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ALLEGATO N. 6 PIANO DI ZONA 2013-2015 Resoconti dei Tavoli di consultazione Azzano Decimo Dicembre 2012

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ALLEGATO N. 6

PIANO DI ZONA 2013-2015

Resoconti dei Tavoli di consultazione

Azzano Decimo Dicembre 2012

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Piano di Zona 2013/2015

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INDICE

Verbale primo incontro Tavolo “Minori e Famiglia”

Verbale primo incontro Tavolo “Adulti”

Verbale primo incontro Tavolo “Disabilità”

Verbale primo incontro Tavolo “Anziani”

Rapporto world café, secondo incontro Tavolo “Minori e Famiglia”

Rapporto world café, secondo incontro Tavolo “Adulti”

Rapporto world café, secondo incontro Tavolo “Disabilità”

Rapporto world café, secondo incontro Tavolo “Anziani”

Verbale terzo incontro Tavolo “Minori e Famiglia”

Verbale terzo incontro Tavolo “Adulti”

Verbale terzo incontro Tavolo “Disabilità”

Verbale terzo incontro Tavolo “Anziani”

Elenco riassuntivo dei partecipanti ai Tavoli tematici

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Piano di Zona 2013/2015

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VERBALE PRIMO INCONTRO TAVOLO “ADULTI”

Addi 03.10.2012 alle ore 17.30

Sala ex ENAL, Tiezzo di Azzano Decimo

Tavolo tematico di consultazione nell’area “Adulti”

Apertura lavori: ore 17.45

- Introduce Dott.Eliano Fregonese, illustrando gli obiettivi di questo Tavolo, articolato in tre in-

contri, nei quali ci conosceremo e ci confronteremo su alcune questioni di particolare rilevan-

za, quali: criticità non rilevate, problemi emergenti, nuove risorse da utilizzare, azioni realizza-

bili in “economia”, miglioramenti rispetto alle strategie individuate. Nell’ultimo incontro ci sarà

una restituzione e la condivisione di quanto emerso dalla discussione e dal confronto, per poi

implementare i contenuti della programmazione del Piano.

- Si procede alla presentazione dei componenti del Tavolo e del servizio/ente cui appartengono,

rilevando l’assenza di alcuni invitati, in particolare rappresentanti del privato (banche, Distret-

to del Mobile Livenza, Confcommercio..), ma anche del Terzo Settore ( Banco Alimentare ) e dei

servizi pubblici (Dipartimento dipendenze), nonché della parte politica (Sindaco di Prata).

- Miralda Lisetto, rappresentante della Provincia di Pordenone, illustra il ruolo del Servizio Poli-

tiche del Lavoro, soffermandosi sulla necessità di ripensare ai servizi di inserimento lavorativo

attualmente esistenti (Provincia e ASS6), che non riescono a rispondere in modo adeguato alle

richieste dell’utenza. Inoltre è necessario pensare a delle politiche e a delle normative nuove,

che si rivolgano ad una fascia d’utenza che si trova in difficoltà nel reperimento di

un’occupazione, ma non presenta alcuna certificazione di handicap o di invalidità, pertanto non

può percorrere i canali del Servizio Inserimento Lavorativo o del Comidis.

o Viene inoltre sottolineata la necessità di connettere maggiormente gli enti di formazio-

ne regionali con le richieste e le competenze dell’utenza; attualmente infatti restano

spesso escluse le persone con disagio e difficoltà.

o Si costituirà un tavolo provinciale composto dagli Ambiti, dai rappresentanti politici,

dalla Direzione Regionale del Lavoro, dalla Direzione Provinciale del lavoro e dai Servi-

zi di Orientamento.

- Interviene il sig. Ferruccio Nilia, rappresentante della Rete di Economia Solidale (RES FVG) ,

sottolineando l’importanza di condividere un linguaggio comune tra gli operatori, i politici, il

volontariato e tutti i soggetti che a vario titolo lavorano nel settore sociale, in particolare

nell’area adulti. Il concetto di “Comunità”, ad esempio, quale significato assume in una società

individualistica nella quale non c’è più il senso di appartenenza alla propria comunità?

- Interviene il sig Sergio Silvestre, vicepresidente dell’Associazione San Pietro di Azzano, che si

occupa di trasporti per persone invalide o con difficoltà deambulatorie; opera su 14 Comuni

della Provincia di Pordenone ed è dotata anche di un Punto d’Ascolto e di una rete di volonta-

riato; inoltre si occupa anche della distribuzione di prodotti alimentari a persone bisognose, at-

traverso la collaborazione con il Banco Alimentare, essendo dotata anche di un automezzo re-

frigerato. L’Associazione è convenzionata con il Tribunale di Pordenone per l’attuazione dei

progetti relativi ai lavori socialmente utili e con il Tribunale di Udine per i progetti di reinseri-

mento sociale e sconto della pena, in collaborazione con l’Ufficio Esecuzione Penale Esterna del

Ministero di Grazia e Giustizia.

- Daniela Francescutto sottolinea qual è il significato del percorso che si apre oggi, e la rilevanza

del Piano di Zona che andremo a costruire insieme, con tutti i soggetti presenti a questo tavolo.

Viene illustrato l’organigramma della progettazione, con la suddivisione dei tavoli per area te-

matica: Adulti, Anziani, Disabilità, Minori e famiglia.

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o La Responsabile dell’Ambito sottolinea inoltre che dalla costituzione degli Ambiti, nel

1988, ad oggi è la prima volta che i cinque Ambiti “scrivono” qualcosa insieme..

- Dott.Eliano Fregonese illustra attraverso le slides il cronogramma delle attività del 2012

rispetto alla definizione del Piano di Zona ( da settembre a dicembre 2012); vengono presentati

alcuni dati che sintetizzano il quadro socio demografico dell’Ambito, suddivisi nei sette Comu-

ni: Azzano, Chions, Fiume Veneto, Pasiano di Pordenone, Prata di Pordenone, Pravisdomini e

Zoppola. Si rileva una forte percentuale di cittadini stranieri (in particolare nel Comune di Pra-

visdomini) e di minori.

- L’Assistente Sociale Luana Poletto, Comune di Prata di Pordenone, introduce la sintesi dei dati

riferiti all’utenza adulta in carico al Servizio Sociale nel 2011: n.763 utenti, con un’incidenza del

77,6 % di cittadini italiani e 22,4 di cittadini stranieri. Le problematiche prevalenti che riguar-

dano l’utenza adulta sono riferite in primo luogo alla precarietà economica, ed a seguire alla di-

sabilità, all’assistenza di adulti e anziani, alla malattia psichiatrica, all’instabilità lavorativa, alla

precarietà abitativa, alle competenze genitoriali, alle dipendenze, al disagio psicologico. Di se-

guito vengono illustrate le risorse ed i servizi attualmente in essere nel Servizio Sociale Comu-

nale (di seguito denominato SSC) dell’Ambito, tra i quali il Fondo di solidarietà regionale, il

Fondo Autonomia Possibile, il Progetto Devianza, il Progetto “La centrale dai e prendi, la soli-

darietà non scade, anzi si alimenta”, l’organizzazione dei Trasporti sociali, il Centro Servizi Ter-

ritoriali di Ambito, per il supporto nella ricerca dell’alloggio, il Fondo gravi e gravissimi.

- I Comuni dell’Ambito gestiscono inoltre direttamente la valutazione per l’erogazione di contri-

buti economici a vario titolo(es:assegni di natalità, al nucleo familiare, a sostegno delle gestanti,

abbattimento rette asili nido, abbattimento canoni di locazione, carta famiglia, contributi una

tantum per indigenti, ecc.).

- Il SSC dell’Ambito si avvale anche della collaborazione di n.5 cooperative sociali, di n.42 asso-

ciazioni di volontariato e di n.10 associazioni di promozione sociale.

- La dott.ssa Anna Furlan, Responsabile del Distretto Sud, illustra l’organizzazione del Distretto

Sociosanitario di Azzano Decimo, evidenziando i risultati prodotti dal precedente Piano di Zona

2006-08 (di seguito denominato PdZ), che ha consentito l’ampliamento dell’offerta dei servizi

sul territorio e l’implementazione di nuovi servizi.

- La scrivente illustra gli effetti prodotti dal Pdz sul lavoro dell’Ambito, in particolare attivando

nuove relazioni tra organizzazioni, servizi ed operatori e favorendo la conoscenza e

l’apprendimento reciproci ed il lavoro di rete. Dei 24 progetti inclusi nel PdZ 2006-08, alcuni

sono divenuti servizi ed interventi tuttora in essere, altri sono progetti rinnovati annualmente,

una minoranza si è esaurita.

- Vengono elencati ed illustrati dalla scrivente e dall’Ass.Soc.Chiara Bozza(Equipe Minori

dell’Ambito) i servizi e gli interventi di cui sopra:

- -Monitor Dis-Agio

- -L’Equilibrista

- -Prima e dopo la campanella

- -Spazio Neutro

- -La gabbianella e il gatto

- -Motorette, biciclette e camionette

- -Centro Servizi Territoriali di Ambito (Ce.S.T.A)

- -Equipe Minori Integrata

- -Mediatore Culturale

Daniela F. riporta l’attenzione sugli obiettivi regionali del PdZ, in particolare in riferimento agli

obiettivi:

o n.8: Integrazione socio-sanitaria-area disabilità, dipendenze e salute mentale in tema

di inserimento lavorativo;

o n.9: Misure di contrasto alla povertà-integrazione con le politiche del lavoro.

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Piano di Zona 2013/2015

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Viene data la parola a Miralda Lisetto, Provincia di Pordenone, che ha lavorato ai suddetti o-

biettivi nel gruppo di Area Vasta Provinciale.

Si rileva l’importanza della costituzione di una Banca dati che raccolga le informazioni relative

alle imprese/aziende che hanno collaborato e collaborano con il Servizio Inserimento Lavorati-

vo dell’ASS6 (denominato di seguito S.I.L.), da utilizzare anche per i progetti lavorativi a favore

di utenti che non hanno la certificazione di invalidità.

Si sottolinea l’aumento negli ultimi tempi dell’utenza cosiddetta “nuova”, cioè persone che non

presentano problemi sanitari, ma che hanno sperimentato diversi insuccessi nella loro vita, sia

lavorativa che sociale. Tale utenza afferisce ai servizi con la richiesta di un aiuto, a volte solo

“iniziale”, nel reperimento di un’occupazione. L’obiettivo dei servizi dovrebbe essere quello di

rendere autonoma la persona nel più breve tempo possibile, anche per ottimizzare l’uso delle

risorse, sempre più scarse.

In generale la via che si dovrà percorrere in un futuro sempre più prossimo è senz’altro quella

dell’integrazione tra i servizi pubblici ed il privato sociale.

Si apre il dibattito:

- interviene dott.Gaudenzi, responsabile del Centro di Salute Mentale di Azzano Decimo, ripor-

tando il trend in crescita dell’utenza che si rivolge al suo servizio; nel 2011 n.700 utenti in carico

a fronte di n.17 operatori ( 1 paziente su 25 famiglie), con un forte rischio assistenzialistico.

L’utente tipo è di sesso maschile o femminile, con prevalente diagnosi di depressione ed ansia.

- interviene il sig.Ferruccio Nilia, rappresentante della Rete di Economia Solidale FVG, rifletten-

do sul significato di Comunità: nella nostra società non esistono più le Comunità; la caratteri-

stica della Comunità è che si auto sostiene. Dobbiamo condividere il linguaggio, il significato

delle parole;

- interviene il sig.Pupulin Roberto, rappresentante dell’Opera Sacra Famiglia, riferendo di

un’esperienza di inserimento lavorativo effettuata a Prata ed esportata in un’altra regione, ba-

sata su criteri più vicini alle persone che alla richiesta di competenze lavorative; ha conosciuto

delle esperienze anche all’estero, denominate “imprese di transizione”, nelle quali la formazio-

ne viene effettuata durante l’esperienza lavorativa, all’interno dell’impresa che accoglie la per-

sona.

E’ certamente necessario ripensare ad un sistema nuovo a livello regionale e provinciale, sulla base

di normative più vicine alle reali necessità delle persone e con canali percorribili per coloro che ne-

cessitano di reinserirsi nel mercato del lavoro.

- Interviene Maurizio Buosi, presidente Cooperativa Il Ponte di Ghirano di Prata: in questo

momento di transizion e dobbiamo recuperare le risorse della Comunità, condividendo si-

gnificati, azioni, linguaggi.

L’incontro si conclude alle ore 20.00, per rivederci mercoledì 10 ottobre p.v., con i lavori di gruppo.

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VERBALE PRIMO INCONTRO TAVOLO “DISABILITA’”

Addi 02.10.2012 alle ore 17.30

sede del Distretto sanitario di Azzano Decimo

Tavolo tematico di consultazione nell’area “Disabilità”

Introduce i lavori la dott.ssa Francescutto, a seguire la dott.ssa Furlan fa una breve descrizione su

cos’è il Piano di Zona (di seguito definito PdZ), sulle strategie programmatorie adottate

dall’Assemblea dei Sindaci, sugli indirizzi della Regione. Successivamente ognuno dei partecipanti

fa una breve presentazione di chi è e di cosa si occupa all’interno del proprio servi-

zio/organizzazione, degli invitati è assente il CO.MI.DIS.

Prende la parola l’Ass. Soc. Pighin che presenta brevemente il profilo socio-demografico

dell’Ambito ed in particolare si sofferma alla slide 23 dove la dott.ssa Furlan fa notare la rilevanza

del dato per il Comune di Fiume Veneto. Per quanto concerne la slide 24 la referente della coop I-

TACA, Bortolin, fa notare che i dati non sono corretti ed in particolare riferisce che il numero di casi

seguiti solo con progetto ai sensi della LR 41/96 per il 2011 è di 109. Anche per la slide 25 vi sono

alcuni elementi da correggere, una volta corretto il materiale verrà inviato ai partecipanti.

Riprende quindi la parola la dott.ssa Furlan per la presentazione del Distretto con i relativi dati, cui

fa seguito una carrellata dei progetti attivati con il precedente PdZ presentati dall’Ass. Soc. Ortolan.

Prende quindi la parola il dott. Grizzo per una disamina degli obiettivi dell’attuale PDZ, specifica

che la Regione ha già fissato degli obiettivi e che lo scopo della fase consultativa a cui si sta parteci-

pando è quello di interpretali, condividerli e calarli sulla nostra realtà territoriale.

In primis si prende in considerazione la tematica della RESIDENZIALITA’, tenuti presenti gli o-

biettivi forniti dalla Regione e gli indirizzi della “cabina di Area Vasta” provinciale, ed in particolare

ci si sofferma su :

- come concepire, accanto al sistema della semi-residenzialità (per quanto concerne il nostro

territorio le due realtà sono il centro diurno di Poincicco e il centro diurno “Il Malolako” di Pra-

ta) altri interventi che si sviluppino sul territorio in continuità con la scuola;

- organizzazione dei centri diurni per livelli modulari e a tal proposito viene fatto pre-

sente che sul territorio dell’ambito esistono già esperienze innovative che si potrebbero poten-

ziare. Viene rappresentata l’esperienza di residenzialità di due settimane al parco di S. Floria-

no, mentre l’Educatrice Berto riporta l’esperienza di integrazione con la scuola e le realtà terri-

toriali nei progetti da lei personalmente seguiti, esperienza che secondo quanto riportato per-

mette di uscire da una logica rigida e da una logica di considerazione delle persone come “in ca-

rico agli Ambito o ai Servizi in Delega”. Infine il dott. Grizzo riferisce del sistema a rete delle

fattorie sociali, specificando che il nostro è il primo territorio ad avere dette esperienze (perso-

ne negli agriturismi, abitare sociale), sostenute e rinnovate nel Piano Triennale della Disabilità.

Conclude dicendo che le esperienze candidabili per uno sviluppo sono molteplici e permette-

rebbero una “presa in carico più leggera”, oltre che l’abbattimento dei costi per l’intera Comuni-

tà.

- Viene quindi fatto un accenno al Sistema dei trasporti, e viene esplicitato che la Provincia di

Pordenone, nel Piano Triennale della Disabilità ha tenuto in considerazione l’argomento e vie-

ne sottolineata la necessità di coordinare gli interventi in essere (in particolare si nota

come l’Ambito distrettuale sud soffra una particolare carenza di collegamenti).

- Si fa cenno quindi brevemente alla tematica dell’abitare sociale, riportando la realtà della

coop soc. Il Ponte di Prata (a bassa soglia di protezione) e il progetto di Casa Facca a Fiume

Veneto dove è in previsione la realizzazione di 2 appartamenti con un educatore esterno alle a-

bitazioni che interviene al bisogno.

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Piano di Zona 2013/2015

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Per quanto concerne invece gli aspetti relativi alla questione LAVORO, vengono rilevati i se-

guenti argomenti oggetto degli obiettivi indicati dalla Regione:

- Maggiore integrazione tra i servizi e utilizzo migliore delle risorse a disposizione (SIL e

Comidis)

- Ripensamento dello strumento borsa lavoro per evitare il rischio di cronicizzazione e

perdita di senso dello strumento stesso;

- Realizzazione di sistemi formativi innovativi (argomento da condividere con le agenzie

formative), che prevedano una parte propedeutica ed una osservativa con la possibilità di un

plurisetting (sperimentare più realtà lavorative prima di decidere su quale investire) con un

chiaro protocollo per l’osservazione;

- Sviluppare servizi di comunità con un attenzione al fatto che ogni volta che si pensa alla

“soluzione” per il singolo va misurato l’impatto che questa ha sul contesto (es. forno sociale a

Tramonti – ha permesso l’inserimento lavorativo del disabile, assicurato la fornitura di pane in

luoghi dove non veniva fornito, la relazione e il monitoraggio sull’anziano che riceve il prodot-

to);

- Sviluppare approcci che portano all’iniziativa individuale, mediante il metodo IPS (senza

passare attraverso i circuiti classici, si propongono direttamente sul mondo del lavoro) oppure

con il micro-credito finalizzato alla costituzione di micro-impresa mediante un approccio grup-

pale, come autoimprenditorialità.

Su richiesta della dott.ssa Furlan viene approfondito il tema dell’ABITARE SOCIALE in partico-

lare sugli aspetti relativi allo sviluppo di sistemi di housing sociale (Co-Housing) dove convivono

situazioni diverse, miranti ad uscire dalla logica dell’utenza specifica attribuita e dalla logica

dell’edilizia popolare. Sono esempi la costituzione di appartamenti con sistemi di protezione (punti

di riferimento/appoggio) che partono dall’obiettivo di ripensare al “dopo di noi” così come fino ad

ora concepito, valutando l’opportunità di rimettere in movimento i propri beni con finalità sociale

verso un sistema di condivisione dove ognuno degli attori mette la propria parte.

Concluso l’intervento del dott. Grizzo si lascia spazio alla discussione, interviene il sig. Buosi (coop

soc. ”Il Ponte”) che riporta l’esperienza dell’appartamento “non da soli”, in dei quali uno solo risulta

occupato da una persona che si è trovata in condizione di temporanea difficoltà socio-economica.

Lo stesso Buosi, rileva tuttavia uno “scollamento” tra il pensiero dei tecnici e quello della Comunità

(parrocchia, politica, scuola, pro loco…), la mancanza del passaggio di informazione, e rileva la ne-

cessità di fare “convergenze fatte di processi”, ritiene che sia importante “rivedere cosa vuol dire

lavorare col territorio” oltre al fatto che “la mole di non convergenza è molta e si comincia ad avver-

tire una certa stanchezza nel portare avanti i processi di convergenza” (si accenna a tal proposito

all’esperienza di Teatro fatta con le scuole di Fiume Veneto).

