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1 I finanziamenti a titolo di credito di Antonio Ricciardi in Fabbrini G. e Musaio A. (a cura di), Contabilità e bilancio. Fondamenti e disciplina, Franco Angeli, Milano, 2004

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I finanziamenti a titolo di credito di

Antonio Ricciardi

in Fabbrini G. e Musaio A. (a cura di), Contabilità e bilancio. Fondamenti e disciplina,

Franco Angeli, Milano, 2004

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CAPITOLO DICIANNOVESIMO

I FINANZIAMENTI A TITOLO DI CREDITO

di Antonio Ricciardi

1 Definizione e classificazione

I finanziamenti a titolo di credito rappresentano fonti di capitale che l’azienda acquisisce ricorrendo al mercato monetario e al mercato finanzia-rio. Sul mercato monetario sono negoziate operazioni di finanziamento a breve scadenza, destinate a finanziare il capitale circolante, mentre sul mercato finanziario sono negoziate operazioni a media-lunga scadenza, de-stinate alla copertura degli investimenti in immobilizzazioni.

Questi finanziamenti sono negoziati sia con il sistema bancario sia con altri finanziatori (privati, soci, società collegate e/o controllate) mediante l’emissione di titoli di credito, come ad esempio le cambiali finanziarie e titoli obbligazionari.

La dottrina ha individuato tre principali forme di classificazione delle passività finanziarie delle aziende:

− per provenienza dei mezzi finanziari o natura dei finanziatori (classi-ficazione per natura);

− per destinazione economica (classificazione funzionale); − per grado di esigibilità (classificazione finanziaria). In base alla classificazione per natura, i finanziamenti a titolo di credito

rappresentano “fonti esterne” di capitale (capitale di credito apportato da terzi a titolo di prestito) e si distinguono in obbligazioni, debiti verso soci per finanziamenti, debiti verso banche, debiti verso altri finanziatori, debiti rappresentati da titoli di credito, debiti verso imprese controllate, collegate, controllanti, ecc… (art.2424 c.c.).

In base al criterio funzionale, le passività aziendali sono classificate in relazione alla funzione che esse assolvono all’interno del processo produt-tivo (gestione caratteristica, accessoria, finanziaria, ecc..); in questo caso, i finanziamenti a titolo di credito sono classificati come passività “non lega-te al ciclo operativo” dell’impresa .

Il criterio finanziario, infine, classifica le fonti di finanziamento esterne in passività correnti e passività non correnti assumendo, generalmente, come elemento discriminante il periodo amministrativo annuale. Il criterio

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per distinguere le singole passività è quello dell’esigibilità o estinzione: le passività finanziarie correnti o a breve scadenza sono rappresentate dal quelle con scadenza entro dodici mesi dalla data di riferimento del bilan-cio; tutte le altre passività di natura finanziaria sono classificate come pas-sività non correnti o a media-lunga scadenza.

Con riguardo alla scadenza, sembra opportuno precisare che il principio contabile internazionale IAS1 richiede che le passività finanziarie siano classificate in passività correnti e non correnti in base alle condizioni con-trattuali esistenti alla data del bilancio. Ciò comporta che sono da conside-rarsi passività finanziarie correnti i debiti che devono essere estinti entro dodici mesi dalla data di bilancio anche se la scadenza originale è posta in un periodo superiore ai dodici mesi e/o esiste un accordo per la rinegozia-zione dei termini contrattuali1.

In linea generale, la principale caratteristica dei prestiti a breve termine è la loro attitudine ad estinguersi in un periodo inferiore all’anno. Per ga-rantire questa attitudine, tali finanziamenti dovrebbero coprire in via ap-prossimativa poste attive con la stessa scadenza; conseguentemente l’impresa dovrebbe utilizzare l’indebitamento a breve per finanziare varia-zioni di breve periodo o a carattere stagionale delle sue attività correnti.

Viceversa, le necessità finanziarie derivanti da investimenti in immobi-lizzazioni dovrebbero trovare contropartita in finanziamenti a medio/lungo termine. Tutto ciò per consentire all’impresa di rimborsare le somme prese in prestito contestualmente al verificarsi dei ricavi (quindi delle entrate) derivanti dagli investimenti effettuati. In tal modo si garantisce un equili-brio delle rispettive scadenze e una stabilità finanziaria per l’impresa2.

Ricordiamo, infine, che il circuito dei finanziamenti prevede un’entrata di mezzi monetari, all’atto della loro acquisizione, e si conclude con un’uscita di risorse monetarie, al momento della restituzione dei finanzia-menti ricevuti (rimborso del capitale maggiorato degli interessi sul presti-to)3. Se questo è vero in linea generale, occorre precisare che le forme di

1 Per tutti quegli eventi che potrebbero intervenire tra la data di chiusura dell’esercizio am-ministrativo e la data in cui il bilancio è approvato, che non modificano i valori di bilancio né modificano la liquidità o la solvibilità dell’impresa alla data di riferimento del bilancio (rinegoziazione di un finanziamento a lunga scadenza; rettifica di clausole di garanzia di un finanziamento a lunga scadenza) è richiesta, invece, una specifica descrizione nella Nota integrativa (IAs 1, par.67 e IAS 10), in modo da consentire ai destinatari del bilancio di va-lutarne opportunamente gli effetti finanziari ed effettuare conseguenti corrette decisioni. Cfr. Portalupi A. (2004), “IAS 1 (revised 2003), “Presentazione del bilancio”, Pratica Con-tabile, n.4, p.21. 2 Per ulteriori approfondimenti su quest’argomento si rimanda a Del Monte A. (1988), Fi-nanza d’impresa, Utet, Torino, p.189. 3 Il finanziamento esterno implica, infatti, un obbligo contrattuale al rimborso del capitale mutuato e alla sua remunerazione, sotto forma di interessi, in misura fissa o variabile, entro un determinato periodo di tempo e secondo modalità contrattualmente definite. Gli oneri

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finanziamento possono essere molteplici e ad ogni tipologia corrispondono specifici effetti economico-finanziari. 2. L’apertura di credito in conto corrente

L’apertura di credito in conto corrente (art. 1842 c.c.) rappresenta la forma di finanziamento bancario più diffusa nella pratica operativa delle aziende: la banca mette a disposizione dell’impresa cliente un ammontare massimo per un dato periodo di tempo. Generalmente le aperture di credito sono concesse per il periodo di un anno e successivamente rinnovabili. Tuttavia, alcune banche per verificare che il prestito concesso abbia effet-tivamente carattere stagionale e non venga utilizzato dall’impresa come fonte di finanziamento per investimenti immobilizzati, richiedono al clien-te di rientrare dallo scoperto a scadenze stabilite. Nella prassi bancaria, il rientro dallo scoperto viene richiesto anche quando la capacità di credito del debitore dovesse deteriorarsi durante l’anno4.

