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2 prevenire la sindrome da immobilizzazione · prevenire la sindrome da immobilizzazione malato tende ad assopirsi di gior- ... Queste alterazioni si sviluppano ra-pidamente soprattutto

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zione” con rilevanti conseguenze d’or-dine psicologico, relaz ionale e com-plicazioni cardiovascolari, respirato-rie, muscolo scheletriche, incontinen-za urinaria, stipsi, lesioni da decubitoe infezioni.

Questo libretto vuole essere d’aiutonell’affrontare e prevenire la sindro-me da immobilizzazione che colpisceprevalentemente gli anziani. È il ri-sultato di un gruppo di lavoro d’in-fermieri e fisioterapisti dei distrettialla luce della loro esperienza nel-l’assistere a domicilio le persone.È stato sottoposto alla valutazionedi alcuni anziani per essere certi cheil linguaggio utilizzato fosse di facilecomprensione.

In caso di dubbi e difficoltà, oltre arivolgerti al tuo medico di famiglia,puoi metterti in contatto con gli in-fermieri e i fisioterapisti del serviziod’assistenza domiciliare dei distret-ti. Nell’ultima pagina ci sono i lororecapiti telefonici.

Salve!

Per problemi di salute sei costrettoa letto per un lungo periodo? Alloracerca di pr evenire le complicaz ioni(anche gravi) che possono derivaredall’immobilizzazione. Se invece haiun congiunto o un amico in questecondiz ioni puoi fare molto per evi-targli ulteriori problemi.

In ogni caso tieni a mente questa rac-comandazione: il malato dev’essereun protagonista attivo delle attivitàassistenziali che lo riguardano in ognicontesto (casa, ospedale, residenzasanitaria assistenziale, casa di ripo-so o struttura protetta). Lo stimoloa partecipare alle attività permetteal malato di mantenere o recuperarei l mas s imo g rado d ’au t onomia .Un’assistenza totale e subita passi-vamente non fa l’interesse del mala-to né dei suoi familiari.

La permanenza protratta a letto, so-prattutto nelle persone anziane, puòcausare quella che tecnicamente è de-finita “sindrome da immobilizza-

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come affrontare gliaspetti psicologici,relazionali econtenere lo stress

Un ammalato costretto a letto ten-de a deprimersi, è isolato rispettoall’ambiente, non ha i contatti so-ciali di prima, si sente inutile è im-potente perché deve dipendere daaltri anche per cose o situazionibanali. A volte, per evitare di stan-carlo, si commette l’errore di noncoinvolgerlo nemmeno nelle que-

stioni quotidiane della famiglia. Ri-spetto al futuro tende ad essere pes-simista, teme di non riguadagnarepiù la salute o di non riuscire a con-vivere con la malattia o la disabilitàma teme anche di perdere i ruolisociali, quello di genitore, coniuge,lavoratore ecc..L’allettamento protratto e l’isola-mento provocano danni alla men-te sino ad arrivare alla confusionementale, incapacità di comunicare,perdita di memoria e della parola.Si alterano i normali ritmi di sonnoveglia. In assenza di stimoli l’am-

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malato tende ad assopirsi di gior-no, agitarsi all’imbrunire e a staresveglio la notte.Queste situazioni creano tensionee stanchezza a familiari e amici.Ogni persona vicina al malato è unimportante nodo della rete che devesostenerlo in uno dei momenti piùdifficili della sua vita. L’imperativoè contenere lo stress ed il sovracca-rico di lavoro di chi lo aiuta.

A volte i rapporti affettivi e relazio-nali attorno al malato s’incrinanoproprio a causa del sovraccarico dilavoro di un solo familiare. Per evi-tare che ciò accada è essenziale chele persone vicine al malato metta-no a disposizione per lui anche po-che ore del loro tempo. Le ore diciascuno, se ben organizzate conquelle degli altri, consentono di con-tenere la fatica di tutti e di agire po-sitivamente verso il malato.

