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27 1.4. Elementi d’interesse nel Piano territoriale di coordinamento del Parco regionale Spina Verde. Il Parco regionale Spina Verde è stato istituito con la Lr. 4 marzo 1993, n. 10 e classificato come “Parco di cintura metropolitana” e successivamente come “Parco forestale” 1 . Ptc – Individuazione del Parco Il Parco si caratterizza per l’ambiente naturale, per il patrimonio archeologico dal XI al I secolo a.c., per la presenza di importanti strutture religiose (chiese e conventi) e difensive d’origine medioevale, di significativi 1 La superficie del Parco è di 1.179 ettari e comprende parti dei territori comunali di Como, San Fermo della Battaglia, Cavallasca, Parè e Drezzo e confina con la Confederazione Elvetica, favorendo la promozione e l’incentivazione di forme di collaborazione con quest’ultima per la gestione coordinata del territorio e la promozione turistica culturale.

1.4. Elementi d’interesse nel Piano territoriale di ... · verso la città, il lago, la pianura, la corona alpina. ... tinella di pietra a difesa della città e del Parco, ma altri

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271.4. Elementi d’interesse nel Piano territoriale di coordinamento del Parco regionale Spina Verde. Il Parco regionale Spina Verde è stato istituito con la Lr. 4 marzo 1993, n. 10 e classificato come “Parco di cintura metropolitana” e successivamente come “Parco forestale”1.

Ptc – Individuazione del Parco Il Parco si caratterizza per l’ambiente naturale, per il patrimonio archeologico dal XI al I secolo a.c., per la presenza di importanti strutture religiose (chiese e conventi) e difensive d’origine medioevale, di significativi 1 La superficie del Parco è di 1.179 ettari e comprende parti dei territori comunali di Como, San Fermo della Battaglia, Cavallasca, Parè e Drezzo e confina con la Confederazione Elvetica, favorendo la promozione e l’incentivazione di forme di collaborazione con quest’ultima per la gestione coordinata del territorio e la promozione turistica culturale.

28insediamenti ottocenteschi (ville) e di più recenti strutture ricettive; è inoltre rilevante la forte panoramicità verso la città, il lago, la pianura, la corona alpina. Le aree del parco sono circondate da un edificato continuo comprendente gli spazi antropizzati della città di Como e dei comuni contermini; inoltre, considerata la sua estensione (il perimetro è pari a 40 km) il parco riveste un ruolo importante nell’organizzazione territoriale di tali comuni e costituisce così una “occasione unica per riqualificare le frange più marginali delle periferie antiche e recenti della città e dei comuni ri-compresi”2. Il territorio del Parco presenta un’altimetria variabile dai m 216 (area Convalle di Como) ai m 326 (alta pia-nura) fino ai m 476 del Monte Croci e ai m 610 del Sasso di Cavallasca; l’ossatura di tali rilievi e di altre col-line anch’esse di origine morenica, come i monti Caprino e Baradello, è costituita da rocce sedimentarie risa-lenti al Terziario, circa 30-25 milioni di anni fa, caratterizzate in prevalenza da conglomerati alternati ad are-narie e marne: tali litotipi, noti come formazione della Gonfolite, derivano dall’accumulo dei materiali tra-sportati dal paleo-Adda, un grande fiume che scorreva lungo una valle corrispondente all’attuale ramo di Como del Lario; successivamente, durante il Quaternario, le glaciazioni hanno modellato il territorio con in-tensi fenomeni di abrasione ed escavazione, trasportando a valle cumuli di detriti rocciosi, che si sono depo-sitati al ritiro dei ghiacci, dando così origine ai depositi morenici, oltre a piccole zone umide grazie alla pre-senza di numerose sorgenti (tra cui le sorgenti del Seveso, nella parte sud/occidentale). Il Parco della Spina Verde è caratterizzato da una vegetazione disomogenea dovuta al tipo di rocce presenti, alle condizioni climatiche, al grado di pendenza e all’esposizione dei versanti piuttosto ripidi, esposti a nord verso la città, che offrono ambienti non troppo caldi e caratterizzati da latifoglie quali la farnia, il carpino bianco, il tiglio, gli aceri, mentre i versanti rivolti a sud presentano dolci declivi ben esposti al sole, con terre-no più arido e microclima più caldo, e sono caratterizzati da un bosco originale le cui specie dominanti ap-paiono la roverella, la rovere, l’orniello, il carpino nero e il pino silvestre mentre, negli spazi con pendenza tale da impedire la presenza di piante a portamento arboreo – per esempio lungo la mulattiera che si snoda sul versante meridionale del Sasso di Cavallasca – si possono trovare piante grasse e altre specie vegetali a-dattate all’ambiente rupicolo arido e assolato. La vegetazione originaria ha subito modifiche da parte dell’uomo che ha introdotto nuove specie e ha disbo-scato e realizzato terrazzamenti per uso agricolo, zootecnico e residenziale, modificando i boschi originali; attualmente la specie dominante, soprattutto nella parte occidentale del Parco, è rappresentata da boschi di castagno introdotti dall’uomo per il valore economico dei frutti e del legno; altre specie originarie che per-mangono sono rappresentate dalla farnia, dalla betulla e, dominante nel settore occidentale, dal pino silvestre; nella parte orientale i tratti di bosco risultano costituiti prevalentemente o unicamente da robinia, essenza ori-ginaria dell’America settentrionale e introdotta qui nel sec. XVII; ripetuti incendi e tagli, infine, hanno porta-to in alcune zone all’instaurarsi di arbusti di nocciolo, buddleja, brugo e ginestra mentre le praterie, una volta mantenute dall’uomo come pascoli, oggi risultano abbandonate e a copertura vegetale fragile e sottile. Nel territorio del Parco della Spina Verde sono presenti, oltre agli aspetti naturali fin qui evidenziati, anche elementi con valenze storico-culturali, morfologico-strutturali, vedutistiche e simboliche: è rilevante la pre-senza di testimonianze quali la Croce di Sant’Eutichio, le trincee della Linea Cadorna e altri manufatti difen-sivi come la scala che collega Ponte Chiasso col Sasso di Cavallasca, oltre alle aree archeologiche e al per-corso “protostorico”: i roccioni di Pianvalle e di Prestino, il Sasso della Strega e il Sasso delle Cento Coppel-le ad Albate, la Camera grande (la più evidente tra le cosiddette Camere in roccia), la Camera Cargo (forse utilizzata come laboratorio per la lavorazione dei metalli), la Fonte Mojenca (struttura con percorso in galle-ria che ricopre il corso d’acqua sorgiva), le cosiddette “tracce del carro”. Simbolo del Parco della Spina Verde è il Castello Baradello, sul colle che domina la convalle, quasi una sen-tinella di pietra a difesa della città e del Parco, ma altri elementi significativi sono rappresentati dai siti di inte-resse panoramico per i quali l’Ente Parco ha individuato i percorsi panoramici della Dorsale Collinare e del Monte Goj, che permettono di percorrere in modo continuo buona parte del territorio attraversando gli innu-merevoli luoghi d’interesse naturalistico, storico e archeologico e consentendo di raggiungere una serie di punti panoramici che offrono viste sul Lago di Como, sulla città e sul territorio.