Per evitare il rischio revoca, molte imprese ricorrono al credito rotativo che impegna contrattualmente la banca ad erogare, fino alla scadenza pre-determinata, il credito fino all’ammontare massimo stabilito; a fronte di quest’impegno della banca, il cliente è obbligato a corrispondere una commissione di assicurato finanziamento, calcolata sulla quota di credito non utilizzata.

Tecnicamente le aperture di credito, richieste per coprire i fabbisogni finanziari del capitale circolante, vengono utilizzate mediante un conto corrente dal quale l’azienda può effettuare prelevamenti (ma anche esegui-re versamenti) nella misura del limite massimo dell’importo concesso. Sotto il profilo contabile, l’ottenimento di un’apertura di credito non de-termina alcuna rilevazione: l’azienda ha semplicemente la possibilità di u-tilizzare, fino al limite concesso, la linea di credito, ma ciò non modifica la consistenza del suo c/c bancario. Saranno, invece, gli effettivi utilizzi e gli eventuali versamenti che ne faranno variare il saldo5.

Sul piano delle scritture, per gli utilizzi e i versamenti, si rileveranno semplicemente dei movimenti nel conto Banca c/c, il quale, nelle fasi in

finanziari sostenuti a fronte dei finanziamenti contratti sono rilevati come costo dell’esercizio in cui hanno luogo. Cfr. Pastore P. (2002), “Le condizioni di equilibrio finanziario dell’impresa e le decisioni di finanziamento”, in Fabbrini G. e Montrone A. (a cura di), Economia aziendale. Fondamenti ed evoluzione della disciplina, F.Angeli, Milano, p.360. 4 Per ulteriori approfondimenti si veda Van Horne J. C. (1984), Teoria e tecnica della fi-nanza d’impresa, Il Mulino, Bologna, p.641. 5 Questi conti correnti possono presentare, come avviene generalmente, saldi a debito del cliente oppure saldi attivi a seconda che i prelevamenti superino i versamenti o viceversa.

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cui i prelevamenti superino i versamenti presenterà un’eccedenza a debito dell’azienda. Trimestralmente la banca addebiterà gli interessi passivi e le spese di conto: i primi sono rilevati in Dare del conto Interessi passivi v/banche; le seconde, essendo anch’esse un costo di competenza dell’esercizio, in Dare del conto Spese bancarie diverse.

Supponiamo che, in data 20 aprile, l’azienda, dopo aver ottenuto un’apertura di credito in conto corrente, emetta un assegno a favore di un fornitore di € 10.000; che il successivo 10 maggio esegua un versamento di € 5.000 e che le competenze trimestrali a favore della banca, comunicate il 7 luglio, risultino le seguenti: interessi € 600 e spese di conto € 8,00. L’operazione comporterà:

− in data 20/04, una variazione finanziaria positiva dovuta alla ridu-zione dei debiti verso fornitori e una variazione finanziaria negativa dovuta al sorgere di un debito nei confronti della banca:

− in data 10/05, una variazione finanziaria positiva dovuta alla ridu-zione del debito verso banche e una variazione finanziaria negativa correlata all’uscita di cassa:

− in data 07/07, due variazioni economiche negative connesse ai costi rappresentati da interessi passivi e spese bancarie ed una variazione finanziaria negativa dovuta all’addebito in conto di tali competenze:

3. L’anticipazione bancaria

Le anticipazioni bancarie (art.1846 e ss. c.c.) sono una forma di prestito garantito da un pegno, su beni mobili (quali merci o relativi documenti rappresentativi)6 o su titoli, costituito dall’affidato a favore della banca fi-nanziatrice. La costituzione in garanzia di merci o titoli a favore dell’azienda di credito non accresce la probabilità di rimborso del prestito 6 I documenti rappresentativi delle merci sono, tipicamente, la fede di deposito e la nota di pegno. La fede di deposito è un titolo rappresentativo delle merci depositate presso i ma-gazzini generali che certifica il deposito e la proprietà delle merci. La nota di pegno è anch’essa un titolo rappresentativo di merci che serve per costituire in pegno le cose depo-sitate a garanzia di un credito ricevuto.

DEBITI V/FORNITORI D 10.000 BANCA C/C A 10.000

BANCA C/C D 5.000 CASSA A 5.000

INTERESSI PASSIVI V/BANCHE D 600 SPESE BANCARIE DIVERSE D 8 BANCA C/C A 608

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ma certamente rende più agevoli le eventuali operazioni di recupero dei crediti insoluti.

L’importo dell’anticipazione è quantificato dalla banca deducendo dal valore attribuito ai beni o ai titoli in garanzia uno scarto percentuale («scarto di garanzia») applicato in funzione, oltre che della situazione pa-trimoniale, economica e finanziaria dell’affidato, anche di altri parametri: tipo di merci, grado di negoziabilità dei titoli depositati a garanzia, previ-sioni sul futuro andamento dei loro prezzi, difficoltà di custodia e di con-servazione del pegno, durata del finanziamento.

La costituzione dei beni in garanzia va rilevata come segue7:

L’anticipazione può essere regolata in conto corrente oppure può essere a scadenza fissa.

Nel caso di anticipazione a scadenza fissa, all’impresa beneficiaria è erogato, al momento dell’accensione, un importo pari al valore nominale dell’anticipazione decurtato degli interessi e delle altre competenze spet-tanti alla banca. Interessi e competenze bancarie, infatti, sono calcolati in via anticipata sull’intero importo.

