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OSC9.K910\ n 1DORi I VANGELI PER GUARIRE Lo straordinario potere del mito cristiano Alejandro Jodorowsky

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  • OSC9.K910\ n 1DORi

    I VANGELI PER GUARIRE

    Lo straordinario potere del mito cristiano

    spiritualit

    Alejandro Jodorowsky

  • di Alejandro Jodorowsky Alejandro Jodorowsky nella collezione Oscar

    Il dito e la luna Il passo dell'oca

    I Vangeli per guarire I VANGELI PER GUARIRE

    Lo straordinario potere dei mito cristiano

    nella collezione Varia con Milo Manara

    I Borgia - vol. I I Borgia - vol. II

    Traduzione di Antonio Bertoli

    OSCARMOIDADORI

  • Copyright Alejandro Jodorowsky, 1996 Titolo originale dell'opera: Los Evangelios para sanar 2003 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano

    I edizione Ingrandimenti aprile 2003 I edizione Oscar varia 2004 I edizione Oscar spiritualit gennaio 2009

    ISBN 978-88-04-58848-1

    Questo volume stato stampato presso Mondadori Printing S.p.A. Stabilimento NSM - Cles (TN) Stampato in Italia. Printed in Italy

    I Vangeli per guarire

    Anno 2010 - Ristampa 10 Il 12 13

    Q (www.Iibrimoncaciori.it

  • Introduzione

    Il testo che compone questo libro proviene da un ciclo di conferenze tenute da Alejandro Jodorowsky all'Universit di Jussieu di Parigi, sbobinate da Layla Bess e riviste integralmente da Antonio Bertoli dopo un lungo confronto con l'autore.

    All'inizio, quando ho cominciato a leggere i Tarocchi, mi con-centravo sui problemi di chi mi consultava e consideravo certe malattie come entit autonome. Poco alla volta mi sono invece reso conto che ogni problema aveva la sua origine nel parto: il modo in cui si viene messi al mondo influisce infatti sul destino personale ire maniera determinante. Pi tardi ho per capito che studiare il parto non bastava: occorreva sapere come era stata la permanenza nel ventre materno. La gestazione forse non era quel paradiso di cui si parla, anzi, poteva addirittura costituire, in s, un inferno. Possedere un proprio posto nel mondo una sensazione strettamente legata al luogo che si occupa durante i nove mesi prenatali.

    Per capire meglio questo periodo mi sembrato quindi necessario conoscere la vita de lla madre e il modo in cui essa aveva percepito il padre del suo bambino. Ci presupponeva un esame dell'ambiente in cui aveva vissuto quella donna, un esame dei suoi genitori e dei suoi nonni, oltre a uno studio dei genitori e dei nonni dell'uomo con cui aveva generato. Ho chiamato questo studio psicogenealogia. In primo luogo, ho posto l'accento sull'aspetto psicologico dell'albero genealogico, dato che mi parso subito evidente che tale albero era alla base di qualunque nevrosi, ossessione, cancro, tubercolosi, mania ecc. Ciascuno eredita una marcata impronta psico-logica che pesa s di lui come una trappola, finch non ne consapevole.

  • Ho visto, per esempio, un albero genealogico nel quale l'uo-mo non esisteva per tre o quattro generazioni: ogni volta che il primogenito arrivava all'et di otto anni, il padre moriva e il bambino si trasformava nel marito di sua madre. In questa famiglia, quindi, i maschi erano considerati un disturbo: una situazione del genere delinea strane configurazioni in chi la sperimenta.

    In seguito mi sono accorto che anche gli aspetti culturali, economici e politici dell'albero genealogico avevano un ruolo importante. Conoscere il livello culturale della famiglia nel corso di varie generazioni, sapere se una professione si tra-smessa di padre in figlio, osservare l'impatto delle guerre nella storia familiare, l'incidenza di nazionalit, radici sociali, reli-gioni ecc., forniva dati interessanti e indispensabili per capire l'influenza dell'albero genealogico su un essere umano.

    Ho conosciuto una persona il cui padre era musulmano e la madre ebrea. Entrambi i genitori avevano ripudiato le proprie origini, e di conseguenza il figlio era carente di cultura, di na-zionalit e di radici. Non credo che sia indispensabile legarsi a una determinata nazionalit o a determinate radici: sono per quella libert simboleggiata perfettamente da un personaggio dei Tarocchi, Il Matto. Ma per approdare a tale libert in ogni caso necessario aver conosciuto e onorato le proprie radici: se non si sa da dove si viene, non si pu sapere dove si va. Tagliare i ponti con il passato non significa ignorare le nostre origini, e conoscere le nostre origini non significa legarsi a esse.

    Cos ha assunto via via sempre maggiore importanza l'aspet-to sociologico dell'albero genealogico. Non possiamo infatti studiare una famiglia senza analizzare la societ in cui in-serita. Poi, mi sono reso conto che esiste, al di l degli aspetti psicologici e sociologici, un aspetto spirituale: alle radici di qualsiasi malattia, depressione e problema incontriamo infatti un mito, un mito dimenticato che sta alla base di tutto, della religione in primo luogo, ma anche della societ.

    Indipendentemente dal fatto di essere ebrei, musulmani, buddhisti, taoisti o atei, vivendo in Occidente siamo influenzati dal mito che ha impregnato di s tutto il mondo occidentale: il mito ebraico-cristiano, alla base della nostra vita sociale,

    economica, po litica, intellettuale, sessuale e spirituale. Jung, che ne ha parlato in modo molto approfondito, ha studiato l'interdipendenza tra il mito e l'inconscio profondo, arrivando alla conclusione che non possiamo approdare alla nostra rea-lizzazione se non costruiamo una divinit interiore.

    Per completare queste informazioni mi sembrato indi-spensabile rileggere questo mito alla luce delle conoscenze attuali, dato che ci stato -trasmesso da generazioni che non possedevano il livello di comprensione odierno. Il mito un simbolo e la sua interpretazione varia in funzione del livello di chi lo interpreta. Ed un'interpretazione sbagliata e malata quella che giunta fino a noi e tuttora ci coinvolge.

    Se passiamo il Vangelo al setaccio del nostro grado di com-prensione attuale, tutti i dipinti religiosi ci sembreranno pri-mitivi. Gli artisti che si sono applicati a questi temi obbediva-no alle direttive morali di un periodo ormai passato; oggi tali direttive non ci riguardano pi e dobbiamo quindi proiettare sui testi sacri uno sguardo che rifletta il nostro livello di evo-luzione e di conoscenza.

    Ci sono due modi di accostarsi al mito: il primo consiste nel cercare di fissarlo come una verit e quindi intraprendere ricer-che storiche, geografiche e sociali per dimostrarne la realt ( quello che fanno i religiosi); il secondo consiste nell'accettare il mito come un simbolo e tentare di penetrarne il mistero. In quest'ultimo caso non si tratta di stabilire se sia reale o no, quanto piuttosto di immergersi in una nuova interpretazione, a margine di tutti i fondamenti religiosi tradizionali, per ricer-care una verit interiore e riconoscere la nostra anima.

    Viviamo in un mondo materialista, dove la morale davvero la grande assente: ecco un'altra delle ragioni che mi hanno spinto a esplorare il Vangelo. Le leggi che ci reggono non sono morali; la bont non compare nelle loro coordinate e del resto sono promulgate per proteggere il pi fo rte: firmare un contratto, per esempio, implica automaticamente che biso-gner sostenere avide battaglie per evitare di essere raggirati. Tutti i contratti si fondano di fatto sul furto: si tratta solo di vedere chi trarr vantaggio dall'altro. Chi impone la propria

  • forza rispettato e onorato: ne ammiriamo l'intelligenza e il successo; la vittima, al contrario, disprezzata perch si lasciata ingannare.

    Erriamo cos in un mondo materialista costruito sul furto, la competizione, lo sfruttamento, l'egoismo... Tutto predisposto in modo da impedire alla coscienza di svilupparsi, perch la coscienza disturba, confonde. Il sistema scolastico mantiene i bambini a un livello distante da lla presa di coscienza, un li-vello che impedisce al mondo di cambiare. Esiste una evidente cospirazione che tende a mantenere il mondo cos com', su fondamenta prive di morale.

    A sessant'anni, al tramonto della vita, gettiamo gli esseri umani nella pattumiera della societ. Li abbiamo abituati da sempre a quest'idea e, accettandola, gli individui vivono accompagnati dall'angoscia di raggiungere tale et critica.

    Ci ritroviamo cos all'interno di una societ criminale che di-strugge l'essere: la cospirazione contro il risveglio. Che fare? Mi sono chiesto se mettersi a lavorare per guarire il mito potesse contribuire a creare una nuova morale in grado di raggiungere la coscienza collettiva. Questa morale non sarebbe basata sulle nozioni di bene e male, ma su quella di bellezza.

    In ogni caso, quale morale possiamo costruire vivendo in mez-zo a persone che disprezzano lo spirito e coloro che lo sviluppano? Un individuo considerato un nemico dal momento in cui si azzarda a coltivare una sensibilit, una coscienza, una creativit proprie, dal momento in cui osa convertirsi in se stesso.

    Che fare di fronte a questi individui che hanno la pretesa che il mondo appartenga loro perch sono la maggioranza? Che fare di fronte a queste persone la cui filosofia consiste nel vender caro ci che hanno ottenuto a poco prezzo, gente sempre in competizione che cerca di umiliare gli altri in tutti i modi possibili? Che fare in un mondo che si prende gioco di ogni essere e de lla sua genialit, un mondo che non ha bisogno n della coscienza n del cuore di ciascuno? Un mondo che ci vuole compratori frustrati.

    Questo il problema che mi si posto, il motivo che mi ha spinto a studiare il mito cristiano. Dico mito rivolgendomi ai non credenti; i credenti possono intendere religione.

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    Il mito cristiano, allo stesso modo dei Tarocchi, non pu es-sere ridotto a una visione determinata, fissa, prestabilita. Fun-ziona come un simbolo, pertanto non pu essere colto intellet-tualmente. Nei Tarocchi l'errore consiste nel pietrificare ogni Arcano in una definizione rigida e chiusa. Ogni carta invece un mistero insondabile che pu avere mi lle interpretazioni diverse. Per imparare i Tarocchi bisogna impregnarsene finch cominciano a entrare in relazione con la nostra emotivit. A partire da quel momento le carte esercitano un'azione su di noi: solo allora si pu parlare di ciascun Arcano al livello della nostra ispirazione e proiettandovi ci che siamo. L'importante capire che quello che vediamo corrisponde a una proiezione di noi stessi: i Tarocchi funzionano come uno specchio. Allo stesso modo, il mito funziona come uno specchio che descrive avvenimenti inreonsci. La sua lettura deve passare tramite il linguaggio emotivo, il linguaggio del cuore.

    La memorizzazione un cammino adatto per arrivare a que-sto linguaggio. Memorizzare il mito, cos come memorizzare i Tarocchi, permette di visualizzarli e poi di viverli.

    La mia prima preoccupazione, studiando il Vangelo, stata quella di esaltarlo, alla ricerca delle pi be lle interpretazioni possibili. Sono perfettamente cosciente che si tratta di un lavoro infinito, perch si potr sempre trovare una bellezza pi grande. come per i Tarocchi: bisogna cominciare e non desistere mai. Nella misura in cui coltiviamo questo studio arricchiamo le nostre vite e impercettibilmente cambia tutto in noi: il modo di muoversi, di mangiare, di pensare, di sentire, di fare l'amore, di partorire, di creare, di morire... Se non lo in-terrompiamo mai, questo lavoro produrr un cambiamento.

