'altra in quanto investimento in azioni. Per la Commissione si tratta di «una doppia non-tassazione sui

profitti». Per il governo lussemburghese non c'è stato alcun «trattamento fiscale di favo re», mentre il

gruppo ha fatto sapere di aver preso atto dell'indagine si è detto pronto a cooperare con la Commissione

per rispondere a tutte le domande. Difficile quantificare oggi l'entità del possibile «guadagno». Mentre

invece sembra delinearsi l'entità della stangata in arrivo su McDonald's, su cui Bruxelles indaga sempre per

sconti fiscali trasformati in aiuti di Stato illegittimi in Lussemburgo: secondo il Financial Times l'importo delle

imposte dovute e non versate ammonterebbe intorno ai 500 milioni di dollari, frutto di una imposizione

fiscale effettiva dell'1,49% su 1,8 miliardi di profitti realizzati dal 2009. c

Foto: Margrethe Vestager fotografa i giornalisti durante la conferenza stampa negli Usa con il suo i­phone

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 20/09/2016 38

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SCENARIO PMI

3 articoli

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- IRAN ALBULA ADVISORS INTERNAZIONALIZZAZIONE D'IMPRESA IN MEDIO ORIENTE ALBULAADVISORS SCOMMETTE SULL'IRAN Albula Advisors è una "boutique consulting firm" con sede a Lugano e uffici a Dubai e Tehran, specializzata

nella consulenza aziendale nell'area del Medio Oriente. Da quando è stata annunciata la fine delle sanzioni

internazionali, che ha portato alla sottoscrizione dell'accordo sul nucleare (Joint Comprehensive Plan of

Action, JCPOA), il peso preponderante dell'attività della società si è spostato sull'Iran, mercato sul quale

Albula Advisors scommette per il futuro. Abbiamo intervistato il fondatore e CEO Andrea Artioli per capire

come approcciare questo importante mercato che torna ad aprirsi dopo alcuni decenni di isolamento. Dottor

Artioli ci può raccontare com'è nata la vostra presenza in Iran? Personalmente sono sempre alla ricerca di

opportunità e dunque presto particolare attenzione ai segnali di cambiamento. In questo senso, quando

l'anno scorso è stata annunciata l'intesa per porre fine alle sanzioni internazionali, ho preso il primo aereo

per Tehran e ho effettuato un viaggio esplorativo nella capitale iraniana alla ricerca di informazioni e

soprattutto di contatti professionali. Una volta rientrato alla base, il caso ha voluto che mi imbattessi subito

in un'azienda italiana con un problema di fornitura su un importante cantiere di Tehran. Grazie ad una

partnership siglata in occasione del mio viaggio, siamo riusciti a risolvere il problema del nostro cliente, con

grande soddisfazione sua e ovviamente anche nostra. In termini calcistici, è stato per noi come segnare un

gol al primo minuto della partita! Quindi strada in discesa, con una prima referenza prestigiosa che ci ha

permesso di acquisire ulteriori clienti e di sviluppare la nostra attività sul mercato iraniano, arrivando a

realizzare una presenza stabile a Tehran insieme ai nostri partner locali. Qual è secondo Lei l'approccio

corretto con cui interfacciarsi con l'Iran? Innanzitutto è necessario sganciarsi dai comuni clichés che

tratteggiano a tinte fosche questo Paese. Chi si reca in Iran, oltre ad ammirarne le bellezze artistiche e

archeologiche, si renderà conto dell'ottimo livello socio-culturale della popolazione nonché dell'elevato

livello di sicurezza. Le persone sono generalmente molto disponibili e aperte verso gli stranieri, anche se

mantengono una certa dose di diffidenza. Pertanto, è di centrale importanza costruire una relazione di

fiducia con le controparti iraniane. Ovviamente questo processo richiede tempo, viaggi e soprattutto

dimostrazioni fattive, in primis rispettare gli accordi e mantenere la parola data. Inoltre andranno rispettate

le usanze locali: non dimentichiamo che l'Iran è una repubblica islamica dove la religione riveste un ruolo

centrale nella politica quanto nel business e nella vita di tutti i giorni. Quali sono i requisiti che devono avere

le aziende che vogliono entrare sul mercato iraniano? In generale, direi che il requisito principale che

un'azienda italiana o europea deve avere è quello di disporre di un prodotto ad alto valore aggiunto,

possibilmente con un vantaggio competitivo di natura tecnologica. L'Iran, a differenza di altri paesi dell'area

mediorientale, è un Paese con una storia evolutiva particolare in quanto basata sull'autarchia imposta dal

lungo periodo delle sanzioni, ma che comunque ha condotto ad uno sviluppo economico, sebbene

decisamente particolare. Quindi l'Iran non è per tutti? Oggi come oggi il tema "Iran" è di estrema attualità

soprattutto per le aziende italiane che cercano nuovi sbocchi commerciali per sfuggire alla crisi che le

attanaglia. Pertanto, quando mi capita di incontrare un imprenAndrea Artioli (CEO & founder Albula

