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Seminario sull'Agamennone Breve riassunto degli incontri trascorsi (per chi vuole ripassare e per chi è stato assente) 14° incontro, 11 Marzo 2008 Traduzione e commento vv. 317-337 317 cor. Agli dei, donna, mi rivolgerò dopo; 318 ma questi discorsi vorrei ascoltarli e stupirmene 319 senza sosta, come tu li dici, un'altra volta. 320 Cl. Gli Achei hanno Troia in questo giorno. 321 Credo che nella città spicchi un grido che non si confonde: 322 l'aceto e l'olio, versatili nello stesso recipiente, 323 quando si separano non li chiameresti amici*. 324 Anche di chi è stato conquistato e di chi ha vinto 325 è possibile sentire separatamente le voci di una duplice sorte. 326 Gli uni infatti, caduti intorno ai corpi 327 dei mariti e dei fratelli, e a quelli dei genitori 328 anziani i figli, non più da un libero 329 collo lamentano il fato dei loro più cari. 330 Gli altri invece la nottìvaga fatica della battaglia 331 digiuni li dispone presso i pasti che ha la città, 332 in relazione a nessuna prova per il turno 333 ma come ciascuno ha tratto la sorte della fortuna; 334 nelle case troiane prigioniere 335 abitano ormai, liberati dai geli dell'aperto 336 e dalla brina; e come felici 337 dormiranno tutta la notte senza sorveglianza. * con la congettura φίλω 317 αὖθις: l'avverbio quasi sempre vale “di nuovo”, significato che qui non sembra adeguato poiché il coro, da quando interloquisce con la regina, non si è ancora rivolto in preghiera agli dei (lo farà col primo stasimo, dal v. 355); bisognerebbe intendere “di nuovo, dopo averlo già fatto prima di incontrarti”, ma allora non si spiegherebbe la contrapposizione μὲν αὖθις προσεύξομαι / δὲ ἀκοῦσαι θέλοιμ᾽ ἂν πάλιν, “mi rivolgerò di nuovo / ma vorrei ascoltarti

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corso letteratura greca

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  • Seminario sull'Agamennone

    Breve riassunto degli incontri trascorsi(per chi vuole ripassare e per chi stato assente)

    14 incontro, 11 Marzo 2008

    Traduzione e commento vv. 317-337317 cor. Agli dei, donna, mi rivolger dopo;318 ma questi discorsi vorrei ascoltarli e stupirmene319 senza sosta, come tu li dici, un'altra volta.320 Cl. Gli Achei hanno Troia in questo giorno.321 Credo che nella citt spicchi un grido che non si confonde:322 l'aceto e l'olio, versatili nello stesso recipiente,323 quando si separano non li chiameresti amici*.324 Anche di chi stato conquistato e di chi ha vinto325 possibile sentire separatamente le voci di una duplice sorte.326 Gli uni infatti, caduti intorno ai corpi327 dei mariti e dei fratelli, e a quelli dei genitori328 anziani i figli, non pi da un libero329 collo lamentano il fato dei loro pi cari.330 Gli altri invece la nottvaga fatica della battaglia331 digiuni li dispone presso i pasti che ha la citt,332 in relazione a nessuna prova per il turno333 ma come ciascuno ha tratto la sorte della fortuna;334 nelle case troiane prigioniere335 abitano ormai, liberati dai geli dell'aperto336 e dalla brina; e come felici337 dormiranno tutta la notte senza sorveglianza.* con la congettura

    317 : l'avverbio quasi sempre vale di nuovo, significato che qui non sembra adeguato poich il coro, da quando interloquisce con la regina, non si ancora rivolto in preghiera agli dei (lo far col primo stasimo, dal v. 355); bisognerebbe intendere di nuovo, dopo averlo gi fatto prima di incontrarti, ma allora non si spiegherebbe la contrapposizione / , mi rivolger di nuovo / ma vorrei ascoltarti

  • un'altra volta. Pi raro, ma attestato in tragedia (cf. v. 340) e qui perfetto, il significato di in seguito.319 : non chiaro se , ancora, un'altra volta, stia con (come tu li dici un'altra volta), come suggerisce la sua posizione, o completi la frase infinitiva (ascoltarli un'altra volta), come suggerisce il senso. Inoltre in entrambi i casi curioso che il corifeo chieda alla regina di ripetere il discorso appena fatto. Forse la richiesta si pu interpretare come una sorta di indicazione metateatrale, cio come una battuta che nella sostanza non interna al dramma, non parte integrante del dialogo, ma piuttosto si riferisce al dramma stesso come se provenisse dall'esterno. In altre parole, attraverso le parole del corifeo Eschilo mette in risalto la bellezza della rhesis appena conclusa segnalando al pubblico la particolare qualit del brano: una richiesta di bis, insomma, che viene dalla scena stessa.320 : affermazione risoluta come al v. 269 . Nei codici questo verso attribuito al corifeo, non alla regina, e l'attribuzione si potrebbe difendere per esempio interpretando la frase come una interrogativa; ma n Frnkel n Page commentano. Nei codici non di rado mancano le attribuzioni delle battute ai personaggi, o esse sono palesemente sbagliate: per esempio il v. 263, che ovviamente detto dal corifeo (ti ascolterei benevolo; ma se tacessi non te ne vorrei), in un codice risulta attribuito alla regina, con conseguente correzione del participio (se tacessi, con tu femminile) in (se tacessi con tu maschile).321 : formato da alfa privativo + di , mescolo (lat. misceo), al grado zero e con assimilazione del gamma alla consonante sorda successiva (-- > ); dunque vale letteralmente non mescolato. si usa propriamente di cose visibili (al v. 6 le stelle; al v. 30 il , il segnale di fuoco), pertanto qui si pu avvertire una qualche sinestesia.322 : una curiosa similitudine, forse poco regale ma comprensibilissima per il pubblico ateniese.323 : verso tormentato. Il testo trdito, con avverbio, costringe a prendere il participio come predicativo dell'oggetto e non d un gran senso: le chiameresti (l'aceto e l'olio) cose che si separano non amichevolmente; per di pi Page mette in dubbio che questo significato possa essere davvero espresso in greco con quelle parole. Con la congettura (aggettivo duale), il participio diviene congiunto e il predicativo diviene : quando si separano non li chiameresti amici.324 : part. aoristo di , sostantivato come il successivo