Supponiamo che a fronte della costituzione in garanzia di titoli del va-lore di € 20.000, l’azienda ottenga un’anticipazione bancaria a scadenza fissa dell’importo di € 15.000. Interessi e competenze bancarie sono pari, rispettivamente, a € 1.050 e € 100. L’impresa registrerà, oltre alla costitu-zione della garanzia, una variazione finanziaria positiva dovuta ad un au-mento della liquidità disponibile, una variazione finanziaria negativa dovu-ta al sorgere di un debito verso banche e due variazioni economiche nega-tive connesse ai costi per interessi passivi e competenze bancarie:

L’impresa rimborserà il proprio debito alla scadenza oppure anticipa-tamente, anche per importi parziali. Alla scadenza, si registrerà l’estinzione del debito di finanziamento (variazione finanziaria positiva)

7 Al momento della redazione del bilancio, si terrà memoria dei beni costituiti in garanzia nei conti d’ordine, posti in calce allo stato patrimoniale.

DEPOSITARI NS. BENI IN GARANZIA D ..… NS. BENI PRESSO TERZI IN GARANZIA A ..…

DEPOSITARI NS. TITOLI IN GARANZIA D 20.000 NS. TITOLI C/TERZI IN GARANZIA A 20.000

BANCA C/C D 13.850 SPESE BANCARIE D 100 INTERESSI PASSIVI D 1.050 BANCA C/ANTICIPAZIONI A 15.000

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mediante il rimborso del valore nominale dell’anticipazione (l’impresa ri-leverà un’uscita finanziaria) e il ritiro dei beni depositati in garanzia:

L’anticipazione in conto corrente consente di utilizzare il finanziamen-to ottenuto in modo graduale ed anche di effettuare versamenti che riduco-no l’esposizione verso la banca. In questo caso, il pagamento degli interes-si passivi sarà commisurato all’effettivo utilizzo del credito.

Con cadenza trimestrale, la banca addebiterà sul conto corrente garanti-to gli interessi passivi e le altre spese bancarie:

In concreto, le rilevazioni richieste da un’anticipazione in conto corrente sono analoghe a quelle viste per l’apertura di credito in conto corrente. 4. La sovvenzione cambiaria

La sovvenzione cambiaria è un’altra forma tecnica di finanziamento bancario a breve termine destinato a coprire il fabbisogno del capitale cir-colante delle imprese8.

Tale operazione consiste nell’emissione di pagherò cambiari (promessa incondizionata di pagare una certa somma di denaro, ad una data scaden-za futura, al beneficiario indicato nell’effetto) rilasciati direttamente a fa-vore della banca, la quale, a fronte dell’obbligazione assunta dall’impresa, le mette a disposizione il controvalore degli effetti ricevuti, al netto degli interessi e delle competenze accessorie. Pertanto, il valore nominale del prestito è pari a quello dei suddetti effetti, ma la banca trattiene in via anti-cipata gli interessi e le altre competenze.

Supponiamo che, in data 1/12/n, l’azienda abbia ottenuto dalla propria banca una sovvenzione cambiaria rilasciando un pagherò di € 10.000, con

8 Cfr. Fiore, L. (1982), Economia e tecnica del credito, Liguori Editore, Napoli, pp.187-188.

BANCA C/ANTICIPAZIONI D 15.000 BANCA C/C A 15.000

NS. BENI PRESSO TERZI IN GARANZIA D 20.000 NS. BENI DEPOSITATI IN GARANZIA A 20.000

INTERESSI PASSIVI D SPESE BANCARIE D BANCA C/C A

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scadenza al 28/2/n+1. Gli interessi sono calcolati ad un tasso del 5,50% annuo, mentre le commissioni bancarie per l’incasso ammontano a € 109.

Al momento dell’accensione della sovvenzione, l’impresa registrerà:

Alla scadenza, la sovvenzione cambiaria potrà essere estinta, ma più di frequente viene rinnovata totalmente o parzialmente. L’estinzione della sovvenzione darà origine ad una riduzione dei debiti verso banche a fronte del versamento di denaro contante o dell’addebito del conto corrente dell’impresa:

Supponiamo, ora, che la sovvenzione venga rinnovata per un trimestre (fi-no al 31/5/n+1) per 5.000 euro (rinnovo parziale)10. L’impresa dovrà versa-re la differenza tra l’importo della vecchia sovvenzione e quello della nuo-va, oltre che l’ammontare delle competenze (commissioni d’incasso e inte-ressi passivi) relative al nuovo pagherò11:

5. Le cambiali finanziarie

La legge n. 43/1994 ha introdotto nel nostro ordinamento le cambiali finanziarie configurandole come titoli di credito all’ordine emessi in serie, equiparate alle cambiali ordinarie e sottoposte alla disciplina dei valori mobiliari. Il regime di circolazione di questo nuovo strumento finanziario è

9 Secondo la formula illustrata durante la trattazione dei mutui, gli interessi saranno pari a: 10.000 * 0.055 * 3 / 12 = 137,50 10 In caso di rinnovo totale, alla banca va versato l’intero ammontare delle competenze a suo favore, relative al nuovo pagherò. 11 Supponiamo che sia applicato lo stesso tasso e la stessa commissione. Gli interessi passi-vi ammonteranno a € 68,75 (5.000 * 0,055 * 3/12).

BANCA C/C D 9.852,50 INTERESSI PASSIVI D 137,50 COMMISSIONI D’INCASSO D 10,00 SOVVENZIONI CAMBIARIE A 10.000

SOVVENZIONI CAMBIARIE D 10.000 BANCA C/C A 10.000

SOVVENZIONI CAMBIARIE D 10.000 INTERESSI PASSIVI D 68,75 COMMISSIONI D’INCASSO D 10,00 BANCA C/C A 5.078,75 SOVVENZIONI CAMBIARIE A 5.000

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quindi agevolato poiché il documento incorpora il diritto di credito ed inol-tre, avendo efficacia di titolo esecutivo, assicura al possessore una tutela rapida ed efficace del proprio diritto.

Possono emettere cambiali finanziarie sia le società e gli enti con titoli negoziati in un mercato regolamentato, sia le società non quotate a condi-zione che i bilanci degli ultimi tre esercizi siano in utile e che tali società prestino idonea garanzia in misura non inferiore al 50% del valore di sotto-scrizione dei titoli emessi.

Al fine di contenere il rischio emittente, il legislatore ha stabilito che le emissioni di cambiali finanziarie non possano complessivamente eccedere il limite massimo costituito dal capitale versato e dalle riserve risultanti dall’ultimo bilancio approvato12.