2 Dgr. 20 luglio 2005, n. 8/374, recante “Approvazione del Piano territoriale di coordinamento del Parco regionale Spina Verde di Como, ai sensi dell’art. 19 della Lr. 86/1983 e successive modifiche e integrazioni. Obiettivo 9.6.1 Pianificazione delle aree protette” in Burl, 2° suppl. straord. al n. 35 del 1 settembre 2005. p. 7 della relazione allegata.

29Con Dgr. del 20 luglio 2005, n. 8/374 è stato approvato il Piano territoriale di coordinamento del Parco re-gionale della Spina Verde di Como, che segue un principio di difesa attiva attraverso un sistema di interventi per mantenere, risanare e riqualificare l’ambiente, di servizi a funzione culturale e ricreativa, di nuove forme di sviluppo sostenibile. Lo spazio tutelato è stato articolato nelle seguenti quattro unità di paesaggio3 in funzione dei diversi caratteri morfologici, paesaggistici, ambientali, vegetazionali e storico-culturali: 1) Unità di paesaggio (A) – emergenza collinare da Drezzo a Como

L’ambito è caratterizzato da una maggior naturalità con ampia copertura boschiva di qualità e radure di significativo valore ambientale che favoriscono la presenza di fauna, mentre al margine si trovano inter-venti antropici limitati; gli interventi devono essere finalizzati al mantenimento dell’habitat, migliorando la qualità arboree e valorizzando i caratteri di naturalità.

2) Unità di paesaggio (B) – versante sud-est dell’emergenza collinare di Como L’ambito è caratterizzato da un versante ripido e scosceso, ricoperto da un’estesa area boschiva con pre-valente vegetazione spontanea che crea un habitat assai favorevole all’insediamento dell’avifauna grazie alla difficile accessibilità e ai ridotti insediamenti antropici, unicamente ubicati al margine della Val Fre-sca; gli interventi devono essere finalizzati a conservare i caratteri di naturalità e a valorizzare le condi-zioni ambientali quale nodo delle rete ecologica territoriale.

3) Unità di paesaggio (C) – versante sud-ovest dell’emergenza collinare di Como L’ambito è caratterizzato da un andamento morfologico a balze degradanti e dalla presenza di boschi di minore estensione e qualità, ed è stato sede dei primi insediamenti pre-romani (XI secolo) con numerose e diffuse testimonianze archeologiche quali la struttura fortificata del Castello Baradello (riedificato nel XII secolo), il Parco delle Rimembranze, le cascine fortificate del Respau; gli interventi devono essere finalizzati alla riqualificazione del patrimonio arboreo per fini ambientali e paesaggistici e alla valoriz-zazione delle aree pertinenziali ai siti d’interesse storico e culturale.

4) Unità di paesaggio (D) – emergenza collinare del Monte Tre Croci, Valbasca e del versante ovest de monte Croce L’ambito è caratterizzato da una quasi totale copertura boschiva di qualità con limitate aree di degrado lungo il versante occidentale del Monte Tre Croci, ed è interessato da rari interventi antropici; gli inter-venti devono essere finalizzati alla riqualificazione delle aree boscate degradate.

Il Ptc del Parco suddivide il territorio in ambiti territoriali4, puntualmente disciplinati dalle norme tecniche di attuazione e individuati con apposita simbologia e campitura sulla tav. n. 1 (Articolazione del territorio) dove lo spazio protetto viene articolato nei seguenti ambiti: a) ambito forestale (aree a bosco che, paesaggisticamente, rappresentano la componente più rilevante della

Spina Verde, e limitate aree agricole intercluse nel tessuto forestale, da conservare e ricostruire in quanto caratterizzate da un buon grado di rinnovazione naturale);

b) ambito agricolo (aree a prato, pascolo e aree destinate all’agricoltura, da confermare e valorizzare anche attraverso interventi di conservazione e di ripristino);

c) ambito edificato (aree interessate da insediamenti esistenti, prevalentemente residenziali, da conservare e valorizzare con interventi che limitano il consumo del suolo e che permettono un inserimento coerente con il contesto paesaggistico);

d) ambito delle ville con parco (aree con presenza di ville di valore paesaggistico e architettonico e relativo parco di pregio ambientale, da tutelare e valorizzare);

e) ambiti delle aree e siti d’interesse storico (ambiti di rilevante interesse storico-culturale e paesistico connessi alla presenza del sistema fortilizio del castello, da recuperare anche ai fini turistico-ricettivi, a-ree interessate dalla linea fortificata “Cadorna” da recuperare e valorizzare; i siti d’interesse storico sono da recuperare e conservare);

3 Dgr. 20 luglio 2005, n. 8/374, recante “Approvazione del Piano territoriale di coordinamento del Parco regionale della Spina Ver-de di Como, ai sensi dell’art. 19 della Lr. 86/1983 e successive modifiche e integrazioni. Obiettivo 9.6.1 Pianificazione delle aree protette” in Burl, 2° suppl. straord. al n. 35 dell’1 settembre 2005, art. 13 delle norme tecniche d’attuazione. 4 Dgr. 20 luglio 2005, n.8/374, recante “Approvazione del Piano Territoriale di Coordinamento del Parco regionale Spina Verde di Como, ai sensi dell’art. 19 del l.r. 86/83 e successive modifiche e integrazioni. Obiettivo 9.6.1 Pianificazione delle aree protette” in Burl, 2° suppl. straord. al n. 35 del 1 settembre 2005, artt. 13 e seguenti delle norme tecniche di attuazione.

30f) ambito di interesse archeologico (aree caratterizzate dalla presenza di diffusi ritrovamenti e incisioni ru-

pestri, da tutelare, potenziare e valorizzare); g) ambito di tutela geologica e idrogeologica (aree evidenziate come settori a rischio dove, per intervenire,

occorre la messa in sicurezza del territorio con opere di consolidamento e trasformazione, privilegiando l’utilizzo di tecniche d’ingegneria naturalistica);

h) ambito di recupero ambientale con realizzazione di spazi ad alto significato naturalistico e attrezzature di uso pubblico per consentire una loro fruizione turistica ecocompatibile (aree dell’ex polveriera di Al-bate e corso della Valbasca interessate da degrado ambientale, dove è prevista la riconversione funzio-nale degli edifici esistenti, e area delle cave abbandonate in località Monte Olimpino, per la quale è pre-visto il recupero e la riqualificazione morfologico ambientale);

i) ambito per attrezzature di uso pubblico e ricettive (per la realizzazione di attrezzature di uso pubblico occorrerà attenersi a tecniche di ingegneria naturalistica, ridurre al minimo l’utilizzo di aree e prevedere interventi di ripristino ambientale; le strutture ricettive coinvolgono i siti destinati ad attrezzature per la fruizione del parco quali aree di sosta, aree per pic-nic, baite, agriturismo e spazi per il parcheggio).

