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www.missionaridafrica.org n.1 gennaio-febbraio 2014 Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 , DCB Milano. anno 92 BENVENUTI NEL FUTURO Uganda Microcosmo galleggiante Etiopia La prigione perfetta Ghana Missione tra i rifiuti Sport La Maratona dei Saharawi

Africa n°1 2014 Gennaio-Febbraio

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Africa Missione e Cultura - Bimestrale di informazione e cultura africana edito dai Padri Bianchi- In questo numero: Benvenuti nel futuro: tra sogni e realtà aprono in Africa i cantieri delle smart cities. Dal Ghana alla Nigeria, dal Kenya al Ruanda, i governi africani disegnano le metropoli del futuro. Città a misura d’uomo, pensate per gestire il boom demografico e fermare l’urbanizzazione selvaggia

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benvenuti nel futuro

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Microcosmo galleggiante

Etiopia

La prigione perfetta

Ghana

Missione tra i rifiuti

Sport

La Maratona dei Saharawi

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Diario africanoTaccuino di un reporter

Promozione riservata ai nuovi lettori in Italia e a chi regala un nuovo abbonamento Per informazioni e adesioni: [email protected] Cell. 334 244 06 55 Tel. 0363 44726 www.missionaridafrica.org

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anno 90

fashionDakar

Mauritania

Schiave del peso

Cairo

Revolution Art

Kenya

Carcadè equo

Uganda

Sogni spaziali

moda

www.missionaridafrica.orgn.3 maggio-giugno 2012

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anno 90

egittol’ora della verità

Mauritania

La rivoluzione del webNiger

Reportage da Agadez

Sudafrica

La rinascita di Joburg

www.missionaridafrica.orgn.2 marzo-aprile 2012

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anno 90

isole del cacaoSenegal

Le turiste dell’amore

Sudan del Sud

Il mondodei Dinka

Egitto

La primavera del cinema

São Tomé e Príncipe

isole del cacaoisole del cacao

www.missionaridafrica.org

n.1 gennaio-febbraio 2013

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anno 91

lezioni di guerra

R.D. Congola musica delle miniereSenegalSpiriti della Casamance

ZambiaBici in bambù UgandaPassione baseball

somalia

www.missionaridafrica.orgn.6 novembre-dicembre 2012

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anno 90

LEZIONI DI CIVILTÀborana

Mali

Partigiani a Mopti

Sierra Leone

Nuvole su Freetown

Gabon

Il richiamo della foresta

São Tomé

Missione nell’oceano

www.missionaridafrica.orgn.5 settembre-ottobre 2012

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anno 90

Perle Swahili

Somalia

Alba su Mogadiscio

tanzania

Mauritania

Gli ultimi schiavi

Uganda

Musica a Kampala

Egitto

Missione tra i rifiuti

www.missionaridafrica.org

n.2 marzo-aprile 2013

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anno 91

addis trionfaetiopia

Nigeria

Incubo polioItalia

Via AfricaUganda

Missionari mormoni

Congo

Maghidella lotta

www.missionaridafrica.orgn.3 maggio-giugno 2013

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anno 91

l’ultima tribùkenya

Sierra Leone

Nelle galere di Freetown

RD Congo

Le ville di Mobutu São Tomé

Il teatro di Carlo Magno

Ruanda

Ciak a Hillywood

www.missionaridafrica.orgn.4 luglio-agosto 2013

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anno 91

il popolo del fiumeCongo

Nigeria

Nel regno

del terroreNamibia

Al di là

delle duneRuanda

Un eroe

missionarioMarocco

Donne a tutto gas

nigeria

Nel regno

del terrorenamibia

Al di là

delle duneRuanda

un eroe

missionarioMarocco

donne a tutto gas

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n.5 settembre-ottobre 2013

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anno 91

Generazione XXLAfrica

Zambia

Missione

Zambesi

Somalia

A caccia

di pirati

Ghana

La città

della boxeEtiopia

L’ospedale

volante

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n.6 novembre-dicembre 2013

anno 91

Un anno di eventi

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. ...«L’Africa rimaneun continente tenace, vitale e imprevedibile. Come a volerci dimostrare cheun altro mondonon solo è possibile, esiste già»...

Versione cartacea + libro in omaggio 30 euroVersione digitale + libro omaggio in pdf 20 euro(indicare: Africa + Libro)

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africa · numero 1 · 2014 1

ormai si sognano. Si parla di Smart Cities, faraonici progetti di città che sap-piano fare fronte alla tur-binosa urbanizzazione di quasi tutte le megalopoli africane. Ma nei progetti non c’è traccia della pover-tà che colpisce larga parte della popolazione. Allo-ra, ci chiediamo se questi grandiosi progetti saranno uno sviluppo autentico o l’ennesimo vaneggiamen-to di politici megalomani e visionari. Oppure, peggio, se esaudiranno l’intento speculativo di colossi stra-nieri in cerca di nuovi bu-siness nel continente del miracolo. Pensiamo, per esempio, ai milioni di congolesi che vedono passare sulle loro teste i cavi dell’alta ten-sione che, dalle immense dighe di Inga Uno, Due e Tre, portano la corren-te per duemila chilometri fino alle miniere di rame del Katanga (a beneficio degli investitori multina-zionali), ma non hanno elettricità nelle proprie abi-tazioni...Ci piacerebbe anche che

non si confondesse l’au-mento delle comunicazio-ni con la grande crescita di telefoni cellulari e che, invece, per “comunicazio-ni” si intendesse più stra-de, più ponti, più mezzi pubblici e a costi acces-sibili. Chi l’Africa la per-corre e la conosce bene, sa che fuori dalle grandi città, nonostante la dirom-pente crescita economica dei freddi dati contabili, spesso è come se il tem-po si fosse fermato: strade in terra battuta, imper-corribili durante le piog-ge, villaggi che vivono di agricoltura di sussistenza, giovani che non dispon-gono del necessario per

andare in città a cercare lavoro. Certo, l’Africa non è solo questo, come non è mai stata solo guerre e fame; ma a maggior ragione oggi l’Africa non è solo cresci-ta e miracolo economico. L’Africa è una realtà com-plessa; continua ad essere il continente abitato da per-sone, uomini e donne, con il più basso potere d’acqui-sto del pianeta, con la rete stradale e ferroviaria in assoluto meno dimensio-nata alle reali esigenze dei suoi abitanti. Ecco perchè la crescita economica è un aspetto, anzi, per ora, solo una chance per pochi. E gli altri? •

Quello della crescita rischia di essere il luogo comune con

il quale nel prossimo fu-turo si designerà un’Afri-ca passata dal continente della fame, delle guerre, delle carestie a quella del miracolo economico, della nuova classe media, delle eccezionali prospettive di investimento. Come tutti i luoghi comuni, anche que-sto ha una parte di verità che non si può assoluta-mente generalizzare.Ci piacerebbe che, per una volta, si designasse l’Afri-ca con un luogo comune dal significato più ampio, più inclusivo. Cioè, ci pia-cerebbe che, per una vol-ta, si parlasse di crescita intesa nel senso di più oc-cupazione, più possibilità di accesso a sanità e istru-zione, più possibilità di viaggiare e di scegliere, più pace; più rispetto della persona, in una parola.Oggi, alcuni Paesi africani vengono definiti autentici miracoli economici, con livelli di crescita a due ci-fre che le vecchie potenze economiche occidentali

editoriale

Sarà vero sviluppo?

di Paolo Costantini

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2 africa · numero 1 · 2014

sommario

lo scatto34. Sostanze proibite Nigeria

copertinaBenvenuti nel Futuro di Marco Trovato

attualitàAfricanewsa cura di InfoAfrica

Bambini maledetti a Kinshasadi C. Six e G. Dubourthoumieu

Africa 2014a cura della Redazione

Ecco Fairphone, il telefonino etico a cura Giusy Baioni

La prigione perfettadi Alessandro Gandolfi

societàUn continente di dighea cura della Redazione

La signora del pallonedi Paola Marelli

Microcosmo galleggiantedi Andrew McLeish/Orizon

Nel salotto di Modi Marco Trovato

libri - musicaLibri e musicadi P.M.Mazzola e C. Agostoni

culturaNoir congolesedi Anna pozzi

L’Africa (distorta) nella pubblicitàa cura della Redazione

sportNel deserto di corsa. Per solidarietàdi Anna Pozzi e Bruno Zanzottera

L’anima nera di Lisbonadi C. Agostoni e B. Zanzottera

chiesaMissione a Sodoma e Gomorradi Bruno Zanzottera

Notizie in brevea cura di Anna Pozzi

togu naa cura della redazione

vita nostraa cura della redazione

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COME RICEVERE AFRICAper l’Italia:

Contributo minimo consigliato30 euro annuali da indirizzare a:

Missionari d’Africa (Padri Bianchi)viale Merisio, 17 - 24047 Treviglio (BG)

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Africanum - Rte de la Vignettaz 57CH - 1700 Fribourg CCP 60/106/4

africa rivista

EditorEProv. Ital. della Soc. dei Missionari

d’Africa detti Padri Bianchi

dirEttorE rEsponsabilEAlberto Rovelli

dirEttorE EditorialE

Paolo Costantini

CoordinatorEMarco Trovato

wEbmastErPaolo Costantini

amministrazionEBruno Paganelli

promozionE E UffiCio stampaMatteo Merletto

progEtto grafiCoE rEalizzazionEElisabetta Delfini

dirEzionE, rEdazionEE amministrazionE

Cas. Post. 61 - V.le Merisio 1724047 Treviglio (BG)

tel. 0363 44726 - fax 0363 [email protected]

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CopErtinaGhana - Una vista delle torri

della futura Hope City (foto OBR)

fotoSi ringrazia Olycom

CoordinamEnto E stampaJona - Paderno Dugnano

Periodico bimestrale - Anno 92gennaio-febbraio 2014, n° 1

Aut. Trib. di Milano del 23/10/1948 n.713/48

L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forni-ti dai lettori e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione. Le informazioni custodite ver-ranno utilizzate al solo scopo di inviare ai lettori la testata

e gli allegati, anche pubblicitari, di interesse pubblico (legge 196 del 30/06/2003 - tutela dei dati personali).

4Dall’Africa c’è semprequalcosa di nuovo

Plinio il Vecchio (I secolo d.C.)

@africarivista

stacca

e conserva

IN REGALO PER I LETTORI DI AFRICA UNA FOTO RICORDO DEL GRANDE MADIBA, INTRAMONTABILE SIMBOLO DI LIBERTÀE DI LOTTA CONTROOGNI RAZZISMO.

in regalo la foto di mandela, da staccare e conservare

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1 Nigeria,agricoltura in rosaSecondo una ricerca re-alizzata dal ministero dell’Agricoltura nigeriano, circa il 70% della forza la-voro in agricoltura è com-posto da donne. In base ai dati, sarebbero quindi oltre 26 milioni. Ciononostan-te, soltanto il 20% delle lavoratrici ha accesso a fi-nanziamenti o progetti di microcredito.