Le caratteristiche principali delle cambiali finanziarie sono: − la breve scadenza, compresa tra i 3 e i 12 mesi dalla data di e-

missione; − valore nominale non inferiore a € 51.645,69; − l’emissione in serie; − il collocamento sul mercato prevalentemente tramite il sistema

bancario; − l’assoggettamento all’imposta di bollo dello 0,10/00; − ritenuta alla fonte sugli interessi riconosciuti all’investitore e in-

dicati sul titolo pari al 12,50%, a titolo d’imposta nei confronti delle persone fisiche e degli enti non commerciali, e a titolo d’acconto nei confronti di società ed enti commerciali soggetti ad IRES, di società di persone e di imprese individuali.

La cambiale finanziaria, per le caratteristiche di durata e per la presenza di adeguate garanzie potrebbe rappresentare uno strumento idoneo per fare avvicinare il pubblico dei risparmiatori alla sottoscrizione dei titoli privati e consentire alle imprese emittenti di diversificare la composizione del passivo rendendo più elastica la loro struttura finanziaria.

Rispetto alle tradizionali fonti di finanziamento, soprattutto quelle ban-carie, le emissioni di cambiali finanziarie, oltre a non essere sottoposte al rischio di revoca, presentano una maggiore elasticità. Sotto questo profilo, infatti, l’azienda può, di volta in volta, determinare la valuta, l’importo e la scadenza delle emissioni in funzione della dimensione e della durata del fabbisogno finanziario che si intende coprire.

Sotto il profilo contabile, all’atto dell’emissione di cambiali finanziarie per € 206.583, interessi lordi per € 8.263, spese (bancarie, fideiussione, bolli) per € 4.132, l’azienda effettuerà le seguenti scritture:

12 Per ulteriori approfondimenti Ricciardi A. (1996), “Le cambiali finanziarie nella prospet-tiva di ampliamento e diversificazione delle fonti di finanziamento”, Rassegna Economica, n. 2, pp.477 ss.

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6 I mutui passivi

Il mutuo rappresenta la forma tradizionale di finanziamento a protratta scadenza, concesso dagli istituti di credito e destinato, in concorso con i mezzi propri, alla copertura degli investimenti durevoli (costruzione, ri-strutturazione e ampliamento degli stabilimenti; acquisto dei macchinari, ammodernamento degli impianti, ecc…).

La maggior parte dei mutui è negoziata con scadenze comprese tra i tre e i sette anni. Alcune banche sono anche disposte a concedere prestiti per scadenze superiori anche se raramente oltre i dieci anni.

Il rimborso del mutuo avviene in base ad un piano di ammortamento prestabilito con rate periodiche mensili, trimestrali, semestrali o annuali. Il piano di rimborso è normalmente concordato tenendo conto delle capacità dei flussi di cassa del debitore e può prevedere rate di importo costante ma anche differenziate o rimborsi in unica soluzione. In alcuni casi, i contratti di mutuo possono prevedere la clausola di rimborso anticipato cui talvolta è associata la corresponsione di una penale determinata secondo diverse modalità.

Il tasso d’interesse può essere fisso per tutta la durata del finanziamento o variabile in relazione all’andamento dei tassi di riferimento contrattuali (Prime Rate, Eurolibor ecc.).

Rispetto alle altre fonti di finanziamento a medio termine il vantaggio del mutuo è rappresentato dalla sua flessibilità: l’impresa negozia le carat-teristiche del finanziamento in base alle sue specifiche esigenze finanziare.

Sotto il profilo contabile, supponiamo che in data 1° aprile 2003 l’azienda abbia ottenuto dalla banca un mutuo a 5 anni dell’importo di € 100.000 al tasso del 6% e che l’importo sia stato accreditato sul c/c banca-rio accesso presso la medesima banca. Al momento dell’erogazione, totale o parziale, dell’importo accordato, l’azienda registrerà:

− una variazione finanziaria positiva connessa all’aumento delle di-sponibilità sul c/c bancario, da rilevare in Dare del conto finanziario Banca Y c/c;

− una variazione finanziaria negativa di pari importo, da rilevare in Avere del conto finanziario Mutui passivi, per il sorgere di un debito di finanziamento

BANCA C/C D 206.583 INTERESSI PASSIVI SU CAMBIALI FINANZIARIE D 8.263 SPESE BANCARIE D 4.132 ERARIO C/RITENUTE A 1.033 DEBITI RAPPRESENTATI DA TITOLI DI CREDITO A 217.945

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BANCA C/C D 100.000 MUTUI PASSIVI A 100.000

Il contratto di mutuo stabilisce la durata, il tasso di interesse e le moda-lità di rimborso del finanziamento.

Il rimborso del prestito, così come già osservato, può avvenire in un’unica soluzione alla scadenza oppure secondo un piano di ammorta-mento in base al quale l’azienda, a scadenze periodiche, è tenuta corri-spondere alla banca rate di importo predefinito, comprensive di una quota capitale (a titolo di rimborso parziale delle somme erogate) e di una quota interessi calcolata sul capitale residuo da rimborsare.

Il rimborso può avvenire a rata costante oppure a rata decrescente. Il rimborso a rata costante prevede che con ogni rata si rimborsano

quote capitale crescenti e quote interessi decrescenti sul debito residuo. Con riferimento all’esempio precedente, supponiamo che l’importo di

ciascuna rata sia stabilito nella misura di € 20.000, da corrispondere, in via posticipata, il 1° aprile di ciascun anno.

In data 1° aprile 2004 viene corrisposta la prima rata di rimborso, com-prensiva della quota capitale e della quota interessi, calcolata, per l’anno trascorso, al tasso del 6% sull’importo del debito esistente all’inizio del pe-riodo:

quota interessi: € 100.000 x 6% € 6.000quota capitale da rimborsare € 14.000Importo 1a rata di rimborso: € 20.000

In data 1° aprile 2005, l’importo della seconda rata di rimborso compren-derà una quota interessi calcolata sul debito residuo (€ 86.000) dopo il rimborso della prima rata; pertanto:

quota interessi: (€ 86.000 x 6%) € 5.160quota capitale € 14.840Importo 2a rata di rimborso € 20.000

E così via in data 1° aprile di ciascuno dei 5 anni di durata del prestito. Il rimborso a rata decrescente prevede che con ogni rata si rimborsano

quote capitale costanti e quote interessi via via decrescenti sul debito resi-duo.

