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pastoregabriella
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LE OLIMPIADI ANTICHE
Nascita e sviluppo delle prime manifestazioni sportive.
Presso i Greci il momento sportivo era parte essenziale dell'educazione.
Tuttavia il termine sport, inteso come attività psichica praticata per il gioco o la competizione, non
esisteva nel vocabolario greco.
Il termine sport compare per la prima volta in Inghilterra verso la fine del XV° sec. e proviene dal
termine francese disport, che a sua volta deriva dal termine antico desport che significa ricreazione,
divertimento.
I Greci per designare le loro attività usavano i termini:
gymnastique (da gymnos, nudo) perché gli atleti si confrontavano nudi,
oppure agon (concorso, lotta, emulazione) o
athlon (sforzo, lotta) o
ancora athlos (combattimento, exploit) da cui gli aggettivi "agonistico" e "atletico".
Perché per i Greci il momento sportivo non era del tipo ludico, ma si associava alla formazione del
carattere dei giovani, futuri cittadini cui spettava il dovere di condurre bene gli affari delle loro città
e difenderle in caso di pericolo. L'ideale atletico era quindi nell'emulazione e nello sforzo per essere
riconosciuto il migliore di tutti. Per conseguenza la semplice partecipazione ad un concorso non aveva
alcun senso per gli atleti, ma contava solo la vittoria. Di conseguenza nel podio non esisteva né il
secondo né il terzo posto. Anche lo spirito di squadra mancava e la partecipazione alla competizione era
strettamente individuale.
I giochi dell'antica Grecia sono classificati dagli storici in due gruppi: i Giochi Panellenici ed i Giochi
Panatenaici.
I Giochi Panellenici , a loro volta, si distinguono in: Giochi Olimpici, Giochi Pitici, Giochi Istmici e Giochi
Nemei.
“ Giochi Olimpici “
Giochi Olimpici che si sviluppavano ad Olimpia in onore di Zeus. Erano i giochi più antichi e più
prestigiosi e la prima organizzazione risale al 776 a .C. Premio per la vittoria una corona di olivo
selvaggio.
“ Giochi Pitici “
Giochi Pitici che si svolgevano a Delfi, in onore di Apollo ed erano i più prestigiosi dopo quelli di
Olimpia. Cominciavano sempre con un concorso musicale e la prima celebrazione risale al VII sec. a. C.
Premio per la vittoria una corona di alloro.
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“ Giochi Istmici “
Giochi istmici che venivano organizzati ogni due anni ad Istmo in onore di Poseidone e dell'eroe
Mélicerte con prima organizzazione ufficiale nel 582 a .C. e con premio per la vittoria una corona di pino
MELICERTE: figlio di Atamante e di Ino. Atamante era urtato per il disprezzo che Nefele gli
dimostrava e, innamoratosi di Ino, figlia di Cadmo, la condusse segretamente nel suo palazzo ai piedi del
monte Lafistio, dove essa gli generò Learco e Melicerte. Era odiava Atamante non soltanto per ciò che
aveva fatto a Nefele, ma anche perché, d'accordo con Ino, aveva accolto il piccolo Dioniso, bastardo di
Zeus e della sorella di Ino, Semele, e lo teneva nascosto nel palazzo travestito da fanciulla. La dea si
vendicò facendo impazzire Atamante il quale, afferrato l'arco, colpì Learco e ne fece a pezzi il corpo
ancora palpitante. Ino afferrò allora Melicerte, il suo figliolo più giovane e fuggì; ma non sarebbe
scampata alle frecce di Atamante se il giovane Dioniso non avesse temporaneamente accecato
Atamante, cosicché egli uccise una capra invece di Ino. Ino salì poi sulla roccia Moluride, si gettò in
mare e annegò. Ma Zeus, memore delle cortesie usate da Ino a Dioniso, non volle che la sua ombra
scendesse agl'Inferi e la divinizzò come dea Leucotea. Egli divinizzò anche Melicerte come dio
Palemone e lo mandò nell'istmo di Corinto a cavallo di un delfino.