    Il mio modo di procedere non appartiene a nessuna scuola.

    Con i Tarocchi ho imparato a guardare senza pregiudizi: prima di lanciare qualsiasi idea bisogna anzitutto vedere. la condizione sine qua non per elaborare una teoria valida.

    Osservando gli Arcani ho capito che ciascuna carta, per il suo aspetto simbolico, una forma aperta sulla quale chiunque pu applicare la propria immaginazione. Cos, per esempio,

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  • possiamo interpretare negativamente la carta chiamata La Torre e dire che si tratta della torre di Babele, o del castigo della vanit, dell'incidente, della rottura di un legame di cop-pia, ma possiamo anche dire che questo Arcano significa la danza intorno al tempio, la ricezione della parola sacra, l'ata-nor (forno) alchemico o la presa di possesso di un terreno, un omaggio alla vita divina ecc.

    Allo stesso modo il Vangelo una specie di forma aperta che permette innumerevoli interpretazioni. Il suo messaggio misterioso e occulto. Come con l'Antico Testamento, quando si inizia a penetrare in profondit nel Vangelo ci si trova davanti a testi di una tale complessit, che sembra davvero impossibile che abbia potuto scriverli un essere umano. Piuttosto, si direbbe che si tratta di una sorta di opera divina ricevuta dall'uomo e a lui molto superiore. D'altra pa rte, queste opere sono superiori a tutte le interpretazioni che se ne possono dare.

    Ho affrontato ogni capitolo come se fosse un Arcano dei Tarocchi. Ne ho osservato tutti i dettagli. Ho cercato di immagi-nare tutto quello che vi succedeva come se vedessi un film e poi, nel momento in cui me ne ero ben impregnato, lasciavo parlare la mia intuizione senza sapere dove mi avrebbe portato.

    hideale sarebbe stato studiare il testo nella versione origi-nale, per sono ricorso alla traduzione ecumenica, dato che molti gruppi religiosi si sono accordati su questo testo.

    Ho intrapreso questo lavoro di rilettura con totale umilt e senza voler offendere coloro che conoscono gi il Vangelo. D'altra parte, credo che quando si ama un argomento non ci sia niente di pi bello che sentirne parlare.

    Spero di contribuire, con questo studio, alla presa di co-scienza collettiva ormai imminente. Ci sar, ne sono certo, anche se forse l'umanit non cambier in modo decisivo fino al XXII secolo. Cosa succederebbe se Cristo si presentasse oggi? Il Cristo un Messia: se viene, per salvare l'umanit. Nessun individuo pu salvarla adesso. Se il Cristo viene, sar un Cristo collettivo. Sar l'illuminazione di tutta l'ummanit. Se l'umanit non si illumina, senza l'eccezione di una sola persona, finir. Il Cristo collettivo oppure non .

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    E cos' l'uomo? L'uomo deve capire che il suo corpo l'Uni-verso, che il tempo ci che accade a lui, il tempo intero, e che la sua coscienza pa rte della coscienza cosmica. Dob-biamo capire, anche se non lo vivremo, anche se moriremo prima di vederlo, che l'uomo popoler le stelle, e vivr tanto quanto l'Universo merita di vivere altrettanto , e costitui-r una coscienza globale e sar la mente del cosmo. Se non abbiamo questo ideale, non vale la pena di vivere. Dobbiamo avvicinarci a questo ideale a poco a poco. Noi non vedremo l'avvento de lla Coscienza Cosmica; non vedremo i fru tti di ci che stiamo seminando. Dobbiamo sacrificarci, perch non li vedremo. questo il senso del sacrificio che ci insegnano i Vangeli: l'assoluta umilt necessaria per agire pur sapendo che non vedremo i risultati.

    L'errata lettura del mito ci insegna a vivere nel pi grande egoismo: sporchiamo il pianeta e non ce ne importa perch non assisteremo a lla catastrofe; sporchiamo i nostri corpi e ci autodistruggiamo per farla finita al pi presto e non vedere i risultati delle devastazioni che stiamo compiendo. Ci impo rta solo il tempo che calcoliamo di stare qui e non ci preoccupiamo del futuro, nemmeno di quello dei nostri figli; ci tranquillizzia-mo vagamente pensando che si arrangeranno, come abbiamo fatto noi, per tirare avanti. La vera umilt invece consiste nel lavorare e nell'agire in ogni momento, credendo nell'umanit futura, convinti che un giorno si aprir al cosmo come un fiore, una mattina che noi, tu, io, non potremo vedere.

    Dobbiamo pensare a ci che verr e amarlo. Dobbiamo agire credendo nell'umanit futura. Lavorare per essa, instancabil-mente. Imparare ad accettare il sacrificio. Perch altrimenti quel cambiamento non si verificher. Noi pianteremo i semi, noi lavoreremo, noi faremo avanzare l'umanit verso la sua realizzazione.

    Come nascono i miti? Dapprima qualcuno li sogna; poi quei sogni diventano canti; in seguito qualcuno li trasforma in poemi; infine, qualcun altro li scrive nei Libri Sacri. E da dove provengono quei sogni iniziali? Forse dalla divinit stessa (se siamo credenti), o dagli archetipi (se non lo siamo). Cos

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  • come il ragno tesse tele, noi fabbrichiamo sogni. questo il mito fondatore, poich sostiene tutta la societ. E contro i sogni si erige il potere, l'egoismo.

    Perci mi sono riproposto di leggere il mito fondatore in senso letterale: ogni frase del Vangelo perfetta e contiene un insegnamento. Il mio progetto stato quello di guardare questo testo con l'occhio dell'artista.

    Mi sono proposto di essere fedele alle scritture, di non mette-re in dubbio le loro affermazioni, di non cercarne i lati negativi n di esprimere la minima critica distruttiva, di non ferire la sensibilit religiosa, di non essere blasfemo e, soprattutto, di esaltare il testo sottolineandone la bellezza. Io non posso cambiare nemmeno una lettera del mito; posso, tuttavia, mo-dificarne l'interpretazione, porla al nostro attuale livello di coscienza e nella prospettiva dell'umanit futura.

    Perch il mito fondatore avvolto da nuvole nere: le inter-pretazioni arcaiche di questo messaggio offe rte dalle sette. Oggi quelle interpretazioni stanno liquidando l'umanit: pro-vocano guerre, stragi familiari, cancri in tutti gli organi so-prattutto quelli sessuali , pervertono l'espressione umana, annichiliscono la felicit, creano povert.

    Far un esempio, purtroppo ne esistono tanti. Una de lle innumerevoli conseguenze di una cattiva lettura del mito, una delle pi nefaste, quella che io chiamo la sindrome del figlio perfetto. Esaminiamo un albero genealogico: se nel corso di varie generazioni si ripetono i nomi di Giuseppe e Maria, la cosa pi probabile che questa sindrome si presenti in modo ciclico. Questi due nomi possono essere nascosti, per esem-pio un Giuseppe Emanuele sposato con una Rosa Maria, ma la sindrome si presenter comunque nel primogenito; non lo chiameranno necessariamente Ges;rpu essere benissimo Cri-stiano, Salvatore, Emanuele, Pasqale, Cristoforo o qualsiasi altro nome con risonanze cristiche. Se maschio, i genitori esigeranno da lui che sia perfetto: dovr essere saggio a sette anni, incolume a quindici, irreprensibile a trenta, ed molto probabile che si ammali e muoia a trentatr anni, vittima di una delle atroci malattie della modernit.

    Questo essere umano si sacrificher incoscientemente per-

    io

    ch stato condizionato in tal modo dall'albero genealogico e dalla pessima lettura del mito come sessualit repressa. Se femmina, tanto peggio, perch in tal caso non le si chieder nemmeno di essere perfetta: potr soltanto essere la madre di un maschio perfetto ( il massimo cui pu aspirare) e a sua volta trasmetter il ciclo e dar corso alla sindrome.

    Il nostro mito fondatore stato manipolato per metterci al servizio dello sfruttamento. Perci quello che ho fatto stato prendere questo mito e reinterpretarlo secondo una visione artistica, nella convinzione che l'arte sia terapeutica.

    Viviamo nella paura. Ci soffoca soprattutto l'assillo eco-nomico. Gli animali hanno paura, la loro reazione istintiva di fronte all'imprevisto: la caratteristica dell'animale, non dell'essere umano. Nei Vangeli, quando un angelo si presenta a qualcuno dice: Non avere paura, il che significa porre la persona nello stato umano. Oggi viviamo in una spavento-sa bestialit economica. Una lettura positiva del mito inizia esattamente cos, con un non avere paura, per affrancarci dall'animalit in cui viviamo e collocarci nella prospettiva de lla nostra umanit presente e futura.

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  • IL VANGELO SECONDO MATTEO

    Matteo inizia con la Genealogia di Ges Cristo (1,1-17): Genealogia di Ges Cristo figlio di Davide...

    E dopo una lunga lista delle generazioni fino a Giuseppe, finisce con

    Giacobbe gener Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale nato Ges chiamato Cristo.

    Giuseppe: perch Giuseppe? Mi sono domandato quale sia stata la vita del primo Giuseppe di cui parla la Bibbia. Lo si trova nel capitolo 37 della Genesi.

    Quel Giuseppe era talmente bello che il padre gli regal una tunica. I suoi fratelli (che erano dodici) erano invidiosi di lui e si arrabbiarono molto perch il padre lo privilegiava.

    Ricordando che era impossibile tagliare la tunica di Cri-sto perch era fatta di un'unica pezza e che coloro che se la disputavano dovettero giocarsela a dadi, ci rendiamo conto che questa tunica fa la sua comparsa con il primo Giuseppe. D'altra parte, chi diede la tunica a Cristo? Possiamo pensare che fu Giuseppe (il padre di Ges), dato che Cristo figlio di Davide per il tramite di Giuseppe. Bisogna avere molto chiaro che Giuseppe a innestare il suo albero genealogico su quello di Cristo, e che in tal modo egli offa e a Dio la possibilit di mantenere la promessa fatta alla casa di Davide (2 Samuele, 7,12-16). Dunque, per quanto incredibile possa sembrare, sen-za Giuseppe non ci sarebbe stato alcun Messia.

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  • Chi era questo Giuseppe della Genesi? I suoi fratelli, gelosi, lo gettano in fondo a una cisterna o a un pozzo perch muoia. Poi prendono la tunica di Giuseppe e la imbrattano col san-gue di un animale; la mostrano al padre (Giacobbe) in queste condizioni, ed egli crede che Giuseppe sia stato sbranato da una belva e viene preso da una profonda tristezza.

    Giuseppe, quindi, sta nudo all'interno di un pozzo. Si dice che la verit nuda in fondo a un pozzo. Giuseppe era la verit. Si direbbe che era giusto. E cosa sapeva fare? Interpretare i sogni. Eccone uno, che egli raccont ai suoi fratelli:

    Ascoltate questo sogno che ho fatto. Noi stavamo legando covoni in mezzo alla campagna, quand'ecco il mio covone si alz e rest diritto e i vostri covoni vennero intorno e si prostrarono davanti al mio.