Advisors) Nato nel 1968, laurea in economia aziendale in Svizzera all'Università di San Gallo (HSG) e

successivo MBA alla Bocconi, fiduciario commercialista e finanziario. Si esprime correntemente in italiano,

tedesco, inglese francese e spagnolo. ditore e di raccontargli della nostra attività di consulenza per l'Iran,

nove volte su dieci ci spalanca le porte della propria azienda e ci chiede di aiutarlo a fare business in terra

persiana. Tuttavia, non tutte le imprese hanno uguali chances di successo, vuoi perché in Iran si producono

molti beni localmente, non solo a causa del lungo isolamento che ha portato il Paese a produrre in casa

tutto ciò di cui aveva bisogno, con un buon livello qualitativo, ma anche perché il popolo iraniano è molto

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SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 20/09/2016 40

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attaccato alle proprie tradizioni e alle proprie abitudini, per cui non guarda necessariamente con bramosia

ai prodotti occidentali. Cito in via esemplificativa i prodotti alimentari, che è vero che rappresentano

un'eccellenza italiana di grande importanza per il settore export, tuttavia in Iran si trovano a dover

competere con una cucina di grande tradizione e con prodotti locali di ottima qualità. Al pari degli italiani,

anche gli iraniani adorano la propria gastronomia! Inoltre non dobbiamo dimenticare che le aziende italiane

devono affrontare la concorrenza dei vicini di casa degli iraniani, in primis la Turchia, ma anche India e Cina

sono poco distanti. Esistono in Iran opportunità solo per le grandi aziende oppure vi è spazio anche per le

PMI? Assolutamente! Anche per le PMI esistono grandi spazi da conquistare! In Iran vi sono in generale

opportunità per tutte quelle aziende che presentano un elevato grado di innovazione e di apertura

internazionale. In riferimento a quest'ultimo aspetto, tengo a sottolineare quanto importanti siano

un'adeguata presentazione dell'azienda e un supporto promozionale professionale. Ancora troppe sono le

aziende che, magari pur disponendo di prodotti eccellenti, non hanno un sito web degno di questo termine

oppure che non hanno brochures e presentazioni aziendali in inglese! A questo proposito evidenzio come

le competenze linguistiche siano indispensabili per poter ambire a progetti importanti. Direi che non è tanto

la dimensione della PMI che conta, quanto piuttosto la preparazione tecnica e la presentazione, che deve

assolutamente essere professionale e in grado di tener testa alla concorrenza estera! Quali sono i settori

più interessanti sul mercato iraniano? Come è facilmente intuibile, l'oil & gas fa la parte del leone, dal

momento che il settore energetico rappresenta l'80% delle esportazioni del Paese e che il nuovo modello

per i contratti di questo settore (Iran Petroleum Contract, IPC) permette alle imprese straniere di partecipare

a joint ventures con aziende iraniane nonché garantisce loro maggiori tutele. Oltre al settore energetico, vi

sono molte opportunità anche nel settore automotive, dal momento che l'Iran è il maggior produttore di

automobili del Medio Oriente. Senza dimenticare il settore delle infrastrutture, dove ad esempio si intende

raddop piare l'attuale rete ferroviaria costruendo 12'000 km di nuove linee e realizzare 5'600 km di nuove

autostrade e 3'000 km di strade principali. Il settore dell'acciaio offre parimenti grandi opportunità

essendone l'Iran un gran consumatore oltre che produttore. In questo senso importanti società italiane si

stanno già muovendo sul territorio anche grazie al nostro supporto che inizia con l'individuazione della

controparte e termina con l'effettivo incasso del pagamento. Oltre ai citati settori, notevoli opportunità sono

presenti in molti altri ambiti quali il farmaceutico, il cosmetico e il luxury. In effetti si racconta che gli iraniani

siano molto attratti dai beni di lusso e che abbiano enormi capacità di spesa... Mi sento di confermare la

