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PIERO LABBADIA ADALBERTO LIBERA LE FORME DELLA RAGIONE L’ESPERIENZA AD OSTIA DI UNO DEI MAESTRI DEL RAZIONALISMO ITALIANO. MMIV

Adalberto libera le forme della ragione

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Descrizione delle opere realizzate ad Ostia Lido dall'architetto Adalberto Libera. Studio realizzato a cura di Piero Labbadia

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PIERO LABBADIA

ADALBERTO LIBERA LE FORME DELLA RAGIONE

L’ESPERIENZA AD OSTIA DI UNO DEI MAESTRI DEL

RAZIONALISMO ITALIANO.

MMIV

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PRESENTAZIONE Il centenario della nascita di Adalberto Libera offre l’opportunità per realizzare questo inserto sull’attività

dell’architetto nel quale si indagano si propongono e si analizzano gli interventi di Libera ad Ostia. Questo

inserto è l’occasione di diffondere e valorizzare la presenza e l’opera di Adalberto Libera ad Ostia

rivalutandone le valenze nella generale ricerca progettuale dell’architetto e al fine di considerarla parte di un

patrimonio culturale da conservare recuperare e valorizzare. In questo senso le testimonianza del Lungomare

di Ostia rappresentano un importante tassello per ricucire l’appartenenza della esperienza romana ed ostiense

all’ambito della sperimentazione nazionale. L’opera di Libera costituisce ancora oggi un importante riferimento

progettuale per molti architetti contemporanei. Il dibattito che si vuole innescare, vuole porre anche

l’attenzione sulla delicata problematica inerente lo stato di conservazione ed il restauro e la tutela del

patrimonio architettonico Moderno e Contemporaneo partendo proprio dagli esempi relativi alle opere di

Adalberto Libera, un patrimonio inestimabile per Ostia condiviso ampiamente dalla critica internazionale ma

che le cattive condizioni di conservazione non rendono giustizia allo loro importanza.

Piero Labbadia

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NOTE BIOGRAFICHE

Adalberto Libera nasce a Villa Lagarina, in provincia di Trento il

16 luglio 1903. Durante la Prima guerra mondiale si trasferisce a

Parma ( città della famiglia materna) dove, finito il liceo, frequenta

la Scuola Superiore di Matematica e il Corso di Architettura presso

l’Accademia di Belle Arti. Nel 1925, Libera si iscrive al terzo anno

della Scuola di Architettura di Roma. Laureatosi in Architettura nel

1928 si dimostra da subito attento al dibattito sulle moderne

tendenze europee. Già nel 1927 il giovane studente di architettura

in visita all’esposizione del Werkbund di Stoccarda dove viene

esposto un suo progetto, assieme a Gino Pollini e a Carlo Enrico Rava, segnava il suo ingresso nel Gruppo

7 del quale a ragione è da considerarsi tra i fondatori. L’impegno principale dei ragazzi del Gruppo 7 (

associazione costituita da sette architetti: Figini, Prette, Larco, Pollini, Rava, Terragni, Libera) è quello di

esplorare i rapporti tra repertorio classico ed il dinamismo delle forme industriali suggerito dai futuristi e di

diffondere le idee di ispirazione Razionalista, partecipando al conflitto ideologico tra Moderno e Tradizione,

tra architettura Razionalista e Nuova Tradizione. La diffusione della moderna architettura europea,

attraverso l’organizzazione nel 1928 della I° mostra di Architettura razionalista e la creazione del Movimento

italiano per l’architettura razionale (MIAR 1928) , con Adalberto Libera segretario, sono i primi decisivi passi

della sua attività professionale. In Italia il Razionalismo giunge attraverso una rilettura che il Gruppo 7 e il

MIAR diedero delle opere di Grofius e di Le Corbusier. Ma le resistenze classiciste del Sindacato Nazionale

Architetti, dichiararono l’architettura razionalista incompatibile con le esigenze retoriche del fascismo, e

costrinsero il MIAR alla chiusura nel 1931. Il compito Istituzionale di mediare in uno stile “ufficiale” il

tradizionalismo metafisico del Novecento e l’avanguardismo dei razionalisti fu affidato a Marcello Piacentini,

ne nacque lo stile Littorio un compromesso tra il bagaglio della tradizione architettonica italica e le nuove

tendenze moderniste ( ne sarà un esempio il Palazzo dei Congressi dell’Eur di Roma). Partecipò alla

redazione di una serie di articoli comparsi su "Rassegna italiana", attraverso i quali furono stabiliti i principi

