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MARX → Treviri (Germania) da una famiglia di ebrei – † 1883 S’iscrive alla facoltà di giurisprudenza, accumula debiti, si sposta a Berlino, dove conosce sua moglie, suo suocero è consigliere al governo. Morte prematura dei primi tre figli. Studia filosofia. Si laurea e nel 1842 diventa redattore di una rivista liberale a Colonia. Nel 1843-45, a Parigi, in contatto con Bakunin fonda Gli annuali franco-tedeschi, in cui critica l’assolutismo prussiano. Si trasferisce a Bruxelles dove pubblica “L’ideologia tedesca” parlando della sua concezione materialistica. Critica a Hegel → Marx condivide la critica di Foierbach (errore logico di invertire il materiale e lo spirituale e di aver fatto del concreto una manifestazione del pensiero) e aggiunge che Hegel muove da una nozione astratta (lo stato) e considera gli individui concreti come una sua derivazione. Ma, come non è la religione a creare gli uomini, ma gli uomini a creare la religione, così non è la costituzione a creare il popolo, ma il popolo che crea la costituzione. Va oltre Forierbach perché individua in Hegel un opportunismo politico: nel tentativo di ingraziarsi lo stato prussiano, Hegel interpreta le leggi di questo stato dal contenuto palesemente arbitrario e come una manifestazione di una razionalità universale. Critica ai socialisti francesi → Marx distingue due tipi di socialismo: Critico utopistico (Saint-Simon, Fourier, Owen) Conservatore borghese (Proudhon). Il socialismo di Marx si definisce scientifico perché muove dall’analisi delle condizioni concrete della società. 1847: primo congresso della lega dei comunisti. 1848: manifesto del partito comunista fondato sul motto proletari di tutto il mondo unitevi. Esplodono moti rivoluzionari repressi nel sangue. Marx viene cacciato. Va a Parigi, poi a Londra dove studia economia politica (Smith e Ricardo). Pubblica i tre volumi del Capitale. 1844: Tesi su Foierbach. Merito: aver compreso l’origine umana della religione (teologia – antropologia). Critica: rimprovera il fatto di aver sostituito la concezione religiosa con altre idee. Per cambiare le idee non basta criticare, occorre muovere dall’analisi delle condizioni concrete che hanno permesso il nascere della religione (chimera celeste) → Gli uomini creano la religione alienando il loro essere e proiettandolo in un Dio immaginario solo quando l’esistenza reale nella società capitalistica, fatta di dominanti e dominatori, proibisce lo sviluppo dell’umanità. Foierbach non si è reso conto che il sentimento religioso è un prodotto sociale. Egli afferma “Questo stato, questa società, creano la società, conoscenza rovesciata del mondo, per cui intanto esiste il mondo fantastico degli dei perché esiste il mondo ingiusto della società civile”. La religione è il sospiro della creatura oppressa , costretta a trovare consolazione nella fede per meglio sopportare la situazione in cui si è costretti a vivere, ma le illusioni non svaniscono se non si eliminano le condizioni che le hanno generate. È necessario trasformare il mondo per superare le ingiustizie e le disuguaglianze. Si passa da una critica della teologia (religione) a una critica dell’umanità (società). Il fenomeno dell’alienazione → termine con cui Marx descrive la situazione dell’operaio nella società capitalistica. Egli è alienato in 4 diverse modalità: 1. Nei confronti del prodotto: egli produce oggetti che non gli appartengono, che gli sono estranei e di cui non può godere perché spettano al capitalista; 2. In relazione alla sua attività stessa: anche la sua capacità produttiva è proprietà del capitalista che può imporre ritmi disumani e obiettivi dettati dai

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riassunto su Marx

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MARX → Treviri (Germania) da una famiglia di ebrei – † 1883S’iscrive alla facoltà di giurisprudenza, accumula debiti, si sposta a Berlino, dove conosce sua moglie, suo suocero è consigliere al governo. Morte prematura dei primi tre figli. Studia filosofia. Si laurea e nel 1842 diventa redattore di una rivista liberale a Colonia. Nel 1843-45, a Parigi, in contatto con Bakunin fonda Gli annuali franco-tedeschi, in cui critica l’assolutismo prussiano. Si trasferisce a Bruxelles dove pubblica “L’ideologia tedesca” parlando della sua concezione materialistica.

