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Educare.it – PEDAGOGIA E PSICOLOGIA
© Educare.it (rivista on line - ISSN: 2039-943X) - Vol. 17, n. 11 – Novembre 2017 90
Adolescenza digitale, amore e sesso
Tiziana Iaquinta
Ricercatrice di Pedagogia generale e sociale e Professore aggregato presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro. Tra le sue opere: La scuola laboratorio. La teoria deweyana e l’interpretazione di Francesco De Bartolomeis (2005); Francesco De Bartolomeis. Un antipedagogista della pedagogia (2010);Tra le pieghe del silenzio (2011);Gioco, video-giochi, laboratorio (2012); I giochi restano (2012).Recentemente l’interesse di ricerca si è allargato alla pedagogia del do-lore, ambito ancora poco esplorato in Italia, cui si riferiscono i testi: Ciao Caterina. Lettera sulla soglia (2011; 2013;), La fragilità, il silenzio, la speranza. Una pedagogia del dolore per insegnare a costruire la felicità (2014). Ha recentemente pubblicato per il Mulino: Generazione TVb. Gli adolescenti digitali, l’amore e il sesso (2017). .
Continuamente alle prese con il loro smartphone, fruitori quasi voraci di
applicazioni di instant messaging, incapaci perfino di studiare senza essere
connessi alla Rete, gli adolescenti di oggi colpiscono per la familiarità che
intrattengono con le nuove tecnologie e per la centralità che nella loro vita
hanno la comunicazione online e i social network. Chi sono i nostri adole-
scenti? Come vivono le emozioni, i sentimenti e la sessualità, in un tempo
che sembra privilegiare la comunicazione virtuale? E gli adulti cosa sanno
di loro? L’articolo si addentra con taglio pedagogico in tali questioni cer-
cando di offrire alcune risposte.
Introduzione
Fermare lo sguardo sull’adolescenza non
rappresenta certamente una novità, tanti e
differenti sono i contributi sul tema e molte-
plici le chiavi di lettura sia per quel che ri-
guarda gli studi fondativi considerati ora-
mai dei “classici”, sia per quanto riguarda le
ricerche e le riflessioni più recenti. C’è da di-
re però che proprio in questi ultimi anni la
letteratura sull’adolescenza, nelle diversità e
molteplicità delle discipline che se ne occu-
pano, ha subito un incremento di ampie
proporzioni segno della rilevanza di un te-
ma “caldo” che da sempre è attraversato da
criticità e problematiche, da domande e
dubbi interpretativi, legate a quello che vie-
ne unanimemente riconosciuto come un
momento delicato e complesso nella vita
dell'essere umano, ovvero al passaggio
dall’infanzia all’adolescenza. Periodo carat-
terizzato da tumulto, rabbia, insofferenza,
aggressività, malinconia contraddittorietà,
solo per citare alcuni degli stati d’animo che
abitano gli adolescenti di ogni tempo, e che
caratterizzano, pertanto, questa età della vi-
ta. E se i tratti caratteristici dell’adolescenza
hanno da sempre interrogato e continuano
ad interrogare generazioni di adulti che con
questa età si sono dovuti rapportare, pur
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nella diversità dei modi relativi alle differen-
ti epoche storiche in cui essa si svolge, in
questo nostro tempo iperteconologico e
complesso l’adolescenza pur conservando
tratti comuni, quelli relativi al naturale ma
non facile passaggio da una fase di vita ad
una successiva, presenta alcune interessanti
particolarità rispetto a quella dei coetanei
delle generazioni precedenti, che sono pro-
prie di questo tempo. Quella in corso è
l’adolescenza dei nativi digitali.