Si racconta che Sisifo, il fratello di Atamante, che regnava allora su Corinto trovò il cadavere di
Melicerte e lo fece seppellire. Per ordine di una Nereide, gli fece tributare un culto sotto il nome di
Palemone, e fondò i Giochi Istmici come giochi funebri in suo onore
“ Giochi Nemei “
Giochi Nemei che si tenevano a Nemè in onore di Zeus ogni due anni con prima organizzazione ufficiale
nel 573 a .C. e a .C. e con premio per la vittoria una corona di foglie di sedano.
“ Giochi Panatenaici “
I Giochi Panatenaici facevano invece parte delle grandi Panatenee, le feste ateniesi più
importanti che venivano realizzate ogni quattro anni in onore di Atena. Non furono mai elevate al rango
di giochi Panellenici ma non erano meno prestigiosi grazie al valore dei loro premi che consistevano in
oggetti d'oro ed argento per i vincitori del concorso musicale, scudi ed olio di oliva per i vincitori
dei concorsi ginnici ed ippici .Presero la loro forma organizzativa definitiva a partire dal 566 a .C.
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“ Giochi Olimpici “
Giochi Olimpici che si sviluppavano ad Olimpia in onore di Zeus. Erano i giochi più antichi e più
prestigiosi e la prima organizzazione risale al 776 a .C. Premio per la vittoria una corona di olivo
selvaggio.
Dove?? In onore di chi??? Quando?? Premio??
776 a.C.
A Olimpia Zeus Corona di olivo selvaggio
I giochi venivano organizzati seguendo un ciclo di quattro anni, noto come Olimpiade, che era uno dei
modi in cui gli antichi Greci misuravano il tempo. I Giochi Olimpici venivano presi come punto di
partenza, ovvero rappresentavano il primo anno del ciclo; nel secondo anno si tenevano sia i Giochi
Nemei che i Giochi Istmici (in mesi diversi), seguiti dai Giochi Pitici nel terzo anno e da una nuova
edizione dei Nemei e Istmici nel quarto. A quel punto il ciclo ricominciava con la disputa dei Giochi
Olimpici. Erano organizzati in questo modo affinché gli atleti potessero partecipare a tutti i giochi.
Le Olimpiadi erano le gare più prestigiose di un mondo che vedeva nello sport un elemento fondamentale
della vita pubblica. Chi otteneva il primo premio in tutte e quattro le manifestazioni che componevano i
Giochi Panellenici si assicurava una gloria straordinaria: era perciò definito "periodonikes", "vincitore di tutti i giochi" e passava alla storia dell'intera nazione come un eroe.
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QUADRO RIASSUNTIVO GIOCHI NELL’ANTICA GRECIA
GIOCHI
PANELLENICI
GIOCHI
PANATENAICI
Giochi OLIMPICI PITICI ISTMICI NEMEI GRANDI PANATENEE
Dove?? Olimpia Delfi Istmo di Corinto Nemè Atene
In onore di?? Zeus
Apollo
Poseidone
Melicerte
Zeus
Atena
Premio Corona di
Olivo
selvaggio
Corona di
Alloro
Corona di Pino
Corona di foglie
di Sedano
Oro, argento, Scudi e olio
di oliva
Quando?? 776 a.C. VII sec. a.C. 582 a.C. 573 a.C. 566 a.C.
Ogni 4 anni Ogni 4 anni Ogni 2 anni Ogni 2 anni Ogni 4 anni
Ciclo GIOCHI PANELLENICI
1° anno OLIMPIADI
2° anno NEMEI ISTMICI
3° anno PITICI
4° anno NEMEI ISTMICI
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“ Giochi Olimpici “
La tradizione antica pone la nascita dei primi giochi olimpici ufficiali nel 776 a .C. anno da cui
furono regolarmente annotati nome e città d’origine dei vincitori di ogni gara e la sua ultima
celebrazione nel 393 d.C.
Diverse sono le leggende che ci raccontano delle origini:
Fu Ifito, re dell’Elide, a organizzare i primi Giochi in onore del dio Zeus per rispettare una profezia
dell’oracolo di Delfi.
Altre fonti raccontano invece che Ifito celebrò tale competizione sportiva per celebrare la vittoria sui
Piasti.