Interviene quindi l’educatrice Paola Berto riportando da un lato la difficoltà a presentare la realtà

della disabilità adulta ad altri, ma allo stesso tempo rileva come l’investimento fatto con i progetti

portati avanti ha dato molto. Sebbene sia stato necessario molto tempo (5 anni), si sono mosse rela-

zioni, è stato necessario farsi accettare dalla scuola mostrando le proprie capacità, ma ora è proprio

la scuola che ha ricercato la collaborazione mettendo a disposizione un monte ore dedicato e la di-

sponibilità ad accogliere. (scuola secondaria di Fiume Veneto, scuola dell’infanzia di Bannia e Ca-

stions e scuola primaria di Zoppola).

L’ass. soc. Savoca rispetto ai progetti di cui sopra fa notare che ciò che ha mosso qualcosa è stato il

proporsi come risorsa e che i processi di cambiamento veri richiedono molto tempo e pazienza.

L’ass. soc. Pighin pone l’accento sul fatto che per un cambiamento in termini di comunità è neces-

sario partire dal rivedere i sistemi di vita, in un periodo di risorse limitate si rende necessario ri-

pensare i processi in termini di restituzione alla comunità mentre in questi anni c’è stata una sorta

di delega al servizio specialistico. Sostiene inoltre che sarebbe importante poter offrire occasioni

per i disabili gravi per mettersi in gioco dal punto di vista della fisicità, così come sarebbe impor-

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Piano di Zona 2013/2015

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tante restituire senso alla vita del disabile evitando che nel passaggio all’età adulta entri in per-

corsi già codificati e strutturati.

Interviene la sig.ra Zanardo (associazione familiari…) la quale facendo riferimento alla propria e-

sperienza personale rappresenta una preoccupazione per il futuro, sottolineando che dal punto di

vista dei servizi non viene presa in considerazione la tematica della famiglie dei disabili con geni-

tori molto anziani.

A tal proposito prende la parola l’ass. soc. Savoca, la quale fa presente come la problematica del di-

sabile che invecchia e dei genitori che invecchiano è stata di recente affrontata con l’avvio di una se-

rie di incontri, incentrati proprio su tale tematica.

Il dott. Grizzo riferisce del nucleo sperimentale partito a Morsano per anziani con disabilità (9 posti

dedicati), riferisce delle esperienze di Sacile e fa notare che vi sono diversi livelli di pensiero rispetto

alla tematica dell’invecchiamento (nucleo di Morsano, esperienze di residenzialità e semi-

residenzialità, co-housing).

Prende la parola il dirigente dell’istituto comprensivo di Azzano Decimo, Dott. Basso, facendo pre-

sente che nel prosieguo della discussione ha avvertito la mancanza di attenzione rispetto alla disa-

bilità nella prima parte di vita, ed in particolare alla fase di scolarizzazione. Ritiene importante far

presente che la scuola non è “sorda” alle proposte ed alle collaborazioni con il territorio e che è ne-

cessario evitare di stigmatizzare l’organizzazione scuola come luogo dove “vengono svolti solo la-

boratori come il teatro…”

Il dott. Grizzo sottolinea che per uscire dal concetto di delega ed evitare il rimbalzo di deleghe si

rende necessario creare un ordine del giorno/protocollo di interventi in cui è chiaro chi fa che cosa

all’interno dei servizi in un processo di analisi opportuna. Allo stesso modo, la scuola deve

tendere a servizi sempre più opportuni e di qualità che gli permettano di agganciarsi ai temi dell’età

adulta.

A tal proposito l’educatrice Berto fa notare che con l’esperienza dell’orto-giardino del centro diurno

di Poincicco ha offerto l’opportunità di aprirsi alle scuole creando relazioni e vedendo il coinvolgi-

mento di 400 bambini. In seguito la scuola ha richiesto la collaborazione permettendo la presenza

dei disabili all’interno della scuola in orario curricolare. Riferisce inoltre che è in fase di realizzazio-

ne la progettazione di un orto sinergico con la collaborazione della scuola dell’infanzia di Bannia.

Interviene infine il sig. Silvestre, rappresentante dell’associazione Down, sul tema del co-housing,

in particolare sottolinea come molti obiettivi siano legati ad un cambio culturale che richiede molto

tempo e il problema è che ogni volta che si parla di progetti non è chiaro chi fa che cosa. Ad esem-

pio, rispetto alle Fondazioni di Partecipazione riferisce che è un argomento del quale si parla da ol-

tre 10 anni, costituirebbero una soluzione a molti problemi, ma manca chi si fa carico di far partire

tutto il processo. A tal proposito ritiene fondamentale che l’input per l’avvio di queste esperienze

venga dai soggetti istituzionali in quanto farebbero da elemento trainante per il privato.

Conclude quindi il dott. Grizzo sottolineando che rispetto alla tematica delle fondazioni di parteci-

pazione sono stati già avviati i primi incontri tra consulenti per la fase costitutiva al fine di testare

un’esperienza che stia all’interno del sistema abitare sociale e fondazione. L’area welfare dell’ASS6

insieme all’area welfare dell’ASS5 testeranno la fondazione di partecipazione.

La serata si conclude con un veloce confronto del materiale ricevuto dai partecipanti e da quanto

viene richiesto venga inviato in vista del prossimo incontro.

La seduta termina alle ore 20.10

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VERBALE PRIMO INCONTRO TAVOLO “ANZIANI’”

Addi 03.10.2012 alle ore 17.30

sede del Centro Diurno di Azzano Decimo

Tavolo tematico di consultazione nell’area “Anziani”

Stefano Carbone presenta la serata descrivendo sinteticamente il percorso che vedrà coinvolti tutti i

partecipanti al tavolo e che prevede:

- Primo incontro con presentazione dei diversi soggetti presenti al tavolo, presentazione del per-

corso programmatorio, fotografia dell’Ambito e del Distretto Sanitario;

- Secondo incontro il ruolo principale è richiesto ai partecipanti che verranno suddivisi in gruppi

e che si confronteranno su “temi stimolo” (World cafè);

- Terzo incontro restituzione di quanto emerso e presentazione delle riflessioni fatte dalla “cabi-

na di regia”;

Dopo la presentazione dei coordinatori del tavolo la parola viene lasciata ai partecipanti ai quali

viene chiesta una breve presentazione del servizio/organizzazione che rappresentano:

- ASP “Casa Lucia” di Pasiano di Pordenone (Assente)

- ASP “Solidarietà” di Azzano Decimo (Assente)

- Associazione AUSER: rappresentata da Buffo Vincenzo , è una associazione di volontariato e

di promozione sociale a livello nazionale che si occupa di tante cose tra le quali il filo d’argento,

i nonni vigili, supporto nelle case di riposo e nei centri diurni. E’ attivo a Zoppola, Sacile e Spi-

limbergo;

- Associazione Familiari Alzheimer Pordenone: rappresentata da Mannu Daniela e dalla

prossima serata sarà presente anche Pace Clementina, è una associazione che opera a favore di

chi si confronta quotidianamente con questa malattia e che offre, tra i tanti servizi, gruppi ai

auto-mutuo aiuto, servizi per la comunità, sportello informativo per le famiglie;

- Associazione S.Pietro Apostolo: rappresentata da Bertolo Giuseppe, è una associazione

onlus che si occupa del trasporto di persone presso le strutture sanitarie/centri diurni, effettua

trasporti personalizzati per disabili che beneficiano del FAP (convenzione con Ambito); ha una

convenzione per il servizio di animazione con le case di riposo di Azzano, Castions,Cordenons;

ha una convenzione con l’azienda sanitaria per il trasporto degli ausili sanitari e con il banco a-

limentare, collabora con l’ass.ne la Vela e lo sportello amministratori di sostegno;

- Medico di Medicina Generale: dott. Pessa Gionata, medico di Pasiano, specialista in geria-

tria, rappresentante, insieme ad altri due colleghi, dei medici (in totale 40) del Distretto Sud;

- ASS6, medico di Distretto dott. Passanisi Giovanni, si occupa principalmente dell’area an-

ziani;

- ASS6, responsabile ADI, Zanutel Marta, (assistenza domiciliare integrata);

Centro diurno di Azzano Decimo: Zuccato Sandra operatore OSS, è una struttura semire-

sidenziale aperta dalle 8.30 alle 17.15 che accoglie anziani non autosufficienti, offre un valido

supporto alle famiglie nella cura dell’anziano;

Centro diurno di Zoppola: Burelli Anna operatore OSS;

CGIL: Bet Ivo, responsabile dei 7 comuni, si occupano di attività di informazione, consulenza,

tutela dei diritti previdenziali, sociali, assistenziali, oltre che svolgere la negoziazione per

l’assistenza socio-sanitaria con le amministrazioni comunali;

Comune di Azzano Decimo: Innocente Roberto, medico ed Assessore del comune con dele-

ga al sociale-assistenza;

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Piano di Zona 2013/2015

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Comune di Chions: Pavan Giancarlo, pensionato, Vice Sindaco del Comune, ha deleghe alla

sanità, pubblica istruzione, sport ed associazioni;

Comune di Zoppola: Masotti Cristofoli Angelo, Sindaco;

Coop.Sociale Acli: Pozzan Dasy, cooperativa che in appalto con l’Ambito Sud gestisce il Ser-

vizio di Assistenza Domiciliare attraverso circa 20 operatori che lavorano nel territorio;

Fondazione Biasotto (Assente);

Fondazione Micoli Toscano: Pagura Marco e Porracin Tamara, fondazione che offre da ol-

tre 50 anni assistenza residenziale a beneficio delle persone anziane non autosufficienti, può

accogliere fino a 108 persone offrendo assistenza infermieristica anche notturna; dal 2007 ge-

stisce anche attività estiva per l’infanzia;

Gruppo “il giardino delle api” di Azzano Decimo: ASSENTE;

Provincia di Pordenone “Sportelli Assistenti Familiari”: ASSENTE;

Rappr. gruppi ACAT: ASSENTE;

Sportello Amministratori di Sostegno: Bortolin Vittorio, pensionato, responsabile dello

sportello. Gli amministratori di sostegno sono volontari nominati dal giudice tutelare, disponi-

bili ad assistere persone che si trovano nell’impossibilità, anche parziale o temporanea, di prov-

vedere ai propri interessi;

Comune di Chions: Basso Daniela, operatore OSS che lavora nel servizio di assistenza domi-

ciliare (SAD) in territorio e si occupa ed organizza alcune attività del centro sociale;

UIL (Assente)

Riprende quindi la parola Stefano Carbone che presenta, unitamente a Ferreri Stefania i contenuti

delle slide, che si allegano, e relativi al piano di Zona (di seguito definito PdZ), piano regolatore

del sociale,finalizzato a dare stabilità e sviluppo non solo al sistema delle politiche sociali

ma anche al sistema integrato socio-sanitario.

Viene fatta una disamina sul PdZ che prevede delle macroprogettazioni strutturate sui tre anni,

annualmente vengono aggiornate con il PAA (Piano Attuativo Annuale) che precisa nel dettaglio gli

obiettivi a forte integrazione socio-sanitaria; per quanto concerne la parte sanitaria si precisa che è

già stata presentata in Regione, mentre nella fase di consultazione ci si concentrerà sulla parte so-

ciale. Viene fatta una precisazione in termini di risorse economiche ovvero che i progetti che entra-

no nel Piano Attuativo devono avere copertura finanziaria, cosa che non preclude la possibilità di

pensare ad azioni/orientamenti che affrontano un determinato tema/problema, e che potrebbero

contemplare anche la valorizzazione dell’esistente, l’integrazione dei servizi,ecc..

Alle ore 19.10 si apre il dibattito

Prende la parola il sig. Bet, rappresentante dei sindacati, il quale fa notare come tutto sia finalizzato

a problemi di carattere fisico, di assistenza, di domiciliarità ma che la società non può non tener

conto che le persone sono più longeve e questo incide sulle famiglie, facendo emergere problemati-

che legate alla solitudine e alla salute.

L’ass.soc. Ferreri, il dott. Passanisi e il dott.Pessa sottolineano che alla pari delle problematiche fisi-

che, anche la solitudine ha delle ricadute sulla tematica della salute e va pertanto tenuta in conside-

razione.

Il dott. Passanisi condivide il pensiero della solitudine e propone, come possibile risoluzione, grup-

pi appartamento per raggruppare anziani soli che stanno quindi in compagnia e socializzano oltre a

risolvere parzialmente anche difficoltà economiche legate alla quotidianità (spesa-utenze).

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L’ass.soc. Ferreri sottolinea come, in seguito ad una ricognizione del territorio sia emersa la man-

canza di questo tipo di richiesta/necessità in quanto la persona desidera restare a casa pro-

pria,preferendo uscire per vivere momenti di socializzazione (centro diurno/sociale).

Prende la parola l’assessore Innocente chiedendo se la rete dei servizi assistenziali-sociali per an-

ziani riesce ad intercettare tutte le situazioni di disagio oppure qualcosa non arriva al servizio e in

che modo queste persone possono essere raggiunte.

L’ass. soc. Ferreri evidenzia come un ruolo fondamentale, nell’intercettare queste persone che ai

servizi non arrivano, sia rivestito dal medico di medicina generale e dal parroco.

Prende la parola il dott. Pessa che, a conferma di quanto riportato dall’ass soc. Ferreri, riferisce che

secondo quanto emerso dai dati degli ultimi tre anni, il medico vede quasi tutti i propri pazienti e

sottolinea inoltre la necessità che tutti i medici dell’Ambito debbano essere coinvolti in un evento

formativo-informativo per ricevere le stesse informazioni ricevute in questa serata.

Interviene l’ass.soc.Pagura che sottolinea la necessità di lavorare sulla qualità sostenibile, e sul bi-

sogno di obiettività. Riporta una critica rispetto al precedente PdZ relativamente alla mancata resti-

tuzione dei risultati raggiunti, facendo presente che solo nella serata odierna è venuto a conoscenza

dei progetti nati dai tavoli di consultazione.

Ribadisce la necessità di incontrasi in itinere e ritiene il PAA uno strumento valido ed importante.

I partecipanti chiedono se è possibile prima del prossimo incontro avere le domande che saranno

oggetto di discussione.

Stefano Carbone chiude l’incontro riassumendo i contenuti emersi:

- Sguardo d’insieme

- salute - solitudine

- valorizzare l’esistente

- comunicare le informazioni

L’incotro termina alle ore 19,40.

““SSee uunnoo ssooggnnaa ddaa ssoolloo èè ssoolloo uunn ssooggnnoo,, ssee mmoollttii ssooggnnaannoo iinnssiieemmee èè ll’’iinniizziioo ddii qquuaallccoo--

ssaa ddii nnuuoovvoo””

(Anonimo Autore)

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RAPPORTO WORLD CAFE’ SECONDO INCONTRO TAVOLO “MINORI E FAMIGLIA”

Addi 09.10.2012 alle ore 17.30

Sala ex ENAL, Tiezzo di Azzano Decimo

Tavolo tematico di consultazione nell’area “Minori e Famiglia”

Durata: 2 h e 15 min

Apertura lavori: ore 17.45

Lista presenti

Attori coinvolti: I. istituzionali, N.I. non istituzionali

I – Rappr. Politico (Ass. Fiume Veneto C. Vaccher)(Sara Marzinotto Vice Sindaco Pravisdomini /

Sindaco) (R. Innocente Assessore di Azzano)

I - Consultorio familiare (Buzzati Patrizia., Tramontin Angela.) (Azzano)

I – Dip. Neuropsichiatria (Calabretto Rossana.) (Distretto)

I – Pediatra LS (Fanti Laura. )

I – Rappr. Istituti comprensivi (Azzano: Nadia Crestan - Prata: Martina Maso e Silvia Favret-

Fiume Veneto: Zannese Lucia - Chions e Pravisdomini: Gabriella Coral e Renata Gallio – Pasiano

di P: Delia Marcon - Zoppola: Roberta Modolo)

I – Questura Uff. minori (Stolf Fulvia.)

I – Ministero di grazia e giustizia (UEPE) (UD-PN) (Stepancich Ariella. e Vit Carla.)

I – Ref. Progetti giovani comunali ( Basso Laura.)

I – Ref Prgetti socio educativi e centri estivi (Azzano Decimo): Claudia Santarossa

I – Prog. Monitor Disagio (ambito) (Toffanello E., Bumbalo C.)

I. – Rappresentanti Sindacali: CGIL Beppina Mutton , CISL, UIL, CAPLA

I - Dipartimento di Prevenzione dell’ASS 6: Carla Padovan

N.I. – Rappr. Servizi socio educativi, centri estivi (Coop Itaca) Nicoletti Chiara

N.I. – Ass. Sulla Soglia (Chions) (Lazzaretti Laura.)

N.I. – Ass. La Sorgente (Zoppola) (presidente Crivellato Sandra.)

N.I. – Rappr. Ass. sportive (Azzanese Calcio) Rino Viero

N.I. – Scuola Infanzia Paritarie FISM (Pessa Noelia.)

N.I. – Comitato genitori Istituto Compr. Azzano (Armelin Maurizio e Sellan Lucia)

N.I. – Gruppo AGESCI (Azzano , Chions: Denis Gabbana e Pasian: Sara Puiatti)

N.I. – Coop. Sociale “Laboratorio Scuola”: Roberta Gambellin (Pasiano)

N.I. – Coop. Soc. Melarancia: Elisa Zambon, Anita Bearzi

N.I. – Referente Parrocchiale: Corrado Comparin (Chions)

N.I. – Associazione mediatori culturali di Udine (Braidic Nada.)

Coordinatori Tavolo Minori

Stefano Carbone (Prog. Equilibrista SSC)

Gabriella Bortolussi (ass. soc. equipe minori SSC),

Fabiola Cristante (ass. soc. equipe minori SSC)

Linda Girotto (ass.soc. Prata e Pasian)

Erika Berto (ass. soc. Zoppola)

Nadja Zulian( psicologa equipe minori SSC)

Alessandra Cipolat( psicologa equipe minori SSC)

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Organizzazione dell’incontro

17.15 -17.40 accoglienza e registrazione dei presenti

17.40- 18.00 benvenuto e introduzione all’incontro

18.00-18.30 prima sessione di discussione ai tavoli

18.30-19.00 seconda sessione di discussione ai tavoli

19.30-19.30 seconda sessione di discussione ai tavoli

19.30 -19.50 conclusione e ringraziamenti

I partecipanti dopo una accoglienza in plenaria volta a spiegare come si sarebbe svolto l’incontro

sono stati invitati a prendere posto liberamente attorno ai tre tavoli preparati in sala per confrontar-

si, discutere ed esprimersi rispetto a tre domande( una per ogni tavolo) sul tema generale “minori e

famiglia”. Attraverso la modalità di turnazione ogni mezz’ora da un tavolo all’altro i partecipanti po-

tevano contribuire con nuovi pensieri ad arricchire le discussioni iniziate dal gruppo precedente.

Le domande presentate ai tre tavoli ed esplicitate dal facilitatore erano:

1. «Vedere - sentire»

Partendo dal Vostro punto di osservazione: quali fenomeni, questioni, criticità vedete?

Ci sono situazioni emergenti, questioni poco viste, questioni non prese in considerazione ...

cosa, di ciò che vedete e sentite, vale la pena di segnalare?

2. «Fare»

rispetto a questi temi è già presente una serie di azioni, attività , progetti.

Cosa si potrebbe migliorare - rispetto a quanto già in atto, esistente

Cosa si dovrebbe fare, idealmente

Cosa si potrebbe fare a costo zero

valorizzando le risorse esistenti (umane, strumentali, finanziarie),

per incrementarle avendo presente che non ci sono risorse aggiuntive pubbliche.

3. «Collaborare, comunicare»

il fare implica, si basa spesso sulla comunicazione e sulla collaborazione fra i diversi soggetti, (pub-

blico – privato) sulla conoscenza di quello che viene fatto, le connessioni e i rapporti

Cosa pensate si possa migliorare? Quali indicazioni concrete sentite di avanzare.

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RIFLESSIONI E PROPOSTE EMERSE DALLA DISCUSSIONE NEI GRUPPI:

TAVOLO N.1: “VEDERE E SENTIRE”

Partendo dal vostro punto di osservazioni: quali fenomeni, questioni, criticità vede-

te?

