35
magazine Informazione tecnica e progettuale Poste Italiane S.p.A.- Spedizione in Abbonamento Postale - D.L.353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, CN/BO • ISSN 2307-8928 75 ORDINI ABBONATI! www.ingenio-web.it Ristrutturazione: permesso di costruire o SCIA? La recente sentenza 5984- 2018 del Consiglio di Stato fa chiarezza su quali interventi di ristrutturazione edilizia si ri- chiede il permesso di costru- ire e per i quali basta la SCIA in modo da evitare possibili abusi. >>> a pagina 6 a pagina 9 Anche tra i Tecnici, la Vita Nominale è talvolta oggetto di qualche inesattezza. A chiarire bene il suo significato un breve approfondimento che facendo riferimento al testo della Circolare, purtroppo ancora bloccata, e alle normative internazionali, ne specifica il corretto uso nella progetta- zione strutturale. >>> Vita Nominale di Progetto: alcuni chiarimenti a pagina 5 Approvato dal CdM ad inizio novembre il testo del DDL Bilancio 2019 è ora all’esame delle Camere per il suo iter parlamentare. Molte le novità che ri - guardano il professionista e l’edilizia. Ma anche alcune importanti conferme. Sono stati infatti confermati per tutto il 2019 i bonus edilizi per ristrutturazioni e risparmio energetico su singole unità immobiliari. Nuovo invece è il limite all’ac- cesso per il regime forfettario. A partire dall’anno 2019 potranno accedere al regime forfettario i professionisti che nel 2018 percepiranno compensi inferiori a 65.000 €. In ambito pubblico invece previste tre task force dedicate alle infra- strutture: Cabina di regia, Investitalia e Centrale di progettazione, col compito di progettare OO.PP. di amministrazioni centrali e territoriali. >>> DDL Bilancio 2019 tra novità e conferme Tra le novità innalzato il limite per accedere al regime forfettario Cosa cambia con la nuova UNI 10200? Tutti i dettagli sulle novità EFFICIENZA ENERGETICA La verifica dei nodi con le NTC 2018 nelle strutture in c.a. CALCESTRUZZO a pagina 4 Preg.mo Ministro To- ninelli, sulle pagine di questo portale mi sono più volte rivolto a Lei, e in precedenza a chi ha ricoperto l’importante ruolo di Ministro del- le Infrastrutture e dei Trasporti. La drammaticità de- gli eventi degli ultimi anni, >>> Andrea Dari Editore INGENIO Territorio, Scuole, Chiese, Innovazione e Norme: lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli #67 2018 novembre

ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

  • Upload
    others

  • View
    1

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

mag

azin

e

Informazione tecnica e progettuale

Poste

Italia

ne S

.p.A

.- Sp

edizi

one i

n Abb

onam

ento

Posta

le - D

.L.35

3/200

3 (co

nv. in

L.27

/02/20

04 n.

46) a

rt.1,

comm

a 1, C

N/BO

• IS

SN 23

07-8

928

75ORDINI ABBONATI!

www.ingenio-web.it

Ristrutturazione:permesso di costruire o SCIA? La recente sentenza 5984-2018 del Consiglio di Stato fa chiarezza su quali interventi di ristrutturazione edilizia si ri-chiede il permesso di costru-ire e per i quali basta la SCIA in modo da evitare possibili abusi. >>> a pagina 6a pagina 9

Anche tra i Tecnici, la Vita Nominale è talvolta oggetto di qualche inesattezza. A chiarire bene il suo significato un breve approfondimento che facendo riferimento al testo della Circolare, purtroppo ancora bloccata, e alle normative internazionali, ne specifica il corretto uso nella progetta-zione strutturale. >>>

Vita Nominaledi Progetto: alcuni chiarimenti

a pagina 5

Approvato dal CdM ad inizio novembre il testo del DDL Bilancio 2019 è ora all’esame delle Camere per il suo iter parlamentare. Molte le novità che ri-guardano il professionista e l’edilizia. Ma anche alcune importanti conferme. Sono stati infatti confermati per tutto il 2019 i bonus edilizi per ristrutturazioni e risparmio energetico su singole unità immobiliari. Nuovo invece è il limite all’ac-cesso per il regime forfettario. A partire dall’anno 2019 potranno accedere al regime forfettario i professionisti che nel 2018 percepiranno compensi inferiori a 65.000 €. In ambito pubblico invece previste tre task force dedicate alle infra-strutture: Cabina di regia, Investitalia e Centrale di progettazione, col compito di progettare OO.PP. di amministrazioni centrali e territoriali. >>>

DDL Bilancio 2019 tra novità e conferme Tra le novità innalzato il limite per accedere al regime forfettario

Cosa cambia con la nuova UNI 10200? Tutti i dettagli sulle novità

EFFICIENZA ENERGETICA

La verifica dei nodi con le NTC 2018 nelle strutture in c.a.

CALCESTRUZZO

a pagina 4

Preg.mo Ministro To-ninelli, sulle pagine di questo portale mi sono più volte rivolto a Lei, e in precedenza a chi ha ricoperto l’importante ruolo di Ministro del-le Infrastrutture e dei Trasporti. La drammaticità de-gli eventi degli ultimi anni, >>>

Andrea Dari Editore INGENIO

Territorio, Scuole, Chiese, Innovazione e Norme: lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli

#672018novembre

Page 2: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

#Efficienza_Energetica

n.67_nov.2018_pag.2

Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapeila malta cementizia Planitop Rasa&Ripara.1 solo prodotto per riparare e rasare il calcestruzzo.

MALTA CEMENTIZIAA PRESA RAPIDA

#In_Questo_Numero

14 Valutazione della sicurezza e interventi di miglioramento sismico della scuola Pascoli di

Torino

Efficienza Energetica16 Cosa cambia con la nuova UNI 10200? Tutti i dettagli18 Il tramonto delle caldaie e l’alba

delle Pompe di Calore

Sicurezza22 La prevenzione incendi negli

impianti di trattamento rifiuti25 Impianti antincendio di spegnimento a gas: pro, contro e attenzioni

Costruire in Calcestruzzo28 La verifica dei nodi con le NTC

2018 nelle strutture in c.a.30 Garantire la durabilità di un’opera

in calcestruzzo partendo dalla conoscenza dei fenomeni di degrado

Costruire in Acciaio33 La cogenza della norma EN 1090-2 nelle NTC 2018: cosa cambia per le strutture in acciaio

36 Come proteggere le strutture in acciaio con trattamenti superficiali: un vademecum per il progettista

Costruire in Laterizio37 La ricostruzione del Teatro Galli di Rimini e l’analisi dei suoi laterizi

BIM40 Computational design per il BIM

strutturale44 BIM e strategia antincendio nelle fasi di progettazione, costruzione e gestione di un edificio

Pavimenti47 I giunti di costruzione sinusoidali

nelle pavimentazioni industriali in calcestruzzo

La Sicurezza nelle Infrastrutture50 Come è noto, il sistema dei trasporti gioca un ruolo fondamentale per lo sviluppo socio-economico di un Paese, per questo

garantire la sicurezza e la funzionalità di strade, ponti, gallerie costituisce un obiettivo prioritario, oggi possibile anche grazie a nuove tecnologie

di monitoraggio strutturale sempre più smart e a costi contenuti. Nel focus oltre alla descrizione

di alcune tecniche di monitoraggio, una serie di approfondimenti sui piani di manutenzione,

sulle cause di degrado delle varie strutture, sulle soluzioni, nonché la descrizione di interventi

di adeguamento o di nuovi progetti. >>>

Editoriale4 Territorio, Scuole, Chiese, Innovazione e Norme: lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli

Primo Piano5 DDL Bilancio 2019: dalla Centrale di progettazione,

alla proroga dei bonus edilizi fino ai nuovi limiti del regime forfettario

6 Monitoraggio dei cantieri e subappalti: tutte le novità per l’edilizia del Decreto Sicurezza convertito6 Ristrutturazione edilizia: permesso di costruire o SCIA? Tutte le casistiche possibili e come evitare l’abuso8 Sismabonus, attenti all’asseverazione: se siete in ritardo niente agevolazione fiscale!

Ecco come funziona

Le Rubriche Sismica9 Vita Nominale “di Progetto”:

significato e utilizzo spiegato dalla Circolare applicativa delle NTC 201812 Come migliorare la conoscenza

del patrimonio culturale attraverso la Carta del Rischio e l’interoperabilità

Page 3: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

n.67_nov.2018_pag.4

DDL Bilancio 2019: dalla Centrale di progettazione, alla proroga dei bonus edilizi fino ai nuovi limiti del regime forfettarioEcco le ultime novità per edilizia e professionisti

#Primo_Piano#Editoriale_segue_da_pag.1

Andrea Dari – Editore INGENIO

Territorio, Scuole, Chiese, Innovazione e Norme: lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli

link all’articolo completo >>>

i terremoti, le alluvioni, il ponte Morandi, evidenziano quanto il nostro Paese sia a rischio sicurezza. Le cause sono molteplici, le respon-sabilità diffuse, e non vorrei in questa mia lettera compiere l’errore nel concentrarmi in una loro elencazione che avrebbe peraltro il di-fetto della soggettività.

In un Paese così fragile la priorità assoluta è quella di impostare il domani, e sul come farlo sarà lei, per il ruolo che ricopre, ad avere ovviamente un ruolo importantissimo, delicato, complesso.

Come supporto a questo compito vorrei ricordale due testi:Uno è tratto dall’ultima lezione del prof. Piero Pozzati “ll pericolo che incombe sulla tecnica di degenerare in un confuso, stermina-to, frammentario tecnicismo … con esso in qualche aspetto si può collegare la tendenza alla proliferazione delle norme, quindi anche degli Eurocodici. È chiaro che le regole hanno nobili motivazioni: l’in-tento di tutelare la sicurezza strutturale e porgere un aiuto; di portare coerenza e chiarezza in un quadro frammentario e alle volte confuso … Ma un numero di regole eccessivo comporta vari inconvenienti dinanzi citati e in particolare: l’impoverimento dell’autonomia e della creatività, in quanto l’opera del progettista è irretita dalle norme; la difficoltà di discernere ciò che veramente conta; la sensazione di avere, al riparo delle norme, responsabilità assai alleviate; la diffi-coltà, non infrequente, di rendersi conto dei ragionamenti che giusti-ficano certe regole, rischiando di considerare queste alla stregua di algoritmi, ossia di schemi operativi che, una volta appresi, il pensie-ro non è più chiamato a giustificare.”

L’altro sono le parole che Giovannino Guareschi fa dire al Cristo di Don Camillo dopo l’alluvione, in cui il prete gli chiede “cosa pos-siamo fare noi?” e lui risponde “Ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi: bisogna salvare il seme. Quando il fiume sarà rientrato nel suo alveo, la terra riemergerà e il sole l’asciugherà. Se il contadino avrà salvato il seme, potrà gettarlo sulla terra resa ancor più fertile dal limo del fiume, e il seme fruttifi-cherà, e le spighe turgide e dorate daranno agli uomini pane, vita e speranza.”In questo momento quindi di alluvione simbolica e reale cosa occor-re fare, quali priorità devono essere affrontate?

Sicurezza, la prioritàVorrei partire, ovviamente, dalla sicurezza. La deregulation dell’arti-colo quinto, il susseguirsi di cambiamenti in merito all’organizzazio-ne degli organi e della struttura dello stato, lo svuotamento progres-sivo degli organici tecnici, centrali e locali, lo spostamento di alcune valutazioni a organi politici ...

Matteo Peppucci – Collaboratore INGENIO

Ci siamo. Il testo del DDL Bilancio 2019 bollinato dalla Ragioneria generale dello Stato e inviato alle Camere, con tanto di relazione tecnica illustrativa, sono disponibili in fondo all’articolo e riepiloghia-mo tutte le misure di interesse della Manovra 2019, nella cui ultima versione si scopre che insieme alla conferma dei 17,8 miliardi di euro in tre anni per gli investimenti pubblici, nasce una nuova struttura di missione da istituire a Palazzo Chigi per monitorar-re e rilanciare gli investimenti: Investitalia.

Investimenti pubblici: le tre task force e la nuova Centrale di progettazioneCabina di regia Strategia Italia: istituita dall’art. 40 del Decreto Genova (109/2018, approvata la conversione in legge alla Came-ra), si avvale dell’esistente Dipe a Palazzo Chigi, senza nuovi oneri, con il compito di verificare lo stato di attuazione degli inve-stimenti in corso in opere pubbliche e adottare misure per superare eventuali ostacoli; link all’articolo completo >>>

Nel DDL Bilancio inviato alle Camere previste tre task force per le infrastrutture: centrale progetti, Cabi-na di regia, Investitalia. Confermate le proroghe dei bonus edilizi, la flat tax per i professionisti tecnici e la cedolare secca al 21% per gli affitti commerciali. Tutti i testi e le relazioni

Page 4: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

#Primo_Piano

n.67_nov.2018_pag.6

#Primo_Piano

FRA VECCHIO E NUOVO, SEMPRE SULLA STRADA GIUSTACON MASTERSAP.

MasterSap is more

Por

tfol

io.is

.it

AMV s.r.l. - Via San Lorenzo, 10634077 Ronchi dei Legionari (GO)Tel. 0481.779.903 r.a. - Fax [email protected] - www.amv.it

Visiona, verificae scarica il demosu amv.it

C

M

Y

CM

MY

CY

CMY

K

20170112_AMV_IngegneriaSismica.pdf 1 12/01/17 15.18

Monitoraggio dei cantieri e subappalti: tutte le novità per l’edilizia del Decreto Sicurezza convertitoMatteo Peppucci – Collaboratore INGENIO

Decreto Sicurezza, c’è l’ok del Senato al maxiemendamento: previsti nuovi adempimenti per il monito-raggio dei cantieri e sanzioni più aspre per subappalti illeciti

Stanno per arrivare nuovi adempimenti in materia di appalti e can-tieri edili: lo prevede la conversione in legge del cosiddetto Decreto Sicurezza (o Decreto Salvini, 113/2018), che ha incassato l’ok al Senato del maxiemendamento interamente sostitutivo del DDL e si preparara alla conferma definitiva alla Camera.Di base, si prevedono nuovi adempimenti per cantieri e appalti: ampliata la platea dei destinatari della segnalazione di inizio at-tività dei cantieri e previste sanzioni più severe per chi fa ricor-so a subappalti illeciti. Ma vediamo nel dettaglio.

Monitoraggio cantieri: bisogna avvisare anche il PrefettoTra i destinatari della notifica preliminare che il committente o il responsabile dei lavori è tenuto a trasmettere prima dell’inizio dei lavori in alcuni cantieri temporanei o mobili, modificando il Testo Unico sulla Sicurezza, c’è anche il Prefetto. Lo prevede l’art.26 del Decreto Sicurezza convertito. link all’articolo completo >>>

Ristrutturazione edilizia: permesso di costruire o SCIA? Tutte le casistiche possibili e come evitare l’abusoMatteo Peppucci – Collaboratore INGENIO

Consiglio di Stato: le opere di ristrutturazione edilizia necessitano di permesso di costruire se consistenti in interventi che portino ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente e che compor-tino, modifiche del volume, dei prospetti, o, limitatamente agli immobili compresi nelle zone omogenee A, comportino mutamenti della destinazione d’uso

L’eterno dilemma sul cosa serva a livello amministrativo per una ristrutturazione edilizia non si dipana mai: ecco perché consiglia-mo vivamente lo studio della recente sentenza 5984-2018 del Con-siglio di Stato, che fa chiarezza su quali interventi di ristruttura-zione edilizia richiedono il permesso di costruire e per quali opere basta la SCIA.

Ristrutturazione edilizia: cos’èCostituiscono interventi di ristrutturazione edilizia “quegli interventi rivolti a trasformare gli organismi edilizi mediante un insieme sistematico di opere che possano portare ad un organismo edi-lizio in tutto o in parte diverso dal precedente”.

link all’articolo completo >>>

Page 5: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

n.67_nov.2018_pag.8

#Primo_Piano #Sismica

Vita Nominale “di Progetto”: significato e utilizzo spiegato dalla Circolare applicativa delle NTC 2018Luca Sanpaolesi – Professore Emerito di Tecnica delle Costruzioni - Università di Pisa Paolo Formichi – Chairman TC250/SC10 Basis of Structural Design - Università di Pisa - EN1990

Circolare Applicativa delle NTC 2018Capitolo 2, Sicurezza e prestazioni attese La Vita Nominale di Progetto delle costruzioniIl concetto di Vita Nominale delle costruzioni, già introdotto dalle NTC 2008, è stato lievemente modificato nelle recenti NTC2018, che hanno aggiunto la specificazione “di Progetto”, ma il vero, e più significativo aggiornamento su questo dato fondamentale per la progettazione viene of-ferto dalla Circolare applicativa delle NTC 2018, recentemente approvata dall’Assemblea Generale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.

Che cos’è la Vita Nominale di Progetto: alcuni chiarimenti dalla Circolare NTC 2018Al capitolo 2, il testo della Circolare, riprende ed amplia l’illustrazione della Vita Nominale di Progetto, facendo definitiva chiarezza sul suo si-gnificato ed utilizzo. Sugli organi di stampa non è raro imbattersi in inesattezze anche gravi, non ultimo il caso del tragico crollo del ponte “Morandi” a Genova, essedo stato scritto che quell’opera andava de-molita essendo terminata la sua vita nominale. Ma anche tra i Tecnici, la Vita Nominale è talvol-ta oggetto di qualche inesattezza: talvolta essa è confusa con il parametro al quale legare la valu-tazione delle azioni variabili, e tra queste princi-palmente quelle di natura climatica, assimilando

il tempo di ritorno dell’azione alla Vita Nominale della struttura. È parso quindi opportuno dedicare questo breve approfondimento al concetto di Vita Nominale, alla luce dei recenti chiarimenti offerti dalla Circolare e della normativa internazionale.Al punto 2.4.1 delle NTC2018, la Vita Nominale di Progetto di un’opera viene convenzionalmen-te definita “come il numero di anni nel quale è previsto che l’opera, purché soggetta alla ne-cessaria manutenzione, mantenga specifici li-velli prestazionali”.Le differenti opere sono classificate in tre diver-se categorie, cui sono associati livelli di presta-zione crescenti:• strutture temporanee,• strutture cui sono richieste prestazioni ordi-

narie• e, infine, strutture con livelli di prestazione

elevati.A loro volta i tre livelli di prestazione sono associa-ti a valori minimi della Vita Nominale VN dell’o-pera, rispettivamente pari a 10, 50 e 100 anni.La durata dell’opera è quindi un parametro con-venzionale, assunto in sede di progetto (da qui la specificazione delle vigenti NTC), cui debbono essere riferite le verifiche dei fenomeni dipen-denti dal tempo, quali la durabilità o la fatica, mediante il corretto dimensionamento dei par-ticolari costruttivi.

Sismabonus, attenti all’asseverazione: se siete in ritardo niente agevolazione fiscale! Ecco come funzionaMatteo Peppucci – Collaboratore INGENIO

Sismabonus, l’Agenzia delle Entrate chiarisce: l’asseverazione tardiva del professionista che spedisce oltre il tempo consentito il certificato anti-sisma non consente l’ottenimento del beneficio fiscale

Attenzione ai professionisti e a chi commissiona un lavoro a un professionista tecnico: per fruire del Sismabonus, la detrazione di una percen-tuale delle spese sostenute per lavori edilizi an-tisismici (art. 16 del decreto-legge 63/2013) è necessario che l’asseverazione del progettista dell’intervento strutturale sia allegata alla Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) al mo-mento della sua presentazione e non in un mo-mento successivo.In caso di ritardo nell’asseverazione, il beneficio fiscale decade: è quanto precisato dall’Agenzia delle Entrate nell’interpello n.31/2018, avente ad oggetto “Sisma bonus – Articolo 16 del DL n. 63 del 2013 – Asseverazione tardiva - Interpello arti-colo 11, comma 1, lettera a), legge 27 luglio 2000, n. 212”.Quindi: il professionista deve attestare la clas-se di rischio dell’edificio prima dell’inizio dei lavori e quella che si ottiene dopo l’esecuzione dell’intervento progettato.

