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AUa, memoda di un Soldato morto in guerr a ElEGIJi EIF\O ,ICI\ per grande orchestra. «Orfeo», VIII, Roma, 27 gennaio 1917, pp. 1-2 Un clamoroso scandalo all'Augusteo Alfredo Casella. La difesa dell'arte contro le stravaganze della modernità Arturo Calza, Musica e patriottismo Io scommetterei volentieri ... non dico molto, ma ... un deputato venizelista contro un deputato costantiniano, che se il maestro Casella a quella sua musica che, domenica scorsa, ebbe all'Augusteo quell'accoglienza che sapete, avesse messo come titolo non già «Elegia eroica in memoriaooi- soldati italiani caduti in guerra per la Patria», ma, che so io?, «L'après-midi ... di un fumatore d'oppio», non sarebbe accaduto niente di grave. Il pubblico, certo, non avrebbe applaudito - e, alla fine, avrebbe anche dimostrato il suo malumore-: ma l'illustre Direttore d'orchestra non avrebbe avuto bisogno, ber calmare gli spiriti esagitati degli uditori, di ricorrere alla Marcia reale e alla Marsigliese ... (a proposito, avete notato come sotto ]'«eroica» direzione di Rhené Baton l'Inno famoso di Rouget de Lisle sia diventato ... un'altra cosa? Mi tornava in mente, ascoltandolo, che dopo una delle grandi battaglie della Rivoluzione, un soldato francese aveva detto: «Eravamo uno contro dieci: ma la "Marsigliese" combatteva al nostro fianco ... »). Dicevo dunque- ed è bene notarlo, e non deve rincrescere al Casella che lo si noti- che il pubblico dell 'Augusteo non sarebbe insorto contro quel pezzo di musica in un modo (perché non dirlo+-} così brutale, se non ci-fosse stata-una-ragione ... sentimentale che superava le ragioni artistiche. Intendiamoci bene. Il maestro Casella è un artista che fa dell'arte sul serio, e la fa - se no come sarebbe un artista - come crede e come sente in quel determinato momento della sua ispirazione: nessuno può contestargli il diritto -poiché, ripeto, è noto che egli è un artista davvero - di portar la musica che egli ha composto al giudizio del pubblico, anche quando egli può immaginare o prevedere (e alle prove, del resto, tutti - orchestra e amici - si erano creduti in dovere di dirglielo) che la sua musica provocherebbe senza dubbio infinite ed immediate ribellioni. È un altro, dunque, e ben diverso, il diritto che il pubblico dell'Augusteo- brutalmente ma giustamente- ha contestato domenica scorsa al maestro Casella: il diritto cioè di associare una sua composizione musicale evidentemente contraria al nostro gusto anche più modernamente evoluto, con l'austero e pietoso sentimento che è in tutti i cuori per i nostri eroici morti. È parso al pubblico- se anche questo non era, certo, nell'intenzione dell'Autore- che l'autore avesse tentato, diremo così, di coprire con bandiera non solo neutrale ma addirittura con la sacra bandiera della Patria il suo ... contrabbando musicale; e contro questo tentativo il pubblico ha reagito ...

 · 2014-10-16 · ElEGIJi AUa, memoda di un Soldato EIF\Omorto in ,ICI\ guerra per grande orchestra. «Orfeo», VIII, Roma, 27 gennaio 1917, pp. 1-2 Un clamoroso scandalo all'Augusteo

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Page 1:  · 2014-10-16 · ElEGIJi AUa, memoda di un Soldato EIF\Omorto in ,ICI\ guerra per grande orchestra. «Orfeo», VIII, Roma, 27 gennaio 1917, pp. 1-2 Un clamoroso scandalo all'Augusteo

AUa, memoda di un Soldato morto in guerra

ElEGIJi EIF\O,ICI\ per grande orchestra.

«Orfeo», VIII, Roma, 27 gennaio 1917, pp. 1-2

Un clamoroso scandalo all'Augusteo

Alfredo Casella. u~nn

La difesa dell'arte contro le stravaganze della modernità

Arturo Calza, Musica e patriottismo

Io scommetterei volentieri . . . non dico molto, ma ... un deputato venizelista contro un deputato costantiniano, che se il maestro Casella a quella sua musica che, domenica scorsa, ebbe all'Augusteo quell'accoglienza che sapete, avesse messo come titolo non già «Elegia eroica in memoriaooi- soldati italiani caduti in guerra per la Patria», ma, che so io?, «L'après-midi ... di un fumatore d'oppio», non sarebbe accaduto niente di grave. Il pubblico, certo, non avrebbe applaudito - e, alla fine, avrebbe anche dimostrato il suo malumore-: ma l'illustre Direttore d'orchestra non avrebbe avuto bisogno, ber calmare gli spiriti esagitati degli uditori, di ricorrere alla Marcia reale e alla Marsigliese ... (a proposito, avete notato come sotto ]'«eroica» direzione di Rhené Baton l'Inno famoso di Rouget de Lisle sia diventato ... un'altra cosa? Mi tornava in mente, ascoltandolo, che dopo una delle grandi

