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A MISURA D’UOMO SEZIONE DI ANTROPOMETRIA ED ERGONOMIA

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A MISURA D’UOMO

SEZIONE DIANTROPOMETRIA ED ERGONOMIA

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Direttore

Giordano PDirettore Poliarte di Ancona

Comitato scientifico

Per l’ergonomiaFrancesco MUniversità di Udine

Melchiorre MUniversità di Torino

Per l’antropometriaEmanuela GUniversità di Ferrara

Elisabetta MUniversità di Cagliari

Margherita M CUniversità di Torino

Mila T PUniversità di Bari

Per la psicologia del lavoroEnzo SUniversità delle Persone di Bologna

Referente per l’esteroIrene SUniversità di Berlino

Comitato di redazione PoliarteAndrea Mper l’ergonomia e l’antropometria

Maria Pper la psicologia generale

William Sper la psicologia del lavoro

Chiara Sper la cultura del design e filosofia del progetto

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A MISURA D’UOMO

SEZIONE DIANTROPOMETRIA ED ERGONOMIA

Omnia in mensura et numero et pondere

Le esigenze dell’uomo contemporaneo sono così evolute e amplificate da richiedere allemoderne scienze e tecnologie soluzioni sempre più avanzate. La mass customization s’im-pone nella nostra epoca consentendo all’uomo di personalizzare un prodotto industrialeadattandolo a sé. L’uso flessibile del (Computer Aided Manufacturing) gli consente in-fatti di soddisfare il proprio desiderio di distinguersi dagli altri consumatori. È il ritornoall’oggetto su misura, in cui, tuttavia, la tradizione artigiana del capolavoro deve dialogarecon la produzione industriale in serie, attuando la cultura postindustriale e oltrepassandola postmodernità. Così, l’unico e il molteplice, l’originale e lo standard, il singolare e il plu-rale superano la bipolarità nella coincidentia oppositorum: artigianato–industria, arte–design.La misura ritorna dunque la cifra delle relazioni spaziali con gli oggetti e con gli uomini,il criterio per conoscere e progettare, lo strumento per conseguire la qualità della vita e ilbenessere personale e sociale. Il merito di questa rivalutazione del “su misura” spetta certa-mente a discipline come il design e l’ergonomia, che incentrandosi sull’uomo lo riaccredi-tano “misura di tutte le cose”, fattore primario nel rapporto con gli oggetti, le macchine el’ambiente, dando nuovo valore alle concezioni di Vitruvio, Leonardo e Le Corbusier.

La collana presenterà risultati di studi, ricerche e sperimentazioni antropometriche, pros-semiche, ergonomiche e della psicologia sociale, facendo riferimento all’ambiente in tuttele sue declinazioni, in particolare quello di lavoro, maggiormente condizionante per l’uo-mo. Una collana con la finalità di divulgare la cultura del benessere, ammiccando al belles-sere. Una cultura che consenta di migliorare le proprie condizioni di vita passando da unostato in cui possa affermare «Sto bene qui, ora» a quello in cui possa aggiungere «Mi pia-ce star bene qui, ora». Una cultura che promuova l’educazione emotiva a fianco di quellarazionale, per un umanesimo integrale di maritainiana memoria.

Il bellessere è una realtà aumentata, il passare da una situazione di carenza a una di abbon-danza, come sostiene Enzo Spaltro. È vivere in pienezza, in quella condizione favorevoleche sant’Agostino descrive icasticamente con l’aforisma: «La misura dell’amore è amaresenza misura», a distinguere il contingente dal trascendente.

La collana è strutturata in due sezioni, una dedicata all’antropometria e all’ergonomia,l’altra alla psicologia del lavoro, in un unicum sottile e immateriale sempre presente, rap-presentato dall’idea di progetto.

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Revisione dei testiAlessandra FenoglioEmanuela BrizioMargherita Micheletti Cremasco

Progetto graficoCentro Sperimentale Design Poliarte di Ancona (II–III anno del corso Graphic Designer)Giulia PianelliLetizia GrandoniLara VespriniGiorgia GeriniElisabetta PinciniElisa CeselliFrancesca VagnoniValentina Lucido

Reportage fotografico (1990 –1991)Paolo Monina, docente di Fotografia presso il Centro Sperimentale di Desing di Ancona

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Giordano Pierlorenzi

L’Italia si misura

Una risposta di popolo per un benessere diffuso– una ricerca antropometrica e psicosociale

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Copyright © MMXIIIARACNE editrice S.r.l.