Ptc – Accessibilità, percorsi, sentieri e Unità di paesaggio

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Ptc – Articolazione del territorio In fase preliminare alla redazione del Ptc, l’Ente Parco ha formulato linee guida5 che hanno portato alla defi-nizione di obiettivi strategici6 da applicarsi nei rispettivi ambiti territoriali in coerenza con gli specifici carat-teri delle unità di paesaggio: i) la Spina Verde quale elemento caratterizzante del sistema transfrontaliero del-le aree protette dall’area Pedemontana Lombarda; ii) la Spina Verde nel quadro del sistema delle aree protet-te provinciali (reti ecologiche e sinergie con altre realtà); iii ) la peculiarità della Spina Verde per promuovere laboratori di ricerca storico-culturali e d’interesse ambientale; iv) la creazione di un patrimonio immobiliare acquisito direttamente dal Parco; v) il sistema escursionistico come elemento di attrattiva turistica; vi) le aree a vocazione agricola; vii) le modifiche al perimetro del Parco; viii) l’utilizzo dell’ingegneria naturalistica; ix) l’accessibilità al Parco; x) le indicazioni normative; xi) il Ptc elemento di comunicazione. Inoltre il Ptc individua nelle tavole n. 1 – Articolazione del territorio e n. 2 – Accessibilità, percorsi, sentieri e Unità di paesaggio i seguenti elementi: siti di rilevanza storica, ritrovamenti di interesse archeologico, cave dismesse, attrezzature finalizzate alla fruizione del parco, punti principali di accesso al parco, strutture ricetti-ve e agriturismo, punti panoramici, massi erratici, zone umide, sorgenti, corsi d’acqua, viabilità, percorsi, sentieri e punti di accessibilità al parco, aree di parcheggio7.

5 Dgr. 20 luglio 2005, n. 8/374, recante “Approvazione del Piano territoriale di coordinamento del Parco regionale Spina Verde di Como, ai sensi dell’art. 19 della Lr. 86/1983 e successive modifiche e integrazioni. Obiettivo 9.6.1 Pianificazione delle aree protette” in Burl, 2° suppl. straord. al n. 35 dell’1 settembre 2005; p. 15 della relazione allegata. 6 Ivi, p. 19. 7 Dgr. 20 luglio 2005, n. 8/374, recante “Approvazione del Piano territoriale di coordinamento del Parco regionale Spina Verde di Como, ai sensi dell’art. 19 della Lr. 86/1983 e successive modifiche e integrazioni. Obiettivo 9.6.1 Pianificazione delle aree protette” in Burl, 2° suppl. straord. al n. 35 dell’1 settembre 2005, art. 13.

32Il Parco della Spina Verde è ad oggi impegnato nella redazione di Piani di settore che specificheranno moda-lità d’uso del suolo per determinati ambiti, approfondendo tematiche in merito all’inserimento paesaggistico degli interventi grazie al maggior dettaglio analitico dei singoli ambiti territoriali. Il Ptc del Parco individua ai sensi della L. 394/1991 la perimetrazione del Parco naturale, area di particolare interesse naturalistico e paesaggistico, istituito con Lr. 10/2006 e dotato di un proprio piano territoriale di co-ordinamento (coincidente, salvo minime precisazioni, col Piano del Parco regionale) e di uno specifico Re-golamento che disciplina l’utilizzo dell’area protetta (in particolare la gestione faunistica e forestale, la circo-lazione di mezzi all’interno del Parco, la fruizione dei sentieri). Il Ptc prevede, inoltre, specifiche norme per conservare, recuperare e valorizzare i beni naturali e ambientali dei luoghi inseriti nell’area a parco naturale (ronchi e terrazzamenti, boschi, corsi d’acqua e aree umide): qui non sono consentite attività e opere che possano compromettere la salvaguardia del paesaggio e degli ambiti naturali tutelati, con particolare attenzione alla flora e fauna protette e ai rispettivi habitat. Infine, l’assemblea consortile del Parco ha proposto con deliberazione 24 novembre 2005, n. 13 l’istituzione del Sito d’importanza comunitaria della Spina Verde, che tutela la maggior parte dell’area a Parco regionale e per intero l’area a Parco naturale; la proposta ha ottenuto l’avallo della Giunta regionale (Sic – Spina Verde – Dgr. 8 febbraio 2006, n. 8/1876) e del Ministero; con decisione 2010/44/EU del 22 dicembre 2009, la Commissione Europea ha inserito il SIC IT2020011 Spina Verde nel terzo elenco aggiornato dei siti di im-portanza comunitaria per la regione biogeografica continentale, pubblicato sulla G.U. dell'Unione Europea L30 del 2 febbraio 2010.

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Ptc – individuazione di Parco Naturale e Sic 1.5. Elementi d’interesse nell’Oasi di protezione faunistica delle Torbiere di Albate L’Oasi Wwf del Bassone denominata “Torbiere di Albate” è stata istituita dalla Regione Lombardia con de-libera di Giunta del 13 aprile 1976 come “oasi di protezione e rifugio” a seguito di accordo tra Wwf e Re-gione Lombardia8, e si tratta di una “zona ad ecosistema particolarmente raro o minacciato”.

Foto aerea con individuazione del territorio del comune di Como ricadente nell’Oasi “Torbiere di Albate” (il confine comunale è individuato con tratto rosso) L’Oasi è costituita da una depressione di forma simile a una mezzaluna attorno a un ridotto rilievo di origine morenica, e la sua particolare configurazione geomorfologica influisce in modo significativo sul regime idri-co dell’ambito9. 8 La superficie dell’Oasi è di 90 ettari e comprende parti dei territori dei comuni di Como, Casnate con Bernate e Senna Comasco. 9 Dal Piano di gestione del Sic “Palude di Albate” (IT2020003), Comuni di Casnate con Bernate, Como, Senna Comasco, approvato con Dcp. 27 ottobre 2008, n. 69, p. 28: “La porzione occidentale, interessata dalla presenza di depositi fluvioglaciali wurmiani, pre-valentemente sabbioso-ghiaiosi, sovrapposti a depositi di contatto glaciale prevalentemente sabbiosi, interposti tra i depositi more-nici a nord e sud, risulta caratterizzata da una discreta permeabilità del suolo […]. Gli apporti idrici sotterranei nella porzione oc-cidentale contribuiscono quindi, molto probabilmente, quasi esclusivamente all’alimentazione delle pozze o degli stagni più profon-