    Cosa vuol dire il fatto curioso che gli altri dodici covoni si inchinano di fronte a quello di Giuseppe? I dodici apostoli si inchinano di fronte a Cristo...

    Giuseppe sapeva sognare e Dio lo proteggeva: cosa fece in fondo al pozzo, nudo, senza nulla da mangiare? Non poteva fare che un'unica cosa: mettersi a pensare. Cade in trance, dunque, si concentra su se stesso. Comunica con il cosmo. Con il proprio Maestro. Con il proprio destino.

    Pi tardi arriva quasi a diventare faraone, poich i suoi fra-telli lo vendono a certi mercanti che a loro volta lo rivendono in Egitto. Qui messo in prigione, finch non interpreta un sogno del faraone, il famoso sogno delle sette vacche magre e delle sette vacche grasse, grazie al quale il re gli d da ammi-nistrare tutto l'Egitto.

    a partire dal fondo di quel pozzo che l'epopea cristiana comincia a delinearsi molto chiaramente: non esisterebbe se qualcuno non avesse gettato un uomo in fondo a un pozzo, vale a dire nel pi profondo abbandono. La nostra civilt non esisterebbe (secondo il mito, evidentemente).

    L;altro Giuseppe (il padre di Ges) si trova anch'egli in fon-do a un pozzo (il pozzo della nostra ignoranza e de lla nostra incomprensione): necessario farlo risalire, riconoscerne il

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    valore. Egli il motore principale del Vangelo. da lui, quindi, che bisogna iniziare.

    L'ANNUNCIAZIONE A GIUSEPPE

    (Matteo 1,18 -25)

    Ecco come avvenne la nascita di Ges Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trov incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto.

    Cos' un uomo giusto? Per rispondere a questa domanda, cerchiamo nella Bibbia il punto in cui si dice per la prima volta che un uomo giusto. Si trova nel capitolo 15 della Genesi, versetti 5-6, dove si parla di Abramo che, a quell'epoca, vecchio quanto Zaccaria, padre di Giovanni.

    Poi [Dio] lo condusse fuori e gli disse: Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle.

    Abramo esclama: Non possibile, come posso contare le stelle?. Tenta inutilmente; poi Dio aggiunge: Tale sar la tua discendenza.

    Lo dice a un uomo anziano sposato con una donna vecchia quanto lui. Ci nonostante

    Egli credette al Signore, che glielo accredit come giustizia.

    Ecco, dunque, la spiegazione della parola giusto: Giusep-pe era un uomo che aveva fede in ci che il Signore gli diceva. Era quindi un uomo giusto. Ci significa inoltre che conosceva la Legge e seguiva tutti i precetti. (Gli ebrei imparano a me-moria l'intera Torh. Oltre a memorizzarla, analizzano ogni frase, la commentano ecc.)

    Un uomo giusto un uomo perfetto, santo, che osserva la religione in modo impeccabile e puro: questo Giuseppe.

    Il Vangelo non precisa la sua et. falso affermare che era vecchio, perch non sta scritto da nessuna pa rte. Dal momento

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  • che la sua et non indicata, ciascuno pu farsi di Giuseppe l'immagine che vuole. Il Vangelo lascia in ombra questo punto, perch Giuseppe pu essere lo spirito di chiunque, lo spirito dell'uomo. Non occorre attribuirgli un'et precisa, non im-portante. Potrebbe addirittura essere un ragazzo di quattordici o quindici anni, come la Vergine.

    C' qualcosa di essenziale che non viene detto esplicitamente e che per pu benissimo leggersi tra le righe:

    Giuseppe, suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla...

    Come viene a sapere, Giuseppe, che Maria incinta? Bi-sogna immaginare il modo in cui se ne accorse, cos come bisogna immaginare la bellezza della sua donna.

    Giuseppe non aveva scelto una donna qualsiasi: Maria era una donna perfetta fino all'ultima cellula, una donna comple-tamente consacrata fino all'ultima cellula, la perfezione stessa. Una persona simile non poteva aver nascosto a Giuseppe un fatto cos importante. Maria non era capace di mentire, cos, nel momento in cui il suo ciclo mestruale si interrompe, si avvicina al marito e gli dice: Sono incinta e sono vergine.

    Sul momento Giuseppe non le crede: un uomo giusto e di fede, per inizialmente non le crede ed il Vangelo stesso a dirlo quando afferma che egli, non volendo diffamare Maria, risolve di ripudiarla in segreto.

    Allora gli si pone un problema: ripudiare Maria in segreto non compatibile col fatto che Giuseppe un uomo giusto. Un uomo giusto, come abbiamo visto, un uomo che conosce la Legge e ne segue tutti i precetti, un uomo perfetto, santo, che osserva la religione in modo impeccabile. Quindi Giuseppe dovrebbe annunciare pubblicamente che Maria un'adultera perch incinta di un altro uomo, e dunque che va castigata con la lapidazione.

    Giuseppe entra in conflitto con se stesso: deve denunciarla (perch segue la Legge e pratica i suoi precetti) ma non vuole diffamarla. Ci dimostra il profondo e completo amore di Giuseppe per Maria, un amore che pi fo rte di tutta la Legge. La forza di questo amore pi che evidente: per quale motivo Giuseppe avrebbe chiesto in sposa una donna se non l'avesse

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    amata? Soprattutto, Maria di Nazaret, e constatiamo da un'annotazione del Vangelo che Nazaret uno dei posti pi sperduti, un piccolo villaggio senza alcuna importanza. E cos, Maria era una ragazza senza alcuna importanza.

    Perch dunque un uomo giusto sposerebbe una ragazza senza alcuna importanza andandola a cercare in un luogo senza alcuna importanza? E perch non rispetterebbe la Leg-ge? Per una sola ragione: perch quella ragazza era molto pi bella della Legge. Doveva esserlo davvero, perch Giuseppe non solo non voleva lapidarla, ma nemmeno diffamarla. Allo stesso tempo, per, non poteva accettare che lei fosse incinta di un altro uomo.

    decise di licenziarla in segreto...

    Per nascondere che la ripudiava, Giuseppe pa rte. possibile immaginare l'immensa desolazione di quest'uomo, il dubbio che lo toi menta? Era caduto in fondo a un pozzo. Pa rte senza niente.

    Per Giuseppe, partire significava abbandonare la Torah, la Legge; significava peccare, chiudere con tutto quello che era, annichilirsi completamente. Perch, come vedremo in seguito, un uomo giusto non pu vivere lontano dal Tempio. L'ideale di un uomo giusto vivere dalla mattina alla sera vicino al Tempio, con la Scrittura, con Dio.

    Giuseppe, oltretutto, essendo un uomo giusto, non pu mentire. Comportandosi in tal modo, quindi, oltre a ripudiare Maria si separa dalla societ e dalla comunit ebraica. Non pu incontrare altri ebrei, perch con loro sarebbe costretto a mentire e non pu farlo. La partenza di Giuseppe, perci, definitiva. Deve andarsene in Egitto o in Arabia. Deve tra-sgredire la Legge, rompere con Dio. Lascia tutto e si ritrova completamente solo: un uomo nudo in fondo a un pozzo.

    Per Giuseppe, Maria pi forte di Dio stesso. Si tratta dell'amour fou dei surrealisti, l'amore di un uomo che ama una donna con tutta la forza del proprio essere. L'ama col sesso, col cuore, con la testa, con la sua stessa vita; l'ama perch non ha mai visto una donna cos bella. D'altra pa rte, Maria davvero talmente be lla che Dio stesso la vede.

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  • dunque a causa di questo grandissimo amore che Giusep-pe rompe con tutto: con la sua vita, con la tradizione e persino col suo lignaggio, dato che proviene direttamente da Davide. con un dolore immenso in fondo all'anima che ripudia Maria, ed davvero difficile immaginare la dimensione di questo dolore: nel perdere la sua donna, Giuseppe perde tutto ci che ha, eppure continua ad amarla.

    Mentre per stava pensando a queste cose, ecco che gli ap-parve in sogno un angelo del Signore e gli disse...

    Giuseppe dorme, e in sogno gli appare l'angelo del Signore. necessario un arduo sforzo dell'immaginazione per ren-

    dersi conto di cosa significa vedere l'angelo del Signore, vale a dire la manifestazione divina che si concretizza in un angelo. Bisognerebbe visualizzare tutti i cambiamenti possibili delle molecole, le vibrazioni, le musiche, gli aromi, le aureole, le spirali di energia che girano, le modificazioni del colore... Perci la prima cosa che l'angelo dice quando appare a qual-cuno : Non temere. E lo dice sussurrando dolcemente, affinch la persona si calmi e possa sopportare la visione di questo essere, l'unica entit cosmica in grado di contemplare direttamente la divinit senza esserne polverizzata. Tale la forza di quella apparizione.

    L'angelo si trova sul bordo di un precipuo e porta sulle spalle l'enorme, l'infinito, l'inconcepibile, l'indefinibile, l'in-decidibile, l'impensabile... Il mistero ultimo. Tutto questo l, sulle sue spalle. Le ali dell'arcangelo Gabriele affondano in questo mistero perch Dio oltrepassa i limiti del nostro pensiero: il linguaggio tutto, tranne che Dio. Tutto ci che siamo in grado di nominare non Lui: possediamo uno stru-mento per definire tutto l'Universo a eccezione di Dio, perch Egli indefinibile e totalmente al di fuori del linguaggio, dei numeri... Non possiamo nominarlo e dunque non possiamo vederlo. Siamo incapaci di definirlo. Lui pu vederci e amarci, noi non possiamo.

    Chi dice di amare Dio mente. pi corretto dire: Mi la-scio amare da Dio e trasmetto il suo amore, perch si tratta sempre dell'amore di Dio, del pensiero di Dio, della fede di

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    Dio, della Legge di Dio, sempre e solo di Dio. Il mondo intero di Dio. Eenorme mistero che portiamo dentro di noi quello che va oltre il linguaggio, e dunque la sola cosa che possiamo fare abbandonarci all'ignoto. con le ali dell'inconoscibile, dunque, che Gabriele si pone di fronte a Giuseppe.

    Cosa gli disse quest'incredibile visione e con che voce parl? Certo non dovette esprimersi con voce nasale o magniloquente: gli parl invece con una voce che entrava in profondit nel plesso solare, in tutte le ossa, nella colonna vertebrale... Una voce che si riversava come lava fin dentro l'ombelico, nel ven-tre, nel corpo intero. Essa si muoveva gorgogliando nell'intimo di Giuseppe, ed egli era frastornato dalla visione quanto lo era dal suono che lo attraversava.

    E questa voce gli disse:

    Giuseppe, figlio di Davide...

    Non appena gli dice Giuseppe, figlio di Davide, Giuseppe vede subito la sua genesi, gli torna in mente tutto il suo albero genealogico. Questa voce lo getta nel passato, gli scorrono davanti tutte le generazioni che l'hanno preceduto. Vede il momento in cui Davide disse a Saul, che voleva sgozzarlo: Ascolta, io vorrei ucciderti. Tu eri nell'oscurit e senza alcu-na difesa. Io ho la mia lancia, sono armato. Guarda! Non ho tagliato nemmeno un pezzo della tua tunica. Fermiamo questa battaglia! (1 Samuele 26,1-25). Vede anche Davide che dan-za davanti all'Arca ed esclama: Sono una formica. Sono un pover'uomo (2 Samuele 6,20-23). La sposa di Davide allora gli dice: Mi vergogno di te. Come puoi tu, un re, danzare da-vanti all'Arca?, e Davide le risponde: Non m'impo rta ci che pensi. Se voglio ballare davanti a lla parola divina, ballo! Il tuo pensiero non ha alcuna influenza su di me. I tuoi limiti sono i tuoi limiti. Non sono i miei, perch di fronte alla divinit io non posseggo limiti.