[email protected]

via Raffaele Garofalo, /A–B Roma()

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I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: marzo

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RingraziamentiCAPITOLO 1- Vent'anni di ricerca... e continua .................................................... pag. 14 - 55

1.1 La nascita di un’idea

1.2 Quali misure hanno gli italiani?

1.3 L’emergere di un bisogno sociale lungamente latente

1.4 Le motivazioni della ricerca

1.5 Contributo della Psicologia alla realizzazione e diffusione della campagna pubblicitaria

1.6 Le motivazioni individuali

1.7 La fonte

1.8 Il messaggio

1.9 I Mezzi

1.10 Il setting

1.11 La progettazione del clima psicologico

1.12 Il fattore tempo

1.13 Considerazioni finali

CAPITOLO 2 - Indagine psicosociale sugli atteggiamenti individuali..................... pag. 57 - 842.1 Progettazione del piano di ricerca, metodologia e strumenti utilizzati2.2 La comunicazione non verbale2.3 Il comportamento spaziale2.4 La prossemica2.5 Lo spazio personale2.6 Fattori correlati alle variazioni della distanza interpersonale2.7 Violazione delle distanze e meccanismi di controllo della prossimità2.8 Il comportamento motorio2.9 Lo sguardo come mezzo di comunicazione2.10 Incoerenza tra canali di comunicazione2.11 Lo strumento: il Questionario o scheda di osservazione per la rilevazione

degli atteggiamenti psicosociali

CAPITOLO 3 - I risultati e la loro interpretazione................................................. pag. 86 - 111

3.1 Aspetto anagrafico3.2 Aspetto prossemico relazionale3.3 Aspetto psicologico individuale3.4 Aspetto psicologico sociale3.5 Aspetto cognitivo

CAPITOLO 4 - Una ricerca in progress...perchè l'uomo ritorni misura delle cose... pag.112 - 130

4.1 Considerazioni riguardanti gli scopi dell’indagine4.2 Risonanza dell’indagine sulla cultura locale e nazionale4.3 Il profilo psicologico degli italiani4.4 I risultati psico-sociali dell'indagine antropometrica

CAPITOLO 5 - Nuovi prodotti con le misure degli italiani .................................. pag. 132 - 225

5.1 La risposta degli italiani all'Italia si misura5.2 Alcune applicazioni dei risultati alla progettazione industriale ed ergonomica

CAPITOLO 6 - Antologia della raccolta stampa................................................. pag. 226 - 251

CAPITOLO 7 - Indagine psicologica e sociale................................................... pag. 252 - 272

CAPITOLO 8 - Dall' Italia si misura all'Adriatic Design....................................... pag. 274 - 293 8.1 Un ponte sul design: Torino, Milano, Ancona, Spalato8.2 Adriatic Design

Bibliografia ................................................................................................... pag. 300

IND

ICE

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1 L'immagine è tratta dalla iconografia del convegno " L'Italia di misura: 20 anni di ricerche per un design ergonomico e sostenibile a Torino il 4 Febbraio 2009 ed è inoltre rielaborata per la copertina del tomo complementaredel prof. Melchiorre Masali en pendant con il presente libro.

