12
Periodico a cura della Scuola di giornalismo diretta da Paolo Mieli nell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli www.inchiostronline.it 9 maggio 2014 anno XIV n. 7 A pesca con i boss Le mani della camorra sui datteri di mare Nei mesi di maggio e giugno Eduardo De Filippo ritorna a Na- poli, nella città che sembra averlo dimenticato. “Il Sindaco del rione Sanità”, “Dolore sotto chiave” e “L’artefice magico” saranno rimessi in scena da registi con- temporanei che tenteranno di ri- cordare la personalità, la vita e il lavoro teatrale dell’attore e dram- maturgo. Nel trentennale della sua morte, però, un’aura di ama- rezza investe chi lo ha conosciuto e non lo ha mai dimenticato. Non solo il Maggio dei monumen- ti ma tanti altri eventi per un’al- tra agenda in Campania: Andy Warhol protagonista al Pan di Napoli fino al 20 luglio e Picasso in mostra a Sorrento dal 30 mag- gio al 12 ottobre. A Ischia i giardi- ni La Mortella di Forio offrono un concerto con musiche di Mozart e Schumann. Il 22 giugno Sant’A- gnello celebra il Corpus Domini con la tradizionale “Infiorata”. Si balla invece a Castel Volturno che ospiterà il Campionato Italiano di tango argentino. Emergenza abitativa, occupazio- ni abusive e riutilizzo degli im- mobili a scopo sociale. Quando la crisi economica diventa biso- gno di un tetto e le graduatorie per l’assegnazione delle case popolari riguardano decine di migliaia di persone e scorrono lentamente, qualcuno provvede autonomamente a trovare delle soluzioni. Uno sguardo agli edifici occupati a Napoli dal movimento “Magnammece o’pesone” e alle intenzioni dell’assessore al Patri- monio Pubblico Sandro Fucito. C’è aria di Europee e il Movimen- to 5 Stelle è sicuro di poter su- perare il 25%. La corsa di Grillo contro tutti non è più solo sul territorio nazionale. In Campania il 25 maggio si fronteggiano alle urne, come principali concorrenti, M5S e Pd. Raccolte più di 7000 firme a Napoli e provincia per “L’Altra Europa” di Tsipras. Il punto di vista dello scrittore na- poletano Ermanno Rea, capolista per “L’Altra Europa” nel collegio Sud, e dell’on. Luigi Di Maio, vi- cepresidente della Camera. Prosegue il primo grado del processo per minacce e diffamazione a carico dei boss casalesi Bidognetti e Iovine e dei loro ex avvocati. Nelle ultime udienze, raccolte le testimonianze dei magistrati Cantone e Cafiero De Raho, parti offese insieme a Saviano e alla Capacchione. PAG.10 PAG 4 PAGG. 8-9 PAGG. 6-7 PAGG. 2-3 Quando il clan ha paura Eduardo dimenticato L’agenda degli eventi Diritto alla casa Grillo contro tutti

A pesca con i boss - unisob.na.it · mobili a scopo sociale. Quando la crisi economica diventa biso-gno di un tetto e le graduatorie per l’assegnazione delle case popolari riguardano

Embed Size (px)

Citation preview

Periodico a cura della Scuola di giornalismo diretta da Paolo Mieli nell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoliwww.inchiostronline.it

9 maggio2014anno

XIVn. 7

A pescacon i boss

Le mani della camorra sui datteri di mare

Nei mesi di maggio e giugno Eduardo De Filippo ritorna a Na-poli, nella città che sembra averlo dimenticato. “Il Sindaco del rione Sanità”, “Dolore sotto chiave” e “L’artefice magico” saranno rimessi in scena da registi con-temporanei che tenteranno di ri-cordare la personalità, la vita e il lavoro teatrale dell’attore e dram-maturgo. Nel trentennale della sua morte, però, un’aura di ama-rezza investe chi lo ha conosciuto e non lo ha mai dimenticato.

Non solo il Maggio dei monumen-ti ma tanti altri eventi per un’al-tra agenda in Campania: Andy Warhol protagonista al Pan di Napoli fino al 20 luglio e Picasso in mostra a Sorrento dal 30 mag-gio al 12 ottobre. A Ischia i giardi-ni La Mortella di Forio offrono un concerto con musiche di Mozart e Schumann. Il 22 giugno Sant’A-gnello celebra il Corpus Domini con la tradizionale “Infiorata”. Si balla invece a Castel Volturno che ospiterà il Campionato Italiano di tango argentino.

Emergenza abitativa, occupazio-ni abusive e riutilizzo degli im-mobili a scopo sociale. Quando la crisi economica diventa biso-gno di un tetto e le graduatorie per l’assegnazione delle case popolari riguardano decine di migliaia di persone e scorrono lentamente, qualcuno provvede autonomamente a trovare delle soluzioni. Uno sguardo agli edifici occupati a Napoli dal movimento “Magnammece o’pesone” e alle intenzioni dell’assessore al Patri-monio Pubblico Sandro Fucito.

C’è aria di Europee e il Movimen-to 5 Stelle è sicuro di poter su-perare il 25%. La corsa di Grillo contro tutti non è più solo sul territorio nazionale. In Campania il 25 maggio si fronteggiano alle urne, come principali concorrenti, M5S e Pd. Raccolte più di 7000 firme a Napoli e provincia per “L’Altra Europa” di Tsipras.Il punto di vista dello scrittore na-poletano Ermanno Rea, capolista per “L’Altra Europa” nel collegio Sud, e dell’on. Luigi Di Maio, vi-cepresidente della Camera.

Prosegue il primo grado del processo per minacce e diffamazione a carico dei boss casalesi Bidognetti e Iovine e dei loro ex avvocati. Nelle ultime udienze, raccolte le testimonianze dei magistrati Cantone e Cafiero De Raho, parti offese insieme a Saviano e alla Capacchione.

PAG.10

PAG 4

PAGG. 8-9 PAGG. 6-7 PAGG. 2-3

Quando il clan ha paura

Eduardo dimenticato L’agenda degli eventi Diritto alla casa Grillo contro tutti

PAGINA 2INCHIOSTRO N. 5

POLITICA

Corsa a due per l’EuropaLe cinque circoscrizioni si preparano alle elezioni del 25 maggio, 73 seggi per l’Italia

Ecco come si presentano i partiti in Campania: favoriti Pd e Cinquestelle

La grande incognita a Napoli è il partito dell’astensionismoA Napoli si respira aria di Europa? Girando per le stra-de, la gente sembra spiazzata o non sa ancora chi vo-tare alle prossime elezioni europee: in città si avverte un clima di sfiducia generale verso la classe politica e le Istituzioni.Lo scontro annunciato è a livello nazionale tra Pd e M5S: Renzi contro Grillo. Anche a Na-poli sembra che la sfida per diventare il primo partito in città e in regione si giochi tra questi due schieramenti. Un voto in più serve a decidere chi detterà l’agenda politica. Il sistema proporzio-nale con le preferenze, sino a tre, sarà determinante nel restituire quello che è il termometro dell’elettorato italiano ri-spetto all’operato del Governo e delle opposizioni.L’aspetto mediatico e comunicativo ha contraddistin-to anche questa prima fase di campagna elettorale a discapito di temi importanti, quali i fondi struttura-li per il Mezzogiorno o gli interventi da destinare alle infrastrutture. Al centro dei riflettori la composizione delle liste. In casa Pd il nome di Giuseppina Picierno desta qualche preoccupazione ed è sempre sotto os-servazione in seguito all’operazione quote rosa voluta

da Renzi. La candidata, fino ad ora “nominata” due volte alla Camera, dovrà impegnarsi per ottenere le preferenze. Dovrebbe contare sull’appoggio di altri democratici in campo: il lucano Gianni Pittella, secon-do in lista e aspirante capogruppo Pse o presidente del Parlamento europeo e Andrea Cozzolino, depu-

tato europeo uscente, il più votato del collegio Sud nel 2009 quando il partito conquistò quattro seggi con il 22,4%. “Io sostengo tutti” ha dichiarato generica-mente Nicola Caputo, candidato e com-paesano della Picierno, non dissipando i dubbi sul totale supporto da parte del partito locale alla parlamentare.“Rivolteremo il Parlamento come un cal-zino in Europa come abbiamo fatto in

Italia”. Il Movimento Cinque Stelle ha grande fiducia nel superare il 25% sia a livello nazionale che locale. Se ciò si verificasse sarebbe una novità. Mai un mo-vimento politico, presentatosi per la prima volta alla ribalta europea, ha ottenuto un consenso così elevato come quello annunciato dagli stessi candidati grillini.Il messaggio critico verso l’Ue, promosso dai Cinque Stelle con il referendum sull’euro o con l’abolizione del fiscal compact, trova riscontro anche in altri partiti

che prima si manifestavano europeisti. Fratelli d’Italia nelle parole di Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma e numero due nella circoscrizione Sud, propone l’u-scita per il nostro Paese dalla moneta unica europea.Lo slogan “meno Europa in Italia” si inserisce in que-sta tendenza. Forza Italia arriva alle europee con una certa difficoltà. Tra le vicissitudini giudiziarie del lea-der storico, Berlusconi e del suo ideatore, Marcello Dell’Utri, da poco arrestato dopo una breve latitanza in Libano, il partito è in crisi anche per la spaccatura con l’ala cosentiniana. Forza Campania ha comunque promesso il proprio appoggio ai candidati in corsa. Garanzia dell’accordo è il nome condiviso del capoli-sta, Raffaele Fitto, che ha incontrato negli ultimi giorni i big del partito campano: dal governatore Caldoro all’ex ministro Carfagna.Un caso anomalo è la lista “L’altra Europa con Tsipras”, che ha visto uniti a Napoli esponenti dei par-titi di sinistra, divisi in Consiglio comunale. Da Sel sino a Ricostruzione Democratica, i consiglieri si sono uniti attorno al simbolo del leader greco di Syriza, racco-gliendo a Napoli e provincia più di 7000 firme per la lista. Nella giungla di simboli registrati per le prossime elezioni europee, ben 64, tra i risultati il più atteso è quello dell’unico partito assente: l’astensionismo.