Sismabonus e detrazione fiscale: il riepilogoIl Fisco ricorda che l’art. 16-bis, comma 1, lett. i), del TUIR, consente la detrazione del 36% delle spese sostenute per l’esecuzione di opere per la messa in sicurezza statica delle parti strut-turali dal patrimonio edilizio, per un ammon-tare delle spese non superiore a 48.000 euro. La misura della detrazione per gli interventi di cui all’art. 16-bis, del TUIR, è stata successivamente aumentata, con valenza attualmente fino al 31 dicembre 2018, al 50 per cento, entro il limite massimo di spesa di 96.000 euro.Inoltre, l’art. 1, comma 2, lett. c), n. 2), della Leg-ge di bilancio 2017, sostituendo il comma 1-bis dell’art. 16 del DL 63/2013, ha previsto che per il quinquennio dal 1° gennaio 2017 al 31 dicembre 2021, per le spese sostenute, documentate ed effettivamente rimaste a carico del contribuen-te, per effettuare interventi relativi all’adozione di misure antisismiche la cui procedura autorizza-toria sia iniziata dopo il 1° gennaio 2017, ubicati nelle zone sismiche 1, 2 e 3, la detrazione del

50%, spettante fino ad un ammontare complessivo delle spese sostenute non superiore a 96.000 euro per unità immobiliare, sia ripartita in cinque quo-te annuali, anziché in dieci.Se da tali interventi deriva il passaggio a una classe di rischio inferiore, la detrazione spet-ta nella misura del 70% delle spese sostenute e se si arriva fino a due classi di rischio infe-riori, la detrazione è riconosciuta nella misura dell’80% (cfr. art. 16, comma 1-quater, del decre-to-legge 63/2013).Quindi, in definitiva:• la norma di riferimento generale è l’art. 16-bis,

del TUIR;• per le specifiche misure si fa riferimento al

decreto-legge 63/2013 (cfr. circolare Entrate n.29/E del 18 settembre 2013).

Asseverazione tardiva? Niente SismabonusLa richiesta di parere riguarda un contribuente, che depositata, presso lo sportello unico edilizia comunale, la documentazione relativa alla de-molizione di un edificio murario con gravi ca-renze statiche per la ricostruzione di un nuo-vo edificio abitativo, in legno, avente lo stesso perimetro e la stessa volumetria, chiede alle En-trate se può fruire del Sismabonus in caso di presentazione tardiva della prescritta certifica-zione, dal momento che l’attestazione andrebbe presentata contestualmente al titolo abilitativo urbanistico.

link all’articolo completo >>>

Page 6: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

n.67_nov.2018_pag.10

#Primo_Piano#Sismica

Questa definizione è pienamente coerente, fatta salva la classificazione nelle tre categorie, con l’u-so che dello stesso concetto viene fatto negli Eu-rocodici, e segnatamente nella EN1990 Basis of Structural Design, la cui più recente bozza di re-visione (aprile 2018), al punto 4.5(1), recita: “The design service life should be used to determine the time-dependent performance of the structure. NOTE Examples of time-dependent performance include durability, fatigue, and deformation due to consolidation of the ground”.Appare quindi chiaro che il parametro VN nul-la ha a che fare con la quota dipendente dal tempo delle azioni variabili di natura climati-ca, i cui effetti sono contemplati nella scelta dei valori caratteristici delle azioni stesse e nell’entità dei coefficienti parziali γF, adottati nelle combina-zioni SLU, sui quali il Progettista non è chiama-to ad intervenire, essendo questi valori legati alla definizione del livello di affidabilità obiettivo per le costruzioni, che, come è noto, è prerogativa esclu-siva delle Norme Tecniche.

Quando impiegare VN nella progettazione strutturale?Ed è proprio su questo aspetto che il testo della Circolare si sofferma per fugare ogni dubbio in-terpretativo sull’impiego di VN nella progettazione strutturale. Viene, infatti, richiamata l’attenzione sulla convenzionalità della scelta del valore del tempo di ritorno delle azioni variabili, cui è as-sociato il valore caratteristico dell’azione stessa, da prendersi a riferimento per la determinazione del valore di progetto, attraverso la moltiplicazio-ne per i coefficienti parziali γF. Come noto, per le azioni climatiche il tempo di ritorno è general-mente pari a 50 anni, cui corrisponde una pro-babilità annua di superamento pari a circa il 2%, mentre per le azioni da traffico il tempo di ri-torno è assunto pari a 1’000 anni, non essendo richiesta la modulazione dei valori caratteristici per adeguare il tempo di ritorno delle azioni alla durata della vita nominale.

Alcune eccezioni previste dalle NTC 2018Vi sono comunque delle ecce-zioni, che le NTC2018 introdu-cono, per la prima volta, nelle specifiche disposizioni riportate ai punti 3.3.2 per le azioni del vento, 3.4.2 per le azioni della neve e 3.5.2 per quelle della tem-peratura. Si tratta della progetta-zione delle fasi di realizzazione o

di ristrutturazione di opere, la cui durata sia limitata nel tempo, per le quali è possibile fare riferimento a valori caratteristici ridotti delle azioni climatiche stesse, attesa la ridotta probabilità di attingere il va-lore caratteristico nell’arco della breve fase transi-toria. Può essere questo il caso delle fasi di varo degli impalcati da ponte. A titolo di esempio, secondo quanto indicato al punto 3.3.2 delle NTC2018, se la durata della fase transitoria in esame è non superiore a 3 mesi, si potrà assumere quale valore caratteristico del-la velocità di riferimento del vento vr il valore con TR=5 anni, cui corrisponde una riduzione del 14% rispetto al corrispondente valore cinquantennale, pari ad una riduzione di circa il 30% in termini di pressione eolica. Diverso è l’uso del concetto di Vita Nominale di Progetto che viene fatto nella progettazione si-smica nelle NTC, dove questa interviene nella definizione dell’entità dell’azione, unitamente alla classe d’uso della costruzione, al tipo di terreno ed alla pericolosità sismica del sito. Come noto, infatti, data la probabilità di supera-mento dell’azione per ciascuno stato limite con-siderato e assegnata la pericolosità sismica del sito, l’azione sismica viene determinata in base al periodo di riferimento dell’opera VR. Quest’ul-timo è a sua volta funzione della Vita Nominale di Progetto, attraverso il coefficiente d’uso Cu, ri-ferito alla classe d’uso della costruzione. Dal pe-riodo di riferimento VR si ricava quindi il tempo di ritorno dell’azione sismica, e finalmente il valore caratteristico dell’azione stessa, cui corrispondo-no i prefissati livelli di probabilità di superamento. Il valore così determinato viene combinato con le altre azioni, secondo i criteri della combinazione sismica (eccezionale), vale a dire senza ulteriori “margini di sicurezza” dal lato delle azioni attra-verso coefficienti parziali γF>1, come invece ac-cade nel caso delle altre combinazioni SLU, non di carattere sismico o eccezionale. In altri termini, in questo caso la definizione del valore di progetto dell’azione non è convenzionalmente basata sulla definizione congiunta di valore caratteristico e co-efficiente parziale (γF), ma viene limitata alla de-

finizione del valore caratteristico con determinata probabilità di superamento per i diversi sta-ti limite e per un dato periodo di riferimento, che diviene esso stesso la variabile attraverso cui modulare l’intensità dell’azione sismica stessa.

link all’articolo completo >>>

Page 7: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

n.67_nov.2018_pag.12

#Sismica#Sismica

BIM

LIBERI DI FARE GLI INGEGNERI

BIM

Verifiche strutture a pannelli X-LAMCONNESSIONI DI BORDO E INTERNE AI PANNELLI DEFINIBILI PER OGNI GDL.

CONNESSIONI PANNELLI PER SOLAI O COPERTURE.

VERIFICHE AUTOMATICHE DEI PANNELLI E DELLE CONNESSIONI. VERIFICHE LOCALI.

Come migliorare la conoscenza del patrimonio culturale attraverso la Carta del Rischio e l’interoperabilitàChiara Donà – Funzionario architetto MiBAC

La banca dati di Carta del Rischio e l’interoperabilità tra sistemi informativi automatizzati per migliorare la conoscenza sulla vulnerabilità del patrimonio culturaleLe reazioni emotive che le emergenze degli ulti-mi tempi ed i recenti crolli di edifici storici hanno suscitato, esigono qualche breve nota di dettaglio per comprendere la complessità delle informa-zioni necessarie per una corretta valutazione della vulnerabilità del patrimonio culturale, da cui poi indicare efficacemente le priorità di in-tervento.Allo scopo risulta opportuno esaminare le poten-zialità che le piattaforme informatiche del Mi-nistero per i beni e le attività culturali, rese in-teroperabili con le piattaforme informative di altre Amministrazioni, possono sviluppare per la prote-zione dei beni culturali, anche derivanti da calami-tà naturali. In particolare, Vincoli in Rete è un sistema di faci-le e libera consultazione che raccoglie i dati dal-le piattaforme di informazione MiBAC di Carta del Rischio, SIGECweb, Beni Tutelati e SITAP, e che consente di interfacciarsi con applicativi di altre Amministrazioni; tale piattaforma, nelle infor-mazioni di base, è utilizzabile da parte di qualsiasi professionalità esterna al Ministero per progettare correttamente gli interventi sul patrimonio storico, pure dal punto di vista della tutela paesaggistica.

La programmazione degli interventi di protezione dei beni culturali: la nascita di Carta del RischioLa necessità di conoscere l’entità e lo stato di con-servazione dei beni culturali, al fine di indicare le priorità operative per la pianificazione delle mi-sure di protezione, di conservazione e di uso del territorio, ha portato allo sviluppo di sistemi informativi automatizzati interoperabili tra loro per un utile e sistematico scambio di informazioni, al fine di intervenire rapidamente ed efficacemente.

Come già ricordato in altri scritti, si tratta di tema-tiche così importanti per il Ministero per i beni e le attività culturali, che negli anni ‘90 del Nove-cento si decise di creare un sistema di banche dati, denominato Carta del Rischio, in grado di elaborare informazioni sui potenziali fattori

di rischio che possono investire il patrimonio culturale. Il progetto, promosso dall’allora Istitu-to Centrale per il Restauro, trae ispirazione dalla cultura del restauro preventivo di Cesare Brandi e dalle elaborazioni di Giovanni Urbani in tema di conservazione programmata.

La conservazione programmata di “Giovanni Urbani”In particolare, il concetto di conservazione pro-grammata risale al 1976, allorquando con il Piano Pilota per la conservazione programmata dei beni culturali in Umbria, l’allora direttore dell’ICR, Gio-vanni Urbani, mise in luce come «il patrimonio dei beni culturali non deve essere considerato separa-tamente dall’ambiente naturale [...] che li contiene, e dal quale provengono tutte le possibili cause del loro deterioramento», ragione per la quale «obiet-tivo [della conservazione programmata, n.d.r.] è pertanto il controllo di tali cause, per rallentare quanto più possibile la velocità dei processi di de-terioramento, intervenendo, ove necessario, an-che con trattamenti manutentivi appropriati ai vari tipi di materiali». Il metodo non era volto soltanto a definire una programmazione delle priorità di intervento, ma si spingeva all’analisi del territorio e delle politiche

Figura 1 – Allo scopo di determinare nuovi modelli di calcolo del rischio sismico, sono stati messi in relazione degli indicatori di pericolosità sismica, aggiornati alle normative vigenti al 2011, con i dati di vulnerabilità ed esposizione desunti da un nuovo tracciato di scheda sismica messo a punto per l’occasione. Visualizzazione dal sistema informativo di Vincoli in Rete, interoperabile con Carta del Rischio

territoriali anche relative alle attività produttive im-pattanti sull’ambiente e quindi, conseguentemente, sulla conservazione dei beni culturali.

Si riteneva fossero due le condizioni pregiudi-ziali per una corretta politica di interventi: «1) la possibilità di operare il rilevamento dello stato di conservazione dei beni in base a parametri ogget-tivamente indicativi dei processi di deterioramento in atto e della loro tendenza evolutiva, così da per-mettere il controllo periodico della situazione e la tempestiva esecuzione degli interventi conservati-vi; 2) la possibilità d’integrare alle tecniche ripara-tive tradizionali una tecnica di “conservazione pro-grammata”, intendendo per questa l’insieme delle misure periodiche preventive atte a mantenere quanto più possibile costante e bassa la velocità di deterioramento dei materiali antichi».Una svolta importante avvenne nel 1983, quando, a seguito di eventi sismici che avevano provocato devastanti e diffusi danni al patrimonio culturale, Urbani decise di organizzare la mostra La prote-zione del patrimonio monumentale dal rischio si-smico sulla base dei risultati del Progetto finalizza-to “Geodinamica” del CNR (1977-1981): la finalità è «pervenire all’elaborazione di una vera e propria “Carta nazionale di rischio sismico per il patri-monio monumentale”, strumento indispensabile per l’avvio di un’efficace politica di prevenzione».

Tuttavia, già allora per l’ampiezza del fenomeno da fronteggiare, si avverte come una politica di protezione dei monumenti dal rischio sismico non è realisticamente perseguibile in mancan-za di un preciso quadro di priorità, in quanto necessita di: «a) una più puntuale individuazione

delle aree maggiormente pericolose; b) una va-lutazione preventiva sia dell’entità del patrimonio presente in tali aree, sia dello stato di conservazio-ne dei singoli monumenti che lo compongono, così da accertarne l’effettivo livello di vulnerabilità». Nasce quindi l’esigenza di misurare i fattori che concorrono alla definizione di rischio, ov-vero pericolosità, esposizione e vulnerabilità. Sommando quindi i dati di pericolosità territoriale, vulnerabilità del costruito storico e distribuzione del patrimonio monumentale, si può valutare se il rischio è presente in misura moderata, intermedia o elevata. Assegnando ai beni dei precisi valori sulla base dei loro caratteri storici, artistici, turistici, ambientali ed integrando l’informazione con lo sta-to di degrado in un’analisi costi-benefici che tenga conto della pericolosità sismica delle diverse loca-lità, dei costi di intervento ed eventualmente del numero di vittime associato ad un possibile crollo, è possibile pervenire a delle strategie operative che, a parità di costo di intervento, massimizzino il valore dei beni salvati dal pericolo sismico .

La mostra segna una svolta fondamentale anche perché definisce strumenti per la protezione an-tisismica che troveranno terreno fertile di speri-mentazione ed ampia evoluzione negli anni suc-cessivi: dalle schede di rilevamento dello stato di conservazione del patrimonio monumentale, la cui evoluzione ha portato alla definizione delle attuali schede AeDES e alle schede di rilievo del danno ai beni culturali, alla correlazione fra determinate dinamiche dei fenomeni di collasso strutturale e le più ricorrenti tipologie geometriche delle strutture portanti.

link all’articolo completo >>>

Page 8: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

n.67_nov.2018_pag.14

#Primo_Piano

link all’articolo completo >>>

#Sismica

Oltre 10 anni diAETERNUM CAL

20838 Renate (MB) - Via Sirtori, zona industriale - tel. (+39) 0362 91 83 11 - fax (+39) 0362 919396www.teknachemgroup.com - [email protected]

Valutazione della sicurezza e interventi di miglioramento sismico della scuola Pascoli di TorinoMarco Cuccureddu – Ingegnere - Area progetti snc Alessandra Bazzarin, Paola Marchiò – Ingegneri - CDM DOLMEN

Analisi strutturale dell’edificio scolasticoNel presente articolo verrà illustrato lo studio strutturale condotto per la riqualificazione del-la Scuola di I grado Giovanni Pascoli di Torino, ubicata in piazza Bernini 5 a Torino.

La descrizione della scuola Giovanni Pascoli di TorinoL’edificio, realizzato in muratura portante, venne costruito tra il 1890 ed il 1893 su progetto dell’in-gegnere Giuseppe Davicini.Il complesso edilizio, di proprietà della Compagnia di San Paolo, è, attualmente, utilizzato in parte dal-la Compagnia stessa ed in parte dalla scuola Se-condaria di I grado Giovanni Pascoli (trattandosi di edificio di pubblica utilità, ai sensi dell’art. 2 del DM 17.01.2018 il riferimento normativo di caratte-re tecnico utilizzato è ancora il D.M. 14.01.2008).Il plesso scolastico, grazie all’impegno della Com-pagnia di San Paolo e della Fondazione Agnelli, è stato oggetto di un progetto di innovazione intitolato “Torino fa Scuola” che, attraverso un percorso di progettazione condivisa, è arrivato a definire le linee guida per interventi, riguardanti sia gli aspetti edili/strutturali che didattici, da porre a base di gara per un concorso di progettazione.

Valutazione della vulnearabilità sismicaIl raggruppamento vincitore, composto da Archisbang

associati e da Area Progetti Srl di Torino, ha proposto alcuni interventi per i quali si è resa necessaria la va-lutazione di sicurezza e di vulnerabilità sismica. Il programma di calcolo utilizzato è stato DOLMEN, sviluppato e distribuito da CDM DOLMEN Srl di Torino, con il quale è stato realizzato un modello tridimensionale a telaio equivalente dell’edifi-cio oltre che i modelli dei singoli interventi sulla struttura. Per un corretto inserimento delle nuove strutture all’interno del complesso esistente, sotto-posto a vincolo ai sensi del D.Lgs 42/2004, e per la definizione delle opere di rinforzo è stato ef-fettuato un percorso “passo-passo” ...

Figura 1 – Foto angolo via Duchessa Jolanda

Page 9: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

n.67_nov.2018_pag.16

#Efficienza_Energetica#Efficienza_Energetica

Cosa cambia con la nuova UNI 10200? Tutti i dettagliElisa Carrozza – C2R ENERGY CONSULTING

Ripartizione delle spese per edifici dotati di impianto centralizzato.

Contabilizzazione del calore: conferme e novitàLa norma UNI 10200 definisce i criteri di ripartizione per le spese di riscaldamento, raffrescamen-to e produzione di acqua calda sanitaria per edifici serviti da im-pianti centralizzati.

Esistono due tipologie di conta-bilizzazione: la contabilizzazio-ne diretta e quella indiretta. Lo scopo è quello di distinguere i consumi involontari e volontari per le diverse unità immobiliari in modo da tenere conto dei consumi effettivi per il calcolo delle spese. Per i consumi volontari vengono utilizzate le letture fornite dai dispositivi di contabilizzazione, mentre l’energia per i consumi involontari viene ripartita in base ai millesimi di fabbisogno energetico calcolati se-condo UNI/TS 11300.

La nuova norma è volta ad ottimizzare la proce-dura di calcolo per la ripartizione e coinvolge non solo i sistemi di riscaldamento idronico, ma anche gli impianti di raffrescamento e produzione di ACS oltre alla climatizzazione invernale di tipo aeraulico.La UNI 10200 nasce nel 1993 a seguito della

pubblicazione della L10/91, a seguito di molteplici revisioni si è giunti alla pubblicazione del 11 ottobre 2018.

Le principali novità riguardano: • Allineamento di simboli e diciture alle specifiche tecniche UNI/TS 11300 e al pacchetto normativo EPBD;• Miglioramento nella determi-nazione dei fattori di ripartizione dei parametri globali tra i diffe-

renti servizi, facendo in modo di ricorrere per quanto possibile a parametri misurati anziché teorici;

• Affinamento della metodologia di formulazione del prospetto revisionale;

• Estensione della metodologia di ripartizione del-le spese alla climatizzazione estiva, la produ-zione di ACS, la ventilazione e il riscaldamen-to aeraulico;

• Introduzione di una metodologia per la ripartizio-ne delle spese per gli edifici ad utilizzazione discontinua o saltuaria;

• Descrizione approfondita delle condizioni di uti-lizzo dei ripartitori di calore nel rispetto della UNI EN 834;

• Introduzione di una gerarchia a quattro livelli

per la determinazione della potenza dei corpi scaldanti;

• l’introduzione di indicazioni specifiche per la pro-cedura di calcolo in alcuni casi particolari.