Ci sono situazioni emergenti, questioni poco viste, questioni non prese in considera-

zione… cosa, di ciò che vedete e sentite, vale la pena di segnalare?

RIFLESSIONI

-Difficoltà da parte della scuola ad entrare in contatto con le famiglie. Dialogo faticoso con esse perché è difficile incontrarle anche solo fisi-camente e più i problemi dei ragazzi/famiglie sono importanti, più è difficile incontrarli

PROPOSTE

-Molti ragazzi, anche di famiglie non proble-matiche, sono spesso soli ed in completa auto-gestione

-Creare momenti di aggregazione

-Difficoltà da parte della scuola nel comu-nicare con le famiglie perché provenienti da dif-ferenti culture. Spesso sono i padri ad accompa-gnare i figli a scuola e tendono a non fermarsi per uno scambio -Difficoltà da parte della scuola a spiegare la nostra cultura. I tentativi di comunicazione risultano poco incisivi La varietà culturale incide anche nella difficoltà di comunicazione tra le di-verse famiglie così i bambini si integrano in classe ma al di fuori della scuola no

-Istituire strutture dove i bambini in gruppi di due o tre, possano fare i compiti.

-Non esiste più il senso della comunità. Per mancanza di tempo, non ci si conosce. Non c’è più l’idea della comunità che aiuta e questo genera diffidenza verso l’altro -Tendenza ad organizzare attività sportive ma non c’è scambio tra le famiglie. Anche una consuetudine semplice ma efficace sul piano de-gli apprendimenti e della socializzazione, come quella di fare i compiti assieme, non c’è più. Ge-nerale solitudine -Solitudine ancora maggiore per le famiglie monoparentali che sono costrette a tenere i bambini a casa dalla Scuola dell’Infanzia perché costa troppo. Nell’ambito sono presenti solo due Scuole Statali dell’infanzia, mentre le altre sono tutte paritarie

-Dare la possibilità a tutti di accedere all’asilo affinché tutti i bambini abbiano uguali occasioni di crescita.

-Emergono difficoltà in quei bambini che ac-cedono alla Scuola dell’infanzia all’ultimo anno

-Alcune famiglie, soprattutto straniere com-prendono l’importanza per i loro bambini di ac-cedere alla Scuola dell’Infanzia per esempio per l’apprendimento della lingua, ma non possono accedervi per questioni economiche

-Importante in un’ottica di prevenzione, of-frire a tutti strumenti minimi.

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RIFLESSIONI

-C’è un enorme numero di bambini segnalati dalla scuola per problemi di apprendimento

PROPOSTE

-La Scuola dell’infanzia lavora sui prerequi-siti degli apprendimenti scolastici e per questo dovrebbe essere accessibile a tutti

-Mancano le basi della relazione

-In questo momento storico, c’è una grande complessità delle problematiche che ricadono sui minori. Ci sono problemi legati alla crisi e-conomica, problemi di integrazione delle diverse culture, che implicano anche uno scontro sugli stili educativi. Non c’è una solidità del wellfare. Le famiglie italiane hanno spesso problematiche legate a divorzi, segreti di famiglia, entrambi i genitori che lavorano molto e sono poco presen-ti, difficoltà relazionali, difficoltà nell’essere supportati. C’è una differenziazione sempre più sottile nelle problematiche.

-Mancanza di condivisione di intenti fra le diverse istanze che si prendono cura dei minori: scuola, genitori, nonni, medico ecc. manca una piattaforma educativa perché non ci si interfac-cia

-I ragazzi mancano di interessi veri e la scuo-la non riesce a farli emergere

-Ci sono molti adolescenti (dalle medie in su) che sono soli, non hanno interessi, non fan-no nulla. Ci sono ragazzini che devono superal-colici al bar e tanti vengono ricoverati per coma etilico

-Ci sono bambini e ragazzini che vengono lasciati da soli davanti allo schermo per 5/6 ore

-Spesso i ragazzini che vengono lasciati so-li, gironzolano per il paese e vengono attratti dai gruppetti di ragazzi più grandi (18-19 anni) che non sono fonte di modelli positivi perché spesso sono ragazzi con un percorso scolastico difficile

-Si assiste ad una deresponsabilizzazione dell’adulto che attribuisce colpe all’esterno e de-lega molto -Non ci sono sufficienti spazi per accogliere la fascia di ragazzi delle medie che hanno diffi-coltà minime superabili

-In un quartiere di Pordenone, è stato di-stribuito un questionario da cui è emersa una percentuale significativa di ragazzi lasciati soli a casa a mangiare a causa di orari di lavoro dei genitori non compatibili con l’orario del pranzo.

-È stata coinvolta la comunità attraverso la parrocchia per organizzare nel quartiere un do-poscuola con la mensa comune.

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RIFLESSIONI

-Molti ragazzi delle scuole Medie passano molte ore da soli perché i genitori lavorano. Essi hanno quindi molto tempo a disposizione, ma non lo sanno gestire, non sanno gestire la noia e la TV, il computer e facebook diventano sostituti educatori. Non sperimentano il vuoto, la noia. Non riconoscono le loro emozioni e quindi non sono in grado di gestirle. I genitori sono sopraf-fatti dai problemi, a volte di sopravvivenza e non prestano sufficiente attenzione ai figli

PROPOSTE

-C’è il bisogno di spazi di relazione

-La noia è un concetto degli adulti. Duran-te l’infanzia, i genitori organizzano e strutturano tutto. Considerano la noia sia una perdita di tempo e non come un occasione di sviluppare pensiero -I ragazzi invece vogliono parlare e non fare : gli adulti li hanno “stressati” troppo sul fare e loro invece a questa età hanno solo voglia di re-lazionarsi

-Centri di Aggregazione Giovanile che non si preoccupa troppo di proporre “cose da fare” ma spazi di relazione.

-I genitori non vogliono delegare agli altri la fiducia. Per esempio un tempo l’educazione dei minori era responsabilità di tutta la comuni-tà, mentre ora se qualcuno riferisce ad un geni-tore di aver visto suo figlio fare cose non ade-guate per sé o per gli altri, ciò non viene accolto favorevolmente -Si è perso il senso della comunità. Le esi-genze relazionali sono diventate settoriali, es. si ignora il vicino di casa e ci si indirizza verso le amicizie che condividono interessi sportivi -Viene poco stimolata l’autonomia, se non addirittura ostacolata. Esiste una circolare della Scuola media che vieta ai ragazzi di rientrare a casa non accompagnati RIFLESSIONI

-Il problema sono i ragazzi perché sono pi-gri, per loro è più comodo stare a casa davanti il computer che uscire.

PROPOSTE

-Quello di cui sopra, rappresenta una faccia della stessa medaglia: i ragazzi hanno difficoltà relazionali di cui non si accorgono e oggi si na-scondono dietro il pc o la TV. D’altra parte ci sono competenze relazionali che non vengono acquisite perché hanno la possibilità di ritirarsi riempiendo comunque il proprio tempo libero.

-I genitori hanno la tendenza a facilitare troppo i propri figli

-Sono i padri che possono contrastare la pro-tezione eccessiva che le madri operano

-La scuola non fa capire ai ragazzi che esi-stono le attività sportive

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RIFLESSIONI -Nelle scuole dell’infanzia statali, non si pa-ga una retta ma si paga il buono mensa e molte famiglie ritirano il figli da scuola al momento del pasto che è un importante momento di so-cializzazione per motivi economici

PROPOSTE

-Non c’è solidarietà fra le famiglie nel con-testo scolastico. Le famiglie sono sempre più chiuse

-Si sta assistendo ad uno scadimento della qualità della vita a causa della mancanza dello scambio osmotico tra le persone

-Non si sa se si può incidere in tal senso come servizi. È una questione che va riorganiz-zata a livello culturale. Il PdZ non può incidere in questo ma bisogna lavorare affinché emerga-no le risorse interne. I Servizi dovrebbero avere il ruolo di coordinamento e messa in contatto

-I bambini che non possono andare alla Scuola dell’Infanzia, come per esempio i bam-bini ROM, acquisiscono sempre più un divario rispetto agli altri bambini e quando crescono, si vergognano e decidono di non andare più a scuola

-I ragazzi in generale hanno difficoltà a ri-spettare le regole di comportamento, per esmpio non rispettano il turno della parola, non portano il materiale scolastico -“Non serve venire da lontano per essere stranieri”: una madre non poteva andare a com-prare le medicine per il figlio malato perché non aveva una rete di sostegno provenendo da un altro paese italiano. Manca l’accoglienza da par-te della comunità. Se manca la famiglia di sup-porto, non c’è una rete amicale.

-Ognuno deve impegnarsi nel relazionarsi

-Manca la collaborazione perché non ci si incontra

-È difficile per i genitori organizzare mo-menti di incontro per i bambini perché in gene-rale questo viene vissuto come una perdita di tempo -Per gli adulti oggi il gioco è considerato inu-tile. C’è una corsa al fare e produrre.

-È in adolescenza che “scoppia la bomba”ed i genitori si vergognano. La fascia dei giovani adulti è quella scoperta. Ci sono ragazzi disoccupati che dipendono dai ge-nitori e sono nullafacenti. -Le problematiche degli adolescenti e dei gio-vani adulti, affondano le radici nelle criticità dell’età infantile. Gli adolescenti fanno fatica ad accedere alle proposte perché essi non sono rag-giungibili dalle informazioni, ma dalle relazioni. -Il fenomeno della solitudine, è legato alla ricchezza, non alla povertà. Quali strategie, per stimolare all’interno le risorse?

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Alcune frasi lasciare scritte dai partecipanti

- Mancanza di interessi veri - Mancanza di condivisione di intenti - Mancanza di tempo per stare con i figli, no dialogo. - Bambini che rimangono a casa con le madri senza frequentare la scuola dell’infanzia

con problemi poi di inserimento a scuola. - Adolescenti in età dell’infanzia, figli di genitori separati con problemi di sofferenza

psicologica in relazione alla conflittualità. - Giovani (grandi adulti) tra autonomia e dipendenza dalla famiglia…. (non comprendo

scrittura…) - Famiglie isolate tra loro! - Problemi di custodia dei figli. (pre e post scuola) - Solitudine famiglie monogenitoriali - Genitori che nonparlano di niente con i figli - Lasciamo che i bambini ed i ragazzi imparino a tollerare e superare le piccole frustra-

zioni della vita: lasciamoli crescere.

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TAVOLO N.2: “FARE”

rispetto a questi temi è già presente una serie di azioni, attività , progetti.

Cosa si potrebbe migliorare - rispetto a quanto già in atto, all’esistente?

Cosa si dovrebbe fare idealmente?

Cosa si potrebbe fare a costo zero, valorizzando le risorse esistenti (umane, stru-

mentali, finanziarie), per incrementarle avendo presente che non ci sono risorse

aggiuntive pubbliche?

RIFLESSIONI INFORMAZIONI -Mancanza ed inefficienza di alcuni mezzi di informazione

PROPOSTE

INFORMAZIONI -Maggior diffusione, attraverso le nuove tec-nologie (social network, etc…), delle informazioni alle famiglie -Associazioni, istituzioni scolastiche, par-rocchie sono ottimi canali di trasmissione delle informazioni, importante è mantenerli aggiornati -Maggior integrazione tra sociale e sanita-rio per divulgare e/o completare al meglio le in-formazioni -Attivare reti informali (es: gruppi di AUTO-MUTUO-AIUTO) per meglio raggiungere tutta la popolazione -Creare più momenti di conoscenza tra i di-versi servizi, istituzioni, enti, associazioni (etc…) operanti nel territorio al fine di scambiarsi in tempi relativamente brevi le informazioni -Creare materiale divulgativo che parta dal problema per poter dare le giuste soluzioni sud-divisi per fasce d’età ed in lingue diverse

PROMOZIONE CULTURALE -A seguito dei problemi/cambiamenti attua-li (economici, sociali, etc…) c’è una forte crisi nelle giovani coppie con ricadute anche sui figli minori (i genitori alle volte si sentono soli ed inadeguati ad affrontare situazioni di difficoltà) -Forte cambiamento della società, ovvero il benessere ha creato sempre più disparità, isola-mento e disagio -Alle volte si creano situazioni di disparità nell’erogazione di servizi -Pensiero negativo dei servizi sociali (accezione negativa)

PROMOZIONE CULTURALE -Creare spazi comuni per favorire relazioni sia tra bambini che genitori -Lavorare a livello culturale per togliere im-magine negativa dei servizi e far si che questi di-ventino un punto di riferimento per la comunità -Raggiungere attraverso le reti formali ed informali le cosiddette “aree scoperte” (es: bam-bini di etnia rom) al fine di tutelare i minori nel processo di crescita -Creare momenti extra-scolastici per favori-re maggior integrazione tra bambini di culture diverse e dare loro pari opportunità al fine di evi-tare l’isolamento

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RIFLESSIONI L’AGIRE DEI SERVIZI PUBBLICI - I mandati che un professionista deve seguire per esercitare la sua professione creano dei limiti nei servizi stessi -Tempi di attesa dei servizi, soprattutto speciali-stici, piuttosto lunghi (Neuropsichiatria Infantile, Consultorio Familiare, ecc.) -I servizi specialistici non hanno elasticità e flessibilità di intervento -I tempi degli interventi dei servizi sono trop-po burocratici, lunghi e rigidi rispetto i reali biso-gni del bambino e della sua famiglia -Ci sono difficoltà di accessibilità ai servizi, an-che logistiche, soprattutto per le famiglie che vi-vono agli estremi del Distretto e dell’ambito (Pra-ta di Pn e Zoppola) -Le istituzioni scolastiche hanno difficoltà ad affrontare i nuovi bisogni/problemi dei bambini

PROPOSTE L’AGIRE DEI SERVIZI PUBBLICI -Lavoro di rete ben strutturato tra tutte le real-tà del territoriali aiuterebbe a comprendere al meglio i reali bisogni delle famiglie con figli mi-nori ed accompagnarle verso i servizi -Creare una cultura nei cittadini fin dall’età pediatrica facendo vivere il servizio come punto di riferimento /risorsa per le diverse fasi di vita -Far si che i servizi escano dai loro spazi e si avvicinino sempre più alle famiglie, ai ragazzi nei luoghi che questi frequentano (domiciliarità dei servizi) -Maggior confronto tra servizi sulle proposte di ciascuno sapendo rispettare anche i loro limiti

NOTA Dal tavolo è emerso un giudizio positivo del Progetto “Monitor DisAgio” del Servizio sociale dei Comuni dell’ambito sud che ha saputo creare rete all’interno del territorio facendo da filtro e met-tendo in comunicazione tutte le reti informali e formali della comunità

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TAVOLO N.3: “COLLABORARE, COMUNICARE”

il fare implica, si basa spesso sulla comunicazione e sulla collaborazione fra i diver-

si soggetti, (pubblico – privato) sulla conoscenza di quello che viene fatto, le con-

nessioni e i rapporti

Quali indicazioni concrete sentite di avanzare

Tutti i partecipanti hanno espresso in modo chiaro il loro pensiero rispetto al tema della comunica-

zione e collaborazione, dichiarando apertamente sia come professionisti che come persone quanto sia

importante costruire una rete che permetta il fluire delle informazioni in tutte le direzioni dal pubbli-

co al privato e viceversa. Il potersi guardare in faccia e conoscersi personalmente permette di creare

relazioni e alleanze stabili, permette di incontrarsi attorno ad un tavolo e ipotizzare più soluzioni ad

un problema. Il termine “comunicare” ha sollecitato anche un tema molto sentito dalla scuola e dalle

associazioni ossia quello dell’integrazione dei minori stranieri e loro famiglie. Il termine “collabora-

re” invece ha innescato pensieri rivolti a nuove sinergie e linguaggi condivisi tra pubblico e privato.

Riflessioni e proposte concrete si sono alternate in modo incalzante lasciando intuire quanto il tema

sia attuale e emerga in diverse realtà

RIFLESSIONI -Bisogno di conoscenza reciproca delle as-sociazioni esistenti nel territorio e dei servizi pubblici

PROPOSTE

-Momenti di incontro periodici tra le persone appartenenti alle diverse associazioni/servizi che si occupano di minori e famiglie e che lavorano sul ter-ritorio -Scambio di e-mail tra persone a cui inviare in-formazioni sulle iniziative pubbliche e private -Messa in rete/condivisione delle formazioni ed esperienza di ciascuno per arricchire il sapere( es. tra insegnati e genitori) -Sfruttare le relazioni personali, più incisive di un sito web, per informare

-Conoscenza dei mezzi a disposizione che sono già in essere nel territorio, sia pubblici che privati

-Opuscolo informativo all’interno del quale trovare le diverse offerte del territorio rispetto a tut-to ciò che riguarda il minore ( scuola, sanità, attività sportive, attività culturali, associazionismo, attività religiose..) -Rivista dell’Ambito all’interno della quale rac-contare delle iniziative periodiche dei sette Comuni e dei progetti stabili in atto oramai da anni -Punto unico informativo presso i Co-muni dell’ambito distrettuale -Bacheca virtuale accessibile al pubblico e al pri-vato, suddivisa per tematiche su minori e famiglia, facile da consultabile e aggiornare

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RIFLESSIONI

PROPOSTE -Sportello unico informativo ed itinerante che accoglie e accompagna fisicamente il minore e/o la sua famiglia nei luoghi a loro necessaria al fine di dimostrare in modo pratico come fare per affrontare determinate questioni -Mappa cartacea orientativa messa a disposizio-ne dai Comuni dell’Ambito: una guida ai servizi pub-blici e privati per il minore suddivisa in aree temati-che o per fasce d’età del minore (es da consegnare al genitore all’atto dell’iscrizione anagrafica). Tale mappa potrebbe essere un progetto seguito da per-sone impegnate nei lavori socialmente utili o dai ra-gazzi -Sostenere i tavolini locali nati con il progetto Genitori InForma dell’ambito sud

-Bisogno di consociare pubblico e privato, senza aver paura di percorrere insieme la pro-gettualità già presente

-Il privato sociale che ha triplicato ad esempio l’offerta informativa e formativa a favore del proget-to nascita (corsi yoga, piscina, sostegno alla genito-rialità, all’allattamento) potrebbe diventare di sup-porto e potenziamento agli interventi del Consulto-rio Familiare senza fare doppioni (anche se ci sono resistenze interne all’istituzione)

-Necessità di integrare sempre di più l’operatore del progetto Rom si integra di più sul terriotorio

-L’operatore del progetto Rom potrebbe inter-venire oltre che a scuola anche all’esterno, nel terri-torio, e potrebbe collaborare con gli altri servizi dell’ASS6 (es Consultorio Familiare per i percorsi sulla sessualità, gravidanza ecc) o con le altre asso-ciazioni (es sportive)

-Bisogno di integrare il minore straniero e la sua famiglie, a volte difficilmente intercetta-bile

I bambini più grandi d’età come tutor (peer educa-tion) per accogliere e informare e accompagnare i bambini più piccoli e/o stranieri all’interno del mondo scolastico, sportivo e ricreativo Diffusione e pratica del buon vicinato: mamme ita-liane che supportano attraverso azioni pratiche le mamme straniere -Scuola come punto informativo per attività del territorio -Possibilità di attivare un corso di lingua italiana per mamme straniere durante le ore scolastiche dei loro figli. -Le mamme posso studiare l’italiano insieme ai loro figli quando iniziano ad andare a scuola (oppure accompagnano i figli a scuola e si fermano anche lo-ro a studiare l’italiano)

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Piano di Zona 2013/2015

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RIFLESSIONI -Non arroccarsi sul proprio sapere e non avere paura di condividerlo

PROPOSTE

-La contaminazione delle buone prassi (es. stanza per allattamento presente in ogni servizio pubblico e privato e non solo in CF) -Migliorare l’informazione e la comunica-zione tra servizi e associazioni. Le associazioni si sentono chiamate solo al momento del biso-gno e non dentro un quadro progettuale

-Contattare l’associazione per condividere in-sieme il progetto del minore. -Nei casi complessi riunire fisicamente tutti gli operatori/volontari per condividere e definire un progetto

-La scuola non da all’associazione l’indicazione di ragazzi con disagio perché non si assume la responsabilità di segnalare

-Necessità di referenti stabili

-Integrazione non sempre facile: i bam-bini stranieri non partecipano alle attività e-xtrascolastiche e così neanche le loro mamme si integrano nel territorio -Le donne straniere stanno a casa perché culturalmente non partecipano e non decidono per la famiglia. Hanno bisogno del consenso del marito

-Coinvolgere il padre di famiglia straniera per metterlo a conoscenza delle iniziative dei servizi e del territorio al fine di dare il permesso alla donna di parteciparvi con il bambino

-Lo sport può essere uno strumento che fa-cilita l’integrazione

-Definire con le associazioni sportivo/culturali che ricevono finanziamenti pubblici la possibilità di riservare dei posti gratuiti per minori in difficoltà

-Il privato che è disposto a formarsi per affiancare l’esperto

-Necessario non arroccarsi dietro alle isti-tuzioni

-Contaminazione tra servizi di buone prassi gia sperimentate in altri luoghi e tempi -Desiderio delle associazioni che si occu-pano di minori di collaborare con le scuole medie per dare sostegno ai ragazzi ai margini ed in difficoltà -Mancanza di collaborazione tra scuola media e associazioni private che si occupano di minori

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RIFLESSIONI -Ottimizzare le risorse attraverso una re-gia comune nella gestione delle attività rivolte ai minori e ai genitori che tenga conto delle proposte sia provenienti dal pubblico che dal privato

PROPOSTE -Fare corsi di formazione ben distribuiti nell’arco dell’anno senza accavallamenti

-Necessità di una regia comune tra territo-rio e azienda sanitaria

-Il servizio pubblico dovrebbe formare il privato al fine di rendere possibile una reale collaborazione e interscambio tra pubblico e privato -Autorizzazione, consenso e riconosci-mento da parte delle istituzioni, come ad e-sempio la scuola, del lavoro svolto dalle asso-ciazioni per creare terreno fertile alla solidarie-tà

-Parlare ai ragazzi durante le ore scolastiche dell’esistenza del mondo del volontariato e delle as-sociazioni che gravitano sul territorio, dando infor-mazioni su come poter accedere alle medesime ( in-dirizzo, sito internet, mail..)