Alcune attività, cui spesso non sipensa, richiedono poco impegnoma sono essenziali e umanamentearricchenti e possono essere affi-date anche ad un nipote adolescen-te: leggergli un articolo di giornaleche lo interessa per aiutarlo a man-tenere la cognizione del tempo;guardare e commentare assieme unprogramma televisivo che gli piace;fargli ascoltare una canzone dei suoitempi.La persona anziana, anche se per-de la memoria per le cose recenti,ha vivo il ricordo d’episodi impor-tanti della sua vita. Sollecitarlo a par-

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lare del suo passato lo aiuta a man-tenere vitale la capacità di comuni-care ed è un momento d’arricchi-mento per chi gli sta vicino.

Collaborare all’assistenza di un fa-miliare o amico ammalato non èsolo un impegno, è anche un’op-portunità che la vita ci dà per raf-forzare i rapporti affettivi con chici sta vicino e riflettere sulle prioritàdella nostra esistenza.

Dal punto di vista psicologicol’obiettivo principale nell’assistere ilmalato è aiutarlo a scoprire risorseinterne che non conosceva,riattivare aspetti della propria per-sonalità che aveva trascurato. In al-cuni casi è necessario stimolarlo aricominciare una vita, anche se di-versa da come se l’era immaginata.Il contatto fisico lo aiuta ad accet-tarsi così com’è. Non bisogna ec-cedere nel proteggerlo dalle piccoledifficoltà quotidiane ma anzi stimo-larlo ad affrontarle: è importantevalorizzare ciò che riesce a fare perincoraggiarlo verso nuovi traguardi.

come prevenire iproblemicardiovascolari erespiratori

Rimanere fermi a letto per lungotempo può dare seri problemicardiovascolari e respiratori.Nelle vene e arterie si possono for-mare quelli che tecnicamente sonochiamati trombi. Si tratta di coagu-li di sangue attaccati alle pareti dellevene e delle arterie che possonostaccarsi e, circolando assieme alsangue, ostruire una piccola arteriao una vena. Il flusso sanguigno èbloccato improvvisamente conconseguenze rilevanti che in alcunicasi possono mettere a rischio an-che la vita.

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Per farvi un paragone pratico im-maginate di calpestare la pompa chesi utilizza in giardino per annaffiarele piante.

I polmoni hanno bisogno di espan-dersi bene per ossigenare il nostrocorpo e ridurre il rischio di contrar-re infezioni. L’immobilità protrattaa letto esclude proprio questa fun-zione perché la gabbia toracica ten-de ad irrigidirsi. Per utilizzare un al-tro paragone è come tentare di gon-fiare un palloncino all’interno di unascatola piccola e rigida. L’immobi-lità facilita dunque l’insorgere dibronchiti e polmoniti.

L’ammalato dev’essere stimolato amuoversi anche se non può scen-dere dal letto. Dev’essere aiutato acambiare spesso posizione, stare se-

duto anche con l’aiuto di cuscini,muovere le gambe e le braccia piùvolte nel corso della giornata. È im-portante sollecitarlo a ventilare benei polmoni evitando i respiri super-ficiali.In ogni caso è essenziale farlo scen-dere dal letto quanto prima. Si puòanche procedere per piccoli passiiniziando a metterlo seduto su unapoltrona, facendolo camminare al-meno per raggiungere il bagno eaiutandolo a mangiare stando se-duto a tavola.

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In seguito va anche incoraggiato afare piccoli esercizi di ginnastica perstimolare il movimento di collo,braccia e gambe. L’obiettivo è cheutilizzi il letto solo per il riposo po-meridiano, se necessario, e quellonotturno.

come prevenire iproblemi muscolari escheletrici

Articolazioni, ossa e muscoli, permantenersi vitali e ben funzionan-ti hanno bisogno di essere usati,riassume questo concetto il detto“usali altrimenti li perdi”.La mancanza di movimento dimi-nuisce la forza dei muscoli e modi-fica le articolazioni sino a bloccarle.Alcune posizioni, se mantenute pertroppo tempo, deformano ginoc-chia e piedi. Le ossa, se non sop-portano il peso del corpo, diventa-no più leggere e fragili (osteoporosi).

