473
001 0104 Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE D'UN REGNO DELLA CINA, ricco e vastissimo, di cui non si ricorda il nome, viveva un sarto, chiamato Mustafà e molto povero, il cui lavoro bastava appena a mantenere la moglie e il figlio. Questi si chiamava Aladino, era stato allevato senza troppe cure ed aveva inclinazioni viziose. Era un cattivo soggetto, ostinato, ribelle al padre ed alla madre, e passava il tempo a giuocare per le strade con discoli pari a lui. Giunto all'età d'imparare un mestiere, il padre, che non era in condizioni di fargliene apprendere uno diverso dal suo, lo prese con sè, e cominciò a insegnargli il suo lavoro; ma, nè con le buone, nè con le cattive, egli riuscì a piegare quel ragazzo tanto volubile. Aladino era veramente incorreggibile e, suo malgrado, Mustafà si vide costretto ad abbandonarlo alla sua sorte. Ciò lo addolorò tanto e il dispiacere di non poter ridurre al dovere suo figlio, cagionò al povero sarto un malore, in seguito al quale, in capo a qualche mese, morì. La madre di Aladino chiuse la bottega e vendette i ferri del mestiere, servendosi del ricavato per vivere insieme al figliuolo, oltre a quel po' che poteva procurarsi filando il cotone. Aladino, senza più il freno paterno, e senza alcun rispetto per la madre che osava minacciare al minimo rimprovero, si abbandonò al libertinaggio. Frequentava giovani scapestrati della sua età e giuocava con essi con accanimento sempre maggiore. Seguitò a vivere così fino all'età di quindici anni senza dimostrare tendenza verso alcun lavoro. In queste condizioni, un giorno, mentre giuocava in una piazza, insieme ad una schiera di vagabondi, come il solito, uno straniero di passaggio si fermò a guardarlo. 1

ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

  • Upload
    phamanh

  • View
    225

  • Download
    4

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte)

ELLA CAPITALE D'UN REGNO DELLA CINA, ricco e vastissimo, di cui non si ricorda il nome, viveva un sarto, chiamato Mustafà e molto povero, il cui lavoro bastava appena a mantenere la moglie e il figlio. Questi si chiamava Aladino, era stato allevato senza troppe cure ed aveva inclinazioni viziose. Era un cattivo soggetto, ostinato, ribelle al padre ed alla madre, e passava il tempo a giuocare per le strade con discoli pari a lui. Giunto all'età d'imparare un mestiere, il padre, che non era in condizioni di fargliene apprendere uno diverso dal suo, lo prese con sè, e cominciò a insegnargli il suo lavoro; ma, nè con le buone, nè con le cattive, egli riuscì a piegare quel ragazzo tanto volubile. Aladino era veramente incorreggibile e, suo malgrado, Mustafà si vide costretto ad abbandonarlo alla sua sorte. Ciò lo addolorò tanto e il dispiacere di non poter ridurre al dovere suo figlio, cagionò al povero sarto un malore, in seguito al quale, in capo a qualche mese, morì. La madre di Aladino chiuse la bottega e vendette i ferri del mestiere, servendosi del ricavato per vivere insieme al figliuolo, oltre a quel po' che poteva procurarsi filando il cotone. Aladino, senza più il freno paterno, e senza alcun rispetto per la madre che osava minacciare al minimo rimprovero, si abbandonò al libertinaggio. Frequentava giovani scapestrati della sua età e giuocava con essi con accanimento sempre maggiore. Seguitò a vivere così fino all'età di quindici anni senza dimostrare tendenza verso alcun lavoro. In queste condizioni, un giorno, mentre giuocava in una piazza, insieme ad una schiera di vagabondi, come il solito, uno straniero di passaggio si fermò a guardarlo.

Lo stregone in stradaLe sorcier en route

The wizard on his wayEl hechicero en camino

Der Hexenmeister unterwegs

1

Page 2: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Quello straniero era un mago assai noto, conosciuto sotto il nome di mago africano, che aveva grande cognizione delle fisionomie; può darsi che avesse trovato nelle sembianze di Aladino quanto gli occorreva per portare a compimento le sue imprese o che si fosse informato della sua famiglia e delle sue inclinazioni. Certo è che gli si avvicinò e, prendendolo in disparte, gli disse: «Figliuolo, tuo padre non è Mustafà il sarto?». Aladino rispose: «Sì, mio signore; ma egli è morto da molto tempo ». Udendo ciò, il mago africano abbracciò strettamente Aladino, baciandolo molte volte, con le lacrime agli occhi e con sospiri.Aladino, nel vedere quelle lacrime, gliene chiese la ragione. «Figliuolo mio» esclamò il mago africano, «potrei forse farne a meno? Sono tuo zio e tuo padre era mio fratello. Da molti anni viaggio e, proprio mentre son qui per rivederlo, tu mi dici ch'egli è morto! Quale immenso dolore! Tuttavia, un po' mi consola il riconoscere, per quanto possa ricordarmene, le sue fattezze nel tuo viso, giacchè non mi sono sbagliato, rivolgendomi a te». Quindi., chiese ad Aladino, ponendo mano alla borsa, dove fosse sua madre e subito il giovinetto esaudì la sua richiesta. Il mago africano gli diede un pugno di piccole monete e gli disse: «Figliuolo mio, va' a trovare tua madre, falle i miei complimenti e dille che andrò a visitarla domani, per avere la consolazione di rivedere il luogo dove mio fratello visse lungamente e terminò i suoi giorni ». Quando il mago africano si fu allontanato, Aladino corse dalla madre, felice per il danaro che lo zio gli aveva regalato. La mattina seguente il mago trovò nuovamente Aladino, mentre giuocava insieme a suoi coetanei, in un altro luogo. Lo abbracciò come il giorno precedente e, regalandogli due monete d'oro, gli disse: « Figlio mio, portale a tua madre e dille che questa sera verrò a visitarla e che provveda ad allestire una buona cena che consumeremo insieme. E ora insegnami ove si trova la casa ». Aladino gli diede le necessarie indicazioni, poi portò le due monete d'oro alla madre, dandole la notizia della visita dello zio, cosicchè ella uscì per fare le provviste del caso. Poichè era sprovvista del vasellame necessario per il pranzo, se ne fece prestare dai vicini e tutto il giorno si affaccendò a preparare la cena che verso sera fu pronta. D'un tratto, qualcuno bussò alla porta; Aladino andò ad aprire e riconobbe subito il mago africano che entrò sovraccarico di bottiglie di vino e di frutta le più svariate. Allorchè il mago ebbe rimesso nelle mani di Aladino quanto portava con sè, salutò la madre del ragazzo e la pregò di mostrargli il luogo dove di consueto suo fratello Mustafà usava sedersi, e vi si prostrò, baciando quel luogo con le lacrime agli occhi e soggiungendo: « Povero fratello mio! Sono stato davvero sfortunato a non giungere in tempo per riabbracciarti almeno un'ultima volta prima che tu morissi ». Il mago, sedette nel luogo che gli era piaciuto scegliere e prese a conversare con la madre di Aladino. «Mia cara sorella», le disse, «non devi stupirti per non avermi veduto mai durante tutto il tempo che fosti maritata con mio fratello Mustafà, Allah l'abbia in gloria. Partii quarant'anni or sono da questo paese e viaggiai nell'India, nella Persia, nell'Arabia, nella Siria, nell'Egitto, soggiornai nelle più belle città di quei paesi ed alla fine mi stabilii in Africa. Ma, poichè è nella natura dell'uomo di non dimenticare mai il paese dove nacque, come pure i suoi parenti e le persone con le quali crebbe, così mi è venuto il desiderio di rivedere mio fratello. Non starò a narrarvi tutto il tempo impiegato, gli ostacoli incontrati e le fatiche sofferte, per giungere qui. Sappiate soltanto che nulla, durante il mio lunghissimo viaggio, mi ha prostrato quanto l'avere appresa la morte di mio fratello, che ho sempre amato di grandissimo amore. Mi rincuora, però, l'aver riscontrato una notevole somiglianza con lui in mio nipote ». Accorgendosi che la madre di Aladino, al ricordo del marito defunto, si commuoveva, il mago africano cambiò discorso e, rivoltosi ad Aladino, gli domandò come si chiamasse. «Mi chiamo Aladino », rispose questi. « E di che ti occupi? Hai imparato qualche mestiere? ». A questa domanda, Aladino abbassò gli occhi e rimase confuso. Ma sua madre, prendendo la parola, rispose: «Purtroppo egli è uno snaturato. Suo padre fece

2

Page 3: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

tutto il possibile per insegnargli un mestiere, ma senza alcuno risultato, e da quando morì, nonostante ogni mio sforzo, egli non vuol fare altro che il vagabondo, perdendo tutte le tue giornate a giuocare per le strade, come d'altronde hai potuto vedere. Egli sa bene che suo padre non gli ha lasciato alcuna eredità e vede bene che filo tutto il giorno e che a stento racimolo il pane per nutrirci. Quanto a me ho deciso di chiudergli la porta in faccia, uno di questi giorni, e di mandarlo a cercar fortuna dove più gli piacerà». La povera donna terminò le sue parole con le lacrime agli occhi e il mago africano disse ad Aladino: « Ciò non va bene, nipote mio. Devi pensare a guadagnarti da vivere. Ci sono tanti mestieri: rifletti bene, se ve ne sia qualcuno che apprenderesti più volentieri. Se quello di tuo padre non ti garba, non occorre che tu lo.nasconda, parla chiaramente, chè io son qui per aiutarti ». Poichè Aladino rimaneva in silenzio, egli seguitò: « Se ti ripugna imparare un mestiere, ti provvederò d'una bottega con drappi e tele fìni, tu ti occuperai della vendita e col ricavato acquisterai nuove mercanzie e vivrai onestamente. Consigliati con te stesso e dimmi francamente il tuo desiderio. Mi troverai sempre disposto a mantenere la mia promessa ». L'offerta dello zio piacque molto ad Aladino che aveva osservato come le botteghe di tal genere siano decorose e ben frequentate e come i mercanti di stoffe siano ben vestiti e tenuti in considerazione; quindi dichiarò al mago africano che questa era proprio la sua vocazione e che gli era riconoscente per il bene che voleva fargli. « Poichè ti decidi per questa professione », replicò il mago, « ti farò, anzitutto, vestire riccamente come si conviene e domani penseremo alla bottega ». La madre di Aladino ringraziò commossa il fratello di suo marito per i suoi buoni propositi e, dopo aver esortato Aladino a rendersi degno di quanto lo zio gli faceva sperare, preparò la cena. Tuttavia, la conversazione non si distaccò da quell'argomento e durò finchè il mago, a notte inoltrata, non si congedò dalla cognata e dal nipote, ritirandosi. Il giorno seguente egli tornò dalla vedova di Mustafà, così come le aveva promesso e portò il nipote da un ricco mercante che forniva abiti sontuosi, già confezionati, per ogni età. Aladino, stupefatto per la generosità dello zio, ne scelse uno e lo zio glielo comprò. Vedendosi così riccamente abbigliato, Aladino ringraziò il mago, il quale gli promise che non lo avrebbe abbandonato mai. Lo condusse quindi nei luoghi più frequentati della città ed in particolare, dove si trovavano le botteghe dei ricchi mercanti; poi gli mostrò le più belle e suggestive moschee e lo condusse nell'albergo dov'erano alloggiati i mercanti stranieri e nel palazzo del Sultano. Alla fine, dopo aver visitato i luoghi principali della città, giunsero all'albergo, dove il mago aveva preso un appartamento. Là s'incontrarono con diversi mercanti coi quali il mago aveva fatto conoscenza dopo il suo arrivo e che aveva invitato a banchettare anche per far conoscere suo nipote. Il banchetto terminò a sera. Aladino voleva accommiatarsi dallo zio per tornarsene a casa; ma il mago africano non volle permettergli di andarsene tutto solo e lo accompagnò a casa dalla madre. Non appena questa vide il figliolo vestito tanto riccamente, esultò di contentezza e benedisse mille volte il supposto fratello del defunto marito. Il mago si congedò dalla donna e dal ragazzo e andò via. Il giorno seguente, Aladino si alzò di buon mattino in attesa che lo zio venisse a prenderlo. Il mago africano infatti giunse di buon ora, fece molte carezze al ragazzo e, sorridente, gli disse: «Andiamo, Aladino, voglio farti vedere delle cose belle! ». E lo condusse ad una porta della città, dove si trovavano magnifici palazzi, ciascuno dei quali, aveva magnifici giardini e le cui porte erano aperte a tutti. Frattanto s'inoltravano sempre più nella campagna, e l'astuto mago, che aveva disegnato di allontanarsi ancor più per raggiungere il suo scopo, colse l'occasione di entrare in uno di quei giardini. Si avvicinò allora ad una grande fontana che gettava acqua dal muso d'un leone in bronzo e, fingendosi stanco, sedette sull'orlo di quella dicendo: « Anche tu sarai stanco, nipote mio; riposiamoci, dunque per rimetterei in forze, così proseguiremo più lestamente il nostro cammino ». Allorchè furono seduti, il mago

3

Page 4: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

africano trasse da un panno bianco che teneva appeso alla cintura delle torte e della frutta di cui sera precedentemente provvisto, deponendo tutto sull’orlo della vasca. Quindi divise la torta col ragazzo e in quanto alla frutta, lasciò Aladino libero di scegliere quella che maggiormente gradiva. Durante la merenda, il mago diede al supposto nipote molti consigli per fargli abbandonare le cattive compagnie dei piccoli vagabondi e per fargli avvicinare invece uomini savi e prudenti. con lo scopo di poter trarre profitto dalla loro conversazione. Terminato che ebbero di mangiare, si alzarono e ripresero il cammino per i giardini che erano separati gli uni dagli altri da piccoli fossi e questi, piccoli come erano, potevano essere attraversati con molta facilità. I contadini di quella città vivevano in buona fede, senza alcuna cautela, non temendo i danni del prossimo. Senza che Aladino se ne accorgesse, il mago africano condusse il ragazzo assai lontano, oltre i giardini, attraverso la campagna, giungendo ai piedi dei monti. Aladino, che non aveva mai camminato tanto a lungo, si sentiva stanco. «Dove andiamo, zio?», chiese al mago. «I giardini sono ormai lontani; non vedo che monti. Se cammineremo ancora, temo di non avere più la forza di tornare indietro». «Coraggio», rispose il mago, «voglio farti vedere un altro giardino, che supera in bellezza tutti gli altri che abbiamo già veduti. Non è lontano, anzi arriveremo in un momento ». Aladino si lasciò persuadere e il mago lo condusse molto più lontano ancora, raccontandogli strane storie per non fargli sembrare lungo il tempo e penosa la fatica. Alla fine arrivarono fra due monti di media altezza e pressoché eguali, separati da una valle molto stretta. Questo era il luogo dove il mago africano aveva pensato di condurre il ragazzo per l'esecuzione del suo disegno per il quale era giunto dall'estremo dell'Africa fino alla Cina. « Non andremo più oltre », disse ad Aladino. « Qui ti farò vedere cose sconosciute e meravigliose per qualsiasi mortale: mi ringrazierai poi di averti fatto testimone di tante meraviglie. Mentre batto l'acciarino, raccogli dei ramoscelli ben secchi onde accendere il fuoco ». Di questi ramoscelli ve n'erano in gran quantità, per cui Aladino ne fece in un momento un bel mucchio: il mago vi appiccò il fuoco, gettandovi sopra un certo profumo che aveva con sè. In quello stesso istante la terra tremò e, davanti al mago ed al ragazzo, essa si aprì, scoprendo una pietra di un piede e mezzo circa di profondità, poggiata orizzontalmente, con un anello di bronzo per sollevarla. Spaventato, Aladino fu colto dal desiderio di darsi alla fuga. Ma il mago lo trattenne, rimproverandolo e dandogli uno schiaffo, così violento, che il ragazzo cadde a terra. Il povero Aladino, tutto tremante, e, sul punto di piangere, esclamò: « Zio! Che ho fatto, per meritare d'essere battuto così?». Il mago rispose: «Ho le mie buone ragioni per farlo. Sono tuo zio e devi considerarmi come se fossi tuo padre, nè devi mai chiedere spiegazioni. Hai visto che cosa ho fatto, grazie al profumo e alle parole da me pronunciate? Sappi dunque che sotto questa pietra sta nascosto un tesoro, il quale sarà tuo e ti farà divenire un giorno il più ricco Re del mondo. Tanto è vero che, a nessuno al mondo, è concesso di toccare e di sollevare questa pietra. Nemmeno io posso toccarla per porre piede nel sotterraneo allorchè sarà aperto. Perciò dovrai fare esattamente quanto ti dirò, senza fare osservazioni di sorta». Ancora stupito, Aladino disse al mago, avvicinandoglisi: «Va bene, zio. Di che si tratta? Comanda ed io eseguirò i tuoi ordini». «Avvicinati dunque; prendi quest'anello ed alza la pietra». Aladino fece quanto il mago gli aveva comandato, alzò la pietra e la mise da una parte e tosto apparve una caverna profonda tre o quattro piedi con diversi scalini per scendervi. Il mago africano disse allora ad Aladino: « Figliolo mio, ascolta bene quanto sto per dirti. Scenderai nella caverna; quando sarai giunto ai piedi dei gradini che tu vedi, troverai una porta aperta che ti permetterà di entrare in una grande camera a cupola, suddivisa in tre grandi sale, una dopo l'altra. In ciascuna sala vedrai a destra ed a manca quattro ampi vasi di bronzo simili a tini, colmi d'oro e d'argento; bada bene di non toccarli. Prima di entrare nella prima sala, alzati la veste e legatela bene attorno ai fianchi; passa nella seconda sala, senza soffermarti, e da questa alla terza. Fa' attenzione soprattutto

4

Page 5: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

cercando di non sfiorarle, neppure con la veste, non accostarti alle mura, perchè, toccandole, morresti all'istante. In fondo alla terza sala c'è una porta, attraverso la quale entrerai in un giardino ricco di alberi carichi di frutta: cammina diritto e traversa il giardino per un sentiero che ti condurrà ad una scala di cinquanta gradini, che porta ad una terrazza. Allorchè ti troverai sopra di essa, vedrai davanti a te una nicchia ed in questa, una lampada accesa. Prendi la lampada, spegnila, gettane via lo stoppino e versane il liquido; poi riponitela in seno e portamela. Non aver paura di sporcarti l'abito, perchè quel liquido non è oleoso. Se la frutta ti piace, potrai raccoglierne quanta ne vorrai, perchè non è proibito». Detto ciò, il mago africano si sfilò un anello e lo infilò ad un dito di Aladino, dicendogli che lo avrebbe preservato da qualsiasi male. Aladino saltò agilmente nella caverna e ne discese i gradini. Trovò le tre sale delle quali il mago gli aveva parlato. Passò attraverso di esse con le cautele suggeritegli e raggiunse il giardino senza fermarsi; salì sul terrazzo, prese la lampada accesa dentro la nicchia, la spense, gettandone lo stoppino ed il liquido e se la pose in seno.

Aladdino scopre la lampadaAladdin trouve la lampeAladdin finds the lamp

Aladino halla la lamparaAladdin findet die Lampe

Quindi, disceso dalla terrazza, si fermò nel giardino. Gli alberi erano carichi di frutta. Ogni albero aveva frutti in gran quantità. Alcuni erano bianchi, lucidi e trasparenti, che parevano di cristallo; altri rossi, verdi, azzurri; e ve n'erano pure d'una tinta quasi gialla, di specie svariatissime. I frutti bianchi, erano perle; quelli lucenti e trasparenti, diamanti; i rossi, rubini; i verdi, smeraldi; i turchini e gli azzurri, ametiste e zaffiri, e così via; tutti erano straordinariamente grossi e perfetti. Aladino non sapeva immaginarne il valore, perciò, sulle prime ne rimase soltanto sorpreso, credendo si trattasse di frutta di vetro.Ma poi la bellezza, la varietà e la straordinaria grandezza di quei frutti lo invogliarono a raccoglierne d'ogni specie. Infatti ne prese parecchi d'ogni colore, riempiendosene le tasche, e due borse nuove, che il mago gli aveva regalate. Ne mise altre nelle pieghe della cintura di seta, ed in seno, fra l'abito e la camicia.

5

Page 6: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Carico in tal modo di tante ricchezze, senza saperlo, Aladino riprese svelto la sua strada fra le tre sale, per non far attendere troppo a lungo il mago africano: dopo esser passato con la stessa cautela di prima attraverso di esse, ritornò da dove era disceso e si affacciò dalla caverna, vicino al cui ingresso, il mago africano lo aspettava con grandissima impazienza. Vedendolo, Aladino gli disse: « Zio, aiutami con la tua mano a salire ». « Figliuolo mio », disse il mago, « porgimi prima la lampada, perchè potrebbe esserti d'impedimento ». « Perdonami, zio » replicò Aladino, « ma non mi dà alcuna noia. Te la darò, quando sarò salito». Il mago insistette ancora perchè gli consegnasse la lampada prima di uscire, ma Aladino, che la teneva insieme ai frutti di cui s'era caricato, si rifiutò di dargliela se prima non lo faceva uscir fuori. Infastidito dalla resistenza del ragazzo, il mago africano si sdegnò: gettò un po' del suo profumo sopra il fuoco non ancora spento e, non aveva ancora pronunciato le sue parole magiche, che la pietra che serviva a chiudere l'ingresso della caverna ritornò al suo posto, come l'avevano trovata il mago ed Aladino al loro arrivo. Questo mago era nativo dell'Africa fin dalla fanciullezza si.era applicato allo studio della magia e, dopo quarant'anni di operazioni di geomanzia, di letture di libri di maghi e di suffumicazioni, era riuscito alla fine a scoprire che esisteva al mondo una lampada meravigliosa, il cui possesso lo avrebbe reso più potente di qualsiasi Re dell'universo. Occorreva divenirne il possessore. Con la sua ultima operazione di geomanzia, aveva individuato che tale lampada si trovava in un luogo sotterraneo, in mezzo alla Cina, nel punto preciso e nel modo che già sappiamo. Convinto dell'importanza di tale scoperta, si era messo in viaggio dall'estremità dell'Africa, penando assai per raggiungere la città tanto vicina al suo tesoro. Ma egli purtroppo non poteva penetrare nel sotterraneo dove si trovava, nè poteva portarla via egli stesso: occorreva che un'altra persona vi discendesse, la prendesse e gliela consegnasse nelle sue mani. Perciò si era rivolto ad Aladino, deciso, non appena in possesso della lampada, a praticare l'ultima suffumicazione di cui s'è già parlato e a pronunciare le sue parole magiche, capaci di produrre l'effetto che sappiamo. Il povero Aladino, così, sarebbe stato sacrificato alla sua iniqua avarizia e, con la sua morte, sarebbe scomparso un pericoloso testimone. Ma avvenne tutto il contrario di quanto il mago s'era proposto. Allorchè questi vide le sue rosee speranze sfumare per incanto, non gli rimase che tornarsene in Africa, ciò che fece quel giorno medesimo. Per non dover passare attraverso la città dond'era uscito insieme ad Aladino, prese strade remote al fine di evitare che si potesse vederlo rientrare senza il ragazzo. Secondo le apparenze non si sarebbe più dovuto sentire parlare di Aladino: ma colui che credeva di averlo perduto per sempre dimenticava di avergli infilato al dito l'anello che poteva trarlo in salvo. Fu difatti quell'anello la salvezza di Aladino, il quale ne ignorava le virtù ed è sorprendente che la perdita di tale anello, unitamente a quella della lampada, non abbia sprofondato il mago africano nella disperazione più nera. Ma i maghi sono avvezzi alle disavventure ed ai colpi della cattiva sorte, che sconvolgono i loro piani e non cessano tutta la vita di pascersi di sogni e di chimere. Aladino, che non aveva minimamente sospettato la malvagità di quel suo falso zio, dopo le carezze ed i benefici ricevuti, rimase meravigliato oltre ogni dire. Allorchè si trovò sepolto vivo, chiamò più e più volte lo zio, dichiarandosi pronto a consegnarli la lampada: ma, alle sue grida nessuno rispondeva. Nessuno le udiva. Non gli rimaneva che restare in quelle tenebre tanto profonde e chissà per quanto tempo! Alla fine, dopo aver pianto disperatamente, discese fino in fondo la scala della caverna per andare a cercare un po' di luce nel giardino dove era già stato: ma il muro s'era richiuso per un altro incantesimo del mago. Cercando tastoni a destra ed a manca, non riuscì più a trovare le porte attraverso le quali era già passato. Gridò e pianse ancor più forte, poi si sedette sulle scale della caverna e, disperato, pensò che non avrebbe potuto mai più rivedere la luce. Per due giorni Aladino rimase in quello stato, senza toccar acqua o cibo. Il terzo giorno, finalmente, temendo la morte, alzò le

6

Page 7: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

mani giunte al cielo e, rassegnato alla volontà divina, esclamò: «Non v'è forza e potenza altro che nel grande, altissimo Allah! ». Nel gesto di alzare le mani giunte,sfregò senz'accorgersene l'anello che il mago africano gli aveva infilato al dito e di cui ignorava ancora le virtù. All'istante un Genio enorme, dallo sguardo terribile, gli comparve dinanzi e gli disse: « Che vuoi? Sono qui, pronto ad obbedirti, insieme ai miei compagni, come tuo schiavo e di tutti coloro che hanno l'anello al dito ». In altre circostanze, probabilmente, Aladino si sarebbe spaventato a simile apparizione, ma ora, preoccupato unicamente di trarsi dispaccio, rispose: «Chiunque tu sia e se ne hai il potere, fammi uscire da questo luogo». Non aveva ancora finito di pronunciare queste parole che la terra s'aprì e si trovò subito fuori della caverna nel luogo in cui il mago lo aveva condotto.Riprese quindi la via percorsa insieme al presunto zio, ringraziando il cielo per avergli concesso di rivedere il sole dopo tanta disperazione. Giunto in città, con molta fatica si trascinò fino alla propria casa. Appena vi giunse, la gioia di rivedere sua madre, unita alla debolezza per essere rimasto digiuno per tre giorni, gli cagionarono un improvviso svenimento. La madre, che già lo aveva pianto per morto, nel vederlo in quello stato si prodigò per farlo rientrare in sè e dopo ripresi i sensi si fece raccontare l'accaduto. Le parole che Aladino pronunciò furono: « Madre mia ti prego, dammi da mangiare, poichè da tre giorni non vedo cibo! ». La madre gli recò quello che aveva e, nel porgerglielo, gli disse: « Figlio mio, non mangiare troppo in fretta chè potrebbe farti male: mangia lentamente e sii moderato, frenando il gran desiderio che hai. Non occorre nemmeno che tu mi racconti subito l'accaduto, giacchè ci sarà tutto il tempo di parlare, quando ti sarai rimesso ». Seguendo il consiglio della madre, Aladino mangiò tranquillamente e senza esagerare e quindi bevve. Allorchè ebbe fìnito, disse: « Madre mia, dovrei dolermi con voi, poichè mi affidaste alla discrezione d'un uomo che voleva perdermi ». Con tutti i particolari, Aladino narrò allora quanto gli era accaduto col mago africano. Nell'udire quali pericoli il suo Aladino aveva corso, la buona madre si commosse e pianse; poi fece coricare il ragazzo, che era stanchissimo; infatti non aveva mai chiuso occhio nel sotterraneo nel quale era rimasto sepolto; quindi dormì profondamente tutta la notte e si svegliò l'indomani molto tardi. Appena alzato, la prima cosa che chiese alla madre fu la colazione. «Figlio mio », disse la madre, «non ho nemmeno un pezzo di pane da darti, giacchè iersera mangiasti quel po' che si trovava in casa. Ma pazienta per un poco e cercherò di procurarmene. Ho un po' di cotone filato: andrò a venderlo, così comprerò del pane e qualche altra cosa per il nostro pranzo». Aladino rispose: «Madre mia, conserva per un’altra occasione il tuo cotone fìlato. Dammi invece la lampada che portai ieri. L'andrò a vendere e il denaro che ne ricaverò basterà per la nostra colazione, per il pranzo e forse anche per la cena ». La madre prese la lampada e la porse al figlio; « Bada che è molto sporca; è meglio che la ripulisca, te la pagheranno qualcosa di più ». La madre di Aladino prese allora dell'acqua ed un po' di rena per lucidarla: ma aveva appena incominciato a strofinarla che un Genio orribile e gigantesco comparve dinanzi ad essa e disse con voce tonante: « Che vuoi? Comandami e ti obbedirò, e con me i miei compagni, giacchè sono schiavo tuo e di tutti coloro che tengono in mano la lampada ». La madre di Aladino non riuscì ad articolare parola, non potendo sostenere la vista di quell'orribile e spaventevole mostro: il terrore l'aveva fatta venir meno. Ma Aladino, il quale già aveva avuta una apparizione simile nella caverna, non perse tempo in congetture, s'impadronì prontamente della lampada e rispose deciso: « Portami da mangiare ». Il Genio disparve e, un istante dopo, tornò con un gran bacile d'argento sulla testa, contenente dodici piatti del medesimo metallo pieni di squisite vivande, e sei pani bianchi come neve, due bottiglie di vino prelibato e due tazze d'argento per bere. Posò tutto sul sofà, poi disparve. Ciò accadde in così breve tempo, che la madre di Aladino non era

7

Page 8: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

ancor rinvenuta, quando il Genio scomparve. Aladino prese a gettarle dell'acqua sul viso ed essa tornò subito in sè. « Madre mia», Aladino le disse, « suvvia non è nulla; alzati e vieni a mangiare; eccoti qualcosa per rimetterti e per nutrirti, giacchè ne hai tanto bisogno. Non facciamo raffreddare queste buone pietanze ed ora mangiamo! ». Stupefatta nel vedere quel gran bacile, i dodici piatti, i sei pani, le due bottiglie, le due tazze, la povera donna ne annusò il contenuto, aspirando profondamente l'odore delizioso che ne esalava. Si misero dunque a tavola e mangiarono con grande appetito; durante il pasto la madre di Aladino non cessava di ammirare il bacile ed i piatti, benchè non distinguesse bene se fossero d'argento o d'altra materia, tanto era nuovo per lei simile spettacolo. Allorchè ella ebbe sparecchiato e messo in disparte le vivande non consumate, andò a sedersi sul sofà insieme al figliuolo e gli disse: «Aladino, sono impaziente di conoscere come mai è accaduto tutto ciò». E Aladino le narrò per filo e per segno quanto era successo durante il suo svenimento. Meravigliata la madre di Aladino esclamò: «Così dunque fu quella tua lampada a far comparire quel maledetto Genio? Figlio mio mettila in disparte, toglimela dinanzi agli occhi giacchè non voglio più toccarla. Preferirei fosse venduta, piuttosto che morir di spavento, toccandola. Se vuoi ascoltare un mio consiglio, disfati anche dell'anello, non essendo tu adatto a trattare coi Geni, cioè coi demoni, come disse il nostro Profeta». « Madre mia », rispose Aladino, « mi guarderei bene dal vendere una lampada tanto utile a te ed a me. Non hai veduto ciò che ci ha procurato. Essa continuerà a fornirci del necessario e devi essere d'accordo con me, quando dico che non era senza motivo che quel falso e tristo zio s'era data la pena d'intraprendere un sì lungo viaggio: egli infatti voleva entrare in possesso di questa meravigliosa lampada, preferendola all'oro e all'argento che si trovava nelle sale e che io vidi. Egli conosceva bene il valore di questa lampada, per non desiderare altro tesoro che questo. Giacchè il caso ce ne ha fatte scoprire le virtù., facciamone un uso utile pur senza splendore, al fine di non attirare l'invidia e la gelosia dei vicini. Me la leverò, sì, dinanzi agli occhi, ma per riporla in un luogo dove potrò prenderla quando mi aggraderà, poichè hai tanta paura dei Geni. Quanto all'anello, non me ne priverò mai, giacchè senza di questo non mi avresti mai riveduto». Poichè il ragionamento di Aladino filava, la madre non replicò. «Figlio mio», disse, « fa come meglio credi; per me, io non vorrei più avere a che fare coi Geni. Perciò me ne lavo le mani e non se ne parlerà più! ». L'indomani sera essi avevano già esaurita la provvista recata dal Genio. Non volendo aspettare d'essere affamato, Aladino il giorno seguente prese un piatto d'argento, lo nascose sotto la veste ed uscì di buon'ora per andarlo a vendere. Si diresse da un ebreo, che incontrò strada facendo e, prendendolo in disparte, gli chiese se volesse comprarlo. Astuto, l'ebreo prese il piatto, lo esaminò, ed appena si fu assicurato che era d'argento, gli domandò che prezzo ne voleva. Aladino, non conoscendone il valore e non avendo mai fatto commercio di tale mercanzia, si contentò di dirgli che si rimetteva a lui: che dicesse pure lui quanto intendeva dargli. L'ingenuità di Aladino mise in imbarazzo l'ebreo, non sapendo se il ragazzo conoscesse la materia ed il valore del piatto; poi trasse dalla borsa una moneta d'oro, che non rappresentava se non la settantaduesima parte del valore e gliela diede. Felicissimo, Aladino la prese e filò via, fermandosi nella bottega d'un fornaio dal quale fece provvista di pane, pagandolo con la moneta d'oro che il fornaio gli cambiò. Arrivato a casa, consegnò il resto alla madre che andò al mercato a fare le restanti provviste, sufficienti per alcuni giorni. Essi seguitarono a vivere così, vendendo cioè, uno ad uno, tutti i piatti all'ebreo com'era stato fatto per il primo, man mano che il denaro finiva. L'ebreo, che gli aveva dato una moneta d'oro per il primo, non osò dargli meno per gli altri: e, temendo di perdere una così eccellente occasione, li prese e li pagò tutti insieme. Allorchè il denaro dell'ultimo piatto fu speso Aladino ricorse al bacile, che pesava da solo quanto tutti i piatti messi insieme. Egli voleva portarlo al suo mercante abituale; ma il notevole

8

Page 9: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

peso glielo impedì, per cui fu obbligato a cercare l’ebreo e ad invitarlo a casa da sua madre; costui, dopo aver esaminato il peso del bacile, gli diede dieci monete d'oro e Aladino fu contento. Finchè le monete durarono, esse servirono per le provviste giornaliere. Frattanto, abituato ad una vita oziosa, Aladino s'era astenuto dal trascorre le giornate insieme ai coetanei, dal momento della sua avventura col mago africano.Egli passava tutte intere le sue giornate a conversare con persone con le quali aveva fatto conoscenza; talvolta entrava nelle botteghe dei grossi mercanti ad ascoltare i discorsi delle persone dabbene che vi si recavano: da questi colloqui a poco a poco prese qualche conoscenza del mondo. Allorchè non rimase più nulla delle dieci monete d'oro, Aladino ricorse alla lampada e, presala in mano, la strofinò come aveva visto fare a sua madre e all'istante gli comparve dinanzi lo stesso Genio che gli si era presentato in precedenza; ma, poichè Aladino aveva strofinato più leggermente la lampada, così il Genio gli chiese con voce più dolce: « Che cosa vuoi? Sono pronto a obbedirti, insieme ai miei compagni, essendo schiavo tuo e di tutti coloro che recano la lampada in mano». Aladino gli comandò: «Portami da mangiare! ». Poco dopo, il Genio riapparve con un servizio da tavola simile a quello recatogli la volta precedente. Lo posò sul sofà e disparve. Avvertita del proposito del figlio, la madre di Aladino si era allontanata da casa per non trovarsi di nuovo al cospetto di quel terribile Genio e tornò qualche tempo dopo, giusto in tempo per vedere la tavola già imbandita e le vivande disposte bellamente sulla tavola per il prodigioso effetto di quella lampada. Aladino e la madre si misero a tavola e, mangiato che ebbero, restò ad essi di che nutrirsi per altri due giorni. Allorchè Aladino vide che le provviste erano esaurite, prese un piatto d'argento ed andò a cercare il solito ebreo. Strada facendo, passò davanti alla bottega d'un vecchio e rispettabile orefice, assai onesto e probo. Questi, scorgendolo, lo chiamò, lo fece entrare e gli disse: «Figliuolo, ti ho già visto passare tante altre volte e parlare con un certo ebreo e poi ripassare senza più il vassoio d'argento. Immagino che gli vendi ciò che gli porti, ma forse non sai che quell'ebreo è uno strozzino tale che nessuno vuole avere a che fare con lui. Se vuoi mostrarmi ciò che ora gli porti, te ne darò un giusto prezzo, se l'oggetto mi conviene, altrimenti ti indicherò qualche altro mercante dal quale potrai recarti senza paura d'essere ingannato». Sperando di guadagnare meglio dalla vendita del piatto, Aladino lo trasse di sotto la veste e lo mostro all'orefìce. Il vecchio riconobbe subito che era d'argento fino e volle sapere se già ne aveva venduti di simili all'ebreo. Aladino, ingenuamente, gli rispose che già gliene aveva venduti dodici e che l'ebreo glieli aveva pagati una moneta d'oro ciascuno. « Che ladro! », esclamò l'orefice. « Figliuolo mio, quel ch'è fatto è fatto ed è inutile pensarci; ma, dicendoti il valore di questo piatto, che è dell'argento più fino di cui ci serviamo nelle nostre botteglie, potrai renderti conto di quanto quell'ebreo ti abbia ingannato ». E l'orefice, presa la bilancia, pesò il piatto e disse ad Aladino che valeva settantadue monete d'oro, che gli contò infatti dicendogli: « Questo è il giusto valore del piatto. Se ne dubiti, puoi andare da un altro orefice e se ti dirà che vale di più, io ti prometto di darti il doppio». Aladino lo ringraziò del buon consiglio ed in seguito andò sempre da lui a vendere gli altri piatti, come pure il bacile, il cui valore gli fu egualmente pagato in ragione del suo peso. Benchè Aladino e sua madre avessero nella lampada una sorgente inesauribile di denaro, essi seguitarono tuttavia a vivere frugalmente, tranne quel poco che Aladino metteva da parte per le comodità necessarie alla loro piccola abitazione. La madre dal canto suo si vestiva unicamente con quanto ricavava dal cotone che filava. Vivendo tanto sobriamente è facile immaginare per quanto tempo riuscissero a vivere col ricavato della vendita dei dodici piatti e del bacile, ceduti al loro giusto prezzo all'onesto mercante. In tal modo e grazie alla lampada, essi vissero per molti anni. Nel frattempo Aladino, che non aveva tralasciato la buona abitudine di trovarsi assiduamente insieme alle persone distinte, nelle varie botteghe di mercanti all'ingrosso di stoffe, d’oro e d'argento, di seta, di finissime tele e di

9

Page 10: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

gioielli, manifestando talvolta il proprio parere nelle conversazioni, riuscì a formarsi lo spirito e ad acquistare, quasi insensibilmente, le belle maniere della gente dabbene. Dai gioiellieri apprese che si era sbagliato, riguardo i frutti raccolti nel giardino nel quale era andato a prendere la lampada e seppe che erano pietre preziose di gran pregio. Assistendo continuamente a compra-vendite di gioie nelle botteghe, ne imparò la contrattazione ed il valore e, poichè non ne vedeva di simili alle sue, nè per bellezza nè per grandezza, capì che invece di pezzi di vetro, come prima aveva creduto, egli possedeva un tesoro d'inestimabile valore. Tuttavia ebbe la prudenza di non farne parola con alcuno, nemmeno con sua madre: e senza dubbio il suo silenzio gli valse la gran fortuna alla quale in seguito egli si elevò. Un dì, mentre passeggiava per le strade della città, Aladino udì pubblicare ad alta voce un bando del Sultano che comandava di chiudere le botteghe e le porte delle abitazioni finchè la principessa Badroulboudour, figlia del Re, fosse passata per recarsi al bagno e fosse stata di ritorno. Il bando fece nascere in Aladino la curiosità di vedere la principessa a volto scoperto. Ma non avrebbe potuto soddisfare tale curiosità, celandosi dietro le finestre di qualche casa di suoi conoscenti, giacchè secondo l'usanza la Principessa si sarebbe recata al bagno velata. Per soddisfare il suo desiderio, pensò allora di ricorrere ad un espediente e vi riuscì. Si nascose dietro la porta del bagno, cosicchè avrebbe potuto sicuramente vederla. Aladino non dovette attendere a lungo. La Principessa apparve ed egli la vide arrivare, attraverso una fessura abbastanza larga pur senz'essere scorto. Era accompagnata da una fitta schiera di donne e di eunuchi, che camminavano al suo fianco ed al suo seguito. Allorchè ella fu a tre o quattro passi dalla porta del bagno, si tolse il velo che le nascondeva il viso e che la incomodava, ciò che permise ad Aladino di vederla a suo agio.

Aladdino spia la Principessa.Aladdin épionne la Princesse

Aladdin sies upon the PrincessAladino espia la Princesa

Aladdin späht nach der Prinzessin

Prima d'allora egli non aveva mai veduto donne a viso scoperto, se non sua madre, la quale era ormai in età avanzata e non aveva lineamenti tali da poter far giudicare per paragone la sua bellezza; ma aveva sentito dire che v'erano donne bellissime: ma qualsiasi espressione si adoperi

10

Page 11: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

per descrivere una bellezza, l'impressione che se ne riceve nel vederla è sempre superiore alla descrizione. Formatosi il concetto che tutte le donne dovessero somigliare a sua madre, Aladino rimase sbalordito nel vedere la Principessa Badroulboudour. Cambiò subito opinione ed il suo cuore ne rimase incantato. La Principessa infatti era d'una bellezza bruna, insuperabile. Aveva grandi occhi, vivaci e brillanti, sguardo dolce, naso perfetto, bocca piccina, labbra vermiglie e il tutto leggiadrissimo nelle sue proporzioni. In una parola, i lineamenti del suo viso erano perfetti. Non stupirà quindi il fatto che Aladino rimanesse abbagliato e quasi fuor di sè alla vista di tante meraviglie sconosciute. Oltre a tutte quelle perfezioni, la Principessa era dotata di una bella statura, di aspetto e di portamento veramente regali, sicchè al solo vederla attirava tutto il rispetto dovuto al suo rango. Allorchè la principessa fu entrata in bagno, Aladino rimase per qualche tempo come in estasi, imprimendosi nel cuore quell'immagine che lo aveva ammaliato. Rientrato alla fine in se stesso e considerando che sarebbe stato inutile attendere che la Principessa uscisse dal bagno, giacchè gli avrebbe voltato le spalle, decise d'andarsene. Rientrando in casa, Aladino non riuscì a nascondere il suo turbamento e la sua inquietudine, tanto che la madre se ne avvide e gli chiese la ragione della sua tristezza e della sua meditazione. Ma Aladino non le rispose, si sedette sul sofà e seguitò a restare immerso nei suoi pensieri, rivolti tutti alla Principessa Badroulboudour. Quando fu pronta la cena, la madre la servì vicino ad Aladino sul sofà. Il giovane mangiò assai meno del consueto, restando sempre non gli occhi abbassati ed in profondo silenzio, poichè la madre non riuscì a tirargli fuori una parola e tutte le domande che gli rivolse sul suo straordinario e repentino cambiamento restarono senza risposta. Il giorno seguente, Aladino, stando seduto davanti a sua madre che filava, le disse. « Madre mia, rompo il silenzio che ho tenuto fin dal mio ritorno a casa ieri sera. Non ero malato e non lo sono, ma posso dirti che quanto ieri sentivo e quanto tuttora sento è peggio d'una malattia. Non so bene di che male si tratti, ma sono certo che, dopo quello che ti dirò, tu potrai comprendermi. In questo quartiere non si è saputo e nemmeno tu hai potuto saperlo che la figliuola del Re, la Principessa Badroulboudour andò ieri nel pomeriggio al bagno. Lo seppi mentre passeggiavo in città. Si ordinò che le botteghe e le abitazioni fossero chiuse, lasciando, per tal modo, completamente libere le strade per le quali sarebbe passata. La curiosità di vederla a volto scoperto, mi indusse a nascondermi dietro la porta del bagno stesso, pensando ch'ella si sarebbe tolta il velo e così avrei potuto vederla. Feci così ed essa infatti si tolse il velo ed io ebbi la gioia di vedere quell'amabile Principessa e di provare la felicità più grande di questo mondo. Ecco, madre mia la ragione del mio smarrimento e del mio silenzio nel quale sono rimasto immerso finora. Amo la Principessa di un amore così grande. che cresce ad ogni istante e non sarà soddisfatto che col possesso dell'amabile Principessa Badroulboudour: per cui ho deciso di farla chiedere in matrimonio al Re ». La madre di Aladino aveva ascoltato attentamente le parole di suo figlio, ma allorchè intese il proposito di chiedere la Principessa Badroulboudour in matrimonio non potè fare a meno di scoppiare in una fragorosa risata: « Figlio mio! Che hai mai pensato! Devi davvero aver perduto la testa per fare un simile discorso! ». Aladino replicò: « Madre mia posso assicurarti che non ho perduto il senno e che anzi mai ne ho posseduto tanto come ora: ho preveduto i rimproveri che mi avresti fatto, ma nonostante ciò sono fermamente deciso a domandare al Sultano la Principessa Badroulboudour in matrimonio ». « Invero, figlio mio », rispose la madre seriamente, « non posso fare a meno di credere che tu abbia perduto il senno e, quand'anche tu volessi tradurre in atto il tuo proposito, non vedo per mezzo di chi tu oseresti fare la domanda al Sultano ». « Per mezzo tuo », rispose Aladino senza esitazione. « Ah! per mezzo mio!», esclamò la madre, « e al Sultano!... Non m’immischierei davvero in una simile impresa. Chi sei tu, fìgliolo mio, per avere l'audacia di guardare la figlia del Sultano? Hai dimenticato che tuo padre era un sarto dei più modesti e che

11

Page 12: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

tua madre non ha più nobili antenati? Non sai dunque che i Sultani non concedono le loro figlie nemmeno ai fìgli di Sultani che non abbiano speranza di regnare? ». Aladino replicò: « Madre mia, avevo già previsto tutto quanto mi dici. Nè le tue osservazioni potranno mutare i miei sentimenti ed i miei propositi. Ti ho detto che farò chiedere la Principessa Badroulboudour in matrimonio per tramite tuo ed è una grazia che ti chiedo con tutto il dovuto rispetto e che ti supplico di non rifiutarmi a meno che tu non preferisca privarmi di quella vita che mi desti. Amo la Principessa Badroulboudour più dì quanto tu possa immaginare; io l'adoro e porterò a termine il mio proposito di sposarla, avendolo fermamente deciso nel mio animo. Tu presenterai alla Principessa quegli splendidi gioielli che raccolsi nel giardino incantato e che non sono di vetro come tu ed io credevamo ». Benchè la madre di Aladino, nonostante la magnificenza del dono, non lo reputasse di prezzo elevato, quanto suo figlio lo valutava, giudicò che poteva essere gradito e comprese che a nulla sarebbero valse le repliche: le bellezze della Principessa Badroulboudour avevano troppo fortemente impressionato il cuore di suo figlio per tentare di distoglierlo dal suo proposito. Egli, infatti, insistette perchè la madre eseguisse quanto egli aveva così fermamente deciso ed essa, sia per la tenerezza che provava per il suo unico figliuolo sia pel timore di indurlo a qualche follia, vinse la propria titubanza ed accondiscese alla sua volontà. Poichè s'era già fatto tardi ed era passata l'ora per essere ammessi alla presenza del Sultano, la cosa fu differita all'indomani. Madre e figlio non parlarono d'altro, durante l'intera giornata ed Aladino cercò in ogni modo d'infondere fiducia a sua madre, dicendosi certo della buona riuscita dell'impresa. Nonostante tutte le buone ragioni che potè addurle Aladino, ella non poteva persuadersi di riuscire in quella faccenda e bisogna riconoscere ch'ella non aveva torto a dubitare. « Madre mia», le disse Aladino, « ti raccomando di tenere il segreto, poichè da ciò dipende il buon successo». La mattina dopo il giovane s'alzò di buon'ora e subito andò a svegliare la madre, sollecitandola a vestirsi in fretta per recarsi subito al palazzo reale: qui ella avrebbe dovuto entrare non appena avesse avuto inizio l'udienza, mentre i gran Wizir, insieme agli ufficiali dello Stato sarebbero entrati per il Divano, al quale il Sultano assisteva sempre. La madre di Aladino fece quanto suo figlio volle. Prese il vassoio di porcellana che conteneva le pietre preziose, lo ravvolse entro due fazzoletti finissimi e partì, con grandissima soddisfazione di Aladino, avviandosi verso il palazzo del Sultano. Il Gran Wizir, insieme agli altri Wizir ed agli ufficiali di corte, era già entrato, quando la donna si fece innanzi, avanzando fino al Divano, che'aveva un ingresso maestoso. Secondo l'ordine delle suppliche presentate, le parti furono chiamate a turno e ciascun affare fu discusso e risolto. Poi il Sultano si alzò, congedando il Consiglio, e rientrò nel suo appartamento, seguito dal Gran Wizir. Gli altri Wizir ed i componenti il Consiglio si ritirarono. Tutti i presenti fecero altrettanto: qualcuno era soddisfatto d'aver vinto la sua causa, altri non erano convinti del giudizio pronunciato contro di loro e non mancava chi sperava giustizia in una prossima udienza. La madre di Aladino, vedendo il Sultano alzarsi e ritirarsi, pensò che per quel giorno non sarebbe più comparso, perciò risolse di tornarsene a casa. Quando Aladino vide la madre rientrare in casa col dono riservato al Sultano, non seppe sul momento cosa pensare dell'esito del suo viaggio. La buona donna non avendo mai messo piede nel palazzo reale e non avendo la benchè minima conoscenza delle abitudini del luogo, disse al figliuolo con ingenuità «Vidi il Sultano e sono persuasa che anch'egli mi ha veduta, essendomi posta di fronte a lui, ma era talmente indaffarato a rispondere alle domande che gli rivolgevano a destra e a manca che ho avuto compassione di lui per la pazienza che egli deve avere con tutti. Ciò è durato così a lungo che alla fine dev'essersi annoiato, tanto che s'è ritirato senza dir parola, dopo essersi alzato bruscamente senza ascoltare più quanto gli altri avevano ancora da dirgli. Ma non c'è niente di male; io tornerò da lui domani e forse egli avrà meno da fare». L'indomani mattina infatti la

12

Page 13: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

donna tornò al palazzo del Sultano, ma la sua fatica fu inutile perchè trovò la porta del Divano chiusa e non sapeva che si teneva Consiglio ogni due giorni e che bisognava tornare il giorno seguente. Tornò a portare la notizia al suo figliolo che si armò di nuova pazienza. Altre sei volte nei giorni indicati ella tornò al palazzo reale senza nulla concludere e forse avrebbe ritentato per altre cento volte, inutilmente, se il Sultano, che la scorgeva sempre davanti a lui ad ogni riunione, non l'avesse notata; un giorno, infine, terminato il Consiglio, allorchè rientrò nel suo appartamento, disse al suo Gran Wizir: «Da tempo vedo una certa donna che regolarmente si reca al mio Consiglio e che porta qualcosa, avvolta in un fazzoletto; dal principio alla fine dell'udienza ella rimane in piedi davanti a me. Al prossimo giorno di Consiglio, se ritorna, desidero che venga chiamata». Il Gran Wizir rispose baciandogli la mano e portandola sul suo capo. Ritornata dunque al palazzo reale, la madre di Aladino si collocò come di consueto dirimpetto al Sultano. Il Gran Wizir non aveva ancora cominciato a parlare, allorchè il Sultano scorse la donna e, mosso da compassione per la sua costanza, disse al suo Wizir: «Prima di tutto e per timore di dimenticarcene, fa chiamare la donna di cui t'ho parlato: falla venire qui e cominciamo con l'ascoltarla». Immediatamente il Gran Wizir la fece avvicinare e la donna, sull'esempio di quanti l'avevano preceduta curvò la testa sul tappeto che ricopriva i gradini del trono e vi rimase finchè il Sultano non le ordinò di alzarsi. Ella si drizzò ed il Sultano allora le disse: « Buona donna da molto tempo ti vedo frequentare il mio Divano e restarvi dal principio alla fine. Perche cosa vieni qui?». La madre di Aladino s'inchinò una seconda volta e disse: « Re dei Re, prima di dirti la ragione straordinaria e quasi incredibile che mi fa comparire davanti a te, ti supplico di perdonare l'audacia per non dire addirittura l'impudenza della domanda che sto per farti. Essa è talmente insolita che tremo e sono vergognosa di manifestarla al mio Sultano!». Perchè ella si spiegasse liberamente, il Sultano comandò che tutti i presenti lasciassero il Divano, tranne il Gran Wizir. Quando furono soli le disse che poteva parlare senz'aver timore. La donna fu contenta della bontà del Re che le evitava la pena di dover parlare al cospetto di tante persone, ma volle mettersi al sicuro dall'indignazione che la proposta che stava per fargli avrebbe potuto suscitare sul Sultano. «Mio Re», disse, «oso ancora supplicarti nel caso tu dovessi trovare la domanda che ti faccio ingiuriosa in qualche modo di assicurarmi la tua grazia». Il Sultano rispose: «Qualunque cosa tu abbia da dirmi ti perdono da questo istante e non te ne deriverà alcun male. Parla, dunque. Ti ascolto». La madre di Aladino, dunque, dopo aver preso queste precauzioni, temendo la collera del Sultano di fronte a una proposta tanto delicata, gli narrò per filo e per segno in qual modo il suo figliuolo aveva veduto la Principessa Badroulboudour, l'amore ardente di cui s'era acceso, la dichiarazione che gliene aveva fatta, tutto quanto essa aveva tentato per distoglierlo dal suo proposito, ingiurioso - disse - per il Sovrano quanto per la Principessa. « Ma », seguitò, « anzichè tener conto dei miei suggerimenti e ravvedersi della sua audacia, mio figlio è rimasto fermo nella sua decisione al punto di minacciare qualche atto inconsulto, se io ricusavo di venire a chiedere la Principessa in matrimonio a te, o Sultano: solamente dopo grande esitazione, mi sono decisa a venire qui e ti prego nuovamente di perdonare non solo me, ma anche mio fìglio, che ha osato guardare tanto in alto». Il Sultano ascoltò il lungo discorso con grande bontà, senza dare alcun segno d'impazienza o di collera ed anche senza schernire la sua interlocutrice. Ma, prima di rispondere alla domanda, chiese che cosa ella tenesse ravvolta entro il fazzoletto. Prontamente ella prese il vaso di porcellana che aveva deposto ai piedi del trono, prima d'inchinarsi, e lo scoprì porgendolo al Sultano. Figurarsi la meraviglia del Sultano allorchè vide radunata dinanzi a sè sì grande copia di gioie stupende, grosse e perfette come mai ne aveva vedute. Ne fu tanto amrnirato che rimase immobile.

13

Page 14: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Rimessosi dallo stupore, egli rice-vette il dono dalle mani della madre di Aladino ed esclamò al colmo della gioia: « Che magnifico dono! ». Dopo aver esaminato una appresso l'altra quasi tutte le gioie, si rivolse al Gran Wizir e, mostrandogli il vaso, gli disse: « Devi convenire con me che non è possibile vedere al mondo niente di più ricco e perfetto». « Dunque », seguitò il Sultano, « che te ne pare del dono? Non è forse degno della Principessa mia figlia? Non posso forse darla a tale prezzo a colui che me la chiederà? ». Già da qualche tempo, il Sultano gli aveva lasciato sperare di dare sua figlia ad un suo figliolo; perciò il Wizir temette, e non senza ragione, che il Sultano, abbagliato dalla magnificenza del dono, cambiasse pensiero. Avvicinatosi a lui, gli disse dunque: «Mio Re, invero il dono è degno della Principessa, ma io ti supplico di darmi tre mesi di tempo prima di decidere. Prima di questo termine, spero di poterti fare, per conto di mio figlio, un dono ancora più splendido di questo che ti viene offerto da una persona che tu non hai mai visto e conosciuto». Benchè persuaso che il suo Gran Wizir non avrebbe potuto trovare al suo fìgliolo un dono più splendido di quello di Aladino, pur tuttavia volle ascoltarlo e gli concesse la grazia richiestagli. Perciò si rivolse alla madre di Aladino, e le disse: «Torna pure a casa, buona donna, e dì a tuo figlio che ho gradito la sua proposta, ma non posso maritare la mia fìgliola senza prima farle allestire un corredo adeguato, che non potrà esser pronto prima di tre mesi. Ritorna perciò per quell'epoca». La madre di Aladino se ne tornò a casa felicissima e, non appena scorse suo figlio, gli disse: « Figlio mio, per non tenerti più a lungo nell'incertezza, ti dirò che, invece di pensare a morire, hai tutti i motivi per esser lieto». E gli narrò prima di tutto in quale modo era pervenuta alla udienza, la ragione per cui era ritornata a casa tanto presto, le precauzioni che aveva fatte precedere alla domanda al Sultano, perchè non si offendesse, la domanda di matrimonio della Principessa Badroulboudour con lui e la risposta favorevole ricevutane dal Sultano. Aggiunse che per quanto era possibile intendere il dono aveva avuto un effetto decisivo sull'animo del Sultano, tanto da determinare la risposta affermativa. Aladino si sentì infinitamente felice a tale notizia. Ringraziò la madre delle pene pazientemente sopportate per condurre a termine la cosa e del felice successo ottenuto. E, benchè fosse impaziente di godere la sua amata, e tre mesi gli sembrassero d'una lunghezza interminabile, ciò nondimeno si dispose con sereno animo all'attesa, fiducioso nella parola del Sultano che reputava irremovibile. Contando così le settimane, i giorni, e perfino le ore ed i minuti, circa due mesi trascorsero, allorchè sua madre una sera, volendo accendere la lucerna, si accorse che non c'era più olio in casa. Uscita per recarsi ad acquistarne vide che l'intera città era in festa; le botteghe, aperte, erano ornate con foglie, si allestivano luminarie e ciascuno cercava di far le cose con maggior pompa al fìne di palesare la propria contentezza. Tutti erano in grandissima euforia: le strade erano affollatissime, numerosi ufficiali in abito da cerimonia sostavano per le vie su cavalli riccamente bardati e fra un gran numero di valletti che andavano e venivano. La donna domandò al mercante dal quale comprava usualmente l'olio, perchè si facesse quella festa. « Non lo sai, dunque? », gli rispose quegli. « Il figliuolo del Gran Wizir sposa questa sera la Principessa Badroulboudour, figlia del Sultano. Tra poco ella uscirà dal bagno e gli ufficiali che tu vedi la aspettano per accompagnarla fino al palazzo, dove avrà luogo la cerimonia ».La madre di Aladino non volle sentire altro e tornò a casa quanto più lestamente potè, giungendovi quasi senza fìato. «Figlio mio», esclamò, «tutto è perduto per te. Contavi sulla promessa del Sultano, ma non se ne farà più nulla. Questa sera il figlio del Gran Wizir sposerà la Principessa Badroulboudour nel palazzo reale ». E gli narrò il modo come aveva appreso la notizia. Aladino restò immobile come se la folgore lo avesse colpito. Qualunque altro al suo posto ne sarebbe rimasto schiantato, ma una segreta gelosia gli impedì di rimanere inoperoso. Si rammentò della lampada che gli era stata tanto utile fino allora e senza pronunciare vane parole contro il Sultano, contro il Gran Wizir e contro il figlio di questi, disse solamente: « Madre mia,

14

Page 15: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

è probabile che il figlio del Gran Wizir non sarà questa notte così felice come si ripromette. Prepara la cena, te ne prego, mentre io mi ritiro un momento in camera mia». La madre di Aladino comprese benissimo che suo figlio voleva ricorrere alla lampada per impedire, se ciò era possibile, la celebrazione di quelle nozze e difatti non si sbagliava. Nella sua camera, Aladino prese la lampada meravigliosa, la strofinò come aveva fatto le altre volte, e subito il Genio. comparve a lui dinanzi. « Che cosa vuoi », chiese ad Aladino. E seguitò: « Son pronto ad obbedirti come schiavo tuo e di tutti coloro che reggono la lampada ». Aladino gli disse: « Ascoltami bene. Finora, tu mi hai procurato il nutrimento, di cui avevo bisogno. Si tratta ora di un affare ben più importante. Io ho fatto chiedere in matrimonio al Sultano sua figlia, la Principessa Badroulboudour ed egli me l'ha promessa pur differendo le nozze di tre mesi. Ora, anzichè mantenere la parola, questa sera egli vuol maritarla col figlio del suo Gran Wizir. Ti chiedo di rapirli entrambi e di portarrneli al più presto possibile.« Mio signore », soggiunse il Genio, « ti obbedirò. Hai altro da comandarmi? ». « Nient'altro », rispose Aladino. E subito il Genio disparve. Aladino allora tornò dalla madre e con essa cenò tranquillamente come di consueto. Dopo cena parlò con lei del matrimonio della Principessa Badroulboudour come di cosa che non gli premeva; poi, per lasciare a madre libera di andarsi a coricare, tornò in camera sua dove però non si coricò, ma rimase in attesa del ritorno del Genio e dell'esecuzione dell'ordine che gli aveva dato. Frattanto nel palazzo reale tutto era stato allestito con la massima magnificenza, per le nozze della Principessa, e la sera trascorse tra feste e cerimonie fino a notte fonda. Allorchè tutto fu terminato, il figlio del Gran Wizir, al segnale che gli fece il Capo degli eunuchi della Principessa, s'introdusse nell'appartamento della sua sposa fino alla camera nella quale lo attendeva il letto nuziale. Subito dopo la Sultana col suo seguito e con quello della Principessa condusse la sposa che opponeva grande resistenza. Dopo averla abbracciata la Sultana le augurò una felice notte e si ritirò insieme alle sue dame, l'ultima delle quali chiuse la porta della camera. Non appena la porta fu chiusa il Genio, come schiavo obbediente della lampada, e preciso nell'eseguire gli ordini di coloro che ne erano in possesso senza por tempo in mezzo prese entrambi gli sposi con loro comprensibile meraviglia e li trasportò in un baleno nella stanza di Aladino dove li lasciò. Aladino che aspettava con impazienza questo momento non volle che il figlio del Gran Wizir restasse insieme con la Principessa. Perciò disse al Genio: «Prendi lo sposo e rinchiudilo nel bagno e fatti rivedere domani appena il sole sorgerà». Il Genio prese immediatamente il figlio del Gran Wizir e lo trasportò dove Aladino gli aveva comandato, lasciandovelo rinchiuso, dopo aver gettato su di lui una corrente d'aria che lo raggelò da capo a piedi, ciò che gli avrebbe impedito di cambiar posto. Benchè la sua passione per la Principessa Badroulboudour fosse grandissima, Aladino non le fece un lungo discorso, allorchè si trovò a tu per tu con lei. Con voce appassionata le disse solamente: « Non aver timore, adorabile Principessa. Qui tu sei al sicuro. Sono stato costretto a questo, non già per offenderti, bensì per impedire che un rivale ti possedesse contrariamente alla promessa ricevuta da tuo padre, il Sultano ». La Principessa, che era all'oscuro di tali precedenti, fece assai poca attenzione a quello che Aladino le diceva e d'altronde non si trovava in condizioni tali da potergli rispondere. Era così spaventata per la straordinaria avventura occorsale che Aladino non le potè trarre di bocca una sola parola. Felice di aver impedito il matrimonio della Principessa Badroulboudour con il suo rivale, Aladino decise di ritirarsi in un'altra stanza per riposarsi lasciando altresì libera la Principessa di fare altrettanto. Ma ciò non fu possibile alla Principessa Badroulboudour, poichè mai in vita sua aveva trascorso una notte così triste, se si considera il luogo e lo stato in cui il Genio aveva lasciato il figlio del Gran Wizir, il quale naturalmente passò quella notte in modo ancora peggiore. L'indomani Aladino non dovette strofinare la lampada, perchè il Genio riapparisse, giacchè egli ricomparve puntualmente all'ora indicatagli, proprio mentre Aladino terminava di vestirsi e gli disse: « Comandami, padrone ».

15

Page 16: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Aladino rispose: «Va' a riprendere il figlio del Gran Wizir dal luogo dove l'hai posto e torna qui perchè, insieme alla Principessa, dovrai ricondurlo dove lo prelevasti, cioè nel palazzo del Sultano ». Il Genio andò a prendere il figlio del Gran Wizir e in un baleno, insieme alla Principessa, furono ricondotti nella stessa camera del palazzo reale, donde erano stati rapiti. Occorre tener presente che, nelle sue manovre, il Genio non fu veduto nè dalla Principessa nè dal figlio del Gran Wizir, poichè la sua orribile presenza li avrebbe fatti morire di spavento. Essi non avevano nemmeno inteso nulla delle parole intercorse tra lui ed Aladino e non si avvidero del loro trasporto da un luogo all'altro: il che sarebbe stato già abbastanza per terrorizzarli. Il Genio aveva appena portato a termine il suo compito che il Sultano, ansioso di conoscere il risultato di quella prima notte nuziale, entrò nella stanza per augurare alla figliola il buon giorno. Il figlio del Wizir, che era tuttora gelato, per il freddo sofferto e che non era ancora riuscito a riscaldarsi, udendo aprire la porta si alzò, ritirandosi in una camera attigua. Avvicinatosi alla figliola il Sultano la baciò, dandole il buon giorno e domandandole con un sorriso come si sentisse. Ma, osservandola meglio, fu spiacevolmente sorpreso di vederla malinconica. Lo sguardo della fanciulla era triste al punto da fargli comprendere il malcontento e l'afflizione da cui era oppressa; le disse qualche parola, ma essa rimase muta e non volle svelare il motivo del suo silenzio: ciò che obbligò il padre a recarsi nella camera della Sultana, per confidarle lo stato in cui aveva trovato la figliola e l'accoglienza ricevutane. «Ciò non mi sorprende», gli disse la Sultana, «ogni sposa è sempre pudica e contegnosa. Vado io a visitarla ». Si vestì subito ed andò nell'appartamento della figliola. Avvicinatala, le diede il buon giorno e l'abbracciò: e rimase grandemente stupita, allorchè si accorse che la fanciulla non solo non le rispondeva, ma non la guardava ed era assai afflitta: ciò che la indusse a dubitare, che le fosse accaduto qualcosa di grave. «Figlia mia», le disse, « perchè mai corrispondi in tal modo alle mie carezze? Che ti accade? Confessamelo, francamente; non mi lasciare più a lungo in questa opprimente incertezza ». Rompendo il silenzio, la Principessa Badroulboudour sospirò ed esclamò: « Ah! Amatissima ed onoratissima madre, perdonami se ti ho mancato di rispetto, ma il mio animo è ancora così turbato dalle straordinarie vicende di questa notte,che ancora non mi sono rimessa dalla meraviglia e dallo spavento ed a stento mi riconosco». Poi le narrò nel modo più efficace come lei ed il suo sposo, dopo ch'erano rimasti in quella camera, si trovarono d'un tratto sbalzati in un'altra camera meschina ed oscura e poi com'era stata separata dal suo sposo e come quel giovane le aveva parlato, mentre era talmente spaurita, che non aveva neppure capito quel che le dicesse e poi s'era allontanto, lasciandola sola. Ed al mattino il suo sposo le era stato restituito, morto dal freddo. La Sultana ascoltò attentamente le parole della fanciulla, ma non potè credere al suo racconto. «Figlia mia», le disse, «hai fatto bene a non raccontare ciò a tuo padre. Non ne fare parola con anima viva, poichè certo penserebbero che tu sia pazza! ». La Principessa rispose: «Ti posso assicurare che ti parlo in piena coscienza e che ti ho narrato la semplice verità; del resto puoi assicurartene presso il mio sposo che ti dirà la stessa cosa». «Me ne informerò», rispose la Sultana, «ma quand'anche egli mi narrasse la medesima storia, io non ne sarò per questo maggiormente persuasa ». « Cerca di distrarti frattanto e caccia questi malinconici e strambi pensieri dalla tua testa. Non vorrete turbare per una visione le feste apprestate in vostro onore e che continueranno per vari giorni nel palazzo e in tutto il regno! Non udite il suono delle trombe, dei timballi e dei tamburi? Siate dunque contenti entrambi e dimenticate le vostre astruse fantasticherie». Quindi la Sultana chiamò le dame della Principessa ed allorchè vide che questa sì preparava alla toeletta mattutina, si recò nell'appartamento del Sultano al quale disse che qualche nuvola aveva rabbuiato la loro figliola, ma che alla fine tutto era già passato.Poi essa fece chiamare il figlio del Gran Wizir per sapere da lui quanto la Principessa le aveva già narrato, ma il figlio del Gran Wizir che si riteneva onoratissimo di far parte della famiglia del Sultano aveva deciso di

16

Page 17: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

simulare. La Sultana gli chiese: «Genero mio, hai anche tu nella testa la medesima idea fissa della tua sposa?». Il figlio del Gran Wizir rispose: «Ti posso chiedere, o mia Signora, perchè mi fai questa domanda?». «Basta», soggiunse la Sultana, «non voglio sapere di più. Certo sei più saggio di lei ». Le feste proseguirono durante tutto il giorno nel palazzo e la Sultana non abbandonò un solo istante la figliuola, non lasciando nulla d'intentato per renderla contenta e farla partecipare ai divertimenti in suo onore, ma la fanciulla era ancora così assorta nel pensiero di quanto le era accaduto che rimase chiusa in se stessa. Anche il figlio del Gran Wizir era oppresso dalla disgraziata notte trascorsa, ma la sua ambizione gli suggeriva di dissimulare e, vedendolo, lo si sarebbe detto senza dubbio uno sposo felice. Frattanto si avvicinava la notte e la Principessa Badroulboudour, ancor più che durante il giorno, s'immergeva nei suoi pensieri essendo convinta che avrebbe trascorso una notte in tutto simile alla precedente. Ella ne era così afflitta che scoppiò in lacrime e si trasse in disparte, per potersi liberamente sfogare. Ritiratasi dunque in un luogo appartato, ruppe in un pianto disperato, singhiozzando in modo convulso e gemendo tanto desolatamente da muovere a compassione. La madre che l'aveva vista allontanarsi rapidamente dalla sala dove erano riuniti i convitati, la raggiunse e la trovò tutta in lacrime. Addolorata anch'essa e nel tentativo di confortarla, le disse: « Che fanciullagine è mai la tua, figliola mia, di piangere? Ti sembra conveniente di scioglierti in lacrime, mentre nel palazzo ed in tutto il nostro regno si festeggiano le tue nozze con giuochi e canti? Suvvia da brava abbandona i tuoi sciocchi pensieri e torna con me nella sala per partecipare alla festa». « Madre mia », rispose la fanciulla, « te ne prego, dispensamene! La notte che s'approssima è foriera di nuove pene e m'immerge in grande afflizione e mi tormenta tanto da non poterlo esprimere con le mie parole. Te ne scongiuro, madre mia, non costringermi a passare questa notte nella camera nuziale, ma concedimi la grazia di restare con te, perchè il ricordo della notte scorsa mi mette in grandissimo timore ». « Senza dubbio, figliola mia, tu hai perduto il senno », interruppe la Sultana. «Che si direbbe se il fatto si sapesse? Tu non lo farai nè io te lo permetterò. Non mi costringere, ostinandoti nel tuo capriccio, a dir tutto al Sultano. Ben conosci quanto egli sia impulsivo, allorchè gli si dà motivo di sdegnarsi e quanto egli ricorra a soluzioni violente. Perciò ti ripeto, nel tuo interesse, lascia i tuoi tristi pensieri e ritorna con me alla festa». Così dicendo, la prese per mano e la ricondusse, quasi a forza, nella sala dove c'erano i convitati. Allorchè la notte fu inoltrata, il Capo degli eunuchi della Principessa fece, come la notte precedente, il convenuto segnale al figlio del Gran Wizir, il quale si ritirò nella camera nuziale. Poco dopo la Sultana vi accompagnò la figliola, insieme alle sue donne, per incoraggiarla e, dopo averla affettuosamente baciata ed abbracciata, la lasciò. Aladino, che sapeva quanto accadeva al palazzo, non voleva lasciarli tranquilli: perciò, allorchè la notte prese ad inoltrarsi, ricorse nuovamente alla lampada. Subito dopo il Genio riapparve ed offrì i suoi servigi ad Aladino con i soliti complimenti. « Il figlio del Gran Wizir e la Principessa Badroulboudor non dovranno trascorrere questa notte, meglio della precedente », gli disse il giovane. « Riportameli »,Il Genio eseguì l'ordine con la medesima esattezza del giorno prima. Il figlio del Gran Wizir trascorse la notte incomodamente, come l'antecedente; e la Principessa fu ugualmente mortificata. Secondo gli ordini di Aladino, il Genio ricomparve l'indomani mattina per riportare i due sposi nel palazzo del Sultano. Dopo l'accoglienza ricevuta dalla figliola il giorno prima, il Sultano, impaziente di sapere come la figliola avesse trascorso la notte, si recò di buon mattino a visitarla. Ancor più adontato, per il trattamento ricevuto, il fìglio del Gran Wizir, appena sentì avvicinarsi il Sultano, si ritirò immediatamente nel suo appartamento. Il Sultano si avvicinò alla Principessa, augurandole il buon giorno; l'accarezzò, quindi, come il giorno prima e le disse: « Figliola mia, sei anche oggi dello stesso cattivo umore di ieri? Mi dirai come hai trascorso questa seconda notte? ». Ma la Principessa non abbandonò il suo silenzio e il padre constatò,

17

Page 18: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

come il suo animo non fosse sereno e come anzi ella sembrasse più oppressa del giorno prima; più che mai convinto, che le fosse accaduto qualcosa di straordinario, proruppe in collera e sguainando la sciabola gridò: «Se non mi dirai all'istante quel che ti succede, ti mozzerò il capo! ». Atterrita dalla minacciosa voce del padre, la Principessa ruppe il silenzio ed esclamò, con gli occhi pieni di lacrime: «Padre mio, mio Sultano, ti chiedo perdono se ti ho offeso e spero che dalla collera, passerai alla compassione, udendo quanto ti dirò, ed apprendendo il miserevole stato in cui trascorsi questa notte e la precedente! ». E qui essa narrò fedelmente l'accaduto delle due notti in modo così commovente che il padre ne fu vivamente toccato per l'amore e la tenerezza che provava per sua figlia. Ella concluse in questo modo il suo racconto: «Se tu hai il benchè minimo dubbio sul racconto che ti ho fatto, domandalo al mio sposo il quale, ne son certa, ti ripeterà quanto già ti ho detto ». Il Sultano divise con la Principessa la sua pena per la sorprendente e penosa avventura occorsale. «Figlia mia», le disse, «facesti male a non confidarti con me fìn da ieri su questo strano affare, ma non per questo mi prendo meno a cuore la tua sorte. Non ti maritai certo col proposito di renderti infelice: bensì per fare la tua felicità e per farti godere tutte le gioie che meriti e che certo attendevi per te. Cancella dall'animo tutte le tue tristi impressioni. Farò in modo che tu non e passare altre notti spiacevoli come le due già trascorse ». Non appena rientrato nel suo appartamento, il Sultano mandò a chiamare il Gran Wizir al quale disse: « Wizir, vedesti tuo figlio? ». Poichè il Wizir gli rispose che non lo aveva ve duto, il Sultano gli riferì il racconto della Principessa e soggiunse: « Certamente mia fìglia mi ha raccontato il vero: nondimeno gradirei averne conferma dal tuo fìgliolo. Va', dunque, ad interrogarlo in proposito ». Il Gran Wizir si recò dal figlio e, narrandogli quanto il Sultano gli aveva comunicato, lo pregò di non nascondergli la verità. « Non te la nasconderò, infatti », disse il figlio al Wizir. « Tutto quanto la Principessa ha narrato al Sultano risponde al vero; ma ella non ha potuto certo narrargli il cattivo trattamento riservato a me in particolare e che ora ti dirò. Dopo le mie nozze ho trascorso le due più tristi notti che si possano immaginare; io non trovo parole adeguate per descriverti cosa ho dovuto sopportare e subire, perchè tu possa renderti conto delle mie sofferenze. Non ti dirò il terrore provato nel sentirmi per ben quattro volte rapire, senza scorgere il rapitore, il quale mi trasportò da un luogo all'altro senza che io potessi rendermene conto. Giudicherai tu stesso in proposito allorchè ti dirò che ho passato queste due notti in piedi in un angusto bagno, senza potermi muovere, benchè apparentemente nulla me lo impedisse. Trovo inutile dilungarmi in particolari delle mie sofferenze; e senza negare che tutto ciò non mi ha impedito di nutrire per la Principessa tutti i sentimenti di amore, rispetto e riconoscenza che ella merita, ciò nonostante devo confessarti che rinuncerei volentieri allo splendore che rifulge sul mio capo per essere diventato lo sposo della Principessa, piuttosto che ricevere ancora un simile trattamento. Non dubito che la Principessa penserà quel che io penso e che vorrà convenire sulla necessità della nostra separazione per il suo riposo, come per il mio. Perciò padre mio, ti supplico d'indurre il Sultano ad annullare le nostre nozze ». Benchè fosse grande l'ambizione del Gran Wizir nel sapersi imparentato col Sultano, ciò nondimeno la ferma risoluzione del giovane gli fece giudicare inutile e sconveniente il suggerirgli una dilazione di qualche giorno per vedere se l'accaduto si fosse nuovamente verificato. Lo lasciò ai suoi pensieri e andò a portare la risposta al Sultano al quale confermò che la cosa, secondo le parole del figliolo, era vera. Senza nemmeno attendere che il Sultano gli proponesse la rottura del matrimonio, lo supplicò di consentire al suo figliolo di ritirarsi con la scusa che non poteva permettere che la Principessa fosse ancora vittima di quell'orribile persecuzione per amore di suo figlio. Il Gran Wizir non dovette faticare per convincere il Sultano. Questi infatti diede ordine che le feste nel palazzo, nella città e in tutto il suo regno avessero termine. Il cambiamento subitaneo ed inatteso dette motivo ai pettegolezzi. V'era chi si

18

Page 19: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

chiedeva per qual motivo il Sultano avesse preso tale decisione e per quale contrattempo; e chi commentava l'uscita del Gran Wizir dal palazzo, insieme al suo figliolo, entrambi con aria assai triste e meditabonda. Soltanto Aladino conosceva il segreto e si rallegrava nel suo intimo per il felice successo consentitogli dalla lampada meravigliosa. Quel ch'è più strano è che nè il Sultano nè il Gran Wizir, dimentichi entrambi di Aladino e della sua domanda di matrimonio, ebbero il benchè minimo dubbio ch'egli potesse aver partecipato al sortilegio, cagione dell'annullamento delle nozze della Principessa. Nondimeno, Aladino lasciò trascorrere i tre mesi pattuiti pel matrimonio della Principessa Badroulboudour con lui. Aveva contato i giorni uno ad uno ed allorchè fu trascorso il tempo fissato, il dì seguente inviò sua madre al palazzo per rammentare al Sultano la sua promessa. Nel rivedere la donna il Sultano si ricordò al tempo stesso della domanda fattagli e del differimento da lui proposto. In quel mentre, il Gran Wizir stava informandolo a proposito d’un affare. «Wizir», gli disse il Sultano, interrompendolo, «scorgo la donna che, mesi addietro, ci fece un così bel dono; chiamala e rimanda il tuo rapporto a dopo che l'avrò ascoltata».Il Gran Wizir, guardando dalla parte dell'ingresso del Divano, scorse infatti la madre di Aladino e subito la chiamò. Ella si avvicinò al trono e fece l'inchino di prammatica. Poi si rialzò e il Sultano le chiese cosa desiderasse. «Sultano», ella rispose, «mi presento nuovamente dinanzi a te per rammentarti per incarico di mio figlio Aladino che i tre mesi stabiliti per la risposta alla domanda, che ebbi l'onore di farti, sono trascorsi. Ti supplico di volertene ricordare». Prendendo tre mesi di tempo per rispondere a quella domanda di matrimonio, che reputava poco conveniente per sua figlia, s'immaginava di non sentirne mai più parlare. Ciò nonostante si consigliò col Gran Wizir, manifestandogli la sua esitazione a dover stringere quelle nozze con uno sconosciuto. Il Wizir gli disse quello che pensava in proposito: «Mi sembra, o Sultano, che vi sia un mezzo eccellente per eludere questo inopportuno matrimonio, senza scontentare Aladino, ed è di mettere la Principessa ad un prezzo tanto alto, che egli, con le sue ricchezze, per grandi che siano, non possa riuscire nel suo intento ». Il Sultano, fu soddisfatto del consiglio ricevuto e si rivolse alla madre di Aladino, dicendole: « Buona donna, i Sultani mantengono la loro parola ed io mantengo la mia per rendere il tuo figliolo felice unendosi in matrimonio con mia figlia, la Principessa Badroulboudour. Tuttavia, poichè non posso maritarla senza conoscere il vantaggio ch'ella vi troverà, così dirai ad Aladino che gliela darò, allorchè egli mi farà avere quaranta grandi bacini d'oro massiccio, pieni delle medesime gioie che tu mi hai già donato e che dovranno essermi recati da quaranta schiavi negri, condotti da altrettanti schiavi bianchi, giovani, alti e sontuosamente abbigliati. Queste sono le condizioni che pongo per tener fede alla mia parola. Ed ora vai, buona donna. Resterò in attesa di conoscere la risposta ». La madre di Aladino s'inchinò nuovamente davanti al Sultano e si ritirò. Allorchè tornò a casa, tutta assorta nei suoi pensieri, disse ad Aladino: « Figlio mio, ti consiglio di abbandonare completamente il pensiero del tuo matrimonio con la Principessa Badroulboudour. Il Sultano m'ha ricevuta assai benevolmente e ritengo fosse bene intenzionato nei tuoi riguardi; ma il Gran Wizir, così mi sembra, gli ha fatto cambiare proposito e tu potrai rendertene conto, da quanto sto per dirti. Dopo aver pregato il Sultano di mantenere la sua promessa, egli non mi rispose, ma si rivolse al suo Gran Wizir e, soltanto dopo aver parlato con questi, mi rispose». E qui la madre narrò ad Aladino le condizioni poste dal Sultano per accondiscendere alle nozze. Poi soggiunse: «Figlio mio, egli aspetta la tua risposta; ma, per dirla fra noi», concluse, « penso l'aspetterà per un pezzo! ». « Non quanto tu credi, madre mia », rispose Aladino. « Il Sultano s'inganna, supponendo di togliermi di mezzo col farmi sì esorbitanti richieste. Mi aspettavo fossero sorte difficoltà insormontabili. Adesso sono contento: quello che mi chiede è ben poca cosa in confronto a quello che potrei dargli per

19

Page 20: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

ottenere il possesso della Principessa. Mentre mi dispongo a soddisfarlo, prepara pure il pranzo e lasciami fare». Non appena la madre di Aladino si dispose a preparare il desinare, il giovane prese la lampada e la strofinò. Subito il Genio si presentò dinanzi a lui, chiedendogli in che cosa poteva servirlo. Aladino gli disse: « Il Sultano mi concede sua figlia in matrimonio, ma vuole da me quaranta bacini di oro massiccio, pieni di quei frutti del giardino, dove presi la lampada di cui sei schiavo. Vuole inoltre che questi quaranta bacini gli siano portati da quaranta schiavi negri, accompagnati da altrettanti schiavi bianchi, tutti giovani, ben fatti ed abbigliati riccamente. Portami dunque questo dono al più presto, perchè io lo rechi al Sultano prima che sciolga l'udienza ». Il Genio assicurò che l'ordine sarebbe stato subito eseguito. Poco dopo infatti il Genio ricomparve, insieme a quaranta schiavi negri, ciascuno dei quali recava pesantissimi bacini di oro massiccio sul capo, pieni di perle, diarnanti, rubini, smeraldi, ancor più preziosi di quelli precedentemente regalati al Sultano. Ogni bacino era ricoperto con un drappo d'argento a fiori d'oro. I quaranta schiavi negri erano guidati da altrettanti schiavi bianchi e tutta quella folla, recante i piatti d'oro, riempiva la casa che, piuttosto angusta, era provvista di un cortiletto sul davanti ed un giardinetto dietro. La madre di Aladino, rientrando dal mercato, rimase stupefatta davanti allo spettacolo di tutte quelle persone recanti simili ricchezze. Allorchè ebbe deposto le provviste fatte, andò per togliersi il velo che le copriva il volto, ma Aladino glielo impedì, dicendole: « Madre mia, non c'è tempo da perdere. Occorre che tu ritorni immediatamente al Palazzo per recare il dono richiestomi dal Sultano per la Principessa Badroulboudour, affinchè egli possa apprezzare oltre tutto la mia sollecitudine e prontezza nel porgergli il dono; penso così di poter avere al più presto l'onore di entrare nel suo parentado». Senza attendere che la madre gli rispondesse, Aladino aprì la porta sulla strada e di lì fece uscire, uno alla volta, tutti gli schiavi, facendo sfilare in fila indiana uno schiavo bianco seguito da uno nero, recante sul capo il bacino d'oro: e così fino all'ultimo.

Aladdino manda i regali alla Corte.Aladdin envoie ses cadeaux à la CourAladdin sends his gifts to the CourtAladino envia sus donos z la Corte

Aladdin sendet seine Gifte in den Hof

20

Page 21: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Quando anche sua madre fu uscita, seguendo l'ultimo schiavo negro, Aladino chiuse la porta e rimase tranquillamente nella stanza, sperando che il Sultano, ricevendo il dono desiderato, gli facesse finalmente l'onore di riconoscerlo per genero. Il primo schiavo bianco, uscito dalla casa di Aladino, aveva fatto fermare tutti i passanti, che lo guardavano incuriositi e, ancor prima che gli ottanta schiavi bianchi e negri avessero finito di uscire dalla casa, già la strada era ingombra dì popolo, accorso da ogni dove per godersi quello spettacolo davvero insolito. L'abbigliamento degli schiavi, il loro passo grave ad egual distanza uno dall'altro, lo splendore delle pietre preziose, molto grosse e incastrate con simmetria nelle loro cinture d'oro massiccio, le insegne, pure in pietre preziose, poste sui loro berretti, tutto insomma fece restare la folla talmente ammirata che non cessava di guardare ed accompagnare con gli occhi quello straordinario corteo. Il primo degli ottanta schiavi arrivò alla porta della prima corte del Palazzo e le guardie, disposte in fila, non appena ebbero visto il meraviglioso corteo avvicinarsi, credettero si trattasse di un Re, data la magnificenza del suo abbigliamento. Le guardie avanzarono per baciare allo schiavo il lembo della veste; ma questi, istruito dal Genio, le fermò e disse loro con gravità: « Noi siamo solamente degli schiavi: il nostro padrone comparirà quando sarà tempo ». Seguito da tutti gli altri, il primo schiavo si avanzò fino alla seconda corte che era vastissima e dove i dignitari, gli ufficiali e i congiunti del Sultano si riunivano durante il Divano. Nulla di quanto si trovava nella casa del Sultano nè la magnificenza dei signori della sua Corte poteva esser paragonato con lo spettacolo che in quel momento si offriva allo sguardo dei presenti. Poichè il Sultano era stato avvertito dell'arrivo di quegli schiavi, aveva dato ordine di farli entrare. Perciò, non appena essi si presentarono, trovarono aperto l'ingresso al Divano e vi furono ammessi in bell'ordine, una parte a destra e una parte a sinistra. Dopo che tutti furono entrati ed ebbero formato un ampio semicerchio davanti al trono del Sultano, gli schiavi negri posarono sul tappeto i bacini che recavano sul capo. Quindi, si rialzarono e destramente scoprirono i bacini posti dinanzi a sè e rimasero in piedi con le braccia incrociate sul petto. La madre di Aladino, frattanto, s'era avanzata fino ai piedi del trono e, dopo essersi inchinata, disse al Sultano: « O Sultano! Aladino, mio figlio, sa bene che questo dono che egli ti invia è molto al disotto di quanto merita la Principessa Badroulboudour. Tuttavia egli spera che tu vorrai accettarlo e presentarlo alla Principessa». Il Sultano non si trovava in condizioni di prestare l'orecchio alle parole della donna. Con un primo sguardo su quei quaranta bacini d'oro colmi di gioielli, i più splendidi che si possano immaginare, e sugli ottanta schiavi che sembravano altrettanti Re pel loro aspetto e per la sorprendente ricchezza delle vesti, il Sultano era giunto al colmo dell'ammirazione. Si volse dunque al suo Gran Wizir e gli disse: « Ebbene, Wizir, che pensi di colui che mi invia questo dono straordinario? Nè tu nè io lo conosciamo. Ti sembra indegno di sposare la Principessa Badroulboudour?».Benchè provasse gelosia e dolore, il Gran Wizir non osò celare il suo sentimento. Era fin troppo evidente che il dono di Aladino era tale da meritargli quell'alto parentado. Perciò rispose al Sultano, leggendogli nel pensiero: « Il dono è splendido, mio Sultano; oserei dire ch'ella merita di più, se non fossi convinto che nessuna ricchezza di questo mondo può essere degna della Principessa tua figlia! ». I signori della Corte, che facevano parte del Divano, non manifestarono diverso parere ed applaudirono entusiasti. Il Sultano non domandò altro e non pensò nemmeno ad appurare se Aladino avesse le altre qualità convenienti per colui che doveva divenire suo genero. Lo spettacolo di sì favolose ricchezze e la sollecitudine con la quale Aladino aveva presentato il dono, senza trovarsi nella benchè minima difficoltà di esaudirlo, lo persausero che nulla mancava a quel giovane perchè fosse quale lo desiderava. Perciò disse alla madre di Aladino: «Buona donna, va a dire a tuo figlio che lo aspetto per riceverlo ed abbracciarlo e che più si affretta a venire a ricevere il dono che gli faccio della mia figliola più mi farà piacere».

21

Page 22: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Non appena la madre di Aladino si fu ritirata, piena di gioia poichè vedeva il proprio figlio pervenire ad un sì alto onore, e contro ogni aspettativa il Sullano interruppe l'udienza per quel giorno e, alzatosi dal trono, comandò che gli eunuchi al suo servizio personale prendessero quei bacini, per recarli nell'appartamento della loro padrona, dove egli si recò poi per rimirarli con comodo. L'ordine fu eseguito immediatamente. Gli ottanta schiavi bianchi e negri non furono trascurati: furono fatti entrare nell'interno del Palazzo e poco dopo il Sultano che aveva descritto la loro magnificenza alla Principessa Badroulboudour comandò che essi si disponessero davanti all'appartamento affinchè sua figlia potesse ammirarli attraverso le tende per constatare com'egli non avesse esagerato nel descriverglieli. La madre di Aladino frattanto arrivò a casa: ed il suo aspetto palesava la buona notizia che recava a suo figlio. «Figlio mio», ella disse, «puoi ben rallegrarti: sei giunto al compimento del tuo desiderio. Sappi dunque che il Sultano, con la piena approvazione della sua Corte, ha dichiarato che tu sei degno di possedere la Principessa Badroulboudour. Egli ti aspetta per abbracciarti e fissare le nozze. Tu devi, quindi, fare i preparativi per questo colloquio, perchè egli possa confermare l'opinione che si è fatta di te. Ma, dopo quanto già ti ho veduto fare, sono persuasa che nulla ti sarà più difficile. Debbo dirti altresì che il Sultano ti aspetta con impazienza; perciò non tardare a recarti da lui ». Fuor di sè per la notizia ricevuta, Aladino disse poche parole alla madre e si ritirirò in camera sua. Qui, prese la lampada, la strofinò ed il Genio seguitò a manifestargli la sua obbedienza, apparendo all'istante, senza farlo aspettare. «Genio», disse Aladino, «ho bisogno di te, perchè voglio che tu mi faccia subito prendere un bagno e che poi tu mi porti un abito sontuoso, quanto mai un Re potè avere». Aveva appena finito di parlare che il Genio, rendendolo invisibile come lui, lo rapì trasportandolo in un bagno tutto di marmo colorato. Senza vedere chi lo serviva, egli fu spogliato in un'ampia sala. Poi fu fatto entrare nel bagno, moderatamente caldo, dove fu frizionato con acqua odorosa di diverse qualità.Dopo esser passato nelle diverse camere del bagno, in cui la temperatura era stata sapientemente graduata, egli ne usci trasformato: era fresco, colorito e si sentiva leggero e ben disposto. Tornato nella stanza da cui era entrato nel bagno, egli non trovò più l'abito lasciatovi ed in sua vece trovò quello che il Genio gli aveva recato. Aladino rimase sbalordito, davanti al suo abito nuovo. Si vestì con l'aiuto del Genio, ammirando minutamente il suo costume, che oltrepassava di molto la sua aspettativa. Allorchè fu pronto, il Genio lo ricondusse a casa nella camera dove lo aveva trovato e gli chiese che altro desiderava. «Aspetto da te, al più presto, un cavallo», disse Aladino, «che sorpassi in agilità e bellezza ogni altro della scuderia del Sultano. E che abbia la sella, la briglia e tutto l'equipaggiamento del valore d'un milione di monete d'oro. Voglio inoltre che tu mi faccia venire contemporaneamente venti schiavi riccamente vestiti, come quelli che recarono al Sultano il dono, per camminare davanti a me in due file. Per mia madre, fa venire sei schiave, anche esse riccamente vestite, almeno quanto quelle della Principessa Badroulboudour e recanti ciascuna abiti magnifici, quanto quelli della Sultana. Mi occorrono infine diecimila monete d'oro in dieci borse. Questo è quanto ti comando», concluse Aladino. «Va' e torna al più presto». Non appena il giovane ebbe finito di dare i suoi ordini al Genio, questi disparve e poco dopo ricomparve col cavallo, gli schiavi, dieci dei quali recavano ciascuno una borsa di mille monete d'oro e poi le sei schiave, recanti sul capo ciascuna un abito differente per la madre di Aladino. E il Genio presentò tutto al giovane. Delle dieci borse Aladino ne prese soltanto quattro, che diede a sua madre, dicendole che gliele lasciava perchè se ne servisse per i suoi bisogni; le altre sei rimasero nelle mani degli schiavi che le portavano con l'ordine di gettare a manciate le monete d'oro al popolo durante il cammino per giungere al palazzo del Sultano. Comandò anche che tre di essi camminassero davanti a lui, altri tre a destra e tre a sinistra. Poi presentò a sua

22

Page 23: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

madre le sei schiave, dicendole che esse erano al suo servizio e che gli abiti che recavano erano a lei destinati. Dopo aver disposto con cura ogni cosa, Aladino disse al Genio, nel congedarlo che lo avrebbe chiamato quando avesse avuto bisogno di lui ed il Genio disparve. Aladino, allora, non pensò che ad esaudire al più presto il desiderio del Sultano, di fare, cioè, la sua conoscenza. Egli inviò al Palazzo uno dei suoi schiavi, il migliore naturalmente, con l'ordine di rivolgersi al capo delle guardie e di domandargli quando avrebbe potuto avere l'onore di prostrarsi ai piedi del Sultano. Lo schiavo non tardò a fare quanto gli era stato comandato e tornò per dire ad Aladino che il Sultano era impaziente di vederlo. Il giovane allora montò a cavallo e si mise in cammino coi suoi schiavi, disposti nell'ordine previsto. Benchè non fosse mai andato a cavallo, tuttavia egli vi apparve per la prima volta con tanto garbo che nemmeno un.esperto cavaliere lo avrebbe preso per un novizio. Le strade che egli attraversò in un batter d'occhio si gremirono di folla numerosa che lanciava grida d'ammirazione e benedizioni, in particolare ogni volta che gli schiavi facevano volare per aria manciate di monete d'oro a destra e a manca. Ma gli applausi non venivano dalla parte di quanti si affollavano e si curvavano a raccogliere le monete, bensì da coloro che un po' al disopra del popolino, non potevano astenersi dal tessere pubblicamente le lodi alla liberalità di Aladino. Non solamente quanti ricordavano gli averlo veduto giocare per le strade non lo riconoscevano più; ma anche quanti lo avevano veduto. poco tempo addietro a stento lo riconoscevano, tanto i suoi lineamenti sembravano mutati. Ciò accadeva, perchè la lampada meravigliosa aveva fra l'altro la virtù di procurare a quelli che la possedevano un graduale perfezionamento fisico, parallelamente al miglioramento della condizione sociale. Allora, si comincio a prestare più attenzione alla persona di Aladino che alla pompa che lo circondava, poichè la maggior parte degli astanti aveva già avuto modo di ammirare quel corteggio nello stesso giorno, allorchè si era recato a porgere il dono al Sultano. Poichè si era diffusa la voce che il Sultano dava ad Aladino la Principessa Badroulboudour in matrimonio, nessuno, nonostante le sue origini assai modeste, trovò inadeguata la fortuna che capitava al giovane, il quale ne pareva più che degno. Aladino giunse dunque al Palazzo, dove tutto era stato predisposto per riceverlo. Giungendo alla seconda porta, voleva discendere da cavallo per uniformarsi all'uso dei Gran Wizir, dei generali e dei governatori, ma il Capo degli uscieri che lo attendeva con le istruzioni ricevute dal Sultano glielo impedì e lo accompagnò fìn quasi alla sala delle udienze, aiutandolo poi a discendere da cavallo. Frattanto gli uscieri si erano disposti in doppia fila all'ingresso della sala. Il loro Capo pose Aladino alla propria destra e, dopo averlo fatto passare in mezzo, lo accompagnò fino al trono del Sultano. Scorgendo Aladino, il Sultano si meravigliò moltissimo di vederlo abbigliato con maggiore sontuosità di come egli stesso fosse mai stato vestito e lo trovò di aspetto assai migliore d'ogni sua aspettativa per la sua bella statura e una cert'aria di grandezza che davvero non era possibile pensare nè prevedere guardando sua madre. La meraviglia e la sorpresa non impedirono tuttavia al Sultano di alzarsi e di scendere alcuni gradini del suo trono per impedire prontamente ad Aladino di prostrarsi ai suoi piedi, abbracciandolo, invece con palese amicizia. Dopo questa cortesia Aladino tentò di prostrarsi ai piedi del Sultano, ma questi lo trattenne per la mano e lo obbligò a sedere tra il Wizir e lui. Aladino allora prese la parola per dire: « Mio Sultano, ricevo gli onori che la tua bontà gradisce di farmi: mi permetterai di dirti che non ho dimenticato di esser nato tuo schiavo, che conosco la grandezza della tua potenza e che non ignoro quanto la mia nascita mi tiene al disotto della suprema altezza alla quale il trono t'innalza. Se c'è qualche ragione per cui io possa aver meritata un’accoglienza tanto benevola, devo riconoscere di dover ciò unicamente all'audacia di aver levato i miei sguardi, i miei pensieri ed i miei desideri fino alla divina Principessa, oggetto dei miei voti. Ti chiedo perdono per la mia arditezza, ma non posso nascondere che morrei di

23

Page 24: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

dolore, se dovessi vedere troncato il mio sogno! ». « Figlio mio », rispose il Sultano, abbracciandolo nuovamente, « mi faresti un torto dubitando anche per un solo istante della sincerità della mia parola. La tua vita mi è oramai troppo cara, perchè io non faccia di tutto per conservartela, offrendoti il rimedio che ho a mia disposizione. Preferisco il piacere di ascoltarti a tutti i miei tesori ». Detto ciò, il Sultano fece un segnale e tosto l'aria risuonò del suono di clarini e di timballi ed in pari tempo il Sultano condusse Aladino in uno splendido salone dov'era apprestato un superbo banchetto. Il Sultano mangiò con Aladino. Il Gran Wizir ed i signori della Corte, secondo il loro grado, li accompagnarono durante il pasto. Il Sultano, che non distoglieva lo sguardo da Aladino e prendeva sempre più piacere a vederlo, fece cadere la conversazione su svariati argomenti. Qualunque fosse il soggetto d'ogni discorso, Aladino parlò con tanta intelligenza e tanto senno che finì per confermare sempre più nel Sultano l'ottima impressione ricevuta fin dal primo momento del loro incontro. Terminato il pasto, il Sultano chiamò il primo giudice della sua Capitale e gli comandò di stendere il contratto di nozze della Principessa Badroulboudour con Aladino. Quando il giudice ebbe ultimato il contratto nella forma dovuta, il Sultano chiese ad Aladino se volesse trattenersi nel Palazzo per portare a compimento la cerimonia in quel medesimo giorno. Aladino rispose: « Mio Sultano, benchè sia impaziente di godere ampiamente della tua bontà, ti supplico di concedermi ch'io differisca le nozze finchè non avrò fatto costruire un palazzo degno di ricevere la Principessa». Il Sultano acconsenti ed abbracciò nuovamente Aladino, il quale si congedò con la squisita cortesia di chi è sempre vissuto a Corte. Quindi risalì a cavallo e tornò a casa col suo seguito, esattamente com'era venuto, tra ali di folla plaudente.Appena rientrato prese la lampada come il solito ed il Genio comparve ponendosi ai suoi ordini. Aladino gli disse: «Genio ti devo lodare per la tua scrupolosità nel portare a termine i miei ordini. Oggi per amor della lampada che tengo fra le mani ti comando di dimostrarmi, se-possibile, ancor più grande zelo ed obbedienza. Ti domando quindi in quanto tempo tu potrai farmi edificare di fronte al palazzo del Sultano, a una giusta distanza, un palazzo degno di ricevere la Principessa Badroulboudour, mia sposa.Ti lascio libero nella scelta dei materiali e cioè del porfido, del diaspro, dell'agata, dei lapislazzuli e dei marmi più ricercati e variopinti, come di tutto il resto dell'edificio, ma desidero che, nel punto più alto di questo palazzo, tu faccia costruire un ampio salone a cupola, le cui quattro pareti siano interamente d'oro ed argento massiccio, con ventiquattro finestre, sei per ogni lato, le cui persiane, tranne una sola che desidero rimanga non finita, siano decorate di diamanti, rubini e smeraldi, con ricchezza mai veduta al mondo. Nel palazzo, desidero un vestibolo, un cortile ed un giardino: ed in un luogo, che tu mi indicherai, voglio si trovi un tesoro colmo di monete d'oro e d'argento. Nel palazzo dovranno esserci cucine, magazzini, guardaroba riforniti di abiti preziosi per ogni stagione e proporzionati alla ricchezza del palazzo; le scuderie dovranno esser fornite dei cavalli più belli, con scudieri e palafrenieri, senza dimenticare un completo equipaggio di caccia e dovranno esservi cuochi, servitori e schiave necessari al servizio della Principessa. Comprenderai bene quale sia la mia intenzione: va' e torna allorchè tutto sarà pronto! ». Il sole tramontava allorchè Aladino finiva di dare i suoi ordini al Genio per la costruzione del palazzo che aveva immaginato. L'indomani di buon'ora Aladino che non riusciva a dormire tranquillamente, avendo il pensiero sempre rivolto all'oggetto dei suoi sogni, si era appena alzato, quando il Genio si presentò a lui dicendogli: « Il palazzo è terminato, signore: vieni a vederlo ». Recatosi a vederlo, Aladino lo trovò superiore ad ogni immaginazione e non si stancò d'ammirarlo. Il Genio lo accompagnò per ogni luogo e dappertutto apparvero ricchezze e magnificenze, ufficiali e schiavi, ciascuno vestito secondo il proprio grado e secondo il compito al quale era adibito. Non trascurò di fargli vedere il tesoro, la cui porta venne aperta dal

24

Page 25: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

tesoriere ed Aladino scorse una quantità di borse di varia grandezza, secondo i valori contenuti, una, sovrapposta all'altra, fino al soffitto, in un modo così ordinato e preciso che faceva piacere vederle. Uscendo, il Genio rassicurò Aladino sulla fedeltà del tesoriere. Quindi lo condusse alle scuderie, dove si trovavano i più bei cavalli del mondo ed i palafrenieri erano in gran movimento per strigliarli. Quindi per ultimo lo fece passare attraverso i magazzini, rigurgitanti di provviste, ed allorchè Aladino ebbe visitato il palazzo passando di appartamento in appartamento e di camera in camera, dall'alto al basso, e particolarmente il salone delle ventiquattro finestre e vi ebbe trovato ogni ricchezza e magnificenza, superanti di molto i suoi desideri, disse al Genio: «Non potrei esser più contento di quel che io sia e non ho proprio da lamentarmi. Rimane solo una cosa di cui non t'ho detto, giacchè soltanto ora me ne rammento: occorre stendere un tappeto del più bel velluto, fino all'appartamento della Principessa, affinchè ella, venendo dal palazzo del Sultano, possa camminarvi sopra. «Vado e torno in un momento», disse il Genio. In un batter d'occhi, un magnifico tappeto di velluto fu disteso attraverso lo spazio che separava i due palazzi; esso aveva colori tali che pareva fosse stato formato coi petali dei fiori più belli del mondo. E Aladino fu nuovamente sorpreso di vedere realizzato anche quest'altro suo desiderio in un modo così grandioso e stupendo. Poco dopo il Genio gli riapparve e lo ricondusse a casa sua, mentre si apriva la porta del palazzo del Sultano. I portinai furono meravigliati di vedere davanti a loro un altro palazzo più splendido di quello del Sultano. La notizia d'una così sorprendente meraviglia si diffuse dappertutto in un baleno. Il Gran Wizir, che era disceso all'ingresso del palazzo, non rimase stupito meno degli altri. Egli andò a riferire la cosa al Sultano, ma descrisse l'accaduto come un incanto. « Wizir », disse il Sultano, « perchè vuoi che si tratti d'un incanto? ». «Tu sai bene quanto me che il palazzo di cui parli è quello di Aladino: io gli diedi il permesso di edificarlo per ospitarvi la Principessa mia figlia e tu eri presente, quando acconsentii alla sua costruzione. Se si considerano tutte le ricchezze che egli ci ha mostrato di possedere dovremmo forse meravigliarci che egli abbia potuto far fabbricare questo palazzo in così breve tempo? Egli ha voluto provarci che col denaro si possono fare simili miracoli da un giorno all'altro. Confessa che l'incanto di cui tu mi hai parlato ti è stato suggerito da un po' di invidia. ». Allorchè Aladino fu di nuovo a casa congedò il Genio e trovò la madre già alzata che cominciava ad abbigliarsi con uno degli abiti che le aveva fatto portare. Approssimandosi l'ora in cui il Sultano usciva dal Consiglio, Aladino pregò la madre di recarsi al Palazzo con le sue schiave per accompagnare presso di lui la Principessa, quando questa fosse stata pronta per farlo. Ella si mise in cammino ed Aladino salì a cavallo e, dopo essere uscito dalla casa paterna, alla quale non avrebbe fatto più ritorno, e senza dimenticare la lampada meravigliosa, il cui aiuto gli era stato prezioso per raggiungere la felicità, andò pubblicamente al suo palazzo con la medesima pompa con la quale si era recato al Palazzo del Sultano il giorno avanti. I custodi del Palazzo, non appena scorsero la madre di Aladino, ne diedero annuncio al Sultano, il quale a sua volta impartì ai musici l'ordine di suonare le trombe, i timpani, i clarini ed i pifferi, già disposti nelle diverse terrazze del palazzo, ed in un attimo l'aria risuonò dei canti di gioia. I mercanti presero ad ornare le loro botteghe dei migliori tappeti, di cuscini e di fogliame e a preparare l'illuminazione per la notte. Gli artigiani smisero il lavoro e ben presto il popolo si recò sulla gran piazza: enorme fu la meraviglia di tutti nel vedere il magnifico palazzo della Principessa già interamente costruito, mentre il giorno avanti non erano visibili neppure i lavori per le fondamenta. La madre di Aladino fu ricevuta onorevolmente nella reggia e fu subito introdotta nell'appartamento della Principessa Badroulboudour dal Capo degli eunuchi. Nel vederla la Principessa l'abbracciò e la fece sedere sul suo sofà, mentre le sue donne finivano di ornarla dei più preziosi gioielli e le fece servire una ricca colazione. Sopraggiunta la sera la Principessa si congedò dal Sultano suo padre: i loro addii furono commossi ed affettuosi; si

25

Page 26: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

abbracciarono lungamente senza parlare; poi la Principessa uscì dal suo appartamento, incamminandosi verso la propria dimora con la madre di Aladino alla sua sinistra e seguita da cento schiave, abbigliate con sorprendente magnificenza. I musici con i loro strumenti aprirono il corteo seguiti da cento paggi ed altrettanti eunuchi negri in doppia fila con i loro ufficiali in testa. Altri quattrocento giovani paggi del Sultano, ciascuno con una torcia in mano, erano incaricati dell'illuminazione che, unita a quella del Palazzo del Sultano ed a quella del palazzo di Aladino, sostituiva egregiamente la luce del giorno. La Principessa si incamminò sul tappeto disteso dal Palazzo del Sultano fino a quello di Aladino e, man mano che avanzava, gli strumenti che la precedevano, unendosi a quelli che si udivano dalle terrazze del palazzo di Aladino formavano un concerto che, sebbene sembrasse straordinario e confuso, dava nuovo motivo di gioia alla gran folla che gremiva la piazza, nei due palazzi, in tutta la città ed anche alla periferia. Alla fìne la Principessa giunse alla sua nuova dimora e Aladino, con la gioia che si può immaginare, le corse incontro per riceverla. La madre di Aladino aveva avuto la precauzione di additare alla Principessa il suo figliolo nel mezzo degli ufficiali che lo circondavano ed ella, scorgendolo, ne era rimasta tutta confusa, trovandolo sì ben fatto. Aladino la salutò e l'avvicinò, dicendole: « Adorabile Principessa! Se avessi la sventura di dispiacerti per l'audacia che ho dimostrato, aspirando al possesso della figliuola del mio Sultano, mi toglierei la vita dinanzi a te ». La Principessa così rispose: « Principe, poichè questo titolo ti spetta d'ora in avanti, obbedisco alla volontà di mio padre il Sultano e mi basta vederti per dirti che gli obbedisco volentieri ». Conquistato dalla graziosa risposta, Aladino non lasciò più a lungo in piedi la Principessa e, prendendole la mano che baciò con grande effusione, la condusse in un salone, illuminato da numerosissime candele dove il Genio aveva avuto cura di far trovare una tavola magnificamente imbandita. Vi erano piatti d'oro massiccio colmi delle vivande più deliziose, vasi e bacini pure di oro, squisitamente cesellati; e tutti, tutti gli altri ornamenti del salone erano perfettamente intonati alla ricchezza del luogo. Stupefatta davanti a tanto splendore, la Principessa disse ad Aladino: «Principe, io credevo che non esistesse luogo al mondo più bello del Palazzo del Sultano, ma vedendo questo salone mi ricredo ». « Principessa », rispose Aladino, facendole prender posto a tavola, « ti ringrazio invero per la tua grande cortesia! ». La Principessa Badroulboudour, Aladino e la madre di questi, si erano appena seduti a tavola che un coro di strumenti e di voci dolcissime diede inizio ad un concerto, che durò senza interruzione fino alla fine del banchetto. La Principessa ne fu entusiasta e dichiarò di non aver mai udito nulla di simile nel Palazzo del Sultano: ella non sapeva che quelle cantatrici altre non erano se non fate, scelte dal Genio, schiavo della lampada. Terminata la cena e sparecchiata la tavola, numerosi danzatori successero alle cantatrici. Il ballo consisteva in danze figurate, eseguite secondo i costumi locali, che vennero chiuse da una coppia che si esibì sola, danzando con sorprendente leggerezza e manifestando eccezionale grazia e non comune destrezza. La mezzanotte si approssimava allorchè, secondo il costume cinese di quel tempo, Aladino si alzò e porse la mano alla Principessa Badroulboudour per terminare con un loro ballo le cerimonie delle nozze. Così anch'essi si lanciarono nelle danze, ammirati da tutti i convenuti. L'indomani, allorchè Aladino si svegliò, i servitori lo circondarono per abbigliarlo come si conviene ad un Principe e gli diedero un abito diverso da quello del giorno delle nozze, ma non per questo meno ricco e magnifico. Quindi egli si fece condurre uno dei suoi cavalli e si recò al. Palazzo del Sultano fra numerosi schiavi che in parte lo precedevano e in parte gli camminavano ai lati. Il Sultano lo ricevette coi medesimi onori della prima volta, abbracciandolo e facendogli servire la colazione, dopo averlo invitato a sedere a lui vicino sul trono. «Mio Sultano», disse Aladino, « ti supplico di dispensarmi oggi da questo onore. Sono qui per pregarti di voler consumare il pranzo nel palazzo della Principessa, insieme al Gran Wizir ed ai signori della Corte ». Concedutagli con

26

Page 27: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

piacere questa grazia, il Sultano si alzò subito e, poichè la distanza era breve, s'incamminò a piedi. Uscì con Aladino alla sua destra, il Gran Wizir alla sinistra con i signori del seguito e preceduto dai paggi e dagli ufficiali della Corte. Man mano che il Sultano si avvicinava al palazzo di Aladino rimaneva sempre più sorpreso per la sua meravigliosa bellezza e quando vi entrò la sua sorpresa crebbe sempre più visibilmente ad ogni camera che attraversava. Allorchè giunse nel salone dalle ventiquattro fìnestre, al quale Aladino lo aveva pregato di salire, vedendone gli ornamenti e le persiane incrostate di diamanti, rubini e smeraldi, di straordinaria perfezione e grandezza, il Sultano fu talmente sorpreso che rimase immobile. Dopo qualche tempo egli disse al Gran Wizir che gli stava a fianco: «Possibile che nel mio regno esisteva una dimora così superba e che io ne ignorassi l'esistenza». Il Gran Wizir rispose: « Mio Sultano, non devi dimenticare che avant'ieri concedesti ad Aladino il permesso di edificare un palazzo di fronte al tuo. Al tramontare del sole, lo stesso giorno, in questo luogo non vi era alcun palazzo. E ieri ebbi io stesso l'onore di annunciarti per primo che il palazzo che tu vedi era terminato». «Non me ne ricordavo», soggiunse il Sultano, «ma non avrei mai immaginato che questo palazzo fosse una delle meraviglie del mondo! Dove altro si trovano muri d'oro e d'argento massiccio, anzichè di pietre e di marmo e finestre dalle persiane incastonate di diamanti, rubini e smeraldi. Mai al mondo sentii parlare di qualcosa di simile». Il Sultano volle ammirare una ad una le ventiquattro finestre. Ma, contandole, non ne trovò che ventitrè, tutte della medesima ricchezza e rimase sorpreso nel constatare che la ventiquattresima non era stata terminata. «Wizir», egli disse, «sono meravigliato che, in un salone tanto perfetto, soltanto questa finestra sia rimasta incompiuta». Il Gran Wizir rispose: « Forse è mancato il tempo ad Aladino di ultimare questa finestra a somiglianza delle altre; ma è da credere ch'egli abbia le pietre preziose necessarie e che subito darà ordine che venga terminato il lavoro». In quel momento Aladino, che si era allontanato per poco dal Sultano, tornò a raggiungerlo. Questi gli disse: « Figlio mio, ecco un salone capace di destare la meraviglia del mondo intero. Soltanto mi sorprende di vedere che una.delle persiane sia rimasta incompiuta. Fu per negligenza oppure gli operai non ebbero il tempo materiale per portare a termine una così splendida parte architettonica?». «Sultano», rispose Aladino, «la persiana rimase incompleta, come tu dici, ma non per i motivi che tu pensi. La cosa fu fatta a bella posta e per mio ordine, giacchè desideravo che tu potessi avere la soddisfazione di far terminare questo salone ed il palazzo ad un tempo, lasciando a te questo onore. Ti supplico di gradire la mia buona intenzione, perchè io possa sempre ricordarmi del favore e della grazia da te concessami». «Se lo facesti con questa intenzione», soggiunse il Sultano, «te ne sono grato e dò immediatamente gli ordini del caso». Difatti ordinò che fossero fatti venire i gioiellieri meglio forniti di pietre preziose e gli orafi più esperti della capitale. Poi il Sultano discese dal salone ed Aladino lo condusse dove già aveva pranzato con la Principessa Badroulboudour il giorno prima. Un momento dopo giunse la Principessa e ricevette il padre con un aspetto che non lasciava dubbi sulla buona riuscita del suo matrimonio. Due tavole erano imbandite, fornite delle vivande più prelibate e di vasellame d'oro. Il Sultano sedette alla prima e consumò il pranzo insieme alla Principessa sua fìglia, Aladino e il Gran Wizir. Tutti i signori della Corte presero posto nella seconda tavola che era molto più grande della prima. Il Sultano assaporò i deliziosi cibi e confessò che mai aveva gustato nulla di più squisito ed altrettanto disse del vino che infatti era dei più prelibati. Allorchè giunsero i gioiellieri, chiamati dal Sultano per ultimare la persiana della finestra, questi gli disse: «Vi ho fatti venire, perchè terminiate questa finestra, rendendola in tutto simile alle altre. Esaminatela pure e non perdete tempo». Con grande attenzione i gioiellieri e gli orafì esaminarono le restanti ventitrè fìnestre e, dopo essersi consigliati fra loro, tornarono a presentarsi dal Sultano per dirgli: «Sultano, siamo ai tuoi ordini

27

Page 28: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

per eseguire con la massima cura e con tutta la nostra abilità, il lavoro che desideri. Dobbiamo però dirti che, tutti insieme, non disponiamo di pietre tanto preziose ed in numero sufficiente per un sì gran lavoro ». « Ne ho io », disse il Sultano. « Ve le mostrerò, così potrete scegliere ». Poi fece portare tutte le sue gioie; i gioiellieri e gli orafi ne scelsero un gran numero, particolarmente di quelle facenti parte del dono di Aladino. Quindi tornarono a rifornirsi di altre pietre e, in capo a un mese, ancora non erano nemmeno alla metà dell'opera che dovevano portare a termine. Pure impiegando tutte le gioie del Sultano e tutte quelle che il Gran Wizir gli prestò, non poterono terminare che metà della finestra. Aladino, vedendo che il Sultano si sforzava inutilmente, per rendere la persiana simile alle altre, e che non sarebbe riuscito nel suo intento, fece chiamare gli orefìci e ordinò di sospendere il lavoro e di disfare quanto già avevano fatto, riconsegnando al Sultano tutte le sue gioie. In breve il lavoro di sei settimane fu distrutto per mano dei gioiellieri e degli orafì stessi. Poi si ritirarono ed Aladino rimase solo nel salone. Trasse allora la lampada e la strofinò. Subito il Genio ricomparve. « Genio », gli disse Aladino, « ti avevo comandato di lasciare incompiuta una delle persiane di questo salone:ti chiamo ora per dirti di renderla simile in tutto alle altre». Il Genio disparve e poco dopo la persiana era uguale alle altre. Gioiellieri ed orafi frattanto giunsero al Palazzo e furono introdotti nell'appartamento del Sultano. Il primo gioielliere, presentandogli le gioie, gli disse a nome di tutti: « Sultano, tu sai da quanto tempo stavamo lavorando con tutto il nostro zelo per portare a termine l'opera di cui ci avevi incaricati. Il lavoro era già a buon punto, allorchè Aladino ci ha comandato non solo di interromperla, ma di disfare quanto era già stato fatto e di renderti le tue gioie e quelle del Gran Wizir ». Il Sultano, udendo ciò, chiese che gli venisse immediatamente portato un cavallo sul quale partì seguito dai suoi uomini. Arrivato al palazzo di Aladino, si recò difilato alla finestra la cui persiana era rimasta da finire, trovando che era in tutto simile alle altre, pensò di essersi ingannato. Esaminò dunque non soltanto le due finestre laterali, ma tutte le altre; allorchè si convinse che la persiana per la quale erano state impiegate inutilmente tante gioie e tante giornate di lavoro era stata terminata in sì breve spazio di tempo, abbracciò e baciò Aladino, dicendogli tutto commosso e sorpreso: «Figlio mio, chi sei mai per fare cose tanto mirabolanti ed in un batter d'occhio? Non c'è al mondo alcuno che possa dirsi eguale a te e più ti guardo, più ti ammiro ». Aladino accettò le lodi del Sultano con evidente modestia e così gli rispose: « Sultano è un grande onore per me meritare la tua benevola approvazione e posso assicurarti che cercherò sempre di esserne in tutto degno». Poi, come era venuto, il Sultano tornò al suo Palazzo, dispensando Aladino dall'accompagnarlo. Giunto che fu, trovò il Gran Wizir che lo aspettava. Ancora tutto compreso d'ammirazione per la meraviglia della quale era stato testimone, il Sultano ne fece il racconto al suo Wizir, ciò che confermò in quest'ultimo il convincimento che il palazzo di Aladino fosse opera d'un incanto; convincimento ch'egli manifestò nuovamente al Sultano. Ma questi l'interruppe: «Wizir, già mi dicesti la medesima cosa. Vedo bene che non hai ancora deposto ogni pensiero, riguardo il matrimonio della Principessa con tuo figlio ». Il Gran Wizir, non desiderando urtarsi col Sultano, lo lasciò nella sua opinione. Tutti i giorni il Sultano si recava regolarmente in una stanza nella quale era possibile ammirare il palazzo d'Aladino e ripeteva ciò anche più volte al giorno per bearsi dì quella visione. Frattanto Aladino non se ne restava chiuso nel suo palazzo, ma si faceva vedere in città sia che si recasse a pregare in una moschea o che facesse visita al Gran Wizir in determinati giorni della settimana o che visitasse i signori della Corte che egli onorava spesso dell'ospitalità nel suo palazzo. Tutte le volte che usciva faceva gettare da due dei suoi schiavi manciate di monete d'oro nelle strade e nelle piazze che attraversava e dove accorreva il popolo in gran folla; non un povero si presentava alla porta del suo palazzo senza ricevere un segno della sua generosità. Aladino aveva disposto le cose in

28

Page 29: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

modo che non v'era settimana in cui non si recasse almeno una volta a caccia nei dintorni della città e talvolta anche più lontano, esercitandovi la medesima liberalità che gli era propria nelle strade e nei villaggi. Il suo modo di agire gli attirava le benedizioni di tutto il popolo. Aladino così, senza per questo dar ombra al Sultano, cui era di valido aiuto nella Corte, si era attirato con le buone maniere la affezione di tutti i sudditi del Regno oltrechè l'attaccamento del Sultano medesimo. A tutte queste eccellenti qualità egli aggiungeva un valore ed uno zelo per lo Stato che non vi erano bastanti lodi per magnificarlo. Una rivolta ai confini del Regno gli diede l'opportunità di darne prova. Venendo a conoscenza che il Sultano voleva armare l'esercito per domarla, chiese di averne il comando ed a capo di numerosi soldati si comportò con tale abilità e con tale diligenza che il Sultano apprese della fuga dei rivoltosi al solo arrivo di Aladino. Quest'azione diede celebrità al suo nome per tutta l'estensione del Regno, ma non lo inorgoglì: egli tornò vittorioso, ma dolce ed affabile come quando era partito. Già da parecchi anni Aladino agiva nel modo che sappiamo, allorchè il mago che gli aveva fornito a sua insaputa un mezzo così eccellente per innalzarsi a tanta fortuna si ricordò di lui in Africa dove aveva fatto ritorno. Benchè fino allora egli fosse convinto che Aladino era morto nel sotterraneo in cui lo aveva rinchiuso, tuttavia gli venne in mente di appurare quale fine egli avesse fatto. Da un armadio egli trasse un cassettina quadrata che gli era di ausilio nelle sue operazioni: sedutosi su di un sofà, pose la cassettina davanti a lui, la scoprì e, dopo avervi uniformemente sparso della sabbia, col proposito di sapere se Aladino era morto nel sotterraneo, gettò i punti e trasse l'oroscopo. Ma da questo, anzichè avere la conferma della morte di Aladino, scoprì che egli viveva ed in grandissimo splendore, potente, ricco, sposo ad una Principessa di sangue reale, amato e stimato. Apprendendo dell'invidiabile posizione nella quale si trovava Aladino, il mago africano fu colto da un accesso d'ira. « Questo miserabile figlio d'un sarto », esclamò indignato, « deve aver scoperto il segreto della lampada meravigliosa. Io avevo creduto per certa la sua morte ed ecco che invece egli gode il frutto delle mie fatiche. Farò in modo ch'egli non ne goda ancora a lungo, altrimenti morrò dalla rabbia! ». E non impiegò molto tempo a prendere le sue decisioni. Il giorno seguente salì sopra un animale della sua scuderia e si mise in cammino. Di città in città e di contrada in contrada, arrestandosi solo il necessario per non sfinire il cavallo, il mago giunse in Cina e fu ben presto nella capitale del Sultano, del quale Aladino era genero. Scese in un albergo, dove affittò una stanza riposando il resto del giorno e la notte seguente per rimettersi in forze. L'indomani, prima di tutto, il mago africano volle sentire quel che si diceva di Aladino. Passeggiando per la città, egli si recò nel luogo dove notoriamente si radunavano le persone più illustri della città, per gustare una certa bevanda calda, che egli aveva conosciuto durante il suo primo viaggio. Non appena si fu seduto, gli venne recata una tazza di quella bevanda. Mentre egli la sorbiva, non cessava di tender l'orecchio a destra e a manca per ascoltare quel che si diceva del palazzo di Aladino. Quand'ebbe finito di bere, sì avvicinò ad uno di quelli che parlavano e, colta l'occasione, gli domandò cosa fosse quel palazzo del quale si dicevano tante meraviglie. « Donde vieni? », gli chiese l'interrogato. « Devi essere proprio arrivato da poco, se non hai veduto nè sentito parlare del palazzo del Principe Aladino». Occorre dire che Aladino, dopo il suo matrimonio con la Principessa Badroulboudour, aveva preso il titolo di Principe. « Non ti dirò », proseguì il signore di poco prima, « che si tratti d'una delle meraviglie dell'universo, ma della più grande meraviglia dell'universo, non esistendo null'altro di simile in ricchezza e bellezza. Si vede proprio che arrivi da molto lontano per non averne ancora udito parlare, benchè se ne discorra dappertutto. Vai a vederlo e giudicherai tu stesso se quanto ti dico risponde a verìtà ». « Perdona la mia ignoranza », insistette il mago africano, « ma, sono arrivato in questa città appena ieri e giungo dall'estrema costa africana, dove la fama di questa meraviglia di cui mi parli, al momento della mia partenza, non era ancora giunta. Non mancherò

29

Page 30: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

di visitare questo palazzo: ne sono talmente impaziente che soddisferò subito la mia curiosità, se vorrai essere così cortese di indicarmi la strada ». Giunto sul luogo ed esaminato il palazzo, il mago non tardò a convincersi che ciò fosse opera della lampada magica. Opere come quelle infatti non potevano essere frutto del figlio d'un sarto nè di qualsiasi potente della terra, ma soltanto dei Geni, schiavi della lampada, il cui posseso gli era sfuggito. Invidioso della felicità e della ricchezza di Aladino che era all'altezza di un Sultano, il mago se ne tornò all'albergo dove aveva preso alloggio. Bisognava sapere dove fosse la lampada, se Aladino la portasse con sè o dove la conservasse: e questo il mago potè scoprire mediante un'operazione di geomanzia. Appena arrivato all'albergo, prese la cassettina e la sabbia che portava sempre con sè. Ultimata l'operazione, seppe che la lampada si trovava nel palazzo di Aladino e provò una gioia grandissima a tale scoperta che non riusciva più a trattenerla. « Se avrò la lampada », egli si disse, « e sfido Aladino ad impedirrni di trafugargliela, lo farò discendere fino al punto dal quale spiccò il suo alto volo ». Il caso volle che Aladino si fosse recato ad una partita di caccia rimanendo assente per otto giorni. Ed ecco come il mago venne a conoscenza di ciò. Appena egli ebbe terminato l'operazione che gli procurò tanta gioia, scese nella portineria dell'albergo e prese a conversare col portinaio e gli disse che aveva veduto il palazzo di Aladino e, dopo avergli fatto una descrizione a tinte vivaci di quanto aveva veduto, soggiunse: «Ma la mia curiosità va oltre e non sarò contento finchè non avrò veduto il felice mortale al quale il palazzo appartiene ». « Ti sarà facile vederlo », rispose il portinaio, « ogni giorno egli discende in città. Però da tre giorni è fuori per una partita di caccia che ne durerà otto». Il mago aveva saputo quanto gl'interessava. Si congedò dal portinaio e, ritirandosi, si disse: « Ecco il momento buono per agire ». Si recò nella bottega d'un fabbricante di lampade e così parlò: « Maestro, mi serve una dozzina di lampade di rame. Puoi fornirmele? ». Il venditore disse che ne aveva pronte soltanto alcune, ma che, se avesse pazientato fìno all'indomani, gliene avrebbe fornite una dozzina. Presero dunque gli accordi del caso e il mago si raccomandò che fossero tutte ben pulite e, dopo avergli promesso un buon compenso, si ritirò nell'albergo. L'indomani le dodici lampade furono consegnate al mago che le pagò al prezzo richiestogli senza niente diminuire. Le ripose in un paniere del quale si era provveduto e con quello sotto il braccio, si recò al palazzo di Aladino. Quando si trovò in quei paraggi, prese a gridare: « Chi vuol cambiare vecchie lampade con delle nuove?». Man mano che avanzava, i fanciulli che giocavano nei dintorni, udendolo, gli si radunarono intorno vociando. I passanti ridevano nell'udire l'offerta che egli andava ripetendo. «Si vede proprio », essi dicevano, «che ha perso la testa, se offre di cambiare vecchie lampade con delle nuove senza chieder compenso ». Il mago africano non si meravigliò delle considerazioni che si facevano sul suo conto e delle grida dei fanciulli e, per raggiungere il suo scopo, seguitò a gridare: «Chi vuol cambiar vecchie lampade con delle nuove?». E seguitò a ripetere ciò, passando e ripassando davanti al palazzo e nei dintorni, finchè la Principessa Badroulboudour, che si trovava nel salone delle ventiquattro finestre, udì la sua voce. Poichè non riusciva a distinguere le parole a causa delle urla dei fanciulli che seguivano il mago ed il numero dei quali cresceva continuamente, mandò una delle sue schiave a vedere di che cosa si trattasse. La schiava ritornò poco dopo ed entrò nel salone ridendo a crepapelle, tanto che la Principessa nel vederla ridere a quel modo fu anch'essa colta dalle risa. «Ebbene, mattacchiona», le disse la Principessa, «dimmi dunque perchè ridi così». «Principessa», rispose la schiava, seguitando a ridere, «c'è un pazzo con un paniere sottobraccio pieno di lampade nuove fiammanti e non domanda di venderle, bensì di cambiarle con delle vecchie. I fanciulli che tu senti urlare lo seguono, burlandosi di lui ». Nell'udire il racconto, un'altra schiava prese la parola, dicendo: « A proposito di lampade, non so se la Principessa ha fatto caso che ve n'è una, vecchia, sul camino. Quello a cui la lampada appartiene non sarà certo scontento di ritrovarne

30

Page 31: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

una nuova al posto di quella vecchia. Col permesso della Principessa, si può provare se questo pazzo lo è veramente al punto di fare il cambio senza chieder compenso». La lampada della quale la schiava parlava era quella meravigliosa, che aveva consentito ad Aladino di elevarsi a tanta fortuna e che egli stesso aveva posto sul camino, prima di partire per la caccia, temendo di poterla smarrire; e così egli aveva fatto tutte le volte che si era allontanato dal palazzo. Ma nè le schiave nè i servitori nè la Principessa medesima avevano mai prestato attenzione alcuna a quella lampada che Aladino nel palazzo portava sempre indosso. La precauzione di Aladino era buona, ma bisognava convenire che egli sarebbe stato più prudente a chiudere la lampada in un armadio. Ma di sbagli se ne sono commessi e se ne commetteranno sempre, in ogni tempo. La Principessa Badroulboudour, la quale naturalmente ignorava le segrete virtù della lampada e non sapendo che Aladino fosse tanto interessato a conservarla, comandò ad un eunuco di prenderla e di farla senz'altro cambiare. L'eunuco eseguì l'ordine e discese dal salone. Appena fuori del palazzo, scorse il mago africano. Lo chiamò e, avvicinatolo, gli mostrò la vecchia lampada dicendogli: «Dammi in cambio di questa una lampada nuova». Il mago intuì subito che si trattava della lampada che cercava, non potendovene essere altre nel palazzo di Aladino, dove tutto era d'oro e d'argento, per cui la prese dalle mani dell'eunuco e, dopo essersela riposta in seno, gli presentò il paniere, perchè scegliesse fra le nuove quella che preferiva.