battaglie della Rivoluzione, un soldato francese aveva detto: «Eravamo uno contro dieci: ma la "Marsigliese" combatteva al nostro fianco ... »).

Dicevo dunque- ed è bene notarlo, e non deve rincrescere al Casella che lo si noti- che il pubblico dell 'Augusteo non sarebbe insorto contro quel pezzo di musica in un modo (perché non dirlo+-} così brutale, se non ci-fosse stata-una-ragione ... sentimentale che superava le ragioni artistiche. Intendiamoci bene. Il maestro Casella è un artista che fa dell'arte sul serio, e la fa - se no come sarebbe un artista - come crede e come sente in quel determinato momento della sua ispirazione:

nessuno può contestargli il diritto -poiché, ripeto, è noto che egli è un artista davvero - di portar la

musica che egli ha composto al giudizio del pubblico, anche quando egli può immaginare o prevedere (e alle prove, del resto, tutti - orchestra e amici - si erano creduti in dovere di dirglielo) che la sua musica provocherebbe senza dubbio infinite ed immediate ribellioni.

È un altro, dunque, e ben diverso, il diritto che il pubblico dell'Augusteo- brutalmente ma

giustamente- ha contestato domenica scorsa al maestro Casella: il diritto cioè di associare una sua composizione musicale evidentemente contraria al nostro gusto anche più modernamente evoluto, con l' austero e pietoso sentimento che è in tutti i cuori per i nostri eroici morti. È parso al pubblico­se anche questo non era, certo, nell'intenzione dell'Autore- che l'autore avesse tentato, diremo così , di coprire con bandiera non solo neutrale ma addirittura con la sacra bandiera della Patria il suo ...

contrabbando musicale; e contro questo tentativo il pubblico ha reagito ...

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E se la reazione fu troppo impetuosa ... eh, Dio mio!, come si fa ad accusarne il pubblico? In momenti come questi, in cui per rispettabili ragioni sentimentali si bandisce dall'Augusteo nientemeno che Beethoven, non si può, è vero?, pretendere che, quando torna in giuoco il sentimento,

si usino verso chi sia guanti di velluto ... Ed ora vorrei - musica del Casella a parte - fare un'osservazione di carattere generale. E

l'osservazione è questa: che la nostra guerra è una cosa troppo sacra e ha causato necessariamente troppi dolori e troppe angoscie [sic] perché il pubblico acconsenta ormai più a chiunque di sfruttarla o per i suoi interessi o per le sue ambizioni. Bisogna finirla ormai col cosiddetto teatro patriottico con

la cosiddetta musica patriottica col cosiddetto libro patriottico: i quali teatri e musica e libri ... e cinematografi- e perfino «Caffè concerti!»- tentano di irretire l'attenzione del pubblico a spese e

col pretesto del sentimento da cui ogni anima è presa in queste ore di tragedia. Basta, ormai, con tutta questa roba d'occasione! La guerra, signori autori e signori impresari,

è una cosa troppo dolorosamente seria per poter servire di richiamo agli spettatori e agli uditori coi

titoli suggestivi delle battaglie delle morti e dei sacrifici; e il culto della Patria è, in questi momenti

specialmente, un sentimento troppo austeramente solenne perché sia lecito di sfruttarlo col pretesto dell'Arte ... o, magari, dei più volgari surrogati dell'Arte!

E-nnio-F. Ca-rra-ri, Il tronfio verbocas-elliano

Mentre pareva all'Augusteo tornata la quiete più operosa- dopo una serie di concerti e quali, per quanto non tutti artisticamente troppo importanti, pure avevano riscosso l'unanime plauso d'un uditorio numeroso e fedele- è venuta, a smuovere le acque l'Elegia eroica d'Alfredo Casella.

