90
Informare per crescere Stampato con il contributo di: Regione Lazio - Assessorato alla Sanità Direzione Regionale Politiche Prevenzione e Sicurezza sul Lavoro

AD SPEM Informare Per Crescere

Embed Size (px)

DESCRIPTION

ad spem

Citation preview

Page 1: AD SPEM Informare Per Crescere

Informare per crescere

Stampato con il contributo di:Regione Lazio - Assessorato alla Sanità

Direzione Regionale Politiche Prevenzione e Sicurezza sul Lavoro

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 1

Page 2: AD SPEM Informare Per Crescere

Parte I

I CORRETTI STILI DI VITA

Introduzione

Gianfranco Tarsitani, Filippo Conforti, Samantha Di Rollo,Mario Floridi, Federica Pasca-Raymondo, Stefania Iannazzo

Dipartimento di Scienze di Sanità Pubblica “G. Sanarelli”Università “La Sapienza”, Roma

La donazione del sangue è un atto di profonda solidarietà umana inquanto ha come fine quello di salvare delle vite umane. Si tratta di uncomportamento volontario e gratuito, come formulato nelle indicazionidel Consiglio d’Europa, che fa appello al senso civico ed alla sensibilitàdi ogni persona che, infatti, dovrebbe sentirsi chiamata in causa diretta-mente. Non deve, pertanto, essere interpretato come un gesto eroico,quanto, piuttosto, un aspetto del normale vivere comune e civile.

LA STORIA DELLA TRASFUSIONE DI SANGUE Sin dall’antichità il sangue è stato avvolto in un’aura di fascino emistero.Possiamo immaginare lo stupore degli uomini delle caverne nelveder uscire questo fluido rosso e caldo dalle ferite dei loro compa-gni provocandone, nel caso di una perdita considerevole, addirittu-ra un grave indebolimento fisico fino alla morte. Per tale ragione ilsangue aveva assunto un significato mistico particolare come forzavitale e sede dell’anima.Presso gli Egizi era consuetudine fare dei bagni salutari nel sangue apersone ammalate o debilitate, in virtù delle sue proprietà benefi-che. Plinio il Vecchio (79 d.C.) e Celsio (200 A.) riferiscono che glispettatori bevevano il sangue dei gladiatori uccisi nelle arene inquanto si credeva che nel sangue risiedesse la loro forza e che questapotesse essere trasmessa attraverso il sangue.

3

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 3

Page 3: AD SPEM Informare Per Crescere

Anche durante il Medioevo si continua a bere il sangue, considera-to un tonico per ringiovanire ed una medicina dalle innumerevoliproprietà curative.Risale all’estate del 1492 la prima trasfusione di sangue che la sto-ria ricordi, considerata anche l’importanza del protagonista, il papaInnocenzo VIII. Questi, gravemente ammalato, ricevette il sangueda tre giovani scelti per l’occasione tra i più forti e pieni di vita. Ilprocedimento fallì ed il papa morì poco dopo. Certo non si pote-va ancora parlare di trasfusione nel senso moderno del termine,probabilmente perché il sangue non era trasfuso per via endoveno-sa. D’altronde, assai limitate e frammentarie erano, a quei tempi, leconoscenze relative alla circolazione sanguigna. La sua scopertarisale al 1628, per opera di Harvey, che la descrisse in una memo-rabile monografia “Exercitatio Anatomica de Motu Cordis etSanguinis in Animalibus”.Molti scienziati del XVII secolo si attribuirono l’idea della trasfusio-ne di sangue. Gli scritti più attendibili attribuiscono all’ingleseWren, astronomo, architetto e fisico, l’introduzione della terapiaendovenosa. Attorno al 1657 egli iniettò vari medicamenti nellevene dei cani. Egli usò uno strumento costituito da un ago derivatoda una sottile cannula al quale era stato applicato una vescicola. Glianimali reagivano alle iniezioni con vomito, diarrea, stato tossico, acui seguiva la morte o la ripresa a seconda della sostanza sommini-strata. Esperimenti simili furono eseguiti da Boyle (1627-1691),forse il primo ad aver iniettato sostanze solubili nell’uomo utilizzan-do volontari carcerati delle prigioni di Londra.Richard Lower, fisico inglese, fu uno dei pionieri della pratica tra-sfusionale. Nel 1665 condusse esperimenti sui cani, collegando l’ar-teria del donatore con la vena del ricevente. Un piccolo cane erasalassato dalla vena giugulare sino a che era quasi moribondo.Quindi la vena veniva collegata mediante una penna d’oca con l’ar-teria cervicale di un grosso cane che fungeva da donatore. Il sanguefluiva dall’arteria di quest’ultimo alla vena del cane ricevente e ilprocedimento veniva ripetuto fino a che le condizioni del riceventenon tornavano normali. In esperimenti successivi Lower sostituì lapenna d’oca con appositi tubi d’argento.

4

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 4

Page 4: AD SPEM Informare Per Crescere

Negli anni successivi esperimenti analoghi furono condotti inInghilterra e in Francia.Nel 1667 Jean Denis, fisico presso la corte di Luigi XIV, trasfusesangue in un paziente affetto da lue collegando con una cannulad’argento una vena del braccio con l’arteria carotide di un agnello.La trasfusione ebbe successo, nonostante il paziente avesse avutoreazione. Ciò incoraggiò Denis a proseguire i suoi trattamenti. Eglitrasfuse altri tre pazienti, l’ultimo dei quali morì dopo tre trasfusio-ni. La prima volta non aveva avuto reazione. La seconda il suo brac-cio divenne caldo, il polso frequente, la fronte sudata, l’urina scura.Il paziente lamentava dolore ai reni e allo stomaco. Si tratta, proba-bilmente, della prima descrizione dei sintomi di quella che oggiviene definita “reazione trasfusionale emolitica”. Alla terza trasfusio-ne con sangue di vitello il paziente morì. La moglie del pazientedenunciò Denis. Ne seguì una lunga battaglia legale, al terminedella quale Denis fu assolto dall’accusa d’omicidio, ma la Corte diGiustizia sancì che la trasfusione nell’uomo poteva essere effettuatasolo se approvata dalla Facoltà di Medicina di Parigi.Parecchi anni più tardi, una disposizione del Parlamento britannicoproibì la trasfusione di sangue.Non si parlò più di trasfusione per circa 150 anni.Gli esperimenti furono ripresi nel 1818 dall’inglese Blundell, percombattere le gravi emorragie da parto. A differenza dei suoi prede-cessori, i quali attribuivano al sangue un mistico potere rinvigoren-te, egli mosse dall’idea che la perdita di una quantità notevole disangue poteva essere dannosa o addirittura fatale per un soggetto.Blundell e i suoi collaboratori fecero un gran numero di esperimen-ti, con i quali dimostrarono che la sottrazione, all’animale, di gran-di quantità di sangue provocava shok, che poteva essere evitato tra-sfondendo quantità relativamente piccole di sangue senza procurarealcun danno all’animale donatore.Blundell eseguì, nell’uomo, dieci trasfusioni con sangue umano,quattro delle quali ebbero successo. Egli partì dalla constatazione chese un cane veniva salassato e quindi trasfuso con sangue di un altrocane sopravviveva, se invece veniva trasfuso con sangue di pecora,l’animale inizialmente aveva beneficio ma in seguito moriva.

5

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 5

Page 5: AD SPEM Informare Per Crescere

Nonostante ciò, ancora per parecchio tempo si continuò ad usaresangue di animali a causa della difficoltà di procurarsi sangueumano, in quanto il procedimento adottato era tale da scoraggiareanche il soggetto più stoico e volenteroso.La guerra franco-tedesca (1870) diede ulteriore impulso alla trasfu-sione anche se i successi non furono brillanti.Due importanti problemi rimanevano irrisolti: il sangue coagulavaall’interno dei complessi strumenti usati per la trasfusione, renden-do spesso impossibile il suo proseguimento, e si verificavano fre-quentemente reazioni gravissime, addirittura mortali, come conse-guenza di trasfusioni con sangue incompatibili (es. Sangue di grup-po A in soggetto O oppure B) a causa della totale ignoranza riguar-do ai gruppi sanguigni.Il primo problema fu risolto nel 1914-15, quando alcuni ricercato-ri scoprirono una soluzione anticoagulante-conservante in grado diprevenire la coagulazione, senza provocare fenomeni tossici al rice-vente, e di mantenere meglio le qualità del sangue durante la con-servazione.Erano gli anni della prima guerra mondiale: questa scoperta, insiemea quella dei gruppi sanguigni (O, A, B e AB) avvenuta nel 1900 adopera di Landsteiner, ha permesso di applicare su vasta scala la trasfu-sione di sangue sui fronti bellici e di salvare molte vite umane. Neglianni successivi furono scoperti numerosi altri sistemi, tra cui i piùimportanti sono il sistema Rh per i globuli rossi e il sistema degli anti-geni da trapianto (HLA) per i globuli bianchi.In questi ultimi anni la terapia emotrasfusionale ha subito profondicambiamenti. Il sangue, infatti, è costituito da diversi componenticellulari e da sostanze solubili, con specifiche funzioni, che possonoessere isolati e trasfusi separatamente a seconda delle specifichenecessità del paziente: globuli rossi, globuli bianchi (particolarmen-te i granulociti), piastrine, plasma e suoi derivati (albumina, fibrino-geno, immunoglobuline).Inoltre, il progresso degli studi nel campo della conservazione delsangue allo stato congelato rende possibile lo stoccaggio di grandiquantità di sangue raro o anche comune, che è pertanto disponibi-le per le situazioni d’emergenza.

6

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 6

Page 6: AD SPEM Informare Per Crescere

L’ATTO DELLA DONAZIONE Com’è fatto e a cosa serve il sangue? Il sangue è un tessuto liqui-do del nostro organismo, circolante all’interno dei vasi sanguigni,che rappresenta il 7-8% del peso corporeo, responsabile delle piùimportanti funzioni vitali. Si compone di una parte liquida, il pla-sma (circa il 55-60% del totale), e di minuscoli corpi invisibili adocchio nudo, ma numerosissimi e attivissimi e instancabili nel puri-ficare e difendere il corpo umano: globuli bianchi, globuli rossi epiastrine.Il plasma è costituito da acqua (94-95%) in cui sono sciolti grassi,zuccheri, proteine, fattori della coagulazione, anticorpi, ormoni,vitamine, etc.I globuli rossi, detti anche emazie o eritocriti, sono le cellule piùnumerose del sangue (circa 4-5.000.000 per millimetro cubo).Derivano dal midollo osseo e devono il loro nome alla colorazionerossa, in quanto ricchi di un pigmento a base di ferro: l’emoglobina(Hb). Hanno la funzione di trasportare l’ossigeno ai tessuti e l’ani-dride carbonica ai polmoni, perché possa essere espulsa con la respi-razione.I globuli bianchi, detti anche leucociti (circa 5.000 per millimetrocubo), sono più grandi dei globuli rossi e si distinguono in granulo-citi (neutrofili, basofili, eosinofili), monociti e linfociti.Intervengono, in diversi modi, nei processi di difesa del nostro orga-nismo da aggressioni di varia natura (virus, batteri, funghi, neopla-sie, etc.).Le piastrine, dette anche trombociti (circa 150-400.000 per milli-metro cubo), sono piccole cellule che si riuniscono in ammassi incorrispondenza di una lesione della parete di un vaso sanguigno,formando un primo tappo che impedisce l’uscita del sangue.Intervengono poi, in collaborazione con i fattori plasmatici, nel pro-cesso della coagulazione, che conduce alla formazione del tappodefinitivo e alla fine dell’emorragia. È grazie alle piastrine che le feri-te si rimarginano.Il sangue, in base alla presenza di particolari molecole nei globulirossi, si differenzia in quattro tipi fondamentali: gruppo A, gruppoB, gruppo AB e gruppo O (zero).

7

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 7

Page 7: AD SPEM Informare Per Crescere

Come si utilizzano il sangue donato ed i suoi derivati? Sangue intero: si utilizza in rare circostanze (emorragie massive).Concentrato di globuli rossi: anemia di varia natura (anche seconda-ria a leucemie, postemorragia, neoplasie, etc.).

Concentrato di piastrine: gravi alterazioni quantitative (notevoleriduzione del numero) o qualitative di queste cellule, in presenza diemorragia.

Plasma: gravi alterazioni della coagulazione, in presenza o con graverischio di emorragia non correggibile con l’uso di concentrati deifattori plasmatici ottenuti dalla lavorazione industriale del plasma.

Albumina: per elevare la pressione oncotica in caso di edemi diffusio di grave diminuzione della pressione arteriosa. Viene ottenutadalla lavorazione industriale del plasma.

Immunoglobuline non specifiche: contrastare le infezioni gravi.Derivano dalla lavorazione industriale del plasma.

Fattori specifici della coagulazione: cura delle emorragie che accom-pagnano la loro carenza o assenza congenita, come nelle emofilie.Provengono dalla lavorazione industriale del plasma.

Chi può donare il sangue? Ogni individuo sano, di età compresafra i 18 e i 65 anni e di peso corporeo superiore ai 50 kg. Al momen-to della donazione vengono valutati, per accertare che siano nellanorma, la temperatura corporea, la pressione arteriosa,la frequenzacardiaca e l’emoglobina. L’approfondimento sullo stato di saluteviene effettuato con appositi esami, al fine di tutelare sia il donato-re che il ricevente.

Chi non può donare sangue? Esistono fattori di esclusione, assolu-ti e temporanei, dalla donazione, in genere valutati attraverso unaaccurata anamnesi. Fattori di esclusione assoluti:

• la positività per epatite B o C, sifilide o AIDS (che vengono tra-smesse attraverso il sangue);

• l’uso abitudinario di sostanze stupefacenti;

• l’abuso di bevande alcoliche (alcolisti cronici);

8

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 8

Page 8: AD SPEM Informare Per Crescere

• le patologie cardiovascolari importanti. Fattori di esclusione tem-poranei:

• la gravidanza in atto e il puerperio per un anno dopo il parto (odopo un’interruzione di gravidanza);

• gli interventi chirurgici in anestesia generale, negli ultimi sei mesi;

• le trasfusioni di sangue ricevute negli ultimi cinque anni;

• il soggiorno in zone endemiche per la malaria, nei sei mesi prece-denti la donazione;

• i rapporti sessuali a rischio;

• i rapporti sessuali o la convivenza con soggetti affetti da epatitevirale, tossicodipendenti o con comportamenti a rischio perl’AIDS o le altre malattie trasmissibili con il sangue.

La selezione del donatore. La selezione del donatore viene effettua-ta da parte di personale medico del Centro Trasfusionale attraversoun colloquio riservato e coperto dal segreto professionale che puòessere anche l’occasione per avere informazioni e chiarimenti.La donazione di sangue può essere “occasionale” o “periodica”. Ildonatore si definisce periodico quando si reca per più di due voltepresso una struttura trasfusionale per rinnovare l’atto della donazio-ne. L’obiettivo di tutti i centri trasfusionali è, attualmente, quello diarrivare ad avere la maggior quota possibile di donatori periodici chesono, come si può intuire, più sicuri per il ricevente; infatti, la piùlunga osservazione del soggetto da parte dei medici del servizio tra-sfusionale rende più attendibili anche gli esiti dei controlli clinici edi laboratorio.

Quanto sangue viene prelevato? Il volume del prelievo di sangue èstabilito dal D.M. 15/01/1991 (art. 10) ed è pari a 450 millilitri piùo meno il 10%. Tale quantitativo è stato determinato in modo dagarantire contemporaneamente sia un’adeguata preparazione degliemocomponenti (concentrati di globuli rossi, piastrine, unità di pla-sma), sia l’assenza di complicanze per il donatore. Infatti, la quotaliquida del sangue viene ricostituita in poche ore, mentre, per laquota corpuscolata (globuli rossi, globuli bianchi e piastrine) posso-

9

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 9

Page 9: AD SPEM Informare Per Crescere

no occorrere tempi variabili secondo l’elemento cellulare considera-to, ma, sempre pochi giorni.

Ogni quanto tempo si può donare? La frequenza annua delledonazioni è ugualmente prevista dal medesimo D.M. 15/01/1991(art. 11) e può essere di quattro volte l’anno nell’uomo con interval-li minimi di tre mesi fra una donazione e l’altra, di due volte per ladonna in età fertile.

Come si dona il sangue? Un medico (o un infermiere professiona-le sotto la responsabilità del medico) effettua il prelievo dal donato-re disteso su un’apposita poltrona-lettino. Viene apposto un laccioemostatico su un braccio e viene inserito l’ago in una vena, previaaccurata disinfezione della cute; il sangue defluisce spontaneamentesino a riempire una sacca di raccolta in cui sono già contenuti unliquido anticoagulante e altre sostanze utili alla conservazione otti-male del sangue. Prima che l’ago venga estratto, vengono riempitealcune provette per l’esecuzione degli esami previsti dalla legge. Altermine della donazione, il donatore viene invitato a rimanere diste-so per qualche minuto e a consumare una leggera colazione.

Come si svolge la donazione? Prima della donazione, è consentital’assunzione di tè, caffè, latte, succhi di frutta, a meno che non siaprevisto, in occasione della donazione, anche il prelievo di campio-ni di sangue per le analisi di controllo dello stato di salute del dona-tore: in questo caso occorre il digiuno.

Il donatore viene invitato a leggere attentamente e a compilare unmodulo informativo di consenso che verrà da lui firmato al momen-to del colloquio con il medico.

Esiste il rischio di contrarre infezioni donando il sangue?Assolutamente no, poiché il materiale impiegato per la donazione ètotalmente sterile e viene usato una sola volta.