Queste alterazioni si sviluppano ra-pidamente soprattutto nella perso-na anziana pertanto devono essereaffrontate per tempo. La soluzionemigliore è alzarsi dal letto prima pos-sibile ma se la malattia non lo per-mette è comunque cruciale muo-versi. Non è banale ricordare chein queste condizioni la ginnasticadi base è, di fatto, il mantenimentodelle attività quotidiane: mangiare,bere, pettinarsi, farsi la barba ecc..È importante che chi è vicino almalato non lo sostituisca in queste

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attività ma lo solleciti invece a man-tenerle.

Al mantenimento delle attività quo-tidiane è essenziale aggiungere sem-plici esercizi per pochi minuti piùvolte il giorno e cambiare spessoposizione a letto. La regola dev’es-sere poco, ma costantemente.

È utile fare piccoli e lenti movimentirotatori della testa (per muovere il col-lo), delle mani e dei piedi; piegare leginocchia e stenderle alternativa-mente; spingere i piedi verso il fon-do del letto e poi tirare le dita in suverso il naso; scorrere il tallone diun piede dalla caviglia al ginocchioopposti, con le gambe distese. Inogni caso è essenziale non utilizza-re coperte pesanti che ostacolano imovimenti o, se necessarie, soste-nerle con gli appositi archetti.

Per alcune malattie, quali ad esem-pio le fratture, è necessario che iconsigli sugli esercizi da eseguire aletto siano forniti da personaleesperto.

come prevenirel’incontinenzaurinaria

La persona anziana che rimane aletto anche per un periodo brevedi cinque – sette giorni può andareincontro a problemi d’incontinenza.Il cervello, agendo sui muscoli dellavescica, controlla l’emissione dell’uri-na al momento giusto e senza sfor-zo ed è anche in grado di ritardare

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il bisogno di urinare in rapporto allasituazione.L’allettamento influenza negativa-mente questo controllo, per due di-verse ragioni:–·la mancata attività fisica, associa-

ta spesso anche a problemi di sti-tichezza, causa una certa debo-lezza dei muscoli della vescica;

– il cambiamento di ritmi e azionidella vita quotidiana, la dipenden-za dagli altri negli spostamenti,l’eventuale perdita dell’urina du-rante il percorso per raggiungereil bagno, deprimono la personaanziana che perde progressiva-mente anche il controllo dello sti-molo.

Purtroppo la soluzione più como-da e più gettonata per chi gli stavicino è il ricorso all’uso delpannolone. Questa scelta spesso èuna via senza ritorno. La personapassa da un’incontinenza saltuaria,dovuta allo stress della malattia, adun’incontinenza cronica e ad unostato generale di regressione.Se la permanenza a letto non puòessere evitata è importante solleci-

tare il malato ad andare ai servizicon regolarità anche se non avver-te lo stimolo (circa ogni quattroore). Questi spostamenti evitanol’increscioso inconveniente di per-dere l’urina a letto o durante il per-corso e sono esercizi utili a preve-nire la sindrome da immobilizza-zione.Se il malato non può scendere dalletto o non riesce a trattenere lo sti-molo, è corretto aiutarlo ad utiliz-zare la padella o il pappagallo.

È bene che chi fa uso di diureticivaluti con il proprio medico di fa-miglia la possibilità di assumerli ilmattino e non la sera. La notte in-fatti è più difficoltoso raggiungerei servizi. Quest’avvertenza riduceanche il rischio di cadute notturnedeterminate dall’ansia e dalla frettadi recarsi al bagno.

