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Lunedì, 12 Febbraio 2018 www.corrieredelmezzogiorno.it T ra le regioni italiane ad alta voca- zione turistica, la Puglia ricopre un ruolo di primissimo piano. Le motivazioni di tale successo risie- dono principalmente nel combi- nato disposto tra motivazione politico -im- prenditoriale e dotazione di attrattori turi- stici. Mentre la prima passa attraverso le scelte degli «attori protagonisti», la secon- da affonda le proprie radici su attrattori na- turali e quindi sulle peculiarità che deter- minano la specificità di un territorio: am- biente, paesaggio, cultura. È dunque sugli attrattori naturali ed architettonici che un territorio fonda la propria vocazione turi- stica, spesso marginalizzando nell’offerta altri attrattori, in special modo il fattore umano, ovvero la capacità degli abitanti di un territorio di saper valorizzare e spesso rendere uniche ed irripetibili esperienze di viaggio che altrimenti potrebbero rimane- re fini a se stesse. Il cibo e la capacità dell’uomo di trasfor- marlo in elaborato gastronomico, rappre- senta ormai un altissimo ed universalmen- te riconosciuto attrattore turistico. La velo- cità di condivisione e diffusione delle espe- rienze di viaggio, ha consentito alla gastronomia di conquistare un ruolo di pri- missimo piano tra le motivazioni di scelta delle destinazioni turistiche. Luoghi sconosciuti e spesso privi di altri attrattori, vivono una notorietà turistica ri- levante grazie alla gastronomia; appare dif- ficile calcolare quanto debba in termini di notorietà Senise (Potenza) ai suoi peperoni cruschi, la frazione di Castelluccio di Nor- cia (Perugia) alle sue famose lenticchie, Zi- bello (Parma) al culatello, Sulmona ai con- fetti e tantissimi altri luoghi – spesso sco- nosciuti - che hanno saputo utilizzare la ga- stronomia come elemento caratterizzante o valore aggiunto della propria offerta turi- stica. La Puglia ha scoperto che fare turismo di qualità passa attraverso la gastronomia; le tipicità che caratterizzano luoghi specifici entrano in una sorta di paniere gastrono- mico capace di attrarre turisti alla stregua di monumenti, spiagge, eventi. Per cui oggi è impensabile fare promo- zione turistica senza tener conto del bino- mio tra il gelato artigianale e le bellezze di Polignano, la ruralità turistica di Noci e la cucina tipica delle Murge, Santeramo e le carni equine, Sammichele di Bari e la «zampina», Lecce ed il Salento con le frise e il pasticciotto, Andria e la burrata e via continuando in un tour dei sapori che coin- volge – forse – tutti i duecentocinquanta comuni pugliesi. Non vi è territorio o co- mune, che non tenti di riscoprire e mettere a valore turistico una specialità gastrono- mica tipica, un prodotto del suolo, un vino, un liquore... Fioriscono sagre ed eventi le- gati al cibo, che perdono i caratteri della sporadicità, per assumere sempre più le ca- ratteristiche di appuntamenti fissi intorno ai quali organizzare pacchetti turistici che includano pernottamenti e sviluppino eco- nomie indotte di grande ricaduta sui terri- tori. La Borsa Internazionale del Turismo – si inaugura a Milano sabato 10 febbraio – è la cartina di tornasole della nouvelle vague delle politiche turistiche. Qui si promuovo- no i territori e le destinazioni, per cui ac- canto alle immagini dei paesaggi campeg- giano quelle del cibo, gli stand più affollati sono quelli dove si degustano tipicità. In un mondo globalizzato e digitalizza- to, «iperconnesso» e sempre più smart, dove le merci e quindi anche i prodotti ali- mentari possono raggiungere chiunque in poco tempo, assume una valenza impaga- bile la voglia di consumare il cibo dove questo viene prodotto. Vuoi mettere...il gusto di un panino «cu a meusa» consu- mato a Ballarò, le sgagliozze tra i vicoli di Bari vecchia, la sfogliatella in via Toledo, un gelato sulle terrazze a mare di Poligna- no. I luoghi del cibo di qualità diventano sempre più luoghi dell’anima, presso i quali svolgere una esperienza emozionale che va oltre il nutrirsi. Luoghi dove è im- portante «esserci stati» per poterlo rac- contare, Sancta Santorum del gusto diven- tati luoghi di aggregazione fisica di molti- tudini in fila per ore pur di conquistare quel panino speciale, da documentare, postare, condividere, ripetere. Chef di cucina, docente di enogastronomia dell’istituto alberghiero di Polignano © RIPRODUZIONE RISERVATA di Innocente Galluzzi Il turismo passa sempre dalla buona tavola Food SAPORI, STORIE, EVENTI Sul web Questo numero di Food è consultabile anche online sul sito www.corrierede lmezzogiorno.it Marketing e gusto Impensabile fare promozione senza tenere conto dei prodotti locali: la gastronomia è come il paesaggio

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Lunedì, 12Febbraio2018 www.corrieredelmezzogiorno.it

Tra le regioni italiane ad alta voca-zione turistica, la Puglia ricopreun ruolo di primissimo piano. Lemotivazioni di tale successo risie-dono principalmente nel combi-

nato disposto tra motivazione politico -im-prenditoriale e dotazione di attrattori turi-stici. Mentre la prima passa attraverso lescelte degli «attori protagonisti», la secon-da affonda le proprie radici su attrattori na-turali e quindi sulle peculiarità che deter-minano la specificità di un territorio: am-biente, paesaggio, cultura. È dunque sugliattrattori naturali ed architettonici che unterritorio fonda la propria vocazione turi-stica, spesso marginalizzando nell’offertaaltri attrattori, in special modo il fattoreumano, ovvero la capacità degli abitanti diun territorio di saper valorizzare e spessorendere uniche ed irripetibili esperienze diviaggio che altrimenti potrebbero rimane-re fini a se stesse.Il cibo e la capacità dell’uomo di trasfor-

marlo in elaborato gastronomico, rappre-senta ormai un altissimo ed universalmen-te riconosciuto attrattore turistico. La velo-cità di condivisione e diffusione delle espe-rienze di viaggio, ha consentito allagastronomia di conquistare un ruolo di pri-missimo piano tra le motivazioni di sceltadelle destinazioni turistiche.Luoghi sconosciuti e spesso privi di altri

attrattori, vivono una notorietà turistica ri-levante grazie alla gastronomia; appare dif-ficile calcolare quanto debba in termini dinotorietà Senise (Potenza) ai suoi peperonicruschi, la frazione di Castelluccio di Nor-cia (Perugia) alle sue famose lenticchie, Zi-bello (Parma) al culatello, Sulmona ai con-fetti e tantissimi altri luoghi – spesso sco-nosciuti - che hanno saputo utilizzare la ga-stronomia come elemento caratterizzanteo valore aggiunto della propria offerta turi-stica.La Puglia ha scoperto che fare turismo di

qualità passa attraverso la gastronomia; letipicità che caratterizzano luoghi specificientrano in una sorta di paniere gastrono-mico capace di attrarre turisti alla streguadi monumenti, spiagge, eventi.Per cui oggi è impensabile fare promo-