Con riferimento all’esempio precedente, in data 1° aprile 2004 viene corrisposta la prima rata di rimborso, comprensiva della quota capitale e della quota interessi.

quota capitale costante da rimborsare€ 100.000: 5 (anni di durata del finanziamento) € 20.000quota interessi: € 100.000 x 6% € 6.000Importo 1a rata di rimborso € 26.000

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In data 1° aprile 2005, l’importo della seconda rata di rimborso compren-derà una quota capitale (costante) pari a € 20.000 ed una quota interessi calcolata sul debito residuo (€ 80.000) dopo il rimborso della prima rata:

quota capitale costante da rimborsare € 20.000quota interessi € 80.000x 6% € 4.800Importo 2a rata di rimborso € 24.800

E così via in data 1° aprile di ciascuno dei 5 anni di durata del prestito. In entrambi i casi, il pagamento delle rate di rimborso comporterà una

variazione finanziaria negativa per l’addebito nel conto corrente bancario della rata, una variazione finanziaria positiva dovuta alla riduzione del de-bito di finanziamento, una variazione economica negativa per il sorgere del costo per interessi passivi: Rimborso a rata costante – 1° anno

Rimborso a rata costante – 2° anno

Rimborso a rata decrescente – 1° anno

Rimborso a rata decrescente – 2° anno

A questo punto è necessario fare una precisazione.

Poiché gli interessi sono corrisposti in via posticipata il 1° aprile di ciascun anno, al momento della chiusura dei conti al 31 dicembre risulteranno li-quidati soltanto gli interessi del periodo 01/01–01/04. Tuttavia sono matu-rati anche gli interessi del periodo 01/04–31/12, i quali sono altrettanto di competenza dell’esercizio, anche se la loro manifestazione finanziaria av-verrà il successivo 01/04.

MUTUI PASSIVI D 14.000 INTERESSI PASSIVI SU MUTUI D 6.000 BANCA C/C A 20.000

MUTUI PASSIVI D 14.840 INTERESSI PASSIVI SU MUTUI D 5.160 BANCA C/C A 20.000

MUTUI PASSIVI D 20.000 INTERESSI PASSIVI SU MUTUI D 6.000 BANCA C/C A 26.000

MUTUI PASSIVI D 20.000 INTERESSI PASSIVI SU MUTUI D 4.800 BANCA C/C A 24.800

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Sotto il profilo contabile, al 31/12 si dovrà pertanto registrare un rateo passivo, relativo alla quota di costo per interessi che è maturata dall’01/04 al 31/12 ma che sarà liquidata nell’esercizio successivo, che va a sommar-si, nel Conto economico, ai corrispondenti costi d’esercizio liquidati nel periodo.

Pertanto, al 31/12/2003 l’azienda registrerà: − una variazione economica negativa connessa alla quota di interessi

passivi maturata nel periodo 01/04/2003-31/12/2003, da rilevare in Dare del conto Interessi Passivi su Mutui;

− una variazione finanziaria negativa, per il sorgere del debito per in-teressi, da rilevare in Avere del conto Ratei Passivi.

e, al 1° aprile 2004

7. I debiti verso soci per finanziamenti

Talora sono gli stessi soci dell’azienda ad effettuare finanziamenti a ti-tolo di credito. Questi, pertanto, rappresentano, per l’azienda, veri e propri debiti di finanziamento, da iscrivere, in bilancio, nella classe dei “Debiti” del passivo dello Stato patrimoniale, in particolare alla voce (introdotta dal D. Lgs. n.6/2003 ) “3) debiti verso soci per finanziamenti”.

Essi devono essere indicati anche nella Nota integrativa, con ripartizio-ne per scadenze e con la separata indicazione di quelli con clausola di po-stergazione rispetto agli altri creditori (art.2427 c.c., n.19-bis).

I debiti verso soci per finanziamenti possono essere a breve o a medio-lungo termine, a scadenza fissa o con scadenza rinnovabile, fruttiferi di in-teressi o infruttiferi, “ordinari” o “postergati”.

La riforma del diritto societario ha previsto solo per le S.r.l., la discipli-na del rimborso di tali finanziamenti. Rimborso che, per garantire una maggiore tutela ai creditori, dovrà essere postergato sia in caso di liquida-zione ordinaria che fallimentare13.

13 In particolare, se il rimborso del finanziamento (in qualsiasi forma effettuato) pregiudi-casse il diritto dei creditori a ricevere il pagamento di quanto loro dovuto, lo stesso rimbor-so si rileverebbe illecito a fronte di responsabilità per chi l’abbia effettuato. Inoltre, se il rimborso è avvenuto nell’anno precedente la dichiarazione di fallimento della società, deve

INTERESSI PASSIVI SU MUTUI D 4.500 RATEI PASSIVI A 4.500

RATEI PASSIVI D 4.500 INTERESSI PASSIVI SU MUTUI D 1.500 BANCA C/C A 6.000

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Al momento dell’ottenimento del finanziamento si registrerà la seguen-te scrittura:

Nel caso in cui il versamento a titolo di finanziamento sia trasferito successivamente a capitale, è necessaria la preventiva rinuncia, da parte del socio, al diritto di restituzione e la trasformazione del versamento, da finanziamento ad apporto di capitale, che andrà ad incrementare il Patri-monio netto della società nella voce “Altre riserve”14.

Contabilmente, la rinuncia da parte dei soci ai crediti derivanti da fi-nanziamenti si rileva con la scrittura:

8. I prestiti obbligazionari

Al pari dei mutui bancari, i prestiti obbligazionari rappresentano un de-bito della società nei confronti di terzi, negoziati, generalmente per importi rilevanti e per scadenze medio-lunghe, destinati a soddisfare il fabbisogno finanziario espresso dal capitale immobilizzato.

