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tratto da Abitare virtuale significa rappresentare, a cura di M. Unali, ed. Kappa, Roma 2008

2008 Kappa, rappresentare, significa virtuale · 2012-02-18 · Nel caso dell'architetto, come per molte altre professioni, la possibilità di avere uno spazio pubblico in cui comparire,

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Giovanni Caffio

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Internet favorisce la ricerca e la produzione d'informazioni attraverso mec-canismi e procedure alla portata di tutti. Tale circostanza genera uno spa-zio nuovo, mutevole, estremamente dinamico. Grazie alle nuove procedure

tecniche di content management1, alla base dell'incredibile successo delfenomeno "blog"2, ogni navigatore può colonizzare lo spazio virtuale a pro-pria discrezione immettendo qualsiasi materiale utile a contraddistinguerlo difronte alla platea del pubblico virtuale. Le numerose homepage amatoriali ei blog che popolano la rete testimoniano questo processo di occupazionepacifica della frontiera digitale e possono essere considerate una reazionespontanea e istintiva sia contro l'astrattezza e l’impersonalità dei mezzicomunicativi digitali, sia contro la difficoltà di diventare parte attiva nellaproduzione di informazioni all'interno dei tradizionali mass media. In questomagma ribollente qual è la Rete, il limite tra informazione personale e pro-fessionale è continuamente ridefinito: spesso, infatti, anche nei siti tradizio-nali e commerciali, accanto a pagine più professionali, compaiono pagine incui trovano spazio informazioni personali, curiosità o interessi. Le homepageprivate sono, quindi, un mezzo per presentarsi, per autopromuoversi e perelaborare, come ben ha evidenziato Sherry Turkle3, una propria identità direte. Il sito diventa un "biglietto da visita" che contiene curriculum, esempidi lavoro, esperienze e competenze professionali.Nel caso dell'architetto, come per molte altre professioni, la possibilità diavere uno spazio pubblico in cui comparire, promuovere la propria attività efar conoscere le specifiche competenze, rappresenta non solo un'occasionepreziosa, ma può diventare uno strumento professionale di fondamentaleimportanza. Gli architetti sembrano aver compreso rapidamente l'importanzadi possedere e gestire un proprio spazio web come dimostrato dal numero

sempre crescente di siti che gli architetti di tutto il mondohanno creato. Oggi, addirittura, possiamo affermare che lanorma sia rappresentata dall'avere il sito web e che rarissimisiano i casi di studi che non ne possiedano uno. In particolare,se consideriamo il caso italiano, il sito web ha rappresentatouno strumento insostituibile per la promozione dei piccolistudi di architetti, i quali hanno così potuto gestire un propriospazio di auto-pubblicazione con limitate risorse economiche,superando di fatto la precedente norma deontologica, oggimodificata4, che vietava agli iscritti all'albo nazionale di pub-

blicizzare il proprio studio professionale sui media tradizionali. A tal riguardo,è importante rilevare che i siti web degli architetti sono stati interpretati,anche a livello giurisprudenziale, fin dall'iniziale loro apparizione, come

ARCHITETTI NEL WEB

Fig. 1. Sullo sfondo dell’imma-gine mappa della blogsferaitaliana pubblicata su Nòva(nova.ilsole24ore.com), inser-to di tecnologia de “Il Sole24 Ore” ed elaborata daLudovico Magnocavallo(qix.it) sulla base dei dati diBlogBabel (it.blogbabel.com)

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forme di divulgazione di opere e realizzazioni para-gonabili a libri, studi, riviste, e articoli di caratteretecnico, scientifico, artistico e professionale. Talecondizione ha costretto l'insieme dei sistemi tradi-zionali editoriali legati all'architettura a unasostanziale revisione delle proprie forme, finalità ecampi d'azione. La nascita e proliferazione dei sitiweb di architetti produce cambiamenti e innova-zioni la cui portata e incisività è ancora difficile daindividuare. Si tratta di modificazioni repentinequanto imprevedibili che prospettano una situazio-ne tutt'altro che stabile e definitiva. Tuttavia, difronte a una situazione ancora in divenire mapotenzialmente ricca di sviluppi, si delineano unaserie di interrogativi che interessano sia la praticaprofessionale dell'architetto sia il mondo dell'archi-tettura e della sua pubblicistica.Come cambiano, ad esempio, le strategie comuni-cative, professionali ed espressive degli architettigrazie agli strumenti della rete?Quali sono i vantaggi, ma anche i rischi dell'uso deisiti web rispetto agli altri media tradizionali?In quale maniera si trasforma la percezione delpubblico nei confronti dell'architettura? Attraverso una serie di esempi, cercheremo di dareuna risposta a questi e altri interrogativi, prestandouna particolare attenzione all'interfaccia dei sitiweb di architetti. L'interfaccia, intesa come proget-to complesso e coerente delle modalità comunica-tive e informative e dei linguaggi scritto-graficidispiegati attraverso il sito, diviene per noi la chia-ve euristica, lo strumento per evidenziare l'evolu-zione di una nuova forma comunicativa che, nelcorso di un breve lasso di tempo, si è trasformata,

e continua a mutare, raggiungendo oggi una formaaltamente uniformata e convenzionale. Il sito web,quindi, si affianca ai precedenti sistemi comunica-tivi e ridefinisce, secondo modalità tutte da scopri-re e analizzare, il campo degli strumenti di rappre-sentazione e auto-rappresentazione degli architetti.Per rispondere a tali quesiti abbiamo seguito unprocesso di ricerca che possiamo definire di "empi-rismo digitale", nel quale la struttura teorica non èstabilita a priori, cioè imposta dall'alto, ma elabo-rata dal basso, a partire dagli esempi e dai risultatiriscontrati nella pratica. La necessità di seguire una linea di ricerca "bot-tom-up", che va cioè dal particolare al generale,scaturisce da alcune motivazioni fondamentali.Innanzi tutto, abbiamo cercato di evitare uno sche-matismo bipolare che interpreti il sito web comepassaggio automatico di pratiche consolidate su diun medium diverso o, all'opposto, come rotturadefinitiva rispetto alla tradizione. Nel primo caso,correremmo il pericolo di non comprendere lepotenzialità del nuovo supporto e dei nuovi stru-menti, nel secondo rischieremmo di accettare pas-sivamente e acriticamente i cambiamenti in atto.La seconda motivazione deriva dalla mancanza diun corpus teorico specifico utile ad affrontare iltema di ricerca. Infatti, mentre assistiamo a unacostante crescita delle pubblicazioni che riguarda-no il web design nei suoi aspetti principalmentetecnici, metodologici e culturali, manca un’analisiche affronti le specifiche caratteristiche sviluppatedel medium nell’ambito settoriale dell'architetturae della professione di architetto. Per questo fineabbiamo ricercato sulla rete e analizzato i siti web

Fig. 2. Homepage del sito web dello studio di architettura AEDS (Ammar Eloueini Digit-all Studio, Francia-USA), www.digit-all.net. Fig. 3. Schermata del progetto per il Contemporary Art Museum a St. Louis dello studio di architettura Allied Works Architecture (USA),www.alliedworks.com.

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di architetti più o meno famosi, prestando partico-lare attenzione a coloro che esplorano in modoinnovativo tanto i campi della rappresentazionearchitettonica, quanto quelli del progetto d'inter-faccia telematica.