34L’avvallamento ha favorito in passato lo sviluppo di un ambiente palustre e conseguentemente la formazione di un consistente deposito di torba dovuto alla sedimentazione di varie piante palustri; nell’arco dei millenni la torba ha riempito la conca del Bassone trasformandola in una prateria umida, e nel XIX secolo è iniziata la sua estrazione per l’utilizzo come combustibile (e per ricerche scientifiche), abbandonata nell’immediato se-condo dopoguerra generando la trasformazione delle antiche cave in stagni e laghetti che, oggi, costituiscono l’elemento caratterizzante delle Torbiere e che vengono alimentati da due rogge, dal fontanile Fonte Prada e da una rete minore di roggette e canaletti di scolo. I bacini rilevanti sono costituiti dal Lago Grande che, attraverso una rete di rivoli, comunica con quattro sta-gni, e dal Lago Piccolo circondato dal bosco; intorno, s’estendono prati, coltivi e un bosco misto con presen-za di farnie, carpini, ontani neri, diverse specie di salici, olmi, betulle e robinie, oltre a canneti a Cannuccia palustre e Tifa; nell’oasi sono presenti molte specie animali quali il riccio, il ghiro, la faina, la donnola, la le-pre, il coniglio selvatico, oltre agli anfibi tra cui il rospo smeraldino, la testuggine d’acqua e la rana Lateste, ma particolare attenzione viene dedicata all’avifauna stanziale e migratoria. Dall’analisi del Catasto Teresiano si deduce come l’economia dell’area fosse principalmente agricola anche per l’esistenza di cascine risalenti a periodi antecedenti il 1700 quali le Cascine Baraggia, Baraggiola e Bas-sone-Volta (solo nel Cessato Catasto compare invece la Cascina Bengasi); a tutt’oggi l’agricoltura costituisce l’attività economica più significativa nel contesto della “Palude di Albate” e le particolari condizioni climati-che e ambientali, oltre ai caratteri dell’area, favoriscono lo sviluppo agrario e zootecnico nelle pianure che oggi costituiscono l’Oasi “Torbiere di Albate”. Il suo valore naturalistico ne ha generato l’odierno riconoscimento come Sito di interesse comunitario “Palu-de di Albate” 10, la cui natura va ricondotta ai disposti vigenti all’atto dell’istituzione dell’Oasi per la gestione della fauna selvatica e la disciplina dell’esercizio venatorio, e le cui finalità vanno infatti individuare nella protezione assoluta della fauna (divieto di esercizio venatorio) e nell’attuazione di interventi di miglioramen-to della ricettività ambientale per la fauna (conservazione: tutela e gestione).

di. Di contro, la porzione più orientale è caratterizzata, dal punto di vista geolitologico, da depositi prevalentemente argillosi di pro-babile derivazione lacustre tardo glaciale, di spessore piuttosto rilevante, quasi direttamente a contatto con i depositi morenici di Albate. Questo fatto, che si combina oltretutto con la presenza in area del terrazzo di origine alluvionale e del possibile taglio di me-andro della Desio […], facilita la formazione di una falda sospesa e spiega piuttosto bene il proliferare di significative emergenze idriche di falda nel tratto di palude compreso tra il lago Piccolo e l’area di cascina Bassone”. 10 La superficie del Sic comprende parti dei territori dei Comuni di Como, Casnate con Bernate e Senna Comasco; la gestione del Sic è stata recentemente delegata alla Provincia

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Piano di gestione del Sic –TAV1 – Carta di inquadramento territoriale I tratti essenziali del paesaggio nel Sic “Palude di Albate” sono illustrati nella successiva figura (da L’Oasi e la sua storia, a cura del Wwf), dove è schematizzata l’alternanza di ambienti presenti lungo un’immaginaria sezione che da Albate va sino alla Cascina Baraggia: “nel suo complesso il paesaggio del Sic denota quindi una buona compattezza visiva, soprattutto se percepito da Cascina Bengasi in direzione sud, e gli elementi che lo connotano sono ancora oggi a distanza di secoli chiaramente leggibili nella propria articolazione e nei propri caratteri costitutivi. In tale ottica la loro conservazione assume un’importanza che va al di là del-

36le finalità istitutive del Sic, in quanto preziosa testimonianza residuale di un universo paesaggistico oggi sempre più raro nella porzione collinare della provincia di Como”.11

Sezione schematica dell’assetto paesaggistico del Sic L’area Sic non risulta compresa nelle aree naturali protette ex Lr. 86/1983 e, pertanto, in ottemperanza alla Dgr. 8 agosto 2003, n. 7/14106 sono state verificate in via preliminare le misure di conservazione obbligato-rie già esistenti alla data d’avvio della predisposizione del piano di gestione: in linea di massima, gli strumen-ti urbanistici comunali e i piani di settore esprimono una volontà generale di tutela del contesto territoriale, ma di per sé non appaiono sufficienti a garantire il mantenimento degli habitat e/o le specie di interesse co-munitario presenti nel Sic in uno stato di conservazione soddisfacente; tale constatazione deriva dalla quasi totale assenza di strategie di conservazione attiva, vale a dire azioni pianificate in grado di orientare le dina-miche naturali e antropiche verso il conseguimento degli obiettivi di Rete Natura 200012, ad eccezione delle iniziative finora poste in essere dal Wwf per la salvaguardia e divulgazione della locale Oasi di protezione faunistica; dunque, nonostante l’entrata in vigore della disciplina del Piano territoriale di coordinamento pro-vinciale, in particolare la Rete ecologica provinciale (significativo passo avanti verso l’integrazione degli o-biettivi ambientali nella pianificazione territoriale), si è delineata l’esigenza di predisporre il piano di gestione del Sic “Palude di Albate”13 per rispondere soprattutto all’obiettivo di “salvaguardare l’efficienza e la fun-zionalità ecologica degli habitat e/o delle specie per la cui tutela il sito è stato istituito” individuando le stra-tegie e le derivanti azioni di progetto per la conservazione degli ecosistemi e della biodiversità come segue: a) la gestione del contesto idrogeologico; b) la conservazione della biodiversità; c) la conservazione degli habitat e delle specie floristiche; d) a conservazione delle specie faunistiche; e) la fruizione sostenibile; f) la vigilanza e il contributo delle Gev (Guardie Ecologiche Volontarie).

11 Piano di gestione del Sic “Palude di Albate” (IT2020003), comuni di Casnate con Bernate, Como, Senna Comasco, approvato con Dcp. 27 ottobre 2008, n. 69, p. 86. 12 Con la Direttiva Habitat (92/42/CEE) è stata istituita la rete ecologica europea “Rete Natura 2000”: un complesso di siti caratteriz-zati dalla presenza di habitat e specie animali e vegetali d’interesse comunitario (indicati negli allegati I e II della Direttiva) con fun-zione di garantire la sopravvivenza a lungo termine della biodiversità presente sul continente europeo. 13 “Piano di gestione del Sic “Palude di Albate” (IT2020003), cit.