Fattore d’uso: utilizzazione discontinua o saltuaria L’incidenza della quota involontaria tende ad es-sere tanto maggiore quanto minore è l’utilizzo dell’edificio, questo avviene in particolare nei casi di occupazione saltuaria. In questi edifici infatti le dispersioni dovute alla distribuzione del vettore termico incidono in percentuale maggiore.

Nei casi di contabilizzazione indiretta il consumo involontario viene calcolato come frazione dell’e-nergia erogata dalla centrale termica. L’incidenza dell’involontario dipende da fattore di utilizzo, cal-colato, in Tailored Rating, come rapporto tra con-sumo effettivo totale e fabbisogno energetico in ingresso alla distribuzione. Se tale valore risulta inferiore a 0.8 si rientra nel caso di edificio occu-pato saltuariamente.

Ripartitori di caloreLa norma UNI 10200 recepisce quanto stabilito dalla UNI EN 834 in materia di ripartitori di calore. In commercio possono essere presenti ripartitori programmati e non programmati, la norma UNI 10200 tuttavia raccomanda la programmazione dei dispositivi programmabili, inoltre non viene consentita la presenza, all’interno di uno stesso condominio, di ripartitori sia programmati che non. In ogni caso, per garantire la giusta trasparenza, è necessario che ogni utente sia informato circa la tipologia di ripartitori installati e circa tutte le even-tuali modifiche successive all’installazione.

Gestione dei particolari La consueta procedura deve essere corretta in caso di edifici o impianti particolari.

Le tubazioni, ad esempio, sono distinte tra tubazio-ni poste a monte e a valle del distacco dell’impian-to. Nel caso di contabilizzazione indiretta vengono calcolate le emissioni delle tubazioni di pertinenza delle singole unità immobiliari, nel caso di conta-bilizzazione diretta invece le emissioni delle tuba-zioni sono già calcolate nelle misure effettuate dal contatore. Per quanto riguarda i tubi posti a monte del distacco dall’impianto condominiale invece le emissioni devono essere comprese nel consumo involontario e ripartite quindi tra le unità immobilia-ri secondo i millesimi di fabbisogno.

Potenza termica dei corpi scaldanti È necessario determinare la potenza dei corpi scaldanti presenti nelle singole unità immobi-liari, a questo scopo la nuova UNI 10200 fornisce una gerarchia da seguire per il calcolo: - la potenza termica deve essere ricavata dalla UNI EN 442-2;- se il corpo scaldante è antecedente a tale nor-ma il calcolo deve essere effettuato ai sensi di una norma nazionale in conformità alle condizioni defi-nite al punto 5.3.1 della EN 834;- se il corpo scaldante non è coperto da tali norme la potenza può essere ricavata attraverso prove di laboratorio;- se non si verifica nessuna delle condizioni ai punti precedenti può essere utilizzato, per il cal-colo, qualsiasi metodo validato sperimentalmente.

link all’articolo completo >>>

Page 10: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

#Efficienza_Energetica

n.67_nov.2018_pag.18

#Primo_Piano

EC704REQUISITI ACUSTICIPASSIVI DEGLI EDIFICI

AGGIORNATOALLE NUOVE NORMEUNI EN ISO 12354:2017

NOVITÀ VERSIONE 3: VERIFICA DEI CAMInclude il calcolo degli indici STI e C50

edilclima.it

Le UNI EN ISO 12354:2017 hanno introdotto strumenti per costruire modelli di calcolo sempre più precisi e aderenti ai risultati delle misure in opera.

EC704, realizzato con il contributo scientifico dell’Università di Bologna, è lo strumento professionale che consente di gestire con efficacia tutto quanto richiesto dalle nuove norme 2017, come ad esempio la possibilità di specificare le superfici, i giunti (disponibili anche per le strutture leggere), la frequenza critica, il fattore di assorbimento interno non solo degli elementi divisori e di facciata, ma anche delle strutture ad essi adiacenti, che concorrono alla trasmissione laterale del rumore. Il software è inoltre dotato di un potente input grafico, lo stesso di EC700, che consente di individuare automaticamente le coppie di ambienti da sottoporre a verifica e di importare automaticamente i dati di un progetto già elaborato con EC700.

SOFTWARE REALIZZATO CON IL CONTRIBUTO SCIENTIFICO DELL’UNIVERSITÀ DI BOLOGNA.

FREE TRIAL

www.edilclima.it

IL SOFTWARE EC704 È SEMPLICE DA UTILIZZARE PERCHÈ:

• consente di individuare la frequenza critica ed il fattore di smorzamento interno, indispensabili per il calcolo in frequenza secondo le nuove norme 2017;

• i percorsi di trasmissione del rumore utilizzano la stessa termi-nologia della norma UNI EN 12354-1;

• la presenza di informazioni aggiuntive per il calcolo previsiona-le aiuta il progettista a verificare la correttezza della formula di calcolo prescelta;

• consente al progettista di verificare, in simultanea, i requisiti acustici di diversi tratti di una facciata e di diversi tratti di divi-sorio per gestire i casi più complessi.

GUARDA IL VIDEO

ASSISTENZA TECNICAQUALIFICATA E GRATUITA

Il tramonto delle caldaie e l’alba delle Pompe di CaloreSamuele Trento – Ingegnere, Specialista Pompe di Calore

Staccare il contatore del gas grazie alle Pompe di Calore

Ma come vengono progettate e costruite?Se sei un professionista che lavora nel settore delle costruzioni ed impianti non hai potuto fare a meno di imbatterti nel mondo delle Pompe di Calore.

In questo articolo ti parlerò delle normative che stanno alla base della COSTRUZIONE di una Pompa di Calore.

L’alba delle Pompe di Calore è avvenuta parecchi anni fa: in diversi Paesi sono state sviluppate già 40-50 anni fa, mentre in Italia abbiamo sviluppato le caldaie e i sistemi frigoriferi per la refrigerazione e climatizzazione estiva.

Il mondo delle Pompe di Calore è molto ampio, da quelle elettriche a quelle a gas, suddividendo queste ultime ulteriormente in pompe di calore con motore a gas e pompe di calore ad assorbimento.

Mi concentrerò sulle Pompe di Calore Elettriche spaziando da quelle che producono solo Acqua Calda Sanitaria (ACS) a quelle che permettono di riscaldare casa, a quelle che fanno entrambe le cose.

La denominazione della Pompa di Calore dipende da 2 fattori:• LA FONTE DI ENERGIA• IL FLUIDO TERMOVETTORE (risultato finale)

La FONTE DI ENERGIA per la Pompa di CalorePer fissare le idee è bene aver chiaro che possia-mo sfruttare l’energia dell’aria, dell’acqua e della terra con lo stesso principio.

La Pompa di Calore consente di trasferire calore da un sistema ad una certa temperatura ad un sistema a temperatura superiore senza contra-stare i due Principi della Termodinamica, ma ag-giungendo semplicemente Lavoro.

Anche da una fonte a 0°C (come ad esempio l’aria esterna invernale) posso recuperare calore e quin-di energia se l’altro corpo si trova a temperatura inferiore (come ad esempio la batteria evaporativa

di un circuito frigorifero).

Perciò esistono Pompe di Calore aerauliche che sfruttano l’energia presente nell’aria (ARIA – YYY) e rappresentano la tipologia più diffusa per semplicità d’installazione e per la disponibilità del-la Fonte di energia.

Esistono anche quelle geotermiche che sfrutta-no l’energia del sottosuolo: calore della terra oppure dell’acqua di falda. Le prime sono TER-RA-YYY, le seconde ACQUA-YYY.

La principale differenza tra l’utilizzo della terra e dell’acqua sono la temperatura della sorgente.

Page 11: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

#Efficienza_Energetica

n.67_nov.2018_pag.20

#Primo_Piano

Mentre con la terra possiamo lavorare mediamen-te tra i 5°C e i 12°C (dipendente dalla profondità con sonda chiusa e glicolata), con l’acqua il cam-po di lavoro sale tra gli 8° e i 14°C mediamente.

Questo comporta che l’efficienza nei sistemi ad acqua risulta maggiore perchè la sorgente è “più calda” e quindi è possibile recuperare più energia.

Bisogna però considerare il consumo elettrico del circolatore per prelevare l’acqua di falda: tale consumo sarà dipendente dalla profondità del pozzo e al di sotto di una certa quota tale consumo annulla i vantaggi di resa della Pompa di Calore Acqua-YYY.

Nella versione TERRA-YYY il circolatore vie-ne dimensionato in base alle perdite di carico nello scambiatore, nelle tubazioni (lunghezza, raccordi, restrizioni, collettore, ..), mentre nella versione ACQUA-YYY bisogna aggiungere il fattore “altezza geodetica” trattandosi di un circuito aperto.

Le differenze tra le versioni geotermiche e aeraulicheLa principale differenza tra le versioni geotermi-che (acqua o terra) e aerauliche sta nel range di temperatura della fonte di energia e nella ti-pologia di scambiatore: aria-gas per le versioni aerauliche, a piastre acqua-gas (o glicole-gas) per le versioni geotermiche. Nel caso di geotermia la temperatura della sorgente rimane pressochè co-stante durante tutto il periodo di funzionamento, nella versione aeraulica invece la temperatura va-ria da +20°C a -10°C.

L’argomento geotermia con tutti i suoi vantaggi e svantaggi lo vediamo in un articolo dedicato.

Il FLUIDO TERMOVETORE nelle Pompe di CaloreL’altro parametro che identifica la tipologia di Pom-pa di Calore è il risultato ottenuto. Occorre quindi rispondere alla domanda: la Pompa di Calore ri-scalda aria o acqua?

Il condizionatore in modalità Pompa di Calore è un sistema aria-aria che trasferisce calore da un cor-po più freddo ad uno più caldo grazie al lavoro che gli viene fornito. Il condensatore del condiziona-tore è uno scambiatore aria-gas: nei miei articoli non parlerò di questi sistemi.Le Pompe di Calore idroniche hanno invece un

condensatore a piastre acqua-gas dove il calo-re viene reso all’acqua e non all’aria. L’impianto di distribuzione potrà quindi utilizzare dei termina-li che sfruttano la trasmissione per irraggiamen-to (pavimento radiante, piastre radianti, radiatori) oppure per convezione (ventilconvettori, batterie idroniche canalizzate,..).

Differenze tra sistemi ARIA-ARIA e ARIA-ACQUAC’è un enorme differenza tra sistemi ARIA-ARIA e ARIA-ACQUA: nel secondo caso l’algoritmo fri-gorifero oltre a gestire il circuito frigorifero vero e proprio (condensazione, laminazione, evaporazio-ne e compressione) deve gestire anche il circuito idraulico ad esso abbinato.

Le prestazioni delle Pompe di Calore idroniche va-riano sia con le condizioni lato “frigorifero” che lato “acqua”. È possibile modulare la portata dell’ac-qua per ottenere prestazioni più o meno migliori senza influire sul comfort dell’abitazione. Nei si-stemi aria-aria invece non è possibile a priori mo-dificare la portata dell’aria perchè verrebbe subito percepito dall’utilizzatore.

Da qui si può aprire l’argomento “Condizionatore trasformato in Pompa di Calore idronica” che svi-lupperò in un altro articolo.

L’esperienza di costruttori di Pompe di Calore aria-aria non è sufficiente per esprimere le massi-me prestazioni di una Pompa di Calore aria-acqua, dove la componente idronica ha un peso rilevante.

Che si tratti di una versione aria-acqua o geotermi-ca il costruttore deve osservare le Direttive e Nor-me di settore.

link all’articolo completo >>>

Page 12: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

n.67_nov.2018_pag.22

#Primo_Piano#Sicurezza

strutture in materiale composito FRP

sistemi antisismici e rinforzi strutturali

w w w . f i b r e n e t . i t

Betontex Ri-struttura Profili pultrusiReticola Life+H-planet

Fibre Net S.r.l.Via Jacopo Stellini 3 - Z.I.U. 33050 Pavia di Udine (Ud) ITALY Tel. +39 0432 600918 - [email protected]

La prevenzione incendi negli impianti di trattamento rifiutiGuido Zaccarelli – Studio Tecnico Zaccarelli S.r.l.

Il Ministero dell’Ambiente ha emanato il 15 marzo 2018 una circolare (prot. 4064) sulla sicurezza degli impianti di gestione dei rifiuti. Il titolo ori-ginale è “Linee guida per la gestione operativa degli stoccaggi negli impianti di gestione dei rifiuti e per la prevenzione dei rischi”.

Ultimamente alcune linee guida sono state emes-se da vari organismi dello Stato, ma la loro cogen-za giuridica è incerta. Nel recente passato, diver-se linee guida hanno visto una applicazione molto scarsa, e perfino una conoscenza molto scarsa da parte degli operatori del settore. Inoltre non è chia-ro se l’organo di controllo possa o meno prescrive-re legittimamente la conformità a tali documenti. Il risultato di questa modalità di emissione di provve-dimenti è l’introduzione nel sistema di incertezza ed in definitiva del rischio di ridurre la sicurezza antincendio generale della società. Un conto sono infatti le linee guida emesse da organizzazioni non governative, come per esempio la CFPA-Europe , dove è ovvio che esse costituiscano una indica-zione di buona pratica, insomma un amichevole consiglio che è bene seguire perché normalmente sono state preparate da persone che sono esper-te del settore; tutt’altra cosa sono le linee guida emesse da uno stato sovrano, la cui applicazione non può essere considerata cogente.

In secondo luogo la linea guida in questione si ap-plica soltanto a quelle parti degli impianti di tratta-mento dei rifiuti dove i materiali sono stoccati, e non agli altri reparti di processo. Non basta: non tratta specificatamente della sicu-rezza antincendio di tali siti, ma in generale della gestione e della prevenzione dei rischi, sebbene poi sia lo stesso documento del Ministero dell’Ambiente

a dichiarare che l’iniziativa della redazione è stata presa proprio a seguito dei numerosi incendi avve-nuti in questi siti, e che il documento è frutto di un confronto con il Dipartimento dei Vigili del Fuoco, con le amministrazioni regionali e con le agenzie ambientali. Occorre precisare che dalle informazioni disponi-bili pare che il coinvolgimento dei Vigili del Fuoco sia stato piuttosto marginale, cosa che peraltro traspare qua e là anche dalla lettura del documen-to. E’ comunque vero che i recenti numerosi incen-di che negli ultimi mesi ed anni hanno interessato questi siti hanno suscitato un certo allarme nella popolazione, a seguito del dubbio che la combu-stione di tali materiali possa produrre almeno in parte sostanze tossiche, dubbio alimentato anche dalle spesse colonne di fumo nero e denso che in diversi casi hanno caratterizzato questi incendi.

Di conseguenza, comunque si sia prodotta la ge-stazione di questo documento, si tratta di un im-portante passo avanti verso la definizione di criteri condivisi di sicurezza antincendio per questo tipo di impianti, e dunque merita una attenta lettura.

Gli impianti di trattamento dei rifiuti sono soggetti al controllo dei VVF?L’Allegato I al DPR 1 agosto 2011 non indica gli impianti di trattamento dei rifiuti quali attività sog-gette al controllo dei VVF: una voce specifica ap-posta per loro non è presente nel decreto.

Resta ovviamente possibile che tali siti rientrino nell’ambito di quelli soggetti al controllo dei VVF per altri motivi, come per esempio il deposito di materiali vari con superficie oltre i 1.000 mq. Ed infatti proprio in tal senso si è espresso il Ministe-ro dell’Interno, nell’ormai lontano 2002, con nota prot. P980/4101 sott. 406/50 del 28 agosto 2002, dove la Direzione Centrale per la Prevenzione e la Sicurezza Tecnica, rispondendo ad un quesito pervenuto per tramite dell’Ispettorato Regionale VVF della Lombardia e riferito a “impianto di pre-selezione e riduzione volumetrica di rifiuti solidi ur-bani” chiarisce che:

1) Se i depositi di rifiuti non sono all’aperto, ma sono al chiuso, e la loro superficie supera i 1.000 mq, allo-ra si configura l’att. 88 secondo il D.M. 16.2.1982.

Page 13: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

n.67_nov.2018_pag.24

#Sicurezza#Sicurezza

Dato che il D.M. 16.2.1982 è nel frattempo sta-to abrogato, traduciamo in linguaggio attuale per concludere che i depositi di rifiuti al chiuso, con superficie superiore a 1.000 mq e con oltre 5.000 Kg di materiali combustibili, sono attività soggette al controllo dei VVF in quanto costituiscono Att. 70 secondo il DPR 1 agosto 2011; e che in particola-re, da 1.000 a 3.000 mq costituiscono Att. 70.2/B, mentre oltre i 3.000 mq costituiscono Att. 70.3/C.Precisiamo che, al fine dell’assoggettabilità al con-trollo dei VVF, tutte queste condizioni devono es-sere contemporaneamente rispettate: depositi al chiuso, oltre i 1000 mq, oltre 5000 Kg di materiali combustibili.

2) Se i depositi sono contenuti in edifici aventi struttura metallica, la struttura dovrà conformarsi ai requisiti previsti dalla Circolare 91/1961. Anche qui, traducendo in linguaggio più aggior-nato, la resistenza al fuoco delle strutture di tali edifici dovrà essere conforme al dettato del D.M. 16.2.2007.

3) I criteri generali di prevenzione e protezione an-tincendio da adottare sono quelli indicati dal D.M. 10.3.1998. A proposito della regola tecnica da ap-plicare, corre l’obbligo di precisare che il gestore dell’attività, in collaborazione con il professionista antincendio, è oggi libero di scegliere se applica-re il D.M. 10.3.1998 come indicato dal Ministero nel 2002, oppure (ed è questa la novità rispetto al 2002) se applicare invece il D.M. 3.8.2015, ormai da molti di noi affettuosamente chiamato “Codice di prevenzione incendi”. Infatti per le attività 70 il Codice è immediatamente applicabile anche sen-za dover ricorrere all’istituto della deroga, come precisato dall’Art. 2 comma 1, dove l’Att. 70 è esplicitamente menzionata come facente parte del campo di applicazione del Codice.

4) Eventuali ulteriori misure antincendio potranno essere valutate dai Comandi VVF; insomma, il Co-mando valuterà caso per caso in occasione della presentazione del progetto.

Questa interessante risposta del Ministero appare tuttora attuale e ci consente di trarre alcune prime conclusioni.

a) I depositi di rifiuti all’aperto non sono attività soggetta al controllo dei VVF.

È vero che, a seguito dell’emanazione del DPR 151/2011, anche alcune attività all’aperto, prima

sempre considerate come non soggette solo per il fatto di essere per l’appunto posizionate all’a-perto, sono ora considerate soggette al controllo dei VVF. Ci riferiamo in particolare agli interporti con super-ficie superiore a 20.000 mq (Att. 79); alle attività di demolizione di veicoli di superficie superiore a 3.000 mq (Att. 55); ai depositi all’aperto di legna e simili con materiale in deposito oltre i 50.000 Kg, con la sola eccezione dei depositi all’aperto che abbiano distanze di sicurezza esterne supe-riori a 100 m (Att. 36). Quindi esiste da parte del legislatore una propensione ad allargare il cam-po dell’assoggettabilità anche ad alcune attività posizionate all’aperto; resta ovvio comunque che fintanto che non uscirà una revisione del DPR 151/2011, la situazione non può essere oggetto di interpretazione.

b) Restano comunque valide l’Att. 34, cioè “depo-siti (…) per la cernita di carta usata (…) con quan-titativi in massa superiori a 5.000 Kg” e, come so-pra meglio ricordato, l’Att. 70, cioè “locali adibiti a depositi di superficie lorda superiore a 1.000 mq con quantitativi di merci e materiali combustibili superiori complessivamente a 5.000 Kg”.

Una volta stabilito se l’attività è soggetta o meno al controllo dei VVF, e prima di addentrarci nelle regole tecniche da applicare, è bene però chie-dersi se tutta questa attenzione verso la sicurezza antincendio dei depositi di rifiuti sia o meno giusti-ficata.

I depositi di rifiuti bruciano?Sì. Effettivamente depositi di rifiuti bruciano, ed anche con una certa frequenza non trascurabile.