Le “homepage” degli architettiPartiamo cercando una prima definizione delnostro oggetto di studio, il sito web: un insiemecoerente e organizzato in pagine web, documentitestuali, immagini, video o altre risorse digitali chesiano ospitate su uno o più server remoti e acces-sibili attraverso vari sistemi quali Internet, telefonicellulari o reti locali. Una pagina web è un docu-mento elaborato in un formato digitale quale, peresempio HTML (Hyper Text Mark Up Language,Linguaggio di marcatura di ipertesti), che sia acces-sibile attraverso un protocollo di comunicazioneHTTP (HyperText Transfer Protocol, protocollo ditrasferimento di un ipertesto) col quale sono gesti-te le transazioni di informazioni tra il server remotoe il browser di navigazione sul computer locale delnavigatore. Si può accedere alle pagine del sitoweb utilizzando un indirizzo chiamato URL(Uniform Resource Locator, sequenza di caratteriche identifica univocamente l'indirizzo di una risor-sa in Internet) che rimanda alla homepage. Questaè la pagina iniziale del sito, il documento fonda-mentale perchè fornisce al navigatore la percezio-ne della struttura generale del sito, costituisce unaguida alla navigazione tra le differenti parti, espli-cita i collegamenti e i link, anticipa, attraverso lagrafica e il testo, i differenti contenuti attraverso iquali il tema principale si articola.

Dal punto di vista analitico, i siti web spesso pos-sono essere suddivisi in due categorie principali: isiti orientati ai contenuti, che forniscono principal-mente informazioni sotto forma di testi o immagi-ni, e i siti orientati alla funzionalità che, invece, for-niscono all'utente strumenti per gestire e manipo-lare dati alla stregua delle normali applicazionisoftware. Dal punto di vista dei contenuti la casisti-ca è molto ampia ed eterogenea in quanto ogniarea del sapere, della comunicazione, del commer-cio e della cultura ha sviluppato una propria floridanicchia sul web. Possiamo, quindi, avere siti perso-nali, commerciali, governativi, educativi ecc. ecc.Per poter meglio inquadrare il tema, possiamomutuare dalla sociologia il concetto di “oggetto-frontiera”. Secondo quanto scrive Patrice Flichy, glioggetti-frontiera sono «oggetti posizionati all'in-tersezione di parecchi mondi sociali, ma risponden-ti al contempo alle necessità di ciascun mondo:'sufficientemente flessibili per adattarsi ai bisognie alle necessità specifiche dei diversi attori che liutilizzano e sufficientemente robusti per mantene-re un'identità comune'»5. Il sito web diventa, allo-ra, uno strumento adattabile attraverso cui chi lousa riceve benefici in termini di conoscenza ecomunicazione e allo stesso tempo definisce sestesso nei confronti di un mondo sociale intesocome una comunità che si riunisce per definire oaffrontare una questione o tema. Il sito web è, per-tanto, il luogo in cui il mondo sociale prende formae identità, lo spazio in cui avvengono gli scontri maanche la cooperazione e lo scambio di informazio-ni. Nel caso della nostra ricerca, il sito web per l'ar-chitetto diventa il vero oggetto-frontiera digitale in

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Fig. 4. Schermata del progetto per le Bioclimatic mixed use Tower dello studio di architettura Ábalos & Herreros Arquitectos (Spagna),www.abalos-herreros.com. Fig. 5. Homepage del sito web dello studio di architettura Arquitectonica International Corporation (USA),www.arquitectonica.com.

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quanto strumento malleabile, centro aggreganteper i differenti utilizzatori – colleghi, studenti,imprenditori, tecnici –, elemento costruttore diun'identità condivisa e riconosciuta.Definire un sito web è un’operazione resa compli-cata dalla osservazione di come sia sempre più dif-ficile stabilire con chiarezza il suo oggetto. L'idea disito web come spazio ipertestuale di comunicazio-ne e presentazione in digitale di informazioni èmessa in crisi non appena ci allontaniamo dalle eti-chette astratte e indaghiamo la rete. Il web, dallafine degli anni Ottanta a oggi, ha conquistato ter-ritori che spettavano ad altri media o apparteneva-no al campo dell'interazione naturale tra uomo euomo. Se partiamo dall'esame delle prime paginepersonali, dilettantesche e naif, e arriviamo allesofisticate strutture di condivisione in rete di dati oalla visualizzazione georeferenziata di immaginidel globo terrestre, ci rendiamo conto che moltedelle potenzialità comunicative e funzionali offertedai siti web dell'ultima generazione erano addirit-tura inimmaginabili fino a qualche anno fa. Il sitoweb, in quanto servizio, ambiente, luogo dell'espe-rienza, o semplice artefatto funzionale, è un ogget-to vivo e dinamico che si trasforma continuamentee, alla pari di un essere vivente, muta e si evolvesecondo direzioni a volte impensabili. All'interno diquesto processo di trasformazione delle interfacce,un ruolo preponderante è sicuramente legato aisoftware e ai linguaggi di programmazione.Un software è una sequenza di passi, istruzionicostituite da parole6. Queste sono parte di un voca-bolario prestabilito (il codice adottato), devonoseguire precise regole sintattiche e formulano

un'azione da compiere sotto forma di algoritmo.Come afferma Daniel Kohansky, «le parole sonodiventate degli utensili che in sè e per sè, fanno sìche delle cose succedano»7. Queste semplici consi-derazioni ci permettono di rileggere i siti in retesotto forma di costruzioni software e, in senso piùesteso, come strutture fondamentalmente linguisti-che. Scrive Anna Cicognani:

Il ciberspazio è una costruzione linguistica, poichéqualsiasi "oggetto" trovato nel cyberspazio è ilrisultato di un qualche tipo di linguaggio (HTML,compilatori, linguaggi MUD/MOO, client/server econtenuto). Non solo i linguaggi di programmazio-ne creano collegamenti tra ciberspazio e mondo(...), ma producono essi stessi il ciberspazio.Il programmatore ha la capacità di cambiare causaed effetto del ciberspazio. È allo stesso tempocostruttore e residente, progettista e utilizzatore8.

Ogni programma che agisca su una macchina, ouna rete di elaboratori, genera spazi interattivi epaesaggi virtuali in cui è possibile agire. Allo stessomodo degli spazi architettonici e urbani, i luoghidella rete hanno forme peculiari e le azioni che inessa si svolgono sono sottoposte a ferrei protocolli.Come afferma William J. Mitchell:

Un software può costruire "là" un luogo a unadimensione, in una schermata di testo; un luogobidimensionale, per disporre degli oggetti su una"scrivania"; una stanza, un magazzino, una biblio-teca, una galleria, un museo o un paesaggio vir-tuale tridimensionale; persino un luogo a n dimen-sioni in una struttura astratta di dati9.

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Fig. 6. Schermata introduttiva al sito web dello studio di architettura COOP HIMMELB(L)AU (Wolf D. Prix, Helmut Swiczinsky, MichaelHolzer, Austria), www.coop-himmelblau.a. Fig. 7. Schermata introduttiva al sito web dello studio di architettura Eric Owen MossArchitects (USA), www.ericowenmoss.com.