Critica a Hegel → Marx condivide la critica di Foierbach (errore logico di invertire il materiale e lo spirituale e di aver fatto del concreto una manifestazione del pensiero) e aggiunge che Hegel muove da una nozione astratta (lo stato) e considera gli individui concreti come una sua derivazione. Ma, come non è la religione a creare gli uomini, ma gli uomini a creare la religione, così non è la costituzione a creare il popolo, ma il popolo che crea la costituzione. Va oltre Forierbach perché individua in Hegel un opportunismo politico: nel tentativo di ingraziarsi lo stato prussiano, Hegel interpreta le leggi di questo stato dal contenuto palesemente arbitrario e come una manifestazione di una razionalità universale.

Critica ai socialisti francesi → Marx distingue due tipi di socialismo: Critico utopistico (Saint-Simon, Fourier, Owen) Conservatore borghese (Proudhon).

Il socialismo di Marx si definisce scientifico perché muove dall’analisi delle condizioni concrete della società.

1847: primo congresso della lega dei comunisti.1848: manifesto del partito comunista fondato sul motto proletari di tutto il mondo unitevi. Esplodono moti rivoluzionari repressi nel sangue. Marx viene cacciato. Va a Parigi, poi a Londra dove studia economia politica (Smith e Ricardo). Pubblica i tre volumi del Capitale.

1844: Tesi su Foierbach. Merito: aver compreso l’origine umana della religione (teologia – antropologia). Critica: rimprovera il fatto di aver sostituito la concezione religiosa con altre idee.

Per cambiare le idee non basta criticare, occorre muovere dall’analisi delle condizioni concrete che hanno permesso il nascere della religione (chimera celeste) → Gli uomini creano la religione alienando il loro essere e proiettandolo in un Dio immaginario solo quando l’esistenza reale nella società capitalistica, fatta di dominanti e dominatori, proibisce lo sviluppo dell’umanità. Foierbach non si è reso conto che il sentimento religioso è un prodotto sociale. Egli afferma “Questo stato, questa società, creano la società, conoscenza rovesciata del mondo, per cui intanto esiste il mondo fantastico degli dei perché esiste il mondo ingiusto della società civile”. La religione è il sospiro della creatura oppressa, costretta a trovare consolazione nella fede per meglio sopportare la situazione in cui si è costretti a vivere, ma le illusioni non svaniscono se non si eliminano le condizioni che le hanno generate. È necessario trasformare il mondo per superare le ingiustizie e le disuguaglianze. Si passa da una critica della teologia (religione) a una critica dell’umanità (società).

Il fenomeno dell’alienazione → termine con cui Marx descrive la situazione dell’operaio nella società capitalistica. Egli è alienato in 4 diverse modalità:

1. Nei confronti del prodotto: egli produce oggetti che non gli appartengono, che gli sono estranei e di cui non può godere perché spettano al capitalista;

2. In relazione alla sua attività stessa: anche la sua capacità produttiva è proprietà del capitalista che può imporre ritmi disumani e obiettivi dettati dai propri interessi egoistici, trasformando il lavoro in “lavoro forzato” e riducendo l’operaio a schiavo che vive per la sola sussistenza;

3. Nei confronti della sua essenza: nel sistema capitalistico il lavoro non è più l’ambito di realizzazione della libertà e della creatività ma diventa sfruttamento e riduzione del lavoratore a merce;

4. In rapporto agli altri uomini: il lavoratore è ingabbiato nel lavoro, escluso da ogni forma di vita sociale e si relaziona solo con il capitalista.

Per uscire dallo stato di alienazione e asservimento, non è sufficiente la funzione critica ma è necessario modificare la base materiale della società, passare dalla filosofia alla rivoluzione, dalla teoria alla prassi.

La causa dell’alienazione (individuata nei Manoscritti economico-filosofici del 1844) è il sistema della proprietà privata: Nell’età primitiva l’uomo viveva a contatto con la natura ma con il passare del tempo si è de-naturalizzato a causa dell’attività lavorativa (base della vita “civile”). I bisogni e le esigenze sono diventati più complessi ed è stata necessaria un’organizzazione della produzione. È nata quindi la prima

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divisione tra il lavoro manuale e quello intellettuale, (pre-condizione della frantumazione della società in classi contrapposte). Tale divisione del lavoro, da un lato ha generato ricchezza e progresso, dall’altro ha provocato scissioni e disuguaglianze, dando origine al sistema della proprietà che è alla base di ogni sfruttamento. In esso una minoranza di capitalisti detiene la proprietà dei mezzi impiegati per la produzione e possiede l’operaio, espropriato della sua umanità.