Lo stregone ritorna in possesso della lampada meravigliosa.Le sorcier retourne en possession de la lampe merveilleuse

The wizard return in possession of the marvellous lampEl hechicero vuelve en posesión de la lampara maravillosa

Der Hexer kehrt im Besitz der wunderbaren Lampe zurück

L'eunuco scelse e, dopo aver salutato il mago, se ne tornò dalla Principessa Badroulboudour. Appena fatto il cambio, i fanciulli ripresero a far rumore, burlandosi a loro modo della stupidità del mago. Ma questi, lasciandoli schiamazzare a loro agio, non si trattenne più oltre nei pressi del palazzo e se ne andò. Appena fuori della piazza situata fra i due palazzi, prese una strada poco frequentata e, poichè il paniere e le lampade nuove non gli servivano più, abbandonò tutto in mezzo alla via ed affrettò il passo finchè non giunse ad una delle porte della città. Seguitò il suo cammino nel sobborgo e, fatte alcune provviste prima di uscire, fu nella campagna e si appartò in un luogo dove nessuno poteva scorgerlo e dove poteva portare a fine il disegno per

31

Page 32: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

cui era venuto fin là. Non si preoccupò più della bestia che aveva lasciato all'albergo nel quale era alloggiato, ritenendo di essersi ben risarcito di quel danno col tesoro conquistato. Il mago africano passò il resto della giornata in quel luogo finchè la notte discese e le tenebre furono profonde. Allora solamente trasse dal seno la lampada e là strofinò. A quel richiamo il Genio fece la sua apparizione, domandandogli subito: «Che cosa ti serve? Sono pronto ad obbedirti come schiavo tuo e di tutti coloro che possiedono la lampada». «Ti comando», riprese il mago africano «di rapire il palazzo che tu ed i tuoi compagni avete fabbricato in questa città come si trova, con tutte le persone, e ti ordino di trasportarlo, me compreso, in un luogo dell'Africa ». Senza rispondergli, il Genio con l'aiuto dei compagni trasportò in un baleno il mago e l'intero palazzo nell’Africa nel luogo indicatogli. Lasceremo per un po' il mago africano e il palazzo con la Principessa Badroulboudour per occuparci della sorpresa del Sultano. Non appena alzato, questi come il solito si recò in quella tale stanza dalla quale si scorgeva tutto il palazzo di Aladino e, non. vedendo che uno spazio vuoto, proprio come prima che il palazzo sorgesse, credette d'ingannarsi e si stropicciò gli occhi. Ma non scorse proprio nulla, benchè il cielo fosse luminoso e l'aurora cominciasse a rendere gli oggetti ben visibili. La sua sorpresa fu così grande che rimase lungo tempo immobile con gli occhi sbarrati in direzione del palazzo che più non si vedeva; alla fine tornò nel proprio appartamento, dove ordinò che gli fosse condotto immediatamente il Gran Wizir e nell'attesa sedette in preda alla più grande costernazione e sconvolto dai più disparati pensieri. Il Gran Wizir non tardò ad arrivare e giunse in gran fretta che nè egli nè le sue genti notarono l'assenza del palazzo di Aladino. I custodi stessi del Palazzo del Sultano, aprendo la porta, non ci avevano fatto caso. Non appena il Sultano scorse il Wizir, gli disse: « Quel che accade è veramente inaudito. Dimmi, Wizir, dove si trova il palazzo di Aladino? » «Il palazzo di Aladino, mio Sultano?», chiese a sua volta il Wizir stupefatto. «Vi son passato or ora dinanzi e mi è parso che si trovasse al suo posto. Edifici di tale mole non cambiano facilmente di posto ». «Va' a vedere da quella stanza e poi dirmi cosa hai veduto». Il Gran Wizir entrò nella stanza indicatagli e gli accadde quanto era già accaduto al Sultano. Quando fu proprio sicuro che il palazzo di Aladino non c'era più, tornò dal Sultano. « Dunque », gli chiese questi, « hai veduto il palazzo di Aladino? ». « Sultano », rispose il Wizir, « puoi adesso ricordarti che cosa ebbi l'onore di dirti di quel palazzo e delle sue immense ricchezze. Dissi che non poteva trattarsi che d'un'opera di magia: ma tu, mio Sultano, non mi volesti prestar fede ». Il Sultano che non poteva più opporsi a quanto il Wizir gli aveva detto un giorno ed ora gli ripeteva, fu colto da una gran collera. «Dove si trova», egli disse, «quello scellerato, quell'impostore, perchè gli possa far mozzare il capo?». Il Gran Wizir così rispose: «Sultano, da alcuni giorni egli si congedò da te: bisogna mandargli qualcuno per chiedergli dove si trovi il suo palazzo. Egli non può ignorarlo». «Questo sarebbe un trattamento troppo indulgente», soggiunse il Sultano. «Va' ed ordina a trenta dei miei cavalieri di ricondurmelo in catene». Il Gran Wizir trasmise l'ordine del Sultano ai cavalieri ed impartì al loro ufficiale le istruzioni del caso, perchè non si facesse sfuggire Aladino. Essi partirono e a cinque o sei miglia dalla città incontrarono Aladino di ritorno dalla caccia. L'ufficiale gli disse che il Sultano era impaziente di rivederlo e che li aveva inviati per richiamarlo. Aladino non sospettò minimamente il vero motivo per cui quel drappello di cavalleria era stato inviato sui suoi passi e si avviò verso la città, ma allorchè non furono che a mezzo miglio da questa, il drappello lo circondò e l'ufficiale prese la parola: «Principe Aladino, è con dispiacere che ti dobbiamo comunicare l'ordine ricevuto dal Sultano di arrestarti e condurti al suo cospetto; ti supplichiamo però di non biasimarci giacchè compiamo il nostro dovere »,La dichiarazione sorprese Aladino che sapeva di non aver commesso nessuna azione cattiva. Egli domandò all'ufficiale se sapeva di cosa egli fosse accusato, ma quegli rispose che ne era

32

Page 33: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

all'oscuro. Vedendo che gli uomini del suo seguito erano in numero inferiore a quelli del drappello e che inoltre stavano allontanandosi, scese a terra dicendo: « Sono agli ordini del Sultano. Dichiaro però di non sentirmi colpevole in alcun senso verso il Sultano o verso lo Stato». Subito gli venne messa al collo una pesante e lunga catena che gli fu attorcigliata anche intorno alla cintura. Allorchè l'ufficiale riprese il cammino, un cavaliere prese il capo della catena ed in questo modo, Aladino fu condotto dinanzi al Sultano, il quale, non appena lo vide, comandò al carnefíce di mozzargli il capo, giacchè non intendeva chiedere alcuna giustificazione. Il carnefice s'impadronì di Aladino, gli levò la catena e, dopo averlo disteso su di un tappeto di cuoio, scurito dal sangue di innumerevoli malfattori da lui giustiziati, lo fece mettere ginocchioni, bendandogli gli occhi. Poi dalla guaina trasse la sua sciabola e prese la misura per assestare il colpo di grazia in attesa del segnale del Sultano. In quel mentre il Gran Wizir vide che il popolino aveva scalato le mura del Palazzo in più punti e cominciava a demolirlo. «Sultano», egli disse, «ti supplico di riflettere su quello che stai per fare. Tu corri il rischio di vederti assalito dal popolo, se quanto hai ordinato venisse posto in esecuzione». « Il mio Palazzo viene forzato?! », esclamò il Sultano. « Chi ha simile audacia? ». « Sultano », seguitò il Wizir, « compiaciti di osservare dalla finestra quando succede sulle mura del Palazzo e sulla piazza e ti convincerai della verità ». Vedendo un tumulto così impressionante, il Sultano si spaventò tanto che ordinò immediatamente al carnefice di sospendere l'esecuzione, di rimettere nel fodero la sciabola, di togliere la benda dagli occhi di Aladino e di lasciarlo in libertà. Diede inoltre ordine ai banditori dì gridare che il Sultano aveva concessa la grazia e che il popolo si ritirasse. Tutti quelli che erano saliti sulle mura del Palazzo, a tale notizia, abbandonarono il loro disegno; discesero e diffusero la notizia che la vita dell'uomo che tutti stimavano ed amavano era salva. Vedendosi libero, Aladino si rivolse al Sultano e gli disse cornmosso: « Sultano, ti supplico di aggiungere una nuova grazia a quella già concessami, facendomi conoscere il delitto del quale mi sarei macchiato ». « Vuoi sapere quale sia il tuo delitto, o perfido! », rispose il Sultano. «Non lo sai, dunque? Vieni qui e te lo dirò». Aladino salì e quando fu vicino al Sultano, questi si mosse dicendogli: « Seguimi ». E lo condusse fino alla stanza dalla quale tante volte aveva ammirato il favoloso palazzo; poi gli disse: «Entra pure. Tu devi sapere dove si trova il tuo palazzo. Guarda dunque per ogni dove e dimmi che ne è avvenuto ». Aladino guardò e non vedendo più niente, se non spazio bero, rimase interdetto e non riusci a rispondere una sola parola al Sultano. Questi s'impazientì e gli domandò nuovamente: «Dimmi dunque dove si trova il palazzo e dov'è mia figlia?». Aladino allora ruppe il silenzio e rispose: «Vedo bene, mio Sultano, che il palazzo che feci edificare non si trova più al suo posto. E' sparito e non so dirti dove si trovi: ma posso assicurarti che nulla ho fatto per provocare ciò». « Non sono in pensiero per la sorte toccata al tuo palazzo », soggiunse il Sultano. « Reputo mia figlia un milione di volte più preziosa di quello. Perciò dovrai ritrovarmela, altrimenti ti farò tagliare la testa e nulla potrà trattenerrni dal farlo! ». Aladino rispose: « Sultano, ti supplico di concedermi quaranta giorni per condurre a termine le mie ricerche: se, scaduto questo termine, non sarò riuscito nel mio intento, ti do la mia parola che verrò a consegnarti la mia testa, perchè tu ne disponga a tuo piacimento ». «Ti concedo i quaranta giorni che mi chiedi», rispose il Sultano. «Ma non illuderti di abusare della grazia che ti faccio, pensando di poter sfuggire alla mia giusta collera! In qualunque luogo della terra sarai, saprò ritrovarti ». Aladino si congedò umiliatissimo dal Sultano, attraversò le stanze, i corridoi, i cortili, a testa bassa, senza osare di. alzare gli occhi e i principali ufficiali della Corte che egli aveva mille volte beneficato, anzichè avvicinarsi a lui per consolarlo o per offrigli un asilo, gli volsero le spalle. Non potendo più restare in quella città, nella quale egli aveva fatto una così meschina figura, prese la via della campagna e si allontanò. Evitò le grandi strade e giunse a notte sulla sponda di un fiume. Colto dalla disperazione, si disse: «Dove cercherò mai,

33

Page 34: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

il mio palazzo? In quale contrada, in quale parte del mondo lo ritroverò, insieme alla mia amata sposa? Non lo ritroverò mai più! E' dunque preferibile farla finita!». Già stava per gettarsi nelle acque del fiume, ma, da buon rnusulmano, pensò di ritardare un momento l'attuazione del suo disegno per dire la preghiera. Secondo il costume locale si avvicinò alla sponda del fiume per lavarsi mani e viso. Ma, poichè quel luogo era leggermente in declivio e umido di acqua, scivolò e sarebbe certamente caduto nel fiume, se non avesse fatto in tempo ad aggrapparsi ad una piccola sporgenza del terreno. Fortunatamente per lui egli portava ancora al dito l'anello che il mago africano gli aveva infìlato, prima che discendesse nel sotterraneo, per recarsi a prendere la preziosa lampada. Perciò nell'aggrapparsi lo strofinò contro lo scoglio e subito apparve lo stesso Genio che aveva veduto nel sotterraneo, il quale gli disse: « Che vuoi? Sono qui pronto a servirti, insieme ai miei compagni, come schiavo tuo e di quanti possiedono l'anello». « Genio, salvami per la seconda volta; insegnami dove si trova il palazzo che feci costruire e fa in modo che sia subito riportato nel luogo dove era ». « Quanto mi chiedi », rispose il Genio, « non è possibile, essendo io lo schiavo dell'anello; devi rivolgerti allo schiavo della lampada ». « Allora », soggiunse Aladino, « ti comando di trasportami fino al luogo dove si trova il palazzo e di posarmi sotto il balcone della Principessa Badroulboudour ». Aveva appena terminato di parlare che il Genio lo sollevò e lo trasportò in Africa in mezzo ad una prateria, poco lontana da una grande città, e lo posò esattamente sotto le finestre del palazzo dove si trovava la Principessa e dove lo lasciò. Tutto ciò accadde fulmineamente. Nonostante l'oscurità della notte, Aladino riconobbe subito il suo palazzo e l'appartamento della Principessa Badroulboudour. Ma, essendo l'ora assai tarda e silenzio all'intomo, si ritirò in disparte e sedette ai piedi di un albero. Pieno di speranza ed assai più calmo, poichè da cinque o sei giorni non dormiva, si lasciò vincere dal sonno. Al sorgere dell'aurora, il cinguettio degli uccelli lo ridestò piacevolmente. Guardò prima tutto l'edificio e provò una gioia inesprimibile al pensiero di ridivenirne fra breve, il padrone e in pari tempo di entrare nuovamente in possesso della sua cara Badroulboudour; alzatosi si avvicinò all'appartamento della Principessa, attendendo che il giorno si facesse più chiaro. Frattanto egli andava chiedendosi quale poteva essere stata la causa della sua disgrazia e dopo aver ben riflettuto, concluse che l'accaduto doveva essersi verificato per aver qualcuno maneggiato la sua lampada. Si accusò di negligenza giacchè non avrebbe dovuto separarsene un sol momento, ma ciò che lo infastidiva maggiormente era di non sapere chi fosse l'invidioso che gli aveva procurato tanto danno. Egli -avrebbe stentato poco ad individuarlo, se avesse saputo che si trovava in Africa insieme al suo palazzo, ma lo schiavo dell'anello non gliene aveva fatta parola ed egli quindi l'ignorava. Dopo il suo rapimento, la Principessa Badroulboudour si alzava più presto del solito. Ogni giorno ella era costretta a vedere il mago africano, divenuto padrone del palazzo, ma lo trattava così duramente che egli non aveva osato di andarvi ad abitare. Quando fu vestita una delle sue donne, guardando attraverso una persiana, scorse Aladino, e subito ne diede notizia alla padrona. Ma questa, non prestando fede a quelle parole, andò ad affacciarsi e, scorgendolo, spalancò subito la persiana. Aladino la scorse e la salutò in un modo che non lasciava dubbi sulla sua grandissima gioia. La Principessa gli disse: « Per guadagnar tempo ti ho fatto aprire la porta segreta: entra e vieni sopra ». Detto ciò richiuse la persiana. La porta segreta era situata sotto l'appartamento della Principessa e Aladino, trovandola aperta, raggiunse di corsa la sua sposa. Non si può descrivere la gioia dei due giovani nel ritrovarsi; si abbracciarono e si baciarono lungamente e si manifestarono in tutti i modi la loro grande tenerezza e il desiderio reciproco, dopo una così dolorosa, inattesa separazione. Dopo gli abbracci e le lacrime di gioia, essi sedettero e Aladino disse: «Principessa, prima di tutto, nel nome di Allah, nel tuo

34

Page 35: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

interesse e per quello di tuo padre il Sultano, nonchè per il mio in particolare, ti supplico di dirmi che ne è stato di una vecchia lampada che avevo posto sul camino del salone dalle ventiquattro finestre prima dì partire per la caccia». « Aladino mio caro », rispose la Principessa, « avevo dubitato che la nostra sciagura fosse derivata da quella lampada e quel che mi addolora maggiormente è che io stessa ne sono la causa». E qui la Principessa narrò ad Aladino del cambio della vecchia lampada con una nuova, che si fece portare per mostrargliela e come la mattina dopo s'era trovata in quel paese sconosciuto, in Africa, ad opera del traditore che ve l'aveva fatta trasportare con un incantesimo. Aladino la interruppe per dirle: «Principessa, dicendomi che mi trovo con te nell'Africa già mi hai detto chi sia questo traditore. Si tratta del più perfìdo degli uomini. Qui non è il tempo nè il luogo per narrarti le sue malvagità. Ti prego unicamente di dirmi ciò che accadde della lampada e dove egli la ripose ». «La conserva in seno, gelosamente nascosta», rispose la Principessa, « e te lo posso assicurare, giacchè più volte me l'ha mostrata per vantarsene ». « Principessa », soggiunse Aladino, « ho trovato il mezzo per liberarci di questo nemico. Ma per mettere in atto il mio progetto, occorre ch'io mi rechi in città. Tornerò verso mezzogiorno ed allora ti metterò a parte del mio piano e ti dirò che cosa dovrai fare per contribuire alla sua buona riuscita. Frattanto ti avverto di non meravigliarti se tornerò indossando un altro abito e disponi affinchè mi si faccia aprire la porta segreta al primo colpo che vi darò». La Principessa gli diede assicurazione che la porta gli sarebbe stata subito aperta. Non appena Aladino fu uscito dall'appartamento della Principessa, uscendo dalla medesima parte dalla quale era entrato, guardò a destra e a manca e vide un contadino che s'incamminava per la campagna. Poichè quegli andava al di là del palazzo e già stava allontanandosi, Aladino affrettò il passo ed allorchè l'ebbe raggiunto, gli propose di cambiar d'abito: ciò che il contadino accettò di buon grado. Il cambio venne fatto dietro un cespuglio, dopo di che essi si separarono ed Aladino si avviò verso la città. Giuntovi, prese la via che conduceva alla porta e avviatosi per le strade più frequentate, giunse nel punto in cui si davano convegno ogni specie di mercanti e di artigiani. Entrò nella bottega di droghiere più grande e meglio rifornita e chiese al mercante se avesse una certa polvere di cui gli indicò il nome. Immaginandosi che Aladino fosse povero per l'abito che indossava e che perciò non avesse sufficiente denaro per pagare, rispose che non aveva di quella polvere che costava assai cara. Indovinando il pensiero del droghiere, Aladino trasse la sua borsa e, mostrandogli l'oro che conteneva, gli chiese mezzo grammo di quella polvere. Il droghiere la pesò, la incartocciò e la consegnò ad Aladino, che in cambio gli diede una moneta d'oro. Trattenendosi in città il tempo necessario per pranzare, Aladino tornò quindi al suo palazzo, con quella polvere tra le mani e, senza dover attendere alla porta segreta, che gli fu subito aperta, salì senz'altro all'appartamento della Principessa Badroulboudour. « Principessa », egli le disse, « l'odio che nutri per il tuo rapitore e che tu m'hai manfestato, ti farà sembrare penoso il dover fare quanto ti suggerirò. Ma permettimi di dirti che occorre tu dissimuli, facendoti violenza, se vuoi liberarti dalla persecuzione di quell'uomo e dare al Sultano, tuo padre e mio signore, la gioia di rivederti. Se vuoi, dunque, seguire il mio consiglio, devi cominciare da questo momento coll'indossare il più bello dei tuoi abiti; allorchè il mago africano arriverà, lo dovrai ricevere con viso lieto, sorridendo, facendogli credere che ti sforzi di dimenticarmi ed affinchè egli si persuada di ciò, lo inviterai a cenare insieme a te e gli dirai che desideri gustare il miglior vino del suo paese. Egli non mancherà certo di lasciarti un momento sola per andare a procurarsi tale vino e in quel mentre, attendendo il suo ritorno, metterai questa polvere in uno dei bicchieri nei quali berrete ed avvertirai le tue donne di riempire quello fino ad un certo punto, in modo da poterlo distinguere sicuramente fra gli altri. Allorchè il mago tornerà e sarete a tavola, dopo aver mangiato e bevuto, ti farai portare quel bicchiere contenente la polvere mescolata al vino e lo

35

Page 36: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

sostituirai col suo. Non appena egli avrà bevuto quel vino, lo vedrai cadere privo di sensi. Se ti farà repugnanza di bere nel suo bicchiere, farai finta di bere, giacchè l'effetto della polvere, sarà immediato ed il mago non avrà il tempo di riflettere se tu berrai veramente oppure no ». Quando Aladino ebbe finito di parlare, la Principessa gli disse: «Ti confesso che non è senza sforzo che acconsento di usare al mago le gentilezze che vedo bene sono necessarie. Ma quale stratagemma non sembrerebbe buono nei confronti di un tale nemico? Farò dunque quanto mi consigli, giacchè da ciò dipende la nostra liberazione». Accordatosi con la Principessa, Aladino si congedò e trascorse il resto del giorno nei dintorni del palazzo, attendendo la notte per avvicinarsi alla porta segreta. Incapace di rassegnarsi al distacco, non solo dal suo caro Aladino ch'ella aveva amato fin dal primo momento, ma anche da suo padre che prediligeva e dal quale era teneramente amata, la Principessa Badroulboudour aveva negletta la sua persona, dal dì della fatale separazione. Ma, per vendicarsi del mago come egli meritava e per eseguire a puntino i suggerimenti ricevuti da Aladino, ella fece con cura la sua toletta, facendosi acconciare i capelli nel modo migliore dalle sue donne e indossò l'abito più bello e più adatto per la circostanza. Allorchè fu pronta, domandò al suo specchio e alle sue donne se nulla richiedesse ancora un ritocco; quando fu sicura che tutto era perfetto nel suo abbigliamento e nella sua persona, sedette sul sofà e rimase ad aspettare l'arrivo del mago. Questi non mancò di comparire alla solita ora. Quando lo vide entrare nel salone delle ventiquattro finestre, dove lo aspettava, la Principessa si alzò e, con tutta la sua migliore grazia e gentilezza, gli indicò il luogo dove desiderava che egli le sedesse accanto: cortesia che non gli aveva mai usato prima d'allora. Abbagliato dallo splendore dei begli occhi della dama e dal fulgore delle gemme che la adornavano, il mago africano rimase interdetto. L'avvenenza del suo aspetto e una certa aria graziosa con la quale lo accoglieva, erano in netto contrasto con i maltrattamenti prima d'allora ricevuti. Dapprima il mago voleva sedersi sulla sponda del sofà; ma, poichè, la Principessa non voleva prender posto se prima non si fosse seduto, obbedì. Quando il mago africano si fu accomodato, la Principessa per metterlo a suo agio prese la parola, rivolgendogli sguardi che parevano annullare l'acredine passata, e gli disse: « Tì meraviglierai, senza dubbio di vedermi oggi così diversa dagli altri giorni; non sarai però più sorpreso quando ti dirò che il mio carattere è così avverso alla malinconia, al cordoglio e all'inquietudine che cerco di allontanare queste tristezze da me, quanto prima possibile. Ho riflettuto su quanto m'hai detto riguardo al destino di Aladino e all'amore di mio padre che ben conosco e sono convinta che il mio sposo non ha potuto sfuggire alla terribile pena. Ma quand'anche mi ostinassi a piangerlo per tutta la vita, le mia lacrime non potrebbero farlo rivivere. Perciò mi sembra che sia preferibile ch'io mi consoli. Ecco il motivo del mio cambiamento. Per fugare la tristezza, giacchè sono risoluta a bandirla interamente, poichè sono persuasa che mi terrai volentieri compagnia, ho ordinato di prepararci la cena. Ma non ho che vino della Cina; ed ora che mi trovo in Africa, provo il desiderio di assaporare il vino migliore della tua terra che son certa vorrai trovare ed offrirmi ». Il mago, che aveva ormai abbandonato ogni speranza di poter entrare nelle buone grazie della Principessa Badroulboudour non trovava parole per manifestarle quanto fosse sensibile al suo mutamento: per fare il grazioso prese a magnificarle la squisitezza di questo vino d'Africa, del quale ella aveva desiderio. E concluse dichiarandole che ne aveva una certa quantità che da sette anni non era stata toccata e che, senza alcun dubbio, era il vino più eccellente che si potesse gustare nell'intero universo. Egli concluse: « Col tuo permesso, graziosa Principessa, vado a prenderne due bottiglie e torno subito ». « Mi spiace di darti tanto incomodo », rispose la Principessa, «puoi mandare qualcuno». « Occorre vada io stesso », soggiunse il mago « giacchè nessuno conosce il luogo dove conservo la chiave del magazzino ». « Quand'è così, va' pure e torna subito. Più tarderai più sarò impaziente di rivederti ed appena sarai di ritorno ci metteremo a tavola ». Pieno di speranze, il mago africano non solo corse a prendere quel vino di

36

Page 37: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

sette anni, ma tornò quasi volando. La Principessa, la quale aveva preveduto che sarebbe tornato prestissimo, preparò il bicchiere con la polvere con altrettanta sollecitudine e, vedendolo comparire, comandò che si servisse in tavola. Sedettero dunque in modo che il mago aveva le spalle rivolte alla credenza. Presentandogli i cibi migliori, la Principessa gli disse: « Se ti piace, farò suonare e cantare; mi sembra però che da soli, conversando, ci divertiremo maggiormente». Il mago fu d'accordo con la Principessa e considerò la scelta della dama come un nuovo favore; dopo aver mangiato qualcosa, la Principessa chiese da bere. Ella brindò alla salute del mago e, dopo aver bevuto, disse: « Avevi ragione di lodare tanto il tuo vino: non ne ho mai bevuto di migliore! ». Il mago, tenendo in mano il suo bicchiere, così rispose: « Graziosa Principessa, il mio vino acquista nuova squisitezza per l'approvazione che gli dai ». « Bevi alla mia salute », soggiunse la Principessa, « poi mi dirai se me ne intendo ». Egli bevve alla salute della sua dama e disse: « Principessa, mi stimo il più felice degli uomini per aver conservato questo vino, per una così buona occasione e ti confesso che in tutta la mia vita non ne bevvi mai di migliore ». Dopo aver continuato a mangiare ed a bere altre tre coppe, la Principessa, che teneva ormai in sue mani il mago, ammaliato dalle sue grazie, diede alla fine il segnale convenuto perchè le fosse recato il bicchiere contenente la polvere mescolata al vino, ordinando in pari tempo che venisse colmato il bicchiere del mago. Quando ebbero ciascuno il proprio bicchiere, ella gli disse: « Non so se da voi si costuma, allorchè veramente si ama, di scambiarsi il bicchiere, come si fa da noi in Cina, bevendo uno alla salute dell'altro ». In pari tempo gli presentò il bicchiere che teneva e protese l'altra mano per ricevere quello del mago. Egli accettò lo scambio con vivo piacere, stimando questa nuova prova come una promessa della Principessa: ciò che lo portò al colmo dell'esaltazione. Prima di bere, reggendo il bicchiere, le disse: « Principessa, gli Africani non sono raffinati quanto i Cinesi nell'infiorare l'amore di tutte queste squisitezza ». La Principessa Badroulboudour che già sentiva di non poter prolungare oltre quel discorso, gli disse interrompendolo: « Bevi ora, mi dirai dopo quel che hai da dirmi! ». E portò alla bocca il suo bicchiere che sfiorò appena con le labbra, mentre il mago trangugiò tutto il vino senza lasciarne neppure una goccia. Appena l'ebbe vuotato, poichè era rimasto col capo all'indietro per gustarne il prelibato sapore, la Principessa lo vide girar gli occhi e crollare a terra. Ella non ebbe bisogno di comandare che si andasse ad aprire la porta segreta ad Aladino. Le sue donne, che avevano la parola d'ordine, si erano disposte una a breve distanza dall'altra dal salone fino al fondo della scala; sicchè, non appena il mago cadde privo di sensi, la porta fu aperta ed Aladino fece il suo ingresso nel salone. Appena ebbe veduto il mago africano disteso sul sofà, fermò la Principessa che s'era alzata ed era sulle mosse di dimostrargli la sua gioia, abbracciandolo.

37

Page 38: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Morte dello stregone Aladdino salva la Principessa.

Mort du sorcier. Aladdin sauve la PrinccessDeath of the wizard. Aladdin saves the PrincessAMuerte del hechicero. Aladino salva la PrincesaTod des Hexers. Aladdin rettet die Prinzessink

« Principessa », le disse, « non è ancora il momento; ritirati, te ne prego e lascianti solo, mentre lavoro per farti ritornare in Cina con la medesima sollecitudine con la quale ne fosti allontanata ». Non appena la Principessa e le sue donne ebbero abbandonato il salone, Aladino chiuse la porta e, avvicinatosi al mago africano, gli aprì la veste e ne trasse la lampada che egli portava con sè, proprio come la Principessa gli aveva descritto. Quindi la strofinò e subito il Genio comparve, ripetendo il suo rituale complimento. Aladino gli disse: «Ti ho chiamato per comandarti, da parte della lampada tua padrona, di far sì che questo palazzo sia immediatamente riportato in Cina, nel luogo preciso dal quale fu tolto». Il Genio accennò col capo la sua obbedienza e disparve. Il trasporto avvenne infatti e fu notato per due leggerissime oscillazioni, una nel momento in cui il palazzo fu tolto dal luogo dove si trovava in Africa e l'altra quando fu deposto in Cina, di fronte al palazzo del Sultano; ciò che avvenne in brevissimo tempo. Aladino scese nell'appartamento della Principessa e, abbracciandola, le disse: «Principessa, ti assicuro che domani mattina la tua felicità e la mia saranno complete». Poichè la Principessa non aveva terminato la cena ed Aladino sentiva appetito, fece portare nel salone delle ventiquattro finestre le vivande rimaste intatte. Ambedue mangiarono e bevvero il buon vino del mago e quindi si ritirarono nel loro appartamento dove rinnovarono il piacere dei loro baci. Dopo la scomparsa del palazzo di Aladino e della Principessa Badroulboudour, il Sultano non si era consolato di aver perduto l'amata figliuola. Sorgeva appena l'aurora, allorchè egli si alzò e si recò in quella stanza dalla quale tante volte aveva ammirato il palazzo di Aladino. Guardò tristemente dalla parte della piazza, credendo di scorgervi, come ormai da tante mattine, uno spazio vuoto. Ma quale non fu la sua sorpresa nel vedere che lo spazio era stato colmato. Dapprima pensò fosse effetto della nebbia. Ma, guardando più attentamente, dovette constatare che si trattava proprio del palazzo di Aladino. La tristezza e il cordoglio svanirono come per incanto ed egli tornò con passo svelto nel suo appartamento, comandando che gli venisse immediatamente sellato un

38

Page 39: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

cavallo. Appena questo fu pronto partì con una indicibile ansia nel cuore per giungere al palazzo di Aladino. Questi aveva preveduto quanto sarebbe accaduto e si era alzato di buon'ora e, appena indossato uno dei più splendidi abiti del suo guardaroba, era salito al salone delle ventiquattro finestre, dal quale ad un certo momento scorse il Sultano che sopraggiungeva. Scese immediatamente in basso e lo aiutò ad entrare nel palazzo. « Aladino », il Sultano gli disse, « non posso parlarti prima di rivedere e di riabbracciare la mia diletta figliola ». Il giovane condusse immediatamente il Sultano nell'appartamento della Principessa. Aladino aveva avvertito la Principessa, non appena alzato, di ricordarsi che non si trovava più in Africa, ma in Cina e nella capitale del Sultano suo padre. Infatti stava terminando di abbigliarsi. Il Sultano, l'abbracciò con grandissima effusione, col volto rigato di lacrime di gioia, ed ella gli diede tutte le prove dell'estrema contentezza che provava nel rivederlo. Il Sultano rimase qualche momento senza riuscire a pronunciare parola, tanto grande era la tenerezza che provava nel riabbracciare la sua diletta figliuola dopo che l'aveva pianta come perduta ed ella, dal canto suo si scioglieva in lacrime per lui. Alla fine il Sultano parlò e disse: « Figlia mia, voglio credere che sia la gioia di rivedermi, che ti fa apparire tanto poco cambiata da quando te ne andasti, proprio come se nulla fosse accaduto. Tuttavia sono persuaso che tu abbia molto sofferto: non si può essere trasportati altrove insieme al palazzo nel quale ci si trova senza provare terribili emozioni. Raccontami come andarono le cose senza nascondermi alcun particolare». La Principessa fece con piacere quanto egli desiderava. Frattanto Aladino fece levare il cadavere del mago africano, disponendo perchè fosse gettato nella campagna e divorato dagli animali e dagli uccelli. Il Sultano, dopo aver ordinato che i tamburi, i timballi, le trombe e gli altri strumenti annunciassero al popolo la sua gioia, fece proclamare dieci giorni di festeggiamenti per il ritorno della Principessa Badroulboudour e di Aladino insieme al loro palazzo. In tal modo Aladino sfuggì per la seconda volta al pericolo che pareva inevitabile di rimetterci la vita, ma non fu l'ultima, giacchè doveva correre una terza volta il medesimo pericolo. Il mago africano aveva un fratello minore, meno abile di lui nell'arte magica, ma peggiore di lui in malvagità e perversità. Poichè non abitavano sempre insieme e nella medesima città e spesso si trovavano assai distanti uno dall'altro, allora ogni anno non mancavano di servirsi della geomanzia per scoprire in quale punto della terra, in quale Stato essi si trovassero e se uno avesse bisogno dell'altro. Qualche tempo dopo che il mago africano aveva pagato con la vita la sua triste impresa ai danni di Aladino, suo fratello, il quale mancava di sue notizie da oltre un anno e non abitava in Africa, ma in un lontanissimo paese, volle sapere qualcosa di lui, come stesse in salute e che cosa facesse. Prese quindi, la sua cassettina, la cosparse di sabbia, gettò i punti, trasse le figure ed ebbe l'oroscopo. Seppe che suo fratello era morto, che si trovava in Cina, in quel preciso punto della Cina ed alla fine apprese ch'era stato avvelenato da un uomo di basso lignaggio, il quale aveva sposato una Principessa, figlia di un Sultano.Apprendendo la triste fine di suo fratello, egli non perdette tempo a rammaricarsene e, deciso all'istante di vendicare la sua morte, montò a cavallo e si mise in cammino verso la Cina. Traversò pianure, fiumi, montagne e, dopo un viaggio faticosissimo, giunse alfine nella Cina e nella capitale che la geomanzia gli aveva indicato. L'indomani del suo arrivo egli uscì a passeggio per la città, ma non già per ammirarne le bellezze, verso le quali era del tutto indifferente, ma per gettare le basi per l'esecuzione del suo malvagio disegno. S'introdusse perciò nei luoghi più frequentati e tese l'orecchio a quanto si diceva. In un luogo dove la gente si riuniva per giuocare, sentì narrare meraviglie delle virtù d'una donna ritiratasi dal mondo, chiamata Fatima ed anche dei suoi miracoli. Poichè gli parve che quella donna potesse essergli utile, prese a conversare con uno della compagnia e lo pregò di volergli indicare dove si trovasse quella donna e quali miracoli avesse operato. L'interrogato gli rispose: « Come! Non

39

Page 40: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

udisti mai parlare di lei? Ma se dei suoi digiuni e della sua vita di rinunce parla tutta la città? Tranne il lunedì e il venerdi non abbandona mai il suo piccolo eremo e, nei giorni in cui circola per la città, non v'è persona afflitta dall'emicrania che non venga da lei guarita col semplice tocco delle mani ». Il mago non volle saperne di più; domandò soltanto in quale quartiere della città si trovasse quell'eremo. L'uomo glielo indicò: così, dopo aver concepito il detestabile disegno, egli prese a seguire quella donna tutte le volte ch'ella usciva, finchè una sera la vide entrare nel suo eremo. Allorchè, ebbe individuato con sicurezza la casa, si ritirò in uno di quei luoghi nei quali si beveva una certa bevanda calda e dove molti solevano passare la notte allorchè faceva molto caldo, preferendo sdraiarsi sulla stuoia anzichè sul materasso. Dopo aver pagato la sua bevanda, il mago uscì verso mezzanotte e si diresse risolutamente in direzione dell'eremo di Fatima, la donna santa, nome col quale tutta la città la conosceva. Appena egli ebbe aperto la porta che non era chiusa se non da un paletto, scorse Fatima al chiaro di luna, addormentata su di un sofà ricoperto da una stuoia assai logora, poggiato contro la sua cella. Egli l'avvicinò e, tratto un pugnale che aveva portato con sè, la svegliò. La poveretta, svegliandosi, fu assai impressionata di trovarsi dinanzi un uomo nell'atto di pugnalarla. Poggiandole il pugnale contro il cuore, pronto a trapassarglielo, le disse: «Al minimo rumore, ti ammazzo! Alzati e fa quanti ti dirò! ». Fatima, che si era coricata vestita, tutta tremante di spavento, si alzò. «Non temere», soggiunse il mago, «voglio soltanto il tuo abito. Dammelo e prendi il mio». Il cambio fu presto fatto. Allorchè il mago ebbe indossato l'abito di Fatima, disse: « Truccami il viso in modo che ti rassomigli e che il colore non si cancelli ». Poichè vide che tremava ancora, rassicurandola perchè ella facesse quanto desiderava con mano più ferma, le disse: « Non aver paura, ti ripeto: nel nome di Allah ti giuro che ti lascio la vita! ». Fatima lo introdusse nella sua cella, accese la lampada, prese un certo liquido da un vaso e con un pennello gliene strofinò il viso, assicurandogli che il colore sarebbe rimasto: poi gli pose la propria acconciatura sulla testa con un velo che gli insegnò a portare come lo portava lei, quando si recava in città. Alla fine, dopo avergli posto un pesante mantello sulle spalle che gli arrivava fino a metà del corpo, gli diede il bastone che essa normalmente portava e gli porse uno specchio dicendogli: « Guarda e vedrai che non potresti rassomigliarmi di più ». Il mago fu soddisfattissimo, ma non mantenne la promessa fatta con tanto solenne giuramento. Per non macchiarsi di sangue, egli strangolò Fatima ed allorchè fu ben certo che aveva esalato l'ultimo respiro, la trascinò ai piedi della cisterna dell'eremo e ve la sprofondò.Travestito in tal modo da Fatima, il mago passò il resto della notte nell’eremo, per niente impressionato dall'efferato delitto commesso. Il mattino seguente, benchè fosse un giorno nel quale la santa donna non usciva, egli uscì egualmente, persuaso che nessuno lo avrebbe interrogato e comunque, tenendosi pronto a rispondere. Poichè una delle prime cose, che aveva fatto giungendo, era stata di andare a riconoscere il palazzo di Aladino, si incamminò dunque da quella parte. Non appena la santa donna fu vista nelle sue solite sembianze, una fitta schiera di popolo la circondò. Taluni si raccomandavano alle sue preghiere, altri le baciavano l'orlo della veste, altri sofferenti di emicrania o col solo intendimento d'esserne preservati s'inchinavano a lei dinanzi, perchè li sfiorasse con le mani: ciò che era usa fare mormorando parole indistinte di preghiera. E il mago imitava talmente bene la santa donna, che nessuno dubitava della sua autenticità. Dopo essersi fermato varie volte per contentare la folla che dall'imposizione delle sue mani non riceveva nè bene nè male, giunse alfine al palazzo di Aladino, dove l'affluenza di popolo fu ancora più grande. Per potersi avvicinare al Principe, i più forti e zelanti fendevano la folla per farsi largo, cagionando un vociare, il cui rumore si sentiva perfino nel salone delle ventiquattro fìnestre, dove trovavasi la Principessa Badroulboudour. Ella chiese che mai fosse quel fracasso e, poichè nessuno sapeva rendergliene ragione, comandò che si andasse a vedere.

40

Page 41: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Senza abbandonare il salone, una delle sue donne guardò attraverso una persiana e tornò per dirle che si trattava della folla che circondava la santa donna per farsi guarire dell'emicrania con la imposizione delle mani. La Principessa, che da lungo tempo aveva udito tesser le lodi di Fatima, ma che ancora non l'aveva veduta, fu presa dalla curiosità di vederla e di parlare con lei. Manifestò questo desiderio ed il Capo degli eunuchi, che si trovava in sua presenza, le disse che non aveva che a comandarglielo, se desiderava le fosse condotta dinanzi. La Principessa diede l'ordine e subito quattro eunuchi furono fatti scendere per condurre la pretesa Fatima. Appena gli eunuchi uscirono dalla porta del palazzo di Aladino e si diressero nel punto ove si trovava la donna, la folla si dissipò ed il mago travestito provò una gran gioia nel vedere che il suo stratagemma dava buon risultato. Uno degli eunuchi gli disse: « La Principessa vuol parlarti: vieni con noi ». La falsa Fatima rispose: « La Principessa mi onora grandemente e le obbedisco ben volentieri ». E seguì gli eunuchi che avevano già ripreso il cammino rientrando nel palazzo. Allorchè il mago che, sotto quell'abito di santità, celava un cuore diabolico, si trovò nel salone delle ventiquattro finestre al cospetto della Principessa, recitò una lunga preghiera, manifestando voti e desideri per la sua salute e prosperità e per il compimento d'ogni sua aspirazione. Quindi si servì di tutta la sua ipocrisia e di tutta la sua abilità di impostore per insinuarsi nell'animo della Principessa sotto le vesti d'una grande pietà. L'impresa non fu difficile, giacchè la Principessa era buona di natura e pensava che tutti lo fossero come lei, particolarmente quanti si professavano per servi di Allah. Allorchè la presunta Fatima ebbe terminato la sua lunga preghiera, la Principessa le disse: « Ti ringrazio, mia buona madre, per le tue preghiere e spero che Allah vorrà ascoltarle. Avvicinati e siediti accanto a me ». Con affettata modestia, la falsa Fatima sedette ed allora la Principessa tornò a dirle: « Mia buona madre, ti domando una cosa che mi devi accordare; devi rimanere con me per parlarmi della tua vita ed insegnarmi come si serve Allah». «Principessa», rispose la finta Fatima, «ti supplico di non chiedermi una cosa che non posso accordarti, giacchè dovrei abbandonare il mio sistema di vita e le mie devozioni». La Principessa soggiunse: « Ciò non deve preoccuparti, poichè ho diversi appartamenti non occupati: sceglierai quello che più ti converrà e qui potrai fare i tuoi esercizi spirituali con la medesima libertà che nel tuo eremo ». Il mago non aveva altro scopo se non quello d'introdursi nel palazzo di Aladino, dove avrebbe potuto con facilità condurre a termine il suo delittuoso disegno, godendo della protezione della Principessa senza essere obbligato ad andare e venire dall'eremo al palazzo: accettò quindi l'offerta della Principessa e le disse: « Benchè io non sia che una miserabile donna che ha fatto voto di rinunciare al mondo, alle sue ricchezze ed alle sue lusinghe, non oso resistere alla volontà ed all'offerta di una Principessa, così pia e caritatevole ». In conseguenza della risposta del mago, la Principessa gli disse: « Alzati e vieni con me, ti mostrerò gli appartamenti vuoti, affìnchè tu faccia la tua scelta ». Egli seguì la Principessa Badroulboudour e, fra tutti gli appartamenti che ella gli mostrò, tutti eleganti e riccamente mobiliati, egli scelse quello che gli parve il più modesto, dicendo ipocritamente che era troppo buono per una persona misera come la sua e che l'accettava unicamente per compiacerla. La Principessa voleva ricondurre il malvagio nel salone delle ventiquattro finestre per consumare insieme il pranzo, ma poichè per mangiare avrebbe dovuto scoprirsi il viso, che fino allora aveva sempre tenuto velato, e, temendo che la Principessa si accorgesse che non si trattava di Fatima, la santa donna la pregò di dispensarla, adducendo la scusa che non si nutriva se non di pane e frutta secche e manifestando il desiderio di consumare il suo pasto frugale nel proprio appartamento; ciò che la Principessa volentieri concesse. « Mia buona madre », disse, « fa come se tu fossi nel tuo eremo. Vado a ordinare che ti portino il pranzo, ma ricordati che, non appena avrai finito di mangiare, ti aspetto da me ». La Principessa pranzò e la falsa Fatima andò a trovarla subito dopo. «Mia

41

Page 42: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

buona madre», disse la Principessa, «sono fiera e felice di ospitare in questo palazzo una santa donna come te, che reca con sè la benedizione. A proposito, come ti sembra questo palazzo? Ma, prima che te lo mostri stanza per stanza, dimmi cosa pensi di questo salone». La presunta Fatima, in seguito alla domanda, benchè per recitare meglio la sua parte avesse tenuto fino a quel momento la testa chinata, la sollevò e guardò a dritta ed a manca; poi disse: «Principessa, è questo un salone veramente eccezionale. Ciò non ostante, per quanto possa giudicare una donna solitaria sempre lontana dal mondo, mi pare che vi manchi una cosa». « Quale cosa, buona madre », interrogò la Principessa Badroulboudour. « Dimmelo, te ne prego. Io credevo e così ho sempre sentito dire che non vi mancasse nulla. Ma, se qualcosa manca, potrò rimediare». Dissimulando, la finta Fatima soggiunse: «Principessa, perdona la libertà che mi prendo. Io ritengo che, se dal mezzo di questa cupola pendesse sospeso un uovo di roc, questo salone non avrebbe veramente l'eguale nelle quattro parti del mondo: sarebbe la più grande meraviglia dell'universo ». « Ma qual è quest'uccello che si chiama roc e dove si può trovare un suo uovo, buona madre? ». La falsa Fatima rispose: « Principessa, trattasi di un uccello di prodigiosa grandezza che vive sulla cima del Caucaso e che l'architetto del tuo palazzo potrebbe trovare ». Dopo averla ringraziata del consiglio, la Principessa continuò a conversare con la creduta santa donna su vari argomenti; ma non dimenticò l'uovo di roc del quale aveva deciso di parlarne con Aladino, appena di ritorno dalla caccia per la quale era partito sei giorni avanti. Il mago non ignorava questo particolare e aveva voluto trarne profitto. Quel giorno, verso sera, Aladino ritornò, mentre la finta Fatima si congedava dalla Principessa, ritirandosi nel suo appartamento. Egli salutò ed abbracciò la sposa; ma la trovò un po' fredda. « Mia Principessa », egli le disse, « non ti trovo gioconda come di consueto. Forse durante la mia assenza accadde qualcosa per cui tu sia malcontenta? In nome del cielo non nascondermelo. Nulla che sia in mio potere non farei per dissipare la nube di tristezza che ti vela il bel viso». «Si tratta d'una piccola cosa di così poca importanza, che non so come mai tu possa essertene accorto. Ma, giacchè hai scoperto il mio piccolo cruccio, te ne rivelerò la cagione, che è di pochissimo conto. Credevo », seguitò la Principessa, « che il nostro palazzo fosse il più sorprendente del mondo. Tuttavia, dopo aver bene esaminato il salone delle ventiquattro fìnestre, sono giunta ad immaginare che la sua perfezione sarebbe completa se dall'alto della sua cupola pendesse sospeso un uovo di roc». « Principessa », rispose Aladino, « il solo fatto che tu trovi che vi manca quest'uovo di roc è sufficiente perchè anch'io vi trovi il medesimo difetto. Vedrai con quanta sollecitudine lo procurerò per amor tuo». Subito Aladino si separò dalla sposa e salì nel salone delle ventiquattro finestre: là, tratta dal seno la lampada che adesso portava sempre con sè, la strofinò. Il Genio si presentò immediatamente. Aladino gli disse: « Genio, per completare questa cupola, manca un uovo di roc sospeso nel mezzo; nel nome della lampada che tengo, ti chiedo di procurarmelo ». Aladino non aveva ancora finito di pronunciare queste parole che il Genio lanciò un grido terrificante ed il salone sussultò. Poi il Genio, con voce da far tremare l'uomo più coraggioso e sicuro, disse: « Miserabile! Non ti è bastato che io e i miei compagni ti abbiamo procurato tutto quanto possiedi: ora mi domandi addirittura che ti porti, con ingratitudine senza pari, il mio stesso padrone per appenderlo nel mezzo di questa cupola! Ciò basterebbe per ridurre in cenere te, tua moglie e il tuo palazzo. Ma la domanda non viene direttamente per parte tua: il vero autore ne è il fratello del mago africano, tuo nemico, che tu sterminasti come meritava. Egli si è insinuato nel tuo palazzo sotto le vesti di Fatima, la santa donna da lui assassinata, e fu egli a suggerire a tua moglie la domanda perniciosa che mi hai rivolto. Egli medita di ucciderti: sta in guardia! ». Ciò detto, il Genio disparve. Aladino aveva fatto tesoro d'ogni parola udita. Egli aveva inteso parlare della santa donna, Fatima, e non ignorava com'ella guarisse con la semplice imposizione delle mani il mal di capo. Perciò, senza far parola dell'accaduto con la

42

Page 43: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Principessa, le manifestò di soffrire d'una terribile emicrania, che lo aveva colto di improvviso. La Principessa ordinò che immediatamente gli fosse condotta la santa donna e, mentre i servi l'andavano a chiamare, narrò ad Aladino della sua presenza nel palazzo nel quale le aveva assegnato un appartamento. La falsa Fatima arrivò. Aladino le disse: «Buona madre, sono lieto di vederti e sono felice che la mia buona stella ti abbia condotto qui. Mi tormenta un forte mal di capo e ti chiedo soccorso, ben conoscendo le tue virtù. Spero che non ricuserai la grazia da te tante volte concessa agli afflitti da questo fastidioso male». Ciò detto, si alzò e chinò il capo: la falsa Fatima avanzò, ma recò contemporaneamente la mano ad un pugnale, che celava sotto la veste. Aladino, che la osservava, le fermò la mano e le trapassò il cuore stendendola a terra. Esterrefatta, la Principessa esclamò: «Che hai mai fatto! Hai ucciso la santa donna!». «No, mia Principessa», rispose Aladino senza scomporsi, «non uccisi Fatima, ma questo scellerato, che avrebbe ucciso me a mia volta, se non lo avessi prevenuto. Questo perfido che tu vedi», e gli tolse il velo, «strozzò Fatima e si travestì con i suoi abiti per pugnalarmi. Per terminartene la presentazione, ti dirò che egli altro non è se non il fratello del mago africano, tuo rapitore ». Quindi Aladino le narrò come avesse appreso questi particolari. Quand'ebbe finito di parlare, fece portar via quel cadavere. In questo modo Aladino potè sottrarsi alla persecuzione dei due fratelli maghi. Pochi anni dopo morì il Sultano, ormai in età assai avanzata e, poichè non lasciò fìgli maschi, la Principessa Badroulboudour, sua legittima erede, gli successe al trono e quindi passò il potere supremo ad Aladino. Per molti anni essi regnarono uniti e lasciarono una assai illustre posterità.

Es texto en continuación es mi traducción del italiano

HISTORIA DE ALADINO Y LA LÁMPARA MÁGICA

732 noche

He llegado a saber ¡oh rey afortunado! ¡oh dotado de buenos modales! que en la antigüedad del tiempo y el pasado de las edades y de los momentos, en una ciudad entre las ciudades de la China, y de cuyo nombre no me acuerdo en este instante, había -pero Alah es más sabio— un hombre que era sastre de oficio y pobre de condición. Y aquel hombre tenía un hijo llamado Aladino, que era un niño mal educado y que desde su infancia resultó un galopín muy enfadoso. Y he aquí que, cuando el niño llegó a la edad de diez años, su padre quiso hacerle aprender por lo pronto algún oficio honrado; pero, como era muy pobre, no pudo atender a los gastos de la instrucción y tuvo que limitarse a tener con él en la tienda al hijo, para enseñarle el trabajo de aguja en que consistía su propio oficio. Pero Aladino, que era un niño indómito acostumbrado a jugar con los muchachos del barrio, no pudo amoldarse a permanecer un solo día en la tienda. Por el contrario, en lugar de estar atento al trabajo, acechaba el instante en que su padre se veía obligado a ausentarse por cualquier motivo o a volver la espalda para atender a un cliente, y al punto el niño recogía la labor a toda prisa y corría a reunirse por calles y jardines con los bribonzuelos de su calaña. Y tal era la conducta de aquel rebelde, que no quería obedecer a sus padres ni aprend y desesperado por tener un hijo tan dado a todos los vicios, acabó por abandonarle a su libertinaje; y su dolor le hizo contraer una enfermedad, de la que hubo de morir. ¡Pero no por eso se corrigió Aladino de su mala conducta! Entonces la madre de Aladino, al ver que su esposo había muerto y que su hijo no era más que un bribón, con el que no se podía contar para nada, se decidió a vender la tienda y todos los utensilios de la tienda, a fin de poder vivir algún tiempo con el producto de la venta pero como todo se agotó en seguida, tuvo

43

Page 44: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

necesidad de acostumbrarse a pasar sus días y sus noches hilando lana y algodón  para ganar algo y alimentarse y alimentar al ingrato de su hijo.

En cuanto a Aladino, cuando se vio libre del temor a su padre, no le retuvo ya nada y se entregó a la pillería y a la perversidad. Y se pasaba todo el día fuera de casa para no entrar más que a las horas de comer. Y la pobre y desgraciada madre, a pesar de las incorrecciones de su hijo para con ella y del abandono en que la tenía, siguió manteniéndole con el trabajo de sus manos y el producto de sus desvelos, llorando sola lágrimas muy amargas. Y así fue cómo Aladino llegó a la edad de quince años. Y era verdaderamente hermoso y bien formado, con dos magníficos ojos negros, y una tez de jazmín, y un aspecto de lo más seductor.

Un día entre los días, estando él en medio de la plaza que había a la entrada de los zocos del barrio, sin ocuparse más que de jugar con los pillastres y vagabundos de su especie, acertó a volar por allí un derviche maghrebín que se detuvo mirando a los muchachos obstinadamente. Y acabó por posar en Aladino sus miradas y por observarle de una manera bastante singular y con una atención muy particular, sin ocuparse ya de los otros niños camaradas suyos. Y aquel derviche, que venía del último confín del Maghreb, de las comarcas del interior lejano, era un insigne mago muy versado en la astrología y en la ciencia de las fisonomías; y en virtud de su hechicería podría conmover y hacer chocar unas con otras las montañas más altas. Y continuó observando a Aladino con mucha insistencia y pensando: “¡He aquí por fin el niño que necesito, el que busco desde hace largo tiempo y en pos del cual partí del Maghreb, mi país!” Y aproximóse sigilosamente a uno de los muchachos, aunque sin perder de vista a Aladino, le llamó aparte sin hacerse notar, y por él se informó minuciosamente del padre y de la madre de Aladino, así como de su nombre y de su condición. Y con aquellas señas, se acercó a Aladino sonriendo, consiguió atraerle a una esquina, y le dijo: “¡Oh hijo mío! ¿no eres Aladino, el hijo del honrado sastre?” Y Aladino contestó: “Sí soy Aladino. ¡En cuanto a mi padre, hace mucho tiempo que ha muerto!” Al oír estas palabras, el derviche maghrebín se colgó del cuello de Aladino, y le cogió en brazos, y estuvo mucho tiempo besándole en las mejillas, llorando ante él en el límite de la emoción. Y Aladino, extremadamente sorprendido, le preguntó.. “¿A qué obedecen tus lágrimas, señor? ¿ Y de qué conocías a mi difunto padre? Y contestó el maghrebín, con una voz muy triste y entrecortada: “¡Ah hijo mío! ¿cómo no voy a verter lágrimas de duelo y de dolor, si soy tu tío, y acabas de revelarme de una manera tan inesperada la muerte de tu difunto padre, mi pobre hermano? ¡Oh hijo mío! ¡has de saber, en efecto, que llego a este país después de abandonar mi patria y afrontar los peligros de un largo viaje, únicamente con la halagüeña esperanza de volver a ver a tu padre y disfrutar con él la alegría del regreso y de la reunión! ¡ Y he aquí ¡ay! que me cuentas su muerte!” Y se detuvo un instante, como sofocado de emoción; luego añadió: “¡Por cierto ¡oh hijo de mi hermano! que en cuanto te divisé, mi sangre se sintió atraída por tu sangre y me hizo reconocerte en seguida, sin vacilación, entre todos tus camaradas! ¡ Y aunque cuando yo me separé de tu padre no habías nacido tú, pues aún no se había casado, no tardé en reconocer en ti sus facciones y su semejanza! ¡ Y eso es precisamente lo que me consuela un poco de su pérdida! ¡Ah! ¡qué calamidad cayó sobre mi cabeza! ¿Dónde estás ahora, hermano mío a quien creí abrazar al menos una vez después de tan larga ausencia y antes de que la muerte viniera a separarnos para siempre? ¡Ay! ¿quién puede envanecerse de impedir que ocurra lo que tiene que ocurrir? En adelante, tú, serás mi consuelo y reemplazarás a tu padre en mi afección, puesto que tienes sangre suya y eres su descendiente; porque dice el proverbio: “¡Quién deja posteridad no muere!”

44

Page 45: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Luego el maghrebín, sacó de su cinturón diez dinares de oro y se los puso en la mano a Aladino, preguntándole: “¡Oh hijo mío! ¿dónde habita tu madre, la mujer de mi hermano?” Y Aladino, completamente conquistado por la generosidad y la cara sonriente del maghrebín, lo cogió de la mano, le condujo al extremo de la plaza y le mostró con el dedo el camino de su casa, diciendo: “¡Allí vive!- Y el maghrebín le dijo: “Estos diez dinares que te doy ¡oh hijo mío! se los entregarás a la esposa de mi difunto hermano, transmitiéndole mis zalemas. ¡ y le anunciarás que tu tío acaba de llegar de viaje, tras larga ausencia en el extranjero, y que espera, si Alah quiere, poder presentarse en la casa mañana para formular por sí mismo los deseos a la esposa de su hermano y ver los lugares donde pasó su vida el difunto y visitar su tumba!”

Cuando Aladino oyó estas palabras del maghrebín, quiso inmediatamente complacerle, y después de besarle la mano se apresuró a correr con alegría a su casa, a la cual llegó, al contrario que de costumbre, a una hora que no era la de comer, y exclamó al entrar: “¡Oh madre mía! ¡vengo a anunciarte que, tras larga ausencia en el extranjero, acaba de llegar de su viaje mi tío, y te transmite sus zalemas!” Y contestó la madre de Aladino, muy asombrada de aquel lenguaje insólito y de aquella entrada inesperada: “¡Cualquiera diría, hijo mío, que quieres burlarte de tu madre! Porque, ¿quién es ese tío de que me hablas? ¿ Y de dónde y desde cuándo tienes un tío que esté vivo todavía?” Y dijo Aladino: “Cómo puedes decir ¡oh madre mía! que no tengo tío ni pariente que esté vivo aún, si el hombre en cuestión es hermano de mi difunto padre? ¡ Y la prueba está en que me estrechó contra su pecho y me besó llorando y me encargó que viniera a darte la noticia y a ponerte al corriente!” Y dijo la madre de Aladino: “Sí, hijo mío, ya sé que tenías un tío; pero hace largos años que murió. ¡ Y no supe que desde entonces tuvieras nunca otro tío!” Y miro con ojos muy asombrados a su hijo Aladino, que ya se ocupaba de otra cosa. Y no le dijo nada más acerca del particular en aquel día. Y Aladino, por su parte, no le habló de la dádiva del maghrebín.

Al día siguiente Aladino salió de casa a primera hora de la mañana; y el maghrebín, que ya andaba buscándole, le encontró en el mismo sitio que la víspera, dedicado a divertirse, como de costumbre, con los vagabundos de su edad. Y se acercó inmediatamente a él, le cogió de la mano, lo estrechó contra su corazón, y le besó con ternura. Luego sacó de su cinturón dos dinares y se los entregó diciendo: “Ve a buscar a tu madre y dile, dándole estos dos dinares: “¡Mi tío tiene intención de venir esta noche a cenar con nosotros, y por eso te envía este dinero para que prepares manjares excelentes!” Luego añadió, inclinándose hacia él: “¡Y ahora, ya Aladino enséñame por segunda vez el camino de tu casa!” Y contestó Aladino: “Por encima de mi cabeza y de mis ojos, ¡oh tio mío!” Y echó a andar delante y le enseñó el camino de su casa. Y el maghrebín le dejó y se fue por su camino...

En este momento de su narración, Schahrazada vio aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGO LA 733 NOCHE

Ella dijo: 

... Y el maghrebín le dejó y se fue por su camino. Y Aladino entró en la casa contó a su madre lo ocurrido y le entregó los dos dinares, diciéndole: “¡Mi tío va a venir esta noche a cenar con nosotros!”

45

Page 46: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Entonces, al ver los dos dinares, se dijo la madre de Aladino: “¡Quizá no conociera yo a todos los hermanos del difunto!” Y se levantó y a toda prisa fue al zoco, en donde compró las provisiones necesarias para una buena comida, y volvió para ponerse en seguida a preparar los manjares. Pero como la pobre no tenía utensilios de cocina, fue a pedir prestados a las vecinas las cacerolas, platos y vajilla que necesitaba. Y estuvo cocinando todo el día; y al hacerse de noche, dijo a Aladino: “¡La comida está dispuesta, hijo rnío, y como tu tío acaso no sepa bien el camino de nuestra casa, debes salirle al encuentro o esperarle en la calle!” Y Aladino contestó: “¡Escucho y obedezco!” Y cuando se disponía a salir, llamaron a la puerta. Y corrió a abrir él. Era el maghrebín. E iba acompañado de un mandadero que llevaba en la cabeza una carga de frutas, de pasteles y bebidas. Y Aladino les introdujo a ambos. Y el mandadero se marchó cuando dejó su carga y le pagaron. Y Aladino condujo al maghrebín, a la habitación en que estaba su madre. Y el maghrebín se inclinó y dijo con voz conmovida: “La paz sea contigo, ¡oh esposa de mi hermano!” Y la madre de Aladino le devolvió la zalema: Entonces el maghrebín se echó a llorar en silencio. Luego preguntó: “¿Cuá es el sitio en que tenía costumbre de sentarse el difunto?” Y la madre de Aladino le mostró el sitio en cuestión; y al punto se arrojó al suelo el maghrebín y se puso a besar aquel lugar y a suspirar con lágrimas en los ojos y a decir: “¡Ah, qué suerte la mía! ¡Ah, qué miserable suerte fue haberte perdido, ¡oh hermano mío! ¡oh estría de mis ojos!” Y continuó llorando y lamentándose de aquella manera, y con una cara tan transformada y tanta alteración de entrañas, que estuvo a punto de desmayarse, y la madre de Aladino no dudó ni por un instante de que fuese el propio hermano de su difunto marido. Y se acercó a él, le levantó del suelo, y le dijo: “¡Oh hermano de mi esposo! ¡vas a matarte en balde a fuerza de llorar! ¡Ay, lo que está escrito debe ocurrir!” Y siguió consolándole con buenas palabras hasta que le decidió a beber un poco de agua para calmarse y sentarse a comer.

Cuando estuvo puesto el mantel, el maghrebín comenzó a hablar con la madre de Aladino. Y le contó lo que tenía que contarle, diciéndole:

“¡Oh mujer de mi hermano! no te parezca extraordinario el no haber tenido todavía ocasión de verme y el no haberme conocido en vida de mi difunto hermano porque hace treinta años que abandoné este país y partí para el extranjero, renunciando a mi patria. Y desde entonces no he cesado de viajar por las comarcas de la India y del Sindh, y de recorrer el país de los árabes y las tierras de otras naciones. Y también estuve en Egipto y habité la magnífica ciudad de Masr, que es el milagro del mundo! Y tras de residir allá mucho tiempo, partí para el país de Maghreb central, en donde acabé por fijar mi residencia durante veinte años.

“Por aquel entonces, ¡oh mujer de mi hermano! un día entre los días, estando en mi casa, me puse a pensar en mi tierra natal y y en mi hermano. Y se me exacerbó el deseo de volver a ver mi sangre; y me eché a llorar y empecé a lamentarme de mi estancia en país extranjero. Y al fin se hicieron tan intensas las nostalgias de mi separación y de mi alejamiento del ser que me era caro, que me decidí a emprender el viaje a la comarca que vio surgir mi cabeza de recién nacido. Y pensé para mi ánima: “¡Oh hombre! ¡cuántos años van transcurridos desde el día en que abandonaste tu ciudad y tu país y la morada del único hermano que posees en el mundo! ¡Levántate, pues, y parte a verle de nuevo antes de la muerte! Porque, ¿quién sabe las calamidades del Destino, los accidentes de los días y las revoluciones del tiempo? ¿ Y no sería una suprema desdicha que murieras antes de regocijarte los ojos con la contemplación de tú hermano, sobre todo ahora que Alah, (¡glorificado sea!) te ha dado la riqueza, y tu hermano acaso siga en una condición de estrecha pobreza? ¡No olvides, por tanto, que con partir verificarás dos acciones excelentes: volver a ver a tu hermano y socorrerle!

46

Page 47: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

“Y he aquí que, dominado por estos pensamientos, ¡oh mujer de mi hermano! me levanté al punto y me preparé para la marcha. Y tras de recitar la plegaria del viernes y la Fatiha del Corán, monté a caballo y me encaminé a mi patria. Y después de muchos peligros y de las prolongadas fatigas del camino, con ayuda de Alah (¡glorificado y venerado sea!) acabé por llegar con bien a mi ciudad, que es ésta. Y me puse inmediatamente a recorrer calles y barrios en busca de la casa de mi hermano. Y Alah permitió que entonces encontrase a este niño jugando con sus camaradas. ¡ Y Por Alah el Todopoderoso, ¡oh mujer de mi hermano! que apenas le vi, sentí que mi corazón se derretía de emociónn por él; y como la sangre reconocía a la sangre, no vacilé en suponer en él al hijo de mi hermano! Y en aquel mismo momento Olvidé mis fatigas y mis preocupaciones, y creí enloquecer de alegría. Pero ¡ay! que no tardó en saber, por boca de este niño, que mi hermano había fallecido en la misericordia de Alah el Altísimo! ¡Ah! ¡terrible noticia que me hace caer de bruces, abrumado de emoción y de dolor! Pero ¡oh mujer de mi hermano! ya te contaría el niño probablemente que, con su aspecto y su semejanza con el difunto, ha logrado consolarme un poco, haciéndome recordar el proverbio que dice: “¡El hombre que deja posteridad, no muere!”

Así habló el maghrebín. Y advirtió que, ante aquellos recuerdos evocados, la madre de Aladino lloraba amargamente. Y para que olvidara sus tristezas y se distrajera de sus ideas negras, se encaró con Aladino y variando de conversación, le dijo: “Hijo mío, ¿qué oficio aprendiste y en qué trabajo te ocupas para ayudar a tu pobre madre y vivir ambos?”.

Al oir aquello, avergonzado de su vida por primera vez, Aladino bajó la cabeza mirando al suelo. Y como no decía palabra, contestó en lugar suyo su madre: “¿Un oficio, ¡oh hermano de mi esposo! tener un oficio Aladino? ¿Quién piensa en eso? ¡Por Alah, que no sabe nada absolutamente! ¡Ah! ¡nunca vi un niño tan travieso! ¡Se pasa todo el día corriendo con otros niños del barrio, que son unos vagabundos, unos pillastres, unos haraganes como él, en vez de seguir el ejemplo de los hijos buenos, que están en la tienda con sus padres! ¡Solo por causa suya murió su padre, dejándome amargos recuerdos! ¡ Y también yo me veo reducida a un triste estado de salud! Y aunque apenas si veo con mis ojos, gastados por las lágrimas y las vigilias, tengo que trabajar sin descanso y pasarme días y noches hilando algodón para tener con qué comprar dos panes de maíz, lo, preciso para mantenernos ambos. ¡ Y tal es mi condición! ¡ Y te juro por tu vida, ¡oh hermano de mi esposo que sólo entra él en casa a las horas precisas de las comidas! ¡ Y esto es todo lo que hace! ¡Así es que a veces, cuando me abandona de tal suerte, por más que soy su madre pienso cerrar la puerta de la casa y no volver a abrírsela, a fin de obligarle a que busque un trabajo que le de para vivir! ¡ Y luego me falta valor para hacerlo; porque el corazón de una madre es compasivo y misericordioso! ¡Pero mi edad avanza, y me estoy haciendo, muy vieja ¡oh hermano de mi esposo! ¡ y mis hombros no soportan las fatigas que antes! ¡ Y ahora apenas si mis dedos me permiten dar vuelta al uso! ¡ Y nd sé hasta cuándo voy a poder continuar una tarea semejante sin que me abandona la vida, como me abandona mi hijo, este Aladino que tienes delante de ti, ¡Oh hermano de mi esposol”

Y se echó a llorar.

Entonces el maghrebín se encaró con Aladino, y le dijo: “¡Ah! ¡Oh hijo de mi hermano! ¡en verdad que no sabía yo todo eso que a ti se refiere! ¿Por qué marchas por esa senda de haraganería? ¡Qué vergüenza para ti, Aladino! ¡Eso no está bien en hombres como tú! ¡Te hallas dotado de razón, hijo mío, y eres un vástago de buena familia! ¿No es para ti una deshonra dejar así que tu pobre madre, una mujer vieja, tenga que mantenerte, siendo tú un hombre con edad

47

Page 48: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

para tener una ocupación con que pudierais manteneros ambos?.. ¡ Y por cierto ¡oh hijo mío! que gracias a Alah, lo que sobra en nuestra ciudad son maestros de oficio! ¡Sólo tendrás, pues, que escoger tú mismo el oficio que más te guste, y yo me encargo de colocarte! ¡ Y de ese modo, cuando seas mayor, hijo mío, tendrás entre las manos un oficio seguro que te proteja contra los embates de la suerte! ¡Habla ya! ¡ Y si no te agrada el trabajo de aguja, oficio de tu difundo padre, busca otra cosa y avísamelo y te ayudaré todo lo que pueda, ¡oh hijo mío!”

Pero en vez de contestar. Aladino continuó con la cabeza baja y guardando silencio con lo cual indicaba que no quería más oficio que el de vagabundo. Y el maghrebín advirtió su repugnancia por los oficios manuales, y trató de atraérsela de otra manera. Y le dijo, por tanto: “¡Oh hijo de mi hermano! ¡no te enfades ni te apenes por mi insistencia! ¡Pero déjame añadir que, si los oficios te repugnan, estoy dispuesto, caso de que quieras ser un hombre honrado, a abrirte una tienda de mercader de sederías en el zoco grande! Y surtiré esa tienda con las telas más caras y brocados de la calidad más fina. ¡ Y así te harás con buenas relaciones entre los mercaderes al por mayor! Y te acostumbrarás a vender y comprar, a tomar y a dar. Y será excelente tu reputación en la ciudad., ¡ Y con ello honrarás la memoria de tu difunto padre! ¿Qué dices a esto, ¡oh Aladino!, hijo mío?

Cuando Aladino escuchó esta proposición de tu tío y comprendió que podría convertirse en un gran mercader del zoco, en un hombre de importancia, vestido con buenas ropas, con un turbante de seda y un lindo cinturón de diferentes colores, se regocijó en extremo. Y miró al maghrebín sonriendo y torciendo la cabeza, lo que en su lenguaje significaba claramente: “¡Acepto!” Y el maghrebín comprendió entonces que le agradaba la proposición, y dijo a Aladino: “Ya que quieres convertirte en un personaje de importancia, en un mercader con tienda abierta, procura en lo sucesivo hacerte digno de tu nueva situación. Y sé un hombre desde ahora, ¡oh hijo de mi hermano! Y mañana, si Alah, quiere, te llevaré al zoco, y empezaré por comprarte un hermoso traje nuevo, como lo llevan los mercaderes ricos, y todos los accesorios que exige. ¡ Y hecho esto, buscáremos juntos una tienda buena para instalarte en ella!”

 ¡Eso fue todo! Y la madre de Aladino, que oía aquellas exhortaciones y veía aquella generosidad, bendecía a Alah, el Bienhechor, que de manera tan inesperada le enviaba a un pariente que la salvaba de la miseria y llevaba por el buen camino a su hijo Aladino. Y sirvió la comida con el corazón alegre, como si se hubiese rejuvenecido veinte años. ¡ Y comieron y bebieron, sin dejar de charlar de aquel asunto, que tanto les interesaba a todos! Y el maghrebín empezó por iniciar a Aladino en la vida y los modales de los mercaderes, y por hacerle que se interesara mucho en su nueva condición. Luego, cuando vio que la noche iba ya mediada, se levantó y se despidió de la madre de Aladino y besó a Aladino. Y salió, prometiéndole que volvería al día siguiente. Y aquella noche, con la alegría, Aladino no pudo pegar los ojos Y no hizo más que pensar en la vida encantadora que le esperaba.

Y ha aquí que al siguiente día, a primera hora, llamaron a la puerta. Y la madre de Aladino fue a abrir por sí misma, y vio que precisamente era el hermano de su esposo, el maghrebín, que cumplía su promesa de la víspera. Sin embargo, a pesar de las instancias de la madre de Aladino, no quiso entrar, pretextando que no era hora de visitas, y solamente pidió permiso para llevarse a Aladino consigo al zoco. Y Aladino, levantado y vestido ya, corrió en seguida a ver a su tío, y le dio los buenos días y le besó la mano. Y el maghrebín le cogió de la mano y se fue, con él al zoco. Y entró con él en la tienda del mejor mercader y pidió un traje que fuese el mas hermoso y el más lujoso entre los trajes a la medida de Aladino. Y el mercader le enseñó varios a cual más

48

Page 49: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

hermosos. Y el mahrebín dijo a Aladino. “¡Escoge tú mismo el que te guste, hijo mío!” Y en extremo encantado de la generosidad de su tío, Aladino escogió uno que era todo de seda rayada y reluciente. Y también escogió un turbante de muselina de seda recamada de oro fino, un cinturón de cachemira y botas de cuero rojo brillante. Y el maghrebín lo pagó todo sin regatear y entregó el paquete a Aladino, diciéndole: “¡Vamos ahora al hammam, para que estés bien limpió antes de vestirte de nuevo!- Y le condujo al hammam, y entró con él en una sala reservada, y le bañó con sus propias manos; y se bañó él también. Luego pidió los refrescos que suceden al baño; y ambos bebieron con delicia y muy contentos. Y entonces se puso Aladino el suntuoso traje consabido de seda rayada y reluciente, se colocó el hermoso turbante, se ciñó al talle el cinturón de Indias y se calzó las botas rojas. Y de este modo estaba hermoso cual la luna y comparable a algún hijo de rey o de sultán. Y en extremo encantado de verse transformado así, se acercó a su tío y le besó la mano y le dio muchas gracias por su generosidad. y el maghrebín, le besó, y le dijo: “¡Todo esto no es más que el comienzo!” Y salió con él del hammam, y le llevó a los zocos más frecuentados, y le hizo visitar las tiendas de los grandes mercaderes. Y hacíale admirar las telas más ricas y los objetos de precio, enseñándole el nombre de cada cosa en particular; y le decía: “¡Como vas a ser mercader es preciso que te enteres de los pormenores de ventas y compras!” Luego le hizo visitar los edificios notables de la ciudad y las mezquitas principales y los khans en que se alojaban las caravanas. Y terminó el paseo, haciéndole ver los palacios del sultán y los jardines que los circundaban. Y por último le llevó al khan grande, donde paraba él, y le presentó a los mercaderes conocidos suyos, diciéndoles: “¡Es el hijo de mi hermano!” Y les invitó a todos a una comida que dio en honor de Aladino, y les regaló con los manjares más selectos, y estuvo con ellos y con Aladino hasta la noche.

Entonces se levantó y se despidió de sus invitados, diciéndoles que iba a llevar a Aladíno a su casa. Y en efecto, no quiso dejar volver solo a Aladino, y le cogió de la mano y se encaminó con él a casa de la madre. Y al ver a su hijo tan magníficamente vestido, la pobre madre de Aladino creyó perder la razón de alegría. Y empezó a dar gracias y a bendecir mil veces a su cuñado, diciéndole: “¡Oh hermano de mi esposo! ¡aunque toda la vida estuviera dándote gracias, jamás te agradecería bastante tus beneficios!” Y contestó el maghrebín: “¡Oh mujer de mi hermano! ¡no tiene ningún mérito, verdaderamente ningún mérito, el que yo obre de esta manera, porque Aladino es hijo mío, y mi deber es servirle de padre en lugar del difunto! ¡No te preocupes, pues, por él y estate tranquila!” Y dijo la madre de Aladino, levantando los brazos al cielo: “¡Por el honor de los santos antiguos y recientes, ruego a Alah que te guarde y te conserve ¡oh hermano de mi esposo! Y prolongue tu vida para nuestro bien, a fin de que seas el ala cuya sombra proteja siempre a este niño huérfano! ¡ Y ten la seguridad de que él, por su parte, obedecerá siempre tus órdenes y no hará más que lo que le mandes!” Y dijo el maghrebín: “¡Oh mujer de mi hermano! Aladino se ha convertido en hombre sensato, porque es un excelente mozo, hijo de buena familia. ¡ Y espero desde luego que será digno descendiente de su padre y refrescará tus ojos!” Luego añadió: “Dispénsame ¡oh mujer de mi hermano! porque mañana viernes no se abra la tienda prometida; pues ya sabes que el viernes están cerrados los zocos y que no se puede tratar de negocios. ¡Pero pasado mañana, sábado, se hará, si Alah quiere! Mañana, sin embargo, vendré por Aladino para continuar instruyéndole, y le haré visitar los sitios públicos y los jardines situados fuera de la ciudad, adonde van a pasearse los mercaderes ricos, a fin de que así pueda habituarse a la contemplación del lujo y de la gente distinguida. ¡Porque hasta hoy no ha frecuentado más trato que el de los niños, y es preciso que conozca ya a hombres y que ellos lo conozcan!” Y se despidió de la madre de Aladino, besó a Aladino y se marchó... 

49

Page 50: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

En este momento de su narración, Schahrazada vio aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGÓ LA 736 NOCHE

Ella dijo:

... Y se despidió de la madre de Aladino, besó a Aladino y se marchó. Y Aladino pensó durante la noche en todas las cosas hermosas que acababa de ver y en las alegrías que acababa de experimentar; y se prometió nuevas delicias para el siguiente día. Así es que se levantó con la aurora, sin haber podido pegar los ojos, y se vistió sus ropas nuevas, y empezó a andar de un lado para otro, enredándose los pies con aquel traje largo, al cual no estaba acostumbrado. Luego, como su impaciencia le hacía pensar que el maghrebín tardaba demasiado, salió a esperarle a la puerta y acabó por verle aparecer. Y corrió a él como un potro y le besó la mano. Y el maghrebín le beso y lo hizo muchas caricias, y le dijo que fuera a advertir a su madre que se le llevaba. Después le cogió de la mano y se fue con él. Y echaron a andar juntos, hablando de unas cosas y de otras; y franquearon las puertas de la ciudad, de donde nunca había salido aún Aladino. Y empezaron a aparecer ante ellos las hermosas casas particulares y los hermosos palacios rodeados de jardines; y Aladino los miraba maravillado, y cada cual le parecía  más hermoso que el anterior.

Y así anduvieron mucho por el campo, acercándose más cada vez al fin que se proponía el maghrebín. Pero llegó un momento en que Aladino comenzó a cansarse, y dijo al maghrebín: “¡Oh tío mío! ¿tenemos que andar mucho todavía? ¡mira que hemos dejado atrás los jardines, y ya sólo tenemos delante de nosotros la montaña! ¡Además, estoy fatigadísimo, y quisiera tomar un bocado!” Y el maghrebín se sacó del cinturón un pañuelo con frutas y pan, y dijo a Aladino: “Aquí tienes, hijo mío, con qué saciar tu hambre y tu sed. ¡Pero aún tenemos que andar un poco para llegar al paraje maravilloso que voy a enseñarte y que no tiene igual en el mundo! ¡Repón tus fuerzas, y toma alientos, Aladino, que ya eres un hombre!” Y continuó animándole, a la vez que le daba consejos acerca de su conducta en el porvenir, y le impulsaba a separarse de los niños para acercarse a los hombres sabios y prudentes. ¡ Y consiguió distraerle de tal manera, que acabó por llegar con él a un valle desierto al pie de la montaña, y en donde no había más presencia que la de Alah!

¡Allí precisamente terminaba -el viaje del maghrebín! ¡ Y para llegar a aquel valle había salido del fondo del Maghreb y había ido a los confines de la China!

Se encaró entonces con Aladino, que estaba extenuado de fatiga, y le dijo sonriendo: “¡Ya hemos llegado, hijo mío Aladino!” Y se sentó en una roca y le hizo sentarse al lado suyo Y lo abrazó con mucha ternura, y le dijo: “Descansa un poco Aladino. Porque al fin voy a mostrarte lo que jamás vieron los ojos de los hombres. Sí, Aladino; en seguida vas a ver aquí mismo un jardín más hermoso que todos los jardines de la tierra. Y sólo cuando hayas admirado las maravillas de ese jardín tendrás verdaderamente razón para darme gracias y olvidarás las fatigas de la marcha y bendecirás el día en que me encontraste por primera vez.” Y le dejó descansar un instante, con los ojos muy abiertos de asombro al pensar que iba a ver un jardín en un paraje donde no había más que rocas desperdigadas y matorrales. Luego le dijo: “¡Levántate ahora, Aladino, y recoge entre esos matorrales las ramas más secas y los trozos de leña que encuentres, y tráemelos! ¡ Y entonces veras el espectáculo gratuito a que te invito!” Y Aladino se levantó y

50

Page 51: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

se apresuro a recoger entre los matorrales y la maleza una gran cantidad de ramas secas y trozos de leña, y se los llevo al maghrebín, que, le dijo: “Ya tengo bastante. ¡Retírate ahora y ponte detrás de, mí!” Y Aladino obedeció a su tío, y y fue a colocarse a cierta distancia detrás de él.

Entonces el maghrebín sacó del cinturón un eslabón, con el que hizo lumbre, y prendió fuego al montón de ramas y hierbas secas, que llamearon crepitando. Y al punto sacó del bolsillo una caja de concha, la abrió y tomó un poco de incienso, que arrojo en medio de la hoguera. Y levantóse una humareda muy espesa que apartó él con sus manos a un lado y a otro, murmurando fórmulas en una lengua incomprensible en absoluto para Aladino. Y en aquel mismo momento tembló la tierra y se conmovieron sobre su base las rocas y se entreabrió el suelo en un espacio de unos diez codos de anchura. Y en el fondo de aquel agujero apareció una loza horizontal de mármol de cinco codos de ancho con una anilla de bronce en medio.

Al ver aquello, Aladino, espantado, lanzo un grito, y cogiendo con los dientes el extremo de su traje, volvió la espalda y emprendió la fuga, agitando las piernas. Pero de un salto cayó sobre él el maghrebín y le atrapó. Y le miró con ojos medrosos, le zarandeó teniéndole cogido de una oreja, y levantó la mano, y le aplicó una bofetada tan terrible, que por poco le salta los dientes, y Aladino quedó todo aturdido y se cayó al suelo.

Y he aquí que el maghrebín no le había tratado de aquel modo más que por dominarle de una vez para siempre, ya que le necesitaba para la operación que iba a realizar, y sin él no podía intentar la empresa para que había venido. Así, es que cuando le vio atontado en el suelo, le levantó, y le dijo con una voz que procuro hacer muy dulce: “¡Sabe, Aladino, que si te traté así, fue para enseñarte a ser un hombre! ¡Porque soy tu tío el hermano de tu padre, y me debes obediencia!” Luego añadió con una voz de lo más dulce: “¡Vamos, Aladino, escucha bien lo que voy a decirte, y no pierdas ni una sola palabra! ¡Porque si así lo haces sacarás de ello ventajas considerables y en seguida olvidarás los trabajos pesados!” Y le besó, y teniéndole para en adelante completamente sometido y dominado le dijo: “¡Ya acabas de ver, hijo mío, cómo se ha abierto el suelo en virtud de las fumigaciones y fórmulas que he pronunciado!, ¡Pero es preciso que sepas que obré de tal suerte únicamente por tu bien; porque debajo de esta losa de mármol que ves en el fondo del agujero con un anillo de bronce se halla un tesoro que está inscripto a tu nombre y no puede abrirse más que en tu presencia! ¡ Y ese tesoro, que te está destinado, te hará más rico que todos los reyes! Y para demostrarte que ese tesoro está destinado a ti y no a ningún otro, sabe que sólo a ti en el mundo es posible tocar esta losa de mármol y levantarla; pues yo mismo, a pesar de todo mi poder, que es grande, no podría echar mano a la anilla de bronce ni levantar la losa, aunque fuese mil veces más poderoso y más fuerte de lo que soy. ¡ Y una vez levantada la losa no me sería posible penetrar en el tesoro, ni bajar un escalón siquiera! ¡A ti únicamente incumbe hacer lo que no puedo hacer yo por mí mismo! ¡ Y para ello no tienes más que ejecutar al pie de la letra lo que voy a decirte! ¡ Y así serás el amo del tesoro, que partiremos con toda equidad en dos partes iguales, una para ti y otra para mí!”

Al oír estas palabras del maghrebín, el pobre Aladino sé olvidó de sus fatigas y de la bofetada recibida, y contestó: "¡Oh tío mío! ¡mándame lo que quieras y te obedeceré!” Y el maghrebín le cogió en brazos y le beso varias veces en las mejillas, y le dijo: “¡Oh Aladino! ¡eres para mí más querido que un hijo, pues que no tengo en la tierra más parientes que tú; tú serás mi único heredero, ¡oh hijo mío! Porque, al fin y al cabo, por ti, en suma, es por quien trabajo en este momento y por quien vine desde tan lejos. Y si estuve un poco brusco, comprenderás ahora, que fue para decidirte a no dejar de alcanzar en vano tu maravilloso destino. ¡He aquí, pues, lo que

51

Page 52: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

tienes que hacer! ¡Empezarás por bajar conmigo al fondo del agujero, y cogerás la anilla de bronce y levantarás la losa de mármol!” Y cuando hubo hablado así, se metió él primero en el agujero y dio la mano a Aladino para ayudarle a bajar. Y ya abajo, Aladino le dijo: ¿Pero cómo voy a arreglarme ¡oh tío mío! para levantar una losa tan pesada siendo yo un niño? ¡Si, al menos, quisieras ayudarme tú, me prestaría a ello con mucho gusto!” El maghrebín contestó: "¡Ah, no! ¡Ah, no! ¡Si, por desgracia, echara yo una mano, no podrías hacer nada ya y tu nombre se borraria para siempre del tesoro! ¡Prueba tú solo y verás cómo levantas la losa con tanta facilidad como si alzaras una pluma de ave! ¡Sólo tendrás que pronunciar tu nombre y el nombre de tu padre y el nombre de tu abuelo al coger la anilla!”

Entonces se inclinó Aladino y cogió la anilla y tiró de ella, diciendo: “¡Soy Aladino, hijo del sastre Mustafá, hijo del sastre Alí!” Y levantó con gran facilidad la losa de mármol, y la dejó a un lado. Y vio una cueva con doce escalones de mármol que conducían a una puerta, de dos hojas de cobre rojo con gruesos clavos. Y el maghrebín le dijo: ¡Hijo mío Aladino, baja ahora a esa cueva. Y cuando llegues al duodécimo escalón entrarás por esa puerta de cobre, que se abrirá sola delante de, ti. Y te hallarás debajo de una bóveda grande dividida en tres salas que se comunican unas con otras. En la primera. sala verás cuatro grandes calderas de cobre llenas de oro líquido, y en la segunda sala cuatro grandes calderas de plata llenas de polvo de oro; y en la tercera sala cuatro grandes calderas de oro llenas de dinares de oro., Pero pasa sin detenerte y recógete bien el traje, sujetándotelo a la cintura para que no toque a las calderas; porque si tuvieras la desgracia de tocar con los dedos o rozar siquiera con tus ropas una de las calderas o su contenido, al instante te convertirás en una mole de piedra negra. Entrarás, pues, en la primera sala, y muy de prisa, pasarás a la segunda, desde la cual, sin detenerte un instante, penetrarás en la tercera, donde veras una puerta claveteada, parecida a la de entrada, que al punto se abrirá ante tí. Y la franquearás, y te encontrarás de pronto en un jardín magnífico plantado de árboles agobiados por el peso de sus frutas. ¡Pero no te detengas allí tampoco! Lo atravesarás caminando adelante todo derecho, y llegarás a una escalera de columnas con treinta peldaños, por los que subirás a una terraza. Cuando estés en esta terraza, ¡oh Aladino! ten cuidado, porque enfrente de ti verás una especie de hornacina al aire libre; y en esta hornacina, sobre un pedestal de bronce, encontrarás una lamparita de cobre. Y estará encendida esta lámpara. ¡Ahora, fíjate bien, Aladino! ¡cogerás esta lámpara, la apagarás, verterás en el suelo el aceite y te la esconderás en el pecho en seguida! Y no temas mancharte el traje, porque el aceite que viertas no será aceite, sino otro líquido que no deja huella alguna en las ropas. ¡ Y volverás a mí por el mismo camino que hayas seguido! Y al regreso, si te parece, podrás, detenerte un poco en el jardín, y coge de este jardín tantas frutas como quieras. Y una vez que te hayas reunido conmigo, me entregarás la lámpara, fin y motivo de nuestro viaje y origen de nuestra riqueza y de nuestra gloria en el porvenir, ¡oh hijo mío!”

Cuando el maghrebín hubo hablado así, se quitó, un anillo que llevaba al dedo y se lo puso a Aladino en el pulgar, diciéndole: “Este anillo, hijo mío, te pondrá a salvo de todos los peligros y te preservará de todo mal. ¡Reanima, pues, tu alma, y llena de valor tu pecho, porque ya no eres un niño, sino un hombre! ¡ Y con ayuda de Alah, te saldrá bien todo! ¡ Y disfrutaremos de riqueza y de honores durante toda la vida, y gracias a la lámpara!” Luego añadió: “¡Pero te encarezco una vez más, Aladino, que tengas cuidado de recogerte mucho el traje y de ceñírtelo cuanto puedas, porque de no hacerlo así, estás perdido y contigo el tesoro!”

Luego le besó, y acariciándole varias veces en las mejillas, le dijo: “¡Vete tranquilo!”

52

Page 53: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Entonces, en extremo animado, Aladino bajó corriendo por los escalones de mármol, y alzándose el traje hasta más arriba de la cintura, y ciñéndoselo bien, franqueó la puerta de cobre, cuyas hojas se abrieron por sí solas al acercarse a él. Y sin olvidar ninguna de las recomendaciones del maghrebín, atravesó con mil precauciones la primera, la segunda y la tercera salas, evitando las calderas llenas de oro; llegó a la última puerta, la franqueó, cruzó el jardín sin detenerse, subió los treinta peldaños de la escalera de columnas, se remontó a la terraza y encaminóse directamente a la hornacina que había frente a él. Y en el pedestal de bronce vio la lámpara encendida y tendió la mano y la cogió. Y vertió en el suelo el contenido, y al ver que inmediatamente quedaba seco el depósito, se lo ocultò en el pecho en seguida, sin temor a mancharse el traje. Y bajó de la terraza y llegó de nuevo al jardín.

Libre entonces de su preocupacíón, se detuvo un instante en el último peldaño de la escalera para mirar el jardín. Y se puso a contemplar aquellos árboles, cuyas frutas no había tenido tiempo de ver a la llegada. Y observó que los árboles de aquel jardín, en efecto, estaban agobiados bajo el peso de sus frutas, que eran extraordinarias de forma, de tamaño y de color. Y notó que al contrario de lo que ocurre con los árboles de los huertos, cada rama de aquellos árboles tenía frutas de diferentes colores. Las había blancas, de un blanco transparente como el cristal, o de un blanco turbio como el alcanfor, o de un blanco opaco como la cera virgen. Y las había rojas, de un rojo como los granos de la granada o de un rojo como la naranja sanguínea. Y las había verdes, de un verde obscuro y de un verde suave; y había otras que eran azules y violeta y amarillas; y atras que ostentaban colores y matices de una variedad infinita. ¡ Y el pobre Aladino no sabía que las frutas blancas eran diamantes, perlas, nácar y piedras lunares; que las frutas rojas eran rubíes, carbunclos, jacintos, coral y cornalinas; que las verdes eran esmeraldas, berilos, jade, prasios y aguas-marinas; que las azules, eran zafiros, turquesas lapislázuli y lazulitas; que la violeta eran amatistas, jaspes y sardoinas que las amarillas eran topacios, ámbar y ágatas; y que las demás, de colores desconocidos, eran ópalos, venturinas, crisólitos, cimófanos, hematitas, turmalinas, peridotos, azabaches y crisopacios! Y caía el sol a plomo sobre el jardín. Y los árboles despedían llamas de todas sus frutas, sin consumirse.

Entonces, en el límite del placer, se acercó Aladino a uno de aquellos árboles y quiso coger algunas frutas para comérselas. Y observó qué, no se las podía meter el diente, y que no se asemejaban más que por su forma a las naranjas, a los higos, a los plátanos, a las uvas, a las sandías, a las manzanas y a todas las demás frutas excelente! de la China. Y se quedó muy desilusionado al tocarlas; y no las encontró nada de su gusto. Y creyó que sólo eran bolas de vidrio coloreado, pues en su vida había tenido ocasión de ver piedras preciosas. Sin embargo, a pesar de su desencanto, se decidió a coger algunas para regalárselas a los niños que fueron antiguos camaradas suyas, y también a su pobre madre. Y cogió varias de cada color, llenándose con ellas el cinturón, los bolsillos y el forro de la ropa, guardándoselas asimismo entre el traje y la camisa y entre la camisa y la piel; y se metió tal cantidad de aquellas frutas, que parecía un asno cargado a un lado y a otro. Y agobiado por todo aquello, se alzó cuidadosamente el traje, ciñéndoselo mucho a la cintura, y lleno de prudencia y de precaución atravesó con ligereza las tres salas de calderas y ganó la escalera de la cueva, a la entrada de la cual le esperaba ansiosamente el maghrebín.

Y he aquí que, en cuanto Aladino franqueó la puerta de cobre y subió el primer peldaño de la escalera, el maghrebín, que se hallaba encima de la abertura, junto a la entrada de la cueva, no tuvo paciencia para esperar a que subiese todos los escalones y saliese de la cueva por completo, y le dijo: “Bueno, Aladino, ¿dónde está la lámpara?” Y Aladino contestó: “¡La tengo en el

53

Page 54: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

pecho!” El otro dijo: “¡Sácala ya y dámela!” Pero Aladino le dijo: ¿Cómo quieres que te la de tan pronto, ¡oh tío mío!, si está entre todas las bolas de vidrio con que me he llenado la ropa por todas partes? ¡Déjame antes subir esta escalera, y ayúdame a salir del agujero; y entonces descargaré todas estas bolas en lugar seguro, y no sobre estos peldaños, por los que rodarían y se romperían! ¡ Y así podré sacarme del pecho la lámpara y dártela cuando esté libre de esta impedimenta insuperable! ¡Por cierto que se me ha escurrido hacia la espalda y me lastima violentamente en la piel, por lo que bien quisiera verme desembarazado de ella!” Pero el maghrerín, furioso por la resistencia que hacia Aladino y persuadido de que Aladino sólo ponía estas dificultades porque quería guardarse para él la lámpara le gritó con una voz espantosa como la de un demonio: “¡Oh hijo de perro! ¿quieres darme la lámpara en seguida, o morir!” Y Aladino, que no sabía a qué atribuir este cambio de modales de su tío, y aterrado al verle en tal estado de furor, y temiendo recibir otra bofetada más violenta que la primera, se dijo: “¡Por Alah, que más vale resguardarse! ¡ Y voy a entrar de nuevo en la cueva mientras él se calma!” Y volvió la espalda, y recogiéndose el traje, entró prudentemente en él subterráneo.

Al ver aquello, el maghrebín lanzó un grito de rabia, y en el límite del furor, pataleó y se convulsionó, arrancándose las barbas de desesperación por la imposibilidad en que se hallaba de correr tras de Aladino a la cueva vedada por los poderes mágicos. Y exclamó: “¡Ah maldito Aladino! ¡vas a ser castigado como mereces!” Y corrió hacia la hoguera, que no se había apagado todavía, y echó en ella un poco del polvo de incienso que llevaba consigo murmurando una fórmula mágica. Y al punto la losa de mármol que servía para tapar la entrada de la cueva se cerro por si sola y volvió a su sitio primitivo, cubriendo herméticamente el agujero de la escalera; y tembló la tierra y se cerró de nuevo; y el suelo se quedó tan liso como antes de abrirse. Y Aladino encontróse de tal suerte encerrado en el subterráneo.

Porque como ya se ha dicho, el maghrebín era un mago insigne venido del fondo del Maghreb, y no un tío ni un pariente cercano o lejano de Aladino. Y había nacido verdaderamente en Africa, que es el país y el semillero de los magos y hechiceros de peor calidad....

En este momento de su narración Schahrazada vio aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGÓ LA 740 NOCHE

Ella dijo:

... Y había nacido verdaderamente en África, que es el país y el semillero de los magos y hechiceros de la peor calidad. Y desde su juventud habíase dedicado con tesón al estudio de la hechicería y de los hechizos, y al arte de la geomancia, de la alquimia, de la astrología, de las fumigaciones y de los encantamientos. Y al cabo de treinta años de operaciones mágicas, por virtud de su hechicería, logró descubrir que en un paraje desconocido de la tierra había una lámpara extraordinariamente mágica que tenía el don de hacer más poderoso que los reyes y sultanes todos al hombre que tuviese la suerte de ser su poseedor. Entonces hubo de redoblar sus fumigaciones y hechicería, y con una última operación geomántica logró enterarse de que la lámpara consabida se hallaba en un subterráneo situado en las inmediaciones de la ciudad de Kolo-ka-tsé en el país de China. (Y aquel paraje era precisamente el que acabamos de ver con todos sus detalles.) Y el mago se puso en camino sin tardanza, y después de un largo viaje había llegado a Kolo-ka-tsé, donde se dedicó a explorar los  alrededores y acabó por delimitar

54

Page 55: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

exactamente la situación del subterráneo que lo contenía. Y por su mesa adívinatoria se enteró de que el tesoro y la lámpara mágica estaban inscriptos, por los poderes subterráneos, a nombre de Aladino, hijo de Mustafá el sastre, y de que sólo él podría hacer abrirse el subterráneo y llevarse la lámpara, pues cualquier otro perdería la vida infaliblemente si intentaba la menor empresa encaminada a ello. Y por eso se puso en busca de Aladino, y cuando le encontró, hubo de utilizar toda clase de estratagemas y engaños para atraérsele y conducirle a aquel paraje desierto, sin despertar sus sospechas ni las de su madre., Y cuando Aladino salió con bien de la empresa, le había reclamado tan presurosamente la lámpara porque quería engañarle y emparedarle para siempre en el subterráneo. ¡Pero ya hemos visto cómo Aladino, por miedo a recibir una bofetada, se había refugiado, en el interior de la cueva, donde no podía penetrar el mago, y cómo el mago, con objeto de vengarse, habíale encerrado allí dentro contra su voluntad para que se muriese de hambre y de sed!

Realizada aquella acción, el mago convulso y echando espuma, se fue por su camino, probablemente a África, su país. ¡Y he aquí lo referente a él! Pero seguramente nos le volveremos a encontrar.

¡He aquí ahora lo que atañe a Aladino!

No bien entró otra vez en el subterráneo, oyó el temblor de tierra producida por la magia del maghrebín, y aterrado, temió que la bóveda se desplomase sobre su cabeza, y se apresuró a ganar la salida. Pero al llegar a la escalera, vio que la pesada losa de mármol tapaba la abertura; y llegó al límite de la emoción y del pasmo. Porque, por una parte, no podía, concebir la maldad del hombre a quien creía tío suyo y que le había acariciado y mimado, y por otra parte, no había para qué pensar en levantar la losa de mármol, pues le era imposible hacerlo desde abajo. En estas condiciones, el desesperado Aladino empezó a dar muchos gritos, llamando a su tío y prometiéndole, con toda clase de juramentos, que estaba dispuesto a darle enseguida la lámpara. Pero claro es que sus gritos y sollozos no fueron oídos por el mago, que ya se encontraba lejos. Y al ver que su tío no le contestaba, Aladino empezó a abrigar algunas dudas con respecto a él, sobre todo al acordarse de que le había llamado hijo de perro, gravísima injuria que jamás dirigiría un verdadero tío al hijo de su hermano. De todos modos, resolvió entonces ir al jardín, donde había luz, y buscar una salida por donde escapar de aquellos lugares tenebrosos. Pero al llegar a la puerta que daba al jardín observó que estaba cerrada y que no se abría ante él entonces. Enloquecido ya, corrió de nuevo a la puerta de la cueva y se echó llorando en los peldaños de la escalera. Y ya se veía enterrado vivo entre las cuatro paredes de aquella cueva, llena de negrura y de horror, a pesar de todo el oro que contenía. Y sollozó durante mucho tiempo, sumido en su dolor. Y por primera vez en su vida dio en pensar en todas, las bondades de su pobre madre y en su abnegación infatigable, no obstante la mala conducta y la ingratitud de él. Y la muerte en aquella cueva hubo de parecerle mas amarga, por no haber podido refrescar en vida el corazón de su madre mejorando algo su carácter y demostrándola de alguna manera su agradecimiento. Y suspiró mucho al asaltarle este pensamiento, y empezó a retorcerse los brazos y a restregarse las manos, como generalmente hacen los que están desesperados, diciendo, a modo de renuncia a la vida: “No hay recurso ni poder más que en Alah!” Y he aquí que, con aquel movimiento, Aladino frotó sin querer el anillo que llevaba en el pulgar y, que le había prestado el mago para preservarle de los peligros del subterráneo. Y no sabía aquel maghrebín maldito que el tal anillo había de salvar la vida de Aladino precisamente, pues de saberlo, no se lo hubiera confiado desde luego, o se hubiera apresurado a quitárselo, o incluso no hubiera cerrado el subterráneo mientras el otro no se lo devolviese. Pero todos los magos son, por

55

Page 56: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

esencia, semejantes a aquel maghrebín hermano suyo: a pesar del poder de su hechicería y de su ciencia maldita, no saben prever las consecuencias de las acciones más sencillas, y jamás piensan en precaverse de los peligros más vulgares. ¡Porque con su orgullo y su confianza en sí mismos, nunca recorren al Señor de las criaturas, y su espíritu permanece constantemente obscurecido por una humareda más espesa que la de sus fumigaciones, y tienen los ojos tapados por una venda, y van a tientas por las tinieblas.

Y he aquí que, cuando el desesperado Aladino frotó, sin querer, el anillo que llevaba en el pulgar y cuya virtud ignoraba, vio surgir de pronto ante él, como si brotara de la tierra, un inmenso y gigantesco efrit, semejante a un negro embetunado, con una cabeza como un caldero, y una cara espantosa, y unos ojos rojos, enormes y llameantes, el cual se inclino ante él, y con una voz tan retumbante cual el rugido del trueno, le dijo: “¡Aquí tienes entre tus manos a tu esclavo! ¿Qué quieres? Habla. ¡Soy el servidor del anillo en la tierra, en el aire y en el agua!”

Al ver aquello, Aladino, que no era valeroso, quedó muy aterrado; y en cualquier otro sitio o en cualquier otra circunstancia hubiera caído desmayado o hubiera procurado escapar. Pero en aquella cueva, donde ya se creía muerto de hambre y de sed, la intervención de aquel espantoso efrit parecióle un gran socorro, sobre todo cuando oyó la pregunta que le hacía. Y al fin pudo mover la lengua y contestar: “¡Oh gran jeique de los efrits del aire, de la tierra y del agua, sácame de esta cueva!”

Apenas había él pronunciado estas palabras, se conmovió y se abrió la tierra por encima de su cabeza, y en un abrir y cerrar de ojos sintióse transportado fuera de la cueva, en el mismo paraje donde encendió la hoguera el maghrebín. En cuanto al efrit, había desaparecido.

Entonces, todo tembloroso de emoción todavía, pero muy contento por verse de nuevo al aire libre, Aladino dio gracias a Alah el Bienhechor que le había librado de una muerte cierta y le había salvado de las emboscadas del maghrebín. Y miró en torno suyo y vio a lo lejos la ciudad en medio de sus jardines. Y le apresuró a desandar el camino por donde le había conducido el mago, dirigiéndose al valle sin volver la cabeza atrás ni una sola vez. Y extenuado y falto de aliento, llegó ya muy de noche a la casa en que le esperaba su madre lamentándose, muy inquieta por su tardanza. Y corrió ella a abrirle, llegando a tiempo para acogerle en sus brazos, en los que cayó el joven desmayado, sin poder resistir más la emoción.

Cuando a fuerza de cuidados volvió Aladino de su desmayo, su madre le dio a beber de nuevo un poco de agua de rosas. Luego, muy preocupada, le preguntó qué le pasaba. Y contestó Aladino: “¡Oh madre mía, tengo mucha hambre! ¡Te ruego, pues, que me traigas algo de comer, porque no he tomado nada desde esta mañana!” Y la madre de Aladino corrió a llevarle lo que había en la casa. Y Aladino se puso a comer con tanta prisa, que su madre le dijo, temiendo que se atragantara: “¡No te precipites, hijo mío, que se te va a reventar la garganta! ¡Y si es que comes tan deprisa para contarme cuan antes lo que me tienes que contar, sabe que tenemos por nuestro todo el tiempo! ¡Desde el momento en que volví, a verte estoy tranquila, pero Alah sabe cuál fue mi ansiedad cuando notó que avanzaba la noche sin que estuvieses de regreso!” Luego se interrumpió para decirle: “¡Ah hijo mío! ¡moderate, por favor, y coge trozos más pequeños!” Y Aladino, que había devorado en un momento todo lo que tenía delante, pidió de beber, y cogió el cantarillo de agua y se lo vació en la garganta sin respirar. Tras de lo cual se sintió satisfecho, y dijo a su madre: “¡Al fin voy a poder contarte ¡oh madre mía! todo lo que me aconteció con el hombre a quien tú creías mi tío, y que me ha hecho ver la muerte a dos dedos de mis ojos! ¡Ah!

56

Page 57: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

¡tú no sabes que ni por asomo era tío mío ni hermano de mi padre ese embustero que me hacía tantas caricias y me besaba tan tiernamente, ese maldito maghrebín, ese hechicero, ese mentiroso, ese bribón, ese embaucador, ese enredador, ese perro, ese sucio, ese demonio que no tiene par entre los demonios sobre la faz de la tierra!, ¡Alejado sea el Maligno!” Luego añadió: “¡Escucha ¡oh madre! lo que me ha hecho!” Y dijo todavía: “¡Ah! ¡qué contento estoy de haberme librado de sus manos!” Luego se detuvo un momento, respiró con fuerza, y de repente, sin tomar ya más aliento, contó cuanto le había sucedido, desde el principio hasta el fin, incluso, la bofetada, la injuria y lo demás, sin omitir un solo detalle. Pero no hay ninguna utilidad en repetirlo.

Y cuando hubo acabado su relato se quitó el cinturón y dejó caer en el colchón que había en el suelo la maravillosa provisión de frutas transparentes y coloreadas que hubo de coger en el jardín. Y también cayó la lámpara en el montón, entre bolas de pedrería.

Y añadió él para terminar: “¡Esa es ¡oh madre! mi aventura con el mago maldito, y aquí tienes lo que me ha reportado mi viaje al subterráneo!” Y así diciendo, mostraba a su madre las bolas maravillosas, pero con un aire desdeñoso que significaba: “¡Ya no soy un niño para jugar con bolas de vidrio!”

Mientras estuvo hablando su hijo Aladino la madre le escuchó; lanzando, en los pasajes más sorprendentes o más conmovedores del relato, exclamaciones de cólera contra, el mago y de conmiseración para Aladino. Y no bien acabó de contar él tan extraña aventura, no pudo ella reprimirse más, y .se desató en injurias contra el maghrebín, motejándole con todos los dicterios que para calificar la conducta del agresor puede encontrar la cólera de una madre que, ha estado a punto de perder a su hijo. Y cuando se desahogó un poco, apretó contra su pecho a su hijo Aladino y le besó llorando, y dijo: “¡Demos gracias a Alah ¡oh hijo mío! que te ha sacado sano y salvo de manos de ese hechicero maghrebín! ¡Ah traidor, maldito! ¡Sin duda quiso tu muerte por poseer esa miserable lámpara de cobre que no vale medio dracma! ¡Cuánto le detestó! ¡Cuánto abomino de él! ¡Por fin te recobré, pobre niño mío, hijo mío Aladino! ¡Pero qué peligros no corriste por culpa mía, que debí adivinar, no obstante, en los ojos bizcos de ese maghrebín; que no era tío tuyo ni nada allegado, sino un mago maldito y un descreído!”

Y así diciendo, la madre se sentó en el colchón con su hijo Aladino, y le estrechó contra ella y le besó y le meció dulcemente. Y Aladino, que no había dormido desde hacía tres días, preocupado por su aventura con el maghrebín, no tardó en cerrar los ojos y en dormirse en las rodillas de su madre, halagado por el balanceo. Y le acostó ella en el colchón con mil precauciones, y no tardó en acostarse y en dormirse también junto a él.

Al día siguiente, al despertarse... 

En este momento de su narración, Schahrazada vio aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGÓ LA 742 NOCHE

Ella dijo:

57

Page 58: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Al día siguiente, al despertarse, empezaron por besarse mucho, y Aladino dijo a su madre que su aventura le había corregido para siempre de la travesura y haraganería, y que -en lo sucesivo buscaría trabajo como un hombre. Luego, como aun tenía hambre, pidió el desayuno; y su madre le dijo: “¡Ay hijo mío! ayer por la noche te di todo lo que había en casa, y ya no tengo ni un pedazo de pan. ¡Pero ten un poco de paciencia y aguarda a que vaya a vender el poco de algodón que hube de hilar estos últimos días, y te compraré algo con el importe de la venta!” Pero contestó Aladino: “Deja el algodón para otra vez, ¡oh madre! y coge hoy esta lámpara vieja que me traje del subterráneo, y ve a venderla al zoco de los mercaderes de cobre. ¡Y probablemente sacarás, por ella algún dinero que nos permita pasar todo el día!” Y contestó la madre de Aladino: “¡Verdad dices, hijo mío! ¡y mañana cogeré las bolas de vidrio que trajiste también de ese lugar maldito, e iré a venderlas en el barrio de los negros, que me las comprarán a más precio que los mercaderes de oficio!”

La madre de Aladino cogió, pues, la lámpara para ir a venderla, pero la encontró muy sucia, y dijo a Aladino:. “¡Primero, hijo mío, voy a limpiar está lámpara que está sucia, a fin de dejarla reluciente y sacar por ella el mayor precio posible!” Y fue a la cocina, se echó en la mano un poco de ceniza, que mezcló con agua, y se puso a limpiar la lámpara. Pero apenas había empezado a frotarla, cuando surgió de pronto ante ella, sin saberse de dónde había salido, un espantoso efrit, más feo indudablemente que el del subterráneo, y tan enorme que tocaba el techo con la cabeza. Y se inclinó ante ella y dijo con voz ensordecedora: “¡Aquí tienes entre tus manos a tu esclavo! ¿Qué, quieres? Habla. ¡Soy el servidor de la lámpara en el aire por donde vuelo y en la tierra por donde me arrastro!”

Cuando la madre de Aladino vio esta aparición, que estaba tan lejos de esperarse, como no estaba acostumbrada a semejantes cosas, se quedó inmóvil de terror; y se la trabó la lengua, y se la abrió la boca; y loca de miedo y horror, no pudo soportar por más tiempo el tener a la vista una cara tan repulsiva y espantosa como aquella, y cayó desmayada.

Pero Aladino, que se hallaba también en la cocina, y que estaba ya un poco acostumbrado a caras de aquella clase, después de la que habían visto en la cueva, quizá más fea y monstruosa, no se asustó tanto como su madre. Y comprendió, que la causante de la aparición del efrit era aquella lámpara; y se apresuró a quitársela de las manos a su madre, que seguía desmayada; y la cogió con firmeza entre los diez dedos, y dijo al efrit: “¡Oh servidor de la lámpara! ¡tengo mucha hambre, y deseo que me traigas cosas excelentes en extremo para que me las coma!” Y el genni desapareció al punto, pero para volver un instante después, llevando en la cabeza una gran bandeja de plata maciza, en la cual había doce platos de oro llenos de manjares olorosos y exquisitos al paladar y a la vista, con seis panes muy calientes y blancos como la nieve y dorados par en medio, dos frascos grandes de vino añejo, claro y excelente, y en las manos un taburete de ébano incrustado de nácar y de plata, y dos tazas de plata. Y puso la bandeja en el taburete, colocó con presteza lo que tenía que colocar y desapareció discretamente.

Entonces Aladino, al ver que su madre seguía desmayada, le echó en el rostro agua de rosas, y aquella frescura, complicada con las deliciosas emanaciones de los manjares humeantes, no dejó de reunir los espíritus dispersos y de hacer volver en sí a la pobre mujer. Y Aladino se apresuró a decirle: “¡Vamos, ¡oh madre! eso no es nada! ¡Levántate y ven a comer! ¡Gracias a Alah, aquí hay con qué reponerte por completo el corazón y los sentidos y con qué aplacar nuestra hambre! ¡Por favor, no dejemos enfriar estos manjares. excelentes!”

58

Page 59: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Cuando la madre de Aladino vio la bandeja de plata encima del hermoso taburete, las doce platos de oro con su contenido, los seis maravillosos panes, los dos frascos y las dos tazas, y cuando percibió su olfato el olor sublime que exhalaban todas aquellas cosas buenas, se olvidó de las circunstancias de su desmayo, y dijo a Aladino: “¡Oh hijo mío! ¡Alah proteja la vida de nuestro sultán! ¡Sin duda ha oído hablar de nuestra pobreza y nos ha enviado esta bandeja con uno de sus cocineros!” Pero Aladino contestó: “¡Oh madre mía! ¡no es ahora el momento oportuno para suposiciones y votos! Empecemos por comer, y ya te contaré después lo que ha ocurrido.”

Entonces la madre de Aladino fue a sentarse junto a él, abriendo unos ojos llenos de asombro y de admiración ante novedades tan maravillosas; y se pusieron ambos a comer con gran apetito. Y experimentaron con ello tanto gusto, que se estuvieron mucho rato en torno a la bandeja, sin cansarse de probar manjares tan bien condimentados, de modo y manera que acabaron por juntar la comida de la mañana con la de la noche. Y cuando terminaron por fin, reservaron para el día siguiente los restos de la comida. Y la madre de Aladino fue a guardar en el armario de la cocina los platos y su contenido, volviendo en seguida al lado de Aladino para escuchar lo que tenía él que contarle acerca de aquel generoso obsequio. Y Aladino le reveló entonces lo que había pasado, y cómo el genio (genni) servidor de la lámpara hubo de ejecutar la orden sin vacilación.

Entonces la madre de Aladino, que había escuchado el relato de su hijo con un espanto creciente, fue presa de gran agitación y exclamo: “¡Ah hijo mío! por la leche con que nutrí tu infancia te conjuro a que arrojes lejos de ti esa lámpara mágica y te deshagas de ese anillo, don de los malditos efrits, pues no podré soportar por segunda vez la vista de caras tan feas y espantosas, y me moriré a consecuencia de ello sin duda. Por cierto que me parece que estos manjares que acabo de comer se me suben a la garganta y van a ahogarme. Y además, nuestro profeta Mahomed (¡bendito sea!) nos recomendó mucho que tuviéramos cuidado con los genni y los efrits, y no buscáramos su trato nunca!” Aladino, contestó: “¡Tus palabras, madre mía, están por encima de mi cabeza y de mis ojos! ¡Pero, realmente, no puedo deshacerme de la lámpara ni del anillo! Porque el anillo me fue de suma utilidad al salvarme de una muerte segura en la cueva, y tú misma acabas de ser testigo del servicio que nos ha prestado esta lámpara, la cuál es tan preciosa, que el maldito maghrebín no vaciló en venir a buscarla desde tan lejos. ¡Sin embargo, madre mía, para darte gusto y por consideración a ti, voy a ocultar la lámpara, a fin de que su vista no te hiera los ojos y sea para ti motivo de temor en el porvenir!” Y contestó la madre de Aladino: “Haz lo que quieras, hijo mío. ¡Pero, por mi parte, declaro que no quiero tener que ver nada con los efrits, ni con el servidor del anillo, ni con el de la lámpara! ¡Y deseo que no me hables más de ellos, suceda lo que suceda!”

Al otro día, cuando se terminaron las excelentes provisiones, Aladino, sin querer recurrir tan pronto a la lámpara, para evitar a su madre disgustos, cogió uno de los platos de oro, se lo escondió en la ropa y salió con intención de venderlo en el zoco e invertir el dinero de la venta en proporcionarse las provisiones necesarias en la casa. Y fue a la tienda de un judío, que era más astuto que el Cheitán. Y sacó de su ropa el plato de oro y se lo entregó al judío, que lo cogió, lo examinó, lo raspó, y preguntó a Aladino con aire distraído: “¿Cuánto pides por esta?” Y Aladino, que en su vida había visto platos de oro y estaba lejos de saber el valor de semejantes mercaderías, contestó: “¡Por Alah, ¡oh mi señor! tú sabrás mejor que yo lo que puede valer ese plato; y yo me fío en tu tasación y en tu buena fe!” Y el judío, que había visto bien que el plato era del oro más puro, se dijo: “He ahí un mozo que ignora el precio de lo que posee. ¡Vaya un excelente provecho que me proporciona hoy la bendición de Abraham!” Y abrió un cajón,

59

Page 60: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

disimulado en el muro de la tienda, y sacó de él una sola moneda de oro, que ofreció a Aladino, y, que no representaba ni la milésima parte del valor del plato, y le dijo: “¡Toma, hijo mío, por tu plato! ¡Por Moisés y Aarón, que nunca hubiera ofrecido semejante suma a otro que no fueses tú; pero lo hago sólo por tenerte por cliente en lo sucesivo!” Y Aladino cogió a toda prisa el dinar de oro, y sin pensar siquiera en regatear, echó a correr muy contento. Y al ver la alegría de Aladino y su prisa por marcharse, el judío sintió mucho no haberle ofrecido una cantidad más inferior todavía, y estuvo a punto de echar a correr detrás de él para rebajar algo de la moneda de oro; pero renuncio a su proyecto al ver que no podía alcanzarle.

En cuanto a Aladino, corrió sin pérdida de tiempo a casa del panadero, le compró pan, cambió el dinar de oro y volvió a su casa para dar a su madre el pan y el dinero, diciéndole: “¡Madre mía, ve ahora a comprar con este dinero las provisiones necesarias, porque yo no entiendo de esas cosas!” Y la madre se levantó y fue al zoco a comprar todo lo que necesitaban. Y aquel día comieron y se saciaron. Y desde entonces, en cuanto les faltaba dinero, Aladino iba al zoco a vender un plato de oro al mismo judío, que siempre le entregaba un dinar, sin atreverse a darle menos después de haberle dado esta suma la primera vez y temeroso de que fuera a proponer su mercancía a otros judíos, que se aprovecharían con ello, en lugar suyo, del inmenso beneficio que suponía el tal negocio. Así es que Aladino, que continuaba ignorando el valor de lo que poseía, le vendió de tal suerte los doce platos de oro. Y entonces pensó en llevarle el bandejón de plata maciza; pero como le pesaba mucho, fue a buscar al judío, que se presentó en la casa, examinó la bandeja preciosa, y dijo a Aladino: “¡Esto vale dos monedas de oro!” Y Aladino, encantado, consintió en vendérselo, y tomó el dinero, que no quiso darle el judío más que mediante las dos tazas de plata como propina.

De esta manera tuvieron aún para mantenerse durante unos días Aladino y su madre. Y Aladino continuó yendo a los zocos a  hablar formalmente con los mercaderes y las personas distinguidas; porque desde su vuelta había tenido cuidado de abstenerse del trato de sus antiguos camaradas, los niños del barrio; y a la sazón procuraba instruirse escuchando las conversaciones de las personas mayores; y como estaba lleno de sagacidad, en poco tiempo adquirió toda clase de nociones preciosas que muy escasos jóvenes de su edad serían capaces de adquirir.

Entre tanto, de nuevo hubo de faltar dinero en la casa, y como no podía obrar de otro modo, a pesar de todo el terror que inspiraba a su madre, Aladino se vio obligado a recurrir a la lámpara mágica. Pero advertida del proyecto de Aladino, la madre se apresuró a salir de la casa, sin poder sufrir el encontrarse allí en el momento de la aparición del efrit. Y libre entonces de obrar a su antojo, Aladino cogió la lampara con la mano, y buscó el sitio que había que tocar precisamente, y que se conocía por la impresión dejada con la ceniza en la primera limpieza; y la frotó despacio y muy suavemente. Y al punto apareció el genni, que inclinóse, y corno voz muy tenue, a causa precisamente de la suavidad del frotamiento, dijo a Aladino: “¡Aquí tienes entre tus manos a tu esclavo! ¿Qué quieres? Habla. ¡Soy el servidor de la lámpara en ele aire por donde vuelo y en la tierra por donde me arrastro!” Y Aladino se apresuró a contestar: “¡Oh servidor de la lámpara! ¡tengo mucha hambre, y deseo una bandeja de manjares en un todo semejante a la que me trajiste la primera vez!” Y el genni desapareció, pero para reaparecer, en menos de un abrir y cerrar de ojos, cargado con la bandeja consabida, que puso en el taburete; y se retiró sin saberse por dónde.

Poco tiempo después volvió la madre de Aladino; y vio la bandeja con su aroma y su contenido tan encantador; y no se maravilló menos que la primera vez. Y se sentó al lado de su hijo, y

60

Page 61: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

probó los manjares, encontrándolos más exquisitos todavía que los de la primera bandeja. Y a pesar del terror que le inspiraba el genni servidor de la lámpara, comió con mucho apetito; y ni ella ni Aladino pudieron separarse de la bandeja hasta que se hartaron completamente; pero como aquellos manjares excitaban el apetito conforme se iba comiendo, no se levantó ella hasta el anochecer, juntando así la comida de la mañana con la de mediodía y con la de la noche. Y Aladino hizo lo propio.

Citando se terminaron las provisiones de la bandeja, como la vez primera....

En este momento de su narración, Schahrazada vio aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGÓ LA 744 NOCHE

Ella dijo:

... Cuando se terminaron las provisiones de la bandeja, como la vez primera, Aladino no dejó de coger uno de los platos de oro e ir al zoco, según tema por costumbre, para vendérselo al judío, lo mismo que había hecho con los otros platos. Y cuando pasaba por delante de la tienda de un venerable jaique musulmán, que era un orfebre muy estimado por su probidad y buena fe, oyó que le llamaban por su nombre y se detuvo. Y el venerable orfebre le hizo senas con la mano y le invitó a entrar un momento en la tienda. Y le dijo: “Hijo mío, he tenido ocasión de verte pasar por el zoco bastantes veces, y he notado que llevabas siempre entre la ropa algo que querías ocultar, y entrabas en la tienda de mi vecino el judío para salir luego sin el objeto que ocultabas. ¡Pero tengo que advertirte de una cosa que acaso ignores, a causa de tu tierna edad! Has de saber, en efecto, que los judíos son enemigos natos de los musulmanes; y creen que es lícito escamotearnos nuestros bienes por todos los medios posibles. ¡Y entre todos los judíos, precisamente ese es el más detestable, el más listo, el más embaucador y el más nutrido de odio contra nosotros los que creemos en Alah el Único! ¡Así, pues, si tienes que vender alguna cosa, ¡oh hijo mío! empieza por enseñármela, y por la verdad de Alah el Altísimo te juro que la tasaré en su justo valor, a fin de que al cederla sepas exactamente lo que haces! Enséñame, pues, sin temor, ni desconfianza lo que ocultas en tu traje, ¡y Alah maldiga a los embaucadores y confunda al Maligno! ¡Alejado sea por siempre!”

Al oír estas palabras del viejo orfebre, Aladino, confiado, no dejó de sacar de debajo de su traje el plato de oro y mostrárselo. Y el jaique calculó al primer golpe de vista el valor del objeto y preguntó a Aladino: “¿Puedes decirme ahora, hijo mío, cuántos platos de esta clase vendiste al judío y el precio a que se los cediste?” Y Aladino contestó: “¡Por Alah, ¡oh tío mío! que ya le he dado doce platos como éste a un dinar cada uno!” Y al oír estas palabras, el viejo orfebre llegó al límite de la indignación, y exclamó: “¡Ah maldito judío, hijo de perro, posteridad de Eblis!” Y al propio tiempo puso el plato en la balanza, lo pesó; y dijo: “¡Has de saber, hijo mío, que este plato es del oro más fino y que no vale un dinar, sino doscientos dinares exactamente! ¡Es decir, que el judío te ha robado a ti solo tanto como roban en un día, con detrimento de los musulmanes, todos los judíos del zoco reunidos!” Luego añadió: “¡Ay hijo mío! ¡lo pasado pasado está, y como no hay testigos, no podemos hacer empalar a ese judío maldito! ¡De todos modos, ya sabes a qué atenerte en lo sucesivo!

61

Page 62: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Y si quieres, al momento voy a contarte doscientos dinares por tu plato. ¡Prefiero, sin embargo, que antes de vendérmelo vayas a proponerlo y a que te lo tasen otros mercaderes; y si te ofrecen más, consiento, en pagarte la diferencia y algo más de sobreprecio!” Pero Aladino, que no tenía ningún motivo para dudar de la reconocida probidad del viejo orfebre, se dio por muy contento, con cederle el plato a tan buen precio. Y tomó los doscientos dinares. Y en lo sucesivo no dejó de dirigirse al mismo honrado orfebre musulmán para venderle los otros once platos y la bandeja.

Y he aquí que, enriquecidos de aquel modo, Aladino y su madre no abusaron de los beneficios del Retribuidor. Y continuaron llevando una vida modesta, distribuyendo a los pobres y a los menesterosos lo que sobraba a sus necesidades. Y entre tanto, Aladino no perdonó ocasión de seguir instruyéndose y afinando su ingenio con el contacto de las gentes del zoco, de los mercaderes distinguidos y de las personas de buen tono que frecuentaban los zocos. Y así aprendió en poco tiempo las maneras del gran mundo, y mantuvo relaciones sostenidas con los orfebres y joyeros, de quienes se convirtió en huésped asiduo. ¡Y habituándose entonces a ver joyas y pedrerías, se enteró de que las frutas que se había llevado de aquel jardín y que se imaginaba serían bolas de vidrió coloreado, eran maravillas inestimables que no tenían igual en casa de los reyes y sultanes más poderosos y más ricos! Y como se había vuelto muy prudente y muy inteligente, tuvo la precaución de no hablar de ello a nadie, ni siquiera a su madre. Pero en vez de dejarlas frutas de pedrería tiradas debajo de los cojines del diván y por todos los rincones, las recogió con mucho cuidado y las guardó en un cofre que compró a propósito: Y he aquí que pronto habría de experimentar los efectos de su prudencia de la manera más brillante y más espléndida.

En efecto, un día entre los días, charlando él a la puerta de una tienda con algunos mercaderes amigos suyos, vio cruzar los zocos a dos pregoneros del sultán, armados de largas pértigas, y les oyó gritar al unísono en alta voz: “¡Oh vosotros todos, mercaderes y habitantes! ¡De orden de nuestro amo magnánimo, el rey del tiempo y el señor de los siglos y de los momentos, sabed que tenéis que cerrar vuestras tiendas al instante y encerraros en vuestras casas, con todas las puertas cerradas por fuera y por dentro! ¡porque va a pasar para ir a tomar su baño en el hammam, la perla única, la maravillosa, la bienhechora, nuestra joven ama Badrú'l-Budur; luna llena de las lunas llenas, hija de nuestro glorioso, sultán! ¡Séale el baño delicioso! ¡En cuanto a los que se abrevan a infringir la orden y a mirar por puertas o ventanas, serán castigados con el alfanje, el palo o el patíbulo! ¡Sirva, pues, de aviso a quienes quieran conservar su sangre en su cuello!”

Al oír este pregón público Aladino se sintió poseído de un deseo irresistible por ver pasar a la hija del sultán, a aquella maravillosa Badrá'l-Budur, de quien se hacían lenguas en toda la ciudad y cuya belleza de luna y perfecciones eran muy elogiadas. Así es que en vez de hacer como todo el mundo y correr a encerrarse en su casa, se le ocurrió ir a toda prisa al hammam y esconderse detrás de la puerta principal para poder, sin ser visto, mirar a través de las junturas y admirar a su gusto a la hija del sultán cuando entrase en el hammam.

Y he aquí que a los pocos instantes de situarse en aquel lugar vio llegar el cortejo de la princesa, precedido por la muchedumbre de eunucos. Y la vio a ella misma en medio de sus mujeres, cual la luna en medio de las estrellas, cubierta con sus velos de seda. Pero en cuanto llegó al umbral del hammmam se apresuró a destaparse el rostro; y apareció con todo el resplandor solar de una belleza que superaba a cuanto pudiera decirse. Porque era una joven de quince años, más bien menos que más, derecha como la letra alef, con una cintura que desafiaba

62

Page 63: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

a la rama tierna del árbol ban, con una frente deslumbradora, como el cuarto creciente de la luna en el mes de Ramadan, con cejas rectas y perfectamente trazadas, con ojos negros, grandes y lánguidos, cual los ojos de la gacela sedienta, con párpados modestamente bajos y semejantes a pétalos de rosa, con una nariz impecable como labor selecta, una boca minúscula con dos labios encarnados, una tez de blancura lavada en el agua de la fuente Salsabil, un mentón sonriente, dientes como granizos, de igual tamaño, un cuello de tórtola, y lo demás, que no se veía, por el estilo. Y de ella es de quien ha dicho el poeta:

¡Sus ojos magos, avivados con kohl negro, traspasan los corazones con sus flechas aceradas!¡A las rosas de sus mejillas roban los colores las rosas de los ramos! ¡Y su cabellera es una noche tenebrosa iluminada por la irradiación de su frente! 

Cuando la princesa llegó a la puerta del hammam, como no temía las miradas indiscretas, se levantó el velillo del rostro, y apareció así en toda su belleza. Y Aladino la vio, y en el momento sintió bullirle la sangre en la cabeza tres veces más deprisa que antes. Y sólo entonces, se dio cuenta él, que jamás tuvo ocasión de ver al descubierto rostros de mujer, de que podía haber mujeres hermosas y mujeres feas y de que no todas eran viejas y semejantes a su madre. Y aquel descubrimiento, unido a la belleza incomparable de la princesa, le dejó estupefacto y le inmovilizó en un éxtasis detrás de la puerta. Y ya hacía mucho tiempo que había entrado la princesa en el hammam, mientras él permanecía aún allí asombrado y todo tembloroso de emoción. Y cuando pudo recobrar un poco el sentido, se decidió a escabullirse de su escondite y a regresar a su casa, ¡pero en qué estado de mudanza y turbación! Y pensaba: “¡Por Alah! ¿quién hubiera podido imaginar jamás que sobre la tierra hubiese una criatura tan hermosa? ¡Bendito sea la que la ha formado y la ha dotado de perfección!” Y asaltado por un cúmulo de pensamientos, entró en casa de su madre, y con la espalda quebrantada de emoción y el corazón arrebatado de amor por completo, se dejó caer en el diván, y estuvo sin moverse.

Y he aquí que su madre no tardó en verle en aquel estado tan extraordinario, y se acercó a él y le preguntó con ansiedad qué le pasaba. Pero él se negó a dar la menor respuesta. Entonces le llevó ella la bandeja de los manjares para que almorzase; pero él no quiso comer. Y le preguntó ella: “¿Qué tienes, ¡oh hijo mío?! ¿Te duele algo? ¡Dime qué te ha ocurrido!” Y acabó él por contestar: “¡Déjame!” y Ella insistió para que comiese, y hubo de instarle de tal manera, que consintió él en tocar a los manjares, pero comió infinitamente menos que de ordinario; y tenía los ojos bajos, y guardaba silencio, sin querer contestar a las preguntas inquietas de su madre. Y estuvo en aquel estado de somnolencia, de palidez y de abatimiento hasta el día siguiente.

Entonces la madre de Aladino, en el límite de la ansiedad, se acercó a él, con lágrimas en los ojos, y le dijo: “¡Oh hijo mío! ¡por Alah sobre ti, dime lo que te pasa y no me tortures más el corazón con tu silencio! ¡Si tienes alguna enfermedad, no me la ocultes, y en seguida iré a buscar al médico! Precisamente está hoy de paso en nuestra ciudad un médico famoso del país de los árabes, a quien ha hecho venir exprofeso nuestro sultán para consultarle. ¡Y no se habla de otra cosa que de su ciencia y de sus remedios maravillosos! ¿Quieres que vaya a buscarle...

En este momento de su narración, Schahrazada vio aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGÓ LA 746 NOCHE

63

Page 64: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Ella dijo:

“... ¡Y no se habla de otra cosa quede su ciencia y de sus remedios maravillosas! ¿Quieres que vaya a buscarle?” Entonces Aladino levantó la cabeza, y con un topo de voz muy triste, contestó: “¡Sabe oh madre! que estoy bueno y no sufro de enfermedad! ¡Y si me ves en este estado de mudanza, es porque hasta el presente me imaginé que todas las mujeres se te parecían! ¡Y sólo ayer hube de darme cuenta de que no había tal cosa!” Y la madre de Aladino alzó los brazos y exclamó: “¡Alejado sea el Maligno! ¿qué estás diciendo, Aladino?” El joven contestó: “¡Estate tranquila, que sé bien lo que me digo! ¡Porque ayer vi entrar en el hammam a la princesa Badrú'l-Budur, hija del sultán, y su sola vista me reveló la existencia de la belleza! ¡Y ya no estoy para nada! ¡Y por eso no tendré reposo ni podré volver en mí mientras no la obtenga de su padre el sultán en matrimonio!