10

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 10

Page 10: AD SPEM Informare Per Crescere

La cultura della promozione della salute nella scuola:il paradigma della donazione del sangue

Gianfranco TarsitaniProfessore Ordinario di Igiene - Dipartimento di Scienze

di Sanità Pubblica - Università “La Sapienza” - Roma

Premessa

L’educazione alla salute è uno degli strumenti che l’Organizzazionemondiale della sanità pone alla base dei processi di promozionedella salute. Essa consiste in un intervento sociale che tende a modi-ficare consapevolmente e durevolmente il comportamento nei con-fronti dei problemi collegati al benessere, presupponendo la cono-scenza del patrimonio culturale della comunità e la focalizzazionedei suoi interessi soggettivi anche attraverso la rimozione delle resi-stenze opposte dai gruppi al cambiamento (Alessandro Seppilli1958).È importante sottolineare come non sia possibile parlare di salutesenza tener conto degli stretti legami tra i diversi aspetti affettivi,comportamentali, psicologici, economici e sociali della vita dellepersone e come la promozione della salute debba uscire dall’ambitoesclusivo dei sistemi sanitari ed essere invece interesse delle singolepersone, dei gruppi organizzati, dei sistemi politico-organizzativi.Tutelare la salute significa, rispettando il termine latino che vedel’etimologia di salus in salvus, salvare dai rischi le persone, interveni-re in quel complesso equilibrio che vede l’uomo mantenere l’equili-bro fisico mentale e sociale in un quadrilatero del quale corpo emente da una parte e ambiente fisico e sociale dall’altra sono i ver-tici (figura 1).La promozione della salute costituisce il supporto disciplinare cheguida le politiche sanitarie di sviluppo delle popolazioni; per aderi-re a queste strategie i governi nazionali e locali debbono realizzare leazioni fondamentali proposte dalla carta di Ottawa (1986) richia-

11

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 11

Page 11: AD SPEM Informare Per Crescere

mate dal classico schema della ruota della salute che le elenca e nemostra le sinergie.Ritorna su questi concetti la recente carta di Bangkok (2005) che vaad integrare la prima dichiarazione a distanza di 19 anni, sottoline-ando gli aspetti di globalizzazione che caratterizzano il panoramaodierno. Nell’affrontare i determinante di salute, alla luce dellenotevole modifiche che si sono realizzate nel contesto della promo-zione della salute dalla promulgazione della carta di Ottawa, ilnuovo documento analizza, tra l’altro, i fattori di criticità che sonoin grado di influenzare la salute e le azioni richieste per fare ulterio-ri passi in avanti nell’attuazione di strategie per la promozione dellasalute in un mondo globalizzato.Uno degli aspetti della cultura della promozione della salute cheappare fortemente rappresentato nella mission dell’istituzione scola-stica è il processo di sostegno e di rafforzamento delle persone edelle comunità. Gli studi epidemiologici hanno messo in evidenzacome tra i determinanti di salute assumano importanza centrale ifattori di sviluppo culturale e sociale nell’aumentare la speranza divita di una popolazione più di qualsiasi intervento strettamentesanitario. La rivoluzione copernicana della teoria e della pratica dellapromozione della salute ci chiede di pensare in positivo alla saluteumana per raggiungere gli obiettivi ad essa legati, superando l’ap-proccio medico tradizionale centrato sulla malattia. È perseguendoe sviluppando in modo integrato tutti i fattori che concorrono allostar bene, potenziando le capacità personali dei singoli e l’empower-ment delle comunità che si tutela il fondamentale diritto alla salutedi tutte le persone.L’ambito privilegiato nel quale è dunque possibile sviluppare questoprocesso è la scuola, il posto dove istituzionalmente si insegna, illuogo dove educazione e sanità si incontrano. Il modello che propo-ne l’Organizzazione mondiale della sanità è la realizzazione dellascuola promotrice di salute. Il primo concetto che bisogna sottoli-neare è che per mettere in pratica i principi di una scuola siffatta ènecessario che l’intera istituzione sia coinvolta nel processo di pro-mozione della salute. Questo significa, anche secondo le indicazio-ni dell’Organizzazione mondiale della sanità, che la scuola deve

12

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 12

Page 12: AD SPEM Informare Per Crescere

garantire l’attuazione dei principi democratici che portano a miglio-rare l’apprendimento e a garantire lo sviluppo individuale e socialeper la salute; deve garantire l’equità nel mettere tutti in grado di svi-luppare le proprie capacità senza discriminazioni; il coinvolgimentoe la partecipazione per il raggiungimento delle proprie aspirazioni,lavorando insieme insegnanti e studenti; un ambiente scolasticoidoneo in termini fisici e sociali; un curriculum degli studi che sap-pia offrire ai giovani occasioni per acquisire conoscenze, sviluppareacume e spirito critico, nonché le risorse intellettuali per affrontarela vita; la formazione e l’aggiornamento degli insegnanti; la collabo-razione tra istituzioni sanitarie e scolastiche a tutti i livelli, naziona-le, regionale, locale; il coinvolgimento delle famiglie; il sostegno ditutti i livelli di governo alle scuole promotrici di salute.

La Promozione della donazione del sangue

In questo contesto le campagne di donazione di sangue effettuatenelle scuole superiori con lo scopo principale di fare fronte allenecessità del territorio costituiscono un esempio paradigmatico dicome un obiettivo di salute possa assumere una dimensione di piùampio respiro nei termini di promozione di salute.Nell’esporre questi concetti faccio riferimento alle esperienze effet-tuate durante le campagne di educazione alla salute e di sensibiliz-zazione alla donazione di sangue promosse da Istituzioni a livellocomunale, provinciale e regionale, con l’Ufficio ScolasticoRegionale del Lazio, l’Associazione Nazionale PedagoghiOspedalieri (ANPO) ed il Dipartimento di Scienze di SanitàPubblica “G. Sanarelli” dell’Università “La Sapienza”, in collabora-zione con le Associazioni di Donatori e dei Centri Trasfusionali.Tale progetto è stato realizzato, per diversi anni, nelle scuole mediesuperiori di Roma e Provincia, con l’intento di sensibilizzare alladonazione del sangue e di promuovere uno stile di vita corretto, alfine di aumentare il numero dei donatori. L’adeguata presentazionedell’iniziativa ai ragazzi, da parte degli insegnanti inizialmente e diricercatori esperti in sedute assembleari, sono il fulcro dell’iniziativa

13

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 13

Page 13: AD SPEM Informare Per Crescere

che prevede altresì un’interessante raccolta di dati su conoscenze,atteggiamenti e comportamenti degli studenti e culmina, per iragazzi maggiorenni, con la facilitazione dell’atto di donare del san-gue.Non entro nella descrizione dell’iniziativa che è oggetto di una rela-zione specifica, ma voglio sottolineare le potenzialità educative,sociali e di promozione di salute che una gestione attenta e parteci-pata di queste campagne può sviluppare.Le campagne di cui si tratta sono ormai una tradizione in moltescuole e nelle diverse forme in cui vengono svolte hanno da sempreteso a portare i ragazzi adolescenti a donare il sangue appena giuntialla maggiore età. Qualunque sia lo schema organizzativo, e quelloproposto dalle campagne del Lazio di cui ho esperienza è particolar-mente collaudato ed efficace, si tratta di una tematica che ha fortepresa, motiva studenti e docenti, giunge fino alle famiglie, innestaun percorso virtuoso di riflessione sui temi della solidarietà.Detti interventi portano, per la loro naturale costituzione, a diffon-dere informazioni di fondamentale importanza per la salute dei gio-vani; infatti l’esposizione dei motivi di esclusione dalla donazioneconduce inevitabilmente la comunità coinvolta ad affrontare argo-menti di ordine generale come la sessualità, la dipendenza da sostan-ze, la trasmissione delle malattie infettive e gli stili di vita a rischio,nonché a divulgare informazioni scientifiche rilevanti come il fabbi-sogno e le modalità di utilizzo del sangue e le nuove acquisizioniscientifiche in tema di terapia della malattie ematologiche.La presentazione dei fattori di esclusione dalla donazione del sangueattiva nella comunità scolastica elementi di riflessione e di discussio-ne, porta a mettere a fuoco alcune sfere della vita personale sullaquale è difficile per i giovani, ma direi per tutti, confrontarsi, pren-dere atto di possibili errori, attivare processi di cambiamento, senecessario, o indurre sin dall’inizio comportamenti corretti e saluta-ri: per questo motivo le campagne educative debbono partire il piùprecocemente possibile e interessare anche quelli che sono ancoralontani dal momento della donazione. Una lettura attenta del feno-meno può mettere in evidenza come queste tematiche possano con-tribuire in modo determinante, a lato dello svolgimento delle attivi-

14

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 14

Page 14: AD SPEM Informare Per Crescere

tà curricolari, a sostenere e sviluppare nelle singole persone e nellecomunità scolastiche coinvolte quegli elementi di conoscenza e dicultura noti con il termine di democrazia della salute.Un terzo elemento da prendere in considerazione, volendo valutarele ricadute complessive delle campagne di sensibilizzazione di cui sitratta, riguarda i riflessi di natura squisitamente pedagogici che pos-sono essere innestati. Infatti gli interventi di esperti nelle scuole,anche se su un argomento di tale interesse, non hanno risultato se isingoli docenti, i consigli di classe, la scuola tutta non prendono incarico la tematica, non fanno rimbalzare le problematiche apertedagli incontri con gli esperti nella didattica di tutti i giorni, nonseguono tutto il percorso che deve portare ad “accompagnare”, pos-sibilmente anche in modo materiale, i ragazzi al loro primo atto didonazione. Le campagne così creano una diversa interazione tradocenti e discenti, rompono l’unità tradizionale delle classi, induco-no al dibattito, ribaltano alcuni ruoli statici, fanno scoprire poten-zialità nascoste, scuotono fin nelle fondamenta l’istituzione scolasti-ca che si lascia coinvolgere in una gara appassionante di partecipa-zione e solidarietà. Se proviamo a rileggere i principi della scuolapromotrice di salute, possiamo facilmente capire come impegni diquesto tipo possano portare a realizzare una scuola attenta a forma-re cittadini responsabile e consapevoli.Per concludere, si può ricordare un dato emerso dalle campagne disensibilizzazione cui si fa riferimento: oltre l’80% dei ragazzi chehanno compilato i questionari somministrati durante gli interventihanno dichiarato di ritenere utile una campagna di informazionesulla donazione del sangue, ritenendo anche auspicabile proseguirein questa direzione, con iniziative simili, magari su più larga scala,proprio allo scopo di affrontare in modo più approfondito le proble-matiche sanitarie presentate dall’iniziativa e per far sì che la “culturadella solidarietà” non rappresenti solo un proposito bello e nobile,ma costituisca un’azione concreta della vita quotidiana.

15

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 15

Page 15: AD SPEM Informare Per Crescere

Comportamenti a rischio nell’adolescenza:risultati di una ricerca

Simonetta Pupella Responsabile Area Sicurezza Centro Nazionale Sangue

Marcello Hortencio De Medeiros Dirigente Medico SIMT - Azienda Osp.era San Filippo Neri - Roma

Nell’ambito della campagna di educazione alla salute e di sensibiliz-zazione alla donazione del sangue è stata condotta un’indagineconoscitiva su un campione di studenti della scuola media superio-re, al duplice scopo di capire, da un lato il livello di conoscenza delleproblematiche connesse ai comportamenti cosiddetti a rischio, dal-l’altro il livello di sensibilità dei giovani verso la donazione del san-gue. Lo strumento utilizzato è stato un questionario somministratoin forma anonima agli studenti all’inizio dell’anno scolastico; l’ini-ziativa è stata presentata ai ragazzi dagli stessi insegnanti con la col-laborazione di medici esperti in campo trasfusionale; i dati sonostati successivamente analizzati dal Prof. Tarsitani e suoi collabora-tori del Dipartimento di Scienze di Sanità Pubblica dell’UniversitàLa Sapienza di Roma.

Il campione relativo alla campagna nelle scuole è costituito da 5826adolescenti, di età compresa tra i 13 e i 22 anni (età media = 17,3anni), 2992 femmine e 2751 maschi; di questi ragazzi 3130 hannoun’età inferiore ai 18 anni e 2574 un’età pari o superiore ai 18 anni.

Il questionario è caratterizzato da 20 domande, che si possono divi-dere in tre gruppi: 1. conoscenza delle tematiche relative alla donazione del sangue 2. conoscenza dei comportamenti che costituiscono fattori di

rischio per la salute 3. parere ed atteggiamento verso la donazione del sangue. Alcune

domande, inserite nel questionario, hanno permesso di caratte-

16

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 16

Page 16: AD SPEM Informare Per Crescere

rizzare la popolazione in studio rispetto a parametri sociali edambientali.

Analizzando globalmente tutte le domande del questionario la per-centuale media di risposte mancanti è stata dello 0,8% per il primoanno e del 2,6% per il secondo anno, dimostrando che l’iniziativaha avuto una buona accettazione da parte degli studenti. Prendiamoin considerazione i risultati di alcune delle domande presenti nelquestionario.

Conoscenza delle tematiche relative alla donazione La maggior parte degli studenti intervistati (92,3%) riferisce disapere cos’è un gruppo sanguigno, ma solo il 62,6% dichiara diconoscere il proprio. In generale le ragazze risultano significativa-mente più informate dei maschi. A domande più specifiche, comequella relativa ai litri di sangue nel nostro organismo, la percentua-le di risposte sbagliate e di risposte “non so” aumenta notevolmen-te. In media più del 50% dei ragazzi intervistati nei due anni dichia-ra di sapere come viene impiegato il sangue donato. Solo il 60,6%afferma che il donatore non corre alcun rischio di contrarre unamalattie trasmissibile durante la donazione. Ancora una elevata per-centuale di ragazzi associa alla donazione di sangue un possibilerischio per la propria salute, a causa di paure che scaturiscono damancanza di conoscenza ed informazione su questo tema.

Conoscenza dei fattori di rischio per la salute, ovvero dei fatto-ri di esclusione dalla donazione L’86,2% del campione considera i tatuaggi e i piercing un fattore dirischio per le malattie infettive trasmissibili; il 69,8% ed 67,5%considera l’uso, anche saltuario, di droghe leggere una controindi-cazione alla donazione di sangue; il 90,2% ed il 91,4% ritiene cheil preservativo sia una valida protezione contro le malattie sessual-mente trasmesse (STD). La conoscenza dei fattori di rischio per lasalute presi in esame, che si possono considerare anche fattori diesclusione dalla donazione (tatuaggi, piercing, droghe leggere, rap-porti sessuali non protetti), è sensibilmente migliore tra le femminerispetto ai maschi e tra i maggiorenni rispetto ai minorenni, con

17

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 17

Page 17: AD SPEM Informare Per Crescere

l’eccezione dell’uso del preservativo, la cui utilità ed efficacia è bennota fra tutti i sottogruppi considerati.

Parere e atteggiamento verso la donazione Il 92,7% del campione è favorevole alla donazione, con le femmineche mostrano una maggiore propensione dei maschi. Il 43,9% del campione dichiara di essere disposto a donare il san-gue; le femmine mostrano una maggiore disponibilità rispetto aimaschi e i maggiorenni rispetto ai minorenni. Si evidenzia ancoraun’elevata percentuale di ragazzi non disponibili alla donazione disangue per differenti motivi. Tra le ragazze prevale la “paura del-l’ago”, tra i maschi, invece, la possibilità di “rischi per la salute”.Sono state riscontrate differenze anche in rapporto all’età: in parti-colare, i minorenni che non pensano o non sono sicuri di donarenon sanno dare una spiegazione per il loro rifiuto. L’’86,2% delcampione reputa utile una campagna di informazione sulla donazio-ne. Le donne esprimono un maggior desiderio di informazione/for-mazione rispetto ai maschi ed ai minorenni rispettivamente. I risultati di questa indagine, condotta su un campione ben rappre-sentativo della popolazione giovanile di Roma e provincia, ci spin-gono a fare alcune considerazioni. I ragazzi che frequentano la scuo-la media superiore mostrano ancora una insufficienteformazione/informazione su problemi che riguardano la salvaguar-dia della loro salute (comportamenti a rischio). Il grado di cono-scenza sulla donazione di sangue è piuttosto scarso e questo alimen-ta nei ragazzi paure ingiustificate. Rispetto ai rischi che si correlanoa determinati comportamenti (tatuaggi, piercing, droghe leggere,rapporti sessuali non protetti), peraltro molto presenti nella popola-zione giovanile, ancora un numero troppo elevato di ragazzi sotto-valuta il problema o lo sente non proprio. Emerge, inoltre, da que-sta indagine, una propensione generalizzata dei ragazzi verso la soli-darietà, che necessita però di essere finalizzata con esperienze con-crete proposte anche dall’istituzione scolastica. In questo quadro sicolloca la campagna di educazione alla salute ed alla solidarietà chel’Ufficio scolastico regionale sta portando avanti con il sostegno e lacollaborazione di numerose associazioni che operano nel campo

18

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 18

Page 18: AD SPEM Informare Per Crescere

19

della donazione di sangue in moltissime scuole medie superiori diRoma e provincia. All’interno di questo progetto si collocano imedici esperti, nel ruolo di formatori/informatori dei ragazzi sulleproblematiche che riguardano da vicino la loro salute, gli insegnati,nel ruolo di coordinatori dei ragazzi per approfondire temi a loroparticolarmente vicini e di promotori di esperienze di solidarietà (adesempio la donazione del sangue), i ragazzi artefici principali dellaloro formazione.

Sei favorevole alla donazione del sangue?

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 19

Page 19: AD SPEM Informare Per Crescere

Stili di vita e salute: La donazione del sangue

Maria Adelaide Sanna Insegnante, ITCG Duca degli Abruzzi (Roma) Referente

“Progetto Stili di vita e salute”

La scuola Duca degli Abruzzi realizza da molti anni un progetto diEducazione Sanitaria collegato alla prevenzione della dispersionescolastica e del disagio adolescenziale di cui si riferiscono gli elemen-ti principali nella seconda parte del presente lavoro. In questo con-testo si vuole sottolineare come all’interno dell’attività di promozio-ne della salute, l’approccio educativo globale renda agevole la sensi-bilizzazione dei giovani al tema della donazione del sangue.

Considerazioni generali

In questa fase di difficoltà a trovare una propria identità (autono-mia, finanziamento della scuola privata, tagli mortificanti alle risor-se della scuola pubblica), la scuola sta vivendo un travaglio moltocritico al quale contribuiscono sia la precarietà e le incertezze delmondo esterno (guerra, terrorismo, crisi economica), sia l’inquietu-dine sempre più manifesta dei giovani che spesso sentono la scuolaun’istituzione lontana, inadeguata a dare risposte valide ed efficacialle loro esigenze.Gli insegnanti vivono analogamente un momento di disorienta-mento, spesso soffocati tra l’urgenza delle richieste dei giovani e laconsapevolezza di poter incidere in modo molto limitato nel proces-so di formazione dello studente, così prezioso e importante per lasocietà futura.I mass media, da cattivi maestri, giocando sul piano delle emozio-ni, spazzano via in un sol colpo tutto il lavoro educativo. Nel pro-cesso formativo sono agenti determinanti la famiglia e gli amici; gliinsegnanti, raramente e in modeste proporzioni, influenzano lescelte. Una risposta adeguata è quella di centrare l’attività pedago-

20

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 20

Page 20: AD SPEM Informare Per Crescere

gica sulla persona e non soltanto sui contenuti disciplinari, di supe-rare interventi settoriali e frammentari, concentrando risorse eimpegno su progetti condivisi dalle varie componenti, che vedanogli studenti protagonisti coinvolti nello scegliere e organizzare, nelcreare strategie valide al conseguimento di obiettivi fissati.

L’educazione sanitaria nella scuola

I progetti mirati all’educazione alla salute costituiscono da diversianni uno spazio di acquisizione di conoscenze e di abilità dalla fortefisionomia pluridisciplare, un’occasione di apertura alle istituzioniesterne, un pretesto valido per mettere al centro di ogni attivitàl’adolescente, coi suoi problemi, con l’ansia di conoscere e capire ilsuo corpo, con la ricerca di sicurezze che lo aiutino nella maturazio-ne della personalità. Un cammino fondamentale e difficile, ostaco-lato dai messaggi confusi e allettanti che provengono non solo daicoetanei, ma dai perversi modelli del consumismo sfrenato e dallapirateria intraprendente e spregiudicata del bombardamento pub-blicitario.Ogni progetto che si occupa di educazione alla salute prevede un’at-tenzione particolare alla donazione del sangue, vista non solo comeun atto denso di significato civico e umanitario, ma anche comeun’occasione di riflessione sul proprio corpo, sullo stato di salute,sulla correttezza delle scelte dei propri stili di vita.Nelle riunioni che precedono la donazione, tenute dai medici dellaCroce Rossa, i giovani vengono a conoscenza di informazioni chespesso giungono loro in modo ambiguo e frammentario da fontipoco attendibili; e se così si è convinti che fumare le canne sia inno-cuo alla salute (sono solo i genitori e i prof. che la fanno tantolunga…), si scopre nel colloquio col medico che chi “fuma” nonpuò donare il sangue! Si scoprono quindi le conseguenze a livellofisico create dall’uso delle droghe leggere.Gli incontri collettivi e i colloqui individuali costituiscono unmomento di grandissimo interesse per tutti gli studenti, sia perquelli intenzionati a donare il sangue, sia per chi è titubante o nonè in condizioni fisiche idonee. Si vede così la soddisfazione di chi è

21

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 21

Page 21: AD SPEM Informare Per Crescere

riuscito a superare la “paura dell’ago”, il pregiudizio alimentato dal-l’ignoranza di chi reputa rischioso il prelievo, si ha modo comunquedi creare dei momenti di riflessione sulla propria persona, tanto gra-diti da tutti gli adolescenti pieni di dubbi, carichi di ansie spessomimetizzate da atteggiamenti di false certezze.Si ha inoltre modo di riflettere sull’emergenza che la cronica man-canza di sangue crea negli ospedali, si medita sui drammi di chi viveprivato di quel bene prezioso che spesso i giovani sottovalutano edanneggiano che è la salute! Allora la scuola recupera la sua funzione formativa, l’insegnante (diqualsiasi disciplina) diviene un mediatore insostituibile tra le sceltepersonali dello studente e la società.L’esperienza di donare il sangue con i propri alunni, o semplicemen-te accompagnarli al centro trasfusionale, è un’occasione di eccezio-nale coinvolgimento, è un momento di autentica educazione allasolidarietà, di formazione mirata alla maturazione umana in sensoglobale, al di fuori di ogni ottica utilitaristica, al di sopra di tutte lealtre attività didattiche.Si tratta di una vera educazione morale e civica che rende lo studen-te protagonista delle sue scelte, in armoniosa relazione con se stesso,coi coetanei e quindi con la società.Quando la scuola si pone e cerca di realizzare questi obiettivi, allo-ra la sua funzione viene valorizzata ed esaltata, anche in una situa-zione difficile e critica, quale appare quella attuale.