La rivoluzione sociale → Marx critica il moderno liberalismo perché, pur proclamando l’uguaglianza dei diritti, non fa che sancire l’egoismo e l’individualismo. I cittadini sono uguali di fronte alla legge ma differenti nella società civile, dove prevalgono gli interessi privati e i contrasti tra le classi. Sono cioè uguali di diritto ma disuguali di fatto. Occorre promuovere una rivoluzione sociale con protagonista il proletariato che miri a distruggere lo Stato borghese per realizzare la nuova società comunista, in cui è abolita la proprietà privata dei mezzi di produzione e soppressa la divisione in classi. Marx accusa gli hegeliani di sinistra di emettere meri “belati filosofici” e di non “combattere il mondo realmente esistente ma” solo le “frasi di questo mondo”.

Storia → Processo dialettico che evolve e si trasforma al variare delle dinamiche socio-economiche in cui ogni tappa scaturisce da quella precedente, dunque è prevedibile e studiabile.

Marx si propone di comprendere il reale movimento della storia e analizzarlo in modo oggettivo e scientifico, rimuovendo le ideologie1. La cultura è uno strumento di potere, è l’espressione della classe dominante che può permettersi di dedicare il proprio tempo alla produzione spirituale.

La storia coincide con la trasformazione dei modi di produzione, modalità con cui gli uomini soddisfano i propri bisogni. Esempi di modi di produzione sono quello schiavistico (latifondo coltivato da schiavi), feudale (economia di sussistenza e antagonismo tra servi della gleba e nobili) e capitalistico (industria e lavoro salariato). Essi presentano due elementi fondamentali:

Forze produttive: forza lavoro (capacità produttiva dell’operaio), mezzi utilizzati (macchine, materie prime) e conoscenze tecniche e scientifiche. Esse sono espressione di una classe in ascesa.

Rapporti di produzione: l’organizzazione stessa del lavoro e con le relazioni che si stabiliscono tra i soggetti del processo produttivo. Esse sono espressione della classe dominante.

L’insieme di tali elementi (globalità del modo di produzione) costituisce la struttura della società, cioè la sua ossatura economica. Essa determina a sua volta la sovrastruttura, cioè l’insieme delle varie produzioni culturali: dottrine etiche, scientifiche, artistiche, filosofiche, politiche…Un esempio di come la struttura influenzi la sovrastruttura riguarda la vecchia famiglia patriarcale: quando l’economia si è tecnologizzata sono sorte basso tasso di natalità e indipendenza dei figli. La sovrastruttura, invece, influenza la struttura solo quando le idee si trasformano in prassi e hanno delle ricadute concrete, altrimenti restano ideologie. La prassi è il criterio di verità di una teoria.

I rapporti di produzione sono come un guscio sociale dentro al quale si sviluppano le forze produttive, quando queste si sono pienamente dispiegate, arriva il momento di rompere il guscio. Quest’atto è la rivoluzione, capovolgimento dialettico in chiave materialistica.

Es. di rivoluzione: quando dopo le scoperte geografiche c’è stata la rivoluzione industriale, è subentrata la divisione tra:

- Borghesia capitalistica (contraddizione interna del feudalesimo) - Proletariato (contraddizione interna della borghesia capitalistica).

La borghesia si sviluppa e cresce mantenendo al suo interno il proletariato che vive finché trova lavoro e trova lavoro finché aumenta la ricchezza dei capitalisti. La borghesia ha prodotto le armi con cui ha atterrato il feudalesimo e gli uomini che useranno quelle armi contro se stessa, ha creato, dunque, i suoi seppellitori. Ha avuto un ruolo rivoluzionario nell’ambito del feudalesimo e conservatore nella società capitalista.

Il Capitale → Ha come sottotitolo la critica dell’economia politica

1 Ideologie: visioni false della realtà che nascondono la verità, astraggono dalle condizioni concrete e non fanno altro che giustificare l’ordine sociale imposto dalla classe dominante.

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In esso è evidente la rottura rispetto agli economisti classici (Smith2 e Ricardo3) che hanno avuto il merito di elaborare alcune categorie economiche fondamentali come quella di valore, di accumulazione capitalistica e di profitto, ma hanno anche descritto il sistema di produzione capitalistico come se fosse l’unico possibile, e non uno tra i tanti. L’economia classica non ha afferrato le contraddizioni interne del capitalismo.Il Capitale si apre con l’analisi della merce, che ha un duplice valore:

Valore d’uso: qualità specifica che appaga un bisogno umano specifico; Valore di scambio: valore sul mercato che rende le merci confrontabili ed equiparabili anche in

diverse proporzioni, esso è influenzato dai tempi di produzione (quantità di lavoro necessaria per produrle). La disoccupazione implica un minor valore di scambio, in quanto la domanda è superiore all’offerta.

