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19. - ESEMPI DI INQUINAMENTO CON- CENTRATO DELLE ACQUE SOTTERRA- NEE PUGLIESI INFLUENZATO DA ATTI- VITÀ INDUSTRIALI ALLA SUPERFICIE 19.1. - INTRODUZIONE Nel presente capitolo vengono illustrati alcuni casi di inquinamento delle acque sotterranee, deter- minato talora in Puglia da attività industriali. L’ar- gomento s’inquadra in quello di attuale interesse nazionale, per la frequente presenza di siti conta- minati da attività industriali, malgrado talora di- smesse, richiedenti complessi e costosi interventi di bonifica per la riduzione del rischio sanitario e, più in generale, per la riqualificazione ambientale del sottosuolo. In particolare, limitando l’argomento ad alcuni esempi particolareggiati, le aree che qui si trattano sono presenti in corrispondenza degli impianti di- smessi EniChem Agricoltura di Manfredonia, Fi- bronit e Gasometro di Bari e del Sito Contami- nato di Interesse Nazionale (SIN) di Brindisi. Per ciascun caso vengono forniti alcuni cenni storici sulle attività svolte e quindi sui tipi di inqui- nanti coinvolti. Vengono poi esaminati, con mag- gior dettaglio, i dati di indagini già eseguite al riguardo, ritenute rappresentative e utili al fine di fornire un’adeguata interpretazione del tipo e della entità della contaminazione osservata nelle acque sotterranee, correlate alle locali condizioni geostrut- turali e idrogeologiche delle porzioni di acquiferi interessati. 19.2. - IL CASO ENICHEM AGRICOLTURA DI MANFREDONIA Lo stabilimento EniChem era ubicato in località Macchia di Monte S. Angelo, a circa 1,2 km da Manfredonia e 15 km da Monte S. Angelo (fig. 19.1). Esso ricopriva una superficie di circa 130 Ha, suddivisa in aree denominate “isole” (fig. 19.2). Lo stabilimento produceva fertilizzanti (urea), ca- prolattame per la produzione di fibre artificiali e tecnopolimeri (nylon 6,6) ed intermedi aromatici (benzaldeide ed acido benzoico). La produzione comportava la trasformazione di una serie di ma- terie prime nei prodotti finali, da stoccare in attesa di spedizione (COTECCHIA, 1996). Nel 1995, conseguentemente alla liquidazione della società “EniChem Agricoltura S.p.A.”, la produzione fu arrestata e gli impianti furono di- 423 Fig. 19.1 - Planimetria con ubicazione dello Stabilimento EniChem- Agricoltura. - Map of the EniChem fertilizer factory. Fig. 19.2 - Planimetria dello Stabilimento EniChem-Agricoltura con suddivisione in “isole”. - Map of the Enichem fertilizer factory (subdivided into blocks).

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19. - ESEMPI DI INQUINAMENTO CON-CENTRATO DELLE ACQUE SOTTERRA-NEE PUGLIESI INFLUENZATO DA ATTI-VITÀ INDUSTRIALI ALLA SUPERFICIE

19.1. - INTRODUZIONE

Nel presente capitolo vengono illustrati alcunicasi di inquinamento delle acque sotterranee, deter-minato talora in Puglia da attività industriali. L’ar-gomento s’inquadra in quello di attuale interessenazionale, per la frequente presenza di siti conta-minati da attività industriali, malgrado talora di-smesse, richiedenti complessi e costosi interventi dibonifica per la riduzione del rischio sanitario e, piùin generale, per la riqualificazione ambientale delsottosuolo.In particolare, limitando l’argomento ad alcuni

esempi particolareggiati, le aree che qui si trattanosono presenti in corrispondenza degli impianti di-smessi EniChem Agricoltura di Manfredonia, Fi-bronit e Gasometro di Bari e del Sito Contami-nato di Interesse Nazionale (SIN) di Brindisi.Per ciascun caso vengono forniti alcuni cenni

storici sulle attività svolte e quindi sui tipi di inqui-nanti coinvolti. Vengono poi esaminati, con mag-gior dettaglio, i dati di indagini già eseguite alriguardo, ritenute rappresentative e utili al fine difornire un’adeguata interpretazione del tipo e dellaentità della contaminazione osservata nelle acquesotterranee, correlate alle locali condizioni geostrut-turali e idrogeologiche delle porzioni di acquiferiinteressati.

19.2. - IL CASO ENICHEM AGRICOLTURA DIMANFREDONIA

Lo stabilimento EniChem era ubicato in localitàMacchia di Monte S. Angelo, a circa 1,2 km daManfredonia e 15 km da Monte S. Angelo (fig.19.1). Esso ricopriva una superficie di circa 130Ha, suddivisa in aree denominate “isole” (fig. 19.2).Lo stabilimento produceva fertilizzanti (urea), ca-prolattame per la produzione di fibre artificiali etecnopolimeri (nylon 6,6) ed intermedi aromatici(benzaldeide ed acido benzoico). La produzionecomportava la trasformazione di una serie di ma-

terie prime nei prodotti finali, da stoccare in attesadi spedizione (COTECCHIA, 1996).Nel 1995, conseguentemente alla liquidazione

della società “EniChem Agricoltura S.p.A.”, laproduzione fu arrestata e gli impianti furono di-

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Fig. 19.1 - Planimetria con ubicazione dello Stabilimento EniChem-Agricoltura.

- Map of the EniChem fertilizer factory.

Fig. 19.2 - Planimetria dello Stabilimento EniChem-Agricoltura con suddivisione in “isole”.

- Map of the Enichem fertilizer factory (subdivided into blocks).

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smessi, lasciando così in funzione la sola centraletermica, atta al riscaldamento di alcuni apparatidell’impianto di depurazione delle acque di scaricoe meteoriche. tutti gli impianti, infatti, erano do-tati di sistemi di trattamento dei fluidi potenzial-mente inquinanti, prevedendo anche unità direcupero, segregazione e controllo, così da per-mettere o il riutilizzo degli scarichi nel processodi lavorazione o il pre-trattamento prima dell’invioall’impianto di depurazione delle acque di scarico(tAS), idoneo a ridurre il carico inquinante ai li-miti di legge.

All’interno dello stabilimento erano presentianche delle discariche, la cui tipologia era dipen-dente dal tipo di rifiuti da smaltire. in particolare,si trattava di discariche di ii categoria per rifiutiinerti (tipo A), per rifiuti speciali (tipo B) e per ri-fiuti tossico-nocivi (tipo C). La diversa tipologia dirifiuti era legata all’esercizio degli impianti di:- fabbricazione di caprolattame ed acido benzoicoda toluolo;- purificazione del caprolattame grezzo;- produzione dell’acido solforico;- produzione dell’ammoniaca liquida.

venivano inoltre smaltiti i fanghi di depurazionedegli impianti di trattamento delle acque di scarico.

19.2.1. - Inquadramento geologico ed idrogeologico dell’area

L’area interessata dallo stabilimento EniChem siaffaccia sul golfo di manfredonia, fra le quote 20e 60 m s.l.m. numerose furono le indagini condottein tale area, commissionate dalla società in fase diliquidazione e finalizzate alla caratterizzazione am-bientale del sito, all’individuazione del suo statod’inquinamento alla scelta degli indirizzi per la bo-nifica dell’area e dell’acquifero sottostante. dellesvariate indagini eseguite fecero anche parte unaserie di sondaggi mirati a ricavare una dettagliata ri-costruzione litostratigrafica dei terreni su cui sor-geva lo stabilimento. Con tali sondaggi geognosticifurono individuati, dal basso verso l’alto: calcari ditipo “Craie” (Senoniano) di origine in parte detriticaed in parte organogena, di colore biancastro e conbassi valori di consistenza (“teneri”); brecce calca-ree (Pleistocene inferiore), a matrice sabbioso-li-mosa, presenti a luoghi, caratterizzate da uno

spessore variabile da 0 a 15 m circa; conglomeratiad elementi calcarei, immersi in matrice essenzial-mente sabbiosa a scarso grado di cementazione, ca-ratterizzati da uno spessore variabile da 6 a 26 mcirca (Pleistocene superiore-olocene).

durante l’esecuzione delle indagini fu rilevatal’assenza di falde idriche superficiali nei terreni dicopertura, caratterizzati in genere da un’elevatapercentuale di frazione sabbioso-limosa e bassapermeabilità. i calcari mesozoici di base presen-tano invece una permeabilità variabile in relazioneallo stato di fratturazione e al carsismo. in partico-lare, essi si presentano in alcuni casi compatti.

i calcari del mesozoico sono sede di una estesafalda idrica circolante in pressione al di sotto dellivello del mare e sostenuta alla base dall’acqua dimare di invasione continentale. Le prove diemungimento eseguite hanno evidenziato note-voli depressioni idrodinamiche anche in corri-spondenza di basse portate (2¸3 l/s), ad indicareuna generale bassa permeabilità, la quale comun-que presenta bruschi aumenti locali legati allafratturazione e alla presenza di forme carsicheipogee, come nel caso di alcune cavità rinvenutead Est dello stabilimento.

19.2.2. - Analisi chimiche condotte su campioni di terrenonell’area EniChem

L’area dello stabilimento EniChem fu oggetto,negli anni novanta, di indagini per la valutazionedello stato di contaminazione dei terreni ai sensidel dPr 915/82. Furono analizzati campioni diterreno prelevati a profondità massima di 5 m,dunque rappresentativi dello stato di inquinamentodella sola porzione epidermica del sottosuolo.

nei campioni prelevati fu riscontrata la presenzadi metalli pesanti quali cadmio (Cd), cobalto (Co),cromo (Cr), manganese (mn), nichel (ni), piombo(Pb), zinco (zn), arsenico (As) e mercurio (hg). Perquasi tutte le sostanze, le concentrazioni rilevate nonsuperavano i valori limite imposti dal d.P.r. 915/82,eccezione fatta per il mn, per il quale furono regi-strati valori molto elevati in alcune zone (fig. 19.3),e per l’As, per il quale in alcune zone i valori risulta-vano superiori a 100 mg/kg, che è il limite impostodal d.P.r. 915/82 (fig. 19.4).

inquinAmEnto ConCEntrAto dELLE ACquE SottErrAnEE inFLuEnzAto dA Attività induStriALi ALLA SuPErFiCiE424

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nella zona adibita alla produzione di benzal-deide fu rilevata una situazione complessa e peri-colosa con riferimento ai composti aromatici. Leanalisi eseguite evidenziarono la presenza di diversitipi di composti organici, con particolare riferi-mento a quelli classificabili come iPA (idrocarburiPoliciclici Aromatici) (fig. 19.5).

il quadro complessivo che emerse dall’analisidello stato qualitativo dei terreni su cui aveva ope-rato lo stabilimento, indicava l’esistenza di un in-quinamento a “macchia di leopardo”, cheinteressava zone alquanto limitate e sparse relati-vamente alla presenza di prodotti organici, men-

tre l’As sembrava localizzarsi al limite dell’areasita a Sud-ovest dello stabilimento. relativamenteai prodotti organici, si ipotizzò che la loro pre-senza fosse dovuta a sversamenti o ad un impro-prio stoccaggio di materie prime e/o di rifiutiindustriali. relativamente alle elevate concentra-zioni di arsenico, esse furono attribuite alla rica-duta di ossidi di arsenico (As2o3) in seguitoall’incidente del 1976, nel quale, per esplosionedella colonna di assorbimento dell’ammoniaca,furono riversati in atmosfera ingenti quantitatividi questo prodotto.

va infine osservato che durante l’esecuzione dei

LE ACquE SottErrAnEE E L’intruSionE mArinA in PugLiA425

Fig. 19.3 - Curve di iso-concentrazione di manganese determinate sulla base delle analisi chimiche condotte sui campioni di terreno (1996) nell’area delloStabilimento EniChem-Agricoltura.

- Iso-concentration curves of Manganese determined from chemical analyses on the soil samples (1996) in the EniChem-Agricoltura plant.

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sondaggi geognostici interni alle isole 5, 13 e 7, fu-rono notate alcune “anomalie”, ed in particolare lapresenza di un forte odore di solfuri, provenientein particolare dai calcari, di certo attribuibile a pro-cessi di biodegradazione anaerobica. Per tutta ladurata della perforazione effettuata all’interno del-l’isola 16, inoltre, si sprigionò un intenso e cattivoodore. il calcare, in particolare, rinvenuto a 21 mcirca di profondità, oltre ad un odore sgradevole,presentava un colore grigio non naturale, certa-mente dovuto a sostanze percolate dalla superficie.il colore da grigio diventava nerastro in corrispon-denza di alcune zone di discontinuità, sulle quali sievidenziarono patine oscure maleodoranti.

19.2.3. - Analisi chimiche condotte su campioni di acquasotterranea nell’area EniChem

i campioni di acqua analizzati furono prelevatisia da pozzi privati, esterni allo stabilimento, sia daipiezometri presenti all’interno dello stabilimento.Le profondità di prelievo, riferite al piano campa-gna, erano comprese fra 10 e 72 m. i risultati delleanalisi mostrarono, in generale, una non eccessivapresenza nella falda degli elementi inquinanti, men-tre emergeva che le specie ioniche più rilevanti, siain termini di concentrazioni medie che massime,risultavano essere il sodio (na+) ed il cloruro (Cl-),la cui presenza era senza dubbio attribuibile all’in-

inquinAmEnto ConCEntrAto dELLE ACquE SottErrAnEE inFLuEnzAto dA Attività induStriALi ALLA SuPErFiCiE426

Fig. 19.4 - Curve di iso-concentrazione di Arsenico deteminate sulla base delle analisi chimiche condotte sui campioni di terreno (1996) nell’area delloStabilimento EniChem-Agricoltura.

- Iso-concentration curves of Arsenic determined from chemical analyses on the soil samples (1996) in the EniChem-Agricoltura plant.

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trusione marina nel continente.Con specifico riferimento ai metalli pesanti, fra

tutti i campioni prelevati solo alcuni fornirono va-lori superiori alla concentrazione limite, ed in par-ticolare l’arsenico, il rame, lo zinco, il mercurio edil cromo (stato di ossidazione +6). L’arsenico, aconferma di quanto già emerso dalle analisi chimi-che dei terreni, fu individuato in un’area ristrettadello stabilimento con valori di concentrazione mi-

gliaia di volte superiori al limite previsto dalla legge(fig. 19.6). i solventi aromatici (toluene) risultarononotevolmente superiori al limite normativo solo inun paio di casi. La soglia di ammissibilità dei fenolifu invece superata solo in un caso.

in sintesi, le analisi di laboratorio condotte sulleacque evidenziarono, all’interno dell’area oggettodi studio, oltre ad un generale incremento di salinitàderivante dall’intrusione marina, due zone in cui le

LE ACquE SottErrAnEE E L’intruSionE mArinA in PugLiA427

Fig. 19.5 - indicazione delle zone dello Stabilimento EniChem-Agricoltura nelle quali sono stati rilevati nei terreni valori elevati di As ed iPA.- Zones of the EniChem-Agriculture plant with high concentrations of As and PAHs.

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acque sotterranee risultarono particolarmente alte-rate nelle loro caratteristiche chimico-fisiche. unaprima zona si trovava nella parte meridionale dellostabilimento, in cui furono rilevate concentrazionieccedenti i valori limite relativamente a diversi ele-menti: zinco, fenoli, toluene, rame e nichel. Ciò fuattribuito alle lavorazioni che si effettuavano in taleparte dello stabilimento, dove erano ubicate le va-sche di accumulo e scarico del caprolattame. in unaseconda zona, nella parte orientale dello stabili-mento, furono accertate elevate concentrazioni dizinco, fenoli, piombo, toluene e manganese. in talcaso lo stato qualitativo delle acque sotterranee fusicuramente condizionato dalle operazioni che si

effettuavano in questa zona, dove venivano stoccatitransitoriamente materiali in lavorazione. una terzazona, con elevate concentrazioni di arsenico, fu in-dividuata nella parte centrale dello stabilimento, conriscontro nelle analisi effettuate sui terreni; tale zonarisultava sicuramente quella maggiormente preoc-cupante per gli effetti che tale elemento ha sulla sa-lute umana.

risultava interessante l’esistenza di una mode-rata relazione fra la concentrazione degli inquinantinei terreni e la corrispondente presenza nelle acquesotterranee, sebbene non risulti affatto facilmentedeterminabile il percorso delle sostanze inquinantidalla superficie all’acquifero. infatti, se i terreni

inquinAmEnto ConCEntrAto dELLE ACquE SottErrAnEE inFLuEnzAto dA Attività induStriALi ALLA SuPErFiCiE428

Fig. 19.6 - Curve di iso-concentrazione di Arsenico ricavate a seguito delle analisi chimiche svolte sui campioni di acqua prelevati (1996) nell’area delloStabilimento EniChem-Agricoltura.