-Pubblicizzare le iniziative -Raccogliere in tempo reale le iniziative presenti nel territorio e i nuovi servizi pubblici e privati che si costituiscono nel tempo

-Personale pagato con i vouchers del lavoro so-cialmente utile, o tirocinanti, che aggiornano siste-maticamente, ogni giorno, un data base o bacheca virtuale dedicati a tutte le iniziative ed i servizi ri-guardanti i minori

-Protocollo d’intesa tra pubblico e privato, o documenti più semplici sottofirmati dalle parti, che permettano di collaborare senza vio-lare la privacy delle famiglie

-Bisogno di ascoltare e far esprimere diret-tamente i minori su cosa è loro necessario e utile per vivere meglio

-Creare dei bandi pubblici aperti ai ragazzi che permettano la realizzazione di progetti innovativi e utili ai minori del territorio -Potenziare i consigli comunali dei ragazzi

-Difficoltà per certi minori di accedere alle cure dentarie perché costose

-Attivare un ambulatorio associato di dentisti per minori le cui famiglie non possono pagare

Indicazioni di lavoro trasversali

espresse dai tre sotto Tavoli dell’area “Minori e Famiglia”

1. Forte isolamento dei singoli, delle famiglie – necessità di uscire dalla solitudine e di collegarsi

non solo a progetti strutturati, ma con gruppi spontanei, con il territorio, la comunità

2. Carenza di informazioni rispetto a ruoli, progetti dei diversi servizi – sia sociali che dell’ASS6.

Necessità del territorio di avere chiara la mappa delle risorse esistenti

3. I diversi servizi non hanno una chiara conoscenza di tutti i progetti – sia quelli fra servizi, come

la scuola o il volontariato. Necessità della mappa di conoscenza

4. Il tema dell’immigrazione che si ritrova in tutte le situazioni segnalate – dalla scuola al tempo

libero – ha bisogno di luoghi di incontro

5. La panoramica delle risorse economiche delle famiglie e di tutte le realtà – che rende più diffici-

le sia offrire che fruire di servizi – che siano lo sport, o la mensa scolastica, o doposcuola ecc.

6. Il desiderio di confrontarsi, di vedersi, di nutrire il confronto e lo scambio fra servizi e territorio

in senso lato. Desiderio di “senso di comunità”?!

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RAPPORTO WORLD CAFE’ SECONDO INCONTRO TAVOLO “ADULTI”

Addi 10.10.2012 alle ore 17.30

Sala ex ENAL, Tiezzo di Azzano Decimo

Tavolo tematico di consultazione nell’area “Adulti”

Apertura lavori: ore 17.45

Presenti: vedi registro allegato

- Introduce Dott.Eliano Fregonese, salutando e ringraziando i presenti ed illustrando le modalità

di svolgimento dell’incontro di oggi, che si articolerà in tre tavoli, in ognuno dei quali i compo-

nenti rifletteranno su tre rispettivi temi:

o “Vedere-sentire”: quali fenomeni, questioni, criticità vorreste segnalare?

o “Fare”: cosa si potrebbe migliorare, fare, cosa realizzare a costo zero?

o “collaborare, comunicare”: cosa si può fare per migliorare la comunicazione e la colla-

borazione? Quali buone pratiche esistenti si possono suggerire?

Dott.Fregonese illustra gli obiettivi regionali del Piano di Zona sui quali lavoreremo specificamente

in questo Tavolo.

-L’obiettivo n.8.1 prevede di “favorire lo sviluppo di opportunità lavorative e di inclusione sociale

per le persone svantaggiate nell’ambito di nuovi accordi pubblico-privato, di reti locali di econo-

mia solidale e di filiere produttive di economia sociale”.

-L’obiettivo n.9.1 prevede di “promuovere misure di contrasto alla povertà, che accanto agli inter-

venti di integrazioni economiche prevedano l’utilizzo di strumenti di reinserimento lavorativo-

sociale, secondo una logica di attivazione che miri all’autonomia della persona”.

Viene successivamente presentato il metodo di lavoro utilizzato denominato “World Cafè”, che si

fonda su alcuni concetti chiave: contaminazione di idee, impollinazione, sedimentazione

dei concetti, libertà di muoversi, scrivere sulle tovaglie.

I temi di sfondo sui quali lavoreremo sono: l’integrazione, la prevenzione, la coesione,

l’immigrazione, l’inclusione.

In particolare il confronto è sulle seguenti tre questioni:

1) -“Vedere-sentire” (tavolo n.1)

2) -“Fare” (tavolo n.2)

3) -“Collaborare e comunicare” (tavolo n.3).

Alle ore 18.00 si dà inizio ai lavori di gruppo: i presenti si dividono nei tre tavoli, scegliendo quale

tema affrontare, con la possibilità di cambiare tavolo a conclusione della discussione (si prevedono

circa 30’ di discussione a tavolo).

I partecipanti di fatto sono intervenuti in tutti i tavoli, dando il loro contributo alla discussione dei

tre temi prescelti.

Parole chiave utili a stimolare la riflessione: integrazione, prevenzione,coesione, immigra-

zione,inclusione.

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TAVOLO N.1: “VEDERE E SENTIRE”

Partendo dal vostro punto di osservazioni: quali fenomeni, questioni, criticità vede-

te?

Ci sono situazioni emergenti, questioni poco viste, questioni non prese in considera-

zione… cosa, di ciò che vedete e sentite, vale la pena di segnalare?

RIFLESSIONI

-l’inserimento lavorativo sia di persone qua-

lificate che di persone svantaggiate si rivela mol-

to difficile, anche utilizzando strumenti che sono

a costo zero per le aziende (es. tirocini, work e-

sperienze, ecc.);

c’è una scarsissima collaborazione dei datori di

lavoro e comunque, qualora vi sia la loro dispo-

nibilità ad avviare un progetto d’inserimento,

viene richiesta la produttività, non vengono con-

template possibilità diverse

-Economia e politica viaggiano su due binari

paralleli; non esiste una politica economica in

Italia

-Le risorse e le iniziative esistenti sono

frammentarie, scoordinate ed ingenerano con-

fusione nei possibili destinatari; manca un qua-

dro coerente e chiaro e l’accesso alle risorse è

spesso complesso e richiede tempi lunghi

-La Povertà culturale incide sulle modalità di

approccio al cambiamento e sulla capacità di in-

novare e sperimentare, per essere nuovamente

competitivi

-Il nostro territorio è caratterizzato dalla for-

te presenza di manodopera manifatturiera, so-

prattutto nel settore del legno-arredo, che non è

riuscito a reagire adeguatamente alla grave con-

tingenza internazionale, e non ha investito

nell’innovazione e nel cambiamento

PROPOSTE

-Creare le Cooperative di tipo C, la cui ca-

ratteristica dovrebbe essere quella di accogliere

persone svantaggiate, anche non certificate, per

la realizzazione di progetti in collaborazione

con i Comuni, con le Fattorie Sociali, ecc. . Tali

Cooperative dovrebbero essere regolamentate,

come le Coop di tipo A e B, dalle quali si diffe-

renziano per la loro caratteristica di non porre

come obiettivo essenziale la produzione

-Lavorare sulla cooperazione, che si avvale

di strumenti più agevoli ed accessibili alle per-

sone svantaggiate o in difficoltà, e contestual-

mente procurerebbe dei vantaggi economici alla

Comunità, con la possibilità di attuare tirocini

lavorativi per un numero maggiore di persone,

anziché progetti individuali

-Sostenere la Cooperazione, come alternati-

va nella riorganizzazione del lavoro delle impre-

se in crisi

-Creare la figura dell’attivatore di Comunità,

con una funzione di mediazione tra le persone in

difficoltà e le risorse in campo

-Rendere più accessibili le iniziative at-

tualmente in essere da parte di associazioni,

gruppi di persone, volontari, ad esempio Gruppi

di Acquisto Solidali (GAS), dalle quali parados-

salmente sono escluse proprio le persone più bi-

sognose, perché il loro accesso richiede delle

competenze specifiche e complesse

-Rinforzare la rete e la collaborazione tra

servizi e le risorse del privato sociale, realiz-

zando un’integrazione funzionale per

l’attuazione di progetti e cambiamenti anche

culturali, normativi

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RIFLESSIONI

-I giovani sono divenuti “una fascia debole”

e non si dimostrano interessati ad una forma-

zione mirata nei settori che offrirebbero ancora

delle opportunità lavorative nel nostro territorio

(es. settore meccanico)

-Problema della casa: la Provincia di Porde-

none ha istituito nel 2011 l’Osservatorio delle

politiche Abitative, con l’obiettivo di produrre

una approfondita analisi della situazione esi-

stente, valutando la dimensione dello stock abi-

tativo, verificando le tendenze demografiche

della provincia e il quadro dell’offerta e degli

strumenti oggi a disposizione. Un secondo o-

biettivo, non per importanza, era rappresentato

dal delineare nuove proposte e risposte operati-

ve

-Si registra una vera e propria emergenza

abitativa

-Le famiglie sono in difficoltà nel gestire le

proprie, minori risorse economiche

-Gestione dei crediti da parte delle Banche;

esistono delle iniziative sconosciute ai più, quali

convenzioni tra istituti di credito ed enti pubbli-

ci (es.province) per la gestione dei crediti o dei

mutui bancari

PROPOSTE

-Investire sui giovani

-Attivare percorsi lavorativi anche a breve

termine, non solo a medio-lungo termine, quali

sono adesso i progetti di inserimento lavorativo,

per dare la possibilità alle persone di sperimen-

tarsi in contesti diversi e con tempistiche più

brevi, offrendo così delle opportunità ad un

maggior numero di persone

-Integrare le azioni e le direttive provinciali e

regionali nelle politiche abitative, che attual-

mente non si confrontano: esempio ne è che la

Regione FVG stia creando un Servizio pratica-

mente identico a quello provinciale, senza con-

frontarsi con la Provincia e squalificando così il

lavoro sin qui fatto

-Lavorare sulla presa in carico e

l’accompagnamento delle persone, non solo su-

gli strumenti da utilizzare

-Intervenire a livello normativo, sulle poli-

tiche sociali e della famiglia, anche con iniziative

molto concrete quali: supporto e formazione per

la gestione del bilancio familiare e l’utilizzo delle

risorse economiche

-Ricostruire la Comunità, che non esiste più,

in una società che si caratterizza per il suo indi-

vidualismo

-Insegnare l’economia domestica e come gesti-

re il bilancio familiare

-Le Banche del tempo potrebbero rappresen-

tare una buona risorsa; es:io ti fornisco babysit-

ting e tu mi aggiusti la bicicletta

-Far girare le informazioni e pubblicizzare

tali iniziative, che spesso sono sconosciute agli

stessi amministratori

-raccogliere le sollecitazioni e trasformarle in

azioni nei tempi brevi

- Creare un Tavolo di consultazione stabi-

le, che possa generare proposte concrete in rela-

zione agli obiettivi suddetti e permettere il con-

fronto costante

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TAVOLO N.2: “FARE”

rispetto a questi temi è già presente una serie di azioni, attività , progetti.

Cosa si potrebbe migliorare - rispetto a quanto già in atto, all’esistente?

Cosa si dovrebbe fare idealmente?

Cosa si potrebbe fare a costo zero, valorizzando le risorse esistenti (umane, stru-

mentali, finanziarie), per incrementarle avendo presente che non ci sono risorse

aggiuntive pubbliche?

RIFLESSIONI -Per far funzionare le cose ci vogliono risorse. Molte volte ci sono, ma non dove ce n’è bisogno -Non sempre c’è una buona conoscenza del-le risorse esistenti e delle possibilità esistenti per reperirne di nuove (ad es. bandi del fondo sociale europeo) -I singoli comuni e le piccole realtà del terri-torio non hanno i mezzi e le risorse per investire in progetti che richiedono una organizzazione al-tamente complessa situazione di elevata disgrega-zione sociale -molte persone non arrivano ai servizi o giungono quando la situazione è già deteriorata sia a livello economico che a livello di esclusione sociale -situazioni di disagio psico-sociale portano a ulteriori livelli di malessere -molte famiglie si trovano ad essere in diffi-coltà anche nell’utilizzare le risorse pubbliche che vengono messe a loro disposizione

PROPOSTE

-La Provincia, opportunamente delegata, po-trebbe essere l’ente che mette a disposizione le proprie risorse umane e strutturali per costrui-re/presentare progetti che afferiscono ai bandi europei -Riunioni di quartiere su temi di interesse dif-fuso -Corsi di gestione dell’economia familiare e domestica partendo dalle realtà/risorse positive presenti nel territorio (es. donne italiane che in-segnano le modalità di cottura dei cibi locali alle donne straniere)

-I comuni per primi spesso utilizzano criteri (es. gare d’appalto al massimo ribasso) che non incentivano una spinta verso la ripresa

-Privilegiare nelle gare d’appalto progetti innovativi e che favoriscono l’occupazione

-La spesa alimentare delle famiglie è cresciuta esponenzialmente negli ultimi anni -Il web offre sempre più informazioni su orga-nizzazioni e siti che mettono insieme le offerte di diversi esercizi commerciali con l’obiettivo del ri-sparmio -I GAS propongono prodotti di qualità ad un prezzo inaccessibilile per molte famiglie

-Costituire gruppi di acquisto volti al ri-sparmio: gruppi di famiglie che acquistano in-sieme prodotti, anche attingendo all’offerta dei prodotti del territorio, con l’obiettivo del rispar-mio

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RIFLESSIONI -È ancora insufficiente il collegamento tra chi capta le esigenze di formazione e gli enti di for-mazione -Si nota un dispendio di risorse nel settore formativo: c’è il rischio che le risorse su cui si è investito non siano poi utilizzabili

PROPOSTE -Migliorare il sistema di valutazione degli strumenti che vengono utilizzati nel settore for-mativo

-Ancora scarsa la conoscenza da parte delle persone/cittadini di cosa offre il sistema dei ser-vizi -Gli stessi servizi per certi aspetti non sono a conoscenza di tutto quanto offre il territorio -Necessità di creare rete/comunità -Comuni come soggetti e informatori attivi all’interno della comunità

-Potenziare il ruolo degli assistenti sociali co-me attivatori di comunità -Utilizzo dei social network o creazione di mailing list per far circolare le informazioni sull’universo dell’esistente e sulle iniziative dei diversi soggetti (pubblico, privato, associazioni-smo, cooperazione,…)

-Questione abitativa: aumento della fascia di popolazione che non ha requisiti per accedere all’edilizia ater ma non soddisfa nemmeno i crite-ri del mercato per l’acquisto dell’abitazione: fa-scia grigia

-Provincia: attivato osservatorio per le po-litiche abitative. Idea di porsi come collettore -Promozione di iniziative di housing sociale

-Aumenta il numero di famiglie che hanno difficoltà nella gestione del bilancio familiare a diversi livelli -Nuove fasce di povertà che richiedono l’intervento dei servizi

-Lavorare sulla gestione problematica del bilancio familiare distinguendo i diversi “livelli” di difficoltà da trattare a seconda della gravità in gruppo o per singolo nucleo familiare -Pensare a progetti che coniughino micro-credito e micro-impresa

Alcune frasi lasciare scritte dai partecipanti - EDUCARE alla solidarietà (a partire dalla scuola); - USARE le RISORSE ECONOMICHE: evitare gli sprechi e fare in modo che le risorse arrivino direttamente a chi ne ha bisogno e non si “fermino” o “affievoliscano” lungo il percorso - Programmazione a lungo termine - Microcredito - Reciprocità

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TAVOLO N.3: “COLLABORARE, COMUNICARE”

il fare implica, si basa spesso sulla comunicazione e sulla collaborazione fra i diver-

si soggetti, (pubblico – privato) sulla conoscenza di quello che viene fatto, le con-

nessioni e i rapporti

RIFLESSIONI METTERE IN RETE -Le risorse ci sono nel territorio (molte e di ogni tipo), spesso non si conoscono -È importante avere un quadro complessivo delle risorse per poi metterle in rete -Fare rete è difficile -Serve una regia della rete; chi potrebbe oc-cuparsene? Chi costruisce le connessioni della re-te? -Perché esista un rete devono esistere delle re-lazioni, che sono le connessioni, i nodi della rete -Le persone devono conoscersi per potersi mettere in rete -L’individualismo (caratteristico di questa so-cietà) porta a deficit di comunicazione. -La crisi è l’occasione per crescere e migliorarsi, per ricostruire un senso comunitario e di recipro-cità -La responsabilità sociale è di tutti -Fare rete significa superare l’autoreferenzialità, essere trasparenti ed accogliere il cittadino nei processi partecipativi. Questo è il patto di rete -Enti pubblici, associazioni, figure politiche e cittadini hanno schemi mentali diversi con obiet-tivi differenti ed agiti separati. Fare rete significa mettere in relazione questi modelli di pensiero

PROPOSTE

-Costituire dei Tavoli tematici (di consulta-zione) periodici dove le persone della rete si in-contrano (questo serve per costruire relazioni, per far circolare le informazioni e per trovare del-le soluzioni); sono molto utili a tal fine anche i gruppi di lavoro specifici -I Servizi devono diffondere la cultura del lavo-rare in rete (soprattutto nel settore privato) -L’ambito distrettuale potrebbe essere il regi-sta della rete -Lavorare insieme, fare formazione insieme, mettere risorse insieme: questo è il metodo più efficace per costruire relazioni di rete -Condividere le esperienze sia con la comunità sia con le Amministrazioni -Progettazione partecipata anche con il terri-torio