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come prevenire lastitichezza eulterioriinconvenienti

La malattia e la permanenza a let-to, soprattutto se associate ad unostato depressivo, nella persona an-ziana possono causare stitichezza

sino ad arrivare alla formazione difecalomi (feci dure come pietre chenon si riesce ad eliminare sponta-neamente).Il circolo vizioso è il seguente: lamancanza di movimento, la debo-lezza e lo stato depressivo induco-no inappetenza, l’anziano mangiae beve poco, ha l’alito sgradevole euna patina sulla lingua, tende a nonavvertire lo stimolo, ha il ventre tesoe dolorante e fatica ad espellere lefeci con regolarità.

Per prevenire la stitichezza ed evi-tare il fecaloma è molto importan-te mangiare regolarmente distri-buendo i pasti nell’arco della gior-nata. Non va dimenticata la primacolazione.

È importante rispettare gusti, orarie tempi cui la persona è abituata.La dieta dev’essere varia e assicu-rare l’assunzione equilibrata di sali,vitamine, proteine, grassi, carbo-idrati e fibre.Frutta e verdura non devono man-care, sono consigliati, per la loro

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digeribilità, i formaggi magri, loyogurt, le carni bianche (pollo, tac-chino e coniglio), il pesce, le prote-ine vegetali di cui sono ricchi i le-gumi, e i condimenti d’origine ve-getale in modo particolare l’oliod’oliva.

Il cibo è uno dei piaceri della vita eva salvaguardato anche in caso dimalattia. La masticazione, oltre adavere un ruolo importante nella di-gestione, permette di gustare quel-lo che si mangia. In caso di diffi-coltà di masticazione del malato èerrato orientarsi verso cibi frullati etritati che, annullando questo pia-cere, lo deprimono sino ad arrivareal rifiuto dell’alimentazione.

In questi casi è meglio proporgli ali-menti di facile assunzione quali pe-sce, polpette, prosciutto arrosto eroast beef all’inglese, formaggi te-neri e uova. La pasta asciutta an-che con il ragù può essere prepara-ta con formati di pasta piccola.

Solo in casi molto gravi è indicatoutilizzare cibi tritati e frullati facen-do attenzione a mantenere la loroappetibilità. Inoltre, è essenziale far-lo bere almeno un litro e mezzod’acqua o altri liquidi il giorno e aiu-tarlo a muoversi almeno un po’ per-ché il buon funzionamento dell’in-testino è favorito dal movimento.Un’ultima avvertenza riguarda l’u-midificazione dell’ambiente. Gli am-bienti secchi ed eccessivamente ri-scaldati facilitano la disidratazionedel malato. La causa di molti rico-veri estivi che riguardano l’anzianoè proprio la disidratazione.

Se la persona è affetta da diabete,ipertensione o insufficienza renaleè fondamentale che concordi la dietacon il proprio medico di famiglia.

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come prevenire lelesioni da decubito

La lesione da decubito (piaga) è unevento grave che si manifesta nellasindrome da immobilizzazione.Colpisce la pelle ed i tessuti profondie insorge nelle zone soggette apressione: area sacrale (il puntodove si congiungono i glutei), fian-chi, interno delle ginocchia e tallo-

ni, in alcuni casi anche alla nuca ealle orecchie.

La lesione è distinta in cinque stadidi gravità:– il primo è rappresentato da ros-

sore che non si modifica allapressione;

– il secondo riguarda l’epidermidee il derma (strato sottostante lapelle) e si presenta come un’abra-sione;

– il terzo è costituito da una cavitàprofonda che coinvolge anche iltessuto sottocutaneo e può esten-dersi fino alla fascia muscolare;

– il quarto è rappresentato da unaferita estesa, a tutto spessore chepuò arrivare sino all’osso con di-struzione anche dei tessuti mu-scolari;

– l’ultimo stadio è costituito da unazona di tessuto morto di colora-zione scura che sotto nascondeuna lesione profonda (escara).