zione turistica senza tener conto del bino-

mio tra il gelato artigianale e le bellezze diPolignano, la ruralità turistica di Noci e lacucina tipica delle Murge, Santeramo e lecarni equine, Sammichele di Bari e la«zampina», Lecce ed il Salento con le frisee il pasticciotto, Andria e la burrata e viacontinuando in un tour dei sapori che coin-volge – forse – tutti i duecentocinquantacomuni pugliesi. Non vi è territorio o co-mune, che non tenti di riscoprire e metterea valore turistico una specialità gastrono-mica tipica, un prodotto del suolo, un vino,un liquore... Fioriscono sagre ed eventi le-gati al cibo, che perdono i caratteri dellasporadicità, per assumere sempre più le ca-ratteristiche di appuntamenti fissi intornoai quali organizzare pacchetti turistici che

includano pernottamenti e sviluppino eco-nomie indotte di grande ricaduta sui terri-tori. La Borsa Internazionale del Turismo –si inaugura a Milano sabato 10 febbraio – èla cartina di tornasole della nouvelle vaguedelle politiche turistiche. Qui si promuovo-no i territori e le destinazioni, per cui ac-canto alle immagini dei paesaggi campeg-giano quelle del cibo, gli stand più affollatisono quelli dove si degustano tipicità.In un mondo globalizzato e digitalizza-

to, «iperconnesso» e sempre più smart,dove lemerci e quindi anche i prodotti ali-mentari possono raggiungere chiunque inpoco tempo, assume una valenza impaga-bile la voglia di consumare il cibo dovequesto viene prodotto. Vuoi mettere...il

gusto di un panino «cu a meusa» consu-mato a Ballarò, le sgagliozze tra i vicoli diBari vecchia, la sfogliatella in via Toledo,un gelato sulle terrazze a mare di Poligna-no. I luoghi del cibo di qualità diventanosempre più luoghi dell’anima, presso iquali svolgere una esperienza emozionaleche va oltre il nutrirsi. Luoghi dove è im-portante «esserci stati» per poterlo rac-contare, Sancta Santorumdel gusto diven-tati luoghi di aggregazione fisica di molti-tudini in fila per ore pur di conquistarequel panino speciale, da documentare,postare, condividere, ripetere.

Chef di cucina, docente di enogastronomiadell’istituto alberghiero di Polignano

© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Innocente Galluzzi

Il turismopassasempredallabuona tavola

FoodSAPORI, STORIE, EVENTI

Sul webQuesto numerodi Food èconsultabileanche onlinesul sitowww.corrieredelmezzogiorno.it

Marketing e gustoImpensabile fare promozionesenza tenere conto deiprodotti locali: la gastronomiaè come il paesaggio

BA2 Lunedì 12 Febbraio 2018 Corriere del Mezzogiorno

Corriere del Mezzogiorno Lunedì 12 Febbraio 2018BA3

La storia

Chi sono

I deliziosi e invitanti panze-rotti pugliesi conquistanoil mondo. Da Rotterdam aNew York il panzerotto di-

venta l’opportunità di realiz-zare il sogno di sfamare centi-naia di centinaia di clienti eavere successo. Per la serie:viva lo Street food made inPuglia. Infatti, poco più di unmese fa a New York, a Broo-klyn al 235 di Smith Street, ènato «Panzerotti Bites», il lo-cale di due sposini, VittoriaLattanzio e Pasquale De Ruvo,che dal barese hanno decisodi trasferirsi negli Stati Unitiper aprire il loro ristorante.«L’idea è nata - dice Vittoria -due anni fa quando duranteun viaggio ci siamo innamo-rati dell’America e di NewYork, città piena di stimoli edenergia». Energia che hannoanche i due giovani, laureatain lingue lei, barista lui, cheinoltre da sempre hanno incomune la passione per la cu-cina. «Ai fornelli abbiamosempre dimostrato di essereuna squadra ben affiatata eorganizzata. Poi ci è venutal’idea di aprire un ristorante».Dall’idea alla realtà. Vittoria

e Pasquale si sono resi contoche era il momento di punta-re agli Usa con qualcosa chemancava. «Lo street food pu-gliese. Nessun newyorkesepuò immaginare che deliziasia il panzerotto, fritto, fatto amano con ingredienti sele-zionati. Ci siamo rimboccatile maniche, abbiamo studia-to, e abbiamo scelto Broo-klyn, dove per anni c’è statauna folta comunità italiana,anzi proprio pugliese, e dovequello che ad oggi è il nostrovicinato si è dimostrato entu-siasta di questa novità. O co-me nel caso degli italiani del-la zona, contento di ritrovare isapori di casa».E così largo spazio all’au-

tentico panzerotto puglieseche è lavorato ad hoc. «L’80%dei prodotti che usiamo pro-vengono dalla Puglia - conti-nua Vittoria - La ricerca del ri-sultato perfetto ha impiegatomoltimesi di prove,migliora-menti della forma e della ri-cetta e tante panzerottate traamici per capire cosa ne pen-sassero». Oggi tra panzerotticlassici e gourmet da Panze-

rotti Bites ci sono anche «va-riazioni sul tema» come unanuova versione del tradizio-nale «simil sandwich» servitaa temperatura ambiente, e ilpanzerotto dolce con Nutellae ricotta. «Poi ogni settimanaprepariamo impasti alternati-

vi: al cacao, caffè, curcuma eall’ortica».Il tutto in un’atmosfera

ospitale e rustica per far sen-tire a casa gli italiani emigratia New York e far vivere un po’di emozione made in Italyagli americani che si ritrova-

mangia.Nel frattempo a circa 6000

chilometri di distanza da Vit-toria e Pasquale, a Rotterdam,nei Paesi Bassi c’è un’altra re-altà nata un anno e mezzo fa.«Panzerò», al 50A di Boter-sloot, di Luigi Incalza e Cosi-mo Vecchio, due brindisiniprecursori di questa migra-zione a colpi di panzerotti chesi sono trasferiti per conqui-stare gli olandesi e le vettedelle classifiche gastronomi-che.«Da quasi un anno - spiega

Luigi - tra i circa 1000 risto-ranti di Rotterdam su TripA-dvisor, noi di Panzerò siamosaldi al primo posto grazie al-la cura dei dettagli e a una cu-cina saporita e sana che ci hafatto conquistare anche unacitazione nella guida LonelyPlanet tra i ristoranti consi-gliati. Ma non solo. Dopo uninizio in cui, in effetti sia ioche Mimmo ci siamo dovutirimboccare le maniche ab-biamo incominciato a miete-re successi e consensi. Pensa-te che abbiamo anche curatoil catering del party di Nataledell’ambasciata italiana loca-le: una festa piena di Panzerò,pucce e tanti altri piatti tipicipugliesi. Già perché ormaiabbiamo esteso il nostro bu-siness. includendo piatti del-la tradizione anche grazie allenostre partnership con i pro-duttori pugliesi che ci forni-scono tutti i nostri ingredien-ti. Dai biscotti di Ceglie ai pa-sticciotti leccesi, dalla farinaall’olio, al vino e ai formaggibio. Ci arriva dalla Puglia per-sino il caffè anche se in que-sto caso devo confessarlo: gliolandesi spesso ordinano ilcappuccino assieme ai panze-rotti. Ma dopo il primo mo-mento di sbandamento ci ab-biamo fatto l’abitudine. Comeabbiamo fatto l’abitudine allafolla. Quando abbiamo aper-to avevamo 2 collaboratori,più un ragazzo che faceva unpo’ di part-time nei giorni piùpieni. Oggi abbiamo 12 di-pendenti e nel 2018 il nostroobiettivo è quello di aprire laseconda, e più grande, sededi Panzerò: Apulian StrEat fo-od».