    Giuseppe non era un debole, poich possedeva la forza di Davide, e Davide era un guerriero. La spada di Golia si tra-sforma nella spada di Davide: stata consacrata.

    Giuseppe vede anche il momento in cui Davide ud la pro-messa del Signore, che gli disse (2 Samuele 7,12-14):

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  • Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu giacerai con i tuoi padri, io assicurer dopo di te la discendenza uscita da lle tue viscere, e render stabile il suo regno. Egli edificher una casa al mio nome e io render stabile per sempre il trono del suo regno. Io gli sar padre ed egli mi sar figlio.

    da questa discendenza che sorger il Messia, il cambia-mento del mondo, la porta, la luce e la via. Giuseppe ha trovato le sue radici, rianimate dal soffio dell'angelo.

    Poi l'angelo lo avverte:

    ... non temere di prendere con te Maria, tua sposa...

    Nessuno lapider la Vergine. Giuseppe avrebbe potuto farla uccidere; infatti, se la comunit ebrea avesse saputo, lei

    sa-

    rebbe stata lapidata. questa la prima volta in cui Giuseppe salva la vita del Messia, accettando Maria nella sua casa. Sen-za Giuseppe non ci sarebbe stato Cristo. E ci dimostra che tipo di uomo meraviglioso Giuseppe. Perch accetta Maria, dunque? Perch crede: un uomo giusto.

    ... non temere di prendere con te Maria, tua sposa...

    In realt l'angelo sta dicendo a Giuseppe: La Vergine la tua sposa, non quella di Cristo. Dicendo che la tua sposa, Dio, il mio padrone, ti unisce a lei, e tu l'accetterai perch il Cristo deve essere un figlio di Davide. Sei tu che gli fornirai la sua genealogia. Abbiamo bisogno di te. Tu sei psicologicamente il padre di Cristo anche se il tuo sperma non lo ha materialmen-te concepito. Senza di te, non c' Cristo, perch la promessa divina stata fatta alla casa di Davide ed attraverso di te che Dio realizza l'alleanza con l'uomo.

    L'angelo chiede dunque a Giuseppe di condurre Maria nella sua casa. Pi tardi, Ges chieder a Giovanni di condurla nella sua. Maria sempre portata a casa di qualcuno e, viceversa, nessuno va a casa di Maria.

    Condurre Maria a casa di qualcuno, simbolicamente, signi-fica riconoscere il nostro corpo. Non si tratta di un corpo con uno spirito ma di uno spirito con un corpo.

    ... perch quel che generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorir un figlio e tu lo chiamerai Ges...

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    L'angelo trasmette a Giuseppe il nome: Ges stato quindi nominato dal Maestro, cio da Dio.

    Quando l'angelo gli dice che il bambino si chiamer Ges, le lettere del nome appaiono nel sogno di Giuseppe splendenti come diamanti: egli vede nel cosmo queste lettere foi mate da una materia inconcepibile e luminosa. Nel suo sogno, il nome di Ges ha la dimensione dell'Universo, forse scritto con tutte le stelle del cielo.

    la prima volta che Cristo viene nominato. E cosa signifi-ca nominare? Significa creare. Nell'atto di essere nominato, Cristo creato completamente, ed assai bello e significativo che sia proprio Giuseppe a nominarlo per primo.

    Se Giuseppe non accettasse questo bambino, Dio dovreb-be designare qualcun altro e trovare un'altra Vergine. Ma il bambino deve nascere nella casa di Davide ed qui che risie-de l'importanza del padre. Allo stesso modo in cui abbiamo costruito delle basiliche in omaggio alla Vergine, in futuro, quando avremo finalmente tirato fuori Giuseppe dal pozzo, costruiremo una basilica in suo onore. Egli altrettanto im-portante di Maria e il suo significato enorme.

    L'angelo continua:

    egli infatti salver il suo popolo dai suoi peccati.

    Mondare i peccati del suo popolo... Qui bisogna assoluta-mente citare una frase che si trova nell'Esodo (20,5-6):

    Perch io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino a lla terza e a lla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra il suo favore fino a mi lle generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandi.

    Questo significa che se gli archetipi paterno e materno corn-mettono il crimine o il peccato di lasciare una cattiva impron-ta sul bambino, questo Dio geloso che tutti portiamo dentro ci perseguiter fino alla terza e alla qua rta generazione.

    Ne trovo conferma ogni volta che studio l'albero genealogi-co di una persona. Non casuale che il Vangelo cominci con un albero genealogico. Non casuale che il primo messaggio

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  • ricevuto da Giuseppe lo lanci all'inizio del suo albero: ogni er-rore che commettiamo ricadr come una disgrazia, come una calamit, sui nostri discendenti fino a lla quarta generazione. Ci nonostante, qualunque cosa positiva facciamo dura mille generazioni; non potrebbe essere pi bello di cos.

    Apparteniamo al popolo di Cristo, per egli non ha ancora mondato i nostri peccati. Ci salver definitivamente a lla sua terza venuta: questo significa che ci salver quando tutti noi lo avremo realizzato dentro. Se non lo realizziamo, non rag-giungeremo mai la salvezza.

    Tutto questo avvenne perch si adempisse ci che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine con-cepir e partorir un figlio che sar chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi.

    Il Messia fu annunciato all'inizio stesso della Bibbia: se prendiamo la prima e l'ultima lettera della prima parola della Torci otteniamo la parola figlia, pertanto vergine. E se prendiamo l'ultima lettera e poi la prima lettera della Torh otteniamo la parola cuore. Tutta la Torh compresa in questa parola, e questo libro completamente dedicato all'an-nunciazione di un Messia.

    Il proposito della Torh quello di dire che verr un uomo che sar Dio: Dio in un corpo umano. E tutto il Vangelo scritto per compiere la Torh. La Torh uguale a Maria, cos come il Vangelo uguale a Cristo. La Torh patrimonio di una piccola collettivit che ha dato alla luce il Nuovo Testamento, che in s patrimonio di tutta l'umanit. Senza madre e padre non si d figlio: non possiamo leggere l'uno senza leggere l'altro.

    Destatosi dal sonno...

    Risveglio da un sogno o apertura de lla coscienza? Risvegliar-si anche illuminarsi. Questa frase vuole dire che Giuseppe si illumin: quando dubita addormentato, ed il suo cuore ad avvolgerlo nel sogno.

    Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con s la sua sposa, la quale, senza che egli la conoscesse, partor un figlio, che egli chiam Ges.

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    Giuseppe non conobbe Maria fino al momento in cui lei partor. Nella versione ecumenica una nota al riguardo segna-la: Nel linguaggio biblico, il verbo conoscere pu designare le relazioni sessuali. In seguito Maria ebbe con Giuseppe rapporti coniugali? Non possiamo trarre conclusioni a partire da questo testo. Per il mito, dunque, ci che succede in seguito non ha alcun interesse. Secondo il mito, la versione che Giuseppe non la tocc, rispett le parole dell'angelo, ebbe fede.

    Pi tardi Giuseppe fece altri sogni, come quello che prece-dette la fuga in Egitto (Matteo 2,13-15).

    Essi [i Magi] erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto.....

    Giuseppe salva la vita a Ges per la seconda volta: lui a essere incaricato di questa missione.

    Quello che volevo dimostrare fin dall'inizio di questo studio che nel nostro mito ci sono un padre e una madre, che l'im-portanza del padre altrettanto grande di quella della madre, e che in ci si esprime un equilibrio perfetto.

    Se immaginiamo la fine di Giuseppe, dovremmo chiamarlo l'uomo dalla bella mo rte. Infatti Giuseppe scompare in manie-ra discreta. Non sentiamo pi parlare di lui. Possiamo imma-ginare la bella mo rte che deve aver avuto prima di scomparire. Chi non avrebbe voluto, come lui, morire tra le braccia di Cristo e de lla Vergine Maria? Perch cos che muore: suo figlio e sua moglie lo aiutano a farlo.

    Immaginiamoci la scena. Mentre Giuseppe agonizza, Cristo lo accompagna e gli dice:

    Tra un secondo scomparirai, e un secondo dopo ci riscontrerai. Chiudi semplicemente gli occhi, quando li riaprirai noi saremo l, con te, per l'eternit.

    In quel momento appaiono tutti gli angeli e le potenze di-vine, perch si tratta di Giuseppe ed grazie a lui che Dio si potuto incarnare.

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  • Quando rende lo spirito la sua morte non dura che un atti-mo. Chiude gli occhi e subito li riapre per ritrovarsi a fianco di suo figlio e di Maria. per questo che li chiamiamo la Sacra Famiglia. La morte durata solo un secondo, perch coloro che lo hanno accompagnato alla fine del cammino dicendogli addio sono gli stessi che lo accolgono subito dopo.

    Per noi la stessa cosa. Tra il momento in cui ci si addor-menta e quello in cui ci si risveglia non si ha nozione del trascorrere del tempo: non sappiamo quante ore abbiamo dormito. Nella morte sar uguale.

    Sia che la morte esista, nel qual caso ci dissolviamo (e non un dramma; oggi, pensando alla mo rte, abbiamo paura, ma quando verr il momento succeder velocemente), sia che chiudiamo gli occhi e riapriamo subito, non durer che un attimo, perch tutto il tempo in cui si aspetta la risurrezione non conta.

    Cos' la morte? esalare un ultimo sospiro e chiudere gli occhi. Non dura pi di un secondo. ci che fece Giuseppe. Che mooe maestosa ebbe tra le braccia del suo Ges.

    Bisogna sottolineare inoltre che Giuseppe non ha mai ab-bandonato la sua famiglia e l'ha sempre protetta. Leggiamo quello che si dice di Emmanuele (Isaia 7,15):

    Egli manger panna e miele, finch non imparer a rigettare il male e a scegliere il bene.

    Un altro compito di Giuseppe consiste, quindi, nell'insegna-re al

    bambino il bene e il male. Bisogna aver presente anzitutto il potere di questo bambino e capire che il compito affidato a Giuseppe era molto importante.

    Secondo alcune leggende contenute nei quattro Vangeli apo-crifi, durante la sua infanzia Ges fece delle cose terribili. Se il lettore ha qualche esperienza di bambini, potr immaginare facilmente cosa era in grado di fare a un anno un bambino come Ges: gi a quell'et era il potere assoluto e avrebbe potuto demolire un tempio con un gesto. Ma. Giuseppe era l e vegliava su di lui con grandissimo amore.

    Non scritto da nessuna parte che Giuseppe non fosse pre-

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    sente durante il parto di Cristo, e affermarlo sarebbe pura falsit: era sicuramente l e assistette a tutto il fenomeno, vide svolgersi quell'incredibile parto e accolse il neonato sulle sue ginocchia.