DESCRIZIONE DEL PROGETTO“STILI DI VITA E SALUTE” Stili di vita potenzialmente pericolosi per la salute, quali il fumo ditabacco, l’abuso di alcool, l’uso di droghe illegali, un’errata alimen-tazione e comportamenti sessuali a rischio, possono facilmenteinstaurarsi tra i giovani spesso in rapporto a situazioni di disagioadolescenziale. È dovere primario della scuola informare, educare eorientare gli studenti, proponendo modelli positivi di comporta-mento per il raggiungimento del più ampio “benessere fisico, psi-chico e sociale”, al fine di prevenire il consolidarsi di stili di vita

22

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 22

Page 22: AD SPEM Informare Per Crescere

pericolosi. Il progetto pluriennale si svolge in collaborazione con ilDipartimento di Scienze di Sanità Pubblica “G. Sanarelli”dell’Università “La Sapienza” e con il Consultorio per gli adolescen-ti della ASL RMA.

OBIETTIVO GENERALE Realizzare un intervento di Educazione Sanitaria centrato sulla par-tecipazione degli studenti come fruitori/attori del messaggio educa-tivo.

OBIETTIVI SPECIFICI • Aumento delle conoscenze sulle tematiche dell’intervento:

– AIDS e malattie sessualmente trasmesse– Tossicodipendenze, alcol e fumo di tabacco– Alimentazione

• Prevenzione dei comportamenti a rischio presenti nella popola-zione scolastica

• Valutazione della correlazione tra stili di vita, disagio adolescen-ziale e dispersione scolastica

• Coinvolgimento dei genitori in un’alleanza educativa scuola-famiglia

FINALITÀ PEDAGOGICHE • Rendere lo studente protagonista dell’azione educativa • Sottolineare la complessità dei saperi e l’unitarietà delle conoscen-

ze • Sviluppare le capacità operative • Favorire la mentalità del lavoro di gruppo • Affermare il metodo della divisione dei compiti come approccio

a problematiche complesse • Abituare al confronto fra i singoli e i gruppi • Consentire rapporti fra la scuola, la realtà e le altre istituzioni • Abituare a una mentalità flessibile • Abituare a una mentalità critica • Orientamento (consapevolezza di sé, della realtà sociale e approc-

cio con alcune professionalità)

23

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 23

Page 23: AD SPEM Informare Per Crescere

METODOLOGIA Questo progetto si basa sui principi dell’educazione tra pari e dellearning by doing: • formazione degli studenti finalizzata al conseguimento del ruolo

di tutor per l’apprendimento dei compagni di scuola più giovani(formazione dei formatori)

• coinvolgimento degli studenti tutor nella pianificazione del siste-ma di rilevamento dei dati conoscitivi (questionari di tempo zeroe di verifica)

• collaborazione degli studenti nella progettazione e nella valutazio-ne degli interventi negli anni successivi;

• definizione dei bisogni socio-sanitari generali dell’utenza scola-stica

• intervento degli studenti nella raccolta, elaborazione e valutazio-ne dei dati raccolti

• mediazione degli studenti nella restituzione dei risultati ottenuticon il ruolo di tutor formatori.

RISULTATI E CONSIDERAZIONI Si riferiscono di seguito, in modo sintetico, i principali risultati otte-nuti dalla distribuzione del questionario durante lo scorso anno sco-lastico. Hanno aderito all’indagine 168 studenti pari al 70% dellapopolazione target (classi II e III). L’età media degli intervistati è di16 anni (42% del campione); sono maschi il 57% e femmine il43%. È opportuno ricordare che il test è stato somministrato duran-te l’autogestione e che la maggior percentuale di maschi è da giusti-ficare in relazione al più elevato assenteismo femminile durante quelperiodo.

FUMO DI TABACCO Dai risultati relativi alla sezione fumo, emerge che 2/3 della popola-zione scolastica esaminata ha almeno provato a fumare e che conti-nua, pur conoscendone i rischi, nell’abitudine al fumo in modo ten-denzialmente moderato.Mettendo in rapporto i dati di abitudine al fumo e sesso, risulta chia-ra la maggiore percentuale di femmine fumatrici (87%), rispetto ai

24

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 24

Page 24: AD SPEM Informare Per Crescere

maschi (53%); si tratta peraltro di una differenza statisticamentesignificativa.È interessante il dato relativo all’età di inizio del fumo che ha il suovalore modale in 14 anni, presenta quote minori ma pur sempresignificative anche nelle età precedenti, a partire dai 10 anni.Confrontando i dati di abitudine al fumo con le classi di età, ci siaccorge che la percentuale di fumatori più bassa si riscontra tra i piùgiovani, secondo quanto è logico aspettarsi; la percentuale di studen-ti che hanno dichiarato di fumare è pertanto più elevata tra i ragazzipiù grandi, in particolare tra i sedicenni; anche in questo caso le dif-ferenze riscontrate sono statisticamente significativa.Dai risultati ottenuti si può anche sottolineare come tra i fumatorisia più elevata la percentuale di studenti che hanno un cattivo rap-porto con i genitori (18%) rispetto ai non fumatori (7,5%).Le motivazioni a provare a fumare sono prima di tutto una genericavoglia di provare, mentre si prosegue nel fumo soprattutto per abitu-dine e bisogno.Un’elevata percentuale (72%) ha provato a smettere di fumare, masolo una parte di loro è riuscita nell’intento, motivata dal pensieroche il fumo sia dannoso.Colpiscono le risposte a una serie di domande sulla pericolosità delfumo che mettono in evidenza la profonda consapevolezza di questistudenti giovani circa i danni correlati a tale abitudine. L’89% sa cheil fumo crea dipendenza; buona parte è consapevole del rischio respi-ratorio e cardio-circolatorio legato all’abitudine al fumo; il 98% ritie-ne che il fumo passivo faccia male; il 96% è consapevole del fatto chefumare in gravidanza è pericoloso per il bambino.Stupisce la discrepanza tra i dati di diffusione del fumo di tabacco inuna popolazione giovane e la grande consapevolezza dei rischi e deipericoli legati al fumo di tabacco.

DROGHE Il 25% degli studenti intervistati ha dichiarato di fumare spinelli,con una frequenza che può essere considerata saltuaria.È impressionante sottolineare come il motivo che ha spinto piùdella metà di questi ragazzi a provare gli spinelli sia la curiosità,

25

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 25

Page 25: AD SPEM Informare Per Crescere

mentre i motivi per i quali prosegue siano equamente divisi tra lospirito di gruppo e lo “star bene”. È anche interessante osservare larisposta alla domanda sulle occasioni di fumo; il 61% dichiara difumare in luoghi di ritrovo, ma deve far meditare il fatto che unapercentuale pur minore (16%) dichiara di fumare a scuola.L’assunzione di pasticche stimolanti è un fenomeno limitato cheriguarda il 3% della nostra popolazione. Il piccolo campione di stu-denti che assume pasticche (3 soggetti) è significativamente rappre-sentato da tutte persone che bevono alcolici.Le conoscenze sulle droghe sono abbastanza soddisfacenti. Gli stu-denti non definiscono in modo univoco cosa sia una sostanza stu-pefacente, ma sanno che tutte le sostanze stupefacenti sono perico-lose.Dalle risposte emerge che il tossico dipendente è una persona debo-le che usa prevalentemente droghe pesanti.Risultano abbastanza corrette le informazioni sugli effetti delle dro-ghe sedativo-euforizzanti e di quelle psicostimolanti.Di particolare interesse è la risposta alla domanda su quali possanoessere gli strumenti idonei per prevenire il “fenomeno droga”: glistudenti si dividono in tre tendenze: il 42% punta su informazionedi massa, il 32% chiede leggi punitive e repressive e il 26% si affidaalla liberalizzazione delle droghe leggere.Come per il fumo, si possono considerare soddisfacenti le conoscen-ze sull’argomento, ma a ciò corrisponde un’impressionante diffusio-ne del fumo di marijuana, anche in ambiente scolastico. Negli stu-denti si osserva una profonda separazione di opinione sulla visionedelle droghe leggere compatibili con uno stile di vita sano e le dro-ghe pesanti relegate a una marginalità che non li riguarda. Questo èun punto critico da approfondire.

ALCOL Il 72% degli studenti a volte beve alcolici, spinto a provare da curio-sità e voglia di divertirsi; la voglia di divertirsi è il motivo per cui glistudenti intervistati dichiarano di continuare a bere.Anche per l’alcol, come per il fumo di tabacco, l’età modale di ini-zio della pratica del bere è 14 anni, ma in questo caso la curva di ini-

26

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 26

Page 26: AD SPEM Informare Per Crescere

zio indica una maggiore precocità con i primi soggetti coinvoltiall’età di nove anni.La bevanda alcolica più diffusa è la birra (69,4%) che distanziaampiamente vino (16%) e spumante (5%); preoccupante il dato deisuperalcolici che vede coinvolti il 10% di ragazzi così giovani. Più della metà degli intervistati si è ubriacata una o più volte negliultimi sei mesi, solo il 41% non ha fatto questa esperienza negativa.Correlazione tra abitudine al fumo e numero di ubriacature: è par-ticolarmente interessante osservare come il gruppo di ragazzi chedichiarano di essersi ubriacati addirittura più di dieci volte, sia costi-tuito esclusivamente da fumatori, questo risultato indica una ten-denza parallela a trasgredire sia nell’eccesso di assunzione di alcoliciche del fumo di tabacco.Per quanto riguarda le conoscenze sul problema dell’alcolismo, il76% è consapevole del fatto che l’alcol crei dipendenza e l’87% sache bere in gravidanza è pericoloso per il bambino. Sono altresì benconosciute le malattie alcol-correlate.Gli atteggiamenti di prevenzione nei confronti dell’alcolismo nonprevedono posizioni proibizionistiche, ma sono prevalente correlaticon l’idea limitazionista della distribuzione dell’alcol.I dati sul consumo di alcolici rispecchiano le nuove abitudini socialidei giovani che frequentano pub e birrerie, privilegiando quindi ilconsumo di birra a quello tradizionale del vino. Si deve sottolinearela pericolosa tendenza ad eccedere, messa in evidenza dagli episodi diebbrezza acuta. Come per il fumo si può sottolineare la contraddizio-ne tra la conoscenza dei rischi e l’assunzione di alcol. L’iniziazione albere è ancora più precoce di quella al fumo di tabacco.

ALIMENTAZIONE Le abitudini alimentari degli studenti mettono prima di tutto inevidenza un fatto noto e grave: un terzo di essi al mattino non effet-tua la prima colazione.Un altro elemento di allarme emerge dal fatto che il 40% ha avutoproblemi di peso, fatto indicatore molte volte di un cattivo rappor-to col cibo. I soggetti in sovrappeso hanno correttamente privilegia-to l’attività fisica e la dieta per risolvere il problema, ma solo il 23%,

27

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 27

Page 27: AD SPEM Informare Per Crescere

per dimagrire, si è rivolto ad un medico. È inoltre preoccupante, lapiccola percentuale di studenti che utilizzano pillole dimagranti oricorrono al digiuno.Le abitudini alimentari mettono in evidenza alcune note carenzenell’alimentazione dei giovani: appare insufficiente il consumo diverdure, latte e frutta. Il nostro campione tende a mangiare formag-gi tre volte a settimana, uova una volta a settimana, pesce una voltaa settimana, carne tre volte a settimana.Gli studenti identificano nel diabete la malattia prevalentementecorrelata ad una cattiva alimentazione e trascurano il rischio dimalattie cardio-vascolari. L’opinione prevalente e corretta nel gruppo allo studio è che la varie-tà del cibo e il valore nutritivo sono gli elementi più importantidella dieta e concorrono ad una sana e adeguata alimentazione.Anche questa indagine ha messo in evidenza le caratteristiche caren-ze dell’alimentazione giovanile che tende a saltare la colazione e nonassume alimenti importanti come frutta e verdure e, nel nostro stu-dio, anche il latte. Buone risultano le conoscenze su alimentazionee nutrizione, ribadendo, anche in questo settore, la divaricazione trateoria e pratica.

MALATTIE SESSUALMENTE TRASMESSE Il 56% degli intervistati ha un partner e il 35% è sessualmente atti-vo. L’età del primo rapporto sessuale presenta il suo valore modale a15 anni, i due soggetti più precoci dichiarano i primi rapporti aundici anni. La metà dei ragazzi sessualmente attivi dichiara di averavuto rapporti sessuali con persone appena conosciute, e un terzodichiara tale condizione non abituale: questo risultato definisceun’ampia percentuale di situazioni di rischio per malattie sessual-mente trasmesse. Risulta statisticamente significativa la correlazionetra avere rapporti sessuali e fumare spinelli.L’85% degli intervistati utilizza il profilattico (sempre o a volte)durante i rapporti con il partner; la percentuale aumenta nei rappor-ti con ragazzi appena conosciuti; la quota di rischio di persone chenon utilizzano, o utilizzano a volte, il profilattico è del 17%.I motivi di non utilizzo del profilattico si dividono in un’ampia casi-

28

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 28

Page 28: AD SPEM Informare Per Crescere

stica che vede al primo posto il rifiuto del partner, seguito dall’im-barazzo sia nell’acquisto che nell’utilizzo e infine dal costo; altri nonlo utilizzano perché usano altri mezzi anticoncezionali. A questoproposito si deve sottolineare come il principale motivo di utilizzodel profilattico consista nella contraccezione; è in secondo piano laprotezione dalle malattie infettive.Dopo anni di campagne promosse dai Ministeri della Salute edell’Istruzione, si riscontra nell’indagine che la televisione e la scuo-la costituiscono le principali fonti di informazione sull’AIDS per glistudenti. I ragazzi hanno buone conoscenze sulle modalità di tra-smissione dell’infezione da HIV, ma conservano un’irrazionalepaura (35%) di vivere con un malato di AIDS o con un soggetto sie-ropositivo.Si può globalmente definire soddisfacente il livello delle conoscenzee dei comportamenti riferiti nello studio, esistono però percentualilimitate e preoccupanti di alto rischio per la pratica di rapporti ses-suali non protetti con partner occasionali. Peraltro la precocità diiniziazione ai rapporti sessuali, richiede interventi informativi/edu-cativi anticipati.

INFORMAZIONI GENERALI In questa sezione vengono riportate una serie di informazioni ten-denti a descrivere il fenomeno della dispersione scolastica e i fattorisocio-ambientali che ne costituiscono il substrato.Il 32% del campione è stato bocciato e il 70% ha frequentato corsidi recupero, anche se questi corsi non sono in tutti i casi un’indica-zione di scarso rendimento scolastico.Più di un terzo degli studenti ha pensato di abbandonare la scuola,almeno qualche volta, nella maggior parte dei casi perché “si erascocciato” o, in quota minoritaria, perché voleva lavorare.Un’osservazione interessante emerge mettendo in rapporto i dati delfumo di spinelli e il pensiero di abbandonare la scuola: il 58% deifumatori ha questo pensiero negativo di lasciare gli studi, contro il35% che si riscontra tra i non fumatori.Il rapporto con i genitori viene considerato molto buono o abba-stanza buono dalla maggior parte degli intervistati. La natura di tale

29

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 29

Page 29: AD SPEM Informare Per Crescere

rapporto viene descritta dagli argomenti di dialogo tra genitori efigli: essi sono incentrati prima di tutto sull’andamento scolastico,seguono i problemi personali, sport e progetti per il futuro. Più diun terzo di loro vorrebbe parlare di più con i genitori.Gli argomenti di dialogo con gli amici sono principalmente il sesso,lo sport e i problemi personali. A loro principalmente si rivolgonoquando debbono risolvere un problema, a distanza segue la madre.Da loro accettano di più i consigli, in questo caso il ricorso anchealla madre è più frequente.È con gli amici che trascorrono la maggior parte del tempo libero.Dal questionario emergono i seguenti giudizi e valori: drogarsi èmolto grave, fumare è tra poco grave e grave, bere alcolici è pocograve, spacciare droga è molto grave (ma è preoccupante che quasiil 10% ritenga il fatto poco grave!), alimentarsi in modo non corret-to è poco grave.La dispersione scolastica espressa dalle percentuali di bocciati e distudenti che hanno frequentato corsi di recupero è espressa danumeri che sottolineano la dimensione sconcertante di tale fenome-no. Il pensiero di abbandono della scuola che colpisce una quotacosì numerosa di studenti fa capire il disagio che va analizzato nel-l’ambito della relazione familiare e sociale.Sono interessanti i valori che emergono dai giudizi degli studenti emettono in evidenza l’alta percentuale di rifiuto della droga e dellospaccio; per gli altri aspetti invece, si profila la tendenza ad accetta-re stili di vita a rischio.La presente pubblicazione dei risultati emersi dall’indagine intendeessere uno strumento di riflessione e un’occasione di dibattito ulte-riore tra gli studenti e i docenti; essa può costituire un punto di par-tenza per intraprendere campagne di sensibilizzazione sui temi disalute affrontati e per migliorare le relazioni e i comportamenti nellacomunità scolastica.

CONCLUSIONI Questo progetto ha una storia lunga nella nostra scuola. Prima iprogetti venivano accolti come una proposta nuova di didattica,un’occasione di sperimentare tecniche diverse, di conseguire obiet-

30

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 30

Page 30: AD SPEM Informare Per Crescere

tivi che con le discipline tradizionali non venivano sempre attuati erealizzavano l’esigenza di innovazione che la scuola sentiva in modourgente. Oggi assistiamo all’inflazione dei progetti nella scuola,spesso la parola “progetto” suscita diffidenza e senso di noia; i pro-getti hanno stancato, ma i problemi della didattica sono stati risol-ti?

Criticità • Reale coinvolgimento dei Consigli di Classe • Reale coinvolgimento delle componenti della scuola • Difficoltà organizzative • Limitata disponibilità degli studenti • Cultura utilitaristica dello studente (crediti scolastici) • Difficoltà di valutazione degli obiettivi dichiarati

Punti di forza • Interesse dei temi trattati • Realizzazione dell’interdisciplinarità • Rapporto con gli esperti esterni (conoscenze, linguaggi) • Orientamento sia in termini di rafforzamento del sé che di scelte

future • Spazio per la creatività e decisionalità • Autogestione dello scorso anno: i tutor hanno spontaneamente

proseguito l’attività intrapresa e su richiesta del Comitato studen-tesco hanno organizzato un’assemblea con gli espertidell’Università sui temi trattati nel progetto

• Elevato coinvolgimento nella donazione del sangue

31

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 31

Page 31: AD SPEM Informare Per Crescere

Promuovere salute nella scuola

Anna De Santi Uffiico Relazioni Esterne - Istituto Superiore di Sanità - Roma

… insegnare a scuola mette in contatto con le verità del giorno:è come raccogliere uova appena fatte, magari con il guscio un po’sporco….