INCHIOSTRO N. 7 PAGINA 2

Una lista mai così tribolata. Dopo la frattura e la nasci-ta di Forza Campania, il partito di Berlusconi si af-fida ai big e a qualche vol-

to nuovo. In testa, l’ex pre-sidente della Puglia, Raffaele

Fitto. Tra i campani: Fulvio Martusciello, assessore regionale alle Attività produt-tive, candidato voluto sia dal governa-tore Caldoro che dai vertici regionali. Le novità: Simona Capasso, imprenditrice e presidente della Sezione metalmeccani-ca dell’Unione degli Industriali di Napoli e Ines Savastano, ricercatrice universi-taria. Riconfermato l’uscente Clemente Mastella, nonostante il recente rinvio a giudizio per associazione a delinquere.

Obiettivo 4%. “La lista de-gli scrittori” vede nei primi due posti il romanziere napoletano Ermanno Rea

e la giornalista di Repubbli-c a Barbara Spinelli. Tra i candidati Franco Arminio di Bisaccia, detto il pa-esologo, animatore di battaglie civili e noto sul web per il comizi alle vacche. Ottavo in lista il cassaintegrato della Fiat di Pomigliano, Antonio Di Luca, già can-didato a febbraio con Ingroia. In coda, la scrittrice Valeria Parrella, originaria di Torre Del Greco.

A guidare la lista, stilata in ordine alfabetico, la sa-lernitana Isabella Adinolfi:

la più votata in rete con 1758 consensi. Sette i cam-

pani anche tra i Cinque stelle, tutti under 40: la più giovane è Luigia Embrice, 24 anni, laureanda in Giurisprudenza, eletta al primo turno. Fra i candidati rappre-sentanti di tutte le categorie lavorative: dall’imprenditore di Capaccio, Michele Cammarano, a Melania Pomante, impie-gata in un’azienda di Stoccolma. Molti i liberi professionisti tra le fila grilline.

A guidare il listone alfania-no al Sud è Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc. Po-lemiche per la presenza

dell’ex governatore della regione Calabria. Giuseppe

Scopelliti, condannato in primo grado a sei anni per i bilanci truccati al Co-mune di Reggio, è stato retrocesso da capolista alla settima posizione. Sarà candidato Paolo Romano, presidente del Consiglio regionale della Campania, insieme all’uscente Peppino Gargani e l’ex consigliere regionale Pasquale D’A-cunzi. Dopo cinquant’anni di storia poli-tica, Ciriaco De Mita non sarà ricandida-to al Parlamento europeo.

In Italia il 25 maggio

si voterà per il rinnovo del Parlamento Europeo. I cittadini

possono esprimere fino a tre pre-ferenze; i seggi saranno assegnati in

base al sistema proporzionale. Cinque le circoscrizioni elettorali: Nord-ovest, Nord-est, Centro, Sud, Isole. I cittadini elegge-

ranno per il nostro Paese 73 parlamentari. Gli eletti dei partiti nazionali confluiranno

nei gruppi parlamentari europei, che proporranno il loro candidato a gui-

dare la Commissione europea, designato poi dal Consiglio

europeo.

Capolista è la renziana Pina Picierno, 33 anni, deputata alla Camera alla seconda legislatura. Sette

i campani presenti nelle liste d e i democratici: da Nicola Caputo, consigliere regionale più votato alle ulti-me “parlamentarie” a Caserta, alla vo-merese Roberta Capone, vicepresidente dell’Iusy: l’internazionale dei giovani so-cialisti. Unico riconfermato fra gli uscen-ti è Andrea Cozzolino, sulla cui candida-tura Roberto Saviano ha polemizzato su Facebook per le primarie annullate nel 2011, valide per il Comune di Napoli.

Pagina a cura di Daniele Gargagliano

SCRIVERE IL SETTORE PAGINA 3

POLITICA

Il vecchio continente divideParlano lo scrittore Ermanno Rea e il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio

“Se non sono europeo, cosa sono?” “Tutelare i deboli, non le banche”“Se sarò eletto, lascerò il mio posto a qualcun altro”. Parla così Ermanno Rea, scrittore e giornalista napoletano che, all’età di 87 anni, per le elezioni europee del prossimo 25 maggio, è capolista per “L’Altra Europa” di Tsipras nella cir-coscrizione Sud.Quali sono i motivi che l’hanno spinta a sostenere la lista di Tsipras?Credo sia la lista dove si avverte di più la devozione per l’Europa. All’inizio non pensavo di candidarmi. Non faccio politica in senso attivo. Però hanno insistito e allora ho detto che se potevo essere d’aiuto non mi sarei tirato indietro.Quanto può essere incisiva la presenza di parlamentari euroscettici, pre-vista dai sondaggi intorno al 25%?L’impegno principale della campagna elettorale deve essere rivolto a una decisa opera di persua-sione verso chi ritiene necessario uscire dall’Europa. Per me è una follia bella e buona da tutti i punti di vista. Se io non sono europeo, mi domando, allora cosa sono? Basta aver fatto le scuole elementari, avere un minimo di istruzione, aver letto un libro, per potersi immediatamente identificare in una cultura europea. Da un punto di vista economico, inoltre, uscire dall’euro significherebbe impoverire l’Italia in modo disastroso. Cosa succederebbe ai tanti enti indebitati in euro se ritornasse improvvisamente la lira? Un disastro inaudito.Se l’Europa non è solo economia e finanza, quan-to è importante aprire una vertenza sulla valoriz-zazione della cultura umanistica?“L’Altra Europa” di Tsipras vuole promuovere un’Eu-ropa diversa, più umana, dove le regole del gioco non siano dettate dalla finanza, da interessi meramente economici. Non vo-gliamo uscire dall’Europa, vogliamo cambiarla. È importante sentirsi europei sin nel midollo. È l’Europa di Balzac contro i pescicani che l’hanno impoverita, l’Europa di Stendhal, di Dickens, di Thomas Mann. L’Europa della solidarietà è quella dei grandi scrittori. L’ospitalità è propria della cultura greco-latina, quindi l’Europa ospitale e aperta fa parte del nostro Dna. Se uno ha letto Balzac come fa a voler uscire dall’Europa?Le critiche all’Europa però non mancano. Grillo dice di volerla rivoltare come un calzino. Cosa pensa della corsa dei grillini contro tutti?Ne penso tutto il male possibile, per una ragione ideologica e filosofica. Non accetto l’idea di Grillo: sgominare gli avversari perché lui è il porta-tore del bene assoluto che deve trionfare sul male al di fuori di qualunque compromesso. La vita è conflitto, necessaria dialettica tra posizioni diver-se. Si tratta in realtà del fallimento dell’idea di comunismo così come è stata intesa, cioè come trasformazione del mondo della necessità in mon-do della libertà e della realizzazione del bene assoluto. Queste non sono utopie, magari lo fossero, sono stupidaggini. Grillo non sa bene quello che vuole, le sue intenzioni non gli sono chiare. C’è approssimazione e non mi pare sia intellegibile un progetto.Se è così, cosa ha contribuito al successo elettorale del Movimento 5 Stelle?Il senso di rifiuto degli italiani che, in momenti difficili come questo, nasce anche dalla disperazione e dal disagio. Abbiamo avuto tanti di questi suc-cessi elettorali fondati non su ragioni profonde ma su un’esasperazione dell’elettorato. Eppure, nonostante il successo del movimento pentastel-lato, è evidente la sua difficoltà nel riuscire a strutturarsi. Continua ad annaspare.Molti giovani lo sostengono. Così come è giovane Tsipras. Perché posizioni diverse quando l’obiettivo comune è cambiare l’Europa?La dialettica tra posizioni diverse è inevitabile. Io credo che ciò che manchi al Movimento 5 Stelle sia la cultura. Anche se ha felici intuizioni, non c’è un retro-terra culturale.Nella fase di predisposizione delle liste avete avuto problemi nell’include-re la sinistra più estrema?Non vi ho preso parte direttamente. Le mie partecipazioni sono state tutte tele-foniche. All’inizio c’è stato un contrasto, ma non ne ho capito la causa. So che Flores d’Arcais avrebbe voluto che queste liste fossero state limitate a persone non di partito, dando così un carattere più ristretto a questa rappresentanza. Dall’altra parte, però, c’era chi riteneva che non fosse il caso di lasciare la porta chiusa a Sel e a Rifondazione. Io ritengo che questi contrasti non meritassero di diventare un casus belli.Napoli è una città che vive una fase politica particolare. È difficile definirla di destra o di sinistra. Si presenta come terreno fertile per l’affermarsi di una nuova leadership politica?Napoli ha espresso un voto di cambiamento. Non è stato un voto di destra e sinceramente non credo che il vento cambierà. C’è stato un voto di sinistra, di protesta, che credo si replicherà, anche se non sono in grado di dire in quali forme. Per questo mi auguro che la lista di Tsipras possa trovare spazio in questa realtà.

“Oggi al posto dei cannoni abbiamo lo spread. Viviamo la nuova era delle guer-re finanziarie”. Dipinge così il quadro europeo il giovane parlamentare del Mo-vimento 5 Stelle Luigi Di Maio, classe 1986, che da studente di giurisprudenza alla “Federico II” di Napoli è passato a rivestire la carica di vicepresidente della Camera dei deputati.Qual è l’Europa unita che lei immagina?Noi puntiamo innanzi tutto al reddito di cittadinanza e ad aiutare le piccole e medie imprese. Penso a un’Europa che guardi ai piccoli, ai deboli e non alle

banche. Per quanto mi riguarda possiamo anche restare nell’euro, ma è necessario creare una nuova sensibilità. Se invece si tratta dell’Europa che ci prende in giro, quella della TAV, delle multinazionali che si avventa-no sul nostro patrimonio turistico e culturale, allora non ci stiamo.Crede ci sia un’identità europea da difendere al di là delle divergen-ze?C’è bisogno della crescita culturale del sentimento europeo. Ma per ora l’Europa ha dimostrato di non saperla alimentare. La nuova era delle guer-re finanziarie ha fatto sì che sotto il governo Monti assistessimo impotenti al suicidio di tanti imprenditori vessati da Equitalia.Il Movimento 5 Stelle ritiene, in Italia, di non dover collaborare con nessun partito e di poter viaggiare “contro tutti”. In Europa questo è più difficile. Ci sarà spazio per mediazioni e compromessi?Il nostro obiettivo è di creare un gruppo parlamentare. Dobbiamo dunque trovare sei o sette parlamentari che si aggreghino ai nostri. È opportuno precisare che il Parlamento europeo può anche rigettare un gruppo par-

lamentare se dovesse riconoscere che non c’è una convergenza reale. Inoltre non esiste li un rapporto fiduciario. Di conseguenza si può, volta per volta, cercare di accordarsi sui diversi temi. In italia è ovviamente più difficile creare alleanze con coloro che si sono resi responsabili della distruzione del Paese. Anche se con il decreto di Vannino Chiti il Movimento 5 Stelle ha dimostrato di saper collaborare con altri partiti.