Al oír estas palabras, la madre de Aladino pensó que su hijo había perdido el juicio, y le dijo: “¡El nombre de Alah sobre ti, hijo mío! ¡vuelve a la razón! ¡ah! ¡pobre Aladino, piensa en tu condición y desecha esas locuras!” Aladino contestó: “¡Oh madre mía! no tengo para qué volver a la razón, pues no me cuento en el número de los locos. ¡Y tus palabras no me harán renunciar a mi idea de matrimonio con El Sett Badrú'l-Budur, la hermosa hija del sultán! ¡Y tengo más intención que nunca de pedírsela a su padre en matrimonio!” Ella dijo: “¡Oh hijo mío! ¡por mi vida sobre ti, no pronuncies tales palabras, y ten cuidado de que no te oigan en la vecindad y transmitan tus palabras al sultán, que te haría ahorcar sin remisión! Y además, si de verdad tomaste una resolución tan loca, ¿crees que vas a encontrar quien se encargue de hacer esa petición?” El joven contestó: “¿Y a quién voy a encargar de una misión tan delicada estando tú aquí, ¡oh madre!? ¿y en quién voy a tener más confianza que en ti? ¡Sí, ciertamente, tú serás quien vaya a hacer al sultán esa petición de matrimonio!” Ella exclamó: “¡Alah me preserve de llevar a cabo semejante empresa, ¡oh hijo mío! ¡Yo no estoy, como tú, en el límite de la locura! ¡Ah! ¡bien veo al presente que te olvidas de que eres hijo de uno de los sastres más pobres y más ignorados de la ciudad, y de que tampoco yo, tu madre, soy de familia más noble o más esclarecida! ¿Cómo, pues, te atreves a pensar en una princesa que su padre no concederá ni aun a los hijos de poderosos reyes y sultanes?” Y Aladino permaneció silencioso un momento; luego contestó: “Sabe ¡oh madre! que ya he pensado y reflexionado largamente en todo lo que acabas de decirme; pero eso no me impide tomar la resolución que te he explicado, ¡sino al contrario! ¡Te lo suplico, pues, que si verdaderamente soy tu hijo y me quieres, me prestes el servicio que te pido! ¡Si, no, mi muerte será preferible a mi vida; y sin duda alguna me perderás muy pronto! ¡Por última vez, ¡oh madre mía! no olvides que siempre seré tu hijo Aladino!”

Al oír estas palabras de su hijo, la madre de Aladino rompió en sollozos, y dijo lagrimosa: “¡Oh hijo mío! ¡ciertamente, soy tu madre, y tú eres mi único hijo, el núcleo de mi corazón! ¡Y mi mayor anhelo siempre fue verte casado un día y regocijarme con tu dicha antes de morirme! ¡Así, pues, si quieres casarte, me apresuraré a buscarte mujer entre las gentes de nuestra condición! ¡Y aun así, no sabré qué contestarles cuando me pidan informes acerca de ti, del oficio que ejerces, de la ganancia que sacas y de dos bienes y tierras que posees! ¡Y me azora mucho eso! Pero, ¿qué no será tratándose, no ya de ir a gentes de condición humilde, sino a pedir para ti al sultán de la China su hija única El Sett Badrú'l-Budur? ¡Vamos, hijo mío, reflexiona un instante con moderación! ¡Bien sé que nuestro sultán está lleno de benevolencia y que jamás despide a ningún súbdito suyo sin hacerle la justicia que necesita! ¡También sé que es generoso con exceso y que nunca rehúsa nada a quien ha merecido sus favores con alguna acción brillante, algún hecho de bravura o algúnn servicio grande o pequeño! Pera, ¿puedes decirme en qué has

64

Page 65: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

sobresalido tú hasta el presente, y qué títulos tienes para merecer ese favor incomparable que solicitas? Y además, ¿dónde están los regalos que, como solicitante de gracias, tienes que ofrecer al rey en calidad de homenaje de súbdito leal a su soberanoT?” El joven contestó: “¡Pues bien; si no se trata más que de hacer un buen regalo para obtener lo que anhela tanto mi alma, precisamente creo que ningún hombre sobre la tierra puede competir conmigo en ese terreno! Porque has de saber ¡oh madre! que esas frutas de todos colores que me traje del jardín subterráneo y que creía eran sencillamente bolas de vidrio sin valor ninguno, y buenas, a lo más, para, que jugasen los niños pequeños, son pedrerías inestimable como no las posee ningún sultán en la tierra. ¡Y vas a juzgar por ti misma, a pesar de tu poca experiencia en estas cosas! No tienes más que traerme de la cocina una fuente de porcelana en que quepan, y ya verás qué efecto tan maravilloso producen:”

Y aunque muy sorprendida de cuanto oía, la madre de Aladino fue a la cocina a buscar una fuente grande de porcelana blanca muy limpia y se la entregó a su hijo. Y Aladino, que ya había sacado las frutas consabidas, se dedicó a colocarlas con mucho arte en la porcelana, combinando sus distintos colores, sus formas y sus variedades. Y cuando hubo acabado se las puso delante de los ojos de su madre, que quedó absolutamente deslumbrada, tanto a causa de su brillo como de su hermosura. Y a pesar de que no estaba muy acostumbrada a ver pedrerías, no pudo por menos de exclamar: “¡Ya Alah! ¡qué admirable es esto!”. Y hasta se vio precisada, al cabo de un momento, a cerrar los ojos. Y acabó por decir: “¡Bien veo al presente que agradara al sultán el regalo, sin duda! ¡Pero la dificultad no es esa, sino que está, en el, paso que voy a dar; porque me parece que no podré resistir la majestad de la presencia del sultán, y que me quedaré inmóvil, con la lengua turbada, y hasta quizá me desvanezca de emoción y de confusión! Pero aun suponiendo que pueda violentarme a mí misma por satisfacer tu alma llena de ese deseo, y logre exponer al sultán tu petición concerniente a su hija Badrú'l-Budur, ¿qué va a ocurrir? Sí, ¿qué va a ocurrir? ¡Pues bien, hijo mío; creerán que estoy loca, y me echarán del palacio, o irritado por semejante pretensión, el sultán nos castigará a ambos de manera terrible! Si a pesar de todo crees lo contracio, y suponiendo que el sultán preste oídos a tu demanda, me interrogará luego acerca de tu estado y condición. Y me dirá: “Sí, este regalo es muy hermoso, ¡oh mujer! ¿Pero quién eres? ¿Y quién es tu hijo Aladino? ¿Y qué hace? ¿Y quién es su padre? ¿Y con qué cuenta? ¡Y entonces me veré obligada a decir que no ejerces ningún oficio y que tu padre no era más que un pobre sastre entre los sastres del zoco!” Pero Aladino contestó: “¡Oh madre, está tranquila! ¡es imposible que el sultán te haga semejantes preguntas cuando vea las maravillosas pedrerías colocadas a manera de frutas en la porcelana! No tengas, pues, miedo, y no te preocupes por lo que no va a pasar. ¡Levántate, por el contrario, y ve a ofrecerle el plato con su contenido y pídele para mí en matrimonio a su hija Badrú'l-Budur! ¡Y no apesadumbres tu pensamiento con un asunto tan fácil y tan sencillo! ¡Tampoco olvides, además, si todavía abrigas dudas con respecto al éxito, que poseo una lámpara que suplirá para mí a todos los oficios y a todas las ganancias!”

Y continuó hablando a su madre con tanto calor y seguridad, que acabó por convencerla completamente. Y la apremió para que se pusiera sus mejores trajes; y la entregó la fuente de porcelana, que se apresuró ella a envolver en un pañuelo atado por las cuatro puntas, para llevarla así en la mano. Y salió de la casa y se encaminó al palacio del sultán. Y penetró en la sala de audiencias con la muchedumbre de solicitantes. Y se puso en primera fila, pero en una actitud muy humilde, en medio de los presentes, que permanecían con los brazos cruzados, y los ojos bajos en señal del más profundo respeto. Y se abrió la sesión del diván cuando el sultán hizo su entrada, seguido de sus visires, de sus emires y de sus guardias. Y el jefe de los escribas del sultán empezó a llamar a los solicitantes, unos tras otros, según la importancia de las súplicas. Y

65

Page 66: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

se despacharon los asuntos acto seguido. Y los solicitantes se marcharon, contentos unos por haber conseguido lo que deseaban, otros muy alargados de nariz, y otros sin haber sido llamados por falta de tiempo. Y la madre de Aladino fue de estos últimos.

Así es que cuando vio que se había levantado la sesión y que el sultán se había retirado, seguido de sus visires, comprendió que no la quedaba qué hacer más que marcharse también ella. Y salió de palacio y volvió a su casa. Y Aladino, que en su impaciencia la esperaba a la puerta, la vio volver con la porcelana en la mano todavía; y se extrañó y se quedó muy perplejo, y temiendo que hubiese sobrevenido alguna desgracia o alguna siniestra circunstancia, no quiso hacerle preguntas en la calle y se apresuró a arrastrarla a la casa, en donde, con la cara muy amarilla, la interrogó con la actitud y con los ojos, pues de emoción no podía abrir la boca. Y la pobre mujer le contó lo que había ocurrido, añadiendo: “Tienes que dispensar a tu madre por esta vez, hijo mía, pues no estoy acostumbrada a frecuentar palacios; y la vista del sultán me ha turbado de tal modo, que no pude adelantarme a hacer mi petición. ¡Pero mañana, si Alah quiere, volveré a palacio y tendré más valor que hoy!” Y a pesar de toda su impaciencia, Aladino se dio por muy contento al saber que no obedecía a un motivo más grave el regreso de su madre con la porcelana entro las manos. Y hasta le satisfizo mucho que se hubiese dado el paso más difícil sin contratiempos ni malas consecuencias para su madre y para él. Y se consoló al pensar que pronto iba a repararse el retrasó.

En efecto, al siguiente día la madre de Aladino fue a palacio teniendo cogido por las cuatro puntas el pañuelo que envolvía el obsequio de pedrerías...

En este momento de su narración, Schahrazada vio aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGÓ LA 748 NOCHE

Ella dijo:

... En efecto, al siguiente día la madre de Aladino fue a palacio teniendo cogido por las cuatro puntas el pañuelo que envolvía el obsequio de pedrerías. Y estaba muy resuelta a sobreponerse a su timidez y formular su petición. Y entró en el diván, y se colocó en primera fila ante el sultán. Pero, como la vez primera, no pudo dar un paso ni hacer un gesto que atrajese sobre ella la atención del jefe de las escribas. Y se levantó la sesión sin resultado; y se volvió ella a casa, con la cabeza baja, para anunciar a Aladino el fracaso de su tentativa, pero prometiéndole el éxito para la próxima vez. Y Aladino se vio precisado a hacer nueva provisión de paciencia, amonestando a su madre por su falta de valor y de firmeza. Pero no sirvió de gran cosa, pues la pobre mujer fue a palacio con la porcelana seis días consecutivos y se colocó siempre frente al sultán, aunque sin tener más valor ni lograr más éxito que la primera vez. Y sin duda habría vuelto cien veces más tan inútilmente, y Aladino habría muerto de desesperación y de impaciencia reconcentrada, si el propio sultán, que acabó por fijárse en ella, ya que estaba en primera fila a cada sesión del diván, no hubiese tenido la curiosidad de informarse acerca de ella y del motivo de su presencia. En efecto, al séptimo día, terminado el diván, el sultán se encaró con su gran visir, y le dijo: “Mira esa vieja que lleva en la mano un pañuelo con algo. Desde hace algunos días viene al diván con regularidad y permanece inmóvil sin pedir nada. ¿Puedes decirme a qué viene y qué desea?” Y el gran visir, que no conocía a la madre de Aladino, no quiso dejar al sultán sin respuesta, y le dijo: “¡Oh mi señor! es una vieja entre las numerosas

66

Page 67: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

viejas que no vienen al diván más que para pequeñeces. ¡Y tendrá que quejarse sin duda de que la han vendido cebada podrida, por ejemplo, o de que la ha injuriado su vecina, o de que la ha pegado su marido!” Pero el sultán no quedó contento con esta explicación, y dijo al visir: “Sin embargo, deseo interrogar a esa pobre mujer. ¡Hazla avanzar antes de que se retire con los demás!” Y el visir contestó con el oído y la obediencia, llevándose la mano a la frente. Y dio unos pasos hacia la madre de Aladino, y le hizo seña con la mano para que se acercara. Y la pobre mujer se adelantó al pie del trono, toda temblorosa, y besó la tierra entre las manos del sultán, como había visto hacer a los demás concurrentes. Y siguió en aquella postura hasta que el gran visir le tocó en el hombro y la ayudó a levantarse. Y se mantuvo entonces de pie, llena de emoción; y el sultán le dijo: “¡Oh mujer! hace ya varios días que te veo venir al diván y permanecer inmóvil sin pedir nada. Dime, pues, qué te trae por aquí y qué deseas, a fin de que te haga justicia.” Y un poco alentada por la voz benévola del sultán, contestó la madre de Aladino: “Alah haga descender sus bendiciones sobre la cabeza de nuestro amo el sultán. ¡En cuanto a tu servidora, ¡oh rey del tiempo! antes de exponer su demanda te suplica que te dignes concederle la promesa de seguridad, pues, de no ser así, tendré miedo a ofender los oídos del sultán, ya que mi petición puede parecer extraña o singular!” Y he aquí que el sultán que era hombre bueno y magnánimo, se apresuró a prometerle la seguridad; e incluso dio orden de hacer desalojar completamente la sala, a fin de permitir a la mujer que hablase con toda libertad. Y no retuvo a su lado más que a su gran visir. Y se encaró con ella, y le dijo: “Puedes hablar, la seguridad de Alah está contigo, ¡oh mujer!” Poro la madre de Aladino, que había recobrado por completo el valor en vista de la acogida favorable del sultán, contestó:. “¡También pido perdón de antemano al sultán por lo que en mi súplica pueda encontrar de inconveniente y por la audacia extraordinaria de mis palabras!” Y dijo el sultán, cada vez mas intrigado: “Habla ya sin restricción, ¡oh mujer! ¡Contigo están el perdón y la gracia de Alah para todo lo que puedas decir y pedir!”

Entonces, después de prosternarse por segunda vez ante el trono y de haber llamado sobre el sultán todas las bendiciones y los favores del Altísimo, la madre de Aladino se puso a cantar cuanto le había sucedido a su hijo desde el día en que oyó a los pregoneros públicos proclamar la orden de que los habitantes se ocultaran en sus casas para dejar paso al cortejo de Sett Badrú'l-Budur. Y no dejó de decirle el estado en que se hallaba Aladino, que hubo de amenazar con matarse si no obtenía a la princesa en matrimonio. Y narró la historia con todos sus detalles, desde el comienzo hasta el fin. Pero no hay utilidad en repetirla. Luego, cuando acabó de hablar, bajó la cabeza. presa de gran confusión, añadiendo: “¡Y yo ¡oh rey del tiempo! no me queda más que suplicar a Tu Alteza que no sea riguroso con la locura de mi hija y me excuse si la ternura de madre me ha impulsado a venir a transmitirte una petición tan singular!”

Cuando el sultán, que había escuchado estas palabras con mucha atención, pues era justo y benévolo, vio que había callado la madre de Aladino, lejos de mostrarse indignado de su demanda, se echó a reír con bondad y le dijo: “¡Oh pobre! ¿y qué traes en ese pañuelo que sostienes pon la cuatro puntas?

Entonces la madre de Aladino desató el pañuelo en silencio, y sin añadir una palabra presentó al sultán la fuente de porcelana en que estaban dispuestas las frutas de pedrería. Y al punto se iluminó todo el diván con su resplandor, mucho más que si estuviese alumbrado con arañas y antorchas. Y el sultán quedó deslumbrado de su claridad y le pasmó su hermosura. Luego cogió la porcelana de manos de la buena mujer y examinó las maravillosas pedrerías, una tras otra, tomándolas entre sus dedos. Y estuvo mucho tiempo mirándolas y tocándolas, en el límite de la

67

Page 68: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

admiración. Y acabó por exclamar, encarándose con su gran visir: “¡Por vida de mi cabeza, ¡oh visir mío! que hermoso es todo esto y qué maravillosas son estas frutas! ¿Las viste nunca parecidas u oíste hablar siquiera de la existencia de cosas tan admirables sobre la faz de la tierra? ¿Qué te parece? ¡di!” Y el visir contestó: “¡En verdad ¡oh rey del tiempo! que nunca he visto ni nunca he oído hablar de cosas tan maravillosas! ¡Ciertamente, estas pedrerías son únicas en su especie! ¡Y las joyas más preciosas del armario de nuestro rey no valen, reunidas, tanto como la más pequeña de estas frutas, a mi entender!” Y dijo el rey: “¿No es verdad ¡oh visir mío! que el joven Aladino, que por mediación de su madre me envía un presente tan hermoso, merece, sin duda alguna, mejor que cualquier hijo de rey, que se acoja bien su petición de matrimonio con mi hija Badrú'l-Budur?”

A esta pregunta del rey, la cual estaba lejos de esperarse, al visir se le mudó el color y se le trabó mucho la lengua y se apenó mucho. Porque, desde hacía largo tiempo, le había prometida el sultán que no daría en matrimonio a la princesa a otro que no fuese un hijo que tenía el visir y que ardía de amor por ella desde la niñez. Así es que tras largo rato de perplejidad, de emoción y de silencio, acabó por contestar con voz muy triste: “Si, ¡oh rey del tiempo! ¡Pero Tu Serenidad olvida que has prometido la princesa al hijo de tu esclavo! ¡Sólo te pido, pues, como gracia, ya que tanto te satisface este regalo de un desconocido, que me concedas un plazo de tres meses, al cabo del cual me comprometo a traer yo mismo un presente más hermoso todavía que éste para ofrecérselo de dote a nuestro rey, en nombre de mi hijo!”

Y el rey, que a causa de sus conocimientos en materia de joyas y pedrerías sabía bien que ningún hombre, aunque fuese hijo de rey o de sultán, sería capaz de encontrar un regalo que compitiese de cerca ni de lejos con aquellas maravillas, únicas en su especie, no quiso desairar a su viejo visir rehusándole la gracia que solicitaba, por muy inútil que fuese; y con benevolencia le contestó: “¡Claro está ¡oh visir mío! que te concedo el plazo que pides. ¡Pero has de saber que, si al cabo de esos tres meses nos has encontrado para tu hijo una dote que ofrecer a mi hija que supere o iguale solamente a la dote que me ofrece esta buena mujer en nombre de su hijo Aladino, no podré hacer más por tu hijo, a pesar de tus buenos y leales servicios!” Luego se encaró con la madre de Aladino y le dijo con mucha afabilidad: “¡Oh madre de Aladino! ¡puedes volver con toda alegría y seguridad al lado de tu hijo y decirle que su petición ha sido bien acogida y que mi hija está comprometida con él en adelante! ¡Pero dile que no podrá celebrarse el matrimonio hasta pasados tres meses, para dar tiempo a preparar el equipo de mi hija y hacer el ajuar que corresponde a una princesa de su calidad!”

Y la madre de Aladino, en extremo emocionada, alzó los brazos al cielo e hizo votos por la prosperidad y la dilatación de la vida del sultán y se despidió, para volar llena de alegria a su casa en cuanto salió de palacio. Y no bien entró en ella, Aladino vio su rostro iluminado por la dicha y corrió hacia ella y le preguntó, muy turbado: “Y bien, ¡oh madre! ¿debo vivir o debo morir?” Y la pobre mujer, extenuada de fatiga, comenzó por sentarse en el diván y quitarse el velo del rostro, y dijo: “Te traigo buenas noticias, ¡oh Aladino! ¡La hija del sultán está comprometida contigo para en adelante! ¡Y tu regalo, como ves, ha sido acogido con alegría y contento! ¡Pero hasta dentro de tres meses no podrá celebrarse tu matrimonio con Badrú'l-Badur! ¡Y esta tardanza se debe al gran visir, barba calamitosa, que ha hablado en secreto con el rey y le ha convencido para retardar la ceremonia, no sé por qué razón! Pero ¡inschalah! todo saldrá bien. Y será satisfecho tu deseo por encima de todas las previsiones, ¡oh hijo mío!” Luego añadió: “¡En cuanto a ese gran visir, ¡oh hijo mío! que Alah le maldiga y le reduzca al estado peor! ¡Porque estoy muy preocupada por lo que le haya podido decir al oído al rey! ¡A no ser por el, el

68

Page 69: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

matrimonio hubiera tenido lugar, al parecer, hoy o mañana, pues le han entusiasmado al rey las frutas de pedrería del plato de porcelana!”

Luego, sin interrumpirse para respirar, contó a su hijo todo lo que había ocurrido desde que entró en el diván, hasta que salió, y terminó diciendo: “Alah conserve la vida de nuestro glorioso sultán, y te guarde para la dicha que te espera, ¡oh hijo mío Aladino!”

Al oír lo que acababa de anunciarle su madre, Aladino osciló de tranquilidad y contento, y exclamó; “¡Glorificado sea Alah, ¡oh madre! que hace descender Sus gracias a nuestra casa y te da por hija a una princesa que tiene sangre de los más grandes reyes!” Y besó la mano a su madre y la dio muchas gracias por todas las penas que hubo de tomarse para la consecución de aquel asunto tan delicado. ¡Y su madre le besó con ternura y le deseó toda clase de prosperidades, y lloró al pensar que su esposo el sastre, padre de Aladino, no estaba allí para ver la fortuna y los efectos maravillosos del destino de su hijo, el holgazán de otra tiempo!

Y desde aquel día pusiéronse a contar, con impaciencia extremada, las horas que les separaban de la dicha que se prometían hasta la expiración del plazo de tres meses. Y no cesaban de hablar de sus proyectos y de los festejos y limosnas que pensaban dar a las pobres, sin olvidar que ayer estaban ellos mismos en la miseria y que la cosa más meritoria a los ojos del Retribuidor era, sin duda alguna, la generosidad.

Y he aquí que de tal suerte transcurrieron dos meses. Y la madre de Aladino, que salía a diario para hacer las compras necesarias con anterioridad a las bodas, había ido al zoco una mañana y comenzaba a entrar en las tiendas, haciendo mil pedidos grandes y pequeños, cuando advirtió una cosa que no había notado al llegar. Vio, en efecto, que todas las tiendas estaban decoradas y adornadas con follaje, linternas y banderolas multicolores que iban de un extremo a otro de la calle, y que todos los tenderos, compradores y gentes del zoco, lo mismo ricos que pobres, hacían grandes demostraciones de alegría, y que todas las calles estaban atestadas de funcionarios de palacio ricamente vestidos con sus brocados de ceremonia y montados en caballos enjaezados maravillosamente, y que todo el mundo iba y venía con una animación inesperada. Así es que se apresuró a preguntar a un mercader de aceite, en cuya casa se aprovisionaba, qué fiesta, ignorada por ella, celebraba toda aquella alegre muchedumbre y qué significaban todas aquellas demostraciones. Y el mercader de aceite, en extremo asombrado de semejante pregunta, la miró de reojo, y contestó: “¡Por Alah, que se diría que te estás burlando! ¿Acaso eres una extranjera para ignorar así la boda del hijo del gran visir con la princesa Badrú'l-Budur, hija del sultán? ¡Y precisamente esta es la hora en que ella va a salir del hamman! ¡Y todos esos jinetes ricamente vestidos con trajes de oro son los guardias que la darán escolta hasta el palacio!”

Cuando la madre de Aladino hubo oído estas palabras del mercader de aceite, no quiso saber más, y enloquecida y desolada echó a correr por los zocos, olvidándose de sus compras a los mercaderes, y llegó a su casa, adonde entró, y se desplomó sin aliento en el diván, permaneciendo allí un instante sin poder pronunciar una palabra. Y cuando pudo hablar, dijo a Aladino, que había acudido: “¡Ah! ¡hijo mío, el Destino ha vuelto contra ti la página fatal de su libro, y he aquí que todo está perdido, y que la dicha hacia la cual te encaminabas se desvaneció antes de realizarse!” Y Aladino, muy alarmado del estado en que veía a su madre y de las palabras que oía, le preguntó: “¿Pero qué ha sucedido de fatal, ¡oh madre!? ¡Dímelo pronto!” Ella dijo: “¡Ay! ¡hijo mío, el sultán se olvidó de la promesa que nos hizo! ¡Y hoy precisamente

69

Page 70: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

casa a su hija Badrú’l-Budur con el hijo del gran visir, de ese rostro de brea, de ese calamitoso a quien yo temía tanto! ¡Y toda la ciudad está adornada, como en las fiestas mayores, para la boda de esta noche!” Y al escuchar esta noticia, Aladino sintió que la fiebre le invadía el cerebro y hacía bullir su sangre a borbotones precipitados. Y se quedó un momento pasmado y confuso, como si fuera a caerse. Pero no tardó en dominarse, acordándose de la lámpara maravillosa que poseía, y que le iba a ser más útil que nunca. Y se encaró a su madre, y le dijo con acento muy tranquilo: “¡Por tu vida; ¡oh madre! se me antoja que el hijo del visir no disfrutará esta noche de todas las delicias que se promete gozar en lugar mío! No temas, pues, por eso, y sin más dilación, levántate y prepáranos la comida. ¡Y ya veremos después lo que tenemos que hacer con asistencia del Altísimo!”

Se levantó, pues, la madre de Aladino y preparó la comida, comiendo Aladino con mucho apetito para retirarse a su habitación inmediatamente, diciendo: “¡Deseo estar solo y que no se me importune!” Y cerró tras de sí la puerta con llave, y sacó la lámpara mágica del lugar en que la tenía, escondida. Y la cogió y la frotó en el sitio que conocía ya. Y en el mismo momento se le apareció el efrit esclavo de la lámpara, y dijo: ¡Aquí tienes entre tus manos a tu esclavo! ¿Qué quieres? Habla. ¡Soy el servidor de la lámpara en el aire por donde vuelo y en la tierra por donde me arrastro! Y Aladino le dijo: “¡Escúchame bien, ¡oh servidor de la lámpara! -pues ahora ya no se trata de traerme de comer y de heber, sino de servirme en un asunto de mucha más importancia! Has de saber, en efecto que el sultán me ha prometido en matrimonio su maravillosa hija Badrú'l-Budur, tras de haber recibido de mí un presente de frutas de pedrería. Y me ha pedido un plazo de tres meses para la celebración de las bodas. ¡Y ahora se olvidó de su promesa, y sin pensar en devolverme mi regalo, casa a su hija con el hijo del gran visir! ¡Y como no quiero que sucedan así las cosas, acudo a ti para que me auxilies en la realización de mi proyecto!” Y contestó el efrit: “Habla, ¡oh mi amo Aladino! ¡Y no tienes necesidad de darme tantas explicaciones! ¡Ordena y obedeceré!” Y contestó Aladino: “¡Pues esta noche, en cuanto los recién casados se acuesten en su lecho nupcial, y antes de que ni siquiera tengan tiempo de tocarse, los cogerás con lecho y todo y los transportarás aquí mismo, en donde ya veré lo que tengo que hacer!” Y el efrit de la lámpara se llevó la mano a la frente, y contestó: “¡Escuco y obedezco!'; Y desapareció. Y Aladino fue en busca, de su madre y se sentó junto a ella y se puso a hablar con tranquilidad de unas cosas y de otras, sin preocuparse del matrimonio de la princesa, como si no hubiese ocurrido nada de aquello. Y cuando llegó la noche dejó que se acostara su madre, y volvió a su habitación, en donde se encerró de nuevo con llave, y esperó el regreso del efrit. ¡Y he aquí lo referente a él!

¡He aquí ahora lo que atañe a las bodas del hijo del gran visir! Cuando tuvieron fin la fiesta y los festines y las ceremonias y las recepciones y los regocijos, el recién casado, precedido por el jefe de los eunucos, penetró en la cámara nupcial. Y el jefe de los eunucos se apresuró a retirarse y a cerrar la puerta detrás de sí. Y el recién casado, después de desnudarse, levantó las cortinas y se acostó en el lecho para esperar allí la llegada de la princesa. No tardó en hacer su entrada ella, acompañada de su madre y las mujeres de su séquito, que la desnudaron, la pusieron una sencilla camisa de seda y destrenzaran su cabellera. Luego la metieron en el lecho a la fuerza, mientras ella fingía hacer mucha resistencia y daba vueltas en todos sentidos para escapar de sus manos, como suelen hacer en semejantes circunstancias las recién casadas. Y cuando la metieron en el lecho, sin mirar al hijo del visir que estaba ya acostado, se retiraron todas juntas, haciendo votos por la consumación del acto. Y la madre, que salió la última, cerró la puerta de la habitación, lanzando un gran suspiro, como es costumbre.

70

Page 71: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

No bien estuvieron solos los recién casados, antes de que tuviesen tiempo de hacerse la menor caricia, sintiéronse de pronto elevados con su lecho, sin poder darse cuenta de lo que les sucedía. Y en un abrir y cerrar de ojos se vieron transportados fuera del palacio y depositados en un lugar que no conocían, y que no era otro que la habitación de Aladino. Y dejándolos llenos de espanto, el efrit fue a prosternarse ante Aladino, y le dijo: “Ya se ha ejecutado tu orden ¡oh mi señor! ¡Y heme aquí dispuesto a obedecerte en todo lo que tengas que mandarme!” Y le contestó Aladino: “¡Tengo que mandarte que cojas a ese joven y le encierres durante toda la noche en el retrete! ¡Y ven aquí a tomar órdenes mañana por la mañana!” Y el genni de la lámpara contestó con el oído y la obediencia, y se apresuró a obedecer. Cogió, pues, brutalmente al hijo del visir y fue a encerrarle en el retrete, metiéndole la cabeza en el agujero. Y sopló sobre él una bocanada fría y pestilente que lo dejó inmóvil como un madero en la postura en que estaba. ¡Y he aquí lo referente a él!

En cuanto a Aladino, cuando estuvo solo con la princesa Badrú'l-Budur, a pesar del gran amor que por ella sentía, no pensó ni por un instante en abusar de la situación. Y empezó por inclinarse ante ella, llevándose la mano al corazón, y le dijo con voz apasionada: “¡Oh princesa, sabe que aquí estás más segura que en el palacio de tu padre el sultán! ¡Si te hallas en este lugar que desconoces, sólo es para que no sufras las caricias de ese joven cretino, hijo del visir de tu padre! ¡Y aunque es a mí a quien te prometieron en matrimonio, me guardaré bien de tocarte antes de tiempo y antes de que seas mi esposa legítima por el Libro y la Sunnah!”

Al oír estas palabras de Aladino, la princesa no pudo comprender nada, primeramente porque estaba muy emocionada, y además, porque ignoraba la antigua promesa de su padre y todos los pormenores del asunto. Y sin saber qué decir, se limitó a llorar mucho. Y Aladino para demostrarle bien que no abrigaba ninguna mala intención con respecto a ella y para tranquilizarla, se tendió vestido en el lecho, en el mismo sitio que ocupaba el hijo del visir, y tuvo la precaución de poner un sable desenvainado entre ella y él, para dar a entender que antes se daría la muerte que tocarla, aunque fuese con las puntas de los dedos. Y hasta volvió la espalda a la princesa, para no importunarla en manera alguna. Y se durmió con toda tranquilidad, sin volver a ocuparse de la tan deseada presencia de Badrú't-Budur, como si estuviese solo en su lecho de soltero.

En cuanto a la princesa, la emoción que le producía aquella aventura tan extraña, y la situación anómala en que se encontraba, y los pensamientos tumultuosos que la agitaban, mezcla de miedo y asombro, la impidieron pegar los ojos en toda la noche. Pero sin duda tenía menos motivo de queja que el hijo del visir, que estaba en el retrete con la cabeza metida en el agujero y no podía hacer ni un movimiento a causa de la espantosa bocanada que le había echado el efrit para inmovilizarle. De todos modos, la suerte de ambos esposos fue bastante aflictiva y calamitosa para una primera noche de bodas...

En este momento de su narración, Schahrazada vio aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGÓ LA 752 NOCHE

Ella dijo:

71

Page 72: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

... De todos modos, la suerte de ambos esposos fue bastante aflictiva y calamitosa para una primera noche de bodas.

Al siguiente día por la mañana, sin que Aladino tuviese necesidad de frotar la lámpara de nuevo, el efrit, cumpliendo la orden que se le dio, fue solo a esperar que se despertase el dueño de la lámpara. Y como tardara en despertarse, lanzó varias exclamaciones que asustaron a la princesa, a la cual no era posible verle. Y Aladino abrió los ojos, y en cuanto hubo reconocido al efrit, se levantó del lado de la princesa, y se separó del lecho un poco, para no ser oído mas que por el efrit, y le dijo: “Date prisa a sacar del retrete al hijo del visir, y vuelve a dejarle en la cama en el sitio que ocupaba. Luego llévalos a ambos al palacio del sultán, dejándolos en el mismo lugar de donde los trajiste. ¡Y sobre todo, vigílales bien para impedirles que se acaricien, ni siquiera que se toquen!” Y el efrit de la lámpara contestó con el oído y la obediencia, y se apresuró primero a quitar el frío al joven del retrete y a ponerle en el lecho, al lado de la princesa, para transportales en seguida a ambos a la cámara nupcial del palacio del sultán en menos tiempo del que se necesita para parpadear, sin que pudiesen ellos ver ni comprender lo que les sucedía, ni a que obedecía tan rápido cambio de domicilio. Y a fe que era lo mejor que podía ocurrirles, porque la sola vista del espantable genni servidor de la lámpara, sin duda alguna les habría asustado hasta morir.

Y he aquí que, apenas el efrit transportó a los dos recién casados a la habitación del palacio, el sultán y su esposa hicieron su entrada matinal, impacientes por saber cómo había pasado su hija aquella primera noche de bodas y deseosos de felicitarla y de ser los primeros en verla para desearle dicha y delicias prolongadas. Y muy emocionados se acercaran al lecho de su hija, y la besaron con ternura entre, ambos ojos, diciéndole: “Bendita sea tu unión, oh hija de nuestro corazón! ¡Y ojalá veas germinar de tu fecundidad una larga sucesión de descendientes hermosos e ilustres que perpetúen la gloria y la nobleza de tu raza! ¡Ah! ¡dinos cómo has pasado esta primera noche, y de qué manera se ha portado contigo tu esposo!” ¡Y tras de hablar así, se callaron, aguardando su respuesta! Y he aquí que de pronto vieron que, en lugar de mostrar un rostro fresco y sonriente, estallaba ella en sollozos y les miraba con ojos muy abiertos, triste y preñados de lágrimas.

Entonces quisieron interrogar al esposo, y miraron hacia el lado del lecho en que creían que aún estaría acostado; pero, precisamente en el mismo momento en que entraron ellas, había salido él de la habitación para lavarse todas las inmundicias con que tenía embadurnada la cara. Y creyeron que había ido al hamman del palacio para tomar el baño, como es costumbre después de la consumación del acto. Y de nuevo se volvieron hacia su hija y le interrogaron ansiosamente, con el gesto, con la mirada y con la voz, acerca del motivo de sus lágrimas y su tristeza. Y como continuara ella callada, creyeron que sólo era el pudor propio de la primera noche de bodas lo que la impedía hablar, y que sus lagrimas eran lágrimas propias de las circunstancias, y esperaron un momento. Pero como la situación amenazaba con durar mucho tiempo y el llanto de la princesa aumentaba, a la reina la faltó paciencia; y acabó por decir a la princesa, con tono malhumorado: “Vaya, hija mía, ¿quieres contestarme y contestar a tu padre ya? ¿Y vas a seguir así por mucho rato todavía? También yo, hija mía, estuve recién casada como tú y antes que tú; pero supe tener tacto para no prolongar con exceso esas actitudes de gallina asustada. ¡Y además, te olvidas de que al presente nos estás faltando al respeto que nos debes con no contestar a nuestras preguntas!”

72

Page 73: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Al oír estas palabras de su madre, que se había puesto seria, la pobre princesa, abrumada en todos sentidos a la vez, se vio obligada a salir del silencio que guardaba, y lanzando un suspiro prolongado y muy triste, contestó: “¡Alah me perdone si falté al respeto que debo a mi padre y mi madre; pero me disculpa el hecho de estar en extremo turbada y muy emocionada y muy triste y muy estupefacta de todo lo que me ha ocurrido esta noche!” Y contó todo lo que le había sucedido la noche anterior, no como las cosas habían pasado realmente, sino sólo como pudo juzgar acerca de ellas con sus ojos. Dijo que apenas se acostó en el lecho al lado de su esposo, el hijo del visir, había sentido conmoverse el lecho debajo de ella; que se había visto transportada en un abrir y cerrar de ojos desde la cámara nupcial a una casa que jamás había visitado antes; que la habían separado de su esposo, sin que pudiese ella saber de qué manera le habían sacado y reintegrado luego; que le había reemplazado, durante toda la noche, un joven hermoso, muy respetuoso desde luego y en extrema atento, el cual, para no verse expuesto a abusar de ella, había dejado su sable desenvainado entre ambos y se había dormido con la cara vuelta a la pared; y por último, que a la mañana, vuelto ya al lecho su esposo, de nuevo se la había transportado con él a su cámara nupcial del palacio, apresurándose él a levantarse para correr al hammam con objeto de limpiarse un cúmulo de cosas horribles, que le cubrían la cara. Y añadió: “¡Y en ese momento vi entrar a ambos para darme los buenos días y pedirme noticias! ¡Ay de mí! ¡Ya sólo me resta morir!” Y tras de hablar así, escondió la cabeza en las almohadas, sacudida por sollozos dolorosos.

Ciando el sultán y su esposa oyeron estas palabras de su hija Badrú'l-Budur, se quedaron estupefactos, y mirándose con los ojos en blanco y las caras alargadas, sin dudar ya de que hubiese ella perdido la razón aquella noche en que su virginidad fue herida por primera vez., Y no quisieron dar fe a ninguna de sus palabras; y su madre le dijo con voz confidencial: “¡Así ocurren siempre estas cosas, hija mía! ¡Pero guárdate bien de decírselo a nadie, porque estas cosas no se cuentan nunca! ¡Y las personas que te oyeran te tomarían por loca! Levántate, pues, y no te preocupes por eso, y procura no turbar con tu mala cara los festejos que se dan hoy en palacio en henar tuyo, y que van a durar cuarenta días y cuarenta noches, no solamente en nuestra ciudad, sino en todo el reino. ¡Vamos, hija mía, alégrate y olvida ya los diversos incidentes de esta noche!”

Luego la reina llamó a sus mujeres y las encargó que se cuidaran del tocado de la princesa; y con el sultán, que estaba muy perplejo, salió en busca de su yerno, el hija del visir. Y acabaron por encontrarle cuando volvía del hamman. Y para saber a qué atenerse con respecto a lo que decía su hija, la reina empezó a interrogar al asustado joven acerca de lo que había pasado. Pero no quiso él declarar nada de lo que hubo de sufrir, y ocultando toda la aventura por miedo de que le tomara a broma y le rechazaran otra vez los padres de su esposa, se limitó a contestar: “¡Por Alah! ¿y qué ha pasado para que me .interroguéis con ese aspecto tan singular?” Y entonces, cada vez más persuadida la sultana de que todo lo que le había contado su hija era efecto de alguna pesadilla, creyó lo más oportuno no insistir con su yerno, y le dijo: “¡Glorificado sea Alah, por todo lo que pasó sin daño ni dolor! ¡Te recomiendo, hijo mío, mucha suavidad con tu esposa, porque está delicada!”

Y después de estas palabras le dejó y fue a sus aposentos para ocuparse de los regocijos y diversiones del día. ¡Y he aquí lo referente a ella y a los recién casados!

En cuanto a Aladino, que sospechaba lo que ocurría en palacio, pasó el día deleitándose al pensar en la broma excelente de que acababa de hacer víctima al hijo del visir. Pero no se dio por

73

Page 74: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

satisfecho, y quiso saborear hasta el fin la humillación de su rival. Así es que le pareció lo más acertado no dejarle un momento de tranquilidad; y en cuanto llegó la noche cogió la lámpara y la frotó. Y se le apareció el genni, pronunciando la misma fórmula que las otras veces. Y le dijo Aladino: “¡Oh servidor de la lámpara, ve al palacio del sultán! Y en cuanta veas acostados juntos a los recién casados, cógelos con lecho y todo y tráemelos aquí, como hiciste la noche anterior.” Y el genni se apresuró a ejecutar la orden, y no tardó en volver con su carga, depositándola en el cuarto de Aladino para coger en seguida al hijo del visir y meterle de cabeza en el retrete. Y no dejó Aladino de ocupar el sitio vacío y de acostarse al lado de la princesa, pero con tanta decencia como la vez primera. Y tras de colocar el sable entre ambos, se volvió de cara a la pared y se durmió tranquilamente. Y al siguiente día todo ocurrió exactamente igual que la víspera, pues el efrit, siguiendo las órdenes de Aladino, volvió a dejar al joven junto a Badrú'l-Budur, y les transportó a ambos con el lecho a la cámara nupcial del palacio del sultán.

Pero el sultán, mas impaciente que nunca por saber de su hija después de la segunda noche, llegó a la cámara nupcial en aquel mismo momento completamente solo, porque temía el malhumor de su esposa la sultana y prefería interrogar por sí mismo a la princesa. Y no bien el hijo del visir, en el límite de la mortificación, oyó los pasos del sultán, saltó del lecho y huyó fuera de la habitación para correr a limpiarse en el hammam. Y entró el sultán y se acercó al lecho de su hija; y levantó las cortinas; y después de besar a la princesa, le dijo: “¡Supongo, hija mía, que esta noche no habrás tenido una pesadilla tan horrible como la que ayer nos contaste con sus extravagantes peripecias! ¡Vaya! ¿quieres decirme cómo has pasado esta noche?” Pero en vez de contestar, la princesa rompió en sollozos, y se tapó la cara con las manos para no ver las ojos irritados de su padre, que no comprendía nada de todo aquello. Y estuvo esperando él un buen rato para. darle tiempo a que se calmase; pero como ella continuara llorando y suspirando, acabó por enfurecerse y sacó su sable, y exclamó: “¡Por mi vida, que si no quieres decirme en seguida la verdad, te separo de los hombros la cabeza!”

Entonces, doblemente espantada, la pobre princesa se vio en la precisión de interrumpir sus lágrimas; y dijo con voz entrecortada: “¡Oh padre mío bienamado! ¡por favor, no te enfades conmigo! ¡Porque, si quieres escucharme ahora que no está mi madre para excitarte contra mí; sin duda alguna me disculparás y me compadecerás y tomarás las precauciones necesarias para impedir que me muera de confusión y espanto! ¡Pues si vuelvo a soportar las cosas terribles que he soportado esta noche, al día siguiente me encontrarás muerta en mi lecha! ¡Ten piedad de mí, pues, ¡oh padre mío! y deja que tu oído y tu corazón se compadezcan de mis penas y de mi emoción!” Y como entonces no sentía la presencia de su esposa, el sultán, que tenía un corazón compasivo, se inclinó hacia su hija, y la besó y la acarició y apaciguó su inquieta alma. Luego le dijo: “¡Y ahora, hija mía, calma tu espíritu y refresca tus ojos! ¡Y con toda confianza cuéntale a tu padre detalladamente los incidentes que esta noche te han puesto en tal estado de emoción y terror!” Y apoyando la cabeza en el pecho de su padre, la princesa le contó, sin olvidar nada, todas las molestias que había sufrido las dos noches que acababa de pasar; y terminó su relato, añadiendo: “¡Mejor será ¡oh padre mío bienamado! que interrogues también al hijo del visir, a fin de que te confirme mis palabras!”

Y el sultán, al oír el relato de aquella extraña aventura, llegó al límite de la perplejidad, y compartió la pena de su hija, y como la amaba tanto, sintió humedecerse de lágrimas sus ojos. Y le dijo él: “La verdad, hija mía, es que yo solo soy el causante de todo eso tan terrible que te sucede, pues te casé con un pasmado que no sabe defenderte y resguardarte de esas aventuras singulares. ¡Por que lo cierto es que quise labrar tu dicha con ese matrimonio, y no tu desdicha y

74

Page 75: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

tu muerte! ¡Por Alah, que en seguida voy a hacer que vengan el visir y el cretino de su hijo, y les voy a pedir explicaciones de todo esto! ¡Pero, de todos modos; puedes estar tranquila en absoluto, hija mía, porque no se repetirán esos sucesos! ¡Te lo juro por vida de mi cabeza!” Luego se separó de ella, dejándola al cuidado de sus mujeres, y regresó a sus aposentos, hirviendo en cólera.

Y al punto hizo ir a su gran visir, y en cuanto se presentó entre sus manos, le gritó: “¿Dónde está el entrometido de tu hijo?” ¿Y qué te ha dicho de los sucesos ocurridos estas dos últimas noches?” El gran visir contestó estupefacto:' “No sé a qué te refieres, ¡oh rey del tiempo! ¡Nada me ha dicho mi hijo que pueda explicarme la cólera de nuestro rey! ¡Pero, si me lo permites, ahora mismo iré a buscarle y a interrogarle!” Y dijo el sultán. “¡Ve! ¡Y vuelve pronto a traerme la respuesta!” Y el gran visir, con la nariz muy alargada, salió doblando la espalda, y fue en busca de su hijo, a quien encontró en el hamman dedicado a lavarse las inmundicias que le cubrían. Y le gritó: “¡Oh hijo de perro! ¿por qué me has ocultado la verdad? ¡Si no me pones en seguida al corriente de los sucesos de estas dos últimas noches, será éste tu último día!” Y el hijo bajó la cabeza y contestó: “¡Ay! ¡oh padre mío! ¡sólo la vergüenza me impidió hasta el presente, revelarte las enfadosas aventuras de estas dos últimas noches y los incalificables tratos que sufrí, sin tener posibilidad, de defenderme ni siquiera de saber cómo y en virtud de qué poderes enemigos nos ha sucedido todo, eso a ambos en nuestro lecho!” Y contó a su padre la historia con todos sus detalles, sin olvidar nada. Pero no hay utilidad en repetirla. Y añadió: “¡En cuanto a mí, ¡oh padre mío! prefiero la muerte a semejante vida! ¡Y hago ante ti el triple juramento del divorcio definitivo con la hija del sultán! ¡Te suplico, pues, que vayas en busca del sultán y le hagas admitir la declaración de nulidad de mi matrimonio con su hija Badrú'l-Budur! ¡Porque es el único medio de que cesen esos malos tratos y de tener tranquilidad! ¡Y entonces podré dormir en mi lecho en lugar de pasarme las noches en los retretes!”

Al oír estas palabras de su hijo, el gran visir quedó muy apenado. Porque la aspiración de su vida había sido ver casado a su hijo con la hija del sultán, y le costaba mucho trabajo renunciara tan gran honor. Así es que, aunque convencido de la necesidad del divorcio en tales circunstancias, dijo a su hijo: “Claro ¡oh hijo mío! que no es posible soportar por más tiempo semejantes tratos.” ¡Pero, piensa en lo que pierdes con ese divorcio! ¿No será mejor tener paciencia todavía una noche, durante la cual vigilaremos todos junto a la cámara nupcial, con los eunucos armados de sables y de palos? ¿Qué te parece?” El hijo contestó: “Haz lo que gustes, ¡oh gran visir, padre mío! ¡En cuanto a mí, estoy resuelto a no entrar ya en esa habitación de brea!”

Entonces el visir separóse de su hijo, y fue en busca del rey. Y se mantuvo de pie entre sus manos, bajando la cabeza. Y el rey le preguntó: “¿Qué tienes que decirme?” El visir contestó: “¡Por vida de nuestro amo, que es muy cierto lo que ha contado la princesa Badrú'l-Budur! ¡Pero la culpa no la tiene mi hijo! De todos modos, no conviene que la princesa siga expuesta a nuevas molestias por causa de mi hijo. ¡Y si lo permites, mejor será que ambos esposos vivan en adelante separados por el divorcio!” Y dijo el rey: ' “¡Por Alah, que tienes razón! ¡Pero, a no ser hijo tuyo el esposo de mi hija, la hubiese dejado libre a ella con la muerte de él! ¡Que se divorcien, pues!” Y al pinto dio el sultán las órdenes oportunas para que cesaran los regocijos públicos, tanto en el palacio como en la ciudad y en todo él reino de la China, e hizo proclamar el divorcio de su hija Badrú’l-Budur con el hijo del gran visir, dando a entender que no se había consumado nada.

En este momento de su narración, Schahrazada vio aparecer la mañana, y calló discretamente.

75

Page 76: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

PERO GUANDO LLEGÓ LA 755 NOCHE

Ella dijo:

... e hizo proclamar el divorcio de su hija Badrú’l-Budur con el hijo del gran visir, dando a entender que no se había consumado nada. En cuanto al hijo del gran visir, el sultán, por consideración a su padre, le nombró gobernador de una provincia lejana de China, le dio orden de partir sin demora. Lo cual fue ejecutado.

Cuando Aladino, al mismo tiempo que los habitantes de la ciudad, se enteró, por la proclama de los pregoneros públicos, del divorcio de Badrú’l-Budur sin haberse consumado el matrimonio y de la partida del burlado, se dilató hasta el límite de la dilatación, y se dijo: “¡Bendita sea esta lámpara maravillosa, causa inicial de todas mis prosperidades! ¡Preferible es que haya tenido lugar el divorcio sin una intervención más directa del genni de la lámpara, el cual, sin duda, habría acabado cocí ese cretino!” Y también se alegró de que hubiese tenido éxito su venganza sin que nadie, ni el rey, ni el gran visir, ni su misma madre sospechara la parte que había tenido él en todo aquel asunto. Y sin preocuparse ya, como sino hubiese ocurrido nada anómalo desde su petición de matrimonio, esperó con toda tranquilidad a que transcurriesen los tres meses del plazo exigido, enviando a palacio, en la mañana que siguió al último día del plazo consabido, a su madre, vestida con sus trajes mejores, para que recordase al sultán su promesa.

Y he aquí que, en cuanto entró en el diván la madre de Aladino, el sultán, que estaba dedicado a despachar los asuntos del reino, como de costumbre, dirigió la vista hacia ella y la reconoció en seguida. Y no tuvo ella necesidad de hablar, por que el sultán recordó por sí mismo la promesa que le había dado y el plazo que había fijado. Y se encaró con su gran visir, y le dijo: “¡Aquí está ¡oh visir! la madre de Aladino! Ella fue quien nos trajo, hace tres meses, la maravillosa porcelana llena de pedrerías. ¡Y me parece que, con motivo de expirar el plazo, viene a pedirme el cumplimiento de la promesa que le hice concerniente a mi hija! ¡Bendito sea Alah, que no ha permitido el matrimonio de tu hijo, para que así haga honor a la palabra dada cuando olvidé mis compromisos por ti!” Y el visir, que en su fuero interno seguía estando muy despechado por todo lo ocurrido, contestó: “¡Claro ¡oh mi señor! que jamás los reyes deben olvidar sus promesas! ¡Pero el caso es que, cuando se casa a la hija, debe uno informarse acerca del esposo, y nuestro amo el rey no ha tomado informes de este Aladino y de su familia! ¡Pero yo sé que es hijo de un pobre sastre muerto en la miseria, y de baja condición! ¿De dónde puede venirle la riqueza al hijo de un sastre?” El rey dijo: “La riqueza viene de Alah, ¡oh visir!” El visir dijo: “Así es, ¡oh rey! ¡Pero no sabernos si ese Aladino es tan rico realmente como su presente dio a entender! Para estar seguros no tendrá el rey más que pedir por la princesa una dote tan considerable que sólo pueda pagarle un hijo de rey o de sultán. ¡Y de tal suerte el rey casará a su hija sobre seguro, sin correr el riesgo de darle otra vez un esposo indigno de sus méritos!” Y dijo el rey: “De tu lengua brota elocuencia, ¡oh visir! ¡Di que se acerque esa mujer para que yo le hable!” Y el visir hizo una seña al jefe de los guardias, que mandó avanzar hasta el pie del trono a la madre de Aladino.

Entonces la madre de Aladino se prosternó, y besó la tierra por tres veces entre las manos del rey, quien le dijo: “¡Has de saber ¡oh tía! que no he olvidado mi promesa! ¡Pero hasta el presente no hablé aún de la dote exigida por mi hija, cuyos méritos son muy grandes! Dirás, pues, a tu hijo, que se efectuará su matrimonio con mi hija El Sett Badrúl-Budur cuando me haya enviado lo que exijo como dote para mi hija, a saber: cuarenta fuentes de oro macizo llenas hasta los

76

Page 77: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

bordes de las mismas especies de pedrerías en forma de frutas de todos colores y todos tamaños, como las que me envió en la fuente de porcelana; y estas fuentes las traerán a palacio cuarenta esclavas jóvenes, bellas como lunas, que serán conducidas por cuarrenta esclavos negros, jóvenes y robustos; e irán todos formados en cortejo, vestidos con mucha magnificencia, y vendrán a depositar en mis manos las cuarenta fuentes de pedrerías. ¡Y eso es todo lo que pido, mi buena tía! ¡Pues no quiero exigir más a tu hijo, en consideración al presente que me ha enviado ya!”

Y la madre de Aladino, muy aterrada por aquella petición exorbitante, se limitó a prosternarse por segunda vez ante el trono, y se retiró para ir a dar cuenta de sumisión a su hijo. Y le dijo: “¡Oh! ¡hijo mío, yo te aconsejé desde un principio que no pensaras en el matrimonio con la princesa Badrú’l-Budur!” Y suspirando mucho, contó a su hijo la manera, muy afable desde luego, que tuvo al recibirla el sultán, y las condiciones que ponía antes de consentir definitivamente en el matrimonio. Y añadió: “¡Qué locura la tuya, ¡oh hijo mío! ¡Admito lo de las fuentes de oro, y las pedrerías exigidas, porque imagino que serás lo bastante insensato para ir al subterráneo a despojar a los árboles de sus frutas encantadas! Pero, ¿quieres decirme cómo vas a arreglarte para disponer de las cuarenta esclavas jóvenes y de los cuarenta jóvenes negros? ¡Ah! ¡hijo mío, la culpa de esta pretensión tan exorbitante la tiene también ese maldito visir, porque le vi inclinarse al oído del rey, cuando yo entraba, y hablarle en secreto! ¡Oréeme, Aladino, renuncia a ese proyecto que te llevara a la perdición sin remedio!” Pero Aladino se limitó a sonreír, y contestó a su madre: “¡Por Alah, ¡oh madre! que al verte entrar con esa cara tan triste creí que ibas a darme una mala noticia! ¡Pero ya veo que te preocupas siempre par cosas que verdaderamente no valen la pena! ¡Porque has de saber que todo lo que acaba de pedirme el rey como precio de su hija no es nada en comparación con lo que realmente podría darle! Refresca pues, tus ojos y tranquiliza tu espíritu. Y por tu parte, no pienses más que en preparar la comida, pues tengo hambre. ¡Y deja para mí el cuidado de complacer al rey!”

Y he aquí que, en cuanto la madre salió para ir al zoco a comprar las provisiones necesarias, Aladino se apresuró a encerrarse en su cuarto. Y cogió la lámpara y la frotó en el sitio que sabía. Y al punto apareció el genni, quien después de inclinarse -ante él y dijo: “¡Aquí tienes entre tus manos a tu esclavo! ¿Qué quieres? Habla. ¡Soy el servidor de la lámpara en el aire por donde vuelo y en la tierra por donde me arrastro!” Y Aladino le dijo: “Sabe ¡oh efrit! que el sultán consiente en darme a su hija, la maravillosa Badrú'l-Budur, a quien ya conoces; pero lo hace a condición de que le envíe lo más pronto posible cuarenta bandejas de oro macizo, de pura calidad, llenas hasta los bordes de frutas de pedrerías semejantes a las de la fuente de porcelana, que las cogí en los árboles del jardín que hay en el sido donde encontré la lámpara de que eres servidor. ¡Pero no es eso todo! Para llevar esas bandejas de oro, llenas de pedrerías, me pide además, cuarenta esclavas jóvenes, bellas como lunas, que han de ser conducidas por cuarenta negros jóvenes, hermosos, fuertes y vestidos con mucha magnificencia. ¡Eso es lo que, a mi vez, exijo de ti! ¡Date prisa a complacerme, en virtud del poder que tengo sobre ti como dueño de la lámpara!” Y el genni contestó: “¡Escucho y obedezco!” Y desapareció, pero para volver al cabo de un momento.

Y le acompañaban los ochenta esclavos consabidos, hombres y mujeres, a los que puso en fila en el patio, a lo largo del muro de la casa. Y cada una de las esclavas llenaba a la cabeza una bandeja de oro macizo lleno hasta el borde de perlas, diamantes, rabíes, esmeraldas, turquesas y otras mil especies de pedrerías en forma de frutas de todos colores y de todos tamaños. Y cada bandeja estaba cubierta con una gasa de seda con florones de oro en el tejido. Y verdaderamente

77

Page 78: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

eran las pedrerías mucho más maravillosas que las presentadas al sultán en la porcelana. Y una vez alineados contra el muro los cuarenta esclavos, el genni fue a inclinarse ante Aladino, y le preguntó: “¿Tienes todavía ¡oh mi señor! que exigir alguna cosa al servidor de la lámpara?” Y Aladino le dijo: “¡No, por el momento nada más!” Y al punto desapareció el efrit.

En aquel instante entró la madre de Aladino cargada con las provisiones que había comprado en el zoco. Y se sorprendió mucho al ver su casa invadida por tanto gente; y al pronto creyó que el sultán mandaba detener a Aladino para castigarle por la insolencia de su petición. Pero no tardó Aladino en disuadirla de ello, pues sin darla lugar a quitarse el velo del rastro, le dijo: “¡No pierdas el tiempo en levantarte el velo, ¡oh madre! porque vas a verte obligada a salir sin tardanza para acompañar al palacio a estos esclavos que ves formados en el patio! ¡Como puedes observar, las cuarenta esclavas llevan la dote reclamada por el sultán como precio de su hija! ¡Te ruego, pues, que, antes de preparar la comida, me prestes el servicio de acompañar al cortejo para presentárselo al sultán!'

Inmediatamente la madre de Aladino hizo salir de la casa por orden a los ochenta esclavos, formándolos en hilera por parejas: una esclava joven precedida de un negro, y así sucesivamente hasta la última pareja. Y cada pareja estaba separada de la anterior por un espacio de diez pies: Y cuando traspuso la puerta la última pareja, la madre de Aladino echó a andar detrás del cortejo. Y Aladino cerró la puerta, seguro del resultado, y fue a su cuarto a esperar tranquilamente el regresó de su madre.

En cuanto salió a la calle la primera pareja comenzaron a aglomerarse los transeúntes; y cuando estuvo completo el cortejo la calle habíase llenado de una muchedumbre inmensa, que prorrumpía en murmullos y exclamaciones. Y acudió todo el zoco para ver el cortejo y admirar un espectáculo, tan magnífico y tan extraordinario. ¡Porque cada pareja era por sí sola una cumplida maravilla; pues su atavío, admirable de gusto y esplendor, su hermosura, compuesta de una belleza blanca de mujer y una belleza negra de negro, un buen aspecto, su continente aventajado, su marcha reposada y cadenciosa, a igual distancia, el resplandor de la bandeja de pedrerías que llevaba a la cabeza cada joven, los destellos lanzados por las joyas engastadas en los cinturones de oro de los negros, las chispas que brotaban de sus gorros de brocado en que balanceábanse airones, todo aquello constituía un espectáculo arrebatador, a ninguno otro parecido, que hacía que ni por un instante dudase el pueblo de que se trataba de la llegada a palacio de algún asombroso hilo de rey o de sultán.

Y en medio de la estupefacción de todo un pueblo, acabó el cortejo por llegar a palacio. Y no bien los guardias y porteros divisaron a la primer pareja, llegaron a tal estado de maravilla que, poseídos de respeto y admiración, se formaron espontáneamente en dos filas para que pasaran. Y su jefe, al ver al primer negro, convencido de que iba a visitar al rey el sultán de los negros en persona, avanzó hacia él y se prosternó y quiso besarle la mano; pero entonces vio la hilera maravillosa que le seguía. Y al mismo tiempo le dijo el primer negro, sonriendo, porque había recibido del efrit las instrucciones necesarias: “¡Yo y todos nosotros no somos más que esclavos del que vendrá cuando llegue el momento oportuno!”. Y tras de hablar así, franqueó la puerta seguido de la joven que llevaba la bandeja de oro y toda la hilera de parejas armoniosas. Y los ochenta esclavos franquearon el primer patio y fueron a ponerse en fila por orden en el segundo patio, al cual daba el diván de recepción.

78

Page 79: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

En cuanto al sultán, que en aquel momento despachaba los asuntos del reinó, vio en el patio aquel cortejo magnífico, que borraba con su esplendor el brillo de todo lo que él poseía en el palacio, hizo desalojar el diván inmediatamente, y dio orden de recibir a los recién llegados. Y entraron éstos gravemente, de dos en dos, y se alinearon con lentitud, formando una gran media luna ante el trono del sultán. Y cada una de las esclavas jóvenes, ayudada por su compañero negro, deposito en la alfombra la bandeja que llevaba. Luego se prosternaron a la vez los ochenta y besaron la tierra entre las manos del sultán, levantándose en seguida, y todos a una descubrieron con igual diestro ademán las bandejas rebosantes de frutas maravillosas. Y con los brazos cruzados sobre el pecho permanecieron de pie, en actitud del más profundo respeto.

Sólo entonces fue cuando la madre de Aladino, que iba la última, se destacó de la media luna que formaban las parejas alternadas, y después de las prosternaciones y las zalemas de rigor, dijo al rey, que había enmudecido por completo ante aquel espectáculo sin par: “¡Oh rey del tiempo ¡mi hijo Aladino, esclavo tuyo, me envía con la dote que has pedido como precio de Sett Badrú'h-Budur, tu hija honorable! ¡Y me encarga te diga que te equivocaste al apreciar la valía de la princesa, y que todo esto está muy por debajo de sus méritos! Pero cree que le disculparás por ofrecerte tan poco, y que admitirás este insignificante tributo en espera de lo que piensa hacer en lo sucesivo!”

Así habló la madre de Aladino. Pero el rey, que no estaba en estado de escuchar lo que ella le decía, seguía absorto y con los ojos muy abiertos ante el espectáculo que se ofrecía a su vista. Y miraba alternativamente las cuarenta bandejas, el contenido de las cuarenta bandejas, las esclavas jóvenes que habían llevado las cuarenta bandejas y los jóvenes negros que habían acompañado a las portadoras de las bandejas. ¡Y no sabía qué debía admirar más, si aquellas joyas, que eran las más extraordinarias que vio nunca en el mundo, o aquellas esclavas jóvenes, que eran como lunas, o aquellos esclavos negros, que se dirían otros tantos reyes! Y así se estuvo una hora de tiempo, sin poder pronunciar una palabra ni separar sus miradas de las maravillas que tenía ante sí. Y en lugar de dirigirse a la madre de Aladino para manifestarle su opinión acerca de lo que le llevaba, acabó por encararse con su gran visir y decirle:' “¡Por mi vida! ¿qué suponen las riquezas que poseemos y que supone mi palacio ante tal magnificencia? ¿Y qué debemos pensar del hombre que, en menos tiempo del precisa para desearlos, realiza tales esplendores y nos los envía? ¿Y qué son los méritos de mi hija comparados con semejante profusión de hermosura?” Y no obstante el despecho y el rencor que experimentaba por cuanto le había sucedido a su hijo, el visir no pudo menos de decir: “¡Sí, por Alah, hermoso es todo esto; pero, aún así, no vale lo que un tesoro único como la princesa Badrú'l-Budur!” Y dijo el rey: “¡Por Alah, ya lo creo que vale tanto como ella y la supera con mucho en valor! ¡Por eso no me parece mal negocio concedérsela en matrimonio a un hombre tan rico, tan generoso y tan magnífico como el gran Aladino, nuestro hijo!” Y se encaró con las demás visires y emires y notables que le rodeaban, y les interrogó con la mirada. Y todos contestaron inclinándose profundamente hasta el suelo por tres veces para indicar bien su aprobación a las palabras de su rey.

Entonces no vaciló más ef rey. Y sin preocuparse ya de saber si Aladino reunía todas las cualidades requeridas para ser esposo de una hija de rey, se encaró con la madre de Aladino, y le dijo: “¡Oh venerable madre de Aladino! ¡te ruego que vayas a decir a tu hijo que desde este instante ha entrado en mi raza y en mi descendencia, y que ya no aguardo más que a verle para besarle como un padre besaría a su hija, y para unirle a mi hija Badrú’l-Budur por el Libro y la Sunnah!”

79

Page 80: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Y después de las zalemas, por una y otra parte la madre de Aladino se apresuró a retirarse para volar en seguida a su casa, desafiando a, la rapidez del viento, y poner a su hijo Aladino al corriente de lo que acababa de pasar. Y le apremió para que se diera prisa a presentarse al rey, que tenía la más viva impaciencia por verle. Y Aladino, que con aquella noticia veía satisfechos sus anhelos después de tan larga espera, no quiso dejar ver cuán embriagado de alegría estaba. Y contestó con aire muy tranquilo y acento mesurado: “Toda esta dicha me viene de Alah y de tu bendición ¡oh madre! y de tu celo infatigable.” Y le besó las manos y la dio muchas gracias y le pidió permiso para retirarse a su cuarto; a fin de prepararse para ir a ver al sultán.

No bien estuvo solo, Aladino cogió la lámpara mágica, que hasta entonces había sido de tanta utilidad para él, y la frotó como de ordinario. Y al instante apareció el efrit, quien, después de inclinarse ante él, le preguntó con la fórmula habitual qué servicio podía prestarle. Y Aladino contestó: “¡Oh efrit de la lámpara!. ¡deseo tomar un baño! ¡Y para después del baño quiero que me traigas un traje que no tenga igual en magnificencia entre los sultanes más grandes de la tierra, y tan bueno, que los inteligentes puedan estimarlo en más de mil millares de dinares de oro, por lo menos! ¡Y basta por el momento!”

Entonces, tras de inclinarse en prueba de obediencia, el efrit de la lámpara dobló completamente el espinazo, y dijo a Aladino: “Móntate en mis hombros, ¡oh dueño de la lámpara!” Y Aladino se montó en los hombros dei efrit, dejando colgar sus piernas sobre el pecho del genni; y el efrit se elevó por los aires, haciéndole invisible, como él lo era, y le transportó a un hammam tan hermoso que no podría encontrársele hermano en casa de los reyes y kaissares. Y el hammarn era todo de jade y alabastro transparente, con piscinas de coralina rosa y coral blanco y con ornamentos de piedra de esmeralda de una delicadeza encantadora. ¡Y verdaderamente podían deleitarse allá los ojos y los sentidos, porque en aquel recinto nada molestaba a la vista en el conjunto ni en los detalles! Y era deliciosa la frescura que se sentía allí y el calor estaba graduado y proporcionado. Y no había ni un bañista que turbara con su presencia o con su voz la paz de las bóvedas blancas. Pero en cuanto el genni dejó a Aladino en el estrado de la sala de entrada, apareció ante él un joven efrit de lo más hermoso, semejante a una muchacha, aunque más seductor, y le ayudó a desnudarse, y le echó por los hombros una toalla grande perfumada, y le cogió con mucha precaución y dulzura y le condujo a la más hermosa de las salas, que estaba toda pavimentada de pedrerías de colores diversos. Y al punto fueron a cogerle de manos de su compañero otros jóvenes efrits, no menos bellos y no menos seductores, y le sentaron cómodamente en un banco de mármol, y se dedicaron. a frotarle y a lavarle con varias clases de aguas de olor; le dieron masaje con un arte admirable, y volvieron a lavarle con agua de rosas almizclada. Y sus sabios cuidados le pusieron la tez tan fresca como un pétalo de rosa y blanca y encarnada, a medida de los deseos. Y se sintió ligero hasta el punto de poder volar como los pájaros. Y el joven y hermoso efrit que habíale conducido se presentó para volver a cogerle y llevarle al estrado, donde le ofreció, como refrescó, un delicioso sorbete de ámbar gris. Y se encontró con el genni de la lámpara, que tenía entre sus manos un traje de suntuosidad incomparable. Y ayudado por el joven efrit de manos suaves, se puso aquella magnificencia, y estaba semejante a cualquier rey entre los grande reyes, aunque tenía mejor aspecto aún. Y de nuevo le tomo el efrit sobre sus hombros y se le llevó, sin sacudidas, a la habitación de su casa.

Entonces Aladino se encaró con el efrit de la lámpara, y le dijo: “Y ahora ¿sabes lo que tienes que hacer?” El genni contestó: “No, ¡oh dueño de la lámpara! ¡Pero ordena y obedeceré en los aires por donde vuelo o en la tierra por donde me arrastro!” Y dijo Aladino: “Deseo que me

80

Page 81: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

traigas un caballo de pura raza, que no tenga hermano en hermosura ni en las caballerizas del sultán ni en las de los monarcas más poderosos; del mundo. Y es precisó que sus arreos valgan por sí solos mil millares de dinares de oro, por lo menos. Al mismo tiempo me traerás cuarenta y ocho esclavos jóvenes, bien formados, de talla aventajada y llenos de gracia, vestidos con mucha limpieza, elegancia y riqueza, para que abran marcha delante de mi caballo veinticuatro de ellos puestos en dos hileras de a doce, mientras los otros veinticuatro irán detrás de mí en dos hileras de a doce también. Tampoco has de olvidarte, sobre todo, de buscar para el servicio de mi madre doce jóvenes como lunas, únicas en su especie, vestidas con mucho gusto y magnificencia y llevando en los brazos cada una un traje de tela y color diferentes y con el cual pueda vestirse con toda confianza una hija de rey. Por último, a cada uno de mis cuarenta y ocho esclavos le darás, para que se lo cuelgue al cuello, un saco con cinco mil dinares de oro, a fin de que haga yo de ello el uso que me parezca. ¡Y eso es todo lo que deseo de ti por hoy...

En este momento de su narración, Schahrazada vio aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGÓ LA 759 NOCHE

Ella dijo:

“ ...¡Y eso es todo lo que deseo de ti por hoy!”

Apenas acabó de hablar Aladino, cuando el genni, después de la respuesta con el oído y la obediencia, apresuróse a desaparecer, pero para volver al cabo de un momento con el caballo, los cuarenta y ocho esclavos jóvenes, las doce jóvenes, los cuarenta y ocho sacos con cinco mil dinares; cada uno y los doce trajes de tela y color diferentes. Y todo era absolutamente de la calidad pedida, aunque más hermoso aún. Y Aládino se posesionó de todo y despidió al genni, diciéndole: “¡Te llamaré cuando tenga necesidad de ti!” Y sin pérdida de tiempo se despidió de su madre, besándola una vez más las manos, y puso a su servicio a las doce esclavas jóvenes, recomendándoles que no dejaran de hacer todo lo posible por tener contenta a su ama y qué le enseñaran la manera de ponerse los hermosas trajes que habían llevado.

Tras todo lo cual Aladino se apresuró a montar a caballo y a salir al patio de la casa. Y aunque subía entonces por primera vez a lomos de un caballo, supo sostenerse con una elegancia y una firmeza que le hubieran envidiado los más consumados jinetes. Y se puso en marcha, con arreglo al plan que había imaginando para el cortejo, precedido por veinticuatro esclavos formados en dos hileras de a doce, acompañado por cuatro esclavos que iban a ambos lados llevando los cordones de la gualdrapa del caballo, y seguido por los demás, que cerraban la marcha.

Cuando el cortejo echó a andar por las calles se aglomeró en todas partes, lo mismo en zocos que en ventanas y terrazas, una inmensa muchedumbre mucho más considerable que la que había acudido a ver el primer cortejo. Y siguiendo las órdenes que les había dado Aladino, los cuarenta y ocho esclavos empezaron entonces a coger oro de sus sacos y a arrojárselo a puñados a derecha y a izquierda al pueblo que se aglomeraba a su paso. Y resonaban por toda la ciudad las aclamaciones, no sólo a causa de la generosidad del magnífico donador, sino también a causa de la belleza del jinete y de sus esclavos espléndidos. Porque en su caballo, Aladino estaba verdaderamente muy arrogante, con su rostro al que la virtud de la lámpara mágica. hacía aún más encantador, con su aspecto real y el airón de diamantes que se balanceaba sobre su turbante.

81

Page 82: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Y así fue como, en medio de las aclamaciones y la admiración de todo un pueblo, Aladino llegó a palacio precedido por el rumor de su llegada; y todo estaba preparado allí para recibirle con todos los honores debidos al esposo de la princesa Badrú'l-Budur.

Y he aquí que el sultán le esperaba precisamente en la parte alta de la escalera de honor, que empezaba en el segundo patio. Y no bien Aladino echó pie a tierra, ayudado por el propio gran visir, que le tenía el estribo, el sultán descendió en honor suyo dos o tres escalones. Y Aladino subió en dirección a él y quiso prosternarse entre sus manos; pero se lo impidió el sultán, que recibióle en sus brazos y le besó como si de su propio hijo se tratara, maravillado de su arrogancia, de su buen aspecto y de la riqueza de sus atavíos. Y en el mismo momento retembló el aire con las aclamaciones lanzadas por todos los emires, visires y guardias, y con el sonido de trompetas, clarinetes, óboes y tambores. Y pasando el brazo por el hombro de Aladino, el sultán le condujo al salón de recepciones, y le hizo sentarse a su lado en el lecho del trono, y le besó por segunda vez, y le dijo: “¡Por Alah, oh hijo mío Aladino! que siento mucho que mi destino no me haya hecho encontrarte antes de este día, y haber diferido así tres meses tu matrimonio con mi hija Badrú’l-Budur, esclava tuya!” Y le contestó Aladino de una manera tan encantadora, que el sultán sintió aumentar el cariño que le tenía, y le dijo: “¡En verdad, ¡oh Aladino! ¿qué rey no anhelaría que fueras el esposo de su hija?” Y se puso a hablar con él y a interrogarle con mucho afecto, admirándose de la prudencia de sus respuestas y de la elocuencia y sutileza de sus discursos. Y mandó preparar, en la misma sala del trono, un festín magnífico, y comió solo con Aladino, haciéndose servir por el gran visir, a quien se le había alargado con el despecho la nariz hasta el límite del alargamiento, y por los expires y los demás altos dignatarios:

Cuando terminó la comida, el sultan, que no quería prolongar por mas tiempo la realización de su promesa, mando llamar al kadí y a los testigos, y les ordenó que redactaran inmediatamente el contrato de matrimonio de Aladino y su hija la princesa Badrú’l-Budur. Y en presencia de los testigos el kadí se apresuró a ejecutar la orden y a extender el contrato con todas las fórmulas requeridas por el Libro y la Sunnah. Y cuando el kadí hubo acabada, el sultán besó a Aladino, y le dijo: “¡Oh hijo mío! ¿penetrarás en la cámara nupcial para que tenga efecto la consumación esta misma noche?” Y contestó Aladino: “¡Oh rey del tiempo! sin duda que penetraría esta misma noche para que tuviese efecto la consumación, si no escuchase otra voz que la del gran amor que experimento por mi esposa. Pero deseo que la cosa se haga en un palacio digno de la princesa y que le pertenezca en propiedad. Permíteme, pues, que aplace la plena realización de mi dicha hasta que haga construir el palacio que le destino. ¡Y a este efecto, te ruego que me otorgues la concesión de un vasto terreno situado frente por frente de tu palacio, a fin de que mi esposa no esté muy alejada de su padre, y yo mismo esté siempre cerca de ti para servirte! ¡Y por mi parte, me comprometo a hacer construir este palacio en el plazo más breve posible!” Y el sultán contesto: “¡Ah! ¡hijo mío, no tienes necesidad de pedirme permiso para eso! ¡Aprópiate de todo el terreno que te haga falta enfrente de mi palacio. ¡Pero te ruego que procures se acabe ese palacio lo más pronto posible, pues quisiera gozar de la posteridad de mi descendencia antes de morir!” Y Aladino sonrió, y dijo: “Tranquilice su espíritu el rey respecto a esto. ¡Se construirá el palacio con más diligencia de la que pudiera esperarse!” Y se despidió del sultán, que le besó con ternura, y regresó a su casa con el mismo cortejo que le había acompañado y seguirlo por las aclamaciones del pueblo y por votos de dicha y prosperidad.

“En cuanto entró en su casa puso a su madre al corriente de lo que había pasado, y se apresuró a retirarse a su cuarto completamente solo. Y cogió la lámpara mágica y la frotó como de ordinario. Y no dejó el efrit de aparecer y de ponerse a sus órdenes. Y le dijo Aladino: “¡Oh efrit

82

Page 83: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

de la lámpara! ante todo, te felicito por el celo que desplegaste en servicio mío. Y después tengo que pedirte otra cosa según creo, más difícil de realizar que cuanto hiciste por mí hasta hoy, a causa del poder que ejercen sobre ti las virtudes de tu señora, que es esta lámpara de mi pertenencia. ¡Escucha! ¡quiero que en el plazo más corto posible me construyas, frente por frente del palacio del sultán, un palacio que sea digno de mi esposa El Sett Badrú’l-Budur! ¡Y a tal fin, dejo a tu buen gusto y a tus conocimientos ya acreditados el cuidado de todos los detalles de ornamentación y la elección de materiales preciosos, tales como piedras de jade, pórfido, alabastro, ágata, lazulita, jaspe, mármol y granito! Solamente, te recomiendo que en medio de ese palacio eleves una gran cúpula de cristal, construida sobre columnas de oro macizo y de plata, alternadas y agujereada con noventa y nueve ventanas enriquecidas con diamantes, rubíes, esmeraldas y otras pedrerías, pero procurando que la ventana número noventa y nueve quede imperfecta, no de arquitectura, sino de ornamentación. Porque tengo un proyecto sobre el particular. Y no te olvides de trazar un jardín hermoso, con estanques y saltos de agua y plazoletas espaciosas. Y sobre todo, ¡oh efrit! pon un tesoro enorme lleno de dinares de oro en cierto subterráneo, cuyo emplazamiento has de indicarme: ¡Y en cuanto a lo demás, así como en lo referente a cocinas, caballerizas y servidores, te dejo en completa libertad, confiando en tu sagacidad y en tu buena voluntad!” Y añadió: “¡En seguida que esté dispuesto todo, vendrás a avisarme!” Y contestó el genni: “¡Escucho y obedezco!” Y  desapareció.

Y he aquí que al despuntar del día siguiente estaba todavía en su lecho Aladino, cuando vio aparecerse ante él al efrit de la lámpara, quien, después de las zalemas de rigor, le dijo: “¡Oh dueño de la lámpara! se han ejecutado tus ordenes: ¡Y te ruego que vengas a revisar su realización!” Y Aladino se prestó a ello, y el efrit le transportó inmediatamente al sitio designado, y le mostró, frente por frente el palacio del sultán, en medio de un magnífico jardín, y precedido de dos inmensos patios de mármol, un palacio mucho más hermoso de lo que el joven esperaba. Y tras de haberle hecho admirar la arquitectura y el aspecto general, el genni le hizo visitar una por una, todas las habitaciones y dependencias. Y parecióle a Aladino que se habían hecho las cosas con un fasto, un esplendor y una magnificencia inconcebibles; y en un inmenso subterráneo encontró un tesoro formado por sacos superpuestos y llenos de dinares de oro, que se apilaban hasta la bóveda. Y también visitó las cocinas, las reposterías, las despensas y las caballerizas, encontrándolas muy de su gusto y perfectamente limpias; y se admiró de los caballos, y yeguas, que comían en pesebres de plata, mientras los palafreneros los cuidaban y les echaban el pienso. Y pasó revista a los esclavos de ambos sexos y a los eunucos, formados por orden, según la importancia de sus funciones. Y cuando lo hubo visto todo y examinado todo, se encaró con el efrit de la lámpara, el cual sólo para él era visible y le acompañaba por todas partes, y hubo de felicitarle por la presteza, el buen gusto y la inteligencia de que había dado prueba en aquella obra perfecta. Luego añadió: “¡Pero te has olvidado ¡oh efrit! de extender desde la puerta de mi palacio a la del sultán una gran alfombra que permita que mi esposa no se canse los pies al atravesar esa distancia!” Y contestó el genni: “¡Oh dueño de la lámpara! tienes razón: ¡Pero eso se hace en un instante!” Y efectivamente, en un abrir y cerrar de ojos se extendió en el espacio que separaba ambos palacios una magnífica alfombra de terciopelo con colores que armonizaban a maravilla con los tonos del césped y de los macizos.

Entonces Aladino, en el límite de la satisfacción, dijo al efrit: “¡Todo está perfectamente ahora! ¡Llévame a casa!” Y el efrit le cogió y le transportó a su cuarto cuando en el palacio del sultán los individuos de la servidumbre comenzaban a abrir las puertas para dedicarse a sus ocupaciones.

83

Page 84: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Y he aquí que, en cuanto abrieron las puertas, los esclavos y los porteros llegaron al límite de la estupefacción al notar que algo se oponía a su vista en el sitio donde la víspera se veía un inmenso meidán para torneos y cabalgatas. Y lo primero que vieron fue la magnífica alfombra de terciopelo que se extendía entre el césped lozano y sacaba sus colores con los matices naturales de flores y arbustos. Y siguiendo con la mirada aquella alfombra, entre las hierbas del jardín milagroso divisaron entonces, el soberbio palacio construido con piedras preciosas y cuya cúpula de cristal brillaba como el sol. Y sin saber ya que pensar, prefirieron ir a contar la cosa al gran visir, quien, después de mirar el nuevo palacio, a su vez fue a prevenir de la cosa al sultán, diciéndole: “No cabe duda, ¡oh rey del tiempo! ¡El esposo de Sett Badrú’l-Budur es un insigne mago!» Pero el sultán le contestó: “¡Mucho me asombra ¡oh visir! que quieras insinuarme que el palacio de que me hablas es obra de magia! ¡Bien sabes, sin embargo, que el hombre que me hizo donde tan maravillosos presentes es muy capaz de hacer construir todo un palacio en una sola noche, teniendo en cuenta las riquezas que debe poseer y el número considerable de obreros de que se habrá servido, merced a su fortuna. ¿Por qué, pues, vacilas en creer que ha obtenido ese resultado por medio de fuerzas naturales? ¿No te cegarán los celos, haciéndote juzgar mal de los hechos e impulsándote a murmurar de mi yerno Aladino?” Y comprendiendo, por aquellas palabras, que el sultán quería a Aladino, el visir no se atrevió a insistir por miedo a perjudicarse a sí mismo, y enmudeció por prudencia. ¡Y he aquí lo referente a él!

En cuanto a Aladino, una vez que el efrit de la lámpara le transportó a su antigua casa, dijo a una de las doce esclavas jóvenes que fueran a despertar a su madre, y les dio a todas orden de ponerle uno de los hermosos trajes que habían llevado, y de ataviarla lo mejor que pudieran. Y cuando estuvo vestida su madre conforme el joven deseaba, le dijo él que había llegado el momento de ir al palacio del sultán para llevarse a la recién casada y conducirla al palacio que había hecho construir para ella. Y tras de recibir acerca del particular todas las instrucciones necesarias, la madre de Aladino salió de su casa acompañada por sus doce esclavas, y no tardó Aladino en seguirla a caballo en medio de su cortejo. Pero, llegados que fueron a cierta distancia de palacio, se separaron, Aladino para ir a su nuevo palacio, y su madre para ver al sultán.

No bien los guardias del sultán divisaron a la madre de Aladino en medio de las doce jóvenes que le servían de cortejo, corrieron a prevenir al sultán, que se apresuró a ir a su encuentro. Y la recibió con las señales del respeto y los miramientos debidos a su nuevo rango. Y dio orden al jefe de los eunucos para que la introdujeran en el harem, a presencia de Sett Badrú’l-Budur. Y en cuanto la princesa la vio y supo que era la madre de su esposo Aladino, se levantó en honor suyo y fue a besarla. Luego la hizo sentarse a su lado, y la regaló con diversas confituras y golosinas, y acabó de hacerse vestir, por sus mujeres y de adornarse con las más preciosas joyas con que le obsequió su esposo Aladino. Y poco después entró el sultán, y pudo ver al descubierto entonces por primera vez, gracias al nuevo parentesco, el rostro de la madre de Aladino. Y en la delicadeza de sus facciones notó que debía haber sido muy agraciada en su juventud, y que aun entonces, vestida como estaba con un buen traje y arreglada con lo que más le favorecía, tenía mejor aspecto que muchas princesas y esposas de visires y de emires. Y la cumplimentó mucho por ello, lo cual conmovió y enterneció profundamente el corazón de la pobre mujer del difunto sastre Mustafá, que fue tan desdichada, y hubo de llenarle de lágrimas los ojos.

Tras de lo cual se pusieron a departir los tres con toda cordialidad, haciendo así más amplio conocimiento, hasta la llegada de la sultana, madre de Bádrú'l-Budur: Pero la vieja sultana estaba lejos de ver con buenos ojos aquel matrimonio de su hija con el hijo de gentes desconocidas; y era del bando del gran visir, que seguía estando muy mortificado en secreto por el buen cariz que

84

Page 85: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

el asunto tomaba en detrimento suyo. Sin embargo, no se atrevió a poner demasiado mala cara a la madre de Aladino, a pesar de las ganas que tenía de hacerlo; y tras de las zalemas por una y otra parte, se sentó con los demás, aunque sin interesarse en la conversación.

Y he aquí que cuando llegó el momento de las despedidas para marcharse al nuevo palacio, la princesa Badrú'l--Budur se levantó y besó con mucha ternura a su padre y a su madre, mezclando a los besos muchas lágrimas, apropiadas a las circunstancias. Luego, apoyándose en la madre de Aladino, que iba a su izquierda, y precedida de diez eunucos vestidos con ropa de ceremonia y seguida de cien jóvenes esclavas ataviadas con una magnificencia de libélulas, se puso en marcha hacia el nuevo palacio, entre dos filas de cuatrocientos jóvenes esclavos blancos y negros alternados, que formaban entre los dos palacio y tenían cada cual una antorcha de oro en que ardía una bujía grande de ámbar y de alcanfor blanco. Y la princesa avanzó lentamente en medio de aquel cortejo, pasando por la alfombra de terciopelo, mientras que a su paso se dejaba oír un concierto admirable de instrumentos en las avenidas del jardín y en lo alto de las terrazas del palacio de Aladino. Y a lo lejos resonaban las aclamaciones lanzadas por todo el pueblo, que había acudido a las inmediaciones de ambos palacios; y, unía el rumor de su alegría a toda aquella gloria. Y acabó la princesa por llegar a la puerta del nuevo palacio, en donde la esperaba Aladino. Y salió él a su encuentro sonriendo; y ella quedó encantada de verle tan hermoso y tan brillante. Y entró con él en la sala del festín, bajo la cúpula grande con ventanas de pedrerías. Y sentáronse los tres ante las bandejas de oro debidas a los cuidados del efrit de la lámpara; y Aladino estaba sentado en medio, con su esposa a la derecha y su madre a la izquierda. Y empezaron a comer al son de una música que no se veía y que era ejecutada por un coro de efrits de ambos sexos: Y Badrú'l-Budur, encantada de cuanto veía y oía, decía para sí: “¡En mi vida me imaginé cosas tan maravillosas!” Y hasta dejó de comer para escuchar mejor los cánticos y el concierto de los efrits. Y Aladino y su madre no cesaban de servirla y de echarle de beber bebidas que no necesitaba, pues ya estaba ebria de admiración. Y fue para ellos una jornada espléndida que no tuvo igual en los tiempos de Iskandar y de Soleiman...

En este momento de su narración, Schahrazada vio aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGÓ LA 762 NOCHE

Ella dijo:

....Y fue para ellos una jornada espléndida que no tuvo igual en los tiempos de Iskandar y. de Soleimán.

Y cuando llegó la noche levantaron los manteles e hizo al punto su entrada en la sala de la cúpula un grupo de danzarinas. Y estaba compuesto de cuatrocientas jóvenes, hijas de efrits, vestidas como flores y ligeras como pájaros. Y al son de una música, aérea se pusieron a bailar varias clases de motivos y con pasos de danza como no pueden versa más que en las regiones del paraíso. Y entonces fue cuando Aladino se levantó y cogiendo de la mano a su esposa se encaminó con ella a la cámara nupcial con paso cadencioso. Y les siguieron ordenadamente las esclavas jóvenes, procedidas, por la madre de Aladino. Y desnudaron a Badrú'l-Budur; y no le pusieron sobre el cuerpo más que lo estrictamente necesario para la noche. Y así era ella comparable a un narciso que saliera de su cáliz. Y tras de desearles delicias y alegría, les dejaron solos en la cámara nupcial. Y por fin pudo Aladino, en el límite de la dicha, unirse a la princesa

85

Page 86: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Badrú'l-Budur, hija del rey. Y su noche, como su día, no tuvo par en los tiempos de Iskandar y de Soleimán.

Al día siguiente, después de toda una noche de delicias, Aladino salió de los brazos de su esposa Badrú'lBudur para hacer que al punto le pusieran un traje mas magnífico todavía que el de la víspera, y disponerse a ir a ver al sultán. Y mandó que le llevaran un soberbio caballo de las caballerizas pobladas por el efrit de la lámpara, y lo montó y se encaminó al palacio del padre de su esposa en medio de una escolta de honor. Y el sultán le recibió con muestras del más vivo regocijo, y le besó y le pidió con mucho interés noticias suyas y noticias de Badrú'l-Budur. Y Aladino le dio la respuesta conveniente acerca del particular, y le dijo: “¡Vengo sin tardanza ¡oh rey del tiempo! para invitarte a que vayas hoy a iluminar mi morada con tu presencia y a compartir con nosotros la primera comida que celebramos después de las bodas! ¡Y te ruego que, para visitar el palacio de tu hija, te hagas acompañar del gran visir y los emires!” Y el sultán, pasa demostrarle su estimación y su afecto, no puso ninguna dificultad al aceptar la invitación, se levantó en aquella hora y en aquel instante, y seguido de su gran visir y de sus emires salió con Aladino.

Y he aquí que, a medida que el sultán se aproximaba al palacio de su hija, su admiración erecta considerablemente y sus exclamaciones se hacían más vivas, más acentuadas y más altisonantes. Y eso que aún estaba fuera del palacio. ¡Pero cómo se maravilló cuando estuvo dentro! ¡No veía por doquiera más que esplendores, suntuosidades, riquezas, buen gusto, armonía y magnificencia! Y lo que acabó de deslumbrarle fue la sala de la cúpula de cristal, cuya arquitectura aérea y cuya ornamentación no podía dejar de admirar. Y quiso contar el numero de ventanas enriquecidas con pedrerías, y vio que, en efecto, ascendían al número de noventa y nueve, ni una más ni una menos. Y se asombró enormemente. Pero asimismo notó que la ventana que hacía el número noventa y nueve no estaba concluida y carecía de todo adorno; y se encaró con Aladino y le dijo, muy sorprendido: “¡Oh hijo mío Aladino! ¡he aquí, ciertamente, el palacio más maravilloso que existió jamás sobre la faz de la tierra! ¡Y estoy lleno de admiración por cuanto veo! Pero, ¿puedes decirme qué motivo te ha impedido acabar la labor de esa ventana que con su imperfección afea la hermosura de sus hermanas?” Y Aladino sonrió y contestó: “¡Oh rey del tiempo! te ruego que no creas fue por olvido o por economía o por simple- negligencia por lo que dejé esa ventana en el estado imperfecto en que la ves, porque la he querido así a sabiendas. Y el motivo consiste en dejar a tu alteza el cuidado de hacer acabar esa labor para sellar de tal suerte en la piedra de este palacio tu nombre glorioso y el recuerdo de tu reinado. ¡Por eso te suplico que consagres con tu consentimiento la construcción de esta morada que, por muy confortable que sea, resulta indigna de los méritos de mi esposa, tu hija!” Y extremadamente halagado por aquella delicada atención de Aladino, el rey le dio las gracias y quiso que al instante se comenzara aquel trabajo. Y a este efecto dio orden a sus guardias para que hicieran ir al palacio, sin demora, a los joyeros más hábiles y mejor surtidos de pedrerías, para acabar las incrustaciones de la ventana. Y mientras llegaban fue a ver a su hija y a pedirla noticias de su primera noche de bodas. Y sólo por la sonrisa con que le recibió ella y por su aire, satisfecho comprendió que sería superfluo insistir. Y besó a Aladino, felicitándole mucho, y fue con él a la sala en que ya estaba preparada la comida con todo el esplendor conveniente. Y comió de todo, y le parecieron los manjares los más excelentes que había probado nunca, y el servicio muy superior al de su palacio, y la plata y los accesorios admirables en absoluto.

Entre tanto llegaran los joyeros y orfebres a quienes habían ido a buscar los guardias por toda la capital; y se pasó recado al rey, que en seguida subió a la cúpula de las noventa y nueve

86

Page 87: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

ventanas. Y enseñó a los orfebres la ventana sin terminar, diciéndoles: “¡Es preciso que en el plazo más breve posible acabéis la labor que necesita esta ventana en cuanto a incrustaciones de perlas y pedrerías de todos colores!” Y los orfebres y joyeros contestaron con el oído y la obediencia, y se pusieron a examinar con mucha minuciosidad la labor y las incrustaciones de las demás ventanas, mirándose unos a otros con ojos muy dilatados de asombro. Y después de ponerse de acuerdo entre ellos, volvieron junto al sultán, y tras de las prosternaciones, le dijeron: “¡Oh rey del tiempo! ¡no obstante todo nuestro repuesto de piedras preciosas, no tenemos en nuestras tiendas con qué adornar la centésima parte de esta ventana!” Y dijo el rey; “¡Yo os proporcionare lo que os haga falta!” Y mandó llevar las frutas de piedras preciosas que . Aladino le había dado como presente, y les dijo: “¡Emplead lo necesario y devolvedme lo que sobre!” Y los joyeros tomaron sus medidas e hicieron sus cálculos, repitiéndolos varias veces, y contestaron: “¡Oh rey del tiempo! ¡con todo lo que nos das y con todo lo que poseemos no habrá bastante para adornar la décima parte de la ventana!” Y el rey se encaró con sus guardias, y les dijo: “¡Invadid las casas de mis visires, grandes y pequeños, de mis emires y de todas las personas ricas de mi reino, y haced que os entreguen de grado o por fuerza todas las piedras preciosas que posean!” Y los guardias se apresuraron a ejecutar la orden.

En espera de que regresasen, Aladino, que veía que el rey empezaba a estar inquieto por el resultado de la empresa y que interiormente se regocijaba en extremo de la cosa, quiso distraerle con un concierto. E hizo una seña a uno de los jóvenes efrits esclavos suyos, el cual hizo entrar al punto un grupo de cantarinas, tan hermosas, que cada una de ellas podía decir a la luna: “¡Levántate para que me siente en tu sitio!”, y dotadas de una voz encantadora que podía decir al ruiseñor ¡Cállate para escuchar cómo canto!” Y en efecto, consiguieron con la armonía que el rey tuviese un poco de paciencia.

Pero en cuanto llegaron los guardias el sultán entregó en seguida a joyeros y orfebres las pedrerías procedentes del despojo de las consabidas personas ricas, y es dijo: “Y bien, ¿qué tenéis que decir ahora?” Ellos contestaron: “¡Por Alah, ¡oh señor, nuestro! que aun nos falta mucho! ¡Y necesitaremos ocho veces más materiales que los que poseemos al presente! ¡Además, para hacer bien este trabajo, precisamos por lo menos un plazo de tres meses, poniendo manos a la obra de día y de noche!”

Al oír estas palabras, el rey llegó al límite el desaliento y de la perplejidad, y sintió alargársele la nariz hasta los pies de lo que le avergonzaba su impotencia en circunstancias tan penosas para su amor propio. Entonces Aladino, sin querer ya prolongar más la prueba a la que le hubo de someter, y dándose, por satisfecho, se encaró con los orfebres y joyeras, y les dijo: “¡Recoged lo que os pertenece y salid!” Y dijo a los guardias: “¡Devolved las pedrerías a sus dueños!” Y dijo al rey. “¡Oh rey del tiempo! ¡no sería bien que admitiera de ti yo lo que te di una vez! ¡Te ruego, pues, veas con agrado que te restituya yo estas frutas de pedrerías y te reemplace en lo que falta hacer para llevar a cabo la ornamentación de esa ventana! ¡Solamente te suplico que me esperes en el aposento de mi esposa Badrú’l-Budur, porque no puedo trabajar ni dar ninguna orden cuando sé que me están mirando!” Y el rey se retiró con su hija Badrú’l-Budur para no importunar a Aladino.

Entonces Aladino sacó del fondo de un armario de nácar la lámpara mágica; que había tenido mucho cuidado de no olvidan en la mudanza de la antigua casa al palacio, y la frotó como tenía por costumbre hacerlo. Y al instante apareció el efrit y se inclinó ante Aladino esperando sus órdenes. Y Aladino le dijo: “¡Oh efrit de la lámpara! ¡te he hecho venir para que hagas, de todo

87

Page 88: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

punto semejante a sus hermanas, la ventana número noventa y nueve!” Y apenas había él formulado está petición cuando desapareció el efrit. Y oyó Aladino como una infinidad de martillazos- y chirridos de limas en la ventana consabida; y en menos tiempo del que el sediento necesita para beberse un vaso de agua fresca, vio aparecer y quedar rematada la milagrosa ornamentación de pedrerías de la ventana. Y no pudo encontrar la diferencia con las otras. Y fue en busca del sultán y le rogó que le acompañara a la sala de la cúpula.

Cuando el  sultán llegó frente a la ventana, que había visto tan imperfecta unos instantes antes, creyó que se había equivocado de sitio, sin poder diferenciarla de las otras. Pero cuando después de dar la vuelta varias veces a la cúpula, comprobó que en tan poco tiempo se había hecho aquel trabajo, para cuya terminación exigían tres meses enteros todos los joyeros y orfebres reunidos, llegó al límite de la maravilla, y besó a Aladino entre ambos ojos, y le dijo: ¡Ah! ¡hijo mío Aladino, conforme te conozco más, me pareces más  admirable!” Y envió a buscar al gran visir, y le mostró con el dedo la maravilla que le entusiasmaba, y le dijo con acento irónico: “Y bien, visir, ¿qué te parece?” Y el visir, que no se olvidaba de su antiguo rencor, se convenció cada vez más, al ver la cosa, de que Aladino era un hechicero, un herético y un filósofo alquimista. Pero se guardó mucho de dejar translucir sus pensamientos al sultán, a quien sabía muy adicto a su nuevo yerno, y sin entrar en conversación con él le dejó con su maravilla y se limitó a contestar: “¡Alah es el más grande!”

Y he aquí que, desde aquel día, el sultán no dejó de ir a pasar, después del diván; algunas horas cada tarde en compañía de su yerno Aladino y de su hija Badrú’l-Budur, para contemplar las maravillas del palacio, en donde siempre encontraba cosas nuevas más admirables que las antiguas, y que le maravillaban y le transportaban.

En cuanto a Aladino, lejos de envanecerse con lo agradable de su nueva vida, tuvo cuidado de consagrarse, durante las horas que no pasaba con su esposa Badrú't-Budur, a hacer el bien a su alrededor y a informarse de las gentes pobres para socorrerlas. Porque no olvidaba su antigua condición y la miseria en que había vivido con su madre en los años de su niñez. Y además, siempre que salía a caballo se hacía escoltar por algunos esclavos que, siguiendo órdenes suyas, no dejaban de tirar en todo el recorrido puñados de dinares de oro a la muchedumbre que acudía a su paso. Y a diario, después de la comida de mediodía y de la noche, hacía repartir entre los pobres las sobras de su mesa, que bastarían para alimentar a más de cinco mil personas. Así es que su conducta tan generosa y su bondad y su modestia le granjearon el afecto de todo el pueblo y le atrajeron las bendiciones de todos los habitantes. Y no había ni uno que no jurase por su nombre y por su vida. Pero lo que acabó de conquistarle los corazones y cimentar su fama fue cierta gran victoria que logro sobre unas tribus rebeladas contra el sultán, y donde había dado prueba de un valor maravilloso y de cualidades guerreras que superaban á las hazañas de los héroes más famosos. Y Badrú’l-Budur le amó cada vez mas, y cada vez felicitóse mas de su feliz destino que le había dado por esposo al único hombre que se la merecía verdaderamente. Y de tal suerte vivió Aladino varios años de dicha perfecta entre su esposa y su madre, rodeado del afecto y la abnegación de grandes y pequeños, y más querido y más respetado que el mismo sultán, quien, por cierto continuaba teniéndole en alta estima y sintiendo por él una admiración ilimitada. ¡Y he aquí lo referente a Aladino!

¡He aquí ahora lo que se refiere al mago maghrebín a quien encontramos al principio de todos estos acontecimientos y que, sin querer, fue causa de la fortuna de Aladino!

88

Page 89: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Cuando abandonó a Aladino en el subterráneo, para dejarle morir de sed y de hambre, se volvió a su país al fondo del Maghreb lejano. Y se pasaba el tiempo entristeciéndose con el mal resultado de su expedición y lamentando las penas y fatigas que había soportado tan vanamente para conquistar la lámpara mágica. Y pensaba en la fatalidad que le había quitado de los labios el bocado que tanto trabajo le costó confeccionar. Y no transcurría día sin que el recuerdo lleno de amargura de aquellas cosas asaltase su memoria y le hiciese maldecir a Aladino y el momento en que se encontró con Aladino. Y un día que estaba más lleno de rencor que de ordinario acabó por sentir curiosidad por los detalles de la muerte de Aladino. Y a este efecto, como estaba muy versado en la geomancia, cogió su mesa de arena adivinatoria, que hubo de sacar del fondo de un, armario, sentóse sobre una estera cuadrada en medio de un círculo trazado con rojo, alisó la arena, arregló los granos machos y los granos hembras, las madres y las hijos, murmuró las fórmulas geomanticas, y dijo: “Está bien, ¡oh arena! veamos. ¿Qué ha sido de la lámpara mágica? ¿Y cómo murió ese miserable, que se llamaba Aladino?” Y pronunciando estas palabras agitó la arena con arreglo al rito. Y he aquí que nacieron las figuras y se formó el horóscopo. Y el maghrebín, en el límite de la estupefacción, después de un examen detallado de las figuras del horóscopo, descubrió sin ningún género de duda que Aladino no estaba muerto, sino muy vivo, que era dueño de la lámpara mágica, y que vivía con esplendor, riquezas y honores, casado con la princesa Badrú’l-Budur, hija del rey de la China, a. la cual amaba y la cual le amaba, y por último, que no se le conocía en todo el imperio de la China e incluso en las fronteras del mundo más que con el nombre del emir Aladino.

Cuando el mago se enteró de tal suerte, por medio de las operaciones de su geomancia y de su descreimiento, de aquellas cosas que estaba tan lejos de esperarse, espumajeó de rabia y escupió al aire y al suelo, diciendo: “Escupo en tu cara. Piso tu cabeza, ¡oh Aladino! ¡oh pájaro de horca! ¡oh rostro de pez y de brea!..

En éste, momento de su narración, Schahrazaa vio aparecerla mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGÓ LA 765 NOCHE

Ella dijo:

“...Escupo en tu cara. Piso tu cabeza, ¡oh Aladino! ¡oh pájaro de horca! ¡oh rostro de pez y de brea!” Y durante una hora de tiempo estuvo escupiendo al aire y al suelo, hollando con los pies a un Aladino imaginario y abrumándote a juramentos atroces y a insultos de todas las variedades, hasta que se calmó un poco. Pero entonces resolvió vengarse a toda costa de Aladino y hacerle expiar las felicidades de que en detrimento suyo gozaba con la posesión de aquella lámpara mágica que le había costado al mago tantos esfuerzos y tantas- penas inútiles. Y sin vacilar un instante se puso en camino para la China. Y como la rabia y el deseo de venganza le daban alas, viajó sin detenerse, meditando largamente sobre los medios de que se valdría para apoderarse de Aladino; y no tardó en llegar a la capital del reino de China. Y paró en un khan, donde alquiló una vivienda. Y desde el día siguiente a su llegada empezó a recorrer los sitios públicos y los lugares más frecuentados; y por todas partes sólo oyó hablar del emir Aladino, de la hermosura del emir Aladino, de la generosidad del emir Aladino y de la magnificencia del emir Aladino. Y se dijo: “¡Por el fuego y por la luz que no tardará en pronunciarse éste nombre para sentenciarlo a muerte!” Y llegó al palacio de Aladino, y exclamó al ver su aspecto imponente; “¡Ah! ¡ah! ¡ahí habita ahora el hijo del sastre Mustafá, el que no tenía un pedazo de pan que echarse a la boca al llegar la noche! ¡ah! ¡ah! ¡pronto verás, Aladino, si mi Destino vence o no al tuyo, y si obligo o

89

Page 90: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

no a tu madre a hilar lana, como en otro tiempo, para no morirse de hambre, y si cavo o no con mis propias manos la fosa adonde irá ella a llorar!” Luego se acercó a la puerta principal del palacio, y después de entablar conversación con el portero consiguió enterarse de que Aladino había ido de caza por varios días. Y pensó: “¡He aquí ya el principio de la caída de Aladino! ¡En ausencia suya podré obrar más libremente! ¡Pero, ante todo, es preciso que sepa, si Aladino se ha llevado la lámpara consigo o si la ha dejado en el palacio! Y se apresuró a volver a su habitación del khan, donde cogió su mesa geomántica y la interrogó. Y el horóscopo le reveló que Aladino había dejado la lámpara en el palacio.

Entonces el maghrebín, ebrio de alegría, fue al zoco de los caldereros y entró en la tienda de un mercader de linternas y lámparas de cobre, y le dijo: “¡Oh mi señor! necesito una docena de lámparas de cobre completamente nuevas y muy bruñidas!” Y contestó el mercader: “¡Tengo lo que necesitas!” Y le puso delante doce lámparas muy brillantes y le pidió un precio que le pagó el mago sin regatear. Y las cogió y las puso en un cesto que había comprado en casa del cestero. Y salió del zoco.

Y entonces se dedicó a recorrer las calles con el cesto de lámparas al brazo, gritando: “¡Lámparas nuevas! ¡A las lámparas nuevas! ¡Cambio lámparas nuevas por otras viejas! ¡Quien quiera el cambio que venga por la nueva!” Y de este modo se encaminó al palacio de Aladino.

En cuanto los pilluelos de las calles oyeron aquel pregón insólito y vieron el amplio turbante del maghrebín dejaron de jugar y acudieron en tropel. Y se pusieron a hacer piruetas detrás de él, mofándose y gritando a coro: “¡Al loco! ¡al loco!” Pero él, sin prestar la menor atención a sus burlas, seguía con su pregón, que dominaba las cuchufletas: “¡Lámparas nuevas! ¡A las lámparas nuevas! ¡Cambio lámparas nuevas por otras viejas! ¡Quien quiera el cambio que venga por la nueva!”

Y de tal suerte; seguido por la burlona muchedumbre de chiquillos, llegó a la plaza que había delante de la puerta del palacio y se dedicó a recorrerla de un extremo a otro para volver sobre sus pasos y recomenzar, repitiendo, cada vez más fuerte, su pregón sin cansarse. Y tanta maña se dio, que la princesa Badrú’l-Budur, que en aquel momento se encontraba en la sala de las noventa y nueve ventanas, oyó aquel vocerío insólito y abrió una de las ventanas y miró a la plaza. Y vio a la muchedumbre insolente y burlona de pilluelos, y entendió el extraño pregón del maghrebín. Y se echó a reír. Y sus mujeres entendieron el pregón y también se echaron a reír con ella. Y le dijo una “¡Oh mi señora! ¡precisamente hoy, al limpiar el cuarto de mi amo Aladino, he visto en una mesita una lampara vieja de cobre! ¡Permíteme, pues, que vaya a cogerla y a enseñársela a ese viejo maghrebín, para ver si realmente, está tan loco como nos da a entender su pregón, y si consiente en cambiárnosla por una lámpara nueva!” Y he aquí que la lámpara vieja de que hablaba aquella esclava era precisamente la lámpara mágica de Aladino. ¡Y por una desgracia escrita por el Destino, se había olvidado él, antes de partir, de guardarla en el armario de nácar en que generalmente la tenía escondida, y la había dejado encima de la mesilla! ¿Pero es posible luchar contra los decretos del Destino?

Por otra parte, la princesa Badrú'l-Budur ignoraba completamente la existencia de aquella lámpara y sus virtudes maravillosas. Así es que no vio ningún inconveniente en el cambio de que le hablaba su esclava, y contestó: “¡Desde luego! ¡Coge esa lámpara y dásela al agha de los eunucos, a fin de que vaya a cambiarla por una lámpara nueva y nos riamos a costa de ese loco!” Entonces la joven esclava fue al aposento de Aladino, cogió la lámpara mágica que estaba

90

Page 91: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

encima de la mesilla y se la entregó al alha de los eunucos. Y el agha bajó al punto a la plaza, llamó al maghrebín, le enseñó la lámpara que tenía, y le dijo: “¡Mi señora desea cambiar esta lámpara por una de las nuevas que llevas en ese cesto!”

Cuando el mago vio la lámpara la reconoció al primer golpe de vista y empezó a temblar de emoción. Y el eunuco le dijo: “¿Qué te pasa? ¿Acaso encuentras esta lámpara demasiado vieja para cambiarla?” Pero el mago, que había dominado ya su excitación, tendió la mano con la rapidez del buitre que cae sobre la tórtola, cogió la lámpara que le ofrecía el eunuco y se la guardó en el pecho. Luego presentó al eunuco el cesto, diciendo: “¡Coge la que más te guste!” Y el eunuco escogió una lámpara muy bruñida y completamente. nueva, y se apresuro a llevársela a su ama Badrú’l-Budur, echándose a reír y burlándose de la locura del maghrebín. ¡Y he aquí lo referente al agha de los eunucos y al cambio de la lámpara mágica en ausencia de Aladino!

En cuanto al mago, echó a correr en seguida, tirando el cesto con su contenido a la cabeza de los pilluelos, que continuaban mofándose de él, para impedirles que le siguieran. Y de tal modo desembarazado, franqueó recintos de palacios y jardines y se aventuró por las calles de la ciudad, dando mil rodeos, a fin de que perdieran su pista quienes hubiesen querido perseguirle. Y cuando llegó a un barrio completamente desierto, se saco del pecho la lámpara y la frotó. Y él efrit de la lámpara respondió a esta llamada, apareciéndose ante él al punto, y diciendo: “¡Aquí tienes entre tus manos a tu esclavo! ¿Qué quieres? Habla. ¡Soy el servidor de la lámpara en el aire por donde vuelo y en la tierra por donde me arrastro!” Porque el efrit obedecía indistintamente a quienquiera que fuese el poseedor de aquella lámpara, aunque, como el mago, fuera por el camino de la maldad y de la perdición.

Entonces el maghrebín le dijo: ¡Oh efrit de la lámpara! te ordeno que cojas el palacio que edificaste para Aladino y lo transportes con todos los seres y todas las cosas que contiene a mi país, que ya sabes cuál es, y que está en el fondo del Maghreb, entre jardines. ¡Y también me transportarás a mí allá con el palacio!” Y contestó el efrit esclavo de la lámpara: “¡Escucho y obedezco! ¡Cierra un ojo y abre un ojo, y te encontrarás en tu país, en medio del palacio de Aladino!” Y efectivamente, en un abrir y cerrar de ojos se hizo todo. Y el maghrebín se encontró transportado, con el palacio de Aladino en medio de su país, en el Maghreb africano. ¡Y esto es lo referente a él!

Pero en cuanto al sultán; padre de Badrú’l-Budur, al despertarse el siguiente día salió de su palacio, como tenía por costumbre, para ir a visitar a su hija a la que quería tanto. Y en el sitio en que se alzaba el maravilloso palacio no vio más que, un amplio meidán agujereado por las zanjas vacías de los cimientos. Y en el límite de la perplejidad, ya no supo si habría perdido la razón; y empezó a restregarse los ojos para darse cuenta mejor de lo que veía. ¡Y comprobó que con la claridad del sol saliente y la limpidez de la mañana no había manera de engañarse, y que el palacio ya no estaba allí! Pero quiso convencerse más aún de aquella realidad enloquecedora, y subió al piso más alto, y abrió la ventana que daba enfrente de los aposentos de su hija. Y no vio palacio ni huella de palacio, ni jardines ni huella de jardines, sino sólo un inmenso meidán donde, de no estar las zanjas, habrían podido los caballeros justar a su antojo.

Entonces, desgarrado de ansiedad, el desdichado padre empezó a golpearse las manos una contra otra y a mesarse la barba llorando, por más que no pudiese darse cuenta exacta de la naturaleza y de la magnitud de su desgracia. Y mientras de tal suerte desplomábase sobre el diván, su gran visir entró para anunciarle, como de costumbre, la apertura de la sesión de justicia.

91

Page 92: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Y vio el estado en que se hallaba, y no supo qué pensar. Y el sultán le dijo: “¡Acércate aquí!” Y el visir se acercó, y el sultán le dijo: “¿Dónde está el palacio de mi hija?” El otro dijo:

¡Alah guarde al sultán! ¡pero no comprendo lo que quiere decir!” El sultán dijo: “¡Cualquiera creería ¡oh visir! que no estás al corriente de la triste nueva!” El visir dijo: “Claro que no lo estoy, ¡oh mi señor! ¡por Alah, que no sé nada, absolutamente no!” El sultán dijo: “¡En ese caso, no has mirado hacia el palacio de Aladino!” El visir dijo: “¡Ayer tarde estuve a pasearme por los jardines que lo rodean, y no he notado ninguna cosa de particular, sino que la puerta principal estaba cerrada a causa de la ausencia del emir Aladino!” El sultán dijo: “¡En ese caso, ¡oh visir! mira por esta ventana y dime si no notas ninguna cosa de particular en ese palacio que ayer viste con la puerta cerrada!” Y el visir sacó la cabeza por la ventana y miró, pero fue para levantar los brazos al cielo, exclamando: “¡Alejado sea el Maligno!” ¡el palacio ha desaparecido!” Luego se encaró con el sultán, y le dijo: “¡Y ahora ¡oh mi señor!' ¿vacilas en creer que ese palacio, cuya arquitectura y ornamentación admiraban tanto, sea otra cosa que la obra de la más admirable hechicería? Y el sultán bajó la cabeza y reflexionó durante una hora de tiempo. Tras de lo cual levantó la cabeza, y tenía el rastro revestido de furor. Y exclamó: “¿Dónde está ese malvado, ese aventurero, ese mago, ese impostor, ese hijo de mil perros, que se llama Aladino?” Y el visir contestó con el corazón dilatado de triunfo: “¡Está ausente de casa; pero me ha anunciado su regreso para hoy antes de la plegaria del mediodía! ¡Y si quieres, me encargo de ir yo mismo a informarme acerca de él sobre lo que ha sido del palacio con su contenido!” Y el rey se puso a gritar: “No ¡por Alah! ¡Hay que tratarle como a los ladrones, y a los embusteros! ¡Que me le traigan los guardias cargado de cadenas!”

Al punto el gran visir salió a comunicar la orden del sultán al jefe de los guardias, instruyéndole acerca de cómo debía arreglarse para que no se le escapara Aladino. Y acompañado por cien jinetes, el jefe de los guardias salió de la ciudad al canino por donde tenía que volver Aladino, y se encontró con él a cien farasanges de las puertas. Y en seguida hizo que le cercaran los jinetes, y lo dijo: “Emir Aladino, ¡oh amo nuestro! ¡dispénsanos por favor! ¡pero el sultán, de quien somos esclavos, nos ha ordenado que te detengamos y te pongamos entre sus manos cargado de cadenas como los criminales! ¡Y no podemos desobedecer una orden real! ¡Pero repetimos que nos dispenses por tratarte así, aunque a todos nosotros nos ha inundado tu generosidad!”

Al oír estas palabras del jefe de los guardas, a Aladino se le trabó la lengua de sorpresa y de emoción. Pero acabó por poder hablar, y dijo: ¡Oh buenas gentes! ¿Sabéis, al menos, por qué motivo os ha dado el sultán semejante orden, siendo yo inocente de todo crimen con respecto a él o al Estado?” Y contestó el jefe de los guardias: “¡Por Alah, que no lo sabemos!” Entonces Aladino se apeó del su caballo, y dijo.: “¡Haced de mí lo que os haya ordenado el sultán, pues las órdenes del sultán estás por encima de la cabeza y de los ojos!” Y los guardias, muy a disgusto suyo, se apoderaron de Aladino, le ataron los brazos, le echaron al cuello una cadena muy gorda y muy pesada, con la que también le sujetaron por la cintura, y cogiendo el extremo de aquella cadena le arrastraron a la ciudad, haciéndole caminar a pie mientras ellos seguían a caballo su camino.

Llegados que fueron los guardias a los primeros arrabales de la ciudad, los transeúntes que vieron de este modo a Aladino no dudaron de que el sultán, por motivos que ignoraban, se disponía a hacer que le cortaran la cabeza. Y como Aladino se había captado, por su generosidad y su afabilidad, el afecto de todos los súbditos del reino, los que le vieron apresuráronse a echar a

92

Page 93: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

andar detrás de él, armándose de sables unos, y de estacas otros y de piedras y palos los demás. Y aumentaban en número a medida que el convoy se aproximaba a palacio; de modo que ya eran millares y millares al llegar a la plaza del meidán. Y todos gritaban y protestaban, blandiendo sus armas y amenazando a los guardias, que a duras penas pudieron contenerles y penetrar en palacio sin ser maltratados. Y en tanto que los otros continuaban vociferando y chillando en el meidán para que se les devolviese sano y salvo a su señor Aladino, los guardias introdujeron a Aladino, que seguía cargado de cadenas, en la sala donde le esperaba el sultán lleno de cólera y de ansiedad.

No bien tuvo en su presencia a Aladino, el sultán, poseído de un furor inconcebible, no quiso perder el tiempo en preguntarle qué había sido del palacio que guardaba a su hija Badrú’l-Budur, y gritó al porta-alfanje: “¡Corta en seguida la cabeza a este impostor maldito!” Y no quiso oírle ni verle un instante más. Y el porta-alfanje se llevó a Aladino a la terraza desde la cual se dominaba el meidán en donde estaba apiñada la muchedumbre tumultuosa, hizo arrodillarse a Aladino sobre el cuero rojo de las ejecuciones, y después de vendarle los ojos le quitó la cadena que llevaba al cuello y alrededor del cuerpo, y le dijo: “¡Pronuncia tu acto de fe antes de morir!” Y se dispuso a darle el golpe de muerte, volteando por tres veces y haciendo flamear el sable en el aire en torno a él. Pero en aquel momento, al ver que el porta-alfanje iba a ejecutar a Aladino, la muchedumbre empezó a escalar los muros del palacio y a forzar las puertas. Y el sultán vio aquello, y temiéndose algún acontecimiento funesto se sintió poseído de gran espanto. Y se encaró por el porta-alfanje, y le dijo: “¡Aplaza por el instante el acto de cortar la cabeza a ese criminal!” Y dijo al jefe de los guardias:- ¡Haz que pregonen al pueblo que le otorgo la gracia de la sangre de ese maldito!'? Y aquella orden, pregonada en seguida desde lo alto de las terrazas, calmó el tumulto y el furor de la muchedumbre, e hizo abandonar su propósito a los que forzaban las puertas y a los que escalaban los muros del palacio.

Entonces Aladino, a quien se había tenido cuidado de quitar la venda de los ojos y a quien habían soltado las ligaduras que le ataban las manos a la espalda, se levantó del cuero de las ejecuciones en donde estaba arrodillado y alzó la cabeza hacia el sultán, y con los ojos llenos de lágrimas le preguntó: “Oh rey del tiempo! ¡suplico a tu alteza que me diga solamente el crimen que he podido cometer para ocasionar tu cólera y esta desgracia!” Y con el color muy amarillo y la voz llena de cólera reconcentrada, el sultán le dijo: “¿Que te diga tu crimen, miserable? ¿Es que finges ignorarlo? ¡Pero no fingirás más cuando te lo haya hecho ver con tus propios ojos!” Y le gritó: “¡Sígueme!” Y echó a andar delante de él y le condujo al otro extremo del palacio, hacia la parte que daba al segundo meidán, donde se erguía antes el palacio de Badrú’l-Budur rodeado de sus jardines, y le dijo: “¡Mira por esta ventana y dime, ya que debes saberlo; qué ha sido del palacio que guardaba a mi hija!” Y Aladino sacó la cabeza por la ventana y miró. Y no vio ni palacio, ni jardín, ni huella de palacio o de jardín, sino el inmenso meidán desierto, tal cómo estaba el día en que dio él al efrit de la lámpara orden de construir allí la morada maravillosa. Y sintió tal estupefacción y tal dolor y tal conmoción, que estuvo a punto de caer desmayado. Y no pudo pronunciar una sola palabra. Y el sultán le gritó: “Dime, maldito impostor, ¿dónde, está el palacio y dónde está mi hija, el núcleo de mi corazón, mi única hija?” Y Aladino lanzó un gran suspiro y vertió abundantes lágrimas; luego dijo: “¡Oh rey del tiempo, no lo sé!” Y le dijo el sultán: “¡Escuchame bien! No quiero pedirte que restituyan tu maldita palacio; pero sí te ordeno que me devuelvas a mi hija. Y si no lo haces al instante o si no quieres decirme qué ha sido de ella, ¡por mi cabeza, que haré que te corten la cabeza!” Y en el límite de la emoción, Aladino bajó los ojos y reflexionó durante una hora de tiempo. Luego levantó la cabeza, y dijo: “¡Oh rey del tiempo! ninguno escapa a su destino. ¡Y si mi destino es que se me corten la cabeza por un

93

Page 94: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

crimen que no he cometido, ningún poder logrará salvarme! Sólo te pido, pues, antes de morir, un plazo de cuarenta días para hacer las pesquisas necesarias con respecto a mi esposa bienamada, que ha desaparecido con el palacio mientras yo estaba de caza y sin que pudiera sospechar cómo ha sobrevenido esta calamidad te lo juro por la verdad de nuestra fe y los méritos de nuestro señor Mahomed (¡con él la plegaria y la paz!)” Y el sultán contestó: “Está bien; te concederé lo que me pides. ¡Pero has de saber que, pasado ese plazo, nada podrá salvarte de entre mis manos si no me traes a mi hija! ¡Porque sabré apoderarme de ti y castigarte, sea donde sea el paraje de la tierra en que te ocultes!” Y al oír estas palabras Aladino salió de la presencia del sultán, y muy cabizbajo atravesó el palacio en medio de los dignatarios, que se apenaban mucho al reconocerle y verle tan demudado por la emoción y el dolor. Y llegó ante la muchedumbre y empezó a preguntar, con torvos ojos: ¿Dónde esta mi palacio? ¿Dónde está mi esposa?” Y cuantos le veían y oían dijeron: “¡El pobre ha perdido la razón! ¡El haber caído en desgracia con él sultán y la proximidad de la muerte le han vuelto loco!” Y al ver que ya sólo era para todo el mundo un motivo de compasión, Aladino se alejó rápidamente sin que nadie tuviese corazón para seguirle. Y salió de la ciudad, y comenzó a errar por el campo, sin saber lo que hacía. Y de tal suerte llegó a orillas de un gran río, presa de la desesperación, y diciéndose: “¿Dónde hallarás tu palacio, Aladino y a tu esposa Badrú’l-Budur, ¡oh pobre!? ¿A qué país desconocido irás a buscarla, si es que está viva todavía? ¿Y acaso sabes siquiera cómo ha desaparecido?” Y con el alma obscurecida por estos pensamientos, y sin ver ya más que tinieblas y tristeza delante de sus ojos, quiso arrojarse al agua y ahogar allí su vida y su dolor. ¡Pero en aquel momento se acordó de que era un musulmán, un creyente, un puro! dio fe de la unidad de Alah y de la misión de Su Enviado. Y reconfortado con su acto de fe y su abandono a la voluntad del Altísimo, en lugar de arrojarse al agua se dedicó a hacer sus abluciones para la plegaria de la tarde. Y se puso en cuclillas a la orilla del río y cogió agua en el hueco de las manos y se puso a frotarse los dedos y las extremidades. Y he aquí que, al hacer estos movimientos, frotó el anillo que le había dado en la cueva el maghrebín. Y en el mismo momento apareció el efrit del anillo, que se prosternó ante él, diciendo: “¡Aquí tienes entre tus manos a tu esclavo! ¿Qué quieres? Habla: ¡Soy él servidor del anillo en la tierra, en el aire y en el agua!' Y Aladino reconoció perfectamente, por su aspecto repulsivo y por su voz aterradora, al efrit que en otra ocasión hubo de sacarle del subterráneo. Y agradablemente sorprendido por aquella aparición, que estaba tan lejos de esperarse en el estado miserable en que se encontraba, interrumpió sus abluciones y se irguió sobre ambos pies, y dijo al efrit: “¡Oh efrit del anillo, oh compasivo, oh excelente! ¡Alah te bendiga y te tenga en su gracia! Pero apresúrate a traerme mi palacio y mi esposa, la princesa Badrú’l-Budur!” Pero el efrit del anillo le contestó: “¡Oh dueño del anillo! ¡lo que me pides no está en mi facultad, porque en la tierra, en el aire y en el agua yo sólo soy servidor del anillo! ¡Y siento mucho no poder complacerte en esto, que es de la competencia del servidor de la lámpara! ¡A tal fin, no tienes más que dirigirte a ese efrit, y él te complacerá!” Entonces Aladino, muy perplejo, le dijo: “¡En ese caso, ¡oh efrit del anillo! y puesto que no puedes mezclarte en lo que no te incumbe, transportando aquí el palacio de mi esposa, por las virtudes anillo a quien sirves te ordenó que me transportes a. mí mismo al paraje de la tierra en que se halla mi palacio, y me dejes, sin hacerme sufrir sacudidas, debajo de las ventanas de mi esposa, la princesa Badrú’l-Budur!”

Apenas había formulado Aladino esta petición, el efrit del anillo contestó con el oído y la obediencia, y en el tiempo en que se tarda solamente en cerrar un ojo y abrir un ojo, le transportó al fondo del Maghreb, en medio de un jardín magnífico, donde se alzaba, con su hermosura arquitectural, el palacio de Badrú’l-Budur. Y le dejó con mucho cuidado debajo de las ventanas de  la princesa, y desapareció:

94

Page 95: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Entonces, a la vista de su palacio, sintió Aladino dilatársele el corazón 'y tranquilizársele el alma y refrescársele los ojos. Y de nuevo entraron en el la alegría y la esperanza. Y de la misma manera que está preocupado y no duerme quien confía una cabeza al vendedor de cabezas cocidas al horno, así Aladino, a pesar de sus fatigas y sus penas, no quiso descansar lo más mínimo. Y se limitó a elevar su alma hacia el Creador para darle gracias por sus bondades y reconocer que sus designios son impenetrables para las criaturas limitadas. Tras de lo cual se puso muy en evidencia debajo de las ventanas de su esposa Badrú'lBudur.

Y he, aquí que, desde que fue arrebatada con el palacio por el mago maghrebín, la princesa tenía la costumbre de levantarse todos los días a la hora del alba, y se pasaba el tiempo llorando y las noches en vela, poseída de tristes, pensamientos en su dolor por verse separada de su padre y de su esposo bienamado, además de todas las violencias de que la hacía víctima el maldito maghrebín, aunque sin ceder ella. Y no dormía, ni comía, ni bebía. Y aquella tarde, por decreto del destino, su servidora había entrado a verla para distraerla. Y abrió una de las ventanas de la sala de cristal, y miró hacia fuera, diciendo: “¡Oh mi señora! ¡ven a ver cuán delicioso es el aire de esta tarde!” Luego lanzó de pronto un grito, exclamando: “¡Ya setti, ya setti! ¡He ahí a mi amo Aladino, he ahí a mi amo Aladinol ¡Está bajo las ventanas del palacio...

En este momento de su narración, Schahrazada vio aparecer la mañana, y y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGÓ LA 769 NOCHE

Ella dijo:

“¡Ya setti, ya settí! ¡He ahí a mi amo Aladino, he ahí a mi amo Aladino! ¡Está bajo las ventanas del palacio!”

Al oír estas palabras de su servidora, Badrú’l-Budur se precipitó a la ventana, y vio a Aladino, el cual la vio también. Y casi enloquecieron ambos de alegría. Y fue Badrú'l-Budur la primera que pudo abrir la boca, y gritó a Aladino: “¡Oh querido mío! ¡ven pronto, ven pronto! ¡mi servidora va a bajar para abrirte la puerta secreta! ¡Puedes subir aquí sin temor! ¡El mago maldito está ausente por el momento!” Y cuando la servidora le hubo abierto la puerta secreta, Aladino subió al aposento de su esposa y la recibió en sus brazos. Y se besaron, ebrios de alegría, llorando y riendo. Y cuando estuvieran un poco calmados se sentaron uno junto a otro, y Aladino dijo a su esposa: “¡Oh Badrú'l-Badur! ¡antes de nada tengo que preguntarte qué ha sido de la lámpara de cobre qué dejé eri mi cuarto sobre una mesilla antes de salir de caza!” Y exclamó la princesa: “¡Ah! ¡querido mío, esa lámpara precisamente es la causa de nuestra desdicha! ¡Pero todo ha sido por mi culpa, sólo por mi culpa!” Y contó a Aladino cuanto había ocurrido en el palacio desde, su ausencia, y cómo, por reírse de la locura del vendedor de lámparas, había, cambiado la lámpara de la mesilla por una lámpara nueva; y todo lo que ocurrió después, sin olvidar un detalle. Pero no hay utilidad en repetirlo. Y concluyó diciendo: “Y sólo después de transportarnos aquí con el palacio es cuando el maldito maghrebín ha venido a revelarme qué, por el poder de su hechicería y las virtudes de la lámpara cambiada, consiguió arrebatarme a tu afecto con el fin de poseerme. ¡Y me dijo que era maghrebín y que estábamos en Maghreb, su país!” Entonces Aladino, sin hacerle el menor reproche, le preguntó: “¿Y qué desea hacer contigo ese maldito?” Ella dijo: “Viene una vez al día, nada más a hacerme una visita, y trata por todos los medios de seducirme. ¡Y como está lleno de perfidia, para vencer mi

95

Page 96: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

resistencia no ha cesado de afirmarme, que el sultán te había hecho cortar la cabeza por impostor, y que, al fin y al cabo, no eras más que el hijo de una pobre gente, de un miserable sastre llamado Mustafá, y que sólo a él debías la fortuna y los honores de que disfrutabas! Pero hasta ahora no ha recibido de mí, por toda respuesta, más que el silencio del desprecio y que le vuelva la espalda. ¡Y se ha visto obligado a retirarse siempre con las orejas caídas y la nariz alargada! ¡Y a cada vez temía yo que recurriese a la violencia! Pero hete aquí ya. ¡Loado sea Alah!” Y Aladino le dijo: “Dime ahora ¡oh Badrú'l-Budur! en qué sitio del palacio está escondida, si lo sabes, la lámpara qué consiguió arrebatarme ese maldito maghrebín.” Ella dijo: “Nunca la deja en el palacio, sino que la lleva en el pecho continuamente. ¡Cuántas veces se la he visto sacar en mi presencia para enseñármela como un trofeo!” ¡Entonces Aladino le dijo: “¡Está bien! pero ¡por tu vida, que no ha de seguir enseñándotela mucho tiempo! ¡Para eso únicamente te pido que me dejes un instante solo en esta habitación!” Y Badrú’l-Budur salió de la sala y fue a reunirse con sus servidoras.

Entonces Aladino frotó el anillo mágico qué llevaba al dedo, y dijo al efrit que se presentó: “¡Oh efrit del anillo! ¿conoces las diversas especies de polvos soporíferos?” El efrit contestó: “Es lo que mejor conozco!” Aladino dijo: “¡En ese caso te ordeno que me traigas una onza de bang cretense, una sola toma del cual sea capaz de derribar a un elefante!” Y desapareció el efrit, pero para volver al cabo de un momento, llevando en los dedos una cajita, que entrego a Aladino, diciéndole: “¡Aquí tienes ¡oh amo del anillo! bang cretense de la calidad más fina!” Y se fue Y Aladino llamó a su esposa Badrú’l-Budur, y le dijo: “¡Oh mi señora Badrú’l-Budur! si quieres que triunfemos de ese maldito maghrebín, no tienes más que seguir el consejo que voy, a darte. ¡Y te advierto que el tiempo apremia, pues me has dicho que el maghrebín estaba a punto de llegar para intentar seducirte! ¡He aquí, pues, lo que tendrás que hacer!” Y le dijo: “¡Harás estas cosas, y le dirás estas otras cosas!” Y le dio amplias instrucciones respecto a la conducta que debía seguir con el mago. Y añadió: “En cuanto a mí, voy a ocultarme en esta arca. ¡Y saldré en el momento oportuno!” Y le entregó la cajita de bang, diciendo: “¡No te olvides de lo que acabo de indicarte!” Y la dejó para ir a encerrarse en el arca.