Marco Lodoli, da Repubblica, 18 ottobre 2004

1. Promuovere salute: da dove partire? “Entriamo in classe e già ci accorgiamo che abbiamo perso la nostrabattaglia. Di fronte a noi, ci sono incalliti masticatori di chewing-gumche ci osservano e scrutano. Sembrano pronti a divorarci, ma poirimangono lì muti e in silenzio, mentre noi parliamo, parliamo, par-liamo” - Alberto Pellai 2003

Per promuovere salute si deve partire dai soggetti e dai loro desideried esaminare i loro comportamenti e l’ambiente dove questi compor-tamenti si verificano. Parlando di comportamenti corretti di salute,come educatori, dovremmo chiederci che cosa sanno i giovani al finedi individuare non solo le conoscenze che hanno sulle tematicheoggetto dei nostri interventi educativi ma anche le possibili distorsio-ni di giudizio o le concezioni errate sui fattori di rischio. Dovremmoinoltre chiederci che cosa fanno gli adolescenti in quanto dovremmoconoscere il loro ambiente sociale e i comportamenti positivi o nega-tivi in grado di influenzare il loro benessere. E infine dovremmo eacquisire competenze per motivare al cambiamento in quanto atti-vare un intervento educativo significa comprendere i significati chesi possono ricondurre a cattive abitudini, indagando le dimensionirelazionali, sociali, affettive dei soggetti per poter individuare i pro-cessi di empowerment in grado di modificarle. Uno dei possibilimodelli di intervento in questo ambito viene suggerito da Green eKreuter. Si tratta di un “modello multidimensionale dell’educazionepromozione della salute che riconosce la molteplicità di fattori cheagiscono sulla salute e la qualità della vita. Esso parte dal presuppo-

32

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 32

Page 32: AD SPEM Informare Per Crescere

sto che tali fattori debbano essere valutati prima della progettazionedell’intervento, per garantirne l’appropriatezza e l’efficacia dell’inter-vento stesso.” Questo modello agisce con metodi qualitativi e/oquantitativi considerando i dati epidemiologici o geografico ambien-tali o funzionali, organizzativi e i dati sulle relazioni, sulle rappresen-tazioni, sui valori, sull’identità dei soggetti.

2. Modificare i comportamenti: che cosa fare? Per modificare i comportamenti bisogna conoscerli. E pertanto ledomande che ci dovremmo porre sono le seguenti: – quali sono i comportamenti che vanno modificati? – quali sono i programmi di comunicazione e le strategie capaci di

raggiungere, informare e convincere gli individui a comportarsinel modo corretto?

– quali sono le modalità con cui gli individui acquisiscono i nuovicomportamenti?

I fattori che determinano il comportamento sono costituiti dai fat-tori di personalità, dai fattori emotivo-affettivi, dai fattori socio-cul-turali e dagli atteggiamenti. Hanno quindi a che fare con l’ambien-te, la cultura e la personalità: – l’ambiente (l’impatto sui soggetti e i cambiamenti ai quali è sot-

toposto) – la cultura (le conoscenze, i valori, le opinioni, le regole, le leggi e

le consuetudini di un gruppo di persone che tende ad agire secon-do modalità condivise)

– la personalità (il modo in cui un individuo interpreta se stesso einteragisce con gli altri) I metodi di ricerca più comuni per otte-nere dati sull’ambiente consistono nelle interviste agli opinionleader, nell’ analisi del contenuto dei media, nei sondaggi dell’opi-nione pubblica, nell’analisi delle tendenze legislative ecc. Gli ele-menti socio-demografici si riscontrano indagando sui dati relativial reddito, all’istruzione, all’ età, alla dimensione nucleo familiareecc.Il profilo psicologico si ottiene, invece, analizzando le attitu-dini, i valori, le motivazioni, la personalità, ecc. Le caratteristichedel comportamento studiando le abitudini di ciascun individuo.

33

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 33

Page 33: AD SPEM Informare Per Crescere

3. Quali strategie per la prevenzione? Non è più possibile ipotizzare una strategia di prevenzione primariacentrata su modelli di tipo “monocomportamentale”. Deve cominciare a diffondersi una cultura della prevenzione che guar-da alla complessità degli stili di vita e dei modelli comportamentaliagiti dai soggetti in età evolutiva.Troppe volte i ragazzi vengono rag-giunti da messaggi spesso discordanti finalizzati alla prevenzione di sin-goli problemi comportamentali. Ad esempio chi fa prevenzione dell’in-fezione da HIV spesso non è responsabile della prevenzione delle sostan-ze ad azione psicotropa o dell’alcolismo o del tabagismo.I ragazzi vengono raggiunti da interventi preventivi parcellizzati espesso estemporanei e non in continuità Bisogna indagare l’interostile di vita degli adolescenti al fine di sostenere una cultura non solodella prevenzione ma della promozione della salute capace di com-prendere che tutti i soggetti in età evolutiva sono toccati dal rischiocomportamentale spesso trasversale su più aree dell’agire umano.

4. In conclusione, cosa bisogna fare per promuovere salute? Bisogna ridefinire modelli di prevenzione correlati a misure ed out-comes di efficacia e rivedere nuovi modi di fare diagnosi di comuni-tà nella popolazione adolescente. Bisogna promuovere seminari econvegni rivolti alla popolazione adulta e a quella giovanile, finaliz-zati alla diffusione dei dati, alla discussione a livello locale e alla pro-mozione della salute. Bisogna analizzare e adottare politiche scola-stiche e territoriali orientate alla riduzione dell’assunzione del rischionegli adolescenti . Bisogna stendere e diffondere linee guida per lescuole, per le agenzie educative e le istituzioni del territorio, per gui-dare l’analisi dei problemi e dei fenomeni legati all’adolescenza conuna base di tipo epidemiologico e valutativo. Bisogna costruire unosservatorio “permanente” dei comportamenti a rischio degli adole-scenti e un osservatorio “permanente” sull’agio nei giovani. Bisogna parlare di di agio, di benessere, di gusto di vivere, e non solo didisagio e di rischio. Bisogna inventare un nuovo modo di fare preven-zione e promozione della salute.

34

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 34

Page 34: AD SPEM Informare Per Crescere

Bibliografia – Andreoli V., Giovani, 1995, Rizzoli – Andreoli, Lettera ad un adolescente, 2004, Rizzoli – Cerizza G., Ronzio R., Alcol, quando il limite diventa risorsa,

1998, Franco Angeli, Milano – Garista P.,La diagnosi educativa, materiali per corso e-learning sul-

l’educazione alla salute, Istituto Superiore di Sanità, 2004 – Green L. W., Kreuter M. W., Health promotion planning: An edu-

cational and ecological approach, 1999, Mountain View, mayfieldPublishing

– Mantovani S., La ricerca sul campo in educazione. I metodi quali-tativi, 1997, Mondadori, Milano.

– Marcolongo R. (2001), La diagnosi educativa, in Rossato E., acura di, Educazione terapeutica: una risorsa per malati e curanti,Edizioni Marsilio

– Pellai A., L’adolescenza. Le sfide del diventare grande,2003McGrawHill

– Palmieri C., La cura educativa, 2000, Franco Angeli, Milano. – Zani B., Cicognani E., Psicologia della salute, 2000, Il Mulino,

Bologna. – Zannini L., Salute, malattia e cura, 2001, Franco Angeli, Milano

**********

35

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 35

Page 35: AD SPEM Informare Per Crescere

10 Consigli a educatori e genitori

Alberto PellaiRicercatore Igiene Generale e Applicata

Facolta di Medicina e Chirurgia - Università di Milano

1. Tutti gli adolescenti incorrono in attività a rischio quale partenormale del loro percorso di crescita. Assumersi dei rischi serveall’adolescente perché lo aiuta a sviluppare una propria identità ecostituisce, ad ogni modo, un’esperienza di valorizzazione.

2. Le attività di assunzione del rischio che aiutano il processo di cre-scita di un adolescente includono la partecipazione ad attività spor-tive, lo sviluppo di abilità artistiche e creative, attività di volontaria-to, viaggio, creazione di nuovi rapporti amicali. Implicita in tuttequeste attività vi è la possibilità di un fallimento.

3. Educatori e genitori devono essere consapevoli della bontà impli-cita in molte delle azioni “a rischio” degli adolescenti. Attività nega-tive di assunzione del rischio in adolescenza includono l’uso di alco-ol, tabacco, droghe, guida spericolata di auto e motoveicoli, promiscui-tà sessuale, automutilazione, fuga da casa, atti di microcriminalità,partecipazione a bande, etc.

4. Azioni a “rischio” pericolose per la salute possono apparire comegesti di ribellione – azioni premeditatamente rivolte contro i geni-tori o gli insegnanti. Ma la maggior parte dei comportamenti arischio degli adolescenti, sia quelli sani che quelli pericolosi, costi-tuiscono semplicemente un modo con cui gli adolescenti cercano didefinire meglio la propria identità, dandosi un’autodefinizione euna separazione netta dal mondo degli adulti, genitori compresi.

5. Alcuni comportamenti a rischio divengono progressivi e “additi-vi”. Per esempio un’adolescente potrebbe trovarsi “intrappolato” inun comportamento intrapreso a fini positivi e poi degenerato conpericoli gravi ed evidenti. E’ la situazione di ragazze che rimangono

36

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 36

Page 36: AD SPEM Informare Per Crescere

intrappolate nei meccanismi delle diete dimagranti che possonoanche evolvere in conclamati disturbi del comportamento alimenta-re. Genitori ed educatori devono essere ben informati così da poteraiutare gli adolescenti ad evitare queste “trappole”.

6. Segnali di allarme che dovrebbero aiutare a comprendere quandole azioni a rischio degli adolescenti rischiano di diventare pericolosee additive includono problemi quali una depressione persistente o unforte stato di ansia problemi scolastici, coinvolgimento in azionimicrocriminali, fumare, bere alcool, guidare in modo spericolato etc.

7. Poiché è necessario che gli adolescenti si assumano dei rischi,genitori ed educatori devono aiutarli a trovare modi “sani” per fareciò. Assumersi dei rischi senza mettere a repentaglio la propria salu-te non solo è importante in sé ma previene l’assunzione di rischiulteriori caratterizzati da maggior pericolo.

8. Gli adolescenti possono lanciare segnali sottili riguardo ai compor-tamenti pericolosi per la loro salute che essi assumono. Tali segnalisono da ricercare in ciò che dicono, anche relativamente ai compor-tamenti di amici e parenti. I familiari e gli insegnanti dovrebberoavere il coraggio di parlare con i ragazzi anche delle proprie esperien-ze personali; dovrebbero, inoltre, sforzarsi di essere modelli e aiutarei ragazzi a capire che nessun errore è irrimediabile.

9. Tutti i ragazzi considerano e valutano come molto importante ilmodo in cui i loro genitori e gli insegnanti valutano e definiscono irischi. I genitori e gli insegnanti devono aiutare i loro ragazzi a valu-tare i rischi che corrono e ad anticiparne le conseguenze e devono,inoltre, sviluppare strategie per incanalare le loro energie in attivitàa sostegno della salute.

10. I genitori e gli insegnanti devono prestare attenzione anche ailoro stessi comportamenti a rischio. I ragazzi, infatti, ci osservano eci imitano e i nostri comportamenti sono per loro la prima fonte diapprendimento.

37

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 37

Page 37: AD SPEM Informare Per Crescere

Comportamenti a rischio nell’adolescenzae loro conseguenze

Stefania Iannazzo1, Carla Gargiulo2 e Simonetta Pupella3

Premessa L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito la salute, in unaaccezione globale, come “stato di completo benessere fisico, menta-le e sociale”, cui si contrappone, pertanto, uno stato di malessere chepuò essere legato ad una malattia del corpo o ad un disagio psichi-co o sociale o alla contemporanea presenza di queste condizioni. Iprogressi della medicina, infatti, non hanno smentito, bensì enfatiz-zato lo stretto rapporto esistente tra stato di salute del corpo (intesocome insieme di organi e loro funzioni), psicologico (ovvero equili-brio mentale, capacità del “sapere”, del “saper fare” e del “saper esse-re”) e sociale o relazionale. Ne consegue che molteplici e diversissi-mi sono i fattori che possono influire sullo stato di salute (o benes-sere), aumentando la probabilità di subire un danno (Fattori dirischio) o contrastando gli effetti dei primi e promovendo un mag-gior benessere (Fattori di protezione).Ciò che maggiormente preoccupa, ai fini della tutela della salute,bene proprio del singolo individuo ma interesse di tutta la colletti-vità, non è l’avere un singolo comportamento a rischio, ma l’adozio-ne contemporanea di più condotte rischiose che configurano deiveri e propri stili di vita, i cosiddetti “profili e percorsi di rischio”.Altro importante problema è che una condotta dannosa per la salu-te può avere, per la persona che la mette in atto, vantaggi psicologi-ci e sociale in quanto consente di sentirsi inseriti in un gruppo, disuperare il disagio, caratteristico soprattutto dell’adolescenza, manon solo, di sentirsi diverso e perciò incompreso e solo. Ne conse-gue che alla base delle scelte comportamentali vi sia una interazionedinamica tra individuo e ambiente percepito (rappresentazioneindividuale e personale della realtà), tra esperienza individuale erealtà sociale in cui il soggetto è inserito e agisce. Nel caso dell’ado-

38

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 38

Page 38: AD SPEM Informare Per Crescere

39

lescenza, l’ambiente percepito può essere ricondotto a tre ambitiparticolari: la famiglia (importanza del rapporto con i genitori), ilgruppo dei pari (gli amici) e la scuola.

Fig. 1. Le principali variabili considerate in ognuno dei tre sistemi (modificata da:Bonino S., Cattelino E. Adolescenti e salute: dalla ricerca all’intervento. Torino, 1999)

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 39

Page 39: AD SPEM Informare Per Crescere

40

I due gruppi di lavoro, costituiti da insegnati con diverse esperien-ze professionali e da studenti di scuola media superiore, provenien-ti da realtà scolastiche molto eterogenee sia per indirizzo di studi(licei e scuole professionali) sia per collocazione sociale (istituti diRoma centro, di Roma periferia e della provincia), hanno affronta-to il tema dei comportamenti a rischio coadiuvati da due facilitato-ri per ciascun gruppo. La modalità operativa è stata quella dell’opendiscussion, in cui i facilitatori dovevano fare in modo che tutti aves-sero l’occasione di esprimersi e che il dibattito non sconfinasse dall’argomento pre-stabilito. Vengono sinteticamente riportate di seguito le considera-zioni personali espresse dai partecipanti al gruppo di lavoro ed ibisogni emersi.

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 40

Page 40: AD SPEM Informare Per Crescere

41

In generale i ragazzi denunciano una difficoltà oggettiva a passaredalla conoscenza superficiale del problema ad una responsabile con-sapevolezza delle conseguenze sanitarie e sociali che questi compor-tamenti possono determinare, ed in questa direzione richiedonointerventi specifici di formazione ed informazione da parte degliadulti.Dalla discussione all’interno dei gruppi di lavoro emerge, sul frontedegli insegnanti, la diffusa convinzione di non avere a loro disposi-zione gli strumenti formativi per imparare ad affrontare con i ragaz-zi questi temi e di non poter usufruire in modo ottimale del suppor-to e della collaborazione concreta di strutture sanitarie territorialicon cui svolgere un lavoro in rete.In generale i ragazzi denunciano una difficoltà oggettiva a passaredalla conoscenza superficiale del problema ad una responsabile consa-pevolezza delle conseguenze sanitarie e sociali che questi comporta-menti possono determinare, ed in questa direzione richiedono inter-venti specifici di formazione ed informazione da parte degli adulti.Dalla discussione all’interno dei gruppi di lavoro emerge, sul frontedegli insegnanti, la diffusa convinzione di non avere a loro disposi-zione gli strumenti formativi per imparare ad affrontare con i ragaz-zi questi temi e di non poter usufruire in modo ottimale del suppor-to e della collaborazione concreta di strutture sanitarie territorialicon cui svolgere un lavoro in rete.

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 41

Page 41: AD SPEM Informare Per Crescere

Dalle considerazioni fin qui riportate scaturiscono queste esigenze:• esigenze degli studenti:

1. ricevere sul tema dei comportamenti a rischio una informazio-ne corretta supportata da dati certi (incidenza del problema,casistiche…..);

2. essere gli artefici dei momenti collettivi di approfondimento edi riflessione su questi temi (svolgere un ruolo di animatori enon di soli ascoltatori);

3. avere la possibilità di fare esperienze concrete di solidarietà edi confronto con realtà giovanili in difficoltà;

4. avere dalle istituzioni segnali concreti di attenzione al proble-ma giovanile (ad esempio, riduzione del costo dei profilattici)

• esigenze degli insegnanti: 5. avere momenti di formazione specifica sul rapporto con gli

adolescenti per imparare a cogliere dai loro comportamenti lerichieste d’aiuto;

6. ottenere che l’educazione sanitaria e sessuale abbia un ruoloalla pari rispetto a tutte le altre discipline di insegnamentoattraverso il suo inserimento nei programmi didattici;

7. ottenere un maggior coinvolgimento delle famiglie nelle atti-vità di formazione sui temi sanitari.

I gruppo di lavoro hanno affrontato l’argomento relativo alla possi-bilità di divulgare nella scuola la cultura della donazione di sanguecome esperienza di solidarietà e di concreto impegno sociale. Il temaha una stretta relazione con i comportamenti a rischio, poiché que-sti rappresentano cause di esclusione temporanea e/o definitiva dalladonazione di sangue.I ragazzi mostrano su questo tema atteggiamenti diversi. Per moltidonare il sangue è una cosa da fare prima o poi ma non può influen-zare il proprio stile di vita; per altri l’argomento non è sufficiente-mente conosciuto e sarebbe necessaria una fase informativa prelimi-nare alla decisione di affrontare l’esperienza. Per gli insegnanti puòrappresentare un’utile occasione di formazione sanitaria ed una vali-da esperienza di solidarietà soprattutto se vissuta in modo sentito daragazzi ed insegnanti insieme.

42

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 42

Page 42: AD SPEM Informare Per Crescere

43

In conclusione i ragazzi sono generalmente interessati ad affrontareed approfondire i problemi sociali quali quello dei comportamentia rischio; vogliono essere posti al centro dell’attenzione e voglionoessere loro stessi gli artefici in prima persona della crescita su questitemi. Gli insegnanti referenti per l’educazione alla salute sono icoordinatori e gli organizzatori di attività specifiche su questi temi,ma tutto il corpo docente deve mostrare coinvolgimento e parteci-pazione per la riuscita di qualunque iniziativa.