“L’ Altra Europa” di Tsipras muove, come voi, dure critiche all’Europa delle banche e della finanza. Sarebbe possibile trovare un punto di incontro?Non voglio entrare nel merito della situazione greca. Certo in Italia coloro che appoggiano la lista di Tsipras si sono resi poco credibili. Penso soprattutto alla situazione nel collegio Sud, dove molti militanti de “L’Altra Europa” sono stati, pre-cedentemente, convinti sostenitori di Prodi e di quanti hanno fatto sì che l’Europa diventasse quella che è ora. Vedo una grave incoerenza di fondo. La disponibilità a discutere c’è. Ma non la disponibilità a creare un gruppo con loro.Quanto può essere incisiva la presenza degli euroscettici in Parlamento?Non credo che la distinzione da fare sia tra eu-

roscettici ed europeisti. Credo ci sarà un ridimensionamento dei partiti tradi-zionali. Queste Europee sono le più importanti non solo perche si collocano in un momento buio, ma soprattutto perché sono le prime dopo il disastro greco. Rappresentano uno scossone, quindi la cosa importante è vedere quanto i parlamentari saranno in grado di incidere sul cambiamento.Lei è campano. Come vede l’attuale situazione politica a Napoli?Un disastro. De Magistris ha ammazzato i sogni dei napoletani. Governa con una maggioranza che era stata della Iervolino e cerca di mascherare le tante contraddizioni del suo mandato. Per sbloccare la situazione bisognerebbe riu-scire a svegliare i napoletani, i commercianti, gli imprenditori. Non credo che la creazione di una nuova leadership politica sia la soluzione. Proporre un nuovo volto da votare non è quello di cui ha bisogno la città. In campagna elettorale de Magistris si è reso ancora più responsabile di Caldoro nel momento in cui prometteva un cambiamento che intendeva realizzare in totale connivenza con le vecchie forze politiche. Napoli è un Comune immobile.

Pagina a cura di Roberta Cordisco

PAGINA 3

Ermanno Rea

Luigi Di Maio

Pagina a cura di Anna Dichiarante

La conferma definitiva delle condanne del processo Spartacus: era lo spauracchio che nel 2008 agitava i casalesi e che li spinse a uscire allo scoperto, minac-ciando i protagonisti della lotta anticlan.Il 5 maggio si è tenuta una nuova udienza del pro-cesso per minacce e diffamazione, con l’aggravante del metodo mafioso, a carico dei due boss Francesco Bidognetti e Antonio Iovine, con i loro ex avvocati Mi-chele Santonastaso e Carmine D’Aniello.Parti offese lo scrittore Roberto Saviano, la giornali-sta Rosaria Capacchione, l’attuale procuratore capo di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho e il neo presidente dell’Autorità Anticorruzione Raffaele Can-tone.Terza sezione penale del Tribunale di Napoli, collegio presieduto da Aldo Esposito, aula 111: è come se fossero lì Bidognetti e Iovine. Dai monitor che li collegano in videoconferen-za possono vedere ed essere visti dall’aula in cui si tiene il dibattimento, pur essendo reclusi in carceri lontani.Assenza giustificata, invece, per gli altri te-sti, tra cui l’ex capo della Squadra mobile partenopea Vittorio Pisani.Al tavolo dell’accusa siede il pm Antonello Ardituro. Dietro di lui, le parti civili costitu-ite, compreso l’Ordine dei giornalisti. Sui banchi al lato opposto, prendono posto i difensori degli imputati: in prima fila quelli di Santonastaso, che esce dalla cella in cui è detenuto per partecipare all’udienza a fianco dei legali. Il coimputato D’Aniello, al contrario, sceglie di non presentarsi.È la volta della testimonianza di Cafiero De Raho: non appena parte l’esame, i fatti evocati riportano al 13 marzo 2008.Era in corso l’appello del processo Spar-tacus, quando Santonastaso - per conto dei suoi assistiti - lesse in pubblica udien-za un’istanza di rimessione per legittimo sospetto. In pratica, gli imputati Bidognetti e Iovine chiedevano lo spostamento del rito in altra sede perché ritenevano il collegio giudicante non im-parziale e condizionato da fattori esterni. Fin qui, tutto regolare: si trattava dell’esercizio di un diritto che il codice di procedura penale dispone a garanzia del-la difesa. In quell’atto, tuttavia, i firmatari indicavano nelle quattro persone offese la causa del presunto tur-bamento.“I casalesi vedevano avvicinarsi una sentenza che poteva diventare storica, il momento in cui fu letta l’istanza era perciò particolare”, dice Cafiero, rispon-

dendo alle domande di Ardituro. “Quell’atto poteva svelare la strategia che il clan avrebbe adottato da lì in poi. Subito dopo, infatti, ci fu l’evasione del boss Giuseppe Setola dagli arresti domiciliari e l’avvio del periodo stragista, un modo per recuperare il terreno perso a causa dei colpi inferti dalla magistratura e per mostrare quanto il sodalizio fosse ancora forte. Che la richiesta di rimessione fosse prodromo di altre mosse lo dimostra anche il fatto che Santonastaso rinunciò in seguito all’incarico”, conclude il magistrato.Sollecitato da una domanda di Antonio Nobile, difen-sore di parte civile per Saviano, il procuratore aggiun-ge infine: “Il primo grado di Spartacus fu celebrato nella disattenzione dei media, uno dei pochi che par-tecipava alle udienze era proprio lo scrittore napoleta-

no, che è sempre figurato tra gli obiettivi da eliminare da parte del clan”.La ricostruzione fatta da Cafiero sembra in linea con quella svolta nell’udienza precedente dal collega Cantone, sentito a sua volta come teste. Secondo gli imputati, quest’ultimo avrebbe manovrato i collabo-ratori di giustizia e sfruttato in maniera spregiudicata i rapporti con la stampa per determinare l’esito del giudizio. “Volevano indicarmi come responsabile di un’operazione occulta che avrebbe portato alle con-danne dei boss alla sbarra”, aveva detto il magistrato. “Era noto che da qualche mese ero stato trasferito in Cassazione. L’istanza sottintendeva che, architettata la congiura, mi fossi fatto mandare alla Corte per pilo-tare e controllare anche il terzo grado”. Rispondendo al pm sul perché dopo la lettura di quell’atto si fosse sentito minacciato al punto da sporgere querela, Can-

tone aveva replicato: “Tutta questa vicenda presenta stranezze che ancora non hanno trovato spiegazione e su cui mi arrovello; fu fonte per me di grande pre-occupazione e inquietudine. Spero che dal proces-so emerga la verità e vengano dissipati molti dubbi. Perché gli imputati si riferirono a me nel corso di un dibattimento in cui non rappresentavo la pubblica ac-cusa e in cui le indagini che avevo svolto in passato rivestivano rilevanza marginale?”.Al professionista esperto in materia di camorra, all’e-poca, non sfuggì la gravità del fatto avvenuto davanti alla Corte d’assise d’appello di Napoli: leggere un atto diffamante e minatorio in un’aula di giustizia, alla pre-senza dei capi casalesi, significava decretare in modo ufficiale la condanna a morte dei nemici del clan.L’interpretazione personale che l’ex pm diede all’epi-sodio trovò conferma in alcuni avvenimenti succes-sivi. “L’allora procuratore generale Vincenzo Galga-no mi telefonò, esprimendo la sua preoccupazione, e diede impulso alle procedure sia per rafforzare la scorta a me e a Saviano sia per metterla alla Capac-chione. Quando poi Spartacus arrivò in Cassazione, i carabinieri di Caserta mi riportarono una voce circo-lante a Casal di Principe, secondo cui non si poteva sperare in un esito clemente per i condannati perché a tenere i fili del complotto mediatico-giudiziario a Roma c’ero io”.Ma non è finita. Sempre in quel periodo, due soggetti, identificati poi come pregiudicati per reati di stampo camorristico, si recarono alla segreteria del Massima-rio (ufficio della Cassazione dove Cantone ha lavorato

sino al nuovo incarico) per ottenere informazioni su di lui. Infine, un esposto anonimo giunse alla Procura di Caltanissetta, denunciando il rischio di attentati ai danni di alcune toghe, tra cui stranamente figurava anche il giudice napoletano. “In quella missiva c’era un particolare inquietante. Si parlava di un incontro

che avrei avuto con il giornalista Lirio Abbate nella sede de L’Espresso. In realtà, mi ero davvero trovato a bere un caffè con lui nel bar della redazione, visto che al tempo stavo scrivendo un libro con uno dei suoi colleghi”.Rispondendo all’avvocato Nobile, Cantone aveva

notato come il romanzo “Gomorra” abbia acceso i riflettori sui clan del casertano e abbia cambiato la percezione del fenomeno criminale: “Perciò Roberto è finito nel mirino dei casalesi. Le minacce in udienza hanno comportato per lui un irrigidimento nel re-gime di protezione, peggioramento che ha vissuto con sofferenza”.Valutazione simile a quella compiuta da Ca-fiero nel corso dell’ultima udienza.Dopo l’esame del procuratore capo di Reg-gio Calabria, il collegio raccoglie la testi-monianza della giornalista del “Corriere di Caserta” Maria Concetta Palomba. Il dibat-timento viene, a questo punto, aggiornato e l’aula si svuota piano piano. I monitor ven-gono spenti e i boss spariscono nella loro detenzione di massima sicurezza.Si attende ora il 19 maggio, giorno in cui saranno riconvocati i testi assenti e inizie-rà, forse, la requisitoria del pm. La difesa non rinuncia a sentire Pisani: in un’intervista dell’ottobre 2009 al “Corriere della Sera”, il poliziotto si era espresso contro l’assegna-zione della scorta allo stesso Saviano. A suo avviso, il rischio corso dallo scrittore sareb-

be stato solo un’esagerazione mediatica.