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“L’Italia si misura” ha richiesto la messa a punto di un’organizzazione davvero complessa e delicata cui hanno dato il generoso, sincero, competente apporto tutti; gli operatori del Centro Sperimentale di Design CNIPA/POLIARTE di Ancona, dell’Istituto Europeo di Psicologia e di Ergonomia di An-cona, della Confartigianato Provinciale di Ancona e dell’Università degli studi di Torino in particolare Alessandra Fenoglio, Emanuela Brizio, MargheritaMicheletti Cremasco. Pertanto desidero ringrazia-re tutti e ciascuno per lo spirito di squadra raggiunto e il successo ottenuto, davvero al di sopra ogni at-tesa. Ringrazio ancora, la prof.ssa Carmen Belacchi, psicologa e semiologa, per la collaborazione alla definizione del messaggio pubblicitario; la prof.ssa Alessandra Millevolte, sociologa e grafologa, per il contributo all’elaborazione della scheda questionario psicologico; il prof. Giovanni Sagone, architetto, per l’instancabile e meritoria opera di coordinamento generale del laboratorio mobile e dell’osserva-zione dei soggetti misurandi; il prof. Paolo Monina, per tutti i reportage e i servizi di documentazione fotografica. Della Confartigianato i Segretari provinciali Ugo Borghi e Giorgio Cataldi, per la sensi-bilità e la disponibilità dimostrate; il funzionario Marta Burattini per la sua continua collaborazione come art buyer, che ci ha aiutato a risolvere i piccoli e grandi problemi organizzativi quotidiani. Per la pertinenza e l’efficacia della comunicazione grafica ringrazio Graziella Dariozzi,Massimiliano Alessandrini e Francesca Corelli allora allievi e successivamente autorevoli esponenti dello studio di comunicazione Camelot di Ancona e con loro il Prof. Raffaele Giorgetti che ha svolto funzioni di art director. Per l’elaborazione statistica dei dati dell’indagine psicologica parallela a quella antropome-trica, ringrazio la dott.ssa Roberta Chiantor dell’Università di Torino, il prof. Gaetano Alfano e i suoi collaboratori dell’Università di Napoli e il prof. Melchiorre Masali dell’Università di Torino. Un rin-graziamento particolare va rivolto alla psicologa Lucia Bellini che ha collaborato alla stesura iniziale dei testi, sistemando i materiali via via raccolti nei quasi venti anni di ricerche. Un ringraziamento sentito rivolgo ancora, alla azienda di Verona Flower Gloves che con il suo presidente dottor Enrico Bonafini, persona sensibile ed informata sull'ergonomia, quale strumento efficace per raggiungere standard di qualità di vita e di lavoro, ha reso possibile questa pubblicazione ed aprire un nuovo filone per la ricerca e la sperimentazione dell'ergonomia nel settore dell'abbigliamento, segnatamente quello della sicurezza e della protezione civile.Infine un ringraziamento dovuto, ma parimenti sincero a tutti gli italiani che hanno risposto all’appel-lo de “L’Italia si misura”, l’hanno resa possibile e hanno determinato il successo di massa e di critica consentendo al nostro Paese di porsi tra i più avanzati paesi della UE in questo settore di ricerche scientifiche. Spero di non aver dimenticato nessun collaboratore, semmai chiedo umilmente venia.

Ringraziamenti

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0.1

Gli antefatti

Un obiettivo lungamente ricercato: da Ancona giugno/agosto 1990 a Torino febbraio 2009 a Kyoto agosto 2009

Quante volte ci saremo detti comprando un paio di scarpe, un vestito, un orologio o un piccolo elettrodomestico: “non ci siamo proprio; le mie misure non sono queste; non va bene!”; “ma dai, mi vanno strette”, “… mi vanno larghe!”.È proprio vero, è tutto una questione di misura, di rapporto di ogni cosa con l’uomo. L’uomo al centro dell’universo come affermano Vitruvio, Leonardo Da Vinci, Le Corbusier; l’uomo misura e riepilogo di tutte le cose. Non a caso l’oggetto dell’ergonomia, moderna scienza interdisciplinare, contempla un trinomio – l’uomo, la macchina (o il prodotto industriale) e l’ambiente – posti in un equilibrio costante da mantenere attraverso lo sforzo progettuale, del design appunto.Come fare dunque perché le aziende manifatturiere industriali ed artigianali possano produrre oggetti estetici, funzionali, usabili e sicuri? Come ridurre al minimo la fatica dell’uomo, delegandola sempre più alla macchina a favore di una maggiore capacità attentiva nelle fasi di programmazione e di controllo? E ancora, come poter mediare con successo il bisogno del consumatore e lo standard di risposte in termini di prodotti e servizi?A questi interrogativi esistenziali che sorgono spontanei sulle labbra dell’uomo sin dalle sue origini è possibile dare oggi una risposta, che seppur non esaustiva può risultare soddisfacente per la nostra epoca. La risposta proviene dal grande lavoro di ricerca durato venti anni e conosciuto come “L’Italia si Misura” (1990-2010), ovvero del database costruito grazie ad un rilevamento di massa delle misure antropometriche della popolazione italiana, reso possibile dalla fattiva, continua ed attuale collaborazione tra l’Università di Torino, Cattedra di Antropologia e la Poliarte di Ancona (ex CNIPA) con le sue due realtà, il Centro Sperimentale di Design e l’Istituto Europeo di Psicologia ed Ergonomia da me dirette.Di questa ricerca il merito non è tanto dei promotori o realizzatori, quanto piuttosto di tutti gli italiani che davvero in modo encomiabile e del tutto inaspettato hanno compreso l’appello sociale, una sorta di pacifica “chiamata alle armi”, ed il messaggio sotteso di rendersi disponibili per fare un servizio utile a tutta la comunità italiana e perciò a ciascuno e a se