Figura 1. Adalberto Libera

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teorici dell'architettura razionalista italiana. La continua ricerca e la sperimentazione estrema di questi

giovani architetti porta molti di loro a soluzioni geniali ed innovative, a volte viste con scetticismo e

diffidenza, e ad esperienze metaletterarie che culmineranno con la Carta per la casa che porta alla

definizione della “casa esatta”, la casa per tutti. Adalberto Libera tra i maggiori protagonisti dell’architettura

italiana del Novecento, è stato capace di inventare, nel periodo tra le due guerre, una architettura che si

confrontasse con le più avanzate ricerche a livello internazionale e fornisse la risposta italiana alle

sperimentazioni degli architetti del Movimento Moderno: il Razionalismo Italiano. La scuola del

Razionalismo, in architettura e nell’arte costituisce ancora oggi uno dei principali riferimenti per lo sviluppo

delle più importanti teorie architettoniche moderne e contemporanee in campo internazionale.

Figura 2. Adalberto Libera

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CONCORSO “TIRRENA”

Roma ha rappresentato un terreno fertile e di grande opportunità di sperimentazione per Libera sempre in

equilibrio tra avanguardia e storicismo.

Nel 1932 all’indomani della sconfitta del MIAR, la Società Immobiliare Tirrena, molto attiva sul Litorale

romano, alla ricerca di un prodotto architettonico di qualità, si fece promotrice ad Ostia di un Concorso per la

progettazione e la sistemazione urbanistica di un lotto di terreno di forma trapezoidale sul lungomare Duilio,

sul quale costruire quindici villini signorili. Il Concorso, l’unico svolto ad Ostia sul tema della residenza,

divenne importante nell’area romana soprattutto per la presenza di noti architetti del periodo. Il concorso

bandito dai Sindacati Nazionali Fascisti Ingegneri e Architetti riscontrò un successo di partecipazione

eccezionale: vi parteciparono più di cinquanta studi di Architetti e Ingegneri. Innovativa e molto importante fu

la richiesta da parte dei promotori del concorso di una architettura moderna. Uno degli Architetti premiati,

classificatosi terzo con il progetto della sistemazione completa, fu proprio Adalberto Libera. Il suo progetto

prevedeva una disposizione simmetrica degli edifici, tutti rivolti verso il mare con esposizione sud-ovest. La

planimetria mostra il chiaro approccio “moderno” di razionalizzare il problema delle visuali e “il gioco

planimetrico dei tagli dei lotti è vario e spigliato”. La veduta prospettica del villino tipo” è carica di una solida

aggressività che come sempre mira a concretare volumetricamente una serie di idee semplici: rottura

spaziale del volume in funzione di una maggiore godibilità del mondo esterno, integrazioni funzionali interne

dell’edificio. L’approccio originale e la continua ricerca compositiva di Libera sono qui evidenti: il

razionalismo non è canonico, gli aggetti delle logge sono espressivamente enfatizzati, gli spigoli arrotondati,

i volumi plasticamente composti hanno bucature semplicemente quadrate o si lasciano influenzare dalle

“mode degli oblò e delle sottrazioni volumetriche. Adalberto Libera propone in questo concorso otto diverse

soluzioni per i villini, giocate con piccole varianti a partire da due tipi base rigorosamente simmetrici: la prima

una volumetria compatta, le cui varianti riguardano gli elementi caratterizzanti i prospetti, per esempio il tipo

delle bucature. Nel secondo tipo base le varianti si riferiscono ad un edifico dalla volumetria maggiormente

articolata, i volumi cilindrici, di volta in volta sono tagliati da bucature orizzontali continue o caratterizzate da

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finestre rettangolari. (1) Il 12 settembre 1932 venne inaugurata la mostra dei progetti del concorso nei saloni

dello Stabilimento Roma.

Gli incarichi di realizzare i progetti non furono strettamente legati all’esito del concorso. Nel 1935 vengono

realizzate i villini signorili del Lungomare Duilio e le palazzine gemelle di Viale della Vittoria.