INCHIOSTRO N. 7 PAGINA 4

Cafiero: per gli imputatiSaviano obiettivo da eliminare

Cantone: vennero a cercarmiaddirittura in Cassazione

CRONACA

Così il clan gridò al complottoI Casalesi scelsero la strategia del terrore per paura delle condanne di Spartacus

A Napoli prosegue il processo per le minacce a Saviano e Capacchione

“Ricordo di aver appreso dell’istanza letta in udienza da Santonastaso e di aver chiamato Cantone, che ancora non sapeva nulla”; rie-voca quel giorno del marzo 2008 Dario Del Porto, cronista giudiziario di “La Repubbli-ca Napoli”, e bolla la vicenda delle minacce a Saviano e agli altri come una circostanza anomala all’interno di un processo penale. Una circostanza che il giornalista ritenne sin da subito meritevole di essere approfondita. “Il contenuto minaccioso e allusivo dell’atto poco aveva a che vedere con le legittime ri-vendicazioni che possono farsi valere trami-te il meccanismo della legge Cirami (riforma dell’istituto della rimessione del processo, ndr)”. Una mossa giocata in un periodo già convulso, visto che in quei mesi si era aperta la stagione stragista firmata dal boss Giusep-pe Setola, al punto che Del Porto si pone dei dubbi: “Non ho ancora compreso a fondo il senso dell’iniziativa. Ho pensato che potes-se essere un messaggio per alzare la tensio-ne all’esterno; era evidente che un fatto così grave avrebbe avuto conseguenze altrettanto serie”.

Del Porto: “Un messaggioper alzare la tensione”

Rosaria Capacchione Federico Cafiero De Raho

Roberto SavianoRaffaele Cantone

Pagina a cura di Ciriaco Viggiano

Cosa mangiano i boss della camorra? Cosa mettono a tavola per siglare un ac-cordo, propiziare una strage o festeggiare la scarcerazione di un affiliato? La ri-sposta emerge dalle inchieste condotte dalla magistratura. Il piatto preferito dai capoclan sono i datteri di mare, frutto prelibato con due pregi: oltre ad alimentare un vorticoso giro d’affari illegali, rappresentano lo strumento ideale con cui il boss accresce il proprio prestigio agli occhi della manovalanza criminale. I numeri parlano chiaro: in Campania, dal 2012 a oggi, le forze dell’ordine hanno sequestrato più di mezza tonnellata di molluschi del valore di 40mila euro. Le im-mersioni dei datterai si concentrano in due periodi dell’anno. Nel periodo estivo, quando il meteo è più clemente, e nelle settimane prima di Natale, quando i frutti di mare impazzano sulle tavole dei napoletani. “Tra maggio e settembre, un chilo di datteri può essere venduto anche a 70-80 euro. Il prezzo aumenta vertiginosa-

mente verso Capodanno, quando si sfiorano i 200 euro”, spiega il presidente del Wwf penisola sorren-tina Claudio d’Esposito. Emblematici i dati dell’o-perazione condotta il 30 dicembre scorso dalla

Guardia Costiera: in una pescheria di Napoli, i dat-teri erano offerti a 180 euro al chilo. Quando i militari hanno sequestrato i frutti di mare, il titolare della pescheria ha visto sfumare un guadagno di circa 6mila euro. Oltre ai rivenditori, sono gli stessi pescatori di frodo a cono-scere bene le leggi della domanda e dell’offerta. Le indagini condotte dalla Guardia Costiera nel 2012 hanno accertato che i dat-terai non vendono subito il pescato, ma attendono il momento giusto per piazzarlo a prezzi esorbi-tanti o per esportarlo fuori dalla Campania. Ma chi sono i nuovi pre-doni del mare? “Nella maggior parte dei casi si tratta di persone dedi-te da sempre alla pesca abusiva”, continua Clau-

dio d’Esposito. Spesso, però, i datterai sono collegati ai clan dell’hinterland na-poletano, vesuviano e stabiese. Oltre a essere attirati da possibili affari d’oro, i boss adorano i datteri in quanto frutto raffinato e proibito. Insomma, non si tratta di semplice una prelibatezza da buongustai ma di un modo per sfidare la legge.Il regolamento comunitario 1967/2006 vieta la pesca e la vendita dei datteri nel Mediterraneo. La normativa è ancora più restrittiva nelle aree marine protette ita-liane. Qui, nelle zone di riserva integrale, sono vietate la navigazione, le immersio-ni, la pesca e persino la balneazione.Ciononostante, la camorra non esita a inviare la propria manovalanza nel parco marino di punta della Campanella per devastare i fondali e fare incetta di datteri. Il caso emblematico è quello che, a maggio 2012, ha visto protagonista il biologo Marco Gargiulo. Durante un’immersione, il quattro volte campione italia-no di safari fotosub ha immortalato lo scempio compiuto da una banda di datterai nei pressi del-lo scoglio del Vervece: cinquanta metri di roccia sbancata per strappare chili e chili di molluschi.

La denuncia di Gargiulo ha portato all’arresto di quattro datterai collega-ti alla camorra stabiese. La magistratura ha con-testato loro il reato di di-sastro ambientale ma, a distanza di due anni, l’in-chiesta è a un punto mor-to. Le uniche contromi-sure sono state adottate dal governo e dal parco marino. Nel 2012, il mini-stero dell’Ambiente con-cesse un finanziamento per una task-force lungo il litorale sorrentino-sta-biese. I risultati sono stati incoraggianti, ma il suc-cessivo taglio dei fondi ha costretto la Guardia Costiera a fermarsi. “La pesca di frodo è come la prostitu-zione: i tanti episodi criminosi dimostrano che il mercato illegale è in espansione - spiega Antonino Miccio, già presidente dell’associazione che riunisce i direttori dei parchi naturali italiani -. Servono fondi, mezzi e una capillare attività di infor-mazione per cancellare questa piaga”.A breve, a punta della Campanella sarà attivato un impianto di videosorveglianza: sulla costa vigileranno decine di telecamere collegate a una sala operativa nazio-nale.Per i datterai si annunciano tempi duri.

PAGINA 5

La pesca di frodo è un mercato in espansione

I boss preferiscono i datteriIndagine sui predoni del mare

In Campania negli ultimi due anni sono stati sequestrati 500 chilogrammi di molluschi

Gli affari d’oro della camorra sul pescato. Il Wwf lancia l’allarme

“È stata una delle giornate più strazianti della mia vita”: il sorrentino Marco Gar-giulo, biologo marino e campione italia-no di safari fotosub, descrive il disastro provocato dai datterai nell’area marina protetta di punta della Campanella. Fu lui il primo a denunciare la devastazione della parete calcarea da parte dei dat-terai.Cosa ha visto durante quell’immer-

sione?“Quando mi sono immerso non mi sono accorto su-bito dell’accaduto perché ero diretto in profondità in cerca delle gorgonie rosse. Solo in risalita ho notato lo scempio”.Che danno hanno provocato i datterai al fondale?“Sono stati distrutti tutti gli organismi vegetali e quelli animali, soprattutto spugne e margherite di mare, che vivevano sulla roccia. Lo scoglio è stato scalpellato lungo tutto il suo perimetro da una profondità di 3 me-tri fino a circa 15 metri. È stato deturpato l’habitat di migliaia di piccole specie animali che vivono su que-sto substrato rimosso per pescare i datteri di mare”.Perché la pesca dei datteri danneggia l’ecosiste-ma marino?“Il danno non è limitato alla parete deturpata, perché i frammenti di roccia cadono sul fondo e ricoprono le alghe e gli animali che vivono sul fondale. Questo ma-teriale, poi, subisce un processo di decomposizione che altera il microhabitat del luogo”.Cosa ha provato nell’assistere a quello scempio?“Ho iniziato a urlare all’interno dell’erogatore. Ho pianto fino ad allagare la maschera. Quando mi sono accorto dell’estensione del danno sono rimasto sen-za parole: sono tornato a casa e ho lanciato l’allarme alle autorità competenti. Vorrei lanciare un appello”.Lo faccia.“Gli esercizi che commercializzano i datteri di mare devono essere chiusi. Occorrono pene esemplari an-che per i clienti e per i pescatori di frodo”.

foto di Marco Gargiulo

“Il prestigio? Per i boss della camorra conta più degli affari”: ne è sicuro l’antropologo Mari-no Niola, docente di Riti e Miti dell’alimentazione presso l’uni-versità Suor Orsola Benincasa di Napoli.Perché i datteri di mare attira-no i boss?“Perché sono rari, costosi e, soprattutto, proibiti. Su cibi del genere i camorristi misurano il proprio presti-gio agli occhi degli alleati e degli affiliati”.Per i capiclan contano più gli affari o il prestigio?“Il controvalore in prestigio di un cibo ricercato come i datteri di mare è di gran lunga più importante. Se non godessero di questo potere, i boss non potrebbero mai gestire gli impressionanti volumi d’affari ai quali ci hanno abituato”.A livello antropologico, che valenza ha il fatto che i datteri siano pescati in fondo al mare?“È interessante che la manovalanza criminale li pe-schi strappandoli dalla roccia e infierendo sull’eco-sistema marino: in questo modo, i boss dimostrano di essere non solo al di sopra della legge, ma anche della natura”.Com’è cambiato il rapporto tra cibo e malavita or-ganizzata nel corso dei secoli?“Le metamorfosi gastronomiche hanno inciso anche sulle abitudini dei criminali. Un solo elemento è rima-sto immutato: guappi e camorristi si concedono con piacere i cibi che gli altri non possono permettersi. Un tempo si trattava della carne, ora è il turno dei frutti di mare proibiti. L’importante è che certi cibi marchino una differenza tra i capiclan e il resto della comunità”.