RIFLESSIONI FAR CIRCOLARE L’INFORMAZIONE

-L’informazione deve circolare in ogni settore -Spesso lo stesso Ente pubblico non è a cono-scenza delle risorse che ha attivato -L’informazione deve arrivare a tutti, istituzio-ni, servizi, politici operatori e cittadini -Si devono pensare gli strumenti più idonei per far arrivare l’informazione soprattutto ai cittadini che spesso sono mal informati e faticano a chiede-re aiuto ai servizi sociali -Il cittadino non sa a chi chiedere le informa-zioni -Il cittadino ha bisogno di avere delle facce a cui chiedere -Nei servizi manca la cultura dell’accoglienza della persona

PROPOSTE -Costruire un sito internet unico informativo, diviso per aree tematiche (potrebbe essere anche uno strumento di messa in rete dei servizi e delle risorse territoriali) -Il cartaceo che arriva a casa è più diretto per tutti: ad esempio un giornalino periodico -Fare cartelloni pubblicitari d’impatto -Utilizzare la bacheca parrocchiale -Le figure intermedie tra cittadino e servizi devono essere figure che “parlano” con la gente -Individuare dei “facilitatori” di comunità in base alle tematiche da trattare: es le insegnan-ti, il parroco, le associazioni, eccetera -L’ambito distrettuale dovrebbe dotarsi di un sistema efficace di segretariato sociale, ed investi-

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-Servono delle figure intermedie tra cittadino e istituzione che possano far circolare l’informazione -L’informazione va gestita in modo mirato -Il processo informativo dovrebbe essere così costituito: 1) mettere in rete risorse e sevizi, 2) co-struire un sistema informativo efficace ed accessi-bile a tutti, 3) individuare mezzi e strumenti ade-guati per far arrivare l’informazione a tutti i citta-dini -La normativa sulla tutela della privacy blocca la circolazione dell’informazione -Parlare del caso non è solo il passaggio del nome di quella persona, ma è soprattutto uno strumento per far circolare informazioni e mette-re in rete le risorse per quella persona -L’informazione dovrebbe circolare anche in modo informale -Il welfare ha il compito di informare la comuni-tà sulla propria situazione sociale -È importante che la comunità condivida la propria situazione sociale e le ricerche che vengo-no svolte -La macroinformazione veicola messaggi ne-gativi, deprimenti, sull’attuale stato sociale

re maggiormente su quello (piuttosto che sulle prese in carico del singolo, che riguarda la mino-ranza dei cittadini) -Attivare processi educativi nei modi di fare informazione

RIFLESSIONI COINVOLGERE LE IMPRESE

-Le imprese devono essere coinvolte in questi processi culturali, perché solamente ragionando e parlando si può influenzare una mentalità -L’imprenditoria spesso ignora i nostri stru-menti di lavoro (es. borse lavoro) -Sarà difficile avere l’adesione spontanea del privato, soprattutto ora che c’è crisi -Non è impossibile cambiare, bisogna però costringere o motivare le aziende ad essere più innovative nel sociale -L’ente pubblico ha un ruolo importante perché può incentivare questi processi -Le cooperative sociali potrebbero iniziare ad essere innovative ed aprire dei ragionamenti da condividere con altre aziende -Il processo partecipativo parte dal basso

PROPOSTE

-Fare e condividere un bilancio sociale del be-ne comune anche con il settore privato (in altre nazioni, le aziende sono obbligate a fare dei bi-lanci della propria attività non solo economici ma ecologici, sociali, etici, eccetera) -Sperimentare azioni pilota con singole im-prese per poi diffondere le esperienze

Fregonese a conclusione di una snella restituzione del lavoro svolto invita i partecipanti a prosegui-

re gli scambi e le comunicazione nel forum dedicato del sito internet

www.comune.azzanodecimo.pn.it.

Si da’ appuntamento al 31.10.12, per la sintesi e l’elaborazione di proposte ed azioni

da inserire nel documento Piano di Zona 2013/2015

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RAPPORTO WORLD CAFE’ SECONDO INCONTRO TAVOLO “DISABILITA’”

Addi 09.10.2012 alle ore 17.30 – 20.10

Sala riunioni, Distretto sanitario sud di Azzano Decimo

Tavolo tematico di consultazione nell’area “Disabilità”

Le domande presentate ai tre tavoli ed esplicitate dal facilitatore sono:

1. «Vedere - sentire»

Partendo dal Vostro punto di osservazione: quali fenomeni, questioni, criticità vedete?

Ci sono situazioni emergenti, questioni poco viste, questioni non prese in considerazione … cosa,

di ciò che vedete e sentite, vale la pena di segnalare?

2. «Fare»

Rispetto a questi temi è già presente una serie di azioni, attività , progetti.

Cosa si potrebbe migliorare - rispetto a quanto già in atto, esistente

Cosa si dovrebbe fare, idealmente

Cosa si potrebbe fare a costo zero

valorizzando le risorse esistenti (umane, strumentali, finanziarie),

per incrementarle avendo presente che non ci sono risorse aggiuntive pubbliche.

3. «Collaborare, comunicare»

Il fare implica, si basa spesso sulla comunicazione e sulla collaborazione fra i diversi soggetti, (pub-

blico – privato) sulla conoscenza di quello che viene fatto, le connessioni e i rapporti

Cosa pensate si possa migliorare?

Quali indicazioni concrete sentite di avanzare.

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Piano di Zona 2013/2015

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TAVOLO N.1: “VEDERE E SENTIRE”

Partendo dal vostro punto di osservazioni: quali fenomeni, questioni, criticità vede-

te?

Ci sono situazioni emergenti, questioni poco viste, questioni non prese in considera-

zione… cosa, di ciò che vedete e sentite, vale la pena di segnalare?

RIFLESSIONI

-Centro Diurno di Poincicco: la diversità della tipolo-gia dell’utenza (livello di gravità) crea dei problemi nella gestione:le persone con disagio mentale non sono accetta-te dagli altri ospiti

PROPOSTE -Il modello modulare si propone di rispondere a tali difficoltà di gestione

-Maggior presenza di utenti con disabilità grave a Poincicco; è necessario fare una riflessione sulla gestione del Centro rispetto alle problematiche dell’utenza -Gli operatori del Centro sono assorbiti totalmente o quasi dal lavoro con le persone più gravi, trascurando gli altri

-C’è una forte disomogeneità nella casistica, che ri-chiederebbe una progettazione specifica caso per caso -I ragazzi disabili stranieri in carico al Centro ven-gono vissuti dai genitori degli italiani come coloro che di-stolgono l’attenzione e le cure dai loro figli -Le risposte ai bisogni e alle richieste delle persone di-sabili sono insufficienti rispetto alle situazioni, e sono molte, in cui i loro genitori sono anziani e occorre pensare a quando non ci saranno più. L’assenza di risposte com-porterebbe un grave fenomeno sociale -Ci sarebbe bisogno di accompagnare le famiglie degli utenti e di sostenerle nell’aspetto psicologico nei casi di morte del genitore; -Anche un eventuale inserimento dell’utente disabile in una comunità richiederebbe un’assistenza, anche sugli aspetti amministrativi -Molti genitori vorrebbero essere inseriti in Casa di Riposo con il figlio per essere assistiti entrambi; sarebbe-ro disposti anche a lasciare i propri beni pur di avere un’assistenza di questo tipo; -Le assistenti familiari non sempre rappresentano la soluzione, a meno che la gestione delle badanti non sia fatta dai servizi -Difficoltà di affrontare insieme le problematiche dell'anziano e del disabile

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RIFLESSIONI

-Nella scuola i continui tagli hanno portato ad un’ulteriore diminuzione delle ore di sostegno, che oggi sono 4,5 settimanali su 30/40 totali: una goccia nel ma-re… -Le classi molto numerose, la presenza, in crescita, dei bambini iperattivi e di bambini stranieri accrescono ulteriormente le difficoltà di gestione

PROPOSTE

-La complessità delle problematiche richiede inoltre degli interventi che vanno oltre al sostegno

-Va rivisto il sistema, vanno pensa-te strutture di sostegno nuove, diversi-ficate

-Gli insegnanti attuano degli interventi di facilitazione e compensativi

-Ci potrebbe essere più bisogno di educatori che di insegnanti di sostegno

-Gli operatori del Servizio di Neuropsichiatria Infantile segnalano l’attenzione maggiore che devono prestare e le risorse che devono spendere per le situazioni di minori con problemi comportamentali, a discapito della cronici-tà, che non viene seguita adeguatamente

-Bisogna portare fuori dalla scuola le questioni -È importante che gli amministrato-ri prendano coscienza dei problemi ed incidano sulla legislazione futura

-Non si riesce ad osservare le situazioni nel loro con-testo di vita, ma si lavora su ciò che viene riportato dalla scuola, dai familiari o dagli educatori -I medio gravi adulti, quando non hanno più intorno a sè la famiglia, non possono usufruire di una presa in cari-co continuativa, ma spesso sono supportati solo nei casi di emergenza, a causa di una carenza di servizi -Le opportunità esistenti non sempre sono conosciute

-È necessario valutare la gravità in modo diverso

-Bisogna considerare la difficoltà delle famiglie ad ac-cettare le problematiche -Le famiglie con figli piccoli tendono ad isolarsi

-Concentrarsi sulla famiglia ed i suoi bisogni all’interno della Comunità nella “normalità”, insieme all’istituzione scolastica

-Si rileva una difficoltà nei contatti con gli specialisti, in particolare i neurologi, e nei percorsi di cura

-Creare delle corsie preferenziali

-Il sostegno alle famiglie è fondamentale, anche con soluzioni alternative alle strutture

-Lavorare sulla domiciliarità -Necessario un cambiamento di mentalità

-Attualmente i servizi di riabilitazione sono desti-nati solo ai minori, mentre per gli adulti ci sono solo i centri

-Coltivare il territorio, anche da parte delle associazioni

-Molti disabili hanno bisogno di un sostegno psicolo-gico per accettare la propria disabilità

-Recuperare e ricostruire il con-cetto di cittadino solidale

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RIFLESSIONI

-Alcuni ragazzi disabili medio-gravi devono essere ac-compagnati perché mancano i servizi che li renderebbero autonomi

PROPOSTE -Migliorare i servizi di trasporto

-Difficoltà nel reperire spazi per il tempo libero; mol-te associazioni sportive non accolgono la persona disabile

-Necessità di volontari che possano aiutare le persone con disabilità

-Per le persone con disabilità gravissima è ancor più difficile riuscire a creare un’interazione con il territo-rio

-Necessitano dei luoghi diversi per l’osservazione e la valutazione, so-prattutto nei progetti a lungo termine

-La conoscenza delle situazioni è molto frammenta-ta, manca un’integrazione fra i servizi in un’ottica di equi-pe più allargata

-Maggiore collaborazione con le scuole

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TAVOLO N.2: “FARE”

rispetto a questi temi è già presente una serie di azioni, attività , progetti.

Cosa si potrebbe migliorare - rispetto a quanto già in atto, all’esistente?

Cosa si dovrebbe fare idealmente?

Cosa si potrebbe fare a costo zero, valorizzando le risorse esistenti (umane, stru-

mentali, finanziarie), per incrementarle avendo presente che non ci sono risorse

aggiuntive pubbliche?

RIFLESSIONI -Problema della collocazione di persone di-sabili gravissime che devono ancora assolvere all’obbligo scolastico

PROPOSTE

-Difficoltà degli enti specialistici (in parti-colare i privati) di coordinarsi con il territorio nel pensare a percorsi alternativi alla perma-nenza nelle relative strutture di disabili di età compresa tra i 14 e 18 anni che hanno concluso il percorso riabilitativo

-Sarebbe opportuno che i servizi lavorassero su due fronti: -prima delle dimissioni “protette”, collaborare con i servizi del territorio ipotizzando un proget-to di vita personalizzato tenendo conto delle ri-sorse esistenti -far emergere a livello istituzionale la proble-matica relativa alla mancanza di risorse che dia-no una risposta alla disabilità grave per la quale si è concluso il percorso riabilitativo

-Scarsa comunicazione tra Scuola e Servizi e scarsa chiarezza su chi fa, che cosa per il disabile all’interno della scuola

-Creare un Protocollo operativo condiviso da Scuola, Servizi e Privato sociale in materia di disabilità all’interno della scuola che comprenda l’iter della presa in carico e le competenze dei vari soggetti coinvolti -Incrementare il Servizio del Monitor Dis/agio -il SSC dell’ambito 6.3 dovrebbe indivi-duare una figura di riferimento unica per la di-sabilità

-Necessità di reperire volontari da impe-gnare anche all’interno di servizi pubblici ( es. Centro Diurno) -Necessità di una periodica formazione ai volontari

- Sensibilizzazione della comunità che può offrire risposte a costo zero - Operatori sociali come attivatori di Comu-nità - Formazione ai volontari

-Necessità di un cambiamento del modello culturale -A volte operatori e utenti utilizzano linguag-gi differenti

- Sensibilizzazione della comunità alla di-sabilità a partire dalla scuola materna - Sensibilizzazione degli operatori ad un ascolto più efficace in linea con i codici comuni-cativi dell’utente e della famiglia coinvolta nella disabilità

-Mancanza di una presa in carico globale dopo i 18 anni

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RIFLESSIONI -Bisogno di progetti innovativi alternativi o integrativi dei Centri Diurni in continuità educa-tiva con la scuola e la famiglia

PROPOSTE

-Esiste in questo territorio (presso l’area Le Fratte”) il Progetto “Nuovi Orizzonti”, un per-corso di autonomia personale e di inclusione so-ciale nei diversi contesti comunitari. Il progetto già operativo è attualmente in fase di ridefini-zione

-Bisogno di proposte/progetti per il tempo libero relativi all’utenza lieve e/o medio-lieve -Mancanza di collegamenti tra i vari Comu-ni dell’ambito e in vari casi tra le frazioni di uno stesso Comune; inoltre, per alcuni comuni si rileva una scarsità di collegamenti verso la città di Pordenone in particolar modo nel fine setti-mana

- Realizzare, a favore del disabile giova-ne/adulto, un progetto simile a quello attivato dall’ambito nei confronti del disabile minorenne (“Progetto relazioni”) Si tratterebbe di impegnare un educatore che, con un gruppo di disabili, si faccia promo-tore di interventi finalizzati: 1) allo sviluppo di competenze relazionali e di interazione in contesti diversi 2) alla conoscenza, attivazione e promozione di tutte le risorse formali ed informali disponibili nel territorio relativamente alla fera ricreativa e di tempo libero, compresa la promozione di sog-giorni estivi ed invernali - Creare occasioni di inserimento di per-sone disabili in gruppi sportivi composti da normodotati (sport come strumento di integra-zione)

-Le famiglie faticano a fidarsi degli altri e ad affidare ad altri i loro figli

-Sarebbe opportuno “accompagnare” i familiari nel percorso di emancipazione del fi-glio disabile

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TAVOLO N.3: “COLLABORARE, COMUNICARE”

il fare implica, si basa spesso sulla comunicazione e sulla collaborazione fra i diver-

si soggetti, (pubblico – privato) sulla conoscenza di quello che viene fatto, le con-

nessioni e i rapporti

Quali indicazioni concrete sentite di avanzare

Introduce l’ass. soc. Susi Del Colle spiegando ai presenti l’argomento di discussione. Interviene,

quindi l’ass. soc. Giuliana Pighin suggerendo al gruppo di non fare interventi lunghi per consentire

a tutti di esprimere il proprio pensiero.

RIFLESSIONI -La comunicazione è l’espressione più alta dell’essere umano. I problemi nascono quando si comunica male e si complica la terminologia ren-dendo sempre più difficile la comprensione -E’ fondamentale imparare ad ascoltare -Non c’è comunicazione senza conoscenza -La conoscenza si attiva e si promuove su qual-cosa di specifico attraverso gli scambi e le relazio-ni -Il volontariato è una risorsa

PROPOSTE

-Utilizzo di un linguaggio semplice e com-prensibile -Stabilire assiomi comunicativi identici -Conoscenza dell’interlocutore e del suo campo di interesse -Per favorire la comunicazione e la collabora-zione sarebbe necessario creare un tavolo territo-riale permanente formato da attori pubblici, pri-vati e volontariato per portare idee, progetti, in-dicazioni e risorse. -Incentivo e Formazione del volontariato

-L’integrazione implica l’accoglienza ed è una questione educativa che va fatta fin dalla più tene-ra età

-Rendere visibile il lavoro svolto dai servizi pubblici e privati -Documentare, rendere il modello ripetibile -Creare una cultura della presa in carico a par-tire dalla famiglia -Creare occasioni comunitarie per farsi co-noscere e creare conoscenza e sensibilità

-è necessario rendere visibile il lavoro svolto dai Servizi. La restituzione è fondamentale ed è una componente importante della comunicazione

-Restituzione alle famiglie del lavoro svolto -Restituzione alla collettività attraverso eventi -Le attività dovrebbero avere un impianto di comunità (es. sport…)

-Il diversamente Abile è una risorsa educativa, che ci chiede di essere più elastici, di cambiare percorsi e rompere schemi mentali, di diventare più sensibili, perché ciò nel tempo riduce lo stig-ma “Qualificando il mio lavoro rendo invisibile il mio handicap”

-Sviluppare progetti di lungo periodo per dare senso e significato facendosi riconoscere nell’offerta -Qualificazione del lavoro nei termini più com-petitivi possibili.

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RAPPORTO WORLD CAFE’ SECONDO INCONTRO TAVOLO “ANZIANI”

Addi 10.10.2012 alle ore 17.30

Sala Centro diurno di Azzano Decimo

Tavolo tematico di consultazione nell’area “Anziani”

LISTA DELLE REALTA’ E DELLE PERSONE PRESENTI FONDAZIONE MICOLI TOSCANO Marco Pagura, Porracin Tamara AZIENDA SANITARIA ASS6 Marta Zanutel, Laura Stefanon, Passanisi Giovanni COMUNE DI CHIONS – ASS.DOMICILIARI Basso Daniela, COMUNE DI CHIONS – REF. POL Giancarlo Pavan AFAP ONLUS Clementina Pace, Daniela Mannu SPORTELLO AMMINISTRATORI DI SOSTEGNO Bortoli Vittorio ASP CASALUCIA PASIANO Marco Solia CENTRO DIURNO AZZANO DECIMO Sandra Zuccato CGIL Ivo Bet SPORTELLO ASSISTENTI FAMILIARI Alessia Comisso COMUNE DI ZOPPOLA Centro diurno Anna Burelli COMUNE DI ZOPPOLA – ref. Politico Angelo Masotti Cristofoli COMUNE DI AZZANO DECIMO ref.politico Roberto Innocente ASP SOLIDARIETA’ AZZANO DECIMO Claudia Battiston AUSER PROVINCIA PN Vincenzo Buffo MMG – Medici medicina generale Gionata Pessa FONDAZIONE BIASOTTO Mara Vendrame E’ assente giustificata la Cooperativa ACLI Organizzazione incontro: 17.30-18.00 accoglienza, saluti e introduzione incontro 18.00-18.30 prima sessione di discussione ai tavoli 18.30 -19.00 seconda sessione di discussione ai tavoli 19.00-19.30 terza sessione di discussione ai tavoli 19.30-19.45 restituzione da parte dei facilitatori, conclusioni, saluti Stefano Carbone presenta la serata descrivendo sinteticamente come si lavorerà nel corso della serata, spiegando in che cosa consiste la metodologia del “world cafè”, indicando le parole chiave dei temi di sfondo e soffermandosi sulle tre domande stimolo. I facilitatori si dividono in tre coppie ad ognuna delle quali viene affidata una domanda stimolo: TEMA: “vedere, sentire”, conduttore Stefania Ferreri, verbalizzante Elisa Pitton TEMA: “fare”, conduttore Debora Berto, verbalizzante Alessia Zanon TEMA: “collaborare, comunicare”, conduttore Stefano Carbone, verbalizzante Enrica Pasqual Alle 18.00 inizia il primo momento di confronto e a seguire ogni 30 minuti gli ospiti vengono invitati a cambiare tavolo di discussione.