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VILLINO DI TIPO “A”

Il Villino signorile Tipo “A” “dai balconi circolari”

(1935) è a pianta rettangolare generata da una

composizione di quadrati e forme circolari. Esso

è un chiaro volume dalle proporzioni “auree”: “…

parzialmente scompaginato dalla presenza di

balconi circolari d’angolo e concluso al piano

attico dal loggiato …”; mentre nella prima

versione è scandito da pilastri, nel progetto

definitivo si precisa come un ampio portale,

elemento tipico del repertorio formale di Libera, grazie all’impiego di esili montanti o arretrati dal filo di

facciata. L’esattezza delle proporzioni del prospetto trova puntuale riscontro nel disegno della pianta: “

…tutto giocato, con buoni risultati di economia distributiva, sulla composizione di quadrati all’interno di un

rettangolo aureo”. Non estranei alla geometria del tracciato regolatore sono gli stessi balconi circolari,

inscritti in un quadrato identico a quello della zona servizi situata dalla parte opposta del corpo di fabbrica:

“… non un frammento futurista, dunque, ma una ricerca di equilibrio secondo la legge classica del “pondus”

( pondus= dal latino, peso, equilibrio)”. La soluzione angolare trova corrispondenza nel retro della facciata

con il volume cilindrico del corpo scala, in posizione baricentrica rispetto agli alloggi. Il solido corpo

arrotondato della scala, nell’intersezione con le pareti rettilinee si apre con due finestre e si congiunge in alto

con il terrazzo(2). Il Villino tipo “A” comprende sei appartamenti d’affitto in 3 piani. Ogni piano è diviso in 2

appartamenti serviti da una scala centrale, dotati di un grande balcone d’angolo e composti, ciascuno di

soggiorno, cucina, dispensa, 2 camere da letto e servizi. L’ultimo piano è dotato, oltre che di balconi, di una

vasta loggia. (3)

Figura 3. Ostia Lido Lungomare Duilio Villino tipo "A"

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Figura 4. Pianta Villino tipo "A"

Figura 5. Villino tipo "A". Ostia Lido Lungomare Duilio

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VILLINO DI TIPO “B”

Il villino signorile Tipo “B” “dai balconi a sbalzo” (1935) , anch’esso di pianta rettangolare e dalle proporzione

“auree” trova molte affinità con la pianta del villino di tipo “A” , tuttavia meno limpido nella composizione dei

prospetto principale; il tema della sopraelevazione è risolto con un aggetto, allo scopo di eliminare i piedritti

in facciata e ottenere lo svuotamento dell’angolo sul loggiato. Da sottolineare all’esterno:” … il forte

dinamismo impresso ai balconi da un ardito impiego della mensola denota, al di là della suggestiva

costruttivista, la ricerca di Libera della forma esatta, “naturale” che l’impiego statico di ogni materiale- in

questo caso il cemento armato- comporta, nel rispetto della sua vocazione costruttiva”. Come attesta nel

suo scritto Luca Veresani: … realizzata in quella che la critica ha unanimemente riconosciuto come la fase

di maturazione del linguaggio di Adalberto Libera, i villini di Ostia sono le sue prime opere romane.

Nonostante il degrado e le

manomissioni subite rimangono tra gli

esempi più significativi del

razionalismo a Roma. Dal punto di

vista espressivo è da lodare

l’elegante e sostanziosa armonia che

l’architetto ha saputo trarre dalla

semplice composizione delle masse e

degli spazi, “… mercè

l’interpretazione calda e approfondita,

se pure contenuta nei limiti di una

ragionata e sana costruttività, delle

possibilità formali consentite dalle

strutture in cemento armato.(4)

Figura 6. Ostia Lido Lungomare Duilio Villino Tipo "B"

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Figura 8. Particolare del Villino Tipo "B"

Figura 7. Sezione Villino Tipo "B"

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PALAZZINE DI TIPO “C”

Le Palazzine Gemelle di viale della Vittoria (1935), si articolano su

una pianta rettangolare resa dalla composizione di due quadrati ed

un rettangolo “aureo”. Esse suscitano uno speciale interesse dal

punto di vista planimetrico, sia per la chiarezza distributiva delle

piante sia per la semplicità dei partiti architettonici ( in struttura

portante di cemento armato), elementi quest’ultimi significativi per

l’economia e per l’energia del coordinamento spaziale.