Secondo alcune fonti, negli ultimi 3 anni si con-terebbero 260 incendi di impianti di stoccaggio e recupero dei rifiuti, la maggior parte di origine dolosa. La Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su il-leciti ambientali ad esse correlati, presieduta dalla deputata del Partito Democratico Chiara Braga, nella scorsa legislatura ha prodotto ben 53 docu-menti , fra cui riveste particolare interesse l’ultimo, il Doc. XXIII n. 53 del 1 marzo 2018. Le conclusio-ni della Commissione parlamentare sono chiare: nella maggior parte dei casi, la natura degli incen-di è dolosa.

link all’articolo completo >>>

Impianti antincendio di spegnimento a gas: pro, contro e attenzioniRoberto Rinaldi – Ingegnere - Studio associato Rinaldi & Bedin

Un vecchio proverbio dice: del senno di poi sono piene le fosse.

Purtroppo qualche settimana fa sono avvenuti 2 incidenti mortali (quelli di cui ho avuto notizia, speriamo non ce ne siano stati altri) il primo in provincia di Treviso un uomo è morto mentre sta-va facendo un intervento all’interno di un silos di mais e il secondo 2 uomini sono morti all’Archivio di Stato di Arezzo. Incidenti molto distanti anche tipologicamente fra loro, ma con una matrice co-mune: un’atmosfera che non ha permesso loro di respirare.

Quello di cui vorrei parlare è del “senno di prima”: se l’avessi saputo molto probabilmente sarei an-cora vivo.

Scrivo pertanto amaramente queste righe, soprat-tutto con un sentimento di pietà per questi defunti e di vicinanza ai familiari che hanno perso i loro cari. E lo dedico in generale, sempre con ama-rezza, anche a tutti quelli che purtroppo sono in-cappati nel senno di poi, perché in moltissimi casi senza di loro non saremmo vivi. Tengo a precisa-re inoltre che sia sulla vicenda di Treviso che su quella di Arezzo la mia informazione è solo dalle notizie giornalistiche.

Gli impianti di spegimento a gasPerché parlare degli impianti di spegnimento a gas? Perché oltre ai pregi, nascondono insidie

molto gravi a cui può andare incontro chi li gesti-sce se non formato e soprattutto informato ade-guatamente.

Bisogna però, a mio avviso, fare un excursus su questi impianti per afferrare appieno il senso della mia affermazione precedente.

Le tipologie di impiantoGli impianti di spegnimento a gas sono di vario tipo a seconda della tipologia di gas impiegato che discende anche dalla tipologia di fuoco a cui si potrebbe andare incontro. Per dare una classifica-zione di massima i gas impiegati si suddividono in tre categorie: composti chimici alogenati, gas inerti (o quasi), altri gas non alogenati (ti-pico CO2).

I gas alogenati non vengono più impiegati nell’UE in quanto gas serra; quindi al momento sono ri-maste le due altre tipologie con l’avvertenza che la preferenza nelle applicazioni civili va ai gas inerti in quanto meno impattanti sulla salute dell’uomo e con assenza o quasi di residui danno-si se soggetti alle fiamme.

Non è stata una scelta indolore, perché l’utilizzo di gas inerti ha comportato l’utilizzo di un numero di bombole superiori a parità di installazione.

Page 14: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

n.67_nov.2018_pag.26

#Primo_Piano#Sicurezza

banner rivista fondo pagina.indd 1 15/05/18 13:06

Namirial MEP è la piattaforma su cui puoi progettare i tuoi impianti, da quelli per l’antincendio, sprinkler, idranti, Co2, rivelatori, evacuatori, a quelli per la termotecnica, tubazioni, pannelli radianti, canali d’aria, fino alla progettazione delle reti a gas.

AntincendioStrutturaleTopografia e Strade TermoacusticaAmbiente SicurezzaManutenzioneContabilitàProgettazioneUtilità

BIMMEP

Presto Namirial MEP sarà anche BIM tool grazie ad ARCHLine.XP Namirial BIM, il connettore IFC installato gratuitamente insieme ai software Namirial per una naturale integrazione BIM!

Building Information Modeling

Scopri i dettagli e guarda il video:www.edilizianamirial.it/bim

PROGETTA GLI IMPIANTI IN MODO INTEGRATO

NamirialMEPBIM

2018_02_NAMIRIAL_EDILIZIA_BIM_AZIMUT_A4.indd 1 13/02/18 10:22

Dove ad esempio si impiegavano 3 bombole da 120 litri a 42 bar di Halon 1301 oggi per la stessa installazione servirebbero 18 bombole da 140 litri a 200 bar di Argon. Questo, perché mentre l’Halon 1301 in parte agiva chimicamente e in parte per saturazione, l’Argon agisce solo per saturazione (trascurando altre azioni di minore importanza).

In sostanza, in un volume protetto, ad esempio un archivio o una sala server, qualora dovesse suc-cedere che due sensori antincendio vadano in al-larme, viene dato un segnale ottico acustico di av-vertimento in modo che il personale presente esca dal volume stesso entro 5 o 3 minuti (a seconda della casistica). Oppure esca e prema un pulsan-te di annullamento scarica se avesse constatato trattarsi di falso allarme. Passato il tempo di eva-cuazione senza inibizione manuale, in un minuto (per il gas inerte) il contenuto delle bombole viene scaricato nell’ambiente.La scarica può essere anche provocata manual-mente; qualora qualcuno constatasse l’incendio può sempre uscire, accertarsi che dentro non ci sia più nessuno, e azionare il pulsante di scarica manuale senza aspettare il tempo di ritardo.

In sintesi questo è il funzionamento della mag-gior parte degli impianti. Ne esisterebbero altri, ma per ovvie ragioni di spazio li ometto. Questi impianti sono normati per la parte mec-canica e chimica nella UNI EN 15004-1, mentre nella parte di comando (elettrica ed elettronica) nella UNI EN 12094-1. Tutte e due queste norme ne hanno altre a corollario a seconda della tipolo-gia di agente estinguente. Inoltre in rete sui siti dei produttori si trovano manuali e fogli di calcolo più o meno precisi e ben fatti.

Purtroppo ad oggi esistono poche e sparse in-dicazioni sul rischio sismico, tenendo a mente che è indispensabile che questi impianti, per un evento di portata anche grave, non diano proble-mi di guasto e soprattutto continuino a funzionare anche dopo un terremoto, perché un incendio po-trebbe benissimo essere conseguente al sisma.

Rispetto ai sistemi di spegnimento ad acqua quelli a gas hanno il grosso vantaggio di es-sere più efficaci (un sistema ad acqua sprinkler controlla l’incendio, ma difficilmente lo spegne) e soprattutto di non danneggiare il contenuto dell’ambiente. Ma allora dove sta il problema?

Premetto: lungi da me l’intento di demonizzare questi impianti, anzi sono soluzioni molto buone e spesso le uniche praticabili allo stato dell’arte, ma come tutte le cose tecnologiche bisogna vederle anche sotto l’aspetto della pericolosità. Sottolineo, ma penso che a un tecnico sia chiaro (non si sa mai, sigh) che pericoloso non significa anche ri-schioso; se conosco il pericolo gestisco corretta-mente il rischio altrimenti posso sperare solo nella buona sorte.

Il funzionamentoQuesti impianti funzionano principalmente a saturazione, cioè, il fuoco (combustione) avvie-ne perché c’è stato un innesco che ha provoca-to una vaporizzazione del combustibile e questo ha trovato un comburente (ossigeno), perciò, se tolgo uno dei due il fuoco si estingue. Siccome il combustibile non lo posso togliere, allora tolgo il comburente cioè l’ossigeno.

link all’articolo completo >>>

Page 15: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

#Primo_Piano

n.67_nov.2018_pag.28

#Costruire_in_Calcestruzzo

Parco Oceanografi co, Valencia, Spagna

Strutture sottili e curve accentuate; lascia che la tua creatività si esprima liberamente senza

compromettere l’integrità strutturale del tuo progetto. Le fi bre metalliche Dramix® creano

una rete densa di rinforzo che garantisce una resistenza eccezionale e durevole per ogni

tua idea progettuale.

Dramix®

steel fi ber concrete reinforcement

Visita il sito www.bekaert.com/dramix e prendi contatto con il personale locale esperto in Dramix®

Rivoluziona il progetto del tuo calcestruzzo

Dramix_Ingenio_A4_RIGHT_IT.indd 1 31/01/2018 8:46:35

La verifica dei nodi con le NTC 2018 nelle strutture in c.a.Braian Ietto – Ingegnere - Studio di Ingegneria Riccardo Chetoni Braian Ietto

Qualche riflessione sul fattore di struttura nella progettazione di strutture in calcestruzzoÈ passato ormai qualche mese dall’entrata in vigore delle Norme Tecniche del 2018 ed è possibile fare qualche primo bilancio sulle modifiche che sono state apportate rispetto alla vecchia normativa. Sicuramente la possibilità di usare un fattore di struttura maggio-re di quello unitario, che può arrivare fino a 1,5 per le strutture non dissipative (questa possibilità era già prevista dagli eurocodici) è un ottimo strumento che permette al progettista di avere più respiro.

Se questo aiuta moltissimo nella progettazione delle strutture in acciaio, purtroppo non si può dire la stessa cosa per le strutture a telaio in cemento armato in quanto le NTC2018 hanno inserito una verifica per i nodi estremamente restrittiva che deve esse-re applicata a tutte le strutture: a quelle in classe di duttilità alta, a quelle in classe di duttilità bassa e, ahimè, anche a quelle non dissipative.

Come funziona la verifica dei nodi La domanda a taglio in direzione orizzontale deve essere calcolata tenendo conto delle sollecitazioni più gravose che, per effetto dell’a-zione sismica, si possono verificare negli elementi che vi confluisco-no. Viene calcolata con le seguenti formule:

in cui:- γRd vale 1,20 per le strutture in CD “A”, 1,10 per le strutture in CD”B” e quelle non dissipative; - As1 ed As2 sono rispettivamente l’area dell’armatura superiore ed inferiore della trave - VC è la forza di taglio nel pilastro al di sopra del nodo, derivante dall’analisi in condizioni sismiche.

Analizzando le due formule possiamo vedere che l’unico parametro con cui possiamo abbassare la domanda è diminuire il più possibile l’armatura longitudinale As1 e As2La compressione nel puntone diagonale indotta dal meccanismo a traliccio non deve eccedere la resistenza a compressione del calce-struzzo. In assenza di modelli più accurati, il requisito può ritenersi soddisfatto se:

link all’articolo completo >>>

Page 16: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

n.67_nov.2018_pag.30

#Primo_Piano#Costruire_in_Calcestruzzo

EPOXY SISTEM S.r.l.S.P. Appia (Km. 196,500)81050 Vitulazio (CE)[email protected]

ISTITUTO ITALIANOPER IL CALCESTRUZZOvia Sirtori, z.i.20838 Renate (MB)[email protected]

S.T.PAV. s.a.s.via Masaccio, 13/A31039 Riese Pio X (TV)[email protected]

ATEF S.r.l.via Cav. Manzoni, 3326866 S.Angelo Lodigiano (LO)[email protected]

TENSO FLOOR S.r.l.via Sirtori, z.i.20838 Renate (MB)[email protected]

TEKNA CHEM S.p.A.via Sirtori, z.i.20838 Renate (MB)[email protected]

PAIMO S.r.l.via C. Levi, 14/359100 Prato (PO)[email protected]

una rete di professionistispecializzati in postensione

la vera pavimentazionejoint-free, no joint-less!

C

M

Y

CM

MY

CY

CMY

K

Garantire la durabilità di un’opera in calcestruzzo partendo dalla conoscenza dei fenomeni di degradoGianluca Pagazzi – Ingegnere Civile, Consulente tecnico per strutture di calcestruzzo armato

Il percorso magico che conduce alla durabilità: l’analisi delle forme di degrado

La durabilità nel quadro normativo nazionaleLa “durabilità” delle strutture in generale e delle strutture in calcestruzzo armato in particolare, visti i noti eventi successi nella scorsa estate (crollo del ponte Morandi), è diventata uno degli argomenti di discussione di carattere nazionale. Si sono svi-luppati esperti di tale fenomeno, dai tavoli dei bar, fino a quelli della politica, passando per gli “esper-ti da social network”: tutti, o quasi, sono diventati esperti di “durabilità”. A questo punto della discus-sione, la domanda da porsi è: … Cos’è la durabi-lità delle strutture?

Per formulare una valida risposta, ci viene in aiuto il “D.M. 17.01.2018 – Norme Tecniche per le Co-struzioni”, aggiornamento del precedente D.M. 14.01.2018, che al paragrafo “2.1 – Principi fonda-mentali”, da la seguente definizione:“durabilità: capacità della costruzione di mante-nere, nell’arco della vita nominale di progetto, i livelli prestazionali per i quali è stata proget-tata, tenuto conto delle caratteristiche ambien-tali in cui si trova e del livello previsto di ma-nutenzione”.

In queste poche righe vengono racchiuse tutte le variabili a cui è legata e cioè: dal progetto in rela-zione all’ambiente di servizio della struttura, dalla

qualità dei materiali utilizzati, dalla conseguente posa in opera (… più maturazione dei getti, per le opere in c.a.), dai controlli in fase di esecuzione,

Page 17: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

n.67_nov.2018_pag.32

#Costruire_in_Acciaio#Costruire_in_Calcestruzzo

Italia s.r.lGalleria San Marco, 433170 PordenoneTel. 0434 28465E-mail [email protected]

Classificazione sismica automatica con i plugin VIS e SPFA+

B

C

D

E

F

G

H

SISMABONUSPRODOTTI CHIMICI PER L’EDILIZIA

SISTEMI IN RESINA PER IL RESTAURODI PAVIMENTI INDUSTRIALIDRACO PER IL RIVESTIMENTO E LA RIPARAZIONE DEI PAVIMENTI

DRACO Italiana S.p.A. Via Monte Grappa 11 D/E - 20067 Tribiano (MI) · Tel. +39 02 90632917 · Fax +39 02 90631976

PAVIFIX EPOMALTFASTRIPARAZIONI RAPIDECON SPESSORI DA 2 A 40 MM

RE-COATING E RASATURE DURABILI ANCHE IN ESTERNO

dall’ambiente in cui è inserita la struttura, dal mo-nitoraggio con conseguente continua e costante manutenzione. Trascurando una di queste varia-bili, sarà compromessa la possibilità di garantire la “durabilità” di una struttura, a patto che non si intervenga con importanti e costosi interventi di ripristino. Infatti, a supporto di tale deduzione con-corre sempre il D.M. 17.01.2018, dove al paragra-fo “2.1 – Principi fondamentali”, vengono citati an-che i materiali da utilizzare e cioè: “(…) I materiali ed i prodotti, per poter essere utilizzati nelle opere previste dalle presenti norme, devono essere sot-toposti a procedure e prove sperimentali di accet-tazione. Le prove e le procedure di accettazione sono definite nelle parti specifiche delle presenti norme riguardanti i materiali. (…)” e al paragrafo “2.2.4. DURABILITÀ”, viene “esploso” il concet-to di “durabilità” e vengono spiegate le azioni da svolgere, partendo dal progetto, passando per la realizzazione ed i controlli in corso d’opera, fino alla manutenzione affinché venga garantito il “re-quisito di durabilità”, cioè viene esplicitato quanto segue:“Un adeguato livello di durabilità può esse-re garantito progettando la costruzione, e la specifica manutenzione, in modo tale che il degrado della struttura, che si dovesse verifi-care durante la sua vita nominale di progetto, non riduca le prestazioni della costruzione al di sotto del livello previsto.Tale requisito può essere soddisfatto attraverso l’adozione di appropriati provvedimenti stabiliti te-nendo conto delle previste condizioni ambientali e di manutenzione ed in base alle peculiarità del singolo progetto, tra cui:a) scelta opportuna dei materiali;b) dimensionamento opportuno delle strutture;

c) scelta opportuna dei dettagli costruttivi;d) adozione di tipologie costruttive e strutturali che consentano, ove possibile, l’ispezionabilità delle parti strutturali;e) pianificazione di misure di protezione e manu-tenzione; oppure, quando queste non siano pre-viste o possibili, progettazione rivolta a garantire che il deterioramento della costruzione o dei ma-teriali che la compongono non ne causi il collasso;f) impiego di prodotti e componenti chiaramente identificati in termini di caratteristiche meccani-co-fisico-chimiche, indispensabili alla valutazione della sicurezza, e dotati di idonea qualificazione, così come specificato al Capitolo 11;g) applicazione di sostanze o ricoprimenti protetti-vi dei materiali, soprattutto nei punti non più visibili o difficilmente ispezionabili ad opera completata;h) adozione di sistemi di controllo, passivi o attivi, adatti alle azioni e ai fenomeni ai quali l’opera può essere sottoposta.

Le condizioni ambientali devono essere identifica-te in fase di progetto in modo da valutarne la rile-vanza nei confronti della durabilità”, quindi, viene riportato un vero e proprio elenco delle variabili da pensare, prescrivere, pretendere, realizzare, con-trollare, monitorare e fare la manutenzione. Tali concetti, conosciuti a molti, ma trascurati da quasi tutti sia nel campo privato che pubblico.

Come si è ben capito da questa breve introduzio-ne al pari delle fasi di progetto, realizzazione, ma-turazione e controllo esistono due altre fasi impor-tantissime e strettamente legate: il monitoraggio (contino e costante) e la manutenzione.

link all’articolo completo >>>

La cogenza della norma EN 1090-2 nelle NTC 2018: cosa cambia per le strutture in acciaioFranco De Pizzol – Ingegnere, Responsabile Divisione Sistemi e Strutture in Acciaio di UNICMI

La norma tecnica EN 1090-2 quale codice di esecuzione di opere in acciaioIntendo qui formulare alcune considerazioni circa l’introduzio-ne della cogenza di impiego della norma EN 1090-2 nell’ag-giornamento 2018 delle Nor-me Tecniche per le Costruzio-ni (di seguito NTC).Innanzitutto, prima di chiederci cosa comporta l’impiego di una norma, dobbiamo chiederci e chiarire quali siano le caratteristiche che defini-scono la norma in esame.

La norma EN 1090-2 è compresa in un gruppo di norme che comprende 5 parti.La parte 1 del gruppo EN 1090 è armonizzata al Regolamento (UE) n. 305/2011 (“Construction Product Regulation”).Le parti da 2 a 5 non sono armonizzate e per defi-nirle impiegheremo l’aggettivo “tecniche”.L’impiego di una norma armonizzata al Reg. 305/2011 è reso cogente dai termini dell’art. 4 del medesimo.L’impiego di una norma tecnica è reso cogente in uno fra i casi seguenti: a) per richiamo della me-desima da parte di uno strumento di legge (diretta-mente, come accade appunto nel caso della norma qui in esame per citazione diretta nelle NTC vigenti,

o indirettamente, poiché citata quale riferimento esecutivo dalla norma armonizzata cogente); b) per richiamo (evidentemente non in contrasto con la legge vigente) della medesima nell’ambito del testo contrattuale sottoscritto fra le parti.La norma tecnica EN 1090-2, “Esecuzione di strutture di accia-io e di alluminio - Requisiti tecni-ci per l’esecuzione di strutture di acciaio”, costituisce un vero e

proprio codice di esecuzione delle “strutture di acciaio”, concettualmente omologo (seppure quantitativamente molto più ridotto) al codice di progettazione EN 1993, all’impiego del quale pe-raltro fa riferimento diretto.Al di fuori di termini cogenti previsti dalla legge, tale codice è liberamente adottabile dalle parti con-trattuali interessate alla realizzazione di “structural steelworks” (appunto “strutture di acciaio”) ovvero “structural manufactured components”, compo-nenti in acciaio dotati di capacità portante.

