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— 178 — colla s. appoggiata alla clava e colla d. slesa, oppure la lesta di Ercole barbato. Non mi rimane che a far voti per la pronta pub- blicazione del volume IH, che darà compimento ad una delle più insigni opere numismatiche che ono- rino il secolo nostro. C. CAVEDONI Notizia di alcune tombe puleolane, con figure di stucco per ornamento. Riuniamo in questo articolo la descrizione di tre importanti sepolcri scavati qualche anno fa io Poz- zuoli nel fondo Fraja prossimo alla strada Antinia- na, che conduce verso la Solfatara. Descrizione del 1° sepolcro. La porta di entrata è a ponente. Nell'interno del- la tomba vedesi ad oriente una funebre edicola con fastigio triangolare; sotto la quale era un quadro a bassorilievo di stucco, che non abbiamo potuto far disegnare perchè ci è pervenuto nella massima par- te distrutto. Esso rappresenta un alato Amore quasi discendente dall'alto in atto di discorrere con un uo- mo stante. A ciascuno de'due lati della edicola scor- gesi una figura di donna tutta nuda assisa sopra se- dia con larga spalliera, come appare anche talvolta ne' vasi dipinti. Una di queste figure è da noi ripor- tata nella tavola Vili, nel 1° scompartimento a si- nistra dell'ordine superiore. Al lato sud dello stesso sepolcro è un'altra simile edicola, sotto la quale vedesi una donna sedente so- pra una mensa, su di cui poggiano due teschi uma- ni: la donna stringe colla sinistra un volume. Alla estremità della mensa è altra donna stante, la quale addita colla destra uno de' due teschi, e stringe pur colla sinistra il volume. Vedi questa rappresentanza da noi riportata nella citata tavola Vili, nello scom- partimento medio dell'ordine superiore.Ne'due late- rali erano due Amorini con clamide, uno de' quali stende la destra e l'altro è inteso a suonare la cetra (tav. VJII scompartimenti a sinistra]. Al lato nord del sepolcro è un'altra edicola, sotto la quale son pure due donne: una tenendo colla si- nistra il volume addita due umani teschi giacenti per terra, mentre l'altra poggiandosi ad una piccola stele par che legga in un volume aperto che tiene colla sinistra.Vedi la detta tav. VIII, scompartimen- to medio dell'ordine inferiore. Ne'due laterali erano eziandio due Amorini con clamide, uno de' quali è quasi interamente perduto, e l'altro reca colla de- stra un piattello, colla sinistra un tamburino (tav. cit. 1° scompartimento a sinistra dell'ordine inferio- re). È qui a notare che sotto le circolari volte delle tre edicole erano varie figure lavorate egualmente a bassorilievo di stucco. Nella orientale erano due in- determinate figure in atto di danzare, le quali sono quasi perdute, ed a'loro Iati augelli. Nella edicola a mezzogiorno vedovasi nel mezzo del- l'arco un Amore cavalcando un ippocampo (che noi pubblichiamo nella nostra tavola IX, 1° scomparti- mento a sinistra dell'ordine superiore); ed a'iati due altri Amori seduti sul dorso di feroci animali, forse una tigre ed una pantera; noi ne diamo i disegni nella citata tav. IX. in due scompartimenti medii. Nella edicola a settentrione era nel mezzo dell'arco un Amore cavalcante un marino grifo (cit. tav. IX, 1° scompartimento a sinistra dell'ordine superiore), e ne' lati altri due simili Amori perduti. Al di fuori della edicola erano due figure muliebri quasi nude sdrajate al suolo; delle quali pubblichiamo una nel- la nostra tav. X, scompartimento a destra dell'ordi- ne superiore. Sicché nella tomba, di cui è parola, incontriamo tre ordini differenti di figure; vale a dire Amori in diverse attitudini, nude donne sedenti o sdraiate, ed altre in rapporto di umani teschi. Non ci arresteremo gran fatto sul significato degli Amori. Noteremo soltanto ch'essi appartengono a due distinti ordini d'idee. Alcuni sono in rappor- to di bacchici simboli o di dionisiaci animali ; e questi accennano probabilmente a mistica intelli- genza, ed alle bacchiche iniziazioni cotanto nell'an- tichità divulgate: la quale intelligenza ben si addice ad una tomba, accennando alla destinazione ed alla

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colla s. appoggiata alla clava e colla d. slesa, oppurela lesta di Ercole barbato.