Il nome di questo giovane musicista è troppo noto, perché ci corra l'obbligo di presentarlo ai

lettori come si conviene all'autore di una giornata indimenticabile e di un poema che sarà bene dimenticare il più presto possibile. Rientrato in Italia da un anno, dopo esservi -può dirsi- appena

nato, Casella ci ha portato in dono da Parigi, dove è cresciuto, la sua esuberante attività di uomo

musicale poliedrico e la sua mentalità affetta da un modernismo che direste più volentieri manierato

e riflesso che spontaneo e personale. Fatto sta che, d'improvviso, il mondo artistico romano- pur

tanto ospitale verso i fregueptissimi campioni della produzione e dell'interpretazione straniere- si è trovato a dover fare omaggio a Casella come a colui che- non si sa bene come, né perché- reclamava

per se stesso il titolo di rappresentante generale della nuova musica italiana. Si dava, in questi ultimi

tempi, un concerto di musica delle varie nazioni e non c'era che un posto per l'Italia? Ebbene, quel

posto spettava a Casella. Veniva in mente a qualche volenteroso artista straniero di ricordarsi di noi

al suo paese, includendo un'opera nostra nel suo programma? Ebbene, le cronache registravano, dopo,

l'esecuzione e magari il successo d'un pezzo di Casella. Avevamo dunque noi trovato il nostro autentico genio, che vince e s'impone irresistibilmente,

oppure soltanto un uomo di meravigliosa abilità, il quale sapendo parlare agire e soprattutto scrivere,

come pochi - purtroppo! - dei suoi colleghi sa lavorarsi gli ambienti con superiore finezza e immancabile efficacia?

Questo il dubbio che, prima d'inchinare reverenti la fronte dinanzi al verbo caselliano- non rivelato a noi che imperfettamente da alcune sue pagine di scarsa persuasione e di molta presunzione - avevano desiderio di chiarire tutti quanti abbiamo amore alla musica come arte vera e pura, scevra da ogni e qualsiasi superfetazione estranea alla sua unica essenza.

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In questi ultimi tempi poi la personalità artistica del Casella era riuscita ad assumere un valore anche maggiore, tale che molti credevano ormai di trovarsi davvero alla presenza di un profeta. Si allude, con queste parole, alla Società Nazionale di Musica, ideata da Casella ad immagine e somiglianza di analoghi sodalizi artistici francesi ma - e l'intento non era affatto inopportuno né condannevole - con un carattere di indipendenza assoluta da qualsiasi scuola esotica e di protezionismo ad oltranza della novissima produzione nostra, in Italia e fuori: era naturale che il banditore di questa Società, Casella, raccogliesse nella sua persona tutte le prerogative assegnate dal «manifesto» del gruppo al perfetto musicista dell'Italia nuova.

Infine il programma del concerto di domenica scorsa ali' Augusteo - per cui tanto rio tempo si volse e si volge ancora- illustrava con parole ardue e gravi l'attesissima opera d'Alfredo Casella, quella che avrebbe consacrati i caratteri non solo dell'arte sua, ma dell'arte nazionale: «voler oggi contrapporre all'impressionismo una tendenza assai maggiormente preoccupata di energia dinamica, di sobria robustezza, di fermezza lineare».

Con lo stato d'animo creato dalla consapevolezza di tutte le benemerenze e di tutte le aspirazioni caselliane, e, di più, sinceramente aspettando dal Casella - cui nessuno può negare ingegno e coltura- una musica degna d'essere celebrata, come un rito, «in memoria dei figli d'Italia caduti combattendo per la sua grandezza» la folla entrava, domenica passata, all'Augusteo, dove Rhéné Baton dirigeva un secondo e ultimo concerto avente ad attrattiva centrale l'Elegia eroica di Alfredo Casella.

Le cronache, numerose ed alcune veramente fedeli, della tempestosa giornata ci dispensano dal riferire qui le accoglienze fatte e cotesta nuova e - nelle intenzioni, almeno - significativa composizione. Basta il dire che essa non fu potuta eseguire per intero, a malgrado dei nobili e tenaci sforzi del Rhéné Baton: l'ira della folla, cui non osava contrapporsi una qualsiasi reazione, né forte né debole, prevalse con la violenza di una raffica, con l'acutezza d'un'ironia sferzante. Confessiamo di rimpiangere, davvero, che non sia stato possibile udire l'Elegia eroica sino in fondo; questa parziale audizione non ci consente di pronunciarci con esatta e completa nozione di cose sul valore dell'opera come organismo d'arte, seppure non limita la coscienziosità del nostro giudizio sopra i mezzi spiegati dall'autore per creare questa nuova musica e sopra i caratteri estetici che essa ostenta. Ma d'altra parte il pubblico era domenica, oltre tutto, non il solito ministro d'una giustizia artistica, ma il geloso custode di sentimenti altissimi, cui a nessun patto voleva ammettere si attentasse da alcuno, con temerarie incomprensibili artificiose stravaganze.