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Possiamo, quindi, affermare che la sostanza costi-tutiva del ciberspazio, la sua "materia", è il lin-guaggio. Gli spazi digitali sono scritti con linguaggiche possono essere esplorati attraverso di essi: glistrumenti di navigazione, infatti, non sono altroche software, ovvero, linguaggi. Il merito di uncodice di programmazione consiste nella sua pro-teiforme duttilità: una volta compilato, crea un'in-formazione che può essere condivisa, diffusa edelaborata da ogni computer. Tuttavia, all'internodel ciberspazio il linguaggio non è fisso e immobilema costantemente in evoluzione. Lo sviluppo delweb si svolge parallelamente a quello delle inter-facce, assorbendo neologismi e scoprendo nuoveopportunità tra i diversi protocolli.La complessità della rete e delle comunità, che vitrovano rifugio, è legata strettamente a quella dellinguaggio, nel senso che i miglioramenti e gli svi-luppi di uno sono causa ed effetto dell'altro. Lanascita di interfacce sempre più avanzate e "user-friendly" è strettamente legata allo sviluppo delciberspazio fino a farlo diventare l’attuale luogo dicomunicazione e cooperazione. Come navigatoridella rete, la nostra capacità di agire e comunicareavviene secondo modalità più libere e intuitive gra-zie proprio all'evoluzione dei dispositivi di naviga-zione e rappresentazione delle informazioni. ScriveMitchell:

Man mano che i germogli della larga banda e imuscoli dei computer continueranno a crescere, iluoghi del ciberspazio si presenteranno in modisempre più multisensoriali e impegnativi.Potranno essere visti, ascoltati e percepiti più rea-

listicamente e consentiranno agli utenti di auto-rappresentarsi in modo più ricco e variato, reagi-ranno alle azioni dell'utente in tempo reale e inmodi complessi, saranno disegnati in manierasempre più sofisticata e artistica. Noi non dovremopiù semplicemente guardarli, bensì ci sentiremodentro di essi10.

L'analisi dei principali linguaggi e delle loro impli-cazioni sulla struttura, la grafica ed espressionedelle pagine web può fornire approcci illuminantisulla natura e lo sviluppo dello spazio digitale.Nate spartane e graficamente povere, le pagine deisiti web sono diventate sempre più sofisticate eanimate, hanno acquistato profondità tridimensio-nale e interattività. Oggi, una pagina web non èassolutamente inferiore a quella creata con pro-grammi per la manipolazione di immagini e perl'editoria elettronica, mentre il divario appare enor-me tra i primi siti e quelli più recenti.L'incredibile progresso della grafica web se da unlato ha imposto il predominio delle forme iconichesu quelle testuali, dall'altro ha permesso allacomunicazione ipertestuale di sfruttare le poten-zialità comunicative offerte da tutti i linguaggi,superando lo stereotipo della banca dati, oltrepas-sando il modello di una raccolta di unità informati-ve, di solito testuali, mutuamente collegate.L'evoluzione dei siti web, e nel nostro caso, quellidegli architetti, è caratterizzata da momenti altale-nanti e brusche virate, sperimentazioni incompletee pratiche diffuse. Una storia di tale evoluzione èpraticamente impossibile in quanto, soprattuttonella fase iniziale, numerosi siti sono stati poi

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Fig. 8. Homepage del sito web dello studio di architettura Bernard Tschumi (USA-Francia), www.tschumi.com. Fig. 9. Homepage del sitoweb dello studio di architettura Skidmore, Owings & Merril (USA), www.som.com.

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Coop Himmelb(l)auIl sito precedente si apriva con una hostess che spiegava, come sugli aerei al decollo, le procedure da attuare per navigare all’internodel sito. A completare la metafora del volo in aereo il personaggio animato augurava il buon viaggio. La navigazione tra i progettiavveniva, scorrendo con il movimento del mouse, un panorama continuo con le icone dei progetti. Il sito attuale ha un’impostazionepiù chiara con i pulsanti principali posti in alto e la lista dei progetti organizzata per tipologia. www.coop-himmelblau.at

Asymptote ArchitectureNel 2000 il sito del gruppo newyorkese Asymptote (Hani Rashid e Anne Lise Couture) si presentava come una pagina nera sulla qualealcuni elementi animati, delle semplici linee, vibravano al passaggio del cursore. L’intero sito era in HTML e le animazioni realizzatecon GIF animate. Successivamente il sito è stato riprogettato in Flash e presenta una nuvola di punti che può essere ridisposta sulloschermo seguendo i movimenti del cursore del visitatore. www.asymptote.net

Santiago CalatravaIl sito era un ibrido di tecnologia Flash e HTML. Numerose animazioni ed effetti dinamici scandivano le pagine di un sito dalla impo-stazione poco definita e chiara. Il redesign ha comportato una impostazione rigorosa con predominanza di immagini fotografiche escarne informazioni testuali. Al nero originario si è sostituita una palette basata sulle tonalità del ciano. www.calatrava.com

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modificati dai loro stessi creatori o abbandonatiper nuovi protocolli. Tuttavia, come ben sottolineaFranco Carlini11, è possibile riconoscere tre fasi chehanno caratterizzato il design dei siti: una primafase "austera e funzionale"12, dominata da un gri-gio linguaggio HTML a prevalente contenutotestuale; una seconda "barocca e ridondante",ricca di immagini, animazioni, suoni e sfondi can-gianti a base di Flash; per finire in una fase "legge-ra e trendy" in cui gli elementi di navigazione rim-piccioliscono, le pagine diventano ariose e leggerepreferendo scritte con caratteri tipografici semplici,l'assenza di contrasti cromatici violenti e un usoequilibrato di elementi animati in Flash e sempliceHTML. Affermare che la trasformazione dei siti siail mero effetto delle novità tecnologiche è, tuttavia,un errore. Questa idea, legata a una visione deter-ministica del progresso tecnologico nella quale lasocietà e l'insieme delle sue culture sono influenza-te e guidate dalla tecnologia, sbilancia il possibilerapporto sinergico tra uomo e tecnologia digitale afavore del secondo termine. Come afferma TomasMaldonado,

Non è vero che ogni innovazione tecnologica portanecessariamente a un cambiamento: la storia èpiena di innovazioni tecnologiche che non hannoportato a conseguenze. Pertanto il fatto che oggile nuove tecnologie dell'informazione e dellacomunicazione hanno un impatto forte sullanostra società e sulla nostra cultura, almeno neipaesi altamente industrializzati, sta a significareche, effettivamente, le nuove tecnologie si presen-tano come interpreti operativi di fenomeni moltopiù profondi, di esigenze della vita sociale, cultura-le, economica. Insomma, è la società che cambia la

società, non la tecnologia13.Secondo quest'ottica, possiamo considerare l'evo-luzione dei siti web degli architetti come il risultatodi un'azione composita in cui si intrecciano tecno-logia, bisogni collettivi e individuali, azioni sociali eculturali. È interessante, a questo punto, applicareal campo del design dei siti il concetto di media-morfosi elaborato da Roger Fidler. Lo studiosoamericano ha coniato questo neologismo per indi-care «la trasformazione della comunicazione deimedia, generalmente causata dalla complessainterazione di bisogni percepiti, pressioni politichee competitive, innovazioni sociali e tecnologi-che»14. Secondo questa visione, ogni nuovomedium o dispositivo comunicativo si evolve findall'inizio sotto forma di sviluppo riconoscibile diuna forma anteriore che, a sua volta, si adatta etrasforma in funzione del nuovo ambiente comuni-cativo allargato. Fidler parla, infatti di «coevoluzio-ne e coesistenza [...] all'interno di un sistema com-plesso, adattivo e in espansione»15. I nuovi medianon nascono dal nulla ma si formano progressiva-mente per metamorfosi dei mezzi precedenti.Bolter e Grusin, in un loro fortunato saggio, descri-vono l'evoluzione e competizione tra nuovi e vec-chi media come rimediazione, ovvero «la rappre-sentazione di un medium all'interno di un altro»intesa sia come semplice trasposizione, sia comerimodellamento e appropriazione di un mediumpreesistente. I due studiosi aggiornano e verificano,alla luce delle trasformazioni indotte dal digitale, leintuizioni espresse già negli anni '70 da MarshallMcLuhan secondo il quale «il contenuto di unmedium è sempre un altro medium. Il contenutodella scrittura è il discorso, così come la parola

Fig. 10. Homepage del sito web dello studio di architettura Steven Holl Architects (USA), www.stevenholl.com. Fig. 11. Schermata intro-duttiva al sito web dello studio Zaha Hadid Architects (Gran Bretagna), www.zaha-hadid.com.