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stessi. Questa grande risposta di popolo ha permesso il raggiungimento del risultato più diretto della ricerca “L’Italia si Misura”, che la rende sempre attuale, cioè essere stata utilizzata per una norma ISO (Kyoto, Agosto 2009) con il titolo “Basic Human Body Measurement for Technological Design Part II: Statistical Summaries of Body Measurement for Individual ISO Population ISO/TR7250-2”. Il documento è stato preparato dal Technical Committee ISO/TC 159, Ergonomics, Subcommittee SC 3, Anthropometry and Biomechanics. L’ISO 7250 consiste delle seguenti parti, sotto il titolo generale “Basic human body measurements for technological design”:

Part 1: Body measurement definitions and landmarks;Part 2: Statistical sommarie of body measurement from individual ISO populations;Part 3: Worldwide and regional design values for use in ISO equipment standards.

Lo scopo del Technical Report è di provvedere statistiche sommarie delle misure con database ed informazioni di background per le popolazioni nazionali appartenenti alle singole organizzazioni nazionali membri dell’ISO (l’UNI per l’Italia). I risultati saranno usati in congiunzione con gli standard ISO per il design e la sicurezza che richiedano l’input delle misure corporee: l’ISO 7250-1 quando la specificità nazionale dei parametri del design sia richiesta.Va sottolineato che i risultati dell’Italia si Misura hanno incoraggiato poi, le ricerche di altri paesi, per cui sono seguiti “La Spagna si Misura”, “La Germania si Misura”, “La Francia si Misura”, ed altri ancora.Tra l’approccio al progetto in Ancona nel giugno 1990 e l’esito finale a Torino nel febbraio 2009 è trascorso un periodo in cui sono state realizzate innumerevoli attività riguardanti non solo le fasi di aggiustamento del campione teso a renderlo rappresentativo, ma anche eventi culturali, editoriali e promozionali; ma sopratutto applicazioni sperimentali di interesse scientifico ed economico-produttivo: ad esempio l’impiego dei primi dati emergenti dall’indagine per la realizzazione del cruscotto dell’autovettura FIAT Ritmo ad opera dell’architetto ed ergonomo Luigi Bandini Buti, amico e collega, peraltro fondatore nel 1961 insieme a Plinio Odescalchi (Università di Torino), Enzo Spaltro (Università di Bologna) e Francesco Novara (Olivetti di Ivrea) della SIE Società Italiana di Ergonomia. L’attenzione pertanto della popolazione italiana è rimasta viva costantemente. La stampa sia locale che nazionale, a più riprese e naturalmente nella fase iniziale con maggior enfasi, ha promosso l’incedere della ricerca stessa, evidenziando gli obiettivi di tappa e le modalità attraverso cui non solo la popolazione, ma anche le aziende sempre più sensibili al progetto, si rendevano via via disponibili a collaborare sia come supporter, che come partner per la sperimentazione dei primi dati.Lo storico dell’Italia si Misura dopo le fasi pionieristiche dell’estate 1990 di rilevamento sulle spiagge delle Marche e quella dell’anno successivo sulle spiagge partenopee, procede poi con iniziative separate da parte degli enti promotori e con alcuni naturali momenti di confronto e di verifica degli stati evolutivi. Sin dalla fase organizzativa, l’Università di Torino assume il compito della parte scientifica e statistica della ricerca; mentre il CNIPA/Poliarte di Ancona si occupa della campagna di sensibilizzazione, comunicazione, della ricerca psicologico-sociale e degli aspetti ergonomici.La storia della parte psicosociale ed ergonomica della Poliarte sarà trattata attraverso flash in questa sede; l’altra parte invece, quella antropometrica, scientifica e statistica verrà trattata a parte in una pubblicazione collegata, curata dal collega ed amico Melchiorre Masali.Per esemplificare la parte storica riguardante la Poliarte prenderemo in considerazione dopo un flashback della fase iniziale alcuni momenti applicativi dei primi risultati dell’ “Italia si Misura” congruenti con le aziende partner per le ricerche e le sperimentazioni didattiche, di cui tuttavia darò resoconto nella parte finale della pubblicazione. Fintanto però, vorrei ricordare qui il valore dell’antropometria fisica e la misura dell’uomo nella progettazione ergonomica riferendo le parole dello stesso Masali: ”L’antropologia fisica e, nella fattispecie, quel suo particolare settore che si occupa della ‘misura dell’uomo’ che è l’antropometria, è una disciplina da cui proviene tutta una serie di informazioni d’estrema utilità per la progettazione ergonomica.E’ proprio l’antropologia fisica che fornisce un vasto insieme di conoscenze classiche sulle