In una persona anziana e debilitatadalla malattia, bastano poche ore dipressione continua sulle zone a ri-schio, la presenza d’umidità dovu-

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ta alla perdita d’urine o al sudore, lelenzuola ruvide e non tese per farinsorgere la lesione che dal primostadio passa rapidamente a quellisuccessivi.La lesione da decubito non si ma-nifesta quando il malato, oltre adavere un valido sostegno psicolo-gico, è stimolato a muoversi, haun’alimentazione varia ed è benidratato. Per la prevenzione delle le-sioni valgono dunque le precedentiraccomandazioni. Un’ultima avver-tenza: è erroneo ritenere che l’ap-plicazione del catetere vescicale evitila formazione della lesione o ne fa-ciliti la guarigione.In ogni caso è cruciale rilevare pre-cocemente il primo stadio della le-sione (arrossamento) controllandocon frequenza lo stato della cutenelle zone a rischio e chiedere con-siglio al medico di famiglia o agliinfermieri dell’assistenza domiciliaredei distretti su come intervenire.Se necessario, l’infermiere e il fisio-terapista indicano, in alcuni casi,l’uso di cuscini, materassi speciali,archetti e altri presidi utili.

consigli utilisull’igiene delmalato e delcontesto

Molti microbi vivono con noi, sen-za dare alcun fastidio, si trovanosulla cute, le mucose e nell’ambien-te, ma possono procurare un’infe-zione con conseguenze a voltemolto serie quando la malattia ab-bassa le nostre difese.

Per prevenire queste complicazioniè necessario seguire semplici ma im-portanti regole igieniche nei con-fronti dell’ammalato e dell’ambiente.

È essenziale garantire quotidiane ecomplete cure igieniche alla perso-na non tralasciando mai la puliziadei denti o delle protesi e della boc-ca. I capelli devono essere pettinatianche più volte il giorno e lavati al-meno una volta la settimana.

Si raccomanda di iniziare con la pu-lizia del viso e delle mani e finire

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con gli organi genitali, non dev’es-sere mai utilizzata la saponetta per-ché è un formidabile veicolo d’in-fezione ma il sapone liquido.Al malato devono essere assicuratipersonali accessori per la toilette(manopole, asciugamani ecc.).

Per mantenere in buono stato lapelle è essenziale non lasciare resi-dui di sapone e, al caso, applicareuna crema idratante con un legge-ro massaggio.

Dal punto di vista psicologico èbene utilizzare prodotti che la per-sona gradisce.

Prima di assistere il malato è buonanorma lavarsi accuratamente lemani per evitargli il rischio di con-trarre infezioni.

Proprio allo scopo di prevenire que-sto rischio, nelle strutture in cui siassistono più ammalati, gli opera-tori, nell’effettuare le cure igieniche,cambiano regolarmente i guanti dauna persona all’altra.

L’ambiente in cui vive il malatodeve essere arieggiato almeno unavolta il giorno. Per mantenere unbuon grado d’umidità dell’aria, d’in-verno è opportuno utilizzare gliumidificatori.

Per le pulizie dell’ambiente si devonoutilizzare panni umidi e l’aspirapolve-re per evitare di sollevare la polvere.Non si devono usare prodotti cheprovocano esalazioni quali ammoni-aca e varechina.

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Per ulteriori informazioni puoi con-

tattarci ai seguenti numeri telefonici:

dalle ore 8.30 alle ore 12.30

dal lunedì al venerdì

distretto 1 - 040 3997808

distretto 2 - 040 3995627

distretto 3 - 040 3995900

distretto 4 - 040 3997385

Èquipe di realizzazione: Ofelia Altomare, Ugo Cernecca, Bianca Lenardoni,Loreta Lattanzio, Michele Marolla, Maila Mislej, Annarosa Orel, Cinzia Or-lando, Roberta Sapienza, Anna Sicuro

Progetto grafico e realizzazione: Roberto Michelazzi

Vignette: Sergio Blason

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