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RIFLESSIONI E PROPOSTE EMERSE DALLA DISCUSSIONE NEI GRUPPI:

1° GRUPPO Ambito Nord ha fatto corso badanti con questionario a tutte le famiglie (orari, giornate) ed hanno organizzato 4 corsi da 15/20 badanti partendo dalle necessità emerse dal questionario che ha permesso di capire quali sono le tipologie di famiglie che usufruiscono delle badanti e quali sono i problemi. FORMAZIONE BADANTI -creare rete attraverso ricognizione - fondi europei? SPESA PANNOLONI (20 ml di € ) - manca formazione a chi darli e consapevolezza della spesa - necessità di formare al non spreco -la ditta prevede delle ore di formazione sull'uso per ogni utente però potrebbero essere usate per formare le badanti - in questo modo si ottiene rete tra distretto-famiglie e ambito -non ci dev'essere liebro arbitrio ma organizzazione definita RETE DI TRASPORTO GRATUITO per esami e prelievi in distretto. Nel momento dell'attesa si potrebbero organizzare attività di informazione. Si ricorda che la richiesta arriva perchè manca la rete sociale e familiare (figli lavorano, assenza permessi,..) PROBLEMA TRASPORTI in quanto manca rete trasporto pubblico ci si rivolge al volontariato. Si potrebbe partecipare a bandi di finanziamento (vedi Servizio civile per il quale ci si è arenati perchè necessitava di ore di formazione che però potrebbe essere fatta dagli operatori). -S.Pietro ricorda che nell'anno scorso hanno gestito 1600 persone. PUASS FONDO NON AUTOSUFFICIENTI è stato decimato. Preoccupazione per i servizi già in essere: verranno garantiti?? a livello politico statale dovrebbero investire di più invece di tagliare sul sociale. -il volontariato non è un tappabuchi ma quando non ci saranno più risorse obbligatoriamente bisognerà rivolgersi alla gratuità delle persone. CAMBIO STILE DI VITA -pannoloni riciclabili - problema per le case di riposo: il costo dell'operatore che fa riciclo è alto non è come una famiglia -uso nuove tecnologie (ditte prevedono lo smaltimento PREOCCUPAZIONE PER IL FUTURO DEL PDZ per mancanza risorse. Bisogna lavorare su ciò che c'è ma la difficoltà del 3° settore sta nell'essere molto frastagliato. Le istituzioni dovrebbero intervenire “obbligando” a parlarsi e creando un'unione tra le diverse realtà. - Va ricercata una MAGGIORE INTEGRAZIONE senza gerarchia ma con l'unico scopo il bene

comune STRUTTURE RESIDENZIALI si sentono isolate. C'è contatto tra operatori solo per buona volontà dei singoli ma non è un'attività strtutturata. Grazie a momenti di confronto come questo ci si rende conto che realtà vicine territorialmente lavorano diversamente pur affrontando stessi bisogni. C'è necessità di collegamento. RIVALUTARE LA FUNZIONE DEL TELESOCCORSO ad esempio per la gestione dei farmaci o per sapere dove sta l'utente più fragile verificando l'uso dell'apparecchio (quante chiamate,..) NECESSITA' DI FORMAZIONE CORRETTA non lasciata alla disponibilità degli operatori

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2° GRUPPO - COSTI CENTRI DIURNI difficoltà di pagamento e differenze tra comuni afferenti allo stesso

ambito (retta e trasporto) - NECESSITA' DI CAPIRE CHI SIAMO E COSA FACCIAMO sia rispetto alle realtà private che a

quelle pubbliche. - QUESTIONE TRASPORTI per autosufficienti: per non autosufficienti ci sono servizi, ma per

l'anziano che deve andare in posta o al mercato non vi è il servizio di accompagnamento. Creare una RETE SOLIDALE (corriera che settimanalmente passi per garantire lo svolgimenti di tali trasporti)

- CO HOUSING per ottimizzare costi e risorse per persone autosufficienti (es. esperienze nordiche e triestine con organizzazione gestita da ASL)

- FORMAZIONE BADANTI l'ass. Alzheimer ha pubblicato un vademecum utilizzabile nei percorsi di formazione già tradotto in 5 lingue e potrebbe essere usato per i corsi

- gli opuscoli però non sono sufficienti, bisogna FORMARE GLI OPERATORI SANITARI che vanno a domicilio affinchè riescano a capire più aspetti ed avere una visione più ambia della situaizone. E' necessario puntare sulla relazione, sul cambio di mentalità.

- In CDR ci sono tanti operatori stranieri che necesistano di formazione per omogenizzare i servizi e le modalità del fare.

- Vi è sempre maggiore necessità di ads esterni al nucleo familiare. Una volta c'erano più volontari tra le persone che andavano in pensione (erano più giovani). Bisognerebbe trovare il modo per avvicinare le persone che stanno andando o sono appena andate in pensione. Andrebbero sensibilizzate senza aspettare, tendendo la mano.

- COLLABORAZIONE CON CSM assente per gestione situaizoni malati Alzheimer in CD - CREAZIONE MAGGIORI OFFERTE PER M. DI ALZHEIMER (centri diurni) - TRASPORTO PER NON AUTOSUFFICIENTI resta una difficoltà e va incrementato - OMOGENIZZAZIONE dei servizi tra comuni 3°GRUPPO - necessità di un REFERENTE/PERSONA DI RIFERIMENTO per ciascun caso seguito dai

servizi che faccia da coordinatore e accompagni la famiglia ai servizi e tiri le fila. Dev'essere lavoro condiviso tra ASL e ambito

- FIGURA GIURIDICA che coordini mole di lavoro delle associazioni - DOMICILIARITA' come mantenere il più possibile per persone a domicilio??

o -centri diurni o - potenziamento SAD e ADI o - badanti per non autosufficienti: integrazione e lingua o - maggiore presa in carico delle famiglie del non autosufficiente attraverso funzioni respiro

ma non in RSA perchè servizio troppo costoso per la comunità

- DIVULGAZIONE INFORMAZIONI alle persone più isolate - CENTRO DIURNO INVISIBILE: 2 volte alla settimana uscite (mercato, mare,..) a costo zero

gestito da ASL con operatori e volontariato - TAVOLO DI LAVORO tra distretto, CDR, ambito per confronto su problematiche condivise - FORMAZIONE rispetto a utenti passivi che non partecipano alle attività - FORMAZIONE BADANTI potrebbero essere coinvolti operatori stranieri delle CDR - POSTI EMERGENZA ALL'INTERNO DELLE CDR - CURA DEI FAMILIARI CHE SI OCCUPANO DI NON AUTOSUFFICIENTI (che per la crisi si

sostituiscono alle badanti)

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SINTESI DELLE RIFLESSIONI E DELLE PROPOSTE

TAVOLO N.1: “VEDERE E SENTIRE”

Partendo dal vostro punto di osservazioni: quali fenomeni, questioni, criticità vede-

te?

Ci sono situazioni emergenti, questioni poco viste, questioni non prese in considera-

zione… cosa, di ciò che vedete e sentite, vale la pena di segnalare?

RIFLESSIONI

ISOLAMENTO

-dell’anziano che necessita di accompagna-

mento nelle attività della vita quotidiana

-della famiglia che spesso è lasciata sola

nell’assistenza al proprio congiunto (problema

delle donne: mogli, sorelle, nuore… che si “reci-

clano” come badanti del proprio familiare non

riuscendo più a distinguere tra tempo per sé e

tempo per la malattia),

-delle badanti, lontane del proprio Paese e dai

propri affetti e senza possibili “sfoghi” rispetto

al lavoro che compiono

PROPOSTE

-La casistica che entra in struttura è diversa

da quella di un tempo, le persone hanno patolo-

gie molto più gravi ed età sempre più avanzate,

inoltre spesso vengono fatti ingressi impropri di

adulti con handicap o psichiatrici giovani che

rendono complessa l’organizzazione delle attivi-

tà all’interno della casa di riposo

-Valido aiuto viene offerto dai volontari,

molto attivi e presenti nelle strutture che neces-

sita di essere adeguatamente formati e preparati

a trattare questo tipo di casistica, a gestire le

emozioni e le frustrazioni che la mancanza del

raggiungimento di obbiettivi minimi possono

provocare

-Necessario un Ente super partes che co-

ordini tutte le associazioni di volontariato

-Fornire in modo capillare, chiaro, sintetico,

facilmente decifrabile, immediata. La gente sul

territorio non sa quali sono i servizi di cui po-

trebbe usufruire, non conosce tutte le associa-

zioni di volontariato, non sa a chi si deve rivol-

gere.

-Per primi gli operatori devono essere a co-

noscenza di tutto ciò che il territorio propone

per poter trasmettere informazioni adeguate e

corrette ai propri assistiti.

-In realtà quello che manca è una lettura

approfondita dei dati

-Gli anziani a casa guardano spesso la televi-

sione che potrebbe diventare un mezzo utile di

diffusione di notizie a livello socio-sanitario (il

Governo ha in mente di dedicare un canale di

informazione al terzo settore). Ma si potrebbero

utilizzare anche gli studi associati dei medici

-Carta dei servizi

-Si rende necessario un lavoro di decodifica

dei bisogni e un algoritmo che permetta di indi-

viduare l’individuo potenzialmente fragile così

da centrare le energie e le risorse corrette sulle

persone giuste

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RIFLESSIONI

FUNZIONI RESPIRO

-Le famiglie sono oppresse dall’assistenza,

perché le badanti non sono sempre la risposta a

tutte le necessità ma serve un’idea che vada oltre

l’ottica dell’RSA che non può essere l’unica ri-

sposta a questa problematica

PROPOSTE

-Avere i centri diurni aperti durante tutta

l’estate è stato un valido aiuto per le famiglie,

servirebbe attivare una rete di supporti alle fa-

miglie e di interscambio tra risorse

-Delle badanti e dei volontari partendo però

dalle loro necessità, da quello di cui loro sentono

di aver bisogno

-Attenta lettura della realtà e del momento

storico che si sta vivendo per evitare di attivare

percorsi ripetitivi o di scarso interesse

Si chiude l’incontro chiedendo ai presenti le impressioni su quanto emerso e sulla metodologia di

lavoro che ha trovato buon riscontro da parte di tutti.

I facilitatori si dicono soddisfatti delle idee emerse e positivamente colpiti dalle proposte e dalla fat-

tiva partecipazione dei componenti dei tavoli.

Appare da subito evidente come trasversalmente tutti abbiamo puntato il dito sull’importanza della

DIFFUSIONE DELLE INFORMAZIONI, sintomo questo della consapevolezza che si sta facendo e

si sta facendo bene e che le energie ora vanno poste sul diffondere e proporre quello che si fa capil-

larmente in modo tale che possa essere fruito dal maggior numero di utenti possibile.

Nell’ambito delle tre sessioni si raccolgono le seguenti riflessioni:

- Tempo: cura per se

- Integrazione nel vero senso, non solo parole. Valutazione integrata!

- Creare Moduli Respiro per famiglie con allettati

- Creare una figura giuridica o ente che coordini i volontari

- Implementare le informazioni sul territorio per raggiungere gli anziani soli e fragile, anche at-

traverso trasmissioni televisive ad hoc, comprensibili per linguaggio e per i contenuti,

- Deve esserci integrazione con obiettivo chiaro. Destinazione utenti di CdR grandi anziani non

stabili che decadono improvvisamente

- Utenti di CdR non sempre adeguati alla struttura

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TAVOLO N.2: “FARE”

rispetto a questi temi è già presente una serie di azioni, attività , progetti.

Cosa si potrebbe migliorare - rispetto a quanto già in atto, all’esistente?

Cosa si dovrebbe fare idealmente?

Cosa si potrebbe fare a costo zero, valorizzando le risorse esistenti (umane, stru-

mentali, finanziarie), per incrementarle avendo presente che non ci sono risorse

aggiuntive pubbliche?

RIFLESSIONI -Necessità di formare e di coinvolgere le badanti

PROPOSTE

- Formazione badanti. Uso all’interno dei cor-si per badanti del vademecum realizzato dall’Ass. Alzheimer già tradotto in 5 lingue Coinvolgimento degli operatori stranieri che la-vorano nelle case di riposo per la formazione del-la badanti. -Verifica esistenza fondi europei ad hoc. -Questionario a tutte le famiglie per capire quali sono le tipologie di famiglie che usufruisco-no delle badanti e quali sono le problematiche al fine di organizzare dei corsi di formazione e crea-re rete

-Necessità di potenziamento del servizio di trasporto per non autosufficienti

-Possibilità di esonero per chi frequenta i cen-tri diurni -Sensibilizzazione delle persone prossime alla pensione verso il mondo del volontariato. -Attivazione Servizio Civile a supporto delle associazioni di volontariato

-Difficoltà inerenti le strutture protette -Creazione di momenti strutturati di con-fronto (tavoli di lavoro) tra gli operatori delle va-rie case di riposo -Creazione di un tavolo di lavoro tra Distret-to, CDR, Ambito per confronto su problematiche condivise -Creazione di “posti emergenza” e “posti sollievo”a supporto dei familiari -Formazione per operatori rispetto ad utenti “passivi” che non partecipano alle attività propo-ste -Formazione degli operatori stranieri per omogenizzazione servizi e metodologia di lavoro

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RIFLESSIONI -Risparmio risorse

PROPOSTE -Uso consapevole degli ausili con adeguata formazione all'u-so e al non spreco (pannoloni lavabili e smaltimento). -Utilizzo delle ore di formazione previste dall'appalto per la formazione delle badanti -Organizzazione rete trasporto verso il distretto (esami e prelievi) per ottimizzare le ore degli infermieri ed evitare inter-venti a domicilio inappropriati -Maggiore conoscenza delle attività svolte dai vari servizi (telesoccorso, monitoraggio farmaci attraverso call center, tele-controllo,..) -Incontri pubblici e/o tavoli di lavoro per confronto sul chi fa che cosa. -Co-housing, coabitazione di anziani autosufficienti (espe-rienze nordiche e triestine con organizzazione gestita da ASL) -Individuazione di un referente/persona di riferimento (care giver) per ciascun caso seguito da più servizi che faccia da coordinatore e sia da referente per la famiglia, in collaborazione tra ASL e Ambito. -Individuazione di posti di sollievo nelle strutture protette anziché nelle RSA. -Centro diurno invisibile (esperienza triestina gestita da ASL)

-Gestione delle persone non autosufficienti a domicilio

-Uniformare costi e modalità di accesso ai servizi in tutti i comuni dell'Ambito (ad es. retta centri diurni residenti e non re-sidenti, costo trasporto, costo sad...) -Creazione di servizi specifici per malati di Alzheimer -Maggiore collaborazione con servizi specialistici per la ge-stione di malati di Alzheimer -Potenziamento SAD e ADI -Divulgazione informazioni per le persone non raggiunte dai servizi socio sanitari e senza rete familiare -Supporto dei familiari che a causa della crisi si fanno carico in prima persona del congiunto non autosufficiente

-Maggiore impegno del vo-lontariato anche a causa della riduzione dei fondi a favore delle istituzioni

-Creazione di momenti di condivisione -tavoli tra associazioni di volontariato, anche in presenza delle istituzioni

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TAVOLO N.3: “COLLABORARE, COMUNICARE”

il fare implica, si basa spesso sulla comunicazione e sulla collaborazione fra i diver-

si soggetti, (pubblico – privato) sulla conoscenza di quello che viene fatto, le con-

nessioni e i rapporti

RIFLESSIONI -Cominciare partendo dal punto di vista dell’anziano: “cose banali, scontate ed ovvie“ -Ripensare (tecnici e politici) alle modalità comunicative: come informare anziani, famiglie e assistenti private

PROPOSTE

-Necessità di incentivare nuove modalità per arrivare al cittadino isolato ad esempio attraverso campagne di informazione (es cartelloni pubblicitari rivolti ai famigliari dell’anziano), oppure legando l’informazione scritta alla tassa comunale o altra forma di informazione cartacea per l’anziano (studiata per un pubblico anziano), ed ancora attraverso l’informazione telematica: “la televisione per l’anziano”, un programma appositamente dedicato nella rete locale per informare l’anziano di cosa c’è nel territorio, a chi si deve rivolgere etc (modello tipo il canale Ski Channel); forme di aiuto all’anziano per conoscere la multimedialità ed imparare a sfruttarle con il supporto di un familiare/operatore per mantenere i contatti con i parenti (es Skipe), sfruttare le diocesi per raggiungere gli utenti più isolati. -Per le famiglie che hanno bisogno di informazione lo sportello della Provincia si vorrebbe proporre come punto informativo generale per le risorse messe in campo per la terza età, chiedendo la collaborazione degli ambiti

-Necessità di stabilire nuove forme di comunicazione tra Ambito, Distretto, associazioni, servizi privati e MMG, con attore pubblico alla regia

-Si è ipotizzato un incontro all’anno sul modello di questi Piani di Zona per dare una restituzione rispetto i precedenti PDZ, rispetto alla modificazioni o nascita di nuovi servizi nel territorio. -Incontri (con ECM) per MMG in modo che abbiano una mappa dei servizi esistenti nel territorio distrettuale/comunale ed i contattai con le associazioni del territorio -Istituzione di un momento di incontro tra ambito e distretto per coordinare le modalità di erogazione dei servizi

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RIFLESSIONI -Necessità di forme di coordinamento stabili, istituendo dei TAVOLI PERMENTI dove gli operatori pubblici e privati si incontrano per fare il punto della situazione

PROPOSTE

-Istituzione di due tavoli: un tavolo specifico: “Tavolo permanente per le strutture residenziali” per le case di riposo e centri diurni, con lo scopo di uniformare le prestazioni, confrontarsi sulle modalità e sui problemi emergenti, quali la presenza di adulti disabili e o con disturbi psichiatrici ospiti presso le strutture e la necessità di trovare nuove modalità per coinvolgere maggiormente i familiari anche tramite il supporto dei volontari; ed un tavolo ad “area vasta” “Tavolo per anziani” dove distretto, comune e privato si possono confrontare, scambiare informazioni, trovare nuove modalità di coordinamento

-Necessità di uscire dalla dimensione Co-munale, in particolare rispetto all’organizzazione dei trasporti

-Istituzione un coordinamento generale dei trasporti con attore pubblico alla regia e se possibi-le anche potenziare ed integrare la rete dei traspor-ti pubblici in determinate fasce orarie data la di-spersività del territorio. Aumentare i trasporti ver-so il distretto, rendere i servizi più accessibili signi-fica sprecare meno risorse (del distretto)

-Necessità di poter reperire più facilmente l’assistente sociale del territorio, di garantire una continuità tra gli operatori che si susseguo-no

-Per far fronte a questa esigenza gli attori pre-senti hanno suggerito l’istituzione di un “équipe area anziani” di ambito (sul modello distrettuale) in modo da poter avere un interlocutore più stabile nel caso che la sociale del Comune sia assente per qualche motivo

-Necessità di incrementare i centri diurni -Avvio di un centro per Comune, soprattutto per avvicinarsi all’ambiente di vita dell’anziano

-Necessità di maggior collaborazione tra tec-nici e politici e condivisione del senso delle a-zioni/servizi per evitare incomprensioni

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RIFLESSIONI -Incentivare la collaborazione tra scuola e mondo della terza età, (in particolare ma non solo rispetto i centri diurni)

PROPOSTE -Valorizzazione, condivisione ed ampliamento delle iniziative già messe in atto (obiettivo: valoriz-zazione della persona anziana e apprendimento da parte del ragazzo/bambino)

-Creare più contesti di socializzazione per gli anziani autosufficienti

-Incentivando/sostenendo le iniziative già pre-senti nel territorio, come l’università della terza età

-Pensare al volontariato futuro: con il calo di stipendi e delle pensioni andrà diminuendo il numero di volontari, quindi come incentivarlo?