- Iso-concentration curves of Arsenic determined from the chemical analyses on water samples (1996) in the EniChem-Agricoltura plant.

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sabbiosi, arenacei e conglomeratici sono, in primaapprossimazione, equiparabili a mezzi porosi iso-tropi ed omogenei, la roccia costituente l’acquiferopresenta un tetto particolarmente poco permea-bile. L’inquinante supererebbe tale ostacolo, nelsuo percorso verso il basso, solo grazie alla pre-senza di fessure e fratture (tettoniche) ad anda-mento sub-verticale, disposte secondo geometrieassolutamente imprevedibili e non omogenee.inoltre, la superficie di contatto tra la roccia calca-rea cretacea di base e la sovrastante formazionesabbioso-conglomeratica quaternaria presenta ge-neralmente un’elevata permeabilità orizzontale.

il percorso dell’inquinante dalla superficie delterreno verso la falda idrica sotterranea contenutanei calcari del mesozoico può aver subito, quindi,numerosi disturbi, i quali rendono estremamentecomplessa la ricerca del punto ipotetico di immis-sione dell’inquinante stesso.

19.2.4. - Disinquinamento della falda nell’area EniChem

L’inquinamento riscontrato per le acque dellafalda profonda presente nei calcari mesozoici del-l’area dello stabilimento EniChem, determinavaseri problemi ambientali in corrispondenza dellazona costiera, considerato che il mare è il recapitofinale della suddetta falda idrica. il ministero del-l’Ambiente impose allora la realizzazione di una“barriera idraulica”, ovvero di un intervento di di-sinquinamento dell’area mediante ricarica forzatadella falda nella zona a valle dello stabilimento. Laricarica della falda doveva essere realizzata me-diante una serie di pozzi d’iniezione, con i quali im-mettere nell’acquifero acqua non contaminata inquantità tale da invertire il flusso idrico, che in as-senza di interventi era diretto verso il mare. Si sa-rebbero così ottenuti diversi effetti: diluizione delleconcentrazioni degli inquinanti; creazione di un“gradiente idraulico inverso” rispetto a quellospontaneo di propagazione verso valle dei flussiidrici contaminati; creazione di una “barriera idrau-lica” all’intrusione di acque salate nella zona co-stiera dell’acquifero.

Per verificare la fattibilità tecnica ed economicadella soluzione proposta dal ministero dell’Am-biente, fu approfondito lo studio circa l’influenza

della “barriera idraulica” sul comportamento idro-dinamico della falda (CotECChiA, 2000). Lo studio,articolato in tre fasi, fu condotto mediante modellinumerici. in tutte le fasi dello studio, i contami-nanti sono stati considerati non biodegradabili econservativi, al fine di determinare le concentra-zioni massime attese nei punti di controllo.

nella prima fase è stata effettuata un’interpre-tazione dei dati sperimentali disponibili, al fine didedurre i parametri idrogeologici di input, poi uti-lizzati nelle successive fasi dello studio. in partico-lare, il valore massimo del coefficiente dipermeabilità è risultato pari a 7,5 x 10-4 m/s, valorequest’ultimo molto inferiore a quello in genere ri-scontrato per le formazioni calcaree della piatta-forma pugliese.

nella seconda fase dello studio sono state ef-fettuate delle simulazioni con modello matematicoper lo studio del flusso sotterraneo in condizionistazionarie indisturbate, ossia in assenza dell’inter-vento, ricostruendo quindi i percorsi di migrazionedei contaminanti al di sotto dell’area dello stabili-mento. detta analisi è stata eseguita su un dominiodi calcolo rettangolare di estensione (4.000 x 5.250m2) molto maggiore di quella dello stabilimento(130 ha). Le simulazioni hanno evidenziato che itempi di residenza dei contaminanti rilasciati al disotto dell’area dello stabilimento, ad una distanzadalla costa di 500-600 m, sono variabili da 200giorni a 2-3 anni circa, in relazione alla posizionedel punto di immissione ed ai conseguenti percorsiseguiti dal contaminante.

nella terza fase dello studio sono state eseguitesimulazioni di dettaglio al fine di determinare il nu-mero di pozzi e le relative portate da utilizzare perla “barriera idraulica”. in tali simulazioni il modellomatematico è stato applicato ad un’area rettango-lare (1.140 x 1.350 m2) che circoscrive lo stabili-mento, imponendo sui bordi del dominio dicalcolo le condizioni al contorno derivanti dallaprecedente schematizzazione.

Le analisi effettuate hanno evidenziato la diffi-coltà di contenimento degli inquinanti all’internodell’area dello stabilimento, soprattutto a causa deivincoli progettuali imposti, riguardanti il tracciatodella “barriera idraulica”, che doveva pedissequa-mente seguire il perimetro interno dello stabili-

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mento e la massima portata di immissione, che do-veva essere pari a 80 l/s, ossia circa 1,6 l/s per cia-scuno dei 52 pozzi previsti. il primo vincolodeterminava l’impossibilità di imporre andamentipiezometrici efficaci per invertire il flusso sotter-raneo. il secondo vincolo non consentiva di rag-giungere, in corrispondenza della “barrieraidraulica”, altezze piezometriche della falda tali dainvertire il flusso idrico sotterraneo.

Lo studio modellistico successivo è stato quindifinalizzato alla determinazione di soluzioni possi-bili per consentire la messa in sicurezza dell’area.Sono state effettuate diverse simulazioni aumen-tando progressivamente la portata di immissionedi ciascun pozzo della “barriera idraulica”, fino adottenere quella minima necessaria per invertire ilgradiente piezometrico locale in modo perma-nente. Le simulazioni eseguite hanno evidenziatoche, per ottenere lo sbarramento desiderato, eranecessario incrementare la portata di ciascunpozzo da circa 1,6 l/s a circa 5 l/s e in qualche casoanche 9 l/s, ottenendo una portata complessivad’immissione dell’ordine di 250 l/s, di gran lungamaggiore di quella inizialmente prevista (80 l/s). ilcampo di moto che si instaura in tali condizioni(fig. 19.7) presenta comunque flussi che tendonoad aggirare la “barriera idraulica” alle estremità, equindi a raggiungere il mare. Pertanto, erano richie-sti accorgimenti per eliminare tale effetto, come ilprolungamento della barriera ed il conseguente ul-teriore incremento della portata, o l’inserimento dialcuni emungimenti integrativi nelle zone estremedella barriera stessa.

La proposta ministeriale fu poi abbandonata inquanto la sua realizzazione sarebbe risultata eco-nomicamente eccessiva.

19.3. - iL CASo dELLA FiBronit di BAri

L’ex stabilimento FiBronit di Bari (fig. 19.8),inserito nell’elenco dei Siti inquinati di interessenazionale (d.m. Ambiente n. 468 del18/09/2001), è un sito industriale, ampio circa150.000 m2, dismesso dal 1985, nel quale si produ-ceva fibrocemento, un composto formato da unamiscela di cemento, acqua e fibre di amianto perla produzione di materiali per l’edilizia, quali tubi,

lastre ondulate, vasche, ecc. nel corso del processoproduttivo, iniziato nel 1934, le aree interne allostabilimento venivano regolarmente utilizzatecome discariche di residui di lavorazione di ce-mento-amianto. tali residui, misti a terreno brunoo sabbia avana con inclusi clasti lapidei, costitui-scono tuttora uno strato di terreno di riporto, dipotenza massima pari a cinque metri. nell’ambitodel piano di caratterizzazione del sito affidato alprof. v. Cotecchia dalla FiBronit Srl di Casalemonferrato, furono previste una serie di indaginifinalizzate alla individuazione dello stato di inqui-namento di suolo, sottosuolo e acque sotterranee,nonché delle strutture presenti in superficie e nelsottosuolo, al fine di fornire gli elementi necessariper un progetto di bonifica dell’area (CotECChiA,1997).

inquinAmEnto ConCEntrAto dELLE ACquE SottErrAnEE inFLuEnzAto dA Attività induStriALi ALLA SuPErFiCiE430

Fig. 19.7 - Simulazione del percorso dei contaminanti nell’area dello Stabi-limento EniChem-Agricoltura a seguito dell’attivazione della barriera in im-missione a 52 pozzi, ciascuno con una portata media compresa fra 5 e 9 l/s

in condizioni di moto stazionario.- Simulation of the pollutants pathway in the EniChem-Agricoltura plant after activationof the injection barrier of 52 wells, each with average discharge between 5 and 9 l/s in

steady-state motion conditions.

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19.3.1. - L’amianto e gli effetti sulla salute umana

Con il termine Amianto (dal greco = incorrut-tibile) o Asbesto (dal greco = inestinguibile) vieneindicata una famiglia di minerali di natura fibrosacaratterizzata dalla capacità di sfaldarsi in fibresempre più piccole. Chimicamente sono silicatiidrati aventi una struttura cristallina caratteristica,costituiti da silicio, magnesio e ferro, in quantitàvariabili che ne caratterizzano le proprietà chimi-che, fisiche e meccaniche, quali la resistenza agliacidi e alle basi, alla trazione, e all’elevata tempera-tura di decomposizione e fusione, ecc.

nella normativa italiana sotto la denominazionedi “Amianto” sono indicati sei composti, distintiin due grandi gruppi: Serpentino e Anfiboli.

dal punto di vista strutturale i minerali del grupposerpentino sono fillosilicati costituiti da tetraedri diSio2 i cui ossigeni sono a loro volta legati ad atomidi idrogeno. i tetraedri sono disposti secondo duedimensioni e condividono l’atomo di ossigeno for-mando strati. è la sovrapposizione degli strati che

provoca, in questi materiali, il fenomeno della sfal-datura. A questo gruppo appartiene il Crisotilo, frai minerali dell’amianto certamente più diffuso ed uti-lizzato in passato in molte applicazioni industriali.

Al gruppo degli anfiboli appartengono altri mi-nerali dell’amianto quali: Amosite, Antofillite, Cro-cidolite, tremolite, Actinolite. Sono inosilicati (dalgreco = catena), costituiti anch’essi da tetraedri diSio2 legati fra loro in una o più direzioni, provo-cando una struttura allungata la cui caratteristica èquella di presentarsi sotto forma di aghi.

in generale i minerali che venivano utilizzati inpassato nelle diverse applicazioni industriali, eranoil Crisotilo (amianto bianco), la Crocidolite(amianto blu) e l’Amosite (amianto bruno). in par-ticolare, le analisi condotte nel 1996 per il Piano diCaratterizzazione su campioni prelevati dai son-daggi eseguiti all’interno della zona ex FiBronitdi Bari, evidenziarono la presenza di fibre diamianto prevalentemente di tipo anfibolico (amo-site e crocidolite) e in misura minore dell’amiantocrisotilo (CotECChiA, 1997).

LE ACquE SottErrAnEE E L’intruSionE mArinA in PugLiA431

Fig. 19.8 - Planimetria con ubicazione del sito dell’ex Stabilimento Fibronit di Bari e relativa perimetrazione, così come stabilita dal dm dell’ 8.07.2002.- Map with location of the former Fibronit plant site and its boundaries, as after the Ministerial Decree of July 8, 2002.

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La vastissima diffusione di prodotti e di appli-cazioni del cemento amianto, ne hanno determi-nato una larghissima presenza in qualunque tipo diambiente, sia civile sia industriale, creando serissimiproblemi relativi alla rimozione e al conseguentestoccaggio finale, in considerazione della elevatapericolosità delle fibre per la salute umana.

La maggior diffusione ed impiego dei manufatticontenenti amianto ha raggiunto l’apice, nel nostroPaese, tra gli anni sessanta e gli anni ottanta, men-tre il declino ha avuto inizio con l’avvento dellenorme che dapprima hanno limitato e successiva-mente vietato l’utilizzo di questo materiale, unavolta accertata la sua pericolosità.

La pericolosità dell’amianto è correlata alla capa-cità dei materiali che lo contengono di rilasciare fibrepotenzialmente inalabili; essendo infatti un materialemolto friabile, libera nell’atmosfera piccolissime par-ticelle di minerale (dell’ordine del micron) le quali,una volta inalate, si concentrano nei bronchi, neglialveoli polmonari, nella pleura, provocando danniirreversibili ai tessuti, dovuti all’instaurazione dimeccanismi patogenetici di natura irritativa, dege-nerativa, cancerogena (asbestosi, mesotelioma pleu-rico - peritoneale, cancro polmonare, ecc.).

La concentrazione delle fibre aerodisperseviene espressa in numero di fibre per unità di vo-lume, facendo sempre riferimento alla definizionestandard di fibra respirabile, che prende in consi-derazione parametri quali la lunghezza (pari o su-periore a 5 µm), il diametro (uguale od inferiore a3 µm) ed il rapporto lunghezza-diametro o aspect-ratio (uguale o maggiore a 3:1), in relazione ai qualiè possibile definire dei valori limiti di riferimentoa salvaguardia della vita umana, relazionati ancheai tempi di esposizione.

La definitiva messa al bando degli amianti(Legge n.257/92) e la conseguente dismissionedell’uso dei prodotti che lo contenevano, ha spo-stato l’esposizione dell’uomo a tali fibre dall’am-biente di lavoro a quello delle bonifiche e delcorretto smaltimento, per ridurre i rischi connessiagli effetti sanitari di questo tipo di materiale.

Per quanto riguarda la pericolosità dovuta al-l’ingestione dell’amianto, l’omS ha dichiarato nelle“direttive di qualità per l’acqua potabile” del 1994che ”non esiste alcuna prova che l’ingestione di

amianto sia pericolosa per la salute” e quindi ”nonè stato ritenuto utile stabilire un valore guida fon-dato su delle considerazioni di natura sanitaria, perla presenza di questa sostanza nell’acqua potabile”.deve essere però considerato che, laddove le acquesotterranee vengono emunte per finalità ad esem-pio irrigue, per effetto dell’evaporazione e dell’as-sorbimento nei terreni, le fibre si disperderebberoin atmosfera.

19.3.2. - Ricostruzione storica delle attività svolte sul sito

Lo stabilimento dell’ex FiBronit di Bari(figg. 19.9, 19.10) era costituito da aree destinateallo stoccaggio dei prodotti finiti (A, B, C) e da ca-pannoni (gruppo C, gruppo d, gruppo E-F) neiquali avveniva il processo produttivo.

il processo produttivo, avviato nel 1934 dallaSAPiC (Società Adriatica Prodotti in CementoAmianto), poi diventata a partire dal 1972 Cemen-teria italiana Fibronit Spa e quindi nel 1982 Fibro-nit Spa, si è sviluppato nel tempo, distinguendosiin due fasi successive:- la prima realizzata fino ai primi anni ’70 in alcunivecchi reparti sistemati nei gruppi dei capannoniindividuati come gruppo d e gruppo C, nonchésull’area di accatastamento A; - la seconda realizzata a partire dagli anni 1956-1960 e fino alla cessazione dell’attività produttivadell’azienda, posta in essere nei gruppi di capan-noni individuati come gruppo E-F, nel capannoned e Area C.

il ciclo produttivo industriale consisteva in:- scarico ed immagazzinaggio delle materie prime;- mescola dei vari tipi di amianto;- preparazione dell’impasto con cemento e acqua;- formatura e sagomatura dei prodotti;- stagionatura;- rifinitura;- stoccaggio finale.

Alla nascita, lo stabilimento era ubicato al-l’esterno del tessuto urbanizzato compatto dellacittà di Bari. in seguito, a causa della forte espan-sione edilizia avutasi negli anni ’60 - ’70 del secoloscorso, le officine sono state inglobate nella città,occupando un suolo molto privilegiato, in adia-cenza alla ferrovia ed ad assi viari primari.

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nel 1995 l’area, che è compresa tra via Calda-rola, la ferrovia Sud-Est ed il sovrappasso stradalePadre Pio, è stata sottoposta a sequestro giudiziarioe posta sotto la tutela di una curatela fallimentare.il sito è stato inserito nell’elenco dei siti inquinatidi interesse nazionale (d.m. Ambiente n. 468 del18/09/2001:“ Programma nazionale di bonifica eripristino ambientale”) e, su proposta della regionePuglia di concerto con il Comune di Bari, è statoperimetrato in seguito al decreto del ministerodell’Ambiente e tutela del territorio del08/07/2002, così come riportato in figura 19.8, inmodo da isolare una superficie complessiva di circacirca 146.000 m2. il comune di Bari, con delibera

n. 55 del 02/05/2005, ha introdotto una specificavariante al Piano regolatore generale, ritipizzandol’area da “zona per attività terziarie” ad “Area averde Pubblico”, prospettando, dopo la bonificapermanente della zona, la realizzazione di unparco.

martedì 12 Settembre 2012, la sentenza delConsiglio di Stato ha chiuso una lunga contesaportata avanti dal Comune di Bari e dalla regione,mettendo fine alla vertenza sulla variante al pianoregolatore, ribaltando la decisione del tar di Bariche aveva cancellato la trasformazione dei suoli inarea a verde. Si fa quindi concreta la possibilità direalizzare un parco nel sito della ex fabbrica.