L’allarme del biologo:Occorrono pene esemplari

Così la malavita esercitail suo potere sulla natura

PAGINA 6INCHIOSTRO N. 7

PRIMOPIANO

Non ho i soldi per affittare casa? Non importa, la occupoL’assessore al Patrimonio Sandro Fucito: “No agli sgomberi. Consideriamo soluzioni alternative per dare un tetto a queste persone, ma occorrono investimenti pubblici”

Il movimento “Magnammece o’ pesone” si appropria abusivamente di edifici abbandonati per rispondere all’emergenza abitativaPagine a cura di Gianmarco Altieri

La casa è un diritto e me la prendo. Con la crisi economica, l’emergenza abitativa sta diventando uno dei problemi più sentiti dalla popolazione, soprattutto in un Paese come il nostro che per molto tempo ha guardato al tetto come elemento di stabilità sociale. Il risultato? Un’esplosione di occupazioni abusive di immobili. Si profilano, così, nuove modalità abitative esplorate sia da movimenti organizzati che dalle am-ministrazioni locali. A Napoli, da circa due anni ha preso vita il movimento per il diritto all’abitare “Magnammece o’pesone”. Le occupazioni effettuate fin ora, che coinvol-gono 200 persone, sono cinque: l’ex scuola media statale Michelangelo Schipa in via Salvator Rosa, nel quartiere Avvocata, non utilizzata da circa sette anni in quanto non conforme ai nuovi parametri di sicurezza; Villa De Luca in via Nuova San Rocco a Ca-podimonte, un palazzo settecentesco abbandonato da quasi vent’anni per inagibilità; i locali dell’ex Annona a Rampe Brancaccio nei Quartieri Spa-gnoli, vecchi uffici comunali; un palazzetto di tre piani ad angolo fra via Orsi e Salita Arenella al Vomero, in mano alla curatela fal-limentare; e, infine, l’ultima occupazione nel quartiere Materdei.I militanti spiegano le richieste mosse alle amministrazioni locali: “Siamo per soluzioni flessibili, l’importante è che sia garantito il diritto all’abitare. Tra queste possiamo individuare l’assegnazio-ne degli immobili, oppure intraprendere un percorso di auto-re-cupero”. L’auto-recupero è una formula che prevede l’impegno, da parte degli occupanti, di realizzare lavori di ristrutturazione degli edifici in cambio del permesso comunale a potervi risiede-re. Sandro Fucito, assessore al Patrimonio Pubblico, spiega: “E’ una soluzione che stiamo tenendo in considerazione. Io stesso ho fornito a queste persone indicazioni su alcuni beni degradati. La questione è, però, capire se gli occupanti abbiano la forza sufficiente per sistemarli, e da soli non ce la si fa. Occorre fare investimenti pubblici su questi spazi. Il patrimonio libero che abbiamo non è libero per vezzo, ma per inagibilità, per pregiudi-zio statico o altri problemi. Deve esserci il riconoscimento della lotta e quindi credo sia sempre preferibile evitare gli sgombe-ri laddove non vi sia impedimento di funzione pubblica, come spazi già destinati ad ospitare scuole o uffici comunali”.“Magnammece o’pesone” è un’esperienza nata dall’incontro di individui con esigenze comuni. Possiede una struttura organiz-zativa che comprende sportelli di primo contatto presso il centro sociale Ska, nell’aula

LP della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Fe-derico II e all’interno dell’ex scuola Schipa occupata. Qui, in giorni e orari prestabiliti, le persone sotto sfratto, o che

comunque versano in emergenza abitativa, cercano collettivamente soluzioni. Nei pa-lazzi, ogni settimana gli occupanti si riuniscono in assemblee che servono per discute-re della gestione degli spazi, per mediare gli stili di vita dei coinquilini e per perseguire la campagna politica, che riguarda sia la difesa della propria esperienza abitativa che azioni di solidarietà verso terzi, costituendo una rete di mutuo soccorso antisfratto. “Abbiamo deciso – spiega Alfonso, uno degli aderenti al movimento – di occupare palazzi situati nel centro cittadino che negli ultimi dieci anni ha visto una diminuzione

della popolazione di 150mila individui, mentre la provincia napoletana è prima in Italia per densità di popolazione con 2500 abitanti per chilometro quadro, con tutte le pro-blematiche sociali che ne derivano, come la mancanza di servizi necessari. In secondo luogo, non abbiamo puntato a occupare case popolari non assegnate perché signifi-cava fare una guerra tra poveri; abbiamo invece scelto tra i tanti palazzi abbandonati sia del patrimonio pubblico che dei grandi patrimoni pri-vati. Cerchiamo di fare occu-pazioni relativamente piccole, massimo cinquanta persone, così da permettere condizioni abitative dignitose. Inizialmente pensavamo a una composizione di studenti e giovani precari, non essendo appartamenti ma situazioni di cohousing, ossia avendo degli

spazi in comune in cui vivere. Poi agli sportelli è cominciata ad arrivare anche la pressione di nuclei familiari, spesso in situa-zioni drammatiche, e quindi le occupazioni si sono diversificate includendo anche famiglie”.Una signora di cinquanta anni che ha intrapreso questo per-corso dice: “Sono disperata. Mio marito è stato licenziato e io lavoro a nero guadagnando pochissimo. Vivevamo in una casa fatiscente che abbiamo cercato di comprare facendo un mutuo che poi non siamo più stati in grado di pagare. La banca ha messo l’ipoteca sull’immobile e abbiamo anche la macchina sotto sequestro. Mi sento esasperata, ho tre figli e vorrei un po’ di giustizia per me e per loro”.Situazione di disagio vissuta anche da una giovane laureata in psicologia, anche lei tra gli occupanti: “Non riesco a trovare lavoro e quello che trovo è a nero e sottopagato. E’ un modo per sentirmi viva, sentirmi attiva e poter fare qualcosa sul mio territorio e non lamentarmi e piangermi addosso. Ma è anche un gesto di speranza, vivevo con mia nonna in affitto e siamo state sfrattate. E’ l’unica strada che vedo davanti a me”.“Io invece vengo dalla provincia di Salerno e sono qui per stu-diare Filosofia – interviene un’altra ragazza –. A Napoli gli affitti per gli studenti sono altissimi e quasi sempre senza contratto. Per di più le case sono fatiscenti. Mi rifiuto di sottostare a que-sto sistema”.

La campagna “Magnammece o’pesone” ha anche organizzato iniziative contro la di-smissione del patrimonio pubblico. Una dismissione che definiscono “svendita”. Nel gennaio del 2013 è stato occupato l’archivio storico di piazza Dante, nel centro citta-dino, chiedendo che fosse tolto dall’elenco dei beni da mettere all’asta. Afferma uno dei militanti: “Cerchiamo di operare su più livelli perché crediamo che in città si debba aprire un grande dibattito sul diritto all’abitare. Dentro la crisi, e contro l’austerity, c’è bisogno di ridiscutere un nuovo concetto di sovranità sociale dei suoli. Non è più ac-cettabile che ci siano strutture abbandonate, case senza gente e gente senza casa. Occorre affermare, anche sul piano legislativo, delle norme che garantiscano l’utilizzo degli spazi vuoti in funzione dei bisogni sociali. In questo contesto, un movimento orizzontale, trasparente e auto-organizzato che oltre a risolvere il problema di decine di famiglie, precari e studenti, provvede a porre questa domanda politica alla città, ci sembra più che legittimo”.La linea politica del Comune, almeno intenzionalmente, sembra puntare su scelte che

C.r.o.s.s. contro la speculazioneCROSS (Casa e Reddito Occupazioni Senza Sosta) è la prima occupazione di “Ma-gnammece o’pesone” che riguarda un’immobile di edilizia privata, “nell’intento di colpire la speculazione” dicono i militanti. Il palazzo è situato nel quartiere Vomero ed è in mano alla curatela fallimentare. Il terreno fu acquisito da una srl per rea-lizzare il restauro filologico di un rudere settecentesco. Sono stati, così, realizzati appartamenti a scopo abitativo e circa cinquanta box interrati per il parcheggio di automobili. Su denuncia dei vicini, il TAR ha rilevato che, al di là dei permessi co-munali ottenuti, l’edificio violava la distanza minima dagli immobili adiacenti e ha dunque ritirato i permessi e reso abusiva la costruzione. La srl è fallita e, per pagare i creditori, la curatela metterà tutto all’asta. La prima è prevista per il 19 maggio. “La nostra paura – spiegano gli occupanti – è che qualcuno provi a fare una nuova speculazione acquistando il palazzo man mano che i prezzi d’asta si abbassano. Sosteniamo che l’unica cosa non abusiva siano le esigenze di chi lo occupa: 8 fami-glie e 15 precari e disoccupati in emergenza abitativa. Qualsiasi soluzione verrà tro-vata dovrà tenere conto delle persone che vivono in questo palazzo, che era pure chiuso da oltre due anni”. L’assessore al Patrimonio Pubblico Sandro Fucito spie-ga: “Sarebbe bello, ed è ciò per cui ci stiamo muovendo, acquistare con permuta la palazzina vendendo poi i box auto, mentre gli appartamenti verranno destinati ad ospitare temporaneamente persone che hanno urgente bisogno di una casa”.

Occorre affermare delle normeper poter utilizzare gli spazi vuoti

Ho l’abitazione ipotecataVoglio avere giustizia

Locandina

PAGINA 7

Non ho i soldi per affittare casa? Non importa, la occupoL’assessore al Patrimonio Sandro Fucito: “No agli sgomberi. Consideriamo soluzioni alternative per dare un tetto a queste persone, ma occorrono investimenti pubblici”

Il movimento “Magnammece o’ pesone” si appropria abusivamente di edifici abbandonati per rispondere all’emergenza abitativada un lato tutelino le graduatorie per le case popolari e dall’altro tengano conto dell’emergenza abitativa. Attraverso l’applicazione del decreto del fare, l’am-ministrazione ha richiesto 391 beni al demanio per poter effettuare la ricon-versione e poterli destinare a persone bisognose offrendo loro una modalità ospitativa limitata nel tempo. Tra gli immobili interessati c’è anche l’ex ospe-dale psichiatrico giudiziario nel quartiere Materdei. Le risorse per effettuare gli interventi necessari? “Il 31 marzo – continua l’assessore Fucito – abbiamo presentato i documenti per i Pon Metro, fondi europei che è possibile rice-vere attraverso il ministero. Abbiamo richiesto sette milioni di euro per poter rimodulare circa 10mila mq di spazi complessivi proprio per realizzare queste sperimentazioni di nuove forme abitative. Ciò non significa dare una casa, ma un aiuto provvisorio che favorisca il reinserimento sociale”.Di certo, l’emergenza abitativa cresce sempre più, e di case libere da occu-pare ce ne sono. Secondo una recente inchiesta del quotidiano inglese The Guardian, in Europa a fronte di circa quattro milioni di persone bisognose di un tetto, ci sono poco più di undici milioni di abitazioni vuote. Il secondo posto in questa classifica, dopo la Spagna, spetta all’Italia con due milioni di alloggi inu-tilizzati. Qui da noi, circa 650mila persone sono in attesa di case popolari. Ogni anno aumentano gli sfratti per morosità incolpevole, famiglie che fino a qual-che tempo fa potevano permettersi di pagare l’affitto e ora non più. A Napoli, alla graduatoria del 2011 per l’assegnazione di case popolari hanno concorso 16800 elementi, ma ancora scorre la graduatoria del 1995. In situazioni critiche di emergenza abitativa versano circa 10mila nuclei familiari. La città, inoltre, ha un dato strano: è quella con il minore indice di proprietà privata. Mentre in Italia la media si attesta attorno al 78 per cento, Napoli si ferma al 53, quindi vi è un uso della locazione molto ampio, con circa 1500 sfratti per morosità ogni anno.In questa situazione c’è chi ha smesso di aspettare una soluzione che proven-ga solo dalle istituzioni; chi neanche c’è nelle graduatorie; chi non può atten-dere anni e anni per un’assegnazione; chi non può permettersi di pagare un affitto. E’ chi decide di occupare.