L’importanza attribuita dagli antichi Greci ai giochi fu tale che basarono il conto del tempo sulle
Olimpiadi, che si disputarono regolarmente ogni quattro anni, nel mese di agosto in piena canicola.
Conto del tempo ogni 4 anni nel mese di agosto
Disputarle ogni anno era infatti impossibile data la spesa immane che richiedeva l’allestimento dei
giochi.
Il successo olimpico fu agevolato anche dalla tregua sacra per le guerre, che veniva proclamata in nome
della città sacra di Olimpia qualche settimana prima dell’inizio dei giochi per garantire ad atleti e
spettatori la sicurezza durante i viaggi e le gare. Durante i giochi la Grecia martoriata dalle guerre fra
le varie poleis ridiventava un popolo unito nello spirito della fratellanza umana.
Nelle prime edizioni si disputò solo la gara della corsa dello stadio, distanza pari a circa 192,27 m, su
una pista di terra battuta fiancheggiata da un rilievo su cui prendevano posto gli spettatori. Una
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leggenda narra che tale misura corrisponderebbe a 600 orme(misura=0.32m) del piede d’Ercole
,o forse alle stesse orme del piede d’Ifito.
Quando si costruirono edifici destinati alla pratica sportiva, si scelse come misura di lunghezza quella
che consentiva di svolgere in linea retta la corsa dello stadio: si chiamò così stadio l’intera costruzione,
compresi gli spazi per il pubblico.
Ingresso dello stadio di Olimpia Lo stadio
Col passare degli anni, alla corsa dello stadio si aggiunsero altre discipline:
altre corse veloci, corse di resistenza, corse con le armi;
pugilato, lotta, pancrazio (un misto di lotta e pugilato, molto violento);
gare di corsa a cavallo e su carri trainati da cavalli.
Lancio del disco e del giavellotto;
Salto in alto e in lungo;
Pentathlon(che premiava l’atleta più completo nelle cinque discipline più seguite)
Il programma era completato da competizioni riservate ai ragazzi e da una gara musicale
.
La partecipazione dei fanciulli ai veri e propri giochi era infatti vietata fino al 632 a.C, poi alla
XXXVII edizione vi furono ammessi escludendoli però dalle discipline più cruente, da quelle oplitiche
(con armatura) o da quelle che richiedevano maggiore perizia. Del resto, coinvolgendo nel tifo prima le
città poi anche i governi come fatto sociale e culturale,erano nate nel frattempo numerose palestre con
istruttori, costruite e pagati con i soldi dello Stato, quindi fin dalla giovane età i fanciulli erano
coinvolti in quel prestigio che i Giochi apportavano.
“ LA MARATONA”
Una data in cui la storia si mescola con la leggenda è il 490 a.C. , quando nella pianura di Maratona un
esercito greco si oppose con successo agli invasori persiani: la tradizione narra che il soldato Fidippide
corse dal luogo della battaglia fino ad Atene per dare notizia della vittoria, morendo per lo sforzo dopo
l’impresa. Questo episodio darà il nome alla più lunga gara di corsa dei Giochi attuali, la maratona, che si
disputa sulla distanza che separa la località di Maratona da Atene (42,2 km).
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MARATONA: la storia, la tradizione, il mito... e la corsa
Della corsa, la maratona costituisce la parte più nobile e sofferta. Negli ultimi anni è diventato un
modus essendi: la Maratona può essere disputata solo da atleti provetti e specialmente allenati, è la
gara più lunga e faticosa di tutto il programma olimpico.
Nell'Olimpiade, a questa gara partecipano non più di un centinaio di atleti; insomma una corsa per pochi
folli!Per comprendere perché una gara tanto lunga e faticosa affascini così tanta gente che, non ha
niente a che vedere con l'agonismo, dobbiamo rifarci ad un celebre avvenimento della storia antica: la
grande battaglia di Maratona del 409 a. C tra Persiani e Ateniesi.
Si trattò di un avvenimento che ha avuto rilevanza nella storia del mondo: fu considerata la prima
decisiva vittoria degli europei sugli orientali. Gli invasori Persiani volevano punire i Greci che anni prima
avevano appoggiato la rivolta degli Ioni.