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Foster + PartnersIl sito precedente, realizzato interamente in HTML, era piuttosto scarno ed essenziale. La sezione dei progetti prevedeva una lungalista che rimandava a schede sintetiche con descrizioni testuali e immagini di piccole dimensioni. Il sito attuale da maggior spazioalle immagini e usa una tecnologia ibrida che adotta Flash per il caricamento delle immagini e ASP (Active Server Pages ) per i datitestuali. www.fosterandpartners.com

MVRDVNel 2000 il sito del gruppo olandese, costituito da Winy Maas, Jacob van Rijs e Nathalie de Vries, si presentava come una costellazio-ne caotica e dinamica di link, tecnologie e progetti. Ogni pagina presentava le proprie peculiarità in stretto rapporto col tema del pro-getto. Le successive versioni del sito hanno portato a una graduale semplificazione e a un’impostazione standardizzata per tutte lepagine e sezioni. www.mvrdv.nl

Peter Eisenman ArchitectsIl sito di Peter Eisenman agli inizi dell’anno 2000 si presentava costituito da un’unica pagina con le fondamentali informazioni e reca-piti dello studio. Oggi il sito, realizzato interamente in Flash, raccoglie informazioni e progetti che si susseguono sulla pagina coningrandimenti continui e dinamici. Unico elemento di continuità tra i due siti, la scelta del nero di sfondo e dell’unico colore rosso pergli elementi in evidenza. www.eisenmanarchitects.com

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scritta è il contenuto della stampa e la stampa quellodel telegrafo»16.Le teorie appena esposte sono per noi fondamen-tali perchè permettono di rileggere il continuummediale all’interno del quale il sito web dell'archi-tetto appare come mediazione e metamorfosi deitradizionali sistemi di divulgazione quali i trattati, idisegni d'architettura, le monografie, le riviste, idocumentari e i video d'animazione. Il sito web,alla pari di tutte le tecnologie digitali del web,dispiega il suo enorme potenziale di rimediazionein quanto capace di sfruttare in modo raffinato ecompleto tutte le strategie comunicative e informa-tive dei sistemi consolidati.

La ricerca sul campoIl numero dei siti di architetti che oggi è possibilevedere in rete è in costante aumento e avereun'esatta dimensione di questa crescita è impossi-bile. Né intendiamo qui proporre una panoramicaesaustiva. Ci troviamo di fronte a una casistica disiti piuttosto ampia e multiforme, una galassia incui trovano posto homepage amatoriali, siti diarchitetti celebri, con pagine di accoglienza raffina-te ed eleganti dall'impaginato alla moda e con glieffetti grafici più aggiornati, ma anche siti minima-listi ed essenziali, spesso per necessità piuttostoche per scelta, e sperimentazioni artistiche piùestreme nelle quali il web è interpretato comeun'estensione dell'espressività personale. Nellospecifico di questo saggio, il nostro obiettivo silimita a sottolineare, attraverso una interpretazio-ne ragionata di esempi scelti con una buona dosedi arbitrarietà, aspetti, problemi e spunti innovatividi questa nuova forma di comunicazione. In prima

battuta, la ricerca sul campo ha puntato a indivi-duare e raccogliere il maggior numero di siti perpoter partire da un insieme sufficientemente ampioe articolato. Successivamente è diventata domi-nante la necessità di selezionare gli elementi piùinteressanti tra materiali spesso ripetitivi, predispo-nendo forme di classificazione e di descrizionetipologica utili a mappare un insieme cangiante ein espansione.I siti di architetti, singoli o gruppi, sui quali abbia-mo successivamente focalizzato la nostra attenzio-ne, ricadono all'interno di due principali categorie:siti promozionali e siti sperimentali. Questa distin-zione cerca di mettere in luce i due temi fondamen-tali tra i quali oscilla la comunicazione web, divisatra promozione commerciale e ricerca linguistica.Si tratta di temi "classici", interni alla disciplina, diincontro-scontro tra pratica e ricerca, tra costruzio-ne e disegno, tra prassi e teoria, sui quali è possibi-le constatare una consistente crescita di siti. In par-ticolare, qui proponiamo l'analisi di alcuni siti digrandi e affermate firme dell'architettura contem-poranea perchè in questi esempi, a differenza diinteressanti ma isolate singolarità eccellenti, cisembra di ravvisare un certo numero di elementiutili a far emergere tratti appartenenti a standardcondivisi e diffusi. Questa situazione porta a duefondamentali conseguenze: da una parte un conti-nuo innalzamento delle qualità tecniche e grafichedei siti, dall'altra un appiattimento dei dispositiviinformativi sulla base degli standard più diffusi e dimaggior successo della rete. Sempre più spesso,infatti, compaiono siti di architetti che ricalcano inmaniera pedissequa schemi iconici o interfaccemutuate dal design di matrice più commerciale. La

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Fig. 12. Schermata tipo di un progetto del sito web di Massimiliano Fuksas (Italia), www.fuksas.it. Fig. 13. Schermata del sito web diAteliers Jean Nouvel (Francia), www.jeannouvel.com.

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Richard Meier & PartnersIl sito precedente era costituito unicamente da una pagina HTML con una serie di informazioni sulle attività dello studio. Il sito attua-le presenta una grafica raffinata che richiama il nitore e la razionalità delle architetture di Richard Meier. www.richardmeier.com

Rogers Stirk Harbour + PartnersNel 2000 il sito di Richard Rogers offriva una panoramica sulle attività di ricerca e le realizzazioni all’interno di una interfaccia com-patta interamente in Flash. L’attuale versione sfrutta al massimo le potenzialità di usabilità e accessibilità delle tecnologie web. Moltovasto il repertorio di elaborati messo a disposizione per ogni progetto. www.rsh-p.com

EEA Erick van EgeraatIl sito dell’architetto olandese Erick van Egeraat nel 2000 presentava le attività con animazioni in Flash dal carattere fortemente dina-mico e con un linguaggio da videoclip musicale. Attualmente, invece, tutte le pagine sono in semplice HTML, sono scomparse tutte leanimazioni e i suoni e l’interfaccia di navigazione è semplice e lineare. www.eea-architects.com

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ricognizione sul campo ci porta a notare che nonsempre la qualità appartiene ai siti dei grandi studio delle firme prestigiose del panorama internazio-nale, né che necessariamente i siti cosiddetti"amatoriali" siano poco efficaci o significativi.Accade, infatti, che accanto a siti privi d'interesseper il loro grigiore burocratico, troviamo siti "ama-toriali" che presentano modalità inedite nella crea-zione di concordanze significative tra architettura erappresentazione grazie alla loro capacità di met-tere in relazione testi, immagini, suoni e filmati, edi costruire apparati innovativi anche attraverso ildispiegamento di materiale già esistente. L'analisidei siti web di architetti o gruppi di progettisti, conparticolare attenzione a quelli più affermati a livel-lo internazionale, può essere uno dei percorsi daseguire per comprendere alcune delle tendenzeparallelamente in atto nel web design e nella pro-fessione.