Le obbligazioni, espressamente disciplinate dal codice civile (artt.2410 e ss. c.c.), incorporano un diritto di credito dei sottoscrittori/obbligazionisti da soddisfare ad una determinata scadenza e a condizioni predeterminate nonché un diritto al pagamento di un interesse periodico, fisso oppure va-riabile, stabilito in relazione al valore nominale dei titoli e corrisposto in via posticipata (art.2411 c.c.)15.

essere restituito per invalidazione. Se, invece, il prestito è stato effettuato in condizioni di equilibrio finanziario non ci sono vincoli alla restituzione e non c’è pericolo di revoca. 14 Nella formulazione dell’art.2467 c.c., comma 2, viene stabilito il criterio per individuare i finanziamenti dei soci che costituiscono (solo formalmente) un capitale di credito e che, quanto al loro rimborso (postergato), sono sottratti alla disciplina per i finanziamenti di ter-zi non soci: temporalità, relazione con il tipo di attività, eccessivo squilibrio del debito sul patrimonio netto, situazione in cui sarebbe stato ragionevole un conferimento. 15 Le obbligazioni (ordinarie, indicizzate, ecc.) sono soggette al rischio di impresa in misura limitata: il diritto al rimborso del capitale ed agli interessi maturati è soddisfatto prima che, in occasione di liquidazione della società, venga intaccato il capitale sociale. Al riguardo, l’art.2411 c.c., comma 1, contempla la possibilità di emettere obbligazioni c.d. subordinate rispetto agli altri debiti della società: in tal caso il diritto degli obbligazionisti alla restitu-

BANCA C/C D X DEBITI V/SOCI PER FINANZIAMENTI A X

FINANZIAMENTO SOCI D X ALTRE RISERVE A X

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Soggetti abilitati all’emissione di obbligazioni sono le società per azio-ni (art.2410 c.c.) le società in accomandita per azioni e (ora, a seguito della riforma del diritto societario) le società a responsabilità limitata (art.2483 c.c., che, più in particolare, si riferisce a “titoli di debito”).

Per le S.p.a. (art.2412 c.c.), non essendo previste garanzie personali o reali, l’importo complessivo dell’emissione non deve eccedere il doppio del valore del capitale sociale, della riserva legale e delle riserve disponibi-li risultanti dall’ultimo bilancio approvato. A meno che non vengano pre-state idonee garanzie per la parte eccedente16.

Per le S.r.l. (art.2483 c.c.) non è previsto alcun limite quantitativo all’emissione, anche se l’atto costitutivo può determinare eventuali limiti. La sottoscrizione è tuttavia riservata agli investitori professionali soggetti a vigilanza prudenziale a norma di leggi speciali (banche, intermediari auto-rizzati, Società di gestione del risparmio, compagnie di assicurazione).

L’emissione di obbligazioni può avvenire: − alla pari: quando il prezzo di emissione è uguale al valore nominale

del titolo; − sotto la pari: quando il prezzo di emissione è inferiore al valore no-

minale dei titoli e il rimborso, alla scadenza, avviene al valore no-minale o a un valore superiore a quello effettivamente incassato in fase di collocamento;

− sopra la pari: quando il prezzo di emissione è superiore al valore nominale dei titoli e il rimborso, alla scadenza, avviene al valore nominale.

Solitamente, l’emissione avviene sotto la pari, con la conseguenza che il costo dell’operazione di finanziamento aumenta, in quanto all’interesse nominale che l’impresa emittente riconosce sui titoli si aggiunge la diffe-renza (c.d. disaggio di emissione) fra l’importo riscosso all’atto della sot-toscrizione (inferiore al valore nominale dei titoli) e quello pagato al mo-mento del rimborso (valore nominale). Corrispondentemente, per l’azienda il collocamento del prestito è reso più agevole, dal momento che il disag-

zione del capitale e agli interessi maturati è subordinato, in tutto o in parte, alla soddisfa-zione dei diritti degli altri creditori della società. 16 In particolare, è consentito eccedere tale importo purché: 1) le obbligazioni eccedenti siano destinate alla sottoscrizione da parte di investitori professionali soggetti a vigilanza prudenziale a norma di leggi speciali; 2) la società fornisca opportune garanzie reali (ipote-ca su immobili di proprietà sociale) sino a 2/3 del valore di questi; 3) la società, «quando ricorrono particolari ragioni che interessano l'economia nazionale», sia autorizzata «con provvedimento della autorità governativa» a superare detto limite. Nessun limite è previsto per l’emissione di obbligazioni da parte di società con azioni quotate in mercati regolamen-tati, destinate anch’esse alla quotazione (art.2412 c.c.).

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gio di emissione va ad incrementare il rendimento effettivo per gli investi-tori17.

Il rimborso delle obbligazioni avviene di norma attraverso un prefissato piano di ammortamento, a rata costante o variabile, che può prevedere al-ternativamente l’estinzione e il rimborso di diverse serie di obbligazioni (generalmente estratte a sorte) oppure il rimborso periodico di una parte del valore nominale di tutte le obbligazioni. In alcuni casi si verifica il rimborso in un’unica soluzione alla scadenza.

La remunerazione delle obbligazioni può avvenire mediante tassi d’interesse fissi o variabili. In quest’ultimo caso l’indicizzazione avviene in base a parametri di tipo finanziario, valutario, reale.

Sotto il profilo contabile, supponiamo che l’azienda Alfa emetta un pre-stito obbligazionario di € 300.000 rappresentato da 30.000 obbligazioni, ciascuna del valore di €10 nominali al tasso del 6%, con godimento unico annuale in data 01/09. Emissione alla pari:

Le obbligazioni sono emesse al prezzo di € 10 (cioè, al valore nomina-le): €10 x 30.000 obbligazioni = € 300.000

Contabilmente, sorge un debito di finanziamento per € 300.000 pari al valore nominale, verso gli obbligazionisti, ai quali, alla scadenza, verrà rimborsato l’importo sottoscritto. Alla data di emissione registreremo la seguente scrittura:

Al rimborso delle obbligazioni registreremo la seguente scrittura:

Emissione sotto la pari: Le obbligazioni sono emesse al prezzo unitario di € 9,50, per essere

rimborsate, alla scadenza, al loro valore nominale (€ 10)18. Pertanto, al momento della sottoscrizione del prestito, a fronte di valore

nominale di € 300.000 di obbligazioni, i sottoscrittori verseranno €

17 L’art. 2426 c.c. prescrive che il disaggio, in quanto costo pluriennale, debba essere “am-mortizzato in ogni esercizio per il periodo di durata del prestito”. Inoltre, per i Principi con-tabili nazionali nn.19-20 il disaggio rappresenta “una parte inscindibile dell’onere finanzia-rio di una operazione di prestito ed ha la natura di interesse sostenuto dall’emittente in via anticipata”. Da qui la disposizione che il disaggio su prestiti vada rilevato nell’ambito dei risconti attivi e la quota di disaggio di competenza dell’esercizio vada iscritta nella posta C.17 Oneri Finanziari. 18 In questo caso avremo: € 10 : € 9,50 = € 300.000 : x => x = € (9,50 x 300.000) / € 10 = € 285.000.