2 Mauritius,a scuola con il tabletOltre 26.000 tablet saran-no consegnati ad altrettanti studenti dell’ultimo anno delle scuole secondarie delle Mauritius. I dispo-sitivi saranno distribuiti dalla Mauritius Telecom, vincitrice di una gara d’ap-palto indetta dal governo nell’ambito di un progetto di sostegno all’istruzione. Il progetto costerà circa 4,2 milioni di euro e i ta-blet avranno già caricati in memoria programmi, sviluppati dal ministero dell’Istruzione, di mate-matica, inglese e francese.

3 Sud Sudan,Juba nel caosQuasi 500 morti, oltre 800 feriti e 15.000 profughi. È il bilancio provvisorio de-gli scontri a Juba, capitale del Sud Sudan, che rischia-no di far precipitare nella guerra civile il più giova-ne Paese d’Africa. Dietro i disordini - che contrap-pongono diverse fazioni militari e le due principali etnie della regione - ci sa-rebbe stato un tentativo di golpe sventato dal presi-dente Salva Kiir, secondo il quale il tentativo di putsch sarebbe da attribuire all’ex vice presidente Riek Ma-char, licenziato sei mesi fa assieme ai principali mini-stri accusati di corruzione.

4 Mozambico,troppi rapimentiSono stati 64 i casi di rapi-mento registrati in Mozam-bico tra il luglio 2011 e il settembre 2013. Lo ha rife-rito il ministro dell’Interno, Alberto Mondlane, rispon-dendo a un’interrogazio-ne parlamentare di alcuni deputati preoccupati per il

crescente livello di crimi-nalità e per il fenomeno dei sequestri di persona. Una preoccupazione che riguar-da in particolare Maputo e che alcuni osservatori collegano alle crescenti di-suguaglianze sociali all’in-terno del Paese.

5 Angola,primo censimento Per la prima volta dall’indi-pendenza (1975), l’Angola terrà un censimento genera-le della popolazione e delle abitazioni. Le operazioni si svolgeranno tra il 16 e il 31 maggio. L’ultimo cen-simento risale al 1970, in epoca coloniale; dopo l’indi-pendenza, il Paese subì una cruenta guerra civile dura-

Africanews, brevi dal continente

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news a cura di InfoAfrica www.infoafrica.it

ta 27 anni. Secondo stime correnti, l’Angola dovrebbe contare circa 20 milioni di abitanti, una buona parte dei quali concentrati nell’a-rea metropolitana della ca-pitale Luanda.

6 Camerun,export in caratiDalla sua ammissione al processo di Kimberley, il 14 agosto 2012, il Came-run ha esportato 2414 ca-rati di diamanti. Lo ha reso noto il ministero dell’Indu-stria secondo cui il grosso della produzione, gestito dalla società coreana C&K Mining, ha generato incas-si per 282 milioni di fran-chi Cfa. Il 12,5% di questa cifra spetta allo Stato.

Zimbabwe, Mugabe fa novantaHa cavalcato la scena politica dello Zimbabwe per più di mezzo secolo, è stato uno degli eroi dell’indipendenza e ha teso la mano anche agli ex nemici della Rhodesia di Ian Smith. Dopo essere stato nominato Cavaliere dalla regina Elisabetta II (titolo revocatogli nel 2008), Mugabe ha toccato la questione della terra coltivabile - per lo più in mano alla minoranza bianca - con una riforma già prevista dagli accordi che avevano portato all’indipendenza: così nel 2001 sono arrivate le prime sanzioni, accuse di crimini e violazioni, un isolamento internazionale imposto da Londra e Washington. Malgrado ciò, nel 2013 Mugabe ha vinto di nuovo le elezioni presidenziali e il 21 febbraio festeggerà il suo 90° compleanno.

INFO

Africa

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attualità testo di Caroline Six foto di Gwenn Dubourthoumieu

Bambini

a Kinshasa

Uno sconvolgente reportage sull’incubo dei piccoli stregoni della R.D.Congo

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Difficile distinguere i corpi stesi alla rinfusa sul pavimento di cemento. È un’altra notte senza elettricità nel centro per bambini di strada di

Matonghe, quartiere periferico di Kinshasa. In un cortile semibuio una quindicina di shegué - come vengono chiamati i giovani sbandati nella RD Con-go - scherzano con i loro educatori del Centro Père Franck, custodi del loro sonno per questa notte.Tra loro c’è Sankas, tredicenne, che ha vissuto per strada fin dall’età di 8 anni: «È stata mia madre a cacciarmi di casa. Mi ha incolpato di aver “mangia-to” un cugino. Ho cercato di difendermi ma come unica risposta ho ricevuto insulti e bastonate. Un giorno mi hanno portato nella Chiesa di Bima (Chie-sa evangelica del quartiere Bumbu, ndr). Il prete mi

ha accusato di essere uno stregone. Quando siamo tornati a casa, mia madre mi ha detto di andarmene perché ero pericoloso».

Boom di indemoniatiCome l’80% dei 40mila bambini che vivono sulle strade di Kinshasa, Sankas è stato cacciato dalla fa-miglia, dopo essere stato accusato di stregoneria dal pastore di una Chiesa indipendente.A Kinshasa oggi ci sono oltre 7mila Chiese di ispi-razione cristiana, spesso classificate come “Chiese del risveglio”, che alimentano le credenze popolari e prosperano con il business degli esorcismi. Un feno-meno esploso negli ultimi vent’anni parallelamente all’acuirsi della crisi socio-economica.

Uno sconvolgente reportage sull’incubo dei piccoli stregoni della R.D.Congo

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Disoccupazione galoppan-te, mancanza di assistenza sociale, lo stillicidio di ma-lattie e morti: le famiglie sono spesso impotenti di fronte ai crescenti proble-mi quotidiani. Per questo si affidano ai predicatori - autoproclamatisi “profeti di Cristo”. Anziché aiuta-re le persone in difficoltà, molti religiosi individua-no nei bambini la causa di ogni male. Così fanno dila-gare il furore superstizioso che distrugge migliaia di

vite innocenti. I bambini, additati come demoni, di-ventano degli incubi per le famiglie: tanto pericolosi che i genitori, gli zii, nonne e il più delle volte le matri-gne, giudicano più pruden-te sbarazzarsi di loro.

L’accusa dei profetiSonno agitato, stomaco gonfio, epilessia, bassa sta-tura, insolenza, disabilità: è lunga la lista dei sintomi e dei “comportamenti strani” che indicano che lo “spirito del male” si trova nel corpo di un bambino.«Avevo l’abitudine di la-sciare la porta della mia stanza aperta: è bastato questo ai miei familia-ri per accusarmi di essere indemoniata», ci spiega Nana, 19 anni, che è stata gettata sulla strada e oggi sopravvive facendo la pro-stituta. Ma tutti questi “in-dizi” non fanno ancora di un bambino uno stregone. Solo un’autorità religiosa è autorizzata a convali-dare i sospetti della fami-glia. Uno stregone ricopre a volte questo ruolo. Più spesso sono i profeti delle sette, che riescono a “ve-dere” tutto del bambino: la sua anima, la sua natura e persino «il colore della sua biancheria intima», sostie-ne minacciosa la profetes-sa Landu Jolie.

A migliaia vengono accusati di essere posseduti dal diavolo. E per questo sono cacciati di casa, picchiati, a volte uccisi. Un’epidemia di furore superstizioso, che distrugge vite giovanissime, alimenta nuove sette e procura affari d’oro agli esorcisti

attualità

Dall’alto al basso.Affinché i bambini non comunichino più con Lucifero, il profeta di questa Chiesa di ispirazione kimbanghista gli chiude occhi e orecchi durante un rito di liberazione

Il padre di Junior, convinto che il figlio di tre anni fosse responsabile dei suoi fallimenti commerciali, ha cercato di ucciderlo passandogli sopra con l’auto. Il miracolo della sua sopravvivenza è stato visto come una prova ulteriore della sua “stregoneria”. È stato cacciato da casa e da allora è vissuto per strada. Il padre si è dato fuoco

Sulla strada vige la legge del più forte: questa ragazzina di 12 anni, costretta a prostituirsi è appena stata aggredita e derubata del suo guadagno: l’equivalente di circa 2 euro

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1 AlgeriARiuscirà il 76enne presidente Abdelaziz Bouteflika, stanco e malato, al potere dal 1999 con l’avvallo dei militari, a riconfermarsi alle elezioni in programma in primavera? Il regime algerino, con quello marocchino, ha resistito all’onda d’urto delle primavere arabe. Ma l’economia - idrocarburi - è in stallo, mentre debito estero e disoccupazione continuano a crescere.

attualità

Africai volti dei protAgonisti

3 nigeriAEntro la fine dell’anno, il più popoloso paese dell’Africa - 190 milioni di persone - dovrà rinnovare il parlamento. Il successore del Presidente Goodluck Jonathan sarà scelto a maggio 2015. Ma le vere sfide saranno: la lotta alla corruzione, la trasformazione dei petrodollari in sviluppo sociale e la pacificazione degli Stati settentrionali martoriati dal movimento Boko Haram.

6 sudAfricAAd aprile, in concomitanza con il ventesimo anniversario della fine dell’apartheid, il Sudafrica (la maggiore economia e democrazia del continente) va alle urne per scegliere il nuovo Presidente. L’uscente Jacob Zuma, leader dell’African National Congress, punta a guidare ancora il Paese lacerato dal malcontento dei poveri.

Un panoramadei leader africani chiamatiad affrontarele sfide crucialidel nuovo annotra crisied elezioni

5 ruAndAIl 7 di aprile inizieranno le celebrazioni per il XX° anniversario del genocidio che nel 1994 costò la vita a un milione di persone. Il difficile processo di riconciliazione in corso tra Hutu e Tutsi riuscirà a garantire una pace stabile? L’economia del Paese cresce, non altrettanto le libertà individuali concesse dal regime di Paul Kagame.

a cura della redazione

2 egitto A marzo si torna a votare, in un clima sociale molto pesante. A tre anni dalla caduta di Hosni Mubarak, si riproporrà un nuovo braccio di ferro tra il fronte islamista - senza i Fratelli Musulmani messi fuori legge - e quello laico-liberale che difende gli ideali della rivoluzione. Potrebbe approfittarne la vecchia nomenclatura legata all’esercito, guidato dal generale Abdel Fattah al Sissi.

8 repubblicA centrAfricAnAMichel Djotodia fatica a smobilitare i suoi ex compagni Séléka, artefici del colpo di stato dello scorso marzo e responsabili di razzie e stragi. La Francia, l’ex potenza coloniale, ha già schierato nel Paese 1.500 soldati ed è decisa a usare la forza per ripristinare l’ordine con l’aiuto del contingente dell’Unione africana.

7 MAlAwiA maggio ci sarà l’esame delle urne per Joyce Banda, 63 anni, che lo scorso ottobre ha deciso di destituire tutti i ministri del suo governo, nel tentativo di ravvivare la sua immagine pubblica, offuscata da accuse di mal politica, connivenza con politici corrotti, incapacità di fornire risposte ai milioni di lavoratori pubblici che chiedono aumenti salariali.