Ex scuola Schipa occupata

Villa De Luca

Ex uffici comunali Annona

A.S.L. l’ultima occupazione

Abitare Senza Limiti, questo l’acronimo scelto per l’ultima occupazione del movimento “Magnammece o’ pesone”. Nove famiglie, con undici minori, e dieci precari e disoccupati hanno occupato all’alba di giovedì 8 maggio un edificio in via salita San Raffaele, nel quartiere Materdei. Lo stabile nelle intenzioni dell’Asl, che ne detiene la proprietà, sarebbe dovuto diventare un centro sanitario assistenziale per anziani. Di fatto, però, è vuoto da anni. Nel tardo pomeriggio dello stesso giorno in cui il palazzo è stato occupato, un ingente schieramento di polizia, vigili del fuoco e vigili urbani, blocca al traffico tutti gli sbocchi della strada e, in assetto antisommossa, le forze dell’ordine hanno tentato di sgomberare l’edificio. Molti abitanti del quartiere hanno manifestato solidarietà nei confronti degli abusivi. Dopo circa quattro ore, trascorse tra spintoni e tentativi di pompieri e polizia di aprirsi varchi per entrare, un contrordine ha fermato l’operazione lasciando nuovamente via libera agli occupanti.

EVENTI

Maggio dei monumentiIl Maggio dei monumenti arriva alla XX edizione e quest’anno rientra tra gli eventi in programma del Forum Universale delle Culture. Il filo rosso sarà “Storie e leggende napoletane”, dal titolo dell’omonimo testo di Benedetto Croce, per valorizzare il vissuto storico di Napoli, dell’im-maginario collettivo della città e delle sue radici storiche europee e mediterranee. Lo scopo è richiamare l’attenzione dei cittadini e dei tanti turisti non soltanto sulla bellezza dei luo-ghi e dei monumenti ma sul modo in cui nel corso dei secoli, dentro e intorno ad essi, si siano svolte la vita quotidiana e le vicende storiche.

Ischia in musicaSabato 31 maggio e domenica 1 giugno ore 17.00 presso i giardini La Mortella di Forio (via France-sco Calise, 39) il Quartetto Lunaire si esibirà in un concerto per archi e pianoforte. Musiche di Mo-zart e Schumann. Il costo del concerto è compre-so nel biglietto di ingresso al giardino botanico.

Bateau MoucheDopo il successo della scorsa edizione, torna il bateau mouche a Napoli. Il tour costiero, promos-so da Alilauro e dal Comune, è ripreso il 2 maggio e terminerà il 28 settembre. La passeggiata, della durata di 40 minuti, prevede un giro della costa da Mergellina a Posillipo. Il battello raggiungerà poi l’isolotto di Nisida e rientrerà in porto dopo un giro panoramico fino a Castel dell’Ovo. I prezzi vanno dai 6 euro e 50 centesimi per gli adulti, ai 4 euro per i bambini dai 2 ai 12 anni. Le corse, con partenza dal porto di Mergellina, si terranno il venerdì alle ore 17:00, 18:30 e 20:00; e il sabato e la domenica alle 10:30, 11:45, 13:00, 17:00, 18:30

Andy WarholFino al 20 luglio il museo Pan di Napoli, via dei Mille 60, ospiterà la rassegna “Vetrine”, a cura di Achille Bonito Oliva. Protagoniste 150 ope-re di Andy Warhol. In evidenza il rapporto tra l’artista americano e la città partenopea nato a metà degli anni ‘70 grazie all’amicizia con il gallerista Lucio Amelio. La mostra è aperta dal lunedì al sabato dalle ore 9.30 alle ore 19.30. La domenica dalle ore 9.30 alle ore 14.30. Le sale sono chiuse nella giornata di martedì. Il costo del biglietto intero è di 8 euro. Per info: 081 7958601 – 04

PAGINA 8INCHIOSTRO N. 7

Da Caserta alla Penisola, otto appuntamenti tra sacro e profano

EVENTI

PicassoSorrento sarà la cornice della mostra su Picasso a Villa Fiorentino, dal 30 maggio al 12 ottobre 2014. L’esposizione, intitolata “Picasso, eclettismo di un genio”, ruoterà attorno a oltre 240 incisioni grafiche, 25 ceramiche, olii ed opere uniche, per immergersi in un viaggio immaginario tra le diver-se tecniche e le varie fasi stilistiche sperimentate dall’artista durante tutta la sua attività.

Tango argentinoAnche quest’anno Marina di Castello (Castel Volturno) ospiterà, dal 15 al 18 maggio, il terzo “Campionato italiano e Festival del Tango”, pre-liminare del Mundial di Tango di Buenos Aires. Il Festival ospiterà l’organizzazione medico-uma-nitaria MEDICI SENZA FRONTIERE, presente per tutta la durata dell’evento.

Madonna dell’AvvocataIl 9 giugno, il lunedi di Pentecoste, a 50 giorni esatti dalla Pasqua, Maiori festeggia la Madonna dell’Avvocata. A mezzogiorno ha inizio la proces-sione e il santuario di Maria Santissima Avvocata, situato sul Monte Falerzio, diviene meta di pel-legrinaggio. Danze e balli si protraggono fino a sera. La festa rientra nel ciclo delle “sette sorelle”, ovvero le sette madonne che vengono celebrate in un periodo che va da febbraio a settembre.

InfiorataIl 22 giugno a Sant’Agnello, penisola sorrentina, si celebra il Corpus Domini con una manifestazione che vede in campo i Maestri di arte floreale con la tradizionale “Infiorata”. Multicolori riproduzioni iconografiche di scenografie del Vangelo, vere e proprie composizioni pittoriche, faranno da tap-peto alla solenne Processione del Corpus Domini che si snoderà lungo le strade di Sant’Agnello.

PAGINA 9

Da Caserta alla Penisola, otto appuntamenti tra sacro e profano

INCHIOSTRO N. 7 PAGINA 10

CULTURA

Un Eduardo “sik sik” a Napoli Sergio Solli: “Ho l’impressione che la città abbia dimenticato il grande drammaturgo”

Nel trentennale della morte, solo tre spettacoli ricordano De Filippo“Napoli non ha saputo meritarsi tanto Eduardo De Fi-lippo quanto Raffaele Viviani. È una città assurda e disattenta: bisogna morire o andare in esilio per poter essere ascoltati”. A pensarla così è il regista Fran-cesco Saponaro che, nel trentennale della morte di Eduardo, metterà in scena al Teatro San Ferdinando, il 19 e 20 giugno “Dolore sotto chiave”. Un testo che, nato come radiodramma, festeggerà i 50 anni dalla sua prima versione teatrale. L’esperienza radiofonica dell’opera sarà utilizzata dal regista per rappresen-tare l’elemento fantasmatico; un prologo pirandelliano fun-gerà da collante tra il testo di Eduardo e alcune novelle di Pirandello come I pensiona-ti della memoria e La camera in attesa. Ad anticipare que-sta rappresentazione alcuni eventi tenteranno di ricordare l’uomo e l’attore, colui che, nonostante il celebre “Fujta-venne”, scelse Napoli come serbatoio dal quale attingere, come punto di partenza, l’uni-co possibile. Il 17 e 18 maggio “Eduar-do l’artefice magico” sarà presentato al Teatro Stabile. Francesco Nappa, danzatore, pittore e compositore partenopeo, vissuto per mol-ti anni anche all’estero, si confronterà con il grande ‘illusionista’ raccontandone la personalità, la vita e il lavoro teatrale con uno sguardo ironico, frutto di una visione internazionale e insieme napoletana del gran-de attore. “Le opere di Eduardo, come Natale in casa Cupiello, Filumena Marturano e Sik Sik, saranno uti-lizzate come pretesto per parlare di lui come uomo, per celebrare la sua poetica con una danza astratta e stilizzata senza alcuna forma di realismo”, afferma Alessandra Panzavolta, direttore artistico del corpo di ballo del Teatro San Carlo. Si proseguirà il 7 e l’8 giugno al Teatro San Ferdinan-do, in occasione della Settima edizione del Napoli Teatro Festival Italia 2014. Un festival che premierà Cechov con ben sei produzioni ed Eduardo con due: “Il sindaco del Rione Sanità”, recitato dal genovese Eros Pagni per la regia di Marco Sciaccaluga e “Dolo-re sotto chiave” di Saponaro.

Cosa resta di Eduardo a Napoli a trent’anni dalla mor-te? “Poco e per colpa dei napoletani. Ho l’impressio-ne che non se ne freghino più nulla di Eduardo ma conoscendoli non mi meraviglio più”. Risponde così Sergio Solli che nella compagnia del grande attore e drammaturgo ha recitato per oltre dieci anni. Basti pensare che al Teatro San Ferdinando di Napoli non rimane neppure una targa a indicare quello che era il suo camerino. Un “sacrario distrutto” il luogo dei suoi assorti silenzi e delle sue camminate meditative prima

di entrare in scena. Una scala antincendio ne ha irrimediabil-mente oltraggiato la memoria e io “non metterò mai più piede in quel teatro”, dichiara l’attore.Eppure Eduardo a Napoli “avrebbe voluto fare una scuo-la di recitazione, ma non glie-lo permisero; - ricorda Sergio Solli- Con una sua commedia a Roma facevamo 6 mesi di repliche, a Napoli due; quando fu direttore dello Stabile, nel 1963, chiese il resoconto eco-nomico di tutte le spese fatte, ma gli dissero che non erano dimostrabili e pertanto non potevano essergli rimborsate. Eppure continuò lì il suo lavoro.