Non mi rimane che a far voti per la pronta pub-blicazione del volume IH, che darà compimento aduna delle più insigni opere numismatiche che ono-rino il secolo nostro.

C. CAVEDONI

Notizia di alcune tombe puleolane, con figure di stuccoper ornamento.

Riuniamo in questo articolo la descrizione di treimportanti sepolcri scavati qualche anno fa io Poz-zuoli nel fondo Fraja prossimo alla strada Antinia-na, che conduce verso la Solfatara.

Descrizione del 1° sepolcro.

La porta di entrata è a ponente. Nell'interno del-la tomba vedesi ad oriente una funebre edicola confastigio triangolare; sotto la quale era un quadro abassorilievo di stucco, che non abbiamo potuto fardisegnare perchè ci è pervenuto nella massima par-te distrutto. Esso rappresenta un alato Amore quasidiscendente dall'alto in atto di discorrere con un uo-mo stante. A ciascuno de'due lati della edicola scor-gesi una figura di donna tutta nuda assisa sopra se-dia con larga spalliera, come appare anche talvoltane' vasi dipinti. Una di queste figure è da noi ripor-tata nella tavola Vili, nel 1° scompartimento a si-nistra dell'ordine superiore.

Al lato sud dello stesso sepolcro è un'altra simileedicola, sotto la quale vedesi una donna sedente so-pra una mensa, su di cui poggiano due teschi uma-ni: la donna stringe colla sinistra un volume. Allaestremità della mensa è altra donna stante, la qualeaddita colla destra uno de' due teschi, e stringe purcolla sinistra il volume. Vedi questa rappresentanzada noi riportata nella citata tavola Vili, nello scom-partimento medio dell'ordine superiore.Ne'due late-rali erano due Amorini con clamide, uno de' qualistende la destra e l'altro è inteso a suonare la cetra(tav. VJII scompartimenti a sinistra].

Al lato nord del sepolcro è un'altra edicola, sottola quale son pure due donne: una tenendo colla si-nistra il volume addita due umani teschi giacentiper terra, mentre l'altra poggiandosi ad una piccolastele par che legga in un volume aperto che tienecolla sinistra.Vedi la detta tav. VIII, scompartimen-to medio dell'ordine inferiore. Ne'due laterali eranoeziandio due Amorini con clamide, uno de' quali èquasi interamente perduto, e l'altro reca colla de-stra un piattello, colla sinistra un tamburino (tav.cit. 1° scompartimento a sinistra dell'ordine inferio-re). È qui a notare che sotto le circolari volte delletre edicole erano varie figure lavorate egualmente abassorilievo di stucco. Nella orientale erano due in-determinate figure in atto di danzare, le quali sonoquasi perdute, ed a'loro Iati augelli.Nella edicola a mezzogiorno vedovasi nel mezzo del-l'arco un Amore cavalcando un ippocampo (che noipubblichiamo nella nostra tavola IX, 1° scomparti-mento a sinistra dell'ordine superiore); ed a'iati duealtri Amori seduti sul dorso di feroci animali, forseuna tigre ed una pantera; noi ne diamo i disegninella citata tav. IX. in due scompartimenti medii.Nella edicola a settentrione era nel mezzo dell'arcoun Amore cavalcante un marino grifo (cit. tav. IX,1° scompartimento a sinistra dell'ordine superiore),e ne' lati altri due simili Amori perduti. Al di fuoridella edicola erano due figure muliebri quasi nudesdrajate al suolo; delle quali pubblichiamo una nel-la nostra tav. X, scompartimento a destra dell'ordi-ne superiore.