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4 MAli Il presidente del Mali Ibrahim Boubacar Keita, eletto lo scorso agosto, ha promesso di porre fine alla crisi politico-istituzionale iniziata con il colpo di stato militare del marzo 2012 e l’occupazione della regione settentrionale dell’Azawad da gruppi armati tuareg e islamisti, sconfitti dopo 18 mesi da un’operazione congiunta tra soldati maliani, francesi ed africani. Keita deve affrontare molteplici sfide dall’esito incerto: rinsaldare la spaccatura tra Nord e Sud, riconquistare la fiducia della popolazione, rilanciare l’economia e ripristinare l’ordine nelle zonedi Timbuctù, Kidal e Gao. •

9 MozAMbico Alla fine dell’anno si terranno le elezioni politiche in un clima avvelenato dalle tensioni tra il partito al potere Frelimo, guidato da Armando Guebuza, e la Renamo, principale forza di opposizione, che ha dichiarato di voler riprendere la lotta armata, terminata nel 1992 dopo 16 anni di guerra civile. Il boom economico mozambicano (basato sull’esportazione di alluminio, oro, gas naturale), non ha attenuato le disuguaglianze sociali.

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Situazioni instabili

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attualità

primo smartphone etico. I principi di fondo unisco-no quanto di meglio of-fre oggi l’elaborazione di buone pratiche sociali: il commercio etico (nato pro-prio in Olanda nel lontano 1969), l’hardware libero, l’open source. Termini in-glesi che definiscono pro-dotti elettronici e sistemi operativi liberi da brevetto, disponibili gratuitamente per tutti e migliorabili da chiunque ne sia in grado (il Fairphone partirà con il sistema operativo Android 4.2 ma si vorrebbe passa-re in un secondo tempo a Ubuntu Touch).

Un’idea contagiosaL’idea è semplice: pro-durre un cellulare di ulti-ma generazione che non abbia nulla da invidiare a iPhone, Samsung Galaxy o Nokia Lumia, ma che

Ecco Fairphone, il telefonino eticoNasce in Congo il primo smartphone equosol idale che sfida Apple e Samsung

Da anni associazioni e istituzioni internazio-nali denunciano che

quella in corso nell’est del-la R.D. Congo è una guerra per il controllo delle risor-se minerarie della regione. In particolare del coltan, minerale rarissimo altrove e abbondante tra le mon-tagne del Kivu, con il qua-

Mentre i colossi della telefonia sono accusati di sfruttare gli operai e alimentare le guerre nelle regioni minerarie dell’Africa, il nuovo cellulare promette una rivoluzione etica

sia costruito adoperando solo minerali certificati, seguendo poi una catena di produzione che garan-tisca il rispetto dei diritti e un adeguato salario ai lavoratori in Cina (dove vengono assemblati i pez-zi), per finire nelle mani dei clienti che potranno anche modificare hardwa-re e software. Il tutto ad un prezzo equo e anche concorrenziale: 325 euro (di cui circa 3 euro sono ri-servati all’avvio di proget-ti nei Paesi in cui il riciclo dei rifiuti elettronici non è ancora ben avviato). L’idea del telefono etico è stata lanciata su internet la scor-sa primavera, con il siste-ma del crowdfounding; in pratica, i promotori hanno lanciato un appello in rete: «Noi vorremmo produrre questo telefono, quanti di voi sono disposti a com-prarlo a scatola chiusa, in anticipo, in modo da ga-rantirci i fondi per avviare la produzione?». La rispo-

testo di Giusy Baioni foto di Fairphone

le si realizzano cellulari, computer, componenti per l’elettronica e l’industria aerospaziale.E mentre in tanti denun-ciano, qualcuno ha deciso di non stare a guardare: un gruppo di giovani olan-desi intraprendenti ha av-viato una fondazione per progettare e produrre il

Alcuni promotori del Fairphone in visita alle miniere di coltan del Congo

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attualità testo e foto di Alessandro Gandolfi/ Parallelozero

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Nel dormitorio del carcere, Atsede Dimtsu, 18 anni, condannata a un anno di prigione per falsa testimonianza, prova un esercizio di destrezza con tre mandarini.La donna lavora nella cooperativa che produce mattoninella prigione di Macallè. Ma sogna un futuro da giocoliera

Etiopia, visita al miglior carcere d’Africa

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Nella città di Macallè c’è un penitenziario modello, gestito dalla Cooperazione italiana, da dovenessun detenuto vuole scappare. Dietro alle sbarresi può studiare, praticare sport, imparareun mestiere e reinventare il proprio futuro

Tsehay ha falsificato documenti. Mihret non ha saldato i suoi debiti. Meserat e Mebrat hanno rubato un telefonino. Errori che si pagano, e così tutte e quattro sono finite in carcere. «Ho rubato per noia e ho

preso quattro mesi. Tre li ho dedicati a un corso di parrucchiera e ora ec-comi qui. Sono libera, ho un lavoro e voglio aprire un salone di bellezza», dice Meserat Belay, 16 anni, la spazzola in una mano e il phon nell’al-tra. Mihret Yohannes, invece, in prigione ha trascorso 16 mesi. Una volta uscita non ha perso tempo: ha chiamato due ex compagne di cella (Tsehay Aberra e Mebrat Shishay) e ha aperto un bar chiamato Whiskey House. «Siamo oneste, facciamo buoni prezzi e abbiamo una clientela fedele», spiega la 29enne appoggiata al bancone, fra profumo di incenso, caffè tostato e immagini dell’ex Presidente etiope Meles Zenawi. «Tutto questo non sarebbe stato possibile senza il corso di business development che ho frequentato dietro le sbarre».

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attualità

In senso orario, dall'alto: - alcune carcerate nel salone di bellezza

gestito da una cooperativa interna; - la comandante di polizia Berhan Berhe,

42 anni, responsabile del settore educazione e training della prigione;

- una guardia durante un giro di perlustrazione;

- 4 infermiere nell'ambulatorio del carcere.

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società

liana Salini Impregilo un megaprogetto da 3,3 mi-liardi di euro, denominato Millennium: la più grande diga d’Africa, che entro il 2017 sbarrerà il corso del Nilo Azzurro con l’obietti-vo di produrre 15.000 Gwh di corrente all’anno (una potenza pari a 6 centrali nucleari di medie dimen-sioni) e fare così dell’E-tiopia il primo produttore africano di elettricità (oggi il 70% degli etiopi non ha accesso alla corrente).Lo scorso giugno sono ini-ziati i lavori di deviazio-ne del fiume - principale affluente del Nilo - per la realizzazione del pri-mo sbarramento (ne sono previsti quattro), il più importante: un colosso

Un continente di dighe

in etiopia sono iniziati i lavori di costruzione della più grande diga d’Africa. in R.d. Congo c’è in progetto un’opera ancora più colossale. Nell’intero continente sono previsti altri sessanta sbarramenti nei prossimi dieci anni. Tutte buone notizie?

di cemento armato lungo 1.789 metri e alto 145 che creerà un bacino da 74 mi-lioni di metri cubi d’acqua e inonderà un’area di 1.680 chilometri quadrati. Gli ecologisti hanno lanciato l’allarme, mentre l’Egitto e il Sudan (che dipendono dalle acque del Nilo) han-no protestato contro l’av-vio del cantiere.

grand inga (R.d. Congo)È un progetto mastodon-tico per imbrigliare l’im-petuoso flusso del fiume Congo in prossimità delle cascate Inga, a 225 chilo-metri da Kinshasa. A pie-no regime (se verrà mai realizzato sarà in grado di produrre. Se verrà mai rea-lizzato sarebbe in grado di

a cura della redazione

Un miliardo e duecen-to milioni di persone nel mondo non ha la

possibilità di accendere un interruttore della luce. In Africa la mancanza di elettricità e l’inadeguatezza delle reti di distribuzione costringono metà della po-polazione a convivere con il buio. Per rispondere a questa sete di illuminazio-ne, molti governi puntano a sfruttare l’energia idroelet-trica. Già oggi i principali fiumi africani sono sbar-rati da grandi dighe: basti citare gli storici impianti di Assuan sul Nilo (Egit-to), Kariba sullo Zambesi (Zambia), Cahora Bassa sullo Zambesi (Mozambi-co), Inga sul Congo, (R.D. Congo). Nei prossimi dieci anni è prevista la costru-zione di una cinquantina di nuovi sbarramenti dota-ti di centrali idroelettriche: promettono di illuminare il continente, ma rischiano di essere un buco nell’acqua.

Millennium (etiopia)Il governo di Addis Abeba ha commissionato all’ita-

Energia pulitae rinnovabile

PROCONTRO

Investimenti colossali

Impatti ambientalie sulle comunità

locali

Inadeguatezzadella rete

di distribuzione

Stagionalitàdelle piogge e della

portata dei fiumi

Tecnologia d’importazione

La corsa africana alle centrali idroelettriche

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società

terra incuneato nel cuore del continente emergesse una donna capace di im-porsi nello sport più po-polare del pianeta, è un mistero solo per chi non conosce le capacità e la determinazione di Lydia. «Ho scoperto la passione per il calcio all’età di die-ci anni», racconta. «Mio padre era presidente di una squadra locale. Io lo seguivo sempre sui campi di allenamento, allo stadio, persino in occasione delle trasferte.«Mi piaceva rincorrere il pallone, sbirciare gli spo-gliatoi dei calciatori, fare il tifo sulle gradinate gremi-te di spettatori».Assecondando quella ir-

La signora del palloneScende in campo la Presidente della Federazione calcio del Burundi

La partita più importan-te della sua vita l’ha vinta il 30 maggio del

2013 quando, a sorpresa, è stata eletta membro del Comitato esecutivo del-la Fifa, prima donna nella storia a entrare nel gover-no mondiale del calcio. Ha ottenuto 95 voti: 25 in più della principale rivale, l’australiana Moya Dodd, data per favorita alla vi-gilia della elezioni. «È un importante riconoscimen-to per l’Africa, per milioni di donne, e, naturalmente, per il mio Paese natale», ha gioito subito ai microfoni della Bbc.

Cresciuta in un piccolo e povero Paese dell’Africa, Lydia Nsekera è stata eletta nel Comitato esecutivo della Fifa: prima donna nella storia a entrare nel governo mondiale del calcio

refrenabile passione (e de-terminata a lottare contro i pregiudizi di una società fondamentalmente ma-schilista), Nsekera diventa dirigente di una squadra. Tiene testa ai colleghi che la irridono con presunzio-ne, si mette a studiare dili-gentemente i regolamenti della disciplina, approfon-disce la conoscenza del-le norme giuridiche e gli aspetti contabili che rego-lano la vita delle società sportive, dimostra straor-dinarie doti manageriali e integrità morale in un Pae-se allo sbando, sull’orlo del baratro finanziario, mina-to da una dilagante corru-zione.

Missione impossibile?Nel 2004 le autorità la no-minano capo della Federa-zione calcio del Burundi, affidandole una missione che pare impossibile: il Pa-ese è appena uscito da una lunga e sanguinosa guerra civile; la gran parte delle squadre professionistiche è fallita; il campionato è stato sospeso più volte a causa dell’instabilità poli-

di Paola Marelli

Lydia Nsekera, 46 anni, incarna l’orgoglio e la spe-ranza di uno dei Paesi più piccoli e poveri dell’Afri-ca: il Burundi.