E’ opportuno ricordare in modo prelimi-
nare che i passaggi e i tumulti che toccano
ogni adolescente in questa fase di vita non
riguardano soltanto i mutamenti visibili,
ovvero quelli che più immediatamente gli
adulti colgono osservandoli in casa, per
strada, nelle classi o negli altri luoghi di ag-
gregazioni in cui vivono e agiscono e che ci
rimandano l’idea dei cambiamenti di cui so-
no protagonisti, ma riguardano anche
l’assetto psichico. Varie sono infatti le sta-
zioni incrociate nel passaggio che porta
dall’infanzia verso la vita adulta, la perdita
della condizione infantile, la trasformazione
della relazione con i genitori, l’idealità che
connota o dovrebbe connotare
l’adolescenza, l’inserimento nel gruppo dei
pari, il conflitto con la generazione degli a-
dulti. Ciascuna di queste stazioni rappresen-
ta un momento delicato, a volte addirittura
critico, del processo di crescita
dell’adolescente e di messa in crisi degli a-
dulti di riferimento. Immaginare pertanto
una adolescenza priva di questi elementi ca-
ratterizzanti e quindi priva di difficoltà è
impossibile sebbene, come detto in prece-
denza, gli adolescenti del nostro tempo, i co-
siddetti nativi digitali, mostrano in appa-
renza una maggiore serenità di condizione e
miglior adattamento al cambiamento in cor-
so nella loro vita. Essi si mostrano più sicuri,
più disinibiti, più pacificati con il mondo
adulto, Ma sarà vero? Davvero il mondo
adolescenziale si è così trasformato tanto da
non lasciare intravvedere, se non in minima
parte, tumulti, rabbia, insofferenza e aggres-
sività? E sul fronte dei sentimenti e della
sessualità, la disinibizione nei comporta-
menti e la maggiore padronanza nelle que-
stioni affettive è segno reale di un mutamen-
to nei modi di sentirsi e agire rispetto agli
adolescenti di una generazione precedente,
o è invece questo loro modo di comportarci
nasconde altro mentre tenta di convincerci e
di rassicurarci? E gli adulti vogliono davve-
ro focalizzare e conoscere gli adolescenti, e
in particolare l’adolescente con cui sono in
relazione, o preferiscono questa sorta di ap-
pannamento soporifero con cui li guardano
così tanto rassicurante?
Adolescenti nativi digitali: una foto di gruppo
Fare un identikit, o meglio fornire una fo-
to di gruppo, degli adolescenti nativi digitali
e delle loro principali caratteristiche è
un’operazione solo in apparenza facile, poi-
ché il gruppo, che pur giustifica una minore
attenzione a particolari, comporta il rischio
di conformare e di appiattire le caratteristi-
che uniche e irripetibili di ogni soggetto che,
come sappiamo bene, rendono singolari gli
esseri umani di ogni età e condizione. E
questo tanto più in adolescenza allorquando
lo stato di transitorietà verso l’età adulta, e
cioè verso un’età con caratteristiche fisico-
psichico-sociali già abbastanza nitide, è in
pieno corso. Fornire uno sguardo di insieme
ritengo sia però un’operazione utile per evi-
denziare alcune delle caratteristiche più co-
muni degli adolescenti nativi digitali ovvero
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i nostri ragazzi e le nostre ragazze ad alta
tecnologicità.
Mi corre l’obbligo di precisare che per
nativi digitali intendo gli appartenenti alla
Generazione Z (conosciuta anche come iGen,
post-Millennials, Centellians, o Plurians) e in
cui si identificano i nati tra il 1995 e il 2010
ma, nello specifico di questa riflessione,
l’attenzione è posta su coloro che oggi si
trovano a vivere la fase adolescenziale.
Sebbene anche il fenomeno della precociz-
zazione dell’adolescenza sia sotto gli occhi
di tutti, l’adolescenza è una fase di vita che
sembra aver anticipato molto il suo arrivo,
11-12 anni, procrastinando la sua fine oltre il
suo tempo naturale, tanto che non pochi so-
no gli studi sull’adultescenza 1 , ovvero sui
comportamenti adolescenziali di molti adul-
ti, la foto di gruppo ritrarrà solo soggetti
classicamente definiti adolescenti.