Entonces la princesa Badrú’l-Budur, a pesar de la repugnancia que tenía a desempeñan el papel consabido, no quiso perder la oportunidad de vengarse del mago, y se propuso seguir las instrucciones de su esposo Aladino. Se levantó, pues, y mandó a sus mujeres que la peinaran y la pusieran el tocado que sentaba mejora su cara de luna, y se hizo vestir con el traje más hermoso de sus arcas. Luego se ciñó el talle con un cinturón de oro incrustado de diamantes, y se adornó el cuello con un collar de perlas nobles de igual tamaño, excepto la de en medio, que tenía el volumen de una nuez; y en las muñecas y en los tobillos se puso pulseras de oro con pedrerías que casaban maravillosamente con los colores de los demás adornos. Y perfumada y semejante a una hurí escogida, y, más brillante que las reinos y sultanas más brillantes, se miró enternecida en su espejo, mientras sus mujeres maravillábanse de su belleza y prorrumpían en exclamaciones de admiración. Y se tendió perezosamente en los almohadones, esperando la llegada del mago.

No dejó éste de ir a la hora anunciada. Y la princesa, contra lo que acostumbraba, se levantó en honor suyo, y con una sonrisa le invitó a sentarse juntó a ella en el diván. Y el maghrebín, muy emocionado por aquel recibimiento, y deslumbrado por el brillo de los hermosos ojos que le miraban y pon la belleza arrebatadora de aquella, princesa tan deseada, sólo permitió sentarse al borde del diván por cortesía y deferencia. Y la princesa, siempre sonriente, le dijo: “¡Oh mi señor! no te asombres de verme hoy tan cambiada, porque mi temperamento, que por naturaleza es muy refractario a la tristeza, ha acabado por sobreponerse a mi pena y a mi inquietud. Y

96

Page 97: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

además, he reflexionado sobre tus palabras con respecto a mi esposo Aladino, y ahora estoy convencida de que ha muerto a causa de la terrible cólera de mi padre el rey. ¡Lo que esta escrito ha de ocurrir! Y mis lágrimas y mis pesares no darán vida a un muerto. Por eso he renunciado a la tristeza y al duelo y he resuelto no rechazar ya tus proposiciones y tus bondades. ¡Y ese es el motivo de mi cambio de humor!” Luego añadió: “¡Pero aun no . te he ofrecido los refrescos de amistad!” Y se levantó, ostentando su deslumbradora belleza, y se dirigió a la mesa grande en que estaba la bandeja de los vinos y sorbetes, y mientras llamaba a una de sus servidoras para que sirviera la bandeja, echó un poco de bang cretense en la copa de oro que había en la bandeja. Y el maghrebín no sabía cómo darle gracias por sus bondades. Y cuando se acerco la doncella con la bandeja de los sorbetes, cogió él la capa y dijo a Badrú’l-Budur: “¡Oh princesa! ¡por muy deliciosa que sea está bebida no podrá refrescarme tanto como la sonrisa de tus ojos!” Y tras de hablar así se llevó la copa a los labios y la vació de un solo trago, sin respirar. ¡Pero al instante fue a caer sobre el tapiz con la cabeza antes que con los pies, a las plantas de Badrú’l-Budur!

Al ruido de la caída Aladino lanzó un inmenso grito de triunfo y salió del armario para correr en seguida hacia el cuerpo inerte de su enemigo. Y se precipito sobre él, le abrió la parte superior del traje y le sacó del pecho la lámpara que estaba allí escondida. Y se encaró con Badrú'l-Budur; que acudía a besarle en el límite de la alegría, y le dijo: “¡Te ruego que me dejes solo, otra vez! ¡Porque ha de terminarse hoy todo!” Y cuando se alejó Badrú'l-Budur, frotó la lámpara en el sitio que sabía, y al punto vio aparecer al efrit de la lámpara, quien, después de la fórmula acostumbrada, esperó la orden. Y Aladino le dijo: “¡Oh efrit de la lámpara! ¡por las virtudes de esta lámpara que sirves, te ordeno que transportes este palacio, con todo lo que contiene, a la capital del reino de la China, situándolo exactamente en el mismo lugar de donde lo quitaste para traerlo aquí! ¡Y hazlo de manera que el transporte se efectúe sin conmoción, sin contratiempo y sin sacudidas!” Y el genni contestó: “¡Oír es obedecer!” Y desapareció. Y en el mismo momento, sin tardar más tiempo del que se necesita para cerrar un ojo y abrir un ojo, se hizo el transporte, sin que nadie lo advirtiera, porque apenas si se hicieron sentir dos ligeras agitaciones, una al salir y otra a la llegada.

Entonces Aladino, después de comprobar que el palacio estaba en realidad frente por frente al palacio del sultán, en el sitio que ocupaba antes, fue en busca de su esposa Badrú’l-Budur y la besó mucho, y le dijo: “¡Ya estamos en la ciudad de tu padre! ¡Pero, como es de, noche; más vale que esperemos a mañana por la mañana para ir a anunciar al sultán nuestro regreso! Por el momento, no pensemos más que en regocijamos con nuestro triunfo y con nuestra reunión, ¡oh Badrú'l-Budur!” Y como desde la víspera Aladino aun no había comido nada, se sentaron ambos y se hicieron servir por los esclavos una comida suculenta en la sala de las noventa y nueve ventanas cruzadas. Luego pasaron juntos aquella noche en medio de delicias y dicha.

Al día siguiente salió de su palacio el sultán para ir, según costumbre, a llorar por su hija en el paraje donde no creía encontrar más que las zanjas de los cimientos. Y muy entristecido y dolorido, echó una ojeada por aquel lado, y se quedó estupefacto al ver ocupado de nuevo el sitio del meidán por el palacio magnífico, y no vacío, como él se imaginaba, Y en un principio creyó que sería efecto de la niebla o de algún ensueño de su espíritu inquieto, y se frotó los ojos varias veces. Pero como la visión subsistía siempre, ya no pudo dudar de su realidad, y sin preocuparse de su dignidad de sultán echó a correr agitando los brazos y lanzando gritos de alegría, y atropellando a guardias y porteras subió la escalera de alabastro sin tomar aliento, no obstante su edad, y entró en la sala de la bóveda de cristal con noventa y nueve ventanas, en la cual precisamente esperaban su llegada, sonriendo, Aladino y Badrú’l-Budur. Y al verle se levantaron

97

Page 98: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

ambos y corrieron a su encuentro. Y besó él a su hija, derramando lágrimas de alegría y en el límite de la ternura; y ella también.

Y. cuando pudo abrir la boca y articular una palabra, dijo: “¡Oh hija mía! ¡veo con asombro que no se te ha demudado el rostro ni se te ha puesto la tez más amarilla, a pesar de todo lo sucedido desde el día en que te vi por última vez! ¡Sin embargo, ¡oh hija de mi corazón! debes haber sufrido mucho, y no habrás visto sin alarmas y terribles angustias cómo te transportaban de un sitio a otro con todo el palacio! ¡Porque, nada más que con pensarlo, yo mismo me siento invadido por el temblor y el espanto! ¡Daté prisa, pues, ¡oh hija mía! a explicarme el motivo de tan escaso cambio en tu fisonomía, y a contarme, sin ocultarme nada, cuanto te ha ocurrido desde el comienzo hasta el fin!” Y Badrú'l-Budur contestó: “¡Oh padre mío! has de saber que si se me ha demudado tan poco el rostro es porque ya he ganado lo que había perdido con mi alejamiento de ti y de mi esposo Aladino. Pues la alegría de volver a entre a ambos me devuelve mi frescura y mi color de antes. Pero he sufrido y he llorado mucho, tanto por verme arrebatada a tu afecto y al de mi esposo bienamado, como por haber caído en poder de un maldito mago maghrebín que es el causante de todo lo que ha sucedido, y que me decía cosas desagradables y quería seducirme después de raptarme. ¡Pero todo fue por culpa de mi atolondramiento, que me impulsó a ceder a otro lo que no me pertenecía!” Y en seguida contó a su padre toda la historia con los menores detalles, sin olvidar nada. Pero no hay ninguna utilidad en repetirla. Y cuando acabó de hablar, Aladino, que no había abierto la boca hasta entonces, se encaró con el sultán, estupefacto hasta el límite de la estupefacción, y le mostró, detrás de una cortina, el cuerpo inerte del mago, que tenía la cara toda negra por efecto de la violencia del bang, y le dijo: “¡He aquí al impostor, causante de nuestra pasada desdicha y de mi caída en desgracia! ¡Pero Alah le ha castigado!”

Al ver aquello, el sultán, enteramente convencido de la inocencia de Aladino, le besó muy tiernamente, oprimiéndole contra su pecho, y le dijo: “¡Oh hijo mío Aladino! ¡no me censures con exceso por mi conducta para contigo, y perdóname los malos tratos que te infligí! ¡Porque merece alguna excusa el afecto que experimento por mi hija única Badrú’l-Budur, y bien sabes que el corazón de un padre está lleno de ternura, y que hubiese preferido yo perder todo mi reino antes que un cabello de la cabeza de mi hija bienamada!” Y Contestó Aladino: “Verdaderamente, tienes excusa, ¡oh padre de Badrú'l-Budur! porque sólo el afecto que sientes por tu hija, a la cual creías perdida por mi culpa, te hizo usar conmigo procedimientos enérgicos. Y no tengo derecho a reprocharte de ninguna manera. Porque a mí me correspondía prevenir las asechanzas pérfidas de ese infame mago y tomar precauciones contra él. ¡Y no te darás cuenta bien de toda su malicia hasta que, cuando tenga tiempo, te relate yo la historia de cuanto me ocurrió con él!” Y el sultán besó a Aladino una vez más, y le dijo: “En verdad ¡oh Aladino! que es absolutamente preciso que busques ocasión de contarme todo eso. ¡Pero aun es más urgente desembarazarme ya del espectáculo de ese cuerpo maldito que yace inanimado a nuestros pies, y regocijarnos juntos de tu triunfo!” Y Aladino dio orden a sus efrits jóvenes de que se levaran el cuerpo del maghrebín y lo quemaran en medio de la plaza del meidán sobre un montón de estiércol y echaran las cenizas en el hoyo de la basura. Lo cual se ejecutó puntualmente en presencia de toda la ciudad reunida, que se alegraba de aquel castigo merecido y de la vuelta del emir Aladino a la gracia del sultán.

Tras de lo cual, por medio de los pregoneros, qué iban seguidos por tañedores de clarines, de timbales y de tambores, el sultán hizo anunciar que daba libertad a los presos en señal de regocijo público; y mandó repartir muchas limosnas a los pobres y a los menesterosos. .Y por la noche hizo iluminar toda la ciudad, así como su palacio y el de Aladino y Badrú’l-Budur: Y así

98

Page 99: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

fue cómo Aladino, merced a la bendición que llevaba consigo, escapó por segunda vez a un peligro de muerte. Y aquella misma bendición debía aun salvarle por tercera vez, como vais a saber, ¡oh oyentes míos!

En efecto, hacía ya algunos meses que Aladino estaba de regreso y llevaba con su esposa una vida feliz bajo la mirada enternecida y vigilante de su madre, que entonces era una dama venerable de aspecto imponente, aunque desprovista de orgullo y de arrogancia, cuando la esposa del joven entró un día, con rostro un poco triste y dolorido, en la sala de la bóveda de cristal, donde él estaba casi siempre para disfrutar la vista de los jardines, y se le acercó, y le dijo: “¡Oh mi señor Aladino! Alah, que nos ha colmado con sus favores a ambos, hasta el presente me ha negado el consuela de tener un hijo. Porque ya hace bastante tiempo que estamos casados y no siento fecundadas por la vida mis entrañas: ¡Vengo, pues, a suplicarte que me permitas mandar venir al palacio a una santa vieja llamada Fatmah que ha llegado a nuestra ciudad hace unos días, y a quien todo el mundo venera por las curaciones y alivios que proporciona y por la fecundidad que otorga a las mujeres sólo con la imposición de sus manos...

En esté momento de su narración, Schahrazada vio aparecer la mañana, se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGÓ LA 772 NOCHE

Ella dijo:

“... ¡Vengo, pues, a suplicarte que me permitas mandar venir al palacio a una santa veja llamada Fatmah, que ha llegado a nuestra ciudad hace unos días, y a quien todo el mundo venera por las curaciones y alivios que proporciona y por la fecundidad que otorga a las mujeres sólo con la imposición de sus manos!” Y Aladino, que no quería contrariar a su esposa Badru'l-Budur, no puso ninguna dificultad para acceder a su deseo, y dio orden a cuatro eunucos de que fueran en busca de la vieja santa y la llevaran al palacio. Y los eunucos ejecutaron la orden y no tardaron en regresar con la santa vieja, que iba con el rostro cubierto por un velo muy espeso y con el cuello rodeado por un inmenso rosario de tres vueltas que le bajaba hasta la cintura. Y llevaba en la mano un gran báculo, sobre el cual apoyaba su marcha vacilante por la edad y las prácticas piadosas. Y en cuanto la vio la princesa salió vivamente a su encuentro, y le besó la mano con fervor, y le pidió su bendición. Y la santa vieja, con acento muy digno, invocó para ellas las bendiciones de Alah y sus gracias, y pronunció en su favor una larga plegaria, con el fin de pedir a Alah que prolóngase y aumentase en ella la prosperidad y la dicha y satisficiese sus menores deseos. Y Badrú’l-Budur la rogó que se sentara en el sitio de honor en el diván, y le dijo: “¡Oh santa de Alah! ¡te agradezco tus buenos intenciones y tus plegarias! ¡Y como sé que Alah no ha de negarte nada de lo que le pidas, espero de su bondad, por intercesión tuya, lo que es el más ferviente anhelo de mi alma!” Y la santa contestó: “¡Yo soy la más humilde de las criaturas de Alah; pero Él es el Omnipotente, el Excelente! ¡No tengas miedo, pues, ¡oh mi señora Badrú'l-Budur! a formular lo que anhele tu alma!” Y Badrú’l-Budur se puso muy colorada, y bajó la voz, y con acento muy ardiente dijo: “¡Oh santa de Alah! deseo de la generosidad de Alah tener un hijo! ¡Dime qué tengo que hacer para eso y qué beneficios y qué buenas acciones habré de llevar a cabo para merecer semejante favor! “ ¡Habla! ¡Estoy dispuesta a todo para obtener ese bien, que lo estimo en mas que mi propia vida! ¡Y pasa demostrarte mi gratitud, yo te daré en cambio, cuanto puedas anhelar y desear, no para ti, que ya sé ¡oh madre de todos nosotros! que te hallas al abrigo de las necesidades de las criaturas débiles, sino para alivio de los infortunadas y de los pobres de Alah!”

99

Page 100: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Al oír estás palabras de la princesa Badrú'l-Budur, los ojos de la santa, que hasta entonces habían permanecido bajos, se abrieron y se iluminaron tras el velo con un brillo extraordinario, e irradió su rostro cual si tuviese fuego dentro, y todas sus facciones expresaron el sentimiento de un éxtasis de júbilo. Y miró a la princesa durante un momento sin pronunciar ni una palabra; luego tendió los brazos hacia ella, y le hizo en la cabeza la imposición de las manos, moviendo los labios como si rezase una plegaria entre dientes, y acabó por decirle: “¡Oh hija mía! ¡oh mi señora Badrú’l-Budur! ¡los santos de Alah acaban de dictarme el medio infalible de que debes valerte para ver habitar en tus entrañas la fecundidad! ¡Pero ¡oh hija mía! entiendo que ese médio es muy difícil, si no imposible de emplear, porque se necesita un poder sobrehumano para realizar los actos de fuerza y, valor que reclamo!” Y al oír estas palabras la princesa. Badrú’l-Budur no pudo reprimir más su emoción, y se arrojó a los pies de la santa, rodeándola las rodillas con sus brazos, y le dijo: “¡Por favor, ¡oh madre nuestra! indícame ese medio, sea cual sea, pues nada resulta imposible de realizar para mi esposo bienamado, el emir Aladino! ¡Ah! ¡habla, o a tus pies moriré de deseo reconcentrado!” Entonces la santa levantó un dedo en el aire y dijo: “Hija mía, para que la fecundidad penetre en ti es necesario que cuelgues en la bóveda de cristal de esta sala un huevo del pájaro rokh, que habita en la cima más alta del monte Cáucaso. ¡Y la contemplación de ese huevo, que mirarás todo el tiempo que puedas durante. días y días, modificará tu naturaleza íntima y removerá el fondo inerte de tu maternidad! ¡Y eso es lo que tenía que decirte, hija mía!” Y Bardú'l-Budur exclamó: “¡Por mi vida, ¡oh madre nuestra! que no sé cual es el pájaro rokh, ni jamás vi huevos suyos; pero no dudo de que Aladino podrá al instante procurarme uno de esos huevos fecundantes, aunque el nido de esa ave esté en la cima más alta del monte Cáucaso!” Luego quiso retener a la santa, que se levantaba ya para marcharse, pero ésta le dijo: “No, hija mía; déjame ahora marcharme a aliviar otros infortunios y dolores más grandes todavía que los tuyos. ¡Pero mañana ¡inschalah! yo misma vendré a visitarte y a saber noticias tuyas, que son preciosas para mí!” Y no obstante todos los esfuerzos y ruegos de Badrú’l-Budur, que, llena de gratitud, quería hacerle don de vanos collares y otras joyas de valor inestimable, no quiso detenerse un momento más en el palacio y se fue como había ido, rehusando todos los regalos.

Algunos momentos después de partir la santa, Aladino fue al lado de su esposa y la besó tiernamente, como lo hacía siempre que se ausentaba, aunque fuese por un instante; pero le pareció que tenía ella un aspecto muy distraído y preocupado; y le preguntó la causa con mucha ansiedad. Entonces le dijo Sett Badrú'l-Budur, sin tomar aliento: “¡Seguramente moriré si no tengo lo más pronto posible un huevo de pájaro rokh, que habita en la cima más alta del monte Cáucaso!” Y al oír estas palabras Aladino se echó a reír, y dijo: “¡Por Alah, ¡oh mi señora Badrú’l-Budur! si no se trata más que de obtener ese huevo para impedir que, mueras, refresca tus ojos! ¡Pero para que yo lo sepa, dime solamente qué piensas hacer con el huevo de ese pájaro!” Y Badrú’l-Budur contestó: “¡Es la santa vieja quien acaba de prescribirme que lo mire, como remedio soberanamente eficaz contra la esterilidad de la mujer! ¡Y quiero tenerlo para colgarlo del centro de la bóveda de cristal de la sala de las noventa y nueve ventanas!” Y Aladino contestó: “Por encima de mi cabeza y de mis ojos, ¡oh mi señora Badrú’l-Budur! ¡al instante tendrás ese huevo de rokh!” Al punto dejó a su esposa y fue a encerrarse en su aposento. Y se sacó del pecho la lámpara mágica, que llevaba siempre consigo desde el terrible peligro que hubo de correr por culpa de su negligencia, y la frotó. Y en el mismo momento se apareció ante él el efrit de la lámpara, pronto a ejecutar sus órdenes. Y Aladino le dijo: “¡Oh excelente efrit, que me obedeces merced a las virtudes de la lámpara que sirves! ¡te pido que al instante me traigas, para colgarlo del centro de la bóveda de cristal, un huevo del gigantesco pájaro rokh, que habita en la cima mas alta del monte Cáucaso!”

100

Page 101: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Apenas Aladino había pronunciado estas palabras, el efrit se convulsionó de manera espantosa, y le llamearon los ojos, y lanzó ante Aladino un grito tan amedrentador, que se conmovió el palacio en sus cimientos, y como una piedra disparada con honda, Aladino fue proyectado contra el muro de la sala de un modo tan violento, que por poco entra su longitud en su anchura. Y le gritó el efrit con su voz poderosa de trueno: “¿Cómo te atreves a pedirme eso, miserable Adamita? ¡Oh el más ingrato entre las gentes de baja condición! ¡he aquí que ahora, no obstante los servicios que te presté con todo el oído y toda la obediencia, tienes la osadía de ordenarme que vaya a buscar al hijo de rokh, mi amo supremo, para colgarle en la bóveda de tu palacio! ¿Ignoras, insensato, que yo y la lámpara y todas los genni servidores de la lámpara somos esclavos del gran rokh, padre de los huevos? ¡Ah! ¡suerte tienes con estar bajo la salvaguardia de la lámpara que sirvo, y con llevar al dedo ese anillo lleno de virtudes saludables! ¡De no ser así ya hubiera entrado tu longitud en tu anchura!” Y dijo Aladino, estupefacto e inmóvil contra el muro: “¡Oh efrit de la lámpara! ¡por Alah, que no es mía esta petición, sino que se la sugirió a mi esposa Badrú'l-Budur la santa vieja, madre de la fecundación y curadora de la esterilidad!” Entonces se calmó de repente el efrit y recobró su acento acostumbrado para con Aladino, y le dijo: ¡Ah! ¡lo ignoraba! ¡Ah! ¡está bien! ¿conque es esa criatura la que aconsejó el atentado? ¡Puedes alegrarte mucho, Aladino, de no haber tenido la menor participación en ello! ¡Pues has de saber que por ése medio se quería obtener tu destrucción y la de tu esposa y la de tu palacio. La persona a quien llamas santa vieja no es santa ni vieja, sino un hombre disfrazado de mujer: Y ese hombre no es otro que el propio hermano del maghrebín, tu enemigo exterminado. Y se asemeja a su hermano como media haba se asemeja a su hermana. Y ese nuevo enemigo, a quien no conoces, todavía está más versado en la magia y en la perfidia que su hermano mayor. Y cuando, por medio de las operaciones de su geomancia, se enteró de que su hermano había sido exterminado por ti, y quemado por orden del sultán, padre de tu esposa Badrú'l-Budur, determinó vengarle en todos vosotros, y vino desde el Maghreb aquí disfrazado de vieja santa para llegar hasta este palacio: ¡Y consiguió introducirse en él y sugerir a tu esposa esa petición perniciosa, que es el mayor atentado que se puede realizar contra mi amo supremo el rokh! Te prevengo, pues, acerca de sus proyectos pérfidos, a fin de que los puedas evitar. ¡Uassalam!” Y tras de haber hablado así a Aladino, desapareció el efrit.

Entonces Aladino, en el límite de la cólera, se apresuró a ir a la sala de las noventa y nueve ventanas en busca de su esposa Badrú'l-Budur. Y sin revelarle nada de lo que el efrit acababa de contarle, le dijo: “¡Oh Badrú’l-Budur, ojos míos! Antes de traerte el huevo del pájaro rokh es absolutamente necesario que oiga yo con mis propios oídos a la santa vieja que te ha recetado ese remedio. ¡Te ruego, pues, que envíes a buscarla con toda urgencia y que, con pretexto de que no la recuerdas' exactamente, le hagas repetir su prescripción, mientras yo estoy escondido detrás del tapiz!” Y contestó Badrú’l-Budllr: “¡Por encima de mi cabeza y de mis ojos!” Y al punto envió a buscar a la santa vieja.

En cuanto ésta hubo entrado en la sala de la bóveda de cristal, y cubierta siempre con su espeso velo que le tapaba la cara, se acercó a Badrú'l-Budur, Aladino salió de su escondite, abalanzándose a ella con el alfange en la mano, y antes de que ella pudiese decir: “¡Bem!”, de un solo tajo le separó la cabeza de los hombros.

Al ver aquello, exclamó Badrú'l-Budur, aterrada: “¡Oh mi señor Aladino! ¡qué atentado acabas de cometer!” Pero Aladino se limitó a sonreír, y por toda respuesta se inclinó, cogió por el mechón central la cabeza cortada, y se la mostró a Badrú’l-Budur. Y en el límite de la estupefacción y del horror, vio ella que la tal cabeza, excepto el mechón central, estaba afeitada

101

Page 102: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

como la de los hombres, y que tenía el rostro prodigiosamente barbudo. Y sin querer asustarla más tiempo Aladino le contó la verdad con respecto a la presunta Fatmah, falsa santa y falsa vieja, y concluyó: “¡Oh Badrú'lBudur. ¡demos gracias a Alah, que nos ha librado por siempre de nuestros enemigos!” Y se arrojaron ambos en brazos uno de otro, dando gracias a Alah por sus favores.

Y desde entonces vivieron una vida muy feliz con la buena vieja, madre de Aladino, y con el sultán, padre de Badrú’l-Budur. Y tuvieron dos hijos hermosos corno lunas. Y a la muerte del sultán, reinó Aladino en el reino de la China. Y de nada careció su dicha hasta la llegada inevitable de la Destructora de delicias y Separadora de amigos.

HISTORIA DE ALADINO Y DE LA LAMPARA MAGICA

Al príncipe Rolando Bonaparte.

He llegado a saber ¡oh rey afortunado! ¡oh dotado de buenos modales! que en la antigüedad del tiempo y el pasado de las edades y de los momentos, en una ciudad entre las ciudades de la China, y de cuyo nombre no me acuerdo en este instante, había -pero Alah es más sabio- un hombre que era sastre de oficio y pobre de condición. Y aquel hombre tenía un hijo llamado Aladino (en árabe Alá-eddin, Altura o Gloria de Ala) que era un niño mal educado y que desde su infancia resultó un galopín muy enfadoso. Y he aquí que, cuando el niño llegó a la edad de diez años, su padre quiso hacerle aprender por lo pronto algún oficio honrado; pero, como era muy pobre, no pudo atender a los gastos de la instrucción y tuvo que limitarse a tener con él en la tienda al hijo, para enseñarle el trabajo de aguja en que consistía su propio oficio. Pero Aladino, que era un niño indómito, acostumbrado a jugar con los muchachos del barrio, no pudo amoldarse a permanecer un solo día en la tienda. Por el contrario, en lugar de estar atento al trabajo, acechaba el instante en que su padre se veía obligado a ausentarse por cualquier motivo o a volver la espalda para atender a un cliente, y al punto el niño recogía la labor a toda prisa y corría a reunirse por calles y jardines con los bribonzuelos de su calaña. Y tal era la conducta de aquel rebelde, que no quería obedecer a sus padres ni aprender el trabajo de la tienda.

Así es que su padre, muy apenado y desesperado por tener un hijo tan dado a todos los vicios, acabó por abandonarle a su libertinaje; y su dolor le hizo contraer una enfermedad, de la que hubo de morir. ¡Pero no por eso se corrigió Aladino de su mala conducta!

Entonces la madre de Aladino, al ver que su esposo había muerto y que su hijo no era más que un bribón, con el que no se podía contar para nada, se decidió a vender la tienda y todos los utensilios de la tienda, a fin de poder vivir algún tiempo con el producto de la venta. Pero como todo se agotó en seguida, tuvo necesidad de acostumbrarse a pasar sus días y sus noches hilando lana y algodón para ganar algo y alimentarse y alimentar al ingrato de su hijo.

En cuanto a Aladino, cuando se vió libre del temor a su padre, no le retuvo ya nada y se entregó a la pillería y la perversidad. Y se pasaba todo el día fuera de casa para no entrar más que a las horas de comer. Y la pobre y desgraciada madre, a pesar de las incorrecciones de su hijo para con ella y del abandono en que la tenía, siguió manteniéndole con el trabajo de sus manos y el producto de sus desvelos, llorando sola lágrimas muy amargas. Y así fué cómo Aladino llegó a la edad de quince años. Y era verdaderamente hermoso y bien formado, con dos magníficos ojos negros, y una tez de jazmín, y un aspecto de lo más seductor.

102

Page 103: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Un día entre los días, estando él en medio de la plaza que había a la entrada de los zocos del barrio, sin ocuparse más que de jugar con los pillastres y vagabundos de su especie, acertó a pasar por allí un derviche maghrebín, que se detuvo mirando a los muchachos obstinadamente. Y acabó por posar en Aladino sus miradas y por observarle de una manera bastante singular y con una atención muy particular, sin ocuparse ya de los otros niños camaradas suyos. Y aquel derviche, que venía del último confín del Maghreb, de las comarcas del interior lejano, era un insigne mago muy versado en la astrología y en la ciencia de las fisonomías; y en virtud de su hechicería podría conmover y hacer chocar unas con otras las montañas más altas. Y continuó observando a Aladino con mucha insistencia y pensando: "¡He aquí por fin el niño que necesito, el que busco desde hace largo tiempo y en pos del cual partí del Maghreb, mi país ...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGO LA 732ª NOCHE

Ella dijo:

"¡... He aquí por fin el niño que necesito, el que busco desde hace largo tiempo y en pos del cual partí del Maghreb, mi país!" Y aproximóse sigilosamente a uno de los muchachos, aunque sin perder de vista a Aladino, le llamó aparte sin hacerse notar, y por él se informó minuciosamente del padre y de la madre de Aladino, así como de su nombre y de su condición. Y con aquellas señas, se acercó a Aladino sonriendo, consiguió atraerle a una esquina, y le dijo: "¡Oh hijo mío! ¿no eres Aladino, el hijo del honrado sastre?" Y Aladino contestó: "Sí, soy Aladino. ¡En cuanto a mi padre, hace mucho tiempo que ha muerto!" Al oír estas palabras, el derviche maghrebín se colgó al cuello de Aladino, y le cogió en brazos, y estuvo mucho tiempo besándole en las mejillas, llorando ante él en el límite de la emoción. Y Aladino, extremadamente sorprendido, le preguntó: "¿A qué obedecen tus lágrimas, señor? ¿Y de qué conocías a mi difunto padre?"

Y contestó el maghrebín, con una voz muy triste y entrecortada: "¡Ah hijo mío! ¿cómo no voy a verter lágrimas de duelo y de dolor, si soy tu tío, y acabas de revelarme de una manera tan inesperada la muerte de tu difunto padre, mi pobre hermano? ¡Oh hijo mío! ¡has de saber, en efecto, que llego a este país después de abandonar mi patria y afrontar los peligros de un largo viaje, únicamente con la halagüeña esperanza de volver a ver a tu padre y disfrutar con él la alegría del regreso y de la reunión! ¡Y he aquí ¡ay! que me cuentas su muerte!"

Se detuvo un instante, como sofocado de emoción; luego añadió: "¡Por cierto ¡oh hijo de mi hermano! que, en cuanto te divisé, mi sangre se sintió atraída por tu sangre y me hizo reconocerte en seguida, sin vacilación, entre todos tus camaradas! ¡Y aunque cuando yo me separé de tu padre no habías nacido tú, pues aun no se había casado, no tardé en reconocer en ti sus facciones y su semejanza! ¡Y eso es precisamente lo que me consuela un poco de su pérdida! ¡Ah! ¡qué calamidad cayó sobre mi cabeza! ¿Dónde estás ahora, hermano mío, a quien creí abrazar al menos una vez después de tan larga ausencia y antes de que la muerte viniera a separarnos para siempre? ¡Ay! ¿quién puede envanecerse de impedir que ocurra lo que tiene que ocurrir? En adelante, tú serás mi consuelo y reemplazarás a tu padre en mi afección, puesto que tienes sangre suya y eres su descendiente; porque dice el proverbio: "¡Quien deja posteridad no muere!"

103

Page 104: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Luego el maghrebín sacó de su cinturón diez dinares de oro y se los puso en la mano a Aladino, preguntándole: "¡Oh hijo mío! ¿dónde habita tu madre, la mujer de mi hermano?" Y Aladino, completamente conquistado por la generosidad y la cara sonriente del maghrebín, le cogió de la mano, le condujo al extremo de la plaza y le mostró con el dedo el camino de su casa, diciendo: "¡Allí vive!" Y el maghrebín le dijo: "Estos diez dinares que te doy ¡oh hijo mío! se los entregarás a la esposa de mi difunto hermano, transmitiéndole mis zalemas. ¡Y le anunciarás que tu tío acaba de llegar de viaje, tras larga ausencia en el extranjero, y que espera, si Alah quiere, poder presentarse en la casa mañana para formular por sí mismo los deseos a la esposa de su hermano y ver los lugares donde pasó su vida el difunto y visitar su tumba!"

Cuando Aladino oyó estas palabras del maghrebín, quiso inmediatamente complacerle, y después de besarle la mano se apresuró a correr con alegría a su casa, a la cual llegó, al contrario que de costumbre, a una hora que no era la de comer, y exclamó al entrar: "¡Oh madre mía! ¡vengo a anunciarte que, tras larga ausencia en el extranjero, acaba de llegar de viaje mi tío, y te trasmite sus zalemas!" Y contestó la madre de Aladino, muy asombrada de aquel lenguaje insólito y de aquella entrada inesperada: "¡Cualquiera diría, hijo mío, que quieres burlarte de tu madre! Porque, ¿quién es ese tío de que me hablas? ¿Y de dónde y desde cuándo tienes un tío que esté vivo todavía?"

Y dijo Aladino: "¿Cómo puedes decir, ¡oh madre mía! que no tengo tío ni pariente que esté vivo aún, si el hombre en cuestión es hermano de mi difunto padre? ¡Y la prueba está en que me estrechó contra su pecho y me besó llorando y me encargó que viniera a darte la noticia y a ponerte al corriente!" Y dijo la madre de Aladino: "Sí, hijo mío, ya sé que tenías un tío; pero hace largos años que murió. ¡Y no supe que desde entonces tuvieras nunca otro tío!" Y miró con ojos muy asombrados a su hijo Aladino, que ya se ocupaba de otra cosa. Y no le dijo nada más acerca del particular en aquel día. Y Aladino, por su parte, no le habló de la dádiva del maghrebín.

Al día siguiente, Aladino salió de casa a primera hora de la mañana; y el maghrebín, que ya andaba buscándole, le encontró en el mismo sitio que la víspera, dedicado a divertirse, como de costumbre, con los vagabundos de su edad. Y se acercó inmediatamente a él, le cogió de la mano, le estrechó contra su corazón, y le besó con ternura. Luego sacó de su cinturón dos dinares y se los entregó, diciendo: "Ve a buscar a tu madre y dile, dándole estos dos dinares: «¡Mi tío tiene intención de venir esta noche a cenar con nosotros, y por esto te envía este dinero para que prepares manjares excelentes»" Luego añadió, inclinándose hacia él: "¡Y ahora, ya Aladino, enséñame por segunda vez el camino de tu casa!" Y contestó Aladino: "Por encima de mi cabeza y de mis ojos, ¡oh tío mío!" Y echó andar delante y le enseñó el camino de su casa. Y el maghrebín le dejó y se fué por su camino...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGO LA 733ª NOCHE

Ella dijo:

104

Page 105: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

"... Y el maghrebín le dejó y se fué por su camino. Y Aladino entró en la casa, contó a su madre lo ocurrido y le entregó los dos dinares, diciéndole: "¡Mi tío va a venir esta noche a cenar con nosotros!"

Entonces, al ver los dos dinares, se dijo la madre de Aladino: "¡Quizá no conociera yo a todos los hermanos del difunto!" Y se levantó y a toda prisa fué al zoco, en donde compró las provisiones necesarias para una buena comida, y volvió para ponerse a preparar los manjares. Pero como la pobre no tenía utensilios de cocina, fué a pedir prestados a las vecinas las cacerolas, platos y vajilla que necesitaba. Y estuvo cocinando todo el día; y al hacerse la noche, dijo a Aladino: "¡La comida está dispuesta, hijo mío, y como tu tío no sepa bien el camino de nuestra casa, debes salirle al encuentro o esperarle en la calle!"

Y Aladino contestó: "¡Escucho y obedezco!" Y cuando se disponía a salir, llamaron a la puerta. Y corrió a abrir él. Era el maghrebín. E iba acompañado de un mandadero que llevaba a la cabeza una carga de frutas, de pasteles y bebidas. Y Aladino les introdujo a ambos. Y el mandadero se marchó cuando dejó su carga y le pagaron. Y Aladino condujo al maghrebín a la habitación en que estaba su madre. Y el maghrebín se inclinó y dijo con voz conmovida: "La paz sea contigo, ¡oh esposa de mi hermano!" Y la madre de Aladino le devolvió la zalema. Entonces el maghrebín se echó a llorar en silencio. Luego preguntó: "¿Cuál es el sitio en que tenía costumbre de sentarse el difunto?" Y la madre de Aladino le mostró el sitio en cuestión; y al punto se arrojó al suelo el maghrebín y se puso a besar aquel lugar y a suspirar con lágrimas en los ojos y a decir: "¡Ah, qué suerte la mía! ¡Ah, qué miserable suerte fué haberte perdido, ¡oh hermano mío! ¡oh estría de mis ojos!"

Y continuó llorando y lamentándose de aquella manera, y con una cara tan transformada y tanta alteración de entrañas, que estuvo a punto de desmayarse, y la madre de Aladino no dudó ni por un instante de que fuese el propio hermano de su difunto marido. Y se acercó a él, le levantó del suelo, y le dijo: "¡Oh hermano de mi esposo! ¡vas a matarte en balde a fuerza de llorar! ¡Ay, lo que está escrito debe ocurrir!" Y siguió consolándole con buenas palabras hasta que le decidió a beber un poco de agua para calmarse y sentarse a comer.

Cuando estuvo puesto el mantel, el maghrebín comenzó a hablar con la madre de Aladino. Y le contó lo que tenía que contarle, diciéndole:

"¡Oh mujer de mi hermano! no te parezca extraordinario el no haber tenido todavía ocasión de verme y el no haberme conocido en vida de mi difunto hermano. Porque hace treinta años que abandoné este país y partí para el extranjero, renunciando a mí patria. Y desde entonces no he cesado de viajar por las comarcas de la India y del Sindh, y de recorrer el país de los árabes y las tierras de otras naciones. ¡Y también estuve en Egipto y habité la magnífica ciudad de Masr, que es el milagro del mundo! Y tras de residir allá mucho tiempo, partí para el país del Maghreb central, en donde acabé por fijar residencia durante veinte años.

"Por aquel entonces, ¡oh mujer de mi hermano! un día entre los días, estando en mi casa, me puse a pensar en mi tierra natal y en mi hermano. Y se me exacerbó el deseo de volver a ver mi sangre; y eché a llorar y empecé a lamentarme de mi estancia en país extranjero. Y al fin se hicieron tan intensas las nostalgias de mi separación y de mi alejamiento del ser que me era caro, que me decidí a emprender el viaje a la comarca que vió surgir mi cabeza de recién nacido. Y pensé para mi ánima: «¡Oh hombre! ¡cuántos años van transcurridos desde el día en que

105

Page 106: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

abandonaste tu ciudad y tu país y la morada del único hermano que posees en el mundo! ¡Levántate, pues, y parte a verle de nuevo antes de la muerte! Porque, ¿quién sabe las calamidades del Destino, los accidentes de los días y las revoluciones del tiempo? ¿Y no sería una suprema desdicha que murieras antes de regocijarte los ojos con la contemplación de tu hermano, sobre todo ahora que Alah (¡glorificado sea!) te ha dado la riqueza, y tu hermano acaso siga en una condición de estrecha pobreza? ¡No olvides, por tanto, que con partir verificarás dos acciones excelentes: volver a ver a tu hermano y socorrerle!»

"Y he aquí que, dominado por estos pensamientos, ¡oh mujer de mi hermano! me levanté al punto y me preparé para la marcha. Y tras de recitar la plegaria del viernes y la Fatiha del Corán, monté a caballo y me encaminé a mi patria. Y después de muchos peligros y de las prolongadas fatigas del camino, con ayuda de Alah (¡glorificado y venerado sea!) acabé por llegar con bien a mi ciudad, que es ésta. Y me puse inmediatamente a recorrer calles y barrios en busca de la casa de mi hermano. Y Alah permitió que entonces encontrase a este niño jugando con sus camaradas. ¡Y por Alah el Todopoderoso, ¡oh mujer de mi hermano! que, apenas le vi, sentí que mi corazón se derretía de emoción por él; y como la sangre reconocía a la sangre; no vacilé en suponer en él al hijo de mi hermano! Y en aquel mismo momento olvidé mis fatigas y mis preocupaciones, y creí enloquecer de alegría...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGO LA 734ª NOCHE

Ella dijo:

"... Y en aquel mismo momento olvidé mis fatigas y mis preocupaciones, y creí enloquecer de alegría. Pero ¡ay! que no tardé en saber, por boca de este niño, que mi hermano había fallecido en la misericordia de Alah el Altísimo! ¡Ah! ¡terrible noticia que me hace caer de bruces, abrumado de emoción y de dolor! Pero ¡oh mujer de mi hermano! ya te contaría el niño probablemente que, con su aspecto y su semejanza con el difunto, he logrado consolarme un poco, haciéndome recordar el proverbio que dice: "¡El hombre que deja posteridad, no muere!"

Así habló el maghrebín. Y advirtió que, ante aquellos recuerdos evocados, la madre de Aladino lloraba amargamente. Y para que olvidara sus tristezas y se distrajera de sus ideas negras, se encaró con Aladino, y variando la conversación, le dijo: "Hijo mío, ¿qué oficio aprendiste y en qué trabajo te ocupas para ayudar a tu pobre madre y vivir ambos?"

Al oír aquello, avergonzado de su vida por primera vez, Aladino bajó la cabeza mirando al suelo. Y como no decía palabra, contestó en lugar suyo su madre: "¿Un oficio? ¡oh hermano de mi esposo! ¿tener un oficio Aladino? ¿Quién piensa en eso? ¡Por Alah, que no sabe nada absolutamente! ¡Ah! ¡nunca vi un niño tan travieso! ¡Se pasa todo el día corriendo con otros niños del barrio, que son unos vagabundos, unos pillastres, unos haraganes como él, en vez de seguir el ejemplo de los hijos buenos, que están en la tienda con sus padres! ¡Sólo por causa suya murió su padre, dejándome amargos recuerdos! ¡Y también yo me veo reducida a un triste estado de salud! Y aunque apenas si veo con mis ojos, gastados por las lágrimas y las vigilias, tengo que trabajar sin descanso y pasarme días y noches hilando algodón para tener con qué comprar dos panes de maíz, lo preciso para mantenernos ambos. ¡Y tal es mi condición! ¡Y te juro por tu

106

Page 107: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

vida, ¡oh hermano de mi esposo! que sólo entra él en casa a las horas precisas de las comidas! ¡Y esto es todo lo que hace! Así es que a veces, cuando me abandona de tal suerte, por más que soy su madre pienso cerrar la puerta de la casa y no volver a abrírsela, a fin de obligarle a que busque un trabajo que le dé para vivir. ¡Y luego me falta valor para hacerlo; porque el corazón de una madre es compasivo y misericordioso! ¡Pero mi edad avanza, y me estoy haciendo muy vieja, ¡oh hermano de mi esposo! ¡Y mis hombros no soportan las fatigas que antes! ¡Y ahora apenas si mis dedos me permiten dar vuelta al huso! ¡Y no sé hasta cuándo voy a poder continuar una tarea semejante sin que me abandone la vida, como me abandona mi hijo, este Aladino, que tienes delante de ti, ¡oh hermano de mi esposo!"

Y echó a llorar.

Entonces el maghrebín se encaró con Aladino, y le dijo: "¡Ah! ¡oh hijo de mi hermano! ¡en verdad que no sabía yo todo eso que a ti se refiere! ¿Por qué marchas por esa senda de haraganería? ¡Qué vergüenza para ti, Aladino! ¡Eso no está bien en hombres como tú! ¡Te hallas dotado de razón, hijo mío, y eres un vástago de buena familia! ¿No es para ti una deshonra dejar así que tu pobre madre, una mujer vieja, tenga que mantenerte, siendo tú un hombre con edad para tener una ocupación con que pudierais manteneros ambos...? ¡Y por cierto ¡oh hijo mío! que gracias a Alah, lo que sobra en nuestra ciudad son maestros de oficio! ¡Sólo tendrás, pues, que escoger tú mismo el oficio que más te guste, y yo me encargaré de colocarte! ¡Y de ese modo, cuando seas mayor, hijo mío, tendrás entre las manos un oficio seguro que te proteja contra los embates de la suerte! ¡Habla ya! ¡Y si no te agrada el trabajo de aguja, oficio de tu difunto padre, busca otra cosa y avísamelo! Y yo te ayudaré todo lo que pueda, ¡oh hijo mío!"

Pero en vez de contestar, Aladino continuó con la cabeza baja y guardando silencio, con lo cual indicaba que no quería más oficio que el de vagabundo. Y el maghrebín advirtió su repugnancia por los oficios manuales, y trató de atraérsele de otra manera. Y le dijo, por tanto: "¡Oh hijo de mi hermano! ¡no te enfades ni te apenes por mi insistencia! ¡Pero déjame añadir que, si los oficios te repugnan, estoy dispuesto, caso de que quieras ser un hombre honrado, a abrirte una tienda de mercader de sederías en el zoco grande! Y te surtiré la tienda con las telas más caras y brocados de la calidad más fina. ¡Y así te harás con buenas relaciones entre los mercaderes al por mayor! Y te acostumbrarás a vender y comprar, tomar y dar. Y será excelente tu reputación en la ciudad. ¡Y con ello honrarás la memoria de tu difunto padre! ¿Qué dices a esto, ¡oh Aladino, hijo mío!?"

Cuando Aladino escuchó esta proposición de su tío y comprendió que podría convertirse en un gran mercader del zoco, en un hombre de importancia, vestido con buenas ropas, con un turbante de seda y un lindo cinturón de diferentes colores, se regocijó en extremo. Y miró al maghrebín sonriendo y torciendo la cabeza, lo que en su lenguaje significaba claramente: "¡Acepto!".

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGO LA 735ª NOCHE

Ella dijo:

"... Y miró al maghrebín sonriendo y torciendo la cabeza, lo que en su lenguaje significaba claramente: "¡Acepto!" Y el maghrebín comprendió entonces que le agradaba la proposición, y

107

Page 108: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

dijo a Aladino: "Ya que quieres convertirte en un personaje de importancia, en un mercader con tienda abierta, procura en lo sucesivo hacerte digno de tu nueva situación. Y sé un hombre desde ahora, ¡oh hijo de mi hermano! Y mañana, si Alah quiere, te llevaré al zoco, y empezaré por comprarte un hermoso traje nuevo, como lo llevan los mercaderes ricos, y todos los accesorios que exige. ¡Y hecho esto, buscaremos juntos una tienda buena para instalarse en ella!"

¡Eso fué todo!

Y la madre de Aladino, que oía aquellas exhortaciones y veía aquella generosidad, bendecía a Alah el Bienhechor, que de manera tan inesperada le enviaba a un pariente que la salvaba de la miseria y llevaba por el buen camino a su hijo Aladino. Y sirvió la comida con el corazón alegre, como si se hubiese rejuvenecido veinte años. ¡Y comieron y bebieron, sin dejar de charlar de aquel asunto, que tanto les interesaba a todos! Y el maghrebín empezó por iniciar a Aladino en la vida y los modales de los mercaderes, y por hacerle que se interesara mucho en su nueva condición. Luego, cuando vió que, la noche iba ya mediada, se levantó y se despidió de la madre de Aladino y besó a Aladino. Y salió, prometiéndole que volvería al día siguiente. Y aquella noche, con la alegría, Aladino no pudo pegar los ojos y no hizo más que pensar en la vida encantadora que le esperaba.

Y he aquí que al día siguiente, a primera hora, llamaron a la puerta. Y la madre de Aladino fué a abrir por sí misma, y vió que precisamente era el hermano de su esposo, el maghrebín, que cumplía su promesa de la víspera. Sin embargo, a pesar de las instancias de la madre de Aladino, no quiso entrar, pretextando que no era hora de visitas, y solamente pidió permiso para llevarse a Aladino consigo al zoco. Y Aladino, levantado y vestido ya, corrió a ver a su tío, y le dió los buenos días y le besó la mano.

El maghrebín le cogió de la mano y se fué con él al zoco. Y entró con él en la tienda del mejor mercader y pidió un traje que fuese el más hermoso y el más lujoso entre los trajes a la medida de Aladino. Y el mercader le enseñó varios a cual más hermoso. Y el maghrebín dijo a Aladino: "¡Escoge tú mismo el que te guste, hijo mío!" Y en extremo encantado de la generosidad de su tío, Aladino escogió uno que era todo de seda rayada y reluciente. Y también escogió un turbante de muselina de seda recamada de oro fino, un cinturón de Cachemira y botas de cuero rojo brillante. Y el maghrebín lo pagó todo sin regatear y entregó el paquete a Aladino, diciéndole: "¡Vamos ahora al hammam para que estés bien limpio antes de vestirte de nuevo!" Y le condujo al hammam, y entró con él en una sala reservada, y le bañó con sus propias manos; y se bañó él también. Luego pidió los refrescos que suceden al baño; y ambos bebieron con delicia y muy contentos,

Entonces se puso Aladino el suntuoso traje consabido de seda rayada y reluciente, se colocó el hermoso turbante, se ciñó al talle el cinturón de Indias y se calzó las botas rojas. Y de este modo estaba hermoso cual la luna y comparable a algún hijo de rey o de sultán. Y en extremo encantado de verse transformado así, se acercó a su tío y le besó la mano y le dió muchas gracias por su generosidad. Y el maghrebín le besó, y le dijo: "¡Todo esto no es más que el comienzo!" Y salió con él del hammam, y lo llevó a los zocos más frecuentados, y le hizo visitar las tiendas de los grandes mercaderes. Y hacíale admirar las telas más ricas y los objetos de precio, enseñándole el nombre de cada cosa en particular; y le decía: "¡Como vas a ser mercader es preciso que te enteres de los pormenores de ventas y compras!" Luego le hizo visitar los edificios notables de la ciudad y las mezquitas principales y los khans en que se alojaban las caravanas. Y

108

Page 109: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

terminó el paseo, haciéndole ver los palacios del sultán y los jardines que los circundaban. Y por último le llevó al khan grande, donde paraba él, y le presentó a los mercaderes conocidos suyos, diciéndoles: "¡Es el hijo de mi hermano!" Y les invitó a todos a una comida que dió en honor de Aladino, y les regaló con los manjares más selectos, y estuvo con ellos y con Aladino hasta la noche.

Entonces se levantó y se despidió de sus invitados, diciéndoles que iba a llevar a Aladino a su casa. Y en, efecto, no quiso dejar volver solo a Aladino, y le cogió de la mano y se encaminó con él a casa de la madre. Y al ver a su hijo tan magníficamente vestido, la pobre madre de Aladino creyó perder la razón de alegría. Y empezó a dar gracias y a bendecir mil veces a su cuñado, diciéndole: "¡Oh hermano de mi esposo! ¡aunque toda la vida estuviera dándote gracias, jamás te agradecería bastante tus beneficios!" Y contestó el maghrebín: "¡Oh mujer de mi hermano! ¡no tiene ningún mérito, verdaderamente ningún mérito, el que yo obre de esta manera, porque Aladino es hijo mío, y mi deber es de servirle de padre en lugar del difunto! ¡No te preocupes, pues, por él y estate tranquila!" Y dijo a la madre de Aladino, levantando los brazos al cielo: "¡Por el honor de los santos antiguos y recientes, ruego a Alah que te guarde y te conserve, ¡oh hermano de mi esposo! y prolongue tu vida para nuestro bien, a fin de que seas el ala cuya sombra proteja siempre a este niño huérfano! ¡Y ten la seguridad de que él, por su parte, obedecerá siempre tus órdenes y no hará más que lo que le mandes!"

Y dijo el maghrebín: "¡Oh mujer de mi hermano! Aladino se ha convertido en hombre sensato, porque es un excelente mozo, hijo de buena familia. ¡Y espero desde luego que será digno descendiente de su padre y refrescará tus ojos!" Luego añadió: "Dispensadme ¡oh mujer de mi hermano! porque mañana viernes no se abra la tienda prometida; pues ya sabes que el viernes están cerrados los zocos y que no se puede tratar de negocios. ¡Pero pasado mañana, sábado, se hará, si Alah quiere! Mañana, sin embargo, vendré por Aladino para continuar instruyéndole, y le haré visitar los sitios públicos y los jardines situados fuera de la ciudad, adonde van a pasearse los mercaderes ricos, a fin de que así pueda habituarse a la contemplación del lujo y de la gente distinguida. ¡Porque hasta hoy no ha frecuentado más trato que el de los niños, y es preciso que conozca ya a hombres y que ellos le conozcan!" Y se despidió de la madre de Aladino, besó a Aladino y se marchó...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGO LA 736ª NOCHE

Ella dijo:

"... Y se despidió de la madre de Aladino, besó a Aladino y se marchó. Y Aladino pensó durante la noche en todas las cosas hermosas que acababa de ver y en las alegrías que acababa de experimentar; y se prometió nuevas delicias para el siguiente día. Así es que se levantó con la aurora, sin haber podido pegar los ojos, y se vistió sus ropas nuevas, y empezó a andar de un lado para otro, enredándose los pies con aquel traje largo, al cual no estaba acostumbrado. Luego, como su impaciencia le hacía pensar que el maghrebín tardaba demasiado, salió a esperarle a la puerta, y acabó por verle aparecer. Y corrió a él como un potro y le besó la mano. Y el maghrebín le besó y le hizo muchas caricias, y le dijo que fuera a advertir a su madre de que se le llevaba. Después le cogió de la mano y se fué con él. Y echaron a andar juntos, hablando de unas cosas y de otras; y franquearon las puertas de la ciudad, de donde nunca había salido aún

109

Page 110: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Aladino. Y empezaron a aparecer ante ellos las hermosas casas particulares y los hermosos palacios rodeados de jardines; y Aladino los miraba maravillado, y cada cual le parecía más hermoso que el anterior. Y así anduvieron mucho por el campo, acercándose más cada vez al fin que se proponía el maghrebín. Pero llegó un momento en que Aladino comenzó a cansarse, y dijo al maghrebín: "¡Oh tío mío! ¿tenemos que andar mucho todavía? ¡Mira que hemos dejado atrás los jardines, y ya sólo tenemos delante de nosotros la montaña! ¡Además, estoy fatigadísimo, y quisiera tomar un bocado!" Y el maghrebín se sacó del cinturón un pañuelo con frutas y pan, y dijo a Aladino: "Aquí tienes, hijo mío, con qué saciar tu hambre y tu sed. ¡Pero aún tenemos que andar un poco para llegar al paraje maravilloso que voy a enseñarte y que no tiene igual en el mundo! ¡Repón tus fuerzas y toma alientos, Aladino, que ya eres un hombre!" Y continuó animándole, a la vez que le daba consejos acerca de su conducta en el porvenir, y le impulsaba a separarse de los niños para acercarse a los hombres sabios y prudentes. ¡Y consiguió distraerle de tal manera, que acabó por llegar con él a un valle desierto al pie de la montaña, y en donde no había más presencia que la de Alah!

¡Allí precisamente terminaba el viaje del maghrebín! ¡Y para llegar a aquel valle había salido del fondo del Maghreb y había ido a los confines de la China!

Se encaró entonces con Aladino, que estaba extenuado de fatiga, y le dijo sonriendo: "¡Ya hemos llegado, hijo mío Aladino!" Y se sentó en una roca y le hizo sentarse al lado suyo y le abrazó con mucha ternura, y le dijo: "Descansa un poco, Aladino. Porque al fin voy a mostrarte lo que jamás vieron los ojos de los hombres. Sí, Aladino; vas a ver aquí mismo un jardín más hermoso que todos los jardines de la tierra. Y sólo cuando hayas admirado las maravillas de ese jardín tendrás verdaderamente razón para darme gracias y olvidarás las fatigas de la marcha y bendecirás el día en que me encontraste por primera vez". Y le dejó descansar un instante, con los ojos muy abiertos de asombro al pensar que iba a ver un jardín en un paraje donde no había más que rocas desperdigadas y matorrales. Luego le dijo: "¡Levántate ahora, Aladino, y recoge entre esos matorrales las ramas más secas y los trozos de leña que encuentres, y tráemelos!¡ Y entonces verás el espectáculo gratuito a que te invito!"

Aladino se levantó y se apresuró a recoger entre los matorrales y la maleza una gran cantidad de ramas secas y trozos de leña, y se los llevó al maghrebín, que le dijo: "Ya tengo bastante.

¡Retírate ahora y ponte detrás de mí!" Y Aladino obedeció a su tío, y fué a colocarse a cierta distancia detrás de él.

Entonces el maghrebín sacó del cinturón un eslabón, con el que hizo lumbre, y prendió fuego al montón de ramas y hierbas secas, que llamearon crepitando. Y al punto sacó del bolsillo una caja de concha, la abrió y tomó un poco de incienso, que arrojó en medio de la hoguera. Y levantose una humareda muy espesa que apartó él con sus manos a un lado y a otro, murmurando fórmulas en una lengua incomprensible en absoluto para Aladino. Y en aquel mismo momento tembló la tierra y se conmovieron sobre su base las rocas y se entreabrió el suelo en un espacio de unos diez codos de anchura. Y en el fondo de aquel agujero apareció una losa horizontal de mármol de cinco codos de ancho con una anilla de bronce en medio.

Al ver aquello, Aladino, espantado, lanzó un grito, y cogiendo con los dientes el extremo de su traje, volvió la espalda y emprendió la fuga, agitando las piernas. Pero de un salto cayó sobre él el maghrebín y le atrapó. Y le miró con ojos medrosos, le zarandeó teniéndole cogido de una

110

Page 111: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

oreja, y levantó la mano y le aplicó una bofetada tan terrible, que por poco le salta los dientes, y Aladino quedó todo aturdido y se cayó al suelo.

Y he aquí que el maghrebín no le había tratado de aquel modo más que por dominarle de una vez para siempre, ya que le necesitaba para la operación que iba a realizar, y sin él no podía intentar la empresa para la que había venido. Así es que cuando le vió atontado en el suelo le levantó, y le dijo con una voz que procuró hacer muy dulce: "¡Sabe, Aladino, que si te traté así fué para enseñarte a ser un hombre! ¡Porque soy tu tío, el hermano de tu padre, y me debes obediencia!" Luego añadió con una voz de lo más dulce: "¡Vamos, Aladino, escucha bien lo que voy a decirte, y no pierdas ni una sola palabra! ¡Porque si así lo haces sacarás de ello ventajas considerables y en seguida olvidarás los trabajos pasados!" Y le besó, y teniéndole para en adelante completamente sometido y dominado, le dijo: "¡Ya acabas de ver, hijo mío, cómo se ha abierto el suelo en virtud de las fumigaciones y fórmulas que he pronunciado! ¡Pero es preciso que sepas que obré de tal suerte únicamente por tu bien; porque debajo de esta losa de mármol que ves en el fondo del agujero con un anillo de bronce se halla un tesoro que está inscripto a tu nombre y no puede abrirse más que con tu presencia! ¡Y este tesoro, que te está destinado, te hará más rico que todos los reyes! Y para demostrarte que ese tesoro está destinado a ti y no a ningún otro, sabe que sólo a ti en el mundo es posible tocar esta losa de mármol y levantarla; pues yo mismo, a pesar de todo mi poder, que es grande, no podría echar mano a la anilla de bronce ni levantar la losa, aunque fuese mil veces más poderoso y más fuerte de lo que soy. ¡Y una vez levantada la losa no me sería posible penetrar en el tesoro, ni bajar un escalón siquiera.

¡A ti únicamente incumbe hacer lo que no puedo hacer yo por mí mismo! ¡Y para ello no tienes más que ejecutar al pie de la letra lo que voy a decirte! ¡Y así serás el amo del tesoro, que partiremos con toda equidad en dos partes iguales, una para ti y otra para mí!"

Al oír estas palabras del maghrebín, el pobre Aladino se olvidó de sus fatigas y de la bofetada recibida, y contestó...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

Y CUANDO LLEGO LA 738ª NOCHE

Ella dijo:

"... Al oír estas palabras del maghrebín, el pobre Aladino se olvidó de sus fatigas y de la bofetada recibida, y contestó: "¡Oh tío mío! ¡mándame lo que quieras y te obedeceré!" Y el maghrebín le cogió en brazos y le besó varias veces en las mejillas, y le dijo: "¡Oh Aladino! ¡eres para mí más querido que un hijo, pues que no tengo en la tierra más parientes que tú; tú serás mi único heredero, ¡oh hijo mío! Porque, al fin y al cabo, por ti, en suma, es por quien trabajo en este momento y por quien vine desde tan lejos. Y si estuve un poco brusco, comprenderás ahora que fué para decidirte a no dejar de alcanzar en vano tu maravilloso destino. ¡He aquí, pues, lo que tienes que hacer! ¡Empezarás por bajar conmigo al fondo del agujero, y cogerás la anilla de bronce y levantarás la losa de mármol!" Y cuando hubo hablado así, se metió él primero en el agujero y dió la mano a Aladino para ayudarle a bajar. Y ya abajo, Aladino le dijo: "¿Pero cómo voy a arreglarme ¡oh tío mío! para levantar una losa tan pesada siendo yo un niño? ¡Si, al menos, quisieras ayudarme tú, me prestaría a ello con mucho gusto!" El maghrebín contestó: "¡Ah, no!

111

Page 112: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

¡Ah, no! ¡Si, por desgracia, echara yo una mano, no podrías hacer nada ya y tu nombre se borraría para siempre del tesoro! ¡Prueba tú solo y verás cómo levantas la losa con tanta facilidad como si alzaras una pluma de ave! ¡Sólo tendrás que pronunciar tu nombre y el nombre de tu padre y el nombre de tu abuelo al coger la anilla!"

Entonces se inclinó Aladino y cogió la anilla y tiró de ella, diciendo: "¡Soy Aladino, hijo del sastre Mustafá, hijo del sastre Alí!" Y levantó con gran facilidad la losa de mármol, y la dejó a un lado. Y vió una cueva con doce escalones de mármol que conducían a una puerta de dos hojas de cobre rojo con gruesos clavos. Y el maghrebín le dijo: "Hijo mío Aladino, baja ahora a esa cueva. Y cuando llegues al duodécimo escalón entrarás por esa puerta de cobre, que se abrirá sola delante de ti. Y te hallarás debajo de una bóveda grande dividida en tres salas que se comunican unas con otras. En la primera sala verás cuatro grandes calderas de cobre llenas de oro líquido, y en la segunda sala cuatro grandes calderas de plata llenas de oro, y en la tercera sala cuatro grandes calderas de oro llenas de dinares de oro. Pero pasa sin detenerte y recógete bien el traje, sujetándotelo a la cintura para que no toques a las calderas; porque si tuvieras la desgracia de tocar con los dedos o rozar siquiera con tus ropas una de las calderas o su contenido, al instante te convertirás en una mole de piedra negra. Entrarás, pues, en la primera sala, y muy de prisa pasarás a la segunda, desde la cual, sin detenerte un instante, penetrarás en la tercera, donde verás una puerta claveteada, parecida a la de entrada, que al punto se abrirá ante ti. Y la franquearás, y te encontrarás de pronto en un jardín magnífico plantado de árboles agobiados por el peso de sus frutas. ¡Pero no te detengas allí tampoco! Lo atravesarás, caminando adelante todo derecho, y llegarás a una escalera de columnas con treinta peldaños, por los que subirás a una terraza. Cuando estés en esta terraza, ¡oh Aladino! ten cuidado, porque enfrente de ti verás una especie de hornacina al aire libre; y en esta hornacina, sobre un pedestal de bronce, encontrarás una lamparita de cobre. Y estará encendida esta lámpara. ¡Ahora, fíjate bien, Aladino! ¡cogerás esta lámpara, la apagarás, verterás en el suelo el aceite y te la esconderás en el pecho enseguida! Y no temas mancharte el traje, porque el aceite que viertas no será aceite, sino otro líquido que no deja huella alguna en las ropas. ¡Y volverás a mí por el mismo camino que hayas seguido! Y al regreso, si te parece, podrás detenerte un poco en el jardín, y coger de este jardín tantas frutas como quieras. Y una vez que te hayas reunido conmigo, me entregarás la lámpara, fin y motivo de nuestro viaje y origen de nuestra riqueza y de nuestra gloria en el porvenir, ¡oh hijo mío!"

Cuando el maghrebín hubo hablado así, se quitó un anillo que llevaba al dedo y se lo puso a Aladino en el pulgar, diciéndole: "Este anillo, hijo mío, te pondrá a salvo de todos los peligros y te preservará de todo mal. ¡Reanima, pues, tu alma, y llena de valor tu pecho, porque ya no eres un niño, sino un hombre! ¡Y con ayuda de Alah, te saldrá bien todo! ¡Y disfrutaremos de riquezas y de honores durante toda la vida, y gracias a la lámpara!" Luego añadió: "¡Pero te encarezco una vez más, Aladino, que tengas cuidado de recogerte mucho el traje y de ceñírtelo cuanto puedas, porque, de no hacerlo así, estás perdido y contigo el tesoro!"

Luego le besó, y acariciándole varias veces en las mejillas, le dijo: "¡Vete tranquilo!"

Entonces, en extremo animado, Aladino bajó corriendo por los escalones de mármol, y alzándose el traje hasta más arriba de la cintura, y ciñéndoselo bien, franqueó la puerta de cobre, cuyas hojas se abrieron por sí solas al acercarse él. Y sin olvidar ninguna de las recomendaciones del maghrebín, atravesó con mil precauciones la primera, la segunda y la tercera salas, evitando las calderas llenas de oro; llegó a la última puerta, la franqueó, cruzó el jardín sin detenerse, subió

112

Page 113: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

los treinta peldaños de la escalera de columnas, se remontó a la terraza y encaminóse directamente a la hornacina que había frente a él. Y en el pedestal de bronce vió la lámpara encendida...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

Y CUANDO LLEGO LA 739ª NOCHE

Ella dijo:

"... Y en el pedestal de bronce vió la lámpara encendida. Y tendió la mano y la cogió. Y vertió en el suelo el contenido, y al ver que inmediatamente quedaba seco el depósito, se la ocultó en el pecho, sin temor a mancharse el traje. Y bajó de la terraza y llegó de nuevo al jardín.

Libre entonces de su preocupación, se detuvo un instante en el último peldaño de la escalera para mirar al jardín. Y se puso a contemplar aquellos árboles, cuyas frutas no había tenido tiempo de ver a la llegada. Y observó que los árboles de aquel jardín, en efecto, estaban agobiados bajo el peso de sus frutas, que eran extraordinarias de forma, de tamaño y de color. Y notó que, al contrario de lo que ocurre con los árboles de los huertos, cada rama de aquellos árboles tenía frutas de diferentes colores. Las había blancas, de un blanco transparente como el cristal, o de un blanco turbio como el alcanfor, o de un blanco opaco como la cera virgen. Y las había rojas, de un rojo como los granos de la granada o de un rojo como la naranja sanguínea. Y las había verdes, de un verde oscuro y de un verde suave; y había otras que eran azules y violetas y amarillas; y otras que ostentaban colores y matices de una variedad infinita.

¡El pobre de Aladino no sabía que las frutas blancas eran diamantes, perlas, nácar y piedras lunares; que las frutas rojas eran rubíes, carbunclos, jacintos, coral y cornalinas; que las verdes eran esmeraldas, berilos, jade, prasios y aguas-marinas; que las azules eran zafiros, turquesas, lapislázuli y lazulitas; que las violetas eran amatistas, jaspes y sardoinas; que las amarillas eran topacios, ámbar y ágatas; y que las demás, de colores desconocidos, eran ópalos, venturimas, crisólitos, cimófanos, hematitas, turmalinas, peridotos azabache y crisopacios! Y caía el sol a plomo sobre al jardín. Y los árboles despedían llamas de todas sus frutas, sin consumirse.

Entonces, en el límite del placer, se acercó Aladino a uno de aquellos árboles y quiso coger algunas frutas para comérselas. Y observó que no se les podía meter el diente, y que no se asemejaban más que por su forma a las naranjas, a los higos, a los plátanos a las uvas, a las sandías, a las manzanas y a todas las demás frutas excelentes de la China. Y se quedó muy desilusionado al tocarlas; y no las encontró nada de su gusto. Y creyó que sólo eran bolas de vidrio coloreado, pues en su vida había tenido ocasión de ver piedras preciosas. Sin embargo, a pesar de su desencanto, se decidió a coger algunas para regalárselas a los niños que fueron antiguos camaradas suyos, y también a su pobre madre. Y cogió varias de cada color, llenándose con ellas el cinturón, los bolsillos y el forro de la ropa, guardándoselas asimismo entre el traje y la camisa y entre la camisa y la piel; y se metió tal cantidad de aquellas frutas, que parecía un asno cargado a un lado y a otro. Y agobiado por todo aquello, se alzó cuidadosamente el traje ciñéndoselo mucho a la cintura, y lleno de prudencia y de precaución atravesó con ligereza las tres salas de calderas y ganó la escalera de la cueva, a la entrada de la cual le esperaba ansiosamente el maghrebín.

113

Page 114: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Y he aquí que, en cuanto Aladino franqueó la puerta de cobre y subió el primer peldaño de la escalera, el maghrebín, que se hallaba encima de la abertura, junto a la entrada misma de la cueva, no tuvo paciencia para esperar a que subiese todos los escalones y saliese de la cueva por completo, y le dijo: "Bueno, Aladino, ¿dónde está la lámpara?" Y Aladino contestó: "La tengo en el pecho!" El otro dijo: "¡Sácala ya y dámela!" Pero Aladino le dijo: "¿Cómo quieres que te la dé pronto, ¡oh tío mío! si está entre todas las bolas de vidrio con que me he llenado la ropa por todas partes? ¡Déjame antes subir esta escalera, y ayúdame a salir del agujero; y entonces descargaré todas estas bolas en lugar seguro, y no sobre estos peldaños, por los que rodarían y se romperían! ¡Y ahí podré sacarme del pecho la lámpara y dártela cuando esté libre de esta impedimenta insuperable! ¡Por cierto que se me ha escurrido hacia la espalda y me lastima violentamente en la piel, por lo que bien quisiera verme desembarazado de ella!" Pero el maghrebín, furioso por la resistencia que hacía Aladino y persuadido de que Aladino sólo ponía estas dificultades porque quería guardarse para él la lámpara, le gritó con una voz espantosa como la de un demonio: "¡Oh hijo de perro! ¿quieres darme la lámpara en seguida, o morir?" Y Aladino, que no sabía a qué atribuir este cambio de modales de su tío, y aterrado al verle en tal estado de furor, y temiendo recibir otra bofetada más violenta que la primera, se dijo: "¡Por Alah, que más vale resguardarse! ¡Y voy a entrar de nuevo en la cueva mientras él se calma!" Y volvió la espalda, y recogiéndose el traje, entró prudentemente en el subterráneo.

Al ver aquello, el maghrebín lanzó un grito de rabia, y en el límite del furor, pataleó y se convulsionó, arrancándose las barbas de desesperación por la imposibilidad en que se hallaba de correr tras de Aladino a la cueva vedada por los poderes mágicos. Y exclamó: "¡Ah maldito Aladino! ¡vas a ser castigado como mereces!" Y corrió hacia la hoguera, que no se había apagado todavía, y echó en ella un poco de polvo de incienso que llevaba consigo, murmurando una fórmula mágica. Y al punto la losa de mármol que servía para tapar la entrada de la cueva se cerró por sí sola y volvió a su sitio primitivo, cubriendo herméticamente el agujero de la escalera; y tembló la tierra y se cerró de nuevo; y el suelo se quedó tan liso como antes de abrirse. Y Aladino encontróse de tal suerte encerrado en el subterráneo.

Porque, como ya se ha dicho, el maghrebín era un mago insigne venido del fondo del Maghreb, y no un tío ni un pariente cercano o lejano de Aladino. Y había nacido verdaderamente en África, que es el país y el semillero de los magos y hechiceros de peor calidad...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGO LA 740ª NOCHE

Ella dijo:

"... Y había nacido verdaderamente en África, que es el país y el semillero de los magos y hechiceros de peor calidad. Y desde su juventud habíase dedicado con tesón al estudio de la hechicería y de los hechizos, y el arte de la geomancia, de la alquimia, de la astrología, de las fumigaciones y de los encantamientos. Y al cabo de treinta años de operaciones mágicas, por virtud de su hechicería, logró descubrir que en un paraje desconocido de la tierra había una lámpara extraordinariamente mágica que tenía el don de hacer más poderoso que los reyes y sultanes todos al hombre que tuviese la suerte de ser su poseedor. Entonces hubo de redoblar sus fumigaciones y hechicería, y con una última operación geomántica logró enterarse de que la lámpara consabida se hallaba en un subterráneo situado en las inmediaciones de la ciudad de

114

Page 115: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Kolo-ka-tsé, en el país de China. (Y aquel paraje era precisamente el que acabamos de ver con todos sus detalles.) Y el mago se puso en camino sin tardanza, y después de un largo viaje había llegado a Kolo-ka-tsé, donde se dedicó a explorar los alrededores y acabó por delimitar exactamente la situación del subterráneo con lo que contenía. Y por su mesa adivinatoria se enteró de que el tesoro y la lámpara mágica estaban inscriptos, por los poderes subterráneos, a nombre de Aladino, hijo de Mustafá el sastre, y de que sólo él podría hacer abrirse el subterráneo y llevarse la lámpara, pues cualquier otro perdería la vida infaliblemente si intentaba la menor empresa encaminada a ello. Y por eso se puso en busca de Aladino, y cuando le encontró, hubo de utilizar toda clase de estratagemas y engaños para atraérsele y conducirle a aquel paraje desierto, sin despertar sus sospechas ni las de su madre. Y cuando Aladino salió con bien de la empresa, le había reclamado tan presurosamente la lámpara porque quería engañarle y emparedarle para siempre en el subterráneo. ¡Pero ya hemos visto cómo Aladino, por miedo a recibir una bofetada, se había refugiado en el interior de la cueva, donde no podía penetrar el mago, y cómo el mago, con objeto de vengarse, habíale encerrado allí dentro contra su voluntad para que se muriese de hambre y de sed!

Realizada aquella acción, el mago, convulso y echando espuma, se fué por su camino, probablemente a África, su país.

¡Y he aquí lo referente a él! Pero seguramente nos lo volveremos a encontrar.

¡He aquí ahora lo que atañe a Aladino!

No bien entró otra vez en el subterráneo, oyó el temblor de tierra producido por la magia del maghrebín, y aterrado, temió que la bóveda se desplomase sobre su cabeza, y se apresuró a ganar la salida. Pero al llegar a la escalera, vió que la pesada losa de mármol tapaba la abertura; y llegó al límite de la emoción y del pasmo. Porque, por una parte, no podía concebir la maldad del hombre a quien creía tío suyo y que le había acariciado y mimado, y por otra parte, no había para qué pensar en levantar la losa de mármol, pues le era imposible hacerlo desde abajo. En estas condiciones, el desesperado Aladino empezó a dar muchos gritos, llamando a su tío y prometiéndole, con toda clase de juramentos, que estaba dispuesto a darle en seguida la lámpara.

Pero claro es que sus gritos y sollozos no fueron oídos por el mago, que ya se encontraba lejos. Y al ver que su tío no le contestaba, Aladino empezó a abrigar algunas dudas con respecto a él, sobre todo al acordarse de que le había llamado hijo de perro, gravísima injuria que jamás dirigiría un verdadero tío al hijo de su hermano.

De todos modos, resolvió entonces ir al jardín, donde había luz, y buscar una salida por donde escapar de aquellos lugares tenebrosos. Pero al llegar a la puerta que daba al jardín observó que estaba cerrada y que no se abría ante él entonces. Enloquecido ya, corrió de nuevo a la puerta de la cueva y se echó llorando en los peldaños de la escalera. Y ya se veía enterrado vivo entre las cuatro paredes de aquella cueva, llena de negrura y de horror, a pesar de todo el oro que contenía. Y sollozó durante mucho tiempo, sumido en su dolor. Y por primera vez en su vida dió en pensar en todas las bondades de su pobre madre y en su abnegación infatigable, no obstante la mala conducta y la ingratitud de él. Y la muerte en aquella cueva hubo de parecerle más amarga, por no haber podido refrescar en vida el corazón de su madre mejorando algo su carácter y demostrándola de alguna manera su agradecimiento. Y suspiró mucho al asaltarle este pensamiento, y empezó a retorcerse los brazos y a restregarse las manos, como generalmente

115

Page 116: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

hacen los que están desesperados, diciendo, a modo de renuncia a la vida: "¡No hay recurso ni poder más que en Alah!"

Y he aquí que, con aquel movimiento, Aladino frotó sin querer el anillo que llevaba en el pulgar y que le había prestado el mago para preservarle de los peligros del subterráneo. Y no sabía aquel maghrebín maldito que el tal anillo había de salvar la vida de Aladino precisamente, pues de saberlo, no se lo hubiera confiado desde luego, o se hubiera apresurado a quitárselo, o incluso no hubiera cerrado el subterráneo mientras el otro no se lo devolviese. Pero todos los magos son, por esencia, semejantes a aquel maghrebín hermano suyo: a pesar del poder de su hechicería y de su ciencia maldita, no saben prever las consecuencias de las acciones más sencillas, y jamás piensan en precaverse de los peligros más vulgares. ¡Porque con su orgullo y su confianza en sí mismos, nunca recurren al Señor de las criaturas, y su espíritu permanece constantemente oscurecido por una humareda más espesa que la de sus fumigaciones, y tienen los ojos tapados por una venda, y van a tientas por las tinieblas!

Y he aquí que, cuando el desesperado Aladino frotó, sin querer, el anillo que llevaba en el pulgar y cuya virtud ignoraba...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGO LA 741ª NOCHE

Ella dijo:

"... Y he aquí que, cuando el desesperado Aladino frotó, sin querer, el anillo que llevaba en el pulgar y cuya virtud ignoraba, vió surgir de pronto ante él, como si brotara de la tierra, un inmenso y gigantesco efrit, semejante a un negro embetunado, con una cabeza como un caldero, y una cara espantosa, y unos ojos rojos, enormes y llameantes, el cual se inclinó ante él, y con una voz tan retumbante cual el rugido del trueno, le dijo "¡Aquí tienes entre tus manos a tu esclavo! ¿Qué quieres? Habla. ¡Soy el servidor del anillo en la tierra, en el aire y en el agua!"

Al ver aquello, Aladino, que no era valeroso, quedó muy aterrado; y en cualquier otro sitio y en cualquier otra circunstancia hubiera caído desmayado o hubiera procurado escapar. Pero en aquella cueva, donde ya se creía muerto de hambre y de sed, la intervención de aquel espantoso efrit parecióle un gran socorro, sobre todo cuando oyó la pregunta que le hacía. Y al fin pudo mover la lengua y contestar: "¡Oh gran jeique de los efrits del aire, de la tierra y del agua, sácame de esta cueva!" Apenas había él pronunciado estas palabras, se conmovió y se abrió la tierra por encima de su cabeza, y en un abrir y cerrar de ojos sintióse transportado fuera de la cueva, en el mismo paraje donde encendió la hoguera el maghrebín. En cuanto al efrit, había desaparecido.

Entonces, todo tembloroso de emoción todavía, pero muy contento por verse de nuevo al aire libre, Aladino dió gracias a Alah el Bienhechor que le había librado de una muerte cierta y le había salvado de las emboscadas del maghrebín. Y miró en torno suyo y vió a lo lejos la ciudad en medio de sus jardines. Y se apresuró a desandar el camino por donde le había conducido el mago, dirigiéndose al valle sin volver la cabeza atrás ni una sola vez. Y extenuado y falto de aliento, llegó ya muy de noche a la casa en que le esperaba su madre lamentándose, muy inquieta

116

Page 117: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

por su tardanza. Y corrió ella a abrirle, llegando a tiempo para acogerle en sus brazos, en los que cayó el joven desmayado, sin poder resistir más la emoción.

Cuando a fuerza de cuidados volvió Aladino de su desmayo, su madre le dió a beber de nuevo un poco de agua de rosas. Luego, muy preocupada, le preguntó qué le pasaba. Y contestó Aladino: "¡Oh madre mía, tengo mucha hambre! ¡Te ruego, pues, que me traigas algo de comer, porque no he tomado nada desde esta mañana!"

Y la madre de Aladino corrió a llevarle lo que había en la casa. Y Aladino se puso a comer con tanta prisa, que su madre le dijo, temiendo que se atragantara: "¡No te precipites, hijo mío, que se te va a reventar la garganta! ¡Y si es que comes tan aprisa para contarme cuanto antes lo que me tienes que contar, sabe que tenemos por nuestro todo el tiempo! ¡Desde el momento en que volví a verte estoy tranquila, pero Alah sabe cuál fué mi ansiedad cuando noté que avanzaba la noche sin que estuvieses de regreso!"

Luego se interrumpió para decirle: "¡Ah hijo mío! ¡Modérate, por favor, y coge trozos más pequeños!" Y Aladino, que había devorado en un momento todo lo que tenía delante, pidió de beber, y cogió el cantarillo de agua y se lo vació en la garganta sin respirar. Tras de lo cual se sintió satisfecho, y dijo a su madre: "¡Al fin voy a poder contarte ¡oh madre mía! todo lo que me aconteció con el hombre a quien tú creías mi tío, y que me ha hecho ver la muerte a dos dedos de mis ojos! ¡Ah! ¡tú no sabes que ni por asomo era tío mío ni hermano de mi padre ese embustero que me hacía tantas caricias y me besaba tan tiernamente, ese maldito maghrebín, ese hechicero, ese mentiroso, ese bribón, ese embaucador, ese enredador, ese perro, ese sucio, ese demonio que no tiene par entre los demonios sobre la faz de la tierra! Alejado sea el Maligno!"

Luego añadió: "¡Escucha ¡oh madre! lo que me ha hecho!" Y dijo todavía: "¡Ah! ¡qué contento estoy de haberme librado de sus manos!" Luego se detuvo un momento, respiró con fuerza, y de repente, sin tomar aliento, contó cuanto le había sucedido, desde el principio hasta el fin, incluso la bofetada, la injuria y lo demás, sin omitir un solo detalle. Pero no hay ninguna utilidad en repetirlo.

Y cuando hubo acabado su relato se quitó el cinturón y dejó caer en el colchón que había en el suelo la maravillosa provisión de frutas transparentes y coloreadas que hubo de coger en el jardín. Y también cayó la lámpara en el montón, entre bolas de pedrería.

Y añadió él para terminar: "¡Esa es ¡oh madre! mi aventura con el mago, y aquí tienes lo que me ha reportado mi viaje al subterráneo!" Y así diciendo, mostraba a su madre las bolas maravillosas, pero con un aire desdeñoso que significaba: "¡Ya no soy, un niño para jugar con bolas de vidrio!"

Mientras estuvo hablando su hijo Aladino la madre le escuchó, lanzando, en los pasajes más sorprendentes o más conmovedores del relato, exclamaciones de cólera contra el mago y de conmiseración para Aladino. Y no bien acabó de contar él tan extraña aventura, no pudo ella reprimirse más, y se desató en injurias contra el maghrebín, motejándole con todos los dicterios que para calificar la conducta del agresor puede encontrar la cólera de una madre que ha estado a punto de perder a su hijo. Y cuando se desahogó un poco, apretó contra su pecho a su hijo Aladino y le besó llorando, y dijo: "¡Debemos gracias a Alah ¡oh hijo mío! que te ha sacado sano y salvo de manos de ese hechicero maghrebín! ¡Ah traidor, maldito! ¡Sin duda quiso tu muerte

117

Page 118: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

por poseer esa miserable lámpara de cobre que no vale medio dracma! ¡Cuánto le detesto! ¡Cuánto abomino de él! ¡Por fin te recobré, pobre niño mío, hijo mío Aladino! ¡Pero qué peligros no corriste por culpa mía, que debí adivinar, no obstante, en los ojos bizcos de ese maghrebín, que no era tío tuyo ni nada allegado, sino un mago maldito y un descreído!"

Y así diciendo, la madre se sentó en el colchón con su hijo Aladino, y le meció dulcemente. Y Aladino, que no había dormido desde hacía tres días, preocupado por su aventura con el maghrebín, no tardó en cerrar los ojos y en dormirse en las rodillas de su madre, halagado por el balanceo. Y le acostó ella en el colchón con mil precauciones, y no tardó en acostarse y en dormirse también junto a él.

Al día siguiente, al despertarse...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGO LA 742ª NOCHE

Ella dijo:

"... Al día siguiente, al despertarse, empezaron por besarse mucho, y Aladino dijo a su madre que su aventura le había corregido para siempre de la travesura y haraganería, y que en lo sucesivo buscaría trabajo como un hombre. Luego, como aun tenía hambre, pidió el desayuno, y su madre le dijo: "¡Ay hijo mío! ayer por noche te di todo lo que había en casa, y ya no tengo ni un pedazo de pan. ¡Pero ten un poco de paciencia y aguarda a que vaya a vender el poco de algodón que hube de hilar estos últimos días, y te compraré algo con el importe de la venta!"

Pero contestó Aladino: "Deja el algodón para otra vez, ¡oh madre! y coge hoy esta lámpara vieja que me traje del subterráneo, y ve a venderla al zoco de los mercaderes de cobre. ¡Y probablemente sacarás por ella algún dinero que nos permita pasar todo el día!" Y contestó la madre de Aladino: "¡Verdad dices, hijo mío! ¡Y mañana cogeré las bolas de vidrio que trajiste también de ese lugar maldito, e iré a venderlas en el barrio de los negros, que me las comprarán a más precio que los mercaderes de oficio!"

La madre de Aladino cogió, pues, la lámpara para ir a venderla; pero la encontró muy sucia, y dijo a Aladino: "¡Primero, hijo mío, voy a limpiar esa lámpara, que está sucia, a fin de dejarla reluciente y sacar por ella el mayor precio posible!" Y fué a la cocina, se echó en la mano un poco de ceniza, que mezcló con agua, y se puso a limpiar la lámpara. Pero apenas había empezado a frotarla, cuando surgió de pronto ante ella, sin saberse de dónde había salido, un espantoso efrit, más feo indudablemente que el del subterráneo, y tan enorme que tocaba el techo con la cabeza. Y se inclinó ante ella y dijo con voz ensordecedora: "¡Aquí tienes entre tus manos a tu esclavo! ¿Qué quieres? Habla. ¡Soy el servidor de la lámpara en el aire por donde vuelo y en la tierra por donde me arrastro!"

Cuando la madre de Aladino vió esta aparición, que estaba tan lejos de esperarse, como no estaba acostumbrada a semejantes cosas, se quedó inmóvil de terror; y se le trabó la lengua y se le abrió la boca; y loca de miedo y horror, no pudo soportar por más tiempo el tener a la vista una cara tan repulsiva y espantosa como aquella, y cayó desmayada.

118

Page 119: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Pero Aladino, que se hallaba también en la cocina, y que estaba ya un poco acostumbrado a caras de aquella clase, después de la que había visto en la cueva, quizás más fea y monstruosa, no se asustó tanto como su madre. Y comprendió que la causante de la aparición del efrit era aquella lámpara; y se apresuró a quitársela de las manos a su madre, que seguía desmayada; y la cogió con firmeza entre los diez dedos, y dijo al efrit: "¡Oh servidor de la lámpara! ¡tengo mucha hambre, y deseo que me traigas cosas excelentes en extremo para que me las coma!" Y el genni desapareció al punto, pero para volver un instante después, llevando en la cabeza una gran bandeja de plata maciza, en la cual había doce platos de oro llenos de manjares olorosos y exquisitos al paladar y a la vista, con seis panes muy calientes y blancos como la nieve y dorados por en medio, dos frascos grandes de vino añejo, claro y excelente, y en las manos un taburete de ébano incrustado de nácar y de plata, y dos tazas de plata. Y puso la bandeja en el taburete, colocó con presteza lo que tenía que colocar y desapareció discretamente.

Entonces Aladino, al ver que su madre seguía desmayada, le echó en el rostro agua de rosas, y aquella frescura, complicada con las deliciosas emanaciones de los manjares humeantes, no dejó de reunir los espíritus dispersos y de hacer volver en sí a la pobre mujer. Y Aladino se apresuró a decirle: "¡Vamos, ¡oh madre! eso no es nada! ¡Levántate y ven a comer! ¡Gracias a Alah, aquí hay con qué reponerte por completo el corazón y los sentidos y con qué aplacar nuestra hambre! ¡Por favor, no dejemos enfriar estos manjares excelentes!"

Cuando la madre de Aladino vió la bandeja de plata encima del hermoso taburete, los doce platos de oro con su contenido, los seis maravillosos panes, los dos frascos y las dos tazas, y cuando percibió su olfato el olor sublime que exhalaban todas aquellas cosas buenas, se olvidó de las circunstancias de su desmayo, y dijo a Aladino: "¡Oh hijo mío! ¡Alah proteja la vida de nuestro sultán! ¡Sin duda ha oído hablar de nuestra pobreza y nos ha enviado esta bandeja con uno de sus cocineros!"

Pero Aladino contestó: "¡Oh madre mía! ¡no es ahora el momento oportuno para suposiciones y votos! Empecemos por comer, y ya te contaré después lo que ha ocurrido".

Entonces la madre de Aladino fué a sentarse junto a él, abriendo unos ojos llenos de asombro y de admiración ante novedades tan maravillosas; y se pusieron ambos a comer con gran apetito. Y experimentaron con ello tanto gusto, que se estuvieron mucho rato en torno a la bandeja, sin cansarse de probar manjares tan bien condimentados, de modo y manera que acabaron por juntar la comida de la mañana con la de la noche. Y cuando terminaron por fin, reservaron para el día siguiente los restos de la comida. Y la madre de Aladino fué a guardar en el armario de la cocina los platos y su contenido, volviendo enseguida al lado de Aladino para escuchar lo que tenía él que contarle acerca de aquel generoso obsequio. Y Aladino le reveló entonces lo que había pasado, y cómo el genni servidor de la lámpara hubo de ejecutar la orden sin vacilación.

Entonces la madre de Aladino, que había escuchado el relato de su hijo con un espanto creciente, fué presa de gran agitación, y exclamó: "¡Ah hijo mío! por la leche con que nutrí tu infancia te conjuro a que arrojes lejos de ti esa lámpara y te deshagas de ese anillo, don de los malditos efrits, pues no podré soportar por segunda vez la vista de caras tan feas y espantosas, y me moriré a consecuencia de ello sin duda. Por cierto que me parece que estos manjares que acabo de comer se me suben a la garganta y van a ahogarme. Y además, nuestro profeta Mohamed (¡bendito sea!) nos recomendó mucho que tuviéramos cuidado con los genni y los efrits, y no buscáramos su trato nunca!"

119

Page 120: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Aladino contestó: "¡Tus palabras, madre mía, están por encima de mi cabeza y de mis ojos! ¡Pero, realmente, no puedo deshacerme de la lámpara ni del anillo! Porque el anillo me fué de suma utilidad al salvarme de una muerte segura en la cueva, y tú misma acabas de ser testigo del servicio que nos ha prestado esta lámpara, la cual es tan preciosa, que el maldito maghrebín no vaciló en venir a buscarla desde tan lejos. ¡Sin embargo, madre mía, para darte gusto y por consideración a ti, voy a ocultar la lámpara, a fin de que su vista no te hiera los ojos y sea para ti motivo de temor en el porvenir!"

Y contestó la madre de Aladino: "¡Haz lo que quieras, hijo mío! ¡Pero, por mi parte, declaro que no quiero tener que ver nada con los efrits, ni con el servidor del anillo, ni con el de la lámpara! ¡Y deseo que no me hables más de ellos, suceda lo que suceda...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

Y CUANDO LLEGO LA 743ª NOCHE

Ella dijo:

"¡... Y deseo que no me hables más de ellos, suceda lo que suceda!"

Al otro día, cuando se terminaron las excelentes provisiones, Aladino, sin querer recurrir tan pronto a la lámpara, para evitar a su madre disgustos, cogió uno de los platos de oro, se lo escondió en la ropa, y salió con intención de venderlo en el zoco e invertir el dinero de la venta en proporcionarse las provisiones necesarias en la casa. Y fué a la tienda de un judío, que era más astuto que el Cheitán. Y sacó de su ropa el plato de oro y se lo entregó al judío, que lo cogió, lo examinó, lo raspó, y preguntó a Aladino con aire distraído: "¿Cuánto pides por esto?" Y Aladino, que en su vida había visto platos de oro y estaba lejos de saber el valor de semejantes mercaderías, contestó: "¡Por Alah, oh mi señor! tú sabrás mejor que yo lo que puede valer ese plato; y yo me fío en tu tasación y en tu buena fe!" Y el judío, que había visto bien que el plato era del oro más puro, se dijo: "He ahí un mozo que ignora el precio de lo que posee. ¡Vaya un excelente provecho que me proporciona hoy la bendición de Abraham!" Y abrió un cajón, disimulado en el muro de la tienda, y sacó de él una sola moneda de oro, que ofreció a Aladino, y que no representaba ni la milésima parte del valor del plato, y le dijo: "¡Toma, hijo mío, por tu plato! ¡Por Moisés y Aarón, que nunca hubiera ofrecido semejante suma a otro que no fueses tú; pero lo hago sólo por tenerte por cliente en lo sucesivo!" Y Aladino cogió a toda prisa el dinar de oro, y sin pensar siquiera en regatear, echó a correr muy contento. Y al ver la alegría de Aladino y su prisa por marcharse, el judío sintió mucho no haberle ofrecido una cantidad más inferior todavía, y estuvo a punto de echar a correr detrás de él para rebajar algo de la moneda de oro; pero renunció a su proyecto al ver que no podía alcanzarle.

En cuanto a Aladino, corrió sin pérdida de tiempo a casa del panadero, le compró pan, cambió el dinar de oro y volvió a su casa para dar a su madre el pan y el dinero, diciéndole: "¡Madre mía, ve ahora a comprar con este dinero las provisiones necesarias porque yo no entiendo de esas cosas!" Y la madre se levantó y fué al zoco a comprar todo lo que necesitaban. Y aquel día comieron y se saciaron. Y desde entonces, en cuanto les faltaba dinero, Aladino iba al zoco a vender un plato de oro al mismo judío, que siempre le entregaba un dinar, sin atreverse a darle menos después de haberle dado esta suma la primera vez y temeroso de que fuera a proponer su mercancía a otros judíos, que se aprovecharían con ello, en lugar suyo, del inmenso beneficio

120

Page 121: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

que suponía el tal negocio. Así es que Aladino, que continuaba ignorando el valor de lo que poseía, le vendió de tal suerte los doce platos de oro. Y entonces pensó en llevarle el bandejón de plata maciza; pero como le pesaba mucho, fué a buscar al judío, que se presentó en la casa, examinó la bandeja preciosa, y dijo a Aladino: "¡Esto vale dos monedas de oro!" Y Aladino, encantado, consintió en vendérselo, y tomó el dinero, que no quiso darle el judío más que mediante las dos tazas de plata como propina.

De esta manera tuvieron aún para mantenerse durante unos días Aladino y su madre. Y Aladino continuó yendo a los zocos a hablar formalmente con los mercaderes y las personas distinguidas: porque desde su vuelta había tenido cuidado de abstenerse del trato de sus antiguos camaradas, los niños del barrio; y a la sazón procuraba instruirse escuchando las conversaciones de las personas mayores; y como estaba lleno de sagacidad, en poco tiempo adquirió toda clase de nociones preciosas que muy escasos jóvenes de su edad serían capaces de adquirir.

Entretanto, de nuevo hubo de faltar dinero en la casa, y como no podía obrar de otro modo, a pesar de todo el terror que inspiraba a su madre, Aladino se vió obligado a recurrir a la lámpara mágica. Pero advertida del proyecto de Aladino, la madre se apresuró a salir de la casa, sin poder sufrir el encontrarse allí en el momento de la aparición del efrit. Y libre entonces de obrar a su antojo, Aladino cogió la lámpara con la mano, y buscó el sitio que había que tocar precisamente, y que se conocía por la impresión dejada con la ceniza en la primera limpieza; y la frotó despacio y muy suavemente. Y al punto apareció el genni, que inclinóse, y con voz muy tenue, a causa precisamente de la suavidad del frotamiento, dijo a Aladino: "¡Aquí tienes entre tus manos a tu esclavo! ¿Qué quieres? Habla. ¡Soy el servidor de la lámpara en el aire por donde vuelo y en la tierra por donde me arrastro!" Y Aladino se apresuró a contestar: "¡Oh servidor de la lámpara! tengo mucha hambre, y deseo una bandeja de manjares en un todo semejante a la que me trajiste la primera vez!" Y el genni desapareció, pero para reaparecer, en menos de un abrir y cerrar de ojos, cargado con la bandeja consabida, que puso en el taburete; y se retiró sin saberse por dónde.

Poco tiempo después volvió la madre de Aladino; y vió la bandeja con su aroma y su contenido tan encantador; y no se maravilló menos que la primera vez. Y se sentó al lado de su hijo, y probó los manjares, encontrándolos más exquisitos todavía que los de la primera bandeja. Y a pesar del terror que le inspiraba el genni servidor de la lámpara, comió con mucho apetito; y ni ella ni Aladino pudieron separarse de la bandeja hasta que se hartaron completamente; pero como aquellos manjares excitaban el apetito conforme se iba comiendo, no se levantó ella hasta el anochecer, juntando así la comida de la mañana con la de mediodía y con la de la noche. Y Aladino hizo lo propio.

Cuando se terminaron las provisiones de la bandeja, como la vez primera...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

Y CUANDO LLEGO LA 744ª NOCHE

Ella dijo:

121

Page 122: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

"... Cuando se terminaron las provisiones de la bandeja, como la vez primera, Aladino no dejó de coger uno de los platos de oro e ir al zoco, según tenía por costumbre, para vendérselo al judío, lo mismo que había hecho con los otros platos. Y cuando pasaba por delante de la tienda de un venerable jeique musulmán, que era un orfebre muy estimado por su probidad y buena fe, oyó que le llamaban por su nombre y se detuvo. Y el venerable orfebre hizo señas con la mano y le invitó a entrar un momento en la tienda. Y le dijo: "Hijo mío, he tenido ocasión de verte pasar por el zoco bastante veces, y he notado que llevabas siempre entre la ropa algo que querías ocultar; y entrabas en la tienda de mi vecino el judío para salir luego sin el objeto que ocultabas. ¡Pero tengo que advertirte de una cosa que acaso ignores, a causa de tu tierna edad! Has de saber, en efecto, que los judíos son enemigos natos de los musulmanes; y creen que es lícito escamotearnos nuestros bienes por todos los medios posibles. ¡Y entre todos los judíos, precisamente ése es el más detestable, el más listo, el más embaucador y el más nutrido de odio contra nosotros los que creemos en Alah el Único! ¡Así, pues, si tienes que vender alguna cosa, ¡oh hijo mío! empieza por enseñármela, y por la verdad de Alah el Altísimo te juro que la tasaré en su justo valor, a fin de que al cederla sepas exactamente lo qué hacer! Enséñame, pues, sin temor ni desconfianza lo que ocultas en tu traje, ¡y Alah maldiga a los embaucadores y confunda al Maligno! ¡Alejado sea por siempre!"

Al oír estas palabras del viejo orfebre, Aladino, confiado, no dejó de sacar de debajo de su traje el plato de oro y mostrárselo. Y el jeique calculó al primer golpe de vista el valor del objeto y preguntó a Aladino: "¿Puedes decirme ahora, hijo mío, cuántos platos de esta clase vendiste al judío y el precio a que se los cediste?" Y Aladino contestó: "¡Por Alah, ¡oh tío mío! que ya le he dado doce platos como éste a un dinar cada uno!"

Al oír estas palabras, el viejo orfebre llegó al límite de la indignación, y exclamó: "¡Ah maldito judío, hijo de perro, posteridad de Eblis!" Y al propio tiempo puso el plato en la balanza, lo pesó, y dijo: "¡Has de saber, hijo mío, que este plato es del oro más fino y que no vale un dinar, sino doscientos dinares exactamente! ¡Es decir, que el judío te ha robado a ti solo tanto como roban en un día, con detrimento de los musulmanes, todos los judíos del zoco reunidos!" Luego añadió: "¡Ah hijo mío, lo pasado pasado está, y como no hay testigos, no podemos hacer empalar a ese judío maldito! ¡De todos modos, ya sabes a qué atenerte en lo sucesivo! Y si quieres, al momento voy a contarte doscientos dinares por tu plato. ¡Prefiero, sin embargo, que antes de vendérmelo vayas a proponerlo y que te lo tasen otros mercaderes, y si te ofrecen más, consiento en pagarte la diferencia y algo más de sobreprecio!" Pero Aladino, que no tenía ningún motivo para dudar de la reconocida probidad del viejo orfebre, se dió por muy contento con cederle el plato a tan buen precio. Y tomó los doscientos dinares. Y en lo sucesivo no dejó de dirigirse al mismo honrado orfebre musulmán para venderle los otros once platos y la bandeja.

Y he aquí que, enriquecidos de aquel modo, Aladino y su madre no abusaron de los beneficios del Retribuidor. Y continuaron llevando una vida modesta, distribuyendo a los pobres y a los menesterosos lo que sobraba a sus necesidades. Y entretanto, Aladino no perdonó ocasión de seguir instruyéndose y afinando su ingenio con el contacto de las gentes del zoco, de los mercaderes distinguidos y de las personas de buen tono que frecuentaban los zocos. Y así aprendió en poco tiempo las maneras del gran mundo, y mantuvo relaciones sostenidas con los orfebres y joyeros, de quienes se convirtió en huésped asiduo. ¡Y habituándose entonces a ver joyas y pedrerías, se enteró de que las frutas que se había llevado de aquel jardín y que se imaginaba serían bolas de vidrio coloreado, eran maravillas inestimables que no tenían igual en casa de los reyes y sultanes más poderosos y más ricos! Y como se había vuelto muy prudente y

122

Page 123: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

muy inteligente, tuvo la precaución de no hablar de ello a nadie, ni siquiera a su madre. Pero en vez de dejar las frutas de pedrería tiradas debajo de los cojines del diván y por todos los rincones, las recogió con mucho cuidado y las guardó en un cofre que compró a propósito. Y he aquí que pronto habría de experimentar los efectos de su prudencia de la manera más brillante y más espléndida.

En efecto, un día entre los días, charlando él a la puerta de una tienda con algunos mercaderes amigos suyos...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGO LA 745ª NOCHE

Ella dijo:

"... En efecto, un día entre los días, charlando él a la puerta de una tienda con algunos mercaderes amigos suyos, vió cruzar los zocos a dos pregoneros del sultán armados de largas pértigas, y les oyó gritar al unísono en alta voz: "¡Oh vosotros todos, mercaderes y habitantes! ¡De orden de nuestro amo magnánimo, el rey del tiempo y el señor de los siglos y de los momentos, sabed que tenéis que cerrar vuestras tiendas al instante y encerraros en vuestras casas, con todas las puertas cerradas por fuera y por dentro! ¡porque va a pasar, para ir a tomar su baño en el hammam, la perla única, la maravillosa, la bienhechora, nuestra joven ama Badrú'l-Budur, luna llena de las lunas llenas, hija de nuestro glorioso sultán! ¡Séale el baño delicioso! ¡En cuanto a los que se atrevan a infringir la orden y a mirar por puertas o ventanas, serán castigados con el alfanje, el palo o el patíbulo! ¡Sirva, pues, de aviso a quienes quieran conservar su sangre en su cuello!"

Al oír este pregón público Aladino se sintió poseído de un deseo irresistible por ver pasar a la hija del sultán, a aquella maravillosa Badrú'l-Budur, de quien se hacían lenguas en toda la ciudad y cuya belleza de luna y perfecciones eran muy elogiadas. Así es que en vez de hacer como todo el mundo y correr a encerrarse en su casa, se le ocurrió ir a toda prisa al hammam y esconderse detrás de la puerta principal para poder, sin ser visto, mirar a través de las junturas y admirar a su gusto a la hija del sultán cuando entrase en el hammam.

Y he aquí que a los pocos instantes de situarse en aquel lugar vió llegar el cortejo de la princesa, precedido por la muchedumbre de eunucos. Y la vió a ella misma en medio de sus mujeres, cual la luna en medio de las estrellas, cubierta con sus velos de seda. Pero en cuanto llegó al umbral del hammam se apresuró a destaparse el rostro; y apareció con todo el resplandor solar de una belleza que superaba a cuanto pudiera decirse. Porque era una joven de quince años, más bien menos que más, derecha como la letra alef, con una cintura que desafiaba a la rama tierna del árbol han, con una frente deslumbradora, como el cuarto creciente de la luna en el mes de Ramadán, con cejas rectas y perfectamente trazadas, con ojos negros, grandes y lánguidos, cual los ojos de la gacela sedienta, con párpados modestamente bajos y semejantes a pétalos de rosa, con una nariz impecable como labor selecta, una boca minúscula con dos labios encarnados, una tez de blancura lavada en el agua de la fuente Salsabil, un mentón sonriente, dientes como granizos, de igual tamaño, un cuello de tórtola, y lo demás, que no se veía, por el estilo. Y de ella es de quien ha dicho el poeta:

123

Page 124: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

¡Sus ojos magos, avivados con kohl negro, traspasan los corazones con sus flechas aceradas!¡A las rosas de sus mejillas roban los colores las rosas de los ramos!¡Y su cabellera es una noche tenebrosa iluminada por la irradiación de su frente!

Cuando la princesa llegó a la puerta del hammam, como no temía las miradas indiscretas, se levantó el velillo del rostro, y apareció así en toda su belleza. Y Aladino la vió, y en un momento sintió bullirle la sangre en la cabeza tres veces más de prisa que antes. Y sólo entonces se dió cuenta él, que jamás tuvo ocasión de ver al descubierto rostros de mujer, de que podía haber mujeres hermosas y mujeres feas y de que no todas eran viejas semejantes a su madre.

Aquel descubrimiento, unido a la belleza incomparable de la princesa, le dejó estupefacto y le inmovilizó en un éxtasis detrás de la puerta. Y ya hacía mucho tiempo que había entrado la princesa en el hammam, mientras él permanecía aún allí asombrado y todo tembloroso de emoción. Y cuando pudo recobrar un poco el sentido, se decidió a escabullirse de su escondite y a regresar a su casa, ¡pero en qué estado de mudanza y turbación! Y pensaba: "¡Por Alah ¿quién hubiera podido imaginar jamás que sobre la tierra hubiese una criatura tan hermosa?! ¡Bendito sea El que la ha formado y la ha dotado de perfección!" Y asaltado por un cúmulo de pensamientos, entró en casa de su madre, y con la espalda quebrantada de emoción y el corazón arrebatado de amor por completo, se dejó caer en el diván, y estuvo sin moverse.

Y he aquí que su madre no tardó en verle en aquel estado tan extraordinario, y se acercó a él y le preguntó con ansiedad qué le pasaba. Pero él se negó a dar la menor respuesta. Entonces le llevó la bandeja de los manjares para que almorzase; pero él no quiso comer. Y le preguntó ella: "¿Qué tienes, ¡oh hijo mío!? ¿Te duele algo? ¡Dime qué te ha ocurrido!"

Y acabó él por contestar: "¡Déjame!" Y ella insistió para que comiese, y hubo de instarle de tal manera, que consintió él en tocar los manjares, pero comió infinitamente menos que de ordinario, y tenía los ojos bajos, y guardaba silencio, sin querer contestar a las preguntas inquietas de su madre. Y estuvo en aquel estado de somnolencia, de palidez y de abatimiento hasta el día siguiente.

Entonces la madre de Aladino, en el límite de la ansiedad, se acercó a él, con lágrimas en los ojos, y le dijo: "¡Oh hijo mío! ¡por Alah sobre ti, dime lo que te pasa y no me tortures más el corazón con tu silencio! ¡Si tienes alguna enfermedad, no me la ocultes, y enseguida iré a buscar al médico! Precisamente está hoy de paso en nuestra ciudad un médico famoso del país de los árabes, a quien ha hecho venir ex profeso nuestro sultán para consultarle. ¡Y no se habla de otra cosa que de su ciencia y de sus remedios maravillosos! ¿Quieres que vaya a buscarle?

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGO LA 746ª NOCHE

Ella dijo:

"¡... Y no se habla de otra cosa que de su ciencia y de sus remedios maravillosos! ¿Quieres que vaya a buscarle?" Entonces Aladino levantó la cabeza, y con un tono de voz muy triste,

124

Page 125: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

contestó: "¡Sabe ¡oh madre! que estoy bueno y no sufro de enfermedad! ¡Y si me ves en este estado de mudanza, es porque hasta el presente me imaginé que todas las mujeres se te parecían! ¡Y sólo ayer hube de darme cuenta de que no había tal cosa!"

Y la madre de Aladino alzó los brazos y exclamó: "¡Alejado sea el Maligno! ¿qué estás diciendo, Aladino?" El joven contestó: "¡Estate tranquila, que sé bien lo que digo! ¡Porque ayer vi entrar en el hammam a la princesa Badrú'l-Budur, hija del sultán, y su sola vista me reveló la existencia de la belleza! ¡Y ya no estoy para nada! ¡Y por eso no tendré reposo ni podré volver a mí mientras no la obtenga de su padre el sultán en matrimonio!"

Al oír estas palabras, la madre de Aladino pensó que su hijo había perdido el juicio, y le dijo: "¡El nombre de Alah sobre ti, hijo mío! ¡Vuelve a la razón! ¡ah! ¡pobre Aladino, piensa en tu condición y desecha esas locuras!"

Aladino contestó: "¡Oh madre mía! no tengo para qué volver a la razón, pues, no me cuento en el número de los locos. ¡Y tus palabras no me harán renunciar a mi idea de matrimonio con El Sett Badrú'l-Budur, la hermosa hija del sultán! ¡Y tengo más intención que nunca de pedírsela a su padre en matrimonio!"

Ella dijo: "¡Oh hijo mío! ¡por mi vida sobre ti, no pronuncies tales palabras, y, ten cuidado de que no te oigan en la vecindad y transmitan tus palabras al sultán, que te haría ahorcar sin remisión! Y además, si de verdad tomaste una resolución tan loca, ¿crees que vas a encontrar quien se encargue de hacer esa petición?"

El joven contestó: "¿Y a quién voy a encargar de una misión tan delicada estando tú aquí, ¡oh madre!? ¿y en quién voy a tener más confianza que en ti? ¡Sí, ciertamente, tú serás quien vaya a hacer al sultán esa petición de matrimonio!" Ella exclamó: "¡Alah me preserve de llevar a cabo semejante empresa, ¡oh hijo mío! ¡Yo no estoy, como tú, en el límite de la locura! ¡Ah! ¡bien veo al presente que te olvidas de que eres hijo de uno de los sastres más pobres y más ignorados de la ciudad, y de que tampoco yo, tu madre, soy de familia más noble o más esclarecida! ¿Cómo, pues, te atreves a pensar en una princesa que su padre no concederá ni aún a los hijos de poderosos reyes y sultanes?"

Aladino permaneció en silencio un momento; luego contestó: "Sabe ¡oh madre! que ya he pensado y reflexionado largamente en todo lo que acabas de decirme; pero eso no me impide tomar la resolución que te he explicado; ¡sino al contrario! ¡Te suplico, pues, que si verdaderamente soy tu hijo y me quieres, me prestes el servicio que te pido! ¡Si no, mi muerte será preferible a mi vida, y sin duda alguna me perderás muy pronto! ¡Por última vez, ¡oh madre mía! no olvides que siempre seré tu hijo Aladino!"

Al oír estas palabras de su hijo, la madre de Aladino rompió en sollozos, y dijo lacrimosa: "¡Oh hijo mío! ¡ciertamente, soy tu madre, y tú eres mi único hijo, el núcleo de mi corazón! ¡Y mi mayor anhelo siempre fué verte casado un día y regocijarme con tu dicha antes de morirme! ¡sí, pues, si quieres casarte, me apresuraré a buscarte mujer entre las gentes de nuestra condición! ¡Y aún así, no sabré qué contestarles cuando me pidan informes acerca de ti, del oficio que ejerces, de la ganancia que sacas y de los bienes y tierras que posees! ¡Y me azora mucho eso! Pero, ¿qué no será tratándose, no ya de ir a gentes de condición humilde, sino a pedir para ti al sultán de la China su hija única El Sett Badrú'l-Budur? ¡Vamos, hijo mío, reflexiona un instante

125

Page 126: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

con moderación! ¡Bien sé que nuestro sultán está lleno de benevolencia y que jamás despide a ningún súbdito suyo sin hacerle la justicia que necesita! ¡También sé que es generoso con exceso y que nunca rehúsa nada a quien ha merecido sus favores con alguna acción brillante, algún hecho de bravura o algún servicio grande o pequeño!

Pero, ¿puedes decirme en qué has sobresalido tú hasta el presente y qué títulos tienes para merecer ese favor incomparable que solicitas? Y además, ¿dónde están los regalos que, como solicitante de gracias, tienes que ofrecer al rey en calidad de homenaje de súbdito leal a su soberano?"

El joven contestó: "¡Pues bien; si no se trata más que de hacer un buen regalo para obtener lo que anhela tanto mi alma, precisamente creo que ningún hombre sobre la tierra puede competir conmigo en ese terreno! Porque has de saber ¡oh madre! que esas frutas de todos colores que me traje del jardín subterráneo y que creía eran sencillamente bolas de vidrio sin valor ninguno, y buenas, a lo más, para que jugasen los niños pequeños, son pedrerías inestimables como no las posee ningún sultán en la tierra. ¡Y vas a juzgar por ti misma, a pesar de tu poca experiencia en estas cosas! No tienes más que traerme de la cocina una fuente de porcelana en que quepan, y ya verás qué efecto tan maravilloso producen...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGÓ LA 747ª NOCHE

HISTORIA DE ALADINO Y LA LÁMPARA MÁGICA

(Continuación)

Estimado Lector, si conseguiste esta versión con el Prólogo al prólogo, agregado por mí, sabrás que estos libros fueron salvados de su completa destrucción, en forma sorprendente, y lamentablemente la primera página de este tomo desapareció y no ha sido posible reponerla. Pido disculpas pero lo inevitable lo dicta el Destino. De cualquier manera, no varía el sentido del relato. El recopilador

Continuación

...hijo y me excuse si la ternura de madre me ha impulsado a venir a transmitirte una petición tan singular!"

Cuando el sultán, que había escuchado estas palabras con mucha atención, pues era justo y benévolo, vió que había callado la madre de Aladino, lejos de mostrarse indignado de su demanda, se echó a reír con bondad, y le dijo: "¡Oh pobre! ¿y qué traes en ese pañuelo que sostienes por las cuatro puntas...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

126

Page 127: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

PERO CUANDO LLEGO LA 749ª NOCHE

Ella dijo:

"... se echó a reír con bondad, y le dijo: "¡Oh pobre! ¿y qué traes en ese pañuelo que sostienes por las cuatro puntas?

Entonces la madre de Aladino desató el pañuelo en silencio, y sin añadir una palabra presentó al sultán la fuente de porcelana en que estaban dispuestas las frutas de pedrerías. Y al punto se iluminó todo el diwán con su resplandor, mucho más que si estuviese alumbrado con innúmeras arañas y antorchas. Y el sultán quedó deslumbrado de su claridad y le pasmó su hermosura. Luego cogió la porcelana de manos de la buena mujer y examinó las maravillosas pedrerías, una tras otra, tomándolas entre sus dedos. Y estuvo mucho tiempo mirándolas y tocándolas, en el límite de la admiración. Y acabó por exclamar, encarándose con su gran visir: "¡Por vida de mi cabeza, ¡oh visir mío! qué hermoso es todo esto y qué maravillosas son esas frutas! ¿Las viste nunca parecidas u oíste hablar siquiera de la existencia de cosas tan admirables sobre la faz de la tierra? ¿Qué te parece? ¡di!" Y el visir contestó: "¡En verdad ¡oh rey del tiempo! que nunca he visto ni nunca he oído hablar de cosas tan maravillosas! ¡Ciertamente, estas pedrerías son únicas en su especie! ¡Y las joyas más preciosas del armario de nuestro rey no valen, reunidas, tanto como la más pequeña de estas frutas, a mi entender!" Y dijo el rey: "¿No es verdad ¡oh visir mío! que el joven Aladino, que por mediación de su madre me envía un presente tan hermoso, merece, sin duda alguna, mejor que cualquier hijo de rey, que se acoja bien su petición de matrimonio con mi hija Badrú'l-Budur?"

A esta pregunta del rey, la cual estaba lejos de esperarse, al visir se le mudó el color y se le, trabó mucho la lengua y se apenó mucho. Porque, desde hacía largo tiempo, le había prometido el sultán que no daría en matrimonio a la princesa a otro que no fuese un hijo que tenía el visir y que ardía de amor por ella desde la niñez. Así es que, tras largo rato de perplejidad, de emoción y de silencio, acabó por contestar con voz muy triste: "Sí, ¡oh rey del tiempo! Pero Tu Serenidad olvida que ha prometido la princesa al hijo de tu esclavo. ¡Sólo te pido, pues, como gracia, ya que tanto te satisface este regalo de un desconocido, que me concedas un plazo de tres meses, al cabo del cual me comprometo a traer yo mismo un presente más hermoso todavía que éste para ofrecérselo de dote a nuestro rey, en nombre de mi hijo!"

Y el rey, que a causa de sus conocimientos en materia de joyas y pedrerías sabía bien que ningún hombre, aunque fuese hijo de rey o de sultán, sería capaz de encontrar un regalo que compitiese de cerca ni de lejos con aquellas maravillas, únicas en su especie, no quiso desairar a su viejo visir rehusándole la gracia que solicitaba, por muy inútil que fuese; y con benevolencia le contestó: "¡Claro está ¡oh visir mío! que te concedo el plazo que pides! ¡Pero has de saber que, si al cabo de esos tres meses no has encontrado para tu hijo una dote que ofrecer a mi hija que supere o iguale solamente a la dote que me ofrece esta buena mujer en nombre de su hijo Aladino, no podré hacer más por tu hijo, a pesar de tus buenos y leales servicios!" Luego se encaró con la madre de Aladino, y le dijo con mucha afabilidad: "¡Oh madre de Aladino! ¡puedes volver con toda alegría y seguridad al lado de tu hijo y decirle que su petición ha sido bien acogida y que mi hija está comprometida con él en adelante! ¡Pero dile que no podrá celebrarse el matrimonio hasta pasados tres meses, para dar tiempo a preparar el equipo de mi hija y hacer el ajuar que corresponde a una princesa de su calidad!"

127

Page 128: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Y la madre de Aladino, en extremo emocionada, alzó los brazos al cielo e hizo votos por la prosperidad y la dilatación de la vida del sultán y se despidió para volar llena de alegría a su casa en cuanto salió de palacio. Y no bien entró en ella, Aladino vió su rostro iluminado por la dicha y corrió hacia ella y le preguntó, muy turbado: "Y bien, ¡oh madre! ¿debo vivir o debo morir?" Y la pobre mujer, extenuada de fatiga, comenzó por sentarse en el diván y quitarse el velo del rostro, y le dijo: "Te traigo buenas noticias, ¡oh Aladino! ¡La hija del sultán está comprometida contigo para en adelante! ¡Y tu regalo, como ves, ha sido acogido con alegría y contento! ¡Pero hasta dentro de tres meses no podrá celebrarse tu matrimonio con Badrú'l-Budur! ¡Y esta tardanza se debe al gran visir, barba calamitosa, que ha hablado en secreto con el rey y le ha convencido para retardar la ceremonia, no sé por qué razón! Pero ¡inschalah! todo saldrá bien. Y será satisfecho tu deseo por encima de todas las previsiones, ¡oh hijo mío!" Luego añadió: "¡En cuanto a ese gran visir, ¡oh hijo mío! que Alah le maldiga y le reduzca al estado peor! ¡Porque estoy muy preocupada por lo que le haya podido decir al oído al rey! ¡A no ser por él, el matrimonio hubiera tenido lugar, al parecer, hoy o mañana, pues le han entusiasmado al rey las frutas de pedrería del plato de porcelana!"

Luego, sin interrumpirse para respirar, contó a su hijo todo lo que había ocurrido desde que entró en el diwán hasta que salió, y terminó diciendo: "Alah conserve la vida de nuestro glorioso sultán, y te guarde para la dicha que te espera, ¡oh hijo mío Aladino!..."

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGO LA 750ª NOCHE

Ella dijo:

"... Alah conserve la vida de nuestro glorioso sultán, y te guarde para la dicha que te espera, ¡oh hijo mío Aladino!"

Y al oír lo que acababa de anunciarle su madre, Aladino osciló de tranquilidad y contento, y exclamó: "¡Glorificado sea Alah, ¡oh madre! que hace descender Sus Gracias a nuestra casa y te da por hija a una princesa que tiene sangre de los más grandes reyes!" Y besó la mano a su madre y le dió muchas gracias por todas las penas que hubo de tomarse para la consecución de aquel asunto tan delicado. ¡Y su madre le besó con ternura y le deseó toda clase de prosperidades, y lloró al pensar que su esposo el sastre, padre de Aladino, no estaba allí para ver la fortuna y los efectos maravillosos del destino de su hijo, el holgazán de otro tiempo!

Y desde aquel día pusiéronse a contar, con impaciencia extremada, las horas que les separaban de la dicha que se prometían hasta la expiración del plazo de tres meses. Y no cesaban de hablar de sus proyectos y de los festejos y limosnas que pensaban dar a los pobres, sin olvidar que ayer estaban ellos mismos en la miseria y que la cosa más meritoria a los ojos del Retribuidor era, sin duda alguna, la generosidad.

Y he aquí que de tal suerte transcurrieron dos meses. Y la madre de Aladino, que salía a diario para hacer las compras necesarias con anterioridad a las bodas, había ido al zoco una mañana y comenzaba a entrar en las tiendas, haciendo mil pedidos grandes y pequeños, cuando advirtió una cosa que no había visto al llegar. Vió, en efecto, que todas las tiendas estaban decoradas y

128

Page 129: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

adornadas con follaje, linternas y banderolas multicolores que iban de un extremo a otro de la calle, y que todos los tenderos, compradores y grandes del zoco, lo mismo ricos que pobres, hacían grandes demostraciones de alegría, y que todas las calles estaban atestadas de funcionarios de palacio ricamente vestidos con sus brocatos de ceremonia y montados en caballos enjaezados maravillosamente, y que todo el mundo iba y venía con una animación inesperada. Así es que se apresuró a preguntar a un mercader de aceite, en cuya casa se aprovisionaba, qué fiesta, ignorada por ella, celebraba toda aquella alegre muchedumbre, y qué significaban todas aquellas demostraciones. Y el mercader de aceite, en extremo asombrado de semejante pregunta, la miró de reojo, y contestó: "¡Por Alah, que se diría que te estás burlando! ¿Acaso eres una extranjera para ignorar así la boda del hijo del gran visir con la princesa Badrú'l-Budur, hija del sultán? ¡Y precisamente ésta es la hora en que ella va a salir del hammam! ¡Y todos esos jinetes ricamente vestidos con trajes de oro son los guardias que la darán escolta hasta el palacio!"

Cuando la madre de Aladino hubo oído estas palabras del mercader de aceite, no quiso saber más, y enloquecida y desolada echó a correr por los zocos, olvidándose de sus compras a los mercaderes, y llegó a su casa, adonde entró, y se desplomó sin aliento en el diván, permaneciendo allí un instante sin poder pronunciar una palabra. Y cuando pudo hablar, dijo a Aladino, que había acudido: "¡Ah! ¡hijo mío, el Destino ha vuelto contra ti la página fatal de su libro, y he aquí que todo está perdido, y que la dicha hacia la cual te encaminabas se ha desvanecido antes de realizarse!" Y Aladino, muy alarmado del estado en que veía a su madre y de las palabras que oía, le preguntó: "¿Pero qué ha sucedido de fatal, ¡oh madre!? ¡Dímelo pronto!" Ella dijo: "¡Ay! ¡hijo mío, el sultán se olvidó de la promesa que nos hizo! ¡Y hoy precisamente casa a su hija Badrú'l-Budur con el hijo del gran visir, de ese rostro de brea, de ese calamitoso a quien yo temía tanto! ¡Y toda la ciudad está adornada, como en las fiestas mayores, para la boda de esta noche!"

Al escuchar esta noticia, Aladino sintió que la fiebre le invadía el cerebro y hacía bullir su sangre a borbotones precipitados. Y se quedó un momento pasmado y confuso, como si fuera a caerse. Pero no tardó en dominarse, acordándose de la lámpara maravillosa que poseía, y que le iba a ser más útil que nunca. Y se encaró con su madre, y le dijo con acento muy tranquilo: "¡Por tu vida, ¡oh madre! se me antoja que el hijo del visir no disfrutará esta noche de todas las delicias que se promete gozar en lugar mío! No temas, pues, por eso, y sin más dilación, levántate y prepáranos la comida. ¡Y ya veremos después lo que tenemos que hacer con asistencia del Altísimo!"

Se levantó, pues, la madre de Aladino y preparó la comida, comiendo Aladino con mucho apetito para retirarse a su habitación inmediatamente, diciendo: "¡Deseo estar solo y que no se me importune!" Y cerró tras de sí la puerta con llave, y sacó la lámpara mágica del lugar en que la tenía escondida. Y la cogió y la frotó en el sitio que conocía ya. Y en el mismo momento se le apareció el efrit esclavo de la lámpara, y dijo:

"¡Aquí tienes entre tus manos a tu esclavo! ¿Qué quieres? Habla. ¡Soy el servidor de la lámpara en el aire por donde vuelo y en la tierra por donde me arrastro!"

Y Aladino le dijo: "¡Escúchame bien, ¡oh servidor de la lámpara! pues ahora ya no se trata de traerme de comer y de beber, sino de servirme en un asunto de mucha más importancia! Has de saber, en efecto, que el sultán me ha prometido en matrimonio su maravillosa hija Badrú'l-

129

Page 130: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Budur, tras de haber recibido de mí un presente de frutas de pedrería. Y me ha pedido un plazo de tres meses para la celebración de las bodas. ¡Y ahora se olvidó de su promesa, y sin pensar en devolverme mi regalo, casa a su hija con el hijo del gran visir! ¡Y como no quiero que sucedan así las cosas, acudo a ti para que me auxilies en la realización de mi proyecto!" Y contestó el efrit: "Habla, ¡oh mi amo Aladino! ¡Y no tienes necesidad de darme tantas explicaciones! ¡Ordena y obedeceré!:' Y contestó Aladino: "¡Pues esta noche, en cuanto los recién casados se acuesten en su lecho nupcial, y antes de que ni siquiera tengan tiempo de tocarse, los cogerás con lecho y todo y los transportarás aquí mismo, en donde ya veré lo que tengo que hacer!" Y el efrit de la lámpara se llevó la mano a la frente, y contestó: "¡Escucho y obedezco!" Y desapareció...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

Y CUANDO LLEGO LA 751ª NOCHE

Ella dijo:

"... Y el efrit de la lámpara se llevó la mano a la frente, y contestó: "¡Escucho y obedezco!" Y desapareció. Y Aladino fué en busca de su madre y se sentó junto a ella y se puso a hablar con tranquilidad de unas cosas y de otras, sin preocuparse del matrimonio de la princesa, como si no hubiese ocurrido nada de aquello. Y cuando llegó la noche dejó que se acostara su madre, y volvió a su habitación, en donde se encerró de nuevo con llave, y esperó el regreso del efrit.

¡Y he aquí lo referente a él!

¡He aquí ahora lo que atañe a las bodas del hijo del gran visir!

Cuando tuvieron fin la fiesta y los festines y las ceremonias y las recepciones y los regocijos, el recién casado, precedido por el jefe de los eunucos, penetró en la cámara nupcial. Y el jefe de los eunucos se apresuró a retirarse y a cerrar la puerta detrás de sí. Y el recién casado, después de desnudarse, levantó las cortinas y se acostó en el lecho para esperar allí la llegada de la princesa. No tardó en hacer su entrada ella, acompañada de su madre y las mujeres de su séquito, que la desnudaron, la pusieron una sencilla camisa de seda y destrenzaron su cabellera. Luego la metieron en el lecho a la fuerza, mientras ella fingía hacer mucha resistencia y daba vueltas en todos sentidos para escapar de sus manos, como suelen hacer en semejantes circunstancias las recién casadas. Y cuando la metieron en el lecho, sin mirar al hijo del visir, que estaba ya acostado, se retiraron todas juntas, haciendo votos por la consumación del acto. Y la madre, que salió la última, cerró la puerta de la habitación, lanzando un gran suspiro, como es costumbre.

No bien estuvieron solos los recién casados, y antes de que tuviesen tiempo de hacerse la menor caricia, sintiéronse de pronto elevados con su lecho, sin poder darse cuenta de lo que les sucedía. Y en un abrir y cerrar de ojos se vieron transportados fuera del palacio y depositados en un lugar que no conocían, y que no era otro que la habitación de Aladino. Y dejándoles llenos de espanto, el efrit fué a prosternarse ante Aladino, y le dijo: "Ya se ha ejecutado tu orden, ¡oh mi señor! ¡Y heme aquí dispuesto a obedecerte en todo lo que tengas que mandarme!" Y le

130

Page 131: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

contestó Aladino: "¡Tengo que mandarte que cojas a ese joven y le encierres durante toda la noche en el retrete! ¡Y ven aquí a tomar órdenes mañana por la mañana!"

Y el genni de la lámpara contestó con el oído y la obediencia y se apresuró a obedecer.

Cogió, pues, brutalmente al hijo del visir y fué a encerrarle en el retrete, metiéndole la cabeza en el agujero. Y sopló sobre él una bocanada fría y pestilente que le dejó inmóvil como un madero en la postura en que estaba. ¡Y he aquí lo referente a él! -

En cuanto a Aladino, cuando estuvo solo con la princesa Badrú'l-Budur, a pesar del gran amor que por ella sentía, no pensó ni por un instante en abusar de la situación. Y empezó por inclinarse ante ella, llevándose la mano al corazón, y le dijo con voz apasionada: "¡Oh princesa, sabe que aquí estás más segura que en el palacio de tu padre el sultán! ¡Si te hallas en este lugar que desconoces, sólo es para que no sufras las caricias de ese joven cretino, hijo del visir de tu padre! ¡Y aunque es a mí a quien te prometieron en matrimonio, me guardaré bien de tocarte antes de tiempo y antes de que seas mi esposa legítima por el Libro y la Sunnah!"

Al oír estas palabras de Aladino, la princesa no pudo comprender nada, primeramente porque estaba muy emocionada, y además, porque ignoraba la antigua promesa de su padre y todos los pormenores del asunto. Y sin saber qué decir, se limitó a llorar mucho. Y Aladino, para demostrarle bien que no abrigaba ninguna mala intención con respecto a ella y para tranquilizarla, se tendió vestido en el lecho, en, el mismo sitio que ocupaba el hijo del visir, y tuvo la precaución de poner un sable desenvainado entre ella y él, para dar a entender que antes se daría la muerte que tocarla, aunque fuese con las puntas de los dedos. Y hasta volvió la espalda a la princesa para no importunarla en manera alguna. Y se durmió con toda tranquilidad, sin volver a ocuparse de la tan deseada presencia de Badrú'l-Budur, como si estuviese solo en su lecho de soltero.

En cuanto a la princesa, la emoción que le producía aquella aventura tan extraña, y la situación anómala en que se encontraba, y los pensamientos tumultuosos que la agitaban, mezcla de miedo y de asombro, la impidieron pegar los ojos en toda la noche. Pero sin duda tenía menos motivo de queja que el hijo del visir, que estaba en el retrete con la cabeza metida en el agujero y no podía hacer ni un movimiento a causa de la espantosa bocanada que le había echado el efrit para inmovilizarle.

De todos modos, la suerte de ambos esposos fué bastante aflictiva y calamitosa para una primera noche de bodas...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

Y CUANDO LLEGO LA 752ª NOCHE

Ella dijo:

"... De todos modos, la suerte de ambos esposos fué bastante aflictiva y calamitosa para una primera noche de bodas.

131

Page 132: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Al siguiente día por la mañana, sin que Aladino tuviese necesidad de frotar la lámpara de nuevo, el efrit, cumpliendo la orden que se le dió, fué solo a esperar que se despertase el dueño de la lámpara. Y como tardara en despertarse, lanzó varias exclamaciones que asustaron a la princesa, a la cual no era posible verle. Y Aladino abrió los ojos, y en cuanto hubo reconocido al efrit, se levantó del lado de la princesa, y se separó del lecho un poco, para no ser oído más que por el efrit, y le dijo: "Date prisa a sacar del retrete al hijo del visir, y vuelve a dejarle en la cama en el sitio que ocupaba. Luego llévalos a ambos al palacio del sultán, dejándolos en el mismo lugar de donde los trajiste. ¡Y sobre todo, vigílales bien para impedirles que se acaricien, ni siquiera que se toquen!" Y el efrit de la lámpara contestó con el oído y la obediencia, y se apresuró primero a quitar el frío al joven del retrete y a ponerle en el lecho, al lado de la princesa para transportar en seguida a ambos a la cámara nupcial del palacio del sultán en menos tiempo del que se necesita para parpadear, sin que pudiesen ellos ver ni comprender lo que les sucedía, ni a qué obedecía tan rápido cambio de domicilio. Y a fe que era lo mejor que podía ocurrirles, porque la sola vista del espantable genni servidor de la lámpara, sin duda alguna les habría asustado hasta morir.