Sicché nella tomba, di cui è parola, incontriamotre ordini differenti di figure; vale a dire Amori indiverse attitudini, nude donne sedenti o sdraiate,ed altre in rapporto di umani teschi.

Non ci arresteremo gran fatto sul significato degliAmori. Noteremo soltanto ch'essi appartengono adue distinti ordini d'idee. Alcuni sono in rappor-to di bacchici simboli o di dionisiaci animali ; equesti accennano probabilmente a mistica intelli-genza, ed alle bacchiche iniziazioni cotanto nell'an-tichità divulgate: la quale intelligenza ben si addicead una tomba, accennando alla destinazione ed alla

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beata esistenza delle anime degl'iniziati. Gli Amoriin rapporto con marini mostri simboleggiano il pas-saggio delle anime pe' vasti campi dell'Oceano, di-rette a raggiungere la loro felicità.

Noi avemmo altra volta la occasione di additarequesta funebre intelligenza, or facendone la osser-vazione in quanto ai tritoni, agl'ippocampi, o anel-lini (butlct. dell'.ist. 1851 pag. 42 segg.; mor,. ined.di Barone pag. 71); or favellando dell'insigne sarco-fago di Rapolla (bull. arch. nap. n. sor. an. IV pag.174), ove notammo che i marini mostri, che ne fre-giano la parte superiore (cioè ìa tigre, il leone, l'a-riete, ed il toro) accennano al passaggio delle ani-me per l'Oceano, affìn di giungere alle isole fortu-nate ove esse reputavansi destinale a godere la feli-cità e l'apoteosi. Sono qui da richiamare particolar-mente alcuni monumenti, ne'quali questa funebresignificazione è evidente. Tale si è il funebre emi-ciclo di Mammia in Pompei, che avemmo la occa-sione d'illustrare col confronto di alcuni stucchi pu-teolani, simili a quelli de' quali ora teniamo discor-so, ove in simigliante significato vedonsi Amori cheguidano bighe d'ippocampi (R. mus. B. tom. XV,tav. XXV, pag. 5). Tale si è pure il sarcofago mar-moreo, proveniente dalla stessa città di Pozzuoli,nel quale due alati putti guidano un marino toro edun lione intorno ad una immensa lesta dell'Oceano(è stato da me pubblicato nel inali, arch. nap. n. ser.an. VI, tav. VI, lig. 1,2,3). Noi considerammo que-gli alati putti o come genii aiutatori delle anime,ovvero come rappresentanti le anime stesse sciolteda'corpi, che Platone appella ÓTt&nepot [Men. pag.281 Heindorf), e che sappiamo essere state soventedall'antichità figurate sotto le forme di augelli (vediciò che fu detto da noi nella descrizione de' vasi lat-ta pag. 32). In questo giro d'idee rientrano gli stuc-chi, de' quali ora favelliamo. Ed è pur da notare chequesta intelligenza tanto più sorge al pensiero in vi-cinanza del fantastico suolo di Cuma ove l'antichitàsupponeva tanti funebri e tartarei miti; ove l'Aver-no crede vasi conducesse al regno dei morti, e perciòancora alla beatitudine dell'Elisio.

Questa funebre intelligenza tanto maggiormente

si conferma, quando si rivolge il pensiero a'due sin-golari quadri, che noi pubblichiamo ne' due scom-partimenti medii della tav. Vili, e su' quali credia-mo opportuno arrestare' alquanto.