BANCA C/C D 300.000 PRESTITI OBBLIGAZIONARI A 300.000

PRESTITI OBBLIGAZIONARI D 300.000 BANCA C/C A 300.000

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285.000. Al rimborso dei titoli essi riceveranno € 300.000. La differenza di € 15.000 tra prezzo di emissione e prezzo di rimborso (pari al valore no-minale del prestito) rappresenta per la società emittente il c.d. disaggio di emissione, ossia un costo di tipo pluriennale da ripartire negli anni di dura-ta del prestito19. Le ragioni di debito-credito possono essere rilevate nel seguente modo:

All’atto del versamento da parte dei soci presso le banche incaricate, la ri-levazione contabile sarà del tipo:

Per quanto riguarda la contabilizzazione degli interessi, supponiamo che il prestito obbligazionario sia stato emesso in data 31/08/2004 e che sia rimborsabile in quattro rate costanti annue, la prima con scadenza 01/09/2005; che le obbligazioni emesse prevedano la maturazione di un interesse annuo lordo pari al 6% e che le spese sostenute a fronte dell’emissione siano state pari a € 9.000.

Il rimborso a quote costanti presuppone che il prestito si riduca di € 75.000 ogni anno a partire dall’anno 2005 (€ 300.000 / 4 anni = € 75.000 quota capitale annua da rimborsare)

Nell’anno di emissione del prestito (2004) maturano interessi per il pe-riodo 1° settembre – 31 dicembre 2004, pari a € 6.000 (€ 300.000.000 x 6 x 4 / 1.200) che saranno liquidati nell’esercizio successivo. Alla chiusura dell’esercizio, si rileverà, pertanto, un rateo passivo:

19 Specularmente, in caso di emissione sopra la pari, per esempio, prezzo di emissione pari a € 10,40 per obbligazione, a fronte di un importo immutato da rilevare come debito di fi-nanziamento (€ 300.000) sorge un credito verso gli obbligazionisti di importo superiore, pari a € 312.000. La differenza di € 12.000 misura per la società emittente un ricavo pluri-ennale (c.d. aggio su prestiti), che concorre alla formazione del reddito degli esercizi suc-cessivi. Le ragioni di debito - credito possono essere rilevate (in partita doppia) nel seguen-te modo: OBBLIGAZIONISTI C/SOTTOSCRIZIONE D 312.000 PRESTITI OBBLIGAZIONARI A 300.000 AGGIO SU PRESTITI A 12.000

OBBLIGAZIONISTI C/SOTTOSCRIZIONE D 285.000 DISAGGIO SU PRESTITI D 15.000 PRESTITI OBBLIGAZIONARI A 300.000

BANCA C/C D 285.000 OBBLIGAZIONISTI C/SOTTOSCRIZIONE A 285.000

INTERESSI PASSIVI SU OBBLIGAZIONI D 6.000 RATEI PASSIVI A 6.000

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Nell’anno 2005, gli interessi maturano per 8 mesi (dal 01/01 al 31/08) su € 300.000 (€ 12.000) e per 4 mesi (dal 01/09 al 31/12) su € 225.000 (€ 4.500, che saranno liquidati nel 2006).

In data 01/09/2005, le rilevazioni relative alla scadenza della prima ce-dola ed al suo pagamento saranno del tipo: Scadenza prima cedola:

Pagamento degli interessi agli obbligazionisti, al netto delle ritenute fisca-li:

Alla chiusura dell’esercizio, occorre rilevare il rateo passivo relativo agli interessi maturati nel periodo 01/09-31/12 e che saranno liquidati nell’esercizio 2006:

In relazione al rimborso del prestito obbligazionario, in data 01/09/2005 si rileverà una variazione finanziaria positiva, da rilevare in Dare del con-to Prestiti obbligazionari, per il rimborso della quota capitale annua (€ 75.000) e la corrispondente riduzione del debito di finanziamento; ed una variazione finanziaria negativa, di pari importo, da rilevare in Avere del conto finanziario Banca c/c, connessa alla riduzione delle disponibilità sul c/c bancario:

Infine, in sede di scritture di fine esercizio, occorre procedere alla rile-vazione dell’ammortamento del disaggio su prestiti. Il disaggio su prestiti obbligazionari comprende sia lo scarto di emissione sia gli oneri connessi al collocamento dei titoli: esso non è altro che un costo accessorio, di tipo pluriennale, relativo al finanziamento ottenuto da ripartire negli anni di du-rata del prestito.

Nel nostro esempio, poiché le spese sostenute a fronte dell’emissione sono state pari a € 9.000, il disaggio di emissione è pari a: Scarto di emissione

= € 15.000 € (10 – 9,50) x 30.000 obbligazioniSpese di emissione € 9.000Disaggio complessivo da ammortizzare € 24.000

INTERESSI PASSIVI SU OBBLIGAZIONI D 12.000 RATEI PASSIVI D 6.000 OBBLIGAZIONISTI C/INTERESSI A 15.750 ERARIO C/RITENUTE (12,50%) A 2.250

OBBLIGAZIONISTI C/INTERESSI D 15.750 BANCA C/C A 15.750

INTERESSI PASSIVI SU OBBLIGAZIONI D 4.500 RATEI PASSIVI D 4.500

PRESTITI OBBLIGAZIONARI D 75.000 BANCA C/C A 75.000

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La determinazione della quota annua di disaggio viene effettuata me-diante l’utilizzo della metodologia semplificata illustrata dal principio con-tabile n.19. Esercizio Obbligazioni in circolazione all’inizio

dell’esercizio / Sommatoria valori obbligazioni in circolazione all’inizio di ciascuno dei

4 esercizi

Disaggio totale

Quota di competenza

2004 300.000 / (300.000+225.000+150.000+75.000) 24.000 9.600 2005 225.000 / (300.000+225.000+150.000+75.000) 24.000 7.200 2006 150.000 / (300.000+225.000+150.000+75.000) 24.000 4.800 2007 75.000 / (300.000+225.000+150.000+75.000) 24.000 2.400

Al termine dell’esercizio 2004, dunque, oltre al rateo d’interessi matu-rato nel periodo 01/09-31/12 (€ 6.000), la società rileverà la prima quota di ammortamento del disaggio di emissione di competenza con la seguente scrittura:

Al termine dell’esercizio 2005, oltre al rateo d’interessi maturato nel periodo 01/09-31/12 (€ 4.500), la società rileverà la seconda quota di am-mortamento del disaggio di emissione di competenza con la seguente scrit-tura:

9. Rappresentazione nel bilancio d’esercizio, criteri di valuta-

zione e principi contabili internazionali

Come è noto la struttura e il contenuto dello schema di stato patrimo-niale sono disciplinati dalle norme del Codice civile recentemente modifi-cate con l’entrata in vigore del D.Lgs n.6/2003.