Y he aquí que, apenas el efrit transportó a los dos recién casados a la habitación del palacio, el sultán y su esposa hicieron su entrada matinal, impacientes por saber cómo había pasado su hija aquella noche de bodas y deseosos de felicitarla y de ser los primeros en verla para desearle dicha y delicias prolongadas. Y muy emocionados se acercaron al lecho de su hija, y la besaron con ternura entre ambos ojos, diciéndole: "Bendita sea tu unión, ¡oh hija de nuestro corazón! ¡Y ojalá veas germinar de tu fecundidad una larga sucesión de descendientes hermosos e ilustres que perpetúen la gloria y la nobleza de tu raza! ¡Ah! ¡dinos cómo has pasado esta primera noche, y de qué manera se ha portado contigo tu esposo!" Y tras de hablar así, se callaron, aguardando su respuesta. Y he aquí que de pronto vieron que, en lugar de mostrar un rostro fresco y sonriente, estallaba ella en sollozos y les miraba con ojos muy abiertos, tristes y preñados de lágrimas.

Entonces quisieron interrogar al esposo, y miraron hacia el lado del lecho en que creían que aún estaría acostado; pero, precisamente en el mismo momento en que entraron ellos, había salido él de la habitación para lavarse todas las inmundicias con que tenía embadurnada la cara. Y creyeron que había ido al hammam del palacio para tomar el baño, como es costumbre después de la consumación del acto. Y de nuevo se volvieron hacia su hija y le interrogaron ansiosamente, con el gesto, con la mirada y con la voz, acerca del motivo de sus lágrimas y su tristeza. Y como continuara ella callada, creyeron que sólo era el pudor propio de la primera noche de bodas lo que la impedía hablar, y que sus lágrimas eran lágrimas propias de las circunstancias, y esperaron un momento. Pero como la situación amenazaba con durar mucho tiempo y el llanto de la princesa aumentaba, a la reina le faltó paciencia; y acabó por decir a la princesa, con tono malhumorado: "Vaya, hija mía, ¿quieres contestarme y contestar a tu padre ya? ¿Y vas a seguir así por mucho rato todavía? También yo, hija mía, estuve recién casada como tú y antes que tú; pero supe tener tacto para no prolongar con exceso esas actitudes de gallina asustada. ¡Y además, te olvidas de que al presente nos estás faltando al respeto que nos debes con no contestar a nuestras preguntas!"

Al oír estas palabras de su madre, que se había puesto seria, la pobre princesa, abrumada en todos sentidos a la vez, se vió obligada a salir del silencio que guardaba, y lanzando un suspiro prolongado y muy triste, contestó: "¡Alah me perdone si falté al respeto que debo a mi padre y a mi madre; pero me disculpa el hecho de estar en extremo turbada y muy emocionada y muy

132

Page 133: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

triste y muy estupefacta de todo lo que me ha ocurrido esta noche!" Y contó todo lo que le había sucedido la noche anterior, no como las cosas habían pasado realmente, sino sólo como pudo juzgar acerca de ellas con sus ojos. Dijo que apenas se acostó en el lecho al lado de su esposo, el hijo del visir, había sentido conmoverse el lecho debajo de ella; que se había visto transportada en un abrir y cerrar de ojos desde la cámara nupcial a una casa que jamás había visitado antes; que la habían separado de su esposo, sin que pudiese ella saber de qué manera le habían sacado y reintegrado luego; que le había reemplazado, durante toda la noche, un joven hermoso, muy respetuoso desde luego y en extremo atento, el cual, para no verse expuesto a abusar de ella, había dejado su sable desenvainado entre ambos y se había dormido con la cara vuelta a la pared; y por último. que a la mañana, vuelto ya al lecho su esposo, de nuevo se la había transportado con él a su cámara nupcial del palacio, apresurándose él a levantarse para correr al hammam con objeto de limpiarse un cúmulo de cosas horribles que le cubrían la cara. Y añadió: "¡Y en ese momento os vi entrar a ambos para darme los buenos días y pedirme noticias! ¡Ay de mí! ¡Ya sólo me resta morir!" Y tras de hablar así, escondió la cabeza en las almohadas, sacudida por sollozos dolorosos.

Cuando el sultán y su esposa oyeron estas palabras de su hija Badrú'l-Budur, se quedaron estupefactos, y mirándose con los ojos en blanco y las caras alargadas, sin dudar ya de que hubiese ella perdido la razón aquella noche en que su virginidad fué herida por primera vez. Y no quisieron dar fe a ninguna de sus palabras; y su madre le dijo con voz confidencial...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGO LA 753ª NOCHE

Ella dijo:

"...Y no quisieron dar fe a ninguna de sus palabras; y su madre le dijo con voz confidencial: "¡Así ocurren siempre estas cosas, hija mía! ¡Pero guárdate bien de decírselo a nadie, porque estas cosas no se cuentan nunca! ¡Y las personas que te oyeran te tomarían por loca! Levántate, pues, y no te preocupes por eso, y procura no turbar con tu mala cara los festejos que se dan hoy en palacio en honor tuyo, y que van a durar cuarenta días y cuarenta noches, no solamente en nuestra ciudad, sino en todo el reino. ¡Vamos, hija mía, alégrate y olvida ya los diversos incidentes de esta noche!"

Luego la reina llamó a sus mujeres y las encargó que se cuidaran del tocado de la princesa; y con el sultán, que estaba muy perplejo, salió en busca del yerno, el hijo del visir. Y acabaron por encontrarle cuando volvía del hammam. Y para saber a qué atenerse con respecto a lo que decía su hija, la reina empezó a interrogar al asustado joven acerca de lo que había pasado. Pero no quiso él declarar nada de lo que hubo de sufrir, y ocultando toda la aventura por miedo de que le tomaran a broma y le rechazaran otra vez los padres de su esposa, se limitó a contestar: "¡Por Alah! ¿y qué ha pasado para que me interroguéis con ese aspecto tan singular?" Y entonces, cada vez más persuadida la sultana de que todo lo que había contado su hija era efecto de alguna pesadilla, creyó lo más oportuno no insistir con su yerno, y le dijo: "¡Glorificado sea Alah por todo lo que pasó sin daño ni dolor! ¡Te recomiendo, hijo mío, mucha suavidad con tu esposa, porque está delicada!"

133

Page 134: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Y después de estas palabras le dejó y fué a sus aposentos para ocuparse de los regocijos y diversiones del día. ¡Y he aquí lo referente a ella y a los recién casados!

En cuanto a Aladino, que sospechaba lo que ocurría en palacio, pasó el día deleitándose al pensar en la broma excelente de que acababa de hacer víctima al hijo del visir. Pero no se dió por satisfecho, y quiso saborear hasta el fin la humillación de su rival. Así es que le pareció lo más acertado no dejarle un momento de tranquilidad; y en cuanto llegó la noche cogió su lámpara y la frotó. Y se le apareció el genni, pronunciando la misma fórmula que las otras veces.

Y le dijo Aladino: "¡Oh servidor de la lámpara, ve al palacio del sultán! Y en cuanto veas acostados juntos a los recién casados, cógelos con lecho y todo y tráemelos aquí, como hiciste la noche anterior!"

Y el genni se apresuró a ejecutar la orden, y no tardó en volver con su carga, depositándola en el cuarto de Aladino para coger en seguida al hijo del visir y meterle de cabeza en el retrete. Y no dejó Aladino de ocupar el sitio vacío y de acostarse al lado de la princesa, pero con tanta decencia como la vez primera. Y tras de colocar el sable entre ambos, se volvió de cara a la pared y se durmió tranquilamente. Y al siguiente día todo ocurrió exactamente igual que la víspera, pues el efrit, siguiendo las órdenes de Aladino, volvió a dejar al joven junto a Badrú'l-Budur, y les transportó a ambos con el lecho a la cámara nupcial del palacio del sultán.

Pero el sultán más impaciente que nunca por saber de su hija después de la segunda noche, llegó a la cámara nupcial en aquel mismo momento, completamente solo, porque temía el malhumor de su esposa la sultana y prefería interrogar por sí mismo a la princesa. Y no bien el hijo del visir, en el límite de la mortificación, oyó los pasos del sultán, saltó del lecho y huyó fuera de la habitación para correr a limpiarse en el hammam. Y entró el sultán y se acercó al lecho de su hija; y levantó las cortinas; y después de besar a la princesa, le dijo: "¡Supongo, hija mía, que esta noche no habrás tenido una pesadilla tan horrible como la que ayer nos contaste con sus extravagantes peripecias! ¡Vaya! ¿quieres decirme cómo has pasado esta noche?" Pero en vez de contestar, la princesa rompió en sollozos, y se tapó la cara con las manos para no ver los ojos irritados de su padre, que no comprendía nada de todo aquello. Y estuvo esperando él un buen rato para darle tiempo a que se calmase; pero como ella continuara llorando y suspirando, acabó por enfurecerse y sacó su sable, y exclamó: "¡Por mi vida, que si no quieres decirme en seguida la verdad, te separo de los hombros la cabeza!"

Entonces, doblemente espantada, la pobre princesa se vió en la precisión de interrumpir sus lágrimas; y dijo con voz entrecortada: "¡Oh padre mío bienamado! ¡por favor, no te enfades conmigo! ¡Porque, si quieres escucharme ahora que no está mi madre para excitarte contra mí, sin duda alguna me disculparás y me compadecerás y tomarás las precauciones necesarias para impedir que me muera de confusión y espanto! ¡Pues si vuelvo a soportar las cosas terribles que he soportado esta noche, al día siguiente me encontrarás muerta en mi lecho! ¡Ten piedad de mí, pues, ¡oh padre mío! y deja que tu oído y tu corazón se compadezcan de mis penas y de mi emoción...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

134

Page 135: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

PERO CUANDO LLEGO LA 754ª NOCHE

Ella dijo:

"¡... Ten piedad de mí, pues, ¡oh padre mío! y deja que tu oído y tu corazón se compadezcan de mis penas y de mi emoción!" Y como entonces no sentía la presencia de su esposa, el sultán, que tenía un corazón compasivo, se inclinó hacia su hija, y la besó y la acarició y apaciguó su inquieta alma. Luego le dijo: "¡Y ahora, hija mía, calma tu espíritu y refresca tus ojos! ¡Y con toda confianza cuéntale a tu padre detalladamente los incidentes que esta noche te han puesto en tal estado de emoción y de terror!" Y apoyando la cabeza en el pecho de su padre, la princesa le contó sin olvidar nada, todas las molestias que había sufrido las dos noches que acababa de pasar, y terminó su relato añadiendo: "Mejor será, ¡oh padre mío bienamado! que interrogues también al hijo del visir, a fin de que te confirme mis palabras!"

Y el sultán, al oír el relato de aquella extraña aventura, llegó al límite de la perplejidad, y compartió la pena de su hija, y como la amaba tanto, sintió humedecerse de lágrimas sus ojos. Y le dijo él: "La verdad, hija mía, es que yo solo soy el causante de todo esto tan horrible que te sucede, pues te casé con un pasmado que no sabe defenderte y resguardarte de esas aventuras singulares. ¡Porque lo cierto es que quise labrar tu dicha con ese matrimonio, y no tu desdicha y tu muerte! ¡Por Alah, que en seguida voy a hacer que venga el visir y el cretino de su hijo, y les voy a pedir explicaciones de todo esto! ¡Pero, de todos modos, puedes estar tranquila en absoluto, hija mía, porque no se repetirán esos sucesos! ¡Te lo juro por vida de mi cabeza!" Luego se separó de ella, dejándola al cuidado de sus mujeres, y regresó a sus aposentos, hirviendo en cólera.

Al punto hizo ir a su gran visir, y en cuanto se presentó entre sus manos, le gritó: "¿Dónde está el entrometido de tu hijo? ¿Y qué te ha dicho de los sucesos ocurridos estas dos últimas noches?" El gran visir contestó, estupefacto: "No sé a que te refieres, ¡oh rey del tiempo! ¡Nada me ha dicho mi hijo que pueda explicarme la cólera de nuestro rey! ¡Pero, si me lo permites, ahora mismo iré a buscarle y a interrogarle!" Y dijo el sultán: "¡Ve! ¡Y vuelve pronto a traerme la respuesta!" Y el gran visir, con la nariz muy alargada, salió doblando la espalda, y fué en busca de su hijo, a quien encontró en el hammam dedicado a lavarse las inmundicias que le cubrían. Y le dijo: "¡Oh hijo de perro! ¿por qué me has ocultado la verdad? Si no me pones en seguida al corriente de los sucesos de estas dos últimas noches, será éste tu último día!" Y el hijo bajó la cabeza y contestó: "¡Ay! ¡oh padre mío! ¡sólo la vergüenza me impidió hasta el presente revelarte las enfadosas aventuras de estas dos últimas noches y los incalificables tratos que sufrí, sin tener posibilidad de defenderme ni siquiera de saber cómo y en virtud de qué poderes enemigos nos ha sucedido todo eso a ambos en nuestro lecho!". Y contó a su padre la historia con todos sus detalles, sin olvidar nada. Pero no hay utilidad en repetirla.

Y añadió: "¡En cuanto a mí, ¡oh padre mío! prefiero la muerte a semejante vida! ¡Y hago ante ti el triple juramento del divorcio definitivo con la hija del sultán! ¡Te suplico, pues, que vayas en busca del sultán y le hagas admitir la declaración de nulidad de mi matrimonio con su hija Badrú'l-Budur! ¡Porque es el único medio de que cesen esos malos tratos y de tener tranquilidad! ¡Y entonces podré dormir en mi lecho en lugar de pasarme las noches en los retretes!"

135

Page 136: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Al oír estas palabras de su hijo, el gran visir quedó muy apenado. Porque la aspiración de su vida había sido ver casado a su hijo con la hija del sultán, y le costaba mucho trabajo renunciar a tan gran honor. Así es que, aunque convencido de la necesidad del divorcio en tales circunstancias, dijo a su hijo: "Claro ¡oh hijo mío! que no es posible soportar por más tiempo semejantes tratos. ¡Pero piensa en lo que pierdes con ese divorcio! ¿No será mejor tener paciencia todavía una noche, durante la cual vigilaremos todos junto a la cámara nupcial, con los eunucos armados de sables y de palos? ¿Qué te parece?" El hijo contestó: "Haz lo que gustes, ¡oh gran visir, padre mío! ¡En cuanto a mí, estoy resuelto a no entrar ya en esa habitación de brea!"

Entonces el visir separóse de su hijo, y fué en busca del rey. Y se mantuvo de pie entre sus manos, bajando la cabeza. Y el rey preguntó: "¿Qué tienes que decirme?" El visir contestó: "¡Por vida de nuestro amo, que es muy cierto lo que ha contado la princesa Badrú'l-Budur! ¡Pero la culpa no la tiene mi hijo! De todos modos, no conviene que la princesa siga expuesta a nuevas molestias por causa de mi hijo. ¡Y si lo permites, mejor será que ambos esposos vivan en adelante separados por el divorcio!"

Y dijo el rey: "¡Por Alah, que tienes razón! ¡Pero, de no ser hijo tuyo el esposo de mi hija, la hubiese dejado libre a ella con la muerte de él! ¡Que se divorcien, pues!" Y al punto dió el sultán las órdenes oportunas para que cesaran los regocijos públicos, tanto en el palacio como en la ciudad y en todo el reino de la China, e hizo proclamar el divorcio de su hija Badrú'l-Budur con el hijo del gran visir, dando a entender que no se había consumado nada y que la perla continuaba virgen y sin perforar.

PERO CUANDO LLEGO LA 755ª NOCHE

Ella dijo:

"... e hizo proclamar el divorcio de su hija Badrú'l-Budur con el hijo del gran visir, dando a entender que no se había consumado nada y que la perla continuaba virgen y sin perforar. En cuanto al hijo del gran visir, el sultán, por consideración a su padre, le nombró gobernador de una provincia lejana de China, y le dió orden de partir sin demora. Lo cual fué ejecutado.

Cuando Aladino, al mismo tiempo que los habitantes de la ciudad, se enteró, por la proclama de los pregoneros públicos, del divorcio de Badrú'l-Budur sin haberse consumado el matrimonio y de la partida del burlado, se dilató hasta el límite de la dilatación, y se dijo: "¡Bendita sea esta lámpara maravillosa, causa inicial de todas mis prosperidades! ¡Preferible es que haya tenido lugar el divorcio sin una intervención más directa del genni de la lámpara, el cual, sin duda, habría acabado con ese cretino!" Y también se alegró de que hubiese tenido éxito su venganza sin que nadie, ni el rey, ni el gran visir, ni su misma madre sospechara la parte que había tenido él en todo aquel asunto. Y sin preocuparse ya, como si no hubiese ocurrido nada anómalo desde su petición de matrimonio, esperó con toda tranquilidad a que transcurriesen los tres meses del plazo exigido, enviando a palacio, en la mañana que siguió al último día del plazo consabido, a su madre, vestida con sus trajes mejores, para que recordase al sultán su promesa.

Y he aquí que, en cuanto entró en el diwán la madre de Aladino, el sultán, que estaba dedicado a despachar los asuntos del reino, como de costumbre, dirigió la vista hacia ella y la reconoció en seguida. Y no tuvo ella necesidad de hablar, porque el sultán recordó por sí mismo la promesa

136

Page 137: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

que le había dado y el plazo que había fijado. Y se encaró con su gran visir, y le dijo: "¡Aquí está ¡oh visir! la madre de Aladino! Ella fué quien nos trajo, hace tres meses, la maravillosa porcelana llena de pedrerías. ¡Y me parece que, con motivo de expirar el plazo., viene a pedirme el cumplimiento de la promesa que le hice concerniente a mi hija! ¡Bendito sea Alah, que no ha permitido el matrimonio de tu hijo, para que así haga honor a la palabra dada cuando olvidé mis compromisos por ti!" Y el visir, que en su fuero interno seguía estando muy despechado por todo lo ocurrido, contestó: "¡Claro ¡oh mi señor! que jamás los reyes deben olvidar sus promesas! ¡Pero el caso es que, cuando se casa a la hija, debe uno informarse acerca del esposo, y nuestro amo el rey no ha tomado informes de este Aladino y de su familia! ¡Pero yo sé que es hijo de un pobre sastre muerto en la miseria, y de baja condición! ¿De dónde puede venirle la riqueza al hijo de un sastre?" El rey dijo: "La riqueza viene de Alah, ¡oh visir!" El visir dijo: "Así es, ¡oh rey! ¡Pero no sabemos si ese Aladino es tan rico realmente como su presente dió a entender! Para estar seguros no tendrá el rey más que pedir por la princesa una dote tan considerable que sólo pueda pagarla un hijo de rey o de sultán. ¡Y de tal suerte el rey casará a su hija sobre seguro, sin correr el riesgo de darle otra vez un esposo indigno de sus méritos!" Y dijo el rey: "De tu lengua brota elocuencia, ¡oh visir! ¡Di que se acerque esa mujer para que yo le hable!" Y el visir hizo una seña al jefe de los guardias, que mandó avanzar hasta el pie del trono a la madre de Aladino.

Entonces la madre de Aladino se prosternó y besó la tierra por tres veces entre las manos del rey, quien le dijo: "¡Has de saber ¡oh tía! que no he olvidado mi promesa ¡Pero hasta el presente no hablé aún de la dote exigida por mi hija, cuyos méritos son muy grandes! Dirás, pues, a tu hijo, que se efectuará su matrimonio con mi hija El Sett Badrú'l-Budur cuando me haya enviado lo que exijo como dote para mi hija, a saber: cuarenta fuentes de oro macizo llenas hasta los bordes de la mismas especies de pedrerías en forma de frutas de todos colores y todos tamaños, como las que me envió en la fuente de porcelana; y estas fuentes las traerán a palacio cuarenta esclavas jóvenes, bellas como lunas, que serán conducidas por cuarenta esclavos negros, jóvenes y robustos; e irán todos formados en cortejo, vestidos con mucha magnificencia, y vendrán a depositar en mis manos las cuarenta fuentes de pedrerías. ¡Y eso es todo lo que pido, mi buena tía! ¡Pues no quiero exigir más a tu hijo, en consideración al presente que me ha entregado ya!"

Y la madre de Aladino, muy aterrada por aquella petición exorbitante, se limitó a prosternarse por segunda vez ante el trono; y se retiró para ir a dar cuenta de su misión a su hijo. Y le dijo: "¡Oh! ¡hijo mío, ya te aconsejé desde un principio que no pensaras en el matrimonio con la princesa Badrú'l-Budur!" Y suspirando mucho. contó a su hijo la manera, muy afable desde luego, que tuvo de recibirla el sultán, y las condiciones que ponía antes de consentir definitivamente en el matrimonio. Y añadió: "¡Qué locura la tuya!, ¡oh hijo mío! ¡Admito lo de las fuentes de oro y las pedrerías exigidas, porque imagino que serás lo bastante sensato para ir al subterráneo a despojar a los árboles de sus frutas encantadas! Pero, ¿quieres decirme cómo vas a arreglarte para disponer de las cuarenta esclavas jóvenes y de los cuarenta jóvenes negros? ¡Ah! ¡hijo mío, la culpa de esta pretensión tan exorbitante la tiene también ese maldito visir, porque le vi inclinado al oído del rey, cuando yo entraba, y hablarle en secreto! ¡Créeme, Aladino, renuncia a ese proyecto que te llevará a la perdición sin remedio!" Pero Aladino se limitó a sonreír, y contestó a su madre: "¡Por Alah, ¡oh madre! que al verte entrar con esa cara tan triste creí que ibas a darme una mala noticia! ¡Pero ya veo que te preocupas siempre por cosas que verdaderamente no valen la pena! ¡Porque has de saber que todo lo que acaba de pedirme el rey como precio de su hija no es nada en comparación con lo que realmente podría

137

Page 138: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

darle! Refresca, pues, tus ojos y tranquiliza tu espíritu. Y por tu parte, no pienses más que en preparar la comida, pues tengo hambre. ¡Y deja para mí el cuidado de complacer al rey...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGO LA 756ª NOCHE

Ella dijo:

"... y por tu parte, no pienses más que en preparar la comida, pues tengo hambre. ¡Y deja para mí el cuidado de complacer al rey! Y he aquí que, en cuanto la madre salió para ir al zoco a comprar las provisiones necesarias, Aladino se apresuró a encerrarse en su cuarto. Y cogió la lámpara y la frotó en el sitio que sabía. Y al punto apareció el genni, quien después de inclinarse ante él dijo: "¡Aquí tienes entre tus manos a tu esclavo! ¿Qué quieres? Habla.

¡Soy el servidor de la lámpara en el aire por donde vuelo y en la tierra por donde me arrastro!" Y Aladino le dijo: "Sabe, ¡oh efrit! que el sultán consiente en darme a su hija, la maravillosa Badrú'l-Budur, a quien ya conoces; pero lo hace a condición de que le envíe lo más pronto posible cuarenta bandejas de oro macizo, de pura calidad, llenas hasta los bordes de frutas de pedrerías semejantes a las de la fuente de porcelana, que las cogí en los árboles del jardín que hay en el sitio donde encontré la lámpara de que eres servidor. ¡Pero no es eso todo! Para llevar esas bandejas de oro llenas de pedrerías, me pide, además, cuarenta esclavas jóvenes, bellas como lunas, que han de ser conducidas por cuarenta negros jóvenes, hermosos, fuertes y vestidos con mucha magnificencia. ¡Eso es lo que, a mi vez exijo de ti! ¡Date prisa a complacerme, en virtud del poder que tengo sobre ti como dueño de la lámpara!" Y el genni contestó: "¡Escucho y obedezco!" Y desapareció, pero para volver al cabo de un momento.

Y le acompañaban los ochenta esclavos consabidos, hombres y mujeres, a los que puso en fila en el patio, a lo largo del muro de la casa. Y cada una de las esclavas llevaba en la cabeza una bandeja de oro macizo lleno hasta el borde de perlas, diamantes, rubíes, esmeraldas, turquesas y otras mil especies de pedrerías en forma de frutas de todos colores y de todos tamaños. Y cada bandeja estaba cubierta con una gasa de seda con florones de oro en el tejido. Y verdaderamente eran las pedrerías mucho más maravillosas que las presentadas al sultán en la porcelana. Y una vez alineados contra el muro los cuarenta esclavos, el genni fué a inclinarse ante Aladino, y le preguntó: "¿Tienes todavía ¡oh mi señor! que exigir alguna cosa al servidor de la lámpara?" Y Aladino le dijo: "¡No, por el momento nada más!" Y al punto desapareció el efrit.

En aquel instante entró la madre de Aladino cargada con las provisiones que había comprado en el zoco. Y se sorprendió mucho al ver su casa invadida por tanta gente; y al punto creyó que el sultán mandaba detener a Aladino para castigarle por la insolencia de su petición. Pero no tardó Aladino en disuadirla de ello, pues sin darle lugar a quitarse el velo del rostro, le dijo: "¡No pierdas el tiempo en levantarte el velo, ¡oh madre! porque vas a verte obligada a salir sin tardanza para acompañar al palacio a estos esclavos que ves formados en el patio! ¡Como puedes observar, las cuarenta esclavas llevan la dote reclamada por el sultán como precio de su hija! ¡Te ruego, pues, que antes de preparar la comida, me prestes el servicio de acompañar al cortejo para presentárselo al sultán!"

138

Page 139: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Inmediatamente la madre de Aladino hizo salir de la casa por orden a los ochenta esclavos, formándolos en hilera por parejas: una esclava joven precedida de un negro, y así sucesivamente hasta la última pareja. Y cada pareja estaba separada de la anterior por espacio de diez pies. Y cuando traspuso la puerta la última pareja, la madre de Aladino echó a andar detrás del cortejo. Y Aladino cerró la puerta, seguro del resultado, y fué a su cuarto a esperar tranquilamente el regreso de su madre.

En cuanto salió a la calle la primera pareja comenzaron a aglomerarse los transeúntes; y cuando estuvo completo el cortejo, la calle habíase llenado de una muchedumbre inmensa, que prorrumpía en murmullos y exclamaciones. Y acudió todo el zoco para ver el cortejo y admirar un espectáculo tan magnífico y tan extraordinario. ¡Porque cada pareja era por sí sola una cumplida maravilla; pues su atavío admirable de gusto y esplendor, su hermosura, compuesta de una belleza blanca de mujer y una belleza negra de negro, su buen aspecto, su continente aventajado, su marcha reposada y cadenciosa, a igual distancia, el resplandor de la bandeja de pedrerías que llevaba en la cabeza cada joven, los destellos lanzados por las joyas engastadas en los cinturones de oro de los negros, las chispas que brotaban de sus gorros de brocato en que balanceábanse airones, todo aquello constituía un espectáculo arrebatador, a ningún otro parecido, que hacía que ni por un instante dudase el pueblo de que se trataba de la llegada a palacio de algún asombroso hijo de rey o de sultán.

Y en medio de la estupefacción de todo un pueblo, acabó el cortejo por llegar a palacio. Y no bien los guardias y porteros divisaron a la primer pareja, llegaron a tal estado de maravilla que, poseídos de respeto y admiración, se formaron espontáneamente en dos filas para que pasaran. Y su jefe, al ver al primer negro, convencido de que iba a visitar al rey el sultán de los negros en persona, avanzó hacia él y se prosternó y quiso besarle la mano, pero entonces vió la hilera maravillosa que le seguía. Y al mismo tiempo le dijo el primer negro, sonriendo, porque había recibido del efrit las instrucciones necesarias: "¡Yo y todos nosotros no somos más que esclavos del que vendrá cuando llegue el momento oportuno!" Y tras de hablar así, franqueó la puerta seguido de la joven que llevaba la bandeja de oro y de toda la hilera de parejas armoniosas. Y los ochenta esclavos franquearon el primer patio y fueron a ponerse en fila por orden en el segundo patio, al cual daba el diwán de recepción.

En cuanto el sultán, que en aquel momento despachaba los asuntos del reino, vió en el patio aquel cortejo magnífico, que borraba con su esplendor el brillo de todo lo que él poseía en el palacio, hizo desalojar el diwán inmediatamente, y dió orden de recibir a los recién llegados. Y entraron éstos gravemente, de dos en dos, y se alinearon con lentitud, formando una gran media luna ante el trono del sultán. Y cada una de las esclavas jóvenes, ayudada por su compañero negro, depositó en la alfombra la bandeja que llevaba. Luego se prosternaron a la vez los ochenta y besaron la tierra entre las manos del sultán, levantándose en seguida, y todos a una descubrieron con igual diestro ademán las bandejas rebosantes de frutas maravillosas. Y con los brazos cruzados sobre el pecho permanecieron de pie, en actitud del más profundo respeto.

Sólo entonces fué cuando la madre de Aladino, que iba la última, se destacó de la media luna que formaban las parejas alternadas, y después de las prosternaciones y las zalemas de rigor, dijo al rey, que había enmudecido por completo ante aquel espectáculo sin par: "¡Oh rey del tiempo! ¡mi hijo Aladino, esclavo tuyo, me envía con la dote que has pedido como precio de Sett Badrú'l -Budur, tu hija honorable! ¡ Y me encarga te diga que te equivocaste al apreciar la valía de la princesa, y que todo esto está muy por debajo de sus méritos! ¡Pero cree que le

139

Page 140: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

disculparás por ofrecerte tan poco, y que admitirás este insignificante tributo en espera de lo que piensa hacer en lo sucesivo!"

Así habló la madre de Aladino. Pero el rey, que no estaba en estado de escuchar lo que ella le decía, seguía absorto y con los ojos muy abiertos ante el espectáculo que se ofrecía a su vista. Y miraba alternativamente las cuarenta bandejas, el contenido de las cuarenta bandejas, las esclavas jóvenes que habían llevado las cuarenta bandejas y los jóvenes negros que habían acompañado a las portadoras de las bandejas. ¡Y no sabía que debía admirar más, si aquellas joyas, que eran las más extraordinarias que vió nunca en el mundo, o aquellas esclavas jóvenes, que eran como lunas, o aquellos esclavos negros, que se dirían otros tantos reyes! Y así se estuvo una hora de tiempo, sin poder pronunciar una palabra ni separar sus miradas de las maravillas que tenía ante sí. Y en lugar de dirigirse a la madre de Aladino para manifestarle su opinión acerca de lo que le llevaba, acabó por encararse con su gran visir y decirle: "¡Por mi vida! ¿qué suponen las riquezas que poseemos y qué supone mi palacio ante tal magnificencia? ¿Y qué debemos pensar del hombre que, en menos tiempo del preciso para desearlos, realiza tales esplendores y nos los envía? ¿Y qué son los méritos de mi hija comparados con semejante profusión de hermosura?" Y no obstante el despecho y el rencor que experimentaba por cuanto le había sucedido a su hijo, el visir no pudo menos de decir: "¡Sí, por Alah, hermoso es todo esto; pero, aun así, no vale lo que un tesoro único como la princesa Badrú'l-Budur!" Y dijo el rey: "¡Por Alah! ya lo creo que vale tanto como ella y la supera con mucho en valor. ¡Por eso no me parece mal negocio concedérsela en matrimonio a un hombre tan rico, tan generoso y tan magnífico como el gran Aladino, nuestro hijo!" Y se encaró con los demás visires y emires y notables que le rodeaban, y les interrogó con la mirada. Y todos contestaron inclinándose profundamente hasta el suelo por tres veces para indicar bien su aprobación a las palabras de su rey. Entonces no vaciló más el rey...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGO LA 757ª NOCHE

Ella dijo:

"... Y todos contestaron inclinándose profundamente hasta el suelo por tres veces para indicar bien su aprobación a las palabras de su rey.

Entonces no vaciló más el rey. Y sin preocuparse ya de saber si Aladino reunía todas las cualidades requeridas para ser esposo de una hija de rey, se encaró con la madre de Aladino, y le dijo: "¡Oh venerable madre de Aladino! ¡te ruego que vayas a decir a tu hijo que desde este instante ha entrado en mi raza y en mi descendencia, y que ya no aguardo más que a verle para besarle como un padre besaría a su hijo, y para unirle a mi hija Badrú'l-Budur por el Libro y la Sunnah!"

Y después de las zalemas, por una y otra parte, la madre de Aladino se apresuró a retirarse para volar en seguida a su casa, desafiando a la rapidez del viento, y poner a su hijo Aladino al corriente de lo que acababa de pasar. Y le apremió para que se diera prisa a presentarse al rey, que tenía la más viva impaciencia por verle. Y Aladino, que con aquella noticia veía satisfechos sus anhelos después de tan larga espera, no quiso dejar ver cuán embriagado de alegría estaba. Y

140

Page 141: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

contestó, con aire muy tranquilo y acento mesurado: "Toda esta dicha me viene de Alah y de tu bendición, ¡oh madre! y de tu celo infatigable". Y le besó las manos y la dió muchas gracias y le pidió permiso para retirarse a su cuarto, a fin de prepararse para ir a ver al sultán.

No bien estuvo solo, Aladino cogió la lámpara mágica, que hasta entonces había sido de tanta utilidad para él, y la frotó como de ordinario. Y al instante apareció el efrit, quien, después de inclinarse ante él, le preguntó con la fórmula habitual qué servicio podía prestarle. Y Aladino contestó: "¡Oh efrit de la lámpara! ¡deseo tomar un baño! ¡Y para después del baño quiero que me traigas un traje que no tenga igual en magnificencia entre los sultanes más grandes de la tierra, y tan bueno, que los inteligentes puedan estimarlo en más de mil millares de dinares de oro, por lo menos! ¡Y basta por el momento! "

Entonces, tras de inclinarse en prueba de obediencia, el efrit de la lámpara dobló completamente el espinazo, y dijo a Aladino: "Móntate en mis hombros, ¡oh dueño de la lámpara!" Y Aladino se montó en los hombros del efrit, dejando colgar sus piernas sobre el pecho del genni; y el efrit le elevó por los aires, haciéndole invisible, como él lo era, y le transportó a un hammam tan hermoso, que no podría encontrársele igual en casa de los reyes y kaissares. Y el hammam era todo de jade y alabastro transparente, con piscinas de cornalina rosa y coral blanco y con ornamentos de piedra de esmeralda de una delicadeza encantadora. ¡Y verdaderamente podían deleitarse allá los ojos y los sentidos, porque en aquel recinto nada molestaba a la vista en el conjunto ni en los detalles! Y era deliciosa la frescura que se sentía allí y el calor estaba graduado y proporcionado. Y no había ni un bañista que turbara con su presencia o con su voz la paz de las bóvedas blancas. Pero en cuanto el genni dejó a Aladino en el estrado de la sala de entrada, apareció ante él un joven efrit de lo más hermoso, semejante a una muchacha, aunque más seductor, y le ayudó a desnudarse, y le echó por los hombros una toalla grande perfumada, y le cogió con mucha precaución y le condujo a la más hermosa de las salas, que estaba toda pavimentada de pedrerías de colores diversos. Y al punto fueron a cogerle de manos de su compañero otros jóvenes efrits, no menos bellos y no menos seductores, y le sentaron cómodamente en un banco de mármol, y se dedicaron a frotarle y a lavarle con varias clases de aguas de olor; le dieron masaje con un arte admirable, y volvieron a lavarle con agua de rosas almizclada. Y sus sabios cuidados le pusieron la tez tan fresca como un pétalo de rosa blanca y encarnada, a medida de los deseos. Y se sintió ligero hasta el punto de poder volar como los pájaros. Y el joven y hermoso efrit que habíale conducido se presentó para volver a cogerle y llevarle al estrado, donde le ofreció, corno refresco, un delicioso sorbete de ámbar gris. Y se encontró con el genni de la lámpara, que tenía entre sus manos un traje de suntuosidad incomparable. Y ayudado por el joven efrit de manos suaves, se puso aquella magnificencia, y estaba semejante a cualquier rey entre los grandes reyes, aunque tenía mejor aspecto aún. Y de nuevo le tomó el efrit sobre sus hombros y le llevó, sin sacudidas, a la habitación de su casa.

Entonces, Aladino se encaró con el efrit de la lámpara, y le dijo: "Y ahora ¿sabes lo que tienes que hacer?" El genni contestó: "No, ¡oh dueño de la lámpara! ¡Pero ordena y obedeceré en los aires por donde vuelo o en la tierra por donde me arrastro!" Y dijo Aladino: "Deseo que me traigas un caballo de pura raza, que no tenga hermano en hermosura ni en las caballerizas del sultán ni en las de los monarcas más poderosos del mundo. Y es preciso que sus arreos valgan por sí solos mil millares de dinares de oro, por lo menos. Al mismo tiempo me traerás cuarenta y ocho esclavos jóvenes, bien formados, de talla aventajada, y llenos de gracia, vestidos con mucha limpieza, elegancia y riqueza, para que abran la marcha delante de mi caballo veinticuatro de ellos puestos en dos hileras de a doce, mientras los otros veinticuatro irán detrás

141

Page 142: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

de mí en dos hileras de a doce también. Tampoco has de olvidarte, sobre todo, de buscar para el servicio de mi madre, doce jóvenes como lunas, únicas en su especie, vestidas con mucho gusto y magnificencia y llevando en los brazos cada una un traje de tela y color diferentes y con el cual pueda vestirse con toda confianza una hija de rey. Por último, a cada uno de mis cuarenta y ocho esclavos le darás, para que se lo cuelgue al cuello, un saco con cinco mil dinares de oro, a fin de que haga yo de ello el uso que me parezca. ¡Y eso es todo lo que deseo de ti por hoy...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGO LA 758 y 759ª NOCHE

Ella dijo:

"¡... Y eso es todo lo que deseo de ti por hoy!"

Apenas acabó de hablar Aladino, cuando el genni, después de la respuesta con el oído y la obediencia, apresuróse a desaparecer, pero para volver al cabo de un momento con el caballo, los cuarenta y ocho esclavos jóvenes, las doce jóvenes, los cuarenta y ocho sacos con cinco mil dinares cada uno y los doce trajes de tela y color diferentes. Y todo era absolutamente de la calidad pedida, aunque más hermoso aún. Y Aladino se posesionó de todo y despidió al genni, diciéndole: "¡Te llamaré cuando tenga necesidad de ti!" Y sin pérdida de tiempo se despidió de su madre, besándola una vez más las manos, y puso a su servicio a las doce esclavas jóvenes, recomendándoles que no dejaran de hacer todo lo posible por tener contenta a su ama y que le enseñaran la manera de ponerse los hermosos trajes que habían llevado.

Tras de lo cual Aladino se apresuró a montar a caballo y a salir al patio de la casa. Y aunque subía entonces por primera vez a lomos de un caballo, supo sostenerse con una elegancia y una firmeza que le hubieran envidiado los más consumados jinetes. Y se puso en marcha, con arreglo al plan que había imaginado para el cortejo, precedido por veinticuatro esclavos formados en dos hileras de a doce, acompañado por cuatro esclavos que iban a ambos lados llevando los cordones de la gualdrapa del caballo, y seguido por los demás, que cerraban la marcha.

Cuando el cortejo echó a andar por las calles se aglomeró en todas partes, lo mismo en zocos que en ventanas y terrazas, una inmensa muchedumbre mucho más considerable que la que había acudido a ver al primer cortejo. Y siguiendo las órdenes que les había dado Aladino, los cuarenta y ocho esclavos empezaron a coger oro de sus sacos y a arrojárselo a puñados a derecha y a izquierda al pueblo que se aglomeraba a su paso. Y resonaban por toda la ciudad las aclamaciones, no sólo a causa de la generosidad del magnífico donador, sino también a causa de la belleza del jinete y de sus esclavos espléndidos. Porque en su caballo, Aladino estaba verdaderamente muy arrogante, con su rostro al que la virtud de la lámpara mágica hacía aún más encantador, con su aspecto real y el airón de diamantes que se balanceaba sobre su turbante. Y así fué como, en medio de las aclamaciones y la admiración de todo un pueblo, Aladino llegó a palacio precedido por el rumor de su llegada; y todo estaba preparado allí para recibirle con todos los honores debidos al esposo de la princesa Badrú'l-Budur.

142

Page 143: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Y he aquí que el sultán le esperaba precisamente en la parte alta de la escalera de honor, que empezaba en el segundo patio. Y no bien Aladino echó pie a tierra, ayudado por el propio gran visir, que le tenía el estribo, el sultán descendió en honor suyo dos o tres escalones. Y Aladino subió en dirección a él y quiso prosternarse entre sus manos; pero se lo impidió el sultán, que recibióle en sus brazos y le besó como si de su propio hijo se tratara, maravillado de su arrogancia, de su buen aspecto y de la riqueza de sus atavíos. Y en el mismo momento retembló el aire con las aclamaciones lanzadas por todos los emires, visires y guardias, y con el sonido de trompetas, clarinetes, oboes y tambores. Y pasando el brazo por el hombro de Aladino, el sultán le condujo al salón de recepciones, y le hizo sentarse a su lado en el lecho del trono, y le besó por segunda vez, y le dijo: "¡Por Alah, ¡oh hijo mío Aladino! que siento mucho que mi destino no me haya hecho encontrarte antes de este día, y haber diferido así tres meses tu matrimonio con mi hija Badrú'l-Budur, esclava tuya!" Y le contestó Aladino de una manera encantadora, que el sultán sintió aumentar el cariño que le tenía, y le dijo: "¡En verdad, ¡oh Aladino! ¿qué rey no anhelaría que fueras el esposo de su hija?!" Y se puso a hablar con él y a interrogarle con mucho afecto, admirándose de la prudencia de sus respuestas y de la elocuencia y sutileza de sus discursos. Y mandó preparar, en la misma sala del trono, un festín magnífico, y comió solo con Aladino, haciéndose servir por el gran visir, a quien se le había alargado con el despecho la nariz hasta el límite del alargamiento, y por los emires y los demás altos dignatarios.

Cuando terminó la comida, el sultán, que no quería prolongar por más tiempo la realización de su promesa, mandó llamar al kadí y a los testigos, y les ordenó que redactaran inmediatamente el contrato de matrimonio de Aladino y su hija la princesa Badrú'l-Budur. Y en presencia de los testigos el kadí se apresuró a ejecutar la orden y a extender el contrato con todas las fórmulas requeridas por el Libro y la Sunnah. Y cuando el kadí hubo acabado, el sultán besó a Aladino y le dijo: "¡Oh hijo mío! ¿penetrarás en la cámara nupcial para que tenga efecto la consumación esta misma noche?" Y contestó Aladino: ¡Oh rey del tiempo! sin duda que penetraría esta misma noche para que tuviese efecto la consumación, si no escuchase otra voz que la del gran amor que experimento por mi esposa. Pero deseo que la cosa se haga en un palacio digno de la princesa y que le pertenezca en propiedad. Permíteme, pues, que aplace la plena realización de mi dicha hasta que haga construir el palacio que le destino. ¡Y a este efecto, te ruego que me otorgues la concesión de un vasto terreno situado frente por frente de tu palacio, a fin de que mi esposa no esté alejada de su padre y yo mismo esté siempre cerca de ti para servirte! ¡Y por mi parte, me comprometo a hacer construir este palacio en el plazo más breve posible!" Y el sultán contestó: "¡Ah! ¡hijo mío, no tienes necesidad de pedirme permiso para eso! Aprópiate de todo el terreno que te haga falta enfrente de mi palacio. ¡Pero te ruego que procures se acabe ese palacio lo más pronto posible, pues quisiera gozar de la posteridad de mi descendencia antes de morir!" Y Aladino sonrió, y dijo: "Tranquilice su espíritu el rey respecto a esto. ¡Se construirá el palacio con más diligencia de la que pudiera esperarse!" Y se despidió del sultán, que le besó con ternura, y regresó a su casa con el mismo cortejo que le había acompañado y seguido por las aclamaciones del pueblo y por votos de dicha y prosperidad.

En cuanto entró en su casa puso a su madre al corriente de lo que había pasado, y se apresuró a retirarse a su cuarto completamente solo. Y cogió la lámpara mágica y la frotó como de ordinario.

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

143

Page 144: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

PERO CUANDO LLEGO LA 760ª NOCHE

Ella dijo:

"... Y cogió la lámpara mágica y la frotó como de ordinario. Y no dejó el efrit de aparecer y de ponerse a sus órdenes. Y le dijo Aladino: "¡Oh efrit de la lámpara! Ante todo, te felicito por el celo que desplegaste en servicio mío. Y después tengo que pedirte otra cosa, según creo, más difícil de realizar que cuanto hiciste por mí hasta hoy, a causa del poder que ejercen sobre ti las virtudes de tu señora, que es esta lámpara de mi pertenencia. -¡Escucha! ¡quiero que en el plazo más corto posible me construyas, frente por frente del palacio del sultán, un palacio que sea digno de mi esposa El Sett Badrú'l-Budur! ¡Y a tal fin, dejo a tu buen gusto y a tus conocimientos acreditados el cuidado de todos los detalles de ornamentación y la elección de materiales preciosos, tales como piedras de jade, pórfido, alabastro, ágata, lazulita, jaspe, mármol y granito! Solamente te recomiendo que en medio de ese palacio eleves una gran cúpula de cristal, construida sobre columnas de oro macizo y de plata, alternadas, y agujereada con noventa y nueve ventanas enriquecidas con diamantes, rubíes, esmeraldas y otras pedrerías, pero procurando que la ventana número noventa y nueve quede imperfecta, no de arquitectura, sino de ornamentación. Porque tengo un proyecto sobre el particular. Y no te olvides de trazar un jardín hermoso, con estanques y saltos de agua y plazoletas espaciosas. Y sobre todo, ¡oh efrit! pon un tesoro enorme lleno de dinares de oro en cierto subterráneo, cuyo emplazamiento has de indicarme. ¡Y en cuanto a lo demás, así como en lo referente a cocinas, caballerizas y servidores, te dejo en completa libertad, confiando en tu sagacidad y en tu buena voluntad!" Y añadió: "¡En seguida que esté dispuesto todo, vendrás a avisarme!"

Y contestó el genni: "¡Escucho y obedezco!" Y desapareció.

Y he aquí que al despuntar del día siguiente estaba todavía en su lecho Aladino, cuando vió aparecer ante él al efrit de la lámpara, quien, después de las zalemas de rigor, le dijo: "¡Oh dueño de la lámpara, se han ejecutado tus órdenes. ¡Y te ruego que vayas a revisar su realización!" Y Aladino se prestó a ello, y el efrit le transportó inmediatamente al sitio designado, y le mostró frente por frente al palacio del sultán, en medio de un magnífico jardín, y precedido de dos inmensos patios de mármol, un palacio mucho más hermoso de lo que el joven esperaba. Y tras de haberle hecho admirar la arquitectura y el aspecto general, el genni le hizo visitar una por una todas las habitaciones y dependencias. Y parecióle a Aladino que se habían hecho las cosas con un fasto, un esplendor y una magnificencia inconcebibles; y en un inmenso subterráneo encontró un tesoro formado por sacos superpuestos y llenos de oro, que se apilaban hasta la bóveda. Y también visitó las cocinas, las reposterías, las despensas y las caballerizas, encontrándolas muy de su gusto y perfectamente limpias; y se admiró de los caballos y yeguas, que comían en pesebres de plata, mientras los palafreneros los cuidaban y les echaban el pienso. Y pasó revista a los esclavos de ambos sexos y a los eunucos, formados por orden, según la importancia de sus funciones. Y cuando lo hubo visto todo y examinado todo, se encaró con el efrit de la lámpara, el cual sólo para él era visible y le acompañaba por todas partes, y hubo de felicitarle por la presteza, el buen gusto y la inteligencia de que había dado prueba en aquella obra perfecta. Luego añadió: "¡Pero te has olvidado, ¡oh efrit! de extender desde la puerta de mi palacio a la del sultán una gran alfombra que permita que mi esposa no se canse los pies al atravesar esa distancia!" Y contestó el genni: "¡Oh dueño de la lámpara! tienes razón. ¡Pero eso se hace en un instante!"

144

Page 145: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Y efectivamente, en un abrir y cerrar de ojos se extendió en el espacio que separaba ambos palacios una magnífica alfombra de terciopelo con colores que armonizaban a maravilla con los tonos del césped y de los macizos.

Entonces Aladino, en el límite de la satisfacción, dijo al efrit: "¡Todo está perfectamente ahora! ¡Llévame a casa!" Y el efrit le cogió y le transportó a su cuarto cuando en el palacio del sultán los individuos de la servidumbre comenzaban a abrir las puertas para dedicarse a sus ocupaciones. Y he aquí que, en cuanto abrieron las puertas, los esclavos y los porteros llegaron al límite de la estupefacción al notar que algo se oponía a su vista en el sitio donde la víspera se veía un inmenso meidán para torneos y cabalgatas. Y lo primero que vieron fué la magnífica alfombra de terciopelo que se extendía entre el césped lozano y casaba sus colores con los matices naturales de flores y arbustos. Y siguiendo con la mirada aquella alfombra, entre las hierbas del jardín milagroso divisaron entonces el soberbio palacio construido con piedras preciosas y cuya cúpula de cristal brillaba como el sol. Y sin saber ya qué pensar, prefirieron ir a contar la cosa al gran visir, quien, después de mirar el nuevo palacio, a su vez fué a prevenir de la cosa al sultán, diciéndole: "No cabe duda, ¡oh rey del tiempo! ¡El esposo de Sett Badrú'l-Budur es un insigne mago!"

Pero el sultán le contestó:

¡Mucho me asombra, ¡oh visir! que quieras insinuarme que el palacio de que me hablas es obra de magia! ¡Bien sabes, sin embargo, que el hombre que me hizo el don de tan maravillosos presentes es muy capaz de hacer construir todo un palacio en una sola noche, teniendo en cuenta las riquezas que debe poseer y el número considerable de obreros de que se habrá servido, merced a su fortuna. ¿Por qué, pues, vacilas en creer que ha obtenido ese resultado por medio de fuerzas naturales? ¿No te cegarán los celos, haciéndote juzgar mal de los hechos e impulsándote a murmurar de mi yerno Aladino?" Y comprendiendo, por aquellas palabras, que el sultán quería a Aladino, el visir no se atrevió a insistir por miedo a perjudicarse a sí mismo, y enmudeció por prudencia. ¡Y he aquí lo referente a él! En cuanto a Aladino...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

Y CUANDO LLEGO LA 761ª NOCHE

Ella dijo:

"... En cuanto a Aladino, una vez que el efrit de la lámpara le transportó a su antigua casa, dijo a una de las doce esclavas jóvenes que fueran a despertar a su madre, y les dió a todas orden de ponerle uno de los hermosos trajes que había llevado, y de ataviarla lo mejor que pudieran. Y cuando estuvo vestida su madre conforme el joven deseaba, le dijo él que había llegado el momento de ir al palacio del sultán para llevarse a la recién casada y conducirla al palacio que había hecho construir para ella. Y tras de recibir las instrucciones necesarias, la madre de Aladino salió de su casa acompañada por sus doce esclavas, y no tardó Aladino en seguirla a caballo en medio de su cortejo. Pero, llegados que fueron a cierta distancia del palacio, se separaron, Aladino para ir a su nuevo palacio, y su madre para ver al sultán.

145

Page 146: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

No bien los guardias del sultán divisaron a la madre de Aladino en medio de las doce jóvenes que le servían de cortejo, corrieron a prevenir al sultán, que se apresuró a ir a su encuentro. Y la recibió con las señales del respeto y los miramientos debidos a su nuevo rango. Y dió orden al jefe de los eunucos para que la introdujera en el harén, a presencia de Sett Badrú'l-Budur. Y en cuanto la princesa la vió y supo que era la madre de su esposo Aladino, se levantó en honor suyo y fué a besarla. Luego la hizo sentarse a su lado, y la regaló con diversas confituras y golosinas, y acabó de hacerse vestir por sus mujeres y de adornarse con las más preciosas joyas con que le obsequió su esposo Aladino. Y poco después entró el sultán, y pudo ver al descubierto entonces por primera vez, gracias al nuevo parentesco, el rostro de la madre de Aladino. Y en la delicadeza de sus facciones notó que debía haber sido muy agraciada en su juventud, y que aun entonces, vestida como estaba con un buen traje y arreglada con lo que más la favorecía, tenía mejor aspecto que muchas princesas y esposas de visires y de emires. Y la cumplimentó mucho por ello, lo cual conmovió y enterneció profundamente el corazón de la pobre mujer del difunto sastre Mustafá, que fué tan desdichada, y hubo de llenársele de lágrimas los ojos.

Tras de lo cual se pusieron a departir los tres con toda cordialidad, haciendo así más amplio conocimiento, hasta la llegada de la sultana, madre de Badrúl1-Budur. Pero la vieja sultana estaba lejos de ver con buenos ojos aquel matrimonio de su hija con el hijo de gentes desconocidas; y era del bando del gran visir, que seguía estando muy mortificado en secreto por el buen cariz que el asunto tomaba en detrimento suyo. Sin embargo, no se atrevió a poner demasiada mala cara a la madre de Aladino, a pesar de las ganas que tenía de hacerlo; y tras de las zalemas por una y otra parte, se sentó con los demás, aunque sin interesarse en la conversación.

Y he aquí que cuando llegó el momento de las despedidas para marcharse al nuevo palacio, la princesa Badrú'l-Budur se levantó y besó con mucha ternura a su padre y a su madre, mezclando a los besos muchas lágrimas, apropiadas a las circunstancias. Luego, apoyándose en la madre de Aladino, que iba a su izquierda, y precedida por diez eunucos vestidos con ropa de ceremonia y seguida de cien jóvenes esclavas ataviadas con una magnificencia de libélulas, se puso en marcha hacia el nuevo palacio, entre dos filas de cuatrocientos jóvenes esclavos y negros alternados que formaban entre los dos palacios y tenían cada cual una antorcha de oro en que ardía una bujía grande de ámbar y de alcanfor blanco. Y la princesa avanzó lentamente en medio de aquel cortejo, pasando por la alfombra de terciopelo, mientras que a su paso se dejaba oír un concierto admirable de instrumentos en las avenidas del jardín y en lo alto de las terrazas del palacio de Aladino. Y a lo lejos resonaban las aclamaciones lanzadas por todo el pueblo, que había acudido a las inmediaciones de ambos palacios, y unía el rumor de su alegría a toda aquella gloria. Y acabó la princesa por llegar a la puerta del nuevo palacio, en donde la esperaba Aladino. Y salió él a su encuentro sonriendo, y ella quedó encantada de verle tan hermoso y tan brillante. Y entró con él en la sala del festín, bajo la cúpula grande con ventanas de pedrerías. Y sentáronse los tres ante las bandejas de oro debidas a los cuidados del efrit de la lámpara; y Aladino estaba sentado en medio, con su esposa a la derecha y su madre a la izquierda. Y empezaron a comer al son de una música que no se veía y que era ejecutada por un coro de efrits de ambos sexos. Y Badrú'l-Budur, encantada de cuanto veía y oía decía para sí: "¡En mi vida me imaginé cosas tan maravillosas!" Y hasta dejó de comer para escuchar mejor los cánticos y el concierto de los efrits. Y Aladino y su madre no cesaban de servirla y de echarle de beber bebidas que no necesitaba, pues ya estaba ebria de admiración. Y fué para ellos una jornada espléndida que no tuvo igual ni en los tiempos de Iskandar y de Soleimán...

146

Page 147: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

Y CUANDO LLEGO LA 763ª NOCHE

Ella dijo:

"... Entretanto llegaron los joyeros y orfebres a quienes habían ido a buscar los guardias por toda la capital; y se pasó recado al rey, que en seguida subió a la cúpula de las noventa y nueve ventanas. Y enseñó a los orfebres la ventana sin terminar, diciéndoles: "¡Es preciso que en el plazo más breve posible acabéis la labor que necesita esta ventana en cuanto a incrustaciones de perlas y pedrerías de todos colores!" Y los orfebres y joyeros contestaron con el oído y la obediencia, y se pusieron a examinar con mucha minuciosidad la labor y las incrustaciones de las demás ventanas, mirándose unos a otros con ojos muy dilatados de asombro. Y después de ponerse de acuerdo entre ellos, volvieron junto al sultán, y tras de las prosternaciones, le dijeron: "¡Oh rey del tiempo! ¡no obstante todo nuestro repuesto de piedras preciosas, no tenemos en nuestras tiendas con qué adornar la centésima parte de esta ventana!" Y dijo el rey: "¡Yo os proporcionaré lo que os haga falta!" Y mandó llevar las frutas de piedras preciosas que Aladino le había dado como presente, y les dijo: "¡Emplead lo necesario y devolvedme lo que sobre!" Y los joyeros tomaron sus medidas e hicieron sus cálculos, repitiéndolos varias veces, y contestaron: "¡Oh rey del tiempo! ¡con todo lo que nos das y con todo lo que poseemos no habrá bastante para adornar la décima parte de la ventana!" Y el rey se encaró con sus guardias, y les dijo: "¡Invadid las casas de mis visires, grandes y pequeños, de mis emires y de todas las personas ricas de mi reino, y haced que os entreguen de grado o por fuerza todas las piedras preciosas que posean!" Y los guardias se apresuraron a ejecutar la orden.

En espera de que regresasen, Aladino, que veía que el rey empezaba a estar inquieto por el resultado de la empresa y que interiormente se regocijaba en extremo de la cosa, quiso distraerle con un concierto. E hizo una seña a uno de los jóvenes efrits esclavos suyos, el cual hizo entrar al punto un grupo de cantarinas, tan hermosas, que cada una de ellas podía decir a la luna: "¡Levántate para que me siente en tu sitio!", y dotadas de una voz encantadora que podía decir al ruiseñor: "¡Cállate para escuchar cómo canto!" Y en efecto, consiguieron con la armonía que el rey tuviese un poco de paciencia.

Pero en cuanto llegaron los guardias el sultán entregó en seguida a joyeros y orfebres las pedrerías procedentes del despojo de las consabidas personas ricas, y les dijo: "Y bien, ¿qué tenéis que decir ahora?" Ellos contestaron: "¡Por Alah, ¡oh señor nuestro! ¡que aun nos falta mucho! ¡Y necesitaremos ocho veces más materiales que los que poseemos al presente! ¡Además, para hacer bien este trabajo precisamos por lo menos un plazo de tres meses, poniendo manos a la obra de día y de noche!"

Al oír estas palabras, el rey llegó al límite del desaliento y de la perplejidad, y sintió alargársele la nariz hasta los pies, de lo que le avergonzaba su impotencia en circunstancias tan penosas para su amor propio. Entonces Aladino, sin querer ya prolongar más la prueba a la que le hubo de someter, y dándose por satisfecho, se encaró con los orfebres y los joyeros, y les dijo: "¡Recoged lo que os pertenece y salid!" Y dijo a los guardias: "¡Devolved las pedrerías a sus dueños!" Y dijo al rey: "¡Oh rey del tiempo! ¡no sería bien que admitiera de ti yo lo que te di una vez! ¡Te ruego, pues, veas con agrado que te restituya yo estas frutas de pedrerías y te

147

Page 148: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

reemplace en lo que falta hacer para llevar a cabo la ornamentación de esa ventana! ¡Solamente te suplico que me esperes en el aposento de mi esposa Badrú'l-Budur, porque no puedo trabajar ni dar ninguna orden cuando sé que me están mirando!" Y el rey se retiró con su hija Badrú'l-Budur para no importunar a Aladino.

Entonces Aladino sacó del fondo de un armario de nácar la lámpara mágica, que había tenido mucho cuidado de no olvidar en la mudanza de la antigua casa al palacio, y la frotó como tenía por costumbre hacerlo. Y al instante apareció el efrit y se inclinó ante Aladino esperando sus órdenes. Y Aladino le dijo: "¡Oh efrit de la lámpara! ¡te he hecho venir para que hagas, de todo punto semejante a sus hermanas, la ventana número noventa y nueve!" Y apenas había él formulado esta petición cuando desapareció el efrit. Y oyó Aladino como una infinidad de martillazos y chirridos de limas en la ventana consabida; y en menos tiempo del que el sediento necesita para beberse un vaso de agua fresca, vió aparecer y quedar rematada la milagrosa ornamentación de pedrerías de la ventana. Y no pudo encontrar la diferencia con las otras. Y fué en busca del sultán y le rogó que le acompañara a la sala de la cúpula.

Cuando el sultán llegó frente a la ventana, que había visto tan imperfecta unos instantes atrás, creyó que se había equivocado de sitio, sin poder diferenciarla de las otras. Pero cuando, después de dar vuelta varias veces a la cúpula, comprobó que en tan poco tiempo se había hecho aquel trabajo, para cuya terminación exigían tres meses enteros todos los joyeros y orfebres reunidos, llegó al límite de la maravilla, y besó a Aladino entre ambos ojos, y le dijo: "¡Ah! ¡hijo mío, Aladino, conforme te conozco más, me pareces más admirable...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGO LA 764ª NOCHE

Ella dijo:

"... y besó a Aladino entre ambos ojos, y le dijo: "¡Ah! ¡hijo mío Aladino, conforme te conozco más me pareces más admirable!" Y envió a buscar al gran visir y le mostró con el dedo la maravilla que le entusiasmaba, y le dijo con acento irónico: "Y bien, visir, ¿qué te parece?" Y el visir, que no se olvidaba de su antiguo rencor, se convenció cada vez más, al ver la cosa, de que Aladino era un hechicero, un herético y un filósofo alquimista. Pero se guardó mucho de dejar traslucir sus pensamientos al sultán, a quien sabía muy adicto a su nuevo yerno, y sin entrar en conversación con él le dejó con su maravilla y se limitó a contestar: "¡Alah es el más grande!"

Y he aquí, que, desde aquel día, el sultán no dejó de ir a pasar, después del diwán, algunas horas cada tarde en compañía de su yerno Aladino y de su hija Badrú'l-Budur, para contemplar las maravillas del palacio, en donde siempre encontraba cosas nuevas más admirables que las antiguas, y que le maravillaban y le transportaban.

En cuanto a Aladino, lejos de envanecerse con lo agradable de su vida, tuvo cuidado de consagrarse, durante las horas que no pasaba con su esposa Badrú'l-Budur, a hacer el bien a su alrededor y a informarse de las gentes pobres para socorrerlas. Porque no olvidaba su antigua condición y la miseria en que había vivido con su madre en los años de su niñez. Y además, siempre que salía a caballo se hacía escoltar por algunos esclavos que, siguiendo órdenes suyas,

148

Page 149: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

no dejaban de tirar en todo el recorrido puñados de dinares de oro a la muchedumbre que acudía a su paso. Y a diario, después de la comida de mediodía y de la noche, hacía repartir entre los pobres las sobras de su mesa, que bastarían para alimentar a más de cinco mil personas. Así es que su conducta tan generosa y su bondad y su modestia le granjearon el afecto de todo el pueblo y le atrajeron las bendiciones de todos los habitantes. Y no había ni uno que no jurase por su nombre y por su vida. Pero lo que acabó de conquistarle los corazones y cimentar su fama fué cierta ; gran victoria que logró sobre unas tribus rebeladas contra el sultán, y donde había dado prueba de un valor maravilloso y de cualidades guerreras que superaban a las hazañas de los héroes más famosos. Y Badrú'l-Budur le amó cada vez más, y cada vez felicitóse más de su feliz destino, que le había dado por esposo al único hombre que se la merecía verdaderamente. Y de tal suerte vivió Aladino varios años de dicha perfecta entre su esposa y su madre, rodeado del afecto y la abnegación de grandes y pequeños, y más querido y más respetado que el mismo sultán, quien, por cierto, continuaba teniéndole en alta estima y sintiendo por él una admiración ilimitada.

¡Y he aquí lo referente a Aladino!

¡He aquí ahora lo que se refiere al mago maghrebín a quien encontramos al principio de todos estos acontecimientos y que, sin querer, fué causa de la fortuna de Aladino!

Cuando abandonó a Aladino en el subterráneo, para dejarle morir de sed y de hambre, se volvió a su país del fondo del Maghreb lejano. Y se pasaba el tiempo entristeciéndose con el mal resultado de su expedición y lamentando las penas y fatigas que había soportado tan vanamente para conquistar la lámpara mágica. Y pensaba en la fatalidad que le había quitado de los labios el bocado que tanto trabajo le costó confeccionar. Y no transcurría día sin que el recuerdo lleno de amargura de aquellas cosas asaltase su memoria y le hiciese maldecir a Aladino y el momento en que se encontró con Aladino. Y un día que estaba más lleno de rencor que de ordinario acabó por sentir curiosidad por los detalles de la muerte de Aladino. Y a este efecto, como estaba muy versado en la geomancia, cogió su mesa de arena adivinatoria, que hubo de sacar del fondo de un armario, sentóse sobre una estera cuadrada, en medio de un círculo trazado con rojo, alisó la arena, arregló los granos machos y los granos hembras, y las madres y los hijos, murmuró las fórmulas geománticas, y dijo: "Está bien, ¡oh arena! veamos. ¿Qué ha sido de la lámpara mágica? ¿Y cómo murió ese hijo de alcahuete, ese miserable, que se llamaba Aladino?" Y pronunciando estas palabras agitó la arena con arreglo al rito. Y he aquí que nacieron las figuras y se formó el horóscopo. Y el maghrebín, en el límite de la estupefacción, después de un examen detallado de las figuras del horóscopo, descubrió sin ningún género de duda que Aladino no estaba muerto, sino muy vivo, que era dueño de la lámpara mágica y que vivía con esplendor, riquezas y honores, casado con la princesa Badrú'l-Budur, hija del rey de la China, a la cual amaba y la cual le amaba, y por último, que no se le conocía en todo el imperio de la China e incluso en las fronteras del mundo más que con el nombre del emir Aladino.

Cuando el mago se enteró de tal suerte, por medio de las operaciones de su geomancia y de su descreimiento, de aquellas cosas que estaban tan lejos de esperarse, espumajeó de rabia y escupió al aire y al suelo, diciendo: "Escupo en tu cara, ¡oh hijo de bastardos y de zorras! Piso tu cabeza, ¡oh Aladino alcahuete! ¡oh perro hijo de perro! ¡Oh pájaro de horca! ¡oh rostro de pez y de brea! ...

149

Page 150: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGO LA 765ª NOCHE

Ella dijo:

"... Escupo en tu cara, ¡oh hijo de bastardos y de zorras! Piso tu cabeza, ¡oh Aladino alcahuete! ¡oh perro hijo de perro! ¡oh pájaro de horca! ¡Oh rostro de pez y de brea!" Y durante una hora de tiempo estuvo escupiendo al aire y al suelo, hollando con los pies a un Aladino imaginario y abrumándole a juramentos atroces y a insultos de todas las variedades, hasta que se calmó un poco. Pero entonces resolvió vengarse a toda costa de Aladino y hacerle expiar las felicidades de que en detrimento suyo gozaba con la posesión de aquella lámpara mágica que le había costado al mago tantos esfuerzos y tantas penas inútiles. Y sin cavilar un instante se puso en camino para la China. Y como la rabia y el deseo de venganza le daban alas, viajó sin detenerse, meditando largamente sobre los medios de que se valdría para apoderarse de Aladino; y no tardó en llegar a la capital del reino de China. Y paró en un khan, donde alquiló una vivienda. Y desde el día siguiente a su llegada empezó a recorrer los sitios públicos y los lugares más frecuentados; y por todas partes sólo oyó hablar del emir Aladino, de la hermosura del emir Aladino, de la generosidad del emir Aladino y de la magnificencia del emir Aladino.

Y se dijo: "¡Por el fuego y por la luz que no tardará en pronunciarse este nombre para sentenciarlo a muerte!"

Y llegó al palacio de Aladino, y exclamó al ver su aspecto imponente: "¡Ah! ¡ah! ¡ahí habita ahora el hijo del sastre Mustafá, el que no tenía un pedazo de pan que echarse a la boca al llegar la noche! ¡ah! ¡ah! ¡pronto verás, Aladino, si mi Destino vence o no al tuyo, y si obligo o no a tu madre a hilar lana, como en otro tiempo, para no morirse de hambre, y si cavo o no con mis propias manos la fosa adonde irá ella a llorar!" Luego se acercó a la puerta principal del palacio, y después de entablar conversación con el portero consiguió enterarse de que Aladino había ido de caza por varios días.

Y pensó: "¡He aquí ya el principio de la caída de Aladino! ¡En ausencia suya podré obrar más libremente! ¡Pero, ante todo, es preciso que sepa si Aladino se ha llevado la lámpara consigo o si la ha dejado en el palacio!" Y se apresuró a volver a su habitación del khan, donde cogió su mesa geomántica y la interrogó. Y el horóscopo le reveló que Aladino había dejado la lámpara en el palacio.

Entonces el maghrebín ebrio de alegría, fué al zoco de los caldereros y entró en la tienda de un mercader de linternas y lámparas de cobre, y le dijo: "¡Oh mi señor! ¡necesito una docena de lámparas de cobre completamente nuevas y muy bruñidas!" Y contestó el mercader: "¡Tengo lo que necesitas!" Y le puso delante doce lámparas muy brillantes y le pidió un precio que le pagó el mago sin regatear. Y las cogió y las puso en un cesto que había comprado en casa del cestero. Y salió del zoco.

Y entonces se dedicó a recorrer las calles con el cesto de lámparas al brazo, gritando: "¡Lámparas nuevas! ¡A las lámparas nuevas! ¡Cambio lámparas nuevas por otras viejas! ¡Quien quiera el cambio que venga por la nueva!" Y de este modo se encaminó al palacio de Aladino.

150

Page 151: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

En cuanto los pilluelos de las calles oyeron aquel pregón insólito y vieron el amplio turbante del maghrebín dejaron de jugar y acudieron en tropel. Y se pusieron a hacer piruetas detrás de él, mofándose y gritando a coro: "¡Al loco! ¡al loco!" Pero él, sin prestar la menor atención a sus burlas, seguía con su pregón, que dominaba las cuchufletas: "¡Lámparas nuevas! ¡A las lámparas nuevas! ¡Cambio lámparas nuevas por otras viejas! ¡Quien quiera el cambio que venga por la nueva!" Y de tal suerte, seguido por la burlona muchedumbre de chiquillos, llegó a la plaza que había delante de la puerta del palacio y se dedicó a recorrerla de un extremo a otro para volver sobre sus pasos y recomenzar, repitiendo, cada vez más fuerte, su pregón sin cansarse. Y tanta maña se dió, que la princesa Badrú'l-Budur, que en aquel momento se encontraba en la sala de las noventa y nueve ventanas, oyó aquel vocerío insólito y abrió una de las ventanas y miró a la plaza. Y vió a la muchedumbre insolente y burlona de pilluelos, y entendió el extraño pregón del maghrebín. Y se echó a reír. Y sus mujeres entendieron el pregón también y se echaron a reír con ella, y le dijo una: "¡Oh mi señora! ¡precisamente hoy, al limpiar el cuarto de mi amo Aladino, he visto en una mesita una lámpara vieja de cobre! ¡Permíteme, pues, que vaya a cogerla y a enseñársela a ese viejo maghrebín, para ver si, realmente, está tan loco como nos da a entender su pregón; y si consiente en cambiárnosla por una lámpara nueva!" Y he aquí que la lámpara vieja de que hablaba aquella esclava era precisamente la lámpara mágica de Aladino. ¡Y por una desgracia escrita por el Destino, se había olvidado él, antes de partir, de guardarla en el armario de nácar en que generalmente la tenía escondida, y la había dejado encima de la mesilla! ¿Pero es posible luchar contra los decretos del Destino?

Por otra parte, la princesa Badrú'l-Budur ignoraba completamente la existencia de aquella lámpara y sus virtudes maravillosas. Así es que no vió ningún inconveniente en el cambio de que le hablaba su esclava, y contestó: "¡Desde luego! ¡Coge esa lámpara y dásela al agha de los eunucos, a fin de que vaya a cambiarla por una lámpara nueva y nos riamos a costa de ese loco!"

Entonces la joven esclava fué al aposento de Aladino, cogió la lámpara mágica que estaba encima de la mesilla y se la entregó al agha de los eunucos. Y el agha bajó al punto a la plaza, y le dijo: "¡Mi señora desea cambiar esta lámpara por una de las nuevas que llevas en ese cesto!"

Cuando el mago vió la lámpara la reconoció al primer golpe de vista y empezó a temblar de emoción. Y el eunuco le dijo: "¿Qué te pasa? ¿Acaso encuentras esta lámpara demasiado vieja para cambiarla?" Pero el mago, que había dominado ya su excitación, tendió la mano con la rapidez del buitre que cae sobre la tórtola, cogió la lámpara que le ofrecía el eunuco y se la guardó en el pecho. Luego presentó al eunuco el cesto, diciendo: "¡Coge la que más te guste!" Y el eunuco escogió una lámpara muy bruñida y completamente nueva, y se apresuró a llevársela a su ama Badrú'l-Budur, echándose a reír y burlándose de la locura del maghrebín ...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGO LA 766ª NOCHE

Ella dijo:

"... Y el eunuco escogió una lámpara muy bruñida y completamente nueva, y se apresuró a llevársela a su ama Badrú'l-Budur, echándose a reír y burlándose de la locura del maghrebín.

151

Page 152: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

¡Y he aquí lo referente al agha de los eunucos y al cambio de la lámpara mágica en ausencia de Aladino!

En cuanto al mago, echó a correr enseguida, tirando el cesto con su contenido a la cabeza de los pilluelos, que continuaban mofándose de él, para impedirles que le siguieran. Y de tal modo desembarazado, franqueó recintos de palacios y jardines y se aventuró por las calles de la ciudad, dando mil rodeos, a fin de que perdieran su pista quienes hubiesen querido perseguirle. Y cuando llegó a un barrio completamente desierto, se sacó del pecho la lámpara y la frotó. Y el efrit de la lámpara respondió a esta llamada, apareciéndose ante él al punto, y diciendo: "¡Aquí tienes entre tus manos a tu esclavo! ¿Qué quieres? Habla. ¡Soy el servidor de la lámpara en el aire por donde vuelo y en la tierra por donde me arrastro!" Porque el efrit obedecía indistintamente a quienquiera que fuese el poseedor de aquella lámpara, aunque como el mago, fuera por el camino de la maldad y de la perdición.

Entonces el maghrebín le dijo: "¡Oh efrit de la lámpara! te ordeno que cojas el palacio que edificaste para Aladino y lo transportes con todos los seres y las cosas que contiene a mi país que ya sabes cuál es, y que está en el fondo del Maghreb, entre jardines. ¡Y también me transportarás a mí allá con el palacio!" Y contestó el mared esclavo de la lámpara: "¡Escucho y obedezco! ¡Cierra un ojo y abre un ojo, y te encontrarás en tu país, en medio del palacio de Aladino!" Y efectivamente, en un abrir y cerrar de ojos se hizo todo. Y el maghrebin se encontró transportado, con el palacio de Aladino, en medio de su país, en el Maghreb africano.

¡Y esto es lo referente a él!

Pero en cuanto al sultán, padre de Badrú'l-Budur, al despertarse el siguiente día salió de su palacio, como tenía por costumbre, para ir a visitar a su hija, a la que quería tanto. Y en el sitio en que se alzaba el maravilloso palacio no vió más que un amplio meidán agujereado por las zanjas vacías de los cimientos. Y en el límite de la perplejidad, ya no supo si habría perdido la razón; y empezó a restregarse los ojos para darse cuenta mejor de lo que veía. ¡Y comprobó que con la claridad del sol saliente y la limpidez de la mañana no había manera de engañarse, y que el palacio ya no estaba allí! Pero quiso convencerse más aún de aquella realidad enloquecedora, y subió al piso más alto, y abrió la ventana que daba enfrente de los aposentos de su hija. Y no vió palacio ni huella de palacio, ni jardines ni huella de jardines, sino sólo un inmenso meidán, donde, de no estar las zanjas, habrían podido los caballeros justar a su antojo.

Entonces, desgarrado de ansiedad, el desdichado padre empezó a golpearse las manos una contra la otra y a mesarse la barba llorando; por más que no pudiese darse cuenta exacta de la naturaleza y de la magnitud de su desgracia. Y mientras de tal suerte desplomábase sobre el diván, su gran visir entró para anunciarle, como de costumbre, la apertura de la sesión de justicia. Y vió el estado en que se hallaba, y no supo qué pensar. Y el sultán le dijo: "¡Acércate aquí!" Y el visir se acercó, y el sultán le dijo: "¿Dónde está el palacio de mi hija?" El otro dijo: "¡Alah guarde al sultán! ¡pero no comprendo lo que quieres decir!" El sultán dijo: "¡Cualquiera creería, ¡oh visir! que no estás al corriente de la triste nueva!"

El visir dijo: "Claro que no lo estoy, ¡oh mi señor! ¡por Alah, que no se nada, absolutamente nada!" El sultán dijo: "¡Entonces no has mirado hacia el palacio de Aladino!" El visir dijo: "¡Ayer tarde estuve a pasearme por los jardines que lo rodean, y no he notado ninguna cosa de particular, sino que la puerta principal estaba cerrada a causa de la ausencia del emir Aladino!"

152

Page 153: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

El sultán dijo: "¡En ese caso, ¡oh visir! mira por esta ventana y dime si no notas ninguna cosa particular en ese palacio que ayer viste con la puerta cerrada!" Y el visir sacó la cabeza por la ventana y miró, pero fué para levantar los brazos al cielo, exclamando: "¡Alejado sea el Maligno! ¡el palacio ha desaparecido!" Luego se encaró con el sultán, y le dijo: "Y ahora, ¡oh mi señor! ¿vacilas en creer que ese palacio, cuya arquitectura y ornamentación admirabas tanto, sea otra cosa que la obra de la más admirable hechicería?" Y el sultán bajó la cabeza y reflexionó durante una hora de tiempo. Tras de lo cual levantó la cabeza, y tenía el rostro revestido de furor. Y exclamó: "¿Dónde está ese malvado, ese aventurero, ese mago, ese impostor, ese hijo de mil perros, que se llama Aladino?"

Y el visir contestó, con el corazón dilatado de triunfo: "¡Está ausente de caza; pero me ha anunciado su regreso para hoy antes de la plegaria de mediodía! ¡Y si quieres, me encargo de ir yo mismo a informarme cerca de él sobre lo que ha sido del palacio con su contenido!" Y el rey se puso a gritar: "No, ¡por Alah! ¡Hay que tratarle como a los ladrones y a los embusteros! ¡Que me le traigan los guardias cargado de cadenas...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGO LA 767ª NOCHE

Ella dijo:

"¡... Hay que tratarle como a los ladrones y a los embusteros! ¡Que me le traigan los guardias cargado de cadenas!"

Al punto el gran visir salió a comunicar la orden del sultán al jefe de los guardias, instruyéndole acerca de cómo debía arreglarse para que no se le escapara Aladino. Y acompañado de cien jinetes, el jefe de los guardias salió de la ciudad al camino por donde tenía que volver Aladino y se encontró con él a cien parasanges de las puertas. Y en seguida hizo que le cercaran los jinetes, y le dijo: "Emir Aladino, ¡oh amo nuestro! ¡dispénsanos, por favor! ¡pero el sultán, de quien somos esclavos, nos ha ordenado que te detengamos y te pongamos entre sus manos cargado de cadenas como los criminales! ¡Y no podemos desobedecer una orden real! ¡Pero repetimos que nos dispenses por tratarte así, aunque a todos nosotros nos ha inundado tu generosidad!"

Al oír estas palabras del jefe de los guardias, a Aladino se le trabó la lengua de sorpresa y de emoción. Pero acabó por poder hablar, y dijo: "¡Oh buenas gentes! ¿Sabéis, al menos, por qué motivo os ha dado el sultán semejante orden, siendo yo inocente de todo crimen con respecto a él o al Estado?" Y contestó el jefe de los guardias: "¡Por Alah, que no lo sabemos!" Entonces Aladino se apeó de su caballo, y dijo: "¡Haced de mí lo que os haya ordenado el sultán, pues las órdenes del sultán están por encima de la cabeza y de los ojos!" Y los guardias, muy a disgusto suyo, se apoderaron de Aladino, le ataron los brazos, le echaron al cuello una cadena muy gorda y muy pesada, con la que también le sujetaron por la cintura, y cogiendo el extremo de aquella cadena le arrastraron a la ciudad, haciéndole caminar a pie mientras ellos seguían a caballo su camino.

153

Page 154: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Llegados que fueron los guardias a los primeros arrabales de la ciudad, los transeúntes que vieron de este modo a Aladino no dudaron de que el sultán, por motivos que ignoraban, se disponía a hacer que le cortaran la cabeza. Y como Aladino se había captado, por su generosidad y su afabilidad, el afecto de todos los súbditos del reino, los que le vieron apresuráronse a echar a andar detrás de él, armándose de sables unos, de estacas otros y de piedras y palos los demás. Y aumentaban en número a medida que el convoy se aproximaba a palacio; de modo que ya eran millares y millares al llegar a la plaza del meidán. Y todos gritaban y protestaban, blandiendo sus armas y amenazando a los guardias, que a duras penas pudieron contenerles y penetrar en palacio sin ser maltratados. Y en tanto que los otros continuaban vociferando y chillando en el meidán para que se les devolviese sano y salvo a su señor Aladino, los guardias introdujeron a Aladino, que seguía cargado de cadenas, en la sala donde le esperaba el sultán lleno de cólera y ansiedad.

No bien tuvo en su presencia a Aladino, poseído de un furor inconcebible, no quiso perder el tiempo en preguntarle qué había sido del palacio que guardaba a su hija Badrú'l-Budur, y gritó al portaalfanje: "¡Corta en seguida la cabeza de este impostor maldito!" Y no quiso oírle ni verle un instante más. Y el portaalfanje se llevó a Aladino a la terraza, desde la cual se dominaba el meidán en donde estaba apiñada la muchedumbre tumultuosa, hizo arrodillar a Aladino sobre el cuero rojo de las ejecuciones, y después de vendarle los ojos le quitó la cadena que llevaba al cuello y alrededor del cuerpo, y le dijo: "¡Pronuncia tu acto de fe antes de morir!" Y se dispuso a darle el golpe de muerte, volteando por tres veces y haciendo flamear el sable en el aire en torno a él. Pero en aquel momento, al ver que el portaalfanje iba a ejecutar a Aladino, la muchedumbre empezó a escalar los muros del palacio y a forzar las puertas. Y el sultán vió aquello, y temiéndose algún acontecimiento funesto se sintió poseído de gran espanto. Y se encaró con el portaalfanje, y le dijo: "¡Aplaza por el instante el acto de cortar la cabeza a ese criminal!"

Y dijo al jefe de los guardias: "¡Haz que pregonen al pueblo que le otorgo la gracia de la sangre de ese maldito!" Y aquella orden, pregonada en seguida desde lo alto de las terrazas, calmó el tumulto y el furor de la muchedumbre, e hizo abandonar su propósito a los que forzaban las puertas y a los que escalaban los muros del palacio.

Entonces Aladino, a quien se había tenido cuidado de quitar la venda de los ojos y a quien habían soltado las ligaduras que le ataban las manos a la espalda, se levantó del cuero de las ejecuciones en donde estaba arrodillado y alzó la cabeza hacia el sultán, y con los ojos llenos de lágrimas le preguntó: "¡Oh rey del tiempo! ¡ suplico a tu alteza que me diga solamente el crimen que he podido cometer para ocasionar tu cólera y esta desgracia!" Y con el color muy amarillo y la voz llena de cólera reconcentrada, el sultán le dijo: "¿Qué te diga tu crimen, miserable? ¿Es que finges ignorarlo? ¡Pero no fingirás más cuando yo te haya hecho ver con tus propios ojos!" Y le gritó: "¡Sígueme!" Y echó a andar delante de él y le condujo al otro extremo del palacio, hacia la parte que daba al segundo meidán, donde se erguía antes el palacio de Badrú'l-Budur rodeado de sus jardines, y le dijo: "¡Mira por esta ventana y dime, ya que debes saberlo, qué ha sido del palacio que guardaba a mi hija!" Y Aladino sacó la cabeza por la ventana y miró. Y no vió ni palacio, ni jardín, ni huella de palacio, o de jardín, sino el inmenso meidán desierto, tal como estaba el día en que dió él al efrit de la lámpara orden de construir allí la morada maravillosa. Y sintió tal estupefacción y tal dolor y tal conmoción, que estuvo a punto de caer desmayado. Y no pudo pronunciar una sola palabra. Y el sultán le gritó: "Dime, maldito impostor, ¿dónde está el palacio y dónde está mi hija, el núcleo de mi corazón, mi única hija?"

154

Page 155: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Y Aladino lanzó un gran suspiro y vertió abundantes lágrimas; luego dijo: "¡Oh rey del tiempo, no lo sé!" Y le dijo el sultán: "¡Escúchame bien! No quiero pedirte que restituyas tu maldito palacio; pero sí te ordeno que me devuelvas a mi hija. Y si no lo haces al instante o si no quieres decirme qué ha sido de ella, ¡por mi cabeza, que haré que te corten la cabeza!" Y en el límite de la emoción, Aladino bajó los ojos y reflexionó durante una hora de tiempo. Luego levantó la cabeza, y dijo: "¡Oh rey del tiempo! ¡ninguno escapa a su destino! ¡Y si mi destino es que se me corte la cabeza por un crimen que no he cometido, ningún poder logrará salvarme! Sólo te pido, pues, antes de morir, un plazo de cuarenta días para hacer las pesquisas necesarias con respecto a mi esposa bienamada, que ha desaparecido con el palacio mientras yo estaba de caza y sin que pudiera sospechar cómo ha sobrevenido esta calamidad: te lo juro por la verdad de nuestra fe y los méritos de nuestro señor Mohamed (¡con él la plegaria y la paz!)".

El sultán contestó: "Está bien; te concederé lo que me pides. ¡Pero has de saber que, pasado ese plazo, nada podrá salvarte de entre mis manos si no me traes a mi hija! ¡Porque sabré apoderarme de ti y castigarte, sea donde sea el paraje de la tierra en que te ocultes!"

Al oír estas palabras Aladino salió de la presencia del sultán, y muy cabizbajo atravesó el palacio en medio de los dignatarios, que se apenaban mucho al reconocerle y verle tan demudado por la emoción y el dolor. Y llegó ante la muchedumbre y empezó a preguntar, con torvos ojos: "¿Dónde está mi palacio? ¿Dónde está mi esposa?" Y cuantos le veían y oían se dijeron: "¡El pobre ha perdido la razón! ¡El haber caído en desgracia con el sultán y la proximidad de la muerte le han vuelto loco!"

Al ver que ya sólo era para todo el mundo un motivo de compasión, Aladino se alejó rápidamente, sin que nadie tuviese corazón para seguirle. Y salió de la ciudad, y comenzó a errar por el campo, sin saber lo que hacía...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGO LA 768ª NOCHE

Ella dijo:

"... Y salió de la ciudad, y comenzó a errar por el campo, sin saber lo que hacía. Y de tal suerte llegó a orillas de un gran río, presa de la desesperación, y diciéndose: "¿Dónde hallarás tu palacio, Aladino, y a tu esposa Badrú'l-Budur, ¡oh pobre!? ¿A qué país desconocido irás a buscarla, si es que está viva todavía? ¿Y acaso sabes siquiera cómo ha desaparecido?" Y con el alma oscurecida por estos pensamientos, y sin ver ya más que tinieblas y tristeza delante de sus ojos, quiso arrojarse al agua y ahogar allí su vida y su dolor. ¡Pero en aquel momento se acordó de que era un musulmán, un creyente, un puro! Y dió fe de la unidad de Alah y de la misión de Su Enviado. Y reconfortado con su acto de fe y su abandono a la voluntad del Altísimo, en lugar de arrojarse al agua se dedicó a hacer sus abluciones para la plegaria de la tarde. Y se puso en cuclillas a la orilla del río y cogió agua en el hueco de las manos y se puso a frotarse los dedos y las extremidades. Y he aquí que, al hacer estos movimientos, frotó el anillo que le había dado en la cueva el maghrebín. Y en el mismo momento apareció el efrit del anillo, que se prosternó ante él, diciendo "¡Aquí tienes entre tus manos a tu esclavo! ¿Qué quieres? Habla. ¡Soy el servidor del anillo en la tierra, en el aire y en el agua!" Y Aladino reconoció perfectamente, por

155

Page 156: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

su aspecto repulsivo y por su voz aterradora, al efrit que en otra ocasión hubo de sacarle del subterráneo. Y agradablemente sorprendido por aquella aparición, que estaba tan lejos de esperarse en el estado miserable en que se encontraba, interrumpió sus abluciones y se irguió sobre ambos pies, y dijo al efrit: "¡Oh efrit del anillo, oh compasivo, oh excelente! ¡Alah te bendiga y te tenga en su gracia! Pero apresúrate a traerme mi palacio y mi esposa, la princesa Badrú'l-Budur!" Pero el efrit del anillo le contestó: "¡Oh dueño del anillo! ¡lo que me pides no está en mi facultad, porque en la tierra, en el aire y en el agua yo sólo soy servidor del anillo! ¡Y siento mucho no poder complacerte en esto, que es de la competencia del servidor de la lámpara! ¡A tal fin, no tienes más que dirigirte a ese efrit, y él te complacerá!"

Entonces Aladino, muy perplejo, le dijo: "¡En ese caso, ¡oh efrit del anillo! y puesto que no puedes mezclarte en lo que no te incumbe, transportando aquí el palacio de mi esposa, por las virtudes del anillo a quien sirves te ordeno que me transportes a mí mismo al paraje de la tierra en que se halla mi palacio, y me dejes, sin hacerme sufrir sacudidas, debajo de las ventanas de mi esposa, la princesa Badrú'l-Budur!"

Apenas había formulado Aladino esta petición, el efrit del anillo contestó con el oído y la obediencia, y en el tiempo que se tarda solamente en cerrar un ojo y abrir un ojo, le transportó al fondo del Maghreb, en medio de un jardín magnífico, donde se alzaba, con su hermosura arquitectural, el palacio de Badrú'l-Budur. Y le dejó con mucho cuidado debajo de las ventanas de la princesa, y desapareció.

Entonces, a la vista de su palacio, sintió Aladino dilatársele el corazón y tranquilizársele el alma y refrescársele los ojos. Y de nuevo entraron en él la alegría y la esperanza. Y de la misma manera que está preocupado y no duerme quien confía una cabeza al vendedor de cabezas cocidas al horno, así Aladino, a pesar de sus fatigas y sus penas, no quiso descansar lo más mínimo. Y se limitó a elevar su alma hacia el Creador para darle gracias por sus bondades y reconocer que sus designios son impenetrables para las criaturas limitadas. Tras de lo cual se puso muy en evidencia debajo de las ventanas de su esposa Badrú'l-Budur.

Y he aquí que, desde que fué arrebatada con el palacio por el mago maghrebín, la princesa tenía la costumbre de levantarse todos los días a la hora del alba, y se pasaba el tiempo llorando y las noches en vela, poseída de tristes pensamientos en su dolor por verse separada de su padre y de su esposo bienamado, además de todas las violencias de que la hacía víctima el maldito maghrebín, aunque sin ceder ella. Y no dormía, ni comía, ni bebía. Y aquella tarde, por decreto del destino, su servidora había entrado a verla para distraerla. Y abrió una de las ventanas de la sala de cristal, y miró hacia fuera, diciendo: "¡Oh mi señora! ¡ven a ver cuán hermosos están los árboles y cuán delicioso es el aire esta tarde!" Luego lanzó de pronto un grito, exclamando: "¡Ya setti, ya setti! ¡He ahí a mi amo Aladino, he ahí a mi amo Aladino! ¡Está bajo las ventanas del palacio! ...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGO LA 769ª NOCHE

Ella dijo:

156

Page 157: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

"¡... Ya setti, ya setti ! ¡He ahí a mi amo Aladino, he ahí a mi amo Aladino! ¡Está bajo las ventanas del palacio!"

Al oír estas palabras de su servidora, Badrú'l-Budur se precipitó a la ventana, y vió a Aladino, el cual la vió también. Y casi enloquecieron ambos de alegría. Y fué Badrú'l-Budur la primera que pudo abrir la boca, y gritó a Aladino: "¡Oh querido mío! ¡ven pronto, ven pronto! ¡mi servidora va a bajar para abrirte la puerta secreta! ¡Puedes subir aquí sin temor! ¡El mago maldito está ausente por el momento!" Y cuando la servidora le hubo abierto la puerta secreta, Aladino subió al aposento de su esposa y la recibió en sus brazos. Y se besaron, ebrios de alegría, llorando y riendo. Y cuando estuvieron un poco calmados se sentaron uno junto al otro, y Aladino dijo a su esposa: "¡Oh Badrú'l-Budur! ¡antes de nada tengo que preguntarte qué ha sido de la lámpara de cobre que dejé en mi cuarto sobre una mesilla antes de salir de caza!" Y exclamó la princesa: "¡Oh! ¡querido mío, esa lámpara precisamente es la causa de nuestra desdicha! ¡Pero todo ha sido por mi culpa, sólo por mi culpa!" Y contó a Aladino cuanto había ocurrido en el palacio desde su ausencia, y cómo, por reírse de la locura del vendedor de lámparas, había cambiado la lámpara de la mesilla por una lámpara nueva, y todo lo que ocurrió después, sin olvidar un detalle. Pero no hay utilidad en repetirlo. Y concluyó diciendo: "Y sólo después de transportarnos aquí con el palacio es cuando el maldito maghrebín ha venido a revelarme que, por el poder de su hechicería y las virtudes de la lámpara cambiada, consiguió arrebatarme a tu afecto con el fin de poseerme. ¡Y me dijo que era maghrebín y que estábamos en Maghreb, su país!"

Entonces Aladino, sin hacerle el menor reproche, le preguntó: "¿Y qué desea hacer contigo ese maldito?" Ella dijo: "Viene una vez al día, nada más, a hacerme una visita, y trata por todos los medios de seducirme. ¡Y como está lleno de perfidia, para vencer mi resistencia no ha cesado de afirmarme que el sultán te había hecho cortar la cabeza por impostor, y que, al fin y al cabo, no eras más que el hijo de una pobre gente, de un miserable sastre llamado Mustafá, y que sólo a él debías la fortuna y los honores de que disfrutabas! Pero hasta ahora no ha recibido de mí, por toda respuesta, más que el silencio del desprecio y que le vuelva la espalda. ¡Y se ha visto obligado a retirarse siempre con las orejas caídas y la nariz alargada! ¡Y a cada vez temía yo que recurriese a la violencia! Pero hete aquí ya. ¡Loado sea Alah!"

Y Aladino le dijo: "Dime ahora ¡oh Badrú'l-Budur! en qué sitio del palacio está escondida, si lo sabes, la lámpara que consiguió arrebatarme ese maldito maghrebín". Ella dijo: "Nunca la deja en el palacio, sino que la lleva en el pecho continuamente. ¡Cuántas veces se la he visto sacar en mi presencia para enseñármela como un trofeo!"

Entonces Aladino le dijo: "¡Está bien! pero ¡por tu vida, que no ha de seguir enseñándotela mucho tiempo! ¡Para eso únicamente te pido que me dejes un instante sólo en esta habitación!" Y Badrú'l-Budur salió de la sala y fué a reunirse con sus servidoras.

Entonces Aladino frotó el anillo mágico que llevaba al dedo, y dijo al efrit que se presentó: "¡Oh efrit del anillo! ¿conoces las diversas especies de polvos soporíferos?" El efrit contestó: "Es lo que mejor conozco!" Aladino dijo: "¡En ese caso te ordeno que me traigas una onza de bang cretense, una sola toma del cual sea capaz de derribar a un elefante!" Y desapareció el efrit, pero para volver al cabo de un momento, llevando en los dedos una cajita, que entregó a Aladino, diciéndole: "¡Aquí tienes, ¡oh amo del anillo! bang cretense de la calidad más fina!" Y se fué.

157

Page 158: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Aladino llamó a su esposa Badrú'l-Budur, y le dijo. "¡Oh mi señora Badrú'l-Budur! si quieres que triunfemos de ese maldito maghrebín, no tienes más que seguir el consejo que voy a darte. ¡Y te advierto que el tiempo apremia, pues me has dicho que el maghrebín estaba a punto de llegar para intentar seducirte! ¡He aquí, pues, lo que tendrás que hacer!" Y le dijo: "¡Harás estas cosas, y le dirás estas otras cosas!" Y le dió amplias instrucciones respecto a la conducta que debía seguir con el mago. Y añadió: "En cuanto a mí, voy a ocultarme en este arca. ¡Y saldré en el momento oportuno!" Y le entregó la cajita de bang, diciendo: "¡No te olvides de lo que acabo de indicarte!" Y la dejó para ir a encerrarse en el arca.

Entonces la princesa Badrú'l-Budur, a pesar de la repugnancia que le producía desempeñar el papel consabido, no quiso perder la oportunidad de vengarse del mago, y se propuso seguir las instrucciones de su esposo Aladino. Se levantó, pues, y mandó a sus mujeres que la peinaran y la pusieran el tocado que sentaba mejor a su cara de luna, y se hizo vestir con el traje más hermoso de sus arcas. Luego se ciñó el talle con un cinturón de oro incrustado de diamantes, y se adornó el cuello con un collar de perlas dobles de igual tamaño, excepto la de en medio, que tenía el volumen de una nuez; y en las muñecas y en los tobillos se puso pulseras de oro con pedrerías que casaban maravillosamente con los colores de los demás adornos. Y perfumada y semejante a una hurí, se miró enternecida en su espejo, mientras sus mujeres maravillábanse de su belleza y prorrumpían en exclamaciones de admiración. Y se tendió perezosamente en los almohadones, esperando la llegada del mago...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGO LA 770ª NOCHE

Ella dijo:

"... Y se tendió perezosamente en los almohadones, esperando la llegada del mago.

No dejó éste de ir a la hora anunciada. Y la princesa, contra lo que acostumbraba, se levantó en honor suyo, y con una sonrisa le invitó a sentarse junto a ella en el diván. Y el maghrebín, muy emocionado por aquel recibimiento, y deslumbrado por el brillo de los hermosos ojos que le miraban y por la belleza arrebatadora de aquella princesa tan deseada, sólo se permitió sentarse al borde del diván por cortesía y deferencia. Y la princesa, siempre sonriente, le dijo: "¡Oh mi señor! no te asombres de verme hoy tan cambiada, porque mi temperamento, que por naturaleza es muy refractario a la tristeza, ha acabado por sobreponerse a mi pena y a mi inquietud. Y además, he reflexionado sobre tus palabras con respecto a mi esposo Aladino, y ahora estoy convencida de que ha muerto a causa de la terrible cólera de mi padre el rey.

¡Lo que está escrito ha de ocurrir! Y mis lágrimas y mis pesares no darán vida a un muerto. Por eso he renunciado a la tristeza y al duelo y he resuelto no rechazar ya tus proposiciones y tus bondades. ¡Y ése es el motivo de mi cambio de humor!" Luego añadió: "¡Pero aun no te he ofrecido los refrescos de amistad!" Y se levantó, ostentando su deslumbradora belleza, y se dirigió a la mesa grande en que estaba la bandeja de los vinos y sorbetes, y mientras ella llamaba a una de sus servidoras para que sirviera la bandeja, echó un poco de bang cretense en la copa de oro que había en la bandeja. Y el maghrebín no sabía cómo darle gracias por sus bondades. Y cuando se acercó la doncella con la bandeja de los sorbetes, cogió él la copa y dijo

158

Page 159: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

a Badrú'l-Budur: "¡Oh princesa! ¡por muy deliciosa que sea esta bebida no podrá refrescarme tanto como la sonrisa de tus ojos!" Y tras de hablar así se llevó la copa a los labios y la vació de un solo trago, sin respirar. ¡Pero al instante fué a caer sobre el tapiz con la cabeza antes que con los pies, a las plantas de Badrú'l-Budur!

Al ruido de la caída Aladino lanzó un inmenso grito de triunfo y salió del armario para correr en seguida hacia el cuerpo inerte de su enemigo. Y se precipitó sobre él, le abrió la parte superior del traje y le sacó del pecho la lámpara que estaba allí escondida. Y se encaró con Badrú'l-Budur, que acudía a besarle en el límite de la alegría, y le dijo: "¡Te ruego que me dejes solo otra vez! ¡Porque ha de terminarse hoy todo!" Y cuando se alejó Badrú'l-Budur, frotó la lámpara en el sitio que sabía, y al punto vió aparecer al efrit de la lámpara, quien, después de la fórmula acostumbrada, esperó la orden. Y Aladino le dijo: "¡Oh efrit de la lámpara! ¡por las virtudes de esta lámpara que sirves, te ordeno que transportes este palacio, con todo lo que contiene, a la capital del reino de la China, situándolo exactamente en el mismo lugar de donde lo quitaste para traerlo aquí! ¡Y hazlo de manera que el transporte se efectúe sin conmoción, sin contratiempos y sin sacudidas!" Y el genni contestó: "¡Oír es obedecer!" Y desapareció. Y en el mismo momento, sin tardar más tiempo del que se necesita para cerrar un ojo y abrir un ojo, se hizo el transporte, sin que nadie lo advirtiera; porque apenas si se hicieron sentir dos ligeras agitaciones, una al salir y otra a la llegada.

Entonces Aladino, después de comprobar que el palacio estaba en realidad frente por frente al palacio del sultán, en el sitio que ocupaba antes, fué en busca de su esposa Badrú'l-Budur, y la besó mucho, y le dijo: "¡Ya estamos en la ciudad de tu padre! ¡Pero, como es de noche, más vale que esperemos a mañana por la mañana para ir a anunciar al sultán nuestro regreso! Por el momento, no pensemos más que en regocijarnos con nuestro triunfo y con nuestra reunión, ¡oh Badrú'l-Budur!" Y como desde la víspera Aladino aun no había comido nada, se sentaron ambos y se hicieron servir por los esclavos una comida suculenta en la sala de las noventa y nueve ventanas cruzadas. Luego pasaron juntos aquella noche en medio de delicias y dicha.

Al día siguiente salió de su palacio el sultán para ir, según su costumbre, a llorar por su hija en el paraje donde no creía encontrar más que las zanjas de los cimientos. Y muy entristecido y dolorido, echó una ojeada por aquel lado, y se quedó estupefacto al ver ocupado de nuevo el sitio del meidán por el palacio magnífico, y no vacío, como él se imaginaba. Y en un principio creyó que sería efecto de la niebla o de algún ensueño de su espíritu inquieto, y se frotó los ojos varias veces. Pero como la visión subsistía siempre, ya no pudo dudar de su realidad, y sin preocuparse de su dignidad de sultán echó a correr agitando los brazos y lanzando gritos de alegría, y atropellando a guardias y porteros subió la escalera de alabastro sin tomar aliento, no obstante su edad, y entró en la sala de la bóveda de cristal con noventa y nueve ventanas, en la cual precisamente esperaban su llegada, sonriendo, Aladino y Badrú'l-Budur. Y al verle se levantaron ambos y corrieron a su encuentro. Y besó él a su hija, derramando lágrimas de alegría y en el límite de la ternura; y ella también...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

Y CUANDO LLEGO LA 771ª NOCHE

Ella dijo:

159

Page 160: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

"... Y besó a su hija, derramando lágrimas de alegría y en el límite de la ternura; y ella también. Y cuando pudo abrir la boca y articular una palabra, dijo: "¡Oh hija mía! veo con asombro que no se te ha demudado el rostro ni se te ha puesto la tez más amarilla, a pesar de todo lo sucedido desde el día en que te vi por última vez! ¡Sin embargo, ¡oh hija de mi corazón! debes haber sufrido mucho, y no habrás visto sin alarmas y terribles angustias cómo te transportaban de un sitio a otro con todo el palacio! ¡Porque, nada más que con pensarlo, yo mismo me siento invadido por el temblor y el espanto! ¡Date prisa, pues, ¡oh hija mía! a explicarme el motivo de tan escaso cambio en tu fisonomía, y a contarme, sin ocultarme nada, cuánto te ha ocurrido desde el comienzo hasta el fin!"

Badrú'l-Budur contestó: "¡Oh padre mío! has de saber que si se me ha demudado tan poco el rostro es porque ya he ganado lo que había perdido con mi alejamiento de ti y de mi esposo Aladino. Pues la alegría de volver a encontraros a ambos me devuelve mi frescura y mi color de antes. Pero he sufrido y he llorado mucho, tanto por verme arrebatada a tu afecto y al de mi esposo bienamado, como por haber caído en poder de un maldito mago maghrebín, que es el causante de todo lo que ha sucedido, y que me decía cosas desagradables y quería seducirme después de raptarme. ¡Pero todo fué por culpa de mi atolondramiento, que me impulsó a ceder a otro lo que no me pertenecía!" Y en seguida contó a su padre toda la historia con los menores detalles, sin olvidar nada. Pero no hay ninguna utilidad en repetirla. Y cuando acabó de hablar, Aladino, que no había abierto la boca hasta entonces, se encaró con el sultán, estupefacto hasta el límite de la estupefacción, y le mostró, detrás de una cortina, el cuerpo inerte del mago, que tenía la cara toda negra por efecto de la violencia del bang, y le dijo: "¡He aquí al impostor, causante de nuestra pasada desdicha y de mi caída en desgracia! ¡Pero Alah le ha castigado!"

Al ver aquello, el sultán, enteramente convencido de la inocencia de Aladino, le besó muy tiernamente oprimiéndole contra su pecho y le dijo: "¡Oh hijo mío Aladino! ¡no me censures con exceso por mi conducta para contigo, y perdóname los malos tratos que te infligí! ¡Porque merece alguna excusa el afecto que experimento por mi hija única Badrú'l-Budur, y bien sabes que el corazón de un padre está lleno de ternura, y que hubiese preferido yo perder todo mi reino antes que un cabello de la cabeza de mi hija bienamada!" Y contestó Aladino: "Verdaderamente, tienes excusa, ¡oh padre de Badrú'l-Budur! porque sólo el afecto que sientes por tu hija, a la cual creías perdida por mi culpa, te hizo usar conmigo procedimientos enérgicos. Y no tengo derecho a reprocharte de ninguna manera. Porque a mí me correspondía prevenir las asechanzas pérfidas de ese infame mago y tomar precauciones contra él. ¡Y no te darás cuenta bien de toda su malicia hasta que, cuando tenga tiempo, te relate yo la historia de cuanto me ocurrió con él!"

Y el sultán besó a Aladino una vez más, y le dijo: "En verdad ¡oh Aladino! que es absolutamente preciso que busques ocasión de contarme todo eso. ¡Pero aun es más urgente desembarazarse ya del espectáculo de ese cuerpo maldito que yace inanimado a nuestros pies, y regocijarnos juntos con tu triunfo!" Y Aladino dió orden a sus efrits jóvenes de que se llevaran el cuerpo del maghrebín y lo quemaran en medio de la plaza del meidán sobre un montón de estiércol y echaran las cenizas en el hoyo de la basura. Lo cual se ejecutó puntualmente en presencia de toda la ciudad reunida, que se alegraba de aquel castigo merecido y de la vuelta del emir Aladino a la gracia del sultán.

Tras de lo cual, por medio de los pregoneros, que iban seguidos por tañedores de clarinetes, de timbales y de tambores, el sultán hizo anunciar que daba libertad a los presos en señal de

160

Page 161: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

regocijo público; y mandó repartir muchas limosnas a los pobres y a los menesterosos. Y por la noche hizo iluminar toda la ciudad, así como su palacio y el de Aladino y Badrú'l-Budur. Y así fué cómo Aladino, merced a la bendición que llevaba consigo, escapó por segunda vez a un peligro de muerte. Y aquella misma bendición debía aún salvarle por tercera vez, como vais a saber, ¡oh oyentes míos!

En efecto, hacía ya algunos meses que Aladino estaba de regreso y llevaba con su esposa una vida feliz bajo la mirada enternecida y vigilante de su madre, que entonces era una dama venerable de aspecto imponente, aunque desprovista de orgullo y de arrogancia, cuando la esposa del joven entró un día, con rostro un poco triste y dolorido, en la sala de la bóveda de cristal, donde él estaba casi siempre para disfrutar la vista de los jardines, y se le acercó, y le dijo: "¡Oh mi señor Aladino! Alah, que nos ha colmado con sus favores a ambos, hasta el presente me ha negado el consuelo de tener un hijo. Porque ya hace bastante tiempo que estamos casados y no siento fecundadas por la vida mis entrañas. ¡Vengo, pues, a suplicarte que me permitas mandar venir al palacio a una santa vieja llamada Fatmah, que ha llegado a nuestra ciudad hace unos días, y a quien todo el mundo venera por las curaciones y alivios que proporciona y por la fecundidad que otorga a las mujeres sólo con la imposición de sus manos...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGO LA 772ª NOCHE

Ella dijo:

"¡... Vengo, pues, a suplicarte que me permitas mandar venir al palacio a una santa vieja llamada Fatmah, que ha llegado a nuestra ciudad hace unos días, y a quien todo el mundo venera por las curaciones y alivios que proporciona y por la fecundidad que otorga a las mujeres sólo con la imposición de sus manos!"

Aladino, que no quería contrariar a su esposa Badrú'l-Budur, no puso ninguna dificultad para acceder a su deseo, y dió orden a cuatro eunucos de que fueran en busca de la vieja santa y la llevaran al palacio. Y los eunucos ejecutaron la orden y no tardaron en regresar con la santa vieja, que iba con el rostro cubierto por un velo muy espeso y con el cuello rodeado por un inmenso rosario de tres vueltas que le bajaba hasta la cintura. Y llevaba en la mano un gran báculo, sobre el cual apoyaba su marcha vacilante por la edad y las prácticas piadosas. Y en cuanto la vió la princesa salió vivamente a su encuentro, y le besó la mano con fervor, y le pidió su bendición. Y la santa vieja, con acento muy digno, invocó para ella las bendiciones de Alah y sus gracias, y pronunció en su favor una larga plegaria, con el fin de pedir a Alah que prolongase y aumentase en ella la prosperidad y la dicha y satisficiese sus menores deseos. Y Badrú'l-Budur la rogó que se sentara en el sitio de honor en el diván, y le dijo: "¡Oh santa de Alah! ¡te agradezco tus buenas intenciones y tus plegarias! ¡Y como sé que Alah no ha de negarte nada de lo que le pidas, espero de su bondad, por intercesión tuya, lo que es el más ferviente anhelo de mi alma!"

La santa contestó: "¡Yo soy la más humilde de las criaturas de Alah; pero El es el Omnipotente, el Excelente! ¡No tengas miedo, pues, ¡oh mi señora Badrú'l-Budur! a formular lo que anhele tu alma!" Y Badrú'l-Budur se puso muy colorada, y bajó la voz, y con acento muy ardiente dijo: "¡Oh santa de Alah! ¡deseo de la generosidad de Alah tener un hijo! ¡Dime qué tengo que hacer

161

Page 162: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

para eso y qué beneficios y qué buenas acciones habré de llevar a cabo para merecer semejante favor! ¡Habla! ¡Estoy dispuesta a todo para obtener ese bien, que lo estimo en más que mi propia vida! ¡Y para demostrarte mi gratitud, yo te daré, en cambio, cuanto puedas anhelar y desear, no para ti, que ya sé ¡oh madre de todos nosotros! que te hallas al abrigo de las necesidades de las criaturas débiles, sino para alivio de los infortunados y de los pobres de Alah!"

Al oír estas palabras de la princesa Badrú'l-Budur, los ojos de la santa, que hasta entonces habían permanecido bajos, se abrieron y se iluminaron tras el velo con un brillo extraordinario, e irradió su rostro cual si tuviese fuego dentro, y todas sus facciones expresaron el sentimiento de un éxtasis de júbilo. Y miró a la princesa durante un momento sin pronunciar ni una palabra; luego tendió los brazos hacia ella, y le hizo en la cabeza la imposición de las manos, moviendo los labios como si rezase una plegaria entre dientes, y acabó por decirle: "¡Oh hija mía! ¡oh mi señora Badrú'l-Budur! ¡los santos de Alah acaban de dictarme el medio infalible de que debes valerte para ver habitar en tus entrañas la fecundidad! ¡Pero ¡oh hija mía! entiendo que ese medio es muy difícil, si no imposible, de emplear, porque se necesita un poder sobrehumano para realizar los actos de fuerza y valor que reclama!" Y al oír estas palabras la princesa Badrú'l-Budur no pudo reprimir más su emoción, y se arrojó a los pies de la santa, rodeándola las rodillas con sus brazos, y le dijo: "¡Por favor, ¡oh madre nuestra! ¡indícame ese medio, sea cual sea, pues nada resulta imposible de realizar para mi esposo bienamado, el emir Aladino! ¡Ah! ¡habla, o a tus pies moriré de deseo reconcentrado!"

Entonces la santa levantó un dedo en el aire, y dijo: "Hija mía, para que la fecundidad penetre en ti es necesario que cuelgues en la bóveda de cristal de esta sala un huevo del pájaro rokh, que habita en la cima más alta del monte Cáucaso. ¡Y la contemplación de ese huevo, que mirarás todo el tiempo que puedas durante días y días, modificará tu naturaleza íntima y removerá el fondo inerte de tu maternidad! ¡Y eso es lo que tenía que decirte, hija mía!" Y Badrú'l-Budur exclamó: "¡Por mi vida, ¡oh madre nuestra! que no sé cuál es el pájaro rokh, ni jamás vi huevos suyos; pero no dudo de que Aladino podrá al instante procurarme uno de esos huevos fecundantes, aunque el nido de esa ave esté en la cima más alta del monte Cáucaso!"

Luego quiso retener a la santa, que se levantaba ya para marcharse, pero ésta le dijo: "No, hija mía; déjame ahora marcharme a aliviar otros infortunios y dolores más grandes todavía que los tuyos. ¡Pero mañana ¡inschalah! yo misma vendré a visitarte y a saber noticias tuyas, que son preciosas para mí" Y no obstante todos los esfuerzos y ruegos de Badrú'l-Budur, que, llena de gratitud, quería hacerle don de varios collares y otras joyas de valor inestimable, no quiso detenerse un momento más en el palacio, y se fué como había ido, rehusando todos los regalos.

Algunos momentos después de partir la santa, Aladino fué al lado de su esposa y la besó tiernamente, como lo hacía siempre que se ausentaba, aunque fuese por un instante; pero le pareció que tenía ella un aspecto muy distraído y preocupado; y le preguntó la causa con mucha ansiedad...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

Ella dijo:

162

Page 163: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

"... Pero le pareció que tenía ella un aspecto muy distraído y preocupado; y le preguntó la causa con mucha ansiedad. Entonces le dijo Sett Badrú'l-Budur, sin tomar aliento: "¡Seguramente moriré si no tengo lo más pronto posible un huevo del pájaro rokh, que habita en la cima más alta del monte Cáucaso!" Y al oír estas palabras Aladino se echó a reír, y dijo: "¡Por Alah, ¡oh mi señora Badrú'l-Budur! si no se trata más que de obtener ese huevo para impedir que mueras, refresca tus ojos! ¡Pero para que yo lo sepa, dime solamente qué piensas hacer con el huevo de ese pájaro!"

Y Badrú'l-Budur contestó: "¡Es la santa vieja quien acaba de prescribirme que lo mire, como remedio soberanamente eficaz contra la esterilidad de la mujer! ¡Y quiero tenerlo para colgarlo del centro de la bóveda de cristal de la sala de las noventa y nueve ventanas!" Y Aladino contestó: "Por encima de mi cabeza y de mis ojos, ¡oh mi señora Badrú'l-Budur! ¡al instante tendrás ese huevo de rokh!"

Al punto dejó a su esposa y fué a encerrarse en su aposento. Y se sacó del pecho la lámpara mágica, que llevaba siempre consigo desde el terrible peligro que hubo de correr por culpa de su negligencia, y la frotó. Y en el mismo momento se apareció ante él el efrit de la lámpara, pronto a ejecutar sus órdenes. Y Aladino le dijo: "¡Oh excelente efrit, que me obedeces merced a las virtudes de la lámpara que sirves! ¡te pido que al instante me traigas, para colgarlo del centro de la bóveda de cristal, un huevo del gigantesco pájaro rokh, que habita en la cima más alta del monte Cáucaso!"

Apenas Aladino había pronunciado estas palabras, el efrit se convulsionó de manera espantosa, y le llamearon los ojos, y lanzó ante Aladino un grito tan amedrentador, que se conmovió el palacio en sus cimientos, y como una piedra disparada con honda, Aladino fué proyectado contra el muro de la sala de un modo tan violento, que por poco entra su longitud en su anchura. Y le gritó el efrit con su voz poderosa de trueno:

"¿Cómo te atreves a pedirme eso, miserable Adamita? ¡Oh el más ingrato entre las gentes de baja condición! ¡he aquí que ahora, no obstante los servicios que te presté con todo el oído y con toda la obediencia, tienes la osadía de ordenarme que vaya a buscar al hijo del rokh, mi amo supremo, para colgarle en la bóveda de tu palacio! ¿Ignoras, insensato, que yo y la lámpara y todos los genni servidores de la lámpara somos esclavos del gran rokh, padre de los huevos?

¡Ah! ¡suerte tienes con estar bajo la salvaguardia de la lámpara que sirvo, y con llevar al dedo ese anillo lleno de virtudes saludables! ¡De no ser así, ya hubiera entrado tu longitud en tu anchura!"

Y dijo Aladino, estupefacto e inmóvil contra el muro: "¡Oh efrit de la lámpara! ¡por Alah, que no es mía esta petición, sino que se la sugirió a mi esposa Badrú'l-Budur la santa vieja, madre de la fecundación y curadora de la esterilidad!"

Entonces se calmó de repente el efrit y recobró su acento acostumbrado para con Aladino, y le dijo: "¡Ah! ¡lo ignoraba! ¡Ah! ¡está bien! ¿conque es esa criatura la que aconsejó el atentado? ¡Puedes alegrarte mucho, Aladino, de no haber tenido la menor participación en ello! ¡Pues has de saber que por ese medio se quería obtener tu destrucción y la de tu esposa y la de tu palacio! La persona a quien llamas santa vieja no es santa ni vieja, sino un hombre disfrazado de mujer.

163

Page 164: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Y ese hombre no es otro que el propio hermano del maghrebín, tu enemigo exterminado. Y se asemeja a su hermano como media haba se asemeja a su hermana.

Y cierto es el proverbio que dice: "¡El hermano menor de un perro es más inmundo que su hermano mayor, porque la posteridad de un perro siempre está bastardeándose!" Y ese nuevo enemigo, a quien no conoces, todavía está más versado en la magia y en la perfidia que su hermano mayor. Y cuando, por medio de las operaciones de su geomancia, se enteró de que su hermano había sido exterminado por ti y quemado por orden del sultán, padre de tu esposa Badrú'l-Budur, determinó vengarle en todos vosotros, y vino desde Maghreb aquí disfrazado de vieja santa para llegar hasta este palacio. ¡Y consiguió introducirse en él y sugerir a tu esposa esa petición perniciosa, que es el mayor atentado que se puede realizar contra mi amo supremo el rokh!

Te prevengo, pues, acerca de sus proyectos pérfidos, a fin de que los puedas evitar. ¡Uassalam!" Y tras de haber hablado así a Aladino, desapareció el efrit.

Entonces Aladino, en el límite de la cólera, se apresuró a ir a la sala de las noventa y nueve ventanas en busca de su esposa Badrú'l-Budur. Y sin revelarle nada de lo que el efrit acababa de contarle, le dijo: "¡Oh Badrú'l-Budur, ojos míos! Antes de traerte el huevo del pájaro rokh es absolutamente necesario que oiga yo con mis propios oídos a la santa vieja que te ha recetado ese remedio. ¡Te ruego, pues, que envíes a buscarla con toda urgencia, y que, con pretexto de que no la recuerdas exactamente, le hagas repetir su prescripción, mientras yo estoy escondido detrás del tapiz!" Y contestó Badrú'l-Budur: "¡Por encima de mi cabeza y de mis ojos!" Y al punto envió a buscar a la santa vieja.

En cuanto ésta hubo entrado en la sala de la bóveda de cristal, y cubierta siempre con su espeso velo que le tapaba la cara, se acercó a Badrú'l-Budur...

En este momento de su narración, Schehrazada vió aparecer la mañana, y se calló discretamente.

PERO CUANDO LLEGO LA 774ª NOCHE

Ella dijo:

"... En cuanto ésta hubo entrado en la sala de la bóveda de cristal, y cubierta siempre con su espeso velo que le tapaba la cara, se acercó a Badrú'l-Budur, Aladino salió de su escondite, abalanzándose a ella con el alfanje en la mano, y antes de que ella pudiese decir: "¡Bem!", de un solo tajo le separó la cabeza de los hombros.

Al ver aquello, exclamó Badrú'l-Budur, aterrada: "¡Oh mi señor Aladino! ¡qué atentado acabas de cometer!" Pero Aladino se limitó a sonreír, y por toda respuesta se inclinó, cogió por el mechón central la cabeza cortada, y se la mostró a Badrú'l-Budur. Y en el límite de la estupefacción y del horror, vió ella que la tal cabeza, excepto el mechón central, estaba afeitada como la de los hombres, y que tenía el rostro prodigiosamente barbudo. Y sin querer asustarla más tiempo, Aladino le contó la verdad con respecto a la presunta Fatmah, falsa santa y falsa vieja, y concluyó: "¡Oh Badrú'l-Budur! ¡demos gracias a Alah, que nos ha librado por siempre

164

Page 165: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

de nuestros enemigos!" Y se arrojaron ambos en brazos uno de otro, dando gracias a Alah por sus favores.

Y desde entonces vivieron una vida feliz con la buena vieja, madre de Aladino, y con el sultán, padre de Badrú'l-Budur. Y tuvieron dos hijos hermosos como la luna. Y a la muerte del sultán, reinó Aladino en el reino de la China. Y de nada careció su dicha hasta la llegada inevitable de la Destructora de delicias y Separadora de amigos.

Después de contar así esta historia, Schehrazada dijo: "¡Y esto es ¡oh rey afortunado! cuanto sé acerca de Aladino y de la Lámpara Mágica! ¡Pero Alah es más sabio!"

Y dijo el rey Schahriar: "Admirable es esa historia, Sc

The following text is my translaion from the italian one (see before).

Aladdin and the Wonderful Lamp

There once lived a poor tailor, who had a son called Aladdin, a careless, idle boy who would do nothing but play all day long in the streets with little idle boys like himself. This so grieved the father that he died; yet, in spite of his mother's tears and prayers, Aladdin did not mend his ways. One day, when he was playing in the streets as usual, a stranger asked him his age, and if he was not the son of Mustapha the tailor. "I am, sir," replied Aladdin; "but he died a long while ago." On this the stranger, who was a famous African magician, fell on his neck and kissed him saying: "I am your uncle, and knew you from your likeness to my brother. Go to your mother and tell her I am coming." Aladdin ran home and told his mother of his newly found uncle. "Indeed, child," she said, "your father had a brother, but I always thought he was dead." However, she prepared supper, and bade Aladdin seek his uncle, who came laden with wine and fruit. He fell down and kissed the place where Mustapha used to sit, bidding Aladdin's mother not to be surprised at not having seen him before, as he had been forty years out of the country. He then turned to Aladdin, and asked him his trade, at which the boy hung his head, while his mother burst into tears. On learning that Aladdin was idle and would learn no trade, he offered to take a shop for him and stock it with merchandise. Next day he bought Aladdin a fine suit of clothes and took him all over the city, showing him the sights, and brought him home at nightfall to his mother, who was overjoyed to see her son so fine

Next day the magician led Aladdin into some beautiful gardens a long way outside the city gates. They sat down by a fountain and the magician pulled a cake from his girdle, which he divided between them. Then they journeyed onwards till they almost reached the mountains. Aladdin was so tired that he begged to go back, but the magician beguiled him with pleasant stories and lead him on in spite of himself. At last they came to two mountains divided by a narrow valley. "We will go no farther," said his uncle. "I will show you something wonderful; only do you gather up sticks while I kindle a fire." When it was lit the magician threw on it a powder he had about him, at the same time saying some magical words. The earth trembled a little in front of them, disclosing a square flat stone with a brass ring in the middle to raise it by. Aladdin tried to run away, but the magician caught him and gave him a blow that knocked him down. "What have I done, uncle?" he said piteously; whereupon the magician said more kindly: "Fear nothing, but obey me. Beneath this stone lies a treasure which is to be yours, and no one else may touch it, so you must do exactly as I tell you." At the word treasure Aladdin forgot his

165

Page 166: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

fears, and grasped the ring as he was told, saying the names of his father and grandfather. The stone came up quite easily, and some steps appeared. "Go down," said the magician; "at the foot of those steps you will find an open door leading into three large halls. Tuck up your gown and go through them without touching anything, or you will die instantly. These halls lead into a garden of fine fruit trees. Walk on till you come to niche in a terrace where stands a lighted lamp. Pour out the oil it contains, and bring it me." He drew a ring from his finger and gave it to Aladdin, bidding him prosper.

Aladdin found everything as the magician had said, gathered some fruit off the trees, and, having got the lamp, arrived at the mouth of the cave. The magician cried out in a great hurry: "Make haste and give me the lamp." This Aladdin refused to do until he was out of the cave. The magician flew into a terrible passion, and throwing some more powder on to the fire, he said something, and the stone rolled back into its place.

The man left the country, which plainly showed that he was no uncle of Aladdin's but a cunning magician, who had read in his magic books of a wonderful lamp, which would make him the most powerful man in the world. Though he alone knew where to find it, he could only receive it from the hand of another. He had picked out the foolish Aladdin for this purpose, intending to get the lamp and kill him afterwards.

For two days Aladdin remained in the dark, crying and lamenting. At last he clasped his hands in prayer, and in so doing rubbed the ring, which the magician had forgotten to take from him. Immediately an enormous and frightful genie rose out of the earth, saying: "What wouldst thou with me? I am the Slave of the Ring, and will obey thee in all things." Aladdin fearlessly replied, "Deliver me from this place!" whereupon the earth opened, and he found himself outside. As soon as his eyes could bear the light he went home, but fainted on the threshold. When he came to himself he told his mother what had passed, and showed her the lamp and the fruits he had gathered in the garden, which were in reality precious stones. He then asked for some food. "Alas! child," she said, "I have nothing in the house, but I have spun a little cotton and will go sell it." Aladdin bade her keep her cotton, for he would sell the lamp instead. As it was very dirty, she began to rub it, that it might fetch a higher price. Instantly a hideous genie appeared, and asked what she would have. She fainted away, but Aladdin, snatching the lamp, said boldly: "Fetch me something to eat!" The genie returned with a silver bowl, twelve silver plates containing rich meats, two silver cups, and two bottles of wine. Aladdin's mother, when she came to herself, said: "Whence comes this splendid feast?" "Ask not, but eat," replied Aladdin. So they sat at breakfast till it was dinner-time, and Aladdin told his mother about the lamp. She begged him to sell it, and have nothing to do with devils. "No," said Aladdin, "since chance hath made us aware of its virtues, we will use it, and the ring likewise, which I shall always wear on my finger." When they had eaten all the genie had brought, Aladdin sold one of the silver plates, and so on until none were left. He then had recourse to the genie, who gave him another set of plates, and thus they lived many years.

One day Aladdin heard an order from the Sultan proclaimed that everyone was to stay at home and close his shutters while the Princess his daughter went to and from the bath. Aladdin was seized by a desire to see her face, which was very difficult, as she always went veiled. He hid himself behind the door of the bath, and peeped through a chink. The Princess lifted her veil as she went in, and looked so beautiful that Aladdin fell in love with her at first sight. He went home so changed that his mother was frightened. He told her he loved the Princess so deeply he

166

Page 167: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

could not live without her, and meant to ask her in marriage of her father. His mother, on hearing this, burst out laughing, but Aladdin at last prevailed upon her to go before the Sultan and carry his request. She fetched a napkin and laid in it the magic fruits from the enchanted garden, which sparkled and shone like the most beautiful jewels. She took these with her to please the Sultan, and set out, trusting in the lamp. The Grand Vizier and the lords of council had just gone in as she entered the hall and placed herself in front of the Sultan. He, however, took no notice of her. She went every day for a week, and stood in the same place. When the council broke up on the sixth day the Sultan said to his Vizier: "I see a certain woman in the audience-chamber every day carrying something in a napkin. Call her next time, that I may find out what she wants." Next day, at a sign from the vizier, she went up to the foot of the throne and remained kneeling until the Sultan said to her: "Rise, good woman, and tell me what you want." She hesitated, so the Sultan sent away all but the Vizier, and bade her speak freely, promising to forgive her beforehand for anything she might say. She then told him of her son's violent love for the Princess. "I prayed him to forget her," she said, "but in vain; he threatened to do some desperate deed if I refused to go and ask your Majesty for the hand of the Princess. Now I pray you to forgive not me alone, but my son Aladdin." The Sultan asked her kindly what she had in the napkin, whereupon she unfolded the jewels and presented them. He was thunderstruck, and turning to the vizier, said: "What sayest thou? Ought I not to bestow the Princess on one who values her at such a price?" The Vizier, who wanted her for his own son, begged the Sultan to withhold her for three months, in the course of which he hoped his son could contrive to make him a richer present. The Sultan granted this, and told Aladdin's mother that, though he consented to the marriage, she must not appear before him again for three months.

Aladdin waited patiently for nearly three months, but after two had elapsed, his mother, going into the city to buy oil, found everyone rejoicing, and asked what was going on. "Do you not know," was the answer, "that the son of the Grand Vizier is to marry the Sultan's daughter tonight?" Breathless she ran and told Aladdin, who was overwhelmed at first, but presently bethought him of the lamp. He rubbed it and the genie appeared, saying: "What is thy will?" Aladdin replied: "The Sultan, as thou knowest, has broken his promise to me, and the vizier's son is to have the Princess. My command is that to-night you bring hither the bride and bridegroom." "Master, I obey," said the genie. Aladdin then went to his chamber, where, sure enough, at midnight the genie transported the bed containing the vizier's son and the Princess. "Take this new-married man," he said, "and put him outside in the cold, and return at daybreak." Whereupon the genie took the vizier's son out of bed, leaving Aladdin with the Princess. "Fear nothing," Aladdin said to her; "you are my wife, promised to me by your unjust father, and no harm will come to you." The Princess was too frightened to speak, and passed the most miserable night of her life, while Aladdin lay down beside her and slept soundly. At the appointed hour the genie fetched in the shivering bridegroom, laid him in his place, and transported the bed back to the palace.

Presently the Sultan came to wish his daughter good-morning. The unhappy Vizier's son jumped up and hid himself, while the Princess would not say a word and was very sorrowful. The Sultan sent her mother to her, who said: "How comes it, child, that you will not speak to your father? What has happened?" The Princess sighed deeply, and at last told her mother how, during the night, the bed had been carried into some strange house, and what had passed there. Her mother did not believe her in the least, but bade her rise and consider it an idle dream.

167

Page 168: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

The following night exactly the same thing happened, and next morning, on the Princess's refusing to speak, the Sultan threatened to cut off her head. She then confessed all, bidding him ask the Vizier's son if it were not so. The Sultan told the Vizier to ask his son, who owned the truth, adding that, dearly as he loved the Princess, he had rather die than go through another such fearful night, and wished to be separated from her. His wish was granted, and there was an end of feasting and rejoicing.

When the three months were over, Aladdin sent his mother to remind the Sultan of his promise. She stood in the same place as before, and the Sultan, who had forgotten Aladdin, at once remembered him, and sent for her. On seeing her poverty the Sultan felt less inclined than ever to keep his word, and asked his Vizier's advice, who counselled him to set so high a value on the Princess that no man living would come up to it. The Sultan than turned to Aladdin's mother, saying: "Good woman, a sultan must remember his promises, and I will remember mine, but your son must first send me forty basins of gold brimful of jewels, carried by forty black slaves, led by as many white ones, splendidly dressed. Tell him that I await his answer." The mother of Aladdin bowed low and went home, thinking all was lost. She gave Aladdin the message adding, "He may wait long enough for your answer!" "Not so long, mother, as you think," her son replied. "I would do a great deal more than that for the Princess." He summoned the genie, and in a few moments the eighty slaves arrived, and filled up the small house and garden. Aladdin made them to set out to the palace, two by two, followed by his mother. They were so richly dressed, with such splendid jewels, that everyone crowded to see them and the basins of gold they carried on their heads. They entered the palace, and, after kneeling before the Sultan, stood in a half-circle round the throne with their arms crossed, while Aladdin's mother presented them to the Sultan. He hesitated no longer, but said: "Good woman, return and tell your son that I wait for him with open arms." She lost no time in telling Aladdin, bidding him make haste. But Aladdin first called the genie. "I want a scented bath," he said, "a richly embroidered habit, a horse surpassing the Sultan's, and twenty slaves to attend me. Besides this, six slaves, beautifully dressed, to wait on my mother; and lastly, ten thousand pieces of gold in ten purses." No sooner said then done. Aladdin mounted his horse and passed through the streets, the slaves strewing gold as they went. Those who had played with him in his childhood knew him not, he had grown so handsome. When the sultan saw him he came down from his throne, embraced him, and led him into a hall where a feast was spread, intending to marry him to the Princess that very day. But Aladdin refused, saying, "I must build a palace fit for her," and took his leave. Once home, he said to the genie: "Build me a palace of the finest marble, set with jasper, agate, and other precious stones. In the middle you shall build me a large hall with a dome, its four walls of massy gold and silver, each side having six windows, whose lattices, all except one which is to be left unfinished, must be set with diamonds and rubies. There must be stables and horses and grooms and slaves; go and see about it!"