Sua affermazione. Vi sono ampi strati sociali che non badano a spese pur di sfoggiare le ultime novità nel

campo della moda e degli accessori. A proposito del settore moda, confermo con una punta d'orgoglio che

possiamo contare su contatti importanti a Tehran e che stiamo seguendo con attenzione il progetto di

creazione di un "fashion district" nella capitale iraniana, dove siamo in contatto con alcune firme prestigiose

che stanno valutando l'apertura di uno store. Tornando a noi, quali sono le difficoltà da affrontare quando si

intende entrare sul mercato iraniano? Come dicevo in precedenza, la difficoltà principale è quella di creare

un rapporto di fiducia con la controparte iraniana. Pertanto, senza recarsi di persona e con una certa

frequenza in Iran, non sarà possibile creare una relazione d'affari duratura con loro. Purtroppo riscontro

che, nonostante i tempi e i costi che un viaggio in Iran comporta, davvero abbordabili (volo diretto di 5 ore e

costi intorno ai 200 euro con la compagnia di bandiera Iranair), spesso l'imprenditore italiano è piuttosto

restio ad affrontare il viaggio. Al di là di ciò, l'indubbia difficoltà risiede nella vastità del mercato iraniano e

nell'oggettiva difficoltà a reperire informazioni tramite internet o al telefono. Nuovamente, bisogna vincere la

pigrizia e andare a Tehran di persona! Vi è poi tutta una serie di difficoltà operative e organizzative tra le

quali menziono gli ostacoli in campo finanziario (vige tuttora il regime del doppio cambio, ufficiale e

commerciale, che tuttavia dovrebbe terminare a breve) e bancario, dove è tuttora problematica l'esecuzione

di operazioni di pagamento internazionali e l'utilizzo di lettere di credito accettabili dalle nostre banche.

Quali sono i vantaggi di farsi supportare da una società di consulenza come la vostra? Possiamo offrire ai

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nostri clienti un approccio integrato con competenze diversificate in ambito aziendale, commerciale e

finanziario che permette di risolvere in modo ottimale gran parte delle problematiche descritte. Cosa offrite

in concreto ai vostri clienti? La nostra "mission" consiste nell'aiutare i nostri clienti a fare business, in altri

termini a vendere i loro prodotti. Non bisogna dimenticare che il nostro ruolo non è quello di agenti o

rappresentanti ma di consulenti aziendali, pertanto lavoriamo fianco a fianco con i nostri clienti per

individuare la strategia più promettente per avere successo in Iran. In sostanza, iI nostro approccio prevede

un'analisi aziendale volta a comprendere l'azienda in oggetto e a delineare una strategia di "commercial

scouting" sul mercato iraniano in collaborazione con i nostri partner di Tehran. Una volta individuati i

potenziali target commerciali (clienti diretti, distributori, progetti governativi ecc.) elaboriamo un'agenda di

incontri, che proponiamo e condividiamo con l'azienda. Accettata la nostra proposta, accompagniamo il

cliente in Iran dove, insieme ai nostri colleghi iraniani, lo introduciamo alle controparti individuate

supportandolo nelle diverse fasi della negoziazione e della conclusione del contratto. Il nostro supporto

prosegue quindi nella finalizzazione della vendita, della consegna della merce, dell'incasso e del servizio

post-vendita. Quali sono i costi per l'azienda che si rivolge a voi? Poiché il nostro obiettivo è quello di

aiutare il cliente a vendere i propri prodotti, lavoriamo essenzialmente sulla base di una "success fee" con

un totale allineamento di interessi. Richiediamo al cliente anche una "entry fee", in vero contenuta, per

coprire i costi iniziali di ricerca di mercato e di accompagnamento in Iran, che allo stesso tempo confermi la

reciproca volontà di entrare in una relazione d'affari professionale. Come conseguenza del nostro

approccio, qualora non intravediamo concrete possibilità di successo per l'azienda che ci interpella,

decliniamo il mandato. Quali sono i casi di successo che potete vantare sin qui? Come appena detto,

accettiamo mandato solo quando siamo ragionevolmente sicuri di portare a casa il successo

dell'operazione. Pertanto finora possiamo vantare un grado di realizzazione elevato! Senza entrare nei

dettagli, posso confermare che abbiamo ottenuto i primi successi nei settori industriale, farmaceutico e

moda, mentre stiamo seguendo importanti progetti nei settori ospedaliero, siderurgico, automotive ed

energetico. CHI SIAMO Albula Advisors è una "boutique consulting firm" che si rivolge in particolare agli

imprenditori, fornendo servizi di consulenza aziendale, fiscale e finanziaria. COSA OFFRIAMO Albula