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Piano di gestione del Sic –TAV7 – Carta delle azioni di piano Gli elaborati di supporto al Piano di gestione del Sic sono: a) la Carta di inquadramento territoriale, corrispondente all’Atlante del territorio di cui alla Dgr. 8 agosto

2003, n. 7/14106, rappresentativa dell’ubicazione geografica del Sic e dell’area di studio nonché delle relazioni spaziali esistenti tra il Sic, i siti limitrofi significativi per la salvaguardia di Rete Natura 2000, aree protette esistenti ed eventuali altri elementi significativi della rete ecologica provinciale;

38b) la Carta del reticolo idrografico rappresentativa dei corsi d’acqua superficiali interagenti con il Sic e

degli specchi d’acqua, delle zone palustri e delle risorgive ivi presenti; c) la Carta della vegetazione, tematizzata in primo luogo secondo i legenda Corine-Land Cover e Natura

2000, che evidenziano le relazioni spaziali intercorrenti tra gli habitat tutelati dalle direttive comunitarie e le tipologie d’uso del suolo nelle restanti porzioni di territorio incluse nel (o limitrofe al) Sic;

d) la Carta del popolamento faunistico, rappresentativa delle principali sottozone del Sic utilizzate con maggiore frequenza dalle specie in relazione alle proprie esigenze biologiche;

e) la Carta delle pressioni antropiche e dell’area di riferimento per le valutazioni d’incidenza, predisposta al duplice scopo di evidenziare le principali criticità potenziali presenti nell’intorno del Sic e identificare l’area vasta entro cui occorre valutare l’avvio, caso per caso, delle procedure di valutazione d’incidenza;

f) la Carta dei punti del monitoraggio, rappresentativa delle zone, puntuali e non, identificate per effettua-re le misure e i campionamenti;

g) la Carta delle azioni di piano, che mappa le azioni strategiche individuate dal piano di gestione14. Si sottolinea infine che il Piano di gestione rileva l’opportunità che i Comuni interessati dal Sic procedano a recepirne i contenuti, in fase di redazione dei rispettivi Pgt15.

14 “Piano di Gestione del Sito di Importanza Comunitaria “Palude di Albate” (IT2020003) (Comuni di Casnate con Bernate, Como, Senna Comasco)” approvato con Dcp. 27 ottobre 2008, n. 69, p.17. 15 “Piano di Gestione del Sito di Importanza Comunitaria “Palude di Albate” (IT2020003) - (Comuni di Casnate con Bernate, Como, Senna Comasco)” approvato con Dcp. 27 ottobre 2008, n. 69, p. 103.

391.6. Compiti e ruoli di dettaglio del Piano comunale di governo del territorio 1.6.1. La Lr. lombarda n. 12/2005 attribuisce alle amministrazioni comunali il ruolo di governare responsabilmente le trasformazioni locali del paesaggio, sottolineando l’importanza della componente paesaggistica presente verticalmente in tutte le determinazioni del nuovo strumento comunale, a partire dalle scelte localizzative e dalle indicazioni progettuali fino alle disposizioni normative e alla disciplina dei piani attuativi. La legislazione nazionale – attraverso il Codice dei beni culturali e del paesaggio – non fornisce indirizzi e-spliciti sull’impostazione paesaggistica alla dimensione comunale, cui viene tuttavia attribuito un particolare valore conclusivo del processo di costruzione del complessivo (e complesso) sistema di tutela: l’avvio di al-cune delle più importati innovazioni, come la possibilità di escludere dall’obbligo di rilascio della autorizza-zione paesaggistica specifici ambiti assoggettati a tutela, è difatti condizionata dalla vigenza di piani locali elaborati conformemente al (e in approfondimento del) Piano paesaggistico regionale, adeguato ai requisiti prescritti dal Codice, in modo da avere un quadro di riferimento sufficientemente dettagliato per orientare adeguatamente i singoli interventi di trasformazione urbana. Il Ppr riunisce gerarchicamente in un compendio (denominato “Piano del paesaggio lombardo”) il sistema organico degli strumenti di tutela paesaggistica, costituendosi quindi come luogo di coordinamento di tutte le iniziative concorrenti all’attuazione della politica regionale di gestione del paesaggio16: fanno parte del Piano del paesaggio lombardo – oltre allo stesso Piano paesaggistico regionale – i Piani territoriali di coordinamen-to delle Province e dei Parchi regionali e le disposizioni regionali concorrenti alla qualificazione paesaggisti-ca dei progetti. Tale complessa disciplina trova, negli strumenti di governo del territorio comunale, il momento – guida or-ganizzativo e dispositivo conclusivo in quanto, ai sensi del primo comma dell’art. 77 della Lr. 12/2005, i comuni non solo “conformano e adeguano i loro strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica agli obiettivi e alle misure generali di tutela paesaggistica dettati dal Ptr”, ma introducono anche “ove necessa-rio, le ulteriori previsioni conformative di maggior definizione che, alla luce delle caratteristiche specifiche del territorio, risultino utili ad assicurare l’ottimale salvaguardia dei valori paesaggistici individuati dal Ptr”17; l’azione comunale si esplica, inoltre, sugli ambiti non assoggettati a specifica tutela paesaggistica me-diante l’esame paesaggistico dei progetti che incidono sull’aspetto esteriore dei luoghi e degli edifici. La Lr. 12/2005 – com’è noto – articola la struttura del Piano di governo del territorio nei tre atti distinti del Documento di piano, Piano dei servizi, Piano delle regole i cui compiti e contenuti sono indicati rispettiva-mente negli articoli 8, 9 e 10 della legge; una loro declinazione più articolata, insieme alla definizione dei cri-teri metodologici per tradurli in forma operativa, si trova nel documento regionale Modalità per la pianifica-zione comunale18 e, più in particolare, nell’allegato Contenuti paesaggistici del Pgt, cui si farà costante rife-rimento nel seguito di questa trattazione. I richiami alla componente paesaggistica all’interno dei tre atti costitutivi del Pgt sono schematicamente ri-portati nella tabella19 che segue, e in genere sono da intendersi come “contenuti obbligatori”20 che, di conse-guenza, devono trovare adeguato sviluppo negli elaborati rappresentativi del Pgt, con l’avvertenza che “non esauriscono però ovviamente il ruolo del Pgt nei confronti del paesaggio nel suo complesso e nella sua complessità”21.

16 Gli obiettivi del Piano sono così enunciati dall’art. 1 della Normativa del Ppr: “In relazione al paesaggio, la Regione e gli enti loca-li lombardi, nell’ambito delle rispettive responsabilità e competenze, perseguono le seguenti finalità: a) la conservazione dei caratte-ri che definiscono l’identità e la leggibilità dei paesaggi della Lombardia, attraverso il controllo dei processi di trasformazione, fina-lizzato alla tutela delle preesistenze significative e dei relativi contesti; b) il miglioramento della qualità paesaggistica e architettoni-ca degli interventi di trasformazione del territorio; c) la diffusione della consapevolezza dei valori paesistici e la loro fruizione da parte dei cittadini”. 17 Lo stesso comma disciplina: “I limiti alla proprietà derivanti da tali previsioni conformative non sono oggetto di indennizzo”; di-sposizione che riveste grande importanza nell’ottica della sostenibilità economica delle previsioni del Pgt. 18 Dgr. 29 dicembre 2005, n. 8/1681, recante “Modalità per la pianificazione comunale (Lr. 12/2005 art. 7)”, Allegato A: Contenuti paesaggistici del Pgt, in Burl, 2° suppl. straord. al n. 4 del 26 gennaio 2006. 19 Ivi, p. 17. 20 Ibidem. 21 Ibidem.