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caratteristiche dell’uomo, sia delle metodologie per definire quantitativamente altri caratteri umani utili per la progettazione dell’interfaccia uomo-macchina-ambiente. L’antropologia fisica fornisce un valido apporto di conoscenze sulla variabilità umana in termini di variazioni intraindividuali, interindividuali e secolari, di cui si deve tener conto per soddisfare le esigenze del maggior numero di persone nelle più diverse situazioni. Ad esempio Huchingson (1981) pone l’antropologia fisica tra le specializzazioni di tipo industriale che forniscono dati per la progettazione dei posti di lavoro. Nel testo si afferma che gli antropologi fisici sono una fonte di dati sulle dimensioni corporee dei lavoratori, sulle loro aree di raggiungibilità, sugli angoli visivi e su una serie di limiti che possono essere importanti nella definizione dimensionale dei posti di lavoro, come l’altezza del piano di lavoro, lo spazio per le ginocchia e il disegno del sedile” (M. Masali, in G. Pierlorenzi, ‘Design, il modello formativo dorico’, De Lettera, Milano, 2009). Ed ancora Alessandra Re (‘Ergonomia per psicologi’, 1995) parla di ‘uomo antropometrico’ all’interno dell’ergonomia antropometrica tesa a progettare spazi e volumi partendo dai dati forniti dall’antropometria. Ecco, dunque il perché dell’”Italia si misura”: perché le aziende abbisognano di misure precise, al di là degli standard per produrre oggetti, abiti, accessori, utensili ed arredi adatti agli utenti, tesi cioè a realizzare non solo la loro soddisfazione contingente, ma anche il benessere durevole e sopratutto la sicurezza e la salute in ogni ambiente di vita in particolare quello di lavoro, dove in media l’uomo trascorre la maggior parte della sua vita.

