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28 Maggio 2014 PAOLO MERENDA su Arteggiando/PaoloMerenda.it “Diario di una giornalista precaria. Quello che le redattrici non dicono” di Angela Leucci Il terzo libro di narrativa di Angela Leucci, “Diario di una giornalista precaria (Quello che le redattrici non dicono)” è un’opera che affronta il tema del precariato, nel giornalismo ma non solo. Lo fa attraverso la potente arma dell’ironia, perché, come diceva Sigmund Freud, “Scherzando, si può dire tutto, anche la verità”. Ben 51 piccole storie narrate in prima persona da Fanny Millefoglie, 50enne giornalista precaria, alter ego di Leucci, a sua volta giornalista oltre che scrittrice. Fanny si presenta nel prologo, per poi dare spazio a brevi storie tratte dai contorni del suo lavoro, nel quale viene in contatto con le persone più strane e caratteristiche e che danno vita a momenti di alta ilarità, ma anche a momenti nei quali il lettore si ferma a pensare su quanto possa essere difficile il mondo del precariato in Italia. Ho amato alcune pagine, come quelle del “La cena dei cretini”, nelle quali la protagonista Fanny, durante un convivio, fa riferimento all’ultima cena di Gesù. Padrona di casa (dopo aver contato gli invitati): «Siamo 14». Fanny: «Bene, essere in 13 porta male. Conosco uno che stava a cena ed erano tredici, e dopo lui è morto.» Padrona di casa: «Oh, poverino». Non mancano, come detto, spunti più seri, nei quali l’arrivista di turno è alle prese con il più classico dei “Lei non sa chi sono io”, e che rendono il libro ancora più interessante: quanto Angela Leucci si sarà ispirata alla vita reale per scrivere questo diario? E quanti vi si riconosceranno? Chiude l’opera un epilogo agrodolce, per un finale che lascia aperta la speranza dei lettori: potrebbe esserci un seguito, se la carriera giornalistica di “Fanny” riceverà stimoli sufficienti. Nonostante si presenti come un’opera umoristica, “Diario di una giornalista precaria” risulta a tutti gli effetti un libro che dà da pensare sullo stato in cui versa il giornalismo italiano, e che fotografa bene la difficile situazione attuale.

28 Maggio 2014 - Paolo Merenda, su Arteggiando/PaoloMerenda.it, a proposito del "Diario di una giornalista precaria" di Angela Leucci

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28 Maggio 2014PAOLO MERENDA su Arteggiando/PaoloMerenda.it

“Diario di una giornalista precaria. Quello che le redattrici non dicono”di Angela Leucci

Il terzo libro di narrativa di Angela Leucci, “Diario di una giornalista precaria (Quello che le redattrici non dicono)” è un’opera che affronta il tema del precariato, nel giornalismo ma non solo. Lo fa attraverso la potente arma dell’ironia, perché, come diceva Sigmund Freud, “Scherzando, si può dire tutto, anche la verità”.

Ben 51 piccole storie narrate in prima persona da Fanny Millefoglie, 50enne giornalista precaria, alter ego di Leucci, a sua volta giornalista oltre che scrittrice. Fanny si presenta nel prologo, per poi dare spazio a brevi storie tratte dai contorni del suo lavoro, nel quale viene in contatto con le persone più strane e caratteristiche e che danno vita a momenti di alta ilarità, ma anche a momenti nei quali il lettore si ferma a pensare su quanto possa essere difficile il mondo del precariato in Italia. Ho amato alcune pagine, come quelle del “La cena dei cretini”, nelle quali la protagonista Fanny, durante un convivio, fa riferimento all’ultima cena di Gesù.

Padrona di casa (dopo aver contato gli invitati): «Siamo 14».Fanny: «Bene, essere in 13 porta male. Conosco uno che stava a cena ed erano tredici, e dopo lui è morto.»Padrona di casa: «Oh, poverino».

Non mancano, come detto, spunti più seri, nei quali l’arrivista di turno è alle prese con il più classico dei “Lei non sa chi sono io”, e che rendono il libro ancora più interessante: quanto Angela Leucci si sarà ispirata alla vita reale per scrivere questo diario? E quanti vi si riconosceranno?

Chiude l’opera un epilogo agrodolce, per un finale che lascia aperta la speranza dei lettori: potrebbe esserci un seguito, se la carriera giornalistica di “Fanny” riceverà stimoli sufficienti.Nonostante si presenti come un’opera umoristica, “Diario di una giornalista precaria” risulta a tutti gli effetti un libro che dà da pensare sullo stato in cui versa il giornalismo italiano, e che fotografa bene la difficile situazione attuale.