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SETE di PAROLA dal 31 agosto al 6 settembre 2014 ventiduesima settimana del Tempo Ordinario Anno A VANGELO DEL GIORNO VANGELO DEL GIORNO

a cura di  · Web view2014/08/22  · Signore Gesù, come un giorno hai chiamato i primi discepoli per farne pescatori di uomini, così continua a far risuonare anche oggi il Tuo

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SETE di PAROLA

dal 31 agosto al 6 settembre 2014

ventiduesima settimana

del Tempo Ordinario Anno A

VANGELO DEL GIORNO

COMMENTO

PREGHIERA

IMPEGNO

Domenica 31 agosto 2008

+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 16,21-27

LA PAROLA DI DIO

…è ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

…è MEDITATA

No, Pietro non si aspettava una tale reazione, e forse neppure noi.

Pietro ha appena riconosciuto nel Rabbì di Nazareth lo sguardo stesso di Dio e Gesù gli ha appena svelato di essere pietra, di avere un compito importante nella comunità. Sarebbe stato così bello tagliare qui la scena!

Ma c'è una seconda parte del vangelo, quella meno poetica e piuttosto sconcertante. Gesù, per la prima volta, parla apertamente ai suoi discepoli del fatto che la sua missione potrebbe portarlo alla morte. Momento di tensione tra i dodici, e Pietro interviene (che diamine, non è appena stato nominato Papa?), prende da parte Gesù: meglio non fare questo discorso, scoraggia il morale delle truppe, Dio ti preservi dalla sofferenza Rabbì. Catastrofe!

Pietro, eri partito così bene! Perché vuoi insegnare a Dio come deve salvare il mondo? La reazione di Gesù è durissima: tu ragioni come il mondo, non sei ancora discepolo, il tuo parlare è demoniaco. Anzi, per la precisione, l'ammonimento di Gesù a Pietro è "passa dietro di me", cioè segui i miei passi, la mia logica. Sì Pietro proprio ci assomiglia, e tanto. Vediamo se riesco a sintetizzare la logica media del cristiano... Dio è amore, è grande, è splendido, la mia vita è faticosa, la cosa che più temo è la sofferenza, quindi Dio è alieno alla sofferenza (beato lui!) spero mi preservi dal dolore. Discorso che fila via abbastanza liscio, se non per un piccolo particolare: Dio non la pensa così! Gesù ci ha svelato il volto di un Dio amante, appassionato degli uomini, fuoco bruciante.

E chi ama lascia libero, chi ama soffre della mancanza d'amore dell'altro. Gesù soffre per la dura reazione dell'umanità verso di lui, verso l'inattesa reazione del suo popolo al suo messaggio. Gesù intravvede un ultimo gesto totale, un'ultima possibilità: le parole non sono bastate, né i segni prodigiosi, né la tenerezza, forse occorre consegnarsi, compiere il gesto paradossale della morte in croce. E Pietro obbietta: no, non questo, non ci piace un Dio che soffre, non vogliamo un Dio che non sia trionfante e glorioso. Quando passeremo dall'idea che la sofferenza è male all'idea che alle volte la vita è dono e donare chiede sofferenza? Dio non ama la sofferenza, sia chiaro. Ma talora la sofferenza diventa misura dell'amore. Così il dolore del parto necessario a dare luce ad un bimbo, il corpo affaticato che arrampica la vetta, la notte insonne della madre che allatta il neonato.

Pietro, cambia idea, guarda l'amore, non il dolore, resta stupito dalla serietà dell'amore di Dio che non resta sulla barca solo quando tutto va bene, ma che è disposto a mettersi in gioco, a donare tutto! Ecco: il discepolo, come il Maestro, è chiamato ad amare fino al perdersi. Prendere la croce e rinnegare se stessi non diventa un autolesionismo misticheggiante (come spesso è stato proposto!), ma una proposta di vita che contraddice la logica mondana dell'autorealizzarsi. Troppo spesso il nostro mondo propone una sorta di idolatria del sé (fragile e ingenua). Gesù propone di più: realizzi te stesso se la tua vita diventa dono, apertura, accoglienza, il paradosso del ritrovarsi "perdendosi" per gli altri.

provarci, e poi provarci ancora.

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Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso. Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno; ognuno si beffa di me. Così la parola del Signore è diventata per me causa di vergogna e di scherno tutto il giorno. Mi dicevo: «Non penserò più a lui, non parlerò più nel suo nome!». Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo. Profeta Geremia

…È PREGATA

Rinnovaci con il tuo Spirito di verità, o Padre, perché non ci lasciamo deviare dalle seduzioni del mondo, ma come veri discepoli, convocati dalla tua parola, sappiamo discernere ciò che è buono e a te gradito, per portare ogni giorno la croce sulle orme di Cristo, nostra speranza. 