1 Medico, Ministero della Salute - Roma2 Responsabile Area Sicurezza Centro Nazionale Sangue3 Dirigente Medico I livello - CTO Santo Spirito - Roma

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 43

Page 43: AD SPEM Informare Per Crescere

Il ruolo della famiglia

Angela NavaPresidente Coordinamento Genitori Democratici Nazionale

CGD- Roma

Mentre parliamo di educazione alla solidarietà, riecheggiano leimmagini che in questi giorni i media ci hanno fornito della rivoltagiovanile delle periferie parigine.Comunque si voglia interpretare il fenomeno, esso è il segno di unoscacco, di un fallimento anche educativo. Se nel caso francese emergono i nodi irrisolti della mancata integra-zione dei gruppi svantaggiati nella scuola, nelle politiche abitative,nel lavoro, tutti noi sappiamo che famiglia e scuola sono le dueagenzie educative che più sono chiamate in causa, oggi, in unasocietà complessa di cui noi adulti stentiamo a definire i contorni,a definire una mappa che orienti i nostri ragazzi.Sarebbe facile ed anche comodo assumere atteggiamenti apocalitti-ci di fronte ad una cronaca che, sia pure enfatizzata dai media, assu-me toni angosciosi e che paiono segnare la nostra impotenza. Sono chiamata qui a riflettere sul ruolo della famiglia, ma a manife-stare una sorta di stanchezza pedagogica appare oggi proprio il geni-tore che ha rinunciato consapevolmente all’autorità, memore deidanni che un’educazione autoritaria produce. Assistiamo spesso,infatti, ad un atteggiamento di resa da parte dei genitori, ad unageneralizzata incapacità a dire di no, il che significa rinunciare adessere adulto di riferimento pur di non dover sopportare in alcunmodo il malessere di dare anche quella piccola frustrazione. Ma c’èdi più: questa rinuncia porta ad un’ulteriore forma d’abdicazione:quella ad essere se stessi con le proprie convinzioni, passioni, ideo-logie, debolezze, subordinando il proprio essere persone reali all’an-sia di evitare per i propri figli ogni genere di conflitto. Questo atteg-giamento da un lato consegna, senza lottare, i propri figli alla cultu-ra dell’omologazione, alla moda del momento e alla legge del mer-cato, dall’altra ha riflessi molto preoccupanti sugli stessi processi di

44

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 44

Page 44: AD SPEM Informare Per Crescere

identità, se viene a mancare quella dinamica di accettazione\contra-sto con le figure di riferimento, che è la strada obbligata del diveni-re soggetti autonomi. Crescono e ne cresce il consenso intorno, lepubblicazioni che ricordano al genitore i no che fanno crescere, i si facome dico io come enunciano titoli destinati ad essere o già divenu-ti best-sellers tra un pubblico sempre più ampio. Cresce l’ambizio-ne statistica di misurare i fenomeni di bullismo, raggruppando avolte indistintamente sotto questa categoria tutti i fenomeni di pre-varicazione, prepotenza, ma anche di devianza e disagio rispetto aiquali le forme di potere che gli adulti esercitano (penso a quelledella scuola registro, voto, sanzione, espulsione) rivelano la loroinefficacia. Cresce l’allarme verso nuove modalità del diveniredonne che rompe con molti stereotipi. Aggressività e pratiche ses-suali precocissime tra le giovanissime, come anche il recente filmThirteen palesa, ci svelano romanzi di formazione a noi ignoti.Cresce la voglia di contenimento se è vero che la reintroduzione delvoto di condotta che confina, determina, definisce atteggiamenti,emozioni, demotivazioni, ritardi che si intrecciano strettamente conil processo di apprendimento ha incontrato il favore della maggio-ranza degli educatori -genitori ed insegnanti. Si diffonde la geremia-de sui ragazzi sregolati appunto, non necessariamente violenti, tra-sgressivi, socialmente disordinati o pericolosi, ma solo incapaci diriconoscere l’esistenza di regole e perciò di rispettarle. Sembra chenon siano al corrente dell’esistenza di un galateo sociale diffuso chesilenziosamente regolamenta gli scambi sociali, le precedenze, l’usodei tempi, delle parole, degli spazi sociali. È come se fosse cambiatoun dispositivo strutturale, funzionante da generazioni che omoge-neizzava il significato dei comportamenti sociali, come se la conti-nuità della trasmissione tra generazioni fosse stata interrotta. L’idea di una genitorialità sociale, di una genitorialità diffusa che dasempre perseguiamo, diventa sempre più necessaria in una societàcome quella italiana in cui, come un’indagine del CENSIS del 2004affermava,il 40% delle famiglie denuncia la difficoltà a tenere ilritmo con altre agenzie educative e lamenta la difficoltà a trasmette-re valori positivi, mentre ben il 64% denuncia la solitudine dellefamiglie rispetto alle istituzioni sociali.

45

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 45

Page 45: AD SPEM Informare Per Crescere

Genitorialità diffusa anche come antidoto all’individualismo che siè insinuato nelle persone, nelle relazioni sociali, negli stili di vita edi pensiero e di cui non ci siamo accorti in questi anni. Riprendere con piena responsabilità il nostro ruolo di educatorisenza deleghe è fondamentale, come è fondamentale attivare effica-ci pratiche comunicative tra scuola e famiglie che escano anche dallestrettoie burocratiche degli organi collegiali. Non ci sarà un’efficaceeducazione alla salute e quindi al rispetto di sé e degli altri e quindiuna educazione alla solidarietà che non sia di pura maniera se nonci attiviamo per aprire dei canali di comunicazione e di condivisio-ne.Perché un progetto di questo tipo abbia speranza di efficacia e illavoro degli operatori scolastici non rimanga semplicemente unavoce moralistica o vanamente diagnostica che la famiglia tende adimenticare se non è conforme al progetto culturale familiare, ènecessario saper intervenire anzitutto sui problemi di comunicazio-ne tra insegnanti e genitori, e poi sulle difficoltà di molti genitori adesporre le proprie idee e le proprie esperienze, a trovare opportuni-tà di confronto e soluzione dei problemi educativi.I tempi ci chiedono un impegno di nuovo genere e l’assunzione dinuove, ma condivise responsabilità.

46

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 46

Page 46: AD SPEM Informare Per Crescere

47

Parte II

LA DONAZIONE DEL SANGUEE IL RUOLO DEL VOLONTARIATO

Il ruolo dell’educazione alla solidarietànella tutela della salute pubblica

Gabriella GirelliProfessore Ordinario di Immunoematologia

Università “La Sapienza” - Roma

Educazione alla solidarietà, tutela della salute pubblica - In che modol’educazione alla solidarietà può avere un ruolo nel tutelare la salu-te pubblica?Per rispondere alla domanda è possibile leggere quanto è riportatosulla G. U. del 27 ottobre 2005 dove è stata pubblicata la Legge tra-sfusionale N° 219 del 21/10/2005, che ha abrogato la precedenteLegge 107/90.

Alcuni concetti di fondamentale importanza sono rappresentati daquanto segue: • “Lo stato riconosce la funzione civica e sociale ed i valori umani

e solidaristici che si esprimono nella donazione volontaria, perio-dica, responsabile, anonima e gratuita del sangue e dei suoi com-ponenti” (Capo III, Art. 7, Comma 1).

E ancora, tra le finalità che si dà questa Legge trasfusionale c’è il rag-giungimento di:

• “una più efficace tutela della salute dei cittadini attraverso il con-seguimento dei più alti livelli di sicurezza raggiungibili nell’ambi-to di tutto il processo finalizzato alla donazione ed alla trasfusio-ne del sangue” (Comma1 b).

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 47

Page 47: AD SPEM Informare Per Crescere

48

È negli articoli del DM 03/03/2005, Titolo VI, Art. 16, che trovia-mo:

• “Le iniziative di educazione sanitaria e le indagini eseguite ai finidella tutela della salute dei donatori e della sicurezza dei riceven-ti, rappresentano un sicuro riferimento epidemiologico per la rea-lizzazione di alcuni tra i principali obiettivi della programmazio-ne sanitaria nazionale quali la PROMOZIONE DI COMPOR-TAMENTI E STILI DI VITA (corretti) per la salvaguardia dellasalute”

La tutela della salute del donatore viene esercitata attraverso proce-dure che sono previste negli articoli di legge:

• La visita medica al donatore di sangue deve mirare ad una atten-ta valutazione degli apparati cardiovascolare e respiratorio, degliorgani addominali e dell’apparato linfonodale superficiale poichéognuno di loro può rilevare condizioni che meritano un appro-fondimento diagnostico.

• Il colloquio con il medico deve mirare all’accertamento dell’ido-neità alla donazione, con particolare attenzione alla situazionepsicologica ed intellettiva dell’aspirante donatore. Particolareattenzione viene rivolta ad indagare eventuali condizioni di usoabitudinario di alcoolici, di abuso di farmaci, di impiego disostanze stupefacenti, di uso di steroidi od ormoni a scopo di cul-turismo fisico.

Su ogni unità di sangue donata vengono effettuati i seguenti esamiprevisti dalla normativa vigente

Esame emocromocitometrico - conta dei globuli rossi, piastrine,globuli bianchi e formula leucocitaria

ALT - sono enzimi che si liberano dopo citonecrosi epatica e per-tanto vengono considerate un marcatore precoce di epatite vira-le o di epatite cronica. L’abuso di alcool porta indubbiamente adelle lesioni epatiche che possono decorrere per anni asintomati-che, come può decorrere in maniera asintomatica, per anni,

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 48

Page 48: AD SPEM Informare Per Crescere

49

un’epatite C. Le transaminasi possono essere la spia di questidanni epatici che progrediscono lentamente e di cui ci si potreb-be accorgere troppo tardi.

HIV Ab 1,2 - anticorpi contro il virus HIV

HbsAg - marcatore virale per l’epatite B

HCV Ab - anticorpi contro il virus dell’epatite C

Ricerca del genomi virali di HIV, HBV, HCV.

Le metodiche di biologia molecolare vengono impiegate per ricerca-re particelle del genoma virale: quest’ulteriore ricerca viene effettua-ta per ridurre il periodo di “zona muta” durante il quale un indivi-duo è capace di contagiarne un altro senza avere ancora positive leindagini di laboratorio (fase finestra). Le suddette indagini, seppurutili per donatore, hanno come scopo principale quello di protegge-re il ricevente. Tuttavia il legislatore rivolge la sua particolare attenzione anche aldonatore per il quale chiede che vengano effettuate ogni anno:

Creatininemia - esame che indaga la funzionalità renale

Glicemia -la cui alterazione è correlata al diabete o alla sua pre-disposizione

Proteinemia ed elettroforesi sieroproteica - indaga il patrimo-nio delle proteine che circolano nell’organismo, la cui alterazio-ne può rappresentare una spia per varie patologie

Colesterolemia e Trigliceridemia - valori elevati di tali esamisono correlati all’insorgenza di malattie cardiovascolari; pertantointervenire su questi difetti precocemente rappresenta un’azioneimportante di medicina preventiva

Ferritinemia - fornisce la misura delle riserve di ferro: la even-tuale riduzione necessita di essere corretta perché il ferro rappre-senta l’elemento indispensabile per la costruzione dell’emoglobi-na contenuta nei globuli rossi; d’altra parte livelli elevati potreb-bero rappresentano un campanello d’allarme di una patologiainfiammatoria che deve essere indagata.

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 49

Page 49: AD SPEM Informare Per Crescere

50

Un concetto moderno di selezione del donatore deve prevedere,oltre alle misure atte a proteggere il ricevente, quelle necessarie perla tutela della salute del donatore stesso.Il donatore di sangue e la sua selezione rappresentano attualmente icardini su cui poggiano gli obiettivi prevalenti del sistema trasfusio-nale italiano. La popolazione dei donatori costituisce un target sen-sibile per l’informazione sanitaria e rappresenta un importante vei-colo di diffusione, tra la popolazione generale, di comportamenticorretti per la tutela della salute.L’educazione alla solidarietà in ambito trasfusionale, che passa attra-verso l’educazione alla salute e a corretti stili di vita, sta determinan-do una progressiva trasformazione del concetto di donatore di san-gue da figura quasi passiva, che porge il braccio e dà il proprio san-gue, a figura attiva, che interviene in prima persona nel valutare lasua idoneità alla donazione, consapevole delle implicazioni checomporta il suo gesto di solidarietà.

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 50

Page 50: AD SPEM Informare Per Crescere

Famiglia, scuola e associazioni:un percorso comune per la salute e la solidarietà

Giuseppe SpieziaAD SPEM

Quando si è trattato di individuare un tema per rendere il miobreve intervento utile allo scopo di rappresentare il ruolo chiave delvolontariato nell’ambito dell’educazione alla salute finalizzataall’esplicazione della solidarietà, ho pensato al cammino di crescitadi ciascuno nel quale alcuni attori rappresentassero dei compagnidi percorso. Ciò che risulta essenziale nella relazione che si instau-ra tra più soggetti partecipi di un’azione comune è condividerevalori comuni, cioè richiami a ciò che ci unisce, formulare ideeconcrete per realizzare e dare valore all’esperienza dei nostri giova-ni. Alla famiglia si dà il primo e l’importante ruolo guida nellaprima infanzia in modo da costituire il carattere, le aspirazioni e ladose di autonomia, la sensibilità sociale e la cura di se stesso, per ilpiccolo che cresce.Alla famiglia, ad un certo punto, si aggiunge la scuola che contri-buisce a fornire al giovane i supporti di conoscenza affinché si svi-luppi il concetto di sicurezza dei comportamenti e di corrette rela-zioni interpersonali con il rispetto dei singoli e del gruppo. Nellafase adolescenziale e poi in quella del raggiungimento della maggio-re età, subentrano forme di aggregazione che per alcuni assumono ilcarattere della confessionalità, per altri del solidarismo laico e talvol-ta della politica, per pochi, per fortuna, anche quello del degrado edell’autodistruzione. È questa che io identifico come la fase di com-petenza dell’Associazionismo volontaristico e del servizio civile. Inquesta fase apparirebbe opportuno parlare anche delle Istituzionilocali che tuttavia devono ancora dimostrare la loro vocazione a faparte del medesimo percorso. Dopo questa premessa, provo a riper-correre l’attuale esperienza dell’Associazione AD SPEM. La campa-gna di sensibilizzazione nelle scuole, intrapresa in collaborazione

51

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 51

Page 51: AD SPEM Informare Per Crescere

con altre associazioni di donatori, ha avuto come filo conduttoreuna semplice locuzione verbale: “ESSERCI”, che ho visto ripetutaanche in altri messaggi di solidarietà. In tale verbo ci sono alcunielementi di cui invito a tener conto. Esserci è esistere, vivere, cresce-re. Esserci è partecipare. Esserci è servire. Nella famiglia si ricevonoi primi insegnamenti per guardare con sufficiente autonomia e cor-rettezza alla propria esistenza.Dall’esempio si acquisisce prudenza, attenzione, rispetto per sé e pergli altri. Si matura l’accettazione del diverso da noi e delle necessitàaltrui, interne ed esterne alla famiglia. Da un buon rapporto con ipropri familiari scaturisce, poi, un buon rapporto con la scuola sequesta è pronta a dare sufficienti elementi di interesse e motivazio-ne. A giudicare dalla scuola attuale c’è spesso grande inadeguatezza.Nonostante gli sforzi di alcune componenti decisive nella scuola,questa non riesce a dare risposte sufficienti ai reali bisogni dellamoderna formazione dei giovani.È nella scuola poi che si verificano quei “corto circuiti” dovuti alledifficoltà ambientali, agli stress oggi presenti nelle nostre città,soprattutto nelle aree più degradate. I giovani accumulano depres-sione e aggressività con la conseguenza del consumo di alcol e dro-ghe per lenire paure e tormenti. Il trasgredire, diffuso tra i più gio-vani, spesso produce gravi conseguenze nel fisico e nella mente, tal-volta irreparabili. Dove la scuola non ha l’opportunità o la forzad’urto adatta ad essere efficace c’è uno spazio per i volontari delleAssociazioni che, senza adottare un linguaggio predicatorio, partico-larmente sgradito ai giovani, tentano di fare proseliti e motivare glistudenti a dedicare un poco del loro tempo libero al servizio aglialtri. Molte sono le iniziative, che hanno anche rilievo sui media, perconvincere un maggior numero di adolescenti al servizio dei debolie delle persone in difficoltà. L’iniziativa da noi posta in essere riguar-da la donazione del sangue per i giovani al di sopra dei 18 anni.Essa si è arricchita del supporto di personale medico particolarmen-te esperto sui cosiddetti comportamenti a rischio presenti tra le gio-vani generazioni. Creare un collegamento tra la donazione di san-gue, forte contributo alla solidarietà, con uno stile di vita piuttostomisurato e incline alla prevenzione ed alla prudenza è un modo di

52

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 52

Page 52: AD SPEM Informare Per Crescere

porre il giovane dinanzi ad un concreto obiettivo di benessere psico-fisico e solidarietà.Inoltre, con piccoli segni di riconoscimento che l’Associazionemette a disposizione dei giovani donatori si costituisce quella com-munity positiva che, nonostante le apparenze, molti ragazzi sonoparticolarmente inclini a creare. La salute, la solidarietà e la dona-zione di sangue formano poi lo spunto per la creatività individualee di gruppo all’interno degli Istituti scolastici per via di un concor-so artistico con premi importanti a favore delle scuole e a sostegnodella didattica. Il bilancio complessivo delle iniziative sul piano degli obiettivi dieducazione alla salute e di sensibilizzazione alla donazione di san-gue, fa emergere che tra le scuole partecipanti si è raggiunta una pre-senza agli incontri con medici e volontari di circa 4200 alunni delleclassi finali delle superiori. Il contributo in termini di donazioni, èstato di 1220 unità prelevate.Si può affermare, pertanto, che un progetto integrato ha consegui-to la massima coesione tra le associazioni dei donatori ed ha amplia-to la partecipazione di tutte le componenti. Tra i giovani, i loro insegnanti e i loro genitori si sono raggiuntetante certezze, ma anche create tante aspettative: crediamo che que-ste non debbano andare deluse. Perciò lavoriamo ancora per la soli-darietà e la donazione nel tentativo di dare un contributo alla for-mazione di uomini e donne consapevoli e responsabili, a vantaggiodi un migliore futuro di Roma e del Lazio.

53

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 53

Page 53: AD SPEM Informare Per Crescere

Procedure operative per la selezione del donatoree per il prelievo di sangue

Alex FakeriMedico - Struttura Trasfusionale Policlinico Umberto I - Roma

PROCEDURE OPERATIVE PER LA SELEZIONEDEL DONATORE

ANAMNESI E QUESTIONARIO ANAMNESTICOL’anamnesi prevede la raccolta delle informazioni, tramite il questio-nario previsto dal D.M. 3 marzo 2005, ed il colloquio con il medico.

Il candidato donatore:

• deve essere informato della possibilità di trasmettere con il sanguedonato talune malattie, in particolare epatiti, AIDS, sifilide, equindi invitato a comunicare eventuali malattie insorte subitodopo ogni donazione;

• deve essere richiamato alla propria responsabilità nei confronti delricevente ed invitato ad astenersi dalla donazione qualora fosseincorso in comportamenti a rischio.

Per non disincentivare la donazione, a causa dell’ allungamento deitempi di permanenza del donatore nel centro di raccolta, il questionariopuò essere sottoposto al donatore stesso che nel frattempo ne prende atto.

Il medico responsabile della selezione:

• verifica, tramite il colloquio riservato, la congruità e la completez-za delle informazioni e si accerta che il candidato donatore abbialetto e correttamente compreso il “COMUNICATO INFOR-

54

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 54

Page 54: AD SPEM Informare Per Crescere

MATIVO SULL’AIDS E SULLE ALTRE MALATTIE TRA-SMISSIBILI COL SANGUE”;

• sottoscrive il consenso all’arruolamento e alla donazione assiemeal candidato donatore.