I criteri d'analisiÈ chiaro che un'analisi dei siti web degli architettipone quesiti complessi e delicati per quanto con-cerne sia le qualità specifiche del medium sia lepeculiarità disciplinari. Alcuni dei criteri di valuta-zione provenienti dai modelli editoriali della stam-pa (quali monografie e saggi critici) possono essereconsiderati validi, ma altri devono essere scoperti everificati. Un atteggiamento critico che si basasulla comunicazione del sapere attraverso il testostampato deve, infatti, raffrontarsi con documentidigitali che hanno limiti fluidi e instabili dalmomento che possono essere ininterrottamentemodificati e rielaborati. Randy Bass17, propone una

serie più ampia di elementi efficaci per valutare itesti elettronici che, sebbene elaborati per siti dicarattere culturale e storico, possono essere inte-grati ed estesi anche ai siti degli architetti. I criteriadottati sono i seguenti:– identità: individuazione del sito (URL), del pro-

prietario e dei suoi autori;– metafore: maggiore o minore prossimità alla

forma monografia, rivista o raccolta di saggi;altre metafore chiamate in causa: casa, studio,piazza;

– architettura: struttura interna del sito (sequenza,albero, grafo); possibilità di movimento dell'uten-te; struttura dei links (paratattica, ipotattica);grado di coesione interna e grado di connettivitàesterna del sito;

– materiali: se tutti i materiali esposti, o la maggiorparte di essi, sono in origine elaborati per lastampa e poi riportati nel sito (effetto di "rispec-chiamento") o prevalgono invece quelli elaboratiintenzionalmente per il sito; quali elementi deimateriali sono privilegiati e se il loro carattereoriginario è rispettato; se e come i contenuti sonoresi ipertestuali; quali strumenti di indagine sonoaffiancati ai documenti riportati (regesti, inventari,banche dati, saggi, bibliografie, motori di ricerca);

– narrazione/interpretazione: presenza e tipo diuna struttura narrativa;

– costruzione della comunicazione: relazione tra glielementi interni al sito (archivio, database, narra-zione, metanarrazione, indicizzazione); divisionein aree corrispondenti a settori della comunica-zione; funzione primaria del sito iterativa (rende-re disponibili contenuti e orientamenti disciplina-

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Fig. 14. Homepage del sito web dell’architetto Daniel Libeskind (USA), www.daniel-libeskind.com. Fig. 15. Homepage del sito web dellostudio di architettura Cino Zucchi Architetti (Italia), www.zucchiarchitetti.com.

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ri consolidati) o interrogativa (porre domande aspecifici approcci disciplinari); rappresentazionedel ruolo dell'utente nella costruzione dellacomunicazione (passivo, attivo, collaborativo);uso delle strategie di indagine e di interrogazionecome elementi rilevanti della struttura;

– retorica: modalità di presentazione dei temi trat-tati; analogie richiamate riguardo all'oggettodella conoscenza (mondo, testo, gioco, dramma);collaborazione: ruolo degli elementi di collabora-zione e loro rapporto con gli altri elementi chestrutturano il sito.

Se affrontiamo il tema dell'ipertestualità insitonella natura stessa del sito web, incontriamo atteg-giamenti e scuole di pensiero diverse ognuna dellequali propone criteri d'analisi peculiari. GianfrancoBettetini suggerisce categorie critiche basate sullanozione di spazio come chiave euristica che per-mette di leggere i tre livelli in cui si struttura l'iper-testo: disposizione dei contenuti, dinamiche diinterazione e rappresentazione iconica18. Sullabase di questi concetti proponiamo quattro diffe-renti categorie o principi euristici.Il termine principio può essere interpretato comeun impulso latente e vitale all'interno di un proces-so, una "metafora dinamica"19 che spinge a riflet-tere e a stabilire connessioni sempre diverse aseconda del contesto in cui è utilizzata. In alcunicasi può essere usato per indicare una tendenzagenerale come la digitalizzazione, che rappresentauna potente spinta tecnologica esercitata tanto sufenomeni comunicativi e sociali quanto economicie artistici. In altri casi è legato ad azioni quotidianee pratiche come usabilità, navigabilità, virtualità o

"omeopatia"20, che Derrick de Kerckhove descrivecome l'immediata e ubiquitaria disponibilità in retedi ogni bit di informazione non appena questa siastato scaricata da un server remoto. Nell'accezioneche qui vogliamo usare, tuttavia, i principi diventa-no strumenti interpretativi che consentono nonsolo di indagare i nuovi "artefatti cognitivi"21 masoprattutto di progettarne di nuovi. Il primo dei principi che utilizziamo e quello della"struttura topologica", con la quale indichiamo iltipo di organizzazione reticolare per mezzo dellaquale i contenuti e le informazioni sono collegate inuna trama di relazioni tali che l'insieme acquista unsignificato ulteriore rispetto al totale dei singolicomponenti e muta in funzione dei percorsi e dellerelazioni reciproche. La struttura topologica si basasu una disposizione logica dei contenuti che, permezzo dell'attivazione o disattivazione dei link iper-testuali, crea una gerarchia tra i nodi fondata sullecategorie topologiche di sopra-sotto, vicino-lonta-no, centro-periferia. Inoltre, è possibile riscontraredelle configurazioni generali che disegnano parti-colari rapporti sia tra singoli nodi sia tra insiemi piùvasti: in parallelo, ad albero, a grafo e così via. Il secondo principio, l’iconicità, riguarda l'esposi-zione dei contenuti, in altre parole le modalità concui la struttura informativa si manifesta al fruitore.Possiamo evidenziare tale principio fondamental-mente nella creazione delle interfacce di navigazio-ne e nella progettazione delle pagine elettronichemultimediali dove codici e linguaggi differenti sitrovano a interagire. Il terzo principio, l'interattivi-tà, riguarda invece la presenza all'interno dell'ar-chitettura connettiva di un insieme di dinamiche

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Fig . 16. Schermata tipo di un progetto del sito web dello studio di architettura Carlos Ferrater (Spagna), www.ferrater.com. Fig. 17. Homepage del sito web dello studio di architettura Future System (Jan Kaplicky, Amanda Levete, Gran Bretagna), www.future-systems.com.

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d'uso, di azioni da compiere per poter procederenella conoscenza. L'obiettivo dell'interattività nonè comunicare dei contenuti quanto stimolare delleazioni che possano assumere forme diverse: clicca-re, spostare, trascinare il cursore, ma anche percor-rere ed esplorare spazi.L'esame dell'architettura telematica, per finire, nonpuò non valutare il principio della codicità, terminecon cui vogliamo indicare l'importanza assunta daisoftware e dai protocolli utilizzati sulle forme e suifunzionamenti degli spazi virtuali. Anna Cicognani,stabilendo un parallelismo fra architetture materia-li e digitali ha identificato una serie di aspetti checaratterizzano entrambi. Tra questi è fondamentalela materialità. «Quando si progetta, la regola fon-damentale per trattare la materia è la stessa, siaper gli ambienti fisici sia per quelli online: rispetta-re la natura del materiale»22.Nella nostra trattazione, quindi, codicità è il nomeche attribuiamo al principio di materialità espressoda Cicognani quando questo si trasferisce dalmondo fisico a quello digitale. Questo implica chenella progettazione di spazi telematici le regole difunzionamento dei software debbano essererispettate con lo stesso rigore con cui le leggi dellafisica si applicano ai corpi materiali.

Attraverso l'analisi di questa breve carrellata diesempi è possibile elaborare alcune considerazionidi carattere generale. Premesso che la progettazio-ne dei siti web subisce continue trasformazioni evariazioni ed è pertanto impossibile fissare regoleo classificazioni durature, in questo saggio voglia-mo portare in luce alcuni elementi che, per la fre-

quenza e diffusione con le quali compaiono in rete,possono essere assunti come standard progettualiemergenti. In questo contesto il termine 'standard'può generare confusione in quanto richiama iltema degli standard tecnologici per il web, argo-mento quanto mai delicato e dibattuto in quantolegato strettamente sia a problemi di usabilità, siaa diatribe legali e commerciali23. Nel nostro caso,per non cadere in fraintendimenti, adotteremo ilconcetto di "best practice", ovvero una serie diprocedure pratiche elaborate attraverso la speri-mentazione sul campo, sistemi concreti che si sonodimostrati efficienti ed efficaci. Le "best practices"non hanno carattere normativo, non sono normeimposte da organismi esterni o istituzioni ma criteriripetibili messi continuamente alla prova e perfe-zionati all'interno di una comunità di professionistie utenti.