Paola Cacace© RIPRODUZIONE RISERVATA

NewYorkeRotterdam,trionfailpanzerottoDa Bari e Brindisi l’avventura di quattro giovani, la scommessa sui sapori di casa«L’80% dei prodotti che usiamo a Brooklyn sono pugliesi». «In Olanda è già un successo»

no nel giro di pochi minuti acontatto con la cultura e i sa-pori di Puglia grazie ai piattidi ceramica dipinta amano diGrottaglie, setacci antichi escorci di Ostuni, e 4 posterche spiegano il mondo delpanzerotto. Persino come si

● Poco più diun mese fa aNew York, aBrooklyn al235 di SmithStreet, è nato«PanzerottiBites», il localedi VittoriaLattanzio ePasquale DeRuvo, di Bari

● Un annomezzo faRotterdam ènato«Panzerò», al50A diBotersloot,grazie a LuigiIncalza eCosimoVecchio, duebrindisini chehanno deciso diconquistarel’Olandapuntando suisapori di Puglia

Da sinistra,Vittoria Lattanzioe Pasquale DeRuvo, baresi,titolari di«PanzerottiBites», aNew York. Alcentro, lespecialità dellocale. A destraLuigi Incalza eCosimo Vecchio,due brindisiniche hannoaperto«Panzerò» aRotterdam

A sinistra«Panzerò»,aperto aRotterdam. Adestra unaspecialità di«PanzerottiBites»,aperto a NewYork

BA4 Lunedì 12 Febbraio 2018 Corriere del Mezzogiorno

Il progetto

U n pastificio che hal’obiettivo di sostene-re i giovani disabili adimpostare attività

economiche e le piccole im-prese nelle loro comunità diappartenenza ma sostenereanche i giovani normodotati,svantaggiati, a collaborare al-la pari con i loro coetanei di-sabili per accrescere le op-portunità di autoimpiego perentrambi. Sono gli obiettividel primo pastificio solidaleesistente in provincia di Fog-gia, nato a Troia.«Eden» il nome dell’attivi-

tà commerciale sorta grazieall’esperienza maturata da 25giovani nell’associazione«Meravigliosi doni». Un’asso-ciazione nata, per volere di al-cune famiglie di giovani disa-bili, nel novembre del 2004 eimmediatamente si è postacome mission l’interesseprioritario di persone disabilie di anziani. E’ nata, soprat-tutto, sulla spinta dei bisogniinascoltati di persone di di-verse fasce di età, e delle lorofamiglie. E.D.e.N., da cui ilnome del pastificio, è il labo-ratorio di emancipazione deidisabili e dei normodotatiche intende rispondere con-temporaneamente all’esigen-za di inclusione lavorativa dei

giovani disabili e dei giovaninormodotati. Come è statoevidenziato nel corso del-l’inaugurazione del pastifi-cio, avvenuta tre settimane fa,recenti studi Istat hanno mo-strato che il 66% delle perso-ne con disabilità in Italia èfuori dal mercato del lavorosebbene ci siano a disposizio-ne circa centomila posti di la-voro riservati a questo target.I datori di lavoro preferisconopagare sanzioni piuttosto cheassumere disabili, tutto que-sto a causa di una diffusa cul-tura assistenzialista che im-

Ecco Eden, il pastificio solidalecosì 25 ragazzi imparano il mestiere

A Troia iniziativaper integraregiovani disabili

progetto e quindi nella vendi-ta dei nostri prodotti che van-no dalla pasta secca, alla pa-sta ripiena alla pasta frescagiornaliera».Venticinque sono stati i ra-

gazzi, disabili e no, che han-no partecipato ad un corsosperimentale al termine delquale hanno imparato il me-stiere di operatore della pastafresca. Hanno imparato tuttele fasi della produzione: dal-l’impasto alla realizzazionedelle varie tipologie di pastafresca, dai cicatelli alle orec-chiette, dai troccoli ai ravioli.Pasta realizzata, come vuolela tradizione foggiana, con leuova e la farina ma anche se-mola e farina di grano arso.Pasta che quotidianamenteviene realizzata dai ragazzi eche viene venduta nel pastifi-cio di Troia.«Come amministrazione –

sottolinea l’assessore ai Servi-zi Sociali del Comune di TroiaFausto Aquilino - abbiamocreduto sin dal primo mo-mento a questo progetto e loabbiamo sposato in pienoperché questa è una attivitàimprenditoriale importante.E’ una idea, un progetto mol-to attrattivo in un settore cheva molto bene. Speriamo chequesta idea sia da traino peraltre iniziative di questo ge-nere perché è naturalmentesempre sotto i sentimenti difratellanza e di solidarietàche una collettività piccolacome la nostra potrà conti-nuare a sopravvivere e a starebene tutti insieme».

Luca Pernice© RIPRODUZIONE RISERVATA

pedisce di fatto l’individua-zione del valore e della pro-fessionalità di molti giovanidiversamente abili. Il dato na-zionale è ulteriormente rile-vante nel territorio dei MontiDauni, in cui si viene a con-tatto con una cultura più pro-blematica.«Questo - sottolinea Giu-

seppeMarioManna dell’asso-ciazioneMeravigliosi Doni - èil nostro pastificio solidaledove operano ragazzi disabiliaccanto a ragazzi normodota-ti che collaboreranno nellasperimentazione del nostro

La storia

● «Eden» sichiamal’attivitàcommercialesorta grazieall’esperienzamaturata da 25giovanidell’associa-zione«Meravigliosidoni», nata nel2004 con lafinalità diaiutare lepersonedisabili

Il laboratorio delpastificiosolidaledi Troia, natograzieall’impegnodell’associazione«Meravigliosidoni»

Due ragazzidell’associa-zione al lavorocon grandeentusiasmo. Ilcorso haconsentito lorodi apprenderele fasi dellaproduzione

Corriere del Mezzogiorno Lunedì 12 Febbraio 2018BA5

InnovazioneOttenuti una riduzionedei costi fino al 30%e l’aumento diproduzione fino al 20%

tecniche di agricoltura di pre-cisione. L’agricoltura di preci-sione è una tecnica che ha co-me obiettivo quello di au-mentare la produzione e laqualità del raccolto riducendoi costi per gli agricoltori el’impatto ambientale. Tuttoquesto per coniugare redditi-vità e sostenibilità. Una tecni-ca ancora poco diffusa oggi inItalia: solo l’1% della superficieagricola coltivata vede l’im-piego di tecnologie legate al-l’agricoltura di precisione,mentre in Francia, Germania,Regno Unito le aziende agri-cole che hanno già adottato letecniche di agricoltura di pre-cisione superano ampiamen-te il 20% e negli Stati uniti so-no oltre 80%.Una percentuale che però

potrebbe crescere anche in Ita-lia. Intanto, ad oggi il primogrande risultato della piatta-formaAgrosat si è concretizza-to nel sostegno ai produttoricerealicoli pugliesi, in partico-