Un calcio ai pregiudiziCome sia stato possibile che da quel fazzoletto di

L’Africa ai Mondiali Ghana, Algeria, Nigeria, Camerun e Costa d’Avorio voleranno in Brasile per disputarsi la fase finale dei Campionati del Mondo di Calcio, che si terrà dal 13 giugno al 12 luglio prossimi. Non ce l’hanno fatta invece le favorite Sudafrica, Egitto e Tunisia.

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società

Microcosmo

La vita su una minuscola isola sperduta in mezzo al lago Vittoria

galleggiante

foto di Andrew McLeish/Orizon/LightMediation

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Microcosmo

La vita su una minuscola isola sperduta in mezzo al lago Vittoria

galleggianteLa acque prodigiose dell’isolotto di Migingo, nel cuore del più grande lago africano, hanno attirato migliaia di pescatori che hanno deciso di trasferirsi su questo fazzoletto di terra, brulicante di vita…

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Compare all’orizzon-te come un miraggio dopo tre ore di navi-

gazione. Certo non è come avvistare un pittoresco atollo dei Caraibi: niente sabbia bianca e fondali tur-chesi, nemmeno l’ombra di una palma da cocco. L’iso-la di Migingo è uno scoglio luccicante che affiora nel-le acque limacciose e gri-gie del lago Vittoria. Dalla superficie, piatta e brulla,

spiccano un paio di tronchi d’albero piuttosto malan-dati. Ma ciò che colpisce in lontananza è il riverbero dei raggi solari sulle centi-naia di baracche ammas-sate in quel fazzoletto di terra galleggiante, grande più o meno tremila metri quadri (neanche metà di un campo da calcio): una zat-tera di lamiere ancorata in mezzo al più grande lago dell’Africa.

Un lago malatoSu questo minuscolo ap-prodo roccioso abitano circa 1.500 persone che vivono grazie alla pesca del persico del Nilo e del-le sardine lacustri. Si sono trasferite sull’isola per ri-sparmiare tempo e car-burante, ottimizzando la loro attività. Sembra che le acque circostanti sia-no ricchissime di pesce: molto più di qualsiasi altra

società

Migingo è vicinissima a un isolotto gemello, assai meno

abitato a causa dei suoi bassi fondali cosparsi di rocce

insidiose e delle sue coste frastagliate.

Fino a dieci anni fa nell’isoletta viveva, quasi come in un

racconto, solo un pescatore. Poi, man mano che si è sparsa la

voce di quanto pescose fossero le sue acque, hanno iniziato ad arrivarne altri, col risultato che

ora a viverci sono in 1500

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società

Nel salotto di MoFenomeni televisivi: la regina africana dei talk show

La nigeriana Musunmola “Mo” Abuduè la conduttrice tivù più popolaree autorevole del continente. Decinedi milioni di spettatori seguono ogni giorno le sue interviste a politici e vip

testo di Marco Trovato

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Nel salotto di MoFenomeni televisivi: la regina africana dei talk show

È la regina africana dei talk show, il volto tele-visivo più famoso del

continente. Cinquant’anni, nigeriana, Mo Abudu, al secolo Musunmola Abu-du, è una star mediatica nel mondo nero. Primatista dell’audience, stimata da critici e pubblico, ha co-struito la sua notorietà con autorevolezza e una straor-dinaria capacità comuni-cativa. Il suo programma di maggior successo, Mo-ments with Mo, trasmesso in gran parte dell’Africa dalle tivù satellitari, ha collezionato più di 300

puntate, seguite ogni gior-no da oltre 100 di milioni di fedeli spettatori.Nel suo salotto televisivo intervista leader politici, attori, cantanti, intellet-tuali, artisti. I protagonisti dello star system sgomi-tano per essere invitati da lei. Persino l’ex Segreta-rio di Stato Usa Hillary Clinton ha voluto parteci-pare al suo show durante un viaggio in Africa. E, come sempre, Mo Abudu ha saputo far sentire l’illu-stre ospite a suo agio, con classe e simpatia, senza rinunciare a porre quelle

domande graffianti e sco-mode, tanto apprezzate dal pubblico, che l’hanno resa popolare e imprevedibile, influente e temibile al tem-po stesso.

«Volere è potere»Nata a Londra da genitori immigrati, rimasta orfa-na da bambina, Mo è cre-

sciuta con la nonna in un villaggio nel sud-est del-la Nigeria. Ha trascorso l’infanzia tra campi di ca-cao e greggi di pecore: un mondo semplice e piccolo, cadenzato da tradizioni ancestrali.«Ricordo quel periodo del-la mia vita con molto af-fetto - racconta sul suo sito web -, anche se ad un cer-to punto mi accorsi di aver bisogno di orizzonti più ampi, di desiderare nuove sfide personali». Raggiun-ta l’età dell’adolescenza, Mo decide di tornare in Gran Bretagna per miglio-

Nel pagina precedente, la conduttrice e produttrice televisiva Mo Abudu. Sotto, da sinistra: un fotogramma

del suo programma Moments with Mo; assieme

a Hillary Clinton; in studio con due collaboratrici

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le mie umili origini», rac-conta lei stessa, peraltro impegnata a livello socia-le in molteplici iniziative filantropiche a favore dei bisognosi.«Ho avuto una vita in sali-ta. Ma ho sempre rifiutato il ruolo della vittima. Ho superato le difficoltà con impegno e determinazio-ne. Sono orgogliosa di ciò che ho realizzato: ho fatto carriera, ho creato dei po-sti di lavoro, soprattutto

ho contribuito a cambiare l’immagine dell’Africa… Ma non mi sento ancora appagata».

EbonyLife TvLo scorso luglio ha lancia-to una propria rete, Ebo-nyLife Tv, trasmessa (via satellite, web e tecnolo-gia 3G) da Lagos in tutto il continente, che sta già riscuotendo un enorme successo. «Voglio dare vi-sibilità alla nuova Africa: sorridente, operosa, ener-gica», racconta Mo. «Per decenni la televisione ha mostrato solo guerre, mi-seria, calamità di ogni ge-nere. La gente è stufa di certi cliché e stereotipi. Non ignoriamo i problemi che attraversano la socie-tà. Siamo in prima linea a denunciare ciò che non va e che andrebbe migliorato per il bene della popolazio-ne. Ma il nostro continente sa esprimere straordinarie personalità capaci di ec-cellere in ogni settore: eco-nomia, cultura, scienza, spettacolo, moda, musica e sport. I telespettatori vo-gliono vedere anche questa faccia della medaglia». Il boom di ascolti e di pub-blicità sembrano darle ra-gione.Il pubblico di EbonyLife Tv è composto anzitutto dai giovani delle metropo-li, i figli della classe me-dia. Nel palinsesto ci sono programmi di intratteni-mento, notiziari e appro-fondimenti sull’attualità, sit-com, quiz, reality show, inchieste, telefilm e sketch comedy. Naturalmente, la trasmissione più seguita è Moments with Mo. •

star del webLa fashion blogger

È entrata nel mondo del web quasi con timidezza: «In questo spazio racconterò principalmente ciò che più mi piace nel campo della musica, della moda e dello spettacolo», scriveva nel suo

primo post pubblicato a luglio del 2006. A distanza di otto anni, la nigeriana Uche Eze, 29 anni, viene considerata la regina africana di Internet. Il suo blog, Bella Nanija, oggi interamente consacrato al mondo del fashion e dello showbiz, è seguito ogni giorno da centinaia di migliaia di fedeli lettori e lettrici. Dal suo computer, Uche Eze svela pettegolezzi e retroscena dello star system, racconta il “dietro le quinte” della televisione e degli eventi mondani di Lagos, mostra da vicino i protagonisti emergenti della scena musicale nigeriana, ma soprattutto fa conoscere al grande pubblico le nuove tendenze del costume. Vuoi scoprire in anticipo il colore che farà tendenza la prossima stagione? Il tipo di acconciatura che andrà più di moda? Il significato di una nuova parola che presto sarà sulla bocca di tutti? La canzone che farà ballare nelle discoteche? Il gossip che farà discutere milioni di nigeriani? Basta cliccare www.bellanaija.com: la più visitata e popolare vetrina della nuova “società dell’immagine” africana. Qui, i maggiori brand della moda fanno a gara per mettersi in mostra. Per ritagliarsi visibilità pagano generosamente Uche Eze affinché segnali un abito, un paio di scarpe, un profumo. Così, la più famosa fashion blogger d’Africa è anche l’icona vivente di un nuova generazione di imprenditori fai-da-te, geniali e audaci, che sfrutta le potenzialità del web per inventarsi il futuro.

Kenya, la nuova star del cinema

È attrice, regista, produttrice cinematografica. Ha appena compiuto trent’anni e non vuole saperne di rallentare la corsa nel mondo dello spettacolo. Nata in Messico da genitori keniani (il padre è stato senatore e ministro), Lupita Nyong’o ha conquistato i favori di pubblico e critica nel 2013 con il film 12 Years a Slave diretto da Steve McQueen. Un traguardo meritato. Dopo aver completato gli studi cinematografici e teatrali all’Università di Hampshire, Massachussetts, Lupita si è fatta notare lavorando nella produzione del film The Constant Gardener, guadagnandosi la stima dei big di Hollywood. Ritornata in Kenya nel 2008, è diventata la protagonista di una serie televisiva di grande successo, Shuga, che l’ha resa popolare in Africa orientale. L’anno seguente ha scritto, diretto e prodotto il documentario In my Genes, che affronta le discriminazioni subite dagli albini in Africa. «Il cinema può far aprire gli occhi della gente su temi scomodi che scuotono le coscienze», ha detto facendo trapelare la notizia di un nuovo film che dovrebbe uscire sul grande schermo entro la fine di quest’anno.

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Equatoria12° parallelo

di R. Pattarin e R. Salgo

Il nuovo Stato del Sud Sudan, recita il sot-totitolo. Un elegante volume fotografico per scoprire le segrete bellezze del più gio-vane Paese indipen-dente d’Africa. Denso di competenza e pas-sione, raccoglie foto e testi realizzati in trent’anni di viaggi fra Dinka, Nuer, Azande, Ateker, Ik… Pasto-ri, guerrieri e nomadi che custodiscono stra-ordinarie tradizioni in uno dei Paesi più mar-toriati e affascinanti del continente.

Silvana Editoriale 2013, pp. 180, 35 euro

libri di Pier Maria Mazzola

Un giorno scriverò di questo posto

di Binyavanga Wainaina

Il settimanale Inter-nazionale lo ha fatto conoscere in Italia. Memorabile l’iro-nia del suo artico-lo “Come scrivere d’Africa”. In questa autobiografia di qua-rantenne, l’autore sembra voler mostra-re, questa volta in positivo e a partire dalla sua esperienza di vita, come si può “scrivere d’Africa” in modo alternativo. Keniano ma di fami-glia “panafricana” (Uganda, Congo) e di condizioni discre-tamente agiate, al crocevia di una pro-blematica linguistica complessa (l’inglese salva la situazione), ha viaggiato per di-versi Paesi del suo continente e, fuori Africa, negli Stati Uniti. Ne esce una figura di africano del XXI secolo, cresciu-to nella trasversale cultura giovanile del nostro tempo. «Forse in fondo al cuore sono un piccolo angloke-niota».