VISITA MEDICA

Come previsto dal D.M. 3 marzo 2005, la visita medica è finalizza-ta all’accertamento dell’idoneità alla donazione e quindi:

• deve comprendere un esame obiettivo generale, con particolareriguardo agli apparati cardiovascolare e respiratorio, all’addome eai linfonodi;

• devono essere valutate le condizioni generali di salute del donato-re, con particolare attenzione a stati di debilitazione, iponutrizio-ne, edemi, anemia, ittero, cianosi, dispnea, instabilità mentale;

• gli elementi significativi dell’esame obiettivo vanno sinteticamen-te riportati nella cartella clinica del donatore;

• Durante la visita medica , devono essere segnalate le eventualisospensioni con le relative motivazioni, sul Sistema Informaticoin uso ( WIN SIT) Le sospensioni devono altresì essere tolte dalSistema Informatico quando le patologie sono risolte e gli esamiinerenti si sono normalizzati;

• nella “CARTELLINA DONATORE” deve essere annotata qual-siasi segnalazione si ritenga utile, accompagnata dalla data delriscontro e dal nome del medico che ha annotato il dato.

Procedura di determinazione dell’Hb mediante digitopunturacon strumento HemoCue Hb 301

1. Il donatore, dopo aver eseguito la procedura di accettazione, sireca nel box per la valutazione dell’emoglobina.

55

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 55

Page 55: AD SPEM Informare Per Crescere

2. L’operatore, dopo aver attivato lo strumento HemoCue Hb 301secondo le modalità operative previste nel manuale d’uso allega-to, esegue la digitopuntura secondo le seguenti modalità:

• Per eseguire un test il portacuvette deve essere in posizione inizia-le; sul display appaiono tre trattini lampeggianti e il simboloHemoCue.

• L’operatore, dopo aver indossato i guanti estrae una HemoCueMicrocuvette.

• L’operatore accerta che la mano del donatore sia ben calda e rilas-sata; sceglie il dito medio o anulare, evitando le dita che indossa-no anelli.

• Esegue disinfezione della cute con Braunoderm e lascia asciugareo tampona con salviettina sterile.

• Con il proprio pollice preme leggermente il polpastrello in sensodistale.

• Applicando una leggera pressione verso la punta del dito effettuala digitopuntura su un lato del polpastrello.

• Asciuga con tampone o salviettina sterile le prime due-tre goccedi sangue ed applica nuovamente una leggera pressione verso lapunta del dito finché non si forma una nuova goccia di sangue.

• Quando la goccia di sangue è sufficientemente grande, riempiecon un’unica manovra la microcuvetta.

• È consigliabile asciugare il sangue in eccesso dalla superficie ester-na della microcuvetta con la salviettina.

• Controlla che non siano presenti bolle d’area nella microcuvettariempita; in caso contrario, ne prende una nuova.

• Posizione la microcuvetta riempitta nel portacuvetta entro 40secondi dal riempimento.

• Legge sul display il valore dell’Hb, che comparirà entro 10 secon-di, e lo trascrive sulla cartella del donatore.

56

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 56

Page 56: AD SPEM Informare Per Crescere

• Invita il donatore ad accomodarsi in sala di attesa per la compila-zione del questionario per essere poi chiamato alla visita medica.

CRITERI GENERALI DI ACCETTAZIONE:DM 3 MARZO 2005

Età minima: 18 anni

Età massima:

• prima donazione non oltre 60 anni

• per aferesi continuativa 60 anni

• da 60 - 65 anni per donazione di sangue intero , con controllocardiologico annuale

• è facoltà del medico autorizzare il prelievo di sangue intero, pre-via adeguata valutazione clinica e cardiologica prima di ognidonazione, anche oltre i 65 anni, fino ad un massimo di 68 anni.

Peso minimo: 50 Kg.Considerando che un salasso di 450 ml di S.I. corrisponde a piùdell’8% della volemia di un soggetto di 50 kg, è prudente sconsiglia-re l’arruolamento di donatori di peso inferiore a 50 kg dopo averlicorrettamente informati sulle possibili conseguenze del salassononostante l’esistenza di forti motivazioni per la donazione.

Polso:Euritmico con frequenza tra 50 e 100 battiti/minuto; i soggetti chepraticano sport possono essere ammessi anche con frequenza <50/m.

Pressione arteriosa:

• sistolica tra 110 e 180;

• diastolica tra 50 e 100.

Vedi “Linee Guida per la selezione del donatore” in uso presso il ser-vizio trasfusionale.

57

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 57

Page 57: AD SPEM Informare Per Crescere

CRITERI GENERALI DI ACCETTAZIONE:DM 3 MARZO 2005

Emoglobina:* Sangue intero: non inferiore a 12,5 nella donna e 13,5 nell’uomo.* Plasma e piastrinoaferesi: non inferiore a 11,5 nella donna e 12,5nell’uomo.

Ematocrito:Sangue intero: non inferiore a 36% nella donna e a 38% nell’uomo.

Ferritina:Vedi procedura alla pagina successiva.

Protidemia:Non inferiore a 6g/dl nei donatori inseriti nei programmi di pla-smaferesi.

Piastrine:Superiori a 150.000 mmc per la piastrinoaferesi. (È consigliato unn. di piastrine ≥ a 200.000 mmc )

Intervallo minimo fra 2 donazioni:• 90 gg per il sangue intero (vedi procedura ferritina);

• 30 gg. fra sangue intero e plasmaferesi;

• 14 gg. fra 2 plasmaferesi;

• 14 gg. fra 2 piastrinoaferesi ( con numero di piastrinoaferesi nonsuperiore a 8 / anno);

• 30 gg. fra piastrinoaferesi e plasmaferesi;

• 14 gg. fra piastrinoaferesi e sangue intero.

Numero di donazioni annuali di sangue intero:• max 2 per la donna in età fertile con intervallo minimo di 90

giorni; con un intervallo consigliato di 180 giorni (vedi procedu-ra ferritina);

58

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 58

Page 58: AD SPEM Informare Per Crescere

• max 4 per la donna in menopausa e per l’uomo con intervallominimo di 90 giorni (vedi procedura ferritina);

• max 1 per i donatori microcitemici con Hb superiore a 12,5 perentrambi i sessi.

CRITERI DI IDONEITÀ ALLA DONAZIONE DI SANGUE OPLASMA IN RAPPORTO AL VALORE DELLA FERRITINA

Donna in età fertile:• con ferritina < 8 ng/ml - NON IDONEA

• con ferritina 8 - 18 ng/ ml - PLASMA-PIASTRINOAFERESI

• con ferritina > 18 ng/ml - SANGUE INTERO

N.B. Con emoglobina 12.5 - 13.0 valutare l’andamento della ferri-tina nel tempo e alterazioni di altri indici dell’emocromo (es. MCVe RDW).

Donna in età non fertile e uomo:• con ferritina < 18 ng/ml NON IDONEO

• con ferritina 18 - 28 ng/ml PLASMAPIASTRINOAFERESI

• con ferritina > 28 SANGUE INTERO 450 ml

N.B. Con emoglobina 12.5 (donna) e 13.5 (uomo) valutare l’anda-mento della ferritina nel tempo e alterazioni di altri indici degli eri-trociti (es. MCV e RDW).

PROCEDURE PER IL PRELIEVO DI SANGUE INTERO

2. Procedura per l’esecuzione del prelievo di sangue

Dopo l’accertamento d’idoneità alla donazione il donatore accedealla sala prelievi e quindi lo si prepara per effettuare il salasso secon-do le modalità seguenti:

59

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 59

Page 59: AD SPEM Informare Per Crescere

1. Il medico dopo aver concluso la visita medica del donatore, inseri-sce i dati del donatore nel Sistema Informatico della Struttura einvia la stampa i sala donazione per l’etichettatura della sacca e delleprovette per gli esami di routine e/o screening allargato annuali.

2. Il donatore consegna la propria cartella clinica in sala donazionee viene identificato attivamente dal personale sanitario

3. Successivamente avviene l’etichettatura della sacca e delle provet-te per gli esami di routine e/o screening allargato annuale

4. Il donatore viene identificato attivamente e fatto accomodaresulla poltrona da donazione; successivamente la sacca viene postasulla bilancia pre - impostata secondo quanto previsto dallalegge( 450 ml ± 10 %;

5. Verificare l’accesso venoso più idoneo e selezionare una zonacutanea priva di abrasioni o arrossamenti o piccoli foruncoli perevitare che materiale batterico penetri nella sacca, per effettuarela venipuntura.

6. Disinfezione della cute secondo protocollo secondo procedura inuso presso il servizio trasfusionale.

7. Eseguita la venipuntura, fissare l’ago e procedere dal sacchettosatellite al riempimento delle provette per gli esami; queste ulti-me vanno poi ben mescolate. È consigliato di prelevare l’emocro-mo non come prima provetta.

8. Le provette sono di regola 4 (emocromo, sierologia, gruppo san-guigno e biologia molecolare virale) ad ogni donazione; diventa-no 7 (con aggiunta di glicemia -1-, creatinina, colesterolo, trigli-ceridi, protidemia ed elettroforesi proteica-1-, ferritna-1-), inoccasione del controllo annuale dello stato di salute del donato-re previsto dal DM del 3 Marzo 2005.

9. Avviare la bilancia ed invitare il donatore ad aprire e chiudere ilpugno lentamente ma con forza. Il prelievo dovrebbe essere con-dotto a termine entro 12 minuti. Nel caso in cui il flusso risul-tasse basso, prelevare, se possibile, la quantità minima e conclu-

60

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 60

Page 60: AD SPEM Informare Per Crescere

61

dere la donazione. Nel caso in cui il flusso risultasse molto lentoe la quantità di sangue nella sacca non superi i 50 ml si può inter-rompere la procedura. Utilizzare una nuova sacca e procedere avenipuntura in altra sede prelevando al massimo 400 ml.

N.B.: Quando l’ago viene rimosso dalla vena NON SI DEVE PIU’utilizzare la MEDESIMA sacca ma DEVE essere sostituita con unanuova che va rietichettata come la precedente.

10. Al termine del prelievo, prima di estrarre l’ago dalla vena deldonatore, il segmento del tubicino deve essere sterilmente sal-dato con saldatore.

11. A prelievo concluso, sulla sede della venipuntura va posto unbatuffolo di cotone sterile ed il donatore invitato a tenere benpremuto per almeno 5 minuti. Ad emostasi avvenuta si poneun cerotto ed il donatore rimane ancora sdraiato per 5 minutie successivamente seduto per almeno altri 5 minuti prima diavviarsi al ristoro.

12. La sacca appena prelevata va posta su telo di carta e prima diporla in frigoemoteca si deve procedere alla “strippatura” delsegmento per almeno 3 volte e successivamente eseguire le sal-dature partendo da circa 5 -6 cm dalla saldatura procedendopoi verso la sacca. Se erroneamente si procede in senso opposto,i segmenti si rompono per aumento della pressione, con conse-guenti schizzi di sangue e saldature non adeguate.

13. NELLA SACCA NON DEVE ASSOLUTAMENTE PENE-TRARE ARIA (Possibile fonte di inquinamento): In caso disaldature non corrette o se vi è il minimo dubbio che possaessere penetrata aria, la sacca deve essere eliminata.

14. Si provvede alla sostituzione del lenzuolino di carta sulla pol-trona e alla rimozione dal carrello di cerotti o altro materialeutilizzato per la donazione.

Raccomandazioni al donatore:• Assumere liquidi e rimanere nei locali del ristoro per almeno 10-

15 minuti

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 61

Page 61: AD SPEM Informare Per Crescere

62

• Non abbandonare la sede della donazione senza il permesso di unmembro dello staff

• Non fumare per almeno un’ora

• Se si avvertono sensazioni di “debolezza”, “giramenti di testa”,“sudorazione”, distendersi o sedersi con la testa tra le ginocchia

• Assumere più liquidi del solito e evitare alcolici per 24 ore

• Evitare lavori pesanti, salite sulle scale, attività sportive per 24 ore

• Rimuovere il cerotto dopo 4-6 ore

• Per qualsiasi problema che dovesse insorgere, non esitare a telefo-nare al Servizio Trasfusionale per parlare con un Medico o unInfermiere.

Alimentazione del donatore

ALIMENTAZIONE PRIMA DELLA DONAZIONE DI SANGUE(colazione - 1 ora prima)

1. Bevande permesse: acqua, tè, succo di frutta, camomilla, caffè, 2. Bevande non consigliate: latte, cappuccino, yogurt3. Cibi permessi: fette biscottate, marmellata, frutta fresca e spremute

ALIMENTAZIONE PRIMA DELLA DONAZIONE DI SANGUECON ESAMI DI CONTROLLO PROGRAMMATI E/O PRIMA DI

OGNI ESAME DI LABORATORIO(colazione 1 ora prima)

Bevande permesse : acqua, tè, camomilla, caffè NON ZUCCHERATI

ALIMENTAZIONE DOPO LA DONAZIONE DI SANGUE

1. Bevande Permesse: acqua, tè, camomilla, caffè, latte, cappuccino, yogurt2. Bevande sconsigliate: alcoolici di ogni tipo3. Cibi permessi: tutti, meno quelli ad alto contenuto di grassi

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 62

Page 62: AD SPEM Informare Per Crescere

63

La selezione del donatore in aferesi

Giancarlo FerrazzaMedico Struttura Trasfusionale Policlinico Umberto I di Roma

Il sangue deve essere utilizzato solo dietro precisa indicazione, per cui,da tempo, un fondamentale concetto sostenuto dalla medicina trasfu-sionale è l’ utilizzo corretto non tanto del sangue intero donato, bensìdelle specifiche componenti in cui esso viene diviso dopo la sua lavo-razione: globuli rossi, piastrine, plasma. Così facendo, si riducono irischi di trasfusione impropria e si tende ad evitare carenze.

Da alcuni anni nei Servizi Trasfusionali si va sempre più diffondendol’impiego di SEPARATORI CELLULARI, apparecchiature dotate disofisticati software che permettono la donazione, mediante kit sterilimonouso, di ciascuno dei suddetti emocomponenti (AFERESI) inmaniera singola o in associazione (donazione “multicomponent”).Mediante tali dispositivi, quando il donatore si alza dalla poltrona perandare in sala ristoro, l’emocomponente donato è già “lavorato”,pronto per essere conservato ed utilizzato; in tal modo si salta la fasedi frazionamento e lavorazione delle unità di sangue intero.Di seguito una schematizzazione grafica delle varie fasi di lavorazio-ne della donazione classica di sangue intero (SI) che nella donazio-ne in aferesi vengono compattate.

DONAZIONE CLASSICA

DONAZIONE IN AFERESI

RACCOLTAFRAZIONAMENTOPER CENTRIFUGAZIONELEUCODEPLEZIONE

PRODOTTO

PRODOTTO

RACCOLTASANGUE

INTERO

CENTRIFU-GAZIONE SEPARAZIONE CENTRIFU-

GAZIONE

Fasi eseguite post-donazione in laboratorio

Fasi eseguite durante la donazione

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 63

Page 63: AD SPEM Informare Per Crescere

64

La tabella successiva descrive e confronta le caratteristiche del dona-tore di SI e di quello in aferesi

Selezione del donatore in aferesiRequisiti del candidato donatore (D.M. 3/3/2005)

SANGUE INTERO PLASMA PLTS

ETÀ 18-65 aa 18-60 aa 18-65 aa

PESO >50 kg >50 kg >50 kg

Pressione 110-180 mmHg 110-180 mmHg 110-180mmHg

Arteriosa 60-100 mmHg 60-100 mmHg 60-100 mmHg

Frequenza 50-100 battiti 50-100 battiti 50-100 battiticardiaca cardiaci cardiaci cardiaci

Emoglobina (Hb) U>13,5 g/dl U>12,5 g/dl U>13,5 g/dlD>12,5 g/dl D>11,5 g/dl D>12,5 g/dl

Proteine Totali >6 g/dl

Piastrine (PLTS) >150.000/mmc

PT, PTT NN(coagulazione)

Il motivo per cui si propone l’aferesi è quello di consentire la donazio-ne più idonea in relazione alle caratteristiche personali del donatore. Ènoto a tutti i donatori che per donare sangue intero (SI) si deve: pesa-re almeno 50 kg, essere maggiorenne, non aver avuto malattie tumo-rali, allergie particolari e così via. I donatori, però, presentano valori diemoglobina (Hb) e piastrine (PLTS) molto variabili; i livelli accettabi-li per una donazione di SI per un uomo possono andare da 13,5 gr/dla 17 gr/dl, mentre i valori di PLTS, sempre per una donazione di SI,vanno da 100.000 a 400.000 PLTS/mmc. Nella donazione standarddi SI si donano comunque 450+/-10 ml di sangue senza tenere conto,ad esempio, che si possa avere 13,5 o 17 gr di Hb.In aferesi (dal greco afereo → tolgo da) si ha la possibilità di selezio-nare la donazione più giusta per le caratteristiche del donatore

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 64

Page 64: AD SPEM Informare Per Crescere

(DONAZIONE SU MISURA o tailored donation): chi ha valori diHb elevati potrebbe così essere selezionato per donare una doppiaunità di globuli rossi senza alcun problema e tornare poi a donaredopo sei mesi. Chi invece ha valori di Hb al limite del minimoaccettato per la donazione e bassi valori di ferro di deposito (ferriti-na) non può donare il SI ma può, invece, essere avviato alla dona-zione di plasma e/o di plasma-piastrine e contemporaneamenteessere seguito per il suo stato carenziale.

Molti sanno che i donatori di gruppo 0 Rh positivo o negativo sonodonatori universali: ciò significa che i loro globuli rossi possono esse-re dati a pazienti di tutti i gruppi sanguigni. Pochi invece sanno chei donatori di gruppo AB Rh positivo e negativo, sia uomini chedonne, sono donatori universali di plasma: il loro plasma può esseredato non solo a pazienti di gruppo AB ma anche a pazienti di grup-po A, B e 0. Ebbene, nella donazione di SI si può ricavare plasma percirca 1/3 del volume totale prelevato (circa 150 ml); una giusta poli-tica del Servizio Trasfusionale dovrebbe essere invece quella di avvia-re tutti i donatori/donatrici di gruppo AB alla donazione di plasmada aferesi in modo sistematico, in quanto se ne può ricavare tra i500/600 ml a donazione e la frequenza di donazione può addirittu-ra essere bisettimale fino ad un max di 10 l/anno per donatore.

È giusto che si conosca l’importanza della donazione di plasma daaferesi, poiché, oltre ad essere utile clinicamente, dal plasma si rica-vano prodotti come albumina, vaccini, immunoglobuline, fattoridella coagulazione; tutti questi presidi terapeutici sono estremamen-te costosi per il SSN proprio perché rari: in Italia, il Lazio è agli ulti-mi posti della produzione di plasma umano per uso industriale pro-prio perché, essendoci poco plasma, viene quasi interamente impie-gato per uso clinico.

Altro esempio: le donatrici in età fertile possono donare il SI duevolte durante tutto l’anno, ma potrebbero integrare il loro program-ma inserendo anche qualche donazione di plasma e/o plasma-pia-strine. In tal modo aumenterebbe l’indice di donazione ( numero didonazioni eseguite durante l’anno) che nel Lazio risulta essere al disotto della media nazionale, già bassa rispetto al resto d’Europa!

65

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 65

Page 65: AD SPEM Informare Per Crescere

66

Le piastrine (PLTS), ricavate dal frazionamento della donazione diSI, sono sufficienti a trasfondere con successo un paziente di appe-na 10 kg; con l’aferesi invece è possibile anche selezionare una dona-trice di 60 kg con bassi livelli di ferritina ma buon numero di PLTSper programmare una donazione di PLTS sufficiente per duepazienti adulti di 70 kg!.I tempi della donazione in aferesi sono mediamente più lunghi: glo-buli rossi-plasma 20-25 min; plasma 35-40 min; plasma-piastrineda 30 a 90 min al max (dipende da accesso venoso, numero di PLTSdel donatore); globuli rossi-piastrine circa 60 min.

La tabella di seguito mostra le tipologie possibili di donazione (di SIe in aferesi) e i relativi intervalli in giorni tra due donazioni conse-cutive.