L’iniziativa

L’ impegno di Barilla perun’agricoltura soste-nibile parte anche dal-la Puglia. Continua,

infatti, l’impegno dell’aziendaper incentivare l’utilizzo dipratiche agricole sostenibilinelle proprie filiere, in lineacon la mission «Buono per te,Buono per il Pianeta». A parti-re dai contratti triennali dicoltivazione del grano duroche, avviati lo scorso anno,stanno portando grandi be-nefici sia agli agricoltori, conuna remuneratività di circa il+20% rispetto al prezzo dimercato, sia a Barilla stessache riceve un raccolto di qua-lità e sostenibile. Proseguen-do su questa direzione ilGruppo di Parma nato nel1877 da una bottega di pane epasta e oggi leader mondialeper pasta e sughi in Europacontinentale, per i prodotti daforno in Italia e per i panicroccanti nei Paesi Scandina-vi, ha voluto intraprendereun’altra sfida e insieme al-l’Istituto di Biometeorologiadel Cnr di Firenze e di Foggiaha realizzato Agrosat: un ser-vizio completamente gratui-to, in grado di supportarel’agricoltore nella gestionedella concimazione attraverso

lare della provincia di Foggia ea quelli di tutta l’Emilia-Roma-gna attraverso la fornitura diun quadro dettagliato della va-riabilità temporale di biomas-sa in campo e l’elaborazione dimappe di prescrizione per lafertilizzazione.Intanto dal Rapporto di so-

stenibilità Barilla «Buono perte Buono per il Pianeta»emerge come nel 2016 Barillaha acquistato 190.000 tonnel-late di grano duro sostenibile(+30%) coltivato secondo imetodi innovativi del «Deca-

logo per la Coltivazione Soste-nibile del Grano Duro» e delsistema di supporto alle deci-sioni granoduro.net. La quotaraccolta secondo questi siste-mi avanzati è passata dal 18%del 2015 al 26% del 2016, e hacoinvolto circa 1.500 agricol-tori Italiani (+13% rispetto al2015). Con l’applicazionecombinata di questi due stru-menti è stato possibile otte-nere una riduzione delleemissioni di gas serra e deicosti di produzione fino al30% e un aumento delle resedi produzione fino al 20% ga-rantendo quindi un maggiorreddito per gli agricoltori. Il«Decalogo per la ColtivazioneSostenibile del Grano DuroBarilla» è composto di 10 traregole e consigli fondamenta-li per ottimizzare le colture:rotazioni colturali lunghe, se-menti certificate di qualità,utilizzominimo e razionale difertilizzanti e fitofarmaci inbase alle reali necessità dellapianta, estendere la sostenibi-lità al sistema aziendale e nonsolo alla singola coltura.Men-tre «Granoduro.net» è un sof-tware innovativo che analizzanumerosi parametri oggetti-vi, l’andamento meteorologi-co, la fertilità del suolo, lo sta-to fenologico della pianta, peraiutare gli agricoltori a otti-mizzare tecniche di coltiva-zione, costi, rese e qualità delprodotto.

Paola Cacace© RIPRODUZIONE RISERVATA

Grano, Barilla guida i coltivatoriL’azienda vara Agrosat, un servizio per praticare l’agricoltura di precisioneIl progetto con l’Istituto di Biometeorologia del Cnr di Firenze e di Foggia

Gratuito

● Insiemeall’Istituto diBiometeoro-logia del Cnr diFirenze e diFoggia, laBarilla harealizzatoAgrosat: unserviziogratuito, ingrado disupportarel’agricoltoreattraversotecniche diagricoltura diprecisione

Lo stabilimento Barilla di Foggia, e sotto, il servizio Agrosat

BA6 Lunedì 12 Febbraio 2018 Corriere del Mezzogiorno

L’impresa

P otrebbe essere unabuona trama per unfilm. Una storia simile,ma in chiave america-

na, ha già ispirato RidleyScott che l’ha trasformata in«Un’ottima annata». «Unavolta che trovi qualcosa dibuono, devi averne cura. Devilasciare che cresca» dice al-l’inizio della narrazione lo zioHenry al nipote Max. Paroleche trasformeranno un «an-droide» della finanza londi-nese, Max - Russel Crowe, inun felice vignaiolo. Chissà senon siano le stesse che Gerar-do Giuratrabocchetti si è sen-tito sussurrare quel giorno incui decise di gettare il suocuore «oltre la vigna». «Non èfacile spiegare: è stato comese mio nonno mi prendessesotto braccio per passarmi iltestimone. E dal quel mo-mento tutto è cambiato» rac-conta il creatore de «Le canti-ne del notaio», l’azienda vini-cola di Rionero in Vulture chequest’anno festeggia vent’an-ni di attività. «L’ho fondata il5 ottobre del 1998, in occasio-ne del mio 40esimo comple-anno – ricorda Giuratraboc-chetti, figlio di un notaio lo-cale e dottore in Agraria -.Una data simbolica per inizia-re quella che considero lamiaseconda vita». Prima peròc’era stato un altro incontroimportante, questa volta con

QuattordicisfumaturediAglianiconell’anticapatriadeibrigantiA Rionero in Vulture «Le cantine del notaio» festeggiano i primi vent’anni420mila bottiglie l’anno con esportazioni in Europa, Stati Uniti, Cina e Giappone

dei vini «perché grazie al loroelevato livello di umidità per-mettono alle botti di respira-re, dilatandosi». La visita diqueste cantine ipogee insie-me a Giuratrabocchetti paresia un’esperienza da non per-dere, al pari dell’assaggio deisuoi vini. In venti anni, par-tendo dai due ettari di vignaereditati dal nonno, il patronde «Le cantine del notaio» hacreato un’azienda che produ-ce 420mila bottiglie l’anno edesporta le sue 14 etichette intutto il Centro Europa, negliStati Uniti, in Cina e Giappo-ne. Gli ettari ora sono 40, di-stribuiti in cinque comuni:Rionero, Ginestra, Ripacan-dida, Barile eMarsito, il luogoda cui ha avuto tutto origine,famiglia e vino, e dove ancoraoggi vive il padre, il «notaio»al quale ha dedicato il nomedell’azienda. «Lui si dichiara

innocente – scherza Giuratra-bocchetti – ma credo sia feli-ce di come siano andate le co-se. Devo molto al gruppo dilavoro che si è stretto intornoame, dieci giovani che lavora-no stabilmente e altri trentaoccasionalmente, e natural-mente a mia moglie, che miha sempre sostenuto e affian-cato». Come ogni vignaioloche si rispetti, non vuoleesprimere alcuna preferenzain merito ai vini ma ammettedi essere particolarmente le-gato all’«Autentica», realizza-ta con uvemoscato emalvasiaautentica. «È un vino difficileda fare, artigianale nel sensopiù completo, per questo neproduciamo poche botti-glie». Una sfida, come quelleche, ci sembra di capire, piac-ciono a lui.