The palace was finished the next day, and the genie carried him there and showed him all his orders faithfully carried out, even to the laying of a velvet carpet from Aladdin's palace to the Sultan's. Aladdin's mother then dressed herself carefully, and walked to the palace with her slaves, while he followed her on horseback. The Sultan sent musicians with trumpets and cymbals to meet them, so that the air resounded with music and cheers. She was taken to the Princess, who saluted her and treated her with great honour. At night the princess said good-bye to her father, and set out on the carpet for Aladdin's palace, with his mother at her side, and followed by the hundred slaves. She was charmed at the sight of Aladdin, who ran to receive her. "Princess," he said, "blame your beauty for my boldness if I have displeased you." She told

168

Page 169: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

him that, having seen him, she willingly obeyed her father in this matter. After the wedding had taken place, Aladdin led her into the hall, where a feast was spread, and she supped with him, after which they danced till midnight

Next day Aladdin invited the Sultan to see the palace. On entering the hall with the four-and-twenty windows with their rubies, diamonds and emeralds, he cried, "It is a world's wonder! There is only one thing that surprises me. Was it by accident that one window was left unfinished?" "No, sir, by design," returned Aladdin. "I wished your Majesty to have the glory of finishing this palace." The Sultan was pleased, and sent for the best jewelers in the city. He showed them the unfinished window, and bade them fit it up like the others. "Sir," replied their spokesman, "we cannot find jewels enough." The Sultan had his own fetched, which they soon used, but to no purpose, for in a month's time the work was not half done. Aladdin knowing that their task was vain, bade them undo their work and carry the jewels back, and the genie finished the window at his command. The Sultan was surprised to receive his jewels again, and visited Aladdin, who showed him the window finished. The Sultan embraced him, the envious vizier meanwhile hinting that it was the work of enchantment.

Aladdin had won the hearts of the people by his gentle bearing. He was made captain of the Sultan's armies, and won several battles for him, but remained as courteous as before, and lived thus in peace and content for several years.

But far away in Africa the magician remembered Aladdin, and by his magic arts discovered that Aladdin, instead of perishing miserably in the cave, had escaped, and had married a princess, with whom he was living in great honour and wealth. He knew that the poor tailor's son could only have accomplished this by means of the lamp, and travelled night and day till he reached the capital of China, bent on Aladdin's ruin. As he passed through the town he heard people talking everywhere about a marvelous palace. "Forgive my ignorance," he asked, "what is the palace you speak of?" Have you not heard of Prince Aladdin's palace," was the reply, "the greatest wonder in the world? I will direct you if you have a mind to see it." The magician thanked him who spoke, and having seen the palace knew that it had been raised by the Genie of the Lamp, and became half mad with rage. He determined to get hold of the lamp, and again plunge Aladdin into the deepest poverty.

Unluckily, Aladdin had gone a-hunting for eight days, which gave the magician plenty of time. He bought a dozen lamps, put them into a basket, and went to the palace, crying: "New lamps for old!" followed by a jeering crowd. The Princess, sitting in the hall of four-and-twenty windows, sent a slave to find out what the noise was about, who came back laughing, so that the Princess scolded her. "Madam," replied the slave, "who can help laughing to see an old fool offering to exchange fine new lamps for old ones?" Another slave, hearing this, said, "There is an old one on the cornice there which he can have." Now this was the magic lamp, which Aladdin had left there, as he could not take it out hunting with him. The Princess, not knowing its value, laughingly bade the slave take it and make the exchange. She went and said to the magician: "Give me a new lamp for this." He snatched it and bade the slave take her choice, amid the jeers of the crowd. Little he cared, but left off crying his lamps, and went out of the city gates to a lonely place, where he remained till nightfall, when he pulled out the lamp and rubbed it. The genie appeared, and at the magician's command carried him, together with the palace and the Princess in it, to a lonely place in Africa.

169

Page 170: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Next morning the Sultan looked out of the window towards Aladdin's palace and rubbed his eyes, for it was gone. He sent for the Vizier and asked what had become of the palace. The Vizier looked out too, and was lost in astonishment. He again put it down to enchantment, and this time the Sultan believed him, and sent thirty men on horseback to fetch Aladdin back in chains. They met him riding home, bound him, and forced him to go with them on foot. The people, however, who loved him, followed, armed, to see that he came to no harm. He was carried before the Sultan, who ordered the executioner to cut off his head. The executioner made Aladdin kneel down, bandaged his eyes, and raised his scimitar to strike. At that instant the Vizier, who saw that the crowd had forced their way into the courtyard and were scaling the walls to rescue Aladdin, called to the executioner to stay his hand. The people, indeed, looked so threatening that the Sultan gave way and ordered Aladdin to be unbound, and pardoned him in the sight of the crowd. Aladdin now begged to know what he had done. "False wretch!" said the Sultan, "come hither," and showed him from the window the place where his palace had stood. Aladdin was so amazed he could not say a word. "Where is your palace and my daughter?" demanded the Sultan. "For the first I am not so deeply concerned, but my daughter I must have, and you must find her or lose your head." Aladdin begged for forty days in which to find her, promising if he failed to return to suffer death at the Sultan's pleasure. His prayer was granted, and he went forth sadly from the Sultan's presence.

For three days he wandered about like a madman, asking everyone what had become of his palace, but they only laughed and pitied him. He came to the banks of a river, and knelt down to say his prayers before throwing himself in. In doing so he rubbed the ring he still wore. The genie he had seen in the cave appeared, and asked his will. "Save my life, genie," said Aladdin, "and bring my palace back." That is not in my power," said the genie; "I am only the Slave of the Ring; you must ask him of the lamp." "Even so," said Aladdin, "but thou canst take me to the palace, and set me down under my dear wife's window." He at once found himself in Africa, under the window of the Princess, and fell asleep out of sheer weariness.

He was awakened by the singing of the birds, and his heart was lighter. He saw plainly that all his misfortunes were owning to the loss of the lamp, and vainly wondered who had robbed him of it.

once a day. She, however, treated him so harshly that he dared not live there altogether. As she was dressing, one of her women looked out and saw Aladdin. The Princess ran and opened the window, and at the noise she made, Aladdin looked up. She called to him to come to her, and great was the joy of these lovers at seeing each other again. After he had kissed her Aladdin said: "I beg of you, Princess, in God's name, before we speak of anything else, for your own sake and mine, tell me what has become of an old lamp I left on the cornice in the hall of four-and-twenty windows when I went a-hunting." "Alas," she said, "I am the innocent cause of our sorrows," and told him of the exchange of the lamp. "Now I know," cried Aladdin, "that we have to thank the African magician for this! Where is the lamp?" "He carries it about with him," said the Princess. "I know, for he pulled it out of his breast to show me. He wishes me to break my faith with you and marry him, saying that you were beheaded by my father's command. He is forever speaking ill of you, but I only reply by my tears. If I persist, I doubt not but he will use violence." Aladdin comforted her, and left her for a while. He changed clothes with the first person he met in the town, and having bought a certain powder returned to the Princess, who let him in by a little side door. "Put on your most beautiful dress," he said to her, "and receive the magician with smiles, leading him to believe that you have forgotten me. Invite him to sup with

170

Page 171: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

you, and say you wish to taste the wine of his country. He will go for some, and while he is gone I will tell you what to do." She listened carefully to Aladdin and when he left her, arrayed herself gaily for the first time since she left China. She put on a girdle and head-dress of diamonds and seeing in a glass that she was more beautiful than ever, received the magician, saying, to his great amazement: "I have made up my mind that Aladdin is dead, and that all my tears will not bring him back to me, so I am resolved to mourn no more, and have therefore invited you to sup with me; but I am tired of the wines of China, and would fain taste those of Africa." The magician flew to his cellar, and the Princess put the powder Aladdin had given her in her cup. When he returned she asked him to drink her health in the wine of Africa, handing him her cup in exchange for his, as a sign she was reconciled to him. Before drinking the magician made her a speech in praise of her beauty, but the Princess cut him short, saying: "Let us drink first, and you shall say what you will afterwards." She set her cup to her lips and kept it there, while the magician drained his to the dregs and fell back lifeless. The Princess then opened the door to Aladdin, and flung her arms around his neck; but Aladdin went to the dead magician, took the lamp out of his vest, and bade the genie carry the palace and all in it back to China. This was done, and the Princess in her chamber felt only two little shocks, and little thought she was home again.

The Sultan, who was sitting in his closet, mourning for his lost daughter, happened to look up, and rubbed his eyes, for there stood the palace as before! He hastened thither, and Aladdin received him in the hall of the four-and-twenty windows, with the Princess at his side. Aladdin told him what had happened, and showed him the dead body of the magician, that he might believe. A ten days' feast was proclaimed, and it seemed as if Aladdin might now live the rest of his life in peace; but it was not meant to be.

The African magician had a younger brother, who was, if possible, more wicked and more cunning than himself. He travelled to China to avenge his brother's death, and went to visit a pious woman called Fatima, thinking she might be of use to him. He entered her cell and clapped a dagger to her breast, telling her to rise and do his bidding on pain of death. He changed clothes with her, coloured his face like hers, put on her veil, and murdered her, that she might tell no tales. Then he went towards the palace of Aladdin, and all the people, thinking he was the holy woman, gathered round him, kissing his hands and begging his blessing. When he got to the palace there was such a noise going on round him that the Princess bade her slave look out the window and ask what was the matter. The slave said it was the holy woman, curing people by her touch of their ailments, whereupon the Princess, who had long desired to see Fatima, sent for her. On coming to the Princess the magician offered up a prayer for her health and prosperity. When he had done the Princess made him sit by her, and begged him to stay with her always. The false Fatima, who wished for nothing better, consented, but kept his veil down for fear of discovery. The princess showed him the hall, and asked him what he thought of it. "It is truly beautiful," said the false Fatima. "In my mind it wants but one thing." And what is that?" said the Princess. "If only a roc's egg," replied he, "were hung up from the middle of this dome, it would be the wonder of the world."

After this the Princess could think of nothing but the roc's egg, and when Aladdin returned from hunting he found her in a very ill humour. He begged to know what was amiss, and she told him that all her pleasure in the hall was spoilt for want of a roc's egg hanging from the dome. "If that is all," replied Aladdin, "you shall soon be happy." He left her and rubbed the lamp, and when

171

Page 172: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

the genie appeared commanded him to bring a roc's egg. The genie gave such a loud and terrible shriek that the hall shook.

"Wretch!" he cried, "is it not enough that I have done everything for you, but you must command me to bring my master and hang him up in the midst of this dome? You and your wife and your palace deserve to be burnt to ashes, but that this request does not come from you, but from the brother of the African magician, whom you destroyed. He is now in your palace disguised as the holy woman, whom he murdered. He it was who put that wish into your wife's head. Take care of yourself, for he means to kill you." So saying, the genie disappeared.

Aladdin went back to the Princess, saying his head ached, and requesting that the holy Fatima should be fetched to lay her hands on it. But when the magician came near, Aladdin, seizing his dagger, pierced him to the heart. "What have you done?" cried the Princess. "You have killed the holy woman!" "Not so," replied Aladdin, "but a wicked magician," and told her of how she had been deceived.

After this Aladdin and his wife lived in peace. He succeeded the Sultan when he died, and reigned for many years, leaving behind him a long line of kings.

The following edition has been taken from an English book, whilst the former one is my translation from Italian .

ALAEDDIN; OR, THE WONDERFUL LAMP

It hath reached me, O King of the Age, that there dwelt in a city of the cities of China a man which was a tailor, withal a pauper, and he had one son, Alaeddin hight. Now this boy had been from his babyhood a ne'er-do-well, a scapegrace; and, when he reached his tenth year, his father inclined to teach him his own trade; and, for that he was over indigene to expend money upon his learning other work or craft or apprenticeship, he took the lad into his shop that he might be taught tailoring. But, as Alaeddin was a scapegrace and a ne'er-do-well and wont to play at all times with the gutter boys of the quarter, he would not sit in the shop for a single day; nay, he would await his father s leaving it for some purpose, such as to meet a creditor, when he would run offat once and fare forth to the gardens with the other scapegraces and low companions, his fellows. Such was his case; counsel and castigation were of no avail, nor would he obey either parent in aught or learn any trade; and presently, for his sadness and sorrowing because of his son's vicious indolence, the tailor sickened and died. Alaeddin continued in his former ill courses and, when his mother saw that her spouse had deceased, and that her son was a scapegrace and good for nothing at all she sold the shop and whatso was to be found therein and fell to spinning cotton yarn. By this toilsome industry she fed herself and found fbod for her son Alaeddin the scapegrace who, seeing himself freed from hearing the severities of his sire, increased in idleness and low habits; nor would he ever stay at nome save at meal-hours while his miserable wretched mother lived only by what her hands could spin until the youth had reached his fìfteenth year. It befel, one day of the days, that as he was sitting about the quarter at play with the vagabond boys behold, a Darwaysh from the Magrib, the Land of the Setting Sun, came up and stood

172

Page 173: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

gazing for solace upon the lads and he looked hard at Alaeddin and carefully considered his semblance, scarcely noticing his companions the while. Now this Darways was a Moorman from Inner Marocco and he was a magician who could upheap by his magic hill upon bill, and he was also an adept in astrology. So after narrowly consider-ing Alaeddin he said in himself: 'Verily, this is the lad I need ind to fmd whom I have left my natal land." Presently he ed one of the children apart and questioned him anent the capegrace saying, "Whose son is he?"And he sought all information concerning his condition and whatso related to ùm. After this he walked up to Alaeddin and drawing him side asked, "O my son, haply thou art the child of Such-n-one the tailor?" and the lad answered, "Yes, O my lord, but 'tis long since he died." The Maghrabi, the Magician, hearing these words threw himself upon Alaeddin and round his arms around his neck and fell to bussing him, reeping the while with tears trickling adown his cheeks. But when the lad saw the Moorman s case he was seized rith surprise thereat and questioned him, saying, "What mseth thee weep, O my lord; and how caniest thou to tiow my father?" "How canst thou, O my son," replied ic Moorman, in a soft voice saddened by emotion,"ques- Dn me with such query after informing me that thy father id my brother is deceased; for that he was my brother-german and now I come from my adopted country and ter long exile I rejoiced with exceeding joy in the hope of looking upon him once more and condoling with him over the past; and now thou hast announced to me his mise. But blood hideth not from blood and it hath revealed to me that thou art my nephew, son of my brother, and I knew thee amongst all the lads, albeit thy father, when I parted from him, was yet unmarried.” Then he again clasped Alaeddin to his bosom crying. ”Oh my son, I have none to condole with now save thyself; and thou standest in stead of thy sire, thou being his issue and repre-sentative and 'whoso leaveth issue dieth not,' O my child!" So saying, the Magician put hand to purse and pulling out ten gold pieces gave them to the lad asking, "O my son, where is your house and where dwelleth she, thy mother, and my brother's widow?" Presently Alaeddin arose with him and showed him the way to their home and meanwhile quoth the Wizard, "O my son, take these moneys and give them to thy mother, greeting her from me, and let her know that thine uncle, thy father's brother, hath reappeared from his exile and that Inshallah—God willing—on the morrow I will visit her to salute her with the salam and see the house wherein my brother was homed and look upon the place where he lieth buried." Thereupon Alaeddin kissed the Maghrabi’s hand, and, after running in his joy at fullest speed to his mother’s dwelling, entered to her clean contrariwise to his custom, inasmuch as he never came near her save at meal-times only. And when he found her, the lad exclaimed in his delight, "O my mother, I give thee glad tidings of mine uncle who hath returned from his exile and who now sendeth me to salute thee.""O my son," she replied, "meseemeth thou mockest me! Who is this uncle and how canst thou have an uncle in the bonds of life?" He rejoined, "How sayest thou, O my mother, that I have nor living uncles nor kinsmen, when this man is my father's own brother? Indeed he embraced me and bussed me, shedding tears the while, and bade me acquaint thee herewith." She retorted, "O my son, well I wot thou haddest an uncle, but he is now dead nor am I ware that thou hast other eme." The Maroccan Magician fared forth next morning and fell to finding out Alaeddin, for his heart no longer permitted him to part from the lad; and, as he was to-ing and fro-ing about the city-highways, he came face to face with him disporting himself, as was his wont, amongst the vagabonds and the scapegraces. So he drew near to him and, taking his hand, embraced him and bussed him; then pulled out of his poke two dinars and said, “Hie thee to thy mother and give her these couple of ducats and tell her that thine uncle would eat the evening-meal with you; so do thou take these two gold pieces and prepare for us a succulent supper. But before all things show me oncer more the way to your home." "On my head and my eyes be it, O my uncle," replied the lad and forewent him, pointing out the Street leading to the house.Then the

173

Page 174: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Moorman left him and went his ways and Alaeddin ran home and, giving the news and the two sequins to his parent, said, "My uncle would sup with us." So she arose straightaway and going to the market-street bought all she required; then, returning to her dwelling she borrowed from the neighbours whatever was needed of pans and platters and so forth and when the meal was cooked and suppertime came she said to Alaeddin, "O my child, the meat is ready,

but peradventure thine uncle wotteth not the way to our dwelling; so do thou fare forth and meet him on the road.” He replied, "To hear is to obey," and before the twain ended talking a knock was heard at the door. Alaeddin went out and opened when, behold, the Maghrabi, the Magician, together with an eunuch carrying the wine and the dessert-fruits; so the lad led them in and the slave went about his business. The Moorman on entering saluted his sister-in-law with the salam; then began to shed tears and to question her saying, "Where be the place whereon my brother went to sit?" She showed it to him, whereat he went up to it and prostrated himself in prayer and kissed the floor crying, "Ah, how scant is my satisfaction and how luckless is my lot, for that I have lost thee, O my brother, O vein of my eye!” And after such fashion he continued weeping and wailing till he swooned away for excess of sobbing and lamentation; wherefor Alaeddin s mother was certified of his soothfastness. So coming up to him she raised him from the floor and said, "What gain is there in slaying thyself?" As soon as he was seated at his case and before the food-trays were served up, he fell to talking with her and saying, "O wife of my brother, it must be a wonder to thee how in all thy days thou never sawest me nor learnedst thou aught of me during the life-time of my brother who hath found mercy. Now the reason is that forty years ago I left this town and exiled myself from my birth-place and wandereth forth over all the lands of Al-Hind and Al-Sind and entered Egypt and settled for a long time in its magnificent city, which is one of the world-wonders, till at last I fared to the regions of the Setting Sun and abode for a space of thirty years in the Maroccan interior. Now one day of the days, O wife of my brother, as I was sitting alone at home, I fell to thinking of mine own country and of my birth-place and of my brother (who hath found mercy); and my yearning to see him waxed excessive and I bewept and be-wailed my strangerhood and distance from him. And at last my longings drave me homewards until I resolved upon travelling to the region which was the falling-place of my head and my homestead, to the end that I might again see my brother. Then quoth I to myself:—O man, how long wilt thou wander like a wild Arab from thy place of birth and native stead? Moreover, thou hast one brother and no more; so up with thee and travel and look upon him ere thou die; for who wotteth the woes of the world and the changes of the days? 'Twould be saddest regret an thou lie down to die without beholding thy brother and Allah (laud be to the Lord!) hath vouchsafed thee ample wealth; and belike he may be straitened and in poor case, when thou wilt aid thy brother as well as see him. So I arose at once and equipped me for wayfare and recited the Fatihah; then, whenas Friday prayers ended, I mounted and travelled to I this town, after suffering manifold toils and travails which I patiently endured whilst the Lord (to whom be honour and glory!) veiled me with the veil of His protection. So I entered and whilst wandering about the streets, the day before yesterday, I beheld my brother's son Alaeddin disporting himself with the boys and, by God the Great, O wife of my brother, the moment I saw him this heart of mine went forth to him (for blood yearneth unto blood!), and my soul felt and informed me that he was my very nephew. So I forgot all my travails and troubles at once on sighting him I and I was like to fly for joy; but, when he told me of the dear one's departure to the ruth of Allah Almighty, fainted for stress of distress and disappointment. Perchance, however, my nephew hath informed thee of the pains which prevailed upon me; but after a fashion I am consoled by the sight of Alaeddin, the legacy bequeathed to us by him who hath found mercy for that 'whoso leaveth issue is not wholly dead.' "And when he looked at his sister-in-law she wept at these his words; so he turned to the

174

Page 175: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

lad that he might cause her to forget the mention of her mate, as a means of comforting her and also of completing his deceit, and asked him, saying, "O my son Alaeddin, what hast thou learned in the way of work and what is thy business? Say me, hast thou mastered any craft whereby to earn a livelihood for thyself and for thy mother?" The lad was abashed and put to shame and he hung down his head and bowed his brow groundwards; but his parent spake out, "How, forsooth? By Allah, he knoweth nothing at all, a child so ungracious as this I never yet saw; no, never! All the day long he idleth away his time with the sons of the quarter, vagabonds like himself, and his father (O regret of me!) died not save of dolour for him. And I also am now in piteous plight: I spin cotton and toil at my distaff, night and day, that I may earn me a couple of scones of bread which we eat together. This is his condition, O my brother-in-law; and, by the life of thee, he cometh not near me save at meal-times and none other. Indeed, I am thinking to lock the house-door nor ever open to him again but leave him to go and seek a livelihood whereby he can live, for that I am now grown a woman in years and have no longer strength to toil and go about for a maintenance after this fashion. O Allah, I am compelled to provide him with daily bread when I require to be provided!" Hereat the Moorman turned to Alaeddin and said,"Why is this, O son of my brother, thou goest about in such ungraciousness? 'Tis a disgrace to thee and unsuitable for men like thyself. Thou art a youth of sense, O my son, and the child of honest folk, so 'tis for thee a shame that thy mother, a woman in years, should struggle to support thee. And now that thou hast grown to man's estate it becometh thee to devise thee some device whereby thou canst live, O my child. Look around thee and Alhamdolillah—praise be to Allah—in this our town are many teachers of all manner of crafts and nowhere are they more numerous; so choose thee some calling which may please thee to the end that I stablish thee therein; and, when thou growest up, O my son, thou shalt have some business whereby to live. Haply thy father's industry may not be to thy liking; and, if so it be, choose thee some other handicraft which suiteth thy fancy; then let me know and I will aid thee with all I can, O my son." But when the Maghrabi saw that Alaeddin kept silence and made him no reply, he knew that the lad wanted none other occupation than a scapegrace-life, so he said to him, "O son of my brother, let not my words seem hard and harsh to thee, for, if despite all I say, thou still dislike to learn a craft, I will open thee a merchant's store furnished with costliest stuffs and thou shalt become famous amongst the folk and take and give and buy and sell and be well known in the city?" Now when Alaeddin heard the words of his uncle the Moorman, and the design of making him a Khwajah—merchant and gentleman,—he joyed exceedingly knowing that such folk dress handsomely and fare delicately. So he looked at the Maghrabi smiling and drooping his head groundwards and saying with the tongue of the case that he was content. The Maghrabi, the Magician, looked at Alaeddin and saw him smiling, whereby he understood that the lad was satisfied to be-come a trader. So he said to him, "Since thou art content that I open thee a merchant's store and make thee a gentleman, do thou, O son of my brother, prove thyself a man and Inshallah—God willing—to-morrow I will take thee to the Bazar in the first place and will have a fine suit of clothes cut out for thee, such gear as merchants wear; and, secondly, I will look after a store for thee and keep my word." Now Alaeddin's mother had somewhat doubted the Maroccan being her brother-in-law; but as soon as she heard his promise of opening a merchants store for her son and setting him up with stuffs and capital and so forth, the woman decided and determined in her mind that this Maghrabi was in very sooth her husband's brother, seeing that no stranger man would do such goodly deed by her son. So she began directing the lad to the right road and teaching him to cast ignorance from out his head and to prove himself a man; moreover she bade him ever obey his excellent uncle as though he were his son and to make up for the time he had wasted in frowardness with his fellows. After this she

175

Page 176: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

arose and spread the table, then served up supper; so all sat down and fell to eating and drinking, while the Maghrabi conversed with Alaeddin upon matters of business and the like, rejoicing him to such degree that he enjoyed no sleep that night. But when the Moorman saw that the dark hours were passing by, and the wme was drunken, he arose and sped to his own stead; but, ere going, he agreed to return next morning and take Alaeddin andlook to his suit of merchant's clothes being cut out for him. And as soon as it was dawn, behold, the Maghrabi rapped at the door which was opened by Alaeddin's mother: the Moorman, however, would not enter, but asked to take the lad with him to the market-Street. Accordingly Alaeddin went forth to his uncle and, wishing him good morning, kissed his hand; and the Maroccan took him by the hand and fared with him to the Bazar. There he entered a clothier's shop containing all kinds of clothes and called for a suit of the most sumptuous; whereat the merchant brought him out his need, all wholly fashioned and ready sewn; and the Moorman said to the lad, "Choose, O my child, whatso pleaseth thee." Alaeddin rejoiced exceedingly seeing that his uncle had given him his choice, so he picked out the suit most to his own liking and the Maroccan paid to the merchant the price thereof in ready money. Presently he led the lad to the Hammam-baths where they bathed; then they came out and drank sherbets, after which Alaeddin arose and, donning his new dress in huge joy and delight, went up to his uncle and kissed his hand and thanked him for his favours. The Maghrabi, the Magician, after leaving the Hammam with Alaeddin, took him and trudged with him to the Merchant's bazar; and, having diverted him by showing the market and its sellings and buyings, said to him, "O my son, it besitteth thee to become familiar with the folk, especially with the merchants, so thou mayest learn of them merchant-craft, seeing that the same hath now become thy calling." Then he led him forth and showed him the city and its cathedral-mosques together with all the pleasant sights therein; and, lastly, made him enter a cook's shop. Here dinner was served to them on platters of silver and they dined well and ate and drank their sufficiency, after which they went their ways. Presently the Moorman pointed out to Alaeddin the pleasances and noble buildings, and went in with him to the Sultan's Palace and diverted him with displaying all the apartments which were mighty fine and grand; and led him fmally to the Khan of stranger merchants where he himself had his abode. Then the Maroccan invited sundry traders which were in the Caravanserai; and they came and sat down to supper, when he notified to them that the youth was his nephew, Alaeddin by name. And after they had eaten and drunken and night had fallen, he rose up and taking the lad with him led him back to his mother, who no sooner saw her boy as he were one of the merchants than her wits took flight and she waxed sad for very gladness.Then she fell to thanking her false connection, the Moorman, for all his benefits and said to him, "O my brother-in-law, I can never say enough though I expressed my gratitude to thee during the rest of thy days and praised thee for the good deeds thou hast done by this my child." Thereupon quoth the Maroccan, "O wife of my brother, deem this not mere kindness of me, for that the lad is mine own son and 'tis incumbent on me to stand in the stead of my brother, his sire. So be thou fully satisfied!"And quoth she, "I pray Allah by the honour of the Hallows, the ancients and the moderns, that He preserve thee and cause thee continue, O my brother-in-law, and prolong for me thy life; so shalt thou be a wing overshadowing this orphan lad; and he shall ever be obedient to thine orders nor shall he do aught save whatso thou biddest him thereunto." The Maghrabi replied, "O wife of my brother, Alaeddin is now a man of sense and the son of goodly folk, and I hope to Allah that he will follow in the footsteps of his sire and cool thine eyes. But I regret that, to-morrow being Friday, I shall not be able to open his shop, as 'tis meeting-day when all the merchants, after congregational prayer, go forth to the gardens and pleasances. On the Sabbath, however, Inshallah!—an it please the Creator—we will do our business. Meanwhile tomorrow will come to thee betimes and take Alaeddin for a pleasant stroll to the gardens and pleasances

176

Page 177: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

without the city which haply he may hitherto not have beheld. There also he shall see the merchants and notables who go forth to amuse themselves, so shall he become acquainted with them and they with him." The Maghrabi went away and lay that night in his quarters; and early next morning he came to the tailor's house and rapped at the door. Now Alaeddin (for stress of his delight in the new dress he had donned and for the past day's enjoyment in the Hammam and in eating and drinking and gazing at the folk; expecting furthermore his uncle to come at dawn and carry him off on pleasuring to the gardens) had not slept a wink that night, nor closed his eyelids, and would hardly believe it when day broke. But hearing the knock at the door he went out at once in hot haste, like a spark of fire, and opened and saw his uncle, the Magician, who embraced him and kissed him. Then, taking his hand, the Moorman said to him as they fared forth together, "O son of my brother, this day will I show thee a sight thou never sawest in all they life," and he began to make the lad laugh and cheer him with pleasant talk. So doing they left the city gate, and the Maroccan took to promenading with Alaeddin amongst the gardens and to pointing out for his pleasure the mighty fine pleasances and the marvellous high-builded pavilions. And whenever they stood to stare at a garth or a mansion or a palace the Maghrabi would say to his companion, "Doth this please thee, O son of my brother?" Alaeddin was nigh to fly with delight at seeing sights he had never seen in all his born days; and they ceased not to stroll about and solace themselves until they waxed aweary, when they entered a mighty grand garden which was nearhand, a place that the heart delighted and the sight belighted; for that its swift-running rills flowed amidst the flowers and the waters jetted from the jaws of lions moulded in yellow brass like unto gold. So they took seat over against a lakelet and rested a little while,andAlaeddin enjoyed himself with joy exceeding and fell to jesting with his uncle and making merry with him as though the Magician were really his father's brother. Presently the Maghrabi arose and loosing his girdle drew forth from thereunder a bag full of victual, dried fruits and so forth, saying to Alaeddin, "O my nephew, haply thou art become anhungered; so come forward and eat what thou needest." Accordingly the lad fell upon the food and the Moorman ate with him and they were gladdened and cheered by rest and good cheer. Then quoth the Magician, "Arise, O son of my brother, an thou be reposed and let us stroll onwards a little and reach the end of our walk." Thereupon Alaeddin arose and the Maroccan paced with him from garden to garden until they left all behind them and reached the base of a high and naked hill; when the lad who, during all his days, had never issued from the city-gate and never in his life had walked such a walk as this, said to the Maghrabi, "O uncle mine, whither are we wending? We have left the gardens behind us one and all and have reached the barren hill-country; and, if the way be still long, I have no strength left for walking: indeed I am ready to fall with fatigue.There are no gardens before us, so Iet us hark back and return to town." Said the Magician, "No, O my son; this is the right road, nor are the gardens ended fot we are going .to look at one which hath ne'er its like amongst those of the Kings and all thou hast beheld are naught in comparison therewith. Then gird thy courage to walk; thou art now a man, Alhamdolillah—praise be to Allah!" Then the Maghrabi fell to soothing Alaeddin with soft words and telling him wondrous tales, lies as well as truth, until they reached the site intended by the African Magician who had travelled from the Sunset-land to the regions of China for the sake thereof. And when they made the place, the Moorman said to Alaeddin, "O son of my brother, sit thee down and take thy rest, for this is the spot we are now seeking and, Inshallah, soon will I divert thee by displaying marvel-matters whose like not one in the world ever saw; nor hath any solaced himself with gazing upon that which thou art about to behold. But when thou art rested, arise and seek some wood-chips and fuel sticks which be small and dry, wherewith we may kindle a fire: then will I show thee, O son of my brother, matters beyond the range of matter." Now, when the lad heard these words, he

177

Page 178: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

longed to look upon what his uncle was about to do and, forgetting his fatigue, he rose forthright and fell to gathering small wood-chips and dry sticks, and continued until the Moorman cried to him, "Enough, O son of my brother!" Presently the Magician brought out from his breast-pocket a casket which he opened, and drew from it all he needed of incense; then he fumigated and conjured and adjured, muttering words none might understand. And the ground straightway clave asunder after thick gloom and quake of earth and bellowings of thunder. Hereat Alaeddin was startled and so affrighted that he tried to fly; but, when the African Magician saw his design, he waxed wroth with exceeding wrath, for that without the lad his work would profit him naught, the hidden hoard which he sought to open being not to be opened save by means of Alaeddin. So noting this attempt to run away, the Magician arose and raising his hand smote Alaeddin on the head a buffet so sore that well-nigh his back-teeth were knocked out, and he fell swooning to the ground. But after a time he revived by the magic of the Magician, and cried, weeping the while, "O my uncle, what have I done that deserveth from thee such a blow as this?" Hereat the Maghrabi fell to soothing him, and said, "O my son, 'tis my intent to make thee a man; tlierefore, do thou not gainsay me, for that I am thine uncle and like unto thy father. Obey me, therefore, in all I bid thee, and shortly thou shalt forget all this travail and toil whenas thou shalt look upon the marvel-matters I am about to show thee." And soon after the ground had cloven asunder before the Maroccan it displayed a marble siall wherein was fixed a copper ring. The Maghrabi, striking a geomantic table, turned to Alaeddin, and said to him,"An thou do all I shall bid thee, indeed thou shalt become wealthier than any of the kings, and for this reason, O my son, I struck thee, because here lieth a hoard which is stored in thy name; and yet thou designedst to leave it and to levant. But now collect thy thoughts, and behold how I opened earth by my spells and adjurations. Under yon stone wherein the ring is set lieth the treasure wherewith I acquainted thee: so set thy hand upon the ring and raise the slab, for that none other amongst the folk, thyself excepted, hath power to open it, nor may any of mortal birth, save thyself, set foot within this Enchanted Treasury which hath been kept for thee. But 'tis needful that thou learn of me all wherewith I would charge thee; nor gainsay e'en a single syllable of my words. All this, O my child, is for thy good; the hoard being of immense value, whose like the kings of the world never accumulated, and do thou re-memher that 'tis for thee and me." So poor Alaeddin forgot his fatigue and buffet and tear-shedding, and he was dumbed and dazed at the Maghrabi's words and rejoiced that he was fated to become rich in such measure that not even the Sultans would be richer than himself. Accord-ingly, he cried, "O my uncle, bid me do all thou pleasest, for I will be obedient unto thy bidding." The Maghrabi replied, "O my nephew, thou art to me as my own child and even dearer, for being my brother's son and for my having none other kith and kin except thyself; and thou, O my child, art my heir and successor." So saying, he went up to Alaeddin and kissed him and said, "For whom do I intend these my labours? Indeed, each and every are for thy sake, O my son, to the end that I may leave thee a rich man and one of the very greatest. So gainsay me not in all I shall say to thee, and now go up to yonder ring and uplift it as I bade thee." Alaeddin answered, "O uncle mine, this ring is over heavy for me: I cannot raise it single-handed, so do thou also come forward and lend me strength and aidance to-wards uplifting it, for indeed I am young in years." The Moorman replied, "O son of my brother, we shall find it impossible to do aught if I assist thee, and all our efforts would be in vain. But do thou set thy hand upon the ring and pull it up, and thou shalt raise the slab forthright, and in very sooth I told thee that none can touch it save thyself. But whilst haling at it cease not to pronounce thy name and the names of thy father and mother, so 'twill rise at once to thee nor shalt thou feeli its weight." Thereupon the lad mustered up strength and girt the loins of resolution and did as the Maroccan had bidden him, and hove up the slab with all case when he pronounced his name and the names of his

178

Page 179: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

parents, even as the Magician had bidden him. And as soon as the stone was raised he threw it aside and there appeared before him a Sardab, a souterrain, whereunto led a case of some twelve stairs and the Maghrabi said, "O Alaeddin, collect thy thoughts and do whatso I bid thee to the minutest detail nor fail in aught thereof. Go down with all care into yonder vault until thou reach the bottom and there shalt thou find a space divided into four halls, and in each of these thou shalt see four golden jars and others of virgin or and silver. Beware, however, lest thou take aught therefrom or touch them, nor allow thy gown or its skirts even to brush the jars or the walls. Leave them and fare forwards until thou reach the fourth hall without lingering for a single moment on the way; and, if thou do aught contrary thereto thou wilt at once be transformed and become a black stone. When reaching the fourth hall thou wilt find therein a door which do thou open, and pronouncing the names thou spakest over the slab, enter therethrough into a garden adorned everywhere with fruit-bearing trees. This thou must traverse by a path thou wilt see in front of thee measuring some fìfty cubits long, beyond which thou wilt come upon an open saloon and therein a ladder of some thirty rungs.Thou shalt there fìnd a Lamp hanging from its ceiling; so mount the ladder and take that Lamp and place it in thy breast-pocket after pouring out its contents; nor fear evil from it for thy clothes because its contents are not common oil. And on return thou art allowed to pluck from the trees whatso thou pleasest, for all is thine so long as the Lamp is in thy hand."Now when the Moorman ended his charge to Alaeddin, he drew off a seal-ring and put it upon the lad's forefmger saying, "O my son, verily this signet shall free thee from all hurt and fear which may threaten thee, but only on condìtion that thou bear in mind all I have told thee. So arise straight-way and go down the stairs, strengthening thy purpose and girding the loins of resolution: moreover fear not for thou art now a man and no longer a child. And in shortest time, O my son, thou shalt win thee immense riches and thou shalt become the wealthiest of the world." Accordingly, Alaeddin arose and descended into the souterrain, where he found the four halls, each containing four jars of gold and these he passed by, as the Maroccan had bidden hini. with the utmost care and caution.Thence he fared intothe garden and walked along its length until he entered the saloon, where he mounted the ladder and look the Lamp which he extinguished, pouring out the oil which was therein, and placed it in his breast-pocket. Presently, descending the ladder he returned to the garden where he fell to gazing at the trees whereupon sat birds glorifying with loud voices their Great Creator. Now he had not observed them as he went in, but all these trees bare for fruitage costly gems; moreover each had its own kind of growth and jewels of its peculiar sort; and these were of every colour, green and white; yellow, red and other such brilliant hues and the radiance flashing from these gems paled the rays of the sun in forenoon sheen. Furthermore the size of each stone so far surpassed description that no King of the Kings of the world owned a single gem equal to the larger sort nor could boast of even one half the size of the smaller kind of them. Alaeddin walked amongst the trees and gazed upon them and other things which surprised the sight and bewildered the wits; and, as he considered them, he saw that in lieu of common fruits the produce was of mighty fine jewels and precious stones, such as emeralds and diamonds; rubies, spinels and balasses, pearls and similar gems astounding the mental vision of man. And forasmuch as the lad had never beheld things like these during his born days nor had reached those years of discretion which would teach him the worth of such valuables (he being stili but a little lad), he fancied that all these jewels were of glass or crystal. So he collected them until he had filled his breast-pockets and began to certify himself if they were or were not common fruits, such as grapes, fìgs and such like edibles. But seeing them of glassy substance, he, in his ignorance of precious stones and their prices, gathered into his breast-pockets every kind of growth the trees afìbrded; and, having failed of his purpose in finding them food, he said in his mind,"I will collect a portion of these glass fruits for playthings at home." So he fell to plucking them in

179

Page 180: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

quantities and cramming them in his pokes and breast-pockets till these were stuffed full; after which he picked others which he placed in his waist-shawl and then, girding himself therewith, carried off all he availed to, purposing to place them in the ricuse by way of ornaments and, as hath been mentioned, never imagining that they were other than glass.Then he hurried his pace in fear of his uncle, the Maghrabi, until he had passed through the four halls and lastly on his return reached the souterrain where he cast not a look at the jars of gold, albeit he was able and allowed to take of the contents on his way back. But when he came to the souterrain-stairs and climb the steps till naught remained but the last; and, finding this higher than all the others, he was unable alone and unassisted, burthened moreover as he was, to mount it. So he said to the Maghrabi,"O my uncle, lend me thy hand and aid me to climb;" but the Moorman answered,"O my son, give me the Lamp and lighten thy load; belike 'tis that weigheth thee down."The lad rejoined, "O my uncle, 'tis not the Lamp down-weigheth me at all; but do thou lend me a hand and as soon as I reach ground I will give it to thee." Hereat the Maroccan, the Magician, whose only object was the Lamp and none other, began to insist upon Alaeddin giving it to him at once; but the lad (forasmuch as he had placed it at the bottom of his breast-pocket and his other pouches being full of gems bulged outwards) could not reach it with his fingers to hand it over, so the wizard after much vain persistency in requiring what his nephew was unable to give, fell to raging with furious rage and to demanding the Lamp whilst Alaeddin could not get at it. Yet had the lad promised truthfully that he would give it up as soon as he might reach ground, without lying thought or ill-intent. But when the Moorman saw that he would not hand it over, he waxed wroth with wrath exceeding and cut off all his hopes of winning it; so he conjured and adjured and cast incense amiddlemost the fire, when forthright the slab made a cover of itself, and by the might of magic lidded the entrance; the earth buried the stone as it was aforetime and Alaeddin, unable to issue forth, remained underground. Now the Sorcerer was a stranger, and, as we have mentioned, no uncle of Alaeddin's, and he had misrepresented himself and preferred a lying claim, to the end that he might obtain the Lamp by means of the lad for whom this Hoard had been upstored. So the Accursed heaped the earth over him and left him to die of hunger. For this Maghrabi was an African of Afrikiyah proper, born in the Inner Sunset-land, and from his earliest age upwards he had been addicted to witchcraft and had studied and practised every manner of occult science, for which unholy lore the city of Africa is notorious. And he ceased not to read and hear lectures until he had become a past-master in all such knowledge. And of the abounding skill in spells and conjurations which he had acquired by the perusing and the lessoning of forty years, one day of the days he discovered by devilish inspiration that there lay in an extreme city of the cities of China, named Al-Kal'as, an immense Hoard, thelike whereof none of the Kings in this world had ever accumulated: moreover, that the most marvellous article in this Enchanted Treasure was a wonderful Lamp which, whoso possessed, could not possibly be surpassed by any man upon earth, either in high degree or in wealth and opulence; nor could the mightiest monarch of the universe attain to the all-sufficiency of this Lamp with its might of magical means. When the Maghrabi assured himself by his science and saw that this Hoard could be opened only by the presence of a lad named Alaeddin, of pauper family and abiding in that very city, and learnt how taking it would be easy and without hardships, he straightway and without stay or delay equipped himself for a voyage to China (as we have already told), and he did what he did with Alaeddin fancying that he would become Lord of the Lamp. But his attempt and his hopes were baffled and his work was clean wasted; whereupon, determining to do the lad die, he heaped up the earth over him by gramarye to the end that the unfortunate might perish, reflecting that "The live man hath no murtherer." Secondly, he did so with the design that, as Alaeddin could not come forth from

180

Page 181: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

underground, he would also be impotent to bring out the Lamp from the souterrain. So presently he wended his ways and retired to his own land, Africa, a sadder man and disappointed of all his expectations. Such was the case with the Wizard; but as regards Alaeddin when the earth was heaped over him, he began shouting to the Moorman whom he believed to be his uncle, and praying him to lend a hand that he might issue from the souterrain and return to earth's surface; but, however loudly he cried, none was found to reply. At that moment he comprehended the sleight which the Maroccan had played upon him, and that the man was no uncle but a liar and a wizard. Then the unhappy despaired of life, and learned to his sorrow that there was no escape for him; so he fell to beweeping with sore weeping the calamity had befallen him; and after a little while he stood up and de-scended the stairs to see if Allah Almighty had lightened his grief-load by leaving a door of issue. So he turned him to the right and to the left but he saw naught save darkness and four walls closed upon him, for that the Magician had by his magic locked all the doors and had shut up even the garden, where through the lad erst had passed, lest it offer him the means of issuing out upon earth's surface, and that he might surely die. Then Alaeddin's weeping waxed sorer, and his wailing louder whenas he found all the doors fast shut, for he had thought to solace himself awhile in the garden. But when he felt that all were locked, he fell to shedding tears and lamenting like unto one who hath lost his every hope, and he returned to sit upon the stairs of the flight whereby he had entered the souterrain. But it is a light matter for Allah (be He exalted and extolled!) whenas He designeth aught to say, "Be" and it becometh; for that He createth joy in the midst of annoy; and on this wise it was with Alaeddin. Whilst the Maghrabi, the Magician, was sending him down into the souterrain he set upon his finger by way of gift, a seal-ring and said, "Verily this signet shall save thee from every strait an thou fall into calamity and ili shifts of time; and it shall remove from thee all hurt and harm, and aid thee with a strong arm whereso thou mayest be set." Now this was by destiny of God the Great, that it might be the means of Alaeddin's escape; for whilst he sat wailing and weeping over his case and cast away all hope of life, and utter misery overwhelmed him, he rubbed his hands together for excess of sorrow, as is the wont of the woeful; then, raising them in supplication to Allah, he cried, "I testify that there is no God save Thou alone, The Most Great, the Omnipotent, the All-conquering, Quickener of the dead, Creator of man's need and Granter thereof, Resolver of his difficulties and duresse and Bringer of joy not of annoy. Thou art my sufficiency and Thou art the Truest of Trustees. And I bear my witness that Mohammed is Thy servant and Thine Apostle and I supplicate Thee, O my God, by his favour with Thee to free me from this my foul plight." And whilst he implored the Lord and was chafing his hands in the soreness of his sorrow for that had befallen him of calamity, his fingers chanced to rub the Ring when, lo and behold! forthright its Familiar rose upright before him and cried, "Adsum; thy slave between thy hands is come! Ask whatso thou wantest, for that I am the thrall of him on whose hand is the Ring, the Signet of my lord and master." Hereat the lad looked at him and saw standing before him a Marid like unto an Ifrit of our lord Solomon's Jinns. He trembled at the terrible sight; but, hearing the Slave of the Ring say, "Ask whatso thou wantest, verily, I am thy thrall, seeing that the signet of my lord be upon thy finger," he recovered his spirits and remem-bered the Moorman's saying when giving him the Ring. So he rejoiced exceedingly and became brave and cried, "Ho thou, Slave of the Lord of the Ring, I desire thee to set me upon the face of earth." And hardly had he spoken this speech when suddenly the ground clave asunder and he found himself at the door of the Hoard and outside it in full view of the world. Now for three whole days he had been sitting in the darkness of the Treasury underground and when the sheen of day and the shine of sun smote his face he found himself unable to keep his eyes open; so he began to unclose the lids a little and to dose them a little until his eyeballs regained force and got used to the light and

181

Page 182: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

were purged of the noisome murk. Withal he was astounded at fmding himself without the Hoard-door whereby he had passed in when it was opened by the Maghrabi, the Magician; especially as the adit had beenlid-ded and the ground had been smoothed, showing no sign whatever of entrance. Thereat his surprise increased until he fancied himself in another place, nor was his mind convinced that the stead was the same until he saw the spot whereupon they had kindled the fire of wood-chips and dried sticks, and where the African Wizard had conjured over the incense.Then he turned him rightwards and leftwards and sighted the gardens from afar and his eyes recognised the road whereby he had come. So he returned thanks to Allah Almighty who had restored him to the face of earth and had freed him from death after he had cut off all hopes of life. Presently he arose and walked along the way to the town, which now he knew well, until he entered the streets and passed on to his own home. Then he went in to his mother and on seeing her, of the overwhelming stress of joy at his escape and the memory ofpast affright and the hardships he had borne and the pangs of hunger, he fell to the ground before his parent in a fainting-fit. Now his mother had been passing sad since the time of his leaving her and he found her moaning and crying about him; however on sighting him enter the house she joyed with exceeding joy, but soon was overwhelmed with woe when he sank upon the ground swooning before her eyes. Still, she did not neglect the matter or treat it lightl, .but at once hastened to sprinkle water upon his face and after she asked of the neighbours some scents which she made him snuff up. And when he came round a little, he prayed her to bring him somewhat of food saying, "O my mother, 'tis now three days since I ate anything at all." Thereupon she arose and brought him what she had by her; then, setting it before him, said, "Come forward, O my son; eat and be cheered and, when thou shalt have rested, tell me what hath betided and affected thee, O my child; at this present I will not question thee for thou art aweary in very deed." Alaeddin ate and drank and was cheered and after he had rested and had recovered spirits he cried, "Ah, O my mother, I have a sore grievance against thee for leaving me to that accursed wight who strave to compass my destruction and designed to take my life. Know thou that I beheld Death with mine own eyes at the hand of this damned wretch, whom thou didst certify to be my uncle; and, had not Almighty Allahl rescued me from him, I and thou, O my mother, had been cozened by the excess of this Accursed's promises to work my welfare, and by the great show of affection which he manifested to us. Learn, O my mother, that this fellow is a sorcerer, a Moorman, an accursed, a liar, traitor, a hypocrite; nor deem I that the devils under the earth are damnable as he. Allah abase him in his every hook! Hear then, O my mother, what this abominable one did, and all that I shall tell thee will be soothfast and certain. See how the damned villain brake every promise he made, certifying that he would soon work all good with me; and do thou consider the fondness which he displayed to me and the deeds which he did by me; and all this only to win his wish, for his design was to destroy me; and Alhamdolillah—laud to the Lord—for my deliverance. Listen and learn, O my mother, how this Accursed entreated me." Then Alaeddin informed his mother of all that had befallen him (weeping the while for stress of gladness); how the Maghrabi had led him to a hill wherein was hidden the Hoard and how he had conjured and fumigated, adding, "After which, O my mother, mighty fear gat hold of me when the hill split and the earth gaped before me by his wizardry; and I trembled with terror at the rolling of thunder in mine ears and the murk which fell upon us when he fumigated and muttered spells. Seeing these horrors I in mine affright designed to fly; but, when he understood mine intent he reviled me and smote me a buffet so sore that it caused me swoon. However, inasmuch as the Treasury was to be opened only by means of me, O my mother, he could not descend therein himself, it being in my name and not in his; and, for that he is an ill-omened magician, he understood that I was necessary to him and this was his need of me." Alaeddin acquainted his mother with all that had befallen him from the Maghrabi, the Magician,

182

Page 183: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

and said, "After he had buffeted me, he judged it advisable to soothe me in order that he might send me down into the Enchanted Treasury; and first he drew from his finger a Ring which he placed upon mine. So I descended and found four halls all full of gold and silver which counted as naught, and the Accursed had charged me not to touch aught thereof. Then I entered a mighty fine flower-garden every where bedecked with tall trees whose foliage and fruitage bewildered the wits, for all, O my mother, were of vari-coloured glass, and lastly I reached the Hall wherein hung this Lamp. So I took it straightway and put it out and poured forth its contents." And so saying, Alaeddin drew the Lamp from his breast-pocket and showed it to his mother, together with the gems and jewels which he had brought from the garden; and there were two large bag-pockets full of precious stones, whereof not one was to be found amongst the kings of the world. But the lad knew naught anent their worth deeming them glass or crystal; and presently he resumed, "After this, O mother mine, I reached the Hoard-door carrying the Lamp and shouted to the accursed Sorcerer, which called himself my uncle, to lend me a hand and hale me up, I being unable to mount of myself the last step for the over-weight of my burthen. But he would not and said only:—First hand me the Lamp! As, however, I had placed it at the bottom of my breast-pocket and the other pouches bulged out beyond it, I was unable to get at it and said:—O my uncle, I cannot reach thee the Lamp, but I will give it to thee when outside the Treasury. His only need was the Lamp and he designed, O my mother, to snatch it from me and after that slay me, as indeed he did his best to do by heaping the earth over my head. Such then is what befel me from this foul Sorcerer." Hereupon Alaeddin fell to abusing the Magician in hot wrath and with a burning heart and crying, "Well-away! I take refuge from this damned wight, the ill-omened, the wrong-doer, the forswearer, the lost to all humanity, the arch-traitor, the hypocrite, the annihilator of ruth and mercy." When Alaeddin's mother heard his words and what had befallen him from the Maghrabi, the Magician, she said, "Yea, verily, O my son, he is a miscreant, a hypocrite who murthereth the folk by his magic; but 'twas the grace of Allah Almighty, O my child, that saved thee from the tricks and the treachery of this accursed Sorcerer whom I deemed to be truly thine uncle." Then, as the lad had not slept a wink for three days and found himself nodding, he sought his natural rest, his mother doing on like wise; nor did he awake till about noon on the second day. As soon as he shook offslumher he called for somewhat of food being sore anhungered, but said his mother,"O my son, I have no victual for thee inasmuch as yesterday thou atest all that was in the house. But wait patiently a while: I have spun a trifle of yarn which I will carry to the market-street and sell it and buy with what it may be worth some victual for thee." "O my mother," said he, "keep your yarn and sell it not; but fetch me the Lamp I brought hither that I may go vend it and with its price purchase provaunt, for that I deem 'twill bring more money than the spinnings." So Alaeddin's mother arose and fetched the Lamp for her son; but, while so doing, she saw that it was dirty exceedingly; so she said,"O my son, here is the Lamp, but 'tis very foul: after we shall have washed it and polished it 'twill sell better." Then, taking a handful of sand she began to rub there-with, but she had only begun when appeared to her one of the Jann whose favour was frightful and whose bulk was horrible big, and he was gigantic as one of the Jababirah. And forthright he cried to her, "Say whatso thou wantest of me? Here am I, thy Slave and Slave to whoso holdeth the Lamp; and not I alone, but all the Slaves of the Wonderful Lamp which thou hendest in hand." She quaked and terror was sore upon her when she looked at that frightful form and her tongue being tied she could not return aught reply, never having been accustomed to espy similar semblances. Now her son was standing afar off and he had already seen the Jinni of the Ring which he had rubbed within the Treasury; so when he heard the Slave speaking to his parent, he hastened forwards and snatching the Lamp from her hand, said, "O Slave of the Lamp, I am anhungered and 'tis my desire that thou fetch me somewhat to eat and let it be

183

Page 184: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

something toothsome beyond our means."The Jinni disap-peared for an eye-twinkle and returned with a mighty fine tray and precious of price, for that 'twas all in virginal silver and upon it stood twelve golden platters of meats manifold and dainties delicate, with bread snowier than snow; also two silvern cups and as many black jacks full of wine clear-strained and long-stored. And after setting all these before Alaeddin, he evanished from vision. Thereupon the lad went and sprinkled rose water upon his mother's face and caused her snuff up perfumes pure and pungent and said to her when she revived, "Rise, O mother mine, and let us eat of these meats wherewith Almighty Allah hath eased our poverty." But when she saw that mighty fine silvern tray she fell to marvelling at the matter and quoth she, "O my son, who be this generous, this benefìcent one who hath abated our hunger-pains and our penury? We are indeed under obligation to him and, meseemeth, 'tis the Sultan who, hearing of our mean condition and our misery, hath sent us this food-tray." Quoth he, "O my mother, this be no time fot questioning: arouse thee and let us eat for we are both a-famished."Accordingly, they sat down to the tray and fell tofeeding when Alaeddin's mother tasted meats whose like in all her time she had never touched; so they devoured them with sharpened appetites and all the capacity engendered by stress of hunger; and, secondly, the food was such that marked the tables of the Kings. But neither of them knew whether the tray was or was not valuable, for never in their born days had they looked upon aught like it. As soon as they had fmished the meal (withal leaving victual enough for supper and eke for the next day), they arose and washed their hands and sat at chat, when the mother turned to her son and said, "Tellme, O my child, what befel thee from the Slave, the Jinni, now that Alhamdolillah— laud to the Lord!—we have eaten our full of the good things wherewith He hath favoured us and thou hast no pretext for saying to me, 'I am anhungered.' " So Alaeddin related to her all that took place between him and the Slave whatwhile she had sunk upon the ground aswoon for sore lerror; and at this she, being seized with mighty great surprise, said, " 'Tis true; for the Jinns do present themselves before the Sons of Adam but I, O my son, never saw them in all my life and meseemeth that this be the same who uved thee when thou wast within the Enchanted Hoard." This is not he, O my mother: this who appeared before thee is the Slave of the Lamp!" "Who may this be, O my son? "This be a Slave of sort and other than he; thay was the Familiar of the Ring and this his fellow thou sawest was the Slave of the Lamp thou hendest in hand!” And when his parent heard these words she cried,"There! there! so this Accursed, who showed himself to me and went nigh unto killing me with affright, is attached to the Lamp." "Yes," he replied, and she rejoined, "Now I conjure thee, O my son, by the milk wherewith I suckled thee, to throw away from thee this Lamp and this Ring; because they can cause us only extreme terror and I especially can never abear a second glance at them. Moreover all intercourse with them is unlawful, for that the Prophet (whom Allah save and assain!) warned us against them with threats." He replied, "Thy commands, O my mother, be upon my head and mine eyes; but, as regards this saying thou saidest, 'tis impossible that I part or with Lamp or with Ring. Thou thyself hast seen what good the Slave wrought us whenas we were famishing; and know, O my mother, that the Maghrabi, the liar, the Magician, when sending me down into the Hoard, sought nor the silver nor the gold wherewith the four halls were fulfilled, but charged me to bring him only the Lamp (naught else), because in very deedhe had learned its priceless value; and, had he not been certìfied of it, he had never endured such toil and trouble nor had he travelled from his own land to our land in search thereof; neither had he shut me up in the Treasury when he despaired of the Lamp which I would not hand to him. Therefore it befitteth us, O my mother, to keep this Lamp and take all care thereof nor disclose its mysteries to any; for this is now our means of livelihood and this it is shall enrich us. And likewise as regards the Ring, I will never withdraw it from my finger, inasmuch as but for this thou hadst nevermore seen me on life; nay I should have died within the Hoard underground. How then can I possibly remove it from my finger? And who wotteth that

184

Page 185: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

which may betide me by the lapse of Tirne, what trippings or calamities or injurious mishaps wherefrom this Ring may deliver me? However, for regard to thy feelings I will stow away the Lamp nor ever suffer it to be seen of thee here-after." Now when his mother heard his words and pondered them she knew they were true and said to him, "Do, my son, whatso thou willest; for my part I wish never to see them nor ever sight that frightful spectacle I erst saw." Alaeddin and his mother continued eating of the meats brought them by the Jinni for two full told days fili they were finished; but when he learned that nothing of food remained for them, he arose and took a platter of the platters which the Slave had brought upon the tray. Now they were all of the finest gold but the lad knew naught thereof; he bore it to the Bazar and there, seeing a man which was a peddler, a viler than the Satans, offered it to him for sale. When the peddler espied it he took the lad aside that none might see him, and he looked at the platter and considered it till he was certified that it was of gold refined. But he knew not whether Alaeddin was acquainted with its value or he was in such matters a raw laddie; so he asked him, "For how much, O my lord, this platter?" and the other answered, "Thou wottest what be its worth." The peddler debated with himself as to how much he should offer, because Alaeddin had returned him a craftsman-like reply; and he thought of the smallest valuation; at the sanie rime he feared lest the lad haply knowing its worth, should expect a considerable sum. So he said in his mind, "Belike the fellow is an ignoramus in such matters nor is ware of the price of the platter." Whereupon he pulled out of his pocket a dinar, and Alaeddin eyed the gold piece lying in his palm and hastily taking it went his way; whereby the peddler was certified of his customer's innocence of all such knowledge, and repented with entire repentance that he had given him a golden dinar in lieu of a copper carat, a bright-polished groat. However, Alaeddin made no delay but went at once to the baker s where he bought him bread and changed the ducat; then, going to his mother, he gave her the scones and the remaining small coin and said, "O my mother, hie thee and buy thee all we require." So she arose and walked to the Bazar and laid in the necessary stock; after which they ate and were cheered. And when-ever the price of the platter was expended,Alaeddinwould take another and carry it to the accursed peddler who bought each and every at a pitiful price; and even this he would have minished but, seeing how he had paid a dinar for the first, he feared to offer a lesser sum, lest the lad go and sell to some rival in trade and thus he lose his usurious gains. Now when all the golden platters were sold, there re-mained only the silver tray whereupon they stood; and, for that it was large and weighty, Alaeddin brought the peddler to his house and produced the article, when the buyer, seeing its size gave him ten dinars and these being accepted went his ways. Alaeddin and his mother lived upon the sequins until they were spent; then he brought out the Lamp and rubbed it and straightway appeared the Slave who had shown himself aforetime. And said the lad, "I desire that thou bring me a tray of food like unto that thou broughtest me erewhiles, for indeed I am famisht."Accordingly,in the glance of an eye the Slave produced a similar tray supporting twelve platters of the most sumptuous, furnished with requisite cates; and thereon stood clean bread and sundry glass bottles of strained wine. Now Alaeddin's mother had gone out when she knew he was about to rub the Lamp that she might not again look upon the Jinni; but after a while she returned and, when she sighted the tray covered with silvern platters and smelt the savour of the rich meats diffused over the house, she marvelled and re-joiced. Thereupon quoth he, "Look, O my mother! Thou badest me throw away the Lamp, see now its virtues;" and quoth she, "O my son, Allah increase his weal, but I would not look upon him." Then the lad sat down with his parent to the tray and they ate and drank until they were satisfied; after which they removed what remained for use on the morrow. As soon as the meats had been consumed, Alaeddin arose and stowed away under his clothes a platter of the platters and went fòrth to fìnd the Jew, purposing to sell it to him; but by fiat of Fate he passed by the shop of an ancient jeweller, an honest man and a pious who feared Allah. When the

185

Page 186: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Shaykh saw the lad, he asked him saying, "O my son, what dost thou want? for that times manifold I lave I seen thee passing hereby and having dealings with a Jewish man; and I have espied thee handing over to him sundry articles; now also I fancy thou hast somewhat for sale and thou seekest him as a buyer thereof. But thou wottest not, O my child, that the Jews ever hold lawful to them the good of Moslems, the Confessors of Allah Almightys unity, and always defraud them; especially this accursed Jew with whom thou hast relations and into whose hands thou hast fallen. If then, O my son, thou have lught thou wouldest sell show the same to me and never far, for I will give thee its full price by the truth of Almighty Allah." Thereupon Alaeddin brought out the | platter which when the ancient goldsmith saw, he took and wighed it in his scales and asked the lad saying, "Was it the tflowofthis thou soldest to the Jew?" "Yes, its fellow and IB brother," he answered, and quoth the old man, "What I price did he pay thee?" Quoth the lad, "One dinar." The mcient goldsmith, hearing from Alaeddin how the Jew used to give only one dinar as the price of the platter, cried, "Ah! I take refuge from this Accursed who cozeneth the serants of Allah Almighty!" Then, looking at the lad, he exclaimed, "O my son, verily yon tricksy Jew hath cheated and laughed at thee, this platter being pure silver and virgmal, I have weighed it and found it worth seventy dinars; and, if thou please to take its value, take it." There-upon the Shaykh counted out to him seventy gold pieces,which he accepted and presently thanked him for his kindness in exposing the Jew's rascality. And after this, whenever the price of a platter was expended, he would bring another, and on such wise he and his mother were soon in better circumstances; yet they ceased not to live after their olden fashion as middle class folk without spending on diet overmuch or squandering money. But Alaeddin had now thrown off the ungraciousness of his boyhood; he shunned the society of scapegraces and he began to frequent good men and true, repairing daily to the market-street of the merchants and there companying with the great and small of them, asking about matters of merchandise and learning the price of investments and so forth; he likewise frequented the Bazars of the Goldsmiths and the Jewellers where he would sit and divert himself by inspecting their precious stones and by noting how jewels were sold and bought therein. Accordingly, he presently became ware that the tree-fruits, wherewith he had filled his pockets what time he entered the Enchanted Treasury, were neither glass nor crystal but gems rich and rare; and he understood that he had acquired immense wealth such as the Kings never can possess. He then considered all the precious stones which were in the Jewellers' Quarter, but found that their biggest was not worth his smallest. On this wise he ceased not every day repairing to the Bazar and making himself familiar with the folk and winning their loving will; and enquiring anent selling and buying, giving and taking, the dear and the cheap, until one day of the days when, after rising at dawn and donning his dress he went forth, as was his wont, to the Jewellers' Bazar; and, as he passed along it he heard the crier crying as follows:"By command of our magnificent master, the King of the Time and the Lord of the Age and the Tide, let all the folk lock up their shops and stores and retire within their houses, for that the Lady Badr al-Budur, daughter of the Sultan, designeth to visit the Hammam; and whoso gainsayeth the order shall be punished with death-penalty and be his blood upon his own neck!" But when Alaeddin heard the proclamation, he longed to look upon the Kings daughter and said in his mind, "Indeed all the lieges talk of her beauty and loveliness and the end of my desires is to see her." Then Alaeddin fell to contriving some means whereby he might look upon the Princess Badr al-Budur and at last judged best to take his station behind the Hammam-door whence he might see her face as she entered. Accordingly, without stay or delay he repaired to the Baths before she was expected and stood a-rear of the entrance, a place whereat none of the folk happened to be looking. Now when the Sultan s daughter had gone the rounds of the city and its main streets and had solaced herself by sight-seeing, she flnally reached the Hammam

186

Page 187: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

and whilst entering she raised her veie, and Alaeddin saw her favour he said, "In very truth her fashion magnifieth her Almighty Fashioner and glory be to Him who created her and adorned her with this beauty and loveliness."His strength was struck down from the moment he saw her and his thoughts were distraught; his gaze was dazed, the love of her gat hold of the whole of his heart; and, when he returned home to his mother, he was as one in ecstasy. His parent addressed him, but he neither replied nor denied; and, when she set before him the morning meal he continued in like case; so quoth she, "O my son, what is't may have befallen thee? Say me, doth aught ail thee? Let me know what ill hath betided thee for, unlike thy custom, thou speakest not when I bespeak thee." Thereupon Alaeddin (who used to think that all women resembled his mother and who, albeit he had heard of the charms of Badr al-Budur, daughter of the Sultan, yet knew not what"beauty"and "loveliness" might signify) turned to his parent and exclaimed, "Let me be!" However, she perpraying him to come forwards and eat, so he did her bidding but hardly touched fòod; after which he lay at full length on his bed all the night through in cogitation deep until morning morrowed. The same was his condition during the next day, when his mother was perplexed for the case of her son and unable to learn what had happened to him. So, thinking that belike he might be ailing, she drew near him and asked him saying, "O my son, an thou sense aught of pain or such like, let me know that I may fare forth and fetch thee the physician; and to-day there be in this our city a leech from the Land of the Arabs whom the Sultan hath sent to summon and the bruit abroad reporteth him to be skilful exceedingly. So, an be thou ill let me go and bring him to thee." Alaeddin, hearing his parent's offer to summon the mediciner, said, "O my mother, I am well in body and on no wise ill. But I ever thought that all women resembled thee until yesterday, when I beheld the Lady Badr al-Budur, daughter of the Sultan, as she was faring for the Baths." Then he related to her all and everything that had happened to him adding, "Haply thou also hast heard the crier a-crying:—Let no man open shop or stand in Street that the Lady Badr al-Budur may repair to the Hammam without eye seeing her. But I have looked upon her even as she is, for she raised her veil at the door; and, when I viewed her favour and beheld that noble work of the Creator, a sore fit of ecstasy, O my mother, fell upon me for love of her and firm resolve to win her hath opened its way into every limb of me, nor is repose possible for me except I win her. Wherefor I purpose asking her to wife from the Sultan her sire in lawful wedlock." When Alaeddin's mother heard her son's words, she belittled his wits and cried, "O my child, the name of Allah upon thee! meseemeth thou hast lost thy senses. But be thou rightly guided, O my son, nor be thou as the men Jinn-maddened!" He replied,"Nay, O mother of mine, I am not out of my mind nor am I of the maniacs; nor shall this thy saying alter one jot of what is in my thoughts, for rest is impossible to me until I shall have won the dearling of my heart's core, the beautiful Lady Badr al-Budur. And now I am resolved to ask her of her sire the Sultan." She rejoined, "O my son, by my life upon thee speak not such speech, lest any overhear thee and say thou be insane: so cast away from thee such nonsense! Who shall undertake a matter like this or make such request to the King? Indeed, I know not how, supposing thy speech to be soothfast, thou shalt manage to crave such grace of the Sultan or through whom thou desirest to propose it." He retorted, "Through whom shall I ask it, O my mother, when thou art present? And who is there fonder and more faithful to me than thyself ? So my design is that thou thyself shalt proffer this my petition." Quoth she, "O my son, Allah remove me far therefrom What! have I lost my wits like thyself? Cast the thought away and a long way from thy heart. Rememher whose son thou art, O my child, the orphan boy of a tai lor, the poorest and meanest of the tailors toiling in this city;and I, thy mother, am also come of pauper folk and indigent.How then durst thou ask to wife the daughter of the Sultan, whose sire would not deign marry her with the sonof the Kings and the Sovrans, except they were

187

Page 188: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

his peers in honour and grandeur and majesty; and, were they but one degree lower, he would refuse his daughter to them." Alaeddin took patience until his parent had said her say, when quoth he, "O my mother, everything thou hast called to mind is known to me; moreover 'tis thoroughly well known to me that I am the child of pauper parents; withal do not these words of thee divert me from my design at all, at all. Nor the less do I hope of thee, an I be thy son and thou truly love me, that thou grant me this favour, otherwise thou wilt destroy me; and present Death hovereth over my head except I win my will of heart's dearling; and I, O my mother, am in every case thy child." Hearing these words, his parent wept of her sorrow for him and said, "O my child! Yes, in very deed I am thy mother, nor have I any son or life's blood of my liver except thyself, and the end of my wishes is to give thee a wife and rejoice in thee. But suppose that I would seek a bride of ourlikes and equals, her people will at once ask an thou have any land or garden, merchandise or handicraft, wherewith thou canst support her; and what is the reply I can return? Then, if I cannot possibly answer the poor like ourselves, how shall I be bold enough, O my son, to ask for the daughter of the Sultan of China-land who hath no peer or behind or before him? Therefore do thou weigh this matter in thy mind. Also who shall ask her to wife for the son of a snip? Well indeed I wot that my saying aught of this kind willbut increase our misfortunes; for that it may be the cause of our incurring mortal danger from the Sultan; peradventure even death for thee and me. And, as concerneth myself, how shall I venture upon such rash deed and perilous, O my son? and in what way shall I ask the Sultan for his daughter to be thy wife; and, indeed, how ever shall I even get access to him? And should I succeed therein, what is to be my answer an they ask me touching thy means? Haply the King will hold me to be a madwoman. And, lastly, suppose that I obtain audience of the Sultan, what offering is there I can submit to the King's majesty? 'Tis true, O my child, that the Sultan is mild and merciful, never rejecting any who approach him to require justice or ruth or protection, nor any who pray him for a present; for he is liberal and lavisheth favour upon near and far. But he dealeth his boons to those deserving them, to men who have done some derring-do in battle under his eyes or have rendered as civilians great service to his estate. But thou! do thou tell me what feat thou hast performed in his presence or before the public that thou meritest from him such grace? And, secondly, this boon thou ambitionest is not for one of our condition, nor is it possible that the King grant to thee the bourne of thine aspiration; for whoso goeth to the Sultan and craveth of him a favour, him it besitteth to take in hand somewhat that suiteth the royal majesty, as indeed I warned thee aforetime. How, then, shalt thou risk thyself to stand before the Sultan and ask his daughter in marriage, when thou hast with thee naught to offer him of that which be-seemeth his exalted station?" Hereto Alaeddin replied, "O my mother, thou speakest to the point and hast reminded me aright and 'tis meet that I revolve in mind the whole of thy remindings. But, O my mother, the love of Princess Badr al-Budur hath entered into the core of my heart; nor can I rest without I win her. However, thou hast also recalled to me a matter which I forgot and 'tis this emboldeneth me to ask his daughter of the King. Albeit thou, O my mother, declarest that I have no gift which I can submit to the Sultan, as is the wont of the world, yet in very sooth I have an offering and a present whose equal, O my mother, I hold none of the Kings to possess; no, nor even aught like it. Because verily that which I deemed glass or crystal was nothing but precious stones and I hold that all the Kings of the World have never possessed any thing like one of the smallest thereof. For, by frequenting the jeweller-folk, I have learned that they are the costliest gems and these are what I brought in my pockets rrom the Hoard, whereupon, an thou please, compose thy mind. We flave in our house a bowl of China porcelain; so arise thou and fetch it, that I may fill it with these jewels, which thou shalt carry as a gift to the King, and thou shalt stand in his presence and solicit him for my requirement. I am certified that by such means the matter will become easy to thee; and, if

188

Page 189: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

thou be unwilling, O my mother, to strive for the winrung of my wish as regards the Lady Badr al-Budur, I know thou that surely I shall die. Nor do thou imagine that I this gift is of aught save the costliest of stones and be assured, O my mother, that in my many visits to the Jewellers' Bazar I have observed the merchants selling for sums man's judgment may not determine jewels whose beauty is not worth one quarter carat of what we possess; seeing which I was certified that ours are beyond all price. So arise, O my mother, as I bade thee and bring me the porcelain bowl aforesaid, that I may arrange therein some of these gems and we will see what semblance they show." So she brought him the China bowl saying in herself, "I shall know what to do when I find out if the words of my child concerning these jewels be soothfast or not;" and she set it before her son who pulled the stones out of his pockets and disposed them in the bowl and ceased not arranging therein gems of sorts till such time as he had filled it. And when it was brimful she could not fix her eyes firmly upon it; on the contrary, she winked and blinked for the dazzle of the stones and their radiance and excess of lightning-like glance; and her wits were bewildered thereat; only she was not certified of their value being really of the enormous extent she had been told. Withal she reflected that possibly her son might have spoken aright when he declared that their like was not to be found with the Kings. Then Alaeddin turned to her and said,"Thou hast seen, O my mother, that this present intended for the Sultan is magnificent, and I am certified that it will procure for thee high honour with him and that he will receive thee with all respect. And now, O my mother, thou hast no excuse; so compose thy thoughts and arise; take thou this bowl and away with it to the palace." His mother rejoined,"O my son, 'tis true that the present is high-priced exceedingly and the costliest of the costly; also that according to thy word none owneth its like. But who would have the boldness to go and ask the Sultan for his daughter, the Lady Badr al-Budur? I indeed dare not say to him:—I want thy daughter! when he shall ask me:—What is thy want? for know thou, O my son, that my tongue will be tied. And, granting that Allah assist me and I embolden myself to say to him:—My wish is to be-come a connection of thine through the marriage of thy daughter the Lady Badr al-Budur, to my son Alaeddin, they will surely decide at once that I am demented and will thrust me forth in disgrace and despised. I will not tell thee that I shall thereby fall into danger of death, for 'twill not be I only but thou likewise. However, O my son, of my regard for thine inclination, I needs must embolden myself and hie thither;yet, O my child, if the King receive me and honour me on account of the gift and enquire of me what thou desirest, and in reply I ask of him that which thou de-sirest in the matter of thy marriage with his daughter, how shall I answer him and he ask me, as is man's wont, What estates hast thou, and what income? And perchance, O my son, he will question me of this before questioning me of thee." Alaeddin replied, " 'Tis not possible that the Sultan should make such demand what rime he considereth the jewels and their magnificence; nor is it meet to think of such things as these which may never occur. Now do thou hut arise and set before him this present of precious stones and ask of him his daughter for me, and sit not yonder making much of the difficulty in thy fancy. Ere this thou hast learned, O mother mine, that the Lamp which we possess hath become to us a stable income and that whatso I want of it the same is supplied to me; and my hope is that by means thereof I shall learn how to answer the Sultan should he ask me of that thou sayest."Then Alaeddin and his mother fell to talking over the subject all that night long and when morning morrowed, the dame arose and heartened her heart, especially as her son had expounded to her some little of the powers of the Lamp and the virtues thereof; to wit, that it would supply all they required of it. Alaeddin, however, seeing his parent take courage when he explained to her the workings of the Lamp, feared lest she might tattle to the folk thereof; so he said to her, "O my mother, beware how thou talk to any of the properties of the Lamp and its profìt, as this is our one great good. Guard thy thoughts lest thou speak over much concerning it before others, whoso they be; haply we shall lose it and lose the boon fortune we

189

Page 190: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

possess and the benefits we expect.for that 'tis of him." His mother replied, "Fear not therefor, O my son," and she arose and took the bowl full of jewels, which she wrapped up in a fine kerchief, and went forth betimes that she might reach the Divan ere it bacame crowded. When she passed into the Palace, the levée not being fully attended, she saw the Wazirs and sundry of the Lords of the land going into the presence-room and after a short time, when the Divan was made complete by the Ministers and high Officials and Chieftains and Emirs and Grandees, the Sultan appeared and the Wazirs made their obeisance and likewise did the Nobles and the Notables. The King seated himself upon the throne of his kingship, and all present at the levée stood before him with crossed arms awaiting his commandment to sit; and, when they received it, each took his place according to his degree; then the claimants came before the Sultan who delivered sentence, after his wonted way, until the Divan was ended, when the King arose and withdrew into the palace and the others all went their ways. And when Alaeddin's mother saw the throne empty and the King passing into his Harem, she also wended her ways and returned home. But as soon as her son espied her, bowl in hand, he thought that haply something untoward had befallen her, but he would not ask of aught until such time as she had set down the bowl, when she acquainted him with that had occurred and ended by adding, "Alhamdolillah,—laud to the Lord!—O my child, that I found courage enough and secured for my-self standing-place in the levée this day; and, albe I dreaded to bespeak the King yet (Inshallah!) on the morrow I will address him. Even to-day were many who, like myself, could not get audience of the Sultan. But be of good cheer, O my son, and to-morrow needs must I bespeak him for thy sake; and what happened not may happen." When Alaeddin heard his parent's words, he joyed with excessive joy; and, although he expected the matter to be managed hour by hour, for excess of his love and longing to the Lady Badr al-Budur yet he possessed his soul in patience. They slept well that night and betimes next morning the mother of Alaeddin arose and went with her bowl to the King's court which she found closed. So she asked the people and they told her that the Sultan did not hold a levée every day but only thrice in the se'nnight; wherefor she determined to return home; and, after this, whenever she saw the court open she would stand before the King until the reception ended and when it was shut she would go to make sure thereof; and this was the case for the whole month. The Sultan was wont to remark her presence at every levée, but, on the last day when she took her station, as was her wont, before the Council, she allowed it to dose and lacked boldness to come forwards and speak even a syllable. Now as the King having risen was making for his Harem accompanied bythe Grand Wizar, he turned to him and said, "O Wazir, during the last six or seven levée days I see yonder old woman present herself at every reception and I also note that she always carrieth a something under her mantilla. Say me, hast thou, O Wazir, any knowledge of her and her intention?" "O my lord the Sultan," said the other, "verily women be weakly of wits, and haply this goodwife cometh hither to complain before thee against her goodman or some of her people." But this reply was far from satisfying the Sultan; nay, he bade the Wazir, in case she should come again, set her before him; and forthright the Minister placed hand on head and exclaimed, "To hear is to obey, O our lord the Sultan!" Now one day of the days, when she did according to her custom, the Sultan cast his eyes upon her as she stood before him, and said to the Grand Vizir, "This be the very woman whereof I spake to thee yeste-day, so do thou straightway bring her before me, that I may see what be her suit and fulfil her need." Accordingly, the Minister at once introduced her and when in the presence she saluted the King by kissing her finger tips and raising them to her brow; and, praying for the Sultan s glory and continuance and the permanence of his prosperity, bussed ground before him. Thereupon, quoth he, "O woman, for sundry days I have seen thee attend the levée sans a word said; so tell me an thou have any requirement I may grant." She kissed ground a second time and after blessing him.answered,

190

Page 191: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

"Yea, verily, as thy head liveth, O King of the Age, I have a want; but first of all, do thou deign grant me a promise of safety that I may prefer my suit to the ears of our lord the Sultan; for haply thy Highness may find it a singular." The King, wishing to know her need, and being a man of unusual mildness and clemency, gave his word for her immunity and bade forthwith dismiss all about hìm, remaining without other but the Grand Wazir. Then he turned towards his suppliant and said, "Inform me ofthy suit: thou hast the safeguard of Allah Almighty." "O King of the Age,"replied she,"I also require of thee pardon;"and quoth he, "Allah pardon thee even as I do." Then, quoth she, "O our lord the Sultan, I have a son, Alaeddin hight; and he, one day of the days, having heard the crier com-manding all men to shut shop and shun the streets, for that the Lady Badr al-Budur, daughter of the Sultan, was going to the Hammam, felt an uncontrollable longing to look upon her, and hid himself in a stead whence he could sight her tight well, and that place was behind the door of the Baths. When she entered he beheld her and considered her as he wished, and but too well; for, since the time he looked upon her, O King of the Age, unto this hour, life hath not been pleasant to him. And he hath required of me that I ask her to wife for him from thy Highness, nor could I drive this fancy from his mind because love of her hath mastered his vitals and to such degree that he said to me: Know thou, O mother mine, that an I win not my wish surely I shall die. Accordingly I hope that thy Highness will deign be mild and merciful and pardon this boldness on the part of me and my child and refrain to punish us therefor." When the Sultan heard her tale he regarded her with kindness and, laughing aloud, asked her, "What may be that thou carriest and what be in yonder kerchief?" And she seeing the Sultan laugh in lieu of waxing wroth at her words, forthright opened the wrapper and set before him the bowl of jewels, whereby the audience-hall was illumined as it were by lustres and candelabra; and he was dazed and aimazed at the radiance of the rare gems, and he fell to marvelling at their size and beauty and excellence and cried, "Never at all until this day saw I anything like these jewels for size and beauty and excellence: nor deem I that there be found in my treasury a single one like them." Then he turned to his Minister and asked, "What sayest thou, O Wazir? Tell me, hast thou seen in thy time such mighty fine jewels as these?" The other answered, "Never saw I such, O our lord the Sultan, nor do I think that there be in the treasures of my lord the Sultan the fellow of the least thereof." The King resumed, "Now indeed whoso hath presented to me such jewels meriteth to become bridegroom to my daughter, Badr al-Budur; because, as far as I see, none is more deserving of her than he." When the Wazir heard the Sultan's words he was tongue-tied with concern and he grieved with sore grief, for the King had promised to give the Princess in marriage to his son; so after a little while he said, "O King of the Age, thy Highness deigned promise me that the Lady Badr al-Budur should be spouse to my son; so 'tis but tight that thine exalted Highness vouchsafe us a delay of three months, during which rime, Inshallah! my child may obtain and present an offering yet costlier than this." Accordingly the King, albeit he knew that such a thing could not be done, or by the Wazir or by the greatest of his Grandees, yet of his grace and kindness granted him the required delay. Then he turned to the old woman, Alaeddin's mother, and said, "Go to thy son and tell him I have pledged my word that my daughter shall be in his name; only 'tis needful that I make the requisite preparations of nuptial forniture for her use; and 'tis only meet that he take patience for the next three months."Receiving this reply, Alaeddin's mother thanked the Sultan and blessed him; then, going forth in hottest baste, as one flying for joy, she went home; and when her son saw her entering with a smiling face, he was gladdened at the sign of good news.especially because she had returned without delay as on the past days, and had not brought back the bowl. Presently he asked her saying,"Inshallah, thou bearest me, O my mother, glad tidings; and peradventure the jewels and their value have wrought their work and belike thou hast been kindly received by the King and he hath shown thee grace and hath given ear to thy

191

Page 192: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

request?" So she told him the whole tale, how the Sultan had entreated her well and had marvelled at the extraordinary size of the gems and their surpassing water as did also the Wazir, adding, "And he promised that his daughter should be thine. Only, O my child, the Wazir spake of a secret contract made with him by the Sultan before he pledged himself to me and, after speaking privily, the King put me off to the end of three months: therefore I have become fearful lest the Wazir be evilly disposed to thee and perchance he may attempt to change the Sultan's mind." When Alaeddin heard his mother's words and how the Sultan had promised him his daughter, deferring, however, the wedding until after the third month, his mind was gladdened and he rejoiced exceedingly and said, "Inasmuch as the King hath given his word after three months (well, it is a long rime!), at all events my gladness is mighty great." Then he thanked his parent, showing her how her good work had exceeded her toil and travail; and said to her, "By Allah, O my mother, hitherto I was as 'twere in my grave and therefrom thou hast withdrawn me; and I praise Allah Almighty because I am at this moment certified that no man in the world is happier than I or more fortunate." Then he took patience until two of the three months had gone by. Now one day of the days his mother fared forth about sundown to the Bazar that she might buy somewhat of oil; and she found I all the market shops fast shut and the whole city decorated, and the folk placing waxen tapers and flowers at their casements; and she beheld the soldiers and household troops , and Aghas riding in procession and flambeaux and lustres flaming and flaring, and she wondered at the marvellous sight and the glamour of the scene. So she went in to an oilman's store which stood open still and bought her need ofhìm and said, "By thy life, O uncle, tell me what be the tidings in town this day, that people have made all these decorations and every house and market-street are adorned and the troops all stand on guard?" The oilman asked her, "O woman, I suppose thou art a stranger and not one of this city?" and she answered, "Nay, I am thy townswoman." He rejoined, "Thou a townswoman, and yet wottest not that this very night the son of the Grand Wazir goeth in to theùdy Badr al-Budur, daughter of the Sultan! He is now in the Hammam and all this power of soldiery is on guard and standing under arms to await his coming forth, when I they will bear him in bridal procession to the palace where the Princess expecteth him." As the mother of Alaeddin heard these words, she grieved and was distraught in thought and perplexed how to inform her son of this sorrowfiil event, well knowing that the poor youth was looking.hour by hour, to the end of the three months. But she returned straightway home to him and when she entered she said, "O my son, I would give thee certain tidings, yet hard to me will be the sorrow they shall occasion thee." He cried, "Let me know what be thy news;" and she replied, "Verily the Sultan hath broken his promise to thee in the matter of the Lady Badr al-Budur, and this very night the Grand Wazir's son goeth in to her. And for some time, O my son, I have suspected that the Minister would change the King's mind, even as I told thee how he had spoken privily to him before me." Alaeddin asked, "How learnedst thou that the Wazir's son is this night to pay his first visit to the Princess?" So she told him the whole tale, how when going to buy oil she had found the city decorated and the eunuch-officials and Lords of the land with the troops under arms awaiting the bridegroom from the Baths; and that the first visit was appointed for that very night. Hearing this Alaeddin was seized with a fever of jealousy brought on by his grief: however, after a short while he remembered the Lamp and, recovering his spirits said, "By thy life, O my mother, do thou believe that the Wazir's son will not enjoy her as thou thinkest. But now leave we this discourse and arise thou and serve up supper and after eating let me retire to my own chamher and all will be well and happy." After he had supped Alaeddin retired to his chamher and, locking the door, brought out the Lamp and rubbed it, whenas forthright appeared to him its Familiar who said,"Ask whatso thou wantest, for I am thy Slave and Slave to him who holdeth the Lamp in hand; I and all the Slaves of the Lamp." He replied, "Hear me! I prayed the Sultan

192

Page 193: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

for his daughter to wife and he plighted her to me after three months; but he hath not kept his word; nay, he hath given her to the son of the Wazir and this very night the bridegroom will go in to her. Therefore I command thee (an thou be a trusty Servitor to the Lamp) when thou shalt see bride and bridegroom bedded together this night, at once take them up and bear them hither abed; and this be what I want of thee." The Marid replied, "Hearing and obeying; and if thou have other service but this, do thou demand of me all thou desirest." Alaeddin rejoined,"At the present rime I require naught save that I bade thee do." Hereupon the Slave disappeared and Alaeddin returned to pass the rest of the evening with his mother. But at the hour when he knew that the Servitor would be corning, he arose and retired to his chamher and after a little while, behold, the Marid came bringing to him the newly-wedded couple upon their bridal-bed. Alaeddin rejoiced to see them with exceeding joy; then he cried to the Slave,"Carry yonder gallows-bird hence and lay him at full length in the privy." His bidding was done straightway; but, before leaving him, the Slave blew upon the bridegroom a blast so cold that it shrivelled him and the plight of the Wazir's son became piteous. Then the Servitor returning to Alaeddin said to him, "An thou require aught else, inform me thereof;" and said the other, "Return a-morn that thou mayest restore them to their stead;" whereto, "I hear and obey" quoth the Marid and evanished. Presently Alaeddin arose, hardly believing that the affair had been such a success for him; but whenas he looked upon the Lady Badr al-Budur lying under his own roof, albeit he had long burned with her love yet he preserved respect for her and said, "O Princess of fair ones, think not that I brought thee hither to minish thy honour. Heaven forfend! Nay 'twas only to prevent the wrong man enjoying thee, for that thy sire the Sultan promised thee to me. So do thou rest in peace." When the Lady Badr al-Budur, daughter of the Sultan, saw herself in that mean and darksome lodging, and heard Alaeddin's words, she was seized with fear and trembling and waxed clean distraught; nor could she return aught of reply. Presently the youth arose and stripping off his outer dress placed a scymitar between them and lay upon the bed beside the Princess; and he did no villain deed, for it sufficed him to prevent the consummation of her nuptials with the Wazir's son. On the other hand the Lady Badr al-Budur passed a night the evillest of all nights; nor in her born days had she seen a worse; and the same was the case with the Minister’s son who lay in the chapel of case and who dared not stir for the fear of the Jinni which over-whelmed him. As soon as it was morning the Slave appeared before Alaeddin, without the Lamp being rubbed, and said to him, "O my lord, an thou require aught; command me therefor, that I may do it upon my head and mine eyes." Said the other, "Go, take up and carry the bride and bridegroom to their own apartment;" so the Servitor did his bidding in an eye-glance and bore away the pair, and placed them in the palace as whilome they were and without their seeing any one; but both died of affright when they found themselves being transported from stead to stead. And the Marid had barely time to set them down and wend his ways ere the Sultan came on a visit of congratulation to his daughter; and, when the Wazir's son heard the doors thrown open, he sprang straightway from his couch and donned his dress for he knew that none save the King could enter at that hour.Yet it was exceedingly hard for him to leave his bed wherein he wished to warm himself a trifle after his cold night in the water-closet which he had lately left. The Sultan went in to his daughter Badr al-Budur and kissing her between the eyes gave her good morning and asked her of her bridegroom and whethershe was pleased and satisfied with him. But she returned no reply whatever and looked at him with the eye of anger and, although he repeated his words again and again, she held her peace nor bespake him with a single syllable. So the King quitted her and, going to the Queen, informed her of what had taken place between him and his daughter; and the mother, unwilling to leave the Sultan angered with their child, said to him, "O King of the Age, this be thecustom of most newly-married couples at least during their first days of marriage, for that they are bashful and somewhat coy. So deign thou excuse her and after a

193

Page 194: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

little while she will again become herself and speak with the folk as before, whereas now her shame, O King of the Age, keepeth her silent. However 'tis my wish to fare forth and see her." Thereupon the Queen arose and donned her dress; then, going to her daughter, wished her good morning and kissed her between the eyes.Yet would the Princess make no answer at all, whereat quoth the Queen to herself, "Doubtless some strange matter hath occurred to trouble her with such trouble as this." So she asked her saying, "O my daughter, what hath caused this thy case? Let me know what hath betided thee that, when I come and give thee good morning, thou hast not a word to say to me?" Thereat the Lady Badr al-Budur raised her head and said, "Pardon me, O my mother, 'twas my duty to meet thee with all respect and worship, seeing that thou hast honoured me by this visit. However, I pray thee to hear the cause of this my condition and see how the night I have just spent hath been to me the evillest of the nights. Hardly had we lain down, O my mother, than one whose form I wot not uplifted our bed and transported it to a darksome place, fulsome and mean." Then the Princess related to the Queen-mother all that had befallen her that night; how they had taken away her bridegroom, leaving her Ione and lonesome, and how after a while came another youth who lay beside her, in lieu of her bridegroom, after placing his scymitar between her and himself; "and in the morning" (she continued) "he who carried us off returned and bore us straight back to our own stead. But at once when he arrived hither he left us and suddenly my sire the Sultan entered at the hour and moment of our coming and I had nor heart nor tongue to speak him withal, for the stress of the terror and trembling which came upon me. Haply such lack of duty may have proved sore to him, so I hope, O my mother, that thou wilt acquaint him with the cause of this my condition and that he will pardon me for not answering him and blame me not, but rather accept my excuses." When the Queen heard these words of Princess Badr al-Budur, she said to her, "O my child, compose thy thoughts. An thou tell such tale before any, haply shall he say:—Verily, the Sultan's daughter hath lost her wits. And thou hast done right well in not choosing to recount thine adventure to thy father; and beware and again I say beware, O my daughter, lest thou inform him thereof." The Princess replied, "O my mother,! have spoken to thee like one sound in senses nor have I lost my wits: this be what befel me and, if thou believe it not because coming from me, ask my bridegroom." To which the Queen replied, "Rise up straightway, O my daughter, and banish from thy thoughts such fancies as these; and robe thyself and come forth to glance at the bridal feasts and festivities they are making in the city for the sake of thee and thy nuptials; and listen to the drumming and the singing and look at the decorations all intended to honour thy marriage, O my daughter." So saying, the Queen at once summoned the tirewomen who dressed and prepared the Lady Badr al-Budur; and presently she went in to the Sultan and assured him that their daughter had suffered during all her wedding-night from swevens and nightmare and said to him, "Be not severe with her for not answering thee." Then the Queen sent privily for the Wazir's son and asked of the matter, saying, "Tell me, are these words ofthe Lady Badr al-Budur soothfast or not?" But he, in his fearof losing his bride out of hand, answered, "O my lady, I have no knowledge of that whereof thou speakest." Accordingly the mother made sure that her daughter had seen visions and dreams.The marriage-feasts lasted throughout thatday with Almahs and singers and the smiting of allmanner instruments of mirth and merriment, while the Queen and theWazir and his son strave right strenuously to enhance the festivities that the Princess might enjoy herself; and that day they left nothing of what exciteth to pleasure unrepresented in her presence, to the end that she might forget what was in her thoughts and derive increase of joyance. Yet did naught of this take any effect upon her; nay, she sat in silence, sad of thought, sore perplexed at what had be-fallen her during the last night. It is true that the Wazir's son had suffered even more because he had passed his sleeping hours lying in the water-closet: he, however, had falsed the

194

Page 195: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

story and had cast out remembrance of the night; in the first place for his fear of losing his bride and with her the honour of a connection which brought him such excess of consideration and for which men envied him so much; and, secondly, on account of the wondrous loveliness of the Lady Badr al-Budur and her marvellous beauty. Alaeddin also went forth that day and looked at the merry-makings which extended throughout the city as well as the palace and he fell a-laughing, especially when he heard the folk prating of the high honour which had accrued to the son of theWazir and the prosperity of his fortunes in having become son-in-law to the Sultan and the high consideration shown by the wedding fêtes. And he said in his mind, "Indeed ye wot not, O ye miserables, what befel him last night that ye envy him!" But after darkness fell and it was time for sleep, Alaeddin arose and, retiring to his chamber, rubbed the Lamp, whereupon the Slave incontinently appeared and was bidden to bring him the Sultan's daughter together with her bridegroom as on the past night ere the Wazir's son could abate her maidenhead. So the Marid without stay or delay evanished for a little while until the appointed time, when he returned carrying the bed whereon lay the Lady Badr al-Budur and the Wazir's son; and he did with the bridegroom as he had done before, to wit, he took him and lay him at full length in the jakes and there left him dried up for excess of fear and trembling. Then Alaeddin arose, and placing the scymitar between himself and the Princess, lay down beside her; and when day broke the Slave restored the pair to their own place, leaving Alaeddin filled with delight at the state of the Minister's son. Now when the Sultan woke up amorn he resolved to visit his daughter and see if she would treat him as on the past day; so shaking off his sleep he sprang up and arrayed himself in his raiment and, going to the apartment of the Princess bade open the door. Thereat the son of the Wazir arose forthright and came down from his bed and began donning his dress whilst his ribs were wrung with cold; for when the King entered the Slave had but just brought him back. The Sultan, raising the arras, drew near his daughter as she lay abed and gave her good morning; then kissing her between the eyes, he asked her of her case. But he saw her looking sour and sad and she answered him not at ali, only glowering at him as one in anger and her plight was pitiable. Hereat the Sultan waxed wroth with her for that she would not reply and he suspected that something evil had befallen her, whereupon he bared his biade and cried to her, brand in hand, saying, "What be this hath betided thee? Either acquaint me with what happened or this very moment I will take thy life! Is such conduct the token of honour and respect I expect of thee, that I address thee and thou answerest me not a word?" When the Lady Badr al-Budur saw her sire in high dudgeon and the naked glaive in his grip, she was freed from her fear of the past, so she raised her head and said to him, "O my beloved father, be not wroth with me nor be hasty in thy hot passion, for I am excusable in what thou shalt see of my case. So do thou lend an ear to what occurred to me and well I wot that after hearing my account of what befel to me during these two last nights, thou wilt pardon me and thy Highness will be softened to pitying me even as I claim of thee affection for thy child." Then the Princess informed her father of all that had betided her adding, "O my sire, an thou believe me not, ask my bridegroom and he will recount to thy Highness the whole adventure; nor did I know either what they would do with him when they bore him away from my side or where they would place him." When the Sultan heard his daughter's words, he was saddened and his eyes brimmed with tears; then he sheathed his sabre and kissed her saying, "O my daughter, wherefore didst thou not Tellme what happened on the past night that I might have guarded thee from this torture and terror which visited thee a second time? But now 'tis no matter. Rise and cast out all such care and to-night I will set a watch to ward thee nor shall any mishap again make thee miserable." Then the Sultan returned to his palace and straightway bade summon the Grand Wazir and asked him, as he stood before him in his service, "O Wazir, how dost thou look upon this matter? Haply thy son hath informed thee of what occurred to him and to my daughter." The Minister replied, "O

195

Page 196: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

King of the Age, I have not seen my son or yesterday or to-day" Hereat the Sultan told him all that had afflicted the Princess, adding, " 'Tis my desire that thou at once seek tidings of thy son concerning the facts of the case: peradventure of her fear my daughter may not be fiilly aware of what really befel her; withal I hold all her words to be truthful." So the Grand Wazir arose and, going forth, bade summon his son and asked him anent all his lordhad told him whether it be true or untrue.The youth replied, "O my father the Wazir, Heaven forbid that the Lady Badr al-Budur speak falsely: indeed all she said was sooth and these two nights proved to us the evillest of our nights instead of being nights of pleasure and marriage-joys.But what befel me was the greater evil because, instead ofsleeping abed wth my bride, I lay in the wardrobe, a black hole, frightful, noisome of stench, truly damnable; and my ribs were bursten with cold." In fine, the young man told his father the whole tale, adding'as he ended it, "O dear father mine, I implore thee to speak with the Sultan that he may set me free from this marriage.Yes, indeed 'tis a high honour for me to be the Sultan's son-in-law and especially the love of the Princess hath gotten hold of my vitals; but I have no strength left to endure a single mght like unto these two last." The Wazir, hearing the words of his son, was saddened and sorrowful exceedingly, for it was his design to advance and promote his child by makinghim son-in-law to the Sultan. So he became thoughtful and perplexed about the affair and the device whereby to man-age it, and it was sore grievous for him to break off the marriage, it having been a rare enjoyment to him that he had fallen upon such high good fortune. Accordingly he said, "Take patience, O my son, until we see what may happen this night, when we will set watchmen to ward you; nor do thou give up the exalted distinction which hath fallen to none save to thyself." Then the Wazir left him and, returning to the sovran, reported that all told to him by the Lady Badr al-Budur was a true tale; whereupon quoth the Sultan, "Since the affair is on this wise, we require no delay" and he at once ordered all the rejoicings to cease and the marriage to be broken off. This caused the folk and the citizens to marvel at the matter, especially when they saw the Grand Wazir and his son leaving the palace in pitiable plight for grief and stress of passion; and the people fell to asking, "What hath happened and what is the cause of the wedding being made nuli and void?" Nor did any know aught of the truth save Alaeddin the lover who claimed the Princess's hand, and he laughed in his sleeve. But even after the marriage was dissolved, the Sultan forgot nor even re-called to mind his promise made to Alaeddin's mother; and the same was the case with the Grand Wazir, while neither had any inkling of whence befel them that which had befallen. So Alaeddin patiently awaited the lapse of the three months after which the Sultan had pledged himself to give him to wife his daughter; but, soon as ever the term came, he sent his mother to the Sultan for the purpose of requiring him to keep his covenant. So she went to the palace and when the King appeared in the Divan and saw the old woman standing before him, he remembered his promise to her concerning the marriage after a term of three months, and he turned to the Minister and said "O Wazir, this be the ancient dame who presented me with the jewels and to whom we pledged our word that when the three months had elapsed we would summon her to our presence before all others." So the Minister went forth and fetched her and when she went in to the Sultan's presence she saluted him and prayed for his glory and permanence of prosperity. Hereat the King asked her if she needed aught, and she answered, "O King of the Age, the three months' term thou assignedst to me is finished, and this is thy rime to marry my son Alaeddin with thy daughter, the Lady Badr al-Budur." The Sultan was distraught at this demand, especially when he saw the old woman's pauper condition, one of the meanest of her kind; and yet the offering she had brought to him was of the most magnificent, far beyond his power to pay the price. Accordingly, he turned to the Grand Wazir and said, "What device is there with thee? In very sooth I did pass my word, yet meseemeth that they be pauper folk and not persons of high condition." The Grand Wazir, who was dying of envy and who was especially saddened by what had befallen his

196

Page 197: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

son, said to himself, "How shall one like this wed the King's àughter and my son lose this highmost honour?" Accordingly, he answered his Sovran speaking privily, "O my lord, 'tis an easy matter to keep off a poor devii such as this, for he is not worthy that thy Highness give his daughter to a fellow whom none knoweth \vhat he may be?" "By what means," enquired the Sultan, "shall we put off the man when I pledged my promise; and the word of the Kings is their bond?" Replied theWazir, "O my lord, my rede is that thou demand of him forty platters made of pure sand-gold and rull of gems (such as the woman brought thee afore-time), with forty white slave-girls to carry the platters and forty black eunuch-slaves." The King rejoined, "By Allah, O Wazir, thou hast spoken to the purpose, seeing that such thing is not possible and by this way we shall be freed." Then quoth he to Alaeddin s mother, "Do thou go and tell thy son that I am a man of my word even as I plighted it to him, but on condition that he have power to pay the dower of my daughter; and that which I require of him is a settlement consisting of two score platters of virgin gold, all brimming with gems the like of those thou broughtest to me, and as many white handmaids to carry them and two score black eunuch-slaves to serve and escort the bearers. And thy son avail hereto I will marry him with my daughter." Thereupon she returned home wagging her head and saying in her mind, "Whence can my poor boy procure these platters and such jewels? And granted that he return to the Enchanted Treasury and pluck them from the trees which, however, I hold impossible; yet given that he bring them whence shall he come by the girls and the blacks?" Nor did she leave communing with herself till she reached her home, where she found Alaeddin awaiting her, and she lost no time in saying, "O my son, did I not tell thee never to fancy that thy power would extend to the Lady Badr al-Budur, and that such a matter is not possible to folk like ourselves?" "Recount to me the news," quoth he; so quoth she, "O my child, verily the Sultan received me with all honour according to his custom and, meseemeth his intentions towards us be friendly. But thine enemy is that accursed Wazir; for, after I addressed the King in thy name as thou badest me say:—In very sooth the promised term is past, adding:—'Twere well an thy Highness would deign issue commandment for the espousals of thy daughter the Lady Badr al-Budur to my son Alaeddin, he turned to and addressed the Minister who answered privily, after which the Sultan gave me his reply." Then she enumerated the King's demand and said, "O my son, he indeed expecteth of thee an instant reply; but I fancy that we have no answer for him." When Alaeddin heard these words he laughed and said, "O my mother, thou affirmest that we have no answer and thou deemest the case difficult exceedingly; but compose thy thoughts and arise and bring me somewhat we may eat; and, after we have dined, an the Compassionate be willing, thou shalt see my reply. Also the Sultan thinketh like thyself that he hath demanded a prodigious dower in order to divert me from his daughter, whereas the fact is that he hath required of me a matter far less than I expected. But do thou fare forth at once and purchase the provision and leave me to procure thee a reply." So she went out to fetch her needful from the Bazar and Alaeddin retired to his chamher and taking the Lamp rubbed it, when forthright appeared to him its Slave and said, "Ask, O my lord, whatso thou wantest." The other replied, "I have demanded of the Sultan his daughter to wife and he hath required of me forty bowls of purest gold each weighing ten pounds and all to be fìlled with gems such as we fmd in the Gardens of the Hoard; furthermore, that they be borne on the heads of as many white handmaids, each attended by her black eunuch-slave, also forty in full rate; so I desire that thou bring all these into my presence." "Hearkening and obeying, O my lord," quoth the Slave and, dis-appearing for the space of an hour or so, presently returned bringing the platters and jewels, handmaids and eunuchs; then, setting them before him the Marid cried, "This be what thou demandedst of me: declare now and thou want any matter or service other than this."Alaeddin rejoined," I have need of naught else; but, an I do, I will summon thee and let thee know." The Slave now

197

Page 198: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

disappeared and, after a little while, Alaeddin's mother returned home and, on entering the house, saw the blacks and the handmaids. Hereat she wondered and exclaimed,"All this proceedeth from the Lamp which Allah perpetuate to my son!" But ere she doffed her mantilla Alaeddin said to her, "O my mother, this be thy time before the Sultan enter his Serraglio-palace do thou carry to him what he required and wend thou with it at once, so may he know that I avail to supply all he wanteth and yet more; also that he is beguiled by his Grand Wazir and the twain imagined vainly that they would baf-fle me." Then he arose forthright and opened the house-door, when the handmaids and blackamoors paced forth in pairs, each girl with her eunuch beside her, until they crowded the quarter, Alaeddin's mother foregoing them. And when the folk of that ward sighted such mighty fine sight and marvellous spectacle, all stood at gaze and they considered the forms and figures of the handmaids marvelling at their beauty and loveliness, for each and every wore robes inwrought with gold and studded with jewels, no dress being worth less than a thousand dinars. They stared as intently at the bowls and albeit these were covered with pieces of brocade, also orfrayed and dubbed with precidili stones,yet the sheen outshot from them dulled the shineof sun. Then Alaeddin's mother walked forwards and all the handmaids and eunuchs paced behind her in the best of ordinance and disposition, and the citizens gathered to gaze at the beauty of the damsels, glorifying God the Most Great, until the train reached the palace and entered it accompanied by the tailor's widow. Now when the Aghas and Chamberlains and Army-officers beheld them, all were seized with surprise, notably by seeing the handmaids who each and every would ravish the reason of an anchorite, And albeit the royal Chamberlains and Officials were men of family, the sons of Grandees and Emirs, yet they could not but especially wonder at the costly dresses of the girls and the platters borne upon their heads; nor could they gaze .at them open-eyed by reason of the exceeding bril-liance and radiance. Then the Nabobs went in and reported to the King who forthright bade admit them to the presence-chamber, and Alaeddin's mother went in with them.When they stood before the Sultan, all saluted him with every sign of respect and worship and prayed for his glory and prosperity; then they set down from their heads the bowls at his feet and, having removed the brocade covers, rested with arms crossed behind them. The Sultan wondered with exceeding wonder and was distraught by the beauty of the handmaids and their loveliness which passed praise; and his wits were wildered when he considered the golden bowls brimful of gems which captured man's vision, and he was perplexed at the marvel until he became, like the dumb, unable to utter a syllable for the excess ofhis wonder. Also his sense was stupefìed the more when he bethought him that within an hour or so all these treasures had been collected. Presently he commanded the slave-girls to enter, with what loads they bore, the dower of the Princess; and, when they had done his bidding Alaeddin's mother came forward and said to the Sultan, "O my lord, this be not much wherewith to honour the Lady Badr al-Budur, for that she meriteth these things multiplied times manifold." Hereat the Sovran turned to the Minister and asked,"What sayest thou, O Wazir? is not he who could produce such wealth in a time so brief, is he not, I say, worthy to become the Sultan’s son-in-law and take the King's daughter to wife?" Then the Minister (although he marvelled at these riches even more than did the Sultan), whose envy was killing him and growing greater hour by hour, seeing his liege lord satisfìed with the moneys and the dower and yet being unable to fight against fact, made answer,"'Tis not worthy of ber." Withal he fell to devisinga device against the King that he might withhold the Lady Badr al-Budur from Alaeddin and accordingly he continued,"O my liege, the treasures of the universe all of them are not worth a nail-paring of thy daughter: indeed thy Highness hath prized these things overmuch in compari-son with her." When the King heard the words of his Grand Wazir, he knew that the speech was prompted by excess of

198

Page 199: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

envy, so turning to the mother of Alaeddin he said, "O woman, go to thy son and tell him that I have accepted of him the dower and stand to my bargain, and that my daughter be his bride and he my son-in-law: furthermore, bid him at once make act of presence that I may become familiar with him: he shall see naught from me save all honour and consideration, and this night shall be the beginning of the marriage-festivities. Only, as I said to thee, let him come to me and tarry not." Thereupon Alaeddin's mother returned home with the speed of the stormwinds that she might hasten her utmost to congratulate her son; and she flew with joy at the thought that her boy was about to become son-in-law to the Sultan. After her departure the King dismissed the Divan and, entering the palace of the Princess, bade them bring the bowls and the handmaids before him and before her, that she also might impeci them. But when the Lady Badr al-Budur considered the jewels, she waxed distraught and cried, "Meseemeth that in the treasuries of the world there be not found one jewel rivalling these jewels." Then she looked at the handmaids and marvelled at their beauty and loveliness, and knew that all this came from her new bridegroom who had sent them in her service. So she was gladdened, albeit she had been grieved and saddened on account of her former husband, the Wazir's son, and she rejoiced with exceeding joy when she gazed upon the damsels and their charms; nor was her sire, the Sultan, less pleased and inspirited when he saw his daughter relieved of all her mourning and melancholy and his own vanished at the sight of her enjoyment. Then he asked her, "O my daughter, do these things divert thee? Indeed I deem that this suitor of thine be more suitable to thee than the son of the Wazir; and right soon, (Inshallah!) O my daughter, thou shalt have fuller joy with him." Such was the case with the King; but as regards Alaeddin, as soon as he saw his mother entering the house with face laughing for stress of joy he rejoiced at the sign of glad tidings and cried, "To Allah alone be lauds! Perfected is all I desired." Rejoined his mother, "Be gladdened at my good news, O my son, and hearten thy heart and cool thine eyes for the winning of thy wish. The Sultan hath accepted thine offering, I mean the moneys and the dower of the Lady Badr al-Budur, who is now thine affianced bride; and, this very night, O my child, is your marriage and thy first visit to her; for the King, that he might assure me of his word, hath proclaimed to the world thou art his son-in-law and promised this night to be the night of going in. But he also said to me:—Let thy son come hither forthright that I may become familiar with him and receive him with all honour and worship. And now here am I, O my son, at the end of my labours: happen whatso may happen the rest is upon thy shoulders." Thereupon Alaeddin arose and kissed his mother's hand and thanked her, enhancing her kindly service: then he left her and entering his chamher took the Lamp and rubbed it when, lo and behold! its Slave appeared and cried, "Adsum! Ask whatso thou wantest." The young man replied, " 'Tis my desire that thou take me to a Hammam whose like is not in the world; then, fetch me a dress so costly and kingly that no royalty ever owned its fellow." The Marid replied, "I hear and I obey," and carried him to Baths such as were never seen by the Kings of the Chosroes, for the building was all of alabaster and camelian and it contained marvellous limnings which captured the sight; and the great hall was studded with precious stones. Not a soul was therein but, when Alaeddin entered, one of the Jann in human shape washed him and bathed him to the best of his desire. Alaeddin, after having been washed and bathed, left the Baths and went into the great hall where he found that his old dress had been removed and replaced by a suit of the most precious and princely. Then he was served with sherbets and ambergris'd coffee and, after drinking, he arose and a party of black slaves came for-wards and clad him in the costliest of clothing, then perfumed and fumigated him. It is known that Alaeddin was the son of a tailor, a pauper, yet now would none deem him to be such; nay, all would say, "This be the greatest that is of the progeny of the Kings: praise be to Him who changeth and who is not changed! "Presently came the Jinni and lifting him up bore him to his

199

Page 200: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

home and asked, "O my lord, tell me hast thou aught of need?" He answered, “Yes, 'tis my desire that thou bring me eight and forty Mamelukes, of whom two dozen shall forego me and the rest follow me, the whole numher with their warchargers and clothing and accoutrements; and all upon them and their steeds must be of naught save of highest worth and the costliest, such as may not be found in treasuries of the Kings. Then fetch me a stallion fit for the riding of the Chosroes and let his forniture, all thereof, be of gold crusted with the fmest gems: fetch me also eight and forty thousand dinars that each white slave may carry a thousand gold pieces. 'Tis now my intent to fare to the Sultan, so delay thou not, for that without all these requisites whereof I bespake thee I may not visit him. Moreover set before me a dozen slave-girls unique in beauty and dight with the most magnifìcent dresses, that they wend with my mother to the royal palace; and let every handmaid be robed in raiment that befitteth Queen's wearing." The Slave replied,"To bear is to obey;"and, disappearing for an eye-twinkling, brought all he was bidden bring and led by hand a stallion whose rivai was not amongst the Arabian Arabs, and its saddle cloth was of splendid brocade gold-inwrought. Thereupon, without stay or delay, Alaeddin sent for his mother and gave her the garments she should wear and committed to her charge the twelve slave-girls forming her suite to the palace. Then he sent one of the Mamelukes, whom the Jinni had brought, to see if the Sultan had left the Serraglio or not. The white slave went forth lighter than the lightning and returning in like haste, said, "O my lord, the Sultan awaiteth thee!" Hereat Alaeddin arose and took horse, his Mamelukes riding a-van and arcar of him, and they were such that all must cry, "Laud to the Lord who created them and clothed them with such beauty and loveliness."And they scattered gold amongst the crowd in front of their master who surpassed them all in comeliness and seemlihead nor needest thou ask concerning the sons of the Kings,—praise be to the Bountiful, the Eternal! All this was of the virtues of the Wonderful Lamp, which, whoso possessed, him it gifted with fairest favour and finest figure, with wealth and with wisdom. The folk admired Alaeddin’s liberality and exceeding generosity and all were distraught seeing his charms and elegance, his gravity and his good manners, they glorifìed the Creator for this noble creation, they blessed him each and every and, albeit they knew him for the son of Such-anone, the tailor, yet no man envied him; nay, all owned that he deserved his great good fortune. Now the Sultan had assembled the Lords of the land and, informing them of the promise he had passed to Alaeddin, touching the marriage of his daughter, had bidden them await his approach and then go forth, one and all, to meet him and greet him. Hereupon the Emirs and Wazirs, the Chamberlains, the Nabobs and the Army-offlcers took their stations expecting him at the palace gate. Alaeddinwould fain have dismounted at the outer entrance; but one of the Nobles, whom the King had deputed for such duty, approached him and said, "O my lord, 'tis the Royal Command that thou enter riding thy steed nor dismount except at the Divan-door." Then they all forewent him in a body and conducted him to the appointed place where they crowded about him, these to hold his stirrup and those supporting him on either side whilst others took him by the hands and helped him dismount; after which all the Emirs and Nobles preceded him into the Divan and led him close up to the royal throne. Thereupon the Sultan came down forthright frorn his seat of estate and, forbidding him to buss the carpet, embraced and kissed and seated him to the right of and beside himself. Alaeddin did whatso is suitable, in the case of the Kings, of salutation and offering of blessings, and said, "O our lord the Sultan, indeed the generosity of thy Highness demanded that thou deign vouchsafe to me the hand of thy daughter, the Lady Badr al-Budur, albeit I undeserve the greatness of such gift, I being but the humblest of thy slaves. I pray Allah grant thee prosperity and perpetuance; but in very sooth, O King, my tongue is helpless to thank thee for the fullness of the favour, passing all measure, which thou hast

200

Page 201: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

bestowed upon me. And I hope of thy Highness that thou wilt give me a piece of ground fitted for a pavilion which shall besit thy daughter, the Lady Badr al-Budur." The Sultan was struck with admiration when he saw Alaeddin in his princely suit and looked upon him and considered his beauty and loveliness, and noted the Mamelukes standing to serve him in their comeliness and seemlihead; and stìll his marvel grew when the mother of Alaeddin approached him in costly raiment and sumptuous, clad as though she were a Queen, and when he gazed upon the twelve hand-maids standing before her with crossed arms and with all worship and reverence doing her service. He also considered the eloquence of Alaeddin and his delicacy of speech and he was astounded thereat, he and all his who were present at the levée. Thereupon fire was kindled in the Grand Wazir's heart for envy of Alaeddin until he was like to die: and it was worse when the Sultan, after hearing the youth's succession of prayers and seeing his high dignity of de-meanour, respectful withal, and his eloquence and elegance of language, clasped him to his bosom and kissed him and cried, "Alas, O my son, that I have not enjoyed thy converse before this day!" He rejoiced in him with mighty great joy and straightway bade the music and the bands strike up; then he arose and, taking the youth led him into the palace where supper had been prepared and the Eunuchs at once laid the tables. So the Sovran sat down and seated his son-in-law on his right side and the Wazirs and-high officials and Lords of the land took places each according to his degree, whereupon the bands played and a mighty fine marriage-feast was dispread in the palace. The King now applied himself to making friendship with Alaeddin and conversed with the youth, who answered him with all courtesy and eloquence, as though he had been bred in the palaces of the kings or he had lived with them his daily lifè. And the more the talk was prolonged between them, the more did the Sultan s pleasure and delight increase, hearing his son-in-law s readiness of reply and his sweet flow of language. But after they had eaten and drunken and the trays were removed, the King bade summon the Kazis and witnesses who presently attended and knitted the knot and mote out the contract-writ between Alaeddin and the Lady Badr al-Budur. And presently the bridegroom arose and would have fared forth, when his father-in-law with-lield him and asked, "Whither away, O my child? The bride-fètes have begun and the marriage is made and the rie is tied and the writ is written." He replied, "O my lord the King, 'tis my desire to edify, for the Lady Badr al-Budur, a pavilion befitting her station and high degree, nor can I visit her before so doing. But, Inshallah! the building shall be finished within the shortest time, by the utmost endeavour of thy slave and by the kindly regard of thy Highness; and, although I do (yes indeed!) long to enjoy the society of the Lady Badr al-Budur, yet 'tis incumbent on me first to serve her and it becometh me to set about the work forthright." "Look around thee, O my son," replied the Sultan, "for what ground thou deemest suitable to thy design and do thou take all things into thy hands; but I deem the best for thee will be yonder broad plain facing my palace; and, if it please thee, build thy pavilion there-upon." "And this," answered Alaeddin, "is the sum of my wishes that I may be nearhand to thy Highness." So saying he farewelled the King and took horse, with his Mamelukes riding before him and behind him, and all the world blessed him and cried, "By Allah he is deserving," until such time as he reached his home. Then he alighted from his stallion and repairing to his chamber, rubbed the Lamp and behold, the Slave stood before him and said, "Ask, O my lord, whatso thou wantest;" and Alaeddin rejoined, "I require thee of a service grave and important which thou must do for me, and 'tis that thou build me with all urgency a pavilion fronting the palace of the Sultan; and it must be a marvel for it shall be provided with every requisite, such as royal furniture and so forth."The Slave replied, "To bear is to obey" and evanished and, before the next dawn brake, returned to Alaeddin and said, "O my lord, the pavilion is finished to the fullest of thy fancy; and, if thou wouldst inspect it, arise forthright and fare with me." Accordingly, he

201

Page 202: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

rose up and the Slave carried him in the space of an eye-glance to the pavilion which, when Alaeddin looked upon it, struck him with surprise at such building, all its stones being of jasper and alabaster, Sumaki-marble and mosaic-work. Then the Slave led him into the treasury which was full of all manner of gold and silver and costly gems, not to be counted or computed, priced or estimated. Thence to another place, where Alaeddin saw all requisites for the table, plates and dishes, spoons and ladies, basins and covers, cups and tasses, the whole of precious metal: thence to the kitchen, where they found the kitcheners provided with their needs and cooking bat-teries, likewise golden and silvern; thence to a warehouse piled up with chests full-packed of royal raiment, stuffs that captured the reason, such as gold-wrought brocades from India and China and kimcobs or orfrayed cloths; thence to many apartments replete with appointments which beggar description; thence to the stables containing coursers whose like was not to be met with amongst the kings of the universe; and, lastly, they went to the harness-rooms all hung with housings, costly saddles and other furniture, everywhere studded with pearls and precious stones. And all this was the work of one night. Alaeddin was wonder-struck and astounded by that magnificent display of wealth which not even the mightiest monarch on earth could produce; and more so to see his pavilion fully provided with eunuchs and handmaids whose beauty would seduce a saint. Yet the prime marvel of the pavilion was an upper kiosque or belvedere of four-and-twenty Windows all made of emeralds and rubies and other gems; and one window remained unfmished at the requirement of Alaeddin that the Sultan might prove him impotent to complete it. When the youth had inspected the whole edifice, he was pleased and gladdened exceedingly: then, turning to the Slave he said, "I require of thee still one thing which is yet wanting and whereof I had forgotten to tell thee.""Ask, O my lord, thy want," quoth the Servitor; and quoth the other,"! demand of thee a carpet of the primest brocade all gold-inwrought which, when unrolled and outstretched, shall extend hence to the Sultan's palace in order that the Lady Badr al-Budur may, when coming hither, pace upon it and not tread common earth." The Slave departed for a short while and said on his return,"O my lord, verily that hich thou demandest is here." Then he took him and showed him a carpet which wildered the wits, and it ex tended from palace to pavilion; and after this the Servitor bore offAlaeddin and set him down in his own home. Now day was brightening so the Sultan rose from his sleep and throwing open the casement looked out and espied, opposite his palace, a palatial pavilion ready edifìed. Thereupon he fell to rubbing his eyes and opening them their widest and considering the scene, and he soon was certified that the new edifice was mighty fine and grand enough to bewilder the wits. Moreover, with amazement as great he saw the carpet dispread between palace and pavilion: like their lord also the royal doorkeepers and the household, one and all, were dazed and amazed at the spectacle. Meanwhile the Wazir came in and, as he entered, espied the newly-builded pavilion and the carpet, whereat he also wondered; and, when he went in to the Sultan the twain fell to talking on this marvellous matter with great surprise at a sight which distracted the gazer and attracted the heart. They said finally,"In very truth, of this pavilion we deem that none of the royalties could build its fellow;" and the King, turning to the Minister, asked him, "Hast thou seen now that Alaeddin is worthy to be the husband of the Princess my daughter? Hast thou looked upon and considered this right royal building, this magnifìcence of opulence, which thought of man can not contain?" But the Wazir in his envy of Alaeddin replied, "O King of the Age, indeed this foundation and this building and this opulence may not be save by means of magic nor can any man in the world, be he the richest in good or the greatest in governance, avail to found and finish in a single night such edifice as this." The Sultan rejoined,"! am surprised to see in thee how thou dost continually harp on evil opinion of Alaeddin; but I hold that 'tìs caused by thine envy and jealousy. Thou wast present when I gave him the ground at his own prayer for a place whereon

202

Page 203: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

he might build a pavilion wherein to lodge my daughter, and I myself favoured him with a site for the same and that too before thy very face. But however that be, shall one who could send me as dower for the Princess such store of such stones whereof the kings never obtained even a few, shall he, I say, be unable to edify an edifice like this?" When the Wazir heard the Sultan's words, he knew that his lord loved Alaeddin exceedingly; so his envy and malice increased; only, as he could do nothing against the youth, he sat sileni and impotent to return a reply. But Alaeddin seeing that it was broad day, and the appointed time had come for his repairing to the palace (where his wedding was being celebrated and the Emirs and Wazirs and Grandees were gathered together about the Sultan to be present at the ceremony), arose and rubbed the Lamp, and when its Slave appeared and said, "O my lord, ask whatso thou wantest, for I stand before thee and at thy service," said he, "I mean forthright to seek the palace, this day being my wedding-festival and I want thee to supply me with ten thousand dinars. "The Slave evanished for an eye-twinkling and returned bringing the moneys, when Alaeddin took horse with his Mamelukes a-van and arcar and passed on his way, scattering as he went gold pieces upon the lieges until all were fondly affected towards him and his dignity was enhanced. But when he drew near the palace, and the Emirs and Aghas and Army-officers who were standing to await him noted his approach, they hastened straightway to the King and gave him the tidings thereof; whereupon the Sultan rose and met his son-in-law and, after embracing and kissing him, led him still holding his hand into his own apartment where he sat down and seated him by his right side. The city was all decorated and music rang through the palace and the singers sang until the King bade bring the noon-meal, when the eunuchs and Mamelukes hastened to spread the tables and trays which are such as are served to the kings. Then the Sultan and Alaeddin and the Lords of the land and the Grandees of the realm took their seats and ate and drank until they were satisfied. And it was a mighty fine wedding in city and palace and the high nobles all rejoiced therein and the commons of the kingdom were equally gladdened, while the Governors of provinces and Nabobs of districts flocked from far regions to witness Alaeddin's marriage and its processions and festivities. The Sultan also marvelled in his mind to look at Alaeddin's mother and recall to mind how she was wont to visit him in pauper plight, while her son could command all this opulence and magnificence. And when the spectators, who crowded the royal palace to enjoy the wedding-feasts, looked upon Alaeddin's pavilion and the beauties of the building, they were seized with an immense surprise that so vast an edifice as this could be reared on high during a single night; and they blessed the youth and cried, "Allah gladden him! By Allah, he deserveth all this! Allah bless his days!" When dinner was done, Alaeddin rose and, farewelling the Sultan, took horse with his Mamelukes and rode to his own pavilion that he might prepare to receive therein his bride, the Lady Badr al-Budur. And as he passed, all the folk shouted their good wishes with one voice and their words were, "Allah gladden thee! Allah increase thy glory. Allah grant thee length of life!" while immense crowds of people gathered to swell the marriage procession and they conducted him to his new home, he showering gold upon them during the whole time. When he reached his pavilion, he dismounted and walked in and sat him down on the divan, whilst his Mamelukes stood before him with arms afolded; also after a short delay they brought him sherbets and, when these were drunk, he ordered his white slaves and handmaids and eunuchs and all who were in the pavilion to make ready for meeting the Lady Badr al-Budur. Moreover, as soon as mid-afternoon came and the air had cooled and the great heat of the sun was abated, the Sultan bade his Army-officers and Emirs and Wazirs go down into the Maydan-plain whither he likewise rode. And Alaeddin also took horse with his Mamelukes, he mounting a stallion whose like was not among the steeds of the Arab al-Arba, and he showed his horsemanship in the hippodrome and so played with the Jarid that none could withstand him, while his bride sat gazing upon him from the latticed balcony of her bower and, seeing in him such beauty and

203

Page 204: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

cavalarice, she fell headlong in love of him and was like to fly for joy. And after they had ringed their horses on the Maydan and each had displayed whatso he could of horsemanship, Alaeddin proving himself the best man of all, they rode in a body to the Sultan's palace and the youth also returned to his own pavilion. But when it was evening, the Wazirs and Nobles took the bridegroom and, falling in, escorted him to the royal Hammam (known as the Sultani), when he was bathed and perfumed. As soon as he came out he donned a dress more magnificent than the former and took horse with the Emirs and the soldier-officers riding before him and forming a grand cortège, wherein four of the Wazirs bore naked swords round about him. All the citizens and the strangers and the troops marched before him m ordered throng carrying wax candles and kettle drums and pipes and other instruments of mirth and merriment, until they conducted him to his pavilion. Here he alighted and walking in took his seat and seated the Wazirs and Emirs who had escorted him, and the Mamelukes brought sherbets and sugared drinks, which they also passed to the people who had followed in his train. It was a world of folk whose tale might not be told; withal Alaeddin bade his Mamelukes stand without the pavilion-doors and shower gold upon the crowd. When the Sultan returned from the Maydan-plain to his palace he ordered the household, men as well as women, straightway to Form a cavalcade for his daughter, with all ceremony, and bear her to her bride-groom's pavilion. So the nobles and soldier-officers, who had followed and escorted the bridegroom, at once mounted, and the handmaids and eunuchs went forth with wax candles and made a mighty fine procession for the Lady Badr al-Budur and they paced on preceding her till they entered the pavilion of Alaeddin whose mother walked beside the bride. In front of the Princess also fared the wives of the Wazirs and Emirs, Grandees and Notables, and in attendance on her were the eight and forty slave-girls presented to her aforetime by her bridegroom, each hending in hand a huge cierge scented with camphor and ambergris and set in a candlestick of gem-studded gold. And reaching Alaeddin's pavilion they led her to her bower in the upper storey and changed her robes and enthroned her; then, as soon as the displaying was ended, they accom-panied her to Alaeddin's apartments and presently he paid her the first visit. Now his mother was with the bride and, when the bridegroom came up and did off her veil, the ancient dame fell to considering the beauty of the Princess and her loveliness; and she looked around at the pavilion which was all litten up by gold and gems besides the manifold candelabra of precious metals encrusted with emeralds and jacinths; so she said in her mind, "Once upon a time I thought the Sultan's palace mighty fine, but this pavilion is a thing apart; nor do I deem that any of the greatest Kings or Chosroes attained in his day to aught like thereof; also am I certified that all the world could not build anything evening it." Nor less did the Lady Badr al-Budur fall to gazing at the pavilion and marvelling for its magnificence. Then the tables were spread and they all ate and drank and were gladdened; after which fourscore damsels came before thern each holding in hand an instrument of mirth and merriment; then they deftly moved their finger-tips and touched the strings smiting them into song, most musical, most melancholy, till they rent the hearts of the hearers. Hereat the Princess increased in marvel and quoth she to herself, "In all rny life ne'er heard I songs like these," till she forsook food, the better to listen. And at last Alaeddin poured out for her wine and passed it to her with his own hand; so great joy and jubilee went round amongst them and it was a notable night, such an one as Iskandar, Lord of theTwo Horns, had never spent in his time. When they had fmished eating and drinking and the tables were removed from before them, Alaeddin arose and went in to his bride.1 As soon as morning morrowed he left his bed and the treasurer brought him a costly suit and a mighty fine, of the most sumptuous robes worn by the kings. Then, after drinking coffee flavoured with am-bergris, he ordered the horses be saddled and, mounting with his Mamelukes before and behind him, rode to the Sultan's palace and on his entering its court the eunuchs went in and reported his coming to their lord. When the

204

Page 205: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Sultan heard of Alaeddin s approach, he rose up forthright to receive him and embraced and kissed him as though he were his own son: then, seating him on his right, he blessed and prayed for him, as did the Wazirs and Emirs, the Lords of the land and the Grandees of the realm. Presently, the King commanded bring the morning-meal which the attendante served up and all broke their fast together, and when they had eaten and drunken their sufEciency and the tables were removed by the eunuchs, Alaeddin turned to the Sultan and said, "O my lord, would thy Highness deign honour me this day at dinner, in the house of 1. 'The exceptional reserve of this and other descriptions makes M. H. Zotenberg suspect that the tale was written for one of the Mameluke Princesses: I own to its modesty but I doubt that such virtue would hive recommended it to the dames in question.—BURTON's NOTE.the Lady Badr al-Budur thy beloved daughter, and come accompa-nied by all thy Ministers and Grandees of the reign?" The King replied (and he was delighted with his son-in-law,) "Thou art surpassing in liberality, O my son!" Then he gave orders to all invited and rode forth with them (Alaeddin also riding beside him) till they reached the pavilion and as he entered it and considered its construction, its ar-chitecture and its stonery, all jasper and camelian, his sight was dazed and his wits were amazed at such grandeur and magnifìcence of opulence. Then turning to the Minister he thus addressed him, "What sayest thou? Tell me hast thou seen in all thy time aught like this amongst the mightiest of earth's monarchs for the abundance of gold and gems we are now beholding?" The Grand Wazir replied, "O my lord the King, this be a feat which cannot be accomplished by might of monarch amongst Adam's sons; nor could the col-lected peoples of the universal world build a palace like unto this; nay, even builders could not be found to make aught resembling it, save (as I said to thy Highness) by force of sorcery." These words certified the King that his Minister spake not except in envy and jealousy of Alaeddin, and would stablish in the royal mind that all this splendour was not made of man but by means of magic and with the aid of the Black Art. So quoth he to him, "Suffice thee so much, O Wazir: thou hast none other word to speak and well I know what cause urgeth thee to say this say." Then Alaeddin preceded the Sultan till he conducted him to the upper Kiosque where he saw its skylights, Windows and latticed casements and jalousies wholly made of emeralds and rubies and other costly gems; whereat his mind was perplexed and his wits were bewildered and his thoughts were distraught. Presently he took to strolling round the Kiosque and solacing himself with these sights which captured the vision, till he chanced to cast a glance at the window which Alaeddin by design had left unwrought and not finished like the rest; and, when he noted its lack of completion, he cried, "Woe and well-away for thee, O window, because of thine imperfection;"and, turning to his Minister he asked, "Knowest thou the reason of leaving incomplete this win dow and its framework?" The Wazir said, "O my lord, I conceive that the want of finish in this window resulteth from thy Highness having pushed on Alaeddin's marriage and he lacked the leisure to complete it." Now at that time, Alaeddin had gone in to his bride, the Lady Badr al-Budur, to inform her of her father's presence; and, when he re- turned, the King asked him, "O my son what is the reason why the window of this Kiosque was not made perfect?" "O King of the Age, seeing the suddenness of my wed-ding," answered he, "I failed to fìnd artists for finishing it." Quoth the Sultan, "I have a mind to complete it myself;" and quoth Alaeddin, "Allah perpetuate thy glory, O thou the King; so shall thy memory endure in thy daughter's pavilion." The Sultan forthright bade summon jewellers and goldsmiths and ordered them be supplied from the treasury with all their needs of gold and gems and noble ores; and, when they were gathered together he commanded them to complete the work stili wanting in the Kiosque-window. Meanwhile the Princess came forth to meet her sire the Sultan who noticed, as she drew near, her

205

Page 206: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

smiling face; so he embraced her and kissed her, then led her to the pavilion and all entered in a body. Now this was the time of the noon-day meal and one table had been spread for the Sovran, his daughter and his son-in-law and asecond for the Wazirs, the Lords of the land, the Grandees of the realm, the Chief Officers of the host, the Chamberlains and the Nabobs. The King took seat between the Princess and her husband; and, when he put forth his hand to the food and tasted it, he was struck with surprise by the flavour ofthe dishes and their savoury and sumptuous cooking. Moreover, there stood before him the four-score damsels each and every saying to the fìlli moon, "Rise that I may seat myself in thy stead!" All held instru-ments of mirth and merriment and they tuned the same and deftly moved their finger-tips and smote the strings into song, most musical, most melodious, which expanded the mourner's heart. Hereby the Sultan was gladdened and rime was good to him and for high enjoyment he exclaimed, "In very sooth the thing is beyond the compassof King and Kaysar." Then they fell to eating and drinking; and the cup went round until they had drunken enough, when sweetmeats and fruits of sorts and other such edibles were served, the dessert being laid out in a different salon whither they removed and enjoyed of these pleasures their sufficiency. Presently the Sultan arose that he might see if the produce of his jewellers and goldsmiths favoured that of the pavilion; so he went upstairs to them and inspected their work and how they had wrought; but he noted a mighty great difference and his men were far from being able to make any thing like the rest of Alaeddin s pavilion. They informed him how all the gems stored in the Lesser Treasury had been brought to them and used by them but that the whole had proved insufficient; wherefor he bade open the Greater Treasury and gave the workmen all they wanted of him. Moreover he allowed them, an it sufficed not, to take the jewels wherewith Alaeddin had gifted him. They carried off the whole and pushed on their labours but they found the gems fai! them, albeit had they not finished half the part wanting to the Kiosque-window. Here-with the King commanded them to seize all the precious stones owned by the Wazirs and Grandees of the realm;but, although they did his bidding, the supply still fell short of their requirements. Next morning Alaeddin arose to look at the jewellers' work and remarked that they had not finished a moiety of what was wanting to the Kiosque-window: so he at once ordered them to undo all they had done and restore the jewels to their owners. Accordingly, they pulled out the precious stones and sent the Sultan’s to the Sultan and theWazirs' to the Wazirs. Then the jewellers went to the King and told him of what Alaeddin had bidden; so he asked them, "What said he to you, and what was his reason and wherefore was he not content that the window be finished and why did he undo the work ye wrought?" They answered, "O our lord, we know not at all, but he bade us deface whatso we had done." Hereupon the Sultan at once called for his borse, and mounting, took the way pavilion-wards, when Alaeddin, after dismissing the goldsmiths and jewellers had retired into his closet and had rubbed the Lamp. Hereat straightway its Servitor appeared to him and said, "Ask whatso thou wantest: thy Slave is between thy hands;" and said Alaeddin, " 'Tis my desire that thou finish the window which was left unfinished." The Marid replied, "On my head be it and also upon mine eyes!" then he vanished and after a little while returned saying, "O my lord, verily that thou commandedst me do is completed." So Alaeddin went upstairs to the Kiosque and found the whole window in wholly finished state; and, whilst he was stili considering it, behold, a castrato came in to him and said, "O my lord, the Sultan hath ridden forth to visit thee and is passing through the pavilion-gate." So Alaeddin at once went down and received his father-in-law.The Sultan, on sighting his son-in-law, cried to him, "Wherefore, O my child, hast thou wrought on this wise and sufferedst not the jewellers to complete the Kiosque-window leaving in the pavilion an unfìnished place?" Alaeddin replied, "O King of the Age, I left it not imperfect save for a design of mine own; nor was I incapable of perfecting it nor could I purpose that thy

206

Page 207: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Highness should honour me with visiting a pavilion wherein was aught of deficiency. And, that thou mayest know I am not unable to make it perfect, let thy Highness deign walk upstairs with me and see if anything remain to be done therewith or not." So the Sultan went up with him and, entering the Kiosque, fell to looking right and left, but he saw no default at all in any of the Windows; nay, he noted that all were perfect. So he marvelled at the sight and embraced Alaeddin and kissed him, saying, "O my son, what be this singular feat? Thou canst work in a single night what in months the jewellers could not do. By Allah, I deem thou hast nor brother nor rival in this world." Quoth Alaeddin, "Allah prolong thy life and preserve thee to perpetuity! thy slave deserveth not this encomium;" and quoth the King, "By Allah, O my child, thou meritest all praise for a feat whereof all the artists of the world were incapable." Then the Sultan came down and entered the apartments of his daughter, the Lady Badr al-Budur, to take rest beside her, and he saw her joyous exceedingly at the glory and grandeur wherein she was; then, after reposing awhile he returned to his palace. Now Alaeddin was wont every day to thread the city-streets with his Mamelukes riding a-van and arcar of him showering rightwards and leftwards gold upon the folk; and all the world, stranger and neighbour.far and near, were fulfilled of his love for the excess of his liberality and generosity. Moreover he increased the pensions of the poor Religious and the paupers and he would dis-tribute alms to them with his own hand; by which good deed, he won high renown throughout the realm and most of the Lords of the land and Emirs would eat at his table: and men swore not at all save by his precious life. Nor did he leave faring to the chase and the Maydan-plain and the riding of horses and playing at javelin-play in presence of the Sultan; and, whenever the Lady Badr al-Budur beheld him disporting himself on the backs of steeds, she loved him much the more, and thought to herself that Allah had wrought her abundant good by causing to happen whatso happened with the son of the Wazir and by preserving her virginity intact for her true bridegroom, Alaeddin. Alaeddin won for himself day by day a fairer fame and a rarer report, while affection for him increased in the hearts of all the lieges and he waxed greater in the eyes of men. Moreover it chanced that in those days certain enemies took horse and attacked the Sultan, who armed and accounted an army to repel them and made Alaeddin commander thereof. So he marched with his men nor ceased marching until he drew near the foe whose forces were exceeding many; and, presently, when the action began he bared his brand and charged home upon the enemy.Then battle and slaughter befel and violent was the hurly-burly, but at last Alaeddin broke the hostile host and put all to flight, slaying the best part of them and pillaging their coin and cattle, property and possessions; and he despoiled them of spoils that could not be counted nor computed. Then he returned victorious after a noble victory and entered the capital which had decorated herself in his honour, of her delight in him; and the Sultan went forth to meet him and giving him joy embraced him and kissed him; and throughout the kingdom was held high festival with great joy and gladness. Presently, the Sovran and his son-in-law repaired to the pavilion where they were met by the Princess Badr al-Budur who rejoiced in her husband and, after kissing him between the eyes, led him to her apartments. After a time the Sultan also came and they sat down while the slave-girls brought them sherbets and confections which they ate and drank. Then the Sultan commanded that the whole kingdom be decorated for the trìumph of his son-in-law and his victory over the invader: and the subjects and soldiery and all the people knew only Allah in heaven and Alaeddin on earth; for that their love, won by his liberality, was increased by his noble horseman-ship and his successful battling for the country and putting to flight the foe. Such then was the high fortune of Alaeddin; but as regards the Maghrabi, the Magician, after re turning to his native country, he passed all this space of rime in bewailing what he had borne of toil and travail to win the Lamp and mostly that his trouble had gone vain and that the morsel when almost

207

Page 208: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

touching his lips had flown from his grasp. He pondered all this and mourned and reviled Alaeddin for the excess of his rage against him and at times he would exclaim, "For this bastard's death underground I am well satisfied and hope only that some time or other I may obtain the Lamp, seeing how 'tis yet safe." Now one day of the days he struck a table of sand and dotted down the figures and carefully considered their consequence; then he transferred them to paper that he might study them and make sure of Alaeddin's destruction and the safety of the Lamp preserved beneath the earth. Presently. he firmly stablished the sequence of the figures, mothers as well as daughters, but still he saw not the Lamp.Thereupon rage overrode him and he made another trial to he assured of Alaeddin's death; but he saw him not in the Enchanted Treasure. Hereat his wrath still grew, and it waxed greater when he ascertained that the youth had issued from underground and was now upon earth's surface alive and alert: furthermore, that he had become owner of the Lamp, for which he had himself endured such toil and travail and troubles as man may not bear save for so great an object. Accordingly quoth he to himself, "I have suffered sore pains and penalties which none else could have endured for the Lamp's sake in order that other than I may carry it off: and this Accursed hath taken it without diffìculty. And who knoweth an he wot the virtues of the Lamp, than whose owner none in the world should be wealthier? There is no help but that I work for his destruction." He then struck another geomantic table and examining the figures saw that the lad had won for himself unmeasurable riches and had wedded the daughter of his King; so of his envy and jealousy he was fired with the flame of wrath; and, rising without let or stay, he equipped himself and set forth for China-land, where he arrived in due season. Now when he had reached the King's capitai wherein was Alaeddin, he alighted at one of the Khans; and, when he had rested from the weariness of wayfare, he donned his dress and went down to wander about the streets, where he never passed a group without hearing them prate about the pavilion and its grandeur and vaunt the beauty of Alaeddin and his love-someness, his liberality and generosity, his fine manners and his good morals. Presently he entered an establishment wherein men were drinking a certain warm beverage; and going up to one of those who were loud in their lauds, he said to him, "O fair youth, who may be the man ye describe and commend?" "Apparently thou art a foreigner, O man," answered the other, "and thou comest from a far country; but, even this granted, how happeneth it thou hast not heard of the Emir Alaeddin whose renown, I fancy, hath filled the universe and whose pavilion, known by report to fat and near, is one of the Wonders of the World? How, then, never came to thine ears aught of this or the name of Alaeddin (whose glory and enjoyment our Lord increase!) and his fame?" The Moorman replied, "The sum of my wishes is to look upon this pavilion and, if thou wouldest do me a favour, prithee guide me thereunto, for I am a foreigner." The man rejoined, "To hear is to obey;" and, foregoing him, pointed out Alaeddin's pavilion whereupon the Maroccan fell to considering it and at once understood that it was the work of the Lamp. So he cried, "Ah! Ah! needs must I dig a pit for this Accursed, this son of a snip, who could not earn for himself even an evening meal: and, ifthe Fates abet me, I will assuredly destroy his life and send his mother back to spinning at her wheel, e'en as she was wont erewhiles to do." So saying, he returned to his caravanserai in a sore state of grief and melancholy and regret bred by his envy and hate of Alaeddin. He took his astrological gear and geomantic table to discover where might be the Lamp; and he found that it was in the pavilion and not uponAlaeddin's person. So he rejoiced thereat with joy exceeding and exclaimed, "Now indeed 'twill be an easy task to take the life of this Accursed and I see my way to getting the Lamp." Then he went to a coppersmith and said to him, "Do thou make me a set of lamps and take from me their fiall price and more; only I would have thee hasten to finish them." Replied the smith, "Hearing and obeying," and fell aworking to keep his word; and when they

208

Page 209: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

were ready the Moorman paid him what price he required; then taking them he carried them to the Khan and set them in a basket. Presently he began wandering about the highways and market-streets of the capital crying aloud, "Ho! who will exchange old lamps for new lamps?" But when the folk heard him cry on this wise, they derided him and said, "Doubtless this man is Jinn-mad, for that he goeth about offering new for old;" and a world followed him and the children of the quarter caught him up from place to place, laughing at him the while, nor did he forbid them or care for their maltreatment. And he ceased not strolling about the streets till he came under Alaeddin's pavilion, where he shouted with his loudest voice and the boys screamedat him, "A madman! A madman!" Now Destiny had decreed that the Lady Badr al-Budur be sitting in her Kiosque whence she heard one crying like a crier, and the children bawling at him; only she understood not what was goìng on; so she gave orders to one of her slave-girls saying,"Go thou and see who 'tis that crieth and what be his cry?" The girl fared forth and looked on when she beheld a man crying, "Ho! who will exchange old lamps for new lamps?" and the little ones pursuing and laughing at him; and is loudly laughed the Princess when this strange case was told to her. Now Alaeddin had carelessly left the lamp in his pavilion without hiding it and locking it up in his strong box;1 and one of the slave-girls who had seen it said,"O my lady, I think to have noticed, in the apartment of my lord Alaeddin, an old lamp: so let us give it in change for a new lamp to this man, and see if his cry be truth or lie." Whereupon the Princess said to the slave-girl, "Bring the old lamp which thou saidst to have seen in thy lord's apartment." Now the Lady Badr al-Budur knew naught of the Lamp and of the specialities thereof which had raised Alaeddin her spouse to such high degree and grandeur; and her only end and aim was to understand by experiment the mind of a man who would give in exchange the new for the old. So the handmaid fared forth and went up to Alaeddin's apartment and returned with the Lamp to her lady who, like all the others, knew nothing of the Maghrabi's cunning tricks and his crafty device. Then the Princess bade an Agha of the eunuchry go down and barter the old Lamp for a new lamp. So he obeyed her bidding and, after taking a new lamp from the man, he returned and laid it before his lady who looking at it and seeing that it was brand-new, fell to laughing at the Moorman's wits. But the Maroccan, when he held the article in hand and recognised it for the Lamp ofthe Enchanted Treasury, at once placed it in his breast-pocket and left all the other lamps to the folk who were bartering of him. Then he went forth running till he was clear of the city, when he walked leisurely over the level grounds and he took patience unti! night fell on him in desert ground where was none other but himself.