Il primo tratto distintivo è il rapporto pa-
cificato che questi adolescenti vivono con i
genitori. E’ noto che uno dei compiti obbli-
gati del processo adolescenziale dovrebbe
essere quello di veder divampare uno scon-
tro tra generazioni da risolvere in un tempo
successivo. Come spiega Anna Salvo
se dal punto di vista dello sviluppo psichico il
conflitto fra un adolescente e il mondo adulto è
necessario per la definizione e il
consolidamento identitario del ragazzo stesso,
dal punto di vista delle scienze sociali si può
dire che il conflitto non è affatto una forma di
malattia della società, ma rappresenta un segno
della sua vitalità e della sua salute2.
D’altra parte la dimensione del conflitto,
necessario e inevitabile, accompagna da
sempre il convivere e l’avvicendarsi delle
generazioni. Già Aristotele nella Retorica si
sofferma su questo aspetto, ovvero sulla
contrapposizione del modo dei giovani con
quello degli adulti, affermando che
essi sono entusiasti, intimi e compagni dei loro
amici più di quanto lo siano gli uomini più
anziani perché apprezzano passare le loro
giornate in compagnia degli altri. Tutti i loro
errori stanno nel fare le cose con eccesso e con
veemenza.
Ciò a cui si assiste oggi invece è una paci-
ficazione del rapporto adolescente – adulto,
e quindi figlio – genitore ma anche docente-
discente, a tutto vantaggio, ma gli psicanali-
sti non sembrano essere d’accordo, delle e-
sigenze e delle necessità, anche quelle più
stravaganti e bizzarre, dell’adolescente.
Sembra quasi che i genitori fatichino ad in-
dicare, e poi far seguire, una linea educativa,
anche se ritenuta adeguata e corretta, di
fronte alle richieste insistenti o ai visi acci-
gliati degli adolescenti con cui sono in rela-
zione. Gli studi psicanalitici sottolineano in-
vece come per qualunque individuo la so-
glia della maturità non sia raggiungibile se
non attraverso una fase di contrapposizione
e di scontro con la generazione precedente3.
Perché questo desiderio di pacificazione
ad ogni costo da parte degli adulti? Diversi
sono ovviamente le possibili letture, tra tutte
mi sembra doveroso richiamare quanto det-
to circa il fenomeno dell’adultescenza, che
pone l’adolescente al cospetto, e quindi in
relazione, non con la figura genitoriale ma-
dre o padre ma con un suo pari, e da cui de-
riva l’impossibilità di educare, nel significa-
to di guidare, accompagnare, stabilire rego-
le, ecc., proprio per la natura del rapporto
che da educativo è diventato amicale. Non
bisogna trascurare inoltre la centralità che i
figli hanno acquisito in seno alla famiglia.
Adorati quasi come degli dei, mai messi in
discussione o ostacolati nelle loro richieste,
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vivono il loro tempo, definito tempo dei figli,
da protagonisti assoluti con tutto ciò che
questo modo di intendere la genitorialità
comporta.
Sempre connessi
Altro tratto che distingue gli adolescenti
digitali da quelli delle generazioni prece-
denti è la grande familiarità con le tecnolo-
gie e le nuove modalità di comunicazione
che queste consentono e attraverso le quali
gli adolescenti vivono i rapporti sentimenta-
li e di amicizia e, pertanto, la quasi ossessiva
frequentazione dei social network. E’ attra-
verso essi, Facebook, Instagram, Snapchat, ma
anche WhatsApp e altre servizi di messagge-
ria istantanea, che è possibile instaurare un
contatto continuo con amici reali e virtuali, e
questo un tratto che caratterizza gli adole-
scenti sul piano dei comportamenti pone i
maggiori interrogativi circa l’uso e il legame
che essi hanno con i nuovi strumenti della
comunicazione.