Struttura topologicaLa maggior parte dei siti web degli architettimostra un'estrema omogeneità nella struttura deicontenuti data, ovviamente, dallo stesso tipo diinformazioni fornite. In tutti i casi troviamo semprequattro aree principali: – Descrizione dello studio: in questa area trovano

posto biografia, curriculum vitae, premi e pubbli-cazioni; informazioni su collaboratori e partner. Sitratta dell'area del sito in cui l'architetto o studiodi architettura si presenta a pubblico di internet.

– Opere: secondo il loro numero, i progetti possonoessere organizzati in categorie omogenee quali:

– realizzati, non realizzati, in completamento,concorsi;

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Fig. 18. Homepage del sito web di Gaetano Pesce (Italia), www.gaetanopesce.com. Fig. 19. Homepage del sito web dello studio di archi-tettura Gregotti Associati International (Italia), www.gregottiassociati.it.

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SANTIAGO CALATRAVAwww.santiagocalatrava.com

STRUTTURA TOPOLOGICA

Il sito del celebre architetto spagnolo presenta una raccolta esau-stiva dei suoi progetti e delle sue sculture. La grafica minimale euna navigazione semplice e diretta rendono l’esperienza di navi-gazione piacevole ed efficace. Il tratto dominante è rappresentatodalle grandi immagini, soprattutto foto, che fanno da sfondo atesti e informazioni.

Il sito si apre con una pagina introduttiva che avvisa il navigatoreche è necessaria la versione 9 del Flash Player. Una volta entratinel sito una breve animazione mostra l’architetto mentre disegnae poi alcune riprese di sue architetture. L’animazione può esseresaltata con un pulsante skip. Le sezioni principali sono subitomesse in evidenza sulla homepage: Projects, Bio, Awards,Publications, Multimedia e Artwork. L’enfasi maggiore è posta suiprogetti, i quali sono organizzati in ordina cronologico. Ogniopera è presentata attraverso un’unica modalità costituita dagrandi fotografie, che si susseguono in automatico, e brevi descri-zioni testuali. Dalla scheda progetti è possibile tornare solamentealla pagina generale dei progetti e mancano rimandi cronologicio tematici ad altri progetti.

La sezione Multimedia presenta una selezione di estratti da docu-mentari e filmati realizzati sulle opere. All’interno di Artwork pos-siamo, invece, trovare disegni, sculture e ceramiche disegnate dal-l’architeto spagnolo.

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Il formato dell’interfaccia è rettangolare (tipo 16:9) e a grandezza fissa. La palette dei colori si basa sul celeste dello sfondo e il biancodei testi. La struttura grafica è molto semplice: grandi immagini di sfondo si alternano a seconda dei temi mentre i pulsanti per la navi-gazione e i testi sono contenuti all’interno di una banda dedicata nella parte inferiore del rettangolo. Per rendere leggibili i testi, labanda è resa leggermente trasparente in modo tale da far comunque rileggere la continuità dell’immagine sottostante. Durante la visua-lizzazione delle immagini dei progetti, un pulsante consente di nascondere temporaneamente il testo e la banda semitrasparente.L’esperienza di navigazione è semplice e piacevole. Non sono previste forme interlocutorie o interrogative tra utente e sito. Manca lapossibilità di fare ricerche attraverso un motore di ricerca o raggiungere aree più approfondite di informazione. L’intero sito è realizzatoin Flash.

ICONICITÀ

immagine sfondo

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recapiti

recapiti

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recapiti

area pulsanti

area pulsanti

selezione progetti

news

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sheda informativa

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DAVID CHIPPERFIELDwww.davidchipperfield.co.uk

STRUTTURA TOPOLOGICA

Il sito, estremamente minimale e raffinato, è orga-nizzato intorno a quattro sezioni principali: Newsand Events, Projects, Studio e Contact. Ogni sezio-ne presenta al suo interno ulteriori gradi di orga-nizzazione. Per quanto riguarda i progetti, questisono organizzati per tipologia o per data di realiz-zazione e completamento. Una sezione a parte èdedicata ai concorsi.

Ogni progetto è presentato con luogo, data e brevedescrizione. Le immagini, fotografie e pochi grafici,sono navigate attraverso una serie di numeri. Labarra di navigazione è sempre visibile e mostracostantemente la profondità raggiunta all’internodella struttura generale.La pagina dei contatti consente, per ogni sede delteam progettuale, di visualizzare ed eventualmentestampare, una mappa con l’indicazione dei princi-pali mezzi di trasporto per raggiungere lo studio.

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ICONICITÀ

pulsantiaree principali

pulsantitipologie

lista progetti

descrizionetestuale

selezione immagini

immagini e grafici

dati sintetici

La homepage si basa su un rettagolo di 900x600 pixel suddiviso in tre bande orizzontali: nella parte supe-riore si trova il titolo del sito, la parte centrale, più importante, ospita immagini e informazioni, la parte inbasso contiene la barra di navigazione con i pulsanti delle diverse sezioni che si sviluppano in ordine cre-scente da sinistra verso destra. Le sezioni interne presentano la banda centrale suddivisa in due ulteriorirettangoli dalle dimensioni simili, dei quali, quello di sinistra ospita sempre le immagini, mentre quello didestra i testi. La semplicità e la chiarezza dell’impianto grafico ben si accorda con le qualità delle archi-tetture presentate. Manca un motore di ricerca interno. Il sito è interamente realizzato in Flash.

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Renzo Pianorpbw.r.ui-pro.com

STRUTTURA TOPOLOGICA

Più che di un sito si tratta di un vero e proprio portale che intro-duce alle diverse attività di cui si occupa lo studio. Numerose lesezioni presenti: le informazioni sullo studio e la fondazione, leopere, gli archivi, le mostre, il workshop e le ultime novità. Lagrande quantità e qualità di dati presenti su ogni progetto rendeil sito una sorta di monografia dettagliata e costantementeaggiornata.

La sezione RPBW contiene informazioni sulle attività e sui compo-nenti dello studio, la fondazione omonima, le ultime notizie e leofferte di collaborazione e lavoro.I progetti si possono scorrere partendo da una selezione, mostrataattraverso delle icone, nome e pdf relativo, oppure attraverso unalista completa mostrata per mezzo di una lista o una mappa geo-grafica su cui sono evidenziate le località interessate. Ogni pro-getto è presentato da un’immagine di apertura e una scheda sin-tetica. A partire da questa schermata iniziale si può scegliere divedere le immagini, scaricare il pdf o consultare i crediti.

L’homepage si apre con le notizie relative agli ultimi progetti econcorsi vinti. Per navigare è necessario portare il cursore sul pul-sante Home da cui poi si sceglie una delle due sezioni principalidel sito: Renzo Piano Building Workshop (RPBW) e Projects.