66thand2nd 2013,pp. 291, 18 euro

Ombra biancadi Cristiano Gentili

Solo da poco si è ini-ziato ad alzare il velo sul dramma degli albini in Africa. La loro anomalia cro-matica impaurisce e li emargina, al pun-to di renderli vittime degli stregoni, che ne apprezzano gli organi del corpo per i loro in-trugli. Del fenomeno si è ora occupato un operatore umanita-rio, in Darfur (e altri angoli del mondo) prima di sbarcare in Tanzania. Attorno alla storia della pic-cola Adimu ha scritto un vero e complesso nonché avvincente romanzo, che vale la lettura anche al di là delle finalità di sensi-bilizzazione. Ombra bianca ha trovato un testimonial inatteso: papa Francesco, che ha prestato la propria voce per un progetto collegato di “audio-libro social”. Il libro, anche in ebook (3,99 euro), è acquistabi-le sul sito dedicato (www.ombrabianca.com) oltre che sugli store online.

Ota Benga 2013,pp. 320, 10 euro

Tutti i cuoridel mondo

di Renato Kizito Sesana

Kizito - lecchese ma conosciuto con nome africano fin dalla gioventù - è un mis-sionario capace tanto di sostenere dibattiti di alto livello quan-to di parlare con im-mediatezza al cuore delle persone. La sua arte consiste nel con-servare il ricordo di tante «piccole storie di periferia» di cui è quotidiano testimone negli slum di Nairobi o Lusaka, dove si oc-cupa da una vita dei bambini e bambine di strada, e nel tra-smetterlo con parole semplici. Da ogni mi-crostoria sa poi trarre una “morale”, quasi fosse una favola dei giorni nostri. Ma sono favole coi piedi per terra, e le riflessioni che padre Kizito ne deduce hanno un gu-sto di verità necessità assaporabile anche fuori dell’ambiente in cui sono nate.Sh i ro , Wa njoh i , Frédéric o il papà di Kamau: volti che non dimenticheremo tan-to in fretta.

Emi 2013, pp. 126,11 euro

Collezione Atlantide. Decamerone nero

di Leo Frobenius

Riedizione di una delle opere dell’antro-pologo tedesco (1873-1938) che volle dare dignità alla cultura africana, in piena era coloniale, attraverso un vasto lavoro di rac-colta di informazio-ni etnologiche e una visione teorica certo idealistica ma che non inficia il valore delle sue ricerche sul terreno.Questo volume, cu-rato dal grande tra-duttore e intellettuale Francesco Saba Sardi (1922-2012), propo-ne cinquantacinque storie - miti, favole e leggende - prove-nienti dalla fascia saheliana. Il titolo di Decamerone appare, almeno in parte, ap-propriato: vi si ritrova sovente lo spirito boc-caccesco, tra diver-tissement assicurato, temi erotici e lezioni morali. E vi si scopri-rà una società africa-na “tradizionale” ben più articolata e meno t radizional ista di quanto ci si potrebbe aspettare.

Nino Aragno Editore 2013, pp. 368, 20 euro

SCRITTI D’AFRICAÈ un’associazione il cui sito, www.scrittidafrica.it, ha ripreso ad essere aggiornato con discreta regolarità. Si trovano segnalazioni di novità africane in italiano e recensioni, oltre ad articoli e schede sempre di carattere letterario. Una maggiore puntualità ne potrebbe fare un sito di riferimento. Il più volte annunciato progetto Africa tra le righe rimane da più di tre anni… un progetto.

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“ELECTRO CHAABI” DI HInD MEDDEBhttp://www.youtube.com/watch?v=hziO8XoFLzY: è il trailer del nuovo film documentario di Hind Meddeb, già autore di lavori sulla nuova scena musicale tunisina e sulla musica della guerra in Libano. In questo caso il lavoro è dedicato alla colonna sonora della rivolta

politica che stanno portando avanti i giovani egiziani. Girato nelle bidonville del Cairo, documenta lo sviluppo della musica chaabi, un affrancamento dei suoi rigidi codici nati negli anni ’70…

musica di Claudio Agostoni

BUlimUnDO / Djâm BrAnCU DjABuliMundoI Bulimundo e il loro leader Carlos Alberto Martins, noto con il nickname Katchas, sono gli apostoli del funana, un genere musicale diffusosi a Capo Verde dopo l’indipendenza. Prima del 1975 era confinato nelle aree rurali dell’isola di Santiago e la sua diffusione era vietata dalle autorità coloniali. Nella sua forma tradizionale prevedeva una fisarmonica diatonica e musicisti che raschiavano i coltelli su barre di legno per segnare il beat. I Bulimundo modernizzarono il funana ed iniziarono ad utilizzare strumenti elettrici. Il successo li proiettò prima nella capitale dell’arcipelago, Praia, e poi in Europa. Purtroppo nel 1989 Katchas perì in un incidente automobilistico, ma fortunatamente oggi sono stati ristampati i due album che nel 1980 lo fecero conoscere al mondo. È la possibilità per tutti di riscoprirlo.

rOUnD 2 BlACk BAzArPopolipo, nome di battaglia di Mister Beniko Zéro Faute, è una leggenda vivente. Dall’età di 15 anni è uno dei chitarristi carismatici della rumba congolese ed è uno dei membri originari degli Zaïko Langa Langa. È uno dei perni del secondo capitolo di un progetto firmato dallo scrittore e poeta congolese Alain Mabanckou. Un dream team di musicisti provenienti da mezza Africa (più Fanfan de Tabou Combo, che si autodefinisce un congolese nato ad Haiti) miscelano musiche con radici a Kinshasa, Brazzaville, Praia e Lagos, con ritmi tradizionali e fragranze delle discoteche europee popolate dalla diaspora africana. Si parte con un gong per un viaggio che non conosce confini. Ascoltare, per una conferma, il classico afro-cubano degli anni Trenta Black Mami, che per l’occasione ha un testo in lingala composto da Mabanckou…

minD vs hEArT rAPhAelÈ l’album d’esordio come solista di Raphael, artista italo / nigeriano già conosciuto come fondatore e frontman degli Eazy Skankers, reggae band d’origine ligure. Ritmi in levare ovviamente anche per questo lavoro, un progetto ambizioso destinato al mercato internazionale e pubblicato dall’etichetta viennese per cui hanno lavorato mostri sacri del reggae giamaicano come Luciano e Anthony B. Quindici tracce inedite in cui Raphael sciorina tutta la sua versatilità: dalle riflessive Soundblaster e Duppies inna dance, alle più solari Wine with me e She cry. Testi impegnati e riflessivi, che partono dall’assunto in base al quale tutti, ognuno a modo suo, possono rendere migliore il mondo cercando il proprio equilibrio tra Mind e Heart. Il lavoro è disponibile anche sulle piattaforme digitali, arricchito dall’aggiunta di due brani.

È MORTO TABu LEy ROCHEREAuNato in quello che allora - 1937 - era il Congo Belga,il re della rumba congolese è morto lo scorso30 novembre a Bruxelles. Aveva suonato a lungo nell’African Jazz, la band di Joseph Kabasele, l’autore di Independance cha cha cha, la hit che elettrizzòil Congo nel 1960, al tempo dell’indipendenza.La sua musica - rumba, soukouss, ma anche motivi liturgici - ricorda il momento magico in cui il riscatto di decenni di sfruttamento e di povertà sembravanoa portata di mano…

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38 africa · numero 1 · 2014

cultura

Con all’attivo una de-cina di romanzi e sei raccolte di poesie, tra-

dotti in una quindicina di lingue, Alain Mabanckou è uno degli scrittori africa-ni contemporanei più pro-duttivi e affermati.Congolese di origine, nato e cresciuto a Pointe Noire e Brazzaville, vive oggi tra la Francia (dove anima il panorama letterario pari-gino), gli Stati Uniti (dove insegna letteratura franco-fona) e il Congo (dove lo scorso anno ha portato il Festival Etonnants Voya-geurs, una kermesse di letteratura e arti africane con i migliori talenti dei nostri tempi). Insomma, il prototipo dell’intellettuale afro-cosmopolita che, ne-gli ultimi anni, grazie alla casa editrice 66thand2nd, non disdegna di venire di tanto in tanto anche in Ita-lia. Lo abbiamo incontrato

Intervista allo scrittore Alain Mabanckou

Noir congoleseTorna in libreria uno degli autori contemporanei più prolifici e acclamati dell’Africa, il congolese Mabanckou, con un romanzo poliziesco-noir che si legge tutto d’un fiato...

in occasione della presen-tazione del suo recente ro-manzo, Zitto e muori.

Perché si è dato al noir?È qualcosa che va al di là della scrittura e che si inse-risce in un progetto di serie televisiva, intitolato Vener-dì 13. È dunque destinato a essere adattato per la tele-visione. Io ho riletto questo spunto in chiave africana. E poi volevo cimentarmi con il “polar” - il polizie-sco noir - un genere molto giovane per quanto riguar-da la letteratura africana e facilmente “consumabile”. In Zitto e muori torna-no i luoghi, le atmosfere, le vicende intricate della Parigi “africana”, pro-tagonista dei suoi pre-cedenti romanzi. È una realtà che conosce bene e che continua a frequen-tare?Certamente! E da qui

di Anna Pozzi

I SUOI LIBRINato e cresciuto in Congo-Brazzaville, Alain Mabackou, 47 anni, laureato in Legge in Francia, insegna letteratura francofona all’Università della California. Se con Zitto e muori (editore 66th and 2nd, 204 pagine, 15,00 euro) si affaccia al genere poliziesco-noir, il suo precedente romanzo, Domani avrò vent’anni (stessa casa editrice), narra di un’Africa agrodolce vista con gli occhi di un bambino. Già in precedenza si era segnalato per romanzi pieni di humor e di vita vissuta come Verre cassé e Memorie di un porcospino (Morellini) o Black Bazar (66thand2nd, 2010), un’immersione nella vita degli immigrati africani a Parigi.

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stacca

e conserva

INSERTOIn regalo per I lettorI

dI afrIca una foto rIcordo del grande MadIba, IntraMontabIle sIMbolo dI lIbertàe dI lotta controognI razzIsMo.

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copertina

Benvenuti nelfuturo

di Marco Trovato

40 africa · numero 1 · 2014

Veduta aerea di Hope City (vedi pag. 48), la futuristica città progettata da due architetti genovesi, Paolo Brescia e Tommaso Principi, che nascerà a pochi chilometri dalla capitale del Ghana Accra: la pianta circolare riproduce la forma di un tradizionale villaggio di capanne, con un grande spazio pubblico al centro (foto obr)

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Benvenuti nelfuturo

Tra sognie realtà. apronoin Africai cantieri delle smart cities

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42 africa · numero 1 · 2014

A ben guardare, le me-tropoli africane si assomigliano un po’

tutte. In centro sopravvi-vono gli austeri, spesso de-crepiti, palazzi dell’epoca coloniale in cui si concen-trano uffici governativi,

banche, assicurazioni, sedi di rappresentanza delle maggiori società. All’estre-ma periferia si estendono le baraccopoli di lamiera, dove mancano i servizi es-senziali e persino l’acqua arriva a singhiozzo: vere

e proprie corone di spine che circondano i quartie-ri residenziali della classe media. A mettere in colle-gamento questi due mondi, confinanti ma imperme-abili tra loro, sono lunghi viali immersi nello smog

e perennemente congestio-nati dal traffico.