40Atto del Pgt Richiami al paesaggio Oggetto

Documento di Piano (art. 8)

C. 1, b), quadro conoscitivo Grandi sistemi territoriali Beni d’interesse paesaggistico o storico – monumen-tale e le relative aree di rispetto Struttura del paesaggio agrario Assetto tipologico del tessuto urbano Ogni altra emergenza del territorio che vincoli la tra-sformabilità del suolo e del sottosuolo

Comma 2, e), ambiti di tra-sformazione

Criteri di intervento, preordinati alla tutela ambienta-le, paesaggistica e storico – monumentale, ecologica, geologica, idrogeologica e sismica, laddove in tali ambiti siano comprese aree qualificate a tali fini nella documentazione conoscitiva

Piano dei servizi (art. 9)

Non presente Sebbene il tema del paesaggio non sia esplicitamente richiamato nell’art. 9 della legge, è tuttavia evidente che alcuni contenuti nel Piano dei servizi assimono una valenza paesaggistica rilevante per quanto ri-guarda il disegno della città pubblica e del verde

Piano delle regole (art. 10)

Comma 1, in generale (intero territorio)

b) indica gli immobili assoggettati a tutela in base alla normativa statale e regionale; e), 2, individua le aree di valore paesaggistico – am-bientale ed ecologiche

Comma 2, entro gli ambiti del tessuto urbano consoli-dato

individua i nuclei di antica formazione; identifica i beni ambientali e storico – artistico – mo-numentali: 1. oggetto di tutela ai sensi del Codice; 2. per i quali si intende formulare proposta motivata

di vincolo Comma 3, entro gli ambiti

del tessuto urbano consoli-dato

identifica i seguenti parametri da rispettare negli in-terventi di nuova edificazione e sostituzione: g) interventi di integrazione paesaggistica, per ambiti compresi in zone assoggettate a vincolo paesaggistico ex D.Lgs. 42/2004; h) requisiti qualitativi degli interventi previsti, ivi compresi quelli di efficienza energetica

Comma 4, b), per le aree di valore paesaggistico – am-bientale ed ecologiche

detta ulteriori regole di salvaguardia e di valorizza-zione in attuazione dei criteri di adeguamento e degli obiettivi stabiliti dal piano territoriale regionale, dal piano territoriale paesaggistico regionale e dal piano territoriale di coordinamento provinciale.

Nella disciplina regionale di governo del territorio il quadro conoscitivo assume un ruolo fondamentale nella definizione delle scelte di pianificazione e nell’impostazione della disciplina degli interventi; esso è “per sua definizione unico e in continua evoluzione e aggiornamento”22, e i tre atti del Pgt ne integrano nel tempo, se-condo le necessità emergenti, i contenuti e lo assumono quale riferimento per la gestione del piano e per il suo costante monitoraggio. Il quadro normativo e quello programmatico, che si sostanziano e integrano nelle previsioni, indicazioni e prescrizioni del Pgt, trovano invece “una differente declinazione in riferimento al ruolo dei tre atti”23.

22 Ivi, p. 18. 23 Ivi, p. 6.

41La conoscenza paesaggistica attraversa le diverse componenti del territorio, naturali e antropiche, conside-randone le specificità proprie e le reciproche relazioni dal punto di vista della costruzione storica, della fun-zionalità ecologica, della coerenza morfologica e della percezione sociale. Il quadro conoscitivo deve permettere sia di inquadrare la realtà locale nel contesto più ampio, sia di indagare le specificità proprie dei luoghi e il valore assegnato loro dalle popolazioni; l’approccio locale permette inol-tre di declinare in modo dettagliato lo stato di conservazione delle diverse componenti di un sistema paesag-gistico nella loro concretezza e attualità, ponendone consapevolmente in evidenza punti di forza e debolezza. Per assicurare la congruenza dell’impianto conoscitivo con la pianificazione sovraordinata attualmente di-sponibile e, conseguentemente, l’uniformità con gli analoghi impianti dei comuni contermini, occorre fare riferimento innanzitutto a fonti di dati (e, soprattutto, di metodo) valide a livello regionale e sovra locale: il richiamo a tale criterio di congruenza tra piani dei differenti comuni corrisponde alla necessità di garantire continuità ai paesaggi, i cui confini indubbiamente non possono essere meccanicisticamente definiti giacché investono ambiti territoriali che oltrepassano gli artificiosi limiti amministrativi comunali. Le informazioni raccolte e gli elementi significativi rilevati vengono restituiti in un apparato descrittivo, de-nominato Carta del paesaggio, il cui compito è raccogliere in forma organica e comprensibile alla generalità dell’utenza urbana tutte le indicazioni acquisite nella fase ricognitiva; in particolare, appare opportuna una lettura che ponga in adeguata evidenza le relazioni di continuità/contiguità spaziale e visiva che costituiscono lo specifico della dimensione paesaggistica, in quanto distinta dalle dimensioni storica, naturalistica, geomor-fologica ecc., e non riducibile a una rappresentazione come “mero repertorio di beni”24. Nel percorso di costruzione del piano, tra la fase ricognitiva e quella dispositiva o programmatica si dà un momento di valutazione e interpretazione dei valori e qualità della struttura paesaggistica comunale, la cui articolazione viene fatta discendere da quanto dispone l’art. 143 (Piano paesaggistico) del Codice, per cui: 1) in base alle caratteristiche naturali e storiche e in relazione al livello di rilevanza e integrità dei valori pa-

esaggistici, il piano ripartisce il territorio in ambiti omogenei25 da quelli di elevato pregio paesaggistico fino a quelli significativamente compromessi o degradati;

2) in funzione dei diversi livelli di valore paesaggistico riconosciuti, il piano attribuisce a ciascun ambito corrispondenti obiettivi di qualità paesaggistica; la definizione dei livelli di valore paesaggistico implica l’espressione di un giudizio di qualità, e a tal fine occorre: a. assumere i due sistemi di riferimento: 1) territoriale, ancorato al quadro regionale e all’ambito pae-

saggistico in cui il territorio comunale è inserito; 2) locale, a cui riferire la mappa dei valori paesaggi-stici quali sono percepiti localmente;

b. disporre di elementi di conoscenza e di giudizio per evidenziare alcune categorie operativamente es-senziali, connesse all’individuazione di:

“oggetti, luoghi, visuali che più contribuiscono a definire l’identità del territorio alla scala sovralo-cale e locale e che devono quindi essere oggetto di attenta tutela;

i luoghi del degrado e della rifunzionalizzazione necessaria; per differenza, il paesaggio cosiddetto «quotidiano», che a sua volta è opportuno articolare almeno

in due categorie o più; gli ambiti che denotano una banalizzazione linguistica che ne fa paesaggi non necessariamente

«degradati», ma scarsamente caratterizzati e quindi disponibili alla trasformazione, coincidenti di norma con quelli maggiormente coinvolti nelle trasformazioni recenti;

le parti del territorio che, pur non avendo un ruolo saliente nella definizione dell’identità locale, co-stituiscono un tessuto connettivo che si propone complessivamente come risorsa da tutelare e valo-rizzare”26.