Don

azio

ne s

ucce

ssiv

a

Donazione di partenza

Legenda: GR = Globuli Rossi; SI = Sangue Intero; PLS = Plasma; PLTS = Piastrine;2 PLTS = Doppia unità di piastrine; 2 GR = Doppia unità di Globuli Rossi

Tabella di sintesi – Intervalli di donazione (in giorni)

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 66

Page 66: AD SPEM Informare Per Crescere

67

I criteri di selezione del donatore in aferesi sono anche più estesi diquelli di SI, poiché si possono arruolare per la donazione di plasmadonatori con valori più bassi di Hb, ferritina ed anche donatori por-tatori di tratto talassemico.

L’accesso venoso è identico a quello utile per la donazione di SIalmeno per le procedure aferetiche ad ago singolo.

Le procedure aferetiche possono essere a singolo e/o a doppio ago:la scelta dipende dall’accesso venoso presentato dal donatore e daltipo di procedura scelta. I kit monouso vengono assemblati sui sepa-ratori cellulari ( il sangue del donatore passa nel kit monouso, nonviene mai a contatto con l’apparecchiatura!) i quali sono computerin cui vengono inseriti, dopo aver scelto la procedura di donazione,peso, altezza, sesso e parametri ematochimici del donatore. Si puòscegliere quindi dall’inizio cosa e quanto sottrarre ad ogni donatorerispettando i tempi già detti per singola procedura.

Le procedure di donazione di aferesi multicomponent sono sicureper il donatore; tale tipo di donazione nel nostro ServizioTrasfusionale è in costante aumento negli ultimi anni - da 1701 nel2005 a 2266 nel 2007 - costituendo quasi l’11% di tutte le dona-zioni eseguite presso il nostro Centro. L’incidenza delle reazioniavverse immediate in aferesi non è differente da quella riscontratanelle donazioni tradizionali di SI; addirittura vi sono studi chedimostrano una migliore tollerabilità nella donazione aferesi multi-componente rispetto alla tradizionale, con riscontro di reazionivagali moderate-severe minori del 50% (Wiltbank)! Questo dato ineffetti non stupisce perché, mentre nella donazione di sangue inte-ro il sangue donato esce dalla vena per entrare in una sacca succes-sivamente frazionata dal Centro Trasfusionale in tre componentisenza alcun reintegro di liquidi, nella donazione in aferesi vi è unacontemporanea infusione al donatore di soluzione fisiologica per unpiù efficace recupero del volume “liquido” donato. In aferesi vi è unefficace controllo della procedura di donazione attraverso un soft-ware che consente di verificare il corretto bilanciamento tra “entra-te” ed “uscite”.

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 67

Page 67: AD SPEM Informare Per Crescere

68

Le maggiori reazioni avverse, anche se tutte generalmente di lievientità, sono caratterizzate da ipocalcemia (parestesie, formicolii, tre-mori, fascicolazioni), reazioni vaso-vagali, ematomi in sede di pre-lievo.

La donazione in aferesi è, se presa singolarmente in confronto alladonazione di SI, più costosa, ma vanno analizzati vari aspetti a favo-re dell’aferesi:• Qualità del prodotto: assenza di tempi di frazione e stoccaggio;

temperatura di processo produttivo costante; non manipolazionedopo la donazione.

• Qualità del processo produttivo: riduzione tempo manuale per sin-golo prodotto finito; migliore gestione delle risorse; flessibilità delprocesso produttivo.

• Qualità per il ricevente: emocomponenti standardizzati, miglioreresa dei prodotti donati, riduzione rischio trasfusionale (infettivo,immunologico), ottimizzazione del regime trasfusionale.

La donazione in aferesi sembrerebbe quindi decisamente vantaggio-sa rispetto alla tradizionale, ma per poterla applicare su larga scala,bisogna preparare adeguatamente il personale medico, infermieristi-co e volontario attraverso corsi di formazione esterni (specialist) edinterni (formatori).Il personale medico-infermieristico deve quindi essere a conoscenzadelle apparecchiature, delle procedure di raccolta e gestione proto-colli, gestione delle reazioni avverse, compliance del donatore.Quest’ultimo punto è importante: oltre ad essere tecnicamenteaddestrato, il personale, compresi i volontari, deve essere giustamen-te motivato per poter lavorare al meglio, per mettere il donatore aproprio agio, spiegando con garbo gli aspetti positivi della donazio-ne in aferesi.

Concludendo, uno stesso donatore può almeno integrare la dona-zione di SI con quella da aferesi, contribuendo da una parte all’au-mento dell’indice di donazione e dall’altra al raggiungimento del-l’autosufficienza da parte del Centro Trasfusionale.

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 68

Page 68: AD SPEM Informare Per Crescere

Autotrasfusione:Recupero intraoperatorio del sangue

Roberto GramoliniMedico - Struttura Trasfusionale Policlinico Umberto I di Roma

Il Recupero Perioperatorio del Sangue (RPS) rappresenta una meto-dica dell’Autoemotrasfusione (AET) e, più genericamente, unasoluzione in più nel tentativo di non utilizzare sangue omologo inchirurgia.

Preso singolarmente il RPS viene utilizzato in chirurgia di urgenzaquando non vi è il tempo necessario per applicare nessun’altra tec-nica di AET. Altrimenti sarà bene sempre inserirlo in un più ampiopossibile protocollo di AET, che preveda la preparazione ematologi-ca del paziente, nonché l’esecuzione, se possibile, di predepositiautologhi, sia di sangue intero che di altri emocomponenti e, quan-do richiesto, la preparazione di emocomponenti autologhi topici.

Il RPS si divide in Recupero Sangue Intraoperatorio (RSI) eRecupero Sangue Postoperatorio (RSP). Il primo appartiene allafase perioperatoria e serve a ridurre le perdite emorragiche, il secon-do ha la medesima funzione, ma viene applicato nella fase postope-ratoria.

Il RSI consiste nel recuperare in modo sterile il sangue emorragicodalla ferita chirurgica. Questo è possibile attraverso un aspiratoresterile che dal campo operatorio porta il sangue in un reservoire.Attraverso il beccuccio dell’aspiratore il sangue viene aspirato in untubo a doppio lume, il lume più piccolo serve a convogliare soluzio-ne anticoagulante nel lume maggiore che contiene il sangue.Questo, scoagulato arriva nel reservoire, dove, dopo essere passatoattraverso un doppio filtro da 150 e 40 micron, che trattiene qua-lunque tipo di materiale grossolano come frammenti ossei e parti-

69

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 69

Page 69: AD SPEM Informare Per Crescere

70

Questa prima fase ha già una sua rilevanza clinica in quanto in que-sto momento il sangue emorragico non è andato perduto ma è con-servato, filtrato, in un contenitore sterile. Può essere mantenuto intale stato fino alla fine dell’intervento o comunque fino a quandonon si decida di eliminarlo, oppure di continuare il processo direcupero per infonderlo al paziente.

Questa fase è stata definita Raccolta Sterile (RS) e rappresenta unmomento importante perché ci offre diverse opportunità: per primacosa possiamo disporre di sangue autologo in tutti gli interventi, neiquali non è prevista ma comunque è possibile un importante perdi-ta ematica. Seconda considerazione è quella relativa al basso costo di

celle di grasso, nonché aggregati piastrinici e leucocitari,si depositain attesa di una decisione circa la sua utilizzazione. Vedi fig. 1

Fig. 1

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 70

Page 70: AD SPEM Informare Per Crescere

71

Fig .2

tale raccolta, inferiore ai 50 euro. Tutto ciò permette in molti inter-venti di non predisporre unità omologhe, con costi di preparazione,e, nello stesso tempo, però, di disporre di una fonte di approvvigio-namento ematico autologo, pronto in pochi minuti. Ultimo vantag-gio è quello di poter procrastinare nel tempo la decisione di infon-dere il sangue, basandoci su una più serena valutazione circa l’op-portunità o meno, eseguendo valutazioni relative alla quantità equalità del sangue raccolto, considerando la situazione clinica edematologia del paziente, decidendo di infondere o meno in caso dipatologie neoplastiche.

Oltre alla linea di aspirazione diretta sul campo operatorio disponia-mo anche di telini di raccolta del sangue emorragico, che in alcuniinterventi può “scolare” fuori dal campo e non sarebbe in altri modirecuperabile. Parliamo di interventi di protesi di anca o della mag-gior parte di quelli di neurochirurgia. Tale procedura è complemen-tare a quella di aspirazione classica (vedi fig. 2).

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 71

Page 71: AD SPEM Informare Per Crescere

72

Ancora alcune considerazioni circa la raccolta: L’anticoagulante maggiormente utilizzato è l’eparina (30.000U.I./L) in soluzione fisiologica. L’uso di tale prodotto richiede la suaeliminazione nel momento in cui il sangue viene ritrasfuso alpaziente e ciò è possibile solo tramite lavaggio con soluzione fisiolo-gica. Un altro prodotto, anche migliore è rappresentato dalle solu-zioni con CPD, che oltre alle capacità anticoagulanti hanno ancheuna migliore capacità di conservazione del sangue. Il tubo di aspira-zione dovrebbe essere più corto possibile e il reservoire posizionatoin basso. Tutti accorgimenti che dovrebbero permettere un minoretraumatismo delle emazia legato ad una minor percorso in ambien-te extravascolare e ad una minore pressione negativa di aspirazione,quest’ultima facilitata dalla caduta del sangue nel reservoire perchéposizionato più in basso rispetto al tavolo operatrorio.

Una particolare attenzione va posta alla qualità dei liquidi che ven-gono aspirati dal campo operatorio. Questi possono essere di origi-ne organica, come liquido amniotico, urina, liquido peritoneale, avolte infiammatorio, liquido idatideo, oppure farmacologica comeacqua ossigenata, tinture iodate, antibiotici. Ognuno di questi pro-dotti può creare problemi e reazioni se infusi mescolati al sanguerecuperato. In linee generali un lavaggio di qualità migliorata per-mette di infondere con tranquillità in caso di inquinamento daliquido amniotico, urina, bile, liquido peritoneale, se non infiam-matorio, antibiotici, se del tipo iniettabile.

Terminata questa fase di raccolta e dopo una attenta valutazionedell’opportunità di infondere il sangue raccolto si può passare alrecupero vero e proprio. Questo consta di tre fasi: vedi Fig. 3.La prima è rappresentata dal passaggio del sangue, raccolto e filtra-to, nella apparecchiatura e nella sua concentrazione. Tutto ciò è pos-sibile attraverso una pompa a doppio senso, un sistema di valvole,più precisamente elettropinze, che con procedura automatica siaprono e si chiudono a seconda della esigenze dettate dalla procedu-ra. All’apertura della prima di esse, il sangue dal reservoire è richia-mato, dalla pompa, in una campana contenuta in una centrfuga

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 72

Page 72: AD SPEM Informare Per Crescere

73

Fig. 3

che, girando a 5600 giri, separa le emazia dal plasma e altri liquidi.Quando il buffycoat raggiunge un sensore ottico, questi farà chiu-dere la prima clamp ed aprirà la seconda, che permetterà, sempreattraverso la pompa, il passaggio nella campana di 1000 ml di solu-zione fisiologica, che laverà le emazie, eliminando il plasma ed altrieventuali liquidi e i leucociti residui nonché le piastrine e l’anticoa-gulante. In caso venga richiesto un miglior lavaggio è possibileaumentare la quantità di soluzione fisiologica da utilizzare.

Terminata questa seconda fase inizierà l’ultima fase: la centrifuga sifermerà e con la chiusura della seconda clamp e l’apertura dellaterza, attraverso la solita pompa, che però in questo caso invertirà ilsenso di rotazione, le emazie, concentrate, filtrate e lavate, raggiun-geranno una sacca da infusione, dalla quale il sangue recuperato puòessere trasfuso al paziente. L’ideale continuità della procedura per-mette la sua utilizzazione anche su pazienti Testimoni di Geova.

Per diverso tempo si è dibattuto circa l’opportunità di lavare o menoil sangue recuperato. Riteniamo ormai superato questo problema inquanto si è visto che il lavaggio è quasi obbligatorio in quanto oltrea permettere la concentrazione del sangue con riduzione dei volumi

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 73

Page 73: AD SPEM Informare Per Crescere

74

infusi e ad eliminare la soluzione anticoagulante e tutti i liquidieventualmente aspirati, ci evita la infusione di piastrine e fattoridella coagulazione, entrambi attivati dalla circolazione extracorpo-rea, prodotti di degradazione del fibrinogeno/fibrina, nonché del-l’emoglobina libera che si produce per l’inevitabile emolisi prodottadalla procedura su una percentuale delle emazie. Tale emolisi è pro-vocata dalla circolazione extracorporea, dalla forza di aspirazionenegativa e dal traumatismo provocato dalla pompa, dalle elettropin-ze, dai filtri e dalla centrifugazione. È proprio per questo che la resadi un recupero è valutata intorno al 70-80%.

Ciò vuol dire che se nella raccolta avremo 1000 ml di raccolta, percalcolare la resa finale in emazie dobbiamo sottrarre ad essa la quan-tità di soluzione anticoagulante usata, eventuali volumi di lavaggiodella ferita chirurgica e il volume del plasma.Il prodotto finale è rappresentato da emazie concentrate (Ht 70%circa), filtrate e lavate, con capacità vitali uguali a quelle del sanguecircolante, con alti valori di 2,3 DPG e quindi con buona capacitàdi cedere ossigeno.

I vantaggi sono legati anche alla facilità di approntare una procedu-ra in grado di ridurre la quantità di sangue perso durante l’interven-to e questo sia in interventi di elezione che di urgenza.

Infine occorre ribadire che tale procedura è accettata dai Testimonidi Geova e rappresenta l’unica risorsa ematica in alcuni pazienti conanticorpi immuni per i quali è difficile reperire sangue omologocompatibile.

Effetti collaterali sono rappresentati, in caso di grandi quantità disangue recuperate, da una coagulopatia da diluizione e piastrinope-nia, provocate dalla infusione di elevate quantità di sangue recupe-rato e pertanto completamente privo di piastrine e fattori della coa-gulazione.

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 74

Page 74: AD SPEM Informare Per Crescere

75

Controindicazioni al RSI sono rappresentate da:• Presenza di liquidi organici e non, come quello amniotico, asciti-

co ed idatideo,• Interventi per asportazione di feocromocitoma• Presenza di materiale infetto• Interventi per neoplasia.

Abbiamo già visto come per quanto riguarda i liquidi, in alcuni casiil problema può essere superato con un miglior lavaggio; in caso dicampo operatorio infetto, in casi particolari il recupero può essereaccompagnato da una profilassi con antibiotici a largo spettro.

Un discorso più approfondito merita il tema delle neoplasie. E’indiscutibile che il RSI su un tumore provoca il recupero anche dicellule neoplastiche che verranno reimmesse in circolo, ma a que-sto punto è doveroso fare alcune considerazioni.

Una percentuale di oltre il 30% del sangue omologo distribuito,viene utilizzato in chirurgia neoplastica; il 30% delle neoplasieimmette cellule cancerogene nel circolo sanguigno; sono ormai pro-vate le modificazioni immunitarie provocate dalla trasfusione disangue omologo, già presenti con la somministrazione di una solaunità. Si assiste ad una serie di modifiche del sistema immunitarioche comprendono aumenti di certe componenti e riduzione di altri,incrementato anche da sostanze liberate dall’apoptosi delle celluledel sangue, dovuta alla sua conservazione. Tutto ciò si traduce inuna immunodepressione, meglio ancora in una immunodistrazioneche porta ad una riduzione di una efficiente risposta/difesa nei con-fronti della cellula neoplastica.

Ecco quindi il perché dell’uso alternativo di un sangue recuperatoanche negli interventi su neoplasie, che pur potendo contenere cel-lule neoplastiche risulta esente dalle modifiche di cui sopra.Riteniamo infine che tali cellule, prelevate dal loro habitat naturale,aspirate in un circolo artificiale, filtrate, centrifugate e lavate, unavolta reimmesse in circolo, non riescano più ad espletare ancora la

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 75

Page 75: AD SPEM Informare Per Crescere

76

loro azione negativa sull’organismo. Sono stati comunque conside-rati accorgimenti per ridurre questa potenzialità, come l’uso dimicrofiltri, che però riducono solamente il numero di tali cellule,senza peraltro eliminarle definitivamente.

Un metodo realmente valido è quello dell’irradiazione del sanguerecuperato. È stato provato che l’irradiazione con 50 Gy per circa40’ elimina le caratteristiche di clonogenicità, proliferazione e inva-sività della cellula neoplastica. Inoltre tale trattamento non compor-ta alterazione della funzionalità del globulo rosso. E’ però chiaro chel’applicazione di tale tecnologia presenta non poche difficoltà lega-te agli elevatissimi costi della apparecchiatura, ai tempi di tratta-mento non sempre conciliabili con l’urgenza di infondere il sangue,derivanti anche dalla ubicazione della apparecchiatura, sempredistante, ammesso sia presente, dalle camere operatorie.

Il nostro consiglio, a fronte anche dei dati positivi dei follow-uppostoperatori, simili nei pazienti non trasfusi e trasfusi con sanguerecuperato, è quello di usare prudenza, che prevede di non recupe-rare troppo vicino alla massa neoplastica o, se questa dovesse essereaperta, lavare con tecnica di qualità migliorata, di usare microfiltriper la reinfusione e reinfondere solo se vengono recuperate quanti-tà di sangue che prevedano comunque l’infusione di sangue omolo-go in sostituzione.

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 76

Page 76: AD SPEM Informare Per Crescere

Ruolo delle Associazioni di Volontariato

Aldo Ozino CalligarisPresidente Fidas Nazionale

Il Volontariato del Sangue, organizzato in Associazioni eFederazioni democraticamente strutturate, rappresenta un patri-monio etico e sanitario imprescindibile per assicurare agli ammala-ti curati nella nostra regione l’autosufficienza in sangue, emocom-ponenti, ed emoderivati e per contribuire all’autosufficienza nazio-nale.

La sicurezza della continuità delle donazioni e della loro non peri-colosità per gli ammalati è infatti massimamente garantita da dona-tori periodici, volontari, non renumerati, responsabili e organizzatiin Associazioni di Volontariato che sono promotrici di stili di vita emodelli di comportamento basati sui valori dell’altruismo e sullacultura della solidarietà, tali da favorire la salute ed il benessere del-l’ammalato ricevente.

L’attività trasfusionale è basata su un rilevante fattore fiduciario pre-sente a più livelli: fra Donatori, Associazioni di Donatori, Medicitrasfusionisti, Amministrazioni di Aziende Sanitarie, Istituzionipubbliche, Ammalati. Nell’ambito del rapporto fiduciario uno deicompiti istituzioni delle Associazioni di Volontariato del Sangue è latutela del Dono e del Donatore; le Associazioni devono poter rassi-curare i propri Soci Donatori, attraverso opportune verifiche con-dotte sull’attività trasfusionale:

1. sulla trasparenza e ottimale utilizzo del sangue donato e sulla suacongruità o meno rispetto alle esigenze degli ammalati;

2. sul rispetto delle normative riguardanti la tutela della salute deiDonatori. Infatti la sorveglianza epidemiologica e sanitaria deidonatori, e il conferimento dell’idoneità alla donazione devonoessere identificati come servizio al donatore.