In cerca di nuovi spaziNegli ultimi anni, compli-ce il boom economico che ha rimpinguato le casse di vari governi africani, al-

Dal Ghana alla Nigeria, dal Kenya al Ruanda, i governi africani disegnano le metropoli del futuro. Città a misura d’uomo, pensate per gestire il boom demografico e fermare l’urbanizzazione selvaggia

copertina

Konza techno cityKenya

Situata sessanta chilometri a sud dalla capitale

Nairobi, sarà una città ipertecnologica,

futuristica, con tanto di università, centri di

ricerca, laboratori, hotel e 35mila abitazioni

costruite nel rispetto dei più innovativi standard

di efficienza: una sorta di “Silicon Savannah”.

Sarà dotata di percorsi ciclabili e pedonali, trenta

ettari di parchi urbani, un sistema di raccolta

differenziata dei rifiuti, impianti fotovoltaici,

bacini di raccolta delle acque piovane, nonché

di una fitta rete di tram e bus. Avrà una forma triangolare

e sarà circondata da una cintura verde di 600 ettari che

permetterà di preservare la savana circostante con la sua

fauna selvatica. I lavori, iniziati un anno fa, termineranno

entro il 2030 (ma già nel 2015 saranno attivi uffici per

ventimila lavoratori). Un investimento da 11 miliardi di

euro, che graverà solo per il 5 per cento sulle casse

pubbliche: il resto saranno capitali privati keniani, coreani,

cinesi, indiani, giapponesi e canadesi. konzacity.co.ke

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50 africa · numero 1 · 2014

cultura a cura della redazione

Occhi come palle da biliardo, labbra enormi, gonnellino tribale, un sapone per schiarirsi la pelle: così i pubblicitari francesi illustravano l'archetipo dell'africano delle colonie

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africa · numero 1 · 2014 51

Tre minuti. È il tempo medio che un giornalista occidentale,

senza scorta armata, impiega ad essere ucciso o rapito a

Mogadiscio

L’Africa (distorta) nella pubblicità

L’intolleranza si nu-tre di ignoranza, ma anche di stereotipi

incivili ben radicati nella nostra società. A diffon-dere i preconcetti razzia-li in voga negli ambienti xenofobi ha contribuito, per lungo tempo, una cer-ta propaganda e pubblicità “politicamente scorretta”. Fin dagli albori della ré-clame commerciale, verso il 1880, l’africano è stato illustrato con le sembianze di un selvaggio, una bestia primitiva; nel migliore dei casi, come un essere infe-riore e incapace. Per ol-tre un secolo, gli europei hanno raffigurato i neri con immagini svilenti e denigratorie. Anche nei manifesti e depliant meno oltraggiosi, l’iconografia imperante si è contraddi-

stinta per un’iconografia pittoresca, intrisa di esoti-smo, che ha diffuso nell’o-pinione pubblica cliché e pregiudizi sopravvissuti fino ai giorni nostri.

Un secolo di pregiudiziVenticinque anni fa, il tema fu oggetto in Fran-cia di una mostra che fece molto clamore, dal tito-

Razzismo e réclame, lo storico intreccio dei preconcetti sull’uomo nero

Per lungo tempoi pubblicitari occidentali hanno illustrato i neri come selvaggi, cattivi, servizievolie arretrati.Così hanno contribuito a diffonderei pregiudizi razziali sopravvissuti finoai giorni nostri

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54 africa · numero 1 · 2014

sport

Nel deserto di cor sa. Per solidarietàTorna la SaharaMarathon a sostegno del popolo sah arawi

testo di Anna Pozzi foto di Bruno Zanzottera/Parallelozero

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africa · numero 1 · 2014 55

Nel deserto di cor sa. Per solidarietàTorna la SaharaMarathon a sostegno del popolo sah arawi

Al confine tra l’Algeria e il Sahara Occidentale si svolge a febbraio

la tradizionale manifestazione podistica internazionale a favore dei profughi saharawi costretti a vivere in esilio

da trentotto anni

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56 africa · numero 1 · 2014

Dall’Italia arriveranno una sessantina di atleti. Ugualmente dalla Spagna. Molte altre decine proverranno dal nord Europae dall’Algeria

Correre tra le sabbie, terrorismo permet-tendo. È una sfida

nella sfida quella che si propone la SaharaMara-thon, giunta quest’anno alla quattordicesima edi-zione. Già l’idea di correre in fondo al deserto algeri-no, unendo idealmente i campi profughi saharawi, ha sempre avuto un valore non solo sportivo, ma so-prattutto simbolico e di so-lidarietà.La SaharaMarathon, in-fatti, è una manifestazione sportiva internazionale di vicinanza e amicizia con il popolo saharawi, che vive

quasi per metà nei cam-pi profughi nei pressi di Tindouf, in Algeria: circa 250mila persone che da 38 anni sono esiliate dal-la propria terra, il Sahara Occidentale, e che sono costrette a vivere di aiuti e di espedienti con poche prospettive di tornare un giorno a casa. Sport e so-lidarietà, dunque, sono al centro anche dell’edizione 2014, dopo che quella dello scorso anno è stata cancel-lata per ragioni di sicurez-za. L’operazione militare francese nel nord del Mali e l’attacco terroristico alla base petrolifera di In Ame-

nas (Algeria) avevano in-dotto le autorità locali e gli organizzatori a sospendere l’evento. Evento che invece è previsto per il 24 febbra-io 2014. Terrorismo per-mettendo, appunto.

Da ogni parte d’EuropaQuello dell’estremismo islamico, infatti, rappre-senta un ulteriore elemen-to di destabilizzazione che colpisce, direttamente o indirettamente, anche il popolo saharawi, profugo in terra algerina. E a farne le spese è stata anche que-sta manifestazione spor-tiva, che porta ogni anno

Gambe e cuore, sport e solidarietà. Non importa vincere: partecipare è già un grande traguardo. L’anno scorso la manifestazione non si è svolta a causa della minaccia terroristica

sport

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viaggi testo di Claudio Agostoni foto di Bruno Zanzottera/Parallelozero

60 africa · numero 1 · 2014

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africa · numero 1 · 2014 61

Alla scoperta del quartiere africano

della capitale portoghese

Sulle guide turistiche lo Chapitô è segnalato come un locale sulla cui terrazza si può bere una bibita e contemporaneamente godere di una delle migliori viste panoramiche su Lisbona. In realtà è molto

di più. Lo spazio che oggi ospita lo Chapitô è un ex riformatorio, di pro-prietà del ministero della Giustizia, raggiungibile inerpicandosi tra gli erti vicoli che salgono sulla collina del Castello di São Jorge. Una grande struttura, articolata su quattro differenti livelli, che il Ministério da Ju-stiça ha messo a disposizione per un progetto di formazione circense e teatro di strada per giovani disagiati.

Invito nel BronxLo Chapitô organizza corsi, attività ludiche e di espressione artistica. Concede anche i suoi spazi ai ragazzi delle immense periferie di Li-

Girovagando per il barrio Cova da Moura, alla periferia di Lisbona, si respira l’atmosfera magica e vibrante di Capo Verde. Merito dei tanti giovani immigrati che hanno saputo trasformare l’ex ghetto malfamato in un quartiere vivace e colorato

L'anima nera Lisbonadi

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sbona. Ed è in una serata in cui su uno dei palcosce-nici del locale si esibivano dei giovani rapper di co-lore che sento per la pri-ma volta il nome Cova da Moura.In una pausa del concer-to un cantante mi spiega che lui e gli altri ragazzi arrivano da una enclave africana della periferia di Lisbona. Cova da Moura, appunto. Un barrio dove oggi vivono più di 8mila persone, la stragrande maggioranza delle qua-li ha meno di vent’anni ed è di origine africana. Più specificatamente, originari di Capo Verde, l’arcipelago alla deriva nell’Atlantico al largo del Senegal. Al termine del concerto, dopo un paio di birre, scatta automatico l’invito per l’indomani: «Perché non fai un salto a Cova da Moura?». Accetto e, come prologo, mi fac-cio raccontare la storia del

viaggi

La visitaÈ opportuno concordare la visita del barrio con l’associazione culturale Moinho da Juventude (tel. 214 971070, [email protected], www.moinhodajuventude.pt) che vi fornirà una guida che vi accompagnerà per tutta la vostra permanenza nel barrio. Un servizio, questo, che è parte integrante del progetto Sabura (“sapori” in creolo), il quale organizza queste visite guidate anche per combattere lo pessima fama che il quartiere si è fatto negli ultimi anni.È possibile farsi prenotare un pranzo/cena in uno dei localini del barrio dove, con una manciata di euro, si può fare un incontro ravvicinato con la saporita cucina creola. Nei fine settimana, come companatico i locali offrono musica dal vivo, ruspante come le loro pietanze. Ilha da Cova da Moura è un lungometraggio del 2010 del cineasta portoghese Rui Simões che ben fotografa la realtà del barrio. Su YouTube si può vedere il trailer.

Nella periferia di Lisbona un capoverdiano alleva un

maiale sul tetto in cemento della propria abitazione

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64 africa · numero 1 · 2014

chiese

Missione aSodomae Gomorra

La zona si chiama Agbogbloshie, ma qui tutti la conoscono con il triste nome di Sodoma e Gomorra: il luo-

go di perdizione distrutto da Dio con una pioggia di zolfo e fuoco. Probabilmente non ci poteva essere nome più appropria-to per questa shanty town, città-discarica non lontana dal centro di Accra, la capitale del Ghana.Agbobloshie è il capolinea di tutte le mer-ci dismesse dai Paesi ricchi: vecchi com-puter, condizionatori, frigoriferi, lavatrici,

pneumatici vengono bruciati in gigante-schi roghi all’aperto per estrarne gli ele-menti di rame e ferro che potranno essere rivenduti per pochi cedis (la moneta del Ghana) ai commercianti locali. Sono quasi tutti ragazzi quelli che si aggi-rano tra i fumi e i miasmi pestilenziali dei fuochi trascinando i materiali da brucia-re verso la riva del fiume (più ricco di pe-trolio che di acqua) che separa la zona dei roghi da quella delle baracche. Gli occhi coperti da stracci nel vano tentativo di evi-

Dodici anni fa un missionario cappuccino di origini trentine,padre Arcadio Sicher, decise di trasferirsi nello slum-immondezzaio di Accra. Per portare un po’ di speranza tra i rifiuti…

testo e foto di Bruno Zanzottera/Parallelozero

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72 africa · numero 1 · 2014

• A mio avviso si tratta di un ottimo format gestito alla grande, nonostante i troppi pregiudizi e gli oc-chi puntati contro.