  • ; entrambi sono specificazione di . Il verbo vale possibile (= ), significato comune anche in prosa e chiaramente riconoscibile dalla costruzione con l'infinito. lo stesso avverbio contenuto nel precedente : la ripetizione sottolinea l'analogia tra il comparato (le voci dei Troiani vinti e degli Achei vincitori) e il comparante (l'aceto e l'olio). Infine l'altro genitivo , anch'esso retto da , lo intenderei come genitivo oggettivo (voci che dicono una duplice sorte).325 : da notare che nel seguito del discorso la regina non terr fede a queste premesse sul grido distinto e sulle voci separate: soltanto i Troiani emettono voce (, v. 329), della voce degli Achei non detto alcunch. 326 : la regina, dopo aver dato il quadro generale della citt, mette a fuoco la condizione dei Troiani prima, poi degli Achei (330 ). Dato che l'ordine corrisponde a quello dei participi , viene da pensare, a posteriori, che anche nel comparante la prima sostanza (l'aceto) corrisponda ai Troiani, la seconda (l'olio) agli Achei. Ma nessuno del pubblico se ne sarebbe accorto, e non credo che Eschilo abbia voluto affermare la superiorit dell'olio (magari proprio quello greco) sull'aceto!

    : part. perfetto di , qui nel senso, poco attestato, di cado in ginocchio (Eur. Ecuba 787 , mi getto intorno al tuo ginocchio); degna di menzione la bella congettura , con la quale il participio genitivo viene riferito ai mariti e fratelli morti e cos riacquista il normale significato militare di cado, muoio.

    : da , genero, dunque genitore; ma Frnkel sostiene che possa essere detto di un nonno non meno che di un padre, pertanto gli anziani sarebbero i vecchi nonni. Che si tratti di padri o di nonni, l'espressione ha destato sospetti: sarebbe pi patetico, si pensato, se fossero gli anziani a chinarsi sui cadaveri dei figli, non viceversa; ed ecco pronta la congettura, , e a quelli dei figli gli anziani genitori. West saggiamente non cambia il testo trdito: anche la morte degli anziani patetica (si ricordi la memorabile scena omerica della morte di Priamo), e poi non si pu cambiare il testo trdito, quando corretto, per renderlo pi qualcosa.328 : l'immagine pu essere realistica: ho in mente alcuni bassorilievi egizi in cui prigionieri ittiti o filistei sono legati l'un l'altro, in una fila, con una corda o catena che cinge il collo di ognuno.329 : dalla stessa radice di (la parte) e di (la parte

  • assegnata, il destino), si specializza nel senso di destino di morte.330 : aggettivo raro ma gi usato al v. 12, quando la vedetta parla del suo giaciglio che di notte vaga in quanto viene spostato, dunque con valore passivo; qui invece ha chiaramente valore attivo, perch la fatica fa vagare gli Achei. Non di rado Eschilo usa con valore attivo aggettivi che di solito (o addirittura sempre) sono usati con valore passivo. uno dei modi in cui si manifesta la sua creativit lessicale, per cui era famoso, e a volte anche una causa di oscurit.

    : il complemento, posto tra l'aggettivo e il nome, sembra attributivo (come se fosse ): dunque la fatica che viene dalla battaglia e semplicemente la fatica della battaglia.331 : aggettivo acc. plurale, attributo di , formato dalla negazione + di , mangio. Gi usato al v. 194 nella forma in dentale ; l per col raro significato attivo (che fa digiunare).

    : il genitivo partitivo, lett. presso i pasti tra quelli che la citt possiede.332 : l'espressione comune nel senso di a turno, anche in prosa; non trovo alcuna attestazione, invece, del significato che Frnkel e Page danno a di gettone, contrassegno: la parola vuol dire sempre prova, indizio di qualcosa.333 : il propriamente la sorte, nel senso concreto del contrassegno che si pone in un recipiente per partecipare, appunto, ad una estrazione a sorte; la radice la stessa del verbo , agito (usato anche di un'arma da lancio che viene brandita, o palleggiata), a indicare che l'estrazione a sorte avveniva esattamente come facciamo noi oggi: prima si agitava il recipiente, poi si estraevano (, , tiro fuori) le sorti. Il genitivo pleonastico.334 : col significato di , nella case dei prigionieri troiani, quindi con enallage.335 : l'aggettivo composto da , sotto, e , propriamente la volta del cielo stellato; `, da non confondere con a, il villaggio, la brina (stessa radice di , condenso, solidifico, da cui conficco, pianto): l'espressione precisa e bella.336 : la rugiada, l'umidit (ancora oggi in greco moderno significa fresco). Come ha notato Leonardo, in questi versi si ritrovano diversi termini che avevamo gi ascoltato nel prologo, quando la vedetta descriveva la propria condizione e chiedeva agli dei di esserne liberata: (330 e 12), (330 e 20), (336 e

  • 12 ), (336 e 20 ).337 : probabilmente comparativo: come persone felici.