Laura Cocozza© RIPRODUZIONE RISERVATA

un uomo in carne e ossa, ilprofessor Luigi Moio. «Lo in-contrai ad un Vinitaly. Pre-sentava uno studio sull’Aglia-nico: il suo modo di porsi e ilsuometodo di lavoromi piac-quero a tal punto che lo chia-mai subito. Da quelmomentoè iniziata la nostra collabora-zione, divenuta poi amiciziaduratura». Come ben sanno iwine lovers, il sodalizio tra idue ha portato alla riscopertadi un vitigno autoctono cherischiava l’oblio, l’aglianicoappunto, che è alla base deivini dell’azienda. «Abbiamofatto assieme un percorso distudio, creando sei vigne insuoli differenti ma con ugualicondizioni di partenza, ovve-ro utilizzando gli stessi clonidi Aglianico e gli stessi inne-sti, per verificare se, come ciaspettavamo, il sapore del vi-no cambiasse in base al tipodi terreno». Il risultato haportato alla nascita di 14 vini

che sono tutte interpretazionidi Aglianico: dallo spumantemetodo classico al rossato, fi-no all’amarone con uve ap-passite sulla pianta. «Certo,non è stato facile» ammette.«All’epoca erano di moda i vi-ni light mentre noi abbiamopuntato su un vino più strut-turato e colorato, ripresen-tandolo in chiave moderna».Ed insieme al vino, è stato re-cuperato anche un pezzo distoria del Vulture. «Abbiamoportato avanti un progetto divalorizzazione territoriale, re-cuperando venti cantine sot-terranee caratteristiche diRionero, alle quali si accedeattraverso il facìle, ovvero unacorte a forma di bacile».In queste grotte, dove un

tempo si rifugiavano i brigan-ti e gli abitanti si mettevanoin salvo durante i terremoti,oggi avviene l’affinamento

La bellissimaaziendavinicola con la«squadra» delnotaio

L’amore tra le vigne di VenosaÈ in arrivo il film «Wine to love»

I l Vulture e le vigne di Veno-sa saranno presto sceno-graficamente protagonisti

del grande schermo. A brevepartirà, infatti, la program-mazione nelle sale di «Wineto Love», film dedicato al vinoe al suo mondo, prodotto daAltre Storie/Rai Cinema, incollaborazione con la Regio-ne Basilicata, nell’ambito diun programma di valorizza-zione del territorio del Vultu-re attraverso il suo vino Aglia-nico. Il film segna l’esordio al-la regia Domenico Fortunato,lucano doc.Nel cast, oltre allo stesso

Fortunato, c’è una semprever-de Ornella Muti a capitanareuna pattuglia di artisti di cuifanno parte Michele Venituc-ci, Alessandro Intini, Marian-na Robustelli e Cosimo Cinie-ri, tutti impegnati nel raccon-tare una storia nella quale lo-calismo e amore per la terra siconfrontano con le sfide e leopportunità del mondo glo-balizzato. Le riprese, duratecinque settimane da novem-bre a dicembre scorso, si so-no tenute tra Barile e Venosa. I

moderni uffici della Cemen-teria Costantinopoli di Barile,realizzati dall’architetto FabioSgaramella, e i paesaggi pun-teggiati da viti ricolme diAglianico a Venosa sono di-ventati i luoghi di una com-media sentimentale che nar-ra della battaglia che il solita-rio, schivo e ruvido EnotrioFavuzzi , proprietario diun’azienda vitivinicola allependici del Monte Vulture, sitroverà a combattere per sal-vare la sua attività. Il suoAglianico ha ottenuto presti-giosi riconoscimenti interna-zionali, e proprio per questo

la sua azienda verrà presa dimira dall’imprenditrice statu-nitense Laura Rush, decisa adunificare sotto il marchio del-la sua enoteca newyorkeseprestigiose aziende vitivini-cole italiane, tra cui quella diEnotrio. Per convincerlo avendere,manda in Italia il suouomo più fidato, Nico.Ma an-che il fratello di Enotrio, Luca,è interessato ai vigneti, maper venderli e costruire un re-sort di lusso. Enotrio, attacca-to alla sua terra e orgogliosodel suo vino, è fermo nellasua posizione. Le cose sonodestinate a cambiare con il ri-torno in paese di AnnaMonti,una ex top model di cui Eno-trio è sempre stato innamora-to... Il regista lo descrive così:«Una storia di uomini di unapiccola realtà che si apre almondo globalizzato con stu-pore e meraviglia, ma conl’orgoglio del senso di appar-tenenza alla propria terra e laconsapevolezza di saper farequalcosa di pregiato, da pro-teggere».

L. C.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ornella Muti

GerardoGiuratraboc-chetti, titolaredelle «Cantinedel notaio»

Corriere del Mezzogiorno Lunedì 12 Febbraio 2018BA7

BA8 Lunedì 12 Febbraio 2018 Corriere del Mezzogiorno

L’idea

D a una comunità di re-cupero per tossicodi-pendenti abbandona-ta e divorata dalla ve-

getazione selvaggia a un «la-boratorio rurale partecipato»che coniuga agricoltura e so-ciale recuperando vecchie col-ture eccellenti come canapa ezafferano e dà spazio a nuoviprogetti di inclusione. È la sto-ria di «Luna» che in Salento, ametà strada tra Seclì e Galato-ne, che dal 2014 porta eccel-lenza sul territorio in manieradel tutto innovativa. Un’ideaportata avanti sin dal 2014 daalcune giovani donne tornatein Puglia dopo varie esperien-ze. Giovani donne a cui si sonoaggiunti volontari e associa-zioni di vario genere per unprogetto tutto nuovo che è val-so a Luna il premio Agri-Youdegli Oscar Coldiretti 2017.«Luna è uno spazio aperto -racconta Fabiana Fassi, unadelle ideatrici e delle coordi-natrici del laboratorio - achiunque voglia proporreun’attività in grado di coniu-gare l’agricoltura, l’amore perla nostra terra al sociale. Uno

spazio in cui abbiamo avuto inquesti anni i più svariatiworkshop, dal come costruireun muro in terra cruda che èpoi diventato il nostro angoloristoro, in poi. Abbiamo ospi-tato Adalgisa Romano che hadato vita a una vera e propriaresidenza artistica per ragazzi.E 25 giovani dell’Erasmus plusche si sono incontrati da Lu-na, provenienti da tutto ilmondo per un progetto sul-l’open rurality, un’innovazio-ne verde con un’anima socia-le. Il nuovo concetto di ruralitàche prende vita in tante realtàlocali e non. E anche neglispazi di Luna. Spazi che fino a10 anni prima dell’inizio dellenostre attività costituivanouno dei tanti relitti architetto-nici abbandonati del Sud».Luna è anche l’universo dei

bambini che ristabilisconouna relazione feconda con lanatura, o degli adulti che in-tendono praticare yoga. Ma so-prattutto Luna rappresenta lariscoperta di antiche eccellen-ze. «Come lo zafferano - rac-conta la Fassi - e le varie eccel-lenze decantate nel ’600 da An-

tonio De Ferrariis, noto ai piùcome il Galateo proprio perchédi Galatone. E così chi viene danoi può trovare lo zafferano, ele tisane di canapa. E anche lafrutta essiccata, ovviamente aseconda delle stagioni. Tra l’al-tro proprio parlando di fruttada tempo stiamo lavorandoper il recupero dell’albicocca diGalatone, presidio slow foodda proteggere e valorizzare.Manon solo. In primavera partiràun orto speciale che portere-mo avanti con i ragazzi del Cas,il centro accoglienza straordi-

naria dove coltiveremo le ec-cellenze locali, e anche quelledi alcuni Paesi da cui proven-gono questi ragazzi comel’ocra, ad esempio. Questo per-ché il nostro stile di vita, diagricoltura è molto sociale eaperto sia alla tradizione che anuovi orizzonti. Orizzonti chespesso apriamo a nuove ideeanche nelle nostre cene socia-li, In Eating, dove ci si apre anuovi e vecchi sapori e a idee dicommensali che si incontranomagari per la prima volta attor-no al nostro tavolo».