In merito alla classificazione delle poste, l’impostazione adottata dal nostro legislatore in merito alle fonti segue il criterio della natura. Pertan-to, la classe “D)Debiti” è suddivisa in obbligazioni, obbligazioni converti-bili, debiti verso banche, debiti verso altri finanziatori ecc., con separata indicazione, per ciascuna voce, degli importi esigibili oltre l’esercizio suc-cessivo.

Secondo la normativa civilistica, inoltre, in nota integrativa vanno for-nite ulteriori informazioni relative:

all’ammontare dei debiti di durata residua superiore ai cinque anni e dei debiti assistiti da garanzie reali su beni sociali (art. 2427 6 c.c.);

ONERI FINANZIARI D 9.600 DISAGGIO SU PRESTITI A 9.600

ONERI FINANZIARI D 7.200 DISAGGIO SU PRESTITI A 7.200

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all’ammontare dei debiti relativi ad operazioni che prevedono l’obbligo per l’acquirente di retrocessione a termine (art. 2427 6-ter c.c.).

Secondo il Principio contabile n.12 del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti la classificazione operata dal legislatore nazionale non consente al livello finanziario “di pervenire in via autonoma ad un raffron-to delle poste secondo il criterio della liquidità ed esigibilità, ancorché per la maggior parte delle attività e passività sia data indicazione separata dei valori esigibili entro 12 mesi e di quelli oltre 12 mesi”. Pertanto lo stesso Principio ritiene più appropriata una classificazione finanziaria delle poste passive basata sul loro grado di esigibilità.

In particolare, le passività verrebbero distinte in correnti e non correnti: le prime si estinguono entro 12 mesi dalla chiusura del bilancio mentre le seconde in un periodo superiore all’anno. In tal modo si intende ottenere una corretta indicazione circa il grado di equilibrio finanziario dell’impresa.

Per quanto riguarda i principi contabili internazionali, anch’essi distin-guono, in riferimento alle passività, le poste in “correnti” e “non correnti”.

Al riguardo, un finanziamento è considerato corrente quando l’estinzione è “dovuta” entro 12 mesi dalla chiusura del bilancio mentre i finanziamenti produttivi d’interesse la cui estinzione è dovuta oltre i 12 mesi sono passività non correnti (IAS 1, 62).

Rispetto ai principi contabili nazionali, lo IAS 1 tiene conto della sca-denza contrattuale dei finanziamenti e non dell’effettiva situazione di esi-gibilità delle stesse passività.

Gli IAS prevedono inoltre l’inserimento di voci addizionali o di ulterio-ri sottoclassificazioni direttamente nel prospetto di stato patrimoniale o nelle note al bilancio qualora ciò consenta di fornire una rappresentazione fedele della posizione finanziaria dell’impresa.

Con riferimento alla valutazione dei debiti di finanziamento, il codice civile non detta regole specifiche di valutazione.

La dottrina e la prassi contabile sono concordi nell’affermare che i de-biti e le altre passività in moneta nazionale debbano essere esposti in bi-lancio, come criterio generale, al valore nominale (cioè, al costo costituito dal valore corrente del corrispettivo ricevuto, compresi gli oneri della tran-sazione). Gli oneri accessori, se di ammontare rilevante, vanno differiti ed ammortizzati sull’intero periodo del finanziamento.

Secondo lo IAS 39, l’impresa deve contabilizzare nello stato patrimo-niale una passività finanziaria a partire dal momento in cui viene stipulato il contratto o l’impegno avente per oggetto quella passività.

La rilevazione iniziale deve avvenire al costo misurato dal corrispettivo ricevuto incrementato dei costi di transazione. Questi ultimi non conflui-scono nel conto economico ma rappresentano oneri pluriennali da patri-monializzare.

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Si evince pertanto che “il classico principio in base al quale un fatto di gestione viene rilevato in contabilità nel momento in cui interviene una va-riazione finanziaria viene affiancato a un nuovo principio che associa il momento della rilevazione al sorgere di un diritto o di una obbligazione”20.

A fine esercizio le passività sono valutate a seconda della classe di ap-partenenza. In particolare, le passività detenute a scopo di negoziazione vengono valutate al fair value mentre le passività originate dall’impresa e non sottoposte a negoziazione vengono valutate al costo ammortizzato, calcolato applicando il tasso effettivo di interesse.

Il Principio contabile IAS 39 riprendendo la definizione contenuta nello IAS 32 definisce il fair value come corrispettivo al quale una passività può essere scambiata tra parti consapevoli e disponibili. Condizione essenziale per valutare al fair value è che il valore dello strumento finanziario sia mi-surabile in maniera attendibile.

“Nello specifico il fair value è misurabile in modo attendibile nelle se-guenti circostanze:

lo strumento finanziario è quotato in un mercato mobiliare ; lo strumento finanziario, rappresentativo di debito, è stato valutato da

un’agenzia di rating indipendente; lo strumento finanziario può essere adeguatamente valutato da un ap-

propriato modello di pricing”. Corrispondentemente lo IAS 39, paragrafo 20, definisce il costo am-

mortizzato di uno strumento finanziario “il valore cui è stata valutata alla rilevazione iniziale la attività o la passività finanziaria, al netto dei rimbor-si di capitale, accresciuto o diminuito dell’ammortamento complessivo del-le differenze tra il valore iniziale e quello alla scadenza, al netto di qualsia-si svalutazione”21.

20 Cfr. Rossi C. (2003), Il Concetto di Fair Value e la valutazione degli strumenti finanzia-ri, Giuffrè, Milano, p.71. 21 Cfr. Rossi C. (2003), op. cit., pp.77 e ss.

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