La prima idea, che sovviene spontaneamente alpensiero è che in queste due rappresentanze ci sioffra una di quelle scene che han rapporto ad im-precazioni terribili contro di alcuno, con relazioneai cadaveri seppelliti in una tomba. Formavano que-ste imprecazioni una parte delle magiche operazio-ni, e delle nefande opere di coloro che dedicavansia' sortilegi. Sappiamo da varie tradizioni come lemembra de' cadaveri e segnatamenlc la testa fosseroadoperate in quelle tenebrose operazioni. Merita diesser qui rammentato per esteso un importantissi-mo luogo di Apuleio, ove si fa appunto menzionede' nudi teschi de' morti: Priusque apparalu soliloinslrail fer aleni officinani, omne genus aromalis, etignorabiliter laminis litleratis, et infclicium Maniumdurantibus calvis etc. (lib. HI, 54, s. pag. 205 s.Oud.). Ne' nostri stucchi comparirebbero appuntole donne ammaliatrici in rapporto co' duri teschi deimorti; nè mancherebbero quelle lamine litterate, pdir vogliamo laminette di piombo costituenti quasiun volume, siccome si mirano in mano a ciascunadelle quattro femminili Ogure, che si osservano ne-gli stucchi puteclani. Queste laminette di piombo,conlenenti magiche esecrazioni dette xa-aSsost? edefixiones, ci pervennero dall'antichità: ed una diesse fu rinvenuta in un sepolcro cumano, vale a di-re in un sito vicinissimo a Pozzuoli, per lo che ri-chiamar si potrebbe a più prossimo confronto coipiccoli volumi de' nostri stucchi. La laminetta a cuiaccenniamo è ora nel Museo Britannico; e ne fu fattala pubblicazione dal eh. Henzen (annali dell'Inst.1846 pag. 203 segg.), e poscia dal Franz (nel corp.inscr. fjr. voi. Ili, pag. 756 segg..: conf. il bullell.arch. nap. dell'Avellino an. VI, pag. 66 segg.). Si-mili laminette di piombo furono rinvenute in tom-be dell'Attica, sulle quali è da vedere il eh. Boeckh(c. inscr. qr. n. 538 e 539), e sul costume stessoleggasi ciò che scrive l'Heinsio (ad Ovid. amor. HI,7, 29).

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Queste iscrizioni, delle quali parliamo, sono scrit- jte in greco; ma se ne conoscono in latino ed in osco.Ed in quanto alle latine, noterò che è degna dellamassima considerazione quella ritrovata parecchianni fa ne' sepolcri romani della via latina (vedi ileh. p. Marchi nella Civiltà Cattolica Vili, 243 segg.;il eh. cav. de Rossi bull, dell' Ist. 1852 pag. 20segg.; ed il eh. Cavedoni ibid. pag. 135 seg.). Parlaialtra volta di queste laminette (bullett. ardi. nap. n.ser. an. 1, pag. 125), e ricordai un importantissimoluogo di Tacito, il quale racconta come nella casa diPisone si rinvennero simili incantagioni: El repone-bantur solo ac parielibus erutae humanorum corpo-rum reliquiae, carmina el devoliones, et nomen Ger-manici plumbeis tabnlis insculptum etc. {annoi. II,69; cf. Dione Cassio LV1I, 18). Notevole è la parti-colarità delle reliquie di umani cadaveri che diconsigiacenti al suolo non altrimenti che i teschi deglistucchi puteolani. Ed in generale le parole di Apu-lejo e di Tacito, siccome fanno bel confronto a' mo-numenti stessi, dar sembrano una soddisfacentespiegazione delle due singolari rappresentanze, cheabbiamo sotto i nostri occhi. A questo proposito mipiace di riferire un'altra scoperta recentemente av-venuta di un'altra di queste laminette trovata dalsig. Orazio Pascale in una tomba di S. Maria, anti-ca Capua.

Essa dice così:

CNNVM1DJVMASTRAGALVM

' V1L1VS • VITA VALIITVD1NQVA1STVM • II • SVO • BVVT1 • TABUSCAT • MORT......SSH • XI1VT ADSI

MALO•ROGO

Ci riserbiamo di ritornare più ampiamente a di-scorrere di questa Iaminetta in altra occasione. Oraè per noi sufficiente l'avvertire ch'essa appartienealla medesima classe di magiche imprecazioni in re-lazione co' morti. Uno Cn. Numidio Astragalo è pre-so di mira da un tale, il cui nome non è troppo bene

determinato. Certo è però che a quel Numidio siaugurano le più tremende sventure, traile quali viè quella uli tabescat morte. Sicché la nuova scoper-ta del sig. Pascale viene ad accrescere il numerodi questo genere di monumenti. Diceva da principioche esempii dello stesso costume ci presentano i po-poli osci; ed intendeva parlare dell'altra Iaminettadi piombo in lingua osca, scoperta nella stessa anti-ca Capua dal sig. Simmaco Doria, ed ora collocatanel nostro Museo Nazionale. Noi ne facemmo lapubblicazione e la illustrazione nella nuova serie delbullellino archeologico napolitano an. V, pag. 99 seg.tav. VIII, fig. 1. Ed in questa, come in quella dellavia latina, si minaccia egualmente la morte alla per-sona imprecala. Cosi in questa della via latina di-cesi di una Rhodine, mortua sit nec loqui nec sermo-narepossit: cosi nella Iaminetta osca di molti impre-cati si dice del pari; nep fatium nep deicuni pulcans.

Adunque messo tutto a calcolo potremo ne'duequadri del puleolano sepolcro ravvisar sortilegii edimprecazioni contro de' vivi fatte in relazione coimorti, usando perciò di umani teschi ora sparsi sulsuolo, ora collocati sopra picciola mensa o sgabello,non che di laminette di piombo avvolte in rotoli,come quelle recentemente scoperte, nelle quali sivedessero segnati o ignoti caratteri come dice Apu-lejo, ovvero le imprecazioni stesse come in quelleche ci pervennero. Una sola osservazione voglio ag-giungere; ed è che ciascuna donna vedesi in rapportocon un sol cranio. E qualunque sia la operazione acui esse attendono, ne dedurremo che quelle opera-zioni richiamavano le superstiziose parole dirette adun solo cadavere.

Comunque una tale spiegazione sia consentaneaalle nozioni che abbiamo su questi antichi costumi,pure ci sembrano conveniente che si rammentassein un funebre monumento una usanza, la quale dal-l' antichità stessa era reputata superstiziosa e mal-vaggia. Perciò non vogliamo tralasciare di additareun'altra spiegazione la quale potrebbe essere prefe-rita alla prima.

È ben conosciuto che gli antichi traevano gli ora-coli da' morti, evocandone le ombre presso que' siti

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ov'erano stati sepolti. E l'antichità ci fornisce pecu-liarmente gli esempli di oracoli in rapporto co' cra-nii. Il più famoso è l'oracolo di Orfeo in Lesbo, perlo quale la recisa lesta vaticinava allorché era inter-rogata. Della (male tradizione esiste un importantemonumento, che fu da me ampiamente illustrato,insieme con tutte le particolarità del mito e dell'ora-colo che ad esso si riferiscono (bulica, areh. napol.an. VII, tav. 1, 2; pag. 33 segg.). Richiamai allorala mirabile narrazione di Flegonte Tralliano, per laquale il capo di Publio, che dicesi sacro, vaticinavaa'soldati. Onde fu eretto un tempio ad Apollo, e"edilicata un'ara, ove giaceva la testa (cap. 3, infine).Ricordai pure che nelle tradizioni scandinave tro-vasi qualche cosa di somigliante. 1 Vani recidono ilcapo di Mimerò e lo inviano a Odino. Favoleggia-vasi che il teschio imbalsamato predicesse il futuroallo stesso guerriero (Trova storia d'Italia t. I, pag.945, 947). Questi fatti sono da riferire alla necyo-manlia, che fu pure appellata necromanzia. Si han-no esempli antichissimi di queste evocazioni dimorti, le quali senza dubbio avevano strettissimarelazione colle tombe. Il sig. Maury in una suarecente opera ha osservato cha la divinazione permezzo de' morti costituiva una vera operazione ma-gica {la magic et V astrologie dans ianliq. et aumoyen age pag. 59, 60). Sovviene a tutti la celebreneciomanlia di Ulisse, della quale esistono monu-menti figurati; e sulla quale rimandiamo a ciò chealtrove dicemmo nell'antica serie del bullett. arch.napol. an. I, pag. 100 segg. a proposito di un ma-gnifico vaso di Pisticci.che fu più recentemente pub-blicato con una novella dichiarazione del dottissimocav. Welcker {annali deìl'Ist. 1845). Troviamo nonpoche volte notizia di essersi pratticata la necro-manzia presso i Romani. Ciò si rammenta di Appiol'amico di Cicerone (Cicer. Tusc. quaesl. I, 16; dedivin. I, 58); di Vatinio (Cicer. contra Votiti. 6), diLibone Druso (Tacit. annoi. IJ. 28), di Nerone (Sue-ton. Ner. 34; Plin. hist. nat. XXX, 5), di Caracalla(Dion. Cass. LXXVII): senza dire che questa super-stiziosa usanza esisteva presso gli Etruschi (Clem.Alex, prolr. p. 11: Theodoret. gr. affect. air. X, p.