19.3.3. - Sintesi delle indagini eseguite alla fine degli anni’90

La caratterizzazione dello stato di inquinamentodel sottosuolo e delle acque sotterranee nella zonadello stabilimento fu eseguita nell’ambito del giàcitato piano di caratterizzazione del 1997, attra-verso l’esecuzione di indagini dirette ed indirette.il programma di indagini, redatto dal prof. v. Co-tecchia nel gennaio del 1996, otteneva il parere fa-vorevole dal Servizio di igiene e Sicurezza delLavoro (ASL BA/4), di competenza territoriale.inoltre, all’esame e all’attuazione dello stesso, pren-devano parte, per le competenze loro attribuite

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Fig. 19.9 - Planimetria dell’ex Stabilimento Fibronit con relativa suddivisione interna.- Map of the former Fibronit plant, and its internal subdivision.

Fig. 19.10 - Foto aerea storica dell’ex Stabilimento Fibronit di Bari.- Historical aerial photo of the former Fibronit plant of Bari.

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dalla Pretura Circondariale di Bari, i C.t.u. dallastessa nominati.

Le indagini indirette, eseguite tramite l’uso con-giunto di differenti metodi di prospezione geofisica(sismica, elettrica e radar), avevano come specificoobiettivo la ricostruzione della configurazione delterreno di riporto contenente i residui di cemento-amianto, l’individuazione della superficie di separa-zione tra materiali di riporto e i terreni in sedesottostanti e la definizione dei relativi spessori.

Le indagini dirette inclusero la realizzazione di12 sondaggi geognostici all’esterno e 27 all’internodell’area dello stabilimento. Cinque dei sondaggiesterni furono attrezzati a piezometro e in essi fu-rono condotte indagini idrogeologiche, quali la mi-sura delle velocità di filtrazione e il prelievo dicampioni di acqua in condizioni dinamiche. i son-daggi geognostici interni allo stabilimento consen-tirono di effettuare una ricostruzione di dettagliodel sottosuolo indagato, oltre che di prelevare cam-pioni d’acqua (n. 16). ulteriori campioni d’acquafurono prelevati dalle cisterne e dai serbatoi interniallo stabilimento (n. 21). Furono inoltre previstiprelievi in più punti di campioni di terreno da sot-toporre ad analisi di riconoscimento (n. 35) e dicampioni di polveri e sfridi di lavorazione (n. 47).Fu poi eseguito il censimento, attraverso schedetecniche dettagliate, di tutti i materiali relativi allestrutture esistenti, sia all’interno che all’esterno deicorpi di fabbrica. tale censimento stabilì la pre-senza di circa 1.200 tonnellate di materiale in ce-mento-amianto nell’area dello stabilimento, senzaconsiderare i residui inclusi nel terreno di riporto.

Successivamente il sito è stato oggetto di ulte-riori indagini. Fino al 2004 l’area fu sottoposta acontrolli da parte della Società tiA per conto dellaFibronit ormai in fallimento. nel progetto dimessa in sicurezza permanente, furono previste ul-teriori indagini integrative, con sondaggi, piezome-tri, prove geotecniche e campionamenti dimurature. nel periodo aprile-luglio 2009, al fine diottemperare ad alcune prescrizioni formulate dalministero dell’Ambiente, anche l’ArPA-Puglia neavviò delle ulteriori. nel complesso, al 2009, risul-tava che, nell’area dello stabilimento ex FiBro-nit di Bari, erano stati effettuati 90 sondaggi ederano presenti 15 piezometri (tEdESi et alii, 2011).

19.3.4. - Inquadramento geologico ed idrogeologico dell’area

dal punto di vista geologico e geomorfologicoil sito presenza una estesa “lama” in parte riempitada materiali sciolti alluvionali disposti su terrazzi avarie quote che tendono ad approfondirsi versonord. L’originario avvallamento risulta totalmenteriempito di manufatti in cemento-amianto, inquanto utilizzato come discarica. Al di sotto deiterreni di riporto è presente il terreno naturale, rap-presentato da depositi terrosi bruno-rossastri ta-lora sabbiosi e/o ciottolosi. Al di sotto di questi sirinvengono dapprima i tufi e/o calcareniti e suc-cessivamente il substrato calcareo.

i depositi sabbiosi, nell’area in esame, sono incontinuità di sedimentazione con i tufi. Si tratta disabbie e di sabbie siltose di color giallastro e/oavana che presentano talvolta noduli o straterellidi natura calcarenitica.

Le terre rosse e terre brune sono argille siltosee silt, di colore rosso bruno o rosso vivo, con la pre-senza di ciottoli calcarei, originatesi per processi didegradazione meteorica, di alterazione chimico-fi-sica e azione delle acque superficiali, che hanno agitosui depositi calcarei deposti in ambiente subaereo.

i cosiddetti tufi e/o Calcareniti sono sedimentimarini in cui si riconoscono i prodotti di sedimen-tazione calcareo organogena e bioclastica e in su-bordine sedimentaria terrigena. questi depositigiacciono in continuità sopra i calcari mesozoicicon un’evidenza angolare, talora con l’interposi-zione di terre rosse.

il substrato calcareo è costituito da rocce calca-ree e/o calcareo-dolomitiche note anche comeFormazione del Calcare di Bari (cap. 1).

Per quanto riguarda l’aspetto idrogeologico, tuttoil sottosuolo dell’area barese è caratterizzato dallacircolazione idrica sotterranea avente parte nell’ac-quifero profondo afferente all’unità idrogeologicadella murgia, permeabile per carsismo e frattura-zione, fortemente interessata dal fenomeno della in-trusione marina nel continente (cap. 15).Localmente possono sovrapporsi, all’acquifero pro-fondo carbonatico, modesti ed effimeri acquiferi su-perficiali permeabili per porosità, contenuti neidepositi quaternari più recenti, la cui base è costituitadalla frazione più fine dei depositi stessi. in partico-

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lare, nell’area dello stabilimento, la circolazioneidrica interessa più attivamente le porzioni più altedell’acquifero, in genere maggiormente permeabili.

19.3.5. - Ricostruzione della geometria del terreno di ri-porto inquinato

Le indagini hanno consentito di ricostruirel’esatta configurazione stratigrafica del terreno diriporto di varia natura misto a detriti di demoli-zione ed a residui di amianto di differenti tipologie,che ricopre l’intera area, sia nelle parti scoperte(strade, piazze, aree verdi, ecc) sia in quelle sotto-stanti i capannoni C, d, E ed F (figg. 19.11, 19.12).Si è potuta ricostruire la situazione originaria rela-tiva agli avvallamenti preesistenti, attualmente ri-coperti dai terreni contenenti residui dicemento-amianto e la configurazione dei terrazzi,posti a profondità differenti, costituiti da depositisabbioso-ciottolosi di recente deposizione, im-mersi nelle terre bruno-rossastre. tali terrazzi sono

sub-superficiali nelle porzioni Sud dello stabili-mento e tendono ad approfondirsi verso nord,con una netta differenziazione della natura litolo-gica dei materiali di riempimento, che nelle por-zioni ovest dell’area indagata sono costituiti dasabbie e tufi, mentre in quella est sono principal-mente rappresentati da terre brune e rosse.

i terreni di riporto nell’area dell’ex FiBronitdi Bari non sono omogenei, ma costituiti da alter-nanze di strati ricchi di residui di lavorazione estrati contenenti scarse o nulle quantità degli stessi.nella maggior parte dei casi si ha una alternanzadi strati di spessore anche di 80 cm, in cui vi è ter-reno bruno o sabbia avana mista a sfrido della la-vorazione, con inclusi clasti lapidei di varia naturae cocciame di tubi di cemento-amianto e strati ge-neralmente non superiori ai 20-30 cm, in cui vi ènetta prevalenza di sfrido di lavorazione e cocciamidi tubi di cemento-amianto. talora si rinvengono,interposti fra loro, livelli di terreno di riporto privodi qualsiasi materiale di provenienza industriale.

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Fig. 19.11 - Planimetria con ubicazione dei sondaggi eseguiti all’interno dello Stabilimento Fibronit di Bari, e tracce delle sezioni geologiche ricostruite.- Map showing the location of the boreholes within the former Fibronit plant of Bari, and the traces of the geological cross-sections.

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Fig. 19.12 - Sezioni geologiche all’interno dell’area dello Stabilimento Fibronitdi Bari. Le aree in cui si esplica il contatto diretto tra la falda profonda e il terrenodi riporto inquinato risultano essere quelle a ridosso dei sondaggi F3 ed F5.

- Geological cross-sections within the area of the former Fibronit plant of Bari. The areas where there is direct contact between the deep groundwater and the polluted filling material arelocated nearby the boreholes F3 and F5.

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L’area A (fig. 19.9) è fortemente interessata dasfridi di lavorazione, frammisti ad inerti vari. Lastessa quota del piano campagna, di qualchemetro superiore all’adiacente piano stradale di viaCaldarola (fig. 19.13), ha messo in evidenza, concertezza, la presenza di un antico salto morfolo-gico, livellato con materiali vari al fine di costituirel’attuale piazzale. tali materiali, costituiti da ri-porti con inclusi manufatti di camento-amianto,presentano spessori variabili in funzione dellamorfologia irregolare del substrato sul quale pog-giano e comunque compresi fra un minimo di0,80 metri (sondaggio F9) ed un massimo di 5,5metri (sondaggio F3) in corrispondenza di unsolco erosivo. Lo spessore del riporto tende adassottigliarsi dalla zona centrale verso gli estremidell’area, fino a raggiungere i suoi valori massimiin corrispondenza di una fascia più o meno deli-mitata dai sondaggi F7 e F2 verso nord e dai

sondaggi F6 e F8 nella porzione più meridionale(fig. 19.13).

L’area B (fig. 19.9) è caratterizzata da terreni diriporto che non risultano fra loro tipologicamenteomogenei. Anche in questa area è stata rilevata lapresenza nei terreni di residui in cemento-amiantocon spessori massimi intorno ai 3 metri (sondaggiF11-F28) (fig. 19.13).

nell’area C (fig. 19.9) è stata individuata solouna piccola lente spessa 1,6 metri (sondaggio F19)di terreni con presenza di materiale di cemento-amianto, mentre nell’area d non vi è alcuna pre-senza di questo tipo di materiali (fig. 19.13).

relativamente all’area sita a ridosso del sovrap-passo Padre Pio (ex via omodeo), le indagini con-dotte hanno messo in evidenza materialecontenente manufatti in cemento-amianto, conspessore pari a circa 1,5 m, solo in corrispondenzadi un sondaggio.

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Fig. 19.13 - Planimetria con ubicazione dei sondaggi eseguiti all’interno dello Stabilimento Fibronit di Bari con indicazione di talune quote topografiche espessori dei terreni di riporto inglobanti residui di cemento-amianto.

- Map showing the boreholes within the former Fibronit plant of Bari with indication of some topographic elevations and thicknesses of the filling material including asbestos-cement residues.

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19.3.6. - Inquinamento della falda profonda

nell’ambito del piano di caratterizzazione del1997 venivano eseguiti campionamenti idrici incondizioni dinamiche da sette sondaggi penetrantinell’acquifero carbonatico di base ed esterni al-l’area dello stabilimento. Le analisi chimiche ese-

guite su detti campioni evidenziavano valori delcontenuto di amianto variabili tra 1800÷9000fibre/litro. Successivamente, nell’ambito delle in-dagini condotte per la redazione del progetto de-finitivo degli interventi di messa in sicurezzapermanente di cui si dirà in seguito (tEdESi et alii,2011), nel sondaggio Pzv (fig. 19.14) esterno al

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Fig. 19.14 - Planimetria con ubicazione dei sondaggi utilizzati per il prelievo dalla falda profonda, in condizioni dinamiche, di campioni d’acqua sottoposti adanalisi chimiche per la determinazione dell’amianto (fibre/litro) in prossimità dell’area dello Stabilimento Fibronit.

- Map showing the location of boreholes through which water samples from the deep groundwater were taken and chemically analyzed for the determination of asbestos (fibre/litre)near thearea of the Fibronit plant.

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perimetro dell’area di interesse nazionale e collo-cato a nord, ossia idrogeologicamente a valle del-l’area, è stata misurata una presenza significativa difibre di amianto (2042 fibre/litro).

in generale, i valori del contenuto in fibre diamianto non sembrano avere alcuna correlazioneapparente con la direzione del flusso idrico sotter-raneo caratterizzante la falda profonda, la quale,nell’area in esame, segue una direzione normale allacosta, da Sud verso nord.

nell’area i livelli di falda si attestano in un in-tervallo compreso tra qualche centimetro allepoche decine di centimetri sul livello medio mareeffettivo, ossia variano sullo zero igm tra -0,5 e0,1 metri. Le ridotte dimensioni dell’area, la discon-tinuità dei rilievi eseguiti e le piccole distanze tra ipiezometri, non hanno reso possibile la ricostru-zione delle linee isopieziche della falda. Le diffi-coltà sono in particolare da relazionare allamodesta cadente piezometrica che caratterizza lacircolazione idrica nell’area di interesse, quantifi-cabile in pochi decimi per mille, che avrebbe quindirichiesto l’estensione della campagna di indaginead un area molto più vasta e lo studio dell’influenzadelle oscillazioni del livello mare sui livelli di falda(cap. 15; CotECChiA et alii, 2007; CotECChiA &SCuro, 2010).

nell’area in esame, in funzione dell’assetto geo-strutturale locale, la circolazione idrica si svolge inalcune zone in condizioni freatiche, in altre in con-dizioni lievemente confinate. nelle zone in cui iltetto dei calcari si trova sotto il livello del mare (fig.19.12) si ha infatti che, a causa della bassa permea-bilità che in genere caratterizza i terreni sovrastantiil substrato calcareo, molto spesso rappresentati daterre rosse, la falda profonda risulta confinata peralcuni metri. nel nostro caso la profondità rinve-nimento dell’acquifero profondo è risultato essereal massimo pari a circa di 5÷6 metri al di sotto dellivello mare. va segnalato inoltre che, lì dove i cal-cari sono ricoperti direttamente dalla calcarenite,la circolazione idrica può esplicarsi anche sopra illivello del mare, a causa della sua non trascurabilepermeabilità. detta evenienza è in parte confer-mata dall’esistenza di velocità di filtrazione non tra-scurabili, misurate nelle zone di contatto tra icalcari di base ed i terreni calcarenitici di copertura.

nel pozzo S4 di figura 19.14 è stato infatti verifi-cato che, a fronte di una profondità della zona dicontatto tra calcari e calcarenite di circa 6 m dalpiano campagna, il livello piezometrico della faldaprofonda risultava a circa 5,5 m dal piano campa-gna, con valori delle velocità di filtrazione pari acirca 14 cm/g. detta circostanza, oltre che influiresulla circolazione idrica sotterranea, influisce anchesulle condizioni di ricarica della falda, e quindi sullavulnerabilità intrinseca all’inquinamento dell’acqui-fero profondo. infatti, ove i terreni di coperturapresentano una permeabilità significativa e mode-sto spessore, si determina l’agevole infiltrazionedelle acque di origine meteorica.