Disse ‘fujtavenne ‘a Napoli’ e aveva ragione. Le cose più belle Eduardo è riuscito a farle solo fuori da questa città”. Colpevoli le istituzioni locali che non sono state in grado di custodire un patrimonio come Eduardo; e colpevoli anche i napoletani “perché se c’è qualcuno che permette di distruggere vuol dire che c’è qualcun altro che omette di tutelare”, replica Saponaro.Molti aneddoti e tanti ricordi costituiscono il tesoro di chi Eduardo lo ha conosciuto, di chi ha voluto viver-lo a dispetto delle malelingue sul suo carattere che “cozzavano con la sua drammaturgia”, dice Solli. “Con Eduardo sul palco ogni sera accade-va qualcosa di esilarante ma la sua interpreta-zione non usciva mai dalle righe. Inventava in-terpretando. Ricordo, ad esempio, quell’ultima replica al San Ferdinando del ‘Sik sik, l’artefice magico’. Luca aveva un pollo nel cappello che gli era stato prestato dalla Signora Pina, la por-tiera del teatro. Per far respirare quella povera

bestia avevamo fatto un piccolo buco dal quale l’ulti-ma sera era riuscita a mettere la cresta rossa fuori dal cappello: un fuori onda preoccupante per noi attori che eravamo in scena. Eduardo non si perse d’animo, si girò verso Luca e disse “ma c’he t’è schiaffat na pummarol ‘n front? Il pubblico andò in delirio. Quella fu la più grande e divertente esperienza teatrale della mia vita”. Di quell’ “Artefice magico”, atto unico di De Filippo, il critico teatrale Giulio Baffi conserva una registrazione del 1979, nonché di quell’ultima volta in cui l’attore, autore e regista calcò le scene. “Quella sera ricordo con una gioia infinita il divertimento di Eduardo, l’i-strionismo di un attore che a 79 anni riusciva a in-cantare il pubblico con la sua sapienza e con il suo senso teatrale. Nessuno ha più compiuto il miracolo di saldarsi al pubblico in modo così fedele”. Per questo, nel trentennale della morte, Giulio Baffi desidererebbe fortemente la ricostruzione del came-rino di Eduardo al San Ferdinando. “Si tratterebbe di un feticcio, di un omaggio e un rispetto che Napoli ha il dovere di dargli”. D’altra parte, come ricorda Francesco Saponaro, il San Ferdianndo fu ristrutturato con i soldi di Eduar-do e da lui pensato come una cerniera tra Napoli e l’Europa. “La verità è che i napoletani amano le lu-singhe, non le critiche ed Eduardo ha sempre avuto uno sguardo tutt’altro che compiaciuto su di loro”. – osserva Saponaro. “Dalle sue opere emerge la condi-zione antropologica tipica dei napoletani: l’ipocrisia”. Quella che oggi, a trent’anni dalla morte, fa risvegliare Napoli e le fa parlare di Eduardo come fosse la sua famiglia. “Dolore sotto chiave, però, ne è l’esempio – conclude il regista- Anche in una famiglia, luogo sincretico degli affetti, si possono commettere i più atroci delitti”.

Lucia Francesca Trisolini

Il 23 aprile si festeggia San Giorgio, santo protettore della Catalogna. Barcellona è in festa: le Ramblas sono letteralmente travolte da fiori, bancarelle di libri e una folla immensa di persone. Un’antica tradizione catalana vuole che in questo stes-so giorno, e non il 14 febbraio, cada la festa degli innamorati e tutte le coppie di amanti, ma anche di amici, di genitori e figli, si scambiano dei regali: gli uomini regalano rose alle donne e le donne regalano agli uomini libri. Questo è il motivo per cui il 23 aprile l’Unesco ha indetto il Dia del Libre, La gior-nata mondiale del libro e del diritto d’autore. Mentre Barcellona festeggia, an-

che la città di Napoli onora i libri e la lettura. Al Monastero delle Trentatré è stato presentato il programma di “Un’altra Galassia”, la festa del libro ai piedi del Vesuvio. In programma sabato 31 maggio e domenica 1 giugno, la rassegna, giunta alla sua quarta edizione, è figlia di Galassia Gutenberg, la fiera del libro italiana che si è tenuta ogni anno in primavera in città dal 2005 al 2010. “Un’altra Galassia” sarà animata da quattro ospiti in due serate. Guest star lo spirito di un grande autore del passato, evocato in una spe-ciale “seduta spiritica letteraria”. La festa del libro di Napoli è curata dagli scrittori e giorna-

listi Rossella Milo-ne, Valeria Parrella, Francesco Raiola, Pier Luigi Razzano, Piero Sorrentino e Massimiliano Virgilio.I lettori sono attesi nel chiostro, nel refettorio e nella cantina del Monastero delle Trentatrè , il complesso cinquecentesco così chiamato dal numero di monache Clarisse Cappuccine che vi vivevano in clausura, in via Armanni, restituito alla città nel 2003.Gli incontri, le presentazioni e le maratone letterarie sono a ingresso gratuito. Primo grande ospite: Andrea Camilleri. Sarà possibile incontrare il papà di Mon-talbano alle 17.30 di sabato 31, l’autore parlerà del suo ultimo libro “Inseguendo un’ombra”, edito da Sellerio. A seguire, la poetessa Antonella Anedda. Alle 21, la cantina del complesso ospiterà una seduta spiritica sui generis, dove la scrittrice Elisabetta Rasy evocherà Anna Maria Ortese, autrice, tra gli altri capolavori, de “Il mare non bagna Napoli”, in occasione del centenario dalla sua nascita. La manifestazione proseguirà domenica 1 Giugno, nel chiostro alle 17, per un incontro con lo scrittore e sceneggiatore casertano Francesco Piccolo. Spazio anche ai più piccoli, a partire dalle 18, con letture animate per bambini a cura di Librerie Feltrinelli. La compagnia del “Teatro nel Baule”, inoltre, presenterà il libro “La tarantella di Pulcinella” (Interlinea) di Emanuele Luzzati . Ultimo appuntamento in refettorio, alle 18.30, per una conversazione con lo scrittore ligure Sebastiano Vassalli.

Elisabetta de Luca

Al Monastero delle Trentatré la rassegna dedicata ai libri

Un’Altra Galassia in città

Il Maggio del Monumenti quest’anno ha il doppio nome. Si chiama anche Forum delle Culture. L’evento internazio-nale tanto chiacchierato alla fine non ha visto la luce così come era stato annunciato. “Sul sito ufficiale del Forum delle Culture abbiamo pubblicato i primi bandi – dice l’as-sessore alla Cultura Nino Daniele – e anche il programma del Maggio dei Monumenti è pronto”. Iniziativa quest’ul-tima che è giunta alla XX edizione: “Quest’anno abbiamo fatto convogliare gli eventi – spiega l’assessore – visto che hanno la stessa natura”.

E.d.L

Se il Maggio dei Monumentidiventa Forum delle Culture

TENDENZE

PAGINA 11

InchiostroAnno XIV numero 79 maggio 2014www.unisob.na.it/inchiostro

Periodico a cura della Scuoladi giornalismo diretta da Paolo Mielinell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa

Direttore editorialeLucio d’Alessandro

Direttore responsabilePierluigi Camilli

Coordinamento scientificoArturo Lando

Coordinamento redazionaleAlfredo d’AgneseCarla MannelliAlessandra OrigoGuido Pocobelli Ragosta

CaporedattoreRoberta Cordisco

Capi servizioElisabetta de LucaLucia Francesca Trisolini

In redazioneGianmarco AltieriAnna DichiaranteAlfonso Fasano

Daniele GargaglianoRossella GrassoNicola Lo ConteVincenzo NappoCiriaco Viggiano

Grafica Biagio Di Stefano

SpedizioniEnrico Cacace,tel. 081.2522232

EditoreUniversità degli StudiSuor Orsola Benincasa80135 Napolivia Suor Orsola 10Partita Iva 03375800632

Redazione80135 Napolivia Suor Orsola 10tel. 081.2522212/226/234fax 081.2522212RegistrazioneTribunale di Napoli n. 5210 del 2/5/2001

Stampa Imago sasdi Elisabetta ProzzilloNapoli 80123via del Marzano 6Partita Iva 05499970639

Si incontrano di sera, per strada e iniziano a ballare. Clandestinamente, senza chiedere il permesso e fa-cendo il passaparola. È la nuova tendenza che si sta diffondendo in tutta Italia, a partire dal Nord, e che da qualche anno è approdata a Napoli: centinaia di per-sone si radunano nelle piazze per ballare tutta la notte la Mazurka Klandestina. Decidono la data, il luogo e l’ora e su Facebook inizia il tam tam che raccoglie tutti gli appassionati di danze popolari francesi e non solo. “Mazurka – i Mazurkari Partenopei (e parte no)” è il nome della pagina Facebook dove sono iscritte circa duemila persone (quella nazionale ne conta più di sei-mila), appassionati o semplicemente curiosi di questa danza misteriosa. Si danno appuntamento e ballando si riappropriano degli spazi pubblici, viven-doli in modo non convenzionale.Uno dei luoghi più suggestivi dove si riuni-sce il popolo dei mazurkari è piazza del Ple-biscito, sotto i portici. Basta un amplificatore e, a volte, un violino o un organetto e l’at-mosfera diventa magica: sembra di essere in una fiaba quando le coppie iniziano a volteg-giare leggere sotto il colonnato. Si ballano scottish, bourree, polka e valzer, chapelloise, circolo circassiano, danze popolari del Nord Italia, francesi, irlandesi, inglesi e spagnole che affondano le loro ra-dici nel Medioevo. Sembra di essere tornati indietro nel tempo, alle antiche feste di corte. E poi c’è la Mazurka, il ballo degli abbracci, che strin-

ge persone che si conoscono e non. I danzatori rac-contano che è questa la parte più importante: “è un ballo romantico e affettuoso – dice l’ingegnere Rober-to Brunialti, 32 anni– in tempi di crisi e stress conti-nuo è sempre bello avere un abbraccio, ti fa tornare a vivere i rapporti umani in modo diretto e genuino”. Durante i balli si creano dinamiche che non esistono più nella società moderna, una dimensione a gran-dezza d’uomo in contrasto con un mondo freddo e frenetico: questo ne fa un vero e proprio fenomeno di controcultura. Maria Paola Tomasino, ricercatrice di 28 anni, parte-cipa alle Mazurke Clandestine da un anno. Raccon-ta che prima pensava si trattasse di “giovani vecchi

folgorati, rimasti indietro di 100 anni che ballano il valzer per strada”. Poi si è dovuta ricredere. Spiega che nelle Mazurke c’è un sapore di mondo antico e non di vecchio. Di qualcosa che manca: belle maniere, discipli-na dei passi, regole di bon ton e galanteria. “Tutti si sciolgono di fronte a un po’ di ro-manticismo”, dice. Maria Paola preferisce le Mazurke landestine alla discoteca. Spiega:

“I sorrisi non si sentono dove la musica è troppo alta, invece mentre balli anche se sei una mezza pippa come me, riesci a comunicare tante cose. Come non consigliarlo?”Tutti possono danzare, anche chi non lo sa fare, per-chè si impara per strada semplicemente invitando

qualcuno in pista. Sergio Piccirillo, studente di 27 anni, dice che “la cosa più bella di questo ballo è la sua semplicità: un passo di base, che impari facil-mente, ti infonde più fiducia in te stesso, ingentilisce il corpo e lo spirito. E nonostante sia semplice, non è banale”. Tra i mazurkari c’è un po’ di tutto: studenti universita-ri, signori un po’ attempati, professionisti in camicia, hippie a piedi scalzi: non esistono distanze tra le per-sone. Anche se è una danza molto antica si rinno-va sempre con nuovi passi e musicisti moderni che reinterpretano le vecchie melodie e ne inventano di nuove. Artisti come i Parasol, Accordzeam, Sextet a claques, Duo absynthe perpetuano la tradizione esi-bendosi in tutta Europa, e il loro seguito è sempre molto numeroso.

Rossella Grasso

Lasciare alla cassa un caffè, un pezzo di pane o un libro già pagato per il cliente che viene dopo. È il meccanismo che ha portato alla rinascita del caffè sospeso, una vecchia pratica napoletana riportata in auge dal Gam-brinus, uno dei bar più popolari di Napoli e non solo. Stessa cosa per il pane sospeso, promosso da Mimmo Filosa, presidente di Unipan, associazione panificatori della Cam-pania. Il suo panificio in San Sebastiano al Vesuvio, è stato il primo a lanciare la cam-pagna. Nelle ultime settimane hanno aderito all’iniziativa anche altri panificatori della pro-vincia di Napoli, fino alla partecipazione di città del Sud come Messina e Lecce. Infine la pratica del libro sospeso, che è partita dalla libreria “Ex Libris Cafè” di Polla, in provincia di Salerno, per espandersi in diversi punti vendita da Nord a Sud. Anche la Feltrinelli ha aderito alla nuova tendenza lanciando dal 23 aprile, in occasione della giornata mondiale del libro, al 5 maggio la campagna “lascia anche tu un libro sospeso”. Ma le forme di sharing si concretizzano anche attraverso la rete, che facilita il riuso e l’accesso ai pro-dotti al posto dell’acquisto e della proprietà. La “sharing economy”, la nuova economia della condivisione nata negli Stati Uniti, si sta facendo largo anche nel nostro Paese. Agi-sce attraverso una serie di piattaforme digitali che mettono in contatto le persone per con-dividere e scambiare beni e servizi. Uno dei pionieri del settore in Italia è Marta Mainieri, che si occupa di internet e media digitali dal 1998. Dopo aver lavorato presso importanti agenzie di comunicazione e mar-keting, dal 2012 ha intrapreso la carriera di libera professionista. Oggi è consulente di marketing digitale e si occupa con sempre

maggiore attenzione dei temi legati alla col-laborazione. Nel febbraio dello scorso anno ha pubblicato “Collaboriamo! Come i social media ci aiutano a lavorare e a vivere bene in tempo di crisi” “Il mio libro si divide in due parti –dice-. La prima è più teorica e racconta che cos’è la sharing economy. La seconda è più emozionale e descrive dieci servizi col-laborativi che ci dicono come stanno cam-biando i modelli di riferimento connessi al modo di viaggiare, di muoversi e di produrre. Tra i casi presi in esame, ho scelto sei piatta-forme americane, tre italiane e una inglese: da Airbnb, che mette in contatto le persone per condividere la casa o una stanza, a Re-layRides, un servizio di car sharing peer to peer che consente di prestarsi la macchi-na in cambio di denaro. Per l’Italia abbiamo Reoose, che è un sito dedicato al baratto, e Fubles, in cui gli individui si organizzano per andare a giocare a calcetto”. In contemporanea all’uscita del libro, Marta ha deciso di fondare Collaboriamo.org, un sito che riunisce tutte le piattaforme digitali italiane per dare loro maggiore visibilità: “All’i-nizio è nato per promuovere il libro. Ho voluto che questo servizio contribuisse a far parlare della sharing economy, quindi ho creato una directory per segnalare tutti i servizi esistenti in Italia. L’idea è di farlo crescere affinché di-venti un punto di riferimento in rete. In questo momento possiamo contare su 110 piatta-forme attive nel territorio nazionale. Inoltre, Collaboriamo.org sta diventando una socie-tà che diffonde contenuti e servizi, come la consulenza e la formazione per le aziende e le amministrazioni che vogliono conoscere e far proprie queste piattaforme collaborative”.

Vincenzo Nappo

Marta Mainieri: “I social media ci aiutano a vivere meglio”

L’economia dello sharing

Stasera mazurka: passaparolaA Napoli dilaga la moda dei balli clandestini. É boom nelle piazze e sulla rete

La danza in controtendenza distrugge la crisi a colpi di abbracci

SPORT

PAGINA 12INCHIOSTRO N. 7

Pagina a cura di Nicola Lo Conte

Napoli non vive di solo calcio. Ma sempre meno per-sone, giovani compresi, praticano sport. Secondo i dati dell’Istat, ripresi da un’indagine del Centro Univer-sitario Sportivo cittadino, la percentuale di italiani che dichiarano di non praticare alcuna attività è cresciuta, negli ultimi 15 anni, dal 35,8% al 39,2%. È la percen-tuale più elevata tra i paesi dell’Ue, la cui media si at-testa sul 14% circa. Non c’è da stupirsi, alla luce della diffusione dei nuovi media (tv, internet, smartphone, social network, ecc.) come mezzi di svago, il cui utilizzo da parte della popolazione si è impennato dal 37% del 2001 al 52% odierno. Se è vero che gli impianti dove praticare attività fisica in Italia sono cresciuti complessivamente di circa mille unità – da 13300 a 14300 circa – negli ultimi 25 anni, la qualità degli stessi e la poca attenzione posta dalle istituzioni non incoraggiano affatto gli utenti.Fondamentali diventano gli eventi di promozione della pratica sportiva rivolta alle nuove generazioni, in si-nergia con le scuole. Due le manifestazioni organiz-zate al Campo Sportivo Virgiliano nel mese di aprile dalla Federazione regionale di Atletica Leggera: prima la riunione regionale di apertura delle categorie pro-mozionali, quindi i campionati studenteschi. Buoni i dati di partecipazione della prima kermesse (circa 720 atleti), un po’ meno quelli della seconda: solo una trentina le scuole della provincia presenti. Questione di logistica, come ha spiegato il presidente del co-mitato provinciale Corrado Grasso: “C’è carenza di strutture appropriate, non solo a livello scolastico.

Inoltre i docenti, non essendo rimborsati per le ore extracurriculari, difficilmente possono seguire ade-guatamente i ragazzi”. Manca in generale una cultura dello sport adeguata: “I giovani ci mettono tanto entusiasmo – prosegue Grasso – che però rischia di perdersi se non suppor-tato. L’atletica è uno sport che forma in maniera com-pleta, sia dal punto di vista fisico che mentale, allena alla vita. Ma troppo spesso è posto in secondo piano. Le associazioni sportive fanno del loro meglio, ma le pubbliche amministrazioni non tutelano il loro lavo-

ro, privilegiando gli sport di squadra e soprattutto il cal-cio. È una politica assoluta-mente non condivisibile. Il rischio è di vedere i nostri

ragazzi sempre più attaccati ai cellulari, piuttosto che impegnati nell’attività fisica”.Poco seguita anche l’iniziativa degli “Open Day” pro-mossi dal CUS tra i primi di aprile e la metà di maggio e rivolti alle scuole secondarie di Napoli: solo tre isti-tuti hanno aderito. Rammaricato il segretario Maurizio Pupo: “Molte scuole non ci hanno neanche risposto. E dire che si tratta di un’iniziativa a titolo gratuito! L’e-ducazione motoria è decisamente trascurata in Italia, un dato che si ripercuote anche a livello di strutture. Il ritardo rispetto agli altri paesi europei è preoccu-pante”. Eppure, sostiene Pupo, i benefici dell’attività fisica sono notevoli: “Chi fa sport gode di maggior sa-lute, chi sta bene in salute riduce le spese sanitarie. È strano che lo Stato non ne tenga conto. Lo sport fa anche crescere l’individuo sotto l’aspetto sociale e culturale. Speriamo che i futuri universitari recepisca-no il messaggio che vogliamo lanciare. Una singola

giornata è forse troppo poco, ma a giudicare dalla risposta dei ragazzi che abbiamo accolto possiamo essere fiduciosi”.Migliori i riscontri in termini numerici del progetto “Bowling e scuola”, organizzato in tutta Italia dalla Federazione nazionale in collaborazione con il mini-stero dell’Istruzione e promosso in città dal Bowling Oltremare. Al torneo hanno partecipato ben 33 scuole tra medie inferiori e superiori, per un totale di quasi 10mila studenti. La finale tra le dieci migliori scuole, disputatasi il 7 maggio, ha visto vincitrice la scuola media “Tito Livio”. Positivo il bilancio tracciato dal direttore sportivo Stefano Coppa: “Il bowling è uno sport diverso dagli altri, favorisce la socialità e più che l’aspetto fisico privilegia quello mentale, rivelandosi quindi adatto a tutte le fasce d’età. I ragazzi a volte si appassionano talmente da rendere partecipe il pro-prio circolo sociale.

Se lo sport marina la scuolaIl 39% degli italiani non pratica attività fisica. É la percentuale più alta in Europa

Corrado Grasso: “L’amministrazione non tutela le associazioni sportive”

L’atletica allena alla vitama è posta in secondo piano