La lettura delle qualità del paesaggio può essere condotta, come indicato dal Codice, in termini di rilevanza e di integrità, strutturandosi in due differenti giudizi come di seguito esplicitati. I criteri e parametri attraverso i quali è possibile giungere a un giudizio di rilevanza27 discendono dalle diver-se chiavi di lettura del paesaggio nella sua accezione estetico – percettiva, storico – culturale ed ecologico –

24 Ibidem. 25 Cfr. ivi, p. 19, “il concetto di ambito non esclude ma comprende una lettura per aree, sistemi ed elementi del paesaggio, e l’aggettivo omogeneo fa riferimento alla «caratterizzazione tipologica» determinata dalla prevalenza di alcune categorie di elementi territoriali in riferimento alle articolazioni morfologiche del paesaggio stesso alle diverse scale”. 26 Ibidem.

42ambientale, e il metodo presentato nel documento Contenuti paesaggistici del Pgt considera tre approcci28 complementari:

i. l’approccio giuridico – amministrativo, che determina un giudizio essenzialmente basato sulla rico-gnizione critica dei provvedimenti di tutela che interessano il territorio;

ii. l’approccio tecnico – disciplinare che, sulla scorta delle indicazioni contenute nel Ppr, nel Ptcp e nel-le pubblicazioni ufficiali della Regione29, valuta alle scale territoriale e locale la sensibilità paesaggi-stica dei luoghi dal punto di vista morfologico – strutturale, vedutistico, simbolico, identificando nel-la tessitura relazionale i singoli elementi costitutivi dei sistemi geomorfologico, naturalistico, antro-pico (infrastrutture, viabilità e rete idrografica artificiale; paesaggio agrario e strutture verdi; sistemi insediativi; tipi edilizi; materiali ed elementi costruttivi)30;

iii. l’approccio sociale – partecipativo, da cui deriva la valutazione della dimensione percettiva e simbo-lica che le diverse componenti del paesaggio assumono per le popolazioni interessate.

La nozione di integrità applicata al paesaggio è riferibile al permanere di una specifica organizzazione fisica del territorio – dal contesto locale dell’architettura dei luoghi fino ai sistemi di paesaggio – frutto di una lo-gica e di una volontà progettuale unitaria, leggibile nel rapporto tra fattori naturali e opere dell’uomo e nella coerenza linguistica e organicità spaziale di queste ultime; la nozione di integrità può essere declinata secon-do le diverse accezioni:

27 Cfr. ivi: “Rilevanza può essere sinonimo di importanza e anche, trattando di paesaggio, di bellezza (o del suo contrario), di signi-ficato, di identità. La rilevanza paesistica può essere intesa in senso positivo o anche negativo: è rilevante il lago e la villa settecente-sca sulla sponda del lago, ma anche il grande condominio accanto alla villa”. 28 Cfr. ivi, p. 19 , 20. 29 Dgr. 15 marzo 2006, n. 8/2121, recante “Criteri relativi ai contenuti di natura paesistico – ambientale dei Ptcp”, in Burl, 23 giu-gno 2000, 3° suppl. straordinario al n. 25; Dgr. 8 novembre 2002, n. 7/11045, recante “Linee guida per l’esame paesistico dei proget-ti”, in Burl, 21 novembre 2002, 2° supplemento straordinario al n. 47, p. 6; in quest’ultimo documento è riportata la seguente tabella, che elenca a titolo illustrativo gli aspetti rilevanti che si ritiene debbano essere considerati nelle chiavi di lettura menzionate: Tabella 1 – Modi e chiavi di lettura per la valutazione della sensibilità paesistica dei luoghi – articolazione esplicativa Modi di valuta-zione

Chiavi di lettura a livello sovralocale Chiavi di lettura a livello locale

1. Sistemico • Partecipazione a sistemi paesistici sovralocali di:

interesse geomorfologico (leggibilità delle forme naturali del suolo),

interesse naturalistico (presenza di reti e/o a-ree di rilevanza ambientale)

interesse storico – insediativo (leggibilità dell’organizzazione spaziale e della stratifica-zione storica degli insediamenti e del paesag-gio agrario)

• Partecipazione a un sistema di testimonianze della cultura formale e materiale (stili, mate-riali, tecniche costruttive, tradizioni colturali di un particolare ambito geografico)

• Appartenenza/contiguità a sistemi paesistici di livello locale:

di interesse geomorfologico di interesse naturalistico di interesse storico agrario di interesse storico – artistico di relazione (tra elementi storico – culturali, tra

elementi verdi e/o siti di rilevanza naturalistica) • Appartenenza/contiguità ad un luogo contrad-

distinto da un elevato livello di coerenza sotto il profilo tipologico, linguistico e dei valori di immagine

2. Vedutistico • Percepibilità da un ampio ambito territoriale • Interferenza con percorsi panoramici di inte-

resse sovralocale • Inclusione in una veduta panoramica

• Interferenza con punti di vista panoramici • Interferenza/contiguità con percorsi di fruizione

paesistico – ambientale • Interferenza con relazioni percettive significati-

ve tra elementi locali (verso la rocca, la chiesa etc..)

3. Simbolico • Appartenenza ad ambiti oggetto di celebra-zioni letterarie e artistiche o storiche

• Appartenenza ad ambiti di elevata notorietà (richiamo turistico)

• Interferenza/contiguità con luoghi contraddi-stinti da uno status di rappresentatività nella cultura locale (luoghi celebrativi o simbolici della cultura/tradizione locale)

30 Cfr. Dgr. 15 marzo 2006, n. 8/2121, recante “Criteri e procedure per l’esercizio delle funzioni amministrative in materia di tutela dei beni paesaggistici in attuazione della legge regionale 11 marzo 2005, n. 12”, in Burl, 3° suppl. straord. al n. 13 del 31 marzo 2006, p. 31.