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L’interfaccia si basa su un’area rettangolare di 800x500 pixel con sfondo piatto bianco rispetto al quale si dispongono, senza sovrap-posizioni, i diversi elementi grafici. Lo spazio della pagina è suddiviso in fasce orizzontali che portano, nella parte superiore e inferiore,i pulsanti per la navigazione principale e quelli per la scelta tra le possibili visualizzazioni delle schede. La parte centrale ospita, invece,le informazioni più importanti e le immagini. Le schede progetto e le informazioni più tecniche sono distribuite sempre nella parte cen-trale che però si suddivide in due quadrati. Interessante la possibilità di selezionare più modalità alternative di navigazione tra le infor-mazioni grafico-testuali e l’organizzazione per luogo e data della lista completa dei progetti. I progetti più interessanti possono essereaggiunti a una selezione che funziona come i carrelli della spesa dei siti di e-commerce. Al termine della navigazione si può controllareil numero di progetti selezionati, crearne i pdf e scaricarli o inviarli a un indirizzo di posta elettronica.

ICONICITÀpulsanti2 aree principali

scheda informativa

scheda informativa

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– cronologia;– alfabeto;– luogo;– tipologia: musei, residenziali, urbanistica, uffi-ci, civili, alberghi, trasporti, oggetti.

A ogni progetto, poi, è associata una scheda sinte-tica che contiene materiali grafici, fotografie edescrizioni testuali.– Area stampa: ospita le news, informazioni sulle

attività recenti, pubblicazioni cartacee, mostre,spesso presenta materiale elaborato per i giorna-listi come rassegne stampa, brochure informati-ve, comunicati stampa. Generalmente è l'area piùfrequentemente aggiornata del sito.

– Contatti: contiene tutti i recapiti per poter stabi-lire una connessione con lo studio.

IconicitàL'analisi degli exempla proposti evidenzia unastruttura grafico-cromatica piuttosto omogenea ericorrente tanto da poter parlare di uno "stile" spe-cifico che contraddistingue i siti web dei grandistudi di architettura. Intendiamo per "stile",mutuandolo dal campo della storia dell'arte, l'in-sieme delle caratteristiche compositive, formali ecromatiche che accomunano i siti web degli studid'architettura. Nel corso degli anni la progettazio-ne dei siti ha elaborato una casistica di stili piutto-sto uniforme legata da una parte alle scelte esteti-che dei designer e dall'altra alla necessità di stabi-lire transazioni comunicative e commerciali efficacicon gruppi di visitatori specifici quali colleghi,imprenditori, giornalisti e studiosi. Col tempo, alcu-

ne interfacce grafiche nate in settori affini (moda,architettura, fotografia, graphic design) hannoassunto il ruolo di guida rispetto al sistema comu-nicativo generalizzato. Il web design applicato allospecifico tema delle opere di architettura è riuscitoa mediare le caratteristiche della comunicazione edivulgazione del progetto d'architettura prove-niente dai media tradizionali con le istanze piùinnovative provenienti dalla comunicazione web. Ilrisultato è un ibrido mediatico, il sito web, in gradodi rivolgersi a un pubblico eterogeneo accomunatoperò da una formazione culturale, un'attitudinealla comunicazione iconica e da un particolaregusto estetico. Tra gli stili del web evidenziati da CarloBragaglia24, quello che più frequentemente ricorretra i siti analizzati è il minimal «una suddivisionemolto precisa delle aree, basata su linee orizzontalie verticali, e su una serie di elementi molto rarefat-ti. [...] Siamo nell'assoluto riduzionismo formale,nell'uso di linee più essenziali possibili»25.La composizione degli elementi grafici è "raziona-lista", il piano rappresentato dalla schermata èorganizzato alla stregua di una pianta suddivisageometricamente e funzionalmente. Ogni elemen-to è disposto planarmente a occupare una specificaporzione dell'impianto regolare e razionale. Tuttigli elementi si alternano all'interno di una rigidagriglia compositiva che organizza un rettangolo dibase e i suoi sottomultipli. Ogni nuovo elementocompare per sostituzione, quasi mai per sovrappo-sizione, nel tentativo di evitare effetti di profonditàspaziale e conservare la struttura piana di unapagina di carta stampata.

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Fig. 19. Homepage del sito web dello studio di architettura Grimshaw Architects (Nicholas Grimshaw, Gran Bretagna), www.grimshaw-architects.com. Fig. 20. Homepage del sito web dello studio di architettura Gwathmey Siegel & Associates Architects (CharlesGwathmey, Robert Siegel, USA), www.gwathmey-siegel.com.

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Nell'ambito della spazialità iconica del sito, non sifa alcun ricorso a segnali di profondità o ad allusio-ni prospettiche e tutto è giocato sulla planaritàdello schermo. Solo in pochi casi si nota una diffe-rente disposizione in profondità delle immagini,realizzata per mezzo di velature di foto su cui poisono sovrapposti testi. Le immagini, per la maggiorparte fotografie e rendering, raramente disegniarchitettonici come piante, prospetti, assonometrie,comunicano un senso classico e rassicurante del-l'architettura, ma evitano raffigurazioni, come pla-nimetrie, dettagli tecnologici, spaccati ed esplosiassonometrici, ritenute troppo specialistiche e didifficile interpretazione per un pubblico di nonaddetti ai lavori. Il formato privilegiato è quello ret-tangolare stretto, gli sfondi sono bianchi o moltochiari, i font utilizzati semplici e senza grazie.

InterazioneSe consideriamo lo spazio dell'interazione come lavocazione "dialogica" del testo elettronico, ovvero,per usare le parole di Bettetini, «la capacità dicostruire il senso insieme al lettore»26, i siti inesame appaiono molto limitati, poiché l'interventodel fruitore si esaurisce nella possibilità di accederealle diverse informazioni senza avere la possibilitàdi creare, in modo autonomo, nessi e collegamenti.Del resto, la finalità principale di questi siti è pura-mente enunciativa: il sito svolge la funzione divetrina in cui mostrare competenze e opere col fineprincipale di acquisire clienti, stabilire contatti,affermare la propria presenza sul mercato profes-sionale. Le dinamiche d'interazione sono pertantocircoscritte e indirizzate all'osservazione dei mate-

riali proposti, come in un catalogo digitale, e alcontatto diretto con il team progettuale. In questosenso, la metafora più diffusa che guida la naviga-zione è quella del portfolio. L'unica interazionediretta prevista in questi siti è rappresentata dallae-mail, spesso filtrata attraverso la compilazione diform e moduli, mentre mancano completamenteforme di feedback diretto come, per esempio,opportunità di lasciare commenti, annotazioni omessaggi a seguito di saggi o progetti.

CodiceTranne poche eccezioni, la maggioranza dei sitianalizzati adotta Flash come tecnologia base per larealizzazione delle pagine. Da un'attenta analisi sinota che questo software non è utilizzato per crea-re animazioni complesse o spettacolari, come spes-so accade nei siti pubblicitari indirizzati a un pub-blico più giovane, bensì per gestire le transizioni trai diversi documenti con modalità fluide e senzasoluzione di continuità. L'obiettivo di questo parti-colare uso dell'animazione sembra principalmenteindirizzato a far percepire le diverse parti del sitocome parti dinamiche di un'unica esperienza infor-mativa e narrativa e non come elementi separati eautonomi.

ConclusioniLa carrellata di siti proposta e le considerazionitratte dalla loro analisi ci consente di arrivare adalcune conclusioni. Seppur parziali ed estrapolate apartire da un numero di esempi esiguo rispetto allanumerosissima casistica presente in rete, questeconsiderazioni portano in luce potenzialità e limiti

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Fig. 21. Homepage del sito web ddello studio di architettura Mecanoo Architecten (Olanda), www.mecanoo.com. Fig. 22. Homepage delsito web dello studio di architettura Kengo Kuma and Associates (Giappone), www.kkaa.co.jp.