Sbarcarono nella baia di Maratona, con 50.000 uomini in pieno assetto di guerra, armi, equipaggiamenti
e cavalleria.
Aspettarono nella pianura di Maratona sperando che in Atene insorgesse la ribellione fomentata da
alcuni seguaci dell'armata persiana.
Saputo dello sbarco delle forze dei Persiani, gli Ateniesi, desiderosi di scontrarsi con il nemico, lontano
dalla loro città, portarono il loro esercito su di un altura, in modo da controllare i nemici e le vie di
accesso ad Atene, in attesa che arrivassero soccorsi da Sparta.
Gli Ateniesi, vedendo parte dei Persiani reimbarcarsi con lo scopo di attaccare Atene anche da un'altro
versante, decisero di attaccare senza aspettare rinforzi dagli Spartani, ancora indecisi sul da farsi per
motivi religiosi.
Gli orientali erano superiori numericamente, ma di gran lunga Le truppe di Atene, al passo di corsa
urtarono violentemente contro l'esercito nemico. Secondo Erodoto, la corsa fu di circa un chilometro e
mezzo.
I Persiani ebbero la peggio e furono costretti a reimbarcarsi. Vinta la battaglia, l'esercito ateniese
tornò indietro, coprendo con una marcia rapidissima (11.000 uomini, quasi al passo di corsa!) 34
chilometri. Temevano, infatti, che le navi Persiane attaccassero la città sguarnita, ma questo non
avvenne.
Nonostante questa schiacciante vittoria, l'anno successivo i Persiani entrarono in Atene.
In questo contesto si colloca la figura mitica dell'ateniese Fidìppide, di professione emerodromo
(uomini capaci di correre per un intero giorno, o più a lungo; molto importanti per l'esercito, poiché
rappresentavano generalmente i soli mezzi di comunicazione; alcuni di loro erano in grado di percorrere
200 chilometri in 15 ore!), il quale fu mandato prima della battaglia, a Sparta per chiedere aiuto.
Corse, per circa 250 chilometri, impiegando 2 giorni per poi tornare di nuovo indietro. Erodoto ci
tramanda che Fidìppide raggiunse Sparta "Nel giorno immediatamente successivo" alla sua partenza, e
cioè che impiegò non più di 48 ore e tornò presto indietro, se non immediatamente.
Dopo la battaglia, infine, corse fino ad Atene, per 42 chilometri morendo nei pressi dell'Acropoli,
probabilmente per la fatica (!), dopo aver annunciato la vittoria.
In ricordo di Fidìppide e della grande vittoria dei Greci sui Persiani praticamente al passo di corsa, è
stata inserita la gara di Maratona nella prima Olimpiade dell'era moderna svoltasi nel 1896 ad Atene.
La corsa copre un tragitto di Km 42,195 che sarebbe, la distanza dal luogo della battaglia ad Atene.Con
il passare degli anni il rito si è ripetuto al di fuori delle Olimpiadi in un pò tutte le città più importanti
lasciando, come costanti fisse, il nome (Maratona) e la distanza (Km 42,195).
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ORGANIZZAZIONE DEI GIOCHI
Circa un mese prima dell’inizio dei Giochi gli atleti dovevano presentarsi ai giudici, nella città di Elide
allenarsi nel ginnasio: per essere ammessi dovevano dichiarare le proprie generalità e la località di
origine. Potevano gareggiare solo i cittadini greci liberi, con esclusione degli schiavi e delle donne.
Per quattro settimane i concorrenti si allenavano sotto il controllo dei giudici, per dimostrare le
proprie capacità e le possibilità di ben figurare in gara.
Terminati i preparativi, il corteo di atleti, allenatori, giudici e sacerdoti si trasferiva a piedi fino a
Olimpia, dove si svolgeva la:
cerimonia di apertura con sacrifici a Zeus organizzati da sacerdoti, giuramento olimpico degli atleti
e di giudici e accensione del fuoco sacro.
LA FIAMMA OLIMPICA
Il fuoco veniva acceso per tutto il periodo delle olimpiadi. Colui che porta la fiamma olimpica viene
chiamato “tedoforo”, cioè portatore della “TEDA”, la fiaccola olimpica.