77

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 77

Page 77: AD SPEM Informare Per Crescere

Il ruolo delle Associazioni del Volontariato del Sangue è dunqueinsopprimibile e necessario per:

1. la promozione alla donazione del sangue e dei suoi componentipresso la popolazione;

2. la spinta motivazionale dei donatori di sangue affinché doninoregolarmente e rimangano donatori attivi il più a lungo possibi-le;

3. l’opera di educazione e acculturazione in materia trasfusionaledei donatori al fine di ottenere una donazione consapevole eresponsabile, prima garanzia per la sicurezza degli ammalati;

4. la partecipazione attiva alle fasi di indirizzo, programmazione evalutazione dell’attività di raccolta;

5. l’attività di gestione degli Uffici di Chiamata, necessaria per coor-dinare l’affluenza dei Donatori alle sale prelievo, secondo la pro-grammazione concordata con le strutture trasfusionali.

Laddove risulti necessario alla copertura del fabbisogno per il rag-giungimento dell’autosufficienza regionale e/o nazionale, nell’ambi-to dell’attuale disciplina della raccolta di sangue e plasma, laRegione, sentita la CRST, autorizza l’attività di raccolta in conven-zione con le Associazioni e/o Federazioni dei Donatori di Sanguerichiedenti, fermo restando la responsabilità sanitaria, tecnica edorganizzativa del DIMT territorialmente competente al quale devo-no essere obbligatoriamente conferite tutte le unità di sangue raccol-te e fatti salvi i criteri di qualità e certificazione richiesti per l’attivi-tà.

Le Associazioni del Volontariato del Sangue insieme ai CentriTrasfusionali promuovono e sostengono iniziative volte ad incre-mentare presso i cittadini valori di solidarietà e di divulgazione dellepossibilità di prevenzione, diagnosi e cura delle principali malattiedel sangue.

Le Associazioni e Federazioni del Volontariato si impegnano ad

78

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 78

Page 78: AD SPEM Informare Per Crescere

79

organizzare campagne di promozione al fine di aumentare il nume-ro dei Donatori periodici, in particolare nelle aree più in difficoltàcon il fine di garantire l’autosufficienza dipartimentale.

Le Associazioni, anche con il supporto del CRAT e dei DIMT, svi-luppano opportune campagne informative presso i propri associatiper aumentare il livello di comprensione culturale delle problemati-che trasfusionali, con particolare riferimento alle necessità donazio-nali e alle questioni relative alla sicurezza.

Il ruolo delle Associazioni di Volontariatonella organizzazione trasfusionale

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 79

Page 79: AD SPEM Informare Per Crescere

80

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 80

Page 80: AD SPEM Informare Per Crescere

Educazione alla donazione ed alla solidarietà:l’esperienza di ADISCO

Simonetta PupellaMembro Consiglio Direttivo Nazionale ADISCO

L’Associazione Donatrici Italiane di Sangue del CordoneOmbelicale nasce in Italia nel 1995 con l’obbiettivo di promuoverela cultura della donazione volontaria e gratuita del sangue placenta-re. Il sangue del cordone, infatti, è ricco di cellule staminali che pos-sono essere utilizzate per effettuare il trapianto nei pazienti affetti damalattie ematologiche quali la leucemia. Nel momento più bellodella sua vita ogni mamma può decidere, con un semplice gesto, didonare il sangue contenuto nella placenta e nel cordone ombelicale,che altrimenti verrebbe gettato via come materiale di scarto. Conquesto piccolo e facile gesto ogni mamma, al momento della nasci-ta del suo bambino, può decidere di dare il suo concreto aiuto allalotta contro le leucemie.

La donazione non provoca alcun fastidio alla mamma e non è di alcunrischio per il neonato perché avviene dopo la nascita, cioè quando ilneonato è già nelle braccia del pediatra per gli usuali controlli. La futu-ra mamma, che decida di donare il sangue placentare, deve dare il suoresponsabile consenso alla raccolta del sangue cordonale ed al suopotenziale impiego per un’altra persona, deve inoltre essere disponibi-le a sottoporsi ad alcuni esami di controllo a sei mesi dal parto ed a pre-sentare, nella stesse epoca, un certificato che attesti le condizioni disalute del suo bambino. Perché questo impegno a distanza di sei mesidal parto? Perché il sangue cordonale raccolto sarà reso disponibile peril trapianto di un malato solo dopo che le indagini effettuate sulla suadonatrice (la mamma) e sul suo donatore (il neonato) avranno dimo-strato l’assenza di malattie che possono essere potenzialmente trasmes-se con il sangue stesso.Le unità di sangue cordonale, raccolte dalle donazioni volontarie dellemamme, sono affidate a strutture sanitarie specializzate, le Banche di

81

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 81

Page 81: AD SPEM Informare Per Crescere

82

Sangue placentare. Queste strutture, presenti all’interno dei ServiziTrasfusionali in quasi tutte le regioni italiane, sono deputate ad ana-lizzare, caratterizzare per i requisiti di compatibilità e conservare leunità di sangue cordonale donate. Le stesse Banche rendono disponi-bili le unità presenti al loro interno per i pazienti in attesa di trapian-to, che non hanno la disponibilità di un donatore nell’ambito fami-liare o che non trovino un donatore compatibile nell’ambito delRegistro dei donatori di midollo. Per svolgere questo compito tutte leBanche del nostro territorio nazionale sono collegate tra di loro e conle Banche internazionali attraverso un network. A questo networkpossono accedere i Centri di Trapianto per attivare la ricerca di unaunità di sangue cordonale compatibili per i loro pazienti.L’Associazione Donatrici Italiane Sangue del Cordone Ombelicaleha tra i suoi obbiettivi specifici quello di aiutare lo sviluppo dellarete di banche di sangue del cordone ombelicale sul territorio nazio-nale.Adisco è la prima Associazione costituita nel mondo che si occupadella donazione del sangue placentare e l’unica presente in Europa.Dal 1995 ad oggi, si è impegnata prima di tutto a sensibilizzare i cit-tadini, e in particolare la popolazione femminile, al problema della

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 82

Page 82: AD SPEM Informare Per Crescere

83

donazione, a promuoverla ed a renderla disponibile su tutto il terri-torio nazionale. L’Associazione ha inoltre concentrato i suoi sforzi sucampagne di raccolta fondi da destinare alla ricerca scientifica nelcampo del trapianto di cellule staminali provenienti dal sangue dicordone ombelicale. In questo campo la ricerca sta sviluppando tec-niche che permetteranno in un prossimo futuro di amplificare il con-tenuto di cellule staminali del sangue cordonale per renderlo semprepiù efficace per il trapianto anche di pazienti adulti di grossa taglia.A tutt’oggi nel nostro paese la donazione del sangue cordonale èpossibile in molti ospedali dove sono operativi i centri di raccoltadel sangue cordonale (in totale 112 su tutto il territorio nazionale)collegati con 15 Banche di sangue cordonale certificate ed autoriz-zate a livello regionale a svolgere tutte le attività necessarie per “bancare “ una unità di sangue placentare e renderla disponibile nelnetwork internazionale. In ogni regione dove opera una Banca disangue cordonale è anche operativa una Sezione regionaledell’ADISCO. A Roma ha sede il coordinamento nazionale delleSezioni regionali. ADISCO nazionale svolge la sua attività attraver-so il Consiglio Direttivo ed il Presidente Nazionale, Sig.ra GiuliaSciomer. La sede nazionale è ubicata all’interno del PoliclinicoUniversitario di Tor Vergata a Roma.

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 83

Page 83: AD SPEM Informare Per Crescere

84

Tutte le attività dell’ADISCO nazionale sono supportate da unComitato Scientifico, costituito dai maggiori esperti nazionali nelcampo delle malattie ematologiche e del trapianto di midollo osseo,che indicano le linee di indirizzo che l’associazione deve seguirenello svolgimento delle sue attività istituzionali. In modo particola-re l’associazione, in questo momento in cui il tema delle cellule sta-minali è nel mirino dell’opinione pubblica per ragioni etiche, prestaparticolare attenzione a dare una corretta informazione sulla dona-zione del sangue di cordone ombelicale e sulle potenzialità di que-sto materiale biologico rispetto alla cura di differenti malattie. Digrande importanza è anche sostenere la ricerca scientifica in questocampo e su questo l’associazione concentra tutte le sue forze sia alivello nazionale che regionale.

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 84

Page 84: AD SPEM Informare Per Crescere

Aureliana Iacoboni RussoPresidente Associazione Marta Russo

ASSOCIAZIONE MARTA RUSSO ONLUS

L’Associazione Marta Russo Onlus, la cui sede nazionale è a Roma inVia Cerreto di Spoleto, 10 - è stata costituita il 2 Agosto 2001 daAureliana Iacoboni e Donato Russo,.Questa decisione è nata dallavolontà di portare un contributo in prima persona ad un organismoche si muove sull’onda emotiva di nostra figlia che ne porta il suonome, nella convinzione e con l’impegno d’interpretare al meglio undesiderio di Marta stessa, che fin dall’età di quindici anni aveva deci-so di essere donatrice di organi La sua generosità ha permesso così asei persone una nuova vita e una speranza di vita migliore. L’Associazione Marta Russo si prefigge principalmente di promuo-vere e diffondere la cultura della Donazione e trapianto di organi.Per realizzare questo scopo organizziamo manifestazioni, convegni eConcorsi a premi, ponendo una maggiore attenzione a sensibilizza-re il mondo giovanile sia esso scolastico che sportivo. Infatti per quanto riguarda il mondo scolastico siamo arrivati alla IVedizione del Concorso per gli Istituti Superiori e alla III per leScuole Elementari e Medie.Mentre per quanto riguarda il mondo sportivo siamo arrivati allaVII edizione “Trofeo Marta Russo” abbinato al Campionati Italianidi Fioretto Femminile e alla III edizione di “Una stella per Marta”da realizzare nella prossima primavera alla quale parteciperanno iCampioni Nazionali ed Internazionali del mondo della scherma.Inoltre organizziamo Borse di studio per Infermieri, con questo pro-getto vogliamo sensibilizzare il mondo infermieristico In particola-re, per la tematica della Donazione degli Organi, la sua figura assu-me grande importanza per i famigliari dei potenziali donatori al finedi una scelta consapevole e solidale.Tra le manifestazioni, la più importante è quella che realizziamo aPiazza di Spagna, in prossimità del Natale dal titolo “L’Albero dellavita” arrivata alla V edizione.Infine ogni anno collaboriamo con il Ministero della Salute, allaCampagna di Comunicazione per la Donazione e trapianto di organi.

85

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 85

Page 85: AD SPEM Informare Per Crescere

ADMO - Associazione Donatori Midollo Osseo

Rossella OlivieriPresidente Provinciale

Donare midollo osseo è necessario per curare alcune malattie come laleucemia ed altre gravi neoplasie del sangue. Il sangue midollare(detto anche emopoietico) di un donatore sano, trasfuso in un mala-to, può permettere allo stesso il ritorno alla vita.Nell’ambito familiare è possibile trovare talvolta un donatore compa-tibile (fratello o sorella). Purtroppo anche a causa del tipo di vitamoderno, il numero di figli si riduce sempre più, e con esso la possi-bilità di trovare un donatore nell’ambito della famiglia stessa.Da qui la necessità di iscrivere in appositi “Registri Nazionali” ilnumero più alto possibile di potenziali donatori. L’A.D.M.O.(Associazione Donatori Midollo Osseo) ormai da più di dieci anni sipropone di reperire nel territorio italiano, volontari che possanodonare speranza di vita. È importante sapere che nella nostra nazio-ne più di mille persone ogni anno potrebbero trovare beneficio daquesto tipo di intervento e più della metà sono bambini.L’associazione promuove costantemente il suo messaggio di speranza,divulgando notizie sui centri di tipizzazione, novità scientifiche etenendo piccoli convegni nelle scuole dove, secondo noi, può cresce-re e moltiplicarsi miracolosamente la cultura della donazione. È pro-prio nelle scuole infatti, e senza distinzione di età fra gli scolari, chel’A.D.M.O. attraverso piccoli concorsi fa capire ai ragazzi che dacerte malattie si “può uscire”, spesso scontrandosi con la rassegnazio-ne e l’ostinazione di chi non è informato. I dati di guarigione sonoinfatti incoraggianti e testimoniano che la strada intrapresa è quellagiusta. Il donatore rimane, comunque per noi, i elemento principaledel quale si tutela principalmente la salute e tutte le coperture econo-miche durante gli esami di tipizzazione e l’eventuale espianto.Diventare donatori di midollo osseo è semplice: basta fare un picco-lo prelievo di sangue nei centri abilitati (chiunque lo volesse puòrivolgersi a noi per essere indirizzato in quello giusto e più vicino allasua abitazione), iscriversi al Registro Italiano Donatori di MidolloOsseo e... rimanere in attesa fino a quando qualcuno meno fortuna-to di noi chiederci di SALVARGLI LA VITA!

86

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 86

Page 86: AD SPEM Informare Per Crescere

87

Filippo CarboniSegretario Nazionale A.I.D.O.

Spiegare origini, attività e scopi dell’AIDO è forse più semplice diquanto il termine “associazione” ci induca a pensare.Basta pensare/riflettere sul concetto che ognuno di noi dovrebbeconoscere di Società intesa come insieme di individui che condivi-dono diritti e doveri.Se aggiungiamo a questo concetto, quello di solidarietà verso glialtri, pensando che noi stessi siamo “gli altri” per coloro che ci vivo-no vicino, ecco che diventiamo individui responsabili e sensibili alleesigenze dell’altro “noi”.L’AIDO nasce su queste basi ed opera nella speranza che in unnumero sempre maggiore di individui le idee di “Società” e“Solidarietà” si uniscano in quelle di “Responsabilità”.Acconsentire al prelievo dei nostri organi dopo la nostra mortediventa in questa ottica, manifestazione della nostra consapevolezzache la malattia degli “altri”, le loro difficoltà a vivere normalmente,ci devono coinvolgere.Non è necessario essere grandi uomini come Martin Luther King, oPapa Giovanni, o Gandhi per fare qualcosa di utile per gli altri;basta in fondo provare a riproporre in una realtà ben più limitata,con un gesto responsabile come il dono degli organi, quello per cuiuomini più grandi di noi hanno sperato e operato nella loro vita diogni giorno.

Storia

All’inizio degli anni Settanta, il trapianto di organi, seppur limitatoal rene ed alla cornea, cominciava in Italia a delinearsi come un vero

A.I.D.O.Associazione Italiana per la Donazione di Organi, Tessuti e Cellule

Organizzazione non lucrativa di utilità sociale (ONLUS)MEDAGLIA D’ORO AL MERITO DELLA SANITÀ PUBBLICA D.P.R. 15/1/1986

ISCRITTA AL REGISTRO REGIONALE DEL VOLONTARIATO DELLA REGIONE LOMBARDIA

AL N. 1153 DECRETO N. 54092 DELL’1/3/1994

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 87

Page 87: AD SPEM Informare Per Crescere

e proprio mezzo terapeutico. A quell’epoca, Giorgio Brumat e alcu-ni cittadini di Bergamo che avevano intuito la potenzialità dei tra-pianti, ma anche gli ostacoli che questa avrebbe incontrato nelnostro paese, diedero vita il 14 Novembre 1971 alla associazioneDonatori Organi di Bergamo, DOB.L’iniziativa destò molto interesse, determinando centinaia di adesio-ni da numerose regioni italiane, il che spinse i promotori, il 26 feb-braio 1973, a trasformare la DOB nella Associazione ItalianaDonatori Organi (A.I.D.O.).I principi su cui si basa l’Associazione sono contenuti nello Statutoassociativo. L’A.I.D.O. è costituita tra i Cittadini favorevoli alla donazionevolontaria, anonima e gratuita di organi, tessuti e cellule. E’ aparti-tica, aconfessionale, interetnica, senza scopi di lucro, fondata sullavoro volontario e informata ai principi etici ed a quelli dettati dal-l’ordinamento giuridico dello Stato.Sono finalità dell’Associazione:

– promuovere, in base al principio della solidarietà sociale, la cultu-ra della donazione di organi, tessuti e cellule;

– promuovere la conoscenza di stili di vita atti a prevenire l’insor-genza di patologie che possano richiedere come terapia il trapian-to di organi;

– provvedere per quanto di competenza, alla raccolta di dichiarazio-ni favorevoli alla donazione di organi, tessuti e cellule post mor-tem.

Negli anni, l’A.I.D.O. si è diffusa in tutte le Regioni (oltre1.200.000 iscritti) e si è consolidata nel tempo con la costituzionedi una struttura organizzativa che ha provveduto alla diffusionecapillare del concetto e della pratica della donazione di organi sututto il territorio italiano.L’attività dell’AIDO non si limita alla raccolta delle adesioni, poichéquesto ne è soltanto un aspetto. Essa è preceduta, accompagnata e

88

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 88

Page 88: AD SPEM Informare Per Crescere

89

seguita da un ventaglio di iniziative che comprendono interventi diinformazione sanitaria e di educazione civica. Un posto di rilievospetta, ad esempio, all’attività nelle scuole, poiché aiutando i ragaz-zi a riflettere serenamente sul problema dei trapianti e sul profondosignificato umano e civile del consenso al prelievo di organi si con-tribuisce concretamente al superamento delle paure, quasi sempreirrazionali, con cui abitualmente ci si scontra.Non è mancato, soprattutto nei primi anni, un coinvolgimentodiretto quale supporto organizzativo all’attività di prelievo. Maormai è diventato un ricordo del passato. In considerazione dell’opera svolta per la sensibilizzazione dell’opi-nione pubblica sul problema della donazione degli organi, ilMinistero della Sanità ha conferito all’A.I.D.O. la medaglia d’oro almerito della Sanità pubblica, con decreto del Presidente dellaRepubblica in data 15 Gennaio 1986 mentre, il 7 ottobre 2005,Poste Italiane ha emesso un francobollo dedicato all’Associazione,presentato nell’ambito della Rassegna Filatelica “Romafil” in pre-senza del Ministro delle Comunicazioni.

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 89

Page 89: AD SPEM Informare Per Crescere

INDICE

Introduzione pag. 3Gianfranco Tarsitani, Filippo Conforti, Samantha Di Rollo,Mario Floridi, Federica Pasca-Raymondo, Stefania Iannazzo

La cultura della promozione della salute nella scuola: pag. 11il paradigma della donazione del sangueGianfranco Tarsitani

Comportamenti a rischio nell’adolescenza: pag. 16risultati di una ricerca Simonetta Pupella - Marcello Hortencio De Medeiros

Stili di vita e salute: La donazione del sangue pag. 20Maria Adelaide Sanna

Promuovere salute nella scuola pag. 32Anna De Santi

10 Consigli a educatori e genitori pag. 36Alberto Pellai

Comportamenti a rischio nell’adolescenza pag. 38e loro conseguenze”Stefania Iannazzo, Carla Gargiulo e Simonetta Pupella

Il ruolo della famiglia pag. 44Angela Nava

Il ruolo dell’educazione alla solidarietà pag. 47nella tutela della salute pubblicaGabriella Girelli

91

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 91

Page 90: AD SPEM Informare Per Crescere

Famiglia, scuola e associazioni: pag. 51un percorso comune per la salute e la solidarietàGiuseppe Spiezia

Procedure operative per la selezione del donatore pag. 54e per il prelievo di sangueAlex Fakeri

La selezione del donatore in aferesi pag. 63Dott. Giancarlo Ferrazza

Autotrasfusione: pag. 69Recuperro intraoperatorio del sangueDott. Roberto Gramolini

Ruolo delle Associazioni di Volontariato pag. 77Aldo Ozino Calligaris

Educazione alla donazione ed alla solidarietà: pag. 81l’esperienza di ADISCOSimonetta Pupella

ASSOCIAZIONE MARTA RUSSO ONLUS pag. 85Aureliana Iacoboni Russo

ADMO - Associazione Donatori Midollo Osseo pag. 86Rossella Olivieri

A.I.D.O. pag. 87Filippo Carboni

92

Da 1 a 96 30-03-2009 15:22 Pagina 92