La distribuzione anomala dei valori del conte-nuto in fibre di amianto sembrerebbe avvalorarel’ipotesi di inquinamento dall’alto per percolazionedelle acque meteoriche che, in ragione delle per-meabilità dei terreni sovrastanti il basamento car-bonatico, hanno consentito, ove più ove meno, laveicolazione dell’amianto nella falda profonda. imodesti corpi idrici superficiali possono presentareinfatti una distribuzione delle altezze piezometri-che, a seguito di importanti eventi piovosi, total-mente indipendente dalla piezometria della faldaprofonda, determinando quindi una infiltrazionedell’inquinante con distribuzione praticamente ca-suale ed inaspettata.

dall’analisi delle sezioni n. 3 e 4 di figura 19.12,si evincono almeno due aree in cui vi è il contattodiretto tra la falda profonda e il terreno di riportoricco di scarti in cemento-amianto, cioè le aree inprossimità dei sondaggi F3 ed F5, interni allo sta-bilimento della ex FiBronit. nel caso del pozzoF3, la base del terreno di riporto inglobante residuidi cemento-amianto si trova a quota -0,26 metri(igm), al di sotto del quale si rinviene, dopo unospessore di circa 1,7 metri di terra rossa, l’acquiferocarbonatico cretacico. qui la circolazione idricasotterranea è caratterizzata da una quota piezome-trica che, sulla base dei dati disponibili e relativi almese di aprile del 1996, è stata stimata dell’ordinedi -0,5÷0,1 metri igm. La falda presenta dunqueun livello idrico superiore al letto dei terreni con-tenenti amianto. La presenza di terre rosse tra l’ac-quifero ed i materiali inquinanti non è, nel casospecifico, da ritenersi sufficiente a proteggere la

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falda; infatti, le indagini eseguite, in accordo con leconoscenze pregresse maturate nella città di Bari,hanno evidenziato la discontinuità laterale di dettimateriali.

il sondaggio F5 ha invece rilevato la presenzadi materiale inquinato ad una quota pari a circa+0,6 metri igm, prossima quindi a quella del li-vello di falda misurato nell’aprile 1996.

in realtà, stante l’estrema vicinanza alla costa, illivello di falda è fortemente influenzato dalle oscil-lazioni periodiche ed aperiodiche del livello delmare, tanto da poter ritenere con buona approssi-mazione che le variazioni del livello mare si risen-tano con modesto smorzamento sul livello di falda.Considerato che il livello mare subisce, nell’arcodel tempo, notevoli escursioni, è possibile ipotiz-zare che le relative escursioni del livello di faldasiano anch’esse notevoli, tanto da poter assumerevalori superiori od inferiori a quelli misurati nelbreve periodo di indagine. vanno poi consideratele ulteriori variazioni che il livello di falda subiscein ragione delle condizioni idrologiche. Si puòquindi ritenere che in corrispondenza dei sondaggiF5 ed F3 i materiali inquinati vadano a diretto con-tatto con le acque della falda profonda con spes-sori che, in corrispondenza di condizioni di altamarea e condizioni favorevoli di ricarica, possonoraggiungere l’ordine del metro.

Considerata la successione litostratigrafica rico-struita con i sondaggi geognostici interni all’areadello stabilimento, e in funzione del differentegrado di permeabilità tra la roccia calcarea di base,sede dell’acquifero profondo, e i terreni soprastanti,si è in grado di affermare che l’inquinamento dellafalda profonda può avvenire quindi sia per perco-lazione dall’alto di acque di superficie sia per con-tatto in profondità tra la falda e il terreno inquinato.

19.3.7. - Interventi di messa in sicurezza

L’area in cui ricadeva l’ex stabilimento FiBro-nit, che in principio presentava uno stato di con-servazione di notevole degrado e costituiva fontedi pericolo per la salute pubblica a causa della pre-senza di capannoni e spazi esterni ricchi di rifiutiin cemento-amianto (circa 1.200 tonnellate), èstata, nel corso degli anni 2006¸2009, oggetto di

lavori di messa in sicurezza temporanea. nellemore della ultimazione dell’iter di approvazionedelle procedure tecniche e della realizzazione dellabonifica permanente del sito, sono stati infatti ese-guiti lavori finalizzati a scongiurare il pericolo perla pubblica salute ed incolumità (ComunE di BAri,2003; tEdESi et alii, 2011).

L’obiettivo degli interventi eseguiti è stato l’al-lontanamento dal sito di tutti i rifiuti, le coperturein tegoli, gli arredi, le dotazioni impiantistiche, gliinfissi e qualunque oggetto e attrezzatura a corredopresente nel sito al di sopra del piano campagna e,in particolare, di tutti i materiali contenentiamianto. La quasi totalità delle coperture degli edi-fici, ad esempio, era costituita da lastre ondulate incemento amianto.

nel gennaio 2008 è stato redatto il progettopreliminare degli interventi di bonifica del sito, poiapprovato nel mese di luglio dello stesso anno dalministero dell’Ambiente. nel giugno 2010 è statoquindi redatto il progetto definitivo, del quale, nelfebbraio 2011, è stata presentata la revisione 1, cuinel seguito si farà riferimento. La messa in sicu-rezza permanente prevede la realizzazione di unisolamento/impermeabilizzazione superficiale, in-tegrato da interventi preliminari e propedeutici, tracui la demolizione, con camere di confinamento,dei capannoni e la messa in sicurezza dei sottoser-vizi interrati. Le fasi della prevista bonifica sonocosì schematizzabili (tEdESi et alii, 2011):- Allestimento cantiere (presidi sicurezza, box uf-ficio, ecc);- Campagna di caratterizzazione integrativa dei ter-reni e delle acque di falda, da eseguirsi a recepi-mento delle prescrizioni degli Enti preposti;- Smantellamento e demolizione progressiva di edi-fici, capannoni, strutture contaminate da amianto, daeffettuarsi in ambiente confinato mediante allesti-mento di strutture/moduli di confinamento dina-mico, riduzione pezzatura e insaccaggio in big bags;- Smantellamento e demolizione progressiva diedifici, capannoni, strutture residui;- Smaltimento presso impianti esterni delle frazioniindesiderate e a diverso recupero;- realizzazione di un volume confinato di messain sicurezza permanente on site, per la collocazionein sicurezza dei big bags contenenti amianto;

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- Predisposizione messa in sicurezza permanentedel sito mediante allestimento di sistemi di isola-mento superficiale dei terreni risultati contaminatida amianto;

Esecuzioni di controlli sanitarie ambientali incorso d’opera e verifiche finali dell’intervento avalle della conclusione degli interventi di messa insicurezza permanente (tEdESi et alii, 2011).

tale soluzione di intervento di messa in sicu-rezza permanente rappresenta una sorta di tomba-tura in loco (“capping”) che, pur annullando ilproblema della complicata movimentazione conscavo dei terreni misti a residui di amianto, non eli-mina il rischio dell’inquinamento della falda pro-fonda, che potrebbe continuare a concretizzarsinon più per il percolamento delle acque di super-ficie, ma per il contatto diretto, che non può essereescluso, con il terreno di riporto ancora presente econtenente amianto. il capping, inoltre, rappresentauna soluzione non definitiva, rimandando la pro-blematica nel tempo, con il rischio che quellatomba di materiale pericoloso possa essere scoper-chiata a lungo termine, quando, ormai dimentichi

del pericolo, la stessa area possa cambiare destina-zione d’uso.

Per la bonifica definitiva sarebbe stata necessa-ria la totale asportazione del terreno di riporto (tral’altro suggerita nel Piano di caratterizzazione del1997) e comunque, per proteggere la falda, la crea-zione di una “scatola impermeabile”, da realizzarsiper mezzo di iniezioni di miscele impermeabiliz-zanti nei calcari di base costituenti l’acquifero, ga-rantendo l’isolamento in profondità tra la faldaidrica e il terreno inquinato, nelle zone in cui risul-tano in contatto.

19.4. - iL CASo dELL’Ex gASomEtro di BAri

il gasometro di Bari avviò la propria attività nel1865, quando, a partire dal carbon fossile, venivaprodotto gas di distillazione, denominato “gas dicittà”. L’area in cui venivano svolte le attività pro-duttive occupava una superficie di circa 20.000 m2

in una zona tra via napoli e corso mazzini, che nelcorso degli anni ha subito un notevole incrementourbanistico (fig. 19.15).

LE ACquE SottErrAnEE E L’intruSionE mArinA in PugLiA441

Fig. 19.15 - Area dell’ex gasometro di Bari (anno 2011) (da maps.google.com). - Area of the former Gasometer of Bari (year 2011; source: Maps.Google.com).

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All’interno dell’area potevano all’epoca identi-ficarsi: una zona adibita ad uffici e all’abitazionedel custode; una zona occupata dai reparti produt-tivi (forno, camere di depurazione, sala macchine,distillazione catrame ed officine); una zona occu-pata da tre gasometri; tre aree per lo stoccaggio dimaterie prime e scarti (fig. 19.16).

nel 1968 la produzione del gas di città terminòa causa della sostituzione di quest’ultimo con il me-tano, per cui l’area su cui operava lo stabilimentofu abbandonata e l’Azienda municipale del gas futrasferita. L’area è stata definitivamente abbando-nata nella metà degli anni ottanta. Soltanto nel1999, tuttavia, furono demolite e rimosse tutte le

strutture fuori terra e l’intera superficie fu ricopertacon uno strato di circa 15 cm di breccia, come mi-sura di messa in sicurezza provvisoria.

dall’Aprile del 2000 al Luglio del 2006 sonostate svolte svariate campagne di indagine per lacaratterizzazione dello stato di contaminazione deiterreni e delle acque sotterranee. A tal fine neglianni sono stati prelevati e analizzati chimicamentesia campioni di terreno che campioni di acqua, icui risultati sono stati confrontati con i valori diConcentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC)previsti dal d. Lgs 152/06 per siti destinati a verdepubblico, privato e residenziale (rispettivamenteper suolo e sottosuolo e per acque sotterranee). Le

inquinAmEnto ConCEntrAto dELLE ACquE SottErrAnEE inFLuEnzAto dA Attività induStriALi ALLA SuPErFiCiE442

Fig. 19.16 - Schema dell’impianto dell’ex gasometro di Bari (mod., da goLdEr ASSoCiAtES, 2007).- Schematic representation of the former Gasometer plant of Bari (modified after GOLDER ASSOCIATES, 2007).

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indagini eseguite hanno accertato la presenza diuna contaminazione del sottosuolo e delle acquesotterranee ad opera di metalli pesanti, idrocarburi,cianuri e fenoli.

Con l’obiettivo di realizzare la nuova sede mu-nicipale nell’area in cui operava lo stabilimento, ilComune di Bari approvò l’esecuzione di studi attialla valutazione della fattibilità della bonifica delsito. nel 2004 fu realizzato un Progetto Prelimi-nare di Bonifica, ai sensi dell’allora vigente d.m.471/99; nel 2007 fu redatto un Progetto operativodi Bonifica, con riferimento però al decreto legi-slativo 152 dell’Aprile 2006; nello stesso annol’Amministrazione Comunale decise però di nonedificare più la nuova sede municipale nell’area inquestione, destinandola invece a spazi verdi attrez-zati a servizio della cittadinanza; nel 2011 è statoinfine redatto il Progetto Esecutivo di Bonifica aisensi del d.Lgs. 152/06.

A differenza degli altri casi di inquinamento an-tropico delle acque sotterranee descritti in questocapitolo, in cui il prof. v. Cotecchia costituiva avario titolo parte attiva nei procedimenti di carat-terizzazione dei siti, i risultati delle indagini ripor-tate relative al caso dell’ex gasometro di Bari sonoquelli desunti dalla consultazione di documenti esi-stenti presso Enti pubblici (Settore Bonifiche e ri-fiuti della regione Puglia e ufficio ripartizioneAmbiente del Comune di Bari). in particolare sonostate considerate: l’analisi di rischio e Progettooperativo di Bonifica (goLdEr ASSoCiAtES, 2007)e il Progetto Esecutivo di Bonifica (uniECo, 2011).

19.4.1. - Ricostruzione storica delle attività svolte sul sito

L’Ex-gasometro utilizzava carbon fossile per laproduzione di differenti tipi di gas, il cui otteni-mento avveniva a mezzo dei seguenti processi pro-duttivi: distillazione del carbone fossile; gassifica-zione del coke; gassificazione del carbone fossile.

La distillazione del carbone fossile avveniva at-traverso il riscaldamento in assenza d’aria ed inpresenza di vapore, fino al raggiungimento di unatemperatura di circa 1000÷1100 °C, per liberare ungas combustibile contenente essenzialmente idro-geno (h2), metano (Ch4) e monossido di carbo-nio (Co). dal processo si ottiene anche il coke, la

cui gassificazione porta alla produzione di gasd’aria, gas d’acqua e gas d’acqua carburato.

La produzione di gas d’aria (povero) era otte-nuta insufflando aria in un apposito gasogeno, pro-vocando la combustione del coke e la produzionedi un gas contenente una parte combustibile costi-tuita essenzialmente da Co e n2. La produzionedel gas d’acqua era ottenuta insufflando vapore sucarbone rovente, ottenendosi una miscela gassosacontenente h2 e Co. mentre il gas povero era pre-valentemente utilizzato per il riscaldamento deiforni di distillazione, il gas d’acqua era anche im-piegato per l’ottenimento di un gas d’acqua carbu-rato, da immettere in rete, costituito da gas d’acquamiscelato con un altro gas ottenuto in genere dalcraking (termico o catalitico) di oli combustibili (ga-solio), per migliorarne il potere calorifico.

il gas di città era così ottenuto miscelando il gasd’acqua prodotto dal coke con il gas di distillazioneprodotto dal fossile.

il gas prodotto dal processo di distillazione delcarbone fossile necessitava di una fase di depura-zione, consistente in: condensazione; estrazione;decatramazione finale; lavaggio dall’ammoniaca eda oli leggeri; depurazione chimica.

da quanto sinora descritto si deduce come lematerie prime utilizzate fossero: il carbone, il cokee alcuni derivati del petrolio (questi ultimi utilizzatisia come materie prime che come oli di carbura-zione, atti dunque ad aumentare il potere calorificodel gas prodotto). i residui dei processi di distilla-zione e gassificazione erano costituiti essenzial-mente da: catrame proveniente dal carbone e daiderivati del petrolio; emulsioni di catrame, olio eacqua; melme derivanti dagli idrocarburi e dal trat-tamento delle acque; coke; ceneri; ossidi e limispenti; solfuri; solfato di ammonio.

una buona parte dei residui di processo era po-tenzialmente riutilizzabile sia come materia primaper altre fasi del sistema produttivo, sia come pro-dotto destinato alla vendita. La gestione, tuttavia,dipendeva da fattori di convenienza economica edera, quindi, condizionata dai quantitativi prodottie dalla richiesta del mercato.

il riscaldamento del carbone fossile era realiz-zato a mezzo della combustione, effettuata nei“forni” (fig. 19.16), del gas ottenuto tramite gassi-

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ficazione del coke prodotto dalla distillazione delcarbone fossile. non tutto il coke veniva però im-piegato per la gassificazione, ma una buona parte,previo deposito in “aree di stoccaggio”, venivacommercializzato. i gas di distillazione venivanocanalizzati nella parte alta delle “camere di depu-razione” dove, raffreddandosi, condensavano il ca-trame e le acque ammoniacali, che venivanoraccolti in una fossa. da questa le due fasi venivanoseparate sfruttando la loro insolubilità reciproca eil differente peso specifico. L’acqua ammoniacale,di peso specifico inferiore rispetto al catrame, de-fluiva in una vasca di raccolta per scorrimento su-perficiale, mentre il catrame defluiva dal bassoverso un’altra vasca. il catrame, inoltre, veniva di-stillato per recuperare alcuni prodotti organici, inmodo da poterli commercializzare. L’impianto di“distillazione catrame” era ubicato tra il “gasome-tro 2” e la “sala macchine”, zona nella quale è stataosservata, come si vedrà in seguito, una contami-nazione degli strati superficiali del sottosuolo edelle acque sotterranee. il catrame veniva accumu-lato in due grosse cisterne metalliche, collocate fral’ingresso di via mazzini e l’area delle camere didepurazione, zona dalla quale, prima delle messain sicurezza del 1999, provenivano odori sgrade-voli, come testimoniato dagli inquilini degli stabilisituati a ridosso della zona meridionale dell’area.tale situazione sembra essersi creata a causa deldanneggiamento delle due cisterne di accumulo(provocato in fase di rimozione di queste ultime) edel conseguente sversamento di catrame sul terreno.

il gas prodotto veniva aspirato dalla “sala mac-chine” ed inviato, attraverso condotte interrate, alle“camere di depurazione” (fig. 19.16). il processo didepurazione del gas consisteva nell’eliminazione del-l’acido cianidrico (hCn) e dell’acido solfidrico(h2S) con filtrazione attraverso terre rosse conte-nenti ossidi di ferro. in tale maniera l’acido solfidricoe l’acido cianidrico venivano bloccati nella fase so-lida formando solfuri di ferro, solfo cianuro e fer-rocianuro. dopo esaurimento, le terre utilizzate perla depurazione venivano sostituite nei letti di filtra-zione e rigenerate per ossidazione con aria, presu-mibilmente all’aperto. Le reazioni di ossidazione deisolfuri di ferro producevano zolfo (S), il cui accu-mularsi nella massa depurata costringeva alla sosti-

tuzione delle terre (concentrazioni di S di circa il50%). di seguito il gas veniva inviato ai condensa-tori ad acqua per l’eliminazione dell’ammoniaca.

il processo produttivo finora descritto permet-teva di ottenere il cosiddetto “gas di città”, la cuicomposizione orientativa era: 50% di idrogeno,24% di ossido di carbonio, 16% di metano, piccolequantità di idrocarburi paraffinici a basso peso mo-lecolare e una percentuale di azoto e anidride car-bonica compresa fra l’8% ed il 12%. questo gas,caratterizzato da un potere calorifico di circa 4000Kcal/m3, veniva stoccato nei gasometri e da lì im-messo nella rete di distribuzione della città tramitecondotte interrate. Le condotte del gas erano inghisa catramata e correvano all’interno di spallettedi calcestruzzo a profondità comprese fra 50 e 70cm dal piano campagna. il percorso del gas dovevachiaramente essere a tenuta, così da evitare la di-spersione in ambiente di gas molto tossici. tutta-via, durante l’esecuzione di trincee esplorative,alcune tubazioni sono state rinvenute piene di li-quido catramoso.