La fiamma brucia per tutta la durata dei giochi e viene spenta nella cerimonia di chiusura
Alle gare accedevano solo gli atleti migliori, selezionati nella fase preparatoria, che si affrontavano in
eliminatorie, semifinali e finali. I confronti erano sempre a eliminazione diretta e non venivano calcolati
tempi né stilate classifiche. Contava solo la vittoria: arrivare secondi equivaleva a una sconfitta.
Gli atleti che volevano partecipare ai giochi dovevano soddisfare due condizioni: essere di origine
greca e di libera condizione. Le leggi escludevano dai concorsi quelli che avevano commesso un delitto
contro un altro greco e quelli che avevano perduto i diritti civili; in effetti, dato il carattere sacro dei
giochi olimpici, la partecipazione di persone indegne era considerata un crimine contro Zeus.
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Il desiderio di vedersi coronare ad Olimpia poteva condurre alcuni atleti a comportamenti scorretti.
Pausania descrive statue erette grazie alle ammende inflitte agli atleti sleali. Queste statue avevano
spesso delle iscrizioni che indicavano il nome con le sanzioni. Erano allineate sul monte Altis lungo il
cammino che conduceva allo stadio e servivano di monito per i partecipanti che lo attraversavano
per recarsi sul posto di gara.
Dopo aver terminato il momento propedeutico nel ginnasio di Elis tutti partivano alla volta di Olimpia.
Il tragitto, che durava due giorni, passava per la via sacra, la via meno corta, che fiancheggia il litorale,
facendo tappa alla fonte di Piéra (sulla vecchia frontiera tra l'Elis e Pise) per procede alle cerimonie di
purificazione.
L'arrivo della processione all'Altis segnava l'inizio della festa. Con i rappresentanti delle città, in
questo giorno solenne, veniva prestato anche il giuramento.
Gli atleti usavano anche cospargersi il corpo di olio prima della prestazione, affinché le membra e le
giunture si rendessero in tal modo più forti e pieghevoli.
La lealtà era tenuta in grande considerazione: se qualche atleta infrangeva il regolamento, veniva
punito dai giudici con frustate o con la squalifica. Il quarto giorno dei Giochi era riservato a
banchetti, sacrifici e cerimonie religiose per ringraziare le divinità, mentre le gare venivano sospese.
Per il primo secolo e mezzo i Giochi furono dominati dagli atleti di Sparta. Gli abitanti di questa città
ricevevano un duro addestramento militare fin dalla prima infanzia che, in occasione delle gare, si
rivelava un ottimo allenamento anche per la pratica sportiva. Con il passare dei secoli, anche altre città
greche divenute economicamente e politicamente importanti cercarono affermazioni sportive:
finanziati dallo stato, atleti della Grecia e delle principali colonie elleniche si preparavano
accuratamente per le gare, perfezionando la tecnica e l’allenamento per ogni sport.
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I SIMBOLI OLIMPICI Moderni
I cinque cerchi sono intrecciati per simboleggiare l’unità dei cinque continenti, attraverso lo spirito
olimpico e l’incontro tra gli atleti provenienti da tutto il mondo durante i giochi olimpici.
Ogni cerchi ha un colore diverso.De Coubertin, l’ideatore della bandiera olimpica su cui essi compaiono,
scelse questi colori , più il bianco come sfondo, perché all’epoca erano i colori utilizzati in tutte le
bandiere del mondo.
Nell’opinione pubblica si è però ormai consolidata l’idea che ogni cerchio e il suo colore rappresentino un
continente con il seguente abbinamento:
BLU EUROPA
GIALLO ASIA
ROSSO AMERICA
NERO AFRICA
VERDE OCEANIA.
Secondo il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) i sei colori tutti insieme simboleggiano tutti i paesi
del mondo, non vi è alcuna associazione tra i singoli colori e i cinque continenti.
ll motto olimpico
ll motto olimpico ufficiale è "Citius, Altius, Fortius", un'espressione latina che significa "più veloce,
più alto, più forte". La frase fu scelta come motto dal Comitato Olimpico Internazionale sin dalla sua
fondazione nel 1894, ma fu usata per la prima volta in un'Olimpiade solo nel 1924 a Parigi.