La palazzina di tipo “C” del tutto diversa dalle soluzioni formali e

tipologiche delle due realizzate sul lungomare Duilio, risulta

particolarmente interessante per … la serrata conomica distributiva

e costruttiva che la distingue ed insieme per l’accuratissimo studio

dello sfruttamento e dell’ingrandimento dei vari spazi assegnati alle

stanze, ai servizi ed ai disimpegni. Come detto in precedenza la palazzina di tipo “C” è generata da una

pianta stretta e lunga, frutto di uno studio dissimile rispetto agli elaboratori di concorso; il volume dell’edificio

racchiude su tre lati il corpo scala e i seguenti elementi costruttivi: … la complanarità delle superfici del

basamento attico, il sensibile

arrotondamento degli angoli, l’suo

dell’intonaco come unico materiale di

rivestimento. Questi elementi

nell’insieme conferiscono una totale

continuità all’involucro. La palazzina si

articola in 10 appartamenti su 5 piani.

Questi sono serviti da un corpo scala

centrale e a andamento elicoidale

Figura 10. Palazzina Tipo "C"

Figura 9. Ostia Lido, Viale della Vittoria. Palazzine Tipo "C"

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allineato alla facciata, dotati di un grande balcone ciascuno, che all’ultimo piano diventa un vasto terrazzo

coperto. I balconi presentano una struttura a mensola di cemento armato con uno sbalzo di n. 2.50; le

pensiline che coprono i terrazzi superiori hanno uno sbalzo di m. 3.60(5). Gli angoli arrotondati e l’intonaco

danno al volume un severo aspetto, scandito dai prominenti balconi laterali e dall’accentuata conclusione

dell’attico(6). L’appartamento tipico è composto di soggiorno, 2 stanze da letto, cucina e servizi. Il volume

globale dell’intero edificio era riassunto attraverso la forma di alcune unità compositive, come la soluzione

architettonica di coronamento delle superfici d’angolo, come la presenza di tipologie dinamiche quali gli

aggetti dei balconi. Queste palazzine sono state considerate dalla critica fra i lavori più importanti

dell’architettura italiana degli anni “30 ad Ostia.(7)

Figura 11. Palazzine di Tipo "C"

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L’UTOPIA DI CASTEL FUSANO

La modernizzazione di Ostia non si lega al solo episodio del Concorso della Società Tirrena, ma anche a

una serie di progetti per la sistemazione di Castel Fusano. Il progetto, di estremo interesse, di Libera del

1934 affronta i problemi di spazio urbano e territoriale. Lo studio prevedeva l’organizzazione di un’ampia

fascia litoranea, una sorta di “fettuccia di cemento” percorribile dal pubblico e corredata da bassi elementi

adibiti a cabine e servizi. Gli alti edifici progettati su “pilotis”, contrapposti alle basse masse delle cabine, se

da una parte intensificavano i nuclei residenziali i pochi elementi qualificati, dall’altra rispettavano la visibilità

del mare e della pineta (8)

Figura 12. Ipotesi progettuale per la sistemazione di Castel Fusano

Figura 13. Particolare del Progetto di Castel Fusano

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PIANO URBANISTICO DI CASAL PALOCCO

Nel 1955 esegue un progetto preliminare per

cinque ville a Casal Palocco, commissionato

dalla Società generale immobiliare, che

aveva conferito l’incarico a Libera in

collaborazione con altri architetti (U.

Luccichenti e G. Vaccaio) per la redazione

del piano urbanistico dell’area e la

progettazione di alcune tipologie abitative.

Libera purtroppo declinò l’incarico e non

portò mai a compimento il lavoro, poiché la

S.G.I. fu coinvolta in uno scandalo per la

costruzione di un albergo, nonostante i buoni propositi dell’impresa di realizzare proposte progettuali di

qualità. E’ del 1955 anche il progetto per la Caserma e gli alloggi per il personale militare dell’aeroporto di

Fiumicino.

Figura 14. Piano Urbanistico di Casal Palocco

Figura 15. Piano Urbanistico di Casal Palocco

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L’OPERA PROFESSIONALE

Dopo gli iniziali lavori ad Ostia, ricordiamo il Palazzo Postale

di via della Marmorata quartiere dell’Aventino a Roma ( in

collaborazione con Mario de Renzi 1933-34) prima opera

progettata e realizzata a seguito di un concorso pubblico ed

esprime in pieno l’unità formale, derivata dagli studi sulle

opere antiche come la caratteristica griglia parietale

posteriore ( derivata dai colombari romani) e l’ampia gradinata su Via Marmorata, memoria di un pronao

classico che si connette e dialoga con il vicino tessuto urbano ricco di presenze monumentali. La trama dei

nastri e linee poste diagonalmente in un riquadro rettangolare sul fronte anteriore è forse l’elemento di più

grande effetto estetico dell’edificio ( memoria di uno studio, presentato alla I° Mostra di Architettura