Il nuovo par. 4.2 dell’aggiornamento 2018 delle NTCIl par. 4.2 delle NTC è dedicato alle “COSTRU-ZIONI DI ACCIAIO”.Vediamo il testo del par. 4.2 nell’aggiornamento 2008 delle NTC:

Page 18: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

n.67_nov.2018_pag.34

#Primo_Piano#Costruire_in_Acciaio

4.2 COSTRUZIONI DI ACCIAIOFormano oggetto delle presenti norme le opere strut-turali di acciaio per le quali non esista una regola-mentazione apposita a carattere particolare.I materiali e i prodotti devono rispondere ai requisiti indicati nel § 11.3

Il testo del medesimo par. 4.2 nell’aggiornamento 2018:

4 . 2 . C O S T R U Z I O N I D I A C C I A I OLe presenti norme definiscono i principi e le regole generali per soddisfare i requisiti di sicurezza delle costruzioni con struttura di acciaio.I requisiti per l’esecuzione di strutture di acciaio, al fine di assicurare un adeguato livello di resistenza meccanica e stabilità, di efficienza e di durata, devo-no essere conformi alle UNI EN 1090-2:2011,”Ese-cuzione di strutture di acciaio e di alluminio - Par-te 2: Requisiti tecnici per strutture di acciaio”, per quanto non in contrasto con le presenti norme.

Innanzitutto quindi, anche qualora esistendo “una regolamentazione apposita a carattere particola-re” per talune “opere strutturali di acciaio”, queste devono comunque soddisfare anche “i principi e le regole generali” qui individuate.Inoltre i “requisiti tecnici” individuati dalla nor-ma EN 1090-2 divengono cogenti per il com-plesso del processo di “esecuzione di struttu-re di acciaio”, ovvero:a) anche per l’attuazione del processo di instal-lazione presso il cantiere [“esecuzione” ≡ “fab-bricazione” (“manufacturing”) in officina + “instal-lazione” (“erection”) in cantiere];b) anche per il componente strutturale in acciaio che non ricada nel campo di applicazione della norma armonizzata EN 1090-1 (che quindi deve comunque essere oggetto del processo di fabbri-cazione in accordo ai requisiti tecnici applicabili della norma EN 1090-2 pur non dovendo essere oggetto della marcatura CE).

La lettura congiunta del par. 4.2 con il par. 2.1Quanto riportato dal vigente par. 4.2 delle NTC deve evidentemente ed inoltre essere considerato anche alla luce di quanto disposto dal precedente par. 2.1 delle medesime, in particolare con riferi-mento al passaggio seguente:

La fornitura di componenti, sistemi o prodotti, impie-gati per fini strumentali, deve essere accompagnata da un manuale di installazione e di manutenzione da allegare alla documentazione dell’opera. I compo-nenti, i sistemi e i prodotti edili od impiantistici, non

facenti parte del complesso strutturale, ma che svol-gono funzione statica autonoma, devono essere pro-gettati ed installati nel rispetto dei livelli di sicurezza e delle prestazioni di seguito prescitti.

Devono pertanto rispettare i requisiti tecnici di esecuzione individuati dalla norma EN 1090-2 tutti i componenti in acciaio anche “non fa-centi parte del complesso strutturale, ma che svolgono funzione statica autonoma”, ovvero i componenti anche non strettamente rilevanti ai fini del soddisfacimento del Requisito di Base 1 “Resi-stenza meccanica e stabilità” dell’opera di costru-zione di cui all’Allegato I del Reg. 305/2011, ma che risultino comunque dotati di capacità portante (cioè svolgenti “funzione statica autonoma”).

Appare pertanto rilevante l’identificazione, pro-pedeutica all’avvio del processo di esecuzione e quindi nell’ambito del processo di progettazione, del gruppo dei componenti in acciaio “facenti parte del complesso strutturale” (che indichere-mo con “1”) e del gruppo dei componenti in accia-io svolgenti “funzione statica autonoma” (che indi-cheremo con “2”), ciò in ragione delle motivazioni seguenti.

> I componenti del gruppo 1 (fatto salvo il caso ricadano nel campo di applicazione di differente norma armonizzata al Reg. 305/2011) ricadono nel campo di applicazione della norma armonizza-ta EN 1090-1: devono pertanto essere fatti oggetto di accettazione da parte del Direttore dei Lavori in accordo alla fattispecie A) di cui al par. 11. 1 delle NTC e devono quindi essere immessi sul mercato (ovvero consegnati in cantiere per l’uso) corredati da Dichiarazione di Prestazione in accordo all’art. 4 del Reg. 305/2011 e da relativa marcatura CE in accordo all’art. 8 del medesimo, emesse nella re-sponsabilità di un “Fabbricante” a tale scopo auto-rizzato a seguito di attivazione di idoneo Sistema di Controllo di Produzione di Fabbrica (“Factory Production Control System”) oggetto di certifica-zione da parte di organismo notificato.

> I componenti del gruppo 2 (fatto salvo il caso ri-cadano nel campo di applicazione di differente nor-ma armonizzata al Reg. 305/2011) non ricadono nel campo di applicazione della norma armonizza-ta EN 1090-1: devono pertanto essere fatti oggetto di accettazione da parte del Direttore dei Lavori in accordo alla fattispecie B) di cui al par. 11.

link all’articolo completo >>>

Page 19: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

n.67_nov.2018_pag.36

#Costruire_in_Laterizio#Costruire_in_Acciaio

Come proteggere le strutture in acciaio con trattamenti superficiali: un vademecum per il progettista

FONDAZIONE PROMOZIONE ACCIAIO

Soluzioni per la protezione delle strutture in acciaio: trattamenti di preparazione e protezione superficialeI trattamenti superficiali dei metalli sono una serie di operazioni volte a mantenere nel tempo le ca-ratteristiche del metallo stesso, in modo da scon-giurare o ritardare nel tempo gli effetti della corro-sione legati all’esposizione ad un ambiente più o meno aggressivo.L’acciaio non protetto ed esposto agli agenti at-mosferici è soggetto alla corrosione. Il costo del-la corrosione è stimato in circa il 4% del prodotto interno lordo di un paese industriale. Per evitare danneggiamenti da corrosione, le strutture di ac-ciaio devono essere protette per resistere alle sol-lecitazioni corrosive per tutto il tempo di vita richie-sto alla struttura.La protezione superficiale è costituita generalmen-te da due trattamenti effettuati in modo sequen-ziale: un trattamento di preparazione, che ha lo scopo di preparare il metallo ad essere protetto eliminando gli elementi di sporcizia o di precedenti processi corrosivi ed il trattamento di protezione vero e proprio. Al fine di una efficace scelta dei trattamenti di protezione superficiale cui sottopor-re il metallo è importante che siano scelte soluzio-ni adeguate al progetto in questione, tra le quali le condizioni iniziali in cui il metallo si trova prima

dell’applicazione della protezione e le caratteristi-che dell’ambiente.

Un vademecum per il progettistaDi seguito un promemoria per il progettista:• Stabilire la “vita nominale” (NTC “Norme Tecniche

per le Costruzioni”) richiesta alla struttura, dun-que identificare la durabilità dei sistemi di prote-zione alla corrosione (UNI EN ISO 12944-1:2001 vernici) (UNI EN ISO 14713:2010 zincatura)

• Individuare e classificare la corrosività dell’am-biente nella zona in cui la struttura sarà ubicata (UNI EN ISO 12944-2:2001 vernici) (UNI EN ISO 14713:2010 zincatura)

• Identificare eventuali condizioni di corrosione particolari

• Progettare la struttura in modo da garantire ade-guata accessibilità per i lavori di protezione dalla corrosione (UNI EN ISO 12944-3:2001 in caso di protezione mediante verniciatura) (UNI EN ISO 14713:2010 in caso di zincatura)

• Identificare il trattamento che offre la durabilità richiesta per l’ambiente in questione (UNI EN ISO 14713:2010 zincatura) (UNI EN ISO 12944-5:2008, UNI EN 13438:2006 per le vernici), in base alle prove di laboratorio previste dalla ISO 12944-6:2001

link all’articolo completo >>>

La ricostruzione del Teatro Galli di Rimini e l’analisi dei suoi lateriziChiara Mariotti – Professore a contratto, Alessia Zampini – PhD - Dip. Architettura - Università di Bologna

Attraverso l’analisi dei laterizi del Teatro Galli di Rimini, il contributo affronta il problema della ricostruzione e il suo riverbero sulle questioni teoriche, materiali, tecniche, tecnologiche, cantieri-stiche proprie del restauro architettonico

Va in scena il laterizio. La ricostruzione del Teatro Galli di RiminiAl confine occidentale delle mura urbane di Rimini, in un’area densa di storia, sorge il Teatro comuna-le Amintore Galli, sul quale oggi si apre – o forse si chiude – il sipario di una vicenda controversa e di-battuta da tempo. A conferma, la continua querelle che lo vede protagonista sin dal momento della sua concezione.

Quando nel 1838 la struttura teatrale lignea rea-lizzata nel Palazzo medievale dell’Arengo – già attiva in pianta stabile dalla metà del Seicento – viene dichiarata insufficiente, inadeguata e perico-losa, Rimini matura l’idea di costruire un edificio architettonicamente e funzionalmente autonomo [1, pp. 158-160]. Le prime voci del dibattito riguar-dano la sua ubicazione nella città. Le tre possibili collocazioni nel tessuto urbano, difese da altret-tante fazioni di cittadini, presuppongono tre tipo-logie di teatro distinte per forma, mole e impiego: piccolo, poco costoso, adatto a modesti spettacoli lirici e di prosa il manufatto da realizzare nell’area della Gomma, lungo Corso d’Augusto; di medie di-mensioni, decoroso, idoneo a rappresentazioni di

più alto rango sociale quello ipotizzato per Piazza del Corso – oggi Piazza Malatesta –; imponente, prestigioso al pari dei monumenti della città e dei grandi teatri della regione quello pensato per Piaz-za della Fontana – oggi Piazza Cavour –. La scel-ta finale è sofferta ma strategica. Il nuovo teatro è eretto sul lato corto dell’allora Piazza della Fon-tana tra la vecchia cattedrale di Santa Colomba, il Castello malatestiano di Sigismondo e i palazzi municipali e si imposta parzialmente sui resti della fabbrica seicentesca dei Forni [2, pp. 269-274].

Page 20: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

n.67_nov.2018_pag.38

#Primo_Piano#Costruire_in_Laterizio

A realizzare l’opera è chiamato il modenese Lui-gi Poletti, figura di rilievo nell’ambito della proget-tazione di strutture teatrali. Pacifica la scelta del progettista, meno quella del progetto: l’iter di de-finizione del nuovo complesso – avviato nel 1841 e inaugurato nel 1857 con l’Aroldo di Verdi com-posto ad hoc – non è esente da modifiche e, a più riprese, il teatro si accorcia e si abbassa per rispondere alla carenza di finanziamenti necessa-ria alla realizzazione delle prime ipotesi.Non meno discussa l’attribuzione del nome. Defi-nito in prima istanza comunale, il teatro viene de-dicato nel 1859 a Vittorio Emanuele II, da poco Re d’Italia. La forma abbreviata del nome, comune-mente in uso, si fa responsabile dello scambio di persona con il nipote Vittorio Emanuele III e induce nel 1947 la giunta, per errore, a modificarne l’in-testazione di presunta memoria fascista dedican-dolo, questa volta, al compositore locale Amintore Galli [3, pp. 13-17]. Sovradimensionato e troppo costoso, già a fine Ottocento è oggetto di una pro-posta – mai attuata – di sostituzione con una nuo-va struttura meglio commisurata ai bisogni della città. Le tensioni continuano durante il Secondo conflitto mondiale, quando la sopravvivenza del teatro viene messa a dura prova dai bombarda-menti aerei del 1943; distruzione drammatica alla quale si aggiunge lo spoglio deliberato di materiali da costruzione che trasforma il manufatto, nell’im-mediato dopoguerra, in cava a cielo aperto.

Rimini sembra allora spaccarsi a metà: c’è chi ri-vuole il teatro e c’è chi ne condanna la ricostruzio-ne in quanto simbolo di un’élite borghese contami-nata dai fasti del regime. Tra umori e malumori il problema viene messo a tacere, ma per poco.Nel 1955, l’Amministrazione comunale bandisce un primo concorso finalizzato alla ricostruzione del volume perduto, da compiersi nel rispetto del ritmo architettonico e dei materiali della preesistenza.I mancati finanziamenti statali, riservati di norma alle opere danneggiate dalla guerra, finiscono però per complicare le dinamiche sottese all’accaduto, impedendo il concretizzarsi dell’operazione [4, pp. 160-162]. Non pago, nel 1985 il Comune bandisce un secondo concorso che, a differenza del prece-dente, sembra concedere ai partecipanti molta più libertà di progettazione. E così è. Malgrado tutto, ancora una volta, il progetto vincitore trova gloria solo sulla carta [3, pp. 59-67].La questione sembra infatti essersi spostata dal “se” al “come” ricostruire. Il fantasma del teatro polettiano comincia ad alleggiare sui ruderi del manufatto, finendo per condizionarne in toto la ri-nascita.Da allora, il tentativo emblematico di far rivivere l’antica macchina teatrale – nella sua fisicità e nei suoi significati – pare legarsi alla volontà di ricre-arne la copia esatta.

Prospetto posteriore: dopo l’edificazione [6,p. 38]; dopo i bombardamenti del 1943 [in: Biblioteca Gambalunga di Rimini, inv. Afp003430]; durante la ricostruzione [foto degli autori, 2017]

link all’articolo completo >>>

Campionature delle murature in laterizio: a) edificio ‘dei Forni’; b) strutture perimetrali realizzate dalPoletti; c) colonne del fronte di ingresso realizzate dal Poletti; d) strutture perimetrali restaurate tra 1967-‘73; d) strutture perimetrali di nuova realiz-zazione 2014-’17 [foto degli autori, 2017]

ETA

EUROPEAN TECHNICALAPPROVAL

n° 18/0314

Page 21: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

n.67_nov.2018_pag.40

#Primo_Piano#BIM

Carico aerodinamico su edifici ed infrastrutture

Comfort pedonale in spazi urbani all'aperto

Dispersione di contaminanti in distretti urbani ed in interni (stazioni, centri commerciali...)

Ventilazione e condizionamento di interni

FACILE &

VELOCE

non richiede alcuna esperienza e

competenza specifica nell’ impostazione

del progetto

www.vento-cfd.com

da 10 a 15 minuti di preparazione

FACILE & VELOCEnon richiede alcuna esperienza e

competenza specificanell’impostazione del progetto

VENTO AECè validato con i risultati sperimentali

di benchmark pubblici

APPLICAZIONI

www.ingegneriadelvento.it

3. dispersione di contaminanti

4. indoor hvac

1. carico aerodinamico

2. comfort pedonale

China Pavillon, EXPO 2015: per gentile concessione diF&M Ingegneria, Mirano (Venezia)

CSPFea_DM_20_testo.indd 2 31/07/18 18:10

Computational design per il BIM strutturaleKlajdi Toska – Pallarab SrlCarlo Zanchetta – Università di Padova - Pallarab Srl

L’irruzione del BIM nel mondo delle costruzioni ci-vili sta mettendo a dura prova il settore. In un’epo-ca in cui tutte le industrie corrono ormai da molto tempo verso la digitalizzazione e l’automazione dei processi, sia progettuali che produttivi, l’indu-stria delle costruzioni si riconferma come quella che impiega più tempo ad accettare e poi adottare le innovazioni. All’interno delle competenze che presenti nel mondo delle costruzioni, l’ingegneria strutturale è probabilmente quella rimasta più in-dietro per quanto riguarda l’utilizzo di un proces-so fluido BIM. Mentre con uno strumento BIM (es: Revit) è possibile descrivere quasi interamente un progetto architettonico (e fino a un certo punto an-che quello impiantistico) stando sempre all’interno dello stesso software, per quello strutturale non è proprio così. La complessità della materia, la sche-matizzazione dei modelli di calcolo, e le analisi e verifiche necessarie e poi la traduzione di esse in elaborati e relazioni di progetto, fanno sì che uno singolo strumento, che sia BIM o meno, non riesca a soddisfare tutte le esigenze del progettista.E anche per questo motivo che l’interoperabilità, nell’ambito dell’ingegneria strutturale, diventa an-cora più fondamentale. Le informazioni principali all’interno di un progetto strutturale possiamo rag-grupparli come segue:• Tipologia degli elementi e la relativa geometria• Schemi di calcolo• Vincoli• Carichi e combinazioni dei carichi• Tipologie di analisi svolte e risultati• Verifiche• Eventuali altri informazioni derivanti dal monito-

raggio strutturale di strutture esistenti (sensori).

Il problema del passaggio di tali informazioni tra le diverse figure, coinvolte in un processo progettua-le in corso o che eventualmente saranno coinvolte in un processo progettuale per un intervento futu-ro, è di estrema attualità.

In particolare, lo scambio di informazioni da un progetto strutturale sviluppato in un ambiente di simulazione BPS (Building Performance Simula-tion) a un modello BIM può considerarsi ancora in una fase embrionale (Figura 1).

Un software BPS (es: Midas) deve, quindi, ga-rantire un flusso di informazioni in ingresso ed in uscita in grado di descrivere completamente il progetto, le scelte e i risultati. Attualmente le strade che si possono scegliere per garantire tale flusso sono tre:• IFC: esportazione dei modelli tramite lo standard IFC. Attualmente quasi tutti i software Fem per-mettono l’esportazione in IFC. Tuttavia, anche se sulla carta lo standard garantirebbe il passaggio delle informazioni più importanti, il formato IFC, nella maggior parte dei casi, consente solo il pas-saggio della geometria solida degli elementi strut-turali, trascurando pero tutte le altre informazioni sopra evidenziati. All’interno di un processo BIM, tali modelli risultano utili solo nella fase di coor-di- namento o come generalmente nota di clash detection.

Lo svantaggio maggiore è che, attualmente, la maggior parte dei software FEM non gestisce i file .ifc in entrata.• Plugin: si tratta di strumenti proprietari che per-mettono uno scambio diretto di informazioni tra due software diversi. Questo è l’esempio di Midas link to Revit. Attualmente questo metodo garantisce un flusso di informazioni maggiore tra due software e in più in entrambe le direzioni. Tuttavia, anche questo metodo non garantisce il passaggio di tutte le informazioni presenti in un modello FEM, e il funzionamento in entrata ed in uscita di questo flusso spesso comporta delle mo-difiche errate nel modello BIM.• Computational design: si tratta di soluzio-ni personalizzate, create tramite linguaggi di Figura 1 – Modello FEM in Midas Gen

Page 22: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

n.67_nov.2018_pag.42

#Primo_Piano#BIM

programmazione visuale (VPL) in grado di leg-gere dati strutturati (in formato tabellare o txt) derivanti da un software e scriverle in un altro.

Generazione automatica delle armature in RevitIl plugin Midas link to Revit garantisce una buona interoperabilità tra i due strumenti in confronto ad altre soluzioni. Comunque, il link può essere utiliz-zato solo se si parte da Revit e in più presenta dei limiti soprattutto per le strutture schematizzabili come plate bidimensionali.

Midas Gen ha integrato diverse normative, tra cui anche quella italiana. In ambiente di postproces-samento per le strutture in acciaio e in calcestruz-zo armato è possibile fare anche il Design della struttura, quindi, calcolo delle armature e verifica degli elementi.

Questo tipo di informazione rimane pero inacces-sibile da altri software. Per questo motivo si è cercato di creare un per-corso “alternativo” di questi informazioni, in parti-colare prendendo in considerazione il flusso con Revit, tramite lo strumento VPL disponibile al suo interno: Dynamo.Midas permette l’esportazione del suo modello FEM in un formato .mgt, che altro non è che un formato testuale.Questo file non contiene nel suo interno i risultati numerici delle analisi svolte ma contiene comun-que tutto il necessario per rieseguire le analisi senza l’inserimento di informazioni aggiuntive. In più nel file .mgt possiamo trovare le informazio-ni derivanti dal design eseguito in Midas, compre-se le armature calcolate (Figura 2).

Per capire come il file .mgt viene scritto, in particolare relativamente alle informazioni delle armature, è ne-cessario capire come il software esegue il design per gli elementi beam in c.a..