1 Nothing can be more improbable than this detail, but upon such abnormal situations almost all stories, even in our most modern "Society-novels," depend and the cause is clear—without them there would be no story. And the modern will, perhaps, suggest that "the truth was withheld for a higher purpose, for the working out of cer- tain ends."—BURTON's NOTE.

There he brought out the Lamp when suddenly appeared to him the Marid who said "Adsum! thy slave between thy hands is come: ask of me what so thou wantest." 'Tis my desire," the Moorman replied, "that thou upraise from its present place Alaeddin's pavilion with its inmates and all that be therein, not forgetting myself, and set it down upon my own land, Africa. Thou knowest my town and I want the building placed in the gardens hard by it." The Marid-slave replied, "Hearkening and obedience: dose thine eyes and open thine eyes whenas thou shalt find thyself together with the pavilion in thine own country." This was done; and, in an eye-twinkling, the Maroccan and the pavilion with all therein were transported to the African land. Such then was the work of the Maghrabi, the Magician; but now let us return to the Sultan and his son-in-law. It was the custom of the King, because of

209

Page 210: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

his attachment to and his affection for his daughter, every morning when he had shaken offsleep, to open the latticed casement and look out therefrom that he might catch sight of her abode. So that day he arose and did as he was wont. But when he drew near the latticed casement of his palace and looked out at Alaeddin's pavilion he saw naught; nay the site was smooth as a well-trodden highway and like unto what it had been aforetime; and he could find nor edifice nor offices. So astonishment clothed him as with a garment, and his wits were wildered and he began to rub his eyes, lest they be dimmed or darkened, and to gaze intently; but at last he was certified that no trace of the pavilion remained nor sign of its being; nor wist he the why and the wherefore of its dis-appearance. So his surprise increased and he smote hand upon hand and the tears trickled down his cheeks ove: his beard, for that he knew not what had become of his daughter. Then he sent out officials forthright and summoned the Grand Wazir who at once attended; and, seeing him in this piteous plight said, "Pardon, O King of the Age, may Allah avert from thee every ill! Wherefore art thou in such sorrow?" Exclaimed the Sovran, "Methinketh thou wottest not my case?" and quoth the Minister,"On no wise, O our lord: by Allah, I know of it nothing at all." "Then," resumed the Sultan, " 'tis manifest thou hast not looked this day in the direction of Alaeddin's pavilion." "True, O my lord," quoth the Wazir, "it must still be locked and fast shut;" and quoth the King, "Forasmuch as thou hast no inkling of aught, arise and look out at the window and see Alaeddin's pavilion whereof thou sayest 'tis locked and fast shut." The Minister obeyed his bidding but could not see anything, or pavilion or other place; so with mind and thoughts sore perplexed he returned to his liege lord who asked him, "Hast now learned the reason of my distress and noted yon locked-up palace and fast shut?" Answered the Wazir, "O King of the Age, erewhile I represented to thy Highness that this pavilion and these matters be all magical." Hereat the Sultan, fired with wrath, cried, "Where be Alaeddin?" and the Minister replied, "He hath gone a-hunting," when the King commanded without stay or delay sundry of his Aghas and Army-officers to go and bring to him his son-in-law chained and with pinioned elbows. So they fared forth until they found Alaeddin when they said to him, "O our lord Alaeddin, excuse us nor be thou wroth with us; for the King hath commanded that we carry thee before him pinioned and fettered, and we hope pardon from thee because we are under the royal orders which we cannot gainsay." Alaeddin, hearing these words, was seized with surprise and not knowing the reason of this remained tongue-tied for a time, after which he turned to them and asked, "O assembly, have you naught of knowledge concerning the motive of the royal mandate? Well I wot my soul to be innocent and that I never sinned against king or against kingdom." "O our lord," answered they, "we have no inkling whatever." So Alaeddin alighted from his horse and said to them, "Do ye whatso the Sultan bade you do, for that the King's command is upon the head and the eyes." The Aghas, having bound Alaeddin in bonds and pinioned his elbows behind his back, haled him in chains and carried him into the city. But when the lieges saw him pinioned and ironed, they understood that the Sultan purposed to strike off his head; and, forasmuch as he was loved of them exceedingly, all gathered together and seized their weapons; then, swarming out of their houses, followed the soldiery to see what was to do. And when the troops arrived with Alaeddin at the palace, they went in and informed the Sultan of this, whereat he forthright commanded the Sworder to cut off the head of his son-in-law. Now as soon as the subjects were aware of this order, they barricaded the gates and closed the doors of the palace and sent a message to the King saying,"At this very moment we will level thine abode over the heads of all it containeth and over thine own, if the least hurt or harm befal Alaeddin." So the Wazir went in and reported to the Sultan, "O King of the Age, thy commandment is about to seal the roll of our lives; and 'twere more suitable that thou pardon thy son-in-law lest there chance to us a

210

Page 211: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

sore mischance; for that the lieges do love him far more than they love us." Now the Sworder had already dispread the carpet of blood and, having seated Alaeddin thereon, had bandaged his eyes; moreover he had walked round him three several times awaiting the last orders of his lord, when the King looked out of the window and saw his subjects, who had suddenly attacked him, swarming up the walls intending to tear them down. So forthright he bade the Sworder stay his hand from Alaeddin and commanded the crier fare forth to the crowd and cry aloud that he had pardoned his son-in-law and re-ceived him back into favour. But when Alaeddin found himself free and saw the Sultan seated on his throne, he went up to him and said, "O my lord, inasmuch as thy Highness hath favoured me throughout my life, so of thy grace now deign let me know the how and the wherein I have sinned against thee?" "O traitor," cried the King, "unto this present I knew not any sin of thine;" then, turning to the Wazir he said,"Take him and make him look out at the window and after let him tell us where be his pavilion." And when the royal order was obeyed Alaeddin saw the place level as a well-trodden road, even as it had been ere the base of the building was laid, nor was there the faintest trace of edifice. Hereat he was astonished and perplexed knowing not what had occurred; but, when he returned to the presence, the King asked him, "What is it thou hast seen? Where is thy pavilion and where is my daughter, the core of my heart, my only child, than whom I have none other?" Alaeddin answered, "O King of the Age, I wot naught thereof nor aught of what hath befallen," and the Sultan rejoined, "Thou must know, O Alaeddin, I have pardoned thee only that thou go forth and look into this affair and enquire for me concerning my daughter; nor do thou ever show thyself in my presence except she be with thee; and, if thou bring her not, by the life of my head I will cut off the head of thee." The other replied, "To hear is to obey: only vouchsafe me a delay and respite of some forty days; after which, an I produce her not, strike offmy head and do with me whatso thou wishest." The Sultan said to Alaeddin, "Verily I have granted thee thy request, a delay of forty days; but think not thou canst fly from my hand, for I would bring thee back even if thou wert above the clouds instead of being only upon earth's sur-face." Replied Alaeddin, "O my lord the Sultan, as I said to thy Highness, an I fail to bring her within the term appointed, I will present myself for my head to be stricken off." Now when the folk and the lieges all saw Alaeddin at liberty, they rejoiced with joy exceeding and were de lighted for his release; but the shame of his treatment and bashfulness before his friends and the envious exultation of his foes had bowed down Alaeddin's head; so he went forth a-wandering through the city ways and he was perplexed concerning his case and knew not what had befallen him. He lingered about the capital for two days, in saddest state, wotting not what to do in order to fmd his wife and his pavilion, and during this time sundry of the folk privily brought him meat and drink. When the two days were done he left the city to stray about the waste and open lands outlying the walls, without a notion as to whither he should wend; and he walked on aimlessly until the path led him beside a river where, of the stress of sorrow that overwhelmed him, he abandoned himself to despair and thought of casting himself into the water. Being, however, a good Moslem who professed the unity of the Godhead, he feared Allah in his soul; and, standing upon the margin he prepared to perform the Wuzu-ablution. But as he was baling up the water in his right hand and rubbing his fmgers, it so chanced that he also rubbed the Ring. Hereat its Marid appeared and said to him, "Adsum! thy thrall between thy hands is come: ask of me whatso thou wantest." Seeing the Marid, Alaeddin rejoiced with exceeding joy and cried, "O Slave, I desire of thee that thou bring before me my pavilion and therein my wife, the Lady Badr al-Budur, together with all and everything it containeth." "O my lord," replied the Marid, " 'tis right hard upon me that thou demandest a service whereto I may not avail: this matter dependeth upon the Slave of the Lamp nor dare I

211

Page 212: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

even attempt it." Alaeddin rejoined, "Forasmuch as the matteris beyond thy competence, I require it not of thee,but atleast do thou take me up and set me down beside my pavilion in what land soever that may be." The Slave exclaimed, "Hearing and obeying, O my lord;" and, uplifting him high in air, within the space of an eye-glance set him down beside his pavilion in the land of Africa and upon a spot facing his wife's apartment. Now this was at fall of night yet one look enabled him to recognise his home; whereby his cark and care were cleared away and he recovered trust in Allah after cutting off all his hope to look upon his wife once more. Then he fell to pondering the secret and mysterious favours of the Lord (glorified be His omnipo-tence!); and how, after despair had mastered him the Ring had come to gladden him, and how, when all his hopes were cut off, Allah had deigned bless him with the services of its Slave. So he rejoiced and his melancholy left him; then, as he had passed four days without sleep for the excess ofhis cark and care and sorrow and stress of thought, he drew near his pavilion and slept under a tree hard by the building which (as we mentioned) had been set down amongst the gardens outlying the city of Africa. He slum-bered till Morning showed her face and, when awakened by the warbling of the small birds, he arose and went down to the bank of the river which flowed thereby into the city; and here he again washed hands and face and after finished his Wuzu-ablution. Then he prayed the dawn-prayer, and when he had ended his orisons he returned and sat down under the Windows of the Princess s bower. Now the Lady Badr al-Budur, of her exceeding sorrow for severance from her husband and her sire the Sultan, and for the great mishap which had happened to her from the Maghrabi, the Magician, the Accursed, was wont to rise during the rnurk preceding dawn and to sit in tears inasmuch as she could not sleep o' nights, and had forsworn meat and drink. Her favourite slave-girl would enter her chamher at the hour of prayer-salutation in order to dress her; and this time, by decree of Destiny, when she threw open the window to let her lady comfort and console herself by looking upon the trees and rills, and she herself peered out of the lattice, she caught sight of her master sitring below, and informed the Princess of this, saying, "O my lady! O my lady! here's my lord Alaeddin seated at the foot of the wall." So her mistress arose hurriedly and gazing from the casement saw him; and her husband raising his head saw her; so she saluted him and he saluted her, both being like to fly for joy. Presently quoth she, "Up and come in to me by the private postern, for now the Accursed is not here;" and she gave orders to the slave-girl who went down and opened for him. Then Alaeddin passed through it and was met by his wife, when they embraced and exchanged kisses with all delight until they wept for overjoy. After this they sat down and Alaeddin said to her, "O my lady, before all things 'tis my desire to ask thee a question. 'Twas my wont to place an old copper lamp in such a part of my pavilion, what became of that same?" When the Princess heard these words she sighed and cried, "O my dearling, 'twas that very Lamp which garred us fall into this calamity!" Alaeddin asked her, "How befel the affair?" and she answered by recounting to him all that passed, first and last, especially how they had given in exchange an old lamp for a new lamp, adding, "And next day we hardly saw one another at dawn before we found ourselves in this land, and he who deceived us and took the lamp by way of barter informed me that he had done the deed by might of his magic and by means of the Lamp; that he is a Moorman from Africa, and that we are now in his native country." When the Lady Badr al-Budur ceased speaking, Alaeddin resumed, "Tellme the intent of this Accursed in thy respect, also what he sayeth to thee and what be his will of thee?" She replied, "Every day he cometh to visit me once and no more: he would woo me to his leve and he sueth that I take him to spouse in lieu of thee and that I forget thee and be consoled for the loss of thee. And he telleth me that the Sultan my sire hath cut off my hus-band's head, adding that thou, the son of pauper parenti, wast by him enriched. And he sootheth me with

212

Page 213: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

talk, but he never seeth aught from me save weeping and wailing; nor hath he heard from me one sugar-sweet word." Quoth Alaeddin,"Tell me where he hath placed the Lamp an thou know anything thereof;" and quoth she, "He beareth it about on his body alway, nor is it possible that he leave it for a single hour; moreover once when he related what I have now recounted to thee, he brought it out of his breast-pocket and allowed me to look upon it." When Alaeddin heard these words, he joyed with exceeding joy and said, "O my lady, do thou lend ear to me. 'Tis my design to go from thee forthright and to return only after doffìng this my dress; so wonder not when thou see me changed, but direct one of thy women to stand by the private postern alway and, whenever she espy me coming, at once to open. And now I will devise a device whereby to slay this damned loon." Herewith he arose and, issuing from the pavilion-door, walked till he met on the way a Fellah to whom he said, "O man, take my attire and give me thy garments." But the peasant refused so Alaeddin stripped him of his dress perforce and donned it, leaving to the man his own neh gear by way of gift. Then he followed the high-way leading to the neighbouring city and entering it went to the Perfumers' Bazar where he bought of one some rarely potent Bhang, the son of a minute, paying two dinars for two drachms thereof and he returned in disguise by the same road till he reached the pavilion. Here the slave-girl opened to him the private postern where through he went in to the Lady Badr al-Budur. And said, "Hear me! I desire of thee that thou dress and dight thyself in thy best and thou cast off all outer show and semblance of care; also when the Accursed, the Maghrabi, shall visit thee, do thou receive him with a 'Welcome and fair welcome,' and meet him with smiling face and invite him to come and sup with thee. Moreover, let him note that thou hast forgotten Alaeddin thy beloved, likewise thy father; and that thou hast learned to love him with exceeding love, displaying to him all manner joy and pleasure. Then ask him for wine which must be red and pledge him to his secret in a significant draught; and, when thou hast given him two or three cups full and hast made him wax careless, then drop these drops into his cup and fill it up with wine: no sooner shall he drink of it than he will fall upon his back senseless as one dead." Hearing these words, the Princess exclaimed, ' 'Tis exceedingly sore to me that I do such deed; withal must I do it that we escape the defilement of this Accursed who tortured me by severance from thee and from my sire. Lawful and right therefore is the slaughter of this Accursed." Then Alaeddin ate and drank with his wife what hindered his hunger; then, rising without stay or delay, fared forth the pavilion. So the Lady Badr al-Budur summoned the tirewoman who robed and arrayed her in her fmest raiment and adorned her and perfumed her; and, as she was thus, behold, the accursed Maghrabi entered. He joyed much seeing her in such case and yet more when she confronted him, contrary to her custom, with a laughing face; and his love-longing increased and his desire to have her. Then she took him and, seating him beside her, said, "O my dearling, do thou (an thou be willing) come to me this night and let us sup together. Sufficient to me hath been my sorrow for, were I to sit mourning through a thousand years or even two thousand, Alaeddin would not return to me from the tomb; and I depend upon thy say of yesterday, to wit, that my sire the Sultan slew him in his stress of sorrow for severance from me. Nor wonder thou an I have changed this day from what I was yesterday; and the reason thereof is I have determined upon taking thee to friend and playfellow in lieu of and succession to Alaeddin, for that now I have none other man but thyself. So I hope for thy presence this night, that we may sup together and we may carouse and drink somewhat of wine each with other; and especially 'tis my desire that thou cause me taste the wine of thy natal soil, the African land, because be-like 'tis better than aught of the wine of China we drink: I have with me some wine but 'tis the growth of my country and I vehemently wish to taste the wine produced by thine." When the Maghrabi saw the

213

Page 214: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

love lavisht upon him by the Lady Badr al-Budur, and noted her change from the sorrowful, melancholy woman she was wont to be, he thought that she had cut off her hope of Alaeddin and he joyed exceedingly and said to her, "I hear and obey, O my lady, whatso thou wishest and all thou biddest. I have at home a jar of our country wine, which I have carefully kept and stored deep in earth for a space of eight years; and I will now fare and fill from it our need and will return to thee in all haste." But the Princess, that she might wheedle him the more and yet more, replied, "O my darling, go not thou, leaving me alone, but send one of the eunuchs to fill for us thereof and do thou remain sitting beside me, that I may fìnd in thee my consolation."He rejoined, "O my lady, none wotteth where the jar be buried save myself nor will I tarry from thee." So saying, the Moorman went out and after a short time he brought back as much wine as they wanted; whereupon quoth the Princess to him, "Thou hast been at pains and trouble to serve me and I have suffered for thy sake, O my beloved." Quoth he, "On no wise, O eyes of me; I hold myself enhonoured by thy service." Then the Lady Badr al-Budur sat with him at table, and the twain fell to eating and presently the Princess expressed a wish to drink, when the handmaid filled her a cup forthright and then crowned another for the Maroccan. So she drank to his long life and his secret wishes and he also drank to her life; then the Princess, who was unique in eloquence and delicacy of speech, fell to making a cup-companion of him and beguiled him by addressing him in the sweetest terms of hidden meaning. This was done only that he might become more madly enamoured of her, but the Maghrabi thought that it resulted from her true inclination for him; nor knew that it was a snare set up to slay him. So his long-ing fot her increased, and he was dying of love for her when he saw her address him in such tenderness of words and thoughts, and his head began to swim and all the world seemed as nothing in his eyes. But when they came to the last of the supper and the wine had mastered his brains and the Princess saw this in him, she said, "With us there be a custom throughout our country, but I know not an it be the usage of yours or not." The Moorman replied, "And what may that be?" So she said to him,"At the end of supper each lover in turn taketh the cup of the beloved and drinketh it off;" and at once she crowned one with wine and bade the handmaid carry to him her cup wherein the drink was blended with the Bhang. Now she had taught the slave-girl what to do and all the handmaids and eunuchs in the pavilion longed for the Sorcerer's slaughter and in that matter were one with the Princess. Accordingly the damsel handed him the cup and he, when he heard her words and saw her drinking from his cup and passing hers to him and noted all that show of love, fancied himself Iskandar, Lord of theTwo Horns. Then said she to him, the while swaying gracefully to either side and putting her hand within his hand, "O my life, here is thy cup with me and my cup with thee, and on this wise do lovers drink from each other's cups." Then she bussed the brim and drained it to the dregs and again she kissed its lip and offered it to him. Thereat he flew for joy and meaning to do the like, raised her cup to his mouth and drank off the whole contents, without considering whether there was therein aught harmful or not. And forthright he rolled upon his back in death-like condition and the cup dropped from his grasp, whereupon the Lady Badr al-Budur and the slave-girls ran hurriedly and opened the pavilion door to their lord Alaeddin who, disguised as a Fellah, entered therein. He went up to the apartment of his wife, whom he found stili sitting at table; and facing her lay the Maghrabi as one slaughtered; so he at once drew near to her and kissed her and thanked her for this. Then rejoicing with joy exceeding he turned to her and said, "Do thou with thy handmaids betake thyself to the inner-rooms and leave me alone for the present that I may take counsel touching mine affair." The Princess hesitated not but went away at once, she and her women; then Alaeddin arose and, after locking the door upon them, walked up to the Moorman and put forth his

214

Page 215: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

hand to his breast-pocket and thence drew the Lamp; after which he unsheathed his sword and slew the villain. Presently he rubbed the Lamp and the Marid-slave appeared and said,"Adsum, O my lord, what is it thou wantest?" "I desire of thee," said Alaeddin, "that thou take up my pavilion from this country and transport it to the land of China and there set it down upon the site where it was whilome, fronting the palace of the Sultan." The Marid replied, "Hearing and obeying, O my lord." Then Alaeddin went and sat down with his wife and throwing his arms round her neck kissed her and she kissed him, and they sat in converse, what while the Jinni transported the pavilion and all therein to the place appointed. Presently Alaeddin bade the handmaids spread the table before him and he and the Lady Badr al-Budur took seat thereat and fell to eating and drinking, in all joy and gladness, till they had their sufficiency when, removing to the chamher of wine and cup-converse, they sat there and caroused in fair companionship and each kissed other with all love-liesse. The time had been long and longsome since they enjoyed aught of pleasure; so they ceased not doing thus until the wine-sun arose in their heads and sleep gat hold of them, at which time they went to their bed in all case and comfort. Early on the next morning Alaeddin woke and awoke his wife, and the slave-girls came in and donned her dress and prepared her and adorned her whilst her husband arrayed himself in his costliest raiment and the twain were ready to fly for joy a reunion after parting. Moreover the Princess was especially joyous and gladsome because on that day she expected to see her beloved father. Such was the case of Alaeddin and the Lady Badr al-Budur; but as regards the Sultan, after he drove away his son-in-law he never ceased to sorrow for the loss of his daughter; and every hour of every day he would sit and weep for her as women weep, because she was his only child and he had none other to take to heart. And as he shook off sleep, morning after morning, he would hasten to the window and throw it open and peer in the direction where formerly stood Alaeddin's pavilion and pour forth tears until his eyes were dried up and their lids were ulcered. Now on that day he arose at dawn and, according to his custom, looked out when, lo and behold! he saw before him an edifice; so he rubbed his eyes and considered it curiously when he became certified that it was the pavilion of his son-in-law. So he called for a horse without let or delay; and as soon as his beast was saddled, he mounted and made for the place; and Alaeddin, when he saw his father-in-law approaching, went down and met him half way: then, taking his hand, aided him to step upstairs to the apartment of his daughter. And the Princess, being as earnestly desirous to see her sire, descended and greeted him at the door of the staircase fronting the groundfloor hall. Thereupon the King folded her in his arms and kissed her, shedding tears of joy; and she did likewise till at last Alaeddin led them to the upper saloon where they took seats and the Sultan fell to asking her case and what had betided her. The Lady Badr al-Budur began to inforni the Sultan of all which had befallen her, saying, "O my father, I recovered not life save yesterday when I saw my husband, and he it was who freed me from the thraldom of that Maghrabi, that Magician, that Accursed, than whom I believe there be none viler on the face of earth; and, but for my beloved, I had never escaped him nor hadst thou seen me during the rest of my days. But mighty sadness and sorrow gat about me, O my father, not only for losing thee but also for the loss of a husband, under whose kindness I shall be all the length of my life, seeing that he freed me from that fulsome sorcerer." Then the Princess began repeating to her sire every thing that happened to her, and relating to him how the Moorman had tricked her in the guise of a lamp-seller who offered in exchange new for old; how she had given him the Lamp whose worth she knew not, and how she had bartered it away only to laugh at the lampman's folly. "And next morning, O my father," she continued, "we found ourselves and whatso the pavilion contained in Africa-land, till such time as my husband came to us and devised a device whereby we escaped: and, had it not been for Alaeddin s hastening to our

215

Page 216: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

aid, the Accursed was determined to enjoy me perforce." Then she told him of the Bhang-drops administered in wine to the African and concluded, "Then my husband returned to me and how I know not, but we were shifted from Africa-land to this place." Alaeddin in his turn recounted how, finding the wizard dead drunken, he had sent away his wife and her women from the polluted place into the inner apartments; how he had taken the Lamp from the Sorcerer's breast-pocket whereto he was directed by his wife; how he had slaughtered the villain and, finally how, making use of the Lamp, he had summoned its Slave and ordered him to transport the pavilion back to its proper site, ending his tale with, "And, if thy Highness have any doubt anent my words, arise with me and look upon the accursed Magician." The King did accordingly and, having considered the Moorman, bade the carcase be car-ried away forthright and burned and its ashes scattered in air. Then he took to embracing Alaeddin and kissing him said, "Pardon me, O my son, for that I was about to destroy thy life through the foul deeds of this damned enchanter, who cast thee into such pit of perii; and I may be excused, O my child, for what I did by thee, because I found myself forlorn of my daughter; my only one, who to me is dearer than my very kingdom. Thou knowest how the hearts of parents yearn unto their offspring, especially when like myself they have but one and none other to love. "And on this wise the Sultan took to excusing himself and kissing his son-in-law. Alaeddin said to the Sultan, "O King of the Time, thou didst naught to me contrary to Holy Law, and also sinned not against thee; but all the trouble came from that Maghrabi, the impure, the Magician." Thereupon the Sultan bade the city be decorated and they obeyed him and held high feast and festivities. He also commanded the crier to cry about the streets saying, "This day is a mighty great fête, wherein public rejoicings must be held throughout the realm, for a full month of thirty days, in honour of the Lady Badr al-Budur and her husband Alaeddin's return to their home." On this wise befel it with Alaeddin and the Maghrabi; but withal the King's son-in-law escaped not wholly from the Accursed, albeit the body had been burnt and the ashes scattered in air. For the villain had a brother yet more villainous than himself, and a greater adept in necromancy, geomancy and astromancy; and, even as the old saw saith "A bean and 'twas split;" so each one dwelt in his own quarter of the globe that he might fill it with his sorcery, his fraud and his treason. Now, one day of the days it fortuned that the Moorman's brother would learn how it fared with him, so he brought out his sandboard and dotted it and produced the figures which, when he had considered and carefully studied them, gave him to know that the man he sought was dead and housed in the tomb. So he grieved and was certified of his decease, but he dotted a second time seeking to learn the manner of the death and where it had taken place; so he found that the site was the China-land and that the mode was the foulest of slaughter; furthermore, that he who did him die was a young man Alaeddin hight. Seeing this he straightway arose and equipped himself for wayfare; then he set out and cut across the wilds and wolds and heights for the space of many a month until he reached China and the capital of the Sultan wherein was the slayer of his brother. He alighted at the so called Strangers' Khan and, hiring himself a cell, took rest therein for a while; then he fared forth and wandered about the highways that he might discern some path which would aid him unto the winning of his ill-minded wish, to wit, of wreaking upon Alaeddin blood-revenge for his brother. Presently he entered a coffee-house, a fine building which stood in the market-place and which collected a throng of folk to play, some at the Mankalah, others at the backgammon and others at the chess and what not else. There he sat down and listened to those seated beside him and they chanced to be conversing about an ancient dame and a holy, by name Fatimah, who dwelt alway at her devotions in a hermitage without the town, and this she never entered save only two days each month. They mentioned also that she had performed many saintly miracles which, when the

216

Page 217: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Maghrabi, the Necromancer, heard he said in himself, "Now have I found that which I sought: Inshallah—God willing—by means of this crone will I win to my wish." The Necromancer went up to the folk who were talking of the miracles performed by the devout old woman and said to one of them, "O my uncle, I heard you all chatting about the prodigies of a certain saintess named Fatimah: who is she and where may be her abode?" "Marvellous!" exclaimed the man: "How canst thou be in our city and yet never have heard about the miracles of the Lady Fatimah? Evidently, O thou poor fellow, thou art a foreigner, since the fastings of this devotee and her asceticism in worldly matters and the beauties of her piety never came to thine ears." The Moorman rejoined," 'Tis true, O my lord: yes, I am a stranger and came to this your city only yesternight; and I hope thou wilt inforni me concerning the saintly miracles of this virtuous woman and where may be her wone, for that I have fallen into a calamity, and 'tis my wish to visit her and crave her prayers, so haply Allah (to whom be honour and glory!) will, through her blessings, deliver me from mine evil." Hereat the man recounted to him the marvels of Fatimah the Devotee and her piety and the beauties of her worship; then, taking him by the hand went with him without the city and showed him the way to her abode, a cavern upon a hillock's head. The Necromancer acknowledged his kindness in many words and, thanking him for his good ofììces, returned to his celi in the caravanserai. Now by the flat of Fate on the very next day Fatimah came down to the city, and the Maghrabi, the Necromancer, happened to leave his hostelry a-morn, when he saw the folk swarming and crowding; wherefore he went up to discover what was to do and found the Devotee standing amiddlemost the throng, and all who suffered from pain or sickness flocked to her solic-iting a blessing and praying for her prayers; and each and every she touched became whole of his illness. The Maroccan, the Necromancer, followed her about until she returned to her antre; then, awaiting till the evening evened, he arose and repaired to a vintner's store where he drank a cup of wine, After this he fared forth the city and fmding the Devotee's cavern, entered it and saw her lying prostrate with her back upon a strip of matting. So he came forward and mounted upon her belly; then he drew his dagger and shouted at her; and, when she awoke and opened her eyes, she espied a Moorish man with an unsheathed poniard sitting upon her middle as though about to kill her. She was troubled and sore terrified, but he said to her,"Hearken! An thou cry out or utter a word I will slay thee at this very moment: arise now and do all I bid thee." Then he sware to her an oath that if she obeyed his orders, whatever they might be, he would not do her die. So saying, he rose up from off her and Fatimah also arose, when he said to her, "Give me thy gear and take thou my habit;" whereupon she gave him her clothing and head-fillets, her face-kerchief and her mantilla. Then quoth he, " 'Tis also requisite that thou anoint me with somewhat shall make the colour of my face like unto thine." Accordingly she went into the inner cavern and, bringing out a gallipot of ointment, spread somewhat thereof upon her palm and with it be-smeared his face until its hue favoured her own; then she gave him her staff and, showing him how to walk and what to do when he entered the city, hung her rosary around his neck. Lastly she handed to him a mirror and said, "Now look! Thou differest from me in naught;" and he saw himself Fatimah's counterpart as though she had never gone or come. But after obtaining his every object he falsed his oath and asked for a cord which she brought to him; then he seized her and strangled her in the cavern; and presently, when she was dead, haled the corpse outside and threw it into a pit hard by and went back to sleep in her cavern; and, when broke the day, he rose and repairing to the town took his stand under the walls of Alaeddin's pavilion. Hereupon flocked the folk about him, all being certified that he was Fatimah the Devotee and he fell to doing whatso she was wont to do: he laid hands on these in pain and recited for those a chapter of the Koran and made orisons for a third. Presently the thronging of the folk

217

Page 218: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

and the clamouring of the crowd were heard by the Lady Badr al-Budur, who said to her handmaidens, "Look what is to do and what be the cause of this turmoil!" Thereupon the Agha of the eunuchry fared forth to see what might be the matter and presently returning said, "O my lady, this clamour is caused by the Lady Fatimah, and if thou be pleased to command, I will bring her to thee; so shalt thou gain through her a blessing." The Princess answered, "Go bring her, for since many a day I am always hearing of her miracles and her virtues, and I do long to see her and get a blessing by her intervention, for the folk recount her manifestations in many cases of difficulty." The Agha went forth and brought in the Maroccan, the Necromancer, habited in Fatimah's clothing; and, when the wizard stood before the Lady Badr al-Budur, he began at first sight to bless her with a string of prayers; nor did any one of those present doubt at all but that he was the Devotee herself. The Princess arose and salam'd to him; then seating him beside her, said, "O my Lady Fatimah, 'tis my desire that thou abide with me alway, so might I be blessed through thee, and also learn of thee the paths of worship and piety and follow thine example making for salvation." Now all this was a foul deceit of the accursed African and he designed furthermore to complete his guile, so he continued, "O my Lady, I am a poor woman and a religious that dwelleth in the desert; and the like of me deserveth not to abide in the palaces of the kings."But the Princess replied, "Have no care whatever, O my Lady Fatimah; I will set apart for thee an apartment of my pavìlion, that thou mayest worship therein and none shall ever come to trouble thee; also thou shalt avail to worship Allah in my place better than in thy cavern." The Maroccan rejoined, "Hearkening and obedience, O my lady; I will not oppose thine order for that the commands of the children of the kings may not be gainsaid nor renounced. Only I hope of thee that my eating and my drinking and sitting may be within my own chamher which shall be kept wholly private; nor do I require or desire the delicacies of diet, but do thou favour me by sending thy handmaid every day with a bit of bread and a sup of water; and, when I feel fain of food, let me eat by myself in my own room." Now the Accursed hereby purposed to avert the danger of haply raising his face-kerchief at meal times, when his intent might be baffled by his beard and mustachios discovering him to be a man. The Princess replied, "O my Lady Fa-timah, be of good heart; naught shall happen save what thou wishest. But now arise and Jet me show thee the apartment in the palace which I would prepare for thy so-journ with us." The Lady Badr al-Budur arose and taking the Necromancer who had disguised himself as the Devotee, ushered him in to the place which she had kindly promised him for a home and said, "O my Lady Fatimah, here thou shalt dwell with every comfort about thee and in all privacy and repose; and the place shall be named after thy name;" whereupon the Maghrabi acknowledged her kindness and prayed for her. Then the Princess showed him the jalousies and the jewelled Kiosque with its four and twenty Windows and said to him, "What thinkest thou, O my Lady Fatimah, of this marvellous pavilion?" The Moorman replied, "By Allah, O my daughter, 'tis indeed passing fine and wondrous exceedingly; nor do I deem that its fellow is to be found in the whole universe; but alas for the lack of one thing which would enhance its beauty and decoration!" The Princess asked her, "O my Lady Fatimah, what lacketh it and what be this thing would add to its adornment? Tell me thereof, inasmuch as I was wont to believe it wholly perfect." The Maroccan answered, "O my lady, all it wanteth is that there be hanging from the middle of the dome the egg of a fowl called the Rukh; and, were this done, the pavilion would lack its peer all the world over." The Princess asked, "What be this bird and where can we find her egg?" and the Maroccan answered, "O my lady, the Rukh is indeed a giant fowl which carrieth off camels and elephants in her pounces and flieth away with them, such is her stature and strength; also this fowl is mostly found in Mount Kaf; and the architect who built this

218

Page 219: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

pavilion is able to bring thee one of her eggs." They then left such talk as it was the hour for the noon-day meal and, when the handmaid had spread the table, the Lady Badr al-Budur sent down to invite the Accursed African to eat with ber. But he accepted not and for a reason he would on no wise consent; nay, he rose and retired to the room which the Princess had assigned to him and whither the slave-girls carried his dinner. Now when evening evened, Alaeddin returned from the chase and met his wife who salam'd to him and he clasped her to his bosom and kissed ber. Presently, looking at her face he saw thereon a shade of sadness and he noted that contrary to her custom, she did not laugh; so he asked ber, "What hath betided thee, O my dearling? Tell me, hath aught happened to trouble thy thoughts?" "Nothing whatever," answered she, "but, O my beloved, I fancied that our pavilion lacked naught at all; however, O eyes of me, Alaeddin, were the dome of the upper story hung with an egg of the fowl called Rukh, there would be naught like it in the universe." Her husband rejoined, "And for this trine thou art saddened when 'tis the easiest of all matters to me! So cheer thyself; and, whatever thou wantest, 'tis enough thou inforni me thereof, and I will bring it from the abysses of the earth in the quickest time and at the earliest hour." Alaeddin, after refreshing the spirits of his Princess by promising her all she could desire, repaired straightway to his chamher and taking the Lamp rubbed it, when the Marid appeared without let or delay saying, "Ask whatso thou wantest." Said the other,"! desire thee to fetch me an egg of the bird Rukh and do thou hang it to the dome-crown of this my pavilion." But when the Marid heard these words, his face waxed fierce and he shouted with a mighty loud voice and a frightful, and cried, "O denier of kindly deeds, sufficeth it not for thee that I and all the Slaves of the Lamp are ever at thy service, but thou must also require me to bring thee our Liege Lady for thy pleasure, and hang her up at thy pavilion-dome for the enjoyment of thee and thy wife! Now by Allah, ye deserve, thou and she, that I reduce you to ashes this very moment and scatter you upon the air; but, inasmuch as ye twain be ignorant of this matter, unknowing its inner from its outer signifìcance, I will pardon you for indeed ye are but innocents. The offence cometh from that accursed Necromancer, brother to the Maghrabi, the Magician, who abideth here representing himself to be Fatimah, the Devotee, after assuming her dress and belongings and murthering her in the cavern: indeed he came hither seeking to slay thee by way of blood-revenge for his brother; and 'tis he who taught thy wife to require this matter of me." So saying the Marid evanished. But when Alaeddin heard these words, his wits fled his head and his joints trembled at the Marid's terrible shout; but he empowered his purpose and, arising forthright issued from his chamher and went into his wife's. There he affected an ache of head, for that he knew how famous was Fatimah for the art and mystery of healing all such pains; and, when the Lady Badr al-Budur saw him sitting hand to head and complaining of unease, she asked him the cause and he answered,"! know of none other save that my head acheth exceedingly." Hereupon she straightway bade summon Fatimah that the Devotee might impose her hand upon his head; and Alaeddin asked her, "Who may this Fatimah be?" So she informed him that it was Fatimah the Devotee to whom she had given a home in the pavilion. Meanwhile the slave-girls had fared forth and summoned the Maghrabi, and when the Accursed made act of presence, Alaeddin rose up to him, and, acting like one who knew naught of his purpose, salam'd to him as though he had been the real Fatimah and, kissing the hem of his sleeve, welcomed him and entreated him with honour and said, "O my Lady Fatimah, I hope thou wilt bless me with a boon, for well I wot thy practice in the healing of pains: I have gotten a mighty ache in my head." The Moorman, the Accursed, could hardly believe that he heard such words, this being all that he desired. The Necromancer, habited as Fatimah the Devotee, came up to Alaeddin that he might place hand upon his head and heal his ache; so he imposed one hand and, putting forth the other under his gown, drew a dagger wherewith to slay him. But Alaeddin

219

Page 220: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

watched him and, taking patience till he had wholly unsheathed the weapon, seized him with a forceful grip; and, wrenching the dagger from his grasp plunged it deep into his heart. When the Lady Badr al-Budur saw him do on this wise, she shrieked and cried out, "What hath this virtuous and holy woman done that thou hast charged thy neck with the heavy burthen of her blood shed wrong-fully? Hast thou no fear of Allah that thou killest Fatimah, this saintly woman, whose miracles are far-famed?" "No," replied Alaeddin, "I have not killed Fatimah. I have slain only Fatimah s slayer, he that is the brother of the Maghrabi, the Accursed, the Magician, who carried thee off by his black art and transported my pavilion to the Africa-land; and this damnable brother of his came to our city and wrought these wiles, murthering Fatimah and assuming her habit, only that he might avenge upon me his brother's blood; and he also 'twas who taught thee to require of me a Rukh's egg, that my death might result from such requirement. But, an thou doubt my speech, come forwards and consider the person I have slain." Thereupon Alaeddin drew aside the Moorman's face-kerchief and the Lady Badr al-Budur saw the semblance of a man with a full beard that well-nigh covered his features. She at once knew the truth and said to her husband, "O my beloved, twice have I cast thee into death-risk!"but he rejoined,"No harm in that,O my lady, by the blessing of your loving eyes: I accept with all joy all things thou bringest me." The Princess, hearing these words, hastened to fold him in her arms and kissed him saying, "O my dearling, all this is for my love to thee and I knew naught thereof; but indeed I do not deem lightly of thine affection." So Alaeddin kissed her and strained her to his breast; and the love between them waxed but greater. At that moment the Sultan appeared and they told him all that had happened, showing him the corpse of the Maghrabi, the Necromancer, when the King commanded the body to be burned and the ashes scattered on air, even as had befallen the Wizard's brother. And Alaeddin abode with his wife, the Lady Badr al-Budur, in all pleasure and joyance of life and thenceforward escaped every danger; and, after a while, when the Sultan deceased, his son-in-law was seated upon the throne of the Kingdom; and he commanded and dealt justice to the lieges so that all the folk loved him and he lived with his wife in all solace and happiness until there came to him the Destroyer of delights and the Severer of societies. And a tale is also told about.

Aladin et la lampe merveilleuse

Quelque part en Afrique, vivait un puissant magicien qui possédait d'innombrables trésors, obtenus par magie. Un jour qu'il était assis devant ses étranges instruments grâce auxquels il pouvait voir le futur, il vit dans un tourbillon de fumée quelque chose qui lui coupa le souffle.Dans une ville lointaine de la Chine, vivait un jeune garçon, Aladin, qui possédait, sans le savoir, un très grand pouvoir magique. Plus encore, enterré dans une cave sous une colline hors les murs de la ville, se trouvait le plus merveilleux trésor qui soit au monde. Ce n'était pas tout, dans la même cave se trouvait une vieille lampe qui pouvait exaucer tous les désirs de celui qui la possédait. Aladin, et Aladin seulement, pouvait se rendre maître et du trésor et de la lampe. Le magicien, fasciné par ce qu'il avait vu, revint subitement sur terre « Ne suis-je pas un grand magicien ? » se dit-il, « je ne vais certaine-ment pas laisser un tel trésor entre les mains de cet ignorant. » En hâte il se déguisa en religieux et, frottant l'anneau magique qu'il avait au doigt, dit « Conduis-moi dans la ville d'Aladin. » En un éclair il fut dans la rue où Aladin jouait avec ses compagnons. Dès qu'il l'eut reconnu, le magicien appela le jeune garçon : « Aladin, mon cher neveu ! Viens que je t'embrasse ! Cela fait Si longtemps que je te cherche. » Aladin, le regardant avec étonnement, répondit « Je ne vous connais pas, ma mère ne m'a jamais parlé d'un oncle et mon regretté père ne m'avait de sa vie parlé d'un frère. » « Mon pauvre enfant », dit an

220

Page 221: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

pleurant le magicien, « cela fait Si longtemps que je n'ai pas vu ton cher père et il me faut apprendre maintenant qu'il est mort... Mon cher enfant », continua-t-il, « par amour pour ton défunt père je veux prendre en charge ton éducation et faire de toi une personne respectable, car je vois à tes vêtements que ta mère a bien du mal à vous faire vivre. » « Mon oncle », dit Aladin, « ma mère, en effet, n'est qu'une pauvre ouvrière, allons la trouver pour lui annoncer la bonne nouvelle». Tout d'abord la pauvre veuve ne voulut pas croire le mystérieux étranger, mais elle se radoucit quand il lui donna dix pièces d'or afin qu'elle achète des vêtements à son fils. « Mais seulement les plus beaux », précisa-t-il avant de s'en aller, « car, Si Aladin doit devenir riche et puissant, il doit être vêtu an conséquence. J'en jugerai par moi-même demain car dès le lever du jour je le prendrai à ma charge. » La mère d'Aladin employa les dix pièces d'or à l'achat des plus beaux et des plus fins vêtements qu'elle pût trouver. Le matin suivant, quand l'étranger revint, Aladin l'attendait, vêtu aussi somptueusement que les enfants des plus riches de la ville. « Parfait », approuva le magicien, « maintenant allons, il n'y a plus de temps à perdre. » Il l'emmena dans de splendides jardins pleins de fleurs merveilleuses qui embaumaient. Leurs pétales multicolores se reflétaient dans les pièces d'eau, bordées de mosaïques et de fontaines. Ils se reposèrent sur une pelouse douce comme du velours et écoutèrent le chant des oiseaux. Aladin n'avait jamais rien vu ni entendu d'aussi beau, même dans ses rêves... Quand le magicien vit Aladin aussi émerveillé, il se frotta les mains,  son plan devait réussir. « Je vais te faire voir des choses extraordinaires et inconnues de tous les mortels, des richesses que personne n'a jamais vues», promit-il, alors qu'ils approchaient de la colline sous laquelle était enfoui le trésor. Le magicien commença à mesurer le sol puis il s'arrêta. Ayant allumé un feu de quelques brindilles, il y jeta une poignée d'encens. Bientôt il n'y eut plus qu'un épais nuage de fumée. « Regarde à travers la fumée », dit le magicien lui montrant le sol. Aladin, surpris, découvrit une trappe pourvue d'un anneau en fer. « Tu vas soulever cette trappe et descendre dans les profondeurs de la terre », murmura le faux-oncle, « tu passeras par des couloirs, des salles, des jardins, tout ce que tu pourras prendre sur le chemin sera à toi, la seule chose que je désire est une lampe qui est accrochée dans une des salles. » « Avec plaisir, mon oncle », dit Aladin, « mais pourquoi ne viendriez-vous pas avec moi ? » « Je reste ici pour veiller sur ta sécurité », dit le magicien, « maintenant vas-y. » Aladin attrape l'anneau et soulève la trappe avec tant de facilité que le magicien en est suffoqué. Le jeune garçon arrive à un passage obscur après avoir traversé de grandes salles pleines d'or, d'argent, de diamants, de perles et autres pierres précieuses. Sans le savoir il a découvert le plus riche trésor du monde.  Il continue d'avancer et arrive à un jardin merveilleux. Les arbres ploient, tant leurs branches sont chargées de fruits. Mais ce ne sont pas des fruits ordinaires, leur éclat est éblouissant. De chaque branche tombent des diamants, des perles, des rubis d'un rouge intense, des améthystes, des émeraudes et des saphirs. Les pétales des fleurs sont d'or fin et dignes d'orner la tête d'une princesse. Dans une niche est accrochée la lampe. Elle est vieille, poussiéreuse et éclaire faiblement. Aladin la décroche avec précautions, éteint la flamme, jette l'huile et prend le chemin du retour. Alors seulement il prend le temps d'admirer les richesses qui l'entourent et d'en remplir ses poches. Le magicien l'attend dans la plus grande impatience. Quand il le voit, il crie: « Que de temps il t'a fallu! Viens maintenant, passe-moi la lampe et je t'aiderai à sortir. » «Je ne peux pas, mon oncle, elle est trop lourde, aidez-moi d'abord à sortir », bégaie Aladin. Mais le magicien n'a pas la moindre intention de l'aider. Il veut la lampe pour ensuite se débarrasser du jeune garçon. Il insiste, tour à tour doux et menaçant, mais en vain. Aladin essaie encore, et encore, mais il ne peut réussir à soulever la lampe jusqu'à l'ouverture. Alors le magicien entre dans une fureur épouvantable. « Ingrat », hurle-t-il, « je vais te donner une leçon. Et à ces mots il jette une seconde poignée d'encens dans le feu, tout en marmonnant des paroles magiques dans une langue inconnue. La dalle de pierre se met à bouger et, lentement, recouvre l'ouverture.

221

Page 222: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

« Puisque je ne peux pas avoir cette lampe, tu peux mourir, personne ne viendra te chercher là », dit-il avec un rire mauvais. Puis il frotte l'anneau magique et disparaît. Aladin est tout seul dans l'obscurité. Comment aurait-il pu penser que son oncle le traiterait aussi cruellement. Il appelle au secours mais personne ne peut l'entendre et il ne peut sortir de là sans aide. Il remonte les couloirs, les salles, jusqu'au jardin merveilleux, cherchant une issue éventuelle. Mais rien. Désespéré, il revient au point de départ et, se laissant tomber dans un coin, il pleure silencieusement. Puis il se met à prier. Comme il prie, ses doigts accrochent la vieille lampe et soudain un génie à la figure énorme se matérialise devant lui. « Maître, vous m'avez appelé, que désirez-vous ? » demande-t-il à Aladin. « Emmène-moi auprès de ma mère », ordonne le jeune garçon, abasourdi et, avant d'être revenu de son étonnement, il se trouve devant la porte de sa maison . Il raconte ses aventures à sa mère qui convient avec lui que la lampe renferme un pouvoir magique et ils comprennent alors pourquoi le magicien y tenait tant. Aladin est fou de joie : « Finies la pauvreté et les privations ! » et, joignant le geste à la parole, il fait de nouveau apparaître le génie auquel il commande à dîner. Le génie disparaît un instant et reparaît chargé d'une bassine et de douze plats d'argent, chacun rempli de mets plus délicats les uns que les autres. Le génie apporte également du vin et des fruits délicieux, qu'il place devant Aladin et sa mère. Cette dernière ne peut en croire ses yeux et tremble de crainte « Jette cette lampe, mon fils, elle est ensorcelée et ne nous apportera que des ennuis. » « Mais c'est elle qui m'a libéré de cette trappe dans laquelle mon prétendu oncle m'avait enfermé ! » proteste Aladin en commençant à manger. Pourtant sa mère ne cesse de s'inquiéter et de trembler. Pour lui faire plaisir, Aladin promet de cacher la lampe dans un endroit sûr et de chercher un travail honnête. Puis tous deux décident de vendre les plats d'argent, et ainsi de vivre un certain temps confortablement. Pendant la journée, Aladin va de marché en marché, regardant travailler les orfèvres et les commerçants en essayant d'apprendre quelque chose. Un jour il décide d'ouvrir lui-même un commerce; emportant avec lui les pierres précieuses qu'il a ramenées du jardin merveilleux, il quitte la maison. Il a à peine fait quelques pas qu'il entend les trompettes du messager du sultan « Rentrez chez vous », crie celui-ci, « fermez portes et fenêtres, la princesse Badroulboudour, fille du sultan, va passer, elle ne doit pas être vue. Si quelqu'un désobéit à cet ordre, il aura la tête coupée. » Aladin a souvent entendu parler de la beauté de la princesse et il brûle d'envie de la voir. Inconscient du danger, il se cache donc derrière une porte et attend qu'elle passe. En effet la princesse est la plus belle brune que l'on peut voir au monde, elle éclipse par sa beauté toutes les servantes qui l'entourent.. Quand elle passe devant la porte derrière laquelle se cache Aladin, le vent soulève légèrement son voile, découvrant ainsi un visage dont la perfection le fait trembler d'émotion. Une fois la princesse passée, il reprend ses pierres précieuses et rentre en courant chez lui. Il a toujours devant ses yeux, la vision de la princesse et, bien que sa raison sache que c'est pure folie, son coeur déborde d'amour. Il ne peut plus ni manger ni dormir. Sa mère le remarque et lui en demande la raison. « Hélas mon fils ! » se lamente-t-elle lorsqu'il lui raconte son tourment, « la fille du sultan n'est pas pour quelqu'un comme toi, quelque soit ton amour pour elle, mon fils, il n'y faut plus penser. » « Ma fortune peut égaler celle du sultan », rétorque Aladin, « j'ai beau n'être que le fils d'un pauvre tailleur, je suis sûr que le sultan ne possède pas de pierres précieuses comparables aux miennes. » Aladin dispose ses pierres précieuses dans le bassin d'argent et ajoute : « Chère mère, vous allez vous présenter au sultan et demander pour moi la main de la princesse. Prenez ces joyaux et offrez-les au sultan, ne me refusez pas cette faveur, je vous en supplie, ou je mourrai de chagrin. » Il n'y a rien qu'une mère ne ferait pour son fils. La mère d'Aladin prend donc le bassin plein de joyaux et, courageusement, se rend au palais. Aprn's avoir franchi d'innombrables portes, elle arrive au divan, pièce immense où se trouvent les nobles, les vizirs et les juges de la cour. Au centre de la pièce, trône le sultan en personne,

222

Page 223: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

écoutant les requêtes de ses sujets. Quand elle le voit, la mère d'Aladin se sent défaillir et elle veut rebrousser chemin mais le sultan la remarque. « Faites venir cette femme, je suis curieux de savoir ce qu'elle désire », dit-il à son grand vizir. Une fois devant lui, la mère d'Aladin se prosterne, baise le tapis qui couvre les marches du trône et dit « Avant d'exposer à Sa Majesté le sujet extraordinaire qui me fait paraître devant son trône, je la supplie de me pardonner la hardiesse de la demande que je viens lui faire. » « Relève-toi, bonne femme », répond gentiment le sultan, « quoi que ce puisse être, je te le pardonne dès à présent et il ne t'arrivera pas le moindre mal  parle hardiment.» « J'ai un fils nommé Aladin », commence-t-elle et, d'une voix tremblante, elle raconte comment son fils, bien que ce soit interdit, a vu la princesse et, devant sa beauté incomparable, en est tombé follement amoureux. « Et je suis venue ici pour demander à Sa Majesté la main de sa fille pour mon fils.» « Et qu'est-ce qui te permet de penser qu'il est digne de ma fille ? »questionne le roi amusé. « Il vous envoie ce présent », répond bravement la mère d'Aladin en découvrant le bassin d'argent. Un murmure d'admiration parcourt l'assemblée. Le sultan, revenu de son étonnement, se penche vers son grand vizir et lui dit : « Chacune de ces pierres vaut à elle seule dix fois plus que ma fortune tout entière, que dis-tu d'un tel cadeau? Que dois-je répondre?» « Je dois reconnaître que le présent est digne de la princesse », répond le vizir à contrecoeur, « mais je pense qu'il serait prudent d'attendre quelques mois avant de vous prononcer, car je suis très soupçonneux quant a l'origine de ces pierres... » « Rentre chez toi, bonne femme », reprend le sultan, « et dis à ton fils que j'accepte sa requête mais qu'il lui faudra attendre trois mois car il me faut le temps de faire tous les préparatifs Aussi, reviens au bout de ce temps-là. » La mère, débordante de joie, se dépêche de rentrer pour annoncer la bonne nouvelle. Cette nuit-là, Aladin s'endort le coeur léger, en remerciant Dieu de sa bonté. Mais il ne sait pas que le grand vizir est prêt à tout pour l'empêcher d'épouser la princesse, car lui-même a un fils qu'il veut marier à la fille du sultan afin qu'il monte un jour sur le trône. D'ailleurs, le sultan ne lui a-t-il pas promis la princesse pour son fils bien avant que la mère d'Aladin ne, se présente? Va-t-il laisser un inconnu gâcher ses plans? Le grand vizir sait ce qu'il lui reste à faire: le sultan devient vieux et il perd un peu la tête. S'il n'entend plus parler d'Aladin pendant quelque temps, il oubliera sa promesse. Alors il pourra même le convaincre habilement que son propre fils est plus digne d'épouser la princesse Badroulboudour. Le vizir ne perd pas de temps. Le plus important dans la préparation d'un mariage est la procession qui, à travers la ville, se rendra jusqu'au palais du sultan. Le grand jour arrive. Des soldats et des gardes en uniforme de cérémonie défilent dans les rues tandis que la population s'active à allumer des lampions et à jeter des fleurs. Aladin ne sait rien de tout cela, car il ne quitte pratiquement pas sa chambre, comptant les jours qui le séparent de sa chance. Pourtant ce soir-là, il s'aventure dans les rues et, étonné de voir la ville en fête, demande quelle est la raison de cette agitation. « Nous célébrons aujourd'hui le mariage du fils du grand vizir avec la princesse Badroulboudour, étranger », lui répond-on. « Nous attendons que l'époux sorte du bain pour l'accompagner jusqu'au palais... » Aladin n'attend pas plus longtemps, il court jusqu'à sa chambre, prend la lampe qu'il avait cachée et fait glisser ses doigts sur le bronze. « Que désirez-vous, maître ? » demande aussitôt le génie. « En ce moment même la procession du mariage de la princesse Badroulboudour marche vers le palais du sultan. Je veux prendre la place du prétendant. Mène le fils du vizir chez lui et enferme-le. Procure-moi aussi les mêmes vêtements que les siens. » « Il sera fait selon votre désir, maître », répond l'esclave de la lampe. En un clin d’oeil Aladin est habillé et parfumé comme un prince et transporté au palais. La procession arrive à hauteur des portes du palais et personne n'a remarqué la substitution. Seuls le sultan et le grand vizir s'étonnent à la vue de ce mystérieux étranger. Aladin se jette aux pieds du sultan  « Monarque

223

Page 224: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

au-dessus des Monarques du monde», commence-t-il, « je viens au sujet de la promesse que vous avez faite à ma mère... » Le sultan irrité se tourne vers le grand vizir : « Je me souviens », dit-il, « ce doit être cet Aladin. Toi, mécréant, tu voulais que ton fils prenne sa place. » « Je pensais seulement à votre intérêt », dit le vizir, furieux de la tournure des événements, « et Si vous voulez bien me permettre ce conseil, demandez à cet homme une dot digne de la princesse, vous ne savez même pas quelle est sa fortune. »Le sultan réfléchit un moment et dit  « Notre coutume, Aladin, est d'exiger une grosse dot pour une princesse. Pour ma fille, je demande quarante plats d'or fin remplis de pierres précieuses. A cette seule condition je te donnerai ma fille. » « Que Sa Majesté attende un instant, je reviens avec la dot qu'elle demande », répond Aladin au grand étonnement des personnes pré-sentes. En hâte il rentre chez lui; un instant plus tard, on le voit apparaître dans la rue suivi de quarante servantes, chacune portant sur la tête un plat du plus bel or rempli des plus beaux joyaux. Il s'est procuré tout cela grâce à sa lampe magique... Quelle magnifique procession ! Aladin marche en tête, sur un superbe cheval arabe, suivi de sa mère, habillée comme une reine et accompagnée de douze esclaves. Des cavaliers les suivent, jetant à la foule émerveillée des milliers de pièces d'or. Le sultan peut à peine en croire ses yeux. Il vient lui-même à la rencontre d'Aladin, l'embrasse comme son propre fils et, n'écoutant plus les avertissements jaloux de son vizir, il donne l'ordre de commencer les festivités. En un instant la musique retentit et le sol se met à trembler sous les pieds des danseurs. Le palais ruisselle de lumières et tout le monde s'amuse. Le sultan, à qui Aladin a plu tout de suite, appelle ses juges et ordonne que le contrat de mariage soit signé sur-le-champ. Une fois la chose faite, Aladin se lève et demande la permission de se retirer. « Où voulez-vous aller, mon fils ? » lui demande le sultan, « aujourd'hui est un grand jour et votre épouse vous attend. » « Sa beauté est telle qu'elle mérite davantage que ce que j'ai pu lui donner jusqu'à présent », répond Aladin. « J'ai décidé qu'avant le lever du jour, j'aurai fait construire un palais digne de recevoir la princesse. J'aimerais que vous choisissiez vous-même l'emplacement de notre future demeure. » « Choisissez la partie de mon royaume qu'il vous plaira, si vous pensez que c'est nécessaire », dit le sultan, « mais vous n'avez pas besoin d'un palais car à partir de ce jour, celui-ci est le vôtre. » Cette nuit-là, une armée de génies invisibles travaille à la construction du palais d'Aladin tout pres de celui du sultan. Il est tout de marbre fin, de jade et d'agate; les pièces sont ornées d'or et d'argent, les murs de magnifiques tentures et les sols de merveilleuses mosaïques. Avant le lever du jour, le palais retentit des voix des servantes, du bruit de la vaisselle et du hennissement des chevaux dans les écuries. Le soleil se lève sur un tapis de velours qui court du palais d'Aladin au palais du sultan. Ainsi font les esclaves de la lampe conformément aux ordres d'Aladin. La princesse Badroulboudour tombe éperdument amoureuse d'Aladin dès qu'elle le voit et les festivités de leur mariage durent quarante jours et quarante nuits dans le plus grand apparat. Le grand vizir, voyant que sa cause est perdue à jamais, ne tente plus d'empêcher leur bonheur. Ils auraient donc pu vivre parfaitement heureux si, quelque part, le terrible magicien ne s'était un jour souvenu d'Aladin. Encore une fois, du fin fond de l'Afrique, il décide d'essayer de rentrer en possession de la lampe merveilleuse et de savoir ce qu'il est advenu de cet Aladin qu'il a emprisonné dans la trappe. Il s'installe donc devant ses instruments et prononce la formule magique. Quelle n'est pas sa surprise de voir qu'Aladin vit comme un prince et qu'il a épousé la fille du sultan lui-même! Il entre dans une colère terrible, criant et gesticulant comme s'il était possédé par le diable, tout

224

Page 225: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

en se demandant comment lui dérober la fameuse lampe, car il est sûr que le fils d'un misérable tailleur n'a pu devenir gendre du sultan sans l'aide des pouvoirs magiques de la lampe. Il se décide à agir et sans perdre une minute il frotte son anneau magique. En un éclair, le voilà transporté dans la ville même où vit Aladin. Il se promène dans les rues questionnant les passants. Bientôt il sait tout ce qu'il veut savoir sur Aladin et son palais. Alors il achète une douzaine de lampes neuves et commence à arpenter les rues en criant: « Qui veut échanger une vieille lampe contre une neuve? Qui veut échanger une vieille lampe contre une neuve ? » Les citadins pensant que le camelot a perdu la raison profitent sans chercher davantage de cette offre inespérée. Le magicien échange en souriant lampe après lampe tout en se rapprochant du palais d'Aladin. Quand il arrive aux portes du palais, il ne lui reste plus qu'une lampe « Une lampe neuve contre une vieille », crie-t-il sous les fenêtres d'Aladin. Il a appris qu'Aladin et son épouse ne sont pas au palais, ainsi ne craint-il pas d'être découvert. Il tremble d'émotion lorsque l'un des esclaves du palais ouvre la fenêtre et lui crie : « Attends un instant, notre maître a une tres vieille lampe dans sa chambre. Je crois qu'il serait bien content, si on la lui changeait pour une neuve. » Le magicien n'en croit pas ses yeux, l'esclave lui donne contre une neuve, la lampe merveilleuse qu'il désire depuis si longtemps... Dès qu'il l'a entre les mains, il se hâte de quitter la ville, puis il attend que la nuit tombe et que le palais soit endormi. Alors il frotte la lampe et le génie lui apparaît. « Maître, que désirez-vous ? » demande-t-il. « Je veux que le palais d'Aladin ainsi que la princesse soient transportés chez moi en Afrique, mais je veux qu'Aladin reste ici. Il s'expliquera lui-même avec le sultan », dit-il avec un rire mauvais. La nuit est sans étoile et sans lune. Tout à coup, sans que personne ne s'en aperçoive, le palais s'élève dans le ciel, ne laissant à la place qu'une vaste surface de terre battue. Le matin, quand le sultan se réveille, il regarde comme il en a l'habitude, vers le palais d'Aladin. Mais ce jour-là, il ne peut en croire ses yeux, est-il en train de rêver? Hélas non on aurait dit qu'un énorme coup de vent a balayé la terre et a tout emporté. A la place du palais, il n'y a plus qu'un espace vide. Horrifié, le vieux sultan fait appeler son grand vizir. « Dis-moi ce que tu vois », lui ordonne-t-il en ouvrant la fenêtre. « Majesté, le palais du prince a disparu », s'écrie le vizir stupéfait. Puis, se tournant vers le sultan, il ajoute : « Si seulement vous m'aviez écouté, j'ai toujours pensé que cet Aladin avait usé de moyens malhonnêtes et de magie pour épouser votre fille ! Il faut l'attraper, le punir sévèrement et le forcer à s'expliquer. » Le sultan, la veille encore Si attentionné pour Aladin, ne pense plus maintenant qu'à se venger. « Il faut qu'il souffre les pires tortures », crie-t-il, fou de rage, « lancez les gardes à sa recherche, qu'on fouille toute la ville pour le retrouver. » Ils ne cherchent pas longtemps. Aladin dort profondément près d'un buisson. On l'amène devant le sultan fou furieux et lorsqu'il est jeté dans le plus noir et le plus profond cachot, il n'a toujours pas compris ce qui lui arrive. Il est là impuissant, sans défense. Très loin au-dessus de lui, il entend la voix du sultan « Je te donne quatre jours et quatre nuits, Si d'ici là la princesse Badroulboudour n'est pas revenue, je te ferai couper la tête.» Aladin l'écoute le coeur serré. Où donc est sa chère princesse? Il réfléchit longtemps à sa mystérieuse disparition et à la non moins mystérieuse disparition de son palais. Il comprend enfin que seul le magicien peut être l'auteur de ce crime. Mais comment le retrouver maintenant qu'il n'a plus sa lampe mèrveilleuse? Tandis qu'Aladin souffre dans sa prison, le magicien fait sa cour à la pauvre princesse Badroulboudour. « Rien ne sert de pleurer, belle princesse, vous ne reverrez jamais Aladin », lui répète-t-il sans cesse. « Maintenant que je vous ai fait amener ici, en Afrique, vous et votre palais, personne

225

Page 226: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

n'osera plus essayer de vous enlever à moi. Je vous ai choisie pour épouse et ce soir je viendrai vous demander votre main. Si vous refusez de me prendre pour époux, malheur à vous ! » ajoute-t-il d'une voix menaçante avant de la quitter. La princesse se cache tout d'abord la tête dans les mains et se met à pleurer. Puis elle imagine un plan: si Aladin est impuissant, sans le secours de sa lampe, elle, au moins, peut agir. Ce soir-là, elle met sa plus belle robe, s'enduit des plus riches parfums et ordonne qu'on prépare un somptueux festin, accompagné des vins les plus forts. Puis elle s'assoit et attend le magicien. Elle l'accueille avec son plus doux sourire. « Vous êtes mon maître », lui murmure-t-elle en se prosternant devant lui. Le magicien ne peut détacher les yeux de la merveilleuse princesse. "Je vois que vous avez pensé à ma proposition ...", commence-t-il, mais elle ne le laisse pas terminer. Elle l'invite à se mettre à table, lui offre un verre de vin. La soirée passe, la princesse parle, rit, dit mille bêtises et le magicien ne cesse de boire. « Je sais, mon maître », dit enfin la princesse, « que votre pouvoir dépasse de loin celui de tous les rois du monde, d'où le tenez-vous ? » "De cette lampe", bégaie le magicien, sortant de sa robe la lampe rnerveilleuse, « il me suffit de la frotter ici et...», il ne peut terminer sa phrase, il glisse lourdement sur le sol et se met à ronfler.La princesse n'attendait que cet instant, elle attrape la lampe et la frotte comme le magicien lui a indique. « Que désirez-vous, maîtresse ? » demande le génie qui est si grand et si impressionnant que la princesse en est terrifiée. « Envoie ce magicien en enfer et reviens tout de suite », commande-t-elle, reprenant courage. Le géant s'empare immédiatement du magicien et disparaît pour reparaître une seconde plus tard. « Vous n'entendrez plus parler de ce magicien », dit-il. « Désirez-vous autre chose, princesse ? » « Ramenez ce palais où il était !» La lampe une fois de plus réalise les désirs de la princesse. Avant que le coq ne chante, Aladin est libéré et rendu à sa princesse. Le sultan se réjouit avec eux et Aladin oublie bien vite les souffrances du cachot. Mais à partir de ce jour, la lampe disparaît et on n'en entend plus parler. L'intelligente princesse l'a cassée en mille morceaux, elle en a brûlé une partie, enterré une autre et jeté le reste à la mer.

Ainsi agit-elle car elle craint l'envie et le désir de pouvoir qui sont souvent plus forts chez les hommes que la bonté...

Aladdin und die Wunderlampe

Aus den Geschichten von Tausendundeiner Nacht

In einer großen Stadt Chinas lebte ein armer Schneider namens Mustafa. - Durch sein Gewerbe verdiente er kaum so viel, dass er mit seiner Frau und seinem Sohne leben konnte. Dieser Sohn, Aladdin mit Namen, war ein Tunichtgut. Der Vater hatte nicht viel Zeit und Geld auf seine Erziehung verwenden können, und der Sohn hatte auch nichts gelernt. Er war vielmehr immer halsstarrig, boshaft und ungehorsam geblieben. Seit seiner Kindheit hatte er am liebsten mit andern Gassenjungen auf den Straßen und Plätzen der Stadt herumgetollt.

Nun wollte ihn der Vater in der eigenen Werkstatt das Schneiderhandwerk lehren. Aber der Sohn war nicht mehr zu bessern. Kaum kehrte der alte Meister seinem Sohn den Rücken, flugs war dieser aus der Stube hinaus. Und er kam den ganzen Tag nicht wieder. Scheltworte und Drohungen nützten nichts. Auch Schläge vermochten den flatterhaften Sinn des Jungen nicht zu

226

Page 227: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

ändern. Schließlich musste ihn der Vater zu seinem großen Bedauern dem liederlichen Leben überlassen. Da grämte sich der alte Schneider so sehr, dass er krank wurde und nach einigen Monaten starb.

Aladdins Mutter sah, dass sie von ihrem Sohn keine Hilfe zu erwarten habe. Also schloss sie den Laden und machte das wenige Handwerkszeug des Gatten zu Geld. Davon und vom Ertrag des Baumwollspinnens hoffte sie, mit dem Sohn leben zu können.

Dieser ging jetzt ungehemmt seinen Neigungen nach. Er kümmerte sich nicht im geringsten um die Ermahnungen seiner Mutter. Ja, er stieß sogar Drohungen gegen sie aus. ohne Unterlass spielte er mit Jungen seines Alters. Nach Hause ging er nur mehr zur Essenszeit. Sonst ließ er sich den lieben langen Tag nicht blicken. So trieb er es, bis er fünfzehn Jahre alt geworden war. Und er dachte keinen Augenblick daran, was aus ihm werden sollte.

Während Aladdin eines Tages wie gewohnt mit den Gassenbuben spielte, ging ein Fremder vorüber. Er blieb stehen und sah dem Spiel zu; besonders Aladdin betrachtete er aufmerksam. Der Fremde war ein afrikanischer Zauberer. Er konnte Berge aufeinandertürmen und verstand sich auch auf die Sternkunde. Erst vor zwei Tagen hatte er seine Heimat Afrika verlassen. Nun sah er Aladdin eine Weile genau zu. Dabei erkundigte er sich unauffällig bei einem andern Knaben nach dessen Namen und Familienverhältnissen.

Dann trat er auf Aladdin zu und sagte: ,,Mein Sohn, ist dein Vater nicht der Schneider Mustafa?" ,,Ja, Herr", erwiderte Aladdin, ,,aber er ist schon lange tot." Bei diesen Worten fiel der Fremde dem Jungen um den Hals. Er umarmte und küsste ihn wiederholt. Tränen flossen über seine Wangen. ,,Warum weint Ihr, Herr?" fragte Aladdin. ,,Und woher kennt Ihr meinen Vater?"

Traurig erwiderte der Afrikaner: ,,Wie sollte ich nicht weinen! Dein Vater war ja mein Bruder. Ich bin daher dein Oheim. Einige Jahre schon bin ich auf der Reise. Jetzt, da ich hoffte, ihn wiederzusehen, muss ich erfahren, dass er tot ist. Dies schmerzt mich unendlich. Der einzige Trost ist mir, in deinem Gesicht seine Züge zu erkennen." Dann fragte er Aladdin nach der Wohnung seiner Mutter und drückte dem Jungen einen Beutel voll Kleingeld in die Hand.

Dazu sagte er: ,,Nun geh gleich zu deiner Mutter. Grüße sie von mir. Und sag ihr, ich werde sie morgen besuchen, wenn es meine Zeit erlaubt. Ich möchte das Haus sehen, in dem mein lieber Bruder gelebt hat und wo er gestorben ist." Aladdin, den der Fremde eben zu seinem Neffen gemacht hatte, lief mit dem Geld stracks nach Hause. Er rief seiner Mutter zu: ,,Liebe Mutter, sag mir doch, ob ich einen Oheim habe!"

,,Nein", erwiderte die Mutter, ,,du hast keinen Oheim, weder väterlicherseits noch von meiner Seite." ,,Und doch", meinte Aladdin, ,,hat eben jetzt ein Mann zu mir gesagt, dass er mein Oheim sei. Er weinte über den Tod meines Vaters, der sein Bruder gewesen wäre. Dabei fiel er mir um den Hals und küsste mich. Er hat mir auch dieses Geld gegeben." Nun wies Aladdin die Handvoll Geld vor. ,,Auch hat er versprochen, dass er morgen zu dir kommen werde. Er möchte Vaters Haus und Wohnung sehen. Inzwischen soll ich viele Grüße an dich ausrichten."

227

Page 228: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

,,Mein Sohn", entgegnete die Mutter, ,,es ist wahr, dein Vater hatte einen Bruder. Aber der ist schon lange tot. Und von einem andern Bruder habe ich nie gehört." Damit endete das Gespräch zwischen Mutter und Sohn.

Am andern Tag kam der Zauberer wieder zu den spielenden Knaben. Er trat zu Aladdin und umarmte und küsste ihn wie am Vortag. Dazu gab er ihm zwei Goldstücke mit den Worten: ,,Mein Sohn, bring dieses Geld deiner Mutter. Sag ihr, ich werde am Abend zu ihr kommen; sie soll um das Geld etwas für das Nachtmahl einkaufen. Denn ich möchte bei euch speisen. Zeig mir jetzt das Haus, in dem ihr wohnt. Ich will sicher sein, am Abend hinzufinden"

Der Junge zeigte ihm das Haus, und der Zauberer verließ ihn.

Aladdin lief nach Hause. Er gab seiner Mütter die zwei Goldstücke und richtete die Botschaft des Oheims aus. Die Mutter ging sofort auf den Markt und kaufte allerlei Vorräte. Da es am Nötigsten mangelte, entlieh sie von der Nachbarin das Tischgeschirr. Dann bereitete sie das Abendessen.

Am Abend, als alles fertig war, sagte sie zu dem Jungen: ,,Nun geh und suche den Oheim! Führ ihn her, vielleicht weiß er den Weg nicht!" Aladdin wollte soeben gehen, als es an die Tür klopfte. Er öffnete und erkannte den Fremden. Ein Diener folgte ihm mit Früchten und Weinflaschen; nachdem er diese niedergestellt hatte, entfernte er sich. Der Zauberer begrüßte Aladdins Mutter und sprach: ,,Nun zeig mir die Stelle, wo mein Bruder bei seiner Arbeit saß!" Sie zeigte ihm den Platz. Der Zauberer aber warf sich zu Boden. Er küsste die Steile unter Tränen und rief aus: ,,Mein armer Bruder, wie unglücklich bin ich, dich nicht mehr am Leben zu treffen! Wie gerne möchte ich dich umarmen und dir in die Augen blicken!"

Aladdins Mutter musste nun glauben, dass er wirklich der Bruder ihres Gatten sei. Sie lud ihn ein, sich auf ihres Mannes Platz zu setzen. Aber er lehnte es ab. Er bat, sich gegenüber setzen zu dürfen; so könne er sich wenigstens einbilden, der Bruder sitze noch dort. Da drang sie nicht weiter in ihn und ließ ihn Platz nehmen, wo er wollte.

Nun begann er zu plaudern und sagte: ,,Liebe Schwägerin, wundere dich nicht, dass du mich nie gesehen und nie von mir gehört hast. Es sind jetzt genau vierzig Jahre, seit ich das Land verließ. Ich bin weit in der Welt herumgekommen. Ich habe Indien, Persien und Afrika gesehen. Ich bin in den schönsten Städten dieser Länder gewesen. Lange Jahre habe ich mich auch im Westen aufgehalten. Dann aber erwachte die Sehnsucht nach der Heimat in mir, und sie hat mich nie mehr verlassen. Wo der Mensch geboren ist, dorthin zieht es ihn immer wieder. Ich dachte an meinen Bruder. Da ergriff mich heißes Verlangen, ihn wiederzusehen. Ich sagte mir auch, dass ich reich sei; aber mein Bruder müsse vielleicht in Armut sein Leben fristen, und ich könnte ihm helfen!

Daher machte ich mich auf die weite Reise. Frage nicht, was für Mühen und Beschwerden ich unterwegs ertrug! Nur die Hoffnung auf ein Wiedersehen mit dem Bruder hielt mich aufrecht. Darum war mein Schmerz unsäglich, als ich von seinem Tod erfuhr. Als ich nun auf der Straße deinen Sohn sah, fiel mir sofort die Ähnlichkeit mit meinem Bruder auf. Mein Herz zog mich zu ihm. Darum sprach ich ihn an. Und ich freute mich, doch wenigstens einen Sohn meines Bruders gefunden zu haben."

228

Page 229: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Als der Zauberer sah, wie sehr seine Worte Aladdins Mutter ergriffen, lenkte er ab.

Er wandte sich schnell an Aladdin: ,,Mein Sohn, wie heißt du?"

,, Aladdin ", sagte dieser.

,,Nun, Aladdin ", fuhr der Zauberer fort, ,,hast du ein Handwerk oder eine andere Fertigkeit gelernt?"

Bei dieser Frage wurde Aladdin verlegen. Beschämt senkte er den Kopf.

Seine Mutter aber rief: ,,Nichts hat er gelernt. Er ist ein Taugenichts. Den ganzen Tag strolcht er auf den Gassen herum und verbringt mit seinesgleichen unnütz die Zeit. Sein Vater hat sich alle Mühe gegeben, ihn ein Handwerk lernen zu lassen. Er wollte einen anständigen Menschen aus ihm machen. Aber alle Mühe war vergebens. Er folgte ihm nicht, war eigensinnig und boshaft. Der Kummer um ihn hat meinen Mann unter die Erde gebracht. Ich bringe mich mit Baumwollspinnen mühselig durchs Leben. Er aber streicht trotz meiner Reden und Mahnungen auf den Straßen herum. Er schämt sich nicht, mit fünfzehn Jahren noch mit den Kindern zu spielen. Und was aus ihm werden soll, ist ihm gleichgültig. Ich kann ihn nicht mehr erhalten. Ich bin eine alte Frau, die selbst mit ihrem knappen Verdienst nicht auskommt. Demnächst werde ich ihm die Tür verschließen und ihn nicht mehr hereinlassen. Er soll sehen, wo er unterkommt und wie er sich fortbringt."

Der Zauberer hatte den Jungen während dieser Klagen seiner Mutter unverwandt angeblickt. Als sie geendet hatte, sagte er zu ihm: ,,Was

du treibst, ist nicht gut, mein lieber Neffe. Du solltest schon verständig genug sein, an einen Erwerb zu denken. Deine Mutter kann dich nicht ewig erhalten. Denk nach, ob dir nicht doch ein Gewerbe zusagt. Wenn dir das Handwerk deines Vaters nicht gefällt, dann such dir ein anderes! In dieser Stadt sind sicher viele Handwerker, die dich gerne in die Lehre nähmen. Aber wenn du gar keine Lust zum Handwerk hast, dann will ich dir einen Kaufladen einrichten. Ich will ihn mit den feinsten Stoffen ausstatten, damit du Handel treiben kannst. Auf diese Art wirst du ein genügendes Einkommen finden und ein geachteter Mann werden.

Dieses Anerbieten lockte Aladdin sehr. Er wusste, dass die Kaufläden immer stark besucht waren. Die Aussicht, ein reicher Handelsherr zu werden, schmeichelte seinem Stolz. Daher erklärte er seinem Oheim, dass ihn dieser Beruf freuen würde. Und er dankte ihm für die Wohltat, die er ihm erweisen wolle.

,,Da dir dieses Gewerbe gefällt", sagte der Zauberer, ,,werde ich dich morgen in die Stadt mitnehmen. Ich werde dir feine Kleider kaufen, wie es sich für einen Kaufmann schickt. Und übermorgen wollen wir einen Laden suchen, wie ich dir versprochen habe."

Bisher hatte Aladdins Mutter nicht recht geglaubt, dass der Mann ihr Schwager sei. Nun zweifelte sie nicht mehr daran. Ein fremder Mann würde ihrem Sohn nicht so glänzende Versprechungen machen. Sie ermahnte ihn daher, sich nun alle Torheiten aus dem Kopfe zu schlagen. Er solle sich der Güte des Oheims würdig erweisen. Dann trug sie das Abendessen auf. während des Mahles unterhielten sie sich weiter über den Kaufmannsberuf. Schließlich

229

Page 230: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

bemerkte der Zauberer, dass die Nacht schon weit fortgeschritten sei. Er verabschiedete sich von Mutter und Sohn und suchte seine Herberge auf.

Am nächsten Morgen holte der Zauberer den Jungen zum verabredeten Gang in die Stadt ab. Er führte ihn zu einem großen Handelshaus. Dort gab es Kleider aus den besten Stoffen für Personen jeden Alters und Standes.

Der Zauberer verlangte mehrere der schönsten Gewänder zur Auswahl. Dann sagte er zu Aladdin: ,,Lieber Neffe, wähl dir aus, was dir am besten gefällt!"

Aladdin war über die Freigebigkeit des Oheims hocherfreut. Er suchte sich das schönste Gewand aus. Und der Oheim bezahlte den Kaufmann bar, ohne zu handeln.

Nachdem Aladdin von Kopf bis Fuß prächtig gekleidet war, dankte er seinem Oheim, küsste ihm die Hand und bat ihn, sich auch ferner seiner anzunehmen. Der Zauberer versprach, ihm bei seinem Erwerb behilflich zu sein. Er führte ihn zunächst in die Straße, wo sich die reichsten Kaufläden mit den feinsten Stoffen befanden.

Hier sagte er: ,,Auch du wirst bald ein Kaufmann sein. Darum ist es vorteilhaft, dass du diese Kaufleute besuchst. Sie sollen dich kennenlernen."

Der Zauberer zeigte Aladdin auch die schönsten und prächtigsten Moscheen. Schließlich geleitete er ihn durch den Palast des Sultans, soweit man dort freien Zutritt hatte. Nach diesem langen Spaziergang nahm er ihn mit in sein Absteigquartier. Dort machte er ihn mit einigen Kaufleuten bekannt und stellte ihn als seinen Neffen vor. Sie nahmen ein reichliches Mahl ein, und Aladdin sprach den guten Gerichten ausgiebig zu.

Gegen Abend geleitete der Zauberer seinen Neffen zum Hause seiner Mutter zurück. Diese war außer sich vor Staunen, als sie den Sohn so fein gekleidet sah. Sie wünschte den Segen des Himmels über den großzügigen Schwager herab.

,,Lieber Schwager", sagte sie, ,,ich weiß nicht, wie ich dir für deine Großmut danken soll. Mein Sohn wäre ganz nichtswürdig, wenn er sich jetzt nicht deiner Fürsorge würdig erweisen wollte. Ich danke dir von ganzem Herzen. Der Herr möge dich durch ein langes und glückliches Leben belohnen. Ich hoffe, dass auch mein Sohn dankbar deinen Rat und deine Wohltaten anerkennen wird."

Hierauf erwiderte der Zauberer: ,, Aladdin ist ein guter Junge. Er stammt von trefflichen Eltern. Wir werden schon einen tüchtigen Menschen aus ihm machen. Übrigens tut es mir leid, dass ich ihm nicht schon morgen einen Laden kaufen kann. Aber morgen ist Freitag, da werden die Läden geschlossen sein. Die Kaufleute werden die Stadt verlassen und sich in den Gärten aufhalten. Wir müssen daher bis Samstag warten. Doch komme ich morgen trotzdem zu euch. Ich will Aladdin mit mir nehmen und ihm die Gärten und Plätze vor der Stadt zeigen. Dort werden wir auch viele Kaufleute mit ihren Familien antreffen; so kann ich ihn gleich bekannt machen. Er muss ja jetzt auch den Verkehr mit Erwachsenen lernen."

Nach diesen Worten entfernte sich der Zauberer.

230

Page 231: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Am folgenden Tag stand Aladdin sehr zeitig auf. Vor Freude hatte er nicht mehr schlafen können und sich den Morgen herbeigewünscht. Er zog nun seinen neuen Anzug an. Dann erwartete er ungeduldig den Oheim. Wiederholt öffnete er die Tür und blickte nach ihm aus. Als er ihn von ferne kommen sah, verabschiedete sich Aladdin von seiner Mutter und eilte ihm freudestrahlend entgegen.

Der Zauberer begrüßte ihn freundlich. ,,Da bist du ja, Junge", sagte er. ,,Heute will ich dir Dinge zeigen, die du in deinem ganzen Leben noch nicht gesehen hast."

Sie gingen zusammen vor die Stadt und besahen die prunkvollen Häuser und Gärten. Bei jedem besonders schönen Schloss oder Garten blieb der Zauberer stehen. Und jedes Mal fragte er den Jungen, ob sie ihm gefielen.

Aladdin hatte noch nie so schöne Bauten und Plätze gesehen. Vergnügt gab er zur Antwort: ,,Oheim, alles ist wunderbar. Ich kann mich gar nicht Sattsehen."

So schritten sie immer weiter, bis sie müde wurden. Um ein wenig auszuruhen, betraten sie einen großen, herrlichen Garten und setzten sich nieder. Der Zauberer zog einen Beutel aus der Tasche. Diesem entnahm er Früchte und Esswaren. Sie aßen und plauderten und waren lustig und guter Dinge. Dann setzten sie ihren Weg fort und gingen weiter an den Gärten vorbei ins Freie.

Aladdin hatte noch nie einen so langen Marsch gemacht. Als er sich allmählich müde fühlte, fragte er: ,,Lieber Oheim, wohin gehen wir denn? Wir haben die Gärten schon weit hinter uns. Wenn wir noch länger so fortgehen, weiß ich nicht, ob ich für den Rückweg stark genug sein werde. Ich bin nämlich schon sehr müde."

,,Nur Mut", entgegnete der Oheim. ,,Wir haben nicht mehr weit, mein Junge. Ich will dir nur noch einen Garten zeigen, der alle bisherigen an Pracht übertrifft." So sprach er freundlich auf Aladdin ein. Auch erzählte er ihm Geschichten, um den Weg zu verkürzen.

Endlich kamen sie in ein schmales Tal zwischen zwei nicht allzuhohen Bergen. Das war die Stätte, deretwegen der Zauberer aus Afrika bis hierher gereist war.

,,Nun sind wir an Ort und Stelle", sagte er zu Aladdin. ,,Ich werde dir hier wunderbare Dinge zeigen, die noch kein Mensch gesehen hat. Du wirst mir zu höchstem Dank verpflichtet sein. Nun wirst du etwas erblicken, was allen Menschen unbekannt ist. Wenn du dich ausgeruht hast, sammle dürres Holz Wir brauchen auch Reisig, damit wir Feuer machen können."

Als Aladdin das hörte, konnte er seine Neugierde kaum mehr bezähmen. Er sprang im Walde hin und her und sammelte einen großen Haufen von Holz und trockenen Reisern.

Schließlich sagte der Oheim: ,,Nun ist es genug, mein Sohn." Er entzündete den Haufen, und dieser brannte hellauf. Dann warfen Räucherwerk hinein. Dicker Rauch stieg empor. Durch Zauberworte zog der Zauberer den Rauch bald auf diese, bald auf jene Seite.

Plötzlich wurde es finster. Es donnerte und blitzte, und die Erde bebte. Vor Aladdin und dem Zauberer tat sich ein Spalt in der Erde auf, und eine Steinplatte kam zum Vorschein. Diese maß

231

Page 232: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

viermal einen Fuß und war etwa halb so dick; daran war ein Messingring befestigt. Aladdin erschrak und machte Miene davonzulaufen. Da wurde der Zauberer zornig. Er packte ihn heftig beim Arm und gab ihm eine Ohrfeige. Der Junge fiel der Länge nach hin und begann heftig zu weinen.

,,Oheim", schluchzte er, ,,was habe ich getan, dass du mich schlägst?"

Da suchte ihn der Zauberer zu beruhigen. Er sagte: ,,Ich vertrete jetzt Vaterstelle an dir und meine es nur gut. Du brauchst dich auch nicht zu fürchten. Aber du musst mir in allem gehorchen, wenn du Nutzen von meinem Tun haben willst."

Aladdin fasste sich und hörte zu weinen auf.

Der Zauberer aber fuhr fort: ,,Du hast gesehen, was ich durch das Räucherwerk und meine Zauberworte bewirkte. Unter dem Stein, den du vor dir siehst, liegt ein verborgener Schatz. Er ist für dich bestimmt und wird dich reicher als den mächtigsten König machen. Aber nur du darfst den Ring an der Platte berühren. Nur du darfst den Stein auf heben. Selbst mir ist es verboten, an den Stein zu rühren. Auch darf ich keinen Fuß in das Schatzgewölbe setzen, wenn es geöffnet ist. Deshalb musst du ausführen, was ich dir sagen werde, du darfst nicht das Geringste versäumen. Achte genau auf meine Weisungen! Es ist für dich und für mich von größter Wichtigkeit!"

Mit Staunen lauschte Aladdin den Worten seines Oheims. Er freute sich nun unbändig, dass er reicher werden sollte als ein König. Schrecken und Schmerz waren vergessen. Und er sagte zum Zauberer: ,,Lieber Oheim, sag mir, was ich tun soll. Ich will alles genau ausführen."

,,Gut, mein Sohn", erwiderte der Zauberer und umarmte ihn. ,,Ich freue mich, dass du vernünftig bist. Jetzt fass diesen Ring und hebe den Stein in die Höhe!"

,,Aber Oheim", entgegnete Aladdin, ,,dieser Stein wird mir zu schwer sein. Ich kann ihn nicht heben. Hilf mir dabei!"

,,Nein", versetzte der Zauberer, ,,das darf ich nicht. Wollte ich dir dabei helfen, wäre alle unsere Mühe vergebens; wir brächten den Stein nicht empor. Fass den Ring nur an! Sprich dazu den Namen deines Vaters und Großvaters und zieh daran! Der Stein wird sich heben, ohne dass du sein Gewicht spürst."

Da tat Aladdin wie ihn der Zauberer geheißen. Er hob den Stein mühelos in die Höhe und legte ihn beiseite.

Kaum war die Platte gehoben, sah Aladdin Stufen vor sich, die in die Tiefe führten.

,,Lieber Neffe", sagte der Zauberer, ,,nun höre, was ich dir sagen werde! Steig diese Stufen hinunter, bis du auf dem Grunde der Höhle bist! Dort wirst du eine offene Tür finden; sie führt in eine gewölbte Halle. Diese ist in drei aneinanderstoßende Säle geteilt. In jedem Saal wirst du links und rechts vier große, bronzene Vasen finden, die mit Gold und Silber angefüllt sind. Hüte dich, etwas davon zu berühren oder an dich zu nehmen! Hebe dein Kleid in die Höhe und schließ es eng um den Leib, damit du nirgends anstreifst; du müsstest sonst auf der Stelle

232

Page 233: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

sterben. Geh ohne stehenzubleiben durch alle drei Räume! Im letzten Saal wirst du eine Tür finden; sie führt in einen schönen, großen Garten mit vielen fruchtbeladenen Bäumen. Wenn du in diesem Garten geradeaus gehst, wirst du auf eine Treppe von fünfzig Stufen stoßen. Auf dieser steig zu einer Terrasse empor, und dort sieh dich um! Du wirst eine Nische finden, in der eine brennende Lampe steht. Diese Lampe nimm, lösch sie aus und schütte das Öl weg! Dann stecke sie in dein Gewand und bring sie zu mir. Das Öl wird auf deinem Kleid keine Flecken hinterlassen. Wenn es dich verlangt, von den Früchten im Garten zu kosten, so iss, soviel dein Herz begehrt. Solange du die Lampe bei dir hast, gehört dies alles dir." Nach diesen Worten steckte der Zauberer seinen Sigelring an Aladdins Finger. Dabei sagte er: ,,Mein Sohn, dieser Ring wird dich vor jeder Not und Gefahr schützen. Steig nun hinab! Aber befolge alles genau, was ich dir gesagt habe! Wenn du zurückkommst, werden wir unser Leben lang reiche Leute sein."

Aladdin sprang leichtfüßig die Stufen hinunter. Vorsichtig durchschritt er die drei Säle. Er schürzte sein Gewand und presste es eng an den Körper; er wollte ja nirgends anstreifen und so in Lebensgefahr kommen. Er fand den Ausgang in den Garten und eilte schließlich die Treppe hinauf auf die Terrasse. Dort sah er die Lampe stehen. Er löschte sie aus und schüttete das Öl weg. Sodann steckte er sie zu sich und machte sich auf den Rückweg. Im Garten bewunderte er die Früchte an den Bäumen; sie leuchteten in den verschiedensten Farben.

Aber alle Früchte waren kostbare Edelsteine. Die weißen waren Perlen. Andere leuchteten hell und durchsichtig wie Kristall; das waren Diamanten. Die dunkelroten Früchte waren Rubine, die grünen Smaragde, die blauen Türkise ; und so ging es fort. Alle waren rein und vollkommen. Kein König konnte solche Kostbarkeiten sein eigen nennen. Aber Aladdin kannte den Wert der Steine nicht; er hielt sie für buntes Glas. Ihm wären wirkliche Trauben und Äpfel lieber gewesen. Doch gefielen ihm die Buntheit und der Glanz der Steine. So pflückte er einige ab und steckte sie in die Taschen seines Gewandes. Auch füllte er zwei Beutel, die er bei sich trug, und legte einige Steine in die Falten seines dicken Seidengürtels. Schließlich steckte er noch mehrere zwischen Kleid und Hemd.

Ohne es zu wissen, hatte sich Aladdin mit Reichtümern beladen. Rasch eilte er nun durch die drei Säle zurück; er wollte den Oheim nicht zu lange warten lassen. Eilig stieg er die Stufen zum Ausgang empor.

Dort erwartete ihn der Zauberer schon mit Ungeduld.

Die letzte Stufe war etwas höher als die übrigen. Darum rief ihm Aladdin zu: ,,Oheim, da bin ich! Hilf mir die letzte Stufe hinauf!"

,,Mein Sohn", sagte der Zauberer, ,,gib mir die Lampe! Sie könnte dir hinderlich sein."

,,Nein", rief der Junge, ,,sie hindert mich nicht! Hilf mir zuerst heraus, dann geb' ich dir die Lampe."

So stritten sie hin und her. Der Zauberer wurde immer ungeduldiger. Aber Aladdin konnte die Lampe nicht erreichen. Sie steckte ja unter den Edelsteinen, die er zwischen Kleid und Hemd verborgen hatte. Nun geriet der Zauberer in fürchterliche Wut. Er meinte nämlich, der Junge wolle die Lampe für sich allein behalten. Murmelnd warf er etwas von dem Räucherwerk ins

233

Page 234: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Feuer. Kaum hatte er zwei Zauberworte gesprochen, schloss sich die Platte über dem Eingang, Erde häufte sich darüber, und alles sah aus wie zuvor.

Der afrikanische Zauberer stammte tatsächlich aus dem femsten Afrika. Vierzig Jahre lang hatte er alle Geheimwissenschaften studiert und sich dabei alle Arten von Zauberei und Beschwörungsformeln an geeignet. Dabei hatte er entdeckt, dass es irgendwo in der Welt eine Wunderlampe gab die ihren Besitzer zum reichsten und mächtigsten Mann der Erde machen konnte. Er hatte auch herausgebracht, wo sich diese Lampe befand, nämlich an einem unterirdischen Ort in der Nähe von Aladdins Heimatstadt. Darum also war der Zauberer vom äußersten Ende Afrikas bis in diese Stadt gekommen. Aber nicht er selbst durfte diese Lampe holen. Ein anderer musste in das Gewölbe hinabsteigen und ihm die Lampe bringen. Deshalb hatte er sich an Aladdin gewandt. So bald die Lampe in seinem Besitz war, wollte er den armen Jungen in die unterirdische Höhle einschließen. Die Lampe sollte ihm ganz allein gehören.

Aber nun war sein schlauer Plan vereitelt. Aladdin hatte ihm die Lampe nicht ausgefolgt. So fürchtete der Zauberer, ein Fremder könne hinter das Geheimnis kommen. Daher hatte er den Jungen mit der Lampe unter der Erde eingeschlossen.

Er selbst aber kehrte sogleich nach Afrika zurück. Er machte einen Umweg um die Stadt, damit es den Leuten nicht auffalle, dass er ohne Aladdin von seinem Ausflug zurückkam.

Der Zauberer war also fort. Wie erging es nun unserem Aladdin? Zu Tode erschrocken stand er in der Finsternis. Er rief laut nach seinem Oheim und versicherte immer wieder, dass er die Lampe sogleich hergeben wolle. Tränen liefen über seine Wangen. Aber all sein Rufen und Klagen war vergeblich. Nichts rührte sich. Kein Laut drang an sein Ohr. Er tappte umher, ohne eine Tür zu finden. Der Zauberer hatte nämlich durch sein Machtwort auch alle Türen ins Innere der Halle verschlossen. Verzweifelt setzte sich der Junge auf die kalten Stufen nieder. Er hatte keine Hoffnung, je wieder das Tageslicht zu sehen.

Gewiss würde er hier umkommen. Zwei Tage und zwei Nächte saß Aladdin in dieser unheimlichen Finsternis. Er hatte weder Speise noch Trank. Am dritten Tag ergab er sich in den Willen Gottes.

Mit gefalteten Händen betete er zu Allah: ,,Es gibt keine Macht und Kraft als in Dir allein, all mächtiger Gott." So flehte er in seiner Not. Ohne zu denken, rieb er dabei an dem Ring des

Zauberers, der noch immer an seinem Finger steckte. Da stand auf einmal ein Geist von gewaltiger Größe vor ihm. Er ragte mit dem Kopf bis zur Decke des Gewölbes und war furchtbar anzusehen.

Dieser Geist sprach: ,,Ich bin dein Diener. Was verlangst du von mir? Ich bin bereit zu gehorchen. Ich bin der Diener aller die diesen Ring meines Herrn am Finger tragen. Ich und alle übrigen Diener des Ringes werden dir gehorchen."

Aladdin war sehr erschrocken, aber er fasste sich schnell. Mutig und ohne zu stocken antwortete er: ,,Wer du auch sein magst, bring mich sofort an die Oberfläche der Erde!"

234

Page 235: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Kaum hatte er den Wunsch aus gesprochen, stand er schon draußen im Freien. Er befand sich gerade dort, wohin ihn der Zauberer geführt hatte. Das helle Tageslicht schien ihm ins Gesicht; er war wie geblendet. Verwundert betrachtete er die Erde. Er konnte sich nicht erklären, wie er herausgekommen war. Schon glaubte er, an einer andern Stelle im Wald zu sein. Aber ganz in der Nähe entdeckte er die Spuren des verbrannten Reisighaufens ; und hinter den Gärten, durch die sie gekommen waren, lag die Stadt. Er erkannte auch den Weg, auf dem er mit dem falschen Oheim hierher gegangen war. Nun dankte er Gott für seine wunderbare Rettung. Dann wanderte er in die Stadt zurück. Am Abend langte er todmüde im Hause seiner Mutter an. Schwäche überfiel ihn, und er sank ohnmächtig zu Boden; er hatte ja drei Tage nichts zu sich genommen. Seine Mutter hatte schon die Hoffnung aufgegeben, ihn wiederzusehen. Nun war sie glücklich, dass er am Leben war. Zwar er schrak sie sehr, als er ohnmächtig wurde, aber scharfe Essenzen brachten ihn bald wieder zu sich und belebten ihn.

Seine ersten Worte waren: ,,Liebe Mutter, gib mir zu essen! Ich habe drei Tage keinen einzigen Bissen genossen.

Rasch brachte die Mutter herbei, was sie vorrätig hatte. Sie sagte:

,,Da, mein lieber Sohn, iss und trink. Aber sei nicht zu hastig und heiß hungrig und sprich jetzt nicht. Später wirst du Zeit genug haben, mir deine Erlebnisse zu schildern."

Aladdin folgte dem Rat der Mutter. Er aß langsam und trank nur in kleinen Schlucken. Als er satt war, lehnte er sich im Diwan zurück. Stockend begann er zu erzählen.

,,Weißt du, liebe Mutter", sagte er, ,,dieser fremde Mann war gar nicht mein Ollelm. Er machte uns zwar große Versprechungen und beschenkte mich reich. Aber er war ein Zauberer, ein Bösewicht und Betrüger. Schließlich wollte er mich sogar ums Leben bringen. Ich wäre jetzt tot, einsam im Finstern verhungert, wenn nicht Allah mich durch ein Wunder gerettet hätte. Höre nur, Mutter, wie er es angefangen hat!"

Und nun erzählte Aladdin alles, was er erlebt hatte. Er sprach von dem einsamen Tal und den Zauberworten über dem Feuer. Er schilderte, wie sich die Erde geöffnet hatte. Und er vergaß auch die Ohrfeige und den Zauberring nicht. Er beschrieb die unterirdischen Säle und die herrlichen Gärten, und wie er die Lampe gefunden und zu sich gesteckt hatte. Dabei holte er die Lampe aus seinem Gewand und zeigte sie der Mutter. Auch die glitzernden Steine zog er hervor. Die Mutter ahnte so wie ihr Sohn nichts von ihrem Wert. Sie legte die Edelsteine beiseite, und Aladdin steckte die zwei vollen Beutel hinter den Polster des Diwans. Dann setzte er die Erzählung fort. Er berichtete, wie er in der Höhle begraben gewesen sei. Die Tränen kamen ihm in die Augen, als er von seiner Verzweiflung sprach. Aber die Güte des Allmächtigen hatte ihn nach dem Drehen des Ringes wieder ans Tageslicht gebracht.

Aladdin schlief bis weit in den nächsten Tag hinein. Schließlich hatte er die ganze Zeit in der Höhle ja kein Auge zugemacht.

Als er erwachte, waren seine ersten Worte: ,,Mutter, ich habe Hunger. Bring mir zu essen!" ,,Mein lieber Sohn", sagte die Mutter, ,,ich habe nicht einmal ein Stückchen Brot im Haus. Was ich hatte, hast du gestern gegessen. Du musst dich gedulden. Ich habe noch

235

Page 236: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Baumwollgarn; das werde ich in der Stadt verkaufen. Dafür kann ich dann Brot und etwas zum Mittagessen besorgen.

,,Liebe Mutter", entgegnete der Sohn, ,,behalte die Baumwolle. Gib mir lieber die Lampe, die ich aus der Höhle mitgebracht habe. Ich werde in die Stadt gehen und sie verkaufen. Ich glaube, wir werden für die Lampe mehr bekommen als für das Garn. Vielleicht können wir dafür außer Frühstück und Mittagmahl auch noch das Abendessen kaufen."

Aladdins Mutter brachte die Lampe herbei und sagte: ,,Da hast du sie! Aber sie ist sehr schmutzig. Ich werde sie vorher blank putzen, damit sie wie neu aussieht."

Sie nahm Wasser und Sand und begann die Lampe zu reiben. Kaum hatte sie begonnen, erschien ein riesiger Geist vor ihr.

Er sprach mit Donnerstimme: ,,Was willst du von mir? Ich bin dein Diener und der Diener aller, die diese Lampe in der Hand haben. Ich und alle übrigen Diener der Lampe werden dir gehorchen."

Darüber erschrak Aladdins Mutter sehr. Sie war nicht imstande, zu reden, so furchtbar war der Geist anzusehen; eine Ohnmacht umfing ihre Sinne. Aladdin aber hatte schon in der Höhle eine ähnliche Erscheinung gehabt. Ohne sich lang zu besinnen, griff er nach der Lampe.

Er rief laut: ,,Diener der Lampe, ich habe Hunger. Bring mir etwas zu essen!"

Der Geist verschwand, erschien aber sofort wieder. Auf einer großen silbernen Tasse brachte er zwölf verdeckte Schüsseln aus Silber; sie waren mit den köstlichsten Speisen gefüllt. Ferner stellte er zwei Flaschen Wein und zwei silberne Becher auf den Tisch. Das Brot war weiß wie Schnee. Nachdem er alles vor Aladdin hingelegt hatte, verschwand er wieder.

Noch immer lag Aladdins Mutter in Ohnmacht. Eben wollte sich der Sohn um die Mutter bemühen, da erwachte sie von selbst durch den Duft der Speisen. “,Mutter", rief Aladdin, ,,steh auf!. Schau diese köstlichen Speisen an. Wir wollen sie sogleich essen, damit sie nicht kalt werden. Das wird dir wieder Kraft geben und meinen Hunger stillen."

Als die Mutter die gedeckte Tafel sah, rief sie erstaunt: ,,Welcher Wohltäter hat uns denn das gebracht? Sollte vielleicht gar der Sultan von unserer Armut gehört haben?"

,,Liebe Mutter", erwiderte der Sohn, ,,frag nicht lange, sondern iss und stärke dich. Du hast es nötig. Zum Reden haben wir später noch Zeit."

Sie setzten sich an den Tisch und speisten mit bestem Appetit. Beide waren noch nie an einer so wohlgedeckten Tafel gesessen.

Während des ganzen Mahles hörte Aladdins Mutter nicht auf, das prunkvolle Tafelzeug zu bewundern. Sie hatte ebenso wenig eine Ahnung von dem wahren Wert dieser Dinge wie ihr Sohn. Ob sie aus Silber oder aus einem andern Metall seien, wusste sie nicht. So kostbare Sachen hatte sie in ihrem ganzen Leben noch nicht gesehen.

236

Page 237: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Zur Mittagszeit saßen sie noch immer beim Essen. So groß war ihr Appetit und so vorzüglich schmeckten die Speisen, dass sie gleich Frühstück und Mittagessen in einem nahmen. Es blieb noch so viel, dass es für ein Abendessen und für den nächsten Tag ausreichte.

Als sie satt waren, hob die Mutter die übriggebliebenen Speisen auf. Dann setzte sie sich zu ihrem Sohn auf den Diwan. Aladdin erzählte ihr, was sich während ihrer Ohnmacht zugetragen hatte.

Die Mutter wunderte sich sehr über die Erscheinung und sagte:

,,Du sprichst von Geistern. Aber keiner meiner Bekannten hat jemals einen Geist gesehen. Auch mir ist bisher keiner erschienen. Warum hat sich dieser furchtbare Geist gerade an mich gewendet? Warum fragte er nicht dich? Dir ist er doch in der Schatzhöhle schon einmal erschienen."'

,,Liebe Mutter"' erwiderte der Sohn, ,,dieser Geist ist ein anderer als jener, der mir in der Höhle erschienen ist. Sie haben zwar einige Ähnlichkeit miteinander; aber der eine sagte, er sei ein Sklave des Ringes, und der andere nannte sich einen Sklaven der Lampe, die du in der Hand hieltest."

,,Wie", rief die Mutter, ,,diese Lampe ist die Ursache, dass der hässliche Geist sich an mich wandte? Dann nimm sie und schaffe sie mir aus den Augen! Versteck oder verkauf sie oder wirf sie weg! Ich mag sie nicht mehr anrühren. Wenn mir dieser Geist nochmals erschiene, stürbe ich vor Schrecken. Ich bitte dich, gib auch den Zauberring weg! Unterlass überhaupt jeden Verkehr mit den Geistern. Sie sind der Teufel aus der Hölle, wie der Prophet uns gelehrt hat."

,,Nein, Mutter", erwiderte Aladdin ,,jetzt werde ich die Lampe nicht mehr verkaufen. Siehst du denn nicht, welche Wohltat sie uns erwiesen hat? Sie hat uns zu essen gegeben, als wir hungrig waren. Und sie wird uns in Zukunft immer den Lebensunterhalt verschaffen. Denk nur an den afrikanischen Zauberer! Er hat die weite, beschwerliche Reise hierher unternommen, nur um die Wunderlampezu gewinnen. Er wollte nichts von dem Gold in den unterirdischen Sälen. Er wusste, dass diese Lampe mehr wert ist als alles Gold und Silber der Welt. Wir kennen nun die geheime Kraft der Wunderlampe Wir wollen sie sorgsam hüten und aufbewahren. Vor allem werden wir sie so benützen, dass die Nachbarn nichts merken. Sie sollen nicht neidisch und eifersüchtig werden. Ich will dir die Lampe gerne aus den Augen schaffen; du sollst keine Angst vor dem Geist haben. Ich bewahre sie dort auf, wo ich sie gleich zur Hand habe, wenn ich sie brauche. Den Ring aber, Mutter, kann ich auch nicht wegwerfen oder verkaufen. Bedenke, dass er mir in der Schatzhöhle das Leben gerettet hat! Wer weiß, wie oft ich noch in Gefahren kommen werde! Dann kann mich immer dieser Ring befreien."

Das musste auch Aladdins Mutter zugeben. Sie sagte: ,,Mein Sohn, tu was du willst. Ich aber möchte die Lampe nicht mehr sehen und mit Geistern nie mehr zu tun haben."

Am folgenden Tag verzehrten sie die restlichen Speisen. Aladdin aber wollte nicht warten, bis ihn wieder der Hunger bedrängte. Darum nahm er eine silberne Schüssel, um sie auf dem Markt zu verkaufen. Unterwegs begegnete ihm ein Händler. Dem zeigte er die Schüssel. Er fragte ihn, ob er sie kaufen wolle.

237

Page 238: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Der Händler nahm die Schüssel und untersuchte sie von allen Seiten. Er überzeugte sich davon, dass sie aus reinem Silber war. Nun fragte er den Jungen, was sie kosten solle. Aladdin aber kannte den wahren Wert der Schüssel nicht. Er hatte noch nie mit derlei Waren gehandelt. Darum sagte er, dass er sich ganz auf die Ehrlichkeit verlasse. Dadurch geriet der schlaue Händler einigermaßen in Verlegenheit. Er zögerte mit seinem Angebot; schließlich wusste er ja nicht, ob Aladdin den wirklichen Wert kenne. Endlich holte er aus seiner Tasche ein Goldstück hervor. Das war nicht viel mehr als der fünfzigste Teil des Wertes der Schüssel. Aladdin nahm das Goldstück und ging eilig weg. Verblüfft sah ihm der Händler nach. Nun ärgerte er sich, dass er nicht noch weniger geboten hatte. Der Junge hatte offensichtlich keine Ahnung vom Wert der Schüssel gehabt. Schon wollte er ihm nacheilen und einen Teil des Geldes zurückverlangen. Aber Aladdin lief so schnell, dass er ihn kaum eingeholt hätte.

Aladdin ging geradewegs in einen Bäckerladen. Dort ließ er das Goldstück wechseln und kaufte einen Vorrat an Brot. Brot und Wechselgeld gab er seiner Mutter. Und sie ging auf den Markt und kaufte Lebensmittel für einige Tage.

So lebten sie eine Zeitlang. Sooft der Erlös für eine Schüssel aufgebraucht war, trug Aladdin eine andere zum Händler. Dieser kaufte alle zwölf Schüsseln. Für die erste Schüssel hatte er ein Goldstück gegeben. Nun wagte er nicht, für die folgenden weniger zu bieten. Der Handel war zu vorteilhaft für ihn.

Als das letzte Geld ausgegeben war, griff Aladdin zu der Tasse. Diese war zehnmal so schwer als eine Schüssel. Er wollte sie einem Kaufmann anbieten, aber das Stück war zu schwer; er konnte es nicht wegtragen. Darum holte er den Händler in das Haus seiner Mutter. Dieser prüfte das Gewicht der Tasse und zahlte ihm auf der Stelle zehn Goldstücke. Damit war Aladdin zufrieden.

Solange diese zehn Goldstücke ausreichten, bestritten sie davon die täglichen Ausgaben. Aladdin war den Müßiggang gewohnt. Aber seit dem Abenteuer mit dem Zauberer spielte er nicht mehr mit den Jungen in den Straßen. Er vertrieb sich die Zeit mit Spaziergängen oder unterhielt sich mit Erwachsenen, denen er begegnete. Häufig blieb er auch bei den größeren Kaufläden stehen. Dabei lauschte er den Gesprächen angesehener und erfahrener Männer. Auf diese Weise eignete er sich all mählich eine gewisse Weltkenntnis an.

Als von den zehn Goldstücken nichts mehr übrig war, nahm Aladdin seine Zuflucht zur Lampe. Er rieb sie an der Stelle, wo seine Mutter sie gerieben hatte. Sofort stieg derselbe Geist vor ihm empor.

Da Aladdin die Lampe weniger fest als seine Mutter gerieben hatte, sprach der Geist in milderem Ton: ,,Was willst du von mir? Ich bin dein Diener und der Diener aller, die diese Lampe in der Hand haben. Ich und alle übrigen Diener der Wundelampewerden dir gehorchen."

Aladdin sagte: ,,Ich habe Hunger. Bring mir etwas zu essen!"

Der Geist verschwand. Nach einigen Augenblicken erschien er wie der mit ähnlichem Tafelzeug wie das erstemal. Die Schüsseln waren voll der köstlichsten Speisen. Der Geist stellte seine Last vor Aladdin hin und verschwand.

238

Page 239: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Aladdins Mutter hatte dem Geiste nicht begegnen wollen. Darum war sie hinausgegangen, als ihr Sohn nach der Lampe gegriffen hatte. Jetzt kam sie zur Tür herein und war starr vor Staunen. Wieder war der Tisch mit silbernen Schüsseln voll duftender Speisen gedeckt. Sie setzten sich zu Tisch und schmausten. Nach der Mahlzeit war noch genug für die nächsten Tage vorhanden.

Als sie ihre Vorräte aufgezehrt hatten, wollte Aladdin wieder zum Händler gehen. Er nahm eine der silbernen Schüsseln, um sie zu verkaufen. Unterwegs kam er an dem Laden eines ehrlichen Goldschmiedes vorbei. Dieser bemerkte den Jungen und rief ihn in seinen Laden.

,,Mein Sohn", sagte er zu Aladdin, ,,was hast du da? Ich habe dich schon oft mit einer Ware vorübergehen und mit einem Händler verhandeln sehen. Zurück gingst du immer mit leeren Händen. Ich glaube, du hast ihm die Gegenstände verkauft. Wahrscheinlich willst du jetzt wieder etwas loswerden. Nun weißt du vielleicht nicht, dass dieser Händler ein argerer Betrüger ist als alle andern Händler. Niemand, der ihn kennt, will etwas mit ihm zu tun haben. Hast du etwas zu verkaufen, so zeig es mir. Wenn du es hergeben willst, zahle ich dir den Preis, den die Ware wert ist. Ich will dich nicht beschwindeln, so wahr mir Allah gnädig sein soll!"

Nun zeigte Aladdin dem Goldschmied die Schüssel. Er gestand ihm auch, dass er dem Händler schon zwölf solcher Schüsseln verkauft habe. ,,Für jede habe ich ein Goldstück erhalten."

Da rief der Goldschmied: ,,Der Spitzbub hat dich betrogen! Diese Schüssel hier ist aus reinem Silber." Dann nahm er die Waage, um die Schüssel abzuwiegen. Er sagte, dass sie fünfzig Goldstücke wert sei. Diesen Preis bot er auch und zahlte ihn bar auf die Hand. Aladdin nahm das Geld und dankte dem Goldschmied für seinen guten Rat.

Sooft Aladdin nun eine Schüssel verkaufen wollte, wandte er sich an den Goldschmied. Er brachte ihm auch die Tasse und erhielt jedes Mal den vollen Wert.

Aladdin und seine Mutter waren jetzt wohlhabende Leute, denn sie hatten ja an der Lampe eine nie versiegende Geldquelle. Dennoch trieben sie keinen Auf wand und blieben mäßig und bescheiden. Die Mutter beschäftigte sich immer noch mit Baumwollspinnen; von dem Ertrag kaufte sie ihre Kleider. Bei dieser einfachen Lebensweise reichte das Geld jedes Mal für lange Zeit.

Während dieser Zeit verkehrte Aladdin im Kreise angesehener Kaufleute. Sie handelten mit Kleidern, feinen Stoffen und Juwelen. Und er unterhielt sich mit ihnen über Waren und Preise. Auf diese Weise erweiterten sich seine kaufmännischen Kenntnisse. Allmählich wurde er gewandt im Umgang mit besseren Leuten. Bei den Goldschmieden lernte er alle Edelsteine kennen und ihren Wert schätzen. So kam er zu der Einsicht, dass seine bunten Früchte aus dem unterirdischen Garten kostbare Juwelen waren. Aber nirgends bemerkte er Steine, die den seinen an Größe und Reinheit gleichkamen. Bald begriff er, dass die beiden Beutel hinter dem Diwanpolster einen unvergleichlichen Schatz bargen. Aladdin war klug genug, niemandem etwas davon zu sagen. Auch seine Mutter weihte er nicht ein. Diesem Stillschweigen verdankte er sein Glück.

Eines Tages befand er sich auf dem Weg zum Basar der Goldschmiede. Da hörte er einen Befehl des Sultans ausrufen. Es hieß, jedermann solle seinen Laden und sein Haus verschließen.

239

Page 240: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Niemand dürfe sich bei Todesstrafe im Freien blicken lassen. Prinzessin Badrulbudur, die Tochter des Sultans, wolle sich ins Bad begeben.

Als Aladdin diesen Befehl hörte, überkam ihn das verlangen, die Prinzessin unverschleiert zu sehen. Aladdin hatte gehört, dass sie von unvergleichlicher Schönheit sei. Er versteckte sich also hinter der Tür des Bades. Dort musste er sie sehen können, ohne selbst gesehen zu werden.

Er brauchte nicht lange zu warten. Bald erschien die Prinzessin in Begleitung vieler Frauen und Dienerinnen. Er betrachtete sie durch eine Ritze in der Tür. Beim Eingang des Bades nahm sie den Schleier ab. Aladdin konnte ihr gerade ins Gesicht blicken. Ihr Antlitz war jugendlich frisch und von strahlender Schönheit.

Aladdin hatte bisher keine Frau außer seiner Mutter unverschleiert gesehen; und sie war nicht mehr jung und von Sorgen verhärmt. Wohl hatte er gehört, dass es Frauen von hervorragender Schönheit gäbe. Aber es ist ein Unterschied, von Schönheit zu hören oder sie selber zu schauen.

Nachdem Aladdin die Prinzessin gesehen hatte, verwirrten sich seine Gedanken und Gefühle. Verzaubert starrte er ihr nach. Sein Herz war erfüllt von Liebe und Verlangen nach dem reizenden Mädchen.

Endlich kam er wieder zur Besinnung und beschloss, nach Hause zu gehen. Daheim angelangt, konnte er seine Unruhe und Verwirrung nicht verbergen. Schließlich fragte ihn seine Mutter erstaunt, ob ihm etwas Unangenehmes zugestoßen oder ob er krank sei. Aber Aladdin gab keine Antwort. Er warf sich auf den Diwan, und seine Gedanken kreisten unablässig um die Prinzessin.

Die Mutter bereitete unterdessen das Abendessen. Schweigend setzte sich Aladdin zu Tisch, genoss aber nur wenig. Da setzte sich die Mutter neben ihn und versuchte, ihn auszufragen. Aber sie konnte ihm kein einziges Wort entlocken.

Aladdin verbrachte eine unruhige Nacht. Am nächsten Morgen brach er endlich das Stillschweigen und sagte: ,,Du hast wohl gemeint, ich sei krank, Mutter, und das hat dir Kummer gemacht. Ich war aber nicht krank und bin es auch jetzt nicht. Ich kann dir nicht sagen, was ich empfinde; vielleicht ist mein Zustand noch schlimmer als eine Krankheit. Aber ich werde dir erzählen, was gestern geschah; dann kannst du mir vielleicht einen Rat geben. Du wirst nicht davon gehört haben, dass sich die Prinzessin Badrulbudur gestern ins Bad begeben hat. Ich hörte es von den Ausrufern, als ich in der Stadt spazierenging. Man verkündete nämlich, alle Leute sollten die Läden schließen; und bei Todesstrafe dürfe keiner auf der Straße verweilen, damit die Prinzessin freien Durchgang zum Bad habe. Da packte mich die Neugier. Ich wollte die Prinzessin mit unverschleiertem Gesicht sehen. Darum versteckte ich mich hinter der Tür zum Bade. Und wirklich: an der Tür nahm sie den Schleier ab. Ich hatte das Glück, ihr Antlitz zu sehen. Das ist der Grund meiner Unruhe und meines Schweigens. Als ich ihr Gesicht und ihre herrliche Gestalt sah, ergriff mich heiße Liebe zu ihr. Meine Sehnsucht nach ihr wird immer größer. Ich finde keine Ruhe mehr, wenn ich die Prinzessin nicht für mich gewinne. Darum bin ich fest entschlossen, sie vom Sultan zur Frau zu erbitten."

Aladdins Mutter hatte aufmerksam zugehört. Aber als ihr Sohn von seinen Heiratsabsichten sprach, musste sie laut auflachen. Er wollte fort fahren, aber sie ließ ihn gar nicht zu Wort

240

Page 241: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

kommen und sagte: ,,Mein Lieber, was fällt dir ein? Bist du wahnsinnig geworden, dass du solche Reden führst?"