950, 954 ap. Oper. t. IV); e che i negromanti era-no consultati come gli annunziatori della buona ven-tura (Clem. Rom. recognit. I, p. 494 ed. Coleler.).Vedi su tutte queste citazioni il lodalo eh. Maury(op. cit. pag. 60 not. 3). Riesce di particolare im-portanza uno de' citati luoghi di Cicerone, ove par-lando di Appio che v£Xoo;j.avTiav faciebat, ricorda illago di Averno e le ombre che da esso si evocavano,le quali in un frammento di Ennio richiamato a pro-posito diconsi imagines morluorum {Tusc. quaesl. I,16): il che tanto più è da richiamare per la localitàdi Pozzuoli tanto vicina a que' funebri siti ed a quel-le celebri acque dell'Averno le quali mettevano i viviin relazione colle ombre de' morti. Queste cose di-ciamo per osservare che le donne intese a ragionarco' teschi nell'interno di una tomba può credersi ac-cennino alla negromanzia, alle divinazioni per mezzode'mortije quali erano un'altra superstizione dell'an-tichità analoga a quella delle imprecazioni per mezzode' morti, ma pur differente in quanto all'applicazio-ne che di queste dissimili evocazioni solevano fare.

In questa ipotesi, sarebbe da spiegare che cosadinotino i volumi tenuti dalle donne. Ancha questacircostanza incontra una facile spiegazione, ove siriporti ad una divinazione, con un oracolo. Sappia-mo difatti che in varii oracoli la interrogazione scri-vevasi sopra una tabella affinchè fosse esattamenteespressa, e potesse confrontarsi colla ricevuta rispo-sta. Avemmo la occasione d'illustrare questo anticocostume, quando dichiarammo il vaso coll'oracolodella testa di Orfeo; nel quale monumento appareun giovinetto che consulta l'oracolo scrivendo la in-terrogazione sopra una tavoletta (bull. cit. an. VI,pag. 38). Ricordammo allora che nel delfico oracolofacevansi al dio le domande, segnando sopra una ta-voletta ciò che veniva in pensiero agl'interrogatori.Questa tradizione serbataci dallo Scoliaste di Ari-stofane (Plut. 39, p. 427 Dùbner) è confermala dalsimile racconto di Plutarco il quale narra di un pre-fetto della Cilicia, che aveva mandalo ad interroga-re l'oracolo di Mopso con una tavoletta suggellata,ove segnata aveva la dimanda (de def. oracul. CXLVpag. 434). Non sarebbe dunque maraviglioso che

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negli stucchi puteolani ci si porgesse alla vista unadi queste magiche divinazioni, nelle quali forse co-me in altri oracoli si adoperavano tavolette o volu-mi a scriver la dimanda per ottener la risposta. Edè di particolare importanza il vaso dell'oracolo di Or-feo, giacché un simile uso vedesi adoperato in rap-porto all'oracolo di una testa, come qui sarebbe inrapporto di divinazioni sopra umani teschi.