Midas calcola le armature per gli elementi lineari (beam) considerando tre porzioni della trave o del-la colonna nella sua lunghezza, definite come i, m e j. Dove i è la porzione iniziale (1/4 della lunghez-za dell’elemento), m la mezzeria (2/4) e j la por-zione finale della trave (1/4). In più considera due livelli per l’armatura longitudinale, due superiori (TOP1 e TOP2) e due inferiori (BOT1 e BOT2). Le staffe invece sono definite dal diametro e dal passo che Midas calcola per le porzioni i, m e j. Una volta eseguito il design, gli elementi con la stessa quantità di armatura vengono raggruppati e a ciascun gruppo viene assegnato un numero identificativo chiamato Sub-ID. L’informazione che si trova nel file .mgt è riferita a questi gruppi.

link all’articolo completo >>>

Figura 2 – Conversione del file .mgt (a) in formato tabellare (b)

Page 23: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

n.67_nov.2018_pag.44

#Primo_Piano#BIM

BIM e strategia antincendio nelle fasi di progettazione, costruzione e gestione di un edificioGiuseppe G. Amaro, Marta Passalacqua – Gae engineering Srl

Applicazione negli ambiti costruiti permanentemente e negli spazi temporaneiIn occasione del Seminario “Il BIM nella pratica: esperienze applicative e strumenti”, organizzato da OICE, Associazione delle Organizzazioni di Ingegneria, di Architettura e di Consulenza Tecni-co-Economica, con il patrocinio morale dell’Unio-ne Industriali di Napoli, tenutosi il 4 Ottobre a Na-poli, è stato presentato il modello sviluppato dal Team di GAe Engineering s.r.l. che vede l’evolu-zione ed applicazione della strategia finalizzata al raggiungimento degli obiettivi di sicurezza in caso d’incendio contenuti nel Regolamento (UE) n. 305/2011 nelle fasi di progettazione, approvazione da parte degli enti, costruzione, gestione, attraver-so il ricorso alla metodologia ed agli strumen-ti propri del BIM. Il lavoro svolto viene declinato avendo quale esempio l’edifico della UnipolSai Tower, nuova sede direzionale del gruppo assicu-rativo, edificio aziendale a destinazione mista e ad elevato sviluppo verticale, inserito nel più generale contesto del piano di riqualificazione dell’area di Porta Nuova Garibaldi a Milano.

Implementazioni BIM dello sviluppo della strategia antincendio nelle fasi di progettazione, costruzione e gestioneCome molti sanno, il Decreto legislativo 50/2016, o semplicemente Decreto BIM, ha definito moda-lità e tempi di introduzione, da parte delle sta-zioni appaltanti, delle amministrazioni concedenti e degli operatori economici, della obbligatorietà dei metodi e strumenti elettronici specifici, quali quelli della modellazione per l’edilizia e le infrastrutture, nelle fasi di progettazione, costru-zione e gestione delle opere e relative verifiche. La condivisione dei dati e delle informazioni sarà così possibile attraverso piattaforme interoperabili a mezzo di formati aperti. Pertanto, invece di pre-levare manualmente le informazioni dagli elabora-ti grafici o dalle relazioni tecniche, sarà possibile condurre la raccolta dati e quindi analizzare il pro-getto direttamente sul modello BIM. La parte 10 della norma UNI 11337 “Linee guida per la gestione informativa digitale delle pratiche ammi-nistrative” sarà finalizzata alla standardizzazione delle procedure di scambio dati e protocollazione

delle pratiche amministrative legate alle costru-zioni in forma digitale. Sul territorio nazionale, nel contesto di proget-ti edilizi sviluppati da privati, da fondi immobiliari ma anche da parte di Amministrazioni pubbliche, tecnici e responsabili dei procedimenti hanno vi-sto in questo metodo integrato della progettazione una svolta nel settore del REAL ESTATE. Si tratta quindi di processi che in continuità si sviluppano in un ambiente di informazioni interoperabili che devono essere facilmente, non solo reperibili, ma anche comprensibili e quindi valutabili. È stato pertanto avviato un percorso di ricerca e studio, partendo da un caso reale, con l’obiet-tivo di trovare una soluzione che contemperasse tutte le necessità e tutti gli ambiti e fasi della vita di un edificio.

La consapevolezzaNel 2016 il team GAe ha riconosciuto la necessi-tà di modificare il proprio approccio nell’offerta e sviluppo dei servizi di ingegneria nel settore della sicurezza antincendio, in cantiere e sui luoghi di lavoro. A partire dalla UnipolSai Tower, in Italia e per tutti i successivi progetti complessi sviluppati, dal grattacielo di “Gioia 22” al centro commerciale “Westfield” in Milano, GAe ha lavorato sulle po-tenzialità dell’integrazione di prestazioni e soluzio-ni generate nel contesto dei componenti parame-trici del Modello BIM, quali elementi essenziali per garantire, in continuità, la sicurezza di occupanti e fruitori del contenitore edilizio ma anche per man-tenere integra la strategia antincendio di progetto durante il periodo di vita utile dell’edificio.Parallelamente all’evoluzione tecnologica si è assistito, nell’ambito della sicurezza in caso d’in-cendio, al passaggio normativo da un approccio meramente prescrittivo a quello ingegneristico prestazionale.

Il primo, basandosi sul puntuale rispetto delle di-sposizioni normative emanate, attraverso specifi-che regole tecniche, sui livelli di sicurezza attesi e sulla formazione dei professionisti, è di semplice gestione e attuazione ma, nel caso di alcune rea-lizzazioni qualificabili come architetture comples-se, risulta di difficile applicazione.

Page 24: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

n.67_nov.2018_pag.46

#Pavimenti#BIM

INNOVATION & SYSTEMA different kind of Chemical Admixture Company

Azienda certificata per la Gestione dei Sistemi Qualità e Ambiente conformi alle norme UNI EN ISO 9001 e 14001

General Admixtures spaVia delle Industrie n. 14/1631050 Ponzano Veneto (TV) ITALY

Tel. + 39 0422 966911Fax + 39 0422 969740 E-mail [email protected] www.gageneral.com

Il secondo, valutando i livelli di sicurezza e rappor-tandoli a specifici scenari d’incendio, alle carat-teristiche dello spazio, al comportamento degli oc-cupanti e al loro stato, alla tipologia dell’attività e al sistema di gestione, propone un approccio che mira a valutare il comportamento del sistema edi-ficio / impianti / occupanti attraverso gli strumenti della Fire Safety engineering and Management (FSEM). Approccio, quest’ultimo, che trova nel D.M. 09.05.2007 e nella Sez. M del Codice di Preven-zione incendi D.M. 03.08.2015 i riferimenti norma-tivi nazionali che risultano utili alla progettazione di edifici complessi o per i quali non è possibile garantire il rispetto di soluzioni conformi.

L’approccio alla tematica è quindi partita da una parte dall’analisi degli elementi/componenti es-senziali che interconnessi portano al raggiungi-mento degli obiettivi di sicurezza definiti nella stra-tegia e dall’altra ad allineare le possibilità che la tecnologia mette a disposizione per disporre di un prodotto ingegnerizzato che risultasse in linea con le previsioni che dettano il contenuto, per le finalità di cui al presente scritto, dei progetti antincendio. Ci si riferisce pertanto alle definizioni di cui ai DM 30.11.1983 “termini, definizioni generali e simbo-li grafici di prevenzione incendi per l’ambito pre-scrittivo e delle analoghe, ma non identiche de-finizioni, contenute nel D.M. 03.08.2015 e al DM 07.08.2012 “disposizioni relative alle modalità di presentazione - omissis - e alla documentazione da allegare, ai sensi - omissis - “ correlandoli con i parametri già presenti nel sistema IFC o indivi-duandone quelli non ricompresi o non ricollegabili logicamente.

Obiettivo disporre di uno strumento dinamico dove i dati di progetto, pur provenendo da più ambiti della progettazione potessero essere, definita la strategia e quindi i limiti della sua applicazione, fa-cilmente monitorati con degli allert di non confor-mità utili a minimizzare gli errori già nella fase di ideazione del progetto. Attenzione oltremodo è stata posta a come ren-dere poi leggibile ed operabile il prodotto progetto tecnico amministrativo ai fini delle verifiche delle autorità in modo che lo stesso risultasse facilmen-te comprensibile e navigabile ma non modificabile.

Il caso studio di un edificio permanenteNel caso della UnipolSai Tower, questo cambio di prospettiva e quindi di disponibilità ad un diverso link all’articolo completo >>>

Figura 1 – Es. Parametri riferiti all’attività soggetta ad uffici

approccio, ha comportato che il progetto fosse sì sviluppato con il metodo prescrittivo ma ricorren-do all’istituto della deroga per dimostrare il rag-giungimento di soluzioni di sicurezza equivalenti rispetto alle previsioni di cui al D.M. 09.05.2007 e quindi ad una valutazione dei livelli di sicurezza, da garantire ed attesi, sviluppati secondo la meto-dologia della FSEM. Solo successivamente sono state rivalutate le soluzioni progettuali attraverso l’applicazione del Codice e delle RTV conseguen-ti, riferite agli spazi parcheggi e uffici.

Data la rilevanza e la trasversalità della strategia antincendio rispetto alle altre discipline di proget-to (architettura, ingegneria, impianti e strutture), è necessario che il relativo modello sia lavorato e aggiornato contemporaneamente agli altri sia nel-la fase di progettazione sia in quelle di costruzio-ne e gestione. La tipologia di approccio all’uso del modello parametrico, quale nucleo di riferimento delle informazioni sul progetto, al fine di raggiun-gere le prestazioni sottese alla strategia, tenute continuamente aggiornate e manutenute, è stato subordinato all’analisi di come le stesse informa-zioni potessero essere utilizzate dai soggetti coin-volti, a vario titolo, nelle diverse fasi del processo di sviluppo, approvazione e gestione.

Secondo tale logica, per la UnipolSai Tower, sono stati organizzati modello e informazioni da inserire e gestire, così come meglio rappresentato nel se-guito, ma si deve precisare che, buona parte delle funzioni descritte, sono implementazioni effettuate dal team GAe come, prima fra tutte, il collegamen-to della parte grafica con quella descrittiva-relazio-nale secondo le previsioni di cui al DM 07.08.2012.

I giunti di costruzione sinusoidali nelle pavimentazioni industriali in calcestruzzoGian Luigi Pirovano – Ingegnere forense, esperto in tecnologie e patologie di degrado dei materiali da costruzione Stemco Srl

Nell’anno 2009 la rivista PSC “Pavimenti e Super-fici Continue” organo della Conpaviper pubblicava nel numero 02 un mio articolo sui giunti di costru-zione dal titolo “GIUNTI DI COSTRUZIONE: DAL BARROTTO AL DIMENSIONAMENTO”.

In quell’articolo veniva illustrata una panoramica sull’evoluzione del settore, con il passaggio dai vecchi barrotti tondi a quelli quadrati, dai mono-direzionali ai bidirezionali, e poi ai rombi, trapezi, cerchi, ecc).

L’estradosso del giunto veniva poi realizzato con elementi in acciaio preformati che, in abbinamento al sistema di trasferimento dei carichi, permetteva un conseguente, importante, rinforzo del giunto ri-spetto alle sollecitazioni dei carrelli.

Il progettista aveva finalmente a disposizione di-verse possibili soluzioni per soddisfare tutte le esi-genze progettuali.In ogni specifico caso poteva essere prescritto il tipo di giunto ottimale in relazione ai carichi ed alle sollecitazioni previste, come pure alle generali condizioni ambientali, alle variazioni dimensiona-li delle lastre, alle modalità esecutive in relazione alle indicazioni progettuali.L’evoluzione del giunto a biella conferma come l’attenzione su questo particolare esecutivo del

Figura 1 – Barrotti tondi (1970 – 2000)Figura 2 – Barrotti a sezione quadrata (1980-2010)Figura 3 – Connettori a piastra (dal 2000)

pavimento industriale abbia prodotto sistemi sem-pre più performanti ed affidabili da inserire nel pro-getto.

Era quindi possibile dimensionare il trasferimen-to dei carichi in relazione alle specifiche situazioni analizzate dal progettista della pavimentazione.Sempre nella rivista PSC, nel n.11 del 2011 veniva presentato un estratto di una ricerca condotta dal sottoscritto e dall’ing. Isidoro Langone avente per titolo:“Giunti di Costruzione: Analisi dello stato ten-sionale e deformativo in relazione ai connettori utilizzati”

All’interno della quale venivano analizzati gli aspetti tensionali e deformativi delle piastre di calcestruz-zo sollecitate da un carico definito, in relazione:• al tipo di connettore inserito; • alle caratteristiche del sottofondo;

Page 25: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

n.67_nov.2018_pag.48

#Primo_Piano#PavimentiMurfor® Compact

Rinforzo per Murature in rotolo

Murfor® Compact è la forza invisibile per il rinforzo delle murature. Questo rivoluzionario rinforzo

per le murature in rotolo, protegge le vostre strutture contro azioni fl ettenti e sforzi a taglio,

espansioni e contrazioni di murature, carichi concentrati.

Inoltre, Murfor® Compact limita il numero di giunti di dilatazione nella costruzione.

Eccezionale nel controllo delle fessurazioni.

www.bekaert.com/murfor-compact/en

ADV_A4_MC_IT.indd 1 4/07/2018 11:37:03

• all’apertura del giunto.L’analisi condotta evidenziava le varie differenze tra i possibili connettori utilizzati, come utile esem-pio per la progettazione in relazione alle sollecita-zioni e ai carichi agenti sui giunti di costruzione/dilatazione.

Tali verifiche, tuttavia, verificavano la piastra ma non le sollecitazioni all’estradosso del giunto cau-sate dal passaggio delle ruote dei carrelli o dei mezzi in genere.Le caratteristiche del giunto all’estradosso del pavimento e il suo rinforzo erano tuttavia un ele-mento progettuale indispensabile perché lo stesso potesse sopportare le sollecitazioni dinamiche e gli urti provocati dal passaggio dei carrelli, soprat-tutto con ruote dure. Contestualmente l’evoluzione tecnologica della movimentazione delle merci por-tava sempre più spesso all’utilizzo di carrelli con ruote dure (Vulkollan, ecc.).La durabilità del giunto in relazione alle sollecita-zioni agenti all’estradosso della piastra diventava, e diventa sempre più, la nuova sfida del futuro per pavimentazioni di qualità.

Questa evoluzione è stata recepita anche nel re-cente documento Tecnico del CNR“Istruzioni per la Progettazione, l’Esecuzione ed il Controllo delle Pavimentazioni di Calce-struzzo” (DT 211).

In questo documento vengono illustrate, in linea di massima, le varie aspettative di durata nel tempo dei vari tipi di giunti di costruzione, in relazione anche al tipo di ruote, come si evince dalla tabella 12.1.In questi ultimi 10 anni la realizzazione dei giunti di costruzione all’estradosso della piastra si è orientata

Figura 4 – Spostamenti massimi relativi delle piastre connesse con barrotti tondi

sempre più verso l’impiego di giunti preformati dotati di profili metallici rinforzati o giunti a travetto di resi-na. La durabilità di tali soluzioni risulta essere infat-ti estremamente superiore alle altre categorie, così come indicato nella tabella 12.1 del documento CNR.In questa fase l’evoluzione tecnologica aveva permesso di risolvere molti problemi relativi alle sollecitazioni dei carichi nella lastra e realizzare un alto livello di rinforzo del bordo del giunto all’e-stradosso.

link all’articolo completo >>>

Figura 5 – Esempio della deformazione tra piastre collegate con connettore trapezioidale

Tipologia di giunto di costruzione

RUOTE MORBIDE

RUOTE DURE

durata durataRifiniti con taglio meccanico limitata scarsa

Sigillatura con sigillante limitata scarsaGiunti a travetto di resina molto buona buonaGiunti metallici preformati semplici buona mediocre

Giunti metallici preformati rinforzati eccellente molto buona

Tabella 12.1 – Durata indicativa dei giunti di costruzione

La Tabella 12.1 è da intendersi puramente indicativa al solo scopo di porre l’attenzione del Progettista a questo impor-tante particolare esecutivo affinché, sulla base delle specifi-che condizioni, possa trovare la tipologia più appropriata tra quelle offerte dal mercato. Questo perché la durata nel tempo di un giunto dipende da svariati fattori tra i quali certamente le sollecitazioni e la loro frequenza, ma anche dall’ampiezza dell’apertura del giunto stesso, dall’ambiente (esterno, interno), dalla defor-mazione lineare della piastra e dall’imbarcamento derivante dalla escursione termica ed igrometrica, dalla natura e dalle dimensioni delle ruote.”

Page 26: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

n.67_nov.2018_pag.50

DOSSIER

LA SICUREZZA NELLE INFRASTRUTTURE

Per leggere tutti gli articoli dello speciale vai al seguente link:https://bit.ly/2PqEEys

Adeguamento funzionale di ponti e viadotti: l’iter metodologico alla scelta della soluzione miglioreSiviero Enzo – eCampus University rectorMichele Culatti – Architetto PhD

La necessità di mettere a norma le strade italiane, la sensibilità da parte delle Amministrazioni locali nell’ammodernare il tessuto viario esistente cui consegue il miglioramento ed il potenziamento della funzione delle opere d’arte, implica riflessione su un approccio me-todologico capace di generare qualità dell’opera che si riverbera sul territorio.Se, da un lato, l’azione sul ponte antico implica il rispetto della sua validità storica in quanto “documento” testimoniale, dall’altro il pon-te più “recente” spesso di basso di pregio architettonico, pone il problema della riqualificazione formale del manufatto esistente.

Rispetto alla necessità di “adeguare”, quindi, è possibile interveni-re a seconda del tipo di opera e del suo valore storico culturale, con interventi che si configurano sotto il profilo formale attraverso operazioni che variano dal “mascheramento” dell’opera esistente ad aggiunte di estrema trasparenza e leggerezza.

L’adeguamento funzionale di ponti e viadotti, viene, quindi, visto at-traverso un iter metodologico che prende spunto dall’esperienza fondata sulla triade operativa ricerca-didattica-professione, di cui il Prof. Siviero1 è un punto di riferimento nazionale ed internazionale.

Iter progettualeSebbene i criteri di scelta delle differenti soluzioni riguardino principalmente i costi, i tempi di consegna, la minimizzazione degli impatti, nell’iter progettuale, in un’ottica qualitativa, vanno com-prese anche altre fasi come: la diagnostica dell’opera esisten-te, lo studio architettonico, le componenti di carico esistenti e future, la stima dei costi delle possibili soluzioni alternative, la scelta della soluzione finale attraverso la ricerca tipologica, il problema della percezione “del” ponte e “dal” ponte nonché il rapporto che il “nuovo” manufatto instaura con il contesto at-traverso il necessario dialogo con le Soprintendenze.

Diagnostica dell’opera esistentePer poter verificare la fattibilità di una soluzione di adeguamento fun-zionale di un ponte si rivela indispensabile una buona conoscenza

#Dossier_Sicurezza_nelle_Infrastrutture

Betontex Ri-struttura Profili pultrusiReticola Life+H-planet

s i s t e m i a n t i s i s m i c i - r i n f o r z i s t r u t t u r a l i i n F R P

w w w . f i b r e n e t . i t

dello stato in cui versa la struttura attuale ed in particolare lo stato delle sue fondazioni. Ci servirà quindi dei disegni e dei calco-li già effettuati all’epoca della costruzione, se esistenti, e di un’ispe-zione visiva e dettagliata ->(banale e scontato).

Una prima fase di indagine prettamente analitica in cui si cerca di comprendere l’essenza dell’opera esistente: valutando il livello di servizio di progetto, le richieste attualizzate di prestazione dell’infrastruttura di appartenenza, lo stato di conservazione delle strutture, il rilevamento delle diverse componenti del con-testo sotto il profilo storico e paesaggistico. Queste componenti entrano in gioco nella complessa gestazione progettuale ove conver-gono le intenzioni della committenza e la sensibilità del progettista.