-Gli incentivi potrebbero essere propri sulla pensione di chi fa il volontario -Orientare diversamente il volontario attraver-so dei corsi di formazioni che preparino alla rela-zione con la persona anziana e/ non autosufficiente

Traccie di lavoro tavolo anziani

le indicazioni di lavoro che ricaviamo da questi tavoli:

1. La formazione: una necessità trasversale agli operatori, familiari, assistenti familiari e volon-

tari

2. L’informazione: trovare modalità di informazione – sia fra servizi, con i medici di famiglia –

che , con modalità nuove e diverse , per informare i cittadini, utilizzando tutti gli strumenti e le

tecnologie oggi a disposizione, dalla televisione a internet.

3. Potenziamento dei trasporti per le attività non sanitarie, legate alla quotidianità

4. Coordinamento e messa in rete – di tutte le strutture, iniziative, volontariato che si occu-

pano delle persone anziane

5. Ripensamento dei servizi offerti sia come centri diurni che come servizi residenziali per

anziani

6. Trovare modelli di intervento per superare l’isolamento, sia degli anziani, sia di chi li

assiste – familiari, equipe, assistenti familiari

7. Definire nuove modalità di supporto per le “funzioni respiro”

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VERBALE TERZO INCONTRO TAVOLO “ADULTI”

Addi 31.10.2012 alle ore 17.30

Tiezzo di Azzano Decimo

Tavolo tematico di consultazione nell’area “Adulti”

Introduce Dott.Eliano Fregonese, salutando e ringraziando i presenti. Successivamente dà la parola ai coordinatori dei tre tavoli in cui si è articolato il lavoro dello scorso incontro, rispettivamente per trattare le seguenti tematiche: - “Vedere-sentire”: quali fenomeni, questioni, criticità vorreste segnalare? - “Fare”: cosa si potrebbe migliorare, fare, cosa realizzare a costo zero? - “collaborare, comunicare”: cosa si può fare per migliorare la comunica-

zione e la collaborazione? Quali buone pratiche esistenti si possono sugge-rire?

-“Vedere-sentire” (tavolo n.1): l’Assistente Sociale Rosanna Gelsomino illustra la sin-tesi del lavoro svolto dai partecipanti alla discussione del tavolo in oggetto, durante il pre-cedente incontro, come riassunto e schematizzato nella tabella seguente: RIFLESSIONI

-I giovani sono divenuti “una fascia de-

bole” e non si dimostrano interessati ad una

formazione mirata nei settori che offrireb-

bero ancora delle opportunità lavorative nel

nostro territorio (es. settore meccanico)

-Problema della casa: la Provincia di

Pordenone ha istituito nel 2011

l’Osservatorio delle politiche Abitative, con

l’obiettivo di produrre una approfondita a-

nalisi della situazione esistente, valutando

la dimensione dello stock abitativo, verifi-

cando le tendenze demografiche della pro-

vincia e il quadro dell’offerta e degli stru-

menti oggi a disposizione. Un secondo o-

biettivo, non per importanza, era rappre-

sentato dal delineare nuove proposte e ri-

sposte operative

-Si registra una vera e propria emer-

genza abitativa

-Le famiglie sono in difficoltà nel gesti-

re le proprie, minori risorse economiche

-Gestione dei crediti da parte delle Ban-

che; esistono delle iniziative sconosciute ai

PROPOSTE

-Investire sui giovani

-Attivare percorsi lavorativi anche a

breve termine, non solo a medio-lungo ter-

mine, quali sono adesso i progetti di inse-

rimento lavorativo, per dare la possibilità

alle persone di sperimentarsi in contesti di-

versi e con tempistiche più brevi, offrendo

così delle opportunità ad un maggior nume-

ro di persone (es. i voucher)

-Integrare le azioni e le direttive provin-

ciali e regionali nelle politiche abitative, che

attualmente non si confrontano: esempio

ne è che la Regione FVG stia creando un

Servizio praticamente identico a quello pro-

vinciale, senza confrontarsi con la Provincia

e squalificando così il lavoro sin qui fatto

-Lavorare sulla presa in carico e

l’accompagnamento delle persone, non solo

sugli strumenti da utilizzare

-Intervenire a livello normativo, sulle

politiche sociali e della famiglia, anche con

iniziative molto concrete quali: supporto e

formazione per la gestione del bilancio fa-

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più, quali convenzioni tra istituti di credito

ed enti pubblici (es.province) per la gestione

dei crediti o dei mutui bancari

miliare e l’utilizzo delle risorse economiche

-Ricostruire la Comunità, che non esiste

più, in una società che si caratterizza per il

suo individualismo

-Insegnare l’economia domestica e come

gestire il bilancio familiare

-Le Banche del tempo potrebbero rap-

presentare una buona risorsa; es:io ti forni-

sco babysitting e tu mi aggiusti la bicicletta

-Far girare le informazioni e pubbliciz-

zare tali iniziative, che spesso sono scono-

sciute agli stessi amministratori (vedi credi-

ti agevolati)

-raccogliere le sollecitazioni e trasformarle

in azioni nei tempi brevi

- Creare un Tavolo di consultazione

stabile, che possa generare proposte con-

crete in relazione agli obiettivi suddetti e

permettere il confronto costante

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-Successivamente l’Assistente Sociale Chiara Bozza illustra la sintesi dei contenuti emersi

nella discussione del tavolo “Fare” (tavolo n.2), così come rappresentati dalla seguente

tabella:

RIFLESSIONI -Per far funzionare le cose ci vogliono risorse. Molte volte ci sono, ma non dove ce n’è bisogno -Non sempre c’è una buona conoscenza delle risorse esistenti e delle possibilità esistenti per reperirne di nuove (ad es. bandi del fondo so-ciale europeo) -I singoli comuni e le piccole realtà del terri-torio non hanno i mezzi e le risorse per investire in progetti che richiedono una organizzazione al-tamente complessa situazione di elevata disgrega-zione sociale -molte persone non arrivano ai servizi o giungono quando la situazione è già deteriorata sia a livello economico che a livello di esclusione sociale -situazioni di disagio psico-sociale portano a ulteriori livelli di malessere -molte famiglie si trovano ad essere in diffi-coltà anche nell’utilizzare le risorse pubbliche che vengono messe a loro disposizione

PROPOSTE

-La Provincia, opportunamente delegata, po-trebbe essere l’ente che mette a disposizione le proprie risorse umane e strutturali per costrui-re/presentare progetti che afferiscono ai bandi europei -Riunioni di quartiere su temi di interesse diffuso -Corsi di gestione dell’economia familiare e domestica partendo dalle realtà/risorse posi-tive presenti nel territorio (es. donne italiane che insegnano le modalità di cottura dei cibi lo-cali alle donne straniere)

-I comuni per primi spesso utilizzano criteri (es. gare d’appalto al massimo ribasso) che non incentivano una spinta verso la ripresa

-Privilegiare nelle gare d’appalto progetti innovativi e che favoriscono l’occupazione e non solo il massimo ribasso

-La spesa alimentare delle famiglie è cresciuta esponenzialmente negli ultimi anni -Il web offre sempre più informazioni su orga-nizzazioni e siti che mettono insieme le offerte di diversi esercizi commerciali con l’obiettivo del ri-sparmio -I GAS propongono prodotti di qualità ad un prezzo inaccessibilile per molte famiglie

-Costituire gruppi di acquisto volti al ri-sparmio: gruppi di famiglie che acquistano in-sieme prodotti, anche attingendo all’offerta dei prodotti del territorio, con l’obiettivo del ri-sparmio

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RIFLESSIONI -È ancora insufficiente il collegamento tra chi capta le esigenze di formazione e gli enti di for-mazione -Si nota un dispendio di risorse nel settore formativo: c’è il rischio che le risorse su cui si è investito non siano poi utilizzabili

PROPOSTE -Migliorare il sistema di valutazione degli strumenti che vengono utilizzati nel settore for-mativo

-Ancora scarsa la conoscenza da parte delle persone/cittadini di cosa offre il sistema dei ser-vizi -Gli stessi servizi per certi aspetti non sono a conoscenza di tutto quanto offre il territorio -Necessità di creare rete/comunità -Comuni come soggetti e informatori attivi all’interno della comunità

-Potenziare il ruolo degli assistenti sociali come attivatori di comunità -Utilizzo dei social network o creazione di mailing list per far circolare le informazioni sull’universo dell’esistente e sulle iniziative dei diversi soggetti (pubblico, privato, associazioni-smo, cooperazione,…)

-Questione abitativa: aumento della fascia di popolazione che non ha requisiti per accedere all’edilizia ater ma non soddisfa nemmeno i crite-ri del mercato per l’acquisto dell’abitazione: fa-scia grigia

-Provincia: attivato osservatorio per le po-litiche abitative. Idea di porsi come collettore, in collaborazione anche con Caritas Diocesana -Promozione di iniziative di housing sociale

-Aumenta il numero di famiglie che hanno difficoltà nella gestione del bilancio familiare a diversi livelli -Nuove fasce di povertà che richiedono l’intervento dei servizi

-Lavorare sulla gestione problematica del bilancio familiare distinguendo i diversi “livelli” di difficoltà da trattare a seconda della gravità in gruppo o per singolo nucleo familiare -Pensare a progetti che coniughino micro-credito e micro-impresa

Alcune frasi lasciate scritte dai partecipanti

- EDUCARE alla solidarietà (a partire dalla scuola); - USARE le RISORSE ECONOMICHE: evitare gli sprechi e fare in modo che le risorse arrivino direttamente a chi ne ha bisogno e non si “fermino” o “affievoli-scano” lungo il percorso - Programmazione a lungo termine - Microcredito - Reciprocità

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I colleghi Luana Poletto e Saul Serravalle espongono la sintesi dei lavori svolti nel tavolo n.3--“Collaborare e comunicare”, come sintetizzato dalla seguente tabella: RIFLESSIONI METTERE IN RETE -Le risorse ci sono nel territorio (molte e di ogni tipo), spesso non si conoscono -È importante avere un quadro complessivo delle risorse per poi metterle in rete -Fare rete è difficile -Serve una regia della rete; chi potrebbe oc-cuparsene? Chi costruisce le connessioni della re-te? -Perché esista un rete devono esistere delle re-lazioni, che sono le connessioni, i nodi della rete -Le persone devono conoscersi per potersi mettere in rete -L’individualismo (caratteristico di questa so-cietà) porta a deficit di comunicazione. -La crisi è l’occasione per crescere e migliorarsi, per ricostruire un senso comunitario e di recipro-cità -La responsabilità sociale è di tutti -Fare rete significa superare l’autoreferenzialità, essere trasparenti ed accogliere il cittadino nei processi partecipativi. Questo è il patto di rete -Enti pubblici, associazioni, figure politiche e cittadini hanno schemi mentali diversi con obiet-tivi differenti ed agiti separati. Fare rete significa mettere in relazione questi modelli di pensiero

PROPOSTE

-Costituire dei Tavoli tematici (di consulta-zione) periodici dove le persone della rete si in-contrano (questo serve per costruire relazioni, per far circolare le informazioni e per trovare del-le soluzioni); sono molto utili a tal fine anche i gruppi di lavoro specifici -I Servizi devono diffondere la cultura del la-vorare in rete (soprattutto nel settore privato) -L’ambito distrettuale potrebbe essere il regi-sta della rete -Lavorare insieme, fare formazione insieme, mettere risorse insieme: questo è il metodo più efficace per costruire relazioni di rete -Condividere le esperienze sia con la comunità sia con le Amministrazioni -Progettazione partecipata anche con il terri-torio

RIFLESSIONI FAR CIRCOLARE L’INFORMAZIONE

-L’informazione deve circolare in ogni settore -Spesso lo stesso Ente pubblico non è a cono-scenza delle risorse che ha attivato -L’informazione deve arrivare a tutti, istituzio-ni, servizi, politici operatori e cittadini -Si devono pensare gli strumenti più idonei per far arrivare l’informazione soprattutto ai cittadini che spesso sono mal informati e faticano a chie-dere aiuto ai servizi sociali -Il cittadino non sa a chi chiedere le informa-zioni -Il cittadino ha bisogno di avere delle facce a cui chiedere -Nei servizi manca la cultura dell’accoglienza

PROPOSTE -Costruire un sito internet unico informativo, diviso per aree tematiche (potrebbe essere anche uno strumento di messa in rete dei servizi e delle risorse territoriali) -Il cartaceo che arriva a casa è più diretto per tutti: ad esempio un giornalino periodico -Fare cartelloni pubblicitari d’impatto -Utilizzare la bacheca parrocchiale -Le figure intermedie tra cittadino e servizi devono essere figure che “parlano” con la gente -Individuare dei “facilitatori” di comunità in base alle tematiche da trattare: es le insegnan-ti, il parroco, le associazioni, eccetera -L’ambito distrettuale dovrebbe dotarsi di un

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della persona -Servono delle figure intermedie tra cittadino e istituzione che possano far circolare l’informazione -L’informazione va gestita in modo mirato -Il processo informativo dovrebbe essere così costituito: 1) mettere in rete risorse e sevizi, 2) co-struire un sistema informativo efficace ed acces-sibile a tutti, 3) individuare mezzi e strumenti a-deguati per far arrivare l’informazione a tutti i cit-tadini -La normativa sulla tutela della privacy blocca la circolazione dell’informazione -Parlare del caso non è solo il passaggio del nome di quella persona, ma è soprattutto uno strumento per far circolare informazioni e mette-re in rete le risorse per quella persona -L’informazione dovrebbe circolare anche in modo informale -Il welfare ha il compito di informare la comuni-tà sulla propria situazione sociale -È importante che la comunità condivida la propria situazione sociale e le ricerche che vengo-no svolte -La macroinformazione veicola messaggi ne-gativi, deprimenti, sull’attuale stato sociale

sistema efficace di segretariato sociale, ed inve-stire maggiormente su quello (piuttosto che sulle prese in carico del singolo, che riguarda la mino-ranza dei cittadini) -Attivare processi educativi nei modi di fare informazione

RIFLESSIONI COINVOLGERE LE IMPRESE

-Le imprese devono essere coinvolte in questi processi culturali, perché solamente ragionando e parlando si può influenzare una mentalità -L’imprenditoria spesso ignora i nostri stru-menti di lavoro (es. borse lavoro) -Sarà difficile avere l’adesione spontanea del privato, soprattutto ora che c’è crisi -Non è impossibile cambiare, bisogna però costringere o motivare le aziende ad essere più innovative nel sociale -L’ente pubblico ha un ruolo importante perché può incentivare questi processi -Le cooperative sociali potrebbero iniziare ad essere innovative ed aprire dei ragionamenti da condividere con altre aziende -Il processo partecipativo parte dal basso

PROPOSTE

-Fare e condividere un bilancio sociale del be-ne comune anche con il settore privato (in altre nazioni, le aziende sono obbligate a fare dei bi-lanci della propria attività non solo economici ma ecologici, sociali, etici, eccetera) -Sperimentare azioni pilota con singole im-prese per poi diffondere le esperienze

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Alcuni concetti emersi trasversalmente ai tre gruppi di lavoro:

migliorare l’informazione sui servizi, le risorse, le iniziative esistenti; ciò costituisce

la base per l’integrazione;

rivedere il concetto di Comunità, ricostruire il senso di Comunità nella nostra società

individualistica e consumistica;

investire nella formazione, ma mirata e diversificata, sulla base delle competenze

delle persone;

creare tavoli di consultazione permanenti, che offrano la possibilità di confronto

costante tra i diversi soggetti del territorio;

coinvolgere le imprese, anche nei processi formativi;

nuova figura, il facilitatore di Comunità, che agisca per far incontrare le persone e

che sappia mediare tra le diverse esigenze, richieste ma anche opportunità e risorse

rappresentate dal territorio, in un confronto costante e produttivo, sempre in evolu-

zione;

pensare in modo nuovo all’utilizzo delle risorse, come ad esempio “la cucina di

famiglia di risparmio”, che utilizza ingredienti semplici per creare ricette sane a prezzi

contenuti; o ancora i gruppi di acquisto solidale (G.A.S.), che gestiscono l’acquisto di

beni primari (es.alimentari) con una modalità ed un’organizzazione che realizza un ri-

sparmio reale, suddividendo costi e compiti nel gruppo.

Per incrementare il proprio capitale sociale bisogna uscire dall’individualismo,

che caratterizza la nostra società.

Il Responsabile dell’Ambito Daniela Francescutto interviene riassumendo in quattro

macroaree

quanto emerso dalla discussione e dal dibattito nei tre incontri del Tavolo:

1. FORMAZIONE:

-pensare ad una formazione mirata a fornire strumenti per la gestione del bilancio familia-

re;

-specializzare persone dedicate alla ricerca di bandi, opportunità, iniziative specifiche;

-stimolare la capacità di INNOVAZIONE, che non si contrappone necessariamente alla

TRADIZIONE, anzi la valorizza;

-dare spazio ad una nuova figura, l’ATTIVATORE DI COMUNITA’, che faciliti la relazione

fra le persone e le imprese, le cooperative, le occasioni socializzanti e tutte le realtà propo-

sitive dell’ambito sociale e lavorativo;

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2. INFORMAZIONE:

-pensare a strumenti d’informazione differenziati a seconda dell’interlocutore (anziani,

giovani, ecc.);

3. STIMOLO E SOSTEGNO AL CAMBIAMENTO

-sostegno del microcredito

-stesura e pubblicizzazione del bilancio sociale

4-GOVERNANCE: bisogna coinvolgere le imprese, grandi assenti in questo tavolo.

Il bisogno di FARE COMUNITA’ è emerso nella discussione di tutti i tavoli tematici,

quale urgenza trasversale a tutte le aree ( Adulti, Anziani, Disabilità, Minori).

Viene richiesto ai partecipanti:

- nella sintesi presentata sono state correttamente rappresentate le vostre riflessioni

e proposte?

- Come vi siete sentiti in questi incontri?

- Desiderate o ritenete importante continuare a lavorare su questi temi?

Si apre il dibattito, i presenti intervengono come segue:

-l’incontro tra i diversi soggetti che hanno partecipato a questo Tavolo è molto importan-

te, costituisce la base del lavoro. Non dobbiamo farci prendere dalla “fretta di fare le cose”,

dobbiamo darci del tempo;

-il volontariato da un lato vorrebbe essere autonomo, dall’altro desidererebbe un coordi-

namento;

Dott. Fregonese comunica che il lavoro progettuale operativo, cioè la realizzazione dei

progetti del PdZ, avverrà a partire da gennaio 2013, con la compilazione delle schede pro-

gettuali.

-I presenti ribadiscono l’interesse a continuare il lavoro del Tavolo; è necessario ricercare

nuove risorse economiche (bandi nazionali, europei, ecc.).

-I bandi sono sicuramente delle risorse, anche se la Comunità Europea attualmente sta in-

vestendo molto nel settore ambiente; comunque ci sono delle risorse diverse, anche se

contratte o vincolate a settori specifici.

La Provincia di Pordenone si caratterizza per un significativo lavoro di sistema orizzontale

(confronto con i servizi e le realtà territoriali) e verticale (con la Regione).

-E’ importante “tenere d’occhio” il legislatore. Pensiamo ad un “presidio legislativo” forte

tra gli enti. I servizi devono mantenere un rapporto stabile con il legislatore regionale, evi-

denziando quali modifiche devono essere apportate sul piano normativo e sollecitandole;

-per creare un’impresa bisogna “tirarsi su le maniche” e mettere insieme persone e cose

diverse. La sperimentazione è importante, ma dopo un certo tempo deve essere fatta la

valutazione di ciò che si è sperimentato;

-il privato, le imprese, hanno timore di inserire persone con difficoltà perché devono af-

fiancarle, e ciò comporta un costo

-alcune imprese stanno rispondendo bene alle proposte dei servizi, per l’inserimento lavo-

rativo delle persone con disabilità. Si sta sviluppando una sensibilità verso le persone con

queste problematiche; la persona disabile, in quanto poco conosciuta, fa paura, ma può in-

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cidere positivamente nelle relazioni tra i dipendenti dell’azienda, che si attivano costruen-

do nuove relazioni o rafforzando quelle esistenti.