19.4.2. - Gli inquinanti osservati nell’area dell’ex Gaso-metro e gli effetti sull’ambiente e sulla salute umana

Le sorgenti primarie della contaminazione chesi riscontrano nell’area di studio sono costituite:dalla vasca di accumulo catrami interrata, ove èstata rilevata la presenza di catrame sia all’internoche al di sotto di essa, sebbene le informazioni di-sponibili indichino che la fossa sia stata svuotatadurante i lavori di demolizione eseguiti nel 1999;dalle tubazioni per il trasporto di catrame, acqueammoniacali e prodotti della distillazione del ca-trame, per possibili perdite; dall’interramento discorie o riempimenti e livellamenti con materiali dirisulta; da sversamenti occasionali al suolo.

Le foto storiche e i ricordi degli ex-dipendenticoncordano che le due aree di stoccaggio (fig.19.16), e probabilmente anche altre zone dello sta-bilimento, ad eccezione forse del rettangolo pro-spiciente l’uscita nord verso via napoli, siano stateoccupate, seppure con modalità e frequenza varia-bili nel tempo, sia dal carbon fossile, sia dai suoinumerosi sottoprodotti e dai materiali di scarto.inoltre, all’interno dell’area non risulta fossero pre-

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senti sistemi viari dotati di pavimentazione.Le sorgenti secondarie della contaminazione

sono le componenti della matrice ambientale con-taminate: terreno contaminato, prodotto in fase li-bera in galleggiamento sulla falda (LnAPL: LightNon Aquous Phase Liquid); prodotto in fase libera(catrame) più pesante dell’acqua (dnAPL: DenseNon Aquous Phase Liquid) presente nel terreno in-saturo e in falda; contaminanti presenti in solu-zione nelle acque sotterranee.

dalle indagini condotte i contaminanti riscon-trati nel terreno sono stati: iPA, fenoli, BtEx,idrocarburi leggeri (C<12) e pesanti (C>12), me-talli (Cd, Pb, Cr), cianuri liberi. Per le acque sotter-ranee sono stati invece riscontrati: BtEx, iPA,idrocarburi totali, metalli (Fe), fenoli, cianuri liberi(goLdEr ASSoCiAtES, 2007).

19.4.2.1. - idrocarburi Pol ic ic l ic i Aromatic i( iPA)

gli idrocarburi policiclici aromatici sono presentinei catrami e nel nerofumo. hanno una scarsa so-lubilità in acqua (0,0005 mg/l del dibenzo(a, h)an-tracene e 31 mg/l del naftalene), dipendente dalleelevate dimensioni di queste molecole e dall’assenzadi gruppi polari con forte affinità per l’acqua. L’ele-vato peso molecolare determina anche una loroscarsa volatilità; la bassa solubilità in acqua si accom-pagna ad un’elevata lipofilicità, che ne favorisce l’ad-sorbimento sulle particelle di suolo e di sedimenti.

è noto che molti di questi idrocarburi, quandoinalati, ingeriti o assunti tramite contatto epider-mico, hanno provocato l’insorgere di tumori incavie di laboratorio.

19.4.2.2. - idrocarbur i Aromat ic i Leg ger i(BtEx)

La presenza di idrocarburi aromatici leggeri èassociabile ai processi di distillazione dell’antra-cene. i più frequenti, ritrovati presso le officine gas,sono: benzene, toluene e xilene. questi compostiprovenivano dalla frazione volatile del gas“grezzo”, dalle materie prime e dagli oli di carbu-razione. Ciascuno di questi composti è volatile eviene assorbito e metabolizzato dall’organismo

anche se non persiste all’interno del corpo umanoper lunghi periodi di tempo. La carcinogenicità delbenzene è stata verificata dal National Toxicology Pro-gram (ntP) e dall’uS Environmental Protection Agency(uSEPA). il toluene e gli xileni sono stati classifi-cati come non cancerogeni per gli esseri umani siadall’uSEPA che dall’International Agency for Researchon Cancer (iArC).

19.4.2.3. - idrocarbur i (C<12 e C>12)

La presenza di tali idrocarburi è associata ai ca-trami e alle frazioni pesanti ottenute nei processidi produzione del gas da carbone o da oli pesanti.gli idrocarburi sono una miscela complessa dicomposti che comprendono sia composti organicia catena corta, leggeri e volatili, che composti pe-santi a catena lunga e ramificata.

il loro grado di infiltrazione nel terreno dipendedalla risultante della forza di gravità e della pres-sione capillare; i singoli composti possono inoltresepararsi dalla miscela solubilizzandosi in aria eacqua. i fattori che influenzano il tasso di infiltra-zione della miscela includono le caratteristiche delterreno, il tipo di rilascio (istantaneo a seguito di unincidente o una perdita lenta) e la viscosità del pro-dotto. quando la massa di prodotto migra in unmezzo poroso, una piccola percentuale della stessaviene trattenuta dalla matrice solida: tale quantità èdetta “saturazione residua”. in base alla persistenzadel prodotto, la saturazione residua può interessareporzioni di terreno anche per molti anni. L’entitàdella saturazione residua è quindi un indice impor-tante del grado di contaminazione del terreno, inquanto rappresenta un parametro che da indica-zione circa la possibilità e l’entità di rilascio dei sin-goli componenti verso altre matrici ambientali.

19.4.2.4. - Fenol i

i fenoli sono presenti nella parte acida dei catramiderivanti da carbone e comprendono non solo il fe-nolo stesso, ma anche altri suoi derivati, quali i cresolie altri componenti a maggiore peso molecolare.

i fenoli sono stati ritrovati quasi esclusivamentenei siti in cui avveniva la distillazione del carbone.Si sciolgono bene in acqua (84 g/l a 20 °C).

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19.4.2.5. - Cianur i

il processo di distillazione del carbone produ-ceva notevoli quantità di cianuri che si univa ai me-talli presenti nel gas o nei reagenti solidi. i cianurisono piuttosto mobili nei suoli. Alcuni compostipossono trasformarsi in sostanze diverse attraversol’azione di microorganismi.

19.4.2.6. - meta l l i

Presso le officine del gas, i metalli erano pre-senti sotto forma di impurità sia nel carbone chenei limi e ossidi impiegati nel processo di rimo-zione dei solfuri e dei cianuri. La presenza di me-talli è quindi strettamente dipendente dalle materieprime utilizzate; sono stati ritrovati: arsenico, cad-mio, ferro, piombo, zinco e rame. i metalli informa ionica hanno una solubilità in acqua estre-mamente variabile, che dipende dagli anioni aiquali risultano legati. gli ioni metallici passano insoluzione complessati da molecole di acqua ad altriioni. Si tratta di specie chimiche che non presen-tano tendenza al passaggio in fase vapore.

i metalli non sono degradati da batteri e sonoper questo tra i contaminanti le cui concentrazionivariano poco nel tempo. un fenomeno significa-tivo per i contaminanti inorganici come i metalli èquello del loro adsorbimento sulla matrice terreno.

19.4.3. - Sintesi delle indagini eseguite

L’area dello stabilimento industriale dell’ex ga-sometro di Bari è stata oggetto, a partire dal 1999,di diverse indagini geognostiche e idrogeologiche(goLdEr ASSoCiAtES, 2007).

L’ubicazione di tutti punti di indagine realizzatiall’interno del sito fra il 1999 e il 2004 è riportatain figura 19.17. trattasi di 76 sondaggi geognosticidi cui 26 attrezzati a piezometro. inoltre, 13 puntidi indagine sono identificativi di campionamenti digas interstiziale (2002), 4 di campi prova Jet Grouting(2004). Le profondità investigate a partire dalpiano campagna vanno da un minimo di 6 metri(sondaggi C1÷C12) ad un massimo di 30 metri(Pz11). Sono stati effettuati prelievi di campionidi terreno e di acque sotterranee, sottoposti ad ana-

lisi chimiche, prove di laboratorio geotecnico, pro-fili sismici coniugati con il metodo della sismica arifrazione, installazione di 9 piezometri esterni alsito, sia a monte che a valle (L-t), profondi 15 mdal piano campagna, 2 trincee esplorative lungherispettivamente 20 e 30 metri e profonde da 1,5 a3 metri dal piano campagna.

19.4.4. - Inquadramento geologico ed idrogeologico dell’area

L’Ex-gasometro di Bari ricade in una zonanota storicamente col nome di “Lago di marisa-bella”, un’area geologicamente depressa verso laquale confluiscono due lame, il cui ruolo è peròormai messo in crisi dalla dissennata gestione delterritorio e dall’irresponsabile urbanizzazioneanche delle aree attraversate da elementi chiave delreticolo idrografico. Le unità litologiche rinvenutein tale area, a cominciare dalla più recente, sono(CotECChiA, 1973; gEotrivELL, 2002):- depositi alluvionali e palustri, tipici delle depres-sioni, formatisi in tempi recenti, ovvero quando,in occasione di persistenti periodi piovosi, le lametrasportavano a valle materiale disgregato e dila-vato dall’area delle murge;- depositi calcarenitici e detritico bioclastici, meglionoti come “tufi delle murge”, di età pleistocenica;- terre rosse, limi e argille, che segnano il passaggiodai “tufi delle murge” ai “Calcari di Bari”, carat-terizzate da una notevole discontinuità;- “Calcari di Bari”, di età cretacea, il cui assettogeo-strutturale è stato fortemente condizionato dafasi tettoniche che ne hanno alterato le originariecondizioni di giacitura degli strati, portando allaformazione di blandi piegamenti e netti piani difratturazione, la cui presenza facilita l’infiltrazionedelle acque meteoriche, accentuando i fenomenicarsici ed agevolando il trasporto dei prodotti del-l’alterazione superficiale in seno alle discontinuità.

Per quanto concerne strettamente l’area dell’exgasometro (a titolo semplificativo si mostra lastratigrafia del piezometro Pz11 in figura 19.18),il cui piano campagna si aggira tra i 4 e 4,5 metrisul livello mare, si rinviene un terreno di riporto,di provenienza e spessore variabile (≈ 4 metri), ca-ratterizzato da uno strato di breccia calcarea mi-scelata a terre rosse, steso durante i lavori eseguiti

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Fig. 19.17 - Planimetria del sito ex gasometro di Bari con ubicazione delle indagini eseguite a partire dal 1999 (mod., da goLdEr ASSoCiAtES, 2007).- Map of the site of the former Gasometer of Bari with location of the surveys performed from 1999 (modified after GOLDER ASSOCIATES, 2007).

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Fig. 19.18 - Litostratigrafia del piezometro profondo Pz11 nel quale si riconoscono le unità litologiche dell’area dell’ex gasometro di Bari e il ritrovamento dipatine catramose in profondità (mod., da gEotrivELL, 2002).

- Lithostratigraphic logs of the deep piezometer Pz11 showing the lithological units of the former Gasometer of Bari and the tarry patinas observed at depth (modified after GEOTRIELL, 2002).

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nel 1999. All’epoca, le demolizioni delle strutturee degli impianti hanno prodotto una quantità dimateriali (macerie più o meno contaminate) chesono probabilmente in larga parte ancora presentisull’area, il cui p.c. risulta in alcuni punti anche no-tevolmente sopraelevato rispetto al piano stradalecircostante. vi sono inoltre riporti di terreno diret-tamente derivanti dalle precedenti attività dello sta-bilimento e infine alcune strutture sepolte, tra cuirientrano i centri di diffusione “fosse di accu-mulo”, “depositi catrame” e “distillazione ca-trame”.

i depositi alluvionali e palustri e quelli calcare-nitici e detritici, assumono nell’insieme uno spes-sore medio che si aggira intorno ai 3-4 m.

Le terre rosse (spessore pari a 1-2 metri) e i limiargillosi (5-6 metri) sono presenti in maniera di-scontinua e caratterizzati da spessori contenuti.

Per quanto riguarda l’assetto idrogeologico, ilsottosuolo dell’area è caratterizzato, come già am-piamente discusso nel capitolo 15, dalla circola-zione idrica sotterranea avente parte nell’acquiferoprofondo afferente all’Area idrogeologica dellamurgia, permeabile per carsismo e fratturazione,fortemente interessato dal fenomeno della intru-sione marina. Localmente possono sovrapporsi, al-l’acquifero profondo carbonatico, modesti edeffimeri acquiferi superficiali permeabili per poro-sità, contenuti nei depositi quaternari più recenti,la cui base è costituita dalla frazione più fine deidepositi stessi. dai carotaggi a disposizione sievince che non sono noti confinamenti della faldaprofonda ad opera dello strato calcarenitico, chequindi con tutta probabilità ospita le acque prove-nienti dal sottostante acquifero carbonatico pro-fondo, quest’ultimo maggiormente permeabile. ilgrado di fratturazione e l’incarsimento dell’acqui-fero carbonatico profondo, non sempre noti, as-sumono un’importanza fondamentale ai fini dellacircolazione idrica sotterranea. inoltre, la presenzaalla sommità delle terre rosse e di eventuali oriz-zonti argillosi, possono ridurre notevolmente laconducibilità idraulica locale e contemporanea-mente, se presenti con spessori ingenti, limitare lapercolazione in falda degli inquinanti.

in generale, nei pressi dell’abitato di Bari, l’ac-quifero profondo è caratterizzato da una elevata

permeabilità (dell’ordine del cm/s; tav. 3 f.t.) e i va-lori di velocità di filtrazione delle acque sotterraneesono dell’ordine del cm/d, al massimo m/d. La ca-dente piezometrica è in genere molto bassa, ancheinferiore all’1‰. La distribuzione delle altezze pie-zometriche, il grado di intrusione marina, l’am-piezza della zona di transizione acqua dolce-acquadi mare, e dunque lo spessore effettivo di falda,possono essere fortemente influenzate dall’azionedelle maree, considerata la piccola distanza del sitodalla costa. è evidente la necessità di quantificaredetti aspetti al fine di comprendere le dinamichedi diffusione degli inquinanti per il sito in que-stione, come già evidenziato in questo capitolonella descrizione del caso della Fibronit di Bari(19.3).

Secondo quanto riportato nell’analisi di rischioe Progetto operativo di Bonifica (goLdEr ASSo-CiAtES, 2007), la falda profonda scorre in direzionedella costa con cadente piezometrica prossima all’1‰ e con profondità media pressoché coincidentecon quella del livello del mare, ovvero di circa 4metri dal piano campagna (circa 0,36÷0,39 ms.l.m.), con direzione prevalente del flusso idricosotterraneo So-nE. Le altezze piezometriche dellafalda subiscono un’escursione giornaliera dovutaalle maree quantificate in circa 10 cm.

La falda profonda è interessata da fenomeni dicontaminazione salina da parte delle acque marinedi invasione continentale. infatti, già nei primi 10metri di profondità della falda, i valori di conduci-bilità elettrica sono variabili tra 0,7 e 3,5 mS/cm,cui corrisponde una concentrazione salina variabiletra 0,5 e 2,5 g/l circa, e tendono ad aumentare conla profondità (fig. 19.19).

Al fine di interpretare i dati disponibili, va os-servato che i valori di cadente piezometrica misu-rati all’interno del sito in esame indicano variazionidell’altezza piezometrica della falda, misurati tra ivari piezometri disponibili, di pochi cm, ossia dellostesso ordine di grandezza degli errori di misura.Al fine di determinare le linee isopieziche dellafalda sarebbe stato quindi necessario estendere l’in-dagine ad una porzione di territorio più ampia ri-spetto al sito in esame, ed eseguire misurepiezometriche tenendo conto dell’effetto dellemaree.