43a) territoriale, intendendo il livello generale delle densità e dinamiche insediative, sulla base del quale è

possibile suddividere lo spazio locale in grandi ambiti; b) insediativa, intendendo l’inverso del grado di compromissione del quadro insediativo e infrastrutturale

storico ante 1945 (tra gli altri, un aspetto rilevante è quello dell’integrità patrimoniale delle grandi pro-prietà pubbliche e private);

c) del paesaggio agrario, intendendo la conservazione dei caratteri tradizionali; d) naturalistico – ambientale, riferibile distintamente alle aree naturali, ai sistemi naturalistici e al reticolo

idrografico. Sulla scorta del percorso di lettura critica fin qui delineato è possibile elaborare la Carta della sensibilità pae-saggistica dei luoghi, che individua nello spazio comunale gli ambiti, gli elementi e i sistemi di maggiore o minor sensibilità/vulnerabilità dal punto di vista paesaggistico; tale sintesi finale del percorso di lettura, valu-tazione, interpretazione del “paesaggio che c’è” rappresenta uno strumento dinamico, aperto agli aggiorna-menti e all’integrazione nel tempo, da dettagliare in fase di attuazione del piano, in modo da consentire il monitoraggio periodico dello stato del paesaggio e dell’efficacia delle politiche attivate rispetto sia alla tutela e valorizzazione dei caratteri e valori paesaggistici esistenti, sia alla riqualificazione degli ambiti degradati e alla gestione delle trasformazioni innovative del paesaggio. Dal confronto tra il “paesaggio che c’è” e “quello che potrebbe esserci” (previsioni sovraordinate, trasfor-mazioni in essere, già programmate, previste o prevedibili) emerge lo scenario paesaggistico del territorio comunale, vale a dire le criticità e opportunità paesaggistiche da affrontare nei tre atti costitutivi del Piano. Al Documento di piano viene poi assegnato il compito precipuo di individuazione delle strategie paesaggi-stiche da attivare sull’intero territorio comunale, delle azioni da promuovere e degli strumenti più idonei per metterle in atto. La valutazione delle possibili ricadute paesaggistiche delle previsioni e tendenze evolutive in corso e delle domande di trasformazione emerse dal territorio conducono a declinare gli obiettivi generali di tutela in spe-cifici obiettivi di qualità paesaggistica, precisando per i diversi sistemi e parti del territorio le finalità e gli strumenti operativi per il loro raggiungimento: la conservazione o il mantenimento dei caratteri paesaggistici più qualificanti, la gestione delle trasformazioni, l’avvio di processi di riqualificazione paesaggistica e di ri-funzionalizzazione. Per gli ambiti di trasformazione soggetti a pianificazione attuativa sono individuati gli indirizzi paesaggistici fondamentali riferiti sia agli elementi del paesaggio da tutelare, che ai caratteri fondamentali dei nuovi pae-saggi da costruire, con particolare riferimento alle relazioni col contesto e alla coerenza con le strategie pae-saggistiche comunali; tali indirizzi si trovano poi a dialogare, ai sensi del c. 2, art. 4 della Lr. 12/2005, con le valutazioni relative alle diverse componenti ambientali all’interno della procedura di Vas. 1.6.2. Vediamo ora i compiti assegnati al Piano delle regole e al Piano dei servizi: a) il Piano delle regole declina gli obiettivi paesaggistici in indicazioni operative con riferimento al pae-

saggio sia urbano sia extraurbano, rivestendo un ruolo fondamentale ai fini della gestione delle trasfor-mazioni anche minute e all’attenta contestualizzazione degli interventi; è importante rilevare che, pro-prio all’interno del Piano delle regole, può trovare spazio quella “disciplina paesaggistica di estremo dettaglio, contenente prescrizioni direttamente incidenti sulla progettazione edilizia”, per cui “il giudi-zio paesistico si intende positivamente esperito qualora il progetto si attenga a tali prescrizioni di detta-glio ”31; il Piano delle regole individua poi aree, ambiti e immobili che caratterizzano a diverso titolo lo stato dei luoghi, articolati secondo categorie distinte ma non reciprocamente esclusive, per le quali il Pgt formula regole volte a disciplinare o a escludere gli interventi; il livello di dettaglio della disciplina, or-ganizzata in norme e criteri, varierà in funzione del grado e dei fattori di sensibilità paesaggistica, dei processi d’uso e delle domande di trasformazione che rischiano di compromettere l’identità dei luoghi; le specificità territoriali elencate nel primo comma dell’art. 10 della Lr. 12/2005 sono da identificare puntualmente, e viene loro assegnato un valore riconosciuto, localmente o per appartenenza a sistemi di

31 Art. 39, c. 12 della Normativa del Ppr.

44interesse sovralocale; la disciplina di dettaglio è formulata in base alle indicazioni dei commi 2, 3 e 4 dell’art. 1032;

b) il Piano dei servizi contribuisce all’attuazione della strategia paesaggistica contenuta nel Documento di piano, dettando i criteri e le azioni progettuali volti alla qualificazione della città pubblica, al sistema delle aree verdi e degli spazi di pubblica fruizione; il carattere proprio di strumento operativo di pro-grammazione può incidere fortemente sulla tutela paesaggistica del territorio comunale con riferimento sia al diretto controllo dei processi progettuali da parte dell’amministrazione, sia alle verifiche di fattibi-lità economica e temporale degli interventi.

Appare evidente che la coerenza e sinergia tra priorità d’intervento del Piano dei servizi, programmazione delle trasformazioni e priorità paesaggistiche individuate dal Documento di piano possano rendere concreta ed efficace l’attuazione della strategia definita dall’Amministrazione in vista del raggiungimento di specifici obiettivi di qualità paesaggistica.

32 Cfr. Dgr. 29 dicembre 2005, n. 8/1681, recante “Modalità per la pianificazione comunale (Lr. 12/2005 art. 7)”, Allegato A: Con-tenuti paesaggistici del Pgt, cit., p. 22: “La disciplina di dettaglio seguirà le indicazioni dei commi [2, 3, 4] dell’art. 10, che di seguito si articolano sommariamente. Il tessuto urbano consolidato – Immobili assoggettati a tutela: descrizione e norme di tutela (art. 10, commi 1 e 2); – immobili per i quali si propone l’assoggettamento a tutela (art. 10, comma 2); – centri e nuclei di antica formazione: descrizione e norme di tutela (art. 10, commi 2 e 3) per interventi sul patrimonio edilizio esistente, nuove costruzioni o sostituzioni, verde, spazi aperti e sistema degli spazi pubblici; – tessuti consolidati più recenti: descrizione, norme e criteri di intervento sulla ba-se dei caratteri fiSico – morfologici riconosciuti e caratterizzanti di cui al quadro conoscitivo (art. 10, commi 2 e 3), edificato esisten-te, nuove costruzioni, spazi aperti e sistema degli spazi pubblici; – interventi di integrazione paesaggistica. Le aree destinate all’agricoltura (art. 10, commi 1 e 4) – Criteri di intervento: edilizia rurale esistente e nuove costruzioni; altri elementi del paesaggio agrario da tutelare (boschi, idrografia superficiale, percorsi, opere di bonifica…) descrizione e criteri d’intervento. Le aree di valore paesaggistico – ambientale ed ecologico (art. 10, commi 1 e 4) – Ambiti di interesse geo – morfologico: descrizione, norme e criteri di intervento; – ambiti di interesse naturalistico: descrizione, norme e criteri di intervento; – ambiti, elementi e sistemi del paesaggio agrario tradizionale: descrizione, norme e criteri di intervento; – ambiti di valorizzazione o riqualificazione paesaggistica e ambien-tale: descrizione, norme e criteri di intervento; – elementi emergenti e particolari sistemi paesaggistici di caratterizzazione locale: descrizione, norme e criteri di intervento. Le aree non soggette a trasformazione (art. 10, commi 1 e 4) – Descrizione e criteri pae-saggistici di intervento".