-forse abbiamo saltato un passaggio nel contattare le imprese: è necessario informarle sui

servizi, sulle risorse, sui contributi ai quali possono accedere, prima di chiedere un loro co-

involgimento attivo;

-inoltre non sempre il ruolo dell’ente pubblico è legittimato dalle imprese;

-negli anni si è creata una frattura tra l’ente pubblico e le imprese. Dobbiamo dunque re-

cuperare questo rapporto;

-è necessario che il Tavolo dia riscontro agli amministratori di queste difficoltà, affinchè si

trovi insieme un canale comunicativo.

Daniela Francescutto invita i partecipanti al Tavolo contattare persone di propria cono-

scenza, rappresentanti del mondo industriale e del privato, che potrebbero essere interes-

sate al lavoro del Tavolo, in vista del prossimo incontro, che prevediamo per la fine di

gennaio.

-alcuni cittadini stranieri residenti nella nostra provincia, che hanno perso il lavoro, stan-

no lavorando “in nero”; tale fenomeno deve emergere;

-dobbiamo coinvolgere le rappresentanze degli immigrati.

Fregonese a conclusione della discussione da appuntamento ai partecipanti al prossimo incontro, previsto per la fine di gennaio 2013, ed invita a proseguire la comunicazione nel forum del sito www.comune.azzanodecimo.pn.it.

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VERBALE TERZO INCONTRO TAVOLO “DISABILITA’”

Addi 29.10.2012 alle ore 17.30

Sala Centro diurno di Azzano Decimo

Tavolo tematico di consultazione nell’area “Disabilità”

Introduce i lavori la dott.ssa Furlan e a seguire le coordinatrici fanno una breve presentazione

del lavoro svolto durante il secondo incontro con la modalità del world café. La dott.ssa Furlan rap-

presenta quanto emerso nel sotto-tavolo intitolato “«Vedere - sentire» sottolineando ad integra-

zione delle riflessioni e proposte emerse, le attività e/o i progetti in corso o in fase di avvio (mate-

riale che si invia in allegato via mail).

Successivamente le assistenti sociali Ortolan e Pighin presentano rispettivamente rifles-

sioni e proposte relative ai sotto-tavoli «Fare» e «Collaborare, comunicare». Il dott. Fregone-

se, in sostituzione della dott.ssa Francescutto, presenta lo stato di attuazione del Piano di Zona spe-

cificando che considerata la tempistica ristretta per quanto concerne la parte sociale ci sarà uno

spostamento della fase di co-progettazione nel mese di gennaio, periodo nel quale con chi si rende-

rà disponibile a proseguire il percorso iniziato vi sarà la strutturazione dettagliata delle proposte

progettuali. A conclusione presenta una traccia delle ipotesi di lavoro emerse dalle riflessioni del

secondo incontro.

Alle ore 18.30 si apre il dibattito

Interviene la dott.ssa Pianca (Provincia) che fa notare come alcuni bisogni e riflessioni si ri-

petano anche nel lavoro degli altri ambiti distrettuali della provincia. Specifica che nel 2013 ci sarà

la conclusione del piano triennale della disabilità, che verrà sicuramente riprogettato. Facendo rife-

rimento alle riflessioni emerse nel lavoro dei tavoli riferisce che nel piano triennale della disabilità

vi sono progetti come il sostegno psicologico, la formazione per operatori e genitori e le funzioni re-

spiro che verranno sostenuti e riproposti. Altra tematica di interesse emersa in tutti gli ambiti è

quella dei trasporti, problematica costantemente presente. La provincia di Pordenone ha predispo-

sto una ricognizione dei servizi di trasporto che costituirà la base per ripensare il sistema in manie-

ra complessiva

Il dott. Del Casale (ASS6) sulla tematica dei trasporti ribadisce come, per un lavoro completo

sull’autonomia, sia importante che il disabile abbia la possibilità di spostarsi da solo il rischio altri-

menti è quello di creare alla persona diversamente abile un ulteriore handicap. Già il territorio

dell’Ambito soffre di una carenza di connessioni a livello territoriale, inoltre con la modifica

dell’orario e i tagli delle corse a livello provinciale si mette ulteriormente in difficoltà la persona che

si vede costretta ad avere il costante supporto della famiglia o della disponibilità di conoscenti ed

amici.

La dott.ssa Pianca fa presente che per quanto riguarda la rete pubblica di trasporto il problema è

per tutto il territorio provinciale; una valutazione più attenta andrebbe fatta per i centri diurni dove

spesso il rapporto è di 1:1, ma fa notare anche che non va visto in maniera negativa il fatto che la

Comunità (es. vicinato) si attivi, se questo fa parte di un sistema. A tal proposito interviene la sig.ra

Zanardo (Ass. Genitori) che rileva le criticità rispetto al volontariato spontaneo in quanto fa riflette-

re sulla questione assicurativa. La dott.ssa Savoca (ASS6) sostiene che il problema della mobilità è

maggiormente avvertito nei weekend e sarebbe opportuno allargare il servizio della S.Pietro anche

nei fine settimana e a tal proposito la dott.ssa Pianca riporta l’esperienza del Sacilese, dove lo stru-

mento del volontariato (es. S. Pietro) è stato esteso anche nei fine settimana, sostenendo allo stesso

tempo la necessità di un ripensamento dell’intero sistema dei trasporti .

Interviene quindi il sig. Buosi (coop soc. Il Ponte) sostienendo che si sta chiedendo molto al

volontariato ed auspica che esperienze come il progetto “Nuovi Orizzonti” smuovano nuovi sistemi

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di movimentazione (trasporti); ritiene che ci sia bisogno di maggiore flessibilità , che le regole con

il tempo hanno “ingessato” la modalità operativa in essere e ritiene che se l’istituzione si fa avanti a

partire dal cambiamento delle regole il privato sociale/volontariato va al seguito nei processi di

cambiamento. Conclude facendo notare come in questo percorso partecipativo manchi la presenza

della Chiesa/parrocchie.

Il dott. Fregonese fa presente che l’assenza della Chiesa è da ricondurre al tema

dell’informazione e la presenza dei parroci nella fase di consultazione è mancata per diversi fattori

(es. cambi di parroci…), comunque si sta pensando ad una collaborazione molto stretta con le par-

rocchie che sono trasversali a tutti i tavoli.

La prof. Sartor porta l’attenzione sulle connessioni tra disabilità e scuola, in particolare sottoli-

nea che la formazione delle classi è sempre più eterogenea e all’interno vi sono i comportamenti più

disparati. Per gli insegnanti è molto difficile trovare una cerniera tra le problematiche della scuola e

l’intervento dei servizi. Molto spesso ci sono realtà che necessitano di maggiore integrazione scuo-

la/servizi e molti aspetti che necessitano di maggiore ascolto. Ad esempio tra i minori in fase di cer-

tificazione o non certificati ci sono dei periodi di latenza in cui manca un passaggio/integrazione.

Viene rilevata la necessità di incrementare l’operato del Monitor Dis/Agio che non riesce a fronteg-

giare/collegare tutte le situazioni emergenti.

La dott.ssa Furlan fa notare che l’argomento sicuramente troverà ampio spazio di discussione

all’interno del tavolo minori, mentre la dott.ssa Mascherin (coop Laboratorio Scuola/ operatrice

progetto Monitor) sostiene che implementare un servizio non significa sostituirsi e questo non è il

ruolo degli operatori così come previsto nel progetto.

Interviene quindi la dott.ssa Pollioni (NPI – ASS6) che riporta come per le situazioni di mi-

nori con problematiche che riguardano la sfera comportamentale vi siano delle difficoltà già nella

condivisione del progetto. Sottolinea come un altro “anello fragile” sia il passaggio tra servizi che si

occupano dei minori e servizi che si occupano dell’età adulta;, in particolare per la fascia tra 18 e 30

anni rileva molte difficoltà nel reperire le risorse che possano far rimanere “ancorati” al proprio ter-

ritorio di appartenenza. Sostiene che sarebbe importante implementare i servizi per i disabili della

fascia giovane-adulto.

La dott.ssa Furlan sostiene l’importanza di anticipare l’informazione/coinvolgimento molto

prima del momento del passaggio tra un servizio e l’altro; curare maggiormente il rapporto con la

psichiatria e lavorare per un passaggio graduale poiché la progettazione richiede molto tempo per

attivare/trovare risorse, conoscere la persona…

La sig.ra Zanardo fa presente come probabilmente vi sia una carenza di strutture/servizi e so-

stiene che il progetto della Casa di Riposo di Morsano per la residenzialità del disabile anziano va-

da allargato a tutte le Case di Riposo. La dott.ssa Furlan riferisce che anche la Casa di Riposo di Az-

zano Decimo ha fatto richiesta per l’apertura di un modulo per i disabili, ma che tale richiesta non è

ancora stata accolta.

La dott.ssa Pianca riporta l’attenzione sul fatto che l’accompagnamento della persona nelle

diverse progettualità va fatto pensando che la stessa sia sempre più a contatto con il proprio territo-

rio; la signora Zanardo sostiene che rispetto al passato si riescono ad avere percorsi diversi e la

dott.ssa Furlan sottolinea come vi sia stato un cambiamento di mentalità,” c’è tanto da fare, ma

molto è stato fatto fino ad oggi”.

Il dott. Del Casale sottolinea che quando si parla di accompagnamento è importante il percorso

con e delle famiglie.

Si inserisce quindi la prof D’Ambrosio (comitato parolimpico) che ringrazia per l’invito a

partecipare al processo programmatorio del Piano di Zona e in veste di insegnante porta in eviden-

za il grosso lavoro con le famiglie e sostiene che ognuno fa tanto ma in modo separato e sarebbe

fondamentale costruire “gioco di squadra”. Come comitato parolimpico l’obiettivo sarebbe quello di

“scomparire” per integrarsi nelle realtà esistenti, cambiare a raggera la consapevolezza di tutti par-

tendo dal semplice togliere l’esonero per i disabili all’educazione fisica nelle scuole. Per quanto con-

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cerne i giovani/adulti, ritiene lo sport uno strumento fondamentale di integrazione e viene fatto un

lavoro enorme per togliere dall’isolamento tutti coloro che non frequentano centri diurni, universi-

tà o percorsi strutturati. Vengono costantemente incoraggiate le società sportive ad accogliere que-

ste realtà, l’ufficio sportivo ha un pulmino che viene messo a disposizione di tutte le associazioni

che ne abbiano bisogno. Sono stati pensati percorsi sportivi che offrono continuità e hanno rivolu-

zionato il modo di pensare alle famiglie. La signora Zanardo chiede quali sono le possibilità di far

avvicinare i disabili allo sport qualora le famiglie non siano a conoscenza oppure non intendano far

fare ai figli attività sportive. A questo scopo la dott.ssa Furlan sostiene che i servizi dovrebbero esse-

re maggiormente in rete per poter presentare un offerta migliore.

La dott.ssa Bortolin (coop Itaca) riferisce come tra i compiti degli educatori vi sia anche la ri-

cerca di spazi e luoghi di integrazione, così come gli operatori del servizio di Neuropsichiatria spes-

so sono informati sulle opportunità; si sono tuttavia riscontrante difficoltà da parte delle associa-

zioni sportive. La coop Itaca la scorsa estate in collaborazione con il comitato parolimpico ha realiz-

zato un progetto estivo che ha permesso di vedere quanto il mondo sportivo si può aprire e quanto è

possibile inserire quelle realtà di ragazzi che altrimenti non sarebbero inseribili.

La sig.ra Zanardo riporta l’attenzione sul problema assicurativo e la prof. D’Ambrosio riferisce che

esistono già delle associazioni che tesserano i ragazzi nella federazione parallela oppure

l’alternativa prevede l’iscrizione all’associazione di categoria (es. unione italiana ciechi…). E’ in fase

di realizzazione inoltre la fusione del comitato parolimpico con il CONI. L’obiettivo è “scatenare

certe dinamiche come normalità”.

L’incontro si conclude con alcuni chiarimenti da parte del dott. Fregonese su tempi e

fasi della progettazione del PdZ. In primis ci sarà un lavoro più di progettazione sui temi di gover-

nance e comunicazione, mentre alcuni degli argomenti trattati verranno affrontati a gennaio. Du-

rante la settimana del 29 ottobre vi sarà la chiusura dei lavori di tutti i tavoli dopodiché in un in-

contro dell’ufficio di programmazione ci sarà la scelta dei temi da trattare subito e quelli da differi-

re. Successivamente per il tramite dei coordinatori dei tavoli ci sarà un nuovo contatto sulla base

delle tematiche di interesse per proseguire con la co-progettazione. L’ipotesi è di ampliare la fun-

zione di tavoli già esistenti (es. genitori in forma) ai tavoli tematici, ci sarà chi parteciperà alla co-

progettazione e chi continuerà a partecipare ai tavoli per valutare e migliorare quanto già in essere.

La seduta termina alle ore 19.30

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VERBALE TERZO INCONTRO TAVOLO “ANZIANI”

Addi 24.10.2012 alle ore 17.30

Sala Centro diurno di Azzano Decimo

Tavolo tematico di consultazione nell’area “Anziani”

Verbale dell’incontro di “restituzione” della consultazione nel Tavolo anziani (World

Cafè)

Presenti: Angelo Masotti Cristofoli (sindaco Comune di Zoppola), Giancarlo Innocente (assessore

Comune di Azzano), Marco Pagura, (Casa di riposo Castions), Porracin Tamara, (Casa di riposo Ca-

stions), Lucia Cecco (Comune di Zoppola), Ivo Bet (CGIL), Claudia Battiston (Casa di riposo Azzano

Decimo), Daniela Mannu, (AFAP Onlus), Clementina Pace (AFAP Onlus), Mara Vendrame (Fonda-

zione Biasotto), Bertoli Giuseppe (Associazione San Pietro Apostolo), Mazzuccato Sandra, (centro

diurno Comune di Azzano Decimo), Alessia Comisso (Sportello assistenti familiari Provincia di

Pordenone), Pavan Giancarlo (Assessore e vicesindaco comune di Chions), Buffo Vincenzo, (AU-

SER provinciale Pordenone), Pozzan Desy, (cooperativa sociale ACLI), Laura Stefanon, Marta Za-

nutel, (ASS6 Distretto sud), Gionata Pessa (medico di medicina generale), Anna Burelli, (centro di-

urno di Zoppola), Basso Daniela (Assistente domiciliare Chions).

Per l’Ambito distrettuale: Daniela Francescutto, Debora Berto, Stefano Carbone, Enrica Pasqual,

Elisa Pitton, Alessia Zanon.

La dottoressa Francescutto verifica con le presenti la lettura del rapporto sulle cose emerse

nell’incontro World cafè e la completezza dei contributi emersi. Dopo un breve confronto sul mate-

riale, presenta le indicazioni emerse, le considerazioni elaborate e pertanto le aree tematiche sulle

quali si intende proporre un rilancio per un lavoro di insieme.

I temi e le indicazioni proposte sono:

- La formazione: considerata una necessità trasversale agli operatori, familiari, assistenti familiari

e volontari- l’idea è quindi di costruire proposte formative adeguate.

- L’informazione: trovare modalità di informazione – sia fra servizi, con i medici di famiglia – che

, con modalità nuove e diverse , per informare i cittadini, utilizzando tutti gli strumenti e le tecnolo-

gie oggi a disposizione, dalla televisione a internet. Vanno quindi pensate forme e modalità.

- Potenziamento dei trasporti per le attività non sanitarie, legate alla quotidianità.

- Coordinamento e messa in rete – di tutte le strutture, iniziative, volontariato che si occupano

delle persone anziane.

- Ripensamento dei servizi offerti sia come centri diurni che come servizi residenziali per

anziani

- Trovare modelli di intervento per superare l’isolamento, sia degli anziani, sia di chi li

assiste – familiari, equipe, assistenti familiari. Viene fatto l’analogia con il lavoro con i minori – che

vede un raccordo – e la necessità di affrontare la complessità del lavoro con gli anziani in modo a-

nalogo.

- Definire nuove modalità di supporto per le “funzioni respiro”. L’esigenza è evidente,

occorrono delle soluzioni.

Francescutto aggiunge la proposta di realizzare la fase di progettazione vera e propria al mese di

gennaio, proponendo nuovi incontri per affrontate le questioni segnalate.

Al termine di questa presentazione viene presentato da Clementina Pace il vademecum per le assi-

stenti familiari redatto dall’Associazioni familiari Alzheimer; uno strumento in diverse lingue, con

attenzione anche agli aspetti relazionali della cura. Diversi commenti mostrano apprezzamento e

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auspicano la possibilità di stampare altre copie – Francescutto dice che l’associazione san Pietro

potrebbe farsi portavoce di tale richiesta.

Si apre il dibattito attorno alle proposte:

Pessa: rendere omogeneo il servizio, che per la configurazione territoriale accade che alcune risor-

se sono dislocate – rischio che alcune persone abbiano un servizio di serie A e altri uno di serie B

Masotti: la qualità complessiva è buona, occorre migliorare coordinamento e informazione. Biso-

gna vedere se si riuscirà a compensare la riduzione delle risorse pubbliche con l’attivazione delle

risorse del territorio

L’Ass. San Pietro: entra nel merito della decisione di limitare l’accesso al servizio trasporti alle

persone con reddito inferiore ai 10000. €, cifra che le persone raggiungono facilmente – rischio di

escludere persone con redditi bassi e non in grado di provvedere da se per la mobilità. La misura

tocca anche persone con disabilità grave – persone in carrozzina, che non è possibile escludere

dall’accesso al servizio. L’auspicio è che la sperimentazione possa prendere atto dei limiti che ne

conseguono.

Francescutto: la questione è stata portata all’attenzione dell’Assemblea dei sindaci e si sta pen-

sando a dei correttivi, in un nuovo regolamento – ma anche su segnalazione delle colleghe sono

in atto diverse deroghe, per permettere di dare soluzioni a molti casi citati.

L’Ass. San Pietro: chiede di essere coinvolto nella costruzione del regolamento

Bet: criticità rispetto al come raggiungere i servizi – la caratteristica del territorio e la condizione

delle famiglie fa si che siano in molti ad avere difficoltà rispetto alla mobilità – propone una figura

di coordinamento rispetto ai volontari nel territorio. Esistono due associazione – la Biasotto, speci-

fica per gli oncologici, che opera gratuitamente, e una altra, che è stata messa in condizione di non

trasportare le persone con un reddito sopra i 10.000 €.

Francescutto riporta come si tratti della questione presentata in precedenza

Stefanon: è la stessa cosa che sta avvenendo per i trasporti con l’ambulanza; va rivista

l’appropriatezza dei servizi che vengono dati – è necessaria una rete di trasporti che sia sovracomu-

nale.. Inoltre gli operatori dei servizi sono in grado di spiegare i passaggi relativi a queste innova-

zioni – per evitare malintesi. È importante anche l’educazione rispetto a quali diritti sono agibili da

parte dell’utenza; si è abituati all’idea dell’aver diritto e quindi si chiede.

Mannu: Non è così facile passare agli ausili

Francescutto: Mettendosi nei panni dei cittadini si capisce come a volte accadano cose inspiega-

bili, le cose a volte non sono rese facili per niente.

Cecco Necessario anche un punto di informazione per gli ausili, oltre alla questione della comuni-

cazione – perdendo autonomie è importante imparare a come porsi al meglio con l’anziano. Impor-

tante anche la funzione respiro – come posso collocare la persona anziana per tre giorni quando ne-

cessario?

Pace: rispetto alla formazione, pensando alle assistenti familiari, si arricchiscono se partecipano

anche i familiari, e, se possibile , anche gli anziani stessi. Questo avrebbe ricadute pratiche. Nelle

esperienze che conosciamo, è uno scambio ricco.

L’incontro si conclude con la compilazione del questionario per verificare la qualità dell’intero pro-

cesso di consultazione. CI si da appuntamento a gennaio per l’avvio del lavoro di progettazione vera

e propria.