Studio architettonico Con l’atteggiamento del restauratore, il progettista che affronta l’a-deguamento di un ponte é soggetto a numerosi vincoli di interven-to, dove i problemi di conservazione e lo studio funzionale dell’opera sono solo alcuni degli aspetti in gioco.Nel caso dei ponti esistenti, nella migliore delle condizioni, in questo caso, proprio il luogo in cui è inserita l’opera può suggerire indica-zioni compositivo-architettonico per non compromettere l’esistente armonia del luogo.

Nella peggiore delle ipotesi siamo invece di fronte a viadotti realiz-zati in economia per necessità di infrastrutture: forme standardizzate che tendono a privare i luoghi di attraversamento viario della propria identità, standardizzandoli.

Il rapporto con il manufatto anticoUn’altra questione particolarmente importante è legata alla preva-lenza dell’immagine storica su quella nuova: quella nuova si deve aggiungere a quella vecchia senza soffocarla per accostarsi armonicamente all’immagine antica, riconoscendo un diritto di pri-mogenitura al vecchio ponte.

link all’articolo completo >>>

Page 27: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

#Primo_Piano

n.67_nov.2018_pag.52

#Dossier_Sicurezza_nelle_Infrastrutture

Stima della resistenza a compressione del calcestruzzo in ponti storici in funzione dell’anno di costruzioneAlessandro P. Fantilli, Bernardino Chiaia – Politecnico di TorinoErik Ferraro – Provincia di Cuneo

Le comuni valutazioni della resistenza strutturale di manufatti esistenti si basano su procedure di analisi che richiedono l’inse-rimento dei parametri meccanici dei materiali costituenti, tra cui la resistenza a compressione del calcestruzzo [1]. Questa viene usualmente valutata con prove distruttive (caro-taggi) e/o non distruttive (ultrasuoni, pull-out, ecc.), che richie-dono l’accesso diretto alla struttura da analizzare e sono in genere onerose.

In molti casi si ha la necessità di effettuare una stima di massima della resistenza a compressione, propedeutica a successive in-dagini e analisi, senza la possibilità di eseguire prove. Ciò accade sempre più spesso nei ponti cosiddetti “storici” del-le infrastrutture viarie, alcuni dei quali risalgono addirittura agli inizi del secolo scorso.

L’introduzione di un modello di predizione della resistenza a compressione del calcestruz-zo permette di valutare i limiti d’impiego di tali ponti, senza do-ver interrompere il traffico stra-dale per l’esecuzione delle pro-ve di caratterizzazione. Ciò migliora anche l’efficacia delle valutazioni speditive, con-ferendo loro inferenze statisti-che ben più robuste, utilizzate

Figura 1 – Frattili della resistenza a compressione del calcestruzzo in funzione dell’età del getto

Page 28: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

#Primo_Piano

n.67_nov.2018_pag.54

#Dossier_Sicurezza_nelle_Infrastrutture

per individuare le priorità degli interventi necessari a mitigare i rischi connessi all’esercizio prolungato delle strutture esistenti [2].

La stima della resistenza a compressione del calcestruzzo La stima della resistenza a compressione del calcestruzzo di una struttura in c.a. esistente può essere eseguita con il modello pro-posto da Fantilli et al. [3]. Con tale approccio, si può stimare la resistenza a compressione del calcestruzzo in funzione dell’an-no di realizzazione del manufatto, facendo uso delle curve re-sistenza-età illustrate in Figura 1. Tale figura mostra la distribu-zione dei valori medi della resistenza cubica Rc, misurati in circa 100 anni di prove di certificazione dei calcestruzzi strutturali, e dei relativi frattili 5%, 25%, 75% e 95%.

Tali curve sono state ottenute a partire dalle prove di compressione su provini di forma cubica di differenti annate, eseguite presso il Politecnico di Torino. A titolo di esempio, in Figura 2 si riporta la di-stribuzione delle resistenze cubiche a compressione dei calcestruzzi messi in opera nell’anno 1955.

I casi studioNel seguito sono riportati i ri-sultati di prove di compressione monoassiale eseguite su provini di calcestruzzo estratti da due ponti realizzati nel secolo scor-so. Si tratta del ponte di Cardè e del viadotto di S. Stefano Belbo, che appartengono al patrimonio infrastrutturale della Provincia di Cuneo.

Il ponte di CardèIl ponte è sito sulla SP 29 (Figu-ra 3), tronco Diramazione Cardè (bv. SP 29 per Villafranca) – Sa-luzzo (bv. SS 589) al km 5+500, nel Comune di Cardè (CN). Il manufatto fu progettato dagli Ingegneri Giay Fratelli di Torino secon-do i criteri del sistema Hennebique, e fu costruito nel 1914. La struttura portante dell’impalcato, delle pile e delle spalle è com-posta da elementi in calcestruzzo armato gettato in opera.

Le campate di riva hanno una luce pari a 26 m, con una freccia di 2.60, m mentre la campata centrale ha una luce pari a 32 m con una freccia di 3 m. L’incastro sulla spalla è garantito dalle armature dell’impalcato che si prolungano tramite setti fino alle fondazioni. L’incastro sulle pile è garantito dalla continuità degli archi e dalle armature che collegano l’impalcato alla pila.

La larghezza originaria del ponte era di 6.20 m, quella della car-reggiata di 4.50 m e i marciapiedi a sbalzo avevano larghezza di 0.85 m.

Figura 2 – Densità di probabilità della resistenza cubica a compressione - Anno 1955

Figura 3 – Una foto del Ponte di Cardè (CN)

link all’articolo completo >>>

C

M

Y

CM

MY

CY

CMY

K

IngenioMagazine201801v3_TestoScontornato.pdf 1 24/01/2018 15:41:31

Page 29: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

n.67_nov.2018_pag.56

#Primo_Piano#Dossier_Sicurezza_nelle_Infrastrutture

Monitoraggio strutturale e strutture intelligenti: opportunità e falsi mitiCarlo Rainieri – Ricercatore TD - Università degli Studi del Molise Giovanni Fabbrocino – Professore Ordinario - Università degli Studi del Molise Matilde A. Notarangelo – CEO e Direttore Tecnico - S2X s.r.l.Danilo Gargaro – Libero professionista, collaboratore S2X s.r.l.

Come una struttura monitorata diventa intelligenteL’osservazione della risposta delle strutture nel tempo e la valutazione delle condizioni di mate-riali e sistemi nel campo delle infrastrutture hanno normalmente un ruolo assai importante nel garan-tire condizioni di servizio compatibili con gli stan-dard di sicurezza indicati dalle norme tecniche di settore. Spesso tali attività sono ricomprese nella generale e talvolta generica categoria del monito-raggio, sebbene i recenti avanzamenti della tecno-logia abbiano superato tale paradigma operativo a favore di soluzioni capaci di mettere a disposi-zione di gestori e responsabili della manutenzione grandi messi di misure di parametri fisici e mecca-nici in tempo sostanzialmente reale. In particolare, il monitoraggio strutturale basato sulle vibra-zioni sta conoscendo una rapida diffusione a li-vello internazionale anche grazie agli avanzamenti tecnologici della sensoristica e dell’ICT. In termini semplici, il monitoraggio basato sulle vibrazioni consiste nella registrazione protratta nel tempo della risposta strutturale in termini di accelerazioni e dei parametri fisici che possono influenzarla effi-cacemente elaborati per fornire grandezze globali rappresentative di uno stato di funzionamento del-la struttura.

In altri termini, si tratta, di realizzare un’osserva-zione sperimentale in continuo delle grandezze di interesse e accoppiarla a procedure di elabora-zione automatica dei dati misurati al fine di estrarre indicatori dello stato di salute della struttura capa-ci di segnalare in maniera tempestiva e in remoto

link all’articolo completo >>>

l’insorgenza di fenomeni di danno e/o degrado (Fi-gura 1). La struttura monitorata diventa così “intel-ligente”, ossia in grado di fornire un’autodiagnosi del proprio stato di salute.

I vantaggi del monitoraggio strutturale per la manutenzione dell’operaL’implementazione di procedure avanzate di moni-toraggio strutturale per l’identificazione del danno offre numerosi vantaggi nell’ambito della gestione e della manutenzione del patrimonio strutturale e infrastrutturale, tra cui:• il supporto a, e l’oggettivazione del, processo

di manutenzione strutturale in conformità con le prescrizioni delle NTC: l’osservazione in tempo reale della risposta strutturale e dell’evoluzione di eventuali fenomeni di degrado o danno è fun-zionale alla definizione di interventi tempestivi e mirati; affiancato alle tradizionali ispezioni, il mo-nitoraggio rappresenta lo strumento tecnologico e operativo per il passaggio dalla manutenzione programmata (effettuata con cadenza regolare, indipendentemente dall’effettivo stato di salute della struttura) a quella proattiva, basata sulle ef-fettive condizioni della struttura; il monitoraggio strutturale consente, dunque, di ridurre i costi di ispezione e ottimizzare le strategie di gestione finalizzate a garantire la durabilità dell’opera;

• la valutazione della risposta strutturale ai cari-chi dinamici e ciclici a cui l’opera è assoggettata e l’approfondimento delle conoscenze sul com-portamento dinamico della costruzione stessa finalizzato, ad esempio, a identificare le cause di problematiche operative (ad esempio, eccessi-ve vibrazioni) o a valutare l’efficacia di interventi strutturali;

• la protezione sismica, grazie alla possibilità di valutare in remoto lo stato post-evento della struttura e supportare, sulla base delle infor-mazioni raccolte, la gestione dell’emergenza: questo aspetto è di particolare rilevanza nel caso di strutture strategiche (http://www.s2x.it/bacheca/).

Figura 1 – Illustrazione schematica del funzionamento di sistemi di Structural Health Monitoring

Sistema PENETRON®

La vasca bianca REATTIVA… “chiavi in mano” !

PROGETTAZIONE- Mix design dedicato con additivo a cristallizzazione PENETRON®ADMIX.- Studio della Vasca Strutturale e definizione dei particolari costruttivi.

ASSISTENZA TECNICA IN CANTIERE- Addestramento delle maestranze.- Supervisione nelle fasi realizzative.

GARANZIA- Controllo Tecnico di Ente Certificato.- Decennale postuma-Rimpiazzo e posa in opera sul Sistema.

Il Calcestruzzo impermeabile e reattivo nel tempo,con capacità “self healing” (autocicatrizzazione delle fessurazioni)

è il “know how” su cui poter contare !

www.penetron.it

Page 30: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

#Primo_Piano

n.67_nov.2018_pag.58

#Dossier_Sicurezza_nelle_Infrastrutture

Una proposta concreta per la gestione e la programmazione della manutenzione di ponti e viadottiCarlo Pellegrino – Professore Ordinario ICAR09, Direttore Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale ICEA dell’Università degli Studi di Padova Flora Faleschini – Ricercatore ICAR09 - Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale - ICEA dell’Università degli Studi di Padova Mariano Angelo Zanini – Professore a contratto ICAR09 - Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e AmbientaleICEA dell’Università degli Studi di Padova

Come stimare le curve del ciclo di vita di ponti esistentiGarantire la sicurezza strutturale di ponti e viadotti è una que-stione sempre più urgente nel panorama italiano. In questo contributo si illustrano le potenzialità di un applicativo messo a punto da ICEA (UNIPD) per la stima delle curve del ciclo di vita di ponti esistenti.

Nell’ultimo cinquantennio, in Europa, si sono concentrati la maggior parte dei progetti per la realizzazione di nuove infrastrutture viarie per far fronte al continuo incremento di traffico sia di persone che di merci. Poiché il sistema dei trasporti gioca un ruolo determinan-te nello sviluppo economico e sociale di un paese, è questione di grande importanza mantenere quest’ultimo in condizioni efficienti, garantendone la massima fruibilità in ogni circostanza.All’interno della rete stradale e ferroviaria sono collocati un gran nu-mero di manufatti di attraversamento – ponti, viadotti, sovrappassi, opere minori – rappresentanti, sia gli elementi più impegnativi e di-spendiosi dal punto di vista della realizzazione e delle risorse impie-gate, sia quelli maggiormente esposti ai processi di deterioramento strutturale; e caratterizzati dai livelli maggiori di vulnerabilità in caso di eventi calamitosi eccezionali quali terremoti e inondazioni.

In anni recenti, l’attenzione delle amministrazioni e degli enti con-cessionari alla gestione delle infrastrutture si è rivolta, non più esclusivamente alla realizzazione di nuove opere, ma anche alla manutenzione di quanto già costruito. L’elevato onere economico da sostenere, e la cronica insufficienza di risorse da destinare, ha de-terminato la necessità di mettere a punto strumenti per la gestio-ne razionale degli interventi di manutenzione ordinaria, aventi la funzione di garantire in ogni momento la sicurezza degli utenti, la corretta funzionalità dell’opera, e di assistere gli stessi enti e le am-ministrazioni incaricate della gestione, nell’operare le scelte più con-grue per quanto riguarda la pianificazione pluriennale di interventi di manutenzione straordinaria, puntando così alla massimizzazione dell’utilità delle risorse economiche destinate a questa tipologia di capitolo di spesa.

La struttura dell’applicativoL’applicativo, adottato da CAV (Concessioni Autostradali Venete) per la gestione dei propri manufatti, permette di simulare lo sta-to evolutivo medio del degrado strutturale per singoli manufatti e/o gruppi di opere infrastrutturali attraverso una serie di step sequenziali.

I.I.C.Istituto Italianoper il Calcestruzzo

formazione continuaricerca e sviluppo

assistenza tecnica

Via Sirtori, 20838 Renate (MB)(+39) 0362 91 83 11 www.istic.it | [email protected]

Page 31: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

#Primo_Piano

n.67_nov.2018_pag.60

#Dossier_Sicurezza_nelle_Infrastrutture

Gli stepIl primo passaggio consiste nella compilazione di una scheda di valutazione ispettiva a seguito di un’ispezione visiva in-situ; quest’ultima volta alla definizio-ne dello stato di salute dei diversi elementi strutturali mediante l’as-segnazione di valori di Stato di Condizione (Condition Va-

lue, CV), e alla stima di un indice rappresentativo dello Stato di Efficienza Globale (Total Sufficiency Rating, TSR) della struttura, all’atto della visita. I dati ispettivi vengono comparati con la previsione dello stato di deterioramento derivabile da un set di curve di danno relative ai differenti componenti strutturali. Successivamente tramite l’applicazione di un algoritmo matematico, vengono generati nu-mericamente dei possibili stati di danneggiamento globale per la specifica opera analizzata, identificandone al tempo stesso le relati-ve collocazioni temporali. Infine, previa definizione di una serie di pa-rametri relativi all’importanza dell’arteria stradale in cui è colloca-ta l’opera analizzata (RT), all’entità del danno indiretto causato da un eventuale fuori servizio della stessa (NBI), e all’anno in cui si prevede l’esecuzione di un intervento di manutenzione straordinaria, è possibile derivare come output la curva di ciclo di vita del maufatto, il valore del TSR relativo a tale istante temporale e un indice rappresentativo della velocità di progressione del degrado (IPD). Nella seguente Figura 1 viene illustrato il diagramma logico con cui l’applicativo proposto opera per la previsione dello stato di deterioramento dei manufatti da ponte.

La tecnica ispettivaLo strumento proposto si fonda sulla tecnica delle ispezioni visive, quindi sulla messa a punto di apposite “schede di valutazione” in grado di fornire un giudizio sullo stato di conservazione dei diversi elementi strutturali tramite l’assegnazione di un opportuno Condition Value (CV) e, conseguentemente, sull’opera nel suo complesso.

Figura 1 – Rappresentazione del diagramma di flusso utilizzato dall’applicativo

link all’articolo completo >>>

GRAUTEKEXTRARAPID

Quando ti serve una presaRAPIDA, SICURA e RESISTENTE

1hMalta cementizia monocomponentea rapidissima presa ed indurimento

L'ideale per interventi mirati in cui è richiesto un indurimento extra rapido che una malta tradizionale non potrebbe garantire.GRAUTEK EXTRARAPID è in grado di sviluppare elevate resistenze meccaniche dopo solo 1 ora, rispetto alle comuni malte tradizionali che raggiungono una resistenza meccanica dopo 12 ore.

TEKNA CHEM S.p.A. - via Sirtori, 20838 Renate (MB) - tel. 0362 918311 - www.teknachem.it - [email protected]

foto

grafi

a: X

enja

San

tare

lli

Page 32: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

n.67_nov.2018_pag.62

#Dossier_Sicurezza_nelle_Infrastrutture

Adeguamento sismico di un cavalcavia autostradale: analisi per fasi e vantaggi di un approccio BIMPaolo Ruggieri – Ingegnere, Presidente di ENARCH Società di Ingegneria Srl

Progetto di riqualifica e adeguamento sismico di un cavalcavia sopra la A21Nel presente articolo viene pre-sentato un complesso intervento di riqualifica ed adeguamento di un sovrappasso autostradale esistente, con strutture d’impal-cato a sezione composta acciaio - calcestruzzo, risalente agli anni ’60 del secolo scorso. Succes-sivamente ad un grave danno causato da un veicolo fuori sa-goma, il ponte ha recuperato la sua piena funzio-nalità e resistenza ed è stato adeguato ai livelli di sicurezza richiesti dalla normativa vigente, sia per quanto attiene alle azioni sismiche, che a quelle dovute ai carichi accidentali da traffico. Per quanto riguarda la progettazione strutturale, viene illustra-ta in modo particolare l’analisi per fasi eseguita, con ricostruzione della “construction stage” che ha interessato l’opera d’arte, dal momento della sua iniziale realizzazione, con lo sviluppo della resi-stenza delle sezioni composte acciaio calcestruz-zo dell’impalcato, fino ai giorni nostri, con presa in conto della viscosità del calcestruzzo e della sua evoluzione nel tempo e con studio degli effetti sulle strutture esistenti delle operazioni di demolizione e successiva ricostruzione della campata centra-le. Per quanto riguarda l’approccio generale alla progettazione, viene illustrata la metodologia BIM tridimensionale (Building Information Modelling), che è stata implementata a partire dalle attività

di rilievo iniziali dell’esistente, fino all’analisi strutturale (utiliz-zando l’interoperabilità BIM dei software di calcolo e di disegno impiegati) ed all’estrazione dei disegni costruttivi d’officina della carpenteria metallica, come va-lida e moderna alternativa agli approcci standard usuali con uti-lizzo di modellazione CAD bidi-mensionale.

Le scelte progettualiGli interventi eseguiti, in particolare, hanno riguar-dato la riparazione e la riqualifica con adegua-mento sismico di un Cavalcavia sito in Provincia di Torino e sovrappassante l’autostrada A21 Torino – Alessandria – Piacenza, in concessione alla so-cietà SATAP S.p.A.

La progettazione generale degli interventi è sta-ta svolta dall’Ing. Giovanni Pasqualato, di Sineco S.p.A. e la progettazione specialistica delle opere in carpenteria metallica dall’Ing. Paolo Ruggieri di Enarch s.r.l.

Ad inizio dell’anno 2016, nell’ambito delle attività ispettive periodiche eseguite dal Concessionario Autostradale, è stato riscontrato un danneggia-mento alle carpenterie metalliche della travata centrale del sovrappasso, generato dall’urto di un automezzo fuori sagoma in corrispondenza delle tre travi metalliche di impalcato con interessamen-to del coprigiunto inferiore della giunzione bullona-ta della travata centrale di tipo “Gerber”.

Tale situazione impose la chiusura del cavalcavia al traffico degli automezzi.

Le successive valutazioni circa le condizioni stati-che della travata centrale interessata dal danneg-giamento di cui sopra e dai fenomeni di instabilità ad esso conseguenti, portarono ad individuare la necessità di demolizione e completa sostituzione della stessa travata centrale ormai staticamente compromessa e non più recuperabile.

#Dossier_Sicurezza_nelle_Infrastrutture

I laboratori TENSO FLOOR, leader nella tecnologia della post-tensione, hanno realizzato la piattaforma ecologica ECO-FLOORTEK.

Tenso Floor - Via Sirtori, SNC - 20838 Renate (MB) - 0362 91 83 11 - www.tensofloor.it

10.000 mq senza alcun tipo di giunto di costruzione né di dilatazione assicurano una tenuta perfetta nei confronti del percolato grazie alla realizzazione in AETERNUM CAL, un calcestruzzo ad alte prestazioni, impermeabile e resistente alle aggressioni chimiche.