Per le quali cose i due quadretti di stucco, deiquali diciamo, sono assai bene in relazione con unatomba, se si riferiscano alle magiche evocazioni perinterrogare le anime de' morti su' futuri eventi, nelquale significato, le tavolette di piombo, o i ravvoltivolumi trovano la loro spiegazione: e noi saremoconlenti di presentare su questa singolare scena laconghictiura, che fossero nella puleolana tomba se-polte alcune donne, le quali esercitassero l'arte del-la divinazione per mezzo de' morti.

E qui vogliamo aggiungere alcune osservazionicomplessive sulla tomba di cui discorriamo.Al vederdonne unicamente figurate negli stucchi in parola,io mi penso che fossero collocate nel sepolcro quat-tro donne. Sono esse, a mio avviso, che voglionsi in-dicare nelle quattro nude figure femminili, due dellequali miransi sedenti sopra sedie con spalliera, e duesdrajate al suolo. Esprimono esse le nnde anime, lequali raggiunsero il riposo e la felicità dell'Elisio. Incontrapposto di queste quattro figure veggonsi poiquattro donne in rapporto con quattro teschi. Nelladuplice intelligenza da noi proposta di questa fune-bre scena, dovrà darsi una duplice spiegazione. Difatti, ove si ritenesse che le donne in rapporto deiteschi siano maliarde ed imprecatoci, potrebbe pen-sarsi che fosse alle loro male arti dovuta la fine dellepersone seppellite nella tomba, le quali però ancor-ché spente ed assomigliate alle nude ossa che ci sipresentano allo sguardo, rivestite di novella luce edi più splendide forme si mostrano giunte al beatosoggiorno de' defunti.

Nella seconda ipotesi, come dicemmo, nelle don-ne tunicate sarebbero figurate le stesse deificate fi-gure, occupate nell'esercizio della necromanzia, alquale in vita furono per avventura addette.

Nel chiudere queste brevi osservazioni, non pos-siamo fare a meno di notare che gli stucchi puteola-ni vengono ad accrescere le rappresentanze di sche-letri negli antichi monumenti; su'quali è da ricorre-re a ciò che scrissero l'Olfers (Ein grab bei KumaeBerlin 1831 in 4, p. 1-47), il Raoul-Rochette (troi-sième mémoire sur les anliquilés chrélienncs des catac.pag. 191-196), e più recentemente il Braun (bullelt.dell'Istituto 1844- pag. 16seggi). Tra'monumenti, deiquali è parola, merita di essere richiamato a con-fronto in questa occasione un bassorilievo funerariodi Smirne, rappresentante un vecchio in altitudinedi meditazione, con un bastone in mano, e con uncranio umano a' suoi piedi (Pocoeke inscr. antiq.VII, n. 38: cf. lacobs Anihol. Palat. t. Ili, p. II],§ 11, n. 6, pag. 759). Certamente il significalo diquesto bassorilievo è diverso da quello degli stuc-chi, volendo accennare alla vicenda delle cose uma-ne, ed alla brevità della vita; ma è però importanteper la rappresentanza dell'umano teschio al suolo,non altrimenti che comparisce nel nuovo monumen-to, di cui tenemmo parola.

(continua) MINERV1NI

BIBLIOGRAFIA

Memorie della R. Accademia Ercolanese di Archeologia.voi. IX —Napoli 1862 in 4.

(continuazione del n° 21).

L'a. mette fra loro in confronto tutte le tradi-zioni concernenti quella mitica origine, e da essetrae la spiegazione di quelle pitture; confermandouna tale opinione eziandio dalle medaglie d'Ico-nium, che pare avessero rapporto a quelle stesse tra-dizioni.

7. Monumenti eretti agli Antonini dagli ScabilfariiPuteolani, di Giulio Minervini, pag. 247 a 281.

Soggetto di questa memoria è la illustrazione ditre piedistalli con latine iscrizioni, ora collocati nelnostro museo Nazionale, nelle quali gli Scabillarii