Advisors si occupa in particolare di internazionalizzazione d'impresa e di commercial scouting nell'area

mediorientale. DOVE TROVARCI L'headquarter si trova a Lugano (Svizzera). La società è inoltre presente

a Dubai e a Tehran. CONTATTI: +41 91 210 35 00 [email protected] www.albula-advisors.com

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SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 20/09/2016 42

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Oltre 500 colloqui per i professionisti. Veterinari, avvocati e consulenti del lavoro i più attivi Pagina a curaDELL 'U FFICIO STAMPA Piace lo sportello per i bandi Ue Boom di richieste al servizio informativo del Cup Professionisti sempre più interessati ai finanziamenti comunitari. Lo dimostra il primo report a cinque mesi

dall'avvio dello sportello informativo sui bandi Ue messo a punto dal Comitato unitario delle professioni in

collaborazione con il portale Finanziamenti news. Dal 18 maggio, data di apertura dello sportello sul sito

www. cuprofessioni.it, sono stati oltre 500 i colloqui gratuiti con i professionisti. Le prenotazioni sono giunte

da tutta Italia e non solo dai giovani. La percentuale si distribuisce così: 60% giovani e 40% over 40. Sono

stati sicuramente i veterinari (27,95%) e gli avvocati (26,60%) seguiti dai Consulenti del Lavoro (11,78%) e

dai Commercialisti (10,10%) le categorie aderenti al Cup più interessate alla possibilità di ottenere dei fondi

dalla comunità europea dopo l'apertura dei bandi ai professionisti. Seguono gli assistenti Sociali (6,40%), i

giornalisti (5,72%), gli infermieri (3,70%), i tecnici di radiologia medica (2,69%), gli agrotecnici (2,36%), i

biologi (1,68%), gli attuari (0,67%), i notai (0,34%). Le richieste dei professionisti sono fortemente orientate

a colmare specifi che esigenze: • l'avviamento dello studio professionale da parte di giovani prof e s s i o

nisti; • l ' i n n o v a z i o n e di processo (acquisto di beni strumentali, macchinari, attrezzature, software,

sistemi avanzati di comunicazione web); • la formazione fi nalizzata a creare una forza lavoro più

competente; Sino ad ora i bandi emanati sono destinati: • all'avviamento di nuove attività e sono rivolti ai

giovani under 35 o professionisti iscritti all'albo da meno di cinque anni, fatta eccezione per la regione

Lazio, che ha solo destinato una riserva di fondi a tali categorie (fondi Fse); • a facilitare l'accesso al credito

attraverso il ricorso ai fondi di garanzia (fondi Fesr). Solo la Regione Calabria ha approvato un bando a

valere sull'Asse 3 «Competitività del sistema produttivo» del Por Fesr estremamente interessante per la

categoria professionale in quanto prevede: • contributi a fondo perduto sino al 70% fi no all'importo

massimo di 200 mila euro destinati alle pmi e ai professionisti e fi nalizzato a favorire i processi di

rafforzamento e ristrutturazione aziendale, l'introduzione di innovazioni produttive, l'effi cienza e il risparmio

energetico, la qualifi cazione della capacità produttiva, l'incremento dei livelli occupazionali e la

competitività sui mercati di riferimento. Nell'ambito di tale Asse potranno essere emanati i bandi da

estendere ai professionisti e che prevedono la concessione di incentivi per: • nascita e consolidamento di

nuove attività; • sostegno all'introduzione e l'uso effi cace di strumenti Ict; • qualifi cazione ed innovazione

delle attività; • rilancio della propensione agli investimenti del sistema produttivo • miglioramento

dell'accesso al credito, attraverso intercessioni di garanzia, per progetti di crescita, diversifi cazione e

internazionalizzazione. Resta tuttavia ancora aperta la questione della scarsa adesione da parte delle

regioni all'apertura dei bandi europei. Un fronte di specifi co interesse da parte del Cup nei prossimi mesi.

«La possibilità di accesso ai fi nanziamenti», ha dichiarato Marina Calderone, presidente del Cup e del

consiglio nazionale dei Consulenti del lavoro, «rappresenta per le professioni un supporto necessario e

fondamentale per affrontare le nuove sfi de e i cambiamenti che il mercato continuamente impone».