Torino World Design Capital

Nella brochure di presentazione del Convegno “L’Italia si misura. Vent’anni di ricerche per un design ergonomico e sostenibile” tenuto presso l’Università di Torino, Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo, il 20 Febbraio 2009 si può leggere: “Con la mass customizations si può oggi personalizzare un prodotto industriale. E’ l’uso flessibile del CAM (computer aided manufacturing) per soddisfare il desiderio crescente di volontà di distinguersi del consumatore. Ritorna così il prodotto ‘su misura’. La tradizione artigiana del capolavoro cara a John Ruskin viene riepilogata all’interno della cultura postindustriale, seriale, low cost. Il merito di questa rivalutazione è certamente del design e dell’ergonomia, che centrando sull’Uomo lo accreditano misura di tutte le cose, fattore primario del rapporto con gli oggetti e l’ambiente. Singolare e plurale, unico e molteplice, originale e standard superano la bipolarità nella coincidentia oppositorum. La misura diviene la cifra delle relazioni spaziali con gli oggetti e interpersonali, il criterio per conoscere e progettare, lo strumento per conseguire la qualità della vita ed il benessere personale e sociale. “L’Italia si misura”, la rilevazione delle misure antropometriche della popolazione italiana (1990 - 2009) costituisce l’atto di passaggio dalla teoria alla pratica, alla costruzione di un sistema che misura la variabilità umana. Per valutare i risultati di venti anni di ricerche e i possibili sviluppi si riuniscono a Torino docenti, ricercatori, professionisti ed imprenditori. Speranza progettuale e base certa per la ripresa economica del “Made in Italy”. Anche questo documento porta la firma di Masali e di Pierlorenzi. L’iniziativa tuttavia del convegno torinese va inquadrata all’interno di un più ampio processo culturale e promozionale del design italiano. Informato infatti, del successo ottenuto dal media event Torino World Design Capital 2008, e che nel 2009 il titolo di capitale del mondo per volontà dell’ICSID (International Council of Societies of Industrial Design) sarebbe emigrato in un altro continente, l’Asia, e precisamente a Seoul, ho pensato di prendere contatti con il comitato organizzatore – ADI Piemonte – per tentare di estendere l’esito promozionale dell’evento torinese sul territorio nazionale ed in particolare nelle Marche ed in Ancona che storicamente è considerata la porta per l’Oriente. L’Arco di Traiano nel porto dorico da 2000 anni ne costituisce l’emblema a memoria delle imprese dei romani verso i daci (gli attuali romeni), che iniziarono proprio da Ancona. Per concessione del comitato torinese nacque così il progetto “Ancona 2009 Adriatic Design” come ideale ponte tra Torino, Milano, Ancona e Spalato in cui fosse possibile esibire le eccellenze del design, dell’artigianato, dell’industria manifatturiera individuate in una prima ricognizione topografica all’interno delle regioni frontaliere del Mare Adriatico attraverso un confronto aperto. Il progetto ‘Adriatic Design’ si è realizzato partendo appunto da Torino 2008

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World Design Capital (20 febbraio 2009) e toccando Ancona(3 Aprile 2009); Milano(15 Maggio 2009); Ancona (4 Giugno 2009); Spalato Primavera 2011. Un ponte dunque, ancorato alle fondamenta dei risultati scientifici e socioculturali de ‘L’Italia si Misura’, è stato gettato il 20 febbraio 2009 tra Torino ed Ancona che traccia un primo itinerario della cultura di progetto in espansione nella prospettiva più ampia di svelamento del design del mediterraneo. Proprio a Torino dunque, nel 2009 si è celebrata la consolidata, continuativa ed efficace collaborazione tra due città, così diverse tra loro, e forse, proprio per questo, così vicine per la loro comune vocazione alla ricerca e al progetto. Una collaborazione lunga vent’anni di lavoro di ricerca e applicazione sperimentale. Attraverso una retrospettiva più attenta si può scoprire che il punto di partenza dell’ “L’Italia si misura” non va datato nel giugno 1990, quanto piuttosto, come sostiene Masali (G. Pierlorenzi 2009) ma anticipato di almeno sei anni, al congresso nazionale SIE tenuto in Ancona nel 1984 ed intitolato “Ergonomia design di impresa”. Il congresso dorico infatti, diede appuntamento ad eminenti scienziati italiani (Francesco Novara, Enzo Spaltro, Antonio Grieco, Luigi Bandini Buti, ecc.), ricercatori, imprenditori e docenti universitari che nell’occasione, hanno discusso sulla necessità di aiutare l’impresa a progettare oggetti di design utili ad innalzare gli standard della qualità di vita e di benessere. Proprio il documento di introduzione ai lavori da me elaborato2, sottolinea quanto allora il dibattito nazionale (SIE) ed europeo (IEA, International ergonomics assotiations) fosse incentrato su un duplice aspetto: uno teorico di natura epistemologica, ovvero sulla ricerca di un fondamento scientifico per l’ergonomia ed un altro di natura pratica riguardante la definizione del profilo professionale, il mandato sociale ed il mansionario dell’ergonomo. L'ergonomo è una figura ritenuta fulcrale nella concezione di un lavoro moderno in cui le risorse umane, quelle tecnologiche e quelle organizzative possano trovare finalmente armonia nella loro intreccio organicistico, superando la subalternità secolare del fattore umano. Il Primo congresso di Ancona (1984) anticipa e in qualche modo influenza persino l’enunciato del D. Lgs 626 del 1994 in cui per la prima volta il vocabolo “ergonomia” viene citato in tre articoli(3,42,52), seppur non provocando allora, grandi effetti applicativi, come purtroppo ancora mi sembra di intravvedere in quello più recente di D. Lgs 81 del 2008. La stagione tuttavia di un’ergonomia sperimentale, disponibile all’applicazione è avviata e ‘L’Italia si misura’ ne è l’esito più appariscente, più manifesto e concreto. Non va dimenticato infatti, che ad esempio nel 1976 presso il Centro Sperimentale di Design Cnipa di Ancona, co-promotore de L’Italia si Misura nasce l’Istituto Europeo di Psicologia e di Ergonomia, diventando presto il terzo polo di studi, formazione, ricerca e sperimentazione sull’ergonomia e sul design ergonomico in Italia dopo i centri universitari di Torino e di Milano.