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degli attuali siti web di architetti. È importantericonoscere il sito web come uno degli elementiche concorrono a definire e articolare il più ampiosistema di comunicazione. All'interno di tale siste-ma complesso e adattivo, ogni medium interagiscecon gli altri precedenti ridefinendo continuamentelimiti, aree di influenza, caratteristiche comunicati-ve. Il sito web dell'architetto, quindi, compete congli altri mezzi di comunicazione tradizionali, qualistampa specializzata e televisione, a conquistarespazio e attenzione di un pubblico sempre piùdistratto e bersagliato da informazioni rapide eframmentarie. Rispetto ai media della tradizione ilsito web possiede una serie di innegabili vantaggi:a fronte di un contenuto investimento economico,consente a chiunque di gestire un proprio spaziototalmente indipendente in cui auto-promuoversi;il pubblico che può essere raggiunto da una sem-plice pagina web è virtualmente globale; tutte leoperazioni di aggiornamento dei materiali, modifi-ca e implementazione delle strutture organizzativeavvengono in tempo reale e possibilmente senzaintermediari; infine, il sito web è scalabile e amplia-bile come un database, utile per conservare, orga-nizzare e filtrare i materiali che nel tempo sonoprodotti all'interno di uno studio professionale. Dicontro, assistiamo spesso a una semplificazionedell'esperienza comunicativa dovuta alla sinteticitàe rapidità di fruizione imposta dal mezzo. A farne lespese sono soprattutto le dinamiche d'interazione,nelle quali il navigatore agisce in sostanza da let-tore passivo, e la rappresentazione architettonicache spesso si appiattisce su formule figurative e sti-lemi grafici banali e ripetitivi. Possiamo, in sintesi,parlare di emergenza di una forma di omologazio-

ne che investe in parallelo sia il progetto dello spa-zio d'interfaccia sia la rappresentazione nel webdel progetto d'architettura? La risposta sembraessere affermativa.Le motivazioni nascoste dietro tale appiattimentosono molteplici. Sicuramente un aspetto influenteè rappresentato dal ricorso a professionisti esterniper la progettazione e realizzazione dei siti web. Lehomepage degli architetti che hanno caratterizzatogli inizi della rete stanno lentamente scomparendoe a incontrarle nella navigazione ricordano repertiarcheologici, poiché appartengono a un periodo incui Internet era vissuto soprattutto come uno spa-zio per l'interazione sociale e non ancora professio-nale, e ad affacciarsi erano volenterosi neofiti conpoche ma basilari conoscenze informatiche. Oggi,invece, il sito rappresenta per un professionista unfondamentale mezzo di comunicazione la cui rea-lizzazione richiede competenze specifiche ed effi-caci strategie comunicative.All'interno di questo ancora fragile e giovane spa-zio di comunicazione, in cui le potenzialità delmezzo ancora non sono dispiegate o sperimentatecompiutamente, il rischio maggiore che si prospet-ta è che l'omologazione iconica e comunicativacomporti un annullamento delle qualità specifichedelle architetture. Come ha sottolineato FrancoPurini in un suo recente intervento,

c'è una coincidenza tra lo sviluppo della rete e lacrisi della critica architettonica. Guardando i sitidegli architetti appare chiaro il paradosso di averemoltissime informazioni ma nessuna vera cono-scenza. L'accesso alla conoscenza non implicanecessariamente la formazione della conoscenza.

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Fig. 23. Homepage del sito web dello studio di architettura Michael Graves & Associates (USA), www.michaelgraves.com.Fig. 24. Pagina tipo per un progetto del sito di Michele Saee (USA), www.michelesaee.com.

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Il modo con cui si mostra l'architettura non è inin-fluente e l'appiattimento della raffigurazione siriflette sull'architettura che appare omologata.27

A nostro giudizio, i siti potrebbero acquisire inte-resse e spessore comunicativo se gli stessi architet-ti contribuissero alla ideazione del proprio spazioweb rinegoziando lo spazio ceduto ai web designere cercando di stabilire sinergie creative tra linguag-gi propriamente architettonici e linguaggi e tecno-logie provenienti dal mondo informatico. In questomodo sarà possibile coltivare un fertile territorio diricerca in cui si veda rafforzata una proficua pros-simità tra architettura e nuovi mezzi di comunica-zione digitale.

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blog). La gran parte dei blogger usa il blog come diario personalerivolto ad altri blogger ma anche a sconosciuti navigatori.L’importanza dei blog è gradualmente cresciuta diventando para-gonabile a quella della televisione. Nell'aprile 2007, secondo lasocietà Technorati che si è presa la briga di censirli, i blog eranooltre 70 milioni, con una media di 12000 nuovi blog al giorno(fonte David Sifry, fondatore e dirgente della società Technorati. Irapporti sullo stato del web sono consultabili presso il suo sitowww.sifry.com). Secondo la classifica aggregata del sitoBlogbabel Italia (http://it.blogbabel), in Italia si contano circa10.000 blog con oltre un milione di articoli pubblicati. In testa allaclassifica, per numero di contatti, troviamo il blog di Beppe Grilloche, con i suoi oltre 80.000 visitatori, si piazza al nono posto dellaclassifica mondiale stilata da Technorati (dato rilevato il 29 otto-bre 2007 www.technorati.com/pop/blogs/).3 S. Turkle, La vita sullo schermo, Apogeo, Milano 1997.4 Il Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti eConservatori, nella seduta del 20 dicembre 2006 ha deliberatoapprovato le disposizioni relative al ricorso di forme di pubblicità. 5 P. Flichy, L'innovazione tecnologica, Feltrinelli, Milano 1996, p.122.6 Cfr. F. Carlini, Lo stile del Web. Parole e immagini nella comuni-cazione nella rete, Einaudi, Torino 1999. p. 31.7 D. Kohansky, The Philosophical Programmer, St Martin Press,New York 1998, p. 5.8 A. Cicognani, On the Linguistic Nature of Cyberspace and VirtualCommunities,www.arch.usyd.edu.au/~anna/papers/language.pdf, 2001.9 W. J. Mitchell, Città dei Bits: Spazio, Luogo e AutostradeInformatiche, Electa, Milano1997, p.16.10 Ivi, p. 65.11 Cfr. F. Carlini, Parole di carta e di web, Einaudi, Torino 2004.frammentato il Web nel tentativo di costruire segmenti di mercatosempre più ampi. Ulteriori informazioni sono reperibili presso ilsito www.webstandards.org.24 C. Bragaglia, Fenomenologia degli stili elettronici, in L' ambien-te dell'apprendimento: web design e processi cognitivi, a cura diG. Anceschi, M. Botta, M. A. Garito, McGraw-Hill, Milano 2006.25 Ivi, p. 129.26 G. Bettetini, B. Gasparini, N. Vittadini, op. cit., p. 101.27 Intervento di F. Purini al seminario di studi Idee per la rappre-sentazione, Roma, Facoltà di Valle Giulia, 14 settembre 2007.

Note1 Con il termine Content management si fa riferimento a unaserie di processi e tecnologie che consentono la creazione, modi-fica, aggiornamento, pubblicazione e aggiornamento dell’infor-mazione in formato digitale. Il Content management è un proces-so collaborativo in quanto effettuato da una o più persone e con-tinuato nel tempo attraverso la costante revisione dei contenuti.2 Il termine weblog si deve a Jorn Barger che lo ha coniato neldicembre del 1997. La versione breve blog è stata inventata daPeter Merholz che nel 1999 ha usato la frase "we blog" nel suosito, dando origine al verbo "to blog" (bloggare, scrivere un

Fig .26. Homepage del sito web dello studio di architettura Morphosis (Tom Mayne, USA), www.morphosis.net. Fig. 27. Homepage delsito web dello studio di architettura NOX (Lars Spuybroek, Olanda), www.noxarch.com.

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