    MARIA E LA NASCITA DI GES

    Quando l'angelo annuncia a Maria che concepir un bambino, lei risponde: Come sar possibile? Io sono vergine; letteral-mente: Non ho mai conosciuto alcun uomo. Nei dire ci, quello che afferma :

    Sono arrivata a un tale livello di vibrazioni che mai ho potuto riconoscere in un uomo la completezza. La mia pienezza e la mia perfezione sono cos grandi che non conosco un solo uomo che potrebbe costituire il mio completamento. Come potrei concepire un figlio se sono vergine e nessuno mi ha mai toccato, dato che non ho mai amato nessun uomo? Non amo 41tri che la divinit.

    Il suo desiderio della divinit era cos eccezionale e grande, che fra tutte le donne del passato e del futuro Maria costituisce il prototipo stesso della perfezione.

    La prima cellula che si divide all'interno dell'utero di Maria davvero un gioiello senza pari, talmente eccezionale che lo stesso Giovanni, ancora feto, quando si trova in presenza di quelle prime cellule nel grembo di Maria subito posseduto dallo Spirito Santo; Elisabetta stessa, la madre di Giovanni, cade in una trance estatica.

    La gestazione di Maria un'epopea meravigliosa perch rappresenta il processo di affioramento del Dio che noi stessi creiamo. Non si tratta di riproduzione, ossia di procreare qual-cuno che ci continuer e ci assomiglier: stiamo creando un dio, un immortale, ed per questo che intorno alla gravidanza di Maria ogni cosa sempre delicata (la luce della casa in cui vive, la pace che vi regna).

    Se abbiamo un Dio interiore portiamo con noi il gioiello (come indica l'orazione tibetana Om Mane Padme Aum: Oh, il gioiello nel loto), c' un alito divino in noi e tutti i nostri movimenti si rivestiranno allora di una squisita delicatezza.

    Normalmente, quando vediamo una bella persona ci emo-

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  • zioniamo, cos come emozionante sentir parlare un guru, un Maestro o comunque una persona particolarmente significati-va: se incontrassimo una donna che porta nel proprio ventre Dio, cosa potremmo sentire?

    Se aprisse la porta di casa ci lascerebbe sicuramente senza fiato, e cadremmo in estasi. Vedremmo il suo ventre emettere sottili raggi di luce che farebbero risplendere tutta la stanza, raggi provenienti dall'inconcepibile essere che si sta formando in quell'acqua benedetta. (Infatti, non altro che acqua bene-detta quella che pu produrre un simile ventre.)

    Con Maria, per la prima volta nella storia del genere umano la divinit contenuta nella sua stessa opera ed generata da un essere umano. Simbolicamente si tratta del processo attraverso cui l'umanit si riappacifica con la propria carne, col proprio corpo, rendendosi conto che esso racchiude la divinit, che la materia non caduca e corrotta, effimera, ma tutt'uno con l'eterno e l'infinito.

    Maria porta in s il suo Dio; infatti, a mano a mano che il feto cresce, Maria entra in comunicazione con Lui, lo ascolta. Ascolta suo figlio: non gli impone nulla, ed Lui che la guida, che le parla. Lui il suo Maestro; dentro di lei e guida ogni suo movimento, ogni suo pensiero, ogni sua azione.

    A un certo punto le dice: venuto il momento. E Maria ripete: venuto il momento. Poi Lui afferma:

    Per tutta la vita conserver la sensazione che ho provato quando sono stato con te, perch non mi separer mai da te. Quello che mi hai dato cos bello che star con te per tutta la mia vita terrestre e per tutta la mia vita eterna. Quello che un essere umano pu dare alla divinit davvero bello. Voglio mostrarti che hai uno scopo, che puoi unirti a me, che la razza umana fa parte del Cristo. Siamo Dio. Sei Dio. Sono Dio. Siamo uniti, e cos continueremo sempre perch siamo sposati definitivamente. La mia gestazione stata il mio matrimonio. Capisci? Siamo sposati. il momento di dirsi addio.

    La Vergine Maria gli risponde:

    Si, il momento di dirsi addio. E lo dico con allegria, perch non ti

    ho creato per me. Ti ho fatto per il mondo. Oltretutto, non sono stata io a farti: ti sei fatto dentro di me. Sei tu che mi hai scelto. necessario che tu nasca. necessario che tu illumini il mondo.

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    LA VISITA DEI MAGI

    (Matteo 2,1-12)

    Ges nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode.

    A quell'epoca gli ebrei erano dominati da un re straniero e col-laboravano esterioi mente con una religione diversa dalla loro.

    Alcuni Magi giunsero da oriente...

    Dobbiamo rilevare che non si dice tre Magi giunsero da oriente bens alcuni Magi. Non viene mai detto che fossero tre. Quanti erano? Sappiamo che provenivano dall'Oriente: potremmo anche pensare che fosse tutta una confraternita di maghi, quella che arriv a Betlemme.

    In ogni caso, cos'era un mago a quell'epoca? Non si trattava certo di un prestigiatore. Un mago era una persona che lavo-rava profondamente col miracolo, con l'altra dimensione dello spirito. I maghi sono, il vertice spirituale di una cultura.

    Questi vertici spirituali di diversi paesi (come vedremo pi avanti) si riuniscono forse per scambiarsi le loro cono-scenze? No, viaggiano solo per rendere omaggio a qualcuno, dato che l'essere che nato non ha bisogno di alcuna cono-scenza.

    D'altra parte, quando si dice che il Cristo ha girato il mondo fra i venti e i trent'anni, usciamo immediatamente dall'ambito del mito: Cristo non aveva alcun bisogno di imparare ci che gi sapeva. Se frequent diverse scuole fu per insegnare, non per imparare. Secondo il mito, Ges rimase con Maria e Giu-seppe, e furono sempre insieme. Ges nacque da una buona madre e da un buon padre, perci era equilibrato. Impossibile pensare che Dio volesse incarnarsi in una coppia squilibrata: Giuseppe, infatti, si conf a Maria. Sono marito e moglie a tal punto che all'incredibile bellezza di Maria corrisponde l'incredibile bellezza di Giuseppe.

    dunque una confraternita di maghi quella che si presenta a Betlemme.

    Sono portato a pensare che fossero dieci perch Abramo, quando rincorre Dio, gli dice: Distruggerai Sodoma, ma se in

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  • questa citt vi fossero cinquanta uomini giusti, la distrugge-resti?. Dio risponde: No, non la distruggerei. Poi Abramo chiede: E se non ce ne fossero pi di quaranta?. Dio d la stessa risposta. Abramo insiste: E... se non fossero pi di trenta?. Dio: Non la distruggerei. E Abramo: E se fossero venti?. Dio: Non la distruggerei. Abramo: E se fossero die-ci?. A questo numero, Dio conferma che non distruggerebbe Sodoma e se ne va.

    Il numero minimo di uomini giusti deve quindi essere di dieci. Comunque sia, non sono mai stati tre. E non erano nemmeno uno di razza nera, uno di razza gialla e uno di razza bianca. Questa versione completamente errata e delirante, come sostenere che giunsero su dei cammelli.

    Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domanda-vano: Dov' il re dei Giudei che nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarlo.

    I Magi vedono dunque una stella in Oriente e raggiungono subito Gerusalemme. Saggi com'erano, capiscono al volo il messaggio della stella e intraprendono immediatamente quel lungo viaggio per arrivare in Giudea. A piedi, a dorso di cam-mello o in qualsiasi altro modo avrebbero impiegato anni per arrivare.

    Si ritrovarono quindi a Gerusalemme e l la stella scom-parve, prima ancora che i Magi fossero giunti sul luogo della nascita. Si trovano a Gerusalemme invece che accanto al neo-nato. Perch sono fuori strada? Perch era scritto che dovevano presentarsi di fronte a Erode.

    Si tratta quindi di un'astuzia sacra: se la stella era la loro guida, come mai allora i Magi vanno a chiedere a Erode dove si trova il re dei giudei? Come mai l'astro li guida fino a un certo punto e poi

    li lascia d'improvviso? Cosa significa questo fatto cos strano? Si sta preparando qualcosa di molto grave...

    siamo venuti per adorarlo.

    I Magi non vanno per imparare qualcosa di pi ma per rendergli omaggio.

    Nell'affermare che nato il re dei giudei, essi annunciano

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    in realt la venuta del Messia, perch il re dei giudei non pu essere altri che il Messia.

    All'udire queste parole, il re Erode rest turbato e con lui tutta Gerusalemme.

    Ecco la ragione della scomparsa della stella. La frase rac-chiude un significato profondo: il re Erode rest turbato e con lui tutta Gerusalemme significa infatti che tutto il popolo di Gerusalemme collaborava con Erode e quindi era schiavo dei romani. I sacerdoti, che collaboravano gi con l'impero romano, avevano dunque fissato la lettera.

    Com' noto, in origine si scrivevano solo le consonanti de lla Torh, e il lettore aggiungeva le vocali leggendo. Queste perci potevano cambiare, e in tal modo nascevano molte combina-zioni diverse a partire da una sola frase o da una sola parola. Pi tardi le vocali furono introdotte nel testo, il che ridusse le possibilit di interpretazione.

    Perch tutti, dunque, cominciano a tremare? Perch il giro d'interessi stabilito, e questo re dei giudei compare a gio-chi gi fatti: viene a turbare l'ordine costituito. A partire dal momento in cui le vocali vengono fissate nella Torh, tutto fissato, e bisogna tener presente che Maria, Giuseppe e Ges sono giudei.

    Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo...

    I religiosi, gli scribi, i sacerdoti, tutti si presentano e colla-borano quando apprendono la novit...

    Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'in-formava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: A Betlemme di Giudea, perch cos scritto per mezzo del profeta:

    E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il pi piccolo capoluogo di Giuda: da te uscir infatti un capo che pascer il mio popolo, Israele.

    Dicono quindi a Erode: annunciato e avverr a Betlemme. Allora Erode, chiamati segretamente i Magi...

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  • Erode non comunica ai sacerdoti che progetta di uccidere Cristo. Essi non sono a conoscenza del suo piano, e ci sta a significare che i giudei sprofondano nel dubbio, ma non nel crimine.

    Erode chiama dunque i Magi in segreto: per continuare a essere il re dei giudei organizza da solo il piano dell'assassinio. Non conta sulla collaborazione dei sacerdoti; che non si schie-rano contro Cristo; dicono semplicemente a Erode dove doveva nascere il Messia secondo la tradizione; hanno letto l'Antico Testamento e gli rivelano una profezia su Betlemme:

    Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e invi a Betlemme esortandoli: Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perch anch'io venga ad adorarlo.

    Dunque, Erode vuole ingannare i Magi. Questi si mettono in cammino e l'astro riappare. La loro

    missione compiuta: ora sono tutti al corrente, la nascita stata annunciata. Occorreva solamente che ciascuno si ren-desse conto che la storia del genere umano stava attraversan-do un periodo critico - come succede anche oggi -, che tutti cominciassero a tremare.

    Anche oggi il mondo trema e, come allora, si sente in pericolo. Bisogna sempre che tutto si estremizzi, nella logica delle cose. Affinch si verifichi un cambiamento sostanziale necessario sentirsi in pericolo di morte. questo ci che accadde allora: ]'umanit si mise a tremare di paura e la stella scomparve. Oggi il denaro, i valori, la famiglia, la patria, tutto si sfuma. La pace, l'arte, la filosofia, tutto in rovina. Ma in fondo un bene che questo accada: quando saranno accettate le paure, l'astro appa-rir di nuovo e ci guider verso la nuova coscienza.

    Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva...

    Perch l'astro riappare ai Magi? Allo scopo di precisare - ed scritto - che il Cristo non viene al mondo solo per il popolo ebreo.

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    Gli ebrei, stanchi di servirsi di un alfabeto senza vocali, di usare consonanti che erano allo stesso tempo dei numeri, esau-sti di leggere, rileggere e interpretare diecimila volte ciascuna frase, stufi de lla Cabala, di essere un gruppo chiuso nel quale non potevano entrare stranieri, crearono il Cristo ebreo. Non ignoravano il tesoro che avevano fra le mani: la meraviglia delle meraviglie. Possedevano la conoscenza, possedevano la fede, ma solo per se stessi: giunsero cos alla coscienza che bisognava dare quel tesoro a tutto il mondo, proprio in quanto loro erano il popolo eletto (il cuore infatti deve far circolare il sangue, che la Scrittura). Ecco perch i primi a sapere della nascita di Cristo furono stranieri: i migliori esseri di ogni paese. In seguito saranno i pastori, gli uomini semplici privi di cultura, vale a dire coloro che non hanno lettere fissate da piccoli punti. Non gli scribi n i potenti ma i pastori, gli analfabeti.

    Cosa rappresentano questi personaggi? In effetti, tutte le persone che crearono il Cristo da lla gestazione, alla nascita, alla vita e alla morte di Ges, erano dei Giuseppe. Sono le per-sone che si sacrificarono affinch giungesse a compimento la creazione del Cristo. Sono loro ad aprire lo scrigno del tesoro per tutti gli altri:

    ... la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precede-va, finch giunse e si ferm sopra il luogo dove si trovava il bambino.

    La stella si posiziona sopra Cristo. Bisogna tracciare un asse: padre, madre, bambino, stella. In questo modo compren-diamo che esiste un'unione tra il bambino e la stella. Il Cristo sta in seno a Maria, la madre, e davanti a lei c' Giuseppe in adorazione. Giuseppe interpreta cos il ruolo del sacerdote e Maria quello dell'altare, mentre Cristo l'ostia, l'astronave assoluta, ]'unione con la stella. E questa stella a sua volta unita al centro dell'Universo, al centro de lla divinit... l'as-se spirituale del mondo, e si tratta della creazione del primo tempio. Lo vediamo nascere in queste frasi:

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  • Al vedere la stella, essi [i Magi] provarono una grandissima gioia.

    possibile immaginare una stella che guida? Immaginiamo di trovarci nel cuore de lla notte, a met del nostro cammino, e che d'improvviso ci appaia per farci da guida una luce sottile, trasparente, delicata, incredibilmente bella.

    La stella una luce che guida, una coscienza divina che sa dove sta andando, chi deve chiamare e dove apparire. Sa anche dove sparire e conosce esattamente il punto in cui collo-carsi. Non commette errori. Si dice che quando si accende una lampada nell'angolo di una stanza si fa luce in tutto il mondo. E se noi accendiamo la nostra lampada, creiamo la stella che guider tutti i maghi fino all'incontro con l'essenziale.

    Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono.

    I Magi gli rendono omaggio, non gli insegnano nulla. Ci che vedono una madre col suo bambino, non un essere che

    piange in continuazione. Anche se sta bene, un bambino appena nato deve adattarsi al suo corpo: trema, si dimena, si muove inces-santemente. Vedere un bambino immobile quasi un miracolo.

    Quando i Magi entrano, cosa vedono dunque? Un bambino ben sistemato in seno a sua madre, sereno: era gi un saggio.

    I Magi entrano col maggior rispetto possibile perch la stella li ha guidati fin l e perch desiderano vedere colui che hanno atteso per tutta la vita.

    Nei rispettivi luoghi d'origine, ognuno di loro aveva aspet-tato quel momento standosene da solo a leggere migliaia e migliaia di libri, a fare migliaia di orazioni e meditazioni. Improvvisamente, ognuno dei Magi cosciente che tutta quella fatica stata ricompensata. Pur possedendo dei poteri, capi-scono che questi non contano niente se comparati a colui che hanno di fronte.

    Col massimo rispetto uno di loro, il pi anziano, si avvicina e guarda. In seguito, senza pensarci, si inginocchiano tutti sui loro preziosi vestiti. Sono entrati portando i loro scrigni, chi-nando il capo in segno di rispetto. Adesso si permettono solo di lanciare uno sguardo, a cui segue un momento di stupore

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    nel vedere quell'essere di luce e la bellezza della madre e del padre. Cadono in ginocchio, senza pensare che il pavimento pu essere sporco e che indossano abiti preziosi e delicati. Si inginocchiano, poi presentano i loro scrigni e aprono davanti al neonato.

    Quando il bambino, sorretto da Maria, vede i Magi, allarga le braccia; in un atto d'amore Maria lo solleva verso la stella, la cui luce si diffonde subito in tutta la stanza. Poi lo abbas-sa ed entrambi vedono gli scrigni: c'era una fortuna in oro. Dobbiamo renderci conto che i Magi avevano effettivamente portato in dono al bambino un tesoro. Con che cosa avrebbe vissuto altrimenti Giuseppe in Egitto?

    e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni...

    Sottolineiamo, per inciso, che si parla dei loro scrigni, non dei loro tre scrigni.

    e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.

    Dunque c' effettivamente dell'oro, il metallo pi puro, pi bello e pi duttile, cedevole e malleabile quanto il cuore. L'oro il metallo del cuore, il metallo dolce, la perfezione dei metalli. il cuore della terra, perci si usa come valore di scambio, ma questo denaro solare sacro.

    Offrendogli dell'oro, i Magi riconoscono Ges in quanto essere materiale, reale, fatto di carne umana. E questa carne umana produrr l'oro, e cio il meglio della terra. I Magi, dunque, tramite la loro offerta in oro riconoscono Ges in quanto uomo.

    Con l'incenso lo riconoscono invece in quanto Dio. E la mirra? La mirra una medicina, serve per conservare

    i cadaveri e impedirne la putrefazione. Le donne la usano per indurre le mestruazioni. Si tratta di un olio molto spesso e denso: con la mirra, i Magi riconoscono Ges in quanto medico, guaritore.

    Si tratta dunque di un processo alchemico: l'oro, che dut-tile, d l'olio; la mirra e l'olio danno un profumo, l'incenso.

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  • Ecco allora i tre processi: la terra, il cuore e lo spirito. Ges riconosciuto in quanto Dio, uomo e guaritore.

    Questi doni non sono assolutamente casuali: i Magi gli han-no portato i loro strumenti di lavoro.

    II

    La tradizione dice che i Magi erano tre perch erano tre i doni. Inoltre, un'invenzione che fossero tre re. Se parliamo di re non rendiamo giustizia alla saggezza, ma al potere: un mago si trova a un livello superiore di un re.

    Coloro che giungono a Betlemme sono dei sapienti. Hanno un cuore, perch un sapiente un uomo di cuore.

    Per questo sono percepiti. Erode era senza cuore, cos come i sacerdoti che collaboravano con lui, perch si erano allon-tanati dalla Bibbia, che interamente contenuta nella parola cuore.

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    L'ANNUNCIAZIONE DELLA NASCITA DI GIOVANNI

    (Luca 1,5-25)

    strano, per la storia di Cristo non inizia con lui bens con Giovanni, l'uomo che gli prepara la via, colui che annuncia il Cristo.

    necessario dunque capire che per arrivare a Cristo bisogna assolutamente passare per Giovanni. Simbolicamente, senza Giovanni e quello che rappresenta non c' alcuna annuncia-zione dell'avvento e della fioritura del nostro Dio interiore; in altre parole, senza un lavoro cosciente, un lavoro di prepara-zione, non realizzeremo mai la sua nascita. Occorre, quindi, gettarsi nel deserto e cominciare a preparare la via.

    Se non si annuncia che il lavoro fattibile, se non ci si con-sacra a creare la via affinch emerga il nostro Dio interiore, ci non avverr mai. Essere un Giovanni significa essere qualcuno che va ad annunciare e a battezzare, a preparare la via. Se non la si prepara, non si pu realizzare niente.

    Per dedicarsi a questo lavoro occorre un grande sacrificio. Infatti Giovanni abbandona suo padre e sua madre da bambi-no, va nel deserto e diventa eremita. Si prepara. Si sottopone alla prova. Affinch si verifichi l'avvento del secondo Cristo, e del terzo, bisogna dunque capire profondamente Giovanni.

    Al tempo di Erode, re della Giudea...

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  • Con questa prima frase entriamo subito nel vivo della que-stione: apprendiamo che la Giudea era vinta e che al potere c'era Erode. La cultura ebraica si trova quindi so tto il giogo di un'altra cultura.

    Ci significa che le cose stanno andando male e che il popolo ha toccato il fondo: sottomesso, in schiavit. I suoi sacer-doti, per di pi, collaborano col potere straniero in quanto continuano a officiare. Nessuno lotta. (Questa collaborazione paragonabile a quella che si ebbe in Europa durante l'occu-pazione nazista: la condizione di un popolo vinto che, per sopravvivere, viene a patti col nemico.) D'altra parte, sappiamo che i sacerdoti cooperano col potere costituito: ricordiamo per esempio il momento in cui Erode li chiama per ottenere informazioni sulla nascita del Messia annunciata dai Magi.

    dunque un periodo di collaborazionismo e pertanto di profonda tristezza, dato che il popolo ebraico confida nella liberazione tramite lo Spirito.

    In questo periodo in cui tutto sembra morto o moribondo c' comunque un rito, ma si tratta di un rito che non offa

    e speranze.

    Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chia-mato Zaccaria, della classe di Abia...

    Esistevano a quel tempo ventiquattro classi di sacerdoti e ognuna officiava nel tempio per una settimana: una classe aveva cio il diritto di andare al tempio due volte l'anno, e il sacerdote celebrante era scelto mediante sorteggio. Tocc in sorte a Zaccaria.

    e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta.

    In ebraico Elie-sa-beth significa la casa di Elia. Elia era il Messia o il messaggero del Messia, perci non affatto casuale che Giovanni nasca da una Elisabetta.

    Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Ma non avevano figli, perch Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.

    Come vedremo in seguito, Elisabetta e Zaccaria erano tal-mente anziani che in principio volevano chiamare Zaccaria il

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    figlio appena nato, dato che secondo la tradizione dovevano mettergli il nome del nonno.

    Elisabetta era sterile e anziana. Entrambi osservavano i comandamenti di Dio in maniera irreprensibile. Essere giusti di fronte a Dio significa essere puri e osservare tutti i coman-damenti. Zaccaria era un sacerdote; lui e sua moglie credeva-no profondamente, erano giusti: non potevano compiere atti impuri e furono scelti per questo.

    Inoltre, furono sottoposti a una dura prova, in quanto non avevano figli. A quell'epoca infatti era vergognoso per una donna non aver generato e non poterlo fare: la sterilit era vista come un castigo, perch occorreva che la stirpe si ripro-ducesse (il comandamento era andate e moltiplicatevi); se la donna era sterile, dopo dieci anni l'uomo aveva il diritto di divorziare.