2 Cover del libro di Giordano Pierlorenzi e Alessandra Millevolte, Una scienza di progetto per un ambiente a misura d’uomo, Patron editore, Bologna 1989.

3 L'immagine del primo congresso Nazionale di Ergonomia in Ancona nel 1984.

La foto si riferisce ai fondatori della SIE Marchedel 1993: da dx prof. Arcangelo Morresi*,prof. Giordano Pierlorenzi, arch. Giovanni Sagone, prof. Sergio Giunta*. * Primari ospedale geriatrico INRCA di Ancona.

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4 Abstract del contributo di M.Masali e G.Pierlorenzi al congresso Nazionale di antropologia a Bari 1993 5-6 M.Masali e G.Pierlorenzi alla conferenza di presentazione del progetto "L'Italia si Misura" Ancona Giugno 1990

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L'oggetto (utile o inutile) è la misura delle relazioni interpersonali, culturali, prossemiche

influente sull'umore e le variazioni socioambientali

L'oggetto inutileProgetto di installazione della mostra "L'oggetto Inutile per il tempo libero"

In una società in cui tutto si usa, si consuma e spesso si getta, una mostra con questo titolo risulta

trasgressiva se non addirittura scandalosa. Sembra quasi una contraddizione, data l'accezione comune

di "oggetto" di qualcosa che nasce per essere utilizzato da qualcuno. Una dissonanza concettuale

provocatoriamente prodotta per far sorgere una spontanea domanda: di cosa si tratta?

L'inutilità, nuova categoria teoretica

La funzione di un oggetto non è legata soltanto alle sensazioni di utilità e usabilità, ma anche alle

emozioni, per cui un oggetto può risultare utile perchè affettivamente caro, oppure inutile perchè non

piu' capacae di catturare l'interesse del soggetto percepente cioe' di suscitare reazioni bio-chimiche.

C'e' dunque utilità e inutilità.

L'inutilità invece è univoca non suscettibile di ambiguità, di interpretazioni polisemiche

E quanto più un oggetto è inutile tanto più a compensazione il soggetto si sforza di considerarlo ora

economico, ora sicuro, ora persino estetico. É sempre un gioco intrigante e coinvolgente quello che

lega l'oggetto al soggetto.

E' una comunicazione polisensoriale delicata e sottile, tutta poggiante sul soggetto il quale,

commisurandosi prossemicamente con l'oggetto, finisce, talvolta anche suo malgrado, col farlo parlare,

renderlo pregnante, significante, insomma loquace. Così l'artigiano, more antiquo, ripete la sua fatica

nel costruire quotidianamente oggetti utili ed originali. Così il designer, more novo, scopre vecchie

funzioni da attribuire alla materia che in tal modo viene ad in-formarsi con modalità sempre diverse.

In questo gioco classico di rimescolamenti degli stili, librato sul border line tra il reale e il surreale,

tra la prassi e il simbolo, tra il fisico e il metafisico, gli allievi di una scuola di design acquistano

dimestichezza con i canoni della filosofia di progetto imparando per imitazione - la mimesi e la

metessi socratiche - a comprendere la funzione e, con essa, la forma dell'oggetto di cui il life space si

arricchisce.

Verona, "Abitare il tempo" ,1999

Giordano Pierlorenzi