Luca Rizzi

• Un programma banale, senza nessuna idea e tre-mendamente lento. Unica nota positiva: per la pri-ma volta in prima sera-ta su RaiUno si è parlato di certe tematiche. Ma si poteva fare decisamente meglio.

Alessandro Rocca

• Mi chiedo come mai la Rai non abbia scelto di raccontare il dramma dei poveri italiani? Perché, sempre e ancora, l’Afri-ca è stata usata per speri-mentare ogni porcheria? I giovani africani ne hanno le scatole piene...

Fortuna Ekutsu Mambulu

visto l’articolo Ruan-da sui Pedali (Africa 6/2013) e assieme ai miei compagni vorrei sape-re come poter aiutare la nazionale ruandese delle due ruote, grazie.

Giorgio Milesi, Bergamo

Per sostenere la corsa de-gli atleti ruandesiteamrwandacycling.org

L’eco di Mission Il “reality umanitario” Mission, mandato in onda dalla Rai lo scorso dicem-bre, ha animato un vivace dibattuto sulla pagina Fa-cebook di Africa. Alcuni interventi: • La trasmissione non mi è

piaciuta: strumentalizza e spettacolarizza le crisi umanitarie

Anita Cervi

• È stato uno spot per rac-cogliere soldi a favore dell’Unchr, tuttavia può essere utile anche questo a informare ed educare. Altrimenti non lamentia-moci se buona parte degli italiani rimangono raz-zisti e continuano a non capire il dramma di chi fugge.

Luca Delponte

Autodenuncia

Ho lavorato per 15 anni in progetti di cooperazio-ne allo sviluppo nel cuore dell’Africa. Vedendo il bel reportage Privé Lubum-bashi (Africa 6/2013), mi sono venute in mente de-cine di situazioni analoghe a cui ho assistito in prima persona (e un po’ me ne vergogno). La verità è che agli sfarzosi ricevimenti si trovano, certo, i magna-ti delle pietre preziose e i politici locali che si spar-tiscono le ricchezze. Ma anche non pochi “coope-ranti” occidentali imbu-cati che declamano i loro progetti umanitari, sorseg-giando champagne e gu-stando caviale. Mentre la gente che dovrebbero aiu-tare soffre la fame.

Stefano Isoloni, Milano

Casta mozambicanaIo vivo qui a Maputo e nonostante il Pil del Mo-

zambico stia crescendo velocemente, la povertà cresce ancora di più. In-tanto il governo si è appena comprato un jet di lusso e navi da guerra.

Marinella Busisiwe Fogli

Bacchetta magica?

Sono rimasto stupito nello scoprire sull’ultimo nume-ro di Africa che c’è ancora al giorno d’oggi qualcuno che crede nella rabdoman-zia. I bastoncini dei “sensi-tivi dell’acqua” sono poco più di una superstizione. E mi stupisce che i missiona-ri si prestino a queste cre-denze popolari.Eugenio Polimeno, Roma

Solidarietà su due ruote

Sono un appassionato di ciclismo, corro in una squadra amatoriale. Ho

togu na - la casa della parola a cura della redazione

lettere

L’Africa nel 2025, come sarà? 5% Sarà un continente stabile, sviluppato, democratico 7% Assomiglierà agli emirati del Golfo: ricchi di petrolio e ma governati da oligarchie 22 % Sarà ancora povera e saccheggiata dalle potenze economiche mondiali 66 % Avrà nazioni libere e sviluppate ma anche altre arretrate e dittatoriali

africarivista

sondAggio PAreri rAccoLti suLLA PAginA FAcebook di AFricA

africa · numero 6 · 2013 2322 africa · numero 6 · 2013

attualità

PrivéLubumbashi Corse di cavalli e fiumi di champagne:il “mondo a parte” dei ricchi nella RD Congo

Spesso i ricchi non si accontentano di esserlo, debbo-no ostentarlo, e l’Africa è un palcoscenico ideale per mettere in scena la ricchezza. In questo continente

infatti la povertà e la miseria si vedono, sono una realtà diffusa che riguarda la grande maggioranza della popo-lazione. Di conseguenza la ricchezza non deve far quasi nulla per apparire, chi la possiede deve solo viverla. Auto-maticamente la ostenterà.

Insulto ai poveriI bianchi in Africa hanno un’esperienza lunga di secoli in questo campo e riescono a fare le cose con una raffinatezza che è quasi arte. In questo servizio fotografico da Lubum-bashi sembra proprio che alcune situazioni siano state cre-ate proprio per fare esattamente da contraltare alla fatica, al fango, al rischio continuo del lavoro in miniera di mi-gliaia di congolesi che hanno avuto la sfortuna di nascere a questa latitudine, in un luogo ricco d’oro, di diamanti, di rame, di coltan. Insomma, il luogo ideale per sentirsi ric-chi, per ricordarlo a sé stessi e agli altri. Cosa c’è infatti di più snob, di più superfluo dell’ippica nel bel mezzo della selva congolese? Forse questa pratica, e

Party in maschera, concorsi ippici, garedi golf e ricevimenti sfarzosi. Nella provincia mineraria del Congo la comunità degli affaristi europei e sudafricani si trincerain circoli esclusivi. Mentre attornola gente vive e muore nella miseria

testo di Raffaele Masto foto di Gwenn Dubourthoumieu

chiese

Uomo della ProvvidenzaBrother Dario indossa pantaloncini e t-shirt, un berretto sulla testa, un paio di sandali usurati ai piedi. Ha un sorriso con-tagioso e una bella barba bianca. Si sposta di vil-laggio in villaggio con la sua bacchetta da rabdo-mante per individuare i fiumi sotterranei. La sua

Bacchetta magicaFratel Dario, «missionario dell’acqua» in Kenya

È l’indovino dell’acqua. Esplora le savane ri-arse dal sole con una

bacchetta di legno. In si-lenzio “ascolta” i rumori impercettibili della terra. E quando sente la “vi-brazione” giusta, segna il punto in cui bisogna sca-vare il pozzo. Fa sgorga-re l’acqua dal sottosuolo, ma non è uno stregone.

Comboniano e rabdomante,da trent’anni usa un bastoncino di legno per trovare l’acquanel sottosuolo della Rift Valley e… dissetare i pastori dell’arida regione del Turkana

fama di mago dell’acqua è conosciuta in tutta la vasta area del Turkana, dove le comunità di pa-stori seminomadi sono da sempre in guerra tra loro per contendersi le esi-gue risorse idriche (vedi Africa 5/2013). «Dio mi ha donato una sensibili-tà speciale per trovare la vita che scorre sotto ter-

testo e foto di Alain Buu/Orizon/LightMediation

È un missionario cattoli-co. Fratel Dario è nato in Friuli, nelle valli del Na-tisone, sessantadue anni fa. Nel 1975 è diventato comboniano. Poco dopo è partito per l’Africa orien-tale. Da allora vive alle estreme propaggini nor-doccidentali del Kenya: una regione sperduta e assetata.

70 africa · numero 6 · 2013 africa · numero 6 · 2013 71

sport

Ruanda s ui pedali

testo di Marco Pastonesi foto di Bruno Zanzottera e Marco Trovato

Montagne, eroi e imprevisti: torna il Giro più emozionante d’Africa

africa · numero 6 · 2013 5958 africa · numero 6 · 2013

È il Giro del quasi. Ma non è un quasi Giro. È il Giro del quasi nel senso del circa, del più e del meno ma anche del più o meno, del su e giù ma anche del suppergiù. È il Giro del Ruanda o, come lo battezzano loro, il Tour of Rwanda. Per esempio, la prima tappa del

Tour of Rwanda 2010: quasi 150 chilometri a quasi 35 di media, ritrovo quasi alle 7, par-tenza quasi alle 8.15, il via fittizio quasi alle 8.20 - quasi 5 minuti di ritardo significa una puntualità quasi imbarazzante se non quasi sospetta -, quasi 13 chilometri tutti insieme per uscire da Kigali, che è una quasi metropoli, al via reale subito un quasi Gran premio della montagna, 5,9 chilometri al 6,8%, e il gruppo non fa a tempo a scattare che già esplode e si polverizza, e diventa un quasi gruppo.Sul primo colle rimangono in una trentina, cioè poco meno della metà (63 partenti: all’ap-pello sono mancati un francese e due del Burundi, nonché l’intera nazionale del Senegal), poi selezione naturale e stradale. Alla fine, l’ultimo della carovana avrà quasi due ore di ritardo. Ma nessuno sarà fuori tempo massimo.

Il Tour of Rwanda è la più dura delle competizioni ciclistiche del continente.Una gara ricca di aneddoti, colpi di scenae straordinarie favole sportive

AAA Cercasipromotori e sostenitori della rivista Africa. Stiamo cercando in tutta Italia persone volenterose che ci aiutino a diffondere il nostro magazine e a far crescere il numero dei lettori. Se pensi di poterci dare una mano, invia una mail all’indirizzo [email protected]. 3342440655.

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www.missionaridafrica.orgn. 1 gennaio . febbraio 2014

padri bianchi . missionari d’africa

Un modo diversodi “fare missione”Un’avventura umana e cristiana dove noia e ripetitività non hanno spazio

di Claudio Zuccala

africa · numero 1· 2014 73

Di passaggio a Treviglio, padre Claudio ci parladei tanti aspetti nuovi e da scoprire del suo lavoroin questi ultimi anni in Africa australe

Durante il mio recente soggiorno in Italia, molte persone mi hanno chiesto dov’ero stato negli ultimi mesi e quali fossero le mie attività. È stato difficile rispondere brevemente a queste semplici domande perché gli ultimi due anni sono stati movi-mentati e variegati, a causa di un impegno dalle varie sfaccettature. Dall’inizio del 2012, infatti, mi sono tra-sferito da Beira (Mozambico) a Lusaka (Zambia) in seguito a nuovo incarico rice-vuto verso la fine del 2011, che va sotto il titolo un po’ pomposo di “Coordinatore provinciale per la giustizia e la pace, l’in-contro e il dialogo e la salvaguardia del creato”. Tra le altre cose, significa che, pur avendo una base nella capitale zam-biana, sono stato regolarmente in viag-gio in altri tre Paesi: Malawi, Mozambico e Sudafrica. Da qualche anno, noi Missionari d’Africa presenti in questa zona dell’Africa sud-orientale, ci siamo raggruppati in un’unica Provincia, cioè in un’unità organizzativa territoriale. Per cui alcuni incarichi, come il mio, richiedono degli spostamenti regolari e prolungati per valutare le varie situazioni locali e cer-care di lavorare insieme a qualche pro-getto comune. Detta così, forse, la cosa non risulta molto chiara e quindi è meglio dare un esempio pratico. Da novembre del 2012 fino a settembre del 2013, i Padri Bianchi hanno ricordato e celebrato in varie Una pausa sulla strada Mongu (Zambia)

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forme e maniere il 125° anniversario della Campagna contro la schiavitù lanciata dal nostro fondatore, il cardinale francese Charles Lavigerie. (I lettori di Africa ricor-deranno senz’altro la mostra fotografica Spezziamo le catene, organizzata dalla rivista per illustrare l’impegno passato e presente dei Padri Bianchi nella lotta con-tro la schiavitù). Nella Provincia dell’Africa meridionale è toccato a me l’incarico di sensibilizzare i nostri confratelli e di orga-nizzare iniziative volte a sottolineare l’an-niversario e la sua importanza nel mondo attuale e, soprattutto, in Africa.