    Da tutto ci possiamo dedurre che l'amore di Zaccaria per Elisabetta era molto grande, dato che non volle mai separarsi da lei: restarono insieme fino a lla vecchiaia, anche se Elisabet-ta era disprezzata da tutti a causa della sua sterilit. Possiamo dedurre inoltre che entrambi soffrivano di enormi complessi: lui per non essere stato capace di generare un discendente, e lei per non aver potuto dare un figlio all'uomo che amava tanto. Ci nonostante rimasero uniti, sopportando il disprezzo della comunit.

    Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe, secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli tocc in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso.

    Zaccaria non viene certo designato per puro caso. All'inizio sembra un fatto accidentale, ma in realt egli stato scelto: ha gi superato le prove e, nonostante queste, non ha mai incolpa-to Dio, mai gli ha rimproverato qualcosa. Dunque quest'uomo, triste per i motivi che sappiamo, entra nel tempio. In quel momento non pensa affatto 4d avere un figlio: ha perso ogni speranza in proposito, perch vecchio e sua moglie pure.

    Attraversa il tempio in completa solitudine, dato che il rito deve essere celebrato da un solo sacerdote. Tutto il popolo lo aspetta fuori. L'immagine precisa e realistica; il tempio e la

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  • solitudine di Zaccaria, colui che avanza per fare ci che tutti i sacerdoti che lo hanno preceduto hanno fatto a loro volta: chiedere l'avvento del Messia. Si tratta in definitiva del suo incontro col Dio che ama.

    Il pi profondo desiderio di Zaccaria, dato che egli un uomo giusto, quello dell'avvento del Messia. il suo mag-gior desiderio e non ne coltiva altro, particolarmente nel mo-mento in cui si trova nel tempio per adempiere al rito. Non pensa a se stesso e lascia da pa rte i suoi problemi personali. Dal momento in cui entra, svuota il suo cuore e il suo spirito.

    Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'in-censo.

    Zaccaria avanza sospinto dalle voci del popolo provenienti dall'esterno, delle quali un semplice emissario. umile, la sorte gli ha concesso l'onore di diventare il messaggero del popolo e desidera soltanto adempiere al suo compito: bruciare l'incenso. Porta l'offerta e si avvicina all'altare, ma cammina provando il timore che sperimenterebbe qualsiasi uomo che si presenta davanti a un Dio potente che ha fulminato, di colpo, migliaia di persone. Zaccaria avanza, sebbene non si senta abbastanza puro per presentare questa offerta.

    Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso.

    L'angelo appare alla destra dell'altare. Cosa significa? Se ci si trova davanti all'altare, come Zaccaria, allora l'angelo appare alla nostra sinistra; nella cultura occidentale questo il lato ri-cettivo, mentre il destro quello attivo. Ci significa che l'angelo si rivolge alla nostra ricettivit, al nostro cuore, al nostro amore, alla nostra emotivit. L'altare d'oro: anche perfetto, puro. Ma pi puro ancora quello che appare. Bisogna immaginarselo e immaginarsi anche la reazione di Zaccaria.

    Quando lo vide, Zaccaria si turb e fu preso da timore. Ma l'angelo gli disse: Non temere, Zaccaria... .

    comprensibilissimo che gli dica: Non temere, dato che vedere un angelo non affatto cosa comune. Mentre Zaccaria

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    avanza, l'angelo gli appare come l'asse rotante di una spirale da cui scaturiscono mille scintille. Il pavimento inizia a tremare, mentre fuori continuano a elevarsi ininterrottamente le voci della moltitudine in preghiera. All'interno del tempio risuona la voce del popolo, ma ancor pi forte Zaccaria sente e vede un'altra cosa: radici sonore che scendono dal cielo provocando migliaia di scoppi di luce, come un mazzo di piume di pavone reale.

    l'angelo gli disse: Non temere....

    Nel dire a Zaccaria Non temere, l'angelo gli toglie davvero ogni paura, poich la sua voce quanto di pi puro si possa immaginare.

    Per esplicitare meglio questo passo e renderlo pi compren-sibile possiamo servirci di un racconto zen:

    Due monaci sono intenti a lla preghiera. Uno circondato da conigli, mentre l'altro se ne sta isolato.

    Perch domanda quest'ultimo tutti i conigli ti vengono intorno e a me no?

    molto semplice risponde il primo. Si deve al fatto che, al contrario di te, io non mangio conigli.

    Zaccaria cessa di aver paura dell'angelo perch questi gli dice: Non temere. L'angelo lo ama completamente: prima di tutto, infatti, un'incommensurabile energia d'amore.

    Langelo cos immenso che all'inizio non possiamo crede-re in lui e ne abbiamo paura perch ci sovrasta. Ma quando questa forma ange lica, questa energia, ci dice: Non temere, per una volta almeno nella nostra vita non abbiamo pi paura. possibile, per noi che viviamo costantemente nel timore, immaginare uno stato che consiste nel vivere senza paura?

    Per cominciare, abbiamo paura di morire; una paura che ci perseguita costantemente ed la prima che bisogna vincere. Poi abbiamo paura de lla pazzia; l'uomo un animale folle perch in Dio c' follia: l'Arcano dei Tarocchi conosciuto come Il Matto. Nor ha legge. Un giorno Dio si comporta con noi in una maniera e il giorno dopo si manifesta in una com-pletamente diversa. Non segue mai un percorso logico. Perci abbiamo tanta paura della pazzia.

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  • Non provare paura significa essere pronti ad affrontare qualsiasi cosa e possedere una fede assoluta che l'angelo sar al nostro fianco. Come ha detto Swami Ramdas: Dio uno strumento da utilizzare. Il nostro inconscio ci ha fatto lavo-rare e ci ha spinti a cercare in modo tale da crearci un mezzo, uno strumento: dobbiamo utilizzarlo!

    Dobbiamo capire che l'angelo apparso alla destra dell'altare si manifesta in realt nel nostro cuore. Siamo l'altare d'oro e dentro di noi c' un angelo che ci parla. Di colpo, in piena notte, immersi nell'angoscia vedendo invecchiare il nostro corpo e consumarsi la nostra vita, un angelo dentro di noi ci dice: Non aver paura. E ci abbandoniamo a lui perch proviene direttamente dal nostro inconscio che comunica col . Dio interiore, e per qualche minuto non abbiamo pi paura, sospendiamo per un attimo la nostra costante paura.

    Zaccaria vede l'angelo; anche noi siamo Zaccaria, il vecchio de-luso, il vecchio punito. Anche in qualche parte di noi c' una zona sterile: la mancanza di fede. Infatti, sebbene dica il contrario e faccia notevoli sforzi in tal senso, in realt Zaccaria non ha fede.

    Anche noi siamo un po' Zaccaria, e come lui riceveremo la visita dell'angelo se lo aspetteremo abbastanza, se non ci lasceremo sviare da una sola critica, se non ci permet-teremo distrazioni e dubbi. Essere an-zitutto irremovibili nella nostra fede anche se non crediamo, perch la vera fede esiste anche quando non si crede. Allora diciamo: Non credo, eppure sono qui.

    L'Arcano dei Tarocchi conosciuto come L;Eremita dice: Sono qui con la mia lanterna. Dirigo la sua luce verso di me, nella notte oscura, affinch Lui mi veda. Bisogna che mi venga a cercare. Io persisto e non mi muovo. Se mi spez-zo, ebbene sia, ma non mi muovo. Non ho fede ma sto qui comunque.

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    Io sono Zaccaria. Ignoravo che l'angelo sarebbe venuto a parlarmi, ma non appena entro nel tempio l'angelo appare alla mia sinistra e mi dice:

    Non temere. Se hai paura non potrai vedermi n ascoltarmi. Pertanto la condizione sine qua non affinch si verifichi la tua evoluzione che tu smetta di aver paura. Devi sapere che Dio ti toglier sempre da dove ti ha messo.

    Ed assolutamente vero. Senza paura, tutto andr bene.

    Non temere, Zaccaria, la tua preghiera stata esaudita...

    Zaccaria si domanda: La mia preghiera stata esaudita? Ma come? L:unica cosa per cui ho pregato stata l'awento del Messia. Allora il Messia verr! Che gioia!.

    e tua moglie Elisabetta ti dar un figlio, che chiamerai Giovanni.

    Zaccaria dice fra s: Ma questa non era la mia preghiera! Non ho chiesto un figlio, lo giuro! Non ho pregato per questo! Ho pregato per tutti, mai per me!.

    Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita...

    Zaccaria pensa: Molti? Quante persone potranno ralle-grarsi per la nascita di mio figlio? Quanti amici ho? Nessuno. Mia moglie disprezzata. C' bisogno di almeno dieci persone per circoncidere un bambino... Ne trover almeno dieci che si rallegrino con me a questo battesimo?.

    Zaccaria non sipeva che quella nascita avrebbe riguardato milioni e milioni di persone, e che l'umanit intera ne avrebbe gioito. Se seguiamo il mito, a celebrare questa nascita sarebbe-ro stati tutti gli esseri umani senza alcuna eccezione, compresi i morti il giorno della loro risurrezione.

    Zaccaria ignorava le enormi implicazioni delle parole dell'an-gelo perch non aveva coscienza dell'importanza dell'evento. Langelo gli stava dicendo che a partire da quel momento tutti gli esseri umani si sarebbero rallegrati della nascita di suo figlio; e in effetti oggi, duemila anni dopo, ancora ci rallegriamo.

    A volte riceviamo un'annunciazione... Lavoriamo come for-

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  • miche a una piccola opera senza sapere che probabilmente quest'opera rester nei secoli. Eautore dei Tarocchi di Marsiglia sapeva quanto ci saremmo rallegrati della sua creazione? La fece nel pi totale anonimato e ancora adesso, nel XXI secolo, gioiamo di questa piccola creazione. Miguel de Cervantes aveva chiaro quanto ci avrebbe allietati col suo Don Chisciotte?

    poich egli sar grande davanti al Signore...

    La persona che annuncia e prepara la via grande davanti al Signore. Lo spirito che ci anima quando prepariamo la via uno spirito sacro, la parte pi sacra di noi stessi. il Giovanni che si trova nell'angolo pi recondito del nostro io, il nostro stesso io utilizzato come si deve. L;io diventa Giovanni solo a partire dal momento in cui smette di lavorare per se stesso e inizia a farlo per l'altro.

    Durante la maggior parte del tempo, mentre vedo, mi vedo. Conta solo l'io, l'io che lavora sempre per se stesso. (C' una sillaba sanscrita impiegata nei mantra per evocare l'Essere supremo: AOM; se invertiamo le lettere otteniamo MOA, io. L'Essere supremo e l'io sono opposti ma sono la stessa cosa.)

    Assomigliamo agli autistici: l'io lavora solo per s e. e chiede senza sosta. La sua richiesta come un pozzo senza fondo. Chiedo. Chiedo all'altro. Chiedo alla vita. Chiedo a Dio. Chiedo alle persone che mi stanno a fianco. Chiedo alla societ. Chiedo. Perch in questo consiste l'io: in una continua richiesta.

    A questo stadio non c' ancora un Giovanni, un io ben uti-lizzato. Solo quando l'io, invece di chiedere, impara ad annun-ciare l'avvento della luce, diventa Giovanni.

    ... non berr vino n bevande inebrianti...