Foto: Marina Calderone

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Page 44: ANIEM · 2016. 9. 20. · costruzioni stradali, portuali e industriali. La società si è dedicata al settore delle grandi opere (lavori stradali, autostradali, idraulici, aeroportuali,

L'INTERVISTA Giorgio Merletti «Tasse pagate dopo l'incasso delle fatture Sette proposte per sosteneregli artigiani» La ricetta di Confartigianato: «L'Imu sugli immobili strumentali sia deducibile» AnS Roma Giorgio Merletti, presidente di Confartigianato, con la legge di bilancio il governo punta al rilancio dei

consumi. Siete d'accordo? «Quindici miliardi della manovra saranno dedicati ad evitare l'aumento delle

aliquote Iva e certamente ciò va nella direzione di sostenere i consumi interni e l'artigianato apprezza lo

sforzo. Tuttavia c'è necessità di uno choc molto più robusto per riavviare il circuito virtuoso consumi -

produzione distribuzione che ha subito la depressione di otto anni di crisi. Continuiamo a pensare che solo

la riduzione della spesa pubblica - che non diciamo sia facile, beninteso - può consentire una più corposa

riduzione della pressione fiscale». La riduzione della pressione fiscale per le aziende prospettata dal

governo è sufficiente? «Sulla partita del fisco noi abbiamo un conto aperto con il governo. Mi riferisco alle

misure di semplificazione e di riduzione degli oneri già previste nella delega fiscale che dovevano entrare

nella legge di Stabilità dello scorso anno ma poi non se ne è fatto nulla. Quest'estate, il presidente del

Consiglio Renzi ha annunciato ad artigiani e piccoli imprenditori meno tasse e più semplici da pagare. È il

momento di realizzare la promessa». Quali misure servono? «Noi abbiamo presentato sette proposte.

Tassazione dei redditi delle imprese in contabilità semplificata secondo il criterio di cassa e non di

competenza; deducibilità totale dell'Imu sugli immobili strumentali; unificazione di Imu e Tasi in una imposta

unica sui servizi; introduzione dell'Iri, la nuova imposta sul reddito d'impresa, una tassa fissa per le imprese

individuali uguale a quella delle società di capitale che consentirebbe alle piccole imprese di reinvestire gli

utili in azienda; innalzamento della franchigia Irap dall'attuale importo di 13.000 euro alla più congrua cifra

di 20.000 euro; introduzione della neutralità fiscale per le cessioni d'azienda a titolo oneroso; riforma degli

studi di settore per trasformarli da armi di accertamento automatico, a strumenti per rafforzare la

compliance». Perché il regime di cassa e così importante? «Perché consente di pagare le tasse dopo

l'incasso delle fatture. Le imprese in contabilità semplificata interessate da questo intervento sono il 58,2%

del totale e si tratta di aziende maggiormente esposte al rischio di chiedere un prestito in banca per pagare

le imposte». Ci sono politiche fiscali specifiche per le pmi da adottare subito? «Dagli incontri che in questi

giorni abbiamo avuto con esponenti del governo, abbiamo riscontrato la disponibilità a lavorare sulle nostre

proposte. Mi auguro si dia gambe alle buone intenzioni e che sia la volta buona per imprimere una sterzata

positiva alla politica fiscale italiana e sostenere davvero il rilancio delle piccole imprese. Accanto a queste

occorre che le misure di agevolazione fiscale per i contratti di secondo livello, introdotte dalla legge di

Stabilità dello scorso anno, siano concretamente fruibili anche per le imprese e i lavoratori che applicano

contratti territoriali come secondo livello e non solo aziendali». Riforme costituzionali e referendum: qual è

la vostra posizione? «Abbiamo espresso a giugno nel corso della nostra Assemblea la nostra posizione sul

referendum per le riforme costituzionali: siamo favorevoli anche se non tutto ci convince - ma non vogliamo

essere caricati sul carro del Sì. Siamo orgogliosamente e testardamente abituati a fare da noi, verso il

futuro ci andiamo da soli».

La manovra 15 miliardi per evitare l'aumento dell'Iva? Bene, ma serve uno choc più robusto per riavviare

consumi e produzione

Il referendum Favorevoli anche se la riforma non ci convince completamente Non vogliamo essere caricati

sul carro del Sì

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