Contro ogni forma di schiavitù In termini pratici, questo ha richiesto un contatto personale con tutti i confratelli presenti nella regione. Prima di investire tempo e risorse in iniziative di vario gene-re, infatti, era necessario che noi stessi fossimo informati, coscienti e convinti di quello che c’era in ballo. Questo è stato fatto sia utilizzando i moderni sistemi di comunicazione sociale (e-mail, siti web, blog) sia recandomi personalmente nelle varie comunità disseminate su un territo-rio molto vasto. Per dare un’idea di uno di questi viaggi, sono partito da Lusaka a metà febbraio e, dopo aver incon-trato i confratelli del Sudafrica riuniti a Pretoria, ho proseguito per il Mozambico e il Malawi, rientrando alla base due mesi dopo. Se è quasi impossibile quantificare quello che questa campagna ha rappre-sentato per ciascuno di noi, è più facile segnalare i risultati conseguiti: valga per tutti un volantino “comune” per segna-

lare l’avvenimento ma soprattutto per sottolineare l’urgenza e l’importanza di combattere ogni forma di schiavitù con-temporanea. Ideato in inglese in Zambia, con l’attenzione rivolta a problematiche locali, il volantino è stato poi adattato alle situazioni degli altri tre Paesi e tradotto in portoghese e chichewa (lingua ufficiale del Malawi). Ne sono state stampate e di-stribuite circa 15mila copie.

Giustizia e PaceQuanto illustrato nel caso specifico della campagna antischiavista, vale anche per le grandi tematiche di giustizia e pace, del dialogo con le altre religioni e con le cultu-re locali e della salvaguardia dell’ambien-te, al centro della nostra ragione di essere missionari in quest’Africa che cambia ra-pidamente. Compito mio è quello di ricor-dare ai miei confratelli questa centralità, tramite contatti regolari che prevedono non solo la diffusione di informazioni e di promemoria di eventi importanti, ma anche delle visite regolari, insostituibili sul piano della conoscenza reciproca e della pianificazione.

Fedi e culture in dialogo Da un lato, non c’è nulla di nuovo da inventare a livello di “fondamentali”. L’andare all’incontro di persone e popoli di religione e cultura differenti e il pro-muovere il rispetto e la dignità dell’essere umano hanno sempre fatto parte della nostra identità, fin dalla nostra fondazio-ne in Algeria, quasi un secolo e mezzo fa.

Da sinistra a destra. Con un gruppo

di persone anziane di Beira

(Mozambico); incontro di

formazione con giovani Padri

Bianchi a Nazaré (Mozambico);

riunione di animazione dei Padri

Bianchi in Mozambico; passaggio

obbligato dal carrozziere

(Lusaka, Zambia).

A sinistra il museo della cultura e

religioni tradizionali di Mua (Malawi)

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padri bianchi . missionari d’africa africa · numero 1 · 2014 75

Farsi prossimo alle persone in mezzo alle quali siamo inviati, animati da un genuino senso di “com-passione” esplicitato in opere di carità, nei campi dell’istruzione, della sanità e della difesa dei diritti umani, ha sempre caratterizzato la nostra opera di annuncio del Vangelo. Di nuovo ci sono le tante evoluzioni, sfide e problematiche del mondo africano che oggi presenta tratti ed elementi totalmente inesistenti o addirittura inconcepibili qualche decen-nio fa.

Le nuove sfidePrendiamo, per esempio, il proliferare delle cosiddette chiese o sette locali che richiedono interpretazioni e strategie di avvicinamento totalmente innovative e sperimentali. Oppure il dialogo e lo studio delle religioni tradizionali africane, ancora ben vive e praticate più o meno esplicita-mente anche da tanti nostri bravi cristiani. Si pensi all’avanzata di un certo Islam ra-dicale e fondamentalista che non ci può lasciare indifferenti, giacché il dialogo con il mondo mussulmano è stato una nostra caratteristica fondamentale fin dall’inizio. Enormi sono poi i problemi legati all’am-biente. Per rimanere nell’ambito del Sud-Est africano, operiamo in Paesi ricchissi-mi di risorse: foreste, fondali pescosissi-mi... ma anche imponenti risorse di rame (Zambia), di oro e diamanti (Sudafrica), di carbone e gas (Mozambico). Purtroppo, lo sfruttamento sconsiderato di queste risorse sta provocando danni ambientali gravissimi di non facile soluzione, poiché

la difesa dell’ambiente rappresenta un costo molto elevato che le grosse multi-nazionali non sono disposte a pagare.

Imparare a “Fare rete” Di fronte a questi cambiamenti e sfide non si può più pensare di agire in modo isolato, non possiamo più accontentarci di seguire cammini ecclesiali e pastorali consolidati nel passato. Siamo chiamati a dare testimonianza del Vangelo nel’Afri-ca di oggi, non nell’Africa degli anni d’oro della missione o in situazioni che esistono solo nei nostri pii desideri. Oltre agli sforzi e all’interesse personale, una buona ini-ziativa è stata quella di aprire alcuni centri dove queste tematiche vengono affronta-te in un modo sistematico e approfondito per aiutarci in questa missione: penso al centro ecumenico di Fenza a Lusaka, a quello per le questioni di giustizia e pace a Lilongwe (Malawi), a Kungoni (incultura-

zione e religione tradizionale) e ai piccoli ma efficienti Advice Office in Sudafrica. È necessario, però, creare un’interfaccia tra questi centri, e tra i centri e le persone che dovrebbero beneficiare del lavoro che vi si svolge. Anche in questo mi sento chia-mato a giocare il mio ruolo. Un altro aspetto relativamente nuovo e in cui credo fermamente è quello della col-laborazione. Dobbiamo cambiare menta-lità e imparare a lavorare “in rete”: con la Chiesa locale, con gli altri Istituti religiosi, con i nostri collaboratori, con le Ong, e con tutti gli uomini e le donne di buona volontà impegnati nelle stesse aree. Per concludere, si tratta di un impegno dai tanti aspetti nuovi e da scoprire che richiede preparazione costante, gran-de flessibilità, spirito di adattamento e anche l’accettazione di uno stile di vita un po’ nomade, ma sempre profondamente legato all’Istituto e alla Chiesa.

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76 africa · numero 1 · 2014

AMICI DEIPADRI BIANCHIONLUS

Codice fiscale 93036300163Ricordiamo che l’associazione AMICI DEI PADRI BIANCHI - onlus tra le sue attività ha quelle di:• promuovere le sottoscrizioni

di sostegno alla rivista Africa, pubblicata dai Padri Bianchi;

• aiutare le Associazioni umanitarie e i centri di raccolta a favore di popolazioni bisognose di solidarietà;

• sostenere le opere dei Padri Bianchi, rappresentati dalla Provincia Italiana dei Missionari d’Africa.

Le vostre donazioni possono fruire dei benefici fiscali con-cessi dalla legge, attraverso gli strumenti delle della detrazione/deduzione solo se vengono effet-tuate con pagamento tracciabile: assegno, bonifico, carta di cre-dito, bancomat, Paypal, CCP. È sufficiente allegare alla dichiara-zione dei redditi la ricevuta del vostro dono. Versamenti, asse-gni e bonifici vanno indirizzati a:

Amici dei Padri Bianchi - Onlus, V.le Merisio 17 24047 Treviglio BG

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Attraverso gli stessi canali potete inviare anche offerte per la celebrazione di Sante Messe.

PROGETTI ATTIVIda AMICI DEI PADRI BIANCHI - ONLUSProgetto 01-10 RD CongoCentro nutrizionale e acquedottoReferente: padre Italo Iotti

Progetto 05-10 MaliFormazione dei catechistiReferente: padre Arvedo Godina

Progetto 07-10 Borse di StudioAiutare i seminaristi Padri BianchiReferente: padre Luigi Morell

Progetto 09-10 MozambicoAdotta un bambinoReferente: padre Claudio Zuccala

Progetto 04-11 MaliUn dispensario a GaoReferente: padre Alberto Rovelli

Progetto 14-12 RD CongoCon i giovani di GomaReferente: padre Giovanni Marchetti

Progetto 15-12 MaliLotta contro la carestiaReferente: padre Vittorio Bonfanti

Progetto 16-12 MaliScuola di speranzaReferente: padre Jean Le Vacher

Progetto 19-2013 MozambicoUn pozzo per una scuolaReferente: fratel Franco Pinna

Progetto 20-2013 MozambicoUn aiuto ai missionari anzianiReferente: padre Paolo Costantini

Per ogni invio, si prega di precisare sempre la destinazione del vostro dono (numero progetto, sante messe, rivista, offerte, ecc) ed il vostro cognome e nome

Le donazioni (assegni, bonifici e versamenti) sono detraibili e vanno intestate a:amici dei Padri Bianchi - onLUsccP: n. 9754036iBan: it32 e076 0111 1000 0000 9754 036

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info: 0363 44726 - [email protected]

MALI – CONTRO LA CARESTIAPROGETTO 15-12

Tra i vari progetti presentati nel 2012 e 2013 dalla rivista Africa, missione cultura, ce n’era uno per venire in aiuto con urgenza alle popolazioni del Mali, diret-tamente e indirettamente colpite dai tragici avvenimenti nel nord del Paese.Ora c’è un nuovo pericolo di carestia, a causa di una stagione delle piogge catastrofica: le piog-ge sono arrivate con un ritardo di circa due mesi e nella regione del Bèlèdugu il raccolto è pres-soché nullo.Ben presto nei villaggi della regione ci sarà una grave care-stia. Già in questi giorni ricevia-mo notizie allarmanti di persone, soprattutto anziani e bambini, in pericolo di vita per la mancanza di cibo. E, dalle informazioni che riceviamo, pare che questo sia solo l’inizio!Per questo motivo, Africa lancia un nuovo appello per far fronte a questa carestia e ridare un po’ di speranza alla popolazione.

Progetto 15-12 Mali Lotta contro la carestia Referente: padre Vittorio Bonfanti

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di Raffaele Masto

Vent’anni di viaggi nel cuore dell’Africa

Un libro per scaldare l’inverno

Diario africanoTaccuino di un reporter

Amici dei Padri Bianchi - Onlus Paypal www.missionaridafrica.org ccp 9754036Bonifico iban IT73 H088 9953 6420 0000 0172789info: [email protected] 0363/44726

In omaggio con una donazione di almeno 10 euro a favore dell’attività missionaria dei Padri Bianchi(indicare: Libro Masto)

Come racconteremo ai nostri ragazzi chi è Mandela e per quali ragioni rimarrà per sempre un eroe assoluto?

Mandela, l’Africano arcobaleno

72 pagine a colori illustrate da Zaütesto di Alain Serrese€12,00

Se non lo trovi in libreria, cercalo negli store online o direttamente presso l’editore: www.emi.it – [email protected] – tel. 051 326027