Marx prende in considerazione non i singoli tempi di lavorazione, ma il tempo socialmente necessario (tempo medio di produzione). La merce-uomo è acquistata dal capitalista affinché produca altre merci in virtù della forza delle sue braccia (forza lavoro). In cambio, il capitalista paga l’operaio con un salario, sulla base del valore dei corrispondenti beni necessari per la sopravvivenza sua e della sua famiglia (proletario= proprietario solo della sua prole). Il salario dell’operaio equivale al suo valore. Nel momento in cui l’operaio vende la propria forza-lavoro, tutto ciò che produce è proprietà del padrone. Supponiamo che egli lavori dodici ore al giorno, ma che in otto ore riesca a produrre una quantità di merce capace di coprire le spese del mantenimento di se stesso e della propria famiglia (tempo di lavoro necessario), il suo salario corrisponderà a quello di otto ore, le rimanenti quattro sono il tempo di lavoro supplementare, in cui l’operaio produce merce non pagata dal capitalista. Il lavoro non pagato è detto plusvalore e dipende dal pluslavoro. Dal plusvalore deriva il profitto del capitalista.

- Il sistema capitalistico si riassume nella formula D-M-D’ dove D è il denaro speso per l’acquista della merce; M è la merce (forza-lavoro e mezzi di produzione); D’il denaro guadagnato e reinvestito nell’attività economica per non soccombere alla concorrenza, esso è l’incremento di denaro caratteristico del modo di produzione capitalistico, finalizzato alla produzione di una quantità di denaro maggiore rispetto a quella investita. Il denaro genera più denaro di quello speso.

- Il modo di produzione pre-capitalistico si esprime invece nella formula M-D-M, dove M è la merce, D il denaro e M ancora una merce (il contadino vende parte del prodotto del suo terreno, ne ricava una certa quantità di denaro, che adopera per comprare il latte ai suoi bambini, in questo caso non c’è accumulazione ma uno scambio merce-denaro-merce).

Marx distingue tra: Capitale costante → quello investito nel macchinario della fabbrica e nelle materie prime Capitale variabile → quello investito nei salari pagati all’operaio

L’obiettivo del capitalismo è dunque aumentare il plusvalore, incrementando la produttività e introducendo macchine e strumenti. Ciò genera ricchezza reinvestita per migliorare la tecnologia e modernizzare le strutture, guadagnando in competitività ed efficienza. Ma questo progresso finisce per ritorcersi contro il capitalista, in quanto si ha la caduta tendenziale del saggio di profitto → accrescendosi il capitale costante, diminuisce il peso del capitale variabile, facendo calare il plusvalore. Il minor profitto deve essere compensato con una maggior quantità di merci → sovrapproduzione → diminuzione dei prezzi.

Conclusione: la meccanizzazione aumenta la disoccupazione, che fa aumentare la miseria e la ribellione della classe operaia → L’alba della rivoluzione è un giorno inevitabile e sarà il giorno della resurrezione di tutta l’umanità. Si deve passare dalla società capitalista a quella comunista, dove non c’è proprietà privata, divisione del lavoro e lo stato è abolito.

2 Adam Smith: esponente più importante dell’economia politica classica. Egli teorizzò la “mano invisibile” che riconduce i comportamenti egoistici dei singoli verso un esito socialmente positivo. La sua è una prospettiva armonicista.3 David Ricardo: autore dei Principi di economia politica e di tassazione, teorico del libero scambio all’interno della nazione e tra le nazioni, la cui visione dell’economia è meno ottimista rispetto a Smith. Gli interessi delle classi non coincidono e dunque nessuna “mano invisibile” potrebbe portare armonia.

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- Comunismo rozzo (società capitalistica): c’è ancora lo stato, si è solo affermata una teoria revisionista, riformista. Si tratta di riformare le istituzioni e non di abolirle, istituzioni che poggiano sulla divisione del lavoro e sulla proprietà privata che hanno portato all’alienazione del lavoro.

- Dittatura del proletariato (fase transitoria): rivoluzione, tutti i mezzi di produzione sono proprietà del proletariato e dunque si ha una dittatura.

- Comunismo autentico: salto nella libertà, vera democrazia, ritorno dell’uomo a se stesso, all’uomo umano.

Critica al programma di Gotha → Documento con cui fu fondato il partico social-democratico tedesco nel 1875. Solo quando si affermerà un comunismo autentico, ciascuno potrà scrivere sulla propria bandiera da ognuno secondo le proprie capacità e ognuno secondo i propri bisogni.