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Prove di portata eseguite nel sito in esamehanno fornito un coefficiente di permeabilità kpari a circa 10-2 cm/s nei depositi alluvionali e pa-lustri e quelli calcarenitici e detritici, e circa 10-3

cm/s nell’acquifero carbonatico profondo.quest’ultimo risulterebbe quindi localmente pocopermeabile, se confrontato con quanto riscontratoin altre zone della città di Bari, ove il coefficientedi permeabilità risulta in genere di gran lunga su-periore, dell’ordine di 10-1 – 10 cm/s (tav. 3 f.t.;cap. 15). A tal riguardo va osservato che il valoredel coefficiente di permeabilità riscontrato dalle in-dagini appare poco coerente anche con i valori divelocità di filtrazione (≈ 20 cm/d) e di cadente pie-zometrica (≈ 1 ‰) misurati nell’area in esame. in-fatti, nell’ipotesi di validità della legge di darcy(cap. 2), si ha:v = K i (19.1)dove:v [cm/s] = velocità di darcy ;i [-] = cadente piezometrica;K [cm/s] = coefficiente di permeabilità;

non conoscendo le modalità con cui sono statecondotte ed interpretate le misure di velocità di fil-trazione, non è possibile stabilire se il valore riportatonei documenti progettuali corrisponda alla velocitàdi darcy o alla velocità di filtrazione effettiva. in ognicaso, supponendo che la velocità di filtrazione misu-rata in sito sia pari alla velocità di darcy, si ottiene K= 2,3 x 10 -1 cm/s. ipotizzando invece che la velocitàdi filtrazione misurata sia pari a quella effettiva ed as-sumendo per l’acquifero una porosità efficace pari a0,1, si ottiene k = 2,3 cm/s. Entrambi i valori risul-tano di gran lunga superiori a quelli misurati con leprove in sito di cui si è detto in precedenza e sonoinvece coerenti con i valori del coefficiente di per-meabilità riportati per la città di Bari in tavola 3 (f.t.).

indagini geofisiche eseguite nell’area in esamehanno indicato una riduzione della permeabilità acirca 28 m dal p.c., e ciò in quanto le rocce carbo-natiche ivi risulterebbero poco fratturate. va peròevidenziato che in detta area, considerato che le al-tezze piezometriche della falda risultano di pochidecimetri superiori al livello mare, a profondità del-

inquinAmEnto ConCEntrAto dELLE ACquE SottErrAnEE inFLuEnzAto dA Attività induStriALi ALLA SuPErFiCiE450

Fig. 19.19 - Carotaggio multiparametrico eseguito nel pozzo Pz11 nell’area dell’ex gasometro di Bari (mod., da gEotrivELL, 2002).- Multi-parameter log performed in the well Pz11 in the area of the former Gasometer of Bari. (modified da gEotrivELL, 2002).

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l’ordine dei 25 metri di profondità si ha con tuttaprobabilità il passaggio all’acqua di mare intrusanel continente presente alla base dell’acquifero equindi una notevole riduzione del flusso idrico sot-terraneo dolce, così come tra l’altro evidenziato dallog multiparametrico eseguito lungo la verticale delpozzo Pz11, il quale indica, all’aumentare dellaprofondità, un aumento della conducibilità elettricae una riduzione dell’ossigeno disciolto (fig. 19.19).

L’attuale stato delle conoscenze non consentequindi di definire un modello concettuale idoneoper la definizione delle dinamiche del processo diinquinamento della falda, le quali ad oggi possonoessere definite solo qualitativamente.

La fase libera in galleggiamento sulla falda(LnAPL) si muove presumibilmente nella stessa di-rezione della falda, mentre la fase libera più pesantedell’acqua (catrame; dnAPL) può arrestarsi a pro-fondità differenti in base allo stato di fratturazione eincarsimento del substrato calcareo. Ciò significa chese la collocazione dei focolari inquinanti è compresatra i 10 e i 20 metri di profondità, il catrame è sog-getto sia a processi di lisciviazione e advezione daparte della falda che ai più lenti fenomeni diffusivi,mentre se essi risultano bloccati a profondità mag-giori di 20 metri (in cui presumibilmente è presenteacqua di mare di intrusione continentale), sono in-teressati solo dalla diffusione molecolare, per cui laloro porzione ancora idrosolubile potrebbe tornarein falda, allorché in tempi molto lunghi. infine, i con-taminanti presenti in soluzione nelle acque sotterra-nee si muovono inevitabilmente secondo la direzionedella falda, che come già illustrato non è facilmenteindividuabile, in quanto localmente la direzione delflusso idrico sotterraneo può essere alquanto varia-bile in relazione dell’eterogeneità dello stato di frat-turazione dell’ammasso carbonatico, circostanzaquesta non adeguatamente indagata.

19.4.5. - Inquinamento dei terreni

Alla luce delle analisi chimiche eseguite sui ter-reni nel periodo 2000÷2006, è emersa una conta-minazione diffusa estesa all’area occidentale,centrale, meridionale e sudorientale del sito, adopera di metalli, idrocarburi, cianuri e fenoli. Lacontaminazione riscontrata interessa in misura

maggiore i primi strati di terreno di riporto e i de-positi calcarenitici, ma sono sempre interessati inprofondità anche i calcari mesozoici di base. nellefigure 19.20 e 19.21 è possibile osservare l’esten-sione della contaminazione nei terreni non saturi(a -2 e -4 metri dal piano campagna), mentre nellafigura 19.22 si riportano 3 sezioni geologiche in cuiè indicata la presunta estensione in profondità dellazona contaminata.

in corrispondenza dei primi 2 metri di terreno si èregistrato un notevole superamento delle CSC delpiombo, che ha raggiunto anche concentrazioni diqualche migliaio di mg/kg, mentre si sono occasio-nalmente superate le CSC per il cadmio e per il cromo.

gli idrocarburi aromatici, con specifico riferi-mento al benzene, al toluene ed allo xilene, sonorisultati non conformi alle CSC in quasi tutta l’area,eccetto che nella zona settentrionale, raggiungendoconcentrazioni dell’ordine di qualche decina dimg/kg per profondità comprese fra 2 e 6 m dalp.c. Anche gli idrocarburi policiclici aromatici(iPA) e gli idrocarburi pesanti sono risultati nonconformi alle CSC su tutta l’area, ad eccezionedella zona nord. gli idrocarburi pesanti, in parti-colare, hanno raggiunto concentrazioni pari a 4000mg/kg, mentre gli iPA hanno superato anche ditre ordini di grandezza le CSC.

La concentrazione dei fenoli, infine, è risultatadiffusa nella parte centrale, occidentale e meridio-nale del sito, raggiungendo concentrazioni anchedi svariate centinaia di mg/kg.

durante l’esecuzione dei sondaggi è stata inol-tre rilevata, all’interno delle fratture e delle cavitàdei calcari, la presenza di materiale catramoso, ilquale è dunque riuscito ad infiltrarsi in profondità,nonostante la presenza di depositi di varia natura.tale materiale è stato rinvenuto addirittura a 20metri dal piano campagna in corrispondenzadell’“area di stoccaggio” a no (fig. 19.16), zonache deve quindi ritenersi uno dei centri di conta-minazione all’interno dell’area dell’Ex-gasometro.

19.4.6. - Inquinamento delle acque sotterranee

Le campagne di prelievo delle acque sotterraneesono state condotte negli anni 2002 e 2004 ehanno interessato sia pozzi interni al sito che pozzi

LE ACquE SottErrAnEE E L’intruSionE mArinA in PugLiA451

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esterni, con campionamenti di tipo dinamico. ipozzi di monitoraggio interni al sito hanno mo-strato la presenza di contaminazione delle acquesotterranee, la quale ha interessato zone che va-

riano a seconda del tipo contaminante. nelle figure19.23÷19.28 si riporta la presunta estensione oriz-zontale della contaminazione per le diverse so-stanze, con riferimento alle analisi chimiche del

inquinAmEnto ConCEntrAto dELLE ACquE SottErrAnEE inFLuEnzAto dA Attività induStriALi ALLA SuPErFiCiE452

Fig. 19.20 - Planimetria dell’area ex gasometro di Bari con indicazione delle tracce di sezione di fig.19.22 e dei pozzi nelle cui carote stratigrafiche si sono rilevate,nei primi 2 m dal p.c.,concentrazioni dei contaminanti superiori ai valori di soglia (CSC) stabilita dal dlgs. 152/06 (mod., da goLdEr ASSoCiAtES, 2007).

- Map of the area of the former Gasometer of Bari showing the lines of the cross-section in fig.19.22 and of the wells where the lithological logs show, in the upper 2 m below the groundlevel, contaminant concentrations values above the threshold contaminant concentration (TCC), as after the Legislative Decree Dlgs. 152/06 (modified after GOLDER ASSOCIATES, 2007).

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LE ACquE SottErrAnEE E L’intruSionE mArinA in PugLiA453

Fig. 19.21 - Planimetria dell’area ex gasometro di Bari con indicazione dei pozzi nelle cui carote stratigrafiche si sono rilevate, tra i 2 e i 4 m di profondità dalp.c., concentrazioni dei contaminanti superiori ai valori di soglia (CSC) stabilita dal dlgs. 152/06 (mod., da goLdEr ASSoCiAtES, 2007).

- Map of the area of the former Gasometer of Bari with indication of the wells where the lithological logs showed, at depths from 2 to 4 meters below the ground level, contaminantconcentration values above the threshold contaminant concentration (TCC) established in the Legislative Decree Dlgs. 152/06 (modified after GOLDER ASSOCIATES, 2007).

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2004. Le ultime indagini disponibili indicano, in ge-nerale, l’esistenza di un’area al centro del sito(“triangolo Pz3-Pz7-Pz10”) caratterizzata da ungrado di contaminazione rilevante.

Con particolare riferimento ai metalli pesanti,si è registrata nel 2004 una non conformità alleCSC relative al ferro, sia nella zona centrale chenella zona meridionale, e la presenza, seppur con

inquinAmEnto ConCEntrAto dELLE ACquE SottErrAnEE inFLuEnzAto dA Attività induStriALi ALLA SuPErFiCiE454

Fig. 19.22 - Sezioni geologiche dell’area ex gasometro di Bari con indicazione della presunta estensione della contaminazione, desunta sulla base delle analisi insito dei ritrovamenti dei contaminanti nei campioni di terreno prelevati durante l’esecuzione dei sondaggi (mod., da goLdErASSoCiAtES, 2007).

- Geological cross-sections of the area of the former Gasometer of Bari with indication of the supposed extent of contamination, as inferred from in situ analyses of the contaminants foundin the soil samples (modified after GOLDERASSOCIATES, 2007).

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concentrazioni inferiori a quanto stabilito dallenorme, anche di cadmio e piombo (superiori in-vece alle CSC nell’anno 2002).

gli idrocarburi aromatici benzene, toluene e xi-lene sono risultati presenti con concentrazionimolto elevate, analogamente a quanto già riscon-trato per i terreni. in particolare, il toluene rag-giunge concentrazioni dell’ordine dei 2000 μg/l,mentre il benzene presenta concentrazioni dell’or-dine anche di 6000 μg/l. La non conformità alleCSC caratterizza non soltanto gli idrocarburi aro-matici, ma anche gli iPA e gli idrocarburi totali.

Le analisi chimiche hanno evidenziato anche lapresenza di cianuri e fenoli con concentrazioni aldi sopra di quanto previsto dal d.Lgs. 152/06.

Le acque di falda campionate nei pozzi L, m, ne o, (di profondità pari a 15 m e ubicati in fig. 19.17)disposti a valle del sito rispetto al flusso idrico sot-terraneo, non hanno presentano evidenze di conta-

minazione. detta circostanza non assicura tuttavial’assenza di contaminazione all’esterno del sito,stante la marcata eterogeneità ed anisotropia dell’ac-quifero e le condizioni entro cui si esplica la circo-lazione idrica sotterranea. A tal riguardo sarebbestato necessario ampliare la ricerca dei possibili per-corsi di migrazione degli inquinanti a valle del sito,indagando su porzioni più profonde dell’acquiferocarbonatico, disponendo pozzi penetranti in acquadi mare, con i quali eseguire determinazioni chimico– fisiche lungo l’intero spessore di falda. inoltre, sa-rebbe stato utile disporre di punti di indagine lungotutto l’arco costiero, includendo quindi anche lezone a nord e a no (ChEruBini & giASi, 2005).Per gli inquinanti che sono già stati riscontrati in faselibera o in soluzione nelle acque sotterranee, si puòquindi affermare che sussiste il rischio che fuorie-scano dall’area di pertinenza del sito con percorsi dimigrazione non ancora individuati e che successiva-

LE ACquE SottErrAnEE E L’intruSionE mArinA in PugLiA455

Fig. 19.23 - Planimetria del sito Ex gasometro di Bari con estensione della contaminazione da idrocarburi aromatici delle acque sotterranee (campionamento di tipodinamico del febbraio 2004), e indicazione dei superamenti delle soglie di concentrazione (CSC) previste dal dlgs.152/06 (mod., da goLdEr ASSoCiAtES, 2007).- Map of the site of the former Gasometer of Bari with the extent of groundwater contamination due to aromatic hydrocarbons (dynamic sampling in February 2004), and indication of

the exceedance in the concentration thresholds (TCC) established in the Legislative Decree Dlgs.152/06 (modified after GOLDER ASSOCIATES, 2007).

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mente alcuni di essi possano riversarsi a mare, vola-tilizzarsi in atmosfera o ricadere su altri suoli in casodi prelievo e utilizzo di tali acque.

Assumendo, in via del tutto orientativa, chedopo circa 50 anni di inattività industriale le com-ponenti inquinanti più dense dell’acqua abbianoraggiunto un equilibrio accumulandosi in profon-dità, non è affatto nota a quanto ammonti ancorala parte idrosolubile dei prodotti inquinanti e dovesiano posizionati, per prevederne una possibile in-terazione con la circolazione della falda profondacarbonatica sorretta dall’acqua marina di intrusionecontinentale.

19.4.7. - Stato di attuazione degli interventi di bonifica

il progetto di bonifica, il cui obiettivo è ripor-tare le concentrazioni dei contaminanti al di sottodelle concentrazioni soglia (CSr) calcolate con

l’Analisi di rischio sito-specifica, prevede la rimo-zione e lo smaltimento del terreno insaturo (super-ficiale e profondo) e il sistema PAt (PressurizeAeraction Tower) per le acque sotterranee.

La bonifica dei terreni prevede le seguenti fasi:1. interventi preliminari: allestimento del cantiere, pu-lizia e decespugliamento dell’area, demolizione delmuro di cinta sul lato Sud-ovest dell’area e moni-toraggio gas indoor;2. realizzazione area di stoccaggio rifiuti: realizzazionepiazzole mediante stesa di strato di sabbia, posageomembrana in hdPE e pareti prefabbricate;3. realizzazione confinamento statico (installazione tenso-struttura) e dinamico (installazione sistema di aspirazionee trattamento aria) dell’area di stoccaggio dei rifiuti;4. interventi di scavo articolati in fasi, eseguiti previoconfinamento statico e dinamico delle aree oggettodi intervento. in base alle stime riportate nel Pro-getto operativo, si prevede di scavare complessi-

inquinAmEnto ConCEntrAto dELLE ACquE SottErrAnEE inFLuEnzAto dA Attività induStriALi ALLA SuPErFiCiE456

Fig. 19.24 - Planimetria del sito Ex gasometro di Bari con estensione della contaminazione da cianuri delle acque sotterranee (campionamento di tipo dinamicodel febbraio 2004), e indicazione dei superamenti delle soglie di concentrazione (CSC) previste dal dlgs.152/06 (mod., da goLdEr ASSoCiAtES, 2007).

- Map of the site of the former Gasometer of Bari with the extent of groundwater contamination by cyanides (dynamic sampling in February 2004), and indication of the exceedancein the concentration thresholds (TCC) established in the Legislative Decree Dlgs.152/06 (modified after GOLDER ASSOCIATES, 2007).

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vamente circa 19.583 m3 di terreno al fine di ri-muovere la contaminazione riscontrata in fase dicaratterizzazione e le porzioni di terreno non con-formi alle CSr calcolate;5. classificazione dei materiali oggetto di scavo e avvio a ido-neo impianto di smaltimento/trattamento;6. verifica obiettivi di bonifica dei terreni: campiona-mento delle pareti e del fondo degli scavi;7. rinterro degli scavi con idoneo materiale certificato.

Completati gli interventi di bonifica dei terrenied il ripristino mediante ritombamento degli scavi,si procederà con gli interventi di bonifica dellafalda. tali interventi prevedono l’esecuzione di al-cune indagini integrative finalizzate a definire la di-stribuzione orizzontale e verticale del dnAPLall’interno del substrato roccioso fratturato. Suc-cessivamente è prevista l’installazione in sito di unimpianto pilota con sistema PAt, che prevede l’im-missione di acqua sovrassatura di ossigeno nell’ac-

qua sotterranea in grado di favorire i processi dibiodegradazione.

in estrema sintesi, l’impianto pilota risulta sche-maticamente caratterizzato dai seguenti elementi:- sistema di emungimento delle acque sotterraneecontaminate;- sistema di trattamento delle acque sotterranee(filtro meccanico e filtri a carboni attivi);- bombole di ossigeno;- colonna di ossigenazione delle acque trattate;- sistema di distribuzione ed iniezione in falda delleacque trattate ed “arricchite di ossigeno”.