    Questa frase significa che Giovanni sar un asceta. In quel momento il vino la verit sancita dalla tradizione, la verit fermentata, antiquata, caduca. Pi tardi Giovanni potr bere il vino di Cristo, il suo sangue: la nuova verit vivificata e non semplicemente ereditata.

    sar pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre...

    Lo Spirito Santo tocca Giovanni a partire dal momento in cui un insieme di poche ce llule: sar quasi cosciente nel seno stesso della madre.

    Di che cosa sar cosciente se non di Dio? Eunica coscienza esistente quella di Dio: noi non abbiamo una coscienza propria, la nostra coscienza quella di Dio attraverso ognuno di noi.

    Ricordo una storia di Farid al-Din Attar: Un sufi sta piangendo e un altro gli domanda: Perch piangi? Perch ho tanto bisogno di Dio... Per Dio non ha alcun

    bisogno di me!

    Chiss? Forse Dio ha bisogno di noi, invece, e proprio per questo ci ha creati: abbiamo un'opera da realizzare. In realt, la storia di Attar significa che Dio non ha alcun bisogno de lla nostra sofferenza e che lo troveremo solo nella gioia.

    A quelli che dicono Io non vedo Dio! potremmo rispon-dere: Certo, tu non lo vedi, per Lui vede te. Non vediamo il nostro Dio interiore, ma Lui vede la nostra coscienza.

    Nessuno deve essere una stampella per noi. Nel momento in cui ne cerchiamo una, il nostro Dio interiore ci castiga. Se cerco la mia donna o il mio uomo ideali, cio la mia stampella, vengo punito e sar seguito da quattro generazioni di malesseri. Qualunque sia la stampella che scegliamo, saremo puniti per il fatto di averla. Se per risolvere i propri problemi qualcuno vuole un figlio, sia lui che il figlio saranno puniti, perch non si mettono al mondo bambini per usarli come stampelle.

    Certe persone credono che avere un figlio risolver tutti i loro problemi. Non solo non risolve alcun problema, ma addirittura chi procrea per questo motivo danneggia il figlio stesso. Un bambino non una protesi, un bastone o una gamba artificiale, un uncino che rimpiazza una mano. Generare un figlio in queste condizioni un atto di narcisismo. Il bambino deve essere procreato come Giovanni: per fissare la via, perch si verifichi l'avvento della coscienza collettiva.

    e ricondurr molti figli d'Israele al Signore loro Dio.

    I figli d'Israele sono tu tti coloro che cercano lo Spirito.

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  • Gli camminer innanzi con lo spirito e la forza di Elia...

    fondamentale vedere in cosa consiste la missione di Elia e la sua incomparabile bellezza.

    ... per ricondurre i cuori dei padri verso i figli...

    Il lavoro consiste nel ricondurre il cuore dei padri (e quando si dice padri, si intende padri e madri) ai figli. Ci con-ferma quanto detto in precedenza: oggi, in genere, il cuore dei genitori non viene dato ai bambini ma ai genitori stessi. L'umanit ha molto sofferto per questi individui che si dedica-no soltanto a se stessi, non preparano la via e non lavorano per il bambino in quanto bambino, ma solo in quanto prolunga-mento narcisistico di s. I padri e le madri non sono diventati Giovanni, non si sono trasformati in esseri umani completi che creano un nuovo essere umano completo.

    Solo un padre e una madre senza volto possono dar vita a un bambino che non abbia volto: un lavoro molto arduo.

    e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto.

    Questo significa che se il popolo non preparato il Maestro non pu venire. qui che risiede tutto il mistero.

    Zaccaria disse all'angelo...

    Ricordiamo che in quel momento Zaccaria non crede, per-ch ci che stava accadendo era troppo bello. Quindi dice fra s: Non sono che un miserabile vecchio dell'ottava delle ven-tiquattro classi di sacerdoti. Se mi trovo qui, in questo tempio, perch sono stato sorteggiato. Nessuno mi ha designato. solo un caso. Cos, con quale diritto, con quale merito? Io? Devo riconoscere la mia condizione. Inoltre ho una moglie in menopausa che invecchia di giorno in giorno, un avanzo di essere umano. Vivo con una vecchia, con dei resti, e anch'io non sono diverso. La mia giovinezza, e tutto ci che vi era legato, se n' andata. Come potrei produrre, per l'umanit, questa enorme cosa? No, no, no! Non possibile!.

    Zaccaria disse all'angelo: Come posso conoscere questo?.

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    In realt sta chiedendo: Come fare a credere?.

    Io sono vecchio e mia moglie avanzata negli anni. Lange-lo gli rispose: Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio....

    Gabriele, che sta al cospetto di Dio. Bisogna immaginare il suo potere, se era capace di stare di fronte a Dio senza essere fulminato.

    e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annunzio. Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perch non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo.

    Zaccaria si ritrova muto: dovr aspettare nove mesi per re-cuperare la parola. Ora s che crede! E per fortuna, dato che assolutamente necessario. Infatti, se non credesse, talmente vecchio che non farebbe pi l'amore con sua moglie, e invece deve farlo. Dal momento in cui ottiene la prova che gli mancava, crede e obbedisce. Perci l'angelo gli toglie la parola. Come far Zaccaria a spiegare tutto a sua moglie? Lei sar sorpresa...

    Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi usc e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto. Compiuti i giorni del suo servizio, to rn a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concep...

    Come accadde? Di ritorno a casa, Zaccaria trova Elisabetta ringiovanita a tal punto da sentirsi attratto da lei. Lui stesso recupera tutto il vigore e quella notte si trasformano in due gio-vani che si uniscono in un coito eccezionale. Il miracolo av-venuto, e concepiscono Giovanni nel pieno della giovinezza.

    Il mattino seguente questo vigore sparisce subito. Sono di nuovo due vecchi.

    e si tenne nascosta per cinque mesi...

    Nei primi mesi Elisabetta era di nuovo una vecchia. Sapeva di portare dentro di s una vita, un grande miracolo, per non poteva mostrarsi agli altri. Bisogna immaginarla: una vecchia cui si ingrossava il ventre... Pertanto, durante cinque mesi nessuno seppe niente di lei.

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  • e diceva: Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini.

    Elisabetta sta dicendo fra s: Ora non ho pi vergogna. Ho concepito un figlio. Non posso mostrarmi per accetto il miracolo. Ce l'ho. Lo porto con un amore immenso perch mio figlio per s e per tutti gli altri. Nel seno della mia vecchia carne c' quella nuova. Sono come Sara quando Abramo la mise incinta. la nuova vita che appare in un corpo vecchio, come un pesciolino che nasce in un oceano millenario.

    L'oceano era millenario: dopo un'eternit, era pieno di ric-chezze. Improvvisamente appare un pesce vivo. Per l'oceano questo pesciolino vivo pi importante di tutti i suoi tesori. La vita che nasce fra le rovine, fra gli avanzi: nella nostra fede e nella nostra sofferenza, grande come un oceano.

    A un certo momento della mia vita, la mia pa rte sinistra e la destra s'incontrano e fanno l'amore. Allora vedo nascere dentro di me l'uomo nuovo. Capisco, allora, che non sar mai pi lo stesso perch successo qualcosa di incredibile e tutta la mia vita cambiata. La mia vita intera non altro che una pelle vecchia; adesso capisco che ci che ho posseduto, accumulato, custodito, si consacrer alla mia crescita, a far maturare il Giovanni che dentro di me. E Giovanni non sar per me, perch verr a pre-parare la via miracolosa che l'umanit sta aspettando.

    L ANNUNCIAZIONE DELLA NASCITA DI GES (Luca 1,26-38)

    Elisabetta resta completamente nascosta per cinque mesi. Nessuno si rende conto di quello che successo, nessuno va a trovarla. Zaccaria non pu parlare: nell'impossibilit di farlo. Ora crede totalmente, in pa rte perch ha perso la voce e poi a causa di ci che ha visto e che vede. Zaccaria vede che sua moglie incinta e pertanto attraversa una crisi e si dice:

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    Mi accaduto un miracolo: ho potuto fare l'amore e, nel farlo, mia moglie e io siamo ringiovaniti, poich non avremmo potuto amarci senza ringiovanire. L'eccitazione sessuale appartiene alla vita, alla giovent. Quando questa eccitazione ci ha coinvolto entrambi, siamo ringiovaniti: ci desideravamo completamente, altrimenti non avremmo potuto fare l'amore. Nostro figlio un frutto del desiderio. Ora io credo! E questo mi succede in et avanzata. Ho piantato un seme nella sterilit. Ho avuto sperma ed Elisabetta ha avuto ovuli. II bimbo stato concepito realmente. C', dunque, una verit; dovunque si nasconda, io devo credere. Stiamo creando Giovanni. Saremo utili a tutta l'umanit. Siamo stati scelti. La pi grande ricompensa che abbiamo ricevuto stata far del bene agli altri. Questo il regalo che ho ricevuto. Posso servire agli altri. Sono utile.

    In quel momento c'era qualcun altro che contava i mesi insieme a Zaccaria ed Elisabetta? S, Maria. E dove si trovava Maria? A Nazaret, una piccola citt che non figura nell'Antico Testamento.

    Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una citt della Galilea, chiamata Nazaret...

    lo stesso angelo che ritorna per una seconda missione. Questa volta non va a trovare un vecchio bens una ragazza. Attraversa tutta la creazione. Il viaggio di questo incredibile potere va dal pi grande al pi piccolo: Gabriele solca le por-tentose galassie, localizza il sistema solare, cerca la terra e va dritto fino al pi piccolo borgo. Perch? Perch li si incontra - dice il Vangelo - con una vergine.

    ... a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe.

    Abbiamo visto prima il significato di Giuseppe, sottoline-ando che senza di lui non ci sarebbe stato Cristo. Sappiamo che assolutamente necessario, nella misura in cui il Cristo doveva pascere nella famiglia di Davide.

    La vergine si chiamava Ma ria.

    San Tommaso d'Aquino ha affermato che il nome Maria, dal punto di vista etimologico, significa interiormente illumina-ta. Occorre dunque descrivere in cosa consiste una persona

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  • che si trova in tale stato, al fine di sapere cosa rappresenta per noi diventare Maria. Essere illuminati equivale a eliminare se stessi in quanto ego, vale a dire che assolutamente nulla dell'io deve rimanere in noi. In questo senso, illuminarsi eliminare se stessi.

    Maria significa anche illuminatrice di altri. Essere elimi-nati (illuminati) vuoi dire eliminare l'altro nel senso di elimi-nare il suo dolore.

    Il grande desiderio degli esseri umani arrivare a essere quel

    che sono. ci che indica la grande frase pronunciata da Dio: Io sono colui che sono (Esodo 3,14). Finch non siamo quel che siamo, soffriamo. E cosa siamo?

    Siamo Giovanni. Siamo un'anima al servizio, un'anima che crea la via per illuminare gli altri. Questo essenziale: non esi-ste un'illuminazione personale e individuale. L'illuminazione personale consiste nell'illuminare gli altri.

    Come possiamo farlo? Saremo capaci di farlo quando non esisteremo pi , cio quando non esisteremo pi in quanto io. Solo cos saremo al servizio dell'altro, lo assorbiremo, lo vedremo completamente e lo eleveremo al nostro stesso livello affinch egli a sua volta possa illuminare gli altri.

    Pi oltre, san Tommaso aggiunge che il nome di Maria significa sovrana. evidente: tramite il dissolvimento del proprio io, si in