Razionale)

Le tappe successive del percorso di Libera si snodano fra la realizzazione degli allestimenti per le mostre

del regime ( decennale della rivoluzione fascista, 1932; colonie estive al Circo Massimo 1937-39) e per le

esposizioni internazionali ( Padiglione di Chicago 1933; Padiglione di Bruxelles, 1935) e la partecipazione ai

concorsi per le grandi opere romane (Progetto per il Lungomare di Castelfusano, 1934; Palazzo del Littorio,

1934; Studi per la sistemazione del Mausoleo di Augusto a Roma come Sacrario della Patria; Piano di

Aprilia, 1936; Arco simbolico all’E42 , 1937-1940)

La sua ricerca, ispirata alle esperienze delle

avanguardie europee, si scontrò in alcuni casi

con i condizionamenti imposti dal regime

fascista, come nel caso del Palazzo dei

Congressi dell’E42 oggi EUR a Roma (1937-

42), espressione di un compromesso tra le

Figura 16. Ufficio Postale via della Marmorata

Figura 17. Palazzo dei Congressi

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esigenze rappresentative del potere e contenuti razionalisti. L’edificio è costituito da una grande salone

centrale quadrato coperto da una volta a crociera ed è preceduto da un atrio con quattordici colonne di

granito sormontato da una pensilina aggettante. Il palazzo oltre ai numerosi spazi espositivi, ospita un

cinema-teatro ed un teatro all’aperto situato sopra l’atrio posteriore

La modernità della sua metodologia progettuale si

espresse invece liberamente nella Villa dello scrittore

Curzio Malaparte a Capo Masullo a Capri (1938-40),

una delle opere più riuscite del razionalismo italiano

rimane l’episodio singolare ed irripetibile di

un’architettura senza tempo, puro spazio metafisico.

Il rapporto con il luogo, per esempio, non è di

integrazione, ma sospeso; la disposizione interna è

sottilmente illogica. Uno degli elementi più originali di

questa residenza è l’ampia scalinata su di un lato della villa, che porta al tetto-terrazza: trentatré gradini

disposti a forma di imbuto. (9)

Importanti suoi interventi nel dopoguerra, nell'ambito della tipologia residenziale nel programma di

ricostruzione dell’INA Casa, furono l’Unità d’abitazione orizzontale al Tuscolano a Roma (1950-1954) e il

quartiere Incis a Decima ( 1960). Periodo molto prolifico nell’attività dell’architetto, quello tra la fine degli anni

“40 e gli anni “60 che sono tra gli altri gli anni meno riconosciuti e conosciuti dell’architetto, che vede

invertire e declinare la sperimentazione razionalista in forme e temi che, oltre ad appartenere non meno

della produzione fra le due guerre alle ricerche più avanzate di quel momento storico costituiscono un

importante percorso di riflessione del Libera maturo sul tema del rapporto tra architettura e società.

Tra il 1950-53 realizzò nella città di Cagliari due importanti progetti: il padiglione della Cassa per il

Mezzogiorno alla Fiera di Cagliari (1953) riportato in tutte le monografie sull’autore, rappresenta un esempio

importante della ricerca di Libera in relazione alle sperimentazioni legate al rapporto tra struttura e forma che

Figura 18. Villa Malaparte

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caratterizzano generalmente la sua poetica del dopoguerra, e le palazzine I.E.E.P. in via Pessina nel

complesso della città-giardino (1950-53) costituito da tre sistemi abitativi che rientrano nella grande ricerca

sull’abitazione da lui avviata già durante il periodo bellico per prepararsi agli anni della ricostruzione. Tale

ricerca esposta in una serie di scritti e pubblicazioni è confluita nei programmi di edilizia economica e

popolare portati avanti con la direzione dell’I.N.A. Casa. Cagliari è una città alla quale Libera fu molto legato

sia da ragioni di carattere personale( la moglie era di questa città) sia professionali (7)

Nel 1953 diventa docente alla facoltà di architettura dell’Università di Firenze per poi insegnare dal 1962

all’Università di Roma.