,,Nein, Mutter", entgegnete Aladdin, ,,mein Verstand war nie so hell wie jetzt. Ich habe deine Einwürfe vorausgesehen. Aber alle deine Worte werden meinen Entschluss nicht ändern. Ich sage dir nochmals, dass ich um die Hand der schönen Prinzessin anhalten werde."

,,Ach, mein Sohn", sagte die Mutter, ,,ich bitte dich, rede nicht solchen Unsinn! Selbst wenn du deinen Entschluss ausführen wolltest, wer sollte denn deine Bitte dem Sultan vortragen? Wer sollte denn für dich um die Prinzessin anhalten?"

,,Kein anderer als du", entgegnete Aladdin ,,Ich wünsche, liebe Mutter, dass du meine Werbung vorbringst."

,,Ich?" rief die Mutter. ,,Ich werde mich hüten, so etwas zu unternehmen. Wie kannst du überhaupt an die Tochter des Sultans denken? Vergiss doch nicht, dass du nur der Sohn eines armen Schneiders bist! Ihr Vater gibt sie nicht einmal Prinzen oder Sultanssöhnen zur Ehe. Wie kannst dann du es wagen, die Tochter des Sultans als Frau zu begehren!"

,,Liebe Mutter", antwortete Aladdin, ,,ich sagte dir schon, dass ich alle diese Vorstellungen vorausgeahnt habe. Ich weiß auch, was du noch einwenden wirst. Das alles habe ich bedacht. Trotzdem werden deine Reden meinen Entschluss nicht zum Wanken bringen. Ich flehe dich an, tu mir den Gefallen! Wenn du mich lieb hast, geh zum Sultan und wirb für mich. Du wirst mir dadurch zum zweitenmal das Leben schenken. , Wird die Prinzessin nicht meine Frau, so will ich nicht länger leben."

Aladdins Mutter geriet durch diese Hartnäckigkeit ihres Sohnes in größte Verlegenheit. Sie wollte ihm ja gern seinen Wunsch erfüllen; aber diesen Plan hielt sie für närrisch und undurchführbar.

Daher sprach sie zu ihm: ,,Mein Sohn, ich bin deine Mutter und liebe dich von Herzen. Soweit ich es vermag, will ich dir jeden vernünftigen Wunsch erfüllen. Wenn du es wünschst, werde ich dir eine Frau aus unserem Stande suchen. Ich würde auch um die Tochter eines unserer Nachbarn anhalten. Freilich müsstest du auch da etwas Vermögen und Einkommen besitzen oder ein Gewerbe erlernt haben. Jedermann fragt zuerst, wie der Freier seine Frau und später seine Familie erhalten werde. Du aber hast nichts und bist nichts. Wie kannst du es dann wagen, deine Augen zur Tochter des Sultans zu erheben! Überlege dir das! Wie kommst du auf den Gedanken, ich solle beim Sultan für dich freien? Selbst wenn ich so unverschämt wäre, wie bekäme ich Zutritt? An wen sollte ich mich wenden, dass er mich vorstellt? Und wollte ich den Zweck meiner Vorsprache angeben, würde man mich für eine Närrin halten und verjagen! Und gelänge es mir wirklich, bis zum Sultan zu kommen, was sollte ich dann sagen? Hast du dich um dein Land verdient gemacht? Bist du der Gnade des Sultans überhaupt würdig? Wie also kann ich mit einem solchen Ansinnen vor ihm erscheinen? Der Anblick seiner Macht und der königliche Prunk allein würden mir schon die Rede verschlagen. Ich zitterte bereits, wenn ich von deinem Vater etwas erbitten musste. Wie könnte ich nun gar vor diesem hohen Herrn etwas vorbringen? Dann fällt mir noch etwas ein: Wer den Sultan um eine Gnade bitten will, der muss ein Geschenk mitbringen. Aber was für ein Geschenk hast du ihm anzubieten? Wenn du nun gar seine Tochter zur Frau verlangst, welches Geschenk könnte diese Bitte unterstützen?"

241

Page 242: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Aladdin hörte alle Einwände seiner Mutter ruhig an. Er überlegte Punkt für Punkt. Dann sagte er: ,,Liebe Mutter, du hast recht. Ich hätte alles das bedenken sollen. Mein Verlangen war verwegen und unbesonnen. Ich hätte vorher daran denken müssen, dir Zutritt und günstige Aufnahme beim Sultan zu verschaffen. Verzeih mir! die Liebe zur Prinzessin hat meine Gedanken verwirrt. Aber ich liebe sie so sehr, dass ich sie unbedingt heiraten werde. Ich danke dir, dass du mich an das Geschenk erinnert hast. Du hast daran gezweifelt, dass ich ein würdiges Geschenk für diesen Anlass besitze. Allein ich habe eines, das wert ist, dem Sultan überreicht zu werden; es ist ein Geschenk, um das ihn Fürsten und Könige beneiden werden. Du weißt, Mutter, ich habe aus dem unterirdischen Garten buntfarbige Steine mitgebracht. Wir meinten, diese Steine seien aus Glas. Es sind aber kostbare Edelsteine von höchster Schönheit; ihresgleichen gibt es in keinem Lande der Welt. In den Läden der Goldschmiede habe ich viele herrliche Edelsteine gesehen; aber sie alle halten den Vergleich mit meinen Steinen nicht aus. Und doch werden sie zu unbeschreiblich hohen Preisen verkauft. Wie hoch muss dann erst der Wert meiner Steine sein! Du hast eine hohe Porzellanvase, Mutter. Gib sie mir, wir wollen sie mit Edelsteinen füllen. Dann magst du die strahlende Pracht bewundern. Ich glaube, auch der Sultan hat so etwas noch nie gesehen."

Die Mutter brachte die Vase herbei. Aladdin nahm die Steine aus den Beuteln und legte sie schön geordnet hinein. Da strahlte und blitzte es aus der Vase, dass Mutter und Sohn geblendet die Augen schließen mussten. Solchen Glanz und solches Feuer hatten sie noch nie an den Steinen bemerkt; freilich hatten sie diese bisher nur bei Lampenlicht gesehen. Nun aber lockte der helle Sonnenschein sprühende Funken hervor.

Nachdem sie die Schönheit des Geschenkes eine Weile bewundert hatten, sagte Aladdin: ,,Glaubst du nun, Mutter, dass dies ein passendes Geschenk für den Sultan ist? Jetzt kannst du den Gang zu Hofe wagen. Mit diesem Geschenk wirst du sicher gnädig empfangen werden."

Aladdins Mutter war von dem Wert des Geschenkes nicht so überzeugt wie ihr Sohn. Trotzdem hoffte sie, es werde wohl Gnade finden. Aber als sie der Bitte ihres Sohnes gedachte, wurde sie abermals unsicher. Er und die Prinzessin!

,,Lieber Sohn", sagte sie, ,,dieses Geschenk ist prächtig und wert voll. Es wird seine Wirkung tun und mir gnädige Aufnahme beim Sultan verschaffen. Aber ich werde nicht den Mut haben, deine Werbung um des Sultans Tochter vorzubringen; da wird mein Mund stumm bleiben. So wird nicht nur mein Gang vergeblich sein, sondern auch das Geschenk; und ich werde dir bestürzt verkünden müssen, dass deine Hoffnung vergeblich war. Sollte ich aber doch imstande sein, deinen Wunsch auszusprechen, wird uns der Sultan für Narren halten und mich mit Schimpf und Schande davonjagen oder uns beide bestrafen."

Aladdins Mutter führte noch mehr Gründe an, die gegen einen Empfang beim Sultan sprachen. Aber das Bild der Prinzessin war zu tief in seinem Herzen verankert. Er wollte seinen Plan, sie zu seiner Frau zu machen, nicht aufgeben. Darum drängte und bat er seine Mutter, bis sie aus Furcht vor seiner Unbesonnenheit nachgab.

An diesem Tag aber war es für die Anmeldung beim Sultan zu spät. So wurde die Sache auf den nächsten Tag verschoben. Bis dahin sprachen Mutter und Sohn nur vom morgigen Gang zu Hofe. Aladdin schärfte ihr neuerlich ein, was sie tun und sagen solle.

242

Page 243: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Die Mutter aber fragte ihn noch: ,,Mein Sohn, wenn mich der Sultan wirklich anhört, was soll ich sagen, wenn er nach deinem Besitz und Vermögen fragt?"

,,Liebe Mutter", erwiderte Aladdin, ,,wenn es zum Äußersten kommt, muss uns die Lampe helfen. Sie sorgt seit einigen Jahren für unsern Unterhalt. Ich hoffe, dass sie mich auch in dieser Not nicht im Stich lassen wird."

Hierauf wusste Aladdins Mutter nichts zu entgegnen. Sie dachte, die Lampe habe wirklich bisher Wunder vollbracht; nun könne man auch noch Größeres von ihr erhoffen.

Aladdin erriet die Gedanken seiner Mutter. Er sagte zu ihr: ,,Liebe Mutter, sprecht zu keinem Menschen von der Lampe! Sie ist unser größter Schatz. Der glückliche Ausgang unseres Beginnens wird ganz von ihr abhängen."

Erst tief in der Nacht suchten sie ihr Lager auf. Aber schon vor Tagesanbruch weckte Aladdin die Mutter wieder. Er bestürmte sie, sich rasch anzukleiden und zum Tor des Palastes zu eilen. Dann könne sie zugleich mit dem Großwesir und den übrigen Großen des Reiches den Palast betreten und ihnen in die Ratsversammlung folgen. Dieser pflegte der Sultan stets beizuwohnen.

Aladdins Mutter tat alles, was ihr Sohn wünschte. Sie hüllte die Porzellanvase in feines, weißes Linnen. Darüber band sie ein gröberes Tuch, um das leichter forttragen zu können. Endlich machte sie sich zur großen Freude Aladdins auf den Weg zum Palast des Sultans.

Soeben betrat der Großwesir mit allen Würdenträgern des Hofes den Palast. Eine große Menge von Bittstellern schloss sich ihnen an. Die Mutter folgte dem Zuge und gelangte so in den großen Prunksaal; dort hielt der Sultan die Versammlung ab. Sie stellte sich gerade dem Thron des Sultans gegenüber au£ Die Großen des Reiches waren rechts und links von ihm versammelt. Dann wurden dem Sultan die Rechtsfälle vor getragen. Man rief die Parteien in der Reihenfolge, in der sie ihre Gesuche eingebracht hatten. Viele Angelegenheiten wurden verlesen, beraten und entschieden, bis die Versammlung wieder geschlossen wurde. Schließlich erhob sich der Sultan und ging in seine Gemächer zurück. Der Großwesir und alle übrigen Mitglieder des Staatsrates entfernten sich. Auch die Parteien, die Gesuche vorgelegt hatten, gingen nach Hause. Manche waren vergnügt über den Ausgang ihres Rechtsfalles, andere wieder unzufrieden über das gefällte Urteil. Einige hofften, ein andermal mit ihrer Sache vorzukommen.

Als Aladdins Mutter sah, dass sich der Sultan zurückzog, ging sie gleichfalls nach Hause. Als ihr Sohn sie mit dem Geschenk zurückkom men sah, erschrak er; er konnte sich nicht erklären, was das bedeuten solle. Er fürchtete, seine Sendung sei misslungen, und er getraute sich gar nicht, die Mutter zu fragen.

Die Mutter, die noch niemals bei einer Ratsversammlung gewesen war, begann treuherzig zu erzählen: ,,Gott sei Dank, dass ich heute im Sultanspalast war. Wenn ich auch heute noch nicht mit dem Sultan gesprochen habe, so hoffe ich doch, morgen mit ihm zu reden. Heute habe ich den Sultan gesehen. Ich stand ihm gerade gegenüber. Ich bin überzeugt, dass er auch mich bemerkt hat. Aber er war sehr beschäftigt mit den Leuten, die rechts und links von ihm saßen. Er tat mir leid, als ich sah, mit wie viel Mühe und Geduld er sie anhörte. Das dauerte sehr lange. Zuletzt mag es ihm schon langweilig geworden sein, weil er auf einmal aufstand und wegging. Es waren zwar noch viele Leute da, die mit ihm sprechen wollten. Aber ich war sehr froh

243

Page 244: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

darüber, denn auch mir wurde die Sache schon langweilig. Außerdem war ich sehr müde vom langen Stehen. Es ist also nichts verloren. Ich werde dir zuliebe morgen wieder hingehen. Vielleicht hat der Sultan dann mehr Zeit."

Aladdin hat die Entscheidung ungeduldig erwartet. Aber gegen die Entschuldigung seiner Mutter konnte er nichts vorbringen; er musste sich bis zum nächsten Tag gedulden. Das eine hatte er wenigstens schon erreicht, dass die Mutter den gefürchteten Gang angetreten und den Anblick des Sultans ertragen hatte, ohne vor Angst von Sinnen zu kommen. Er hoffte, dass sie morgen in einem günstigen Augenblick ihr Anliegen vorbringen werde.

Am nächsten Morgen eilte sie mit ihrem Geschenk wieder zeitlich zum Palast des Sultans. Das Tor aber war verschlossen. Von andern Leuten erfuhr sie, dass nur jeden zweiten Tag Ratssitzung sei. Also ging sie wieder heim und brachte ihrem Sohn diese Nachricht. Aladdin musste sich wieder mit Geduld wappnen.

Sechsmal ging die Mutter in die Ratsversammlung. Jedes Mal stellte sie sich dem Sultan gegenüber auf. Aber nie fand sie den Mut, vor zu treten oder ein Wort zu sagen. Sie wäre wahrscheinlich noch hundertmal vergebens hingegangen, wenn nicht der Sultan selbst auf sie aufmerksam geworden wäre.

Als er nach der Sitzung in seine Gemächer zurückgekehrt war, sagte er zu seinem Großwesir: ,,Wesir, seit einiger Zeit fällt mir bei jeder Sitzung eine Frau auf. Immer steht sie mir gerade gegenüber. Sie trägt etwas in der Hand, das in Leinwand gehüllt ist. Vom Anfang bis zum Ende der Sitzung bleibt sie dort stehen. Aber sie sagt nie ein Wort. Weißt du, was für ein Anliegen sie hat?"

Der Großwesir wusste sowenig davon wie der Sultan. Er wollte aber seinem Herrn nicht die Antwort schuldig bleiben; darum sagte er:

,,Herr, die Frauen beschweren sich doch oft über die geringfügigsten Dinge. Vielleicht will diese über ihren Mann oder einen ihrer Verwandten Klage führen. Vielleicht aber hat man ihr schlechtes Mehl verkauft oder sonst ein kleines Unrecht zugefügt."

Der Sultan gab sich mit dieser Antwort des Großwesirs nicht zufrieden. Er befahl ihm, die Frau bei der nächsten Sitzung rufen zu lassen. Er wolle sie anhören. Der Großwesir küsste die Hand des Sultans und legte sie auf seinen Kopf. Das bedeutete, dass er bereit sei, sich den Kopf abschlagen zu lassen, wenn er diesen Befehl nicht ausführe.

Am nächsten Sitzungstag ging Aladdins Mutter wieder in die Ratsversammlung. Sie war es ja schon gewohnt. Zwar war bisher jeder Gang vergeblich gewesen; doch aus Liebe zu ihrem Sohn wollte sie alles tun, um endlich zu einem Erfolg zu gelangen. Sie stellte sich wieder dem Sultan gegenüber auf.

Als dieser sie erblickte, war er gerührt über ihre Geduld und Ausdauer. Er sagte zum Großwesir: ,,Wesir, da steht ja die Frau, von der ich neulich gesprochen habe. Lass sie hierher kommen. Wir wollen sie anhören, damit wir ihr Anliegen erfahren und ihre Sache entscheiden."

244

Page 245: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Sofort ging der Großwesir und gab der Frau ein Zeichen, näher zutreten. Sie folgte ihm bis an die Stufen des Thrones. Dort tat sie, wie sie es bei andern gesehen hatte: Sie berührte mit ihrer Stirn die Stufen des Thrones.

In dieser Stellung verharrte sie, bis der Sultan zu ihr sprach: ,,Gute Frau, ich sehe dich schon lange in den Ratssaal kommen. Du bleibst vom Anfang bis zum Ende der Sitzung am Eingang stehen, ohne dass du ein Wort sagst. Nun verrate mir, welche Angelegenheit dich hierher führt!" Wieder warf sich Aladdins Mutter zu Boden. Sie küsste die Stufen des Thrones und flehte den Segen des Himmels über den Sultan herab. Dann stand sie auf und sagte: ,,Erhabener Herrscher, ich habe ein Anliegen. Aber bevor ich es Euch unterbreite, bitte ich, mir die unglaubliche Kühnheit zu verzeihen. Mein Ansuchen ist so ungewöhnlich, dass ich zittere und bebe. Ich habe große Scheu, Herr, es Euch vorzutragen."

Um ihr Sicherheit und Freiheit im Reden zu geben, befahl der Sultan, ihn mit der Frau und dem Großwesir allein zu lassen. Dann sagte er, sie könne ohne Furcht sprechen.

Aladdins Mutter aber war noch nicht ganz zufrieden. Sie wollte sich auch vor seinem Zorne sicherstellen, den sie bei ihrem seltsamen Antrag befürchten musste.

,,Herr", fuhr sie fort, ,,ich bitte Euch untertänigst, gewährt mir im voraus gütigst Eure Gnade und Verzeihung. Vielleicht werdet Ihr mein Anliegen töricht oder beleidigend finden." ,,Was es auch sein mag", erwiderte der Sultan, ,,ich werde dir verzeihen. Nicht die geringste Strafe soll dich treffen. Sprich ohne Scheu!"

Nun erzählte sie ihm treuherzig, wie ihr Sohn die Prinzessin Badrulbudur gesehen und sich in sie verliebt habe. Sie sprach von den Plänen und Wünschen Aladdins. Sie erwähnte aber auch die Bedenken, die sie dagegen erhoben hatte.

,,Aber", fuhr sie fort, ,,statt auf mich zu hören, bestand er nur um so nachdrücklicher auf seinem Wunsch. Er drohte sogar, sich ein Leid anzutun, wenn ich mich weigerte, für ihn zu werben. Trotzdem hat es mich die größte Überwindung gekostet, Euch mit dieser Sache zu be lästigen. Ich bitte Euch vielmals, verzeiht mir mein verwegenes Unternehmen. Verzeiht auch meinem Sohne die Dreistigkeit, an eine so er habene Verbindung zu denken."

Der Sultan hatte die Rede der Mutter voll Güte angehört. Er äußerte nicht den mindesten Zorn oder Unwillen. Auch schien er die ganze Angelegenheit gar nicht lächerlich zu finden. Bevor er aber eine Antwort erteilte, fragte er sie lächelnd nach ihrem leinenen Bündel. Aladdins Mutter sah nun, dass der Sultan nicht unwillig war, ja sogar lächelte. Da warf sie sich nieder, enthüllte die Vase und überreichte sie dem Sultan.

Geblendet blickte der Sultan auf die Edelsteine. Zuerst war er vor Überraschung keines Wortes mächtig. Er hatte noch nie so viele kostbare Steine beisammen gesehen. Auch waren sie von einer Größe, wie sie ihm bisher noch nie vor Augen gekommen.

Begeistert nahm er die Vase aus den Händen der Frau in Empfang und riefaus: ,,Wie schön und einzigartig, wie kostbar sind diese Edelsteine!" Er nahm einen Stein nach dem andern in die Hand und pries ihr Feuer und ihre Reinheit.

245

Page 246: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Dann wandte er sich an den Großwesir, zeigte ihm die Vase und sagte: ,,Sieh dir diese Steine an! Du wirst gestehen müssen, dass man auf der ganzen Welt nichts Herrlicheres und Vollkommeneres finden kann!" Der Großwesir stimmte in begeisterten Worten zu. Der Sultan aber fuhr fort: ,,Ja, wer mir solche kostbare Juwelen schenken kann, ist wert, der Gatte meiner Tochter zu werden."

Diese Worte des Sultans versetzten den Großwesir in eine peinliche Unruhe. Erst kürzlich hatte ihm sein Herr angedeutet, dass er die Prinzessin mit seinem Sohn vermählen wolle. Dieses prachtvolle Geschenk kam ihm ungelegen. Nun fürchtete er nicht ohne Grund, der Sultan werde sich anders besinnen. Er flüsterte ihm daher ins Ohr, er möge mit seiner Entscheidung gnädigst noch drei Monate zuwarten. Schließlich habe der Sultan seinem Sohn die Prinzessin früher versprochen. Und bis dahin werde er ein noch weit kostbareres Geschenk darbringen. Der Sultan war zwar überzeugt, dass das unmöglich sei. Aber er geruhte, den Aufschub von drei Monaten zu gewähren.

Er wandte sich also an Aladdins Mutter und sagte zu ihr: ,,Geh nach Hause, gute Frau! Sag deinem Sohne, dass ich seinen Antrag genehmige!

"Doch muss er sich noch drei Monate gedulden. Es müssen große Vorbereitungen für die Hochzeit getroffen werden. Nach drei Monaten aber magst du wiederkommen."

Strahlend bedankte sich Aladdins Mutter beim Sultan und eilte nach Hause. Ihre Freude war groß. Hatte sie doch gefürchtet, der Sultan werde sie gar nicht anhören. Nun brachte sie ihrem Sohn die günstige Botschaft. Er sah die Mutter früher als sonst und ohne Bündel heimkehren. Als sie lächelnd das Zimmer betrat, wurde ihm froh und leicht zumute. Er schloss daraus auf einen guten Bescheid.

,,Liebe Mutter", fragte er, ,,bringst du mir gute Kunde? Hat sich der Sultan gnädig erwiesen und das Geschenk angenommen? Was hat er zu deiner Werbung gesagt?"

Die Mutter legte den Schleier ab und setzte sich zu ihrem Sohn auf den Diwan. Dann begann sie: ,,Ich möchte dich nicht lange im Ungewissen lassen. Darum will ich dir gleich sagen, dass du Ursache hast, dich zu freuen. Der Sultan hat mir versprochen, dass seine Tochter deine Frau werden soll."

Dann schilderte sie ihm, wie alles gekommen war. Sie berichtete, mit welchen Worten sie die Werbung eingeleitet hätte. Schließlich wieder holte sie genau, was der Sultan zu dem Geschenk gesagt hatte. Es war ihr aber nicht entgangen, dass der Großwesir mit dem Bescheid des Sultans nicht ganz einverstanden war. Er hatte den Herrscher an scheinend bereden wollen, sie abzuweisen.

Freudig und voll froher Hoffnung verbrachte Aladdin die nächsten Tage. Er dünkte sich reicher und glücklicher als alle Menschen. Seiner Mutter aber war er unendlich dankbar. Die drei Monate Wartezeit er schienen ihm wie eine Ewigkeit. Aber es blieb ihm nichts anderes übrig, als mit Geduld zu warten. Das Wort des Sultans schien ihm eine sichere Gewähr, das Ziel seiner Sehnsucht zu erreichen. Trotzdem zählte er die Stunden, Tage und Wochen.

246

Page 247: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Zwei Monate der angesetzten Frist waren schon verstrichen, als seine Mutter eines Abends kein Öl für die Lampe hatte. Sie ging also, um Öl einzukaufen. Zu ihrer Verwunderung war die Stadt festlich beleuchtet.

Die Bewohner hatten ihre Häuser mit Blumen und Kränzen geschmückt; einer suchte den andern an Glanz und Pracht zu übertreffen. In den Straßen bewegte sich eine festlich gekleidete Menge. Aus allen Gesichtern strahlten hellste Freude und Fröhlichkeit. Hofbeamte ritten auf reich geschmückten Pferden in feierlichem Aufzug durch die Stadt. Überall gab es brennende Fackeln und Lichter. Schließlich kam sie zum Ölhändler. Ihn fragte sie, was dieses festliche Treiben bedeute.

,,Woher kommst du denn, liebe Frau?" erwiderte der Ölhändler. ,,Weißt du denn wirklich nicht, dass heute die Prinzessin Badrulbudur mit dem Sohn des Großwesirs vermählt wird? Gleich wird sie aus dem Bade kommen. Alle diese Herren hier haben sich versammelt, um ihr das Ehrengeleit zum Palaste zu geben. Dort wird die Feierlichkeit vor sich gehen."

Aladdins Mutter wollte gar nichts mehr hören. Bestürzt lief sie nach Hause. Sie traf ihren Sohn in ruhiger Stimmung an. Auf eine so schlimme Nachricht war er ja nicht gefasst.

,,Mein Sohn", rief sie noch unter der Tür, ,,es ist alles verloren! Der Sultan wird sein Wort nicht halten." ,,Warum sollte er es nicht halten?" entgegnete Aladdin. ,,Wer hat dir denn das gesagt?" ,,Noch heute", versetzte die Mutter, ,,wird die Prinzessin den Sohn des Großwesirs heiraten. Die ganze Stadt ist festlich geschmückt. Alle Leute sprechen davon." Sie berichtete ihm alles, was sie gesehen und gehört hatte. Nun konnte er an der Wahrheit nicht mehr zweifeln.

Aladdin war von dieser Nachricht wie vom Blitz getroffen. Aber er fasste sich rasch. Sein erster Gedanke war die Lampe. Sie musste jetzt helfen.

Ohne mit einem Wort den Sultan oder den Großwesir zu schmähen, sagte er nur: ,,Liebe Mutter, ich glaube, der Sohn des Großwesirs wird nicht so glücklich sein, wie er hofft. Doch reden wir nicht weiter darüber. Bring uns lieber das Abendessen! Dann will ich ein wenig in die Kammer gehen. Es wird schon alles gut werden."

Aladdins Mutter ahnte, was ihr Sohn vorhatte. Er würde wohl die Wunderlampe gebrauchen, um die Heirat der Prinzessin zu hinter treiben. Und sie täuschte sich nicht. Nach dem Abendessen ging Aladdin in sein Zimmer und verschloss die Tür hinter sich. Dann holte er die Lampe hervor und rieb sie.

Augenblicklich zeigte sich der Geist und sprach zu ihm: ,,Was verlangst du? Ich bin dein Diener und der Diener aller, die diese Lampe in der Hand haben. Ich und alle übrigen Diener der Lampe werden dir gehorchen."

Da sagte Aladdin: ,,Höre, du hast mir bisher auf meinen Wunsch immer zu essen gebracht. Diesmal habe ich einen andern Auftrag für dich. Der Sultan hat mir die Hand seiner Tochter versprochen. Nun hält er sein Wort nicht. Noch vor Ablauf der Frist von drei Monaten vermählt er sie mit dem Sohn des Großwesirs. Nun befehle ich dir als treuem Diener der Lampe, die Neuvermählten zu entführen und hierher zu bringen."

247

Page 248: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

,,Mein Gebieter", erwiderte der Geist, ,,ich werde diesen Befehl ausführen. Hast du noch einen Wunsch?"

,,Für den Augenblick keinen", sagte Aladdin. Da verschwand der Geist.

Aladdin aber begab sich zu seiner Mutter zurück. Ruhig verbrachte er den Abend. Er unterhielt sich mit ihr über die Vermählung der Prinzessin. Aber er sprach so, als ob gar nichts vorgefallen wäre. Nach einiger Zeit ging er in seine Kammer, ohne sich jedoch zu Bett zu begeben. Er erwartete die Rückkehr des Geistes und den Vollzug seines Befehles.

Es dauerte gar nicht lange, da brachte auch schon der Geist die beiden Neuvermählten. Zu ihrem großen Erstaunen setzte er sie mitten im Zimmer Aladdins nieder. Aladdin hatte diesen Augenblick voll Ungeduld erwartet. Nun sagte er hocherfreut zu dem Geist:

,,Nimm diesen jungen Ehemann und trag ihn hinaus in ein anderes Gemach! Morgen früh bei Tagesanbruch komm wieder zu mir!"

Augenblicklich trug der Geist den Sohn des Großwesirs fort. In einer kleinen Kammer legte er ihn nieder. Dort hauchte er ihn an; dadurch wurde er betäubt und konnte sich die ganze Nacht nicht rühren. Aladdin war glücklich, die Prinzessin so nahe zu sehen. Aber er wahrte ehrerbietigste Zurückhaltung und sagte nur in zärtlichem Ton: ,Fürchtet Euch nicht, erlauchte Prinzessin! Ihr seid in Sicherheit: Nichts soll Euch zuleide geschehen. Wie groß auch meine Liebe zu Euch ist, nie werde ich die Schranken der Ehrfurcht überschreiten, die ich Euch schulde."

Die Prinzessin war wie betäubt von dem unerwarten, rätselhaften Ereignis. Sie hörte kaum auf die Reden Aladdins. Auch war sie so verstört, dass sie kein Wort hervorbrachte. Aladdin aber war zufrieden mit dem Gang der Ereignisse. Er suchte sein Lager auf und war bald in ruhigen Schlummer versunken. Nicht so die Prinzessin. Es war das erstemal in ihrem Leben, dass sie sich in einer so engen, düsteren Kammer befand. In ihrem ganzen Leben hatte sie keine schlimmere Nacht verbracht. Noch ärger erging es dem Sohn des Großwesirs, der sich in seinem finsteren Loch nicht einmal rühren konnte.

Am nächsten Morgen brauchte Aladdin nicht erst die Lampe zu reiben, um den Geist zu rufen. Zeitlich am Morgen stand dieser an seinem Lager und sagte: ,,Mein Herr und Gebieter, hier bin ich! Befiehl, und ich werde mit Freuden gehorchen."

,,Geh", sagte Aladdin, "und hole den Sohn des Großwesirs von dem Ort, wohin du ihn gebracht hast. Dann trag ihn und die Prinzessin wieder in den Palast des Sultans zurück!"

Sogleich nahm der Geist die beiden auf. Er trug sie in dasselbe Gemach des Schlosses zurück, aus dem er sie entführt hatte.

Der Geist war aber weder der Prinzessin noch ihrem Gatten sichtbar. Sie wären wahrscheinlich zu Tode erschrocken, hätten sie seine schreckliche Gestalt gesehen. Auch von dem Gespräche zwischen Aladdin und dem Geist hatten sie nichts gehört. Sie merkten nur, dass sie von einem Ort zum andern getragen wurden; das allein genügte, um ihnen den größten Schrecken einzujagen.

248

Page 249: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Kaum hatte der Geist die beiden in ihr Zimmer gebracht, öffnete sich schon die Tür. Der Sultan trat herein, um guten Morgen zu wünschen und nach ihrem Befinden zu fragen. Nun hatte der Sohn des Großwesirs die ganze Nacht in der Kälte gelegen; kaum hatte er sich jetzt in seinem Bett erwärmt, musste er wieder heraus. So unbehaglich ihm auch zumute war, er musste sich in seine Kleider werfen. Der Sultan trat zum Bett seiner Tochter, küsste sie auf die Stirn und fragte, wie es ihr gehe. Sie aber gab keine Antwort. Als er sie aufmerksamer betrachtete, sah er in ihrer Miene tiefe Schwermut; traurig blickte sie ihn an. Aber sie antwortete nicht auf seine Fragen.

Der Sultan war überzeugt, dass dieses Schweigen eine tiefe Ursache haben müsse. Deshalb begab er sich in das Zimmer seiner Gemahlin und teilte ihr mit, wie ihn die Prinzessin empfangen habe.

,,Herr", sagte die Sultanin, ,,das braucht Euch nicht zu wundern. Nach der Hochzeit sind alle jungen Frauen zurückhaltend. Wartet nur, in ein paar Tagen wird sich dies ändern, und dann wird sie ihren Vater empfangen, wie es sich gebührt. Doch will ich gleich zu ihr gehen; ich müsste mich sehr täuschen, wenn sie mich ebenso empfinge wie Euch."

Die Sultanin begab sich also in das Zimmer der Prinzessin. Sie war sehr erstaunt, als auch ihr Morgengruß nicht erwidert wurde. Ihre Tochter sah sehr niedergeschlagen aus. Etwas Besonderes musste sich ereignet haben, sonst könnte sie nicht so verstört sein. Aber was?

,,Liebe Tochter", begann sie, ,,warum sprichst du kein Wort? Warum erwiderst du meine Zärtlichkeit nicht? Sag mir, was sich ereignet hat. Lass mich nicht so lang in dieser peinlichen Ungewißheit:"

Da hob die Prinzessin ihr Haupt und seufzte tief: "Ach, liebe Mutter, seid nicht böse, wenn ich Euch nicht geziemend empfangen habe. Aber in dieser Nacht sind so seltsame Dinge geschehen. Mein Geist kann sie noch immer nicht fassen. Ich habe Mühe, wieder zu mir selber zu kommen."

Die Prinzessin schilderte nun, was sich in der Nacht ereignet hatte. Sie berichtete, wie sie mit ihrem Gatten in eine armselige Kammer entführt und dann von ihm getrennt worden sei. In der Kammer sei ein fremder junger Mann gewesen. Dieser habe zu ihr gesprochen; aber in ihrer Aufregung habe sie nichts verstanden. Dann sei der Jüngling zu Bett gegangen und ruhig eingeschlafen. Sie aber habe dort die schlimmste Nacht ihres Lebens verbracht. Am Morgen seien sie und ihr Gemahl wieder ins Schloß zurückgebracht worden.

"Kaum waren wir hier", fuhr sie fort, ,,trat schon mein Vater ins Zimmer. Ich aber war noch nicht imstande, eine Antwort auf seine Fragen zu geben. Sicherlich zürnt er mir nun, weil ich die Ehre seines Besuches nicht gebührend gewürdigt habe. Doch wird er meinen traurigen Zustand verstehen, wenn er von meinem schrecklichen Abenteuer erfährt. Ich hoffe, daß er mir dann verzeihen wird."

Die Sultanin hörte die Erzählung ihrer Tochter ruhig an. Aber sie fand sie so unglaubwürdig, daß sie entgegnete: ,,Liebe Tochter, du hast gut daran getan, nichts von all dem deinem Vater zu erzählen. Sag auch keinem andern Menschen ein Sterbenswort davon! Man würde dir nicht glauben, dich sogar für eine Närrin halten."

249

Page 250: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

"Mutter", antwortete die Prinzessin, ,,ich bin nicht wahnsinnig, sondern bei klarem Verstand. Ich habe das alles wirklich erlebt. Fragt nur meinen Gemahl; er wird Euch dasselbe erzählen."

"Ich werde mich bei ihm erkundigen", erwiderte die Sultanin. "Aber selbst wenn er mir dasselbe erzählen sollte wie du, so könnte ich es doch nicht glauben. Schlag dir alle diese Torheiten aus dem Kopf! Hör nur, wie die Pauken und Trompeten erschallen! Sie rufen zu den Festlichkeiten, an denen das ganze Land dir zu Ehren teilnimmt. Zieh deine schönen Kleider an und sei fröhlich! Vor allem aber vergiß die Hirngespinste, die du mir erzählt hast! Vielleicht war alles nur ein böser Traum."

Dann begab sie sich in das Zimmer des Sultans. Sie sagte ihm, ihre Tochter habe in der Nacht böse Träume gehabt. Deshalb sei sie am Morgen noch sehr beunruhigt gewesen; jetzt aber sei alles wieder gut. Dann ließ sie den Sohn des Großwesirs rufen. Ihn fragte sie, was an den Worten seines jungen Weibes Wahres sei. Der Sohn des Großwesirs fürchtete, durch diese Geschichte seine Gattin zu verlieren; darum erklärte er, er wisse von nichts. Da war die Sultanin überzeugt, daß ihre Tochter nur geträumt habe.

Die Lustbarkeiten dauerten den ganzen Tag. Es wurde getanzt und gesungen, und unaufhörlich erklang fröhliche Musik. Die Sultanin wich ihrer Tochter nicht von der Seite. Sie bemühte sich eifrig, die Prinzessin zu allerlei Vergnügungen aufzumuntern; dadurch sollte sie ihren Kummer vergessen. Aber die Erlebnisse der Nacht waren zu groß gewesen. Sie hatte für nichts anderes Sinn.

Der Sohn des Großwesirs fühlte sich nach der verflossenen Nacht auch nicht sehr wohl. Aber er setzte seinen Ehrgeiz darein, nichts davon merken zu lassen. Wer ihn ansah, mußte ihn für den gücklichsten Ehemann halten.

Aladdin war auch in die Stadt gegangen, um sich die Festlichkeiten anzusehen. Die Leute redeten über das Glück und die Ehre, die dem Sohn des Großwesirs zuteil geworden sei. Als Aladdin das hörte, mußte er lächeln. Er dachte bei sich: Ihr wißt ja nicht, wie es ihm heute Nacht ergangen ist; sonst würdet ihr ihn wohl nicht beneiden. Als die Zeit vorgerückt war, ging er nach Hause. Dort holte er die Lampe hervor und rieb sie. Sogleich erschien der Geist und bot ihm seine Dienste an. Aladdin beauftragte ihn, das junge Paar so wie gestern hierherzubringen.

Der Geist zögerte nicht und verschwand. Und nun ereignete sich das gleiche wie in der vergangenen Nacht. Der Sohn des Großwesirs lag wieder furchterstarrt allein in seinem kalten Raum; und die Prinzessin versuchte vergebens, in der engen, dumpfen Kammer zu schlafen. Nur Aladdin schlummerte ruhig und fest. Am Morgen nahm der Geist die Prinzessin und ihren Gemahl und trug sie in das Schloß zurück.

Neugierig hatte der Sultan den nächsten Tag erwartet. Ob ihm seine Tochter wieder einen so kühlen Empfang bereiten würde? Am frühen Morgen trat er in ihr Gemach, um sie zu begrüßen.

Eben war der Sohn des Großwesirs zähneklappernd ins Bett gestiegen. Aber als er den Sultan kommen hörte, sprang er eilig heraus. Verbittert stürzte er in sein Ankleidezimmer.

250

Page 251: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Der Sultan näherte sich dem Lager der Tochter. Er wünschte ihr einen guten Morgen, küßte sie auf die Stirn und sagte: ,,Nun, mein liebes Töchterchen, bist du heute ebenso schlecht gelaunt wie gestern?"

Die Prinzessin blickte traurig vor sich hin. Aber sie gab keine Ant wort. Der Sultan bemerkte, daß sie noch verstörter war als das erstemal. Nun zweifelte er nicht mehr, daß ihr etwas Außerordentliches zugestoßen sein müsse. Er war erbittert darüber, daß sie ihn keines Wortes würdigte. Darum riß er den Säbel aus der Scheide.

"Gesteh, was du mir verbirgst", rief er zornentbrannt, "oder ich schlage dir augenblicklich den Kopf ab!"

Über diese drohenden Worte des Vaters war die Prinzessin zu Tode erschrocken. Mit Tränen in den Augen rief sie: ,,Lieber Vater, zürnt mir nicht! Verzeiht mir, wenn ich Euch beleidigt habe! Aber ich habe keine Schuld an meinem trostlosen Zustand. Ihr werdet mir nicht mehr zürnen, wenn ich Euch mein Erlebnis berichtet habe. Ihr wißt ja nicht, was sich in den beiden vergangenen Nächten ereignet hat."

Daraufhin berichtete die Prinzessin dem Sultan alles, was vorgegangen war. Sie erzählte mit so rührenden Worten, daß ihn tiefes Mitleid mit seiner Tochter ergriff. Sie schloß mit den Worten: "Mein Vater, ich hoffe, Ihr glaubt mir! Aber wenn Ihr an der Wahrheit meiner Erzählung zweifelt, so fragt meinen Gatten. Er wird Euch alles bestätigen."

Der Sultan war tief bekümmert über diesen Bericht seiner Tochter. Er sagte: "Liebe Tochter, warum hast du mir diese seltsame Geschichte nicht schon gestern erzählt? Ich wollte nur dein Glück, als ich dich verheiratete. Nun aber bist du so unglücklich. Doch verscheuche die düsteren Gedanken und fasse Mut! Du sollst von nun an gut bewacht werden und keine solche Nacht mehr durchmachen müssen."

Hierauf kehrte der Sultan in seine Gemächer zurück. Sofort ließ er den Großwesir rufen.

"Wesir", sprach er zu ihm, ,,wie geht es deinem Sohn? Hast du ihn schon gesprochen? Was erzählt er von den beiden letzten Nächten?"

Der Großwesir antwortete, er habe ihn noch nicht gesehen. Nun teilte ihm der Sultan mit, was die Prinzessin ihm soeben erzählt hatte.

"Und ich zweifle nicht", setzte er fort, ,,daß meine Tochter die Wahrheit gesagt hat. Doch wäre es mir lieb, wenn dein Sohn es bestätigte. Geh also zu ihm und frag ihn, wie sich die Sache verhält!"

Der Großwesir suchte sogleich seinen Sohn auf. Er teilte ihm den Befehl des Sultans mit und forderte, er solle die volle Wahrheit sagen und nichts verheimlichen.

,,Mein Vater", rief der Jüngling, ,,ich brauche nichts zu verhehlen! Alles, was die Prinzessin gesagt hat, ist wahr. Dabei hat sie gar nicht alles erzählt. Wie es mir ergangen ist, weiß sie ja nicht. Seit meiner Vermählung habe ich zwei schreckliche Nächte verbracht; mir fehlen die Worte, sie eingehend zu schildern. Aber es war unheimlich, viermal emporgehoben und an

251

Page 252: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

einen andern Ort getragen zu werden. Ich begreife jetzt noch nicht, wie das möglich war. Aber der Ort, wo ich mich aufhalten mußte, war scheußlich. Der Raum war kalt, finster und übelriechend. Die Zähne klapperten mir vor Kälte. Bei aller Liebe zur Prinzessin und trotz der hohen Ehre möchte ich lieber sterben, als mich noch länger einer solchen Behandlung auszusetzen. Sicher denkt die Prinzessin ebenso wie ich. Darum, lieber Vater, erwirke beim Sultan, daß unsere Ehe für ungültig erklärt wird."

Als der Großwesir den verzweifelten Bericht seines Sohnes gehört hatte, begab er sich zum Sultan. Er meldete, daß die Erzählung der Prinzessin auf Wahrheit beruhe. Deshalb bat er um die Erlaubnis, daß sein Sohn den Palast verlassen und nach Hause zurückkehren dürfe. Die Prinzessin solle seinetwegen nicht einen Augenblick länger der Angst vor einer abermaligen Entführung ausgesetzt sein.

Der Sultan hatte selbst schon die Auflösung der Ehe erwogen. Darum gab er dem Wesir ohne weiteres seine Einwilligung. Sofort erging der Befehl, die Feiern im ganzen Land einzustellen. In kurzer Zeit hörten alle Festlichkeiten auf.

Alle Leute wunderten sich darüber. Verschiedene Gerüchte wurden in der Stadt laut, allein niemand wußte etwas Bestimmtes. Man hatte nur den Großwesir und seinen Sohn traurig aus dem Palast kommen sehen. Der einzige, der das Geheimnis genau kannte, war Aladdin. Aber er sagte nichts und lachte sich ins Fäustchen. Nun hatte er keinen Nebenbuhler mehr zu fürchten. Und er bedurfte auch nicht mehr der Hilfe des Geistes.

Der Sultan dachte schon lange nicht mehr an das Versprechen, das er Aladdin gegeben hatte. Auch der Großwesir hatte die Angelegenheit längst vergessen. Daher kamen sie beide nicht auf die Idee, daß Aladdin an der Zauberei Anteil haben könne.

Aladdin ließ die drei Monate Frist, die der Sultan ursprünglich gesetzt hatte, verstreichen. Dann schickte er sogleich seine Mutter in den Palast. Sie sollte vom Sultan die Erfüllung seines Versprechens erbitten.

Im Ratssaal stellte sie sich so wie früher dem Sultan gegenüber auf. Kaum hatte er sie erblickt, da erinnerte er sich schon an sein Versprechen.

"Da ist ja die Frau wieder", sagte er zum Großwesir, ,,die uns vor einigen Monaten das schöne Geschenk gebracht hat. Bring sie gleich zu mir. Deinen Bericht kannst du später fortsetzen."

Der Großwesir führte die Frau vor den Sultan. Aladdins Mutter warf sich vor den Stufen des Thrones nieder. Sie wünschte dem Sultan Macht, Glück und langes Leben. Als sie sich wieder erhoben hatte, fragte der Sultan nach ihren Wünschen.

,,Großmächtiger König", antwortete sie, ,,die drei Monate sind um. Nach dieser Frist wolltet Ihr Euer Versprechen einlösen. Ich komme nun abermals im Namen meines Sohnes Aladdin vor Euren Thron. Und ich bitte Euch, Eure Tochter Badrulbudur mit meinem Sohne zu vermählen."

Der Sultan hatte gehofft, daß nach drei Monaten von einer Ehe mit diesem Aladdin keine Rede mehr sein würde. Er sah ja, daß die Mutter Aladdins dem niedersten Volke angehörte. Also hielt

252

Page 253: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

er eine Verbindung seiner Tochter mit dem Sohn dieser Frau nicht für angemessen. Ratlos blickte er jetzt den Großwesir an.

,,Was meinst du?" fragte er ihn. ,,Ich habe dieser Frau mein Wort gegeben. Aber jeder kann sehen, daß es arme Leute sind. Sie passen nicht in die Kreise der Vornehmen. Außerdem kenne ich den Sohn dieser Frau gar nicht."

Der Großwesir hatte das Unglück seines Sohnes noch nicht überwunden. Er gönnte die Prinzessin keinem anderen. Am allerwenigsten aber sollte sie dieser armselige Bursche aus dem untersten Volk besitzen. Er zögerte nicht, seinem Herrn seine Meinung zu sagen.

,,Herr", entgegnete er, ,,es gibt ein Mittel, diesen Fremdling von uns fernzuhalten. Ihr könnt Eure Tochter nicht einem Kerl geben, von dem man nicht weiß, wer er ist. Aladdin selbst wird sich darüber nicht beklagen dürfen. Ihr braucht nur einen sehr hohen Preis für die Prinzessin festzusetzen. Dazu werden seine Reichtümer nicht ausreichen. Das wird ein gutes Mittel sein, ihn von seiner frechen Bewerbung abzubringen."

Der Sultan billigte den Rat des Großwesirs. Aber er dachte noch eine Weile darüber nach.

,,Gute Frau", sagte er dann, ,,bringe deinem Sohn folgende Botschaft: Ich werde mein Versprechen halten; er soll meine Tochter zur Frau bekommen. Aber er muß eine entsprechende Brautgabe beschaffen. Ich verlange von ihm vierzig große Becken aus gediegenem Gold. Sie sollen von oben bis unten mit solchen kostbaren Edelsteinen angefüllt sein, wie du mir schon einmal gebracht hast. Ferner verlange ich vierzig schwarze Sklaven, die sie tragen. Und vierzig junge weiße Sklaven, von schönstem Wuchs und prächtiger Kleidung, sollen sie begleiten. Wenn dein Sohn diese Bedingungen erfüllte, werde ich gern bereit sein, ihn mit meiner Tochter zu vermählen."

Aladdins Mutter bezeigte dem Sultan ihre Verehrung. Dann machte sie sich auf den Heimweg. Unterwegs zerbrach sie sich den Kopf, wo Aladdin all diese Schätze hernehmen sollte. Die Edelsteine könnte er vielleicht in der Schatzhöhle von den Bäumen pflücken. Aber die vielen Sklaven, wo sollte er die hernehmen! Und sie glaubte, daß Aladdin nun von seinem Ziele weiter denn je entfernt sei. Unter diesen Gedanken war sie zu Hause angelangt.

"Mein Sohn", sagte sie zu Aladdin, "denk nicht mehr an eine Ehe mit der Prinzessin Badrulbudur. Ich kam in den Palast und wurde zum Sultan gerufen; und ich erinnerte ihn an sein Versprechen. Da unter hielt er sich eine ganze Weile leise mit dem Großwesir. Dieser ist sicher dein Feind. Er hat den Sultan nämlich auf den Gedanken gebracht, dir unerfüllbare Bedingungen zu stellen. Du sollst sogleich hören, wie sie lauten."

Nun erzählte sie ihm ausführlich, was der Sultan als Brautgabe für die Prinzessin wünsche.

"Mein Sohn", sagte sie abschließend, ,,der Sultan erwartet deine Antwort. Ich glaube, er wird lange warten müssen."

Aber Aladdin sagte lächelnd: "Nicht so lange, Mutter, wie du viel leicht glaubst. Der Sultan irrt. Seine Forderungen sind nicht so unerfüllbar, wie er meint. Ich dachte, er würde einen weit höheren Preis für die Prinzessin verlangen. Was er fordert, ist für mich eine Kleinigkeit. Ich

253

Page 254: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

würde noch tausendmal mehr geben, um die Prinzessin zu besitzen. Geh jetzt, besorg ein Mittagessen und laß mich nur machen!"

Die Mutter ging also einkaufen. Aladdin aber holte die Lampe und rieb sie. Sogleich erschien der Geist und bot seine Dienste an.

Aladdin sprach: "Der Sultan ist bereit, mir seine Tochter zur Frau zu geben. Nur verlangt er vorher von mir vierzig schwere Becken aus gediegenem Gold. Sie sollen bis zum Rand mit solchen Früchten gefüllt sein, wie ich sie im Garten der Höhle pflückte. Vierzig schwarze Sklaven sollen diese Becken tragen. Ebenso viele weiße Sklaven in prächtigen Gewändern sollen sie begleiten. Geh und bring mir alles sofort! Noch ehe die Sitzung zu Ende ist, will ich die Sklaven in den Ratssaal senden!"

"Ich höre und gehorche, mein Gebieter", entgegnete der Geist und verschwand.

Schon nach kurzer Zeit stand er wieder vor Aladdin. Vierzig schwarze Sklaven begleiteten ihn. Jeder von ihnen trug ein schweres Becken von gediegenem Gold auf dem Kopf, und jedes war mit Diamanten, Rubinen, Smaragden und Perlen von erlesener Schönheit angefüllt und mit gewirktem Goldstoff bedeckt. Im Hofe des kleinen Häuschens aber standen vierzig weiße Sklaven von prächtigem Wuchs. Sie waren mit kostbaren Gewändern angetan und sollten die Geschenkträger zum Sultan geleiten.

Der Geist sagte zu Aladdin: ,,Herr, hier ist alles, was du verlangst. Hast du noch weitere Befehle für mich?"

Aladdin erwiderte, daß er zufrieden sei. Da verschwand der Geist auf der Stelle.

Als Aladdins Mutter vom Markt zurückkam, wunderte sie sich außer ordentlich. Das ganze Haus und der Garten waren voll von schwarzen und weißen Sklaven. Da bemerkte sie die Kostbarkeiten. Nun wußte sie, daß alles der Lampe zu danken war. Gott erhalte sie meinem Sohne immerdar, dachte sie. Sie stellte die Lebensmittel weg und wollte den Schleier ablegen. Der Sohn aber hinderte sie daran.

"Liebe Mutter", sagte er, ,,wir dürfen keine Zeit verlieren. Ich will, daß du die Morgengabe sogleich zum Sultan in den Palast bringst. Noch bevor er die Ratsversammiung schließt, sollen seine Forderungen erfüllt sein. Aus meiner Eile soll er erkennen, wie sehr mir an dieser Verbindung mit seiner Tochter gelegen ist."

Ohne eine Antwort der Mutter abzuwarten, öffnete er die Türen weit. Paarweise schritten die Sklaven aus Haus und Garten auf die Straße. Jeder schwarze Sklave, der ein goldenes Becken auf dem Kopf trug, war von einem weißen begleitet. Als die Mutter hinter dem letzten Sklaven das Haus verlassen hatte, verschloß Aladdin die Tür. Ruhig setzte er sich auf das Sofa. Nach diesem Geschenk konnte ihm der Sultan seine Tochter nicht versagen.

Als die achtzig Sklaven zum Sultanspalast zogen, blieben alle Leute stehen und bewunderten das herrliche Schauspiel. Von allen Seiten strömte das Volk herbei. Es bewunderte die kostbar gekleideten Sklaven, und es erfreute sich am Glanz der Steine, die an ihren Gürteln und Turbanen im Sonnenlicht erstrahlten. Der feierliche Zug erregte überall Aufsehen und

254

Page 255: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Bewunderung. Das Gedrange wurde schließlich so groß, daß sich niemand mehr vom Platz rühren konnte.

Endlich langte der erste der achtzig Sklaven am Tor des Palastes an. Die Pförtner hielten ihn für einen König und wollten ihm den Saum des Kleides küssen. Doch der Sklave hielt sie zurück.

"Wir sind nur Sklaven", sprach er feierlich. ,,Unser Herr wird erscheinen, wenn es an der Zeit ist." Dann schritten sie in den Schloßhof hinein. Dort war der Hofstaat des Sutans, der an der Sitzung nicht teilnahm, aufgestellt. Man sah prunkvolle Gewänder und herrlichen Schmuck. Aber alles verblich vor dem Glanz, der von den fremden Sklaven ausstrahlte. Der Sultan hatte bereits von der Ankunft der Sklaven erfahren. Er befahl, sie in den Ratssaal vor seinen Thron zu führen. In schönster Ordnung betraten sie den Saal. Vor dem Thron des Herrschers bildeten sie einen Halbkreis. Nachdem sie die Becken vor sich auf den Teppich gestellt hatten, warfen sie sich zu Boden. Mit der Stirn berührten sie den Teppich und erwiesen dem Sultan ihre Ehrerbietung. Zu gleicher Zeit standen sie alle wieder auf und enthüllten die Becken. Dann blieben sie mit gekreuzten Armen in ehrfürchtiger Haltung stehen.

Indessen nahte Aladdins Mutter dem Thron. Demütig warf sie sich zu Füßen des Sultans.

,,Erhabener Herr", sagte sie, ,,mein Sohn schätzt die Prinzessin über alles. Er schätzt sie weit höher, als er mit diesem Geschenk bezeigen kann. Doch hofft er, daß Ihr es huldvoll entgegennehmen werdet. Es soll die Bedingungen erfüllen, die Ihr ihm vorgeschrieben habt."

Der Sultan war von der Kostbarkeit und der Pracht der Geschenke überwältigt und geblendet von der Schönheit und dem Glanz der Edelsteine. Vor Staunen verstand er nicht einmal die Begrüßungsworte der Mutter Aladdins. Woher konnte der Reichtum in dieser kurzen Spanne Zeit gekommen sein? Es war knapp eine Stunde vergangen, seit er seine Bedingungen gestellt hatte.

"Was sagst du nun, Wesir?" fragte er seinen Berater. ,,Ist dieser Mann nicht wert, meine Tochter zu heiraten?"

Der Großwesir war von der Pracht der Geschenke noch mehr über rascht als sein Herr. Neid und Eifersucht fraßen an ihm. Ein Fremder sollte nun seinem Sohn den Rang ablaufen und Schwiegersohn des Sultans werden. Am liebsten hätte er die Vermählung der Prinzessin mit Aladdin abermals hintertrieben. Aber er wagte nicht, seine wahre Gesinnung zu äußern.

"Herr", antwortete er dem Sultan, ,,es gibt keine Kostbarkeiten, die den Wert Eurer Tochter aufwiegen könnten. Aber dieser Mann hat ein kostbares Geschenk gesandt. Daher muß man ihn der Ehre, Euer Schwiegersohn zu werden, für würdig erachten."

Auch die übrigen Herren des Gefolges gaben ihre Zustimmung durch lauten Beifall zu erkennen.

Der Sultan verschob jetzt die Sache nicht länger. Er erkundigte sich nicht einmal, ob sein künftiger Schwiegersohn einer so hohen Stellung gewachsen sei. Der Anblick der gewaltigen

255

Page 256: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Reichtümer war ihm Beweis genug. Er war überzeugt, daß er einen untadeligen Mann vor sich habe. Daher wandte er sich nun an Aladdins Mutter.

"Gute Frau", sagte er, ,,geh jetzt zu deinem Sohn und sag ihm, daß ich die Morgengabe angenommen habe. Ich stimme der Vermählung meiner Tochter mit ihm zu! Weiter sag ihm, daß ich ihn erwarte. Er wird von mir mit offenen Armen empfangen werden. Noch heute abend soll die Hochzeit sein."

Da eilte die Mutter freudestrahlend nach Hause zurück, um ihrem Sohn die frohe Botschaft zu überbringen. Der Sultan aber befahl, die Ratsversammlung zu schließen. Dann ließ er die Diener der Prinzessin kommen. Er ordnete an, daß sie die goldenen Gefäße zu seiner Tochter bringen sollten. Sogleich befolgten sie seinen Befehl.

Die achtzig weißen und schwarzen Sklaven mußten sich ins Innere des Palastes begeben. In langer Reihe stellten sie sich vor den Zimmern der Prinzessin auf.. Der Sultan hatte seiner Tochter bereits von ihrer Schönheit und von dem Prunk der Gewänder erzählt. Nun war sie neugierig und wollte sich selbst davon überzeugen. Sie war vom Glanz der Steine entzückt und freute sich über die prächtigen Sklaven; und ihr Vater freute sich mit ihr. Endlich blickte sie wieder heiter in die Welt.

,,Liebe Tochter", rief er aus, ,,ich glaube, dein neuer Gemahl wird dir besser gefallen als der Sohn des Wesirs. Ich flehe zu Gott, daß du viel Freude mit ihm erleben mögest."

Inzwischen war Aladdins Mutter glückstrahlend nach Hause ge kommen. Die Freude über die gute Nachricht war deutlich an ihrer Miene abzulesen.

"Mein Sohn", rief sie, ,,freue dich, du bist am Ziel deiner Wünsche! Der Sultan hat erklärt, daß du würdig seist, der Gatte seiner Tochter zu werden. Dein Geschenk hat er angenommen. Du bist ihm willkommen, und nun erwartet er dich mit Ungeduld. Noch heute soll die Hochzeit sein. Bereite dich auf die Zusammenkunft vor! Du hast schon so viele Wunder vollbracht, daß mir nun nicht mehr bange ist."

Aladdin küßte seiner Mutter die Hand und dankte ihr von Herzen. Dann ging er in die Kammer und rieb an der Lampe. Sogleich stand der Geist vor ihm.

"Ich bin dein Diener", sprach er. ,,Was wünschest du?"

"Geist", erwiderte Aladdin, ,,bereite mir sofort ein wohlriechendes Bad. Weiter wünsche ich, daß du mir Kleider besorgst. Sie sollen so reich und prächtig sein, wie sie noch kein König getragen hat."

Kaum hatte er diese Worte gesprochen, machte der Geist ihn unsichtbar. Er trug Aladdin in ein herrliches Bad, wie es noch kein König gesehen hatte. Es war aus feinstem, buntgestreiftem Marmor erbaut. Köstliche Gemälde schmückten die Wände. Eine Halle war ganz mit Edelsteinen ausgelegt. Hier wurde er entkleidet; aber er sah nicht, wer ihn bediente. Dann führte man ihn in den Baderaum. Dort wurde er mit wohlriechenden Essenzen und Wassern gewaschen. Nach dem Bade fühlte er sich wie ein anderer Mensch. Seine Gesichtsfarbe war rosig und die Haut frisch und weich.

256

Page 257: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Sodann betrat Aladdin wieder die Halle, in der er die Kleider abgelegt hatte. Aber er fand sie nicht mehr vor; an ihrer Stelle hatte der Geist ein kostbares Gewand hingelegt. Aladdin schien es, etwas Herrlicheres könne es nicht geben. Er kleidete sich mit Hilfe des Geistes an und bewunderte jedes einzelne Stück. Als er fertig war, trug ihn der Geist in seine Kammer zurück. Dort fragte er ihn, ob er noch etwas wünsche.

"Ja", erwiderte Aladdin, ,,ich möchte, daß du mit auf der Steile ein Pferd herbeiführst. Seine Schönheit und seine Schnelligkeit dürfen von keinem Pferd des Sultans übertroffen werden. Sattel und Zaumzeug müssen zehntausend Goldstücke wert sein. Dann verschaffe mir zwanzig Sklaven. Sie sollen so kostbar gekleidet sein wie die Diener, die ich dem Sultan sandte. Ich brauche sie als mein Gefolge. Ferner schicke noch zwanzig andere, die in zwei Reihen vor mir herziehen sollen. Auch meiner Mutter bring sechs Sklavinnen zu ihrer Bedienung. Sie müssen mindestens so schön gekleidet sein wie die Sklavinnen der Prinzessin Badrulbudur. Jede von ihnen soll ein kostbares Gewand mitbringen, so prächtig, als gehöre es für die Sultanin. Schließlich benötige ich zehn Beutel mit je tausend Gddstücken. Das ist alles, was ich noch brauche. Geh und schaff es eiligst herbei!"

Der Geist verschwand und kam nach kurzer Zeit wieder. Er führte einen prächtigen arabischen Hengst mit kostbarem Sattelzeug. Hinter ihm folgten die vierzig Sklaven. Jeder vierte trug einen Beutel mit Goldstücken. Die sechs Sklavinnen waren mit herrlichen Gewändern beladen; sie alle waren für Aladdins Mutter bestimmt. Von den zehn Beuteln mit Gold ließ Aladdin den Sklaven nur sechs; die übrigen vier gab er seiner Mutter für den Norfall. Aus den sechs Beuteln sollten die Sklaven auf dem Wege zum Palast Gold unter das Volk streuen. Drei von ihnen hatten rechts, drei links vor ihm zu gehen. Seiner Mutter aber übergab er die sechs Sklavinnen mit den prächtigen Gewändern.

Hierauf entließ er den Geist. Einen der Sklaven sandte er in den Palast des Sultans. Durch ihn ließ er anfragen, ob sein Besuch genehm sei. Der Sklave machte sich im Laufschritt auf den Weg. Bald kehrte er mit der Meldung zurück, der Sultan erwarte ihn mit Ungeduld.

Nun schwang sich Aladdin auf sein Pferd. Die Sklaven stellten sich in der anbefohlenen Ordnung auf. Dann setzte sich der Zug in Bewegung. Er bot einen prächtigen Anblick. Aladdin saß in stolzer Haltung zu Pferd. Niemand hätte erkannt, daß er noch nie ein Pferd geritten hatte. Die Straßen waren im Nu von einer staunenden Volksmenge erfüllt. Beifalls- und Segensrufe ertönten, besonders wenn es rechts und links Goldmünzen regnete. Aber nicht nur der Pöbel drängte sich heran. Auch ehrsame Bürgersleute blieben stehen und winkten Aladdin Beifall, als sie seine Freigebigkeit sahen. Viele erkannten ihn kaum, so sehr hatten sich seine Gesichtszüge verändert. Er strahlte eine Würde und Schönheit aus, als wäre er ein anderer geworden. Dies alles hatte er der Wunderlampe zu danken. Denn dieses unscheinbare Ding konnte jedem Stand und Würde verleihen.

Als Aladdin am Tor des Palastes eintraf wollte er der Sitte gemäß vom Pferde steigen. Aber einer der Würdenträger des Sultans hinderte ihn daran."Mein Herr", sagte er, ,,der Sultan hat befohlen, daß Ihr zu Pferde inzieht. Erst bei der Pforte des Staatssaales sollt Ihr absteigen."Die Würdenträger gingen alle vor ihm her. Als er dann vom Pferd steigen wollte, hielten sie trotz seines Sträubens die Steigbügel und halfen ihm vom Pferd. Dann schritten sie ihm voran in

257

Page 258: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

den Saal. Sie bildeten rechts und links ein Ehrenspalier, während ihn zwei vor die Stufen des Thrones führten.

Als der Sultan Aladdin erblickte, war er überrascht. Eine so königliche Kleidung und würdevolle Haltung hatte er nicht erwartet. Der armselige Aufzug seine'r Mutter war ihm noch allzugut in Erinnerung. Nun erhob er sich vom Thron und ging Aladdin einige Schritte entgegen. Er gestattete nicht, daß sich dieser zu Boden warf. Stattdessen umarmte er ihn herzlich. Dann führte er ihn die Stufen empor. Er hieß ihn an seiner Seite neben dem Großwesir Platz nehmen.

Aladdin sprach Segenswünsche und flehte den Schutz des Himmels über den Herrscher herab.

"Erhabener Herr", fuhr er fort, ,,Ihr habt mir die Hand Eurer Tochter bewilligt. Und doch bin ich einer Eurer niedrigsten Diener. Verzeiht, daß ich wagte, meine Augen zur Prinzessin zu erheben. Aber die Liebe zu ihr war zu mächtig. Ich wäre gestorben, hättet Ihr sie mir versagt."

"Mein Sohn", antwortete der Sultan, ,,ich habe versprochen, sie dir zu vermählen. Und ich bereue nicht, mein Wort gehalten zu haben."

Nach diesen Worten gab er ein Zeichen und Musik setzte mit vollen Tönen ein. Gleichzeitig führte der Sultan ihn in einen prunkvollen Saal.

Dort wurde ein köstliches Festmahl aufgetragen. Der Sultan speiste mit Aladdin allein. Während der Unterhaltung bewies Aladdin so viel Verstand, daß der Sultan in seiner guten Meinung noch bestärkt wurde. Nach dem Mahle ließ der Sultan den obersten Richter seiner Hauptstadt rufen und gab ihm den Befehl, sogleich den Ehevertrag zwischen der Prinzessin Badrulbudur und Aladdin zu schließen. Inzwischen unterhielt er sich weiter mit Aladdin in Gegenwart vieler hoher Herren vom Hofe. Wieder Freute er sich über den gründlichen Verstand des Jünglings und bewunderte die Feinheit und Höflichkeit seiner Reden.

Als der Richter den Ehevertrag vollendet hatte, wollte Aladdin sich erheben und fortgehen. Aber der Sultan hielt ihn zurück. Er fragte. ob er nicht heute noch Hochzeit feiern wolle.

"Herr", erwiderte Aladdin, ,,meine Sehnsucht nach der Prinzessin ist groß. Trotzdem bitte ich Euch um eine kurze Frist. ich will der Prinzessin einen Palast erbauen, der ihrem Rang und ihrer Würde angemessen ist. Dazu erbitte ich mir einen Platz in der Nähe Eures Schlosses. Dann kann ich Euch recht oft meine Aufwartung machen. Der Bau wird in Kürze vollendet sein.

"Mein Sohn", sagte der Sultan, ,such dir eine Stelle aus, die dir gefällt. Der weite Platz hier, meinem Palaste gegenüber, ist für deinen Plan wie geschaffen. Doch beeile dich: Ich möchte dich möglichst bald mit meiner Tochter vermählt sehen."

Nach diesen Worten umarmte der Sultan den jungen Mann. Aladdin verabschiedete sich so formvollendet vom Herrscher, als habe er hier bei Hofe seine Erziehung genossen.

Vor dem Tor stieg er zu Pferd. Im gleichen Aufzug, wie er gekommen war, ritt er nach Hause zurück. Wieder jubelten ihm die Menschen zu und wünschten ihm Glück und Segen. Kaum war

258

Page 259: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

er vom Pferde gestiegen, begab er sich in seine Kammer, um mit Hilfe der Lampe den Geist herbeizurufen. Und schon stand dieser vor ihm und bot seine Dienste an.

"Geist", sagte Aladdin, "ich bin mit deinen Diensten bisher zufrieden gewesen. Du hast alle meine Befehle rasch und pünktlich ausgeführt. Heute aber sollst du mir einen besonders wichtigen Dienst erweisen, der noch mehr Sorgfalt und Eifer von dir verlangt. Errichte auf dem freien Platz vor dem Sultansgebäude einen Palast. Er soll ein würdiger Aufenthalt für die Prinzessin Badrulbudur, meine Gemahlin, sein. Die Wahl des Baumaterials und der Einrichtung überlasse ich dir. Doch wünsche ich, daß du auch einen großen Kuppelsaal baust; die Wände müssen mit Gold und Silber ausgelegt sein, und der Saal soll auf jeder Seite sechs Fenster haben; die Gitter schmücke mit Diamanten, Rubinen und Smaragden. Achte darauf, daß die Steine von einer Herrlichkeit und Pracht sind, wie man dergleichen noch nie auf der Welt gesehen hat. Ein Fenster jedoch soll unvergittert bleiben. Ferner wünsche ich, daß sich bei diesem Palast ein Hof, ein Vorhof und ein Garten befinden. Vor allem aber soll auch eine Schatzkammer im Schlosse sein mit einem großen Vorrat an Gold, Silber und Edelsteinen. Speisesäle, Küchen, Vorratshallen mit allem Nötigen dürfen nicht fehlen. Richte mir Stallungen voll der schönsten und feurigsten Pferde ein. Sorge auch dafür, daß Diener und Sklavinnen für den Dienst bei der Prinzessin bereit stehen. Du wirst jetzt begreifen, wie ich es haben will. Geh nun und komm wieder, wenn alles fertig ist!"

Es war bereits Abend, als Aladdin den Geist entließ. Aber die Liebe zur Prinzessin ließ ihn keinen Schlaf finden. Darum erhob er sich zeitig vom Lager. Kaum war er aufgestanden, erschien auch schon der Diener der Lampe.

"Herr", sagte der Geist, ,,dein Palast ist fertig. Wenn du ihn sehen willst, komm mit mir. Sage mir dann, ob du zufrieden bist!"

Und er nahm den Jüngling und trug ihn zu dem neuerbauten Palast.

Aladdin fand alles über Erwarten gelungen und freute sich über den herrlichen Bau, Der Geist führte ihn im ganzen Schloß herum, er zeigte ihm alle Räume; und überall fand Aladdin Reichtum, Schönheit und Pracht. Diener und Sklaven sah er, alle reich und sauber gekleidet. Sodann zeigte ihm der Geist die Schatzkammer. Sie war bis zum Gewölbe mit Gold- und Silbersachen, gemünztem Gold und Edelsteinen angefüllt. Bei diesem Anblick lachte Aladdin das Herz im Leibe. In der Küche waren die Köche eifrig am Werk, jeder mit goldenem und silbernem Küchengerät ausgerüstet. Die Schränke waren mit den herrlichsten Gewändern und Stoffen angefüllt. Hierauf führte ihn der Geist in die Ställe. Dort zeigte er ihm die schönsten Pferde der Welt. Stall meister und Stallknechte waren eifrig mit der Wartung dieser kostbaren Tiere beschäftigt. Dann durchschritten sie die Vorratshallen. Diese warteten wohlgefüllt auf ihre Herrin. Das Wunderbarste in dem Schloß aber war der Kuppelsaal mit den vierundzwanzig Fenstern, deren Gitter ringsum mit blitzenden Edelsteinen ausgelegt waren.

Nachdem Aladdin die Pracht des Palastes bewundert hatte, wandte er sich an den Geist.

"Ich wünsche noch etwas von dir", sprach er. ,,Ich habe es dir zu sagen vergessen: Ein großer, golddurchwirkter Teppich von allerschönstem Samt soll vom Tor des Sultanspalastes bis hierher zum Zimmer der Prinzessin führen. Darauf soll die Prinzessin einherschreiten. Ihr Fuß darf den Boden nicht berühren und an keinen Stein stoßen."

259

Page 260: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Der Geist verschwand, erschien aber im nächsten Augenblick wieder und sagte: ,,Dein Wunsch ist erfüllt."

Da sah Aladdin zu seinem Erstaunen den gewünschten Teppich bereits ausgebreitet. Nun trug der Geist Aladdin in sein Haus zurück.

Der Morgen graute, und man öffnete das Tor des Sultanspalastes. Die Pförtner wollten ihren Augen nicht trauen. Auf der weiten Fläche vor dem Palast erstreckte sich ein prunkvolles Gebäude. Ein wunderschöner Teppich führte zu ihm hinüber. Wie ein Lauffeuer verbreitete sich die Neuigkeit im Palast.

Da erwachte auch der Sultan aus dem Schlafe. Er erhob sich vom Lager und öffnete das Fenster. Als er hinausblickte, glaubte er zu träumen. Vor ihm stand ein herrlicher Bau mit mächtiger Kuppel. Und ein prunkvoller Teppich verband seinen Palast mit dem neuen Schloß. Da kam auch schon der Wesir. Er war nicht weniger verwundert als der Sultan, aber er versuchte, das Wunder als ein Werk der Zauberei hinzustellen. Denn kein Mensch auf der Welt könne in einer einzigen Nacht ein solches Bauwerk aufführen.

"Wesir", antwortete der Sultan, ,,warum sprichst du von Zauberei? Du weißt, daß der künftige Gemahl meiner Tochter hier einen Palast erbauen wollte. Bei den reichen Mitteln, die ihm zur Verfügung stehen, scheint mir das nicht befremdend. Nut Geld kann man Wunder wirken. Ich glaube, du bist es ihm neidig, deshalb sprichst du Schlechtes von ihm."

Als Aladdin nach Hause kam, legte seine Mutter gerade eines der prächtigen Kleider an. Er bat sie, sich in Begleitung der Skiavinnen in den Sultanspalast zu begeben. Der Sultan solle ihr die Erlaubnis geben, die Prinzessin am Abend in ihren neuen Palast zu geleiten. Die Mutter tat nach dem Wunsch des Sohnes, und als sie wie eine Sultanin gekleidet mit ihren Sklavinnen zum Palast schritt, blieben wieder alle Leute stehen. Aber die Volksmenge war weitaus geringer als am Vortag. Die Frauen waren ja verschleiert und streuten keine Münzen.

Aladdin aber verließ seine Wohnung, um nicht mehr dorthin zurückzukehren. Seine Wunderlampe vergaß er nicht, er nahm sie mit sich, bat aber vorher den Geist nochmals um zehntausend Goldstücke. Diese streuten seine Sklaven wieder unter die jubelnde Menge, während sie zum Palast zogen.

Aladdins Mutter wurde vom Sultan mit allen Ehren empfangen. Er führte sie sogleich in die Gemächer der Prinzessin. Die Prinzessin nahm sie herzlich auf und ließ sie mit köstlichen Speisen bewirten. Sie selbst ließ sich unterdessen von ihren Frauen ankleiden. Als Schmuck legte sie die kostbaren Juwelen aus Aladdins Geschenk an. Dann kam der Sultan in das Zimmer seiner Tochter, er wollte noch einmal mit ihr beisammen sein, ehe sie ihren neuen Palast bezog. Zu Aladdins Mutter war er überaus freundlich. Ihr stattliches Aussehen und ihre kostbaren Gewänder setzten ihn in Verwunderung.

Am Abend verabschiedete sich die Prinzessin unter Tränen von ihrem Vater. Sie umarmten einander immer wieder, bis der Sultan endlich den Befehl gab, seine Tochter zum Schloß ihres Gemahls zu geleiten. Sogleich bestiegen die Würdenträger des Reiches ihre Pferde; sie ritten zu beiden Seiten der Prinzessin. Die Musikchöre gingen an der Spitze des Zuges und spielten fröhliche Weisen. Ihnen folgten die Krieger, hierauf die Diener und Sklaven. Edelknaben mit

260

Page 261: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Fackeln in den Händen gingen zu beiden Seiten des Zuges. Aladdins Mutter hielt sich zur Linken der Braut inmitten des Ehrengeleites. Hundert Sklavinnen in der prachtvollsten Kleidung bildeten den Abschluß des Zuges.

Mit diesem Gefolge schritt die Prinzessin über den Teppich zum Palaste Aladdins. Von dorther klang ihnen Musik entgegen; diese vermischte sich mit den Weisen der voranmarschierenden Musikchöre zu vollkommenem Wohlklang. Das Volk wußte nicht, worüber es mehr staunen sollte: über diesen Aufzug oder über den prachtvollen Palast, von dem am Vortag noch kein Stein gestanden hatte.

Endlich war die Prinzessin bei dem neuen Schloß angelangt. Aladdin wartete am Eingang der Gemächer, um sie zu empfangen. Die Prinzessin erkannte ihn inmitten seines prachtvollen Gefolges sofort als ihren Gatten, denn seine Schönheit und Würde überstrahlten alle Umstehenden.

"Teuerste Prinzessin", sprach Aladdin sie an und verneigte sich ehrerbietig, "verzeiht, daß ich es wagte, Euch zur Frau zu begehren. Aber Eure Schönheit hat mich bezwungen. Ohne Euch hätte ich nicht weiterleben können."

"Mein Prinz", antwortete die Prinzessin, ,,ich gehorche dem Wunsche meines Vaters. Jetzt, da ich Euch kenne, tu ich es gern und ohne Widerstreben."

Aladdin ergriff ihre Hand und küßte sie zärtlich. Dann führte er die Prinzessin in einen großen, hellerleuchteten Saal zur Festtafel. Man aß aus goldenen Schüsseln und trank aus goldenen Bechern. Auch dieTafelaufsatze und Vasen waren aus gediegenem Gold und mit Juwelen verziert. Der ganze Saal funkelte von Pracht und Herrlichkeit.

Kaum hatte man sich zu Tisch gesetzt, begann ein wundersamer, ergreifender Gesang. Die Prinzessin war wie verzaubert und dachte bei sich, daß sie nie zuvor schönere Weisen gehört habe. Sie wußte nicht, daß die Sängerinnen Feen waren, die der Geist zu ihrem Hochzeitsmahl bestellt hatte.

Nach dem Abendessen traten Tänzer und Tänzerinnen auf. Sie tanzten die schönsten Volkstänze des Landes und erfreuten die Zuschauer durch nie gesehene Anmut und Gewandtheit der Bewegungen Schließlich aber tanzte Aladdin mit der Prinzessin. Und sie tanzten so schön, daß die ganze Gesellschaft in Beifallsrufe ausbrach. Damit schloß die Hochzeitsfeier. Nun nahm Aladdin seine Braut an der Hand und führte sie in ihre Gemächer. Die Gäste aber verließen den Palast

Am nächsten Morgen brachten die Kammerdiener Aladdin ein neues prächtiges Gewand und halfen ihm, sich anzukleiden. Hierauf ließ er sich eines seiner edlen Reitpferde vorführen. Hoch zu Roß begab er sich mit zahlreichem Gefolge zum Palast des Sultans. Als er den Thronsaal betrat, eilte ihm der Sultan entgegen und umarmte und küßte ihn herzlich. Dann bat er ihn, sich an seine Seite zu setzen. Gemeinsam nahmen sie das Frühstück zu sich. Nun wandte sich Aladdin an den Sultan.

"Herr", sprach er, ,,ich habe eine Bitte an Euch. Erweist mir die Ehre, mit dem Wesir und den Großen des Hofes das Mahl im Palast der Prinzessin einzunehmen."

261

Page 262: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Erfreut sagte der Sultan zu und begab sich sogleich mit Aladdin und den Herren des Gefolges zu dem Palast der Prinzessin.

Als der Sultan den Wunderbau betrat, stieg sein Erstaunen ins Ungemessene. Ein Zimmer übertraf das andere an Schönheit und Pracht. In dem großen Kuppelsaal konnte er seine Verwunderung nicht länger verbergen; vor allem die vierundzwanzig Fenster mit den kostbaren, edelsteinbesetzten Gittern schienen ihm unvergleichlich. Er staunte und starrte. Plötzlich bemerkte er überrascht, daß eines der Fenster unvollendet geblieben war.

"Wesir", sagte er zu seinem obersten Minister, ,,weißt du, warum dieses eine Fenster nicht fertig ist?"

,,Herr", erwiderte der Großwesir, ,,gewiß ist Aladdin die Zeit zu kurz geworden. Er wird bestimmt daran weiterarbeiten lassen. Edelsteine hat er ja in Hülle und Fülle."

Inzwischen hatte Aladdin seiner Gemahlin die Ankunft des Vaters mitgeteilt. Nun kam er gerade zurück zum Sultan.

"Mein Sohn", sagte dieser, ,,dieses Schloß mit seinen prächtigen Räumen ist ein Wunderbau. Der große Saal aber mit der Kuppel ist das Prächtigste, was ich je gesehen habe. Sag mir nur das eine: Warum ist dieses Gitterfenster hier unvollendet geblieben? Hat man darauf vergessen? War es Nachlässigkeit der Handwerker? Oder hat die Zeit nicht mehr ausgereicht, an das herrliche Werk letzte Hand anzulegen?"

"Herr", erwiderte Aladdin, ,,keiner dieser Gründe trifft zu. Dieses Fenster wurde mit Absicht nicht fertig gemacht. Denn Euch allein gebührt der Ruhm, diesen Saal und Palast vollenden zu lassen. Und ich bitte Euch, diesen Wunsch zu erfüllen."

"Ich weiß dir Dank für deine edle Absicht", sagte der Sultan. ,,Ich will dieses Fenster vollenden. Sogleich sollen die notwendigen Befehle ergehen." Und er ließ Juweliere und Goldschmiede rufen.

Unter diesen Gesprächen war die Zeit zum Mahle gekommen. Aladdin führte den Sultan in den großen Saal, wo die Hochzeitsfeier statt gefunden hatte. Hier waren zwei Tafeln gedeckt. An der einen nahm der Sultan mit seiner Tochter und Aladdin Platz. An der andern wurden der Großwesir und alle übrigen Gäste bewirtet. Beide Tafeln erglänzten von Gold und Edelsteinen. Geschirr und Tafelaufsätze waren von gediegener Goldschmiedearbeit. Es gab die erlesensten Speisen und Getränke. Schließlich erklärte der Sultan, er habe noch nie so gut gespeist. Achtzig Sklavinnen' schön wie Vollmondschein, bedienten die hohen Gäste. Liebliche Weisen ertönten und ließen jeden Kummer vergessen. Und der Sultan war heiter und wohlgelaunt. Er meinte, es sei dies eine der schönsten Stunden seines Lebens.

Als man vom Tisch ging, waren die Juweliere und Goldschmiede bereits versammelt. Der Sultan hieß sie in den großen Kuppelsaal mitkommen. Dort zeigte er ihnen die dreiundzwanzig Fenster, besonders aber die kostbare Vergitterung mit dem Edelsteinschmuck. Dann wies er auf das unvollendete Fenster hin.

262

Page 263: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

"Ich habe euch rufen lassen«, sagte er, ,,damit ihr mir dieses Fenster vollendet. Es soll ebenso schön und kunstvoll werden wie die andern. Tut euer Möglichstes, um eine ebenso prächtige Arbeit zu liefern. Aber verliert keine Zeit!"

Die Juweliere und Goldschmiede betrachteten nochmals eingehend Arbeit und Schmuck an den dreiundzwanzig Fenstern. Sie beratschlagten über das Material, das ihnen zur Verfügung stand. Dann waren sie sich einig, daß keiner von ihnen die Arbeit durchführen konnte. So auserlesene Steine besaßen sie nicht. Sie meldeten das Ergebnis ihrer Beratung dem Sultan.

"Herr", sagte einer der Juweliere, ,,trotz aller Kunstfertigkeit können wir eine so vollendete Arbeit nicht liefern. Wir haben alle mitsammen weder so viele noch so großartige Edelsteine, um Euren Wunsch zu erfüllen."

,,So kommt mit in meinen Palast", sagte der Sultan. ,,Sucht euch aus meinem Edelsteinschatz aus, was ihr braucht!"

Die Juweliere gingen nun in den Sultanspalast. Dort wählten sie aus den vorgelegten Steinen die größten und schönsten aus. Sie nahmen vor allem jene Steine, die Aladdin dem Sultan geschenkt hatte. Doch waren es immer noch nicht genug. Der Sultan befahl, auch die Juwelen des Großwesirs und der Vornehmsten des Reiches zu nehmen. Aber nach Verlauf eines Monats war kaum die Hälfte des Fensters vollendet. Die Schönheit des Werkes blieb weit hinter der Pracht der andern Fenster zurück.

Eines Tages betrat Aladdin wieder den Kuppelsaal. Er wollte die Arbeit der Juweliere besichtigen. Da sah er nun, daß noch viel zur Vollendung des Fensters fehlte. Der Sultan hatte sich vergeblich bemüht, das Fenster ebenso herrlich wie die übrigen machen zu lassen. Darum befahl Aladdin den Juwelieren, die Arbeit einzustellen. Alles. was sie ibisher zuwege gebracht hatten, wurde wieder auseinandergenommen. Die Edelsteine ließ er dem Sultan und dem Großwesir zurückgeben. Dann begab er sich in seine Kammer und rieb die Lampe. Sofort erschien der Geist.

"Verlange, was du willst", sagte der Diener der Lampe, "und ich werde gehorchen."

,,Geist", sagte Aladdin, ,,vollende nun das Fenster im großen Saal, das du unfertig gelassen hast."

Der Geist verschwand. Als Aladdin nach einer Weile in den Kuppel saal hinaufstieg, fand er das Fenster vollendet. Es glich den übrigen an Schönheit und Pracht.

Inzwischen waren die Juweliere zum Sultan gegangen, um ihm seine Edelsteine zurückzugeben und ihm zu melden, daß sie auf Wunsch Aladdins ihre ganze Arbeit vernichtet hätten. Der Sultan fragte nach dem Grund. Jedoch sie wußten ihn nicht. Da ließ der Sultan sein Pferd satteln. Nur von einigen Leuten begleitet, ritt er zum Palast Aladdins. Dort stieg er ab. Dann eilte er die Treppe zum Kuppelsaal hinauf Am Eingang des Saales traf er Aladdin.

"Mein Sohn", rief er ihn an, ,,ich komme, um dich selbst zu fragen. Warum mußten die Handwerker ihre Arbeit wieder vernichten?"

263

Page 264: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Aladdin konnte den wahren Grund nicht sagen. Es waren nämlich zu wenig Edelsteine vorhanden gewesen. Selbst alle Edelsteine des ganzen Landes hätten nicht zur Vollendung des Fensters gereicht.

,,Herr", erwiderte er darum, ,,Ihr habt diesen Saal unvollendet gesehen. Aber seht jetzt einmal, ob noch etwas daran fehlt."

Der Sultan ging geradewegs auf das Fenster zu, das er unvollendet gesehen hatte. Er bemerkte, daß es ganz wie die übrigen aussehe. Also glaubte er, sich getäuscht zu haben, und ging zu den anderen Fenstern. Aber eines glich dem anderen. Und alle waren von vollendeter Schönheit. Da blickte er Aladdin an.

,,Mein lieber Sohn", sagte er kopfschüttelnd, "was bist du für ein Mann! Was andere in Monaten nicht fertigbringen, vollendest du in einer Nacht. Bei Gott, niemand auf der ganzen Welt kann sich mit dir vergleichen."

Aladdin nahm die Lobsprüche des Sultans in aller Bescheidenheit entgegen. Er versicherte, stets alles tun zu wollen, um den Beifall seines Königs zu verdienen.

Nach einem kurzen Besuch bei seiner Tochter ritt der Sultan in seinen Palast zurück. Dort erwartete ihn der Großwesir. Ihm berichtete er voll Staunen, was er soeben gesehen hatte. Der Großwesier wurde dadurch nur in seiner Meinung bestärkt, daß Aladdins Palast ein Werk der Zau berei sei. Aber der Sultan ließ ihn kaum zu Wort kommen.

"Wesir", sagte er, ,,du hast die Vermählung deines Sohnes mit meiner Tochter noch immer nicht vergessen. Ich sehe, der Neid frißt in deinem Innern."

Der Großwesir sah ein, daß er mit seinem Herrn über diesen Punkt nicht sprechen könne. Darum ließ er die Sache auf sich beruhen. Der Sultan aber bewunderte täglich von seinem Fenster aus den Palast Aladdins.

Aladdin verschloß sich indessen nicht in seinem Palast. Jeden Tag ritt er durch die Stadt. Und seine Sklaven warfen vor und hinter ihm Goldstücke unter das Volk. Alle priesen ihn wegen seiner Freigebigkeit. Er spendete reichlich den Armen, ja er verteilte mit eigener Hand Gaben an sie. Um seine Gebete zu verrichten, besuchte er die Moscheen. Manchmal speiste er beim Großwesir, und dieser machte auch ihm dann und wann seine Aufwartung. Häufig lud Aladdin vornehme Männer aus dem Hofstaat des Sultans zu sich, und gelegentlich beehrte auch er sie mit seinem Besuch. Er ging gern auf die Jagd und beteiligte sich an Turnierspielen. Sein Ruhm wuchs im ganzen Land von Tag zu Tag. Das Herz seiner Gattin schlug höher, wenn sie vom Fenster ihres Gemaches aus ihren Gemahl hinwegreiten sah. Sie dankte Allah, daß er ihr dies hohe Glück beschert habe.

So lebte Aladdin glücklich und hochgeehrt einige Jahre lang. Aber dann erinnerte sich eines Tages der Zauberer aus Afrika wieder an ihn. Dieser harte die ganze Zeit in Trübsal verbracht, denn alle seine Bemühungen, die Wunderlampe zu erringen, waren ja vergeblich gewesen. Er war der Meinung, Aladdin müsse in der Höhle schon längst umgekommen sein. Trotzdem verfluchte er ihn, sooft er an ihn dachte. Aber nun wollte er genau wissen, welches Ende er genommen habe. Darum nahm er seine Zaubergeräte zur Hand. Er warf Zaubersand zu Figuren

264

Page 265: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

und erkannte daraus, daß die Lampe nicht mehr in der Höhle war. Von Aladdin sah er nichts. Da warf er neuerlich den Sand; nun las er aus den Figuren, daß Aladdin auf Erden lebe und die Lampe be sitze. Wutentbrannt sprach er zu sich:

,,Ich habe soviel Leid und Mühsal ertragen, um die Lampe zu erwerben; aber alles war umsonst. Und dieser Taugenichts nimmt sie ohne Anstrengungen. Sicher hat er die Zauberkraft der Lampe erkannt und ist nun ein reicher Mann."

Abermals forschte er im Zaubersand. Da sah er, daß Aladdin reich und hochgeehrt als Gatte einer lieblichen Sultanstochter sein Leben verbringe Nun loderte sein Zorn hellauf, sein Gesicht wurde gelb vor Neid. Er überlegte nicht lange; gleich am nächsten Tag machte er sich hoch zu Roß auf die Reise. Er zog von Land zu Land von Stadt zu Stadt. Keine Mühe war ihm zu groß, und kein Aufenthalt dauerte länger, als das Pferd brauchte, um sich auszuruhen. So kam er in die Hauptstadt des Sultans, dessen Tochter Aladdin geheiratet hatte. Dort mietete er in einer Herberge ein Zimmer, um sich von den Beschwerden der Reise zu erholen.

Aber schon am nächsten Tag ging der afrikanische Zauberer in die Stadt. Er wollte herum horchen, was man von Aladdin spreche. So trat er in ein Speisehaus, das er von seiner letzten Reise her kannte. Viele Männer waren hier versammelt und tauschten Neuigkeiten aus. Während er einen Trunk schlürfte, horchte er nach links und rechts; und immer hörte er nur von Aladdins Palast reden. Als er ausgetrunken hatte, wandte er sich an einen dieser Männer und fragte ihn, was denn das für ein wunderbarer Palast sei, von dem alle redeten.

Wo her bist du denn?" sagte der Mann. ,,Du mußt eben von einer Reise gekommen sein; sonst hättest du den Palast des Prinzen Aladdin schon gesehen."

Denn seit Aladdin die Prinzessin Badrulbudur geheiratet hatte, war er selbst zum Prinzen geworden.

,,Sein Schloß", fuhr der Mann fort, ,,ist mehr als ein Weltwunder. Es ist der wunderbarste Bau auf der Weit. Geh hin und überzeuge dich selbst davon!"

,,Verzeih meine Unwissenheit", sagte der afrikanische Zauberer. ,,Aber ich bin erst gestern aus dem fernen Afrika hier eingetroffen. Unterwegs habe ich mir kerne Zeit genommen, auf die Reden der Leute zu hören; daher habe ich von der Sache bisher nichts erfahren. Doch jetzt will ich mir sofort dieses Schloß ansehen. Wenn du mir einen Gefallen erweisen willst, so führe mich dorthin!"

Der Mann führte ihn bereitwillig zum Palast Aladdins. Nun betrachtete der Zauberer den Bau. Er war sicher, daß Aladdin nur mit Hilfe der Lampe dieses Prunkgebäude errichtet haben konnte. Zornig rief er aus:

,,Dieser Schurke! Ich werde ihm eine Grube graben! Er war nicht einmal imstande, das Schneiderhandwerk zu erlernen. Und jetzt lebt er in einem Palast. Ich werde ihn töten! Seine Mutter aber soll Wolle spinnen wie vorher." Grollend und voll Ärger über das Glück Aladdins kehrte er in seine Herberge zurück.

265

Page 266: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Dort nahm er sofort seine Schachtel mit dem Zaubersand und warf Figuren, und so sah er, wo Aladdin die Lampe aufbewahrt hatte. Sie befand sich in einem abseits gelegenen Raum des Palastes. Das freute den Zauberer, denn nun durfte er hoffen, die Lampe zu bekommen. Aladdin selbst war gerade nicht in der Stadt, er hatte einen längeren Jagdritt unternommen; erst nach einigen Tagen sollte er zurückkehren. Dies hatte der Zauberer vom Wirt seiner Herberge erfahren.

Mehr wollte der Zauberer nicht wissen. Jetzt ist der günstigste Augenblick, dachte er bei sich. Und er ging in den Laden eines Mannes, der Lampen herstellte.

,,Guter Freund", sagte der Zauberer zu ihm, ,,ich brauche ein Dutzend kupferne Lampen. Kannst du sie mir liefern? Aber es müßte rasch sein.

Der Mann versprach, die Lampen bis zum nächsten Tag fertig zu haben. Der Zauberer verlangte noch, sie müßten recht blank sein. Dann versprach er gute Bezahlung und ging in seine Herberge zurück.

Am nächsten Morgen holte er die fertigen Lampen. Er bezahlte sie und legte sie in einen Korb, und damit begab er sich zum Palaste Aladdins. Unterwegs rief er imrner wieder aus: ,,Wer will alte Lampen gegen neue vertauschen?"

"Dieser Nlann ist verrückt", sagten die Leute auf den Straßen. ,,Wie könnte er sonst alte Lampen gegen neue zum Tausch anbieten?"

Die kleinen Kinder liefen hinter ihm drein. Sie lachten ihn aus und Spotteten über ihn wie über einen Narren. So kam er in die Nähe des Palastes. Er kümmerte sich nicht um das Gespött der Kinder und das Gelächter der Erwachsenen. Laut rufend bot er seine Ware weiter an. Und die Kinder schrien: ,,Ein Narr, ein Narr ,,

Diese Rufe hörte auch die Prinzessin Badrulbudur. Sie hielt sich eben im Saal mit den vierundzwanzig Fenstern auf Aber wegen des großen Kindergeschreies konnte sie nicht verstehen, was der Mann rief Des halb schickte sie eine ihrer Sklavinnen hinunter. Diese kam bald lachend zurück

,,Prinzessin", sagte sie zu ihrer Herrrn, ,,es ist zum Lachen! Da unten geht ein Mann mit schönen neuen Lampen herum und ruft fortwährend:

,Wer vertauscht alte Lampen gegen neue?' Den Lärm machen die Kinder, die in Scharen um ihn herumlaufen und ihn ausspotren." Über diesen sonderbaren Menschen mußte auch die Prinzessin herzlich lachen.

Aladdin hatte die Wunderlampe nach dem letzten Gebrauch offen stehen gelassen und sie nicht zurück in die Schatzkammer getragen. Daher hatte eine der Skiavinnen die Lampe gesehen.

,,Herrin", sagte diese nun zur Prinzessin, ,,im Gemach Eures Gemähls steht eine ganz alte Lampe. Eine neue würde viel besser dorthin passen. Wenn es Euch recht ist, könnten wir versuchen, sie einzutauschen. Dann wird sich zeigen, ob er wirklich verrückt ist."

266

Page 267: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Die Prinzessin kannte den Wert der Lampe nicht. Sie hatte keine Ahnung, daß Aladdin den Palast und alle seine Schätze den Zauberkräften der Lampe verdankte, und ging daher auf den Scherz ein. Ein Sklave bekam den Auftrag, die Lampe bei dem Mann gegen eine neue einzutauschen. Er lief hinunter vor den Palast und ging auf den Zauberer zu.

"Hier ist eine Lampe", rief er ihm zu, ,,gib mir eine neue dafür!"

Der Zauberer war überzeugt, daß diese alte Lampe die gesuchte Wunderlampe sei. Denn sonst war in diesem Palast sicher alles aus Gold und Silber. Daher nahm er dem Sklaven die Lampe rasch aus der Hand und hielt ihm dafür den Handkorb hin, damit er eine neue Lampe auswählen könne. Der Sklave nahm eine Lampe und kehrte damit zur Prinzessin zurück. Als diese die neue Lampe sah, lachte sie hellauf. Nun glaubte sie, daß der Mann wahrhaftig ein Narr sei.

Die Kinder tollten, aufs neue um den Zauberer herum und spotteten über den Tausch. Er aber ließ sie schreien, soviel sie nur wollten. Die Lampen, die er noch hatte, überließ er den Leuten, die mit ihm tauschen wollten. Den leeren Korb stellte er in einer Hausnische nieder. Dann machte er sich schnell und unbemerkt aus dem Staube. Hastig schritt er durch eines der Stadttore. In der Vorstadt kaufte er sich Lebensmittel, und schließlich kam er auf das freie Feld. An einem abgelegenen Ort erwartete er die Nacht.

Gegen Mitternacht zog er endlich die Lampe aus seinem Kleid hervor und rieb sie. Sogleich erschien der Geist vor ihm.

"Was willst du?" sprach er. ,,Ich bin dein Diener und der Diener aller, die die Lampe in der Hand haben. Ich und die anderen Diener der Lampe werden dir gehorchen."

,,Ich befehle dir", erwiderte der Zauberer, ,,Aladdins Palast mit allen seinen Bewohnern und mich selbst augenblicklich nach Afrika zu versetzen. Der Palast soll in der Stadt stehen, in der ich wohne."

"Ich höre und gehorche", sprach der Geist.

Und im Nu war der Zauberer samt dem Palast Aladdins an den bezeichneten Ort geschafft.

Aber verlassen wir nun den Zauberer und das Schloß in Afrika samt seinen Bewohnern und kehren wir zum Sultan und zu Aladdin zurück. Jeden Morgen trat der Sultan an das Fenster im Erker, um von dort einen Blick auf Aladdins Palast zu werfen und dabei in Liebe seiner Tochter zu gedenken. Auch diesmal schaute er hinüber, aber da sah er nichts als einen leeren Platz. Er rieb sich die Augen, denn er glaubte zu träumen. Aber er konnte kein Schloß entdecken, so lange er auch schaute. Es war ihm unbegreiflich, was geschehen war. Wäre der Palast zusammengestürzt, hätten Schutt und Trümmer auf der Stelle liegen müssen. Hätte ihn die Erde verschlungen, wären doch Spuren davon zu sehen gewesen. Aber so lange er auch wartete, der Platz vor seinem Schloß blieb leer. Da kam ihm seine Tochter in den Sinn, und schon liefen Tränen über seine Wangen. Endlich ging er in sein Zimmer zurück. Eilig befahl er, den Großwesir zu rufen; er selbst wußte nicht ein noch aus. Wirre Gedanken bestürmten ihn.

267

Page 268: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Der Großwesir ließ seinen Herrn nicht lange auf sich warten. Er kam in großer Eile und sah daher gar nicht, daß der Palast Aladdins verschwunden war. Als er vor den Herrscher trat, bemerkte er dessen Verstörtheit.

,,Verzeiht, Herr", sagte er, ,,warum seid Ihr in solcher Betrübnis? Ist etwas Außerordentliches vorgefallen?"

,,Ja", erwiderte der Sultan, ,,etwas ganz Sonderbares hat sich ereignet, und du wirst mir sogleich recht geben. Sag, wo ist der Palast Aladdins?"

,,Der Palast Aladdins?" fragte der Wesir verwundert. ,,Ich ging soeben vorbei. Und mich dünkt, er ist an seinem Platz. Wie sollte es denn anders sein?" ,,Dann geh ins Nebengemach", antwortete der Sultan, ,,und schau beim Fenster hinaus! Danach sag mir, was du gesehen hast!" Kopfschüttelnd ging der Großwesir zum Erker. Von dort schaute er zum Palast Aladdins hinüber. Aber da war nichts zu sehen, weder der Palast noch sonst etwas, solange er auch schaute. Verwirrt kam er zum Sultan zurück. ,,Nun", fragte ihn dieser, ,,hast du Aladdins Palast gesehen?",,Herr", erwiderte der Großwesir, "Ihr habt mir nicht glauben wollen! Ich habe schon früher gesagt, daß dieses Schloß ein Werk der Zauberei sei. Aber Ihr wolltet nicht auf mich hören!"Dies konnte der Sultan nicht leugnen. Aber gerade deshalb wurde er sehr zornig.,,Wo ist Aladdin, dieser Betrüger, dieser Schurke!" rief er. ,,Ich lasse ihm sofort den Kopf abschlagen."

,,Herr", anrwortete der Großwesir, "er hat sich vor einigen Tagen für einen längeren Jagdritt von Euch beurlaubt. Wenn er zurückkommt, wollen wir ihn fragen. Er wird wohl wissen, wo der Palast geblieben ist."

,,Das wäre zu viel Schonung für ihn", erwiderte der Sultan. "Gib sofort Befehl, daß dreißig Soldaten ihn suchen sollen! Wenn Sie ihn finden, sollen sie ihn in Ketten geschlossen hierher bringen."

Der Großwesir führte den Befehl sogleich aus. Die Soldaten ritten ab und trafen Aladdin etwa fünf bis sechs Stunden vor der Stadt auf der Heimkehr von der Jagd. Der Anführer ritt an ihn heran. Er grüßte ehrerbietig. Dann sagte er, daß der Sultan Aladdin zu sehen wünsche. Darum wären sie ihm entgegengeritten, und nun wollten sie ihn nach Hause begleiten.

So setzte Aladdin, von der königlichen Leibwache begleiter, ahnungs los seinen Weg fort. Etwa eine halbe Stunde vor der Stadt umringten ihn die Reiter plötzlich.

,,Prinz Aladdin", sagte der Anführer, ,,seid uns nicht böse. Der Sultan hat befohlen, Euch zu verhaften und gefesselt vorzuführen. Wir bitten Euch, uns zu verzeihen. Aber wir tun nur unsere Pflicht."

Als Aladdin dies vernahm, war er wie vor den Kopf geschlagen. Er fühlte sich unschuldig und ahnte nicht, wessen man ihn bezichtige. Er fragte den Anführer, was man ihm vorwerfe. Aber weder dieser noch seine Leute konnten ihm antworten. Da sprang er vom Pferd. ,,Hier bin ich", sagte er, ,,tut mit mir, wie euch der Sultan befohlen hat. Ich bin mir zwar keines Verbrechens bewußt, aber dem Befehl des Herrschers muß ich gehorchen."

268

Page 269: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Da nahmen die Soldaten eine lange, dicke Kette. Die warfen sie ihm um den Hals und wanden sie um seinen Leib; dadurch waren auch die Arme gebunden. Einer der Reiter faßte das Ende der Kette. Dann stieg er zu Pferd und ritt mit den andern davon. Aladdin mußte zu Fuß hinter her laufen. So wurde er in die Stadt gebracht.

Die Leute in der Vorstadt sahen Aladdin gefesselt wie einen Staatsverbrecher vorbeiziehen. Sie zweifelten nicht, daß es ihm den Kopf kosten werde. Aladdin aber war wegen seiner Freundlichkeit und Freigebigkeit beim Volke äußerst beliebt. Darum bewaffnete sich die Menge mit Säbeln und Steinen und machte Miene, gegen die Reiter vorzugehen und ihn zu befreien. Die letzten Reiter des Zuges machten zu nächst kehrt und suchten die Leute abzuwehren, aber deren Haltung wurde immer drohender. Es blieb den Soldaten nichts anderes übtig, als in der ganzen Straßenbreite zu reiten und so die Menschen an die Hausmauern zu drängen. Die Soldaten waren schließlich froh, mit heiler Haut bis zum Palasttor zu gelangen. Dort nahm der Anführer die Kette und zog Aladdin rasch hinter das schützende Tor.

Aladdin wurde sofort vor den Sultan geführt. Dieser erwartete ihn mit dem Großwesir auf dem Balkon. Der Scharfrichter war schon zugegen, und der Sultan befahl ihm, Aladdin sogleich den Kopf abzuschlagen. Er wollte den Verurteilten weder anhören noch eine Frage an ihn richten. Der Scharfrichter nahm die Kette ab und verband ihm die Augen, hierauf ließ er ihn niederknien. Mit gezogenem Schwert ging er dreimal um Aladdin herum. Währenddessen wartete er auf ein Zeichen des Sultans, den tödlichen Streich zu führen.

Aber die Leute vor dem Tor hatten die ganze Szene beobachtet. Sie sahen, daß Aladdin in höchster Gefahr war. Daher schrien sie, sie würden den Palast erstürmen und dem Erdboden gleich machen, wenn Aladdin das geringste Leid geschehe Der Wesir hörte das Geschrei.

,,Herr", sagte er zum Sultan, ,,das Volk droht, den Palast zu besetzen. Wir schweben in größter Gefahr. Darum bitte ich Euch, schenkt Aladdin das Leben. Die Leute lieben ihn mehr als uns."

Da erblaßte der Sultan. Er sah, daß die Menge bereits Miene machte, in den Palast einzudringen. Darum befahl er dem Henker, Aladdin freizugeben. Zugleich ließ er von seinen Herolden dem Volk verkünden, daß er Aladdin begnadige. Jeder möge nun wieder nach Hause gehen.

Diese Nachricht ging von Mund zu Mund. Nun legte sich die Unruhe, und allmählich leerte sich der Platz vor dem Palast.

Aladdin war wieder frei. Er hob sein Haupt und schaute nach dem Balkon hinauf Dort sah er den Sultan stehen.

"Herr", rief er, ,,ich danke Euch für die mir erwiesene Gnade. Aber ich bitte Euch, mir eine weitere zu gewähren. Laßt mich gnädig wissen, worin mein Verbrechen besteht."

,,Du kennst dein Verbrechen noch nicht?" erwiderte der Sultan. ,,Komm herauf, Schurke, ich werde es dir zeigen!"

Aladdin stieg hinauf ,,Folge mir", befahl der Sultan und ging vor ihm her an das Fenster. Er wies mit dem Arm hinaus und sagte: ,,Nun sieh dich nach deinem Palast um. Du wirst ja wissen, was aus ihm geworden ist.

269

Page 270: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Aladdin konnte keine Spur seines Palastes erblicken. Er starrte fassungslos hinüber und wußte keine Erklärung. Was sollte er dem Sultan antworten?

,,Doch was kümmert es mich, wo dein Schloß ist", fuhr der Sultan fort. ,,Tausendmal mehr wert ist mir meine Tochter. Wo ist sie? Schaffe sie mir wieder zur Stelle, sonst lasse ich dir den Kopf abhauen!"

,,Herr", erwiderte Aladdin, ,,ich weiß ja nicht, wie das geschehen ist. Ich bitte Euch um eine Frist von vierzig Tagen, um alles zu erforschen. Wenn ich innerhalb dieser Frist Eure Tochter nicht herbeischaffe, so will ich selber meinen Kopf zu Euren Füßen hinlegen. Dann könnt Ihr nach Belieben über mich verfügen."

,,Ich gewähre dir die Frist von vierzehn Tagen", sagte der Sultan. ,,Aber glaube nicht, diese Gnade mißbrauchen zu können. Meinem Zorn wirst du nicht entrinnen. Ich werde dich zu finden wissen, auch wenn du dich im entferntesten Winkel der Erde versteckst!"

Tief gedemütigt entfernte sich Aladdin aus dem Sultanspalast. Er schlich durch den Hof und wagte nicht, die Augen zu erheben. Keiner der Würdenträger des Hofes achtete jetzt mehr auf ihn. Selbst die niedrigen Hofbeamten sahen über ihn hinweg. Viele erkannten ihn garnicht, so sehr hatte er sich verändert. Er glaubte, den Verstand verlieren zu müssen. Ja, er war wirklich nahe daran. Er ging nun von Haus zu Haus und fragte jeden, ob er seinen Palast nicht gesehen habe. Solche Fragen brachten die Leute auf den Gedanken, daß er irrsinnig sei. Einige lachten, die meisten aber hatten Mitleid mit ihm und gaben im Speise und Trank. Drei Tage irrte Aladdin ziellos in der Stadt umher, und dann wußte er noch immer nicht, wie er seine junge Frau und den Palast wiederfinden sollte.

Endlich verließ er die Stadt. Er achtete nicht darauf, welche Richtung er nahm. Mit Einbruch der Nacht kam er völlig verzweifelt an das Ufer eines breiten Flusses.

"Wo soll ich meinen Palast suchen?" fragte er sich. ,,Und wo werde ich meine liebe Frau wiederfinden? In welchem Winkel der Erde mag sie verborgen sein? Nie werde ich das ausfindig machen. Darum ist es besser, ich mache ein Ende."

Schon war er entschlossen, sich in den Fluß zu stürzen. Aber als frommer Moslem wollte er zuerst sein Gebet verrichten. Er kniete am Ufer des Flusses nieder, um mit den Händen Wasser zu schöpfen. Gemaß dem Gebot wollte er Hände und Gesicht waschen. Da aber die Stelle abschüssig war, glitt er aus, fast wäre er in den Strom gefallen. Im letzten Augenblick konnte er ein aus der Erde ragendes Felsenstück packen und sich daran festhalten. An der Hand trug er immer noch den Ring, den ihm der Zauberer gegeben hatte; mit seiner Hilfe war er in die Schatzhöhle gestiegen, um die Wunderlampe zu holen. Als er sich nun am Felsen festhielt, rieb sich der Ring am Gestein. Sofort erschien der Geist, der ihn damals aus dem unterirdischen Gewölbe befreit hatte.

,,Was wünschest du ?,, sagte der Geist. ,,Ich bin bereit, dir zu gehorchen. Denn ich bin dein Diener und der Diener aller, die den Ring am Finger tragen. Ich und alle übrigen Diener des Rings werden dir gehorchen."

270

Page 271: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Aladdin war durch die unerwartete Erscheinung des Geistes aufs höchste überrascht. Aber er faßte sich sofort.

,,Geist", rief er, ,,zeige mir an, wo sich mein Palast befindet. Oder bring ihn unverzüglich an die Stelle, an der er früher stand."

,,Mein Gebieter", erwiderte der Geist, ,,du begehrst Unmögliches von mir. Was du vedangst, ist Sache der Diener der Lampe. Ich aber bin nur Diener des Ringes."

,,Dann nimm mich", entgegnete Aladdin, "und trage mich zu meinem Palast, in weichem Land er auch sein mag!"

Kaum hatte er diese Worte ausgesprochen, trug ihn der Geist bereits fort. Mitten auf einer großen Wiese in Afrika setzte er ihn ab. Da stand Aladdin nun gerade unter den Fenstern der Prinzessin Badrulbudur vor seinem Palast. Das alles war das Werk eines Augenblicks. Dankerfüllt betete er zu Allah, er möge ihn seine Gemahlin wiedersehen lassen. Sein Kummer linderte sich bei dem Gedanken, wie nahe er ihr jetzt schon sei. Da es bereits Nacht geworden war, herrschte im Palast völlige Ruhe. Darum trat er unter einen Baum und setzte sich ins Gras. Und weil er schon sechs Tage nicht geschlafen hatte, überwältigte ihn der Schlaf

Als eben die Morgenröte aufstieg, weckte ihn der Gesang der Vögel aus dem Garten seines Palastes. Sein erster Blick fiel auf den wundervollen Bau. Er hatte wieder Hoffnung, seine Prinzessin bald in die Arme schließen zu dürfen, und das machte sein Herz froh und leicht. Nun spazierte er eine Weile unter ihren Fenstern auf und ab. Er hoffte, daß sie ihn erblicken werde.

Die Prinzessin war über die Trennung von ihrem Gatten und ihrem Vater sehr betrübt. Traurig verbrachte sie die Tage. Der Zauberer fand sich jeden Tag bei ihr ein und machte ihr das Leben vollends zur Qual. Die Sorge über ihr ungewisses Schicksal schaffte ihr schlaflose Nächte. Zeitlich am Morgen pflegte sie sich zu erheben. So war sie auch an diesem Morgen wach, als sich der erste Schimmer im Osten zeigte. Als eine Sklavin das Fenster öffnete, bemerkte sie Aladdin. Mit froher Stimme rief sie ihre Herrin herbei. Ungläubig eilte die Prinzessin ans Fenster und schaute hinaus. Da sah sie Aladdin unten an der Mauer stehen. Er hob soeben sein Haupt und erkannte sie sogleich. Er grüßte sie, sie grüßte ihn. Überschwengliche Freude war in beider Mienen zu lesen.

"Kommt rasch durch die geheime Tür in den Palast", rief die Prinzessin. ,,Der Elende ist jetzt nicht hier."

Eine Sklavin öffnete sofort die Geheimtür. Aladdin betrat den Palast. Da kam ihm schon die Prinzessin entgegen. Sie flogen einander in die Arme und weinten vor Glück und Freude. Nach langer Trennung waren sie endlich wieder veremt. Eng umschlungen gingen sie in das Gemach der Prinzessin. Nun wollte Aladdin alles mit ihr besprechen, was zu tun sei."Teure Gemahlin", begann er, "sagt mir vorerst, wo ist die alte Lampe aus meinem Zimmer hingekommen?"Da erwiderte die Prinzessin seufzend: ,,Ach, das ist die Ursache meines Elends." Und sie erzählte ihm all ihre Erlebnisse vom Umtausch der Lampe bis zu ihrer Entführung."Und am nächsten Morgen", sagte sie abschließend, "befanden wir uns in einer ganz fremden

271

Page 272: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Gegend. Höhnisch teilte mir der Zauberer mit, wie er uns betrogen habe. Mit Hilfe der Lampe hatte er uns hierher nach Afrika versetzt."

,,Wenn dieses Land Afrika ist", rief Aladdin, ,,dann kenne ich auch den Bösewicht Er hat mir schon genug angetan. Ich will Euch von all seinen Bosheiten erzählen. Doch sagt mir vorerst, wo er die Lampe verborgen hält!"

,,Er trägt sie immer bei sich in seinem Gewande", erwiderte die Prinzessin. ,,Ich weiß dies, weil er sie in meiner Gegenwart hervorgezogen hat, um mir Angst einzujagen."

,,Was will dieser Elende von Euch?" fragte Aladdin besorgt. ,,Was spricht er, was hat er im Sinn? Ich bitte Euch, sagt mir alles."

,,Seitdem ich hier bin", erwiderte die Prinzessin, ,,kommt er täglich einmal zu mir. Er dringt in mich, daß ich Euch vergessen und mein Wort brechen soll; ich solle seine Gattin werden. Dazu behauptet er, Ihr wäret nicht mehr am Leben, der Sultan habe Euch enthaupten lassen. Er sagt auch, Ihr wäret ganz armer Leute Kind, und nur ihm hättet Ihr Eure Reichtümer zu verdanken. Mit süßen Worten versuchte er, mich zu umgarnen, aber ohne Erfolg. Ich habe ihm noch kein freundliches Wort geschenkt. Vielleicht kommt er deshalb nicht öfter zu mir. Trotz dem fürchtete ich, daß er am Ende Gewalt brauchen werde. Doch Eure Ankunft hat mir diese Sorge genommen."

,,Ihr sollt nicht umsonst an meine Ankunft Hoffnungen knüpfen", unterbrach sie Aladdin. ,,Ich glaube, ich habe ein Mittel gefunden, das uns von unserem gemeinsamen Feind befreien soll. Ich will jetzt in die nahe Stadt gehen, gegen Mittag werde ich wiederkommen. Dann werde ich Euch meinen Plan und Eure Aufgabe darin mitteilen. Wundert Euch nicht, wenn ich in Verkleidung erscheine. Laßt eine Sklavin bei der geheimen Pforte stehen, wenn ich klopfe, soll sie mir sofort öffnen."

Die Prinzessin versprach, Aladdins Anweisungen genau zu befolgen. Dieser verließ den Palast durch die Geheimtür und schritt die Wiese entlang. Unfern des Palastes traf er einen Bauern bei der Feldarbeit. Ihm machte er den Antrag, die Kleider mit ihm zu tauschen. Der Bauer weigerte sich zuerst. Aber Aladdin ließ nicht locker, bis der Bauer nachgab. Hinter einem Gebüsch wechselten sie schließlich die Kleider, und Aladdin ging in dem abgetragenen, unscheinbaren Bauemgewand der Stadt zu. Der Landmann aber machte sich mit Aladdins kostbaren Gewändern davon.

Nach mehrmaligem Fragen kam Aladdin in der Stadt in die Gasse der Spezereihändler. Vor dem größten Laden blieb er stehen, trat ein und verlangte von dem Händler ein bestimmtes Pulver. Der Kaufmann sah auf Aladdins ärmliche Kleidung und meinte, das Pulver werde ihm zu teuer sein. Da zog Aladdin aus seinem Beutel ein Goldstück heraus. Nun wog der Kaufmann sofort so viel von dem Pulver aus, wie das Goldstück wert war. Aladdin zahlte und ging. Er brauchte nicht lange an der geheimen Tür zu warten und begab sich sogleich in das Zimmer seiner Gattin.

,,Prinzessin", sagte er, ,,ich weiß, Ihr haßt Euren Entführer. Was ich Euch zu tun bitte, wird Euch daher nicht schwerfallen. Aber es ist notwendig, mit List und Verstellung vorzugehen. Vielleicht müßt Ihr Euch dabei Zwang antun; aber schließlich wollt Ihr Euren Vater und die

272

Page 273: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Heimat wiedersehen. Hört also meinen Vorschlag: Schmückt Euch so gleich mit den schönsten Gewändern. Legt Diamanten und Perlen an. Wenn der Zauberer kommt, empfangt ihn mit freundlicher Miene und seid so unbefangen, als ob nichts vorgefallen wäre! Ladet ihn zum Abendessen ein; er wird sich darüber freuen. Erwähnt auch, daß Ihr gerne den Wein des Landes kosten wolltet. Er wird dann sogleich Wein holen. Beim Mahle reicht ihm fleißig den Becher! Ist er nach einiger Zeit achtlos geworden, so schüttet dieses Pulver in Euren Becher. Füllt ihn dann wieder mit Wein und bietet dem Zauberer an, die Becher zu tauschen! Er wird diese Gunst zu schätzen wissen und Euren Becher in einem Zug leeren. Wenn er den Wein mit dem Pulver aus- getrunken hat, wird er sofort wie tot hinsinken. Ihr müßt Euch wohl so stellen, als tränket Ihr aus dem Becher; aber Ihr habt dabei nichts zu befürchten. Die Wirkung des Pulvers stellt sich sehr rasch ein. Der Zauberer wird keine Zeit haben, lange auf Euch zu achten."

"Ich bin bereit zu tun, was Ihr von mir verlangt", sagte die Prinzessin. ,,Es wird mich gar große Überwindung kosten, dem Zauberer freundlich zu begegnen. Aber ich will es gerne tun."

Sodann speiste Aladdin mit seiner Gemahlin. Rechtzeitig verließ er nachher das Schloß; erst bei Anbruch der Nacht wollte er sich wieder bei der Geheimtür einfinden.

Die Prinzessin hatte seit ihrer Entführung ihr Äußeres sehr vernachlässigt. Ihr Schmerz um Aladdin und den Vater war zu groß gewesen. Außerdem wollte sie sich dem Zauberer gar nicht im besten Licht zeigen.

Jetzt aber setzte sie sich an ihren Putztisch. Sie ließ sich aufs prächtigste schmücken und legte das kostbarste Kleid an. Ihr Gürtel strahlte von Diamanten. Um den Hals trug sie ein kostbares Perlenband. Als die Prinzessin völlig angekleidet war, zog sie den Spiegel zu Rate. Es fehlte nichts, was der törichten Eitelkeit des Zauberers schmeicheln mochte. Also setzte sie sich auf den Diwan und erwartete seine Ankunft.

Zur gewohnten Stunde fand sich der Zauberer ein Die Prinzessin erwartete ihn im Kuppelsaal. Im Glanze ihres Schmuckes und ihrer Schönheit begrüßte sie ihn mit freundlichem Lächeln. Sie lud ihn ein, an ihrer Seite Platz zu nehmen. Dieses Entgegenkommen war ihm ungewohnt; er war überrascht und geblendet von ihrem Liebreiz und wagte gar nicht, sich an ihre Seite zu setzen. Sie aber wies nochmals auf den Platz zu ihrer Rechten. Da gehorchte er.

Sobald er neben ihr saß, blickte sie ihn liebevoll an. Nun mußte er glauben, er sei ihr nicht mehr verhaßt.

"Ihr wundert Euch wohl", sagte sie, ,,daß ich heute anders bin als sonst. Aber ich habe mir Eure Worte durch den Kopf gehen lassen. Ich bin nun überzeugt, daß mein Gatte Aladdin nicht mehr lebt. Sicher hat ihm mein Vater den Kopf abschlagen lassen. Ich habe keine Hoffnung mehr, ihn wiederzusehen; auch meine Tränen werden ihn nicht mehr zum Leben erwecken. Ich mag aber nicht länger in Trübsal und Kümmernis leben. Darum möchte ich Euch einladen, heute bei mir das Abendessen einzunehmen. Ich bitte Euch auch, einen Schluck Wein mit mir zu trinken. Gerne würde ich den Wein dieses Landes kosten, denn ich kenne bisher nur den Wein aus meiner Heimat, und vielleicht ist Euer Wein besser als der unsere. Ich würde mich sehr freuen wenn Ihr meine Bitte nicht absehlagen wolltet."

273

Page 274: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Der Zauberer war außer sich vor Freude. Nun durfte er hoffen, bald weitere Fortschritte in der Gunst der Prinzessin zu machen. Dankbar nahm er die Einladung an und versprach, auch den Wein sogleich herbeizu schaffen. Zu Hause habe er einen Krug voll der besten Sorte. Dieser Wein sei schon acht Jahre in der Erde vergraben und übertreffe die köstlichsten Weine der Welt.

"Prinzessin", fuhr er fort, ,,erlaubt mir, zwei Flaschen von diesem Wein zu holen. Ich werde gleich wieder da sein.

"Schickt doch einen Diener", erwiderte die Prinzessin. ,,Es tut mir leid, wenn Ihr Euch selbst diese Mühe macht."

"Herrin", entgegnete er, ,,es ist notwendig, daß ich selbst gehe. Niemand kennt nämlich den Ort, an dem sich der Krug befindet. Ich werde nicht lange fortbleiben."

"Wenn das so ist", antwortete die Prinzessin, "so geht und kommt bald wieder. Ich will Eure Gesellschaft nicht zu lange missen."

Der Zauberer war in bester Stimmung über sein vermeintliches Glück. Er lief, so rasch er konnte, um seinen Wein zu holen. In kurzer Zeit war er wieder zurück. Darauf setzten sie sich zu Tisch und speisten zusammen, sie waren fröhlich und guter Laune. Eine Sklavin schenkte die Becher voll. Die Prinzessin trank auf sein Wohl, und er wünschte ihr Gesundheit und langes Leben. So leerten sie manchen Becher. Die Gastgeberin aber hielt sich beim Trinken vorsichtig zurück. Seine Stimmung wurde immer ausgelassener, und die Prinzessin verstand es, ihn mit süfigen Reden noch mehr zu betören. Ahnungslos meinte er, die schönen Worte kämen ihr wirklich vom Herzen. Er glaubte, vor Glück vergehen zu müssen. Seine Sinne verwirrten sich allmählich. Die Prinzessin hatte bemerkt, daß dem Zauberer der Wein bereits zu Kopf gestiegen war.

"ln unserem Land ist es Sitte", sagte sie zu ihm, ,,daß zwei gute Freunde beim Trinken die Becher vertauschen. Ist dies in Afrika nicht üblich?"

Ohne seine Antwort abzuwarten, griff sie nach seinem Becher und reichte ihm dafür den ihren. Das Pulver hatte sie in einem unbewachten Augenblick bereits hinein geschüttet. Der Zauberer mußte glauben, daß er die Frau völlig erobert habe; er hielt sich für den glücklichsten aller Sterblichen, weil sie ihm einen solchen Liebesbeweis gab.

Ehe er trank, sagte er: ,,Prinzessin, jetzt weiß ich, wie hoch ich Eure Gunst zu schätzen habe. Nie werde ich vergessen, daß ich aus Eurem Becher trinken durfte. Eure frühere Grausamkeit ist vergessen. Ihr habt mir das Leben wiedergegeben."

Die Prinzessin langweilte sich bei dem leeren Geschwätz des Zauberers. Deshalb unterbrach sie ihn. "Jetzt wollen wir trinken!" sagte sie. ,,Ihr könnt ja nachher weiterreden."

Sogleich setzte sie den Becher an den Mund und tat, als ob sie trinke. Er aber beeilte sich, es ihr zuvorzutun. Daher leerte er den Becher mit einem Zug. Im selben Augenblick verdrehten sich seine Augen; der Becher entfiel seiner Hand, und er sank wie tot zu Boden. Wie freute sich da die Prinzessin! Alle ihre Dienerinnen jubelten und eilten um die Wette zu der geheimen Tür, um Aladdin ins Schloß zu lassen.

274

Page 275: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Aladdin kam herauf und betrat den Speisesaal. Dort sah er den Zauberer auf dem Boden liegen. Die Prinzessin kam ihm mit offenen Armen entgegen. Er aber wehrt sie ab.

"Prinzessin", sagte er, ,,noch ist es nicht Zeit, das Wiedersehen zu feiern. Ich bitte Euch, geht mit den Sklavinnen in Euer Gemach. Sorgt dafür, daß ich ungestört bleibe. Ich will indessen hier meine Vorbereitungen treffen. Ihr sollt ebenso rasch in die Heimat zurückkommen, wie Ihr von dort weggeführt wurdet."

Die Prinzessin gehorchte sofort und zog sich mit ihren Dienerinnen zurück. Aladdin schloß hinter ihnen die Tür des Saales, dann trat er zu dem Zauberer und nahm die Lampe aus seinem Gewand. Hierauf zog er seinen Säbel und schlug dem Zauberer den Kopf ab. Anschließend enthüllte er die Lampe und rieb sie. Sogleich erschien der Geist.

"Mein Gebieter", sprach dieser, ,,hier bin ich. Was wünschest du?" ,,Geist", entgegnete Aladdin, ,,trage dieses Schloß unverzüglich in meine Heimat zurück und setze es an dieselbe Stelle hin, wo es früher stand, genau dem Palast des Sultans gegenüber!"

Nach diesen Worten ging Aladdin in das Gemach seiner Gattin. Nun plauderten sie, von Sorgen befreit, über die letzten Ereignisse. Währenddessen nahm der Geist den Palast und setzte ihn an die befohlene Stelle. Sie verspürten dabei nur zwei leichte Erschütterungen, als der Palast aufgehoben und niedergesetzt wurde.

Da Aladdin nichts gegessen hatte, wurde ein reichliches Mahl gerichtet. Sie setzten sich zu Tisch, aßen die köstlichsten Speisen und tranken vom Wein des Zauberers. Fröhliches Geplauder verkürzte ihnen die Zeit. Ehe sie sich versahen, dämmerte der Morgen. Nun erst begaben sie sich zur Ruhe.

Wie war es unterdessen dem Sultan ergangen? Seit der Entführung der Prinzessin hatte er sich immer tiefer in seinen Schmerz verbohrt. Er verbrachte schlaflose Nächte, und tagsüber war er für niemanden zu sprechen. Er suchte keine Ablenkung Für seine trüben Gedanken. Fast stündlich trat er ans Fenster, um nach dem verschwundenen Palast auszuschauen. Er gedachte mit Schmerzen seiner Tochter, denn er wähnte, sie nie wiederzusehen. Tag für Tag vergoß er Tränen um sein einziges Kind, bis seine Augen fast erblindeten.

Auch in diesem Tag eilte der Sultan früh am Morgen zum Fenster, um auf den leeren Platz hinauszustarren. Er rieb sich die Augen - es war keine Täuschung. Vor ihm stand Aladdins Palast. Freude und Fröhlich keit ergriffen sein Herz. Rasch ließ er sein Pferd satteln. Dann ritt er zu dem Schloß hinüber.

Aladdin hatte den Besuch des Schwiegervaters erwartet. Darum war er schon aufgestanden und hatte sein bestes Staatskleid angelegt. Auch seine Gattin hatte sich von ihren Dienerinnen schmücken lassen. Sie freute sich, den geliebten Vater bald wiederzusehen. Ihre Augen leuchteten und blitzten mit den Edelsteinen ihres Geschmeides um die Wette.

Als Aladdin den Sultan heranreiten sah, eilte er ihm entgegen. Er wollte ihn empfangen und ihm vom Pferde helfen.

275

Page 276: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

"Aladdin", sagte der Sultan, ,,zuerst muß ich meine Tochter sehen und sprechen. Dann erst werde ich mit dir reden." Da eilte auch schon die Prinzessin die Treppe herunter. Jubelnd warf sie sich ihrem Vater an die Brust. Der Sultan umarmte und küßte sie innig. Tränen der Freude netzten seine Wangen. Dann geleitete Aladdin Vater und Tochter die Treppe empor. Im Gemach der Prinzessin setzten sie sich, um die Freude des Wiedersehens vollends zu genießen.

"Liebe Tochter", begann der Sultan, ,,wie ist es dir ergangen? Macht es die Freude des Wieder sehens, daß du mir gar nicht verändert vorkommst? Ich denke, du mußt Schreckliches ausgestanden haben. Erzähle rasch, wie alles sich begeben hat."'

Da erzählte ihm die Prinzessin ausführlich, was sich seit dem Umtausch der Lampe ereignet hatte. Sie schilderte die Person des Zaubcrers und erzählte von seiner Zudringlichkeit. Dann berichtete sie von Aladdin und wie er wieder in den Besitz der Lampe gekommen war. Nochmals kam sie auf den widerlichen Zauberer und ihrUnglück zu sprechen.

,,Am unglücklichsten aber fühlte ich mich", fuhr sie fort, ,,daß ich von Euch und von meinem Gemahl getrennt war. Es schien ja keine Hoffnung vorhanden, Euch je wiederzusehen. Kummer und Schmerz hatten mein Äußeres sehr verändert. Ihr hättet mich kaum mehr er kannt, lieber Vater. Aber der Anblick meines Gatten hat mir schon gestern wieder Freude am Leben gegeben. Da ich Euch in die Augen sehen darf, bin ich nun vollkommen glücklich. Aber vielleicht hat Aladdin noch etwas zu berichten."

Aladdin hatte nur weniges hinzuzufügen. ,,Als ich den Zauberer betäubt am Boden liegen sah", erzählte er weiter, "schickte ich Eure Tochter und die Sklavinnen ins Nebenzimmer. Ich holte die Lampe aus der Brusttasche des Toren. Dann hieb ich ihm den Kopf ab. Durch die Wunderkraft der Lampe ließ ich den Palast wieder hierher versetzen. Und Eure Tochter, erhabener Herr, kann ich Euch unversehrt ans Herz legen. Daß ich meine Gattin wiederhabe, macht mich zum glücklichsten Menschen der Welt. Von der Wahrheit unserer Erzählung könnt Ihr Euch leicht überzeugen, denn nebenan im Saal liegt noch der Leichnam des verruchten Bösewichts."

Der Sultan erhob sich und ging mit Aladdin in den Saal. Da lag der tote Zauberer. Der Sultan ließ sogleich die Leiche wegschaffen und sie verbrennen. Die Asche sollte in alle Winde verstreut werden. Aladdin aber umarmte er väterlich.

"Mem Sohn", sagte er zu ihm, ,,meine Vaterliebe zwang mich, deinen Tod anzubefehlen. Ich glaubte mein einziges Kind verloren. Daher wollte ich dich als den vermeintlichen Übeltäter bestrafen. Verzeih mir um der Liebe willen, die du zu meiner Tochter hegst!"

Aladdin antwortete: ,,Herr, ich habe keinen Grund, mich zu beklagen. Was Ihr getan, ist verständlich. Aber ich hatte keine Schuld. Alles Unglück hat nur dieser schändliche Zauberer angerichtet. Er allein war die Ursache, daß ich Eure Gnade verlor. Jetzt hat ihn die gerechte Strafe ereilt."

Nun ließ der Sultan in der Stadt ein zehntägiges Freudenfest ankünden. Die Rückkehr seiner Tochter und ihres Gemahls sollte gebührend gefeiert werden. Aladdin war nun zum zweitenmal einer Todesgefahr entronnen.

276

Page 277: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

Wenige Jahre später starb der Sultan, und Aladdin bestieg den Thron. Er herrschte gerecht über seine Untertanen, die ihn liebten und verehrten. Mit seiner Gemahlin aber lebte er ferner in Glück und Freuden. Keine Gefahr bedrohte mehr ihr Leben.

277

Page 278: ALADINO E LA LAMPADA PRODIGIOSA (dalle 1000 e … LIEBIG 5 FAVOLE... · Web view(dalle 1000 e una notte) (o Aladino ovvero la lampada meravigliosa) - 732a - 773 a notte) ELLA CAPITALE

001 0104Aladino e la lampada prodigiosa - Aladin et la lampe merveilleuse - Aladdin and the

wonderful lamp - Historia de Aladino y la lampara magica - Aladdin und die Wunderlampe

278