Paola Cacace© RIPRODUZIONE RISERVATA

Canapa e zafferano sulla LunaNel Salento il «laboratorio rurale partecipato» premiato con l’Oscar ColdirettiFabiana Fassi: «Aperto a chiunque ami l’agricoltura, il sociale e la nostra terra»

S ono 60mila le aziendeitaliane con certifica-zione «Bio» e la Pugliaè la terza regione per

numero di imprese certifica-te in tal senso. Sono sempredi più i consumatori attenti asalute e ambiente, e cresceanche la richiesta di prodottibiologici. E così sempre piùaziende che scelgono di pro-durre in modo più naturale eanche più trasparenza perconoscere meglio un univer-so in forte espansione a se-guito della recente intesa traAccredia, Unioncamere e In-focamere grazie all’inseri-mento delle informazioninelle visure rilasciate dalleCamere di Commercio. A ini-zio dicembre 2017, le impresein possesso di una certifica-zione Bio erano 59.461 sulterritorio nazionale. Per lamaggioranza, si tratta di real-tà localizzate nel Mezzogior-no (il 55,8%), più del doppiodi quelle con sede al Nord (il23,4%) e quasi tre volte quelledel Centro Italia (il 20,8%).Più della metà (il 56%) delleimprese certificate si concen-tra in sole cinque regioni conla Sicilia in testa (15,9), segui-ta dalla Calabria (13,4), dallaPuglia (11,6) che si piazza alterzo posto della classificanazionale. In particolare inPuglia sono 6873 le impresecertificate «Bio». Mentre dalpunto di vista provinciale èBari la prima a livello nazio-nale con 2764 imprese certi-ficate Bio. I numeri del biolo-gico nel Belpaese raccontanodi un settore che si è forte-

mente trasformato e irrobu-stito negli ultimi anni, pas-sando da tendenza rivolta amercati di nicchia a vero eproprio stile di vita permilio-ni di consumatori italiani. Altempo stesso, il biologico starivestendo un ruolo semprepiù importante come oppor-tunità di rilancio per molteaziende del nostro agro-ali-mentare.Tornando ai dati, con rife-

rimento all’attività svoltal’81% opera direttamente nelsettore agricolo e circa il 7%nel commercio. In particola-re, le aziende che svolgonoesclusivamente produzioneBio sono 44.482 (il 75% del-l’universo delle certificate).Approfondendo l’analisi del-le imprese Bio per forma giu-ridica, l’11% (6.490) è costitui-to da società di capitale. Diqueste, oltre il 90% è una Pmiovvero con un volume d’affariuguale o inferiore ai 50 mi-lioni di euro.

P. C.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il «bio» è sempre in crescitaLa Puglia terza in ItaliaSono 6873 le aziende certificate. Il Nord va lento

Il Biologo stacontribuendoal rilancio delleaziendeagricole

I numeriLa Sicilia in testa con il15,9%, poi la Calabriacon il 13,4, quindi laPuglia con l’11,6%

Il gruppo

● Si chiama«laboratorioruralepartecipato» econiugaagricoltura esocialerecuperandocolture comecanapa ezafferano. Lastoria inizia nel2014 tra Seclì eGalatone,grazie adalcune giovanidonne tornatein Puglia dopovarieesperienze.

PassioneFabianaFassi,una dellepromotricidell’iniziativache haottenuto ilpremioAgri-Youdegli OscarColdiretti 2017

BambiniLuna è anche l’universodei bambini cheristabiliscono unarelazione con la natura

Corriere del Mezzogiorno Lunedì 12 Febbraio 2018BA9

BA10 Lunedì 12 Febbraio 2018 Corriere del Mezzogiorno

Basilicata

Su 131 comuni lucani ben 113 sono vocati allaproduzione. San Mauro Forte il primo a entrarenell’associazione nazionale. Quando unacagnetta Gilda trovò un «pezzo» da 600 grammi

Benvenutinella terradel tartufo

A ll’inizio erano pochi, solitari e riservaticercatori che esploravano i boschi coni loro cani cavatori. Quindici anni fanessuno in Basilicata, aveva esperien-

za nella raccolta del tartufo, nonostante qui ilpregiato tubero, come pezzatura e qualità, nonabbia niente da invidiare ad aree più blasona-te. È solo nel 2003 che la Regione Basilicata re-alizza la «Carta delle Aree vocate alla coltiva-zione dei tartufi», nella quale stabilisce che «itartufi lucani di maggiore interesse commer-ciale sono quelli provenienti dalla parte occi-dentale della Basilicata e dal litorale ionico» eindividua la zona vocata in un’area che siestende da Carbone a Chiaromonte fino San-t’Arcangelo e Teana, che può essere estesa, inun’accezione più ampia, fino a Viggiano e Ro-tonda. Si tratta di ben 113 Comuni sui 131 luca-ni, potenzialmente vocati alla produzione deltartufo. Nel frattempo, alcuni pionieri eranoall’opera. Come Eustachio Bia che dalla metàdegli anni ’90 ha iniziato a studiare da autodi-datta, divenendo raccoglitore esperto e poipresidente dell’Associazione di filiera per ilTartufo Colline Materane e del Medio Agri, co-stituita nel 2006, che interessa 24 comuni, daMatera fino a Guardia Perticara. Nata grazie al-l’apporto tecnico dell’Alsia, si propone di dif-fondere la cultura del tartufo in queste aree,ma soprattutto di promuovere tecniche di rac-colta rispettose dell’ecosistema. Oggi anche igiovani lucani puntano sul tartufo. Ne è unesempio Michele Viggiani, 31 anni, di SanMauro Forte, che ha creato la prima aziendadella collina materana di lavorazione e com-

mercializzazione di tartufi. Proprio la cittadinadi San Mauro, insieme a quella di Carbone (laprima a entrare nel 2017 nell’associazione na-zionale città del tartufo) e ad altri comuni tar-tuficoli, a novembre scorso ha conosciuto laconsacrazione alla fiera di Alba, con riconosci-menti ad opera di esperti, chef stellari, appas-sionati e buyer. Il tartufo di Basilicata ha cosìacquisito un suo spazio identitario nel più im-portante evento internazionale, sull’onda diun eccezionale ritrovamento, fatto ad ottobredal tartufaio Antonio Allegretti, titolare del-l’omonima azienda agricola di Grottole, e diGilda, la sua cagnetta cavatrice: un Tuber Ma-gnatum Pico, il tartufo bianco pregiato, di cir-ca 600 grammi.

Laura Cocozza© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’area

La Basilicatanel 2002 ladefinito la«Carta delleAree vocateallacoltivazionedei tartufi»,disegnando la«geografia»del tartufo. Lazona vocataallaproduzionesi estende daCarbone aChiaromontefino aSant’Arcangeloe Teana, mapuò essereallargatafino a Viggianoe Rotonda: 113comunisui 131 dellaregione

Il passatoFino a 15 anni fa nessuno avevaesperienza nella raccolta del tartufo,a parte qualche pioniere che haimparato da autodidatta

I giovaniSempre di più i giovani puntanosulla raccolta del tartufo, comeMichele Viggiani, 31 anni, cheproduce e commercializza

Corriere del Mezzogiorno Lunedì 12 Febbraio 2018BA11

La Lucania sulle orme di Albae ora è in arrivo la legge regionaleL’assessore Braia: «Valorizzeremo il nostro tartufo bianco»