Essere perennemente connessi con un “al-
trove” è la caratteristica di questi ragazzi
che sebbene in presenza di amici (pizzeria,
piazza, bar o in altro luogo reale) sembrano
non poter fare a meno di comunicare con
persone in modalità on line. La realtà e la
virtualità sembrano costituire un unicum per
cui si sta insieme con il gruppo dei pari nella
dimensione reale e in quella virtuale, così
come si intrecciano e si sovrappongono si-
tuazioni vissute in pima persona e altre me-
diate dalla Rete.
Perfino le dinamiche sentimentali ap-
paiono condizionate dai modi della comuni-
cazione on line tanto che le nuove regole di
corteggiamento, o di approccio per usare un
linguaggio più aderente ai tempi e all’età
degli adolescenti, sono dettate dai social. Su
Instagram, solo per fare un esempio, il segno
del nascente interesse di un ragazzo o di
una ragazza verso un coetaneo o una coeta-
nea è rappresentato dai like che mette alle
sue foto. Di solito dopo tre o quattro like
scatta il contatto tramite messaggio, da cui
poi inizia la conversazione a due e spesso la
relazione. E’ grande l’interesse del corteg-
giatore/trice se i like sono apposti a foto mol-
to datate nel tempo, segno inconfutabile del
interesse e dell’impegno profuso a “visitare”
il profilo social del/lla prescelto/a.
Terzo elemento caratterizzante gli adole-
scenti nativi digitali, ma molti altri ve ne so-
no, è la familiarità che hanno, sin dalla pre-
adolescenza, con il materiale pornografico
accessibile tramite siti web ma anche attra-
verso lo scambio di foto personali, si pensi al
fenomeno del sexting, tramite le diverse
messaggerie istantanee. Di certo, gli anni
dell’adolescenza assegnano alla “cosa sessu-
ale”, così la chiama Freud, un rilievo di-
vampante e una posizione di primo piano,
che non può essere né elusa né ridimensio-
nata.
La sessualità esce dalle fantasie e dai fantasmi
dei primi anni dell’infanzia e diventa azione,
fatto relazionale, desiderio che prende corpo. Il
corpo-bambino si trasforma e lascia il posto a
un assetto corporeo in grado di accogliere ed
esprimere in maniera diretta e prepotente la
forza e l’intensità della pulsione sessuale4.
L’adolescenza è dunque un periodo di
trasformazioni comportamentali e identita-
rie che ha il fondamento nel corpo. Corpo
che oggi è posto, per tante ragioni, in primo
piano e di cui la pratica dei selfie è prova in-
confutabile. Gli adolescenti, ma anche gli
adulti, sembrano ipnotizzati dell’obiettivo
fotografico del proprio smarthphone, sedotti
dalla possibilità di auto immortalarsi in pose
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e atteggiamenti sempre più ammalianti. Veri
e propri servizi fotografici campeggiano sui
profili social e in essi le foto in abiti succinti
o in pose evocatrici non mancano. Cosa suc-
cede ai nostri adolescenti? Come mai ci si af-
fida prevalentemente al corpo come stru-
mento di comunicazione? E che tipo di mes-
saggio si vuole comunicare? Sarà anche per
questo che tra i più giovani l’utilizzo di In-
stagram ha soppiantato quello di Facebook?
Alcune riflessioni
La foto di gruppo che si sta sviluppando
sotto i nostri occhi, e che naturalmente pre-
senta zoomature solo su alcuni particolari
perché maggiori sono gli elementi da foca-
lizzare e quindi molto più ampio il discorso,
mostra alcune delle caratteristiche degli
adolescenti nativi digitali che, a mio parere,
sono utili a rappresentare la questione che
costituisce lo scopo di questa riflessione.
Come sono vissuti l’amore e il esso dai no-
stri adolescenti nel tempo della comunica-
zione on line? Che spazio hanno i sentimenti
nel loro percorso di costruzione identitaria?