L’installazione del sistema pilota è finalizzata avalutare le effettive prestazioni e selezionare i pa-rametri di funzionamento dell’impianto e quindiall’installazione dell’impianto “full scale”.

durante i lavori di bonifica il Comune di Bari co-munica periodicamente alla cittadinanza le attivitàsvolte, tramite newsletter pubblicate con cadenza

LE ACquE SottErrAnEE E L’intruSionE mArinA in PugLiA457

Fig. 19.25 - Planimetria del sito Ex gasometro di Bari con estensione della contaminazione da fenoli (2002) delle acque sotterranee e indicazione dei superamentidelle soglie di concentrazione (CSC) previste dal d. Lgs.152/06 (mod., da goLdEr ASSoCiAtES, 2007).

- Map of the site of the former Gasometer of Bari with the extent of groundwater contamination by phenols (2002) and indication of the exceedance in the concentration thresholds(TCC) established in the Legislative Decree Dlgs.152/06 (modified after GOLDER ASSOCIATES, 2007).

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mensile (http://www.domeus.it/groups/bonifica_gasometro_bari). negli ultimi mesi dell’anno 2011si sono svolti gli interventi previsti ai punti 1, 2 e3. Successivamente sono iniziati i lavori di scavoprevisti al punto 4, durante i quali si sono verificatecircostanze non previste, quali:- il ritrovamento di cemento amianto a profonditàvariabile tra gli 80 e i 220 cm dal p.c., per il quale siè dovuta attivare la procedura di rimozione e smal-timento prevista per legge. Si sono rimossi circa498 ton di terreno frammisto a materiale conte-nente cemento amianto;- il ritrovamento di una vasca in calcestruzzo armatodelle dimensioni in pianta di 22x8 m e dell’altezzadi 4 m, ricoperta con una soletta in cls. La vasca sipresentava colma di catrame (per circa 1-1,5 m dialtezza) e, nella parte bassa, di materiali inerti;- rinvenimento e rimozione di un ordigno bellicoinesploso risalente alla seconda guerra mondiale.

19.5. - iL Sin di BrindiSi

il Sito inquinato di interesse nazionale (Sin)di Brindisi è stato decretato con Legge 426/1998e, come tale, perimetrato dal ministero dell’Am-biente con decreto ministeriale del 10/01/2000;ciò in ragione sia della densità della popolazioneinsediata nella zona, sia dell’estensione dell’area in-teressata. Esso si estende approssimativamente perun’area pari a 11.000 ha e comprende, oltre ad areeagricole ed industriali, anche 5.500 ha di aree ma-rine (fig. 19.29). Esso interessa la piana compresafra il nucleo urbano della città di Brindisi e la Cen-trale termoelettrica Enel di Cerano. i limiti del-l’area sui fronti orientale ed occidentale sonocostituiti rispettivamente dal mare Adriatico e dallaSS 613, che corre sub-parallela alla costa (SogESid,2009).

nella parte più orientale del Sin di Brindisi vi

inquinAmEnto ConCEntrAto dELLE ACquE SottErrAnEE inFLuEnzAto dA Attività induStriALi ALLA SuPErFiCiE458

Fig. 19.26 - Planimetria del sito Ex gasometro di Bari con estensione della contaminazione da ferro delle acque sotterranee (campionamento di tipo dinamicodel febbraio 2004), e indicazione dei superamenti delle soglie di concentrazione (CSC) previste dal dlgs.152/06 (mod., da goLdEr ASSoCiAtES, 2007).

- Map of the site of the former Gasometer of Bari with the extent of groundwater contamination by iron (dynamic sampling in February 2004), and indication of the exceedancein cocentration thresholds (TCC) established in the Legislative Decree Dlgs.152/06 (modified after GOLDER ASSOCIATES, 2007).

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è lo Stabilimento Petrolchimico, originariamentedi proprietà della montecatini Edison, ma che,avendo subito nel tempo diverse riconfigurazioninegli assetti gestionali e societari, ad oggi risultaoccupato dalle seguenti Società: Polimeri EuropaS.p.A., Basell Brindisi S.p.A., Chemgas S.r.l., Eni-power S.p.A., Syndial S.p.A., dow Poliuretani italiaS.r.l. e E.v.C. Più ad ovest, vi è l’agglomerato in-dustriale gestito dal Consorzio S.i.S.r.i.. A norddell’area industriale vi è il Polo Elettrico, costituitofondamentalmente dalle aree di pertinenza dell’exStabilimento Eurogen. nella parte meridionale del-l’area perimetrata, in prossimità della costa, si trovala Centrale Enel di Cerano, realizzata negli anni ot-tanta, alimentata principalmente a carbone, e de-stinata alla produzione di energia elettrica. LaCentrale è collegata alla zona industriale e alla ban-china di Costa morena da un asse attrezzato, rea-lizzato nei primi anni novanta, per il trasporto

meccanizzato delle forniture di carbone dal portodi Brindisi. Attualmente il trasporto viene effet-tuato con idonei automezzi.

nella zona centrale del sito insiste un’ampiaarea a carattere agricolo; nelle zone costiere com-prese tra il limite meridionale dell’area industrialee la Centrale termoelettrica è presente un’areaumida denominata “Stagni e Saline di Punta dellaContessa”, inclusa tra i siti d’importanza comuni-taria (SiC) per la conservazione della biodiversità.

Sempre all’interno del sito è presente un’area la-gunare, denominata “micorosa”, che negli anniSessanta fu colmata da scorie di ogni genere pro-venienti dall’ex Petrolchimico, contenenti elevatis-sime concentrazioni di tricloroetano (cloroformio).

L’area marina prospiciente il territorio fin quidescritto ed interna alla perimetrazione ministerialeè costituita dalla fascia costiera, delimitata a nordda Punta del Serrone e a Sud dalla Località Cerano;

LE ACquE SottErrAnEE E L’intruSionE mArinA in PugLiA459

Fig. 19.27 - Planimetria del sito Ex gasometro di Bari con estensione della contaminazione da idrocarburi policiclici aromatici delle acque sotterranee (campio-namento di tipo dinamico del febbraio 2004), e indicazione dei superamenti delle soglie di concentrazione (CSC) previste dal dlgs.152/06 (mod., da goLdEr

ASSoCiAtES, 2007).- Map of the site of the former Gasometer of Bari with the extent of groundwater contamination by polycyclic aromatic hydrocarbons (dynamic sampling in February 2004), and indication

of the exceedance in concentration thresholds (TCC) established in the Legislative Decree Dlgs.152/06 (modified after GOLDER ASSOCIATES, 2007).

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include il Porto di Brindisi e si spinge al largo dellacosta per una distanza di circa 3 km, occupandoun’area complessiva di circa 5.662 ha.

Le indagini sulle acque sotterranee dell’areahanno evidenziato diversi tipi di contaminazione,ed in particolare:- per lo Stabilimento Petrolchimico la contamina-zione è dovuta a diversi metalli, fluoruri, nitriti eboro, idrocarburi totali (diffusamente sull’interaarea), solventi aromatici (benzene), iPA, compostialifatici alogenati, cloro-benzeni, clorofenoli e am-mine aromatiche;- per lo Stabilimento Sanofi – Aventis la contami-nazione è dovuta a solfati, nitriti, alluminio, cad-mio, ferro, nichel, piombo, metalli pesanti,composti organici aromatici alifatici clorurati can-cerogeni e non cancerogeni;- per le aree ex- Eurogen (Edipower e Enel) la con-taminazione è dovuta a metalli, composti alifatici

clorurati, alifatici alogenati, iPA e cloroformio;- per le aree adiacenti l’asse attrezzato e la centraleEnel di Cerano la contaminazione è dovuta a man-ganese, selenio, idrocarburi totali e nichel.

in alcune aree, presso il Petrolchimico e lo sta-bilimento farmaceutico Sanofi-Aventis, sono statiprevisti alcuni interventi di messa in Sicurezza diEmergenza basati su “barriere idrauliche”.

il 18 dicembre 2007 un Accordo di Pro-gramma tra regione Puglia e ministero dell’Am-biente e della tutela del territorio e del mare, hastabilito gli interventi di messa in sicurezza e bo-nifica delle aree comprese nel Sin Brindisi. in par-ticolare il danno ambientale è stato quantificato incirca 200 milioni di euro. in attuazione di quantoprevisto nell’Accordo di Programma, la SogesidS.p.A. è stata incaricata delle attività inerenti la pro-gettazione e realizzazione degli interventi di boni-fica della falda e dell’area marino costiera.

inquinAmEnto ConCEntrAto dELLE ACquE SottErrAnEE inFLuEnzAto dA Attività induStriALi ALLA SuPErFiCiE460

Fig. 19.28 - Planimetria del sito Ex gasometro di Bari con estensione della contaminazione da idrocarburi totali delle acque sotterranee (campionamento di tipodinamico del febbraio 2004), e indicazione dei superamenti delle soglie di concentrazione (CSC) previste dal dlgs.152/06 (mod., da goLdEr ASSoCiAtES, 2007).- Map of the site of the former Gasometer of Bari with extent of groundwater contamination by total hydrocarbons (dynamic sampling in February 2004), and indication of the exceedance

in concentration thresholds (TCC) established in the Legislative Decree Dlgs.152/06 (modified after GOLDER ASSOCIATES, 2007).

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Ai fini della progettazione è stato necessariostabilire un quadro dell’assetto stratigrafico del-l’area, individuando le caratteristiche dei diversi li-velli. A partire dal piano campagna, tralasciando idepositi superficiali, sono stati individuati i se-guenti litotipi:

- depositi marini terrazzati, noti come unità “Pan-china”, costituita da uno strato sabbioso-limososuperficiale con diffusa e disomogenea presenza dilivelli cementati, passante verso il basso a banchidi calcarenite; - Limo sabbioso con frazione argillosa plastica cre-

LE ACquE SottErrAnEE E L’intruSionE mArinA in PugLiA461

Fig. 19.29 - Perimetrazione del Sito di interesse nazionale (Sin) di Brindisi e indicazione delle aree e degli stabilimenti industriali ricadenti al suo interno (mod.,da SogESid, 2009).

- Perimeter of the site of national interest (SIN) of Brindisi and indication of areas and industrial plants located inside(modified after SOGESID, 2009).

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scente verso il basso che costituisce lo strato ditransizione tra i depositi marini terrazzati e la for-mazione argillosa di base; - Argille grigio-azzurre, caratterizzate da coeffi-cienti di permeabilità inferiori a 10-9 m/s.

i terreni sovrastanti le argille azzurre sono sededi una falda superficiale (cap. 16), che rappresenta,nella sostanza, il recettore finale della contamina-zione riscontrata.

il progetto prevede la realizzazione di un dia-framma plastico impermeabile (fig. 19.30), di pro-fondità tale da penetrare per circa due metri nelleargille grigio-azzurre di base della falda superficialepresente, al fine di evitare che la contaminazioneraggiunga il mare (SogESid, 2009).

Le tipologie di marginamento impermeabilepreviste sono:- diaframma semiplastico dello spessore di 0,80 m,con fanghi autoindurenti e geomembrana in polie-tilene ad alta densità (hdPE) dello spessore di 2,0mm, messo in opera con teli della larghezza di 5m saldati tra loro;

- diaframma semiplastico dello spessore di 1,00 mrealizzato con la tecnica del CSm (Cutter Soil Mixing);- schermo di pali realizzati mediante jet grouting,eventualmente intasato con miscela silicatica.

A monte dei diaframmi, è prevista la realizza-zione di un sistema di captazione delle acque difalda mediante trincee drenanti, per evitare l’innal-zamento della stessa e la formazione di un gra-diente piezometrico verso il mare, oltre che ridurreil rischio di filtrazione dei contaminanti al di sottodel diaframma impermeabile. Le acque contami-nate captate saranno convogliate ad un opportunoimpianto di depurazione e quindi scaricate a mareo riutilizzate nel ciclo produttivo degli stabilimentiindustriali.

19.5.1. - Il caso della Sanofi Aventis S.p.A. di Brindisi

Lo stabilimento farmaceutico della SanofiAventis di Brindisi, ubicato a brevissima distanzadal Seno di Levante del Porto di Brindisi (figg.19.31, 19.32), è un sito industriale, ampio circa

inquinAmEnto ConCEntrAto dELLE ACquE SottErrAnEE inFLuEnzAto dA Attività induStriALi ALLA SuPErFiCiE462

Fig. 19.30 - ortofoto indicante l’ubicazione delle opere di contenimento e drenaggio per la messa in sicurezza e bonifica della falda superficiale appartenente alSin di Brindisi (da SogESid, 2009).

- Orthophoto showing the position of the retaining and draining systems acting as reclamation and remediation interventions for the shallow groundwater belonging to the Brindisi SIN(from SOGESID, 2009).

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145.000 m2. L’area costiera sottostante lo stabili-mento farmaceutico si trova nella porzione divalle dell’area industriale di Brindisi ed è caratte-rizzata da una falda freatica superficiale ed unafalda profonda, la prima circolante nei depositiprevalentemente sabbiosi sovrastanti il potentestrato di argille pleistoceniche, la seconda galleg-giante su acqua di mare e circolante in pressionenegli ammassi calcarei cretacei sottostanti. nellafalda superficiale è stata rinvenuta la presenza dicloroformio, un solvente organico clorurato, uti-lizzato nel processo produttivo dello stabili-mento, il quale produce principi attivi farmaceu-tici, facendo uso anche di altre numerose materieprime.

nel 2001, la allora Società Aventis Bulk affidòal prof. v. Cotecchia l’incarico di progettazioneed interpretazione delle indagini integrative fina-lizzate alla Caratterizzazione Ambientale dell’areainteressata dallo stabilimento, svolte a tutto il2005 (CotECChiA 2001, 2004). nella trattazioneche segue non saranno però resi pubblici i dati ei risultati delle ricerche derivanti dallo studio con-dotto in tale periodo, in quanto la Società SanofiAventis ha diffidato l’autore alla diffusione deisuddetti dati. ne consegue che le fonti utili allastesura delle pagine che seguono derivano dallo

“Studio di fattibilità per la realizzazione degli interventidi Messa in Sicurezza e Bonifica della falda acquifera nelSito di Interesse Nazionale di Brindisi”, condottodalla Sogesid S.p.A. nel 2009 e dai “Rapporti sulleattività svolte” negli anni 2008 e 2009 nell’ambitodella messa in Sicurezza d’Emergenza, redattidalla società Sanofi Aventis e partecipati presso ilServizio Ciclo dei rifiuti e Bonifica della regionePuglia.

19.5.1.1. - i l c l o r o f o r m i o n e l l e a c q u es o t t e r r a n e e

il cloroformio (triclorometano) è un compo-sto organico la cui molecola deriva da quella delmetano (Ch4), nel quale tre idrogeni sono sosti-tuiti da altrettanti atomi di cloro (ChCl3). Fuscoperto nel 1831 dal chimico americano Samuelguthrie. il composto sostituiva egregiamente lamorfina e di conseguenza nei successivi anni fulargamente impiegato come anestetico, sino al-l’adozione, nel 1847, dell’etere, una sostanza piùsicura. oggi, come anestetico, è stato sostituitoda composti come l’alotano, l’isoflurano, e il se-voflurano. in seguito il cloroformio è stato lar-gamente usato come solvente chimico in unavarietà di processi industriali, ed essenzialmente

LE ACquE SottErrAnEE E L’intruSionE mArinA in PugLiA463

Fig. 19.31 - ubicazione dello Stabilimento farmaceutico Sanofi Aventis diBrindisi.

- Location of the Sanofi Aventis pharmaceutical plant at Brindisi.

Fig. 19.32 - ortofoto con ubicazione dellostabilimento farmaceutico SanofiAventis (da maps.google.com).

- Orthophoto showing the location of the Sanofi Aventis pharmaceutical plant(source:maps.Google.com).

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nelle industrie chimiche. il prodotto, in presenzadi ossigeno e luce solare, si trasforma in un in-termedio fosgene, un gas tossico, storicamenteutilizzato come arma chimica letale nella primaguerra mondiale.

il cloroformio è caratterizzato da una densitàsuperiore a quella dell’acqua, per cui, in caso di pre-senza di fase libera (dnAPL), esso tende a pene-trare in profondità nell’acquifero, fino alraggiungimento di strati impermeabili, rendendonecosì difficoltosa l’individuazione e il trattamento.ha una solubilità in acqua dell’ordine delle migliaiadi mg/l (8200 mg/l), sicché uno sversamento lo-calizzato può comportare la propagazione dellacontaminazione in aree molto estese. Poiché laconcentrazione limite accettabile nelle acque sot-terranee è molto bassa, pari a 0.15 μg/l (dm471/99), i processi di trattamento devono essereparticolarmente efficaci, capaci di abbattere signi-ficativamente le concentrazioni.