L'Elegia eroica, intesa nella sua portata di opera non commemorativa d'un avvenimento storico- e qui forse l'equivoco d'una parte del pubblico -ma espressiva d'una tendenza estetica nuova, è secondo noi musica anzitutto non italiana. Appariscono in essa evidenti agli occhi di tutti le derivazioni dai più arditi innovatori russi ed austriaci, a cominciare dall'impiego di stranezze armoniche e di procedimenti ritmici cui non basta, per differenziarli, l'esagerazione verso eccessi cui neppure Strawinsky e Schoenberg hanno osato arrivare. Che direste d'uno scultore o di un pittore che per essere liberamente italiani cominciassero col prendere di sana pianta, magari esagerandole o trasformandole in parte, le forme e la tecnica d'un Ivan Mestrovic o d'un Klimt? Direste, forse, che le loro sculture e loro pitture sono belle, se ... tali sono a somiglianza di quelle di Mestrovic e di Klimt, ma mettereste fuori causa la loro pretesa di italianità.

Qualche cosa di simile è avvenuto in Casella: beninteso che, rimanendo tutti d'accordo su l'esotismo della sua estetica, non si riesciva però a trovare chi, in base alla parte del trittico udita, sostenesse che quella era musica bella ... Tal uno, anzi, si ostinava a giurare addirittura che quella non era musica, ma un ammasso di suoni messi industriosamente assieme da un burlone preoccupato di

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creare il maggior numero possibile di stonazioni. Altri, riferendosi all'intento emotivo del pezzo, osservava che per esempio il duolo crudele e sconfinato delle madri, delle vedove, degli orfani è cosa che strazia il cuore, ma non le orecchie, oppure che un grande popolo celebrante il rito funebre dei suoi Eroi non è da paragonare a un'orda di orchi infreddati. Molti, infine, non volevano assolutamente riconoscere all'Elegia eroica il diritto di essere chiamata un tentativo d'arte, ma preferivano invece

catalogarla tra gli sforzi d'un cèrebro poco alimentato dall'estro e ossesso dalla smania, tutta

antiartistica, di creare «provando e riprovando» cose nuove: senonché il Cimento era un'Accademia di scienziati e la musica è il libero canto d'un esaltazione spirituale.

Comunque, Casella è uscito dal concerto di domenica con una sconfitta, che per quanto severa

non cessa per questo d'essere sostanzialmente giusta e provvida: giusta nei riguardi dell'opera che formava oggetto della contesa, provvida per la disciplina dell'attività creatrice di un giovane

meritatamente stimato e stimabile e di quanti altri fossero tentati di seguirlo sul medesimo inglorioso

terreno. Gli sono mancati, è vero, gli onori delle armi: ma Casella è combattente di tal vigore e di tale tenacia da sapersi rifare, e presto. I patti a lui dettati possono sembrare, soltanto perché tali, contrari

all'asserita libertà dell'arte: ma invece nel nostro caso sono quanto mai legittimi in quanto, negando a Casella la libertà di esercitarsi nell'artificio, non escludono la speranza che egli entri nell'arte.

Al Maestro I. Pizzetti Via Pancani, 12 Firenze

***

il2211117

Carissimo. Bisognerebbe mandare subito la partitura della Pisanella (per rotolo postale

raccomandato) a Messager "aus bons soins" de Mr. Cortot, 3, rue de Valois, Paris. Per le parti vedremo da qui a qualche giorno. Del resto, penso di fermarmi lunedì mattina a Firenze, per veder

Lei a Castelnuovo. Com'Ella già saprà, la mia Elegia ebbe ieri gli onori di uno scandalo. Un gruppo di teppisti cominciò

a far chiasso verso la fine, e successe un pandemonio, con pugilati, marcia reale, marsigliese, ecc.

L'Augusteo sta diventando qualcosa come una plaza de toros madrilena. Ci vuole coraggio a mettere

questo pubblico davanti a problemi d'arte superiori. Sono però felice della rabbia troppo visibile che

dimostravano i miei amici romani alle prove; di ciò mi sento oltremodo fiero e continuo con più fiducia la mia strada di solitario, sentendomi forte per davvero. A lunedì e mi abbia per suo affmo

Casella