La sessualità è vissuta davvero in modo così
disinibito per come vogliono convincersi e
convincerci? Il senso di colpa, come scrive
Gustavo Pietropolli Charmet, è stato davve-
ro soppiantato dal senso di vergogna?5 E gli
adulti, genitori, docenti, educatori, si inter-
rogano, e attraverso quali modi, su questi
aspetti della vita dei più giovani o vivono
nella tranquillità di essere stati sollevati da
un’educazione sentimentale e sessuale che
per fortuna non tocca più a loro impartire
ma sembra essere delegata al Web? D’altra
parte di occasioni per vivere esperienze ses-
suali, virtuali ma anche reali, e per reperire
informazioni sul tema la Rete non difetta.
Tutt’altro.
Circola fra genitori, docenti, educatori,
una rappresentazione diffusa circa il modo
in cui questa generazione di adolescenti vive
la sessualità. Una rappresentazione che li
vede “sereni” protagonisti di una vita ses-
suale finalmente liberata da tabù, proibizio-
ni e impedimenti giudicanti. Certamente, i
tempi che viviamo dimostrano ampiamente
di accettare che la sessualità prenda corpo in
questa età della vita, eppure qualche “zona
d’ombra” in quella “serenità” che sembra
confortare gli adulti di fronte alla baldanza
con cui i ragazzi e le ragazze parlano della
sessualità, mi sembra di intravvederla. C’è
da domandarsi, inoltre, se e in che modo i
nativi digitali intreccino e scindano gli affetti
dalla sessualità. Certamente la questione
degli affetti e della sessualità è cosa delicata
e complessa che non può avere trattazioni
sintetiche e soluzioni pronto uso ma lo sco-
po di questa breve riflessione è quella di ac-
cendere una luce, di attirare l’attenzione de-
gli adulti su una questione che sembra per
molti aspetti, e soprattutto per la spregiudi-
catezza dei tempi che viviamo, superata e
priva di insidie ma che invece rimane cen-
trale e priva di educazione nella vita degli
adolescenti che cercano di approvvigionarsi
in qualunque modo, oggi quasi sempre at-
traverso il Web, delle informazioni, cosa di-
versa dalla conoscenza, che gli necessitano.
Né d’altra parte vita sessuale precoce, sem-
pre più precoce, significa, maturità sessuale.
Più frequentemente di quanto da adulti
immaginiamo, i rapporti sessuali iniziano
intorno ai tredici/quattordici anni, periodo
fino a qualche tempo fa inquadrato come
ancora appartenente alla fase preadolescen-
ziale, e viene vissuto come una scarica di
tensione interna piuttosto come la possibili-
tà di incontro con un’altra persona. La ses-
sualità, insomma, sembra essere vissuta da-
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gli adolescenti attraverso forme sempre più
adulte ma non per questo mature, la maturi-
tà lo sappiamo bene è un processo lento e
complesso, e con modi disancorati da ogni
relazionalità e, spesso, da ogni emotività o
sentimento. Giovanissimi formati su pro-
grammi televisivi e visualizzazioni in strea-
ming ad alto coefficiente di sesso, basti ri-
cordare tra tutti il successo di Geordie Show,
reality molto seguito dagli adolescenti nono-
stante avesse per protagonisti giovani di età
superiore ai 14-17 anni e da cui i produttori,
visto il successo, hanno tratto due spin off, o
più genericamente l’ipersessualizzazione del
materiale visivo che ci li circonda e ci cir-
conda.
Ciò che mi preoccupa, pur non assumen-
do un atteggiamento censorio o giudicante,
è che la sessualità rappresenta per
l’adolescente sempre meno il punto di arri-
vo di un percorso di crescita e di maturazio-
ne, l’aspetto naturale di una relazione che
vede impegnati i sentimenti quanto piutto-
sto il punto di avvio nella conoscenza
dell’altro, una forma di relazionalità che
spesso si esaurisce già in questa fase. Nel so-
lo consumo sessuale. Psichiatri e psicanalisti
esprimono preoccupazione per il fatto che il
sesso, deprivato dall’intreccio con
l’affettività e con i sentimenti, si sia trasfor-
mato in oggetto di consumo, in esibizione
mediatica e anche in diffusione in Rete di
performance centrate su capacità e tecnici-
smi.