La scelta progettuale, che ha portato allo svilup-po degli interventi qui descritti, è consistita quindi nella sostituzione della campata centrale danneg-giata e nell’adeguamento statico e sismico delle strutture rimanenti esistenti ai sensi delle allora vigenti Norme Tecniche delle Costruzioni di cui al DM 14/01/08, mediante la riqualifica ed il rinforzo delle stesse.

Gli interventi previsti per il sovrappasso in oggetto sono quindi stati principalmente i seguenti (Figura 1):• rinforzo della fondazione della pila nord ca-

ratterizzata dalla presenza dell’appoggio fis-so di impalcato con scarico delle forze oriz-zontali;

• rinforzo delle pile;• sostituzione campata centrale con nuovo im-

palcato in carpenteria metallica e soletta col-laborante in calcestruzzo alleggerito al fine di ridurre i pesi strutturali;

• rinforzo dell’impalcato e delle carpenterie metalliche delle campate di riva;

• sostituzione degli apparecchi di appoggio;• interventi di riqualifica sotto impalcato;• pavimentazione e nuovi giunti di dilatazione.

Gli interventi progettati ed eseguiti hanno permes-so quindi di riportare l’opera alla sua funzionalità dopo il danneggiamento, adeguando, rispetto alla situazione originaria, le strutture alle normative vi-genti, sia per quanto attiene alle azioni sismiche che ai carichi stradali di prima categoria, senza modificare le larghezze complessive della piatta-forma stradale.

La progettazione è avvenuta con l’approccio BIM

Figura 1 – Schema interventi

(Building Information Modeling), sia per il rilievo delle strutture esistenti con rilievo “laser scan”, con particolare riferimento alle travi danneggiate e deformate, che per il calcolo ed il disegno d’of-ficina della nuova travata metallica, per il quale è stata sfruttata l’interoperabilità BIM tra il softwa-re strutturale MIDAS GEN ed il software di dise-gno della carpenteria metallica, con modellazione di tipo tridimensionale BIM parametrica, TEKLA STRUCTURES.

La struttura esistenteIl sovrappasso di cui trattasi fu realizzato su pro-getto del 1965 ed è costituito da un impalcato metallico sostenuto da tre travi saldate ad anima piena, poste ad interasse pari a 2,50 m, con so-vrastante soletta collaborante in cemento armato di spessore 20 cm. L’impalcato a sezione mista in acciaio calcestruz-zo ha larghezza pari a 7,50 m compresi i cordoli laterali.L’opera presenta una campata centrale di 32 m, a scavalco delle due carreggiate autostradali, e due campate laterali di 12 m di lunghezza. L’impalcato poggia su due pile in cemento armato poste ai lati del sedime autostradale e sulle due spallead esse adiacenti.

link all’articolo completo >>>

Page 33: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

n.67_nov.2018_pag.64

#Dossier_Sicurezza_nelle_Infrastrutture

Soluzioni e case history dei membri del Club IngenioInteroperabilità dei software nelle infrastrutture, Bentley

lancia nuove applicazioni Open per la modellazioneBENTLEY SYSTEMS

Progettazione di opere di contenimento per la

realizzazione di piazzole di emergenza lungo la A12CDM DOLMEN

Ultimi aggiornamenti per l’interoperabilità dei softwa-re nelle infrastrutture: lanciate da Bentley le nuove applicazioni “Open” per realizzare un ambiente di modellazione completo e una collaborazione pluridi-sciplinare integrata

Bentley Systems leader nelle soluzioni software per la promozione di progettazione, costruzione e gestione del-le infrastrutture, ha svelato la filosofia alla base della sua nuova suite per la modellazione.

Numerose sono le novità in programma e tutte condivido-no un unico tema conduttore: l’interopreabilità e l’aper-tura per lo scambio delle informazioni.

Tutto il portafoglio basato sulla tecnologia MicroStation e le numerose applicazioni che vi appartengono è stato ribattezzato Open attuando un rebranding che prevede un ambiente di modellazione ideale per condividere le informazioni in un ambiente interconnesso di dati (CDE).

E per confermare la leadership della soluzione leader indiscussa in tema di Connected Data Environment di casa Bentley, Projectwise, Bentley ci fa pregustare l’integrazione tra i servizi ProjectWise 365 e Microsoft 365. Le capacità collaborative di Microsoft Teams e Mi-crosoft Flow, insieme alle analisi di Microsoft SharePoint e Microsoft Power BI, possono ora essere applicate ai tradizionali flussi di lavoro digitali automatizzati all’interno di ProjectWise. I servizi ProjectWise 365 possono essere estesi anche tutte le parti interessate appartenenti alla filiera, che potranno connettersi tramite il servizio cloud Azure di Microsoft sfruttando quindi la nuova funzionalità Bentley integrata e basata sul Web per le modfiche e il mark up dei file PDF e conferendo cosi ad ogni membro del team, in azienda o fuori, l’accesso garantito e sicuro alla documentazione di progetto corretta e aggiornata e a flussi di lavoro digitali automatizzati.

link all’articolo completo >>>

L’impiego “dinamico” della corsia di emergenza come terza corsia di transito lungo la A12L’autostrada A12 è al servizio di una zona a forte voca-zione turistica ed è soggetta, oltre che all’incremento del volume di traffico nazionale ed internazionale, anche ad un aumento del fenomeno di mobilità nei weekend e du-rante le festività in genere; in conseguenza di ciò si gene-rano condizioni di congestione per superamento della capacità limite di smaltimento. Per questo motivo Salt (società che gestisce in regime di concessione il tronco autostradale ligure-toscano A12 da Livorno a Sestri Le-vante, A11 da Viareggio a Lucca e A15 da Fòrnola alla Spezia), ha previsto investimenti strutturali per l’ade-guamento dell’infrastruttura stradale mediante l’im-piego “dinamico” della corsia di emergenza, la quale potrà essere utilizzata come terza corsia di transito.Nello stadio ultimo di completamento di tutte le opere, la gestione del traffico avverrà tramite opportuno sistema di attivazione, controllo e disattivazione con modalità capa-ci di far fronte alla domanda di mobilità in modo tempesti-vo ed efficace, mediante l’ausilio di opportune tecnologie per il rilevamento del traffico e la telesorveglianza.

Interventi di adeguamento dell’infrastruttura stradaleGeneralmente per consentire l’utilizzo temporaneo della corsia di emergenza come corsia di marcia si rendono necessari numerosi interventi tra cui: 1. sostituzione dello spartitraffico centrale e modifica del-

la segnaletica verticale, orizzontale e dinamica2. allargamento della corsia di emergenza e delle piste di

accelerazione e decelerazione3. installazioni impiantistiche4. realizzazione di piazzole di emergenza con sposta-

mento delle colonnine S.O.S.5. esecuzione di accessi emergenza dall’esterno

link all’articolo completo >>>

Figura 1 – Stralcio planimetrico identificato di Nuove Piazzole Tipologiche

#Dossier_Sicurezza_nelle_Infrastrutture

Midas Civil: la Soluzione completa

per la progettazione di Ponti e InfrastruttureCSPFEA

Come dare nuova vita ad un ponte degli anni ‘50:

gli interventi di rinforzo e risanamentoKERAKOLL

MIDAS IT è la software house produttrice dei programmi di calcolo strutturale FEM della suite MIDAS.

I software MIDAS per la progettazione ed il calcolo agli elementi finiti sono orientati alle diverse necessità dell’in-gegneria civile, meccanica e industriale.

MIDAS Civil è la soluzione totale ed integrata per le ana-lisi e la progettazione in campo civile infrastrutturale. Il Sistema combina un motore FEM “General Purpose” con caratteristiche estremamente avanzate assieme a una serie di potenzialità esplicitamente sviluppate per l’anali-si e la progettazione nel campo dell’ingegneria infrastrut-turale, prima fra tutte i ponti.

Include la progettazione e l’analisi strutturale di ponti CAP a cassone, ponti compositi in acciaio calcestruzzo, ponti sospesi e strallati ed altre numerose caratteristiche quali il calore di idratazione. MIDAS Civil tratta in modo completo i sistemi di precompressione. Il tutto è integrato in una interfaccia estremamente potente e semplice per gestire ogni tipo di sequenza costruttiva per fasi (“nasci-ta” e “morte” di: elementi finiti, carichi, vincoli di qualsi-asi tipo; inoltre caratteristiche dei materiali variabili nel tempo, sezioni compost, cedimenti dei vincoli, accelle-rogrammi sismici anche applicabili in modo differenziato sui vari vincoli).

10 ragioni per scegliere Midas Civil FX · Reputato: usato dai principali studi di progettazione di

ponti e infrastrutture· Validato: con migliaia di Regression Test e Benchmar-

ks NAFEMS· Testato: modelli numerici validati con test di laborato-

rio e tesi di ricerca· Aperto: un software aperto ai controlli, nulla è nasco-

sto all’utente· Robusto: capace di gestire modelli con milioni di ele-

menti finitilink all’articolo completo >>>

Ristrutturazione del ponte posto lungo la strada comunale della Fratticciola, di attraversamento torrente Esse, nel Comune di Cortona

Descrizione del ponte di attraversamento del torrente EsseIl ponte posto lungo la strada comunale della Fratticciola e che attraversa il torrente Esse nel comune di Cortona rap-presenta un collegamento fondamentale per il traffico di tipo locale tra la frazione della Fratticciola e tutte le frazioni poste a nord ovest della Valdichiana Cortonese; tale stra-da è interessata anche da traffico pesante di diverse tipo-logie in quanto la zona è ricca di aziende agricole rilevanti.Il ponte, costruito negli anni Cinquanta, ha impalcato costituito da 3 travi in calcestruzzo armato poste ad interasse 2,00 m e di luce 22,30 m, collegate superior-mente da una soletta in calcestruzzo armato normale di spessore 15 cm e trasversalmente da traversi sem-pre in calcestruzzo armato.La larghezza della sede stradale è pari all’incirca a 5,20 m ed è caratterizzata da un’unica carreggiata a doppio senso di marcia; il piano carrabile è composto da circa 30-35 cm di strati alternati di massicciata e di asfalto.

Schema statico del ponteLo schema statico è di travi appoggiate sulle due pile con i tratti esterni a sbalzo dalle pile stesse e quindi non collegati con le spalle (se non che con una sottile soletta in c.a.).

Le problematiche del ponte A seguito di sopralluoghi effettuati si era constatato che la superficie del ponte presentava segni evidenti di de-terioramento dovuti all’azione degli agenti atmosferi-ci e rappresentati da distacco corticale, quindi espulsio-ne di calcestruzzo di copriferro, armature scoperte e leggermente ossidate; ...

link all’articolo cpmpleto >>>

Page 34: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

n.67_nov.2018_pag.66

#Dossier_Sicurezza_nelle_Infrastrutture

Intervento di dragaggio al piede di un’opera

di sostegno al porto di Marina di CarraraHARPACEAS

Messa in sicurezza e ripristino della viabilità

di strade provinciali mediante barriere paramassiOFFICINE MACCAFERRI

Figura 1 – Banchine nel porto di Marina di Carrara: Chiesa (rosso), Taliercio (giallo), Fiorillo (azzurro), Buscaiol (verde)

Verifica della resistenza, equilibrio e stabilità d’insiemeA seguito della necessità di adeguamento del fondale portuale per soddisfare le attuali e future esigenze del trasporto marittimo, l’Autorità Portuale del Porto di Mari-na di Carrara nel 2015 ha avviato una serie di indagini di campo e studi per le attività specialistiche di geotecnica inerenti le verifiche di stabilità globale delle infrastrutture portuali. La MODIMAR srl, società specializzata nel set-tore idraulico-marittimo, è stata incaricata dello studio di verifica da cui sono scaturite anche nuove soluzioni di intervento di consolidamento delle strutture esistenti ed ottimizzazioni del progetto del dragaggio dei fondali.

Il porto è contraddistinto da una conformazione delle opere foranee del tipo a “bacino” la cui diga sopraflutto è costituita dall’opera foranea di ponente (contraddistinta dalle banchine di ormeggio “Chiesa” e “Taliercio”) che, al netto del tratto di radicamento a terra, si sviluppa per circa 875 m con andamento rettilineo orientato a sud-est sino a “ridossare” la diga sottoflutto (contraddistinta dalla banchina di ormeggio “Fiorillo” e dalla “darsena di servizio”) che ha uno sviluppo di circa 630 m a partire dall’attuale radicamento a terra (in corrispondenza della banchina “Buscaiol”)

Di seguito sono riportate sinteticamente le verifiche della soluzione riguardante la banchina “Fiorillo”.

La Banchina FiorilloLa struttura di banchina è realizzata da un robusto palan-colato metallico ancorato su un unico livello orizzontale a un palancolato metallico di contrasto disposto parallela-mente a 25 m di distanza.

link all’articolo completo >>>

Strada provinciale nella zona sismica Amatrice-Nor-cia-Visso

Durante l’Agosto 2016 nella zona che l’INGV definisce Zona Sismica Amatrice-Norcia-Visso, si sono verificati una serie di eventi sismici di varia intensità che hanno generato gravi danni alle infrastrutture.

In queste situazioni è necessario un recupero rapido ed efficace della viabilità, in modo da consentire ai mezzi di soccorso e ricostruzione di poter accedere alle zone interessate.

Soluzioni per la messa in sicurezza della viabilità: l’uso di barriere paramassi ad alto assorbimento di energiaIl caso della SP209 “Valnerina”La zona di interesse già storicamente evidenziava, per la presenza di costoni rocciosi a ridosso della strada, diver-si problemi di instabilità di blocchi di roccia; tale naturale propensione al dissesto è stata fortemente amplificata dagli eventi sismici e dagli sciami che di seguito si sono manifestati nell’area in oggetto.

A seguito degli eventi sismici realizzatisi tra l’agosto e l’ottobre 2016, i tratti stradali (tra i km 62+000 e 66+500) della S.P.209 che attraversano la vallata “Valnerina” sono stati infatti interessati da una considerevole fre-quenza di crolli. I blocchi rocciosi, staccatisi dai versanti sub verticali a monte della strada, hanno spesso raggiun-to la carreggiata mettendo in serio pericolo la circolazio-ne stradale.

link all’articolo completo >>>

#Dossier_Sicurezza_nelle_Infrastrutture

www.ingenio-web.it

Direttore responsabileAndrea Dari

Responsabile redazioneStefania Alessandrini

Comitato dei ReferentiScientifici e Tecnici

Eventi straordinariGian Michele CalviGaetano ManfrediGeotecnica e idraulicaStefano AversaGianfranco BecciuDaniele CazzuffiMassimo ChiarelliMario ManasseroICTRaffaello BaloccoMario CaputiIngegneria forenseNicola AugentiInvolucro edilizioPaolo RigoneSoftwareGuido MagenesPaolo RivaBIMEzio ArlatiStefano ConversoStrutture e materialida costruzioneMonica AntinoriFranco BragaAgostino CatalanoBernardino M. ChiaiaLuigi CoppolaMarco Di PriscoRoberto FelicettiMassimo FragiacomoPietro GambarovaRaffaele LandolfoGiuseppe ManciniGiuseppe C. MaranoClaudio ModenaGiorgio MontiLorella MontrasioCamillo NutiMaurizio PiazzaGiovanni PlizzariGiacinto PorcoRoberto RealfonzoWalter SalvatoreMarco SavoiaRestauro e consolidamentoMarcello BalzaniAntonio BorriStefano Della TorreLorenzo JurinaSergio LagomarsinoMassimo MarianiStefano PodestaPaola Ronca

UrbanisticaMaurizio TiraTermotecnica e energiaVincenzo CorradoLivio De SantoliCostanzo Di PernaAnna MagriniLuca RollinoMarco SalaChiara TonelliIstituzioniVincenzo CorreggiaGiuseppe IannielloAntonio LuccheseEmanuele RenziAmbienteGiovanni De FeoPer elenco aggiornatowww.ingenio-web.it

Collaborazioni IstituzionaliAIPND, AIST, ANDIL, ANIT, ANIDIS,ASSOBETON, ASS. FIREPRO, Associazione ISI, ATECAP, CTA, CeNSU, CINEAS,EUCENTRE, EURAC, Fondazione Promozione Acciaio, INU, NHAZCA, Q-Rad, UNICMI

Proprietà EditorialeIMREADY srl - www.imready.it

Casa EditriceIMREADY srl - www.imready.it

Concessionaria esclusivaper la pubblicitàidra.pro [email protected]

AutorizzazioneSegreteria di Stato Affari InterniProt. n. 200/75/2012 del 16febbraio 2012Copia depositata presso ilTribunale della Rep. di San Marino

Direzione, redazione, segreteriaIMREADY srlStrada Cardio 447891 Galazzano (RSM)T. 0549.909090

Inserzioni PubblicitarieIMREADY srlStrada Cardio 447891 GalazzanoRepubblica di San Marino (RSM)Per maggiori informazioni:T. [email protected]

Stampa e distribuzionepb&b s.r.l.Repubblica di San Marino

La Direzione del giornalesi riserva di non pubblicaremateriale non conforme allapropria linea editoriale

Impermeabilizzazione dei tunnel sotterranei

di collegamento dell’Ospedale San Martino di GenovaPENETRON ITALIA

Progetto di Riorganizzazione Ospedale San Martino, Genova

L’Ospedale San Martino – IST di Genova, quando la riorganizzazione sarà completata, sarà caratterizzato da nuove aree funzionali, tutte collegate tra loro senza la necessità di percorrere chilometri di viali all’aperto. L’a-spetto che più colpisce, guardando i disegni del restyling, sono proprio i tunnel che collegheranno le diverse aree dell’ospedale: i 36 milioni di euro che la Regione Liguria ha assegnato a quello che ormai è un Istituto di Cura e Ricerca, serviranno anche ad evitare le corse delle am-bulanze dentro alla cinta ospedaliera. Oggi infatti, acca-de spesso che i malati vengano trasferiti in ambulanza da un padiglione all’altro per poter effettuare gli esami dia-gnostici; quando il progetto sarà ultimato, quei percorsi si faranno con ascensori e comunque passando un edificio all’altro senza l’ausilio dei mezzi di trasporto.

Nuovi tunnel di collegamento sotteranei dell’Ospedale San Martino di GenovaCosterà circa 3 milioni di euro il tunnel che dai Padi-glioni 12 e 40 porterà al Padiglione delle Specialità, dove sono presenti tutte le apparecchiature: in questo modo gli insediamenti sulla collina accederanno alla radiologia con un nuovo ascensore.

Il progetto esecutivo, a firma dello Studio Rolando di Sanremo, è indicato come “Progetto 4: Collegamento Padd. Medicine (12 e 40) con Diagnostica Polo Emer-genza”.

Il progetto prevede la realizzazione del nuovo passag-gio sotterraneo per le barelle ospedaliere, di lunghez-za complessiva circa 90 m, collegato ai Padd. Medicine tramite una nuova fossa per gli ascensori, e al Pad. Spe-cialità attraverso un nuovo tunnel artificiale.

link all’articolo completo >>>

Page 35: ABBONATI!...lettera aperta per il Ministro Danilo Toninelli 2018#67 novembre #Cdagcl]Clcpecrga n.67_nov.2018_pag.2 Dai laboratori Ricerca & Sviluppo Mapei la malta cementizia Planitop

MasterEase di Master Builders Solutions è un superfluidificante specifico che impartisce al calcestruzzo una bassa viscosità ed un ottimo mantenimento di lavorabilità migliorandone le proprietà reologiche, facilitando in modo significativo il suo pompaggio, la sua messa in opera e la sua finitura.

Permette inoltre di ottimizzare la progettazione delle miscele di calcestruzzo contribuendo alla sostenibilità ambientale.

MasterEase, riduce la viscosità e migliora la reologia del calcestruzzo Additivo per calcestruzzi a bassa viscosità

Scopri i vantaggi della linea MasterEase sul sito: www.master-builders-solutions.basf.it