Di questi anni sono anche il concorso per la sede della Democrazia Cristiana all’Eur (1956-57) ma anche

importanti incarichi come il palazzo della Regione Trentino Alto Adige a Trento ( 1953-63) e il quartiere

Villaggio Olimpico per i Giochi di Roma al Flaminio (1957-60)

Adalberto Libera muore a Roma il 17 marzo del 1963.

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IL CENTENARIO 1903-2003

Il 2003 è stato l’anno delle celebrazioni del Centenario della nascita dell’architetto Adalberto Libera (1903-

2003), con una monumentale mostra tenutasi a Trento che ne ha illustrato l’opera. La mostra organizzata a

Cagliari dal 15 febbraio al 15 maggio 2003 con un ciclo di manifestazioni di rilevanza internazionale sull’opera

del progettista organizzato dal Centre Pompidou di Parigi, dal Comune di Cagliari, Assessorato alla Cultura,

dalla DARC Direzione generale per l’Architettura e l’Arte Contemporanee del Ministero per i Beni Culturali,

dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici per le province di Cagliari e Oristano e dall’Università degli Studi

di Cagliari, Facoltà di Ingegneria, Dipartimento di Architettura ne ha ribadito i contenuti. Tali manifestazioni

come sopra accennato, sono organizzate in collaborazione dal Centre Pompidou , Musèe national d’art

moderne, Beaubourg, Paris proprietario di parte degli archivi Libera (circa 2.500 opere tra disegni, manoscritti,

fotografie) che in omaggio al grande architetto italiano ha organizzato un importante mostra a Parigi dal 27

giugno al 24 settembre 2001.

Il 2004 ha confermato l’interesse nei riguardi del grande Architetto con una mostra a Roma presso la sede

dell’Archivio di Stato dell’Eur. La mostra organizzata dal Centre Pompidou di Parigi e dalla DARC (Direzione

generale per l’Architettura e l’Arte Contemporanee del Ministero per i Beni Culturali) mostra curata da

Margherita Guccione, presenta i celebri progetti del maestro, attraverso la documentazione di proprietà del

Centre Pompidou e quelli presenti nell’Archivio di Stato.

L’esposizione dell’Eur rappresenta anche l’ultimo simbolico preludio a un’intesa tra Francia e Italia ( intesa

presentata ufficialmente dal ministro Giuliano Urbani, dal direttore della DARC Pio Baldi e dal Presidente del

Centre Pompidou Bruno Racine) per la cooperazione in materia di architettura e di arte contemporanea.

(1) La Città Interrotta Ostia Marittima 1904-1944 Sinesi F.Coppola; G. Fausti; T.Romualdi;

(2) Guida breve alla Mostra. Adalberto Libera. I disegni del Centre Pompidou e dell’Archivio Centrale dello Stato. A cura di Teresa Lezzi,

Rossella Sileno, Esmeralda Valente.

(3) La Città Interrotta Ostia Marittima 1904-1944 Sinesi F.Coppola; G. Fausti; T.Romualdi;

(4) Idem

Page 19: Adalberto libera le forme della ragione

(5) Ibidem

(6) Guida breve alla Mostra. Adalberto Libera. I disegni del Centre Pompidou e dell’Archivio Centrale dello Stato. A cura di Teresa Lezzi,

Rossella Sileno, Esmeralda Valente.

(7) La Città Interrotta Ostia Marittima 1904-1944 Sinesi F.Coppola; G. Fausti; T.Romualdi;

(8) A.D. Architectural Digest n° 222 novembre 1999

(9) Architects on Line

Bibliografia essenziale

La Città Interrotta Ostia Marittima 1904-1944 Sinesi F.Coppola; G. Fausti; T.Romualdi

“Adalberto Libera. Opera Completa” AA.VV. Milano 1989

“Palazzine della Società Immobiliare Tirrena ad Ostia Lido” in “Architettura” gennaio 1935

Lido di Ostia-mare di Roma III edizione Publidea 95 Memmo Caporilli e Giuseppe Lattanzi; Giulio

Mancini; Piero Labbadia;

Il razionalismo e l’architettonico in Italia durante il fascismo. S. Danesi, L. Paletta (a cura di) Milano

1987

Guida breve alla Mostra. Adalberto Libera. I disegni del Centre Pompidou e dell’Archivio Centrale

dello Stato. A cura di Teresa Lezzi, Rossella Sileno, Esmeralda Valente.