S econdo l’Associazione di filiera per ilTartufo Colline Materane e del MedioAgri, per ora la ricerca dei tartufi in Ba-silicata svolge ancora una funzione d’in-

tegrazione al reddito delle comunità locali del-le aree interne boschivementre potrebbe costi-tuire una consistente fonte di reddito per gliimprenditori agricoli. Tuttavia qualcosa simuove. L’assessore regionale alle Politicheagricole e forestali, Luca Braia, ha annunciatola prossima approvazione della legge che dovràdelineare e regolare in maniera organica ilcomparto, legge già licenziata dalla Giunta eche praticamente da un anno aspetta l’appro-vazione del consiglio regionale. L’annuncio hafatto seguito alla prima partecipazione alla Fie-ra Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba,con uno stand istituzionale, di una delegazio-ne di 15 operatori, aziende, cavatori, commer-cianti del settore tartuficolo lucano. «Stiamoprovando a costruire un nuovo percorso per va-lorizzare la preziosa risorsa produttiva, impor-tante e di riferimento del territorio e di tutta laBasilicata tutta, che è il tartufo bianco del Ser-

rapotamo» commenta l’assessore Braia. «Ilbrand Basilicata nel prezioso mercato del tar-tufo può portare un valore aggiunto non indif-ferente ad una filiera che – sottolinea Braia -dovrà peròmostrarsi capace di unire le fasi del-la produzione a quella della trasformazione ecommercializzazione, superando una logicasbagliata che, ancora oggi, preferisce rimaneresotterranea e nascosta, come il prodotto stesso,senza quindi portare vantaggio né al tartufo diBasilicata, né all’intero comparto agroalimen-tare». Il battesimo del tartufo di Basilicata allaFiera di Alba, è stata anche un’occasione di for-mazione per i tartufai lucani. «Abbiamo volutoorganizzare unmomento formativo per i nostrioperatori del settore – spiega l’assessore - suicani da tartufo e sull’analisi sensoriale, oltre adiverse visite alle tartufaie piemontesi. Costru-ire percorsi in comune per una strategia di va-lorizzazione regionale che confluirà nella leg-ge di prossima approvazione, può senz’altroessere la chiave di volta».

L. C.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il futuro«Bisognacambiare,creareun verocomparto:oggi pochivantaggi»

L’assessore regionale Braia con Antonio Allegretti, titolaredi un’azienda agricola di Grottole, la cui cagnetta cavatriceha trovato un tartufo bianco di circa 600 grammi

BA12 Lunedì 12 Febbraio 2018 Corriere del Mezzogiorno

L’evento

Supplemento della testata

Distribuito con il Corriere della Sera non vendibile separatamente

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Vice caporedattore vicario:Vincenzo Esposito

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Distribuito con ilDirettore responsabile: Luciano Fontana

LalenticchiadiAltamuracontrolamalnutrizione

D al rischio estinzionenei primi anni 2000 al-l’Indicazione geografi-ca protetta riconosciu-

ta a dicembre scorso, e poimateria prima pregiata per unintegratore proteico che si èaggiudicato il premio dato daConfindustria alle nove impre-se più innovative d’Italia.È lastrana parabola della Lentic-chia di Altamura. Per decenni,a partire dagli anni ‘30, la co-siddetta «carne dei poveri»,perché ricca di ferro, è stata uncaposaldo dell’agroalimentaredella Murgia e della fossa pre-murgiana (tra Puglia e Basili-cata), esportata in Europa eNord America. Dagli anni ‘70,è lentamente scomparsa pervarie cause, tra cui i premi del-l’Ue che privilegiavano la mo-nocoltura del grano duro. L’harimessa in produzione il pro-getto «Savegrainpuglia», co-ordinato dall’Ibbr-Cnr di Bariinsieme al Parco dell’AltaMur-gia, finanziato con fondi Ue.Oggi è entrata nell’elenco na-zionale dei prodotti agroali-mentari tradizionali e, da di-cembre scorso, è iscritta nelregistro europeo delle Indica-zioni geografiche protette. In-tanto, il progetto «Altis», so-stenuto dal bando regionaleInnoNetwork 2017, l’ha usatacome materia prima di un ali-mento funzionale per anzianimalnutriti, costretti a letto. Eanche grazie ad «Altis», la ca-pofila del progetto, Farmala-bor, eccellenza pugliese dellafarmaceutica, ha vinto il pre-mio di Confindustria «Impre-se per l’Innovazione».

G. D.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Incontri

Gate & Gusto siaprirà alle10.30 delprossimo 4marzo nellaFiera di Foggia,in viale Fortore.Previstidegustazioni,cooking show,seminari eincontri. Ancheun corsogratuito perimparare a farela pizza,dall’impastoal forno

G estione, accoglienza,tecnologia, eventisenza trascurare il gu-sto e l’enogastrono-

mia. E’ il tema centrale di Ga-te&Gusto, la fiera che si svol-gerà a Foggia dal 4 al 6 marzoprossimi. Una fiera ormaiconsolidata negli anni e che sipone come obiettivo di rap-presentare un volano di cre-scita economica indirizzatoverso scenari internazionali.Come in passato, anche

l’edizione di quest’anno saràincentrata su alcuni temi co-me l’accoglienza, le tecnolo-gie, l’informatica: temi tuttiindirizzati verso l’agroalime-tare, uno dei settori trainantidell’econ0mia della provinciadi Foggia. Una fiera nazionalespecializzata che negli anni èdiventata un punto di riferi-mento per tutto il sud Italia edove i tanti imprenditori chela visitano prendono spunti,nuove idee per la loro attività.Nei tre giorni della rasse-

gna i padiglioni dell’Ente Fie-ra di Foggia, di viale Fortoreospiteranno degustazioni,cooking show, seminari e in-

contri per discutere di quali-tà, di eccellenze agroalimen-tari e di ospitalità.Tra gli eventi in program-

ma un corso completamentegratuito di pizza classica. Aipartecipanti saranno inse-gnati tutti i trucchi per prepa-

rare, condire e infornare unodei piatti tipici della culturaitaliana ed esportato in tutto ilmondo. Un corso tenuto dal-l’Associazione Pizzaioli Pro-fessionisti che illustrerannoalcune «varianti», per realiz-zare pizze alternative, per chi

in promotion ossia «Sapori inPromozione», non è altro –secondo gli organizzatori - unpercorso formativo, di cono-scenza degli odori e dei sapo-ri, fatto attraverso le degusta-zioni dei prodotti tipici dellanostra terra, trasformati insucculenti piatti durante la tregiorni di Gate & Gusto 2018. Ilregolamento dello show coo-king prevede, infatti, la possi-bilità di utilizzare nei menùesclusivamente prodotti tipicilocali, insieme anche ai pro-dotti come il cacao ed il cioc-colato fondente al 85% alme-no, producendo da una com-binazione di materie primeche possono sembrare oppo-ste ma genereranno piatti sa-lati con un tocco di gusto chenon sfocerà assolutamentenella volgarità.L’obiettivo degli organizza-

tori è quello di superare i nu-meri fatti registrare nell’edi-zioni del 2017 quando la fieracontò oltre settemila visitato-ri, 200 espositori, 14 partner e40 sponsor.