E che posto hanno i sentimenti nel per-
corso di crescita e di maturazione degli ado-
lescenti nativi digitali? Perché sentimento
non è solo l’amore, che loro credono di pro-
vare e di conoscere, ma l’amicizia, la nostal-
gia, la rabbia, il dolore, la solidarietà, il per-
dono, la tenerezza e molto altro ancora. Pos-
sono le emoticon, ovvero le faccine con cui si
trasmettono sintetizzate le emozioni e gli
stati d’animo nei social, esprimere piena-
mente il mondo interiore. Questa riduzione
ad icone non rischia di impoverire la gamma
dei sentimenti indirizzando verso
un’educazione sentimentale al contrario,
ovvero verso la declassazione e la diminutio
dell’emotivo e dei sentimenti, a vantaggio di
una sessualità che diviene sempre più evi-
dente, prorompente ed esplicita? Che adulti
saranno, dal punto di vista emotivo e affet-
tivo, questi adolescenti? Chi si occupa e si
preoccupa oggi della loro educazione senti-
mentale?
Alcune risposte
Ritengo opportuno chiarire che educare
ai sentimenti non significa insegnare ad a-
mare, quasi come se l’amore fosse l’unico
sentimento possibile all’uomo e per di più
acquisibile tramite modi e tecniche da ma-
nuale, quanto insegnare a sentire i sentimen-
ti, a distinguerli, a dare loro un nome, a libe-
rarli da un’azione di continuo controllo, a
non stravolgerli, a non sciuparli. Perché ciò
che mi sembra urgente in questo nostro
tempo complesso e contraddittorio è pro-
prio un’educazione del soggetto che com-
prenda, e privilegi, il mondo delle emozioni,
dei sentimenti e quindi anche la sessualità.
Il sesso, va spiegato agli adolescenti, non
è solo fisicità ma anche emotività, sentimen-
to, senso del corpo, comportamenti, soddi-
sfazione, frustrazione. So bene che per giun-
gere a questo modo di vivere la sessualità
l’adolescente ha bisogno di percorrere un
lungo cammino perché l’affacciarsi della
pratica sessuale non è connotata da queste
caratteristiche. E tuttavia oggi più che mai si
impone la necessità di evidenziare, per mez-
zo dell’educazione, come attraverso la ses-
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sualità sia possibile scoprire particolari bel-
lezze dell’esistenza, modalità insostituibili
di rapporti, i sentimenti.
Per questo da pedagogista sono più che
convinta che bisogna mettere in evidenza gli
orizzonti dell’affettività e della sessualità
nell’educazione delle giovani generazioni in
modo da aiutarli nella costruzione armonio-
sa e organica della personalità e a costruirsi
come persone capci di dare senso e significa-
to alle loro azioni e ai comportamenti. An-
che quelli da social. E chissà che questo non
possa servire ad arginare tanti pericoli che
abitano oggi il Web, rendendoli più consa-
pevoli e maturi.
Note 1 Ladame, F.(2003). Gli eterni adolescenti, Salani, Firenze.
2 Iaquinta T. & Salvo A. (2017). Generazione TVB. Gli adolescenti digitali, l’amore e il sesso, Bologna, il Mulino, p.36.
3 Hilman J. (1990). Senex e Puer, Venezia, Marsilio.
4Iaquinta T. & Salvo A.(2017). Generazione Tvb, cit. p.110.
5 Pietropolli Charmet, G. (2010). Fragile e spavaldo. Ritratto dell’adolescente di oggi, Roma-Bari, Editori Laterza.
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