19.5.1.2. - inquadramento geologico edidrogeologico dello stabil imento in parola

nella Piana di Brindisi il ciclo sedimentario tra-sgressivo pleistocenico si è svolto dando luogo aduna successione di depositi marini, il cui spessore,variabile in funzione della profondità del substratocalcareo cretaceo, raggiunge gli 80 metri circa (cap.16). i sedimenti sabbioso argillosi pleistocenici(Formazione di gallipoli) presenti nell’area dellostabilimento, benché poco permeabili, sono sededi una falda acquifera superficiale.

L’assetto stratigrafico dell’area in cui ha sede lostabilimento farmaceutico, la cui quota del pianocampagna si aggira sui 9-10 metri sul livello mare,comprende dal basso verso l’alto le seguenti for-mazioni:

- Calcari, calcari dolomitici e dolomie grigiochiare o bianco nocciola, la cui età è ascrivibile alCretaceo (Calcare di Altamura), rappresentanti ilbasamento dei più recenti sedimenti plio-pleisto-cenici;

- Calcareniti bianco-giallastre e calcari teneritipo “panchina”, (spessore massimo pari 30 metricirca). questa formazione è direttamente tra-sgressiva sui calcari cretacei e l’età è riferibile al

Pleistocene;- Argille e argille sabbiose grigio-azzurre

(spessori di circa 40 metri), di età riferibile alPleistocene;

- Sabbie e ghiaie (spessori di 10-15 metri) consparsi, sempre nella parte alta, ciottoli di natura cal-carea o calcarenitica. A volte fra le sabbie superiorie le argille sottostanti si interpone un banco di cal-careniti, mai molto potente.

L’assetto stratigrafico dell’area favorisce la pre-senza di un falda superficiale nei sedimenti a granafine, le cui proprietà geometriche e idrogeologichesono condizionate dalla variabilità lungo la verti-cale della permeabilità degli strati componenti laformazione, permeabile per porosità. La falda su-perficiale è sostenuta alla base dalle argille grigio-azzurre.

nei calcari fratturati e carsici del Cretaceo, per-meabili per carsismo e fratturazione, è presente lafalda profonda, sostenuta alla base da acqua dimare di intrusione continentale. Le due distintefalde, quella definita superficiale e quella profondapoc’anzi detta, sono quindi separate dal banco diforte spessore di argille pleistoceniche (fig. 19.33).

19.5.1.3. - Caratterizzazione della falda super-ficiale e del relativo stato di inquinamento

L’area occupata dallo stabilimento Aventis diBrindisi ricade nella zona più prossima alla costadell’estesa falda superficiale presente nella Piana diBrindisi (cap. 16). L’acquifero interessato, costi-tuito da sabbie e argille, è dotato di bassa permea-bilità e risente agevolmente degli eventitermo-pluviometrici. il deflusso sotterraneo sisvolge a pelo libero ed è limitato inferiormente dalpotente strato impermeabile riconducibile alla for-mazione delle “Argille azzurre” Calabriane. Lafalda è caratterizzata da una superficie freaticamolto prossima al piano campagna (5-6 metri) erisulta dunque molto vulnerabile all’inquinamentoproveniente dalla superficie. inoltre, in prossimitàdel litorale, è soggetta al fenomeno dell’intrusionemarina continentale, in quanto il tetto delle argillegrigio-azzurre impermeabili giace a quote inferioria quelle del livello mare.

Le escursioni dei livelli della falda superficiale

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risultano dell’ordine del metro ed il coefficiente dipermeabilità è in genere compreso nell’intervallo10-4 e 10-6 cm/s, con tendenza alla riduzione conl’aumentare della profondità.

il potente strato di argille pleistoceniche rap-presenta una barriera totalmente impermeabile,che impedisce l’influenza reciproca tra la falda su-perficiale e quella profonda contenuta nei calcaridel Cretaceo.

in figura 19.34 sono riportate le linee isopie-ziche ricavate dalle misure eseguite nel 2004 (con-dizione indisturbata) e nel 2007 (ricostruita incondizioni dinamiche in presenza degli emungi-menti attuati nell’ambito della messa in Sicurezzad’Emergenza; par. 19.5.1.4); (SogESid, 2009).nella condizione indisturbata le linee di flusso,nell’ipotesi di acquifero isotropo, hanno dire-zione preferenziale verso il mare (n e no).nella zona centrorientale, ossia in corrispon-denza degli impianti chimici della produzione in-dustriale dello stabilimento, si osservano lemassime altezze piezometriche. detta anomaliadelle linee isopieziche è da attribuire alla copre-senza di fattori litostratigrafici, quali la confor-mazione del letto argilloso, e sversamenti nonnoti che, nell’area, possono aver costituito local-mente fonte di ricarica per la falda in parola. ul-teriori anomalie nei risultati piezometricipossono essere stati causati da pompaggi antro-

pici presenti disordinatamente negli insediamentiproduttivi di tutta l’area industriale.

dal “rapporto sulle attività svolte da gennaioa dicembre 2008” redatto dalla Sanofi Aventis(consultata presso il competente ufficio della re-gione Puglia), risulterebbe che, in seguito sia ad at-tività di manutenzione eseguite per eliminareperdite o rischi di perdite dalle reti interrate, sia allaattivazione, da gennaio 2007, dell’impianto diemungimento automatizzato per la messa in sicu-rezza nelle zone maggiormente inquinate, la pie-zometria sia variata con la scomparsa dell’altopiezometrico della falda.

Le determinazioni chimiche relative al periodo2008-2009 indicano un generale degrado qualita-tivo dell’acquifero superficiale nell’area dello sta-bilimento; le acque sotterranee, oltre ad esserecaratterizzate da elevata salinità e facies idrochi-mica prevalentemente cloruro-sodica, determinatadal fenomeno dello spray marino e dall’intrusionemarina nel continente, sono risultate contaminateda sostanze inorganiche quali cloruri, solfati e ni-triti, da metalli quali ferro, alluminio, manganese,nichel, cadmio, piombo, mercurio e da semimetallicome antimonio e arsenico, tutti con concentra-zioni spesso superiori ai limiti normativi. valorielevati della concentrazione di alcuni metalli, qualiFerro ed Alluminio, può essere in parte attribuitaa fenomeni naturali, dovuti alla dissoluzione e alla

LE ACquE SottErrAnEE E L’intruSionE mArinA in PugLiA465

Fig. 19.33 - Sezione idrogeologica schematica della Piana brindisina.- Schematic hydro-geological cross-section of the Brindisi plain.

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Fig. 19.34 -Piezometrie della falda superficiale dello Stabilimento Sanofi Aventis, ricostruite in condizioni indisturbate (a) ed in condizioni dinamiche in presenza degli emungimenti attuati nell’ambito della MISE (b)(da SOGESID, 2009).

- Piezometric heads of the shallow groundwater that is located under the Sanofi Aventis Factory, referred to both undisturbed conditions (a) and dynamic conditions when water extractions for the MISE were performed (b) (from SOGESID, 2009).

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precipitazione dei minerali ferrosi presenti nellamatrice dell’acquifero. La presenza di altri metalli,con concentrazioni spesso superiori a limiti nor-mativi di riferimento, quali nichel, Cadmio ePiombo, non può che essere di origine antropica,probabilmente esterna al sito.

Per quanto riguarda il cloroformio, le ultimecampagne di indagini considerate nel presente la-voro, ossia quelle condotte dalla Sanofi Aventis nel2008 e nel 2009, mostrano concentrazioni dell’in-quinante anche superiori ai 20.000 μg/l, con puntedi 591.000 μg/l circa (fig. 19.35). La forte variabi-lità dell’entità dell’inquinamento riscontrata è pro-babilmente connessa alla modalità con cuil’inquinante si propaga in falda in relazione allatempistica e alle circostanze in cui avviene il pre-lievo dei campioni da sottoporre alle analisi chimi-che. Le più alte concentrazioni si sono riscontratenella zona Sud-Est del sito, ove vi sono gli impiantichimici di produzione e l’area di trattamento acquee fanghi. è lecito ipotizzare che, a causa della mag-giore densità del cloroformio rispetto all’acqua ealla probabile presenza di ribassamenti del tettodella formazione argillosa nell’area, possano essersiverificati accumuli di inquinante non miscelato intali aree sul fondo dell’acquifero. ipotizzando chenon vi siano ulteriori apporti di cloroformio dallasuperficie, in assenza di prelievi, è possibile presu-mere che si verifichi una naturale azione di dilava-mento della falda, seppur lenta, a causa dellaridissoluzione dell’inquinante per diffusione nellafase acquosa. tali cicli di lavaggio (rimozione) conconseguente ridissoluzione dal basso, possono es-sere accelerati mediante gli emungimenti; a paritàdi portata estratta, diventa determinante, ai finidella quantità di cloroformio ritrovata nei cam-pioni prelevati, la distanza della base dei pozzi diprelievo dalla aree di accumulo. è molto probabileche alcuni pozzi emungano proprio nelle zone diaccumulo dell’inquinante, giustificando in tal modole concentrazioni di picco rilevate.

tenuto conto, inoltre, che le altezze piezometri-che della falda superficiale sono superiori a quelledella falda profonda, si potrebbe verificare il river-samento delle acque della prima, contaminata, nellaseconda, qualora si instauri una comunicazioneidraulica tra i due acquiferi. Anche se il potente

banco argilloso che separa i due acquiferi garantiscein generale una protezione all’inquinamento dell’ac-quifero profondo cretacico, il rischio di riversa-mento delle acque della falda superficiale nella faldaprofonda è possibile allorquando si dovessero rea-lizzare pozzi profondi senza prevedere le necessariee idonee opere di impermeabilizzazione che isolinoi due corpi idrici lungo la verticale del pozzo stesso.dai dati della Sanofi Aventis resisi disponibili pergli anni 2008 e 2009, si riscontrano a tal propositosuperamenti del valore di soglia normativo (0,15μg/l) per il cloroformio per due pozzi profondi (P1e pozzo 2) che si attestano nell’acquifero carbona-tico. in particolare, le concentrazioni medie nelpozzo P1 nel 2008 e nel 2009 sono risultate rispet-tivamente pari a 2,13 μg/l e 1,25 μg/l. il pozzo 2ha fatto invece riscontrare superamenti solo nel2009 con una concentrazione media dell’analita paria 0,27 μg/l. A tal riguardo andrebbe pertanto stu-diata la possibilità di limitare in assoluto il direttocontatto tra l’acquifero superficiale e l’acquiferoprofondo, indagando sulla idrogeologia dei pozziprofondi che interessano i due acquiferi, al fine dievitare la propagazione dell’inquinamento.

19.5.1.4. - S intes i de l le a t t iv i tà d i messa ins icurezza e bonif ica

La Società Aventis ha attuato un intervento dimessa in sicurezza, attraverso la creazione di unabarriera idraulica costituita da pozzi di estrazione esuccessivo trattamento delle acque emunte (Pump& treat), tesa ad interrompere la migrazione versovalle della contaminazione. tale intervento è statoattivato negli ultimi mesi del 2006, attraverso un im-pianto di emungimento automatizzato in grado diprelevare acqua in continuo, mediante elettro-pompe sommerse, da 21 pozzetti/piezometri pree-sistenti, situati nell’area Sud-Est dello stabilimento(area chimica e impianto di trattamento acque).L’intervento di messa in sicurezza ha previsto ilconvogliamento delle acque attraverso collettori adun serbatoio di raccolta, il caricamento su autoci-sterna e lo smaltimento presso idonei impiantiesterni.

A partire dal mese di febbraio 2007, i controllisulla qualità delle acque sotterranee all’interno

LE ACquE SottErrAnEE E L’intruSionE mArinA in PugLiA467

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inquinAmEnto ConCEntrAto dELLE ACquE SottErrAnEE inFLuEnzAto dA Attività induStriALi ALLA SuPErFiCiE468

Fig. 19.35 - Concentrazione dell’inquinante Cloroformio (μg/l) nelle acque della falda superficiale sottostante lo Stabilimento Sanofi Aventis di Brindisi. - Chloroform (pollutant) concentration (µg/l) with reference to the shallow groundwater located under the Sanofi Aventis Factory in Brindisi.

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dello stabilimento vengono effettuati attraversocampionamenti realizzati in contradditorio conl’ARPA DP di Brindisi, direttamente dalla SanofiAventis, la quale si è impegnata a redigere e conse-gnare alla fine di ogni anno agli Enti preposti un“Rapporto sulle attività svolte”. La società Beta sviluppò, nel 2007, per conto di

Sanofi Aventis, la proposta di Progetto definitivodi Messa in Sicurezza Permanente e Bonifica dellafalda freatica relativamente all’area su cui insiste lostabilimento. Il progetto prevede la realizzazione

di n. 47 nuovi pozzi, in aggiunta ai 21 già in eser-cizio, e la realizzazione di un impianto TAF (Trat-tamento delle Acque di Falda) appositamentestrutturato e dimensionato per il trattamento delleacque emunte con l’obiettivo di ottenere in uscitaacque con concentrazioni conformi ai valori limiteprescritti nella tabella 3 (Acque superficiali) delD.Lgs. 152/06 (fig. 19.36) (SOGESID, 2009). Nel2008 vennero installati due impianti pilota di trat-tamento sperimentale dell’acqua di falda contami-nata, al fine di identificare la tecnologia più idonea

LE ACQUE SOTTERRANEE E L’INTRUSIONE MARINA IN PUGLIA469

Fig. 19.36 - Sistema di Messa in Sicurezza d’Emergenza (MISE) attivo presso lo Stabilimento Sanofi Aventis e intervento progettato nel 2007 (da SOGESID, 2009).- Emergency Reclamation System (MISE) working at the Sanofi Aventis Factory and intervention designed in 2007 (from SOGESID, 2009).

Intervento di Mise attualmente in funzioneBarriera idraulica in progettoConfini dello stabilimentoSanofi Aventis

Legenda

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di trattamento. I due impianti pilota sperimentaliconsistevano in:a) Adsorbimento in fase liquida su carboni attivi.b) Strippaggio con aria ed adsorbimento su car-boni attivi in fase gassosa.Il “Rapporto sulle attività svolte dalla Sanofi

Aventis da Gennaio a Dicembre 2009” (consultatapresso il competente Ufficio della Regione Puglia)evidenziava l’efficacia dell’impianto nella rimozionedei solventi organici volatili. Le concentrazioni dicloroformio nelle acque di falda risultavano peròancora significative. Infatti, sebbene nel rapportovenisse indicata la forte diminuzione delle concen-trazioni di cloroformio nel corso degli anni 2007-2009, in alcuni casi esse raggiungevano ancoravalori dell’ordine di 50.000 µg/l.La barriera esistente e quella progettata nel

2007 non sembrano tra l’altro rispondere agliobiettivi di contenimento e di bonifica della faldacircolante al di sotto dello stabilimento, anche per-ché la distribuzione dei punti di monitoraggio nonrisulta omogenea, essendo costituita da puntimolto ravvicinati in alcune zone e molto radi inaltre. Non sono previsti punti di misura all’intornodello Stabilimento, mentre le analisi effettuate mo-strano la presenza di contaminazione anche al difuori dell’area interessata dall’intervento di Messain Sicurezza (SOGESID, 2009). Nel corso del 2008 la Sanofi Aventis ha manife-stato l’interesse a valutare una transazione basatasull’Accordo di Programma già citato. Tali vicissi-tudini hanno portato al “Decreto direttoriale concer-nente il provvedimento finale di adozione delledeterminazioni conclusive della Conferenza di Servizi de-cisoria relativa al sito di bonifica di interesse nazionale diBrindisi del 20.12.2010”, che ha deliberato, a seguitodi un incontro tenutosi presso il Ministero del-l’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare,che la Società Sanofi Aventis dovrà versare alloStato un contributo finanziario a titolo di concorsoai costi degli interventi di messa in sicurezza e bo-nifica delle acque di falda contaminate relative alSIN di Brindisi. È quindi prevista la progettazionee la realizzazione di un’opera di confinamento ingrado di impedire la fuoriuscita delle acque inqui-nate verso l’area marino-costiera antistante il sitoe la progettazione, realizzazione e gestione dell’im-

pianto di collettamento, trattamento e recuperodelle acque di falda contaminate. La Società Aven-tis è in ogni caso obbligata a sostenere la quotaparte degli oneri di gestione e manutenzione deisistemi di drenaggio, che saranno realizzati in con-nessione agli interventi di messa in sicurezza e bo-nifica delle acque di falda, nonché gli oneri dismaltimento/trattamento delle acque captate datali sistemi.

INQUINAMENTO CONCENTRATO DELLE ACQUE SOTTERRANEE INFLUENZATO DA ATTIVITÀ INDUSTRIALI ALLA SUPERFICIE470