Luca Pernice© RIPRODUZIONE RISERVATA

Gate & Gusto, tre giorni di corsi e saporiDall’accoglienza alle tecnologie, la Fiera di Foggia ripropone l’appuntamento dal 4 al 6 marzo,Esposizione, lezioni, seminari. A confronto chef, maestri pizzaioli ed esperti di comunicazione

è soggetto a intolleranze ali-mentari. Naturalmente nonmancherà un incontro, previ-sto per il 5 marzo, proprio perparlare della pizza napoleta-na, dichiarata patrimonio del-l ’Unesco, con i massimiesperti di questa arte. E anchenell’edizione di quest’anno disvolgerà il campionato nazio-nale della pizza italiana cheogni anno attrae e decine dipizzaioli, professionisti e nonma, soprattutto, migliaia divisitatori.Tra i seminari previsti c’è da

segnalare quello che si terrà il5 e il 6 sulla comunicazionedei cuochi tenuto da FabriziaVentura, Chef Designer dellaFederazione Italiana Cuochi.Particolarmente apprezzata

sarà, come avvenuto negli an-ni, scorsi anche lo show coo-king «Flavors in promotion»dove lo chef o il ristoratorepotrà far degustare ai visitato-ri il proprio piatto. Non unapietanza qualsiasi, però. Per-ché l’obiettivo della manife-stazione è diffondere inmododiretto la cultura del chilome-tro Zero. Ecco perché Flavors

Due immaginidell’edizionedello scorsoanno, con irappresentantidell’Associa-zionePizzaioliProfessionisti(foto tratta dalsito fieragate.it)

La lenticchia diAltamura è statautilizzata dalprogetto Altisper produrre unalimentofunzionaledestinato adanzianimalnutriti

Corriere del Mezzogiorno Lunedì 12 Febbraio 2018BA13

BA14 Lunedì 12 Febbraio 2018 Corriere del Mezzogiorno

Vino

È boom di enoteche an-che in Puglia come nelresto d’Italia. Nella re-gione, infatti, negli ul-

timi 5 anni, dal 2012 al 2017,sono aumentate dell’11,5% le«oasi del vino», luoghi privi-legiati di cultura e turismo,deputati a uno stile di vita«lento», attento all’equilibriopsico-fisico e al consumo divini di qualità, da condivide-re con amici e parenti. Anco-ra più netto il balzo in avantiregistrato in tutto il Paese,+13%. È quanto emerge daidati Coldiretti/Camera diCommercio di Milano. In Pu-glia sono aumentate soprat-tutto in provincia di Foggia,da 72 nel 2012 a 89 nel 2017(+23,6%), e Lecce, da 104 a 124(+19,2%). Seguono Taranto,da 73 a 82 (+12,3%), e Bari, da191 a 203 (+6,3%). Si riduconosolo nel Brindisino, da 47 a45 (-4,3%). Siamo ancora lon-tani, peraltro, dai numeri dialtre regioni: i capoluoghi ita-liani che ne contano di piùsono Napoli (546), Roma(482) eMilano (264). In Italia,più di un’enoteca su quattro(27%) è guidata da una don-na, mentre il 12% è gestito dagiovani, soprattutto al Sud,con punte del 25% a Taranto,seguita da Catania e Palermo

(20%). Il vino, d’altra parte,dice Gianni Cantele, presi-dente di Coldiretti Puglia,«ha registrato un balzo inavanti nell’export, confer-mando un trend in continuacrescita. E durante l’anno of-fre straordinarie opportunitàdi lavoro in vigne, cantine enella distribuzione commer-ciale, ma anche in attivitàconnesse, di servizio e nel-l’indotto, che si sono estesenegli ambiti più diversi». An-che le ultime tendenze diconsumo rafforzano le spe-ranze. Sulle tavole degli ita-liani, riferisce Coldiretti, è inatto una svolta: i consumi divino, dopo aver toccato il mi-nimo a 33 litri pro capite nel2017, hanno marcato nel Pae-se un aumento record del 3%,trainati dal +5% dei vini a De-nominazione d’origine con-trollata (+37% la produzioneper i 29 pugliesi a Doc e Docgarantita), dal +4% delle Indi-cazioni geografiche protette(6 in Puglia) e dal +6% deglispumanti, mentre hannoperso terreno gli acquisti divini comuni (-4%). Grandeexploit in Puglia rilevano irossi, gli spumanti e soprat-tutto i rosati, che in 3 annimostrano un balzo record del122% (fonte Uiv), pari al 40%della produzione nazionale,con oltre 1 milione di botti-glie l’anno, trainati da consu-mi in crescita di oltre il 13%.

Giuseppe Daponte© RIPRODUZIONE RISERVATA

In Italia, più di un’enoteca su quattro (27%)è guidata da una donna,

L’enoteca fa boom: +11,5%In5annilaPugliacresce,mal’Italiasegnaaddirittura+13%SoloBrindisifaunpiccolopassoindietro.DonneprotagonisteI dati

● Secondo idati ColdirettiCamera diCommercio diMilano leenoteche sonoaumentate inprovincia diFoggia, da 72nel 2012 a 89nel 2017(+23,6%), eLecce, da 104 a124 (+19,2%).SeguonoTaranto, da 73a 82 (+12,3%),e Bari, da 191 a203 (+6,3%).Nel Brindisino,da 47 a 45 (-4,3%)

Un turista alla vendemmiaCosì si scopre la viticolturaEcco che cosa cambia con la nuova normativa

I turistipotrannoconoscere dalvivo l’attivitàenologica

C onoscenza del vinonel luogo di produzio-ne, visite in vigna, de-gustazioni, pacchetti

turistici, partecipazione allavendemmia, vendita di viniaziendali con altri alimenti,iniziative didattiche e ricreati-ve in cantina. Queste e altreattività ruotano da sempre in-torno al mondo dell’enoturi-smo. Ma solo da gennaioscorso c’è una legge in Italiache le regola. Merito di unemendamento nella Legge diBilancio 2018, nato dalla col-laborazione tra il senatore Da-rio Stefàno (capogruppo inCommissione Agricoltura), ilMovimento turismo del vino(Mtv), l’Unione italiana vini ele Città del Vino. Il testo disci-plina l’attività di aziende agri-cole e di imbottigliamento,purché in zone di vini Docg,Doc e Igt. Via libera, dunque,anche ai grandi gruppi indu-striali, purché operino su unterritorio vocato alla viticoltu-ra, mentre sono esclusi gliimbottigliatori fuori zona.L’enoturismo, che in Italiaconta ogni anno già oltre 15milioni di turisti e winelo-vers, per un giro d’affari di ol-tre 2,5 miliardi di euro (fonteMtv), esce quindi da un vuotonormativo e diventa regolar-mente fatturabile. «Le normenon sono un appesantimentoburocratico - chiarisce il pre-sidente di Mtv, Carlo Pietra-santa - ma definiscono unabaseminima». Le degustazio-ni in cantina, ad esempio,spiegano gli esperti di Mtv,«in precedenza erano con-

sentite dal decreto 98/2013,che però escludeva la sommi-nistrazione. Come dire: si puòaprire la bottiglia, ma nonversare il vino nei bicchieri.Allo stessomodo, dare forbicia un visitatore per fargli pro-vare l’ebbrezza della vendem-mia era illegale, in quanto la-voro nero. Il nuovo testo met-te al riparo da questi rischi».

Ora, inoltre, si possono stipu-lare assicurazioni verso terzi(i visitatori), possibilità inpassato negata. E gli impren-ditori possono scegliere tra lacontabilità aziendale ordina-ria e la disciplina fiscale riser-vata agli agriturismi.«È unagrande opportunità per leaziende vinicole e i territori incui sono radicate – dice Seba-stiano de Corato, presidentedi Mtv Puglia - tanto più nellanostra regione, sempre piùterra di grandi vini e di turi-smo qualificato. Ora attendia-mo i regolamenti attuativi delMipaf».

G. D.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Le aziendeUn emendamentoalla legge di bilanciodà maggiore spazioall’enoturismo

Corriere del Mezzogiorno Lunedì 12 Febbraio 2018BA15

BA16 Lunedì 12 Febbraio 2018 Corriere del Mezzogiorno