…MI IMPEGNA

 «Se qualcuno vuole venire con me, prenda su di sé tutto l'amore di cui è capace». Prendi la tua porzione di amore, altrimenti non vivi; prendi la porzione di croce che ogni amore comporta, altrimenti non ami. Tutti, io per primo, abbiamo paura del dolore. Ci sia concessa, però, la grazia di non aver paura di amare: sarebbe paura di vivere. E poi seguimi. Seguire Cristo non è macerarsi in sacrifici ma conquistare un'infinita passione per l'esistenza, in tutte le sue forme, in tutte le sue creature. «Prendi su di te una vita che sia il riassunto della mia vita» dice Gesù, il coraggioso che tocca i lebbrosi e sfida chi vuole uccidere l'adultera, il tenero che si commuove per le folle senza pastore e per due passeri, il povero che mai è entrato nei palazzi dei potenti se non da prigioniero, libero come nessuno, amore come nessuno, uomo dalla vita buona, bella, felice. Vivi le mie stesse passioni. E troverai la vita. 

Lunedì 1 settembre 2008

+ Dal Vangelo secondo Luca

Lc 4,16-30

LA PAROLA DI DIO

…è ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me;per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

…è MEDITATA

Dopo le tentazioni nel deserto, Gesù iniziò a parlare. E cominciò dalla periferia della Palestina, da Nazareth. Si presenta nella sinagoga del suo villaggio nel giorno di sabato durante un'abituale preghiera, cui prendono parte le autorità religiose del luogo e le persone più devote e anche più fanatiche, forse. Non era certo la prima volta che Gesù vi entrava. L'evangelista ricorda che era una sua «consuetudine». Può darsi che altre volte si fosse «alzato per leggere». Ma fu la prima volta che si esprimeva in quel modo. Prese il brano del profeta Isaia ove si parla della liberazione dei prigionieri, della vista ridata a ciechi, della evangelizzazione fatta ai poveri. Era la buona notizia che annunciava Isaia. Ma, chiuso il rotolo, Gesù comincia questa sua prima predica con un avverbio: «Oggi»; e poi continua: «Oggi si è adempiuta questa scrittura per voi che mi ascoltate». La reazione degli ascoltatori fu decisamente ostile. Possiamo chiederci da dove veniva uno sdegno così violento, tanto da spingere quegli uomini religiosi all'omicidio? Il problema era nel fatto che un concittadino, ossia uno di loro, che conoscevano e avevano visto crescere, parlava con autorità sulle cose della vita, sulle trasformazioni da operare nei cuori. A questo resistono gli abitanti di Nazareth. Non si tratta di dubbi teorici, ma del rifiuto che Dio parli e operi nella vita di ogni giorno. Egli proclamava un «anno di grazia», ossia la fine di tutte le sperequazioni, la fine delle ingiustizie createsi man mano tra gli uomini, la fine delle oppressioni degli uni sugli altri. E questo «anno di grazia» iniziava quel giorno.

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Non puoi avvicinarti a Dio da curioso, poiché egli non si lascia comprendere da considerazioni umane. Egli è sempre al di là delle tue idee e irriducibile alle tue prese di posizione. Dio non è un problema da risolvere, ma un mistero da scoprire. Jean Lafrance

…È PREGATA

Vento del Suo Spirito che soffi dove vuole, libero e liberatore, vincitore della legge, del peccato e della morte... Vieni! Vento del Suo Spirito che alloggiasti nel ventre e nel cuore di una cittadina di Nazareth... Vieni! Vento del Suo Spirito che ti impadronisti di Gesù per inviarlo ad annunciare una buona notizia ai poveri e la libertà ai prigionieri... Vieni! Vento del Suo Spirito che ti portasti via nella Pentecoste i pregiudizi, gli interessi e la paura degli Apostoli e spalancasti le porte del cenacolo perché la comunità dei seguaci di Gesù fosse sempre aperta al mondo, libera nella sua parola coerente nella sua testimonianza e invincibile nella sua speranza... Vieni! Vento del Suo Spirito che ti porti via sempre le nuove paure della Chiesa e bruci in essa ogni potere che non sia servizio fraterno e la purifichi con la povertà e con il martirio... Vieni! Vento del Suo Spirito che riduci in cenere la prepotenza, l'ipocrisia e il lucro e alimenti le fiamme della Giustizia e della Liberazione e che sei l'anima del Regno... Vieni! Vieni o Spirito perché siamo tutti vento nel tuo Vento, vento del tuo Vento, dunque eternamente fratelli.

…MI IMPEGNA

Anche noi, come lui, siamo chiamati a leggere la Parola e a renderla presente attuale, incontrabile.

PAPA FRANCESCO IN COREA:Il Vangelo ci insegna che lo Spirito di Gesù può portare nuova vita al cuore di ogni uomo e può trasformare ogni situazione, anche quelle apparentemente senza speranza. Gesù può trasformare, può trasformare ogni situazione! Questo è il messaggio che siete chiamati a condividere: nella scuola, nel mondo del lavoro, nelle vostre famiglie e nelle vostre comunità. La sua Parola ha il potere di toccare ogni cuore, di vincere il male con il bene e di cambiare e redimere il mondo. E’ Lui la luce del mondo, Lui la luce della nostra vita! I martiri della Corea, e innumerevoli altri in tutta l’Asia, hanno consegnato i propri corpi ai persecutori; a noi invece hanno consegnato una testimonianza perenne del fatto che la luce della verità di Cristo scaccia ogni tenebra e l’amore di Cristo trionfa glorioso. Con la certezza della sua vittoria sulla morte e della nostra partecipazione ad essa, possiamo affrontare la sfida di essere suoi discepoli oggi, nelle nostre situazioni di vita e nel nostro tempo.

Martedì 2 settembre 2008

+ Dal Vangelo secondo Luca

Lc 4,31-37

LA PAROLA DI DIO

…è ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità. Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male. Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante.

…è MEDITATA

Dopo averci offerto una sintesi della predicazione di Gesù, Luca ci offre un saggio della sua attività di guaritore. Egli non solo insegna con autorità, ma comanda agli spiriti maligni con autorità e potenza. La potenza di Gesù è la potenza dello Spirito santo che è in lui e lo rende forte contro satana. Lo spirito maligno dice a Gesù:" Io so chi tu sei: il Santo di Dio". Il messia Gesù è venuto a sconfiggere le potenze del male. Questo primo miracolo ne è la conferma. L'insegnamento di Gesù che aveva suscitato l'ira degli abitanti di Nazaret, qui a Cafarnao suscita un'esplosione di entusiasmo. Gesù stupisce per quello che dice, ma soprattutto per come lo dice, perché ha la capacità di rendere la sua parola credibile e accettabile ai suoi ascoltatori. Matteo scrive:" Egli insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi". Il demonio riconosce che Gesù è il Santo di Dio, perché, dovunque andava, Gesù rimuoveva e distruggeva tutto ciò che era immondo, impuro: il male, il peccato, le infermità, la morte. Il riconoscere che Gesù è il Santo di Dio, da parte del demonio, è la dichiarazione di una coscienza che sa, ma che è staccata dal cuore, che vuole il contrario. Questa scissione tra mente e cuore, tra verità e bene, è la stessa rottura che il demonio ha prodotto nell'uomo. Gli uomini devono essere liberati da questo male che impedisce loro di volere il bene. Gesù è venuto a liberare l'uomo da tutte le forme di male. Questa liberazione è prodotta dalla potenza della sua parola. Ogni giorno possiamo fare esperienza anche noi di questa potenza di salvezza, se ascoltiamo con fede umile e sincera la parola del Dio vivente.

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Gli spiriti cattivi di cui parla il vangelo non sono allora spiriti strani, ignoti; li conosciamo bene e forse sono un poco presenti in tutti noi. Si tratta dello spirito di indifferenza, di maldicenza, di amore solo per se stessi, di paura di essere messi da parte, di paura di non contare affettivamente per qualcuno; dello spirito di prevaricazione sugli altri; dello spirito di diffidenza che ci porta all'angoscia e alla violenza; dello spirito di egoismo che ci spinge a tirare avanti senza impicciarci degli altri; dello spirito dell'odio e della vendetta piccola o grande. E quanti altri spiriti «cattivi», immondi, girano tra noi e rovinano la nostra vita e i rapporti con gli altri, rendendoci spesso più soli e più tristi! 

…È PREGATA

Adoriamo colui che ha illuminato la nostra mente con il suo insegnamento, e che ha tracciato nel nostro udito un sentiero per le sue parole. Rendiamo grazie a Colui che ha innestato il suo frutto nel nostro albero. Gratitudine verso il Buono, causa di tutti i beni. Gloria all'operaio invisibile dei nostri pensieri. Il suo seme è caduto nella nostra terra e ha arricchito il nostro intelletto. Il suo prodotto è giunto al centuplo, per il granaio della nostra anima. Efrem il Siro

…MI IMPEGNA

La parola di Gesù è una parola di salvezza, come la Parola di Dio: Dio parla certamente attraverso le Scritture, ma ormai parla anche attraverso la presenza di Gesù, "profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo". E noi siamo capaci di ascoltarlo?

Mercoledì 3 settembre 2008

SAN GREGORIO MAGNO Papa e Dottore della Chiesa

(Papa dal 03/09/590 al 12/03/604) Nacque verso il 540 dalla famiglia senatoriale degli Anici e alla morte del padre Gordiano, fu eletto, molto giovane, prefetto di Roma. Divenne poi monaco e abate del monastero di Sant'Andrea sul Celio. Eletto Papa, ricevette l'ordinazione episcopale il 3 settembre 590. Nonostante la malferma salute, esplicò una multiforme e intensa attività nel governo della Chiesa, nella sollecitudine caritativa, nell'azione missionaria. Autore e legislatore nel campo della liturgia e del canto sacro, elaborò un Sacramentario che porta il suo nome e costituisce il nucleo fondamentale del Messale Romano. Lasciò scritti di carattere pastorale, morale, omiletico e spirituale, che formarono intere generazioni cristiane specialmente nel Medio Evo. Morì il 12 marzo 604.

+ Dal Vangelo secondo Luca

Lc 4,38-44

LA PAROLA DI DIO

…è ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagòga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva. Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo. Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato». E andava predicando nelle sinagòghe della Giudea.

…è MEDITATA

Siamo guariti per servire, come la suocera di Pietro. Incontrare Dio ci guarisce nel profondo, a volte anche nel corpo. Ma sappiamo bene che la salute è importante, ma non sufficiente: ci sono persone sanissime insoddisfatte e depresse ed altre, malate, capaci di stupirci per la loro serenità e la loro forza interiore. Chi si è avvicinato al vangelo sa che la frequentazione del Signore nella preghiera e nella meditazione spalanca il cuore e la mente ad una nuova prospettiva e, come nell'innamoramento, questo incontro ci carica come una molla. Ma, ammonisce Luca oggi, se siamo guariti non è per crogiolarci, per sentirci fortunati e staccarci dal mondo, ma per metterci al servizio dei tanti fratelli e sorelle che incontriamo. Come Gesù, troviamo la forza del servizio al Regno nel dialogo intimo col Padre, ritagliato anche nei momenti meno probabili, come la notte. La preghiera e la Parola fanno fuggire la parte oscura di noi, quella demoniaca, quella schizofrenica che ci fa professare la fede senza viverla. Affidiamo al Signore che ci guarisce nel profondo la nostra vita, con immensa fiducia, con perdurante amore...  

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Gesù prega nei momenti cruciali della sua missione e dedica spazio e tempo alla silenziosa preghiera notturna; anzi sembra proprio che il segreto della sua energia e del suo dinamismo derivi proprio da quel momento silenzioso che feconda la sua giornata e i suoi discepoli ne sono affascinati... Il motivo principale per cui siamo invitati a pregare, in fondo, è proprio questo: per imitare il Signore Gesù, per fare come lui; più la nostra vita è frenetica e più abbiamo bisogno di ritagliare uno spazio da dedicare all'ascolto della Parola, all'interpretazione profetica della nostra vita. Paolo Curtaz

…È PREGATA

Signore, quando avrò fame,dammi qualcuno che ha bisogno di mangiare;Signore, quando avrò sete,dammi qualcuno che ha bisogno di acqua;Signore, quando avrò freddo,dammi qualcuno che ha bisogno di calore.Signore, quando soffrirò,dammi qualcuno che ha bisogno di consolazione;Signore, quando la mia croce sembrerà pesante,fammi condividere la croce di un altro;Signore, quando mi sentirò povera,mettimi al fianco di qualcuno più bisognoso.Signore, quando vorrò che gli altri mi comprendano,dammi qualcuno che ha bisogno della mia comprensione. Signore, rendimi degna, di servire i fratelli, dà loro, attraverso queste mani, non solo il pane di tutti i giorni,ma anche il nostro amore misericordioso, immagine del tuo.

Madre Teresa di Calcutta

…MI IMPEGNA

“subito si alzò in piedi e li serviva” - L'Amore per qualcuno, la riconoscenza, la gioia sono sentimenti che non ti fanno perdere nemmeno un minuto. Come possiamo dormire tranquilli, come facciamo a stare rilassati in poltrona quando sappiamo che fuori dalla nostra porta di casa ci sono migliaia di persone che soffrono? Pensiamo che non siamo noi a dovercene occupare, ma è un grandissimo errore. Le istituzioni, sempre che funzionino, possono dare tantissime cose: l'abitazione, il cibo, la protezione, il vestiario, il riconoscimento di diritti negati, ma ciò di cui queste persone hanno veramente bisogno possiamo darglielo solamente noi: l'amore, la gioia di vivere, la speranza, l'affetto, la solidarietà, la mano mentre lasciano la vita, un sorriso mentre sono in prigione.

Giovedì 4 settembre 2008

+ Dal Vangelo secondo Luca

Lc 5,1-11

LA PAROLA DI DIO

…è ASCOLTATA

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

…è MEDITATA

Quattro pescatori sono lanciati in un'avventura più grande di loro: pescare per la vita. Pescare produce la morte dei pesci. Ma per gli uomini non è così: pescare significa «catturare vivi», è il verbo usato nella Bibbia per indicare coloro che in una battaglia sono salvati dalla morte e lasciati in vita. Nella battaglia per la vita l'uomo sarà salvato, protetto dall'abisso dove rischia di cadere, portato alla luce.

«Sarai pescatore di uomini»: li raccoglierai da quel fondo dove credono di vivere e non vivono; mostrerai loro che sono fatti per un altro respiro, un altro cielo, un'altra vita! Raccoglierai per la vita.

Gesù sale anche sulla mia barca, non importa se è vuota e l'ho tirata in secco, e dice anche a me: Vuoi mettere a disposizione la tua barca, la barca della tua vita? c'è una missione per te. Quella stessa di Pietro, che è per tutti, non solo per preti o suore: se pescare non significa dare la morte, ma portare a vivere meglio, con più respiro e luce, allora in questa nostra «epoca delle passioni tristi» un grande lavoro è da compiere. Non noi però, ma lo Spirito di Dio.

Sulla tua parola getterò le reti. Che cosa spinge Pietro a fidarsi? Non ci sono discorsi sulla barca, ma sguardi: per Gesù guardare una persona e amarla era la stessa cosa. Pietro in quegli occhi ha visto l'amore per lui. Si è sentito amato, sente che la sua vita è al sicuro accanto a Gesù, crede nella forza dell'amore che ha visto, e si fida. E le reti si riempiono. Simone, davanti a questa potenza e mistero, ha paura: allontanati da me, perché sono un peccatore. E Gesù ha una reazione bellissima: trasporta Simone su di un piano totalmente diverso. Non si interessa dei suoi peccati; ha una sovrana indifferenza per il passato di Simone, pronuncia parole che creano futuro: Non temere. Tu sarai pescatore, donerai vita. Mi incantano la delicatezza e la sapienza con le quali il Signore Gesù si rivolge a Simone, e in lui a tutti:

- lo pregò di scostarsi da riva: Gesù prega Simone, non si impone mai;

- non temere: Dio viene come coraggio di vita; libera dalla paura, paralisi del cuore;

- tu sarai: Tu donerai vita. Gesù intuisce in me fioriture di domani; per lui nessun uomo coincide con i suoi fallimenti, bensì con le sue potenzialità. Tre parole con cui Gesù, maestro di umanità, rilancia la vita: delicatezza, coraggio, futuro. Lasciarono tutto e lo seguirono. Senza neppure chiedersi dove li condurrà. Sono i «futuri di cuore». Vanno dietro a lui e vanno verso l'uomo, quella doppia direzione che sola conduce al cuore della vita.

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Lo pregò di scostarsi un poco da terra. Tutto cominciò così ... perché Gesù andò proprio lì? Pietro e gli altri erano stanchi, avevano faticato tutta la notte. Erano amareggiati, non avevano preso nulla. Sono i momenti più preziosi questi per l'incontro con Cristo. Quando non hai nulla tra le dita e vorresti solo urlare la tua disperazione ... allora la tua barca è scelta per prendere il largo. Tutto come prima, sembra, ma tutto diverso perché chi prende Gesù nella barca della sua vita è un uomo nuovo!

…È PREGATA

Signore Gesù, come un giorno hai chiamato i primi discepoli per farne pescatori di uomini, così continua a far risuonare anche oggiil Tuo dolce invito: "Vieni e seguimi"!Risveglia nelle nostre comunità l'impegno missionario. Manda, Signore, operai nella Tua messe e non permettere che l'umanità si perda per mancanza di pastori, di missionarie di persone votate alla causa del Vangelo. Maria, Madre della Chiesa, modello di ogni vocazione, aiutaci a rispondere di "sì" al Signore che ci chiamaper collaborare al disegno divino di salvezza. S. Giovanni Paolo II

…MI IMPEGNA

La verità di noi stessi è che siamo fatti per amare e abbiamo bisogno di essere amati. La verità di Dio è che Dio è amore, un amore misterioso ed esigente, ma insieme tenerissimo e misterioso. Questo amore con cui Dio ci avvolge è la chiave della nostra vita, il segreto di ogni nostro agire. Noi siamo chiamati ad agire per amore, a spendere volentieri la nostra vita per i nostri fratelli e sorelle, e lasciare esplodere la nostra creatività e ad esercitare la nostra intelligenza nel servizio degli altri.

Venerdì 5 settembre 2008

+ Dal Vangelo secondo Luca

Lc 5,33-39

LA PAROLA DI DIO

…è ASCOLTATA

In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere; così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!». Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno». Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”».

…è MEDITATA

Gesù è stato un grandissimo ribelle, un rivoluzionario eccezionale. Attenzione però. Oggi associamo queste parole a guerra armata, violenza... Non è questo che faceva Gesù. Egli si ribellava a ciò che rendeva schiave le persone, a digiuni, abluzioni e qualunque altro rito che allontanasse dalla gioia. Ma quando vi capita di andare ad un banchetto nuziale, voi digiunate? No, ed allora non è giusto che non si veda nella presenza di Dio una continua festa, gioia, allegria. La Fede è come la fiamma pilota di una caldaia, è sempre accesa e per alimentarla basta girare la manopola, basta muoversi da casa ed entrare in un ospedale e conversare con una persona sola, dare una carezza ad un bambino che chiede l'elemosina, pregare con il cuore per coloro che hanno fatto degli errori senza condannarli o augurare loro ogni sorta di male. Il mondo ha bisogno di scaldarsi, giriamo la manopola della Fede e infiammiamo questo nostro mondo con il calore dell'Amore per gli altri. Inondiamolo con la nostra rivoluzione, amiamo chi ci disprezza, camminiamo a fianco delle persone che nessuno vuole, prendiamo un bambino in affido, combattiamo le nostre guerre con i fiori e non con le armi. Siamo pronti a fare mille rivoluzioni, a ribellarci ma incanaliamo la nostra forza verso qualcosa che costruisca un mondo migliore, doniamo un futuro ai nostri figli e a noi stessi. Cambiare si può, è la rivoluzione che ci ha insegnato Gesù, ribelliamoci a questo stato di cose e cominciamo da noi, dalle nostre famiglie ad essere altruisti e generosi, insegniamo ai nostri ragazzi i valori ed i principi che fanno grande una persona. Il futuro del mondo è nella rivoluzione insegnataci dal Signore.

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I farisei condannano i discepoli di Gesù che fanno festa, anche fuori tempo. Ma è la festa di coloro che hanno trovato il salvatore della propria vita; una festa che il Vangelo paragona a una celebrazione di nozze, tanto è bella. Ovviamente, anche i discepoli di Gesù devono digiunare. Devono farlo dal proprio egoismo, dalle proprie chiusure, dalla propria autosufficienza, dal proprio provincialismo, per scoprirsi figli di un Dio che chiamano "Padre nostro".

…È PREGATA

Signore Gesù, perenne novità della vita e dell'amore, aiutami a versare questa novità nell'otre nuova di un tempo che è il presente. È questo presente che tu mi chiami ad apprezzare e ad amare

…MI IMPEGNA

Fa' digiunare il nostro cuore: che sappia rinunciare a tutto quello che l'allontana dal tuo amore, Signore. Fa' digiunare il nostro orgoglio, tutte le nostre pretese, le nostre rivendicazioni, rendendoci più umili e infondendo in noi come unica ambizione, quella di servirti. Fa' digiunare le nostre passioni, la nostra fame di piacere, la nostra sete di ricchezza, il possesso avido e l'azione violenta; che nostro solo desiderio sia di piacerti in tutto. Fa' digiunare il nostro io, troppo centrato su se stesso, egoista indurito,che vuol trarre solo il suo vantaggio: che sappia dimenticarsi, nascondersi, donarsi. Fa' digiunare la nostra lingua, spesso troppo agitata, troppo rapida nelle sue repliche, severa nei giudizi, offensiva o sprezzante: fa' che esprima solo stima e bontà.

Sabato 6 settembre 2008

+ Dal Vangelo secondo Luca

Lc 6,1-5

LA PAROLA DI DIO

…è ASCOLTATA

Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?». Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

…è MEDITATA

Le disposizioni ebraiche non permettevano di cogliere e mangiare le spighe di grano durante il sabato. I farisei, scrupolosi osservanti della legge, ma spesso dimentichi del cuore e della vita della gente, prontamente accusano Gesù perché non rispetta il sabato trasgredendo queste disposizioni. Gesù, nella risposta, rimanda gli avversari alla stessa Scrittura a cui essi si appellano e ricorda loro che anche Davide mangiò, non alcuni chicchi di grano ma tutti i pani, il cui uso era proibito dalla legge. La verità della legislazione sul "giorno di riposo" è quella di mettersi totalmente e pienamente al servizio del Signore. Non è una questione di osservanze rituali puramente esteriori. Il Signore ci chiede il riposo dal lavoro, sia perché possiamo partecipare alla santa Liturgia ove noi, così diversi gli uni dagli altri, veniamo costruiti come un'unica famiglia di Dio, sia per far vivere a tutti, particolarmente ai più poveri, ai piccoli e ai malati, la festa dell'amore di Dio, ossia la gioia dei fratelli che stanno assieme.

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La Legge di Dio è data per l'uomo, mai contro l'uomo. È data perché la sua vita proceda nella più grande pace, serenità, amicizia, gioia, carità, libertà, amore, speranza, sicurezza. È data a beneficio non di un uomo solo, ma di tutti gli uomini.

…È PREGATA

O Dio, nostro Padre, unica fonte di ogni dono perfetto, suscita in noi l’amore per te e ravviva la nostra fede, perché si sviluppi in noi il germe del bene e con il tuo aiuto maturi fino alla sua pienezza. 

…MI IMPEGNA

La Legge di Dio si fonda su due principi fondamentali, basilari: riconoscere il Signore come il Dio della propria vita e prestare a Lui il culto di una obbedienza santa; riconoscere ogni altro uomo esistente sulla terra come fratello e amarlo con la carità del fratello, spezzando con lui il pane e non facendo mai del male, rispettandolo nella sua libertà, anzi ponendosi a servizio della libertà di suoi fratelli.

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BEATIFICAZIONE DI  PAUL YUN JI-CHUNG E 123 COMPAGNI MARTIRI

PAPA FRANCESCO Sabato, 16 agosto 2014

«Chi ci separerà dall’amore di Cristo?» . Con queste parole san Paolo ci parla della gloria della nostra fede in Gesù: non soltanto Cristo è risorto dai morti ed è asceso al cielo, ma ci ha uniti a sé, rendendoci partecipi della sua vita eterna. Cristo è vittorioso e la sua vittoria è la nostra! Oggi celebriamo questa vittoria in Paolo Yun Ji-chung e nei suoi 123 compagni. I loro nomi si aggiungono a quelli dei Santi Martiri Andrea Kim Taegon, Paolo Chong Hasang e compagni, ai quali poc’anzi ho reso omaggio. Tutti vissero e morirono per Cristo ed ora regnano con Lui nella gioia e nella gloria. Con san Paolo ci dicono che, nella morte e risurrezione del suo Figlio, Dio ci ha donato la vittoria più grande di tutte. Infatti, «né morte né vita, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Gesù Cristo, nostro Signore». La vittoria dei martiri, la loro testimonianza resa alla potenza dell’amore di Dio continua a portare frutti anche oggi in Corea, nella Chiesa che riceve incremento dal loro sacrificio. La celebrazione del beato Paolo e dei suoi compagni ci offre l’opportunità di ritornare ai primi momenti, agli albori della Chiesa in Corea. Invita voi, cattolici coreani, a ricordare le grandi cose che Dio ha compiuto in questa terra e a custodire come tesoro il lascito di fede e di carità a voi affidato dai vostri antenati. Nella misteriosa provvidenza di Dio, la fede cristiana non giunse ai lidi della Corea attraverso missionari; vi entrò attraverso i cuori e le menti della gente coreana stessa. Essa fu stimolata dalla curiosità intellettuale, dalla ricerca della verità religiosa. Attraverso un iniziale incontro con il Vangelo, i primi cristiani coreani aprirono le loro menti a Gesù. Volevano conoscere di più su questo Cristo che ha sofferto, è morto ed è risorto dai morti. L’apprendere qualcosa su Gesù condusse presto ad un incontro con il Signore stesso, ai primi battesimi, al desiderio di una vita sacramentale ed ecclesiale piena, e agli inizi di un impegno missionario. Ha portato inoltre i suoi frutti in comunità che traevano ispirazione dalla Chiesa primitiva, nella quale i credenti erano veramente un cuore solo e un’anima sola, senza badare alle tradizionali differenze sociali, ed avevano ogni cosa in comune. Questa storia ci dice molto sull’importanza, la dignità e la bellezza della vocazione dei laici! Il Vangelo odierno contiene un importante messaggio per tutti noi. Gesù chiede al Padre di consacrarci nella verità e di custodirci dal mondo. Anzitutto, è significativo che, mentre Gesù chiede al Padre di consacrarci e di custodirci, non gli chiede di toglierci dal mondo. Sappiamo che invia i suoi discepoli perché siano lievito di santità e di verità nel mondo: il sale della terra, la luce del mondo. In questo, i martiri ci indicano la strada. Qualche tempo dopo che i primi semi della fede furono piantati in questa terra, i martiri e la comunità cristiana dovettero scegliere tra seguire Gesù o il mondo. Avevano udito l’avvertimento del Signore, e cioè che il mondo li avrebbe odiati a causa sua; sapevano il prezzo dell’essere discepoli. Per molti ciò significò la persecuzione e, più tardi, la fuga sulle montagne, dove formarono villaggi cattolici. Erano disposti a grandi sacrifici e a lasciarsi spogliare di quanto li potesse allontanare da Cristo: i beni e la terra, il prestigio e l’onore, poiché sapevano che solo Cristo era il loro vero tesoro.

Oggi molto spesso sperimentiamo che la nostra fede viene messa alla prova dal mondo, e in moltissimi modi ci vien chiesto di scendere a compromessi sulla fede, di diluire le esigenze radicali del Vangelo e conformarci allo spirito del tempo. E tuttavia i martiri ci richiamano a mettere Cristo al di sopra di tutto e a vedere tutto il resto in questo mondo in relazione a Lui e al suo Regno eterno. Essi ci provocano a domandarci se vi sia qualcosa per cui saremmo disposti a morire.

L’esempio dei martiri, inoltre, ci insegna l’importanza della carità nella vita di fede. Fu la purezza della loro testimonianza a Cristo, manifestata nell’accettazione dell’uguale dignità di tutti i battezzati, che li condusse ad una forma di vita fraterna che sfidava le rigide strutture sociali del loro tempo. Fu il loro rifiuto di dividere il duplice comandamento dell’amore a Dio e dell’amore al prossimo che li portò ad una così grande sollecitudine per le necessità dei fratelli. Il loro esempio ha molto da dire a noi, che viviamo in società dove, accanto ad immense ricchezze, cresce in modo silenzioso la più abbietta povertà; dove raramente viene ascoltato il grido dei poveri; e dove Cristo continua a chiamare, ci chiede di amarlo e servirlo tendendo la mano ai nostri fratelli e sorelle bisognosi. Se seguiamo l’esempio dei martiri e crediamo nella parola del Signore, allora comprenderemo la sublime libertà e la gioia con la quale essi andarono incontro alla morte. Inoltre vedremo che la celebrazione odierna abbraccia gli innumerevoli martiri anonimi, in questo Paese e nel resto del mondo, i quali, specie nell’ultimo secolo, hanno offerto la propria vita per Cristo o hanno sofferto pesanti persecuzioni a causa del suo nome. Oggi è un giorno di grande gioia per tutti i coreani. L’eredità del beato Paolo Yun Ji-chung e dei suoi Compagni – la loro rettitudine nella ricerca della verità, la loro fedeltà ai sommi principi della religione che hanno scelto di abbracciare, nonché la loro testimonianza di carità e di solidarietà verso tutti – tutto ciò fa parte della ricca storia del popolo coreano. L’eredità dei martiri può ispirare tutti gli uomini e le donne di buona volontà ad operare in armonia per una società più giusta, libera e riconciliata, contribuendo così alla pace e alla difesa dei valori autenticamente umani in questo Paese e nel mondo intero. Possano le preghiere di tutti i martiri coreani, in unione con quelle della Madonna, Madre della Chiesa, ottenerci la grazia di perseverare nella fede e in ogni opera buona, nella santità e nella purezza di cuore, e nello zelo apostolico di testimoniare Gesù in questa amata Nazione, in tutta